Make it a blockbuster night di Violet2013 (/viewuser.php?uid=471536)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa fanno due fidanzati soli in casa per tutta la notte? ***
Capitolo 2: *** Da grandi teiere derivano grandi responsabilità ***
Capitolo 3: *** Dacci un taglio, principessa! ***
Capitolo 1 *** Cosa fanno due fidanzati soli in casa per tutta la notte? ***
BLOCKBUSTER
''Allora ragazzi, mi raccomando. I numeri d'emergenza sono accanto al
telefono, in frigo ci sono dei pasti già pronti, solo da
scaldare'', alzò eloquente le sopracciglia sorridendo in
direzione di suo figlio, i cui occhi s'illuminarono di rimando, in uno
sguardo complice. ''Nabiki ha promesso di rientrare alle sette, appena
arriva chiudete bene la porta. Assicuratevi che la chiave giri due
volte, e...''
''Lo sappiamo, lo sappiamo'', sbuffò Ranma con le braccia
incrociate dietro la nuca, desideroso di porre fine a quegli inutili
convenevoli e godersi un po' di tranquillità e silenzio.
''Per favore, cercate di non litigare e soprattutto di non provocare
troppi danni fisici
alla casa. Stiamo ancora ripagando i lavori, dopo che avete distrutto il
Dojo quando stavate per...''
Le parole di Soun Tendo sfumarono in un sussurro e morirono in un colpo
di tosse quando vide il suo migliore amico, fino a quel momento fiero
ed autorevole nel dare istruzioni, arrossire, dimenarsi e fingere di
fumare una sigaretta, portandosi nervosamente due dita alla bocca e
sbuffando rumorosamente.
''Che c'è, Genma? Vuoi una sigaretta?''
In tutta risposta, vigorosi cenni di diniego con la testa.
''Amico mio, che ti prende?'', spalancò gli occhi,
preoccupato.
Lo prese da parte, posando una mano sulla spalla del vecchio compagno
d'avventure ed indugiando forse troppo sulla chioma corvina dell'uomo,
provando un pizzico di invidia. Con fare cospiratore si
avvicinò
al suo orecchio, una mano a coprirne i movimenti delle labbra, e prese
a sussurrare.
''Secondo te di cosa stanno parlando?''
Ritta nella sua uniforme scolastica, con le braccia incrociate e la
solita aria disorientata, Akane guardava a turno il suo noncurante
fidanzato, intento ad esaminarsi le unghie della mano sinistra, ed i
due capipalestra, uno dei quali blaterava di traumi ed argomenti
tabù, usando a casaccio e con troppa enfasi parole come:
''Rimozione'', ''Shock da abbandono'' e
''Fallibilità umana'', mentre l'altro piangeva disperato
biascicando frasi sconnesse sulla sofferenza e l'amor perduto. Akane
era certa di averlo anche sentito invocare un paio di volte i Kami e la
sua povera mamma.
Ranma, dal canto suo, sapeva benissimo cos'avesse fatto scattare Genma
più della libido di Kuno Tatewaki quando, nella sua versione
femminile, si burlava di lui facendogli credere di desiderarlo. Soun
stava per nominare quella
cosa.
Da quando il suo matrimonio con Akane era andato a monte, due mesi
prima, in casa Tendo regnava un'innaturale calma. Come Soun aveva
decretato, la mattina dopo il disastro, non ci sarebbe più
stata alcuna pressione da parte sua e di Genma. Akane e Ranma si
sarebbero sposati solo in caso lo avessero desiderato davvero, e non
prima di aver finito la scuola e messo ordine nelle loro vite.
I due giovani avevano deciso, in un tacito accordo, di non nominare
più quanto accaduto nel Dojo di famiglia per evitare di
incorrere in inutili litigi, i rispettivi pretendenti
odiavano tirare in ballo quell'episodio e le famiglie non morivano
dalla voglia di ammettere il loro fallimento, quindi l'argomento era,
effettivamente, un tabù.
Salutarono i due uomini, che si erano resi disponibili ad accompagnare
Kasumi e Nodoka alla gara di cucina per casalinghe di Kyoto, e
rientrarono in casa, mentre scendeva la sera su Nerima.
''Che vuoi mangiare, stasera?'', urlò Akane mentre saliva le
scale in direzione del bagno.
Ranma sorrise. Non gli dispiaceva il clima che si era improvvisamente
creato tra quelle mura, con la casa tutta per loro ed Akane si
preoccupava di cosa preparargli per cena, ma fu solo per un istante.
Scosse la testa, le urlò dietro che avrebbe pensato lui alla
cena, per evitare che quel poco che avevano in frigo bruciasse in malo
modo, e sorrise nuovamente agli insulti, ogni volta più
elaborati, che la ragazza gli enumerava in direttissima dalla vasca.
Probabilmente se fosse stato un pervertito come Ryoga avrebbe trovato
stuzzicante l'idea che lei fosse nuda, ma non era certo quel tipo
d'uomo.
Akane lo raggiunse all'entrata con indosso una tuta da ginnastica ed
una pila di videocassette in mano.
''Chiudi pure a chiave, Nabiki dorme fuori''
''C-c-cosa?'' indietreggiò. Lui ed Akane... Da soli? Per
tutta la notte?
''Oh, non fare il bambino. Ti assicuro che non ti salterò
addosso, anzi, vedi di tenere tu le mani a posto'', grugnì.
''Hey, chi mai poserebbe un dito su un maschiaccio come te?''
''Cominci? Guarda che ce n'è!''
Si mise in guardia, ma dovette immediatamente ritrarsi per evitare che
il portone d'ingresso le piombasse sulla testa.
''Ni-hao!"
''Shampoo'', asserì seccato Ranma. In effetti gli sembrava
strano che nessuno fosse ancora andato a disturbarli.
''Te l'avevo detto di chiudere a chiave...'', incrociò le
braccia al petto la Tendo.
''Lanma, amole, dove sono tutti?'', chiese parcheggiando la sua
bicicletta sulla schiena del codinato, che sbuffava cercando uno
sguardo d'intesa di Akane. Sguardo che non sarebbe mai arrivato, dal
momento che la ragazza si era girata dall'altra parte con aria offesa.
''Allora? Dove sono il vecchio capellone e la sorella strozzina?''
''Hey, un po' di rispetto!''
''Che vuoi tu, ragazza violenta?''
''Cosa voglio io?
Ti ricordo che sei appena piombata in casa mia!"
''Io sono solo venuta a portare dei Manju al mio Lanma. Sono appena
fatti, amole!'', sussurrò con gli occhi socchiusi. Akane
sapeva bene che quando Shampoo aveva quell'espressione sul viso non
prometteva niente di buono.
Ranma, invece, ci cascava tutte le volte.
''Wow, che bellezza! Dammene uno!''
Appena ne addentò uno, il giovane Saotome cadde per terra in
un sonno profondo.
''Vipera, cosa gli hai dato?''
''Aya!'', una mano davanti alla bocca, ''Ho confuso i Manju soporiferi
che avevo preparato per togliermi di torno Mousse con quelli per
Lanma!''
''Dimmi una cosa'', le si avvicinò con aria indagatrice, un
passetto alla volta, ''Cosa contenevano i Manju destinati a Ranma?''
''Hem... Beh... Diciamo che è meglio che io non mi faccia
trovare in giro da Mousse, in questo momento. Ciao ciao, Akane
Tendo!'', trillò inforcando la bici ed allontanandosi a
tutta velocità.
Akane diede un'occhiata a Ranma, ancora steso sul pavimento, ed a una
boccetta vuota caduta dalle tasche della cinese. Conteneva il Filtro del toro vigoroso,
invincibile e sessualmente agguerrito.
''Poverina, se Mousse la trova...'', mugugnò sovrappensiero
cercando di evitare di scoppiare a ridere e rimettendo la porta al
proprio posto, prima di caricarsi Ranma sulle spalle.
Si svegliò e gli parve di aver dormito cento anni.
Scese lentamente le scale e raggiunse in salotto Akane, che aveva
appena finito di lavare i piatti.
''Già sveglio?''
''Che ore sono?''
''Le sette e mezza, hai dormito meno di un'ora. Hai fame?
C'è ancora un po' di zuppa di miso e...''
''No, grazie'', storse il naso, l'ultima cosa di cui aveva voglia era
mangiare, dopo una dormita del genere. ''Prenderò solo un
po' di tè''
''Sei a dieta, principessa?'', gli fece l'occhiolino la Tendo.
''Hey, ma come ti permetti, mostro?''
''Dai, non litighiamo!'', gli sorrise. Ranma arrossì.
Si sedettero intorno al tavolo e presero a soffiare sulle loro tazze
fumanti di tè, in silenzio.
''Prendi un dolcetto, li ha fatti Kasumi stamattina mentre si
esercitava per la gara''
''No, grazie. Dopo i Manju di quella squilibrata non ne ho la minima
voglia. A proposito, dove li hai... Oh no!''
Come da copione, quella stupida di Akane aveva confuso gli spuntini
preparati dalla sorella con quelli imbottiti di sonnifero della cinese,
e ne aveva addentato uno per sbaglio. La prese in braccio e la mise
stesa sui cuscini di fronte alla tv. In fondo, se lui aveva dormito
meno di un'ora trangugiandone uno intero, il minuscolo pezzettino
ingoiato da Akane le avrebbe fatto fare solo un pisolino di pochi
minuti. Decise di approfittarne per andare a fare un bagno.
Al suo risveglio, Akane trovò un Ranma fresco di doccia, con
i capelli bagnati ed un misero paio di boxer indosso, che armeggiava
con le sue videocassette.
''Se te lo stai chiedendo, sono passati 15 minuti''
''Oh...'', si portò una mano alla testa, ''Mi sembrava di
aver dormito un mese...''
''Esagerata. Hey, che volevi fare con tutti questi cartoni animati?''
''Volevo fare una specie di maratona cinematografica. Sai che odio
stare in casa da sola, soprattutto di notte. Volevo distrarmi un po'!''
''Hey! Non sei sola!'', ribattè offeso, ''Insomma, se
entrasse un ladro, o qualche malintenzionato, io...''
Arrossì ancora.
''Scemo'', una martellata in testa. Anni in casa Tendo, ed ancora non
aveva capito dove Akane li nascondesse, quei pesanti martelli in legno.
''Se entrasse un ladro sarei perfettamente in grado di difendermi da
sola!''
''Non ne dubito'', si lamentò massaggiandosi la testa,
''Allora, questi film? Da quale partiamo?'', un furbo occhiolino. Che
quello stupido del suo fidanzato stesse pian piano imparando a
relazionarsi con lei?
''Dal mio preferito, ovviamente!'', replicò allegra coprendo
il giovane con una copertina.
''Non ho freddo''
''Niente nudismo''
''Sei sempre la solita''
Mentre i titoli di testa iniziavano a danzare sullo schermo, si mise
seduta accanto a lui e riprese a bere il suo tè, dispensando
ogni tanto qualche sorriso al ragazzo e canticchiando a memoria la
canzoncina d'apertura.
Dopo una lunga
assenza, eccomi qui!
In primis, chiedo
scusa a chiunque stia aspettando le mie recensioni. Arriveranno, ve lo
prometto!
Questa storiella
sarà una mezza AU, un mezzo post manga ed una mezza
scemenza. Non sto a svelarvi troppo, sappiate solo che i terribili
Manju assassini colpiranno ancora!
Quanto alle
incoerenze in cui incapperete lungo la lettura, certamente
l'atteggiamento di Ranma ed Akane è più mansueto
e maturo, ma è da tenere in considerazione che, dopo il
matrimonio mancato, la Takahashi ci ha proposto una (falsissima, a mio
avviso) situazione idilliaca in cui tutto sembrava andar bene, e, per
la mia narrazione, sono partita da lì. Non
metterò l'avvertimento dell' OOC per questo motivo, in caso
fatemi sapere se c'è qualcosa che è proprio NO.
Idem per eventuali errori, refusi e quant'altro: ho buttato
giù questo capitoletto in un'ora, approfittando di un
pomeriggio libero, e certamente ce ne saranno.
Allo stesso modo vi
dico che il manga copre circa 4 anni di narrazione partendo dal 1989, e
che alcuni dei film citati (prevalentemente Disney) sono di produzione
successiva.
Grazie a tutti per
aver letto e chi aspetta il famigerato sequel sappia che non me la sto
tirando, sono semplicemente in altissimo mare con
scrittura/università/vita in generale. Arriverà
anche quello.
Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Da grandi teiere derivano grandi responsabilità ***
aladdin
''Brilla il sole da sud,
soffia il vento da nord,
c'è
un'intensa complicità.
Sul tappeto ora va,
dove andare lo sa,
nelle notti d'Oriente
andrà"
''Intendi cantarla tutta?''
''Ti do forse fastidio?''
''Con quella voce gracchiante da maschiaccio faresti meglio a tacere''
''Ha parlato il tenore!''
Un pugno sulla spalla del ragazzo e tornò a volgere lo
sguardo
allo schermo. Aladdin era certamente il suo film d'animazione preferito.
''Da dove sono uscite tutte queste videocassette?''
''Ssh! Me
le ha prestate Yuka, comunque. Domani devo ridargliele, quindi vedi di
lasciarmele guardare tutte''
''Sarò muto come un pesce, anzi, come Abu''.
Mentre Aladdin scappava dalle guardie del Sultano, nella scena
iniziale, Akane
prese a fissare il viso di Ranma con uno sguardo indagatore un po'
troppo insistente, per i suoi gusti.
''Che vuoi?''
Il viso della Tendo sembrò illuminarsi, le labbra si
schiusero in un sorriso ilare.
''Che c'è? Akane?''
''Ah!''
''Akane?''
''Ma non ti sei accorto di niente?''
''Cosa?'', chiese guardandosi intorno.
''La-sua-voce'', indicò lo schermo guardandolo di traverso.
''Eh?''
''La voce di Aladdin!''
''Mi sembra una voce normalissima'', rispose sovrappensiero.
''Maschile, profonda, virile...''
''Ok, ma non ti ricorda nessuno?''
''Nessuno in particolare'', fece spallucce.
''D'accordo...'', sospirò. ''Straccione''
''Non sono uno straccione!''
''SOLO UN POVERACCIO! MA
IN NOI C'E' DI PIU'...''*, prese a cantare, allargando
teatralmente le braccia.
''Hai bevuto, Akane?''
''Lascia perdere'', ridacchiò. ''Dimmi, non ti senti
strano?''
''S-Strano?'', chiese arrossendo ed allontanandosi immediatamente dalla
fidanzata, dopo essersi reso conto di essere praticamente avvinghiato a
lei. Chissà da quanto tempo erano in quella posizione.
''Sì!'', rispose lei. Sembrava non si fosse resa conto di
niente. ''Temo di non aver smaltito del tutto quei maledetti Manju. Mi
sento totalmente rintronata ed alterno momenti di lucidità a
momenti in cui chiuderei gli occhi e... Yawn...'',
sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano alla bocca.
''In effetti, ora che mi ci fai pensare...''
Tre secondi netti ed Akane dovette raccogliere il corpo addormentato
del ragazzo, che si era accasciato con la faccia sulle sue ginocchia, e
metterlo sdraiato sul tappeto.
Aprì gli occhi ed era fuori dal Furinkan.
Come ci era finito, lì?
Sentì l'impulso di fuggire, come se qualcuno lo inseguisse.
Qualcuno che non aveva buone intenzioni.
Corse per centinaia di metri, forse chilometri, prima di rendersi conto
di essere ancora nel cortile della scuola.
Non ebbe tempo di chiedersi cosa stesse succedendo, che mise il piede
su qualcosa di duro e liscio e vi inciampò sopra.
Una teiera.
Era abbastanza piccola da poter essere contenuta nella cartella di
scuola, e Ranma pensò che gli sarebbe stato utile portarsela
sempre dietro, in modo da averla pronta in caso di
necessità,
per quando la pioggia lo coglieva di sorpresa o qualcuno gli versava
dell'acqua fredda addosso.
Ma era un po' sporca di terra, quindi decise di ripulirla. Appena ne
sfregò la superficie con un lembo della casacca, una potente
luce multicolore uscì dal beccuccio, insieme a del denso
fumo
bianco e ad un'ombra maestosa.
''ZUCCHERINI MIEI!''
Il fumo, i colori, l'ombra gigantesca di un omone muscoloso, la luce,
persino qualche fuoco d'artificio in cielo, e poi lui. Quel
pervertito di Happosai.
''Io me ne torno a casa'', mugugnò con aria annoiata
voltandosi
ed allontanandosi dall'uomo, che invece lo supplicava di fermarsi.
''Che vuoi?''
''Ranma, possibile che tu riesca ad essere così irritante
già di prima mattina?''
''Non ho tempo da perdere con un nanetto pervertito come te''
''Sei proprio un pulcino, ragazzo. Non sarai mai un vero uomo!''
''Cosa? Come ti permetti? Ripetilo, se ne hai il coraggio!'', lo
minacciò con il pugno chiuso che indicava pericolosamente la
faccia del vecchietto.
''Sei-un-pulcino. Un bamboccio emozionalmente minorato e sessualmente
inappetente'', gli soffiò un po' di fumo di pipa in faccia,
con
aria saccente.
''Non è vero!'', arrossì.
''Ma allora c'è speranza!'', gli saltò al collo
gioviale,
abbracciandolo con le lacrime agli occhi, ''Allora li fai anche tu i
pensieri sconci su Akane!"
''I-io non faccio nessun pensiero!''
''Questo è certo'', sospirò.
''Intendevo su Akane, vecchiaccio. Ed ora scendi dal mio collo''
Raggiunta la terra ferma si spirmacciò la solita tutina,
asciugò il sudore che gli imperlava la fronte con un paio di
mutandine in pizzo e gli puntò un dito contro.
Tre dita contro, in realtà.
''Tre desideri. Mi dispiace, ragazzo, fa più male a me che a
te.
Non vorrei essere proprio io ad avverarli, ma sarò legato a
te
finchè tu stesso non mi libererai, e per farlo dovrai prima
esprimere tre desideri. Credimi, mi secca dover aiutare uno zoticone
come te, ma questa è la regola''
''Tre desideri, eh?'', socchiuse gli occhi, chinando la testa per poter
cogliere nell'espressione fiera e sacrale del vegliardo il minimo cenno
d'esitazione.
''Purtroppo. Certo che tra tutte le belle signorine della squadra di
ginnastica ritmica che potevano venire a sfregarmi il beccuccio della
teiera, giusto tu dovevi...''
''Fermo'', la mano aperta di fronte a sè, ''Morto, piuttosto
che sentirti parlare del beccuccio della tua teiera''
Passò un tempo inquantificabile ed erano ancora
lì, uno di fronte all'altro, in silenzio e con la guardia
alzata.
Furono i nervi di Happosai i primi a cedere.
''Oh, insomma, ti vuoi decidere o no?'', strillò isterico.
''Ma tu speri veramente che ti creda?''
''Mi devo mettere a cantare?''
''Cosa?''
''Ok, mi metto a cantare''
''No!''
''Ma in queste scene c'è sempre qualcuno che canta!", mise
il broncio.
''Che c'era in quella pipa, vecchio?''
''Li vuoi esprimere o no questi tre desideri?'', iniziò a
saltellare nervoso.
Ranma era esasperato.
''Ok, vecchiaccio, farò finta di crederti''
''Era ora'', sospirò.
''Mi sembra inutile dirti quale sia il mio primo ed unico desiderio,
per cui...'', allargò le braccia.
''Eccole'', annuì sicuro il Maestro passandogli un lembo di
delicatissima seta rosa cipria.
''Ma... Che cosa...'', lo esaminò.
''Le mutandine di Akane, proprio loro'', assentì con la
testa.
''Ma sei scemo?'', un calcio al vecchio ed un lancio olimpionico di
slip.
''Hey, trattale bene, sono uno dei pezzi più rari della mia
collezione!''
''Io me ne vado, ciao''
Si allontanò fischettando con le mani dietro la schiena,
fino a raggiungere il portone principale del liceo.
Dove trovò Happosai ad aspettarlo.
''Che fai, mi segui?''
''Sei sordo, Ranma? Tre desideri, devo realizzare tre maledettissimi
desideri entro mezzanotte o sarò legato a te per sempre. Non
è colpa mia, sei stato tu a trovare la teiera''
''Ok...'', sospirò.
''Di' le paroline magiche: Io
voglio...''
''Mi sento un idiota. Maestro,
io voglio diventare un ragazzo normale''
''Fossi matto!'', scoppiò a ridere.
''Ma come?'', per poco non cadeva per terra.
''Ranma, ci sono delle clausole. Del-le
clau-so-le.
Non posso esaudire qualunque tipo di desiderio. In particolare: non
posso ammazzare, resuscitare i morti o far innamorare qualcuno di te''
''E questo che c'entra con la mia richiesta di tornare ad essere un
uomo al cento per cento?''
''Niente, ma non mi va di dire addio a quello zuccherino di
Ranma-chan!''
''Bene, allora sarò io a dirlo a te. Addio''
''Fermo''
La
voce di Happosai si fece cupa e gutturale come quando si arrabbiava
davvero. Forse stava facendo tardi per il consueto giro di furti di
biancheria intima.
''Tre desideri''
''Ok'', sbuffò per l'ennesima volta, ''Io voglio un panino
ed un succo di frutta. Va bene così, Maestro?''
Lo stupore negli occhi del giovane col codino fu enorme nel vedere
materializzarsi di fronte a lui quanto aveva appena chiesto.
''Dovresti smetterla di burlarti di ogni cosa. Non tutto è
un
gioco, Ranma. Questi desideri possono realmente cambiarti la vita, e tu
ne hai appena sprecato uno''.
''Ah sì? Ed in che senso potrebbero cambiarmi la vita?''
''Ad esempio...'', uno schiocco di dita e Shampoo, Ukyo e Kodachi,
vestite di poco più che qualche velo di tulle, gli si
materializzarono intorno ed iniziarono a prostrarsi ai suoi piedi.
''No, no, no!''
Con un altro schiocco di dita, il vecchio le fece sparire.
''Peccato''
Ranma era stupito. Il Maestro poteva realmente esaudire ogni sua
richiesta? Mentre addentava il delizioso panino iniziò a
pensare
più seriamente alle sue parole. Effettivamente gli
rimanevano
ancora
due desideri. Avrebbe potuto chiedere di diventare l'artista marziale
più forte del mondo... No, voleva arrivarci con le proprie
forze, e sapeva di essere sulla buona strada. Avrebbe potuto... No, la
scuola non gli piaceva, ma chiedere di diplomarsi senza andarci mai
più era un atto meschino, una cosa che avrebbe fatto suo
padre.
E poi gli sarebbe dispiaciuto non vedere più i suoi amici.
La realtà lo travolse come un Moko Takabisha. Lui
non aveva desideri.
Non desiderava nient'altro che diventare un vero uomo: aveva sprecato
buona parte della sua giovinezza dietro ad un sogno che, le
disavventure e gli intoppi degli ultimi anni gliene davano conferma, se
ci ripensava, probabilmente non si sarebbe mai avverato.
''Mi dispiace di essere stato io a liberarti dalla teiera, Maestro.
Dico davvero. Ma la realtà è che io non ho sogni.
Il mio
unico e solo desiderio è quello di essere un uomo al cento
per
cento, e se non potrai soddisfarlo credo che ti chiederò
altre
due stupidaggini e poi me ne tornerò a casa'', si
accigliò.
''Ranma'', era stranamente serio, ''Ci sono molti modi per essere un
vero uomo, che non includono necessariamente il liberarsi da una
maledizione che francamente io considero un dono del Cielo''
''Che vuoi
dire?'', la sua pazienza era al limite. Odiava il modo in cui quel
maniaco pensava al suo corpo femminile.
''Non stai dimenticando proprio niente?'', alzò un
sopracciglio, eloquente.
''Non penso, io... No. C'è la maledizione, e...''
''Guarda lassù'',sorrise sornione.
La terrazza del Furinkan.
Sì, la conosceva bene, ma non capiva a cosa alludesse il
vecchio
Happosai quando diceva che qualcos'altro oltre ad una cura miracolosa
per la sua maledizione lo avrebbe potuto rendere un vero uomo. Sul
tetto c'era forse la soluzione ai suoi problemi? Qualche
rampa di scale non lo spaventava di certo, tanto più che non
aveva fatto jogging, quella mattina, e che valeva la pena tentare.
Valeva sempre
la pena tentare. Salutò il Maestro, ripose la teiera nella
cartella e si precipitò a destinazione.
''Non lo
sposerò mai, mai e poi mai!''
Un'irrequieta, tanto per cambiare, Akane ed un irritante P-Chan tra le
sue braccia sembravano ignorare del tutto la sua presenza.
''Ma Akane, figliola, ragiona. Devi sposarti entro mezzanotte per poter
ereditare la Palestra, non vorrai che tutto vada perduto? Io sono
vecchio, ormai, ed il tuo ventunesimo compleanno è tra poche
ore! Dovevi proprio picchiarlo così forte?''
''Ma papà, io non voglio sposare quel deficiente! E' solo un
bamboccio, un ragazzino viziato e capriccioso, e...''
''Hey!''
''Papà, ti prego, lasciami libera di fare le mie scelte!
Perchè un matrimonio combinato? Con uno che non amo, poi...''
''Ma... Hey! Akane!''
Che fosse contraria al matrimonio combinato Ranma lo sapeva bene, come
sapeva che la sua fidanzata, sempre che potesse ancora definirla tale,
non era molto generosa con i giudizi quando si trattava di lui, ma
definirlo un bamboccio e soprattutto dire che non... Che non lo... Dopo
tutto quello che avevano passato...
''Io voglio sposarmi per amore, non perchè lo hai deciso tu!
Chi lo conosce, quello?''
''Ma come? Il monte Hooh ed il fatto che stessimo per sposarci non ha
significato niente, per te? Akane, rispondimi!", urlò ferito.
''Guarda che non ti sente'', bisbigliò Happosai da dietro le
sue
spalle, buttandogli nell'orecchio degli sbuffi di fumo mentre sedeva
comodamente all'interno della sua cartella, ''Akane non può
vederti nè sentirti. Tra l'altro non sta parlando neanche di
te.
Curioso, però, il modo in cui le sue parole sembrano darti
fastidio...''
''Cosa? Figurati se m'importa qualcosa di quella scema!'',
replicò seccato ruotando la testa di novanta gradi per
guardare
in faccia il suo interlocutore, finendo per girare in tondo su se
stesso come un cane agitato che si morde la coda.
''E allora perchè ti scaldi tanto, pulcino?'',
domandò saltando giù dalla cartella.
Ranma strinse i pugni, abbassando lo sguardo.
''Mi hai fatto venire fin quassù'', scandì bene
le parole
mentre si avvicinava pericolosamente al suo avversario, che
indietreggiava spaventato, ''Mi hai preso in giro con la storia dei
desideri, mi hai illuso e poi mi hai umiliato facendomi vedere questa
scena penosa. Se pensi che mandarti all'altro mondo sia la chiave per
diventare un vero uomo, considerati pure libero, Genio,
perchè il mio desiderio sta per essere esaudito''
Quelle furono le ultime parole, poi gli si scagliò contro.
E si ritrovò, in qualche modo, seduto sul prato in cortile,
accanto ad un Happosai in panciolle che beveva quello che restava del
suo succo di frutta.
''Hey, ma...''
''Lo so, te lo stai chiedendo''
''Sì''
''Non puoi uccidermi, sono immortale'', asserì serafico.
''Che cosa?'', spalancò gli occhi, preoccupato per gli anni
a venire. Davvero non se ne sarebbe mai liberato?
''Sono un genio della teiera, sono onnipotente ed eterno, posso fare
tutto a parte uccidere...''
''...Riesumare cadaveri e far innamorare qualcuno di me, me lo
ricordo'', sbuffò il codinato.
''Quindi, caro Ranma, hai qualche domanda da farmi?''
''Perchè Akane non può vedermi?''
''Perchè non sei di sangue blu. Akane è una
principessa''
''Ma se ha appena parlato di una Palestra, e...''
''Sì, la Palestra è lo stemma di famiglia, una
specie di distintivo''
''E chi sono i candidati a prendere in moglie la bisbetica INdomata?
Così, giusto per curiosità'', fece spallucce.
''Giusto per
curiosità'',
gli sorrise allusivo, ''Tutti i nobili d'Oriente e buona parte di
quelli d'Occidente hanno provato a chiedere la mano della giovane
Akane. Vedi, lei li fa scappare tutti. Li mena. In seguito ad una
stupida legge emanata dal figlio del consigliere di corte, anch'esso
innamorato della tua bella, solo colui che riuscirà a
batterla in
combattimento sarà degno di prenderla in moglie. Lui ci ha
già provato, ed è stato sconfitto''
''E' quel perdente di Tatewaki Kuno, vero?''
''Proprio lui''
''Akane se lo mangia a colazione'', sorrise intenerito. Certe cose
erano in un certo modo, e sarebbero sempre rimaste così, in
qualunque stupida realtà parallela ci si fosse trovati.
''Ma c'è una cosa che nè Akane nè il
suo povero padre sanno, caro Ranma''
''E cioè?'', gli strinse le mani intorno al collo
apprensivo, scuotendolo poi per le spalle per esortarlo a parlare.
''Calmo, calmo, figliolo. Vedi, a mezzanotte Akane compirà
ventun anni. Se entro lo scoccare di quell'ora non avrà
scelto
chi sposare, suo padre sarà costretto a darla in moglie al
consigliere di corte, che come avrai capito è...''
''Il preside Kuno?'', urlò isterico. Avrebbe messo Akane
anche
nelle mani di Ryoga, se fosse stato necessario, ma di quel verme, per
giunta molto più vecchio di lei, no, mai. ''Che posso fare,
Maestro?''
''Vedi, Ranma, diventare un vero uomo non sempre significa esserlo
biologicamente. Solo chi conosce il vero amore può definirsi
tale. Un artista marziale, un uomo
che si ripetti, è prima di tutto un cuore vivo e pulsante a
cui è attaccato un corpo''.
''Poche chiacchiere, dimmi che fare''
''La risposta è dentro di te''
''Dentro di me c'è solo il panino di prima, e se devo
dirtelo mi è rimasto anche indigesto"
''Pensa, figliolo, pensa...''
Sparito. Era sparito nel nulla.
Prese a camminare nervosamente per tutto il cortile, entrò
nell'edificio, sbirciò nelle classi vuote e scrisse il suo
nome
su una lavagna. Poi decise di tornare di sopra a vedere come se la
stava cavando la sua fidanzata.
Il principe Kiryn, il principe Toma, il fidanzato della principessa Ori
di cui faticava a ricordare il nome e poi Tatewaki Kuno, tutti i membri
delle squadre di calcio, baseball, kempo, sumo e pugilato del Furinkan,
l'odioso Shinnosuke, Sentaro, Picolet, e chiunque altro fosse passato
dalle loro vite, anche solo per un saluto veloce, era lì,
per
terra, esanime, mentre Akane si ravvivava il caschetto e riprendeva con
calci, pugni, schiaffi, e ne lasciava per terra un altro, poi un altro
ancora.
Certo che ne aveva di pretendenti, la ragazza.
Ranma non li aveva mai contati, prima.
Il preside Kuno, vestito come al solito da turista americano in
vacanza, sorrideva
soddisfatto alla vista di tutti quei giovani corpi ridotti in fin di
vita.
''Tua figlia è proprio forte, eh Tendo? Very strong!''
''La mia bambina, lei è...'', un pianto disperato,
l'ennesimo.
''Amico mio, come faccio a trovarle un marito entro la mezzanotte? Tu
sei il mio solo amico fidato, l'unico. Dammi un consiglio''
''Beh, you know, Tendo. Ci sarebbe una clausola. Una piccola clausola
che ho letto sul regolamento di corte proprio ora. Se Akane non
prenderà marito entro la midnight del suo ventunesimo
compleanno, l'unico modo per far sì che non perdiate la
Palestra, è...''
''Questo è troppo! Happosai, dove sei?''
Si materializzò di fronte a lui con l'immancabile pipa in
bocca
ed un paio di collant attorcigliati intorno al collo grinzoso.
''Fai schifo''
''Avevo freddo! Spero che tu non abbia disturbato la mia meditazione
senza un valido motivo...''
''Sposerò io Akane. Avanti, fa' sì che avvenga,
tanto era stato deciso sin dall'inizio''
''Piano, non essere precipitoso. Ricordati che dev'essere lei a
scegliere chi prendere come suo sposo, e come ha detto poco fa vuole
sposarsi per amore''
''Non posso permettere che diventi la moglie di quel vecchio! Ho ancora
due desideri, no? Bene, allora Io
voglio che lei si innamo...''
''Eh no! Te l'ho detto, Ranma, non posso far innamorare qualcuno di te!
Cos'hai nel cervello, il pizzo sangallo?'', gli colpì la
fronte
con il tizzone rovente della pipa.
''E allora come faccio, se non può neanche vedermi?''
''Oh, per questo ti aiuto io. Potrebbe vederti se fossi un principe''
''Ma non lo sono!'', strillò indicandosi la casacca lisa ed
i
pantaloni sporchi di fango, ''Come faccio a diventare un principe se...
Oh... Ah!"
''Ce l'hai fatta, finalmente. Stavo invecchiando''
''Maestro'', alzò il pugno al cielo con aria trionfante,
mentre un tuono scoppiava teatrale alle sue spalle, ''Io voglio diventare
un principe!''
''Detto, fatto! Abracadabra, eccettera eccetera! Ecco a voi il nuovo e
migliore Ranma Saotome,
il principe Ranma Saotome!"
La durata d'un battito d'ali, la solita poco virile luce
multicolore e qualche petalo di rosa caduto dal cielo ed eccolo
lì, un principe. Era diventato un principe.
Un principe a cavallo di un panda.
''Che ci fa qui mio padre?''
''E' il tuo nobile destriero. Mi dispiace ma non ho potuto fare di
meglio''
''E va bene. Dunque ora sono un principe ed Akane può
vedermi, una è fatta''
''Ed ora si canta! Voi,
proprio voi, via da quel niwa! Hey tu, proprio tu, c'è una
grande star...''*
''Ti ho detto che non si canta!", lo prese nuovamente per il collo.
''Ma scusa, è così carino quando cantano tutti!"
''Non siamo in un musical, testa di...''
''Chi c'è?''
Se c'era una cosa in cui Ranma Saotome era campione imbattuto, certo
era il fingere di non ammettere quanto Akane fosse carina.
Se l'avesse fatto anche quel giorno, probabilmente avrebbe dubitato lui
stesso della sua mascolinità.
I capelli della principessa, lunghi fino al collo, erano tenuti in
ordine da una tiara di diamanti sulla fronte, i pantaloni del karateji,
più stretti e rivelatori del solito, erano fermati da una
cintura, stranamente nera, e le sue forme, più generose di
quanto Ranma ricordasse, erano coperte da un top corto ed attillato,
che lasciava scoperta la pancia scolpita dagli allenamenti.
La versione sexy di una karateka, in pratica il suo sogno proibito.
''Chi sei?'', gli si avvicinò. Il cuore del ragazzo batteva
a mille.
''Sono Ranma Saotome, il
principe Ranma Saotome''
''E dimmi, principe
Ranma Saotome, sei qui per prenderle anche tu?'', pose le
mani sui fianchi, severa.
''Non mi batterei mai con te'', la provocò, ''Sei troppo
debole''
''Debole a chi, scusa?''
''Vuoi combattere?'', alzò un sopracciglio.
''Sì, ma solo per divertirci. Anche se mi dovessi battere,
cosa altamente improbabile, non ti sposerò mai, meglio che
tu lo sappia sin dall'inizio''
''Credi sul serio che io voglia sposare una ragazza violenta come te?''
''Non vedo cosa tu sia venuto a fare, altrimenti''
Tossì.
Che ci aveva fatto a casa Tendo tutti quegli anni, se non aveva
intenzione di sposare Akane?
Che intrinsecamente una piccola parte di lui volesse...
No, era fuori discussione. Lui era lì solo per evitarle di
finire tra le grinfie di quel pervertito del loro preside, quanto alla
loro vita, alla loro vera
vita... Ci avrebbe pensato una volta tornato a casa. Se fosse mai
riuscito a tornarci, ovviamente.
''Poche chiacchiere, principessa. Ti vuoi battere o no?''
Fu un combattimento leale. Anche in quella pseudo-realtà
immaginaria Ranma non avrebbe mai alzato realmente le mani su una
donna, per cui si limitò a schivare, lasciarla stancare per
bene e farla andare a terra con un' impercettibile spintarella,
approfittando della sua distrazione.
''Sei un' imbranata''
''Non vale, hai barato!'', mise il broncio.
''Non sai perdere''
L'espressione stizzita della principessa Akane dinanzi alla sua
linguaccia fu impagabile.
Soun Tendo si avvicinò alla figlia piangendo e battendo le
mani, sotto lo sguardo risentito del preside Kuno, il cui spirito
combattivo stava crescendo a dismisura.
''Akane, tesoro mio, finalmente abbiamo trovato un degno pretendente! E
tu, giovanotto, ti chiami Ranma, vero?''
''Sì, signor Tendo'', chinò la testa in segno di
rispetto.
''Molto bene, d'ora in poi tu sarai il fidanzato di mia figlia. Avete
tempo fino a mezzanotte per conoscervi, dopodichè si
celebreranno le nozze!", urlò gioviale.
''Che cosa?'', domandarono all'unisono Akane ed il consigliere, mentre
Ranma taceva imbarazzato. In fondo era lì per quello, giusto?
Mentre Kuno Senior meditava vendetta, la coscienza di Ranma
iniziò a farsi sentire.
Certo, sposarla era la scelta migliore per tutti, ma cosa voleva
veramente lei?
A breve si fece sera, tutto era pronto per la cerimonia.
Ranma, accompagnato da Genma e dal fidato Happosai, attendeva la sua
futura consorte sul tetto del Furinkan addobbato a festa, mentre il
sole tramontava.
Avevano passato una giornata stupenda insieme: lui le aveva raccontato
tutto degli anni
trascorsi a Nerima: delle sue
pretendenti, della maledizione, delle disavventure che si era trovato
ad affrontare in quella che ormai aveva iniziato a considerare la sua
vita precedente e del panda che li seguiva ad ogni passo, e la
principessa aveva trovato il tutto molto divertente. Di certo era
qualcosa di diverso rispetto alla vita piatta e noiosa che aveva sempre
condotto tra le mura dell'edificio.
Quando uscì dalla scuola e fece la sua comparsa tra gli
invitati, il cuore del codinato mancò ben più di
un battito.
''Ranma'', lo avvicinò, ''Mi hai fatto vedere un mondo
nuovo, di cui ignoravo l'esistenza. Ascoltare i tuoi racconti, questo
pomeriggio, è stato come sorvolare i cieli del mondo a bordo
di un tappeto magico: ho visto come sarebbe la vita con te, e se vuoi
sapere quale sarà la mia risposta quando il sacerdote mi
chiederà di sposarti, beh...''
''Un momento''
L'aveva bloccata. L'aveva bloccata un istante prima che lei gli dicesse
di sì.
La sua stupidità stava per mandare a monte un altro
matrimonio.
''Akane, prima che tu dica qualunque cosa tu stia per dire
c'è una cosa che dovrei confessarti...''
''Ad esempio che non sei un principe?''
Il preside Kuno fece il suo ingresso trionfale in terrazza,
accompagnato dal calare definitivo delle tenebre.
''Akane, my dear friend Soun, questo guy è un bugiardo, un
millantatore. Come diciamo noi? Liar''
''Ranma, che significa?'', tuonò Soun Tendo mentre PChan,
tra le sue braccia, grugniva inferocito.
''A-Akane, io...''
''E' vero?'', chiese furiosa mentre gli abiti eleganti del giovane si
dissolvevano e lasciavano spazio alla solita casacca rossa, ''E' vero
quello che sta dicendo, Ranma?''
''Ecco, io... Stavo per confessartelo! Se questo scemo non ci avesse
interrotti te l'avrei detto io stesso!''
''Sei qui solo per la Palestra, vero? Sei qui solo per la Palestra!''
''No, Akane, fammi parlare!''
I rintocchi della campanella della scuola rendevano ancor
più lugubre la scena in cui si trovava il giovane: non una
stella in cielo, un forte vento gelido, i cordiali invitati trasformati
in fantasmi dei pretendenti di Akane, di tutti i pretendenti di Akane.
Più ricchi, più gentili, più bravi ad
esprimere i propri sentimenti di lui.
Ma non certo più forti.
Li lasciò a terra uno per uno, prima di trovarsi faccia a
faccia con il preside, che lo minacciava con una macchinetta taglia
capelli gigante.
''Now, caro Ranma, ti farò a fettine come un pezzo di
arrosto! Prima ti taglierò tutti quei capelli ribelli, poi
ti metterò in punizione, e poi...''
''Io non ci conterei''
Gli si avventò contro con tutta la forza, utlizzando ogni
tecnica fosse in suo possesso.
Kuno resisteva, arrancava ma resisteva, ma fu quando si
arrabbiò veramente, dopo più di un'ora di
combattimento, che Ranma, esausto, ne vide la vera essenza.
Aveva assunto l'aspetto di un nemico che Ranma conosceva molto bene, un
nemico che non avrebbe mai, nemmeno nei suoi peggiori incubi, voluto
trovarsi a fronteggiare.
Un nemico di nome Ranma. Ranma-chan.
Ranma sapeva che mai, in nessun modo, avrebbe potuto sconfiggerla senza
mettere a repentaglio la propria vita, quindi, per una volta, ed in via
del tutto eccezionale, decise di mettere da parte la
passionalità e giocare d'astuzia, di raziocinio.
Non era con Ranma-chan che stava combattendo, ma con se stesso, con le
sue paure più recondite.
''Happosai'', tuonò, ''Sei pronto per l'ultimo desiderio?''
''Prontissimo, vostra altezza!", sorrise il vecchio.
''Io voglio, anzi no, io esigo, che quest'essere scompaia dalle nostre
vite per sempre. Voglio che il suo fantasma la smetta di venirmi a
tormentare, che le nostre vite continuino senza il terrore della sua
ombra dietro alle nostre spalle. Maestro, io voglio che tu
sia libero, e che la mia paura di non essere un uomo all'altezza della
situazione sia imprigionata nella tua teiera, per sempre''
''Akane'', sussurrò tenendole le mani mentre il
dodicesimo rintocco della campanella dell'Istituto superiore Furinkan
rimbombava nella notte. Era tutto finito. ''Akane, ti ho mentito, non
sono un principe. E non sono un vero uomo. Ci sono centinaia, migliaia
di giovani più valorosi di me che meritano il tuo amore, e
di questo sono consapevole. Dimmi tu. Dimmi cosa vuoi che faccia ed io
lo farò, fa' solo che non sia soltanto per ereditare la
Palestra''.
''Ranma, io...''
Una goccia d'acqua sul bel viso lo svegliò.
Dovevano proprio ripararlo, quel buco nel tetto.
Si alzò in piedi di scatto, sudato, e diede una rapida
occhiata in giro. I Manju soporiferi di Shampoo dovevano aver fatto di
nuovo effetto anche su Akane, che stava dormendo placidamente a pancia
in giù sul tappeto, con i capelli davanti al viso e le
braccia distese sul pavimento freddo.
Chissà con quanti altri ragazzi avrebbe potuto passare una
folle notte senza genitori, pensò, chissà con
quanti più
ricchi, più gentili, più bravi ad esprimere i
propri sentimenti di lui avrebbe potuto uscire a divertirsi.
''Principi, nobili, capitani della squadra di kempo della scuola...'',
sussurrò mentre le scostava i capelli dal viso, ''Sei
proprio una scema, Akane''.
Sorrise nel vedere la sua espressione rigida rilassarsi, mentre le
posava la copertina addosso, andò in cucina a bere un
bicchiere d'acqua e riavvolse il nastro della videocassetta, ormai
terminata, per poi estrarne un'altra dalla custodia e, senza nemmeno
leggerne il titolo, inserirla nel videoregistratore.
In fondo dovevano guardarle tutte, no?
* All'inizio mi
riferisco ovviamente al fatto che il doppiatore di Ranma, Massimiliano
Alto, è lo stesso di Aladdin. Le canzoni accennate (e
modificate all'occorrenza, con buona pace degli autori) fanno tutte
parte della colonna sonora del film.
Eccomi qua con il
primo capitolo, ve l'avevo detto che era una mezza scemenza, per cui
non ditemi niente!
Grazie come sempre
a chi ha letto, davvero grazie mille, e come al solito scusate per
eventuali errori!
Alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** Dacci un taglio, principessa! ***
rap
La
sensazione era quella di essere attaccata per la testa a qualcosa di
pesante ed ingombrante, qualcosa che ben presto si rese conto essere
una massa infinita di capelli corvini.
Si
guardò intorno. Trovò qualcosa di molto familiare
in quella stanza mai vista.
Le
pareti dipinte raffiguravano una giovane donna che correva libera su
una distesa d'erba fiorita, che nuotava felice nell'Oceano, che
camminava lungo un sentiero circondato da rose, con lo sguardo rivolto
verso il cielo. E poi la stessa donna, con un'espressione un
po' meno gioviale, che guardava fuori dalla finestra di quella che
sembrava essere la torre di un castello, sì, decisamente la
torre di un castello.
Alzandosi
dal pavimento su cui giaceva, stropicciandosi gli occhi ancora
assonnati, si sentì diversa. Pian piano, una vita che le
sembrava di non aver mai realmente vissuto riprese forma nei suoi
ricordi; le immagini, sempre più vivide, di un passato che
le sembrava più onirico che reale furono messe a
fuoco dalla sua memoria, e tutto le parve chiaro.
Lei
era Akane Tendo. Aveva sedici anni. Viveva rinchiusa in una torre con
sua sorella ed il suo fidato porcellino d'India da quando ne aveva
memoria.
P-Chan
fece capolino da dietro una colonna e le saltò in braccio,
stringendosi al suo seno com'era solito fare.
Sì,
decisamente la stessa vita di tutti i giorni.
''Hey,
P-Chan, cosa facciamo, oggi? Preparo dei biscotti?'',
domandò accarezzandolo dolcemente, mentre il porcellino si
dimenava tra le sue braccia con aria terrorizzata.
''Ma
dai! Possibile che tutti, qui, pensiate che io non sappia cucinare?''
Tutti,
scosse la testa. Insomma,
tu e Kasumi. Tu e Kasumi e queste quattro mura.
Il
maialino le morse dolcemente un lembo del vestito e la guidò
con lo sguardo verso un'ala nascosta alla vista della giovane.
''Vuoi
andare di là, P-Chan?''
Lo
seguì verso la zona indicata, aprì la finestra
per fare un po' di luce e ritrovò ciò che
più amava: una pila di libri sulle arti marziali,
impolverati e dalle pagine consunte, che aveva sfogliato ogni giorno
della sua vita, cercando di imitarne le mosse descritte sulle pagine
ingiallite.
Era
difficile muoversi con quella mole di capelli, che erano lunghi ben
più di un paio di metri, ma la ragazza era abituata e, sotto
lo sguardo attento e compiaciuto del suo adorato animaletto di
compagnia, svolse i soliti kata,
quelli di ogni giorno, finchè non era troppo stanca e sudata
per continuare.
Immersa
nella vasca da bagno, dopo l'allenamento, i suoi ricordi, fino ad
allora ancora un pochino sfocati come se fossero e non fossero suoi
allo stesso tempo, le sembravano sempre più vicini, vividi.
L'indomani
sarebbe stato il suo compleanno, il suo sedicesimo compleanno. E Kasumi
le aveva promesso, dieci anni prima, che le avrebbe permesso, in via
del tutto eccezionale, di uscire dalla torre per andare ad assistere ad
una competizione di arti marziali che si sarebbe svolta proprio in
quella data, a corte.
Akane
aveva scoperto di quell'avvenimento a cadenza annuale poco dopo aver
imparato a leggere. Kasumi era tornata dalle sue solite commissioni ed
aveva dimenticato un volantino pubblicitario nella busta della spesa,
insieme alle provviste che la sorella era solita sistemare in credenza
per aiutarla.
Le
aveva detto che solo a sedici anni sarebbe stata abbastanza grande per
mettere il naso fuori dalla fortezza; con prudenza, certo,
perchè il mondo era pieno di pericoli, cattiveria e
depravazione. I sedici anni erano arrivati, e lei era determinata a
raggiungere il suo obiettivo.
E
Kasumi doveva mantenere
ciò che aveva promesso.
''Akane,
sciogli i tuoi capelli!''
Corse
fuori dalla stanza da bagno, speranzosa ed affannata. Si avvolse in un
asciugamano e fece scivolare la sua lunga treccia fuori dalla finestra
principale, permettendo alla sorella di arrampicarcisi ed aiutandola a
risalire.
''Akane,
gradirei che i tuoi capelli fossero asciutti, quando mi tiri su. Non
è piacevole aggrapparsi ad un gatto bagnato mentre si cerca
di rientrare in casa propria dopo una dura giornata di commissioni ed
impegni. Inoltre sono stanca, non lo vedi come sono stanca e rugosa
oggi?''
''Ti
chiedo scusa, sorellina'' chinò la testa accondiscendente,
''Mi sono distratta ed ho perso la cognizione del tempo''
''Poco
male, ti perdono'' sorrise sedendosi stancamente ed invitandola ad
avvicinarsi. ''Avanti, lasciati spazzolare un po' ''.
Akane
non sapeva nè come, nè quando fosse successo, ma
ad un certo punto i suoi capelli avevano incominciato a crescere e
crescere. E più crescevano, più erano forti e
belli; e più erano forti e belli, più splendevano
di una luce accecante quando si metteva seduta ed intonava una certa
canzone.
Spesso
aveva domandato a Kasumi di tagliarglieli almeno un po', giusto per
muoversi con più facilità all'interno della
torre, ma la sorella maggiore gliene aveva sempre, sistematicamente,
negato il consenso. Diceva infatti che i suoi capelli magici erano un
dono prezioso: sapevano curare le malattie e rallentare
l'invecchiamento ed, in generale, infondevano una sensazione di
immediato benessere a chiunque li toccasse mentre lei cantava. Per
questo l'aveva chiusa nella torre: temeva che qualcuno volesse rapirla
e farle del male, tagliarglieli, magari, per appropriarsi di quel
potere magico di cui nessuno conosceva l'origine.
Ovviamente,
poi, c'era da ricordarsi del dottor Tofu.
Il
Dottor Tofu era un giovane e promettente medico che saliva in cima alla
torre una volta ogni anno, per tenere sotto controllo la salute di
Akane. La ragazza era perdutamente innamorata di lui, così
forte, bello e gentile, totalmente diverso dagli uomini gretti,
violenti e senza scrupoli che vivevano fuori dal suo piccolo mondo e
che sua sorella le aveva descritto così bene.
Kasumi
le aveva detto che, se avesse tagliato i capelli, a Tofu non sarebbe
più piaciuta. Il dottore non amava i maschiacci, e non
sarebbe più salito a trovarla, nel caso in cui se ne fosse
trovato davanti uno.
Fiore
dammi ascolto,
se
mi ascolterai,
con
i tuoi poteri
tu
mi aiuterai.
No,
non dirmi che
per
me è tardi, ormai...
E'
tardi, ormai...
Dopo
averla spazzolata, immediatamente rinfrancata dall'effetto benefico che
la chioma della sorella minore sortiva su di lei, Kasumi le si rivolse
con un'aria più affabile.
''Com'è
andata la tua giornata, piccola Akane?''
''Molto
bene'' chinò leggermente la testa, ancora. ''Ma domani
sarà decisamente migliore! Sono... Elettrizzata!''
''Perchè,
che succede domani?''
''Domani
è il mio compleanno!'' battè le mani saltellando,
mentre P-Chan, in bilico sulle sue ginocchia, si aggrappava
maldestramente alla sua gonna per non cadere.
''Oh
no, piccola, ti starai sbagliando. Il tuo compleanno è stato
l'anno scorso'' asserì serafica posandole una leggera
carezza sulla testa.
''E'
questo il bello dei compleanni: vengono tutti gli anni'' sorrise.
''E
va bene'', concluse sbrigativa la sorella maggiore, alzandosi e
dirigendosi verso la cucina: ''Ti preparerò qualcosa di
speciale per cena. Magari una bella torta di nocciole, la tua
preferita!''
''Ma...
E la competizione?''
''Quale
competizione?'', sbattè le lunghe ciglia.
''La
competizione di arti marziali!'', protestò mentre una
lacrima le rigava il viso: in cuor suo conosceva già la
risposta della sua tutrice. ''Dieci anni fa mi avevi promesso che mi ci
avresti portata! Ricordi? I sedici anni, il volantino...''
''Akane,
non dire idiozie...'', la canzonò l'altra. ''Non
c'è nessuna competizione di arti marziali, non
più. Quella è roba vecchia, superata. Ormai non
vanno più di moda certe cose!''
''Ma...
Ma io sento la musica fin da qui! Ogni anno, nel giorno del mio
compleanno, da est, oltre la collina, si sentono le trombe, e le
fanfare, e...''
''Akane,
tu stai male'', le posò una mano sulla fronte, fingendo
preoccupazione nel misurarle la febbre. ''Vado subito a chiamare il
dottor Tofu. Mi ci vorranno due giorni di cammino, per cui non ci
sarò a festeggiarti, ma ti prometto che faremo una bella
cena al mio rientro; magari chiediamo anche a lui se vuole fermarsi!''
Parlava
velocemente, in maniera nervosa. La voce, di un'ottava più
alta del solito, era tremula, febbrile. Le mani non facevano che
muoversi, lo sguardo sfuggente sembrava voler evitare i suoi occhi a
tutti i costi. Akane conosceva molto bene la sorella e la ferrea
determinazione che si celava dietro la sua educazione e le sue buone
maniere, per cui acconsentì silenziosamente, la
aiutò a calarsi dalla finestra e sprofondò
semplimente sul letto, in un mare di lacrime.
Era
passato un minuto, un'ora o un giorno dalla partenza di Kasumi quando
sentì i primi rumori. Il tempo, all'interno della torre,
aveva un corso tutto suo.
Incurante
di essere coperta solo da un misero asciugamano in spugna
agguantò il primo oggetto contundente disponibile, un
pesante martello in legno posato sul pavimento accanto ad un quadro che
prima o poi avrebbe attaccato al muro, e si avviò, con passo
felino, in salone. Da quando i suoi capelli erano cresciuti
così tanto sua sorella se ne era sempre servita per salire
più agevolmente in casa, quindi certamente non si trattava
di lei.
E
allora chi era?
Un
ladro, un maniaco, un malintenzionato? Kasumi l'aveva ben messa in
guardia da tutti gli esseri spregevoli che popolavano il mondo al di
fuori della sua progione dorata, e la piccola Tendo provava una sincera
gratitudine nei suoi confronti per averla sempre tenuta al riparo da
tutti i mali del mondo.
Entrata
in cucina ciò che vide la sorprese più d' una
doccia gelata.
I
capelli erano bagnati, intrecciati in un buffo codino che, raccogliendo
una chioma nero pece, scendeva giù, sul collo possente.
Da
due enormi spalle larghe, fiere, su cui si sarebbe potuto poggiare il
mondo intero, partivano braccia altrettanto meravigliosamente massicce
e potenti.
La
schiena era ciò che più risaltava: una distesa
immensa, cesellata dai muscoli allenati, quasi fosse scolpita nel
marmo. Brillava, ancora bagnata, ad ogni movimento sicuro e fluido del
ragazzo, e pareva che ogni muscolo si contraesse in maniera diversa
dall'altro, dando vita ad una danza che sembrava una tempesta di sabbia
nel deserto.
Il
respiro era affannato, quasi spaventato. Le spalle salivano e
scendevano con un ritmo che incantava, mentre quelle mani vigorose
sfilavano via anche l'ultimo indumento e lo strizzavano con forza,
mettendo in risalto, nell'atto di stringere in una presa d'acciaio, i
polsi massicci, i tendini sporgenti e i colossali bicipiti contratti.
I
suoi occhi scesero ancora, oltre le due fossette di Venere che donavano
armonia ai fianchi, fino alle lunghe gambe e alle cosce ciclopiche, i
cui muscoli si tendevano fuori prepotentemente, mostrandosi alla vista,
robuste e forti.
Nella
discesa sul quel corpo perfetto, aveva notato anche il fondoschiena:
due sfere alte e sode, due metà della Luna, ma questo non
l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.*
''Chi
sei?'', la voce tremula, il martello stretto nella mano destra.
''Cosa
ci fai qui? Cosa vuoi? Sei un malintenzionato? Un ladro? Uno
stupratore?''
''Che
cosa?'' si voltò sconvolto, senza considerare un piccolo
dettaglio. Era ancora nudo.
''Copriti,
maniaco!'' gli lanciò dietro il martello.
''Stai
calma'' il tono della voce placido e rilassato.
''Dimmi
chi sei!'' strillò isterica, con gli occhi fissati sulla
libreria di fronte a sè.
''Sono
Ranma Saotome. Mi dispiace tanto''
"E cosa diavolo ci faresti qui, Ranma
Saotome mi dispiace tanto?" urlava ancora, forse anche
più di prima.
''Ti calmi?''
''No che non mi calmo!" si voltò ancora, furiosa, credendo
che avesse avuto almeno la buona decenza di coprirsi.
Credeva male. Gli diede la schiena alla velocità della luce.
"Rozzo, maniaco, esibizionista, porco, vizioso, maiale!''
''Che c'è, non hai mai visto un uomo?"
Akane aveva provato i kata
descritti sui suoi libri mille volte ed ancora mille ed una, ma mai
avrebbe pensato che potessero essere così efficaci
già dal primo tentativo.
Ranma Saotome Mi Dispiace Tanto giaceva a terra, incosciente,
sottomesso all'unico calcio che la paura, la fretta e gli occhi serrati
le avessero concesso di tirargli. Forse aveva anche sbattuto la testa.
Lo osservava con lo stesso ribrezzo con cui si guarda l'insetto
prelevato con un fazzoletto e gettato nel water scendere nelle fogne in
un tornado di acqua. Ci era voluta tutta la sua forza fisica e morale
per costringerla ad avvicinare le mani al corpo nudo del giovane
abbastanza da coprirlo con un asciugamano, alzarlo dal pavimento e
legarlo ad una sedia, nel centro della stanza.
Lo vide aprire prima un occhio poi l'altro. Sia lei, che Tofu che
Kasumi li avevano castani, non aveva idea che potessero esistere anche
dello stesso colore del cielo.
''Cosa-diavolo-vuoi''
''Buongiorno a te!"
Non aveva neanche idea che esistessero sorrisi tanto aperti e sereni,
ma quella era un'altra storia.
''Non hai neanche un briciolo di paura?'' lo guardò con
un'espressione che sperò essere sufficientemente truce.
''Di te? Ti piacerebbe!'' allungò le gambe e si mise comodo,
ostentando indifferenza.
''Sei stata in marina? Questi nodi sono belli stretti!"
''Voglio sapere che vuoi farmi e cosa ti porta qui'' gli occhi erano
due fessure.
''Io non so chi tu sia, nè cosa mi porti qui"
''Vuoi dirmi che sei capitato qui per caso?'' era sarcastica.
''Non proprio. Stavo scappando da Kuno, Ryoga e Mousse. Sai, le guardie
del re''.
''Sei stato nel Regno oltre la collina?'' il viso le si
illuminò per poi rabbuiarsi: ''Perchè ti
inseguivano? Sei un ladro? Un malintenzionato? Uno stupratore?''
''Chi te le scrive le battute? Comunque sì, ni, no ed
assolutamente no. Dimmi, hai per caso trovato una borsa insieme ad i
vestiti che immagino tu abbia distrutto per poter osservare meglio il
mio fisico scultoreo e virile?''
''Ho trovato la borsa e la cintura che c'era dentro. Oh-oh,
è forse per quella che ti inseguivano?'' il primo sorriso
della giornata, ''E per la cronaca i tuoi vestiti sono stesi ad
asciugare, erano bagnati e non volevo ti ammalassi indossandoli. E
fingerò di non aver sentito quello che hai detto alla fine.
Prego''
''Ok, forse, e dico forse, potrei o non potrei aver rubato la cintura
nera del re. Forse. E grazie per i vestiti''
''E che te ne faresti di una cintura? Sui miei libri c'è
scritto che i re possiedono molte ricchezze!"
''Non potresti slegarmi così ne par... Ma... Aspetta. Che
vuol dire sui miei libri?
Non sei mai uscita da questa torre?'' Era sbigiottito.
''Forse non te ne sei accorto, ma ho dei capelli magici lunghi
più di tre metri che si illuminano quando canto. E suppongo
non sia necessario dirti che finchè non avrò la
certezza che non vuoi rubare la mia chioma come hai rubato quella
cintura non ti muoverai di un millimetro da lì. Sul mio
libro c'è scritto che si chiama discorso ridondante''
''Io qui di ridondante vedo solo i tuoi fianchi!" ghignava.
''Domando perdono?''
''Ma ti senti come parli? Domando perdono messere!'' La stava
schernendo. ''Dai, slegami che me ne vado prima che tu... Prima che vo'
possiate favellare oltre, madonna. Voglio solo i miei vestiti
e la mia cintura''
''La cintura che hai rubato...''
''Non è del tutto esatto, ma non è questo
l'importante. Slegami, ragazzina violenta senza nome ma con tanti
fianchi, e prometto che non ti torcerò neanche uno di quegli
orribilmente lunghi e per nulla inquietanti capelli''
Soppesò bene le parole. Quello che stava per domandargli era
sbagliato, pericoloso ed azzardato. Kasumi non sarebbe stata per nulla
contenta e forse non avrebbe fatto in tempo a vedere il dottore, ma era
da quando quel villano era apparso alla sua finestra che l'idea la
stuzzicava e tormentava allo stesso tempo. Valeva la pena tentare.
''Io do una cosa a te e tu dai una cosa a me'' gli si
avvicinò con cautela, un passo alla volta.
''Tentiamo'', sbuffò il ragazzo.
''Mi sembri massiccio e muscoloso...''
''Scordatelo, non sarò io a cogliere la tua
virtù''
''Deficiente!''
''Spiegami ancora perchè lo sto facendo''
''Dopo sette ore di cammino ancora non ti è entrato in
testa? Tu mi accompagni al Regno a vedere la competizione di arti
marziali e mi proteggi nel caso in cui ladri, malinten...''
''...Zionati o stupratori...'' Sbuffò il giovane col codino.
''Ecco, nel caso in cui vogliano aggredirmi o ta...''
''...Tagliare i miei capelli magici''
''Ed alla fine, quando mi avrai riaccompagnata alla torre, riavrai la
cintura che io ho nascosto in un posto segretissimo ed inaccessibile
anche rivoltando tutto il castello come un calzino. In caso stessi
pensando di uccidermi e tornare indietro a prenderla''
''Ok, allora la cintura mi aspetta al caldo dentro al baule marrone
sotto la scala'' le fece un occhiolino.
''Hey!''
''Con chi credi di parlare? Con un bambino di sette anni?''
Si agitò immediatamente.
''Perchè se lo sai non l'hai presa?'' Muoveva febbrilmente
le mani, si guardava intorno, tremava. ''Dove sono i tuoi uomini?
Stanno arrivando, vero? Mi ucciderete, lo sento! Mi ucciderete e
taglierete i miei capelli e...''
''Ok, ora basta''
Era la prima volta che alzava la voce. Almeno con lei.
''Non-me-ne-faccio-niente-dei-tuoi-dannati-capelli'' Era ad un palmo
dal suo viso. Troppo vicino.
''Ma la cintura l'hai rubata!'' gli puntò un dito contro,
accusatrice.
''Ok, sediamoci''.
Appena dal cielo erano iniziate a cadere le prime gocce di pioggia
Ranma l'aveva presa per mano e scortata in una insenatura riparata del
bosco da cui, non accettava proprio obiezioni, non sarebbero usciti
finchè non avesse smesso di diluviare.
Avrebbe di gran lunga preferito continuare a marciare nonostante le
intemperie ed il buio, ma lui era stato per la prima volta in tutta la
giornata intransigente. Non si sarebbero bagnati.
Sebbene le provocasse un certo timore l'idea di passare tutta la notte
coricata sotto lo stesso tetto, benchè improvvisato, di uno
sconosciuto, il cammino l'aveva stremata.
Il perimetro della torre, percorso circolarmente in tutta la sua
interezza, era lungo sesantatrè passi. Non uno in
più, non uno in meno. Quanti ne aveva compiuti quel giorno?
All'inizio li aveva contati: settanta, novanta, centotrentasei. Ma la
sua concentrazione era durata lo spazio di uno sguardo attorno a
sè. Quanto vasto era il mondo al di fuori della torre che la
imprigionava e proteggeva allo stesso tempo? Cosa c'era al di
là dell'esercizio cui si dedicava giornalmente con costanza
ed abnegazione, ai rimproveri bonari di Kasumi che le chiedeva un
atteggiamento più aggraziato, femminile e dimesso; cosa
c'era al di là delle torte di nocciole e del disperato
tentativo di piacere al dottor Tofu? Tentativo che, lo sapeva bene,
includeva anche il far crescere i suoi già lunghi capelli
sino all'infinito.
Non gliene fregava niente dei loro poteri, ma a Tofu piacevano le donne
coi capelli lunghi, Kasumi glielo ripeteva sempre.
Persa nella sua lotta interiore non si era accorta di Ranma che, alle
sue spalle, aveva teso una mano per invitarla a sedere accanto a lui.
Lo raggiunse, per la prima volta con le difese abbassate, incurante
della vicinanza tra loro che qualunque maestro di buone maniere avrebbe
giudicato inopportuna, per una giovane nubile.
''Non mi hai ancora detto come ti chiami'' sospirò il
ragazzo.
''Una misura di sicurezza''
''So dove abiti e qual è il tuo punto debole,
però'' Sembrava serio.
''Tu di me non sai niente''
''Raccontamelo''
''Perchè invece non mi dici tu qualcosa di te?'' lo
ammonì, ''Perchè una semplice cintura
sì ed i miei capelli no? Anche un cieco capirebbe che
valgono molto di più''
''Non è per i soldi, è per il principio. Quella
cintura mi appartiene. Ma è una lunga storia''
''Sono abituata alle cose lunghe'', rise accarezzandosi i capelli.
''Ok, vuoi una storia bambina senza nome? Eccotela. Io sono Ranma
Saotome, figlio di Genma ed erede della Scuola di lotta indiscriminata
Saotome. Il re e mio padre sono amici d'infanzia. Più che
amici, in realtà, sono come fratelli. Hanno studiato arti
marziali presso la Scuola di Happosai, uno di quelli da cui dovresti realmente
diffidare''
A giudicare dalla sua espressione, pensò Akane, sembrava
volesse farle intuire che non c'era nulla da temere
''Papà ed il re si erano fatti una promessa: se avessero
avuto rispettivamente un figlio maschio ed una figlia femmina li
avrebbero fatti sposare, unendo le loro scuole di lotta indiscriminata,
le uniche in tutto il mondo...''
''No, aspetta'' lo bloccò. ''I libri su sui ho studiato sono
di lotta indiscriminata''
''Non è possibile'' protestò lui, ''Solo la
Famiglia Reale e la mia possiedono quei libri. Ti sarai sbagliata''
''Non credo''
''Ti dico di sì! Mi fai finire? La Principessa Perduta
è nata una settimana prima di me. Tu sai tutto sulla
principessa perduta, vero?''
''Non so nulla, scusami''
''Ma si può sapere dove vivi? Lo sanno anche i muri! La
principessa perduta è la figlia del re ed è stata
rapita assieme alla sua anziana balia quattordici anni fa. Nessuno sa
perchè nè che fine abbiano fatto, non
è mai stato chiesto un riscatto.
Quando sono nato, beh, c'erano grandi aspettative dato che come puoi
ben vedere sono un maschietto. Avevo due anni quando è
sparita e mio padre mi ha portato a cercarla in lungo ed in largo per
il Continente. Sua Maestà ha confiscato la cintura di
papà, in realtà sua e di papà, il
Maestro Happosai non aveva abbastanza soldi per comprarne due quando
hanno terminato l'addestramento. Mi sono solo ripreso ciò
che era mio''
''Ci sono cose che non mi sono chiare'' lo interruppe la Tendo.
''Perchè rapire la principessa senza chiedere un riscatto?
Il re aveva dei nemici? Cos'aveva di speciale questa principessa?
Inoltre perchè rubare la cintura e non chiederla? Se il re
non ha più eredi è giusto e sacrosanto che passi
a te''
''Il re, quel gran bastardo, non ha perdonato a me e papà il
nostro fallimento. Non l'abbiamo trovata. Inoltre durante uno dei
nostri viaggi ho avuto hem... Un problema... Ed ora nemmeno mio padre
mi considera più degno di portare il suo nome''
''Che problema?'' era terribilmente curiosa.
''Un problema, hem... Un incidente. Ma non posso parlartene,
è troppo imbarazzante''
''Io ho dei capelli magici che si illuminano quando canto'' Disse
semplicemente lei, e lui, rassicurato, cominciò a raccontare.
*
''Sei sicura di voler tornare lassù?''
Gliel'aveva chiesto con dolcezza e forse, Akane non voleva illudersi,
speranza.
I due giorni insieme erano volati, Ranma si era comportato da vero
gentiluomo durante le due notti trascorse insieme e da vero cavaliere
tutto il resto del tempo. Aveva mantenuto la promessa di accompagnarla
a vedere la competizione di arti marziali organizzata in onore del
compleanno della principessa, ed era stato generoso coi dettagli quando
lei gli chiedeva di narrarle la storia della giovane scomparsa ancora,
ancora ed ancora.
Ai piedi della torre, accanto alla teiera che il ragazzo dagli occhi
blu aveva lasciato al suo arrivo, finalmente consapevole del motivo per
cui i suoi vestiti fossero bagnati durante il loro primo incontro,
gettò uno sguardo alla finestra dalla quale si era illusa di
vedere il mondo per tutta la vita ed uno agli occhi che gliene avevano
mostrata una porzione ben più abbondante in soli due giorni.
Due giorni di ranci nelle peggiori locande, di fughe da quel pazzo,
quel generale Kuno che sembrava fiutarlo ovunque andasse, e da quella
vipera irrazionale di sua sorella, la cortegiana Kodachi. Due giorni di
scoperte ed avventure bizzarre, indimenticabili.
''Sono sicura. E' quello il mio posto. Non ti dimenticherò
mai, Ranma. Grazie di tutto".
Annuì e la prese in braccio, e con un solo agile balzo la
sollevò e la posò, in una frazione di secondo,
sul cornicione della finestra, sedendosi accando a lei ancora per un
istante. Prima di entrare e consegnargli quanto pattuito sentiva di
dover compiere un atto di fiducia. In se stessa, nel mondo ed in lui.
''Il mio nome è...''
''AKANE TENDO!"
Una voce alle sue spalle.
''Akane Tendo?''
Dalla sua espressione, sembrava che Ranma avesse visto un fantasma.
''Kasumi?''
Quello che successe fu talmente rapido da stordirla: il volto di Kasumi
più rugoso del solito, la reazione di Ranma, i libri, le
cifre incise sulla cintura che aveva nascosto, T.S. S.G., le date che
coincidevano, i dettagli che collimavano e confluivano insieme in
un'unica, enorme ondata di verità. Il dolore, la
consapevolezza, l'umiliazione per l'inganno subito. Ed una sensazione
di freddo all'altezza del collo.
Ranma aveva brandito un coltello ed in un solo, letale colpo le aveva
tranciato la chioma, che ora era ridotta ad un caschetto d'ebano.
Non riusciva a concentrarsi, Kasumi alle sue spalle urlava e piangeva
troppo forte. Riuscì solo a chiederglielo, in un soffio.
''Che hai fatto?''
''Siete libera, vostra altezza''
S'inchinò. E le sorrise come la prima volta.
''Come stavo per dirti, sono Akane''
*
''E chi dovresti essere?''
Aprì gli occhi. Era a casa.
''Che succede?''
''Non lo so, è mezz'ora che ripeti Sono Akane, sono Akane.
Lo so che sei Akane!" ridacchiava con la bocca piena di pop corn,
buttando di tanto in tanto un'occhiata allo schermo.
''E' molto più carina Rapunzel con i capelli corti, eh?''
Sorrise.
''Decisamente''
*La descrizione
da cardiopalma di Ranma riportata in corsivo ed assolutamente perfetta
ovviamente non poteva essere mia. Infatti è tutta farina del
sacco della splendida Aron_oele, grazie ancora <3
Chiedo scusa a
chiunque segua questa storia per il ritardo vergognoso
nell'aggiornamento. A prescindere dalla mancanza di tempo, i 3/4 del
capitolo erano pronti da mesi, ma non sapevo come terminarli. Alla fine
ho deciso di non impergolarmi in descrizioni di lotte (soprattutto non
con Kasumi!) o di dilungarmi troppo, e mi sono concentrata sugli
aspetti funzionali alla storia di fondo, che ovviamente è
quella di Akane e Ranma che guardano e riflettono. Spero sia chiaro
quali fossero i punti su cui volevo focalizzarmi e cosa Akane abbia
appreso da questo Manju-sogno.
So che la trama è sviluppata in maniera molto superficiale,
ma mi andava di farlo così. Al massimo guardate Rapunzel e
mettete insieme i pezzi ;)
Mille
scuse anche per la Kasumi più OOC della storia, ma dal
momento che qui è tutto allegorico, va vista come una
metafora della vita passata di Akane, nulla di più.
Grazie di cuore a
chi leggerà ed alla prossima!
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