Make it a blockbuster night

di Violet2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa fanno due fidanzati soli in casa per tutta la notte? ***
Capitolo 2: *** Da grandi teiere derivano grandi responsabilità ***
Capitolo 3: *** Dacci un taglio, principessa! ***



Capitolo 1
*** Cosa fanno due fidanzati soli in casa per tutta la notte? ***


BLOCKBUSTER

''Allora ragazzi, mi raccomando. I numeri d'emergenza sono accanto al telefono, in frigo ci sono dei pasti già pronti, solo da scaldare'', alzò eloquente le sopracciglia sorridendo in direzione di suo figlio, i cui occhi s'illuminarono di rimando, in uno sguardo complice. ''Nabiki ha promesso di rientrare alle sette, appena arriva chiudete bene la porta. Assicuratevi che la chiave giri due volte, e...''
''Lo sappiamo, lo sappiamo'', sbuffò Ranma con le braccia incrociate dietro la nuca, desideroso di porre fine a quegli inutili convenevoli e godersi un po' di tranquillità e silenzio.
''Per favore, cercate di non litigare e soprattutto di non provocare troppi danni fisici alla casa. Stiamo ancora ripagando i lavori, dopo che avete distrutto il Dojo quando stavate per...''
Le parole di Soun Tendo sfumarono in un sussurro e morirono in un colpo di tosse quando vide il suo migliore amico, fino a quel momento fiero ed autorevole nel dare istruzioni, arrossire, dimenarsi e fingere di fumare una sigaretta, portandosi nervosamente due dita alla bocca e sbuffando rumorosamente.
''Che c'è, Genma? Vuoi una sigaretta?''
In tutta risposta, vigorosi cenni di diniego con la testa.
''Amico mio, che ti prende?'', spalancò gli occhi, preoccupato.
Lo prese da parte, posando una mano sulla spalla del vecchio compagno d'avventure ed indugiando forse troppo sulla chioma corvina dell'uomo, provando un pizzico di invidia. Con fare cospiratore si avvicinò al suo orecchio, una mano a coprirne i movimenti delle labbra, e prese a sussurrare.


''Secondo te di cosa stanno parlando?''
Ritta nella sua uniforme scolastica, con le braccia incrociate e la solita aria disorientata, Akane guardava a turno il suo noncurante fidanzato, intento ad esaminarsi le unghie della mano sinistra, ed i due capipalestra, uno dei quali blaterava di traumi ed argomenti tabù, usando a casaccio e con troppa enfasi parole come: ''Rimozione'', ''Shock da abbandono'' e ''Fallibilità umana'', mentre l'altro piangeva disperato biascicando frasi sconnesse sulla sofferenza e l'amor perduto. Akane era certa di averlo anche sentito invocare un paio di volte i Kami e la sua povera mamma.

Ranma, dal canto suo, sapeva benissimo cos'avesse fatto scattare Genma più della libido di Kuno Tatewaki quando, nella sua versione femminile, si burlava di lui facendogli credere di desiderarlo. Soun stava per nominare quella cosa.
Da quando il suo matrimonio con Akane era andato a monte, due mesi prima, in casa Tendo regnava un'innaturale calma. Come Soun aveva decretato, la mattina dopo il disastro, non ci sarebbe più stata alcuna pressione da parte sua e di Genma. Akane e Ranma si sarebbero sposati solo in caso lo avessero desiderato davvero, e non prima di aver finito la scuola e messo ordine nelle loro vite.
I due giovani avevano deciso, in un tacito accordo, di non nominare più quanto accaduto nel Dojo di famiglia per evitare di incorrere in inutili litigi, i  rispettivi pretendenti odiavano tirare in ballo quell'episodio e le famiglie non morivano dalla voglia di ammettere il loro fallimento, quindi l'argomento era, effettivamente, un tabù.

Salutarono i due uomini, che si erano resi disponibili ad accompagnare Kasumi e Nodoka alla gara di cucina per casalinghe di Kyoto, e rientrarono in casa, mentre scendeva la sera su Nerima.
''Che vuoi mangiare, stasera?'', urlò Akane mentre saliva le scale in direzione del bagno.
Ranma sorrise. Non gli dispiaceva il clima che si era improvvisamente creato tra quelle mura, con la casa tutta per loro ed Akane si preoccupava di cosa preparargli per cena, ma fu solo per un istante.
Scosse la testa, le urlò dietro che avrebbe pensato lui alla cena, per evitare che quel poco che avevano in frigo bruciasse in malo modo, e sorrise nuovamente agli insulti, ogni volta più elaborati, che la ragazza gli enumerava in direttissima dalla vasca. Probabilmente se fosse stato un pervertito come Ryoga avrebbe trovato stuzzicante l'idea che lei fosse nuda, ma non era certo quel tipo d'uomo.

Akane lo raggiunse all'entrata con indosso una tuta da ginnastica ed una pila di videocassette in mano.
''Chiudi pure a chiave, Nabiki dorme fuori''
''C-c-cosa?'' indietreggiò. Lui ed Akane... Da soli? Per tutta la notte?
''Oh, non fare il bambino. Ti assicuro che non ti salterò addosso, anzi, vedi di tenere tu le mani a posto'', grugnì.
''Hey, chi mai poserebbe un dito su un maschiaccio come te?''
''Cominci? Guarda che ce n'è!''
Si mise in guardia, ma dovette immediatamente ritrarsi per evitare che il portone d'ingresso le piombasse sulla testa.

''Ni-hao!"
''Shampoo'', asserì seccato Ranma. In effetti gli sembrava strano che nessuno fosse ancora andato a disturbarli.
''Te l'avevo detto di chiudere a chiave...'', incrociò le braccia al petto la Tendo.
''Lanma, amole, dove sono tutti?'', chiese parcheggiando la sua bicicletta sulla schiena del codinato, che sbuffava cercando uno sguardo d'intesa di Akane. Sguardo che non sarebbe mai arrivato, dal momento che la ragazza si era girata dall'altra parte con aria offesa.
''Allora? Dove sono il vecchio capellone e la sorella strozzina?''
''Hey, un po' di rispetto!''
''Che vuoi tu, ragazza violenta?''
''Cosa voglio io? Ti ricordo che sei appena piombata in casa mia!"
''Io sono solo venuta a portare dei Manju al mio Lanma. Sono appena fatti, amole!'', sussurrò con gli occhi socchiusi. Akane sapeva bene che quando Shampoo aveva quell'espressione sul viso non prometteva niente di buono.
Ranma, invece, ci cascava tutte le volte.
''Wow, che bellezza! Dammene uno!''
Appena ne addentò uno, il giovane Saotome cadde per terra in un sonno profondo.

''Vipera, cosa gli hai dato?''
''Aya!'', una mano davanti alla bocca, ''Ho confuso i Manju soporiferi che avevo preparato per togliermi di torno Mousse con quelli per Lanma!''
''Dimmi una cosa'', le si avvicinò con aria indagatrice, un passetto alla volta, ''Cosa contenevano i Manju destinati a Ranma?''

''Hem... Beh... Diciamo che è meglio che io non mi faccia trovare in giro da Mousse, in questo momento. Ciao ciao, Akane Tendo!'', trillò inforcando la bici ed allontanandosi a tutta velocità.
Akane diede un'occhiata a Ranma, ancora steso sul pavimento, ed a una boccetta vuota caduta dalle tasche della cinese. Conteneva il Filtro del toro vigoroso, invincibile e sessualmente agguerrito.
''Poverina, se Mousse la trova...'', mugugnò sovrappensiero cercando di evitare di scoppiare a ridere e rimettendo la porta al proprio posto, prima di caricarsi Ranma sulle spalle.



Si svegliò e gli parve di aver dormito cento anni.
Scese lentamente le scale e raggiunse in salotto Akane, che aveva appena finito di lavare i piatti.
''Già sveglio?''
''Che ore sono?''
''Le sette e mezza, hai dormito meno di un'ora. Hai fame? C'è ancora un po' di zuppa di miso e...''
''No, grazie'', storse il naso, l'ultima cosa di cui aveva voglia era mangiare, dopo una dormita del genere. ''Prenderò solo un po' di tè''
''Sei a dieta, principessa?'', gli fece l'occhiolino la Tendo.
''Hey, ma come ti permetti, mostro?''
''Dai, non litighiamo!'', gli sorrise. Ranma arrossì.

Si sedettero intorno al tavolo e presero a soffiare sulle loro tazze fumanti di tè, in silenzio.
''Prendi un dolcetto, li ha fatti Kasumi stamattina mentre si esercitava per la gara''
''No, grazie. Dopo i Manju di quella squilibrata non ne ho la minima voglia. A proposito, dove li hai... Oh no!''
Come da copione, quella stupida di Akane aveva confuso gli spuntini preparati dalla sorella con quelli imbottiti di sonnifero della cinese, e ne aveva addentato uno per sbaglio. La prese in braccio e la mise stesa sui cuscini di fronte alla tv. In fondo, se lui aveva dormito meno di un'ora trangugiandone uno intero, il minuscolo pezzettino ingoiato da Akane le avrebbe fatto fare solo un pisolino di pochi minuti. Decise di approfittarne per andare a fare un bagno.



Al suo risveglio, Akane trovò un Ranma fresco di doccia, con i capelli bagnati ed un misero paio di boxer indosso, che armeggiava con le sue videocassette.
''Se te lo stai chiedendo, sono passati 15 minuti''
''Oh...'', si portò una mano alla testa, ''Mi sembrava di aver dormito un mese...''
''Esagerata. Hey, che volevi fare con tutti questi cartoni animati?''
''Volevo fare una specie di maratona cinematografica. Sai che odio stare in casa da sola, soprattutto di notte. Volevo distrarmi un po'!''
''Hey! Non sei sola!'', ribattè offeso, ''Insomma, se entrasse un ladro, o qualche malintenzionato, io...'' Arrossì ancora.
''Scemo'', una martellata in testa. Anni in casa Tendo, ed ancora non aveva capito dove Akane li nascondesse, quei pesanti martelli in legno. ''Se entrasse un ladro sarei perfettamente in grado di difendermi da sola!''
''Non ne dubito'', si lamentò massaggiandosi la testa, ''Allora, questi film? Da quale partiamo?'', un furbo occhiolino. Che quello stupido del suo fidanzato stesse pian piano imparando a relazionarsi con lei?
''Dal mio preferito, ovviamente!'', replicò allegra coprendo il giovane con una copertina.
''Non ho freddo''
''Niente nudismo''
''Sei sempre la solita''

Mentre i titoli di testa iniziavano a danzare sullo schermo, si mise seduta accanto a lui e riprese a bere il suo tè, dispensando ogni tanto qualche sorriso al ragazzo e canticchiando a memoria la canzoncina d'apertura.





Dopo una lunga assenza, eccomi qui!
In primis, chiedo scusa a chiunque stia aspettando le mie recensioni. Arriveranno, ve lo prometto!
Questa storiella sarà una mezza AU, un mezzo post manga ed una mezza scemenza. Non sto a svelarvi troppo, sappiate solo che i terribili Manju assassini colpiranno ancora!
Quanto alle incoerenze in cui incapperete lungo la lettura, certamente l'atteggiamento di Ranma ed Akane è più mansueto e maturo, ma è da tenere in considerazione che, dopo il matrimonio mancato, la Takahashi ci ha proposto una (falsissima, a mio avviso) situazione idilliaca in cui tutto sembrava andar bene, e, per la mia narrazione, sono partita da lì. Non metterò l'avvertimento dell' OOC per questo motivo, in caso fatemi sapere se c'è qualcosa che è proprio NO. Idem per eventuali errori, refusi e quant'altro: ho buttato giù questo capitoletto in un'ora, approfittando di un pomeriggio libero, e certamente ce ne saranno.
Allo stesso modo vi dico che il manga copre circa 4 anni di narrazione partendo dal 1989, e che alcuni dei film citati (prevalentemente Disney) sono di produzione successiva.
Grazie a tutti per aver letto e chi aspetta il famigerato sequel sappia che non me la sto tirando, sono semplicemente in altissimo mare con scrittura/università/vita in generale. Arriverà anche quello.
Alla prossima!




























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Capitolo 2
*** Da grandi teiere derivano grandi responsabilità ***


aladdin ''Brilla il sole da sud,
soffia il vento da nord,
c'è un'intensa complicità.
Sul tappeto ora va,
dove andare lo sa,
nelle notti d'Oriente andrà"


''Intendi cantarla tutta?''
''Ti do forse fastidio?''
''Con quella voce gracchiante da maschiaccio faresti meglio a tacere''
''Ha parlato il tenore!''
Un pugno sulla spalla del ragazzo e tornò a volgere lo sguardo allo schermo. Aladdin era certamente il suo film d'animazione preferito.
''Da dove sono uscite tutte queste videocassette?''
''Ssh! Me le ha prestate Yuka, comunque. Domani devo ridargliele, quindi vedi di lasciarmele guardare tutte''
''Sarò muto come un pesce, anzi, come Abu''.



Mentre Aladdin scappava dalle guardie del Sultano, nella scena iniziale, Akane prese a fissare il viso di Ranma con uno sguardo indagatore un po' troppo insistente, per i suoi gusti.
''Che vuoi?''
Il viso della Tendo sembrò illuminarsi, le labbra si schiusero in un sorriso ilare.
''Che c'è? Akane?''
''Ah!''
''Akane?''
''Ma non ti sei accorto di niente?''
''Cosa?'', chiese guardandosi intorno.
''La-sua-voce'', indicò lo schermo guardandolo di traverso.
''Eh?''
''La voce di Aladdin!''
''Mi sembra una voce normalissima'', rispose sovrappensiero. ''Maschile, profonda, virile...''
''Ok, ma non ti ricorda nessuno?''
''Nessuno in particolare'', fece spallucce.
''D'accordo...'', sospirò. ''Straccione''
''Non sono uno straccione!''
''SOLO UN POVERACCIO! MA IN NOI C'E' DI PIU'...''*, prese a cantare, allargando teatralmente le braccia.
''Hai bevuto, Akane?''
''Lascia perdere'', ridacchiò. ''Dimmi, non ti senti strano?''
''S-Strano?'', chiese arrossendo ed allontanandosi immediatamente dalla fidanzata, dopo essersi reso conto di essere praticamente avvinghiato a lei. Chissà da quanto tempo erano in quella posizione.
''Sì!'', rispose lei. Sembrava non si fosse resa conto di niente. ''Temo di non aver smaltito del tutto quei maledetti Manju. Mi sento totalmente rintronata ed alterno momenti di lucidità a momenti in cui chiuderei gli occhi e... Yawn...'', sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano alla bocca.
''In effetti, ora che mi ci fai pensare...''
Tre secondi netti ed Akane dovette raccogliere il corpo addormentato del ragazzo, che si era accasciato con la faccia sulle sue ginocchia, e metterlo sdraiato sul tappeto.






Aprì gli occhi ed era fuori dal Furinkan.
Come ci era finito, lì?
Sentì l'impulso di fuggire, come se qualcuno lo inseguisse. Qualcuno che non aveva buone intenzioni.
Corse per centinaia di metri, forse chilometri, prima di rendersi conto di essere ancora nel cortile della scuola.
Non ebbe tempo di chiedersi cosa stesse succedendo, che mise il piede su qualcosa di duro e liscio e vi inciampò sopra.
Una teiera.
Era abbastanza piccola da poter essere contenuta nella cartella di scuola, e Ranma pensò che gli sarebbe stato utile portarsela sempre dietro, in modo da averla pronta in caso di necessità, per quando la pioggia lo coglieva di sorpresa o qualcuno gli versava dell'acqua fredda addosso.
Ma era un po' sporca di terra, quindi decise di ripulirla. Appena ne sfregò la superficie con un lembo della casacca, una potente luce multicolore uscì dal beccuccio, insieme a del denso fumo bianco e ad un'ombra maestosa.

''ZUCCHERINI MIEI!''

Il fumo, i colori, l'ombra gigantesca di un omone muscoloso, la luce, persino qualche fuoco d'artificio in cielo, e poi lui. Quel pervertito di Happosai.

''Io me ne torno a casa'', mugugnò con aria annoiata voltandosi ed allontanandosi dall'uomo, che invece lo supplicava di fermarsi.
''Che vuoi?''
''Ranma, possibile che tu riesca ad essere così irritante già di prima mattina?''
''Non ho tempo da perdere con un nanetto pervertito come te''
''Sei proprio un pulcino, ragazzo. Non sarai mai un vero uomo!''
''Cosa? Come ti permetti? Ripetilo, se ne hai il coraggio!'', lo minacciò con il pugno chiuso che indicava pericolosamente la faccia del vecchietto.
''Sei-un-pulcino. Un bamboccio emozionalmente minorato e sessualmente inappetente'', gli soffiò un po' di fumo di pipa in faccia, con aria saccente.
''Non è vero!'', arrossì.
''Ma allora c'è speranza!'', gli saltò al collo gioviale, abbracciandolo con le lacrime agli occhi, ''Allora li fai anche tu i pensieri sconci su Akane!"
''I-io non faccio nessun pensiero!''
''Questo è certo'', sospirò.
''Intendevo su Akane, vecchiaccio. Ed ora scendi dal mio collo''

Raggiunta la terra ferma si spirmacciò la solita tutina, asciugò il sudore che gli imperlava la fronte con un paio di mutandine in pizzo e gli puntò un dito contro.
Tre dita contro, in realtà.
''Tre desideri. Mi dispiace, ragazzo, fa più male a me che a te. Non vorrei essere proprio io ad avverarli, ma sarò legato a te finchè tu stesso non mi libererai, e per farlo dovrai prima esprimere tre desideri. Credimi, mi secca dover aiutare uno zoticone come te, ma questa è la regola''
''Tre desideri, eh?'', socchiuse gli occhi, chinando la testa per poter cogliere nell'espressione fiera e sacrale del vegliardo il minimo cenno d'esitazione.
''Purtroppo. Certo che tra tutte le belle signorine della squadra di ginnastica ritmica che potevano venire a sfregarmi il beccuccio della teiera, giusto tu dovevi...''
''Fermo'', la mano aperta di fronte a sè, ''Morto, piuttosto che sentirti parlare del beccuccio della tua teiera''




Passò un tempo inquantificabile ed erano ancora lì, uno di fronte all'altro, in silenzio e con la guardia alzata.
Furono i nervi di Happosai i primi a cedere.
''Oh, insomma, ti vuoi decidere o no?'', strillò isterico.
''Ma tu speri veramente che ti creda?''
''Mi devo mettere a cantare?''
''Cosa?''
''Ok, mi metto a cantare''
''No!''
''Ma in queste scene c'è sempre qualcuno che canta!", mise il broncio.
''Che c'era in quella pipa, vecchio?''
''Li vuoi esprimere o no questi tre desideri?'', iniziò a saltellare nervoso.
Ranma era esasperato.
''Ok, vecchiaccio, farò finta di crederti''
''Era ora'', sospirò.
''Mi sembra inutile dirti quale sia il mio primo ed unico desiderio, per cui...'', allargò le braccia.
''Eccole'', annuì sicuro il Maestro passandogli un lembo di delicatissima seta rosa cipria.
''Ma... Che cosa...'', lo esaminò.
''Le mutandine di Akane, proprio loro'', assentì con la testa.
''Ma sei scemo?'', un calcio al vecchio ed un lancio olimpionico di slip.
''Hey, trattale bene, sono uno dei pezzi più rari della mia collezione!''
''Io me ne vado, ciao''

Si allontanò fischettando con le mani dietro la schiena, fino a raggiungere il portone principale del liceo.
Dove trovò Happosai ad aspettarlo.

''Che fai, mi segui?''
''Sei sordo, Ranma? Tre desideri, devo realizzare tre maledettissimi desideri entro mezzanotte o sarò legato a te per sempre. Non è colpa mia, sei stato tu a trovare la teiera''
''Ok...'', sospirò.
''Di' le paroline magiche: Io voglio...''
''Mi sento un idiota. Maestro, io voglio diventare un ragazzo normale''
''Fossi matto!'', scoppiò a ridere.
''Ma come?'', per poco non cadeva per terra.
''Ranma, ci sono delle clausole. Del-le clau-so-le. Non posso esaudire qualunque tipo di desiderio. In particolare: non posso ammazzare, resuscitare i morti o far innamorare qualcuno di te''
''E questo che c'entra con la mia richiesta di tornare ad essere un uomo al cento per cento?''
''Niente, ma non mi va di dire addio a quello zuccherino di Ranma-chan!''
''Bene, allora sarò io a dirlo a te. Addio''
''Fermo''
La voce di Happosai si fece cupa e gutturale come quando si arrabbiava davvero. Forse stava facendo tardi per il consueto giro di furti di biancheria intima.
''Tre desideri''
''Ok'', sbuffò per l'ennesima volta, ''Io voglio un panino ed un succo di frutta. Va bene così, Maestro?''
Lo stupore negli occhi del giovane col codino fu enorme nel vedere materializzarsi di fronte a lui quanto aveva appena chiesto.

''Dovresti smetterla di burlarti di ogni cosa. Non tutto è un gioco, Ranma. Questi desideri possono realmente cambiarti la vita, e tu ne hai appena sprecato uno''.
''Ah sì? Ed in che senso potrebbero cambiarmi la vita?''
''Ad esempio...'', uno schiocco di dita e Shampoo, Ukyo e Kodachi, vestite di poco più che qualche velo di tulle, gli si materializzarono intorno ed iniziarono a prostrarsi ai suoi piedi.
''No, no, no!''
Con un altro schiocco di dita, il vecchio le fece sparire.
''Peccato''


Ranma era stupito. Il Maestro poteva realmente esaudire ogni sua richiesta? Mentre addentava il delizioso panino iniziò a pensare più seriamente alle sue parole. Effettivamente gli rimanevano ancora due desideri. Avrebbe potuto chiedere di diventare l'artista marziale più forte del mondo... No, voleva arrivarci con le proprie forze, e sapeva di essere sulla buona strada. Avrebbe potuto... No, la scuola non gli piaceva, ma chiedere di diplomarsi senza andarci mai più era un atto meschino, una cosa che avrebbe fatto suo padre. E poi gli sarebbe dispiaciuto non vedere più i suoi amici.
La realtà lo travolse come un Moko Takabisha. Lui non aveva desideri.
Non desiderava nient'altro che diventare un vero uomo: aveva sprecato buona parte della sua giovinezza dietro ad un sogno che, le disavventure e gli intoppi degli ultimi anni gliene davano conferma, se ci ripensava, probabilmente non si sarebbe mai avverato.

''Mi dispiace di essere stato io a liberarti dalla teiera, Maestro. Dico davvero. Ma la realtà è che io non ho sogni. Il mio unico e solo desiderio è quello di essere un uomo al cento per cento, e se non potrai soddisfarlo credo che ti chiederò altre due stupidaggini e poi me ne tornerò a casa'', si accigliò.
''Ranma'', era stranamente serio, ''Ci sono molti modi per essere un vero uomo, che non includono necessariamente il liberarsi da una maledizione che francamente io considero un dono del Cielo''
''Che vuoi dire?'', la sua pazienza era al limite. Odiava il modo in cui quel maniaco pensava al suo corpo femminile.
''Non stai dimenticando proprio niente?'', alzò un sopracciglio, eloquente.
''Non penso, io... No. C'è la maledizione, e...''
''Guarda lassù'',sorrise sornione.

La terrazza del Furinkan.
Sì, la conosceva bene, ma non capiva a cosa alludesse il vecchio Happosai quando diceva che qualcos'altro oltre ad una cura miracolosa per la sua maledizione lo avrebbe potuto rendere un vero uomo. Sul tetto c'era forse la soluzione ai suoi problemi? Qualche rampa di scale non lo spaventava di certo, tanto più che non aveva fatto jogging, quella mattina, e che valeva la pena tentare. Valeva sempre la pena tentare. Salutò il Maestro, ripose la teiera nella cartella e si precipitò a destinazione.






''Non lo sposerò mai, mai e poi mai!''
Un'irrequieta, tanto per cambiare, Akane ed un irritante P-Chan tra le sue braccia sembravano ignorare del tutto la sua presenza.
''Ma Akane, figliola, ragiona. Devi sposarti entro mezzanotte per poter ereditare la Palestra, non vorrai che tutto vada perduto? Io sono vecchio, ormai, ed il tuo ventunesimo compleanno è tra poche ore! Dovevi proprio picchiarlo così forte?''
''Ma papà, io non voglio sposare quel deficiente! E' solo un bamboccio, un ragazzino viziato e capriccioso, e...''


''Hey!''


''Papà, ti prego, lasciami libera di fare le mie scelte! Perchè un matrimonio combinato? Con uno che non amo, poi...''


''Ma... Hey! Akane!''
Che fosse contraria al matrimonio combinato Ranma lo sapeva bene, come sapeva che la sua fidanzata, sempre che potesse ancora definirla tale, non era molto generosa con i giudizi quando si trattava di lui, ma definirlo un bamboccio e soprattutto dire che non... Che non lo... Dopo tutto quello che avevano passato...


''Io voglio sposarmi per amore, non perchè lo hai deciso tu! Chi lo conosce, quello?''


''Ma come? Il monte Hooh ed il fatto che stessimo per sposarci non ha significato niente, per te? Akane, rispondimi!", urlò ferito.

''Guarda che non ti sente'', bisbigliò Happosai da dietro le sue spalle, buttandogli nell'orecchio degli sbuffi di fumo mentre sedeva comodamente all'interno della sua cartella, ''Akane non può vederti nè sentirti. Tra l'altro non sta parlando neanche di te. Curioso, però, il modo in cui le sue parole sembrano darti fastidio...''
''Cosa? Figurati se m'importa qualcosa di quella scema!'', replicò seccato ruotando la testa di novanta gradi per guardare in faccia il suo interlocutore, finendo per girare in tondo su se stesso come un cane agitato che si morde la coda.
''E allora perchè ti scaldi tanto, pulcino?'', domandò saltando giù dalla cartella.
Ranma strinse i pugni, abbassando lo sguardo.
''Mi hai fatto venire fin quassù'', scandì bene le parole mentre si avvicinava pericolosamente al suo avversario, che indietreggiava spaventato, ''Mi hai preso in giro con la storia dei desideri, mi hai illuso e poi mi hai umiliato facendomi vedere questa scena penosa. Se pensi che mandarti all'altro mondo sia la chiave per diventare un vero uomo, considerati pure libero, Genio, perchè il mio desiderio sta per essere esaudito''

Quelle furono le ultime parole, poi gli si scagliò contro.
E si ritrovò, in qualche modo, seduto sul prato in cortile, accanto ad un Happosai in panciolle che beveva quello che restava del suo succo di frutta.

''Hey, ma...''
''Lo so, te lo stai chiedendo''
''Sì''
''Non puoi uccidermi, sono immortale'', asserì serafico.
''Che cosa?'', spalancò gli occhi, preoccupato per gli anni a venire. Davvero non se ne sarebbe mai liberato?
''Sono un genio della teiera, sono onnipotente ed eterno, posso fare tutto a parte uccidere...''
''...Riesumare cadaveri e far innamorare qualcuno di me, me lo ricordo'', sbuffò il codinato.
''Quindi, caro Ranma, hai qualche domanda da farmi?''
''Perchè Akane non può vedermi?''
''Perchè non sei di sangue blu. Akane è una principessa''
''Ma se ha appena parlato di una Palestra, e...''
''Sì, la Palestra è lo stemma di famiglia, una specie di distintivo''
''E chi sono i candidati a prendere in moglie la bisbetica INdomata? Così, giusto per curiosità'', fece spallucce.
''Giusto per curiosità'', gli sorrise allusivo, ''Tutti i nobili d'Oriente e buona parte di quelli d'Occidente hanno provato a chiedere la mano della giovane Akane. Vedi, lei li fa scappare tutti. Li mena. In seguito ad una stupida legge emanata dal figlio del consigliere di corte, anch'esso innamorato della tua bella, solo colui che riuscirà a batterla in combattimento sarà degno di prenderla in moglie. Lui ci ha già provato, ed è stato sconfitto''
''E' quel perdente di Tatewaki Kuno, vero?''
''Proprio lui''
''Akane se lo mangia a colazione'', sorrise intenerito. Certe cose erano in un certo modo, e sarebbero sempre rimaste così, in qualunque stupida realtà parallela ci si fosse trovati.
''Ma c'è una cosa che nè Akane nè il suo povero padre sanno, caro Ranma''
''E cioè?'', gli strinse le mani intorno al collo apprensivo, scuotendolo poi per le spalle per esortarlo a parlare.
''Calmo, calmo, figliolo. Vedi, a mezzanotte Akane compirà ventun anni. Se entro lo scoccare di quell'ora non avrà scelto chi sposare, suo padre sarà costretto a darla in moglie al consigliere di corte, che come avrai capito è...''
''Il preside Kuno?'', urlò isterico. Avrebbe messo Akane anche nelle mani di Ryoga, se fosse stato necessario, ma di quel verme, per giunta molto più vecchio di lei, no, mai. ''Che posso fare, Maestro?''
''Vedi, Ranma, diventare un vero uomo non sempre significa esserlo biologicamente. Solo chi conosce il vero amore può definirsi tale. Un artista marziale, un uomo che si ripetti, è prima di tutto un cuore vivo e pulsante a cui è attaccato un corpo''.
''Poche chiacchiere, dimmi che fare''
''La risposta è dentro di te''
''Dentro di me c'è solo il panino di prima, e se devo dirtelo mi è rimasto anche indigesto"
''Pensa, figliolo, pensa...''

Sparito. Era sparito nel nulla.
Prese a camminare nervosamente per tutto il cortile, entrò nell'edificio, sbirciò nelle classi vuote e scrisse il suo nome su una lavagna. Poi decise di tornare di sopra a vedere come se la stava cavando la sua fidanzata.


Il principe Kiryn, il principe Toma, il fidanzato della principessa Ori di cui faticava a ricordare il nome e poi Tatewaki Kuno, tutti i membri delle squadre di calcio, baseball, kempo, sumo e pugilato del Furinkan, l'odioso Shinnosuke, Sentaro, Picolet, e chiunque altro fosse passato dalle loro vite, anche solo per un saluto veloce, era lì, per terra, esanime, mentre Akane si ravvivava il caschetto e riprendeva con calci, pugni, schiaffi, e ne lasciava per terra un altro, poi un altro ancora.
Certo che ne aveva di pretendenti, la ragazza.
Ranma non li aveva mai contati, prima.
Il preside Kuno, vestito come al solito da turista americano in vacanza, sorrideva soddisfatto alla vista di tutti quei giovani corpi ridotti in fin di vita.

''Tua figlia è proprio forte, eh Tendo? Very strong!''
''La mia bambina, lei è...'', un pianto disperato, l'ennesimo. ''Amico mio, come faccio a trovarle un marito entro la mezzanotte? Tu sei il mio solo amico fidato, l'unico. Dammi un consiglio''
''Beh, you know, Tendo. Ci sarebbe una clausola. Una piccola clausola che ho letto sul regolamento di corte proprio ora. Se Akane non prenderà marito entro la midnight del suo ventunesimo compleanno, l'unico modo per far sì che non perdiate la Palestra, è...''



''Questo è troppo! Happosai, dove sei?''
Si materializzò di fronte a lui con l'immancabile pipa in bocca ed un paio di collant attorcigliati intorno al collo grinzoso.
''Fai schifo''
''Avevo freddo! Spero che tu non abbia disturbato la mia meditazione senza un valido motivo...''
''Sposerò io Akane. Avanti, fa' sì che avvenga, tanto era stato deciso sin dall'inizio''
''Piano, non essere precipitoso. Ricordati che dev'essere lei a scegliere chi prendere come suo sposo, e come ha detto poco fa vuole sposarsi per amore''
''Non posso permettere che diventi la moglie di quel vecchio! Ho ancora due desideri, no? Bene, allora Io voglio che lei si innamo...''
''Eh no! Te l'ho detto, Ranma, non posso far innamorare qualcuno di te! Cos'hai nel cervello, il pizzo sangallo?'', gli colpì la fronte con il tizzone rovente della pipa.
''E allora come faccio, se non può neanche vedermi?''
''Oh, per questo ti aiuto io. Potrebbe vederti se fossi un principe''
''Ma non lo sono!'', strillò indicandosi la casacca lisa ed i pantaloni sporchi di fango, ''Come faccio a diventare un principe se... Oh... Ah!"
''Ce l'hai fatta, finalmente. Stavo invecchiando''
''Maestro'', alzò il pugno al cielo con aria trionfante, mentre un tuono scoppiava teatrale alle sue spalle, ''Io voglio diventare un principe!''
''Detto, fatto! Abracadabra, eccettera eccetera! Ecco a voi il nuovo e migliore Ranma Saotome, il principe Ranma Saotome!"
La durata d'un battito d'ali, la solita poco virile luce multicolore e qualche petalo di rosa caduto dal cielo ed eccolo lì, un principe. Era diventato un principe.
Un principe a cavallo di un panda.
''Che ci fa qui mio padre?''
''E' il tuo nobile destriero. Mi dispiace ma non ho potuto fare di meglio''
''E va bene. Dunque ora sono un principe ed Akane può vedermi, una è fatta''
''Ed ora si canta! Voi, proprio voi, via da quel niwa! Hey tu, proprio tu, c'è una grande star...''*
''Ti ho detto che non si canta!", lo prese nuovamente per il collo.
''Ma scusa, è così carino quando cantano tutti!"
''Non siamo in un musical, testa di...''



''Chi c'è?''

Se c'era una cosa in cui Ranma Saotome era campione imbattuto, certo era il fingere di non ammettere quanto Akane fosse carina.
Se l'avesse fatto anche quel giorno, probabilmente avrebbe dubitato lui stesso della sua mascolinità.
I capelli della principessa, lunghi fino al collo, erano tenuti in ordine da una tiara di diamanti sulla fronte, i pantaloni del karateji, più stretti e rivelatori del solito, erano fermati da una cintura, stranamente nera, e le sue forme, più generose di quanto Ranma ricordasse, erano coperte da un top corto ed attillato, che lasciava scoperta la pancia scolpita dagli allenamenti.
La versione sexy di una karateka, in pratica il suo sogno proibito.

''Chi sei?'', gli si avvicinò. Il cuore del ragazzo batteva a mille.
''Sono Ranma Saotome, il principe Ranma Saotome''
''E dimmi, principe Ranma Saotome, sei qui per prenderle anche tu?'', pose le mani sui fianchi, severa.
''Non mi batterei mai con te'', la provocò, ''Sei troppo debole''
''Debole a chi, scusa?''
''Vuoi combattere?'', alzò un sopracciglio.
''Sì, ma solo per divertirci. Anche se mi dovessi battere, cosa altamente improbabile, non ti sposerò mai, meglio che tu lo sappia sin dall'inizio''
''Credi sul serio che io voglia sposare una ragazza violenta come te?''
''Non vedo cosa tu sia venuto a fare, altrimenti''
Tossì.
Che ci aveva fatto a casa Tendo tutti quegli anni, se non aveva intenzione di sposare Akane?
Che intrinsecamente una piccola parte di lui volesse...
No, era fuori discussione. Lui era lì solo per evitarle di finire tra le grinfie di quel pervertito del loro preside, quanto alla loro vita, alla loro vera vita... Ci avrebbe pensato una volta tornato a casa. Se fosse mai riuscito a tornarci, ovviamente.
''Poche chiacchiere, principessa. Ti vuoi battere o no?''


Fu un combattimento leale. Anche in quella pseudo-realtà immaginaria Ranma non avrebbe mai alzato realmente le mani su una donna, per cui si limitò a schivare, lasciarla stancare per bene e farla andare a terra con un' impercettibile spintarella, approfittando della sua distrazione.

''Sei un' imbranata''
''Non vale, hai barato!'', mise il broncio.
''Non sai perdere''
L'espressione stizzita della principessa Akane dinanzi alla sua linguaccia fu impagabile.
Soun Tendo si avvicinò alla figlia piangendo e battendo le mani, sotto lo sguardo risentito del preside Kuno, il cui spirito combattivo stava crescendo a dismisura.

''Akane, tesoro mio, finalmente abbiamo trovato un degno pretendente! E tu, giovanotto, ti chiami Ranma, vero?''
''Sì, signor Tendo'', chinò la testa in segno di rispetto.
''Molto bene, d'ora in poi tu sarai il fidanzato di mia figlia. Avete tempo fino a mezzanotte per conoscervi, dopodichè si celebreranno le nozze!", urlò gioviale.
''Che cosa?'', domandarono all'unisono Akane ed il consigliere, mentre Ranma taceva imbarazzato. In fondo era lì per quello, giusto?

Mentre Kuno Senior meditava vendetta, la coscienza di Ranma iniziò a farsi sentire.
Certo, sposarla era la scelta migliore per tutti, ma cosa voleva veramente lei?



A breve si fece sera, tutto era pronto per la cerimonia.
Ranma, accompagnato da Genma e dal fidato Happosai, attendeva la sua futura consorte sul tetto del Furinkan addobbato a festa, mentre il sole tramontava.

Avevano passato una giornata stupenda insieme: lui le aveva raccontato tutto de
gli anni trascorsi a Nerima: delle sue pretendenti, della maledizione, delle disavventure che si era trovato ad affrontare in quella che ormai aveva iniziato a considerare la sua vita precedente e del panda che li seguiva ad ogni passo, e la principessa aveva trovato il tutto molto divertente. Di certo era qualcosa di diverso rispetto alla vita piatta e noiosa che aveva sempre condotto tra le mura dell'edificio.
Quando uscì dalla scuola e fece la sua comparsa tra gli invitati, il cuore del codinato mancò ben più di un battito.

''Ranma'', lo avvicinò, ''Mi hai fatto vedere un mondo nuovo, di cui ignoravo l'esistenza. Ascoltare i tuoi racconti, questo pomeriggio, è stato come sorvolare i cieli del mondo a bordo di un tappeto magico: ho visto come sarebbe la vita con te, e se vuoi sapere quale sarà la mia risposta quando il sacerdote mi chiederà di sposarti, beh...''
''Un momento''
L'aveva bloccata. L'aveva bloccata un istante prima che lei gli dicesse di sì.
La sua stupidità stava per mandare a monte un altro matrimonio.
''Akane, prima che tu dica qualunque cosa tu stia per dire c'è una cosa che dovrei confessarti...''


''Ad esempio che non sei un principe?''
Il preside Kuno fece il suo ingresso trionfale in terrazza, accompagnato dal calare definitivo delle tenebre.


''Akane, my dear friend Soun, questo guy è un bugiardo, un millantatore. Come diciamo noi? Liar''
''Ranma, che significa?'', tuonò Soun Tendo mentre PChan, tra le sue braccia, grugniva inferocito.
''A-Akane, io...''
''E' vero?'', chiese furiosa mentre gli abiti eleganti del giovane si dissolvevano e lasciavano spazio alla solita casacca rossa, ''E' vero quello che sta dicendo, Ranma?''
''Ecco, io... Stavo per confessartelo! Se questo scemo non ci avesse interrotti te l'avrei detto io stesso!''
''Sei qui solo per la Palestra, vero? Sei qui solo per la Palestra!''
''No, Akane, fammi parlare!''
I rintocchi della campanella della scuola rendevano ancor più lugubre la scena in cui si trovava il giovane: non una stella in cielo, un forte vento gelido, i cordiali invitati trasformati in fantasmi dei pretendenti di Akane, di tutti i pretendenti di Akane.
Più ricchi, più gentili, più bravi ad esprimere i propri sentimenti di lui.
Ma non certo più forti.

Li lasciò a terra uno per uno, prima di trovarsi faccia a faccia con il preside, che lo minacciava con una macchinetta taglia capelli gigante.

''Now, caro Ranma, ti farò a fettine come un pezzo di arrosto! Prima ti taglierò tutti quei capelli ribelli, poi ti metterò in punizione, e poi...''
''Io non ci conterei''
Gli si avventò contro con tutta la forza, utlizzando ogni tecnica fosse in suo possesso.
Kuno resisteva, arrancava ma resisteva, ma fu quando si arrabbiò veramente, dopo più di un'ora di combattimento, che Ranma, esausto, ne vide la vera essenza.
Aveva assunto l'aspetto di un nemico che Ranma conosceva molto bene, un nemico che non avrebbe mai, nemmeno nei suoi peggiori incubi, voluto trovarsi a fronteggiare.
Un nemico di nome Ranma. Ranma-chan.
Ranma sapeva che mai, in nessun modo, avrebbe potuto sconfiggerla senza mettere a repentaglio la propria vita, quindi, per una volta, ed in via del tutto eccezionale, decise di mettere da parte la passionalità e giocare d'astuzia, di raziocinio.
Non era con Ranma-chan che stava combattendo, ma con se stesso, con le sue paure più recondite.
''Happosai'', tuonò, ''Sei pronto per l'ultimo desiderio?''
''Prontissimo, vostra altezza!", sorrise il vecchio.
''Io voglio, anzi no, io esigo, che quest'essere scompaia dalle nostre vite per sempre. Voglio che il suo fantasma la smetta di venirmi a tormentare, che le nostre vite continuino senza il terrore della sua ombra dietro alle nostre spalle. Maestro, io voglio che tu sia libero, e che la mia paura di non essere un uomo all'altezza della situazione sia imprigionata nella tua teiera, per sempre''






''Akane'', sussurrò tenendole le mani mentre il dodicesimo rintocco della campanella dell'Istituto superiore Furinkan rimbombava nella notte. Era tutto finito. ''Akane, ti ho mentito, non sono un principe. E non sono un vero uomo. Ci sono centinaia, migliaia di giovani più valorosi di me che meritano il tuo amore, e di questo sono consapevole. Dimmi tu. Dimmi cosa vuoi che faccia ed io lo farò, fa' solo che non sia soltanto per ereditare la Palestra''.
''Ranma, io...''









Una goccia d'acqua sul bel viso lo svegliò.
Dovevano proprio ripararlo, quel buco nel tetto.
Si alzò in piedi di scatto, sudato, e diede una rapida occhiata in giro. I Manju soporiferi di Shampoo dovevano aver fatto di nuovo effetto anche su Akane, che stava dormendo placidamente a pancia in giù sul tappeto, con i capelli davanti al viso e le braccia distese sul pavimento freddo.
Chissà con quanti altri ragazzi avrebbe potuto passare una folle notte senza genitori, pensò, chissà con quanti
più ricchi, più gentili, più bravi ad esprimere i propri sentimenti di lui avrebbe potuto uscire a divertirsi.
''Principi, nobili, capitani della squadra di kempo della scuola...'', sussurrò mentre le scostava i capelli dal viso, ''Sei proprio una scema, Akane''.
Sorrise nel vedere la sua espressione rigida rilassarsi, mentre le posava la copertina addosso, andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua e riavvolse il nastro della videocassetta, ormai terminata, per poi estrarne un'altra dalla custodia e, senza nemmeno leggerne il titolo, inserirla nel videoregistratore.
In fondo dovevano guardarle tutte, no?






* All'inizio mi riferisco ovviamente al fatto che il doppiatore di Ranma, Massimiliano Alto, è lo stesso di Aladdin. Le canzoni accennate (e modificate all'occorrenza, con buona pace degli autori) fanno tutte parte della colonna sonora del film.
Eccomi qua con il primo capitolo, ve l'avevo detto che era una mezza scemenza, per cui non ditemi niente!
Grazie come sempre a chi ha letto, davvero grazie mille, e come al solito scusate per eventuali errori!
Alla prossima!
















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Capitolo 3
*** Dacci un taglio, principessa! ***


rap La sensazione era quella di essere attaccata per la testa a qualcosa di pesante ed ingombrante, qualcosa che ben presto si rese conto essere una massa infinita di capelli corvini.

Si guardò intorno. Trovò qualcosa di molto familiare in quella stanza mai vista. 
Le pareti dipinte raffiguravano una giovane donna che correva libera su una distesa d'erba fiorita, che nuotava felice nell'Oceano, che camminava lungo un sentiero circondato da rose, con lo sguardo rivolto verso il cielo.  E poi la stessa donna, con un'espressione un po' meno gioviale, che guardava fuori dalla finestra di quella che sembrava essere la torre di un castello, sì, decisamente la torre di un castello.
Alzandosi dal pavimento su cui giaceva, stropicciandosi gli occhi ancora assonnati, si sentì diversa. Pian piano, una vita che le sembrava di non aver mai realmente vissuto riprese forma nei suoi ricordi; le immagini, sempre più vivide, di un passato che le sembrava più onirico che reale furono messe a  fuoco dalla sua memoria, e tutto le parve chiaro.
Lei era Akane Tendo. Aveva sedici anni. Viveva rinchiusa in una torre con sua sorella ed il suo fidato porcellino d'India da quando ne aveva memoria.

P-Chan fece capolino da dietro una colonna e le saltò in braccio, stringendosi al suo seno com'era solito fare. 
Sì, decisamente la stessa vita di tutti i giorni.

''Hey, P-Chan, cosa facciamo, oggi? Preparo dei biscotti?'', domandò accarezzandolo dolcemente, mentre il porcellino si dimenava tra le sue braccia con aria terrorizzata.
''Ma dai! Possibile che tutti, qui, pensiate che io non sappia cucinare?''
Tutti, scosse la testa. Insomma, tu e Kasumi. Tu e Kasumi e queste quattro mura.
Il maialino le morse dolcemente un lembo del vestito e la guidò con lo sguardo verso un'ala nascosta alla vista della giovane.
''Vuoi andare di là, P-Chan?''
Lo seguì verso la zona indicata, aprì la finestra per fare un po' di luce e ritrovò ciò che più amava: una pila di libri sulle arti marziali, impolverati e dalle pagine consunte, che aveva sfogliato ogni giorno della sua vita, cercando di imitarne le mosse descritte sulle pagine ingiallite.
Era difficile muoversi con quella mole di capelli, che erano lunghi ben più di un paio di metri, ma la ragazza era abituata e, sotto lo sguardo attento e compiaciuto del suo adorato animaletto di compagnia, svolse i soliti kata, quelli di ogni giorno, finchè non era troppo stanca e sudata per continuare.

Immersa nella vasca da bagno, dopo l'allenamento, i suoi ricordi, fino ad allora ancora un pochino sfocati come se fossero e non fossero suoi allo stesso tempo, le sembravano sempre più vicini, vividi.
L'indomani sarebbe stato il suo compleanno, il suo sedicesimo compleanno. E Kasumi le aveva promesso, dieci anni prima, che le avrebbe permesso, in via del tutto eccezionale, di uscire dalla torre per andare ad assistere ad una competizione di arti marziali che si sarebbe svolta proprio in quella data, a corte.
Akane aveva scoperto di quell'avvenimento a cadenza annuale poco dopo aver imparato a leggere. Kasumi era tornata dalle sue solite commissioni ed aveva dimenticato un volantino pubblicitario nella busta della spesa, insieme alle provviste che la sorella era solita sistemare in credenza per aiutarla.
Le aveva detto che solo a sedici anni sarebbe stata abbastanza grande per mettere il naso fuori dalla fortezza; con prudenza, certo, perchè il mondo era pieno di pericoli, cattiveria e depravazione. I sedici anni erano arrivati, e lei era determinata a raggiungere il suo obiettivo.
E Kasumi doveva mantenere ciò che aveva promesso. 

''Akane, sciogli i tuoi capelli!''


Corse fuori dalla stanza da bagno, speranzosa ed affannata. Si avvolse in un asciugamano e fece scivolare la sua lunga treccia fuori dalla finestra principale, permettendo alla sorella di arrampicarcisi ed aiutandola a risalire.

''Akane, gradirei che i tuoi capelli fossero asciutti, quando mi tiri su. Non è piacevole aggrapparsi ad un gatto bagnato mentre si cerca di rientrare in casa propria dopo una dura giornata di commissioni ed impegni. Inoltre sono stanca, non lo vedi come sono stanca e rugosa oggi?''
''Ti chiedo scusa, sorellina'' chinò la testa accondiscendente, ''Mi sono distratta ed ho perso la cognizione del tempo''
''Poco male, ti perdono'' sorrise sedendosi stancamente ed invitandola ad avvicinarsi. ''Avanti, lasciati spazzolare un po' ''.

Akane non sapeva nè come, nè quando fosse successo, ma ad un certo punto i suoi capelli avevano incominciato a crescere e crescere. E più crescevano, più erano forti e belli; e più erano forti e belli, più splendevano di una luce accecante quando si metteva seduta ed intonava una certa canzone.
Spesso aveva domandato a Kasumi di tagliarglieli almeno un po', giusto per muoversi con più facilità all'interno della torre, ma la sorella maggiore gliene aveva sempre, sistematicamente, negato il consenso. Diceva infatti che i suoi capelli magici erano un dono prezioso: sapevano curare le malattie e rallentare l'invecchiamento ed, in generale, infondevano una sensazione di immediato benessere a chiunque li toccasse mentre lei cantava. Per questo l'aveva chiusa nella torre: temeva che qualcuno volesse rapirla e farle del male, tagliarglieli, magari, per appropriarsi di quel potere magico di cui nessuno conosceva l'origine.
Ovviamente, poi, c'era da ricordarsi del dottor Tofu.
Il Dottor Tofu era un giovane e promettente medico che saliva in cima alla torre una volta ogni anno, per tenere sotto controllo la salute di Akane. La ragazza era perdutamente innamorata di lui, così forte, bello e gentile, totalmente diverso dagli uomini gretti, violenti e senza scrupoli che vivevano fuori dal suo piccolo mondo e che sua sorella le aveva descritto così bene. 
Kasumi le aveva detto che, se avesse tagliato i capelli, a Tofu non sarebbe più piaciuta. Il dottore non amava i maschiacci, e non sarebbe più salito a trovarla, nel caso in cui se ne fosse trovato davanti uno.



Fiore dammi ascolto, 
se mi ascolterai,
con i tuoi poteri
tu mi aiuterai.
No, non dirmi che
per me è tardi, ormai...
E' tardi, ormai...



Dopo averla spazzolata, immediatamente rinfrancata dall'effetto benefico che la chioma della sorella minore sortiva su di lei, Kasumi le si rivolse con un'aria più affabile.
''Com'è andata la tua giornata, piccola Akane?''
''Molto bene'' chinò leggermente la testa, ancora. ''Ma domani sarà decisamente migliore! Sono... Elettrizzata!''
''Perchè, che succede domani?''
''Domani è il mio compleanno!'' battè le mani saltellando, mentre P-Chan, in bilico sulle sue ginocchia, si aggrappava maldestramente alla sua gonna per non cadere.
''Oh no, piccola, ti starai sbagliando. Il tuo compleanno è stato l'anno scorso'' asserì serafica posandole una leggera carezza sulla testa.
''E' questo il bello dei compleanni: vengono tutti gli anni'' sorrise.
''E va bene'', concluse sbrigativa la sorella maggiore, alzandosi e dirigendosi verso la cucina: ''Ti preparerò qualcosa di speciale per cena. Magari una bella torta di nocciole, la tua preferita!''
''Ma... E la competizione?''
''Quale competizione?'', sbattè le lunghe ciglia.
''La competizione di arti marziali!'', protestò mentre una lacrima le rigava il viso: in cuor suo conosceva già la risposta della sua tutrice. ''Dieci anni fa mi avevi promesso che mi ci avresti portata! Ricordi? I sedici anni, il volantino...''
''Akane, non dire idiozie...'', la canzonò l'altra. ''Non c'è nessuna competizione di arti marziali, non più. Quella è roba vecchia, superata. Ormai non vanno più di moda certe cose!''
''Ma... Ma io sento la musica fin da qui! Ogni anno, nel giorno del mio compleanno, da est, oltre la collina, si sentono le trombe, e le fanfare, e...''
''Akane, tu stai male'', le posò una mano sulla fronte, fingendo preoccupazione nel misurarle la febbre. ''Vado subito a chiamare il dottor Tofu. Mi ci vorranno due giorni di cammino, per cui non ci sarò a festeggiarti, ma ti prometto che faremo una bella cena al mio rientro; magari chiediamo anche a lui se vuole fermarsi!''
Parlava velocemente, in maniera nervosa. La voce, di un'ottava più alta del solito, era tremula, febbrile. Le mani non facevano che muoversi, lo sguardo sfuggente sembrava voler evitare i suoi occhi a tutti i costi. Akane conosceva molto bene la sorella e la ferrea determinazione che si celava dietro la sua educazione e le sue buone maniere, per cui acconsentì silenziosamente, la aiutò a calarsi dalla finestra e sprofondò semplimente sul letto, in un mare di lacrime.



Era passato un minuto, un'ora o un giorno dalla partenza di Kasumi quando sentì i primi rumori. Il tempo, all'interno della torre, aveva un corso tutto suo.
Incurante di essere coperta solo da un misero asciugamano in spugna agguantò il primo oggetto contundente disponibile, un pesante martello in legno posato sul pavimento accanto ad un quadro che prima o poi avrebbe attaccato al muro, e si avviò, con passo felino, in salone. Da quando i suoi capelli erano cresciuti così tanto sua sorella se ne era sempre servita per salire più agevolmente in casa, quindi certamente non si trattava di lei.
E allora chi era?
Un ladro, un maniaco, un malintenzionato? Kasumi l'aveva ben messa in guardia da tutti gli esseri spregevoli che popolavano il mondo al di fuori della sua progione dorata, e la piccola Tendo provava una sincera gratitudine nei suoi confronti per averla sempre tenuta al riparo da tutti i mali del mondo.


Entrata in cucina ciò che vide la sorprese più d' una doccia gelata. 

I capelli erano bagnati, intrecciati in un buffo codino che, raccogliendo una chioma nero pece, scendeva giù, sul collo possente.
Da due enormi spalle larghe, fiere, su cui si sarebbe potuto poggiare il mondo intero, partivano braccia altrettanto meravigliosamente massicce e potenti.
La schiena era ciò che più risaltava: una distesa immensa, cesellata dai muscoli allenati, quasi fosse scolpita nel marmo. Brillava, ancora bagnata, ad ogni movimento sicuro e fluido del ragazzo, e pareva che ogni muscolo si contraesse in maniera diversa dall'altro, dando vita ad una danza che sembrava una tempesta di sabbia nel deserto.
Il respiro era affannato, quasi spaventato. Le spalle salivano e scendevano con un ritmo che incantava, mentre quelle mani vigorose sfilavano via anche l'ultimo indumento e lo strizzavano con forza, mettendo in risalto, nell'atto di stringere in una presa d'acciaio, i polsi massicci, i tendini sporgenti e i colossali bicipiti contratti.
I suoi occhi scesero ancora, oltre le due fossette di Venere che donavano armonia ai fianchi, fino alle lunghe gambe e alle cosce ciclopiche, i cui muscoli si tendevano fuori prepotentemente, mostrandosi alla vista, robuste e forti.
Nella discesa sul quel corpo perfetto, aveva notato anche il fondoschiena: due sfere alte e sode, due metà della Luna, ma questo non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.*

''Chi sei?'', la voce tremula, il martello stretto nella mano destra.
''Cosa ci fai qui? Cosa vuoi? Sei un malintenzionato? Un ladro? Uno stupratore?''
''Che cosa?'' si voltò sconvolto, senza considerare un piccolo dettaglio. Era ancora nudo.
''Copriti, maniaco!'' gli lanciò dietro il martello.
''Stai calma'' il tono della voce placido e rilassato.
''Dimmi chi sei!'' strillò isterica, con gli occhi fissati sulla libreria di fronte a sè.
''Sono Ranma Saotome. Mi dispiace tanto''
"E cosa diavolo ci faresti qui, Ranma Saotome mi dispiace tanto?" urlava ancora, forse anche più di prima.
''Ti calmi?''
''No che non mi calmo!" si voltò ancora, furiosa, credendo che avesse avuto almeno la buona decenza di coprirsi.
Credeva male. Gli diede la schiena alla velocità della luce.
"Rozzo, maniaco, esibizionista, porco, vizioso, maiale!''
''Che c'è, non hai mai visto un uomo?"

Akane aveva provato i kata descritti sui suoi libri mille volte ed ancora mille ed una, ma mai avrebbe pensato che potessero essere così efficaci già dal primo tentativo.
Ranma Saotome Mi Dispiace Tanto giaceva a terra, incosciente, sottomesso all'unico calcio che la paura, la fretta e gli occhi serrati le avessero concesso di tirargli. Forse aveva anche sbattuto la testa.






*








Lo osservava con lo stesso ribrezzo con cui si guarda l'insetto prelevato con un fazzoletto e gettato nel water scendere nelle fogne in un tornado di acqua. Ci era voluta tutta la sua forza fisica e morale per costringerla ad avvicinare le mani al corpo nudo del giovane abbastanza da coprirlo con un asciugamano, alzarlo dal pavimento e legarlo ad una sedia, nel centro della stanza.
Lo vide aprire prima un occhio poi l'altro. Sia lei, che Tofu che Kasumi li avevano castani, non aveva idea che potessero esistere anche dello stesso colore del cielo.
''Cosa-diavolo-vuoi''
''Buongiorno a te!"
Non aveva neanche idea che esistessero sorrisi tanto aperti e sereni, ma quella era un'altra storia.
''Non hai neanche un briciolo di paura?'' lo guardò con un'espressione che sperò essere sufficientemente truce.
''Di te? Ti piacerebbe!'' allungò le gambe e si mise comodo, ostentando indifferenza.
''Sei stata in marina? Questi nodi sono belli stretti!"
''Voglio sapere che vuoi farmi e cosa ti porta qui'' gli occhi erano due fessure.
''Io non so chi tu sia, nè cosa mi porti qui"
''Vuoi dirmi che sei capitato qui per caso?'' era sarcastica.
''Non proprio. Stavo scappando da Kuno, Ryoga e Mousse. Sai, le guardie del re''.
''Sei stato nel Regno oltre la collina?'' il viso le si illuminò per poi rabbuiarsi: ''Perchè ti inseguivano? Sei un ladro? Un malintenzionato? Uno stupratore?''
''Chi te le scrive le battute? Comunque sì, ni, no ed assolutamente no. Dimmi, hai per caso trovato una borsa insieme ad i vestiti che immagino tu abbia distrutto per poter osservare meglio il mio fisico scultoreo e virile?''
''Ho trovato la borsa e la cintura che c'era dentro. Oh-oh, è forse per quella che ti inseguivano?'' il primo sorriso della giornata, ''E per la cronaca i tuoi vestiti sono stesi ad asciugare, erano bagnati e non volevo ti ammalassi indossandoli. E fingerò di non aver sentito quello che hai detto alla fine. Prego''
''Ok, forse, e dico forse, potrei o non potrei aver rubato la cintura nera del re. Forse. E grazie per i vestiti''
''E che te ne faresti di una cintura? Sui miei libri c'è scritto che i re possiedono molte ricchezze!"
''Non potresti slegarmi così ne par... Ma... Aspetta. Che vuol dire sui miei libri? Non sei mai uscita da questa torre?'' Era sbigiottito.
''Forse non te ne sei accorto, ma ho dei capelli magici lunghi più di tre metri che si illuminano quando canto. E suppongo non sia necessario dirti che finchè non avrò la certezza che non vuoi rubare la mia chioma come hai rubato quella cintura non ti muoverai di un millimetro da lì. Sul mio libro c'è scritto che si chiama discorso ridondante''
''Io qui di ridondante vedo solo i tuoi fianchi!" ghignava.
''Domando perdono?''
''Ma ti senti come parli? Domando perdono messere!'' La stava schernendo. ''Dai, slegami che me ne vado prima che tu... Prima che vo' possiate favellare oltre, madonna. Voglio solo i miei vestiti e la mia cintura''
''La cintura che hai rubato...''
''Non è del tutto esatto, ma non è questo l'importante. Slegami, ragazzina violenta senza nome ma con tanti fianchi, e prometto che non ti torcerò neanche uno di quegli orribilmente lunghi e per nulla inquietanti capelli''

Soppesò bene le parole. Quello che stava per domandargli era sbagliato, pericoloso ed azzardato. Kasumi non sarebbe stata per nulla contenta e forse non avrebbe fatto in tempo a vedere il dottore, ma era da quando quel villano era apparso alla sua finestra che l'idea la stuzzicava e tormentava allo stesso tempo. Valeva la pena tentare.

''Io do una cosa a te e tu dai una cosa a me'' gli si avvicinò con cautela, un passo alla volta.
''Tentiamo'', sbuffò il ragazzo.
''Mi sembri massiccio e muscoloso...''
''Scordatelo, non sarò io a cogliere la tua virtù''
''Deficiente!''




*







''Spiegami ancora perchè lo sto facendo''
''Dopo sette ore di cammino ancora non ti è entrato in testa? Tu mi accompagni al Regno a vedere la competizione di arti marziali e mi proteggi nel caso in cui ladri, malinten...''
''...Zionati o stupratori...'' Sbuffò il giovane col codino.
''Ecco, nel caso in cui vogliano aggredirmi o ta...''
''...Tagliare i miei capelli magici''
''Ed alla fine, quando mi avrai riaccompagnata alla torre, riavrai la cintura che io ho nascosto in un posto segretissimo ed inaccessibile anche rivoltando tutto il castello come un calzino. In caso stessi pensando di uccidermi e tornare indietro a prenderla''
''Ok, allora la cintura mi aspetta al caldo dentro al baule marrone sotto la scala'' le fece un occhiolino.
''Hey!''
''Con chi credi di parlare? Con un bambino di sette anni?''

Si agitò immediatamente.
''Perchè se lo sai non l'hai presa?'' Muoveva febbrilmente le mani, si guardava intorno, tremava. ''Dove sono i tuoi uomini? Stanno arrivando, vero? Mi ucciderete, lo sento! Mi ucciderete e taglierete i miei capelli e...''
''Ok, ora basta''
Era la prima volta che alzava la voce. Almeno con lei.
''Non-me-ne-faccio-niente-dei-tuoi-dannati-capelli'' Era ad un palmo dal suo viso. Troppo vicino.
''Ma la cintura l'hai rubata!'' gli puntò un dito contro, accusatrice.
''Ok, sediamoci''.


Appena dal cielo erano iniziate a cadere le prime gocce di pioggia Ranma l'aveva presa per mano e scortata in una insenatura riparata del bosco da cui, non accettava proprio obiezioni, non sarebbero usciti finchè non avesse smesso di diluviare.
Avrebbe di gran lunga preferito continuare a marciare nonostante le intemperie ed il buio, ma lui era stato per la prima volta in tutta la giornata intransigente. Non si sarebbero bagnati.
Sebbene le provocasse un certo timore l'idea di passare tutta la notte coricata sotto lo stesso tetto, benchè improvvisato, di uno sconosciuto, il cammino l'aveva stremata.

Il perimetro della torre, percorso circolarmente in tutta la sua interezza, era lungo sesantatrè passi. Non uno in più, non uno in meno. Quanti ne aveva compiuti quel giorno? All'inizio li aveva contati: settanta, novanta, centotrentasei. Ma la sua concentrazione era durata lo spazio di uno sguardo attorno a sè. Quanto vasto era il mondo al di fuori della torre che la imprigionava e proteggeva allo stesso tempo? Cosa c'era al di là dell'esercizio cui si dedicava giornalmente con costanza ed abnegazione, ai rimproveri bonari di Kasumi che le chiedeva un atteggiamento più aggraziato, femminile e dimesso; cosa c'era al di là delle torte di nocciole e del disperato tentativo di piacere al dottor Tofu? Tentativo che, lo sapeva bene, includeva anche il far crescere i suoi già lunghi capelli sino all'infinito.
Non gliene fregava niente dei loro poteri, ma a Tofu piacevano le donne coi capelli lunghi, Kasumi glielo ripeteva sempre.

Persa nella sua lotta interiore non si era accorta di Ranma che, alle sue spalle, aveva teso una mano per invitarla a sedere accanto a lui. Lo raggiunse, per la prima volta con le difese abbassate, incurante della vicinanza tra loro che qualunque maestro di buone maniere avrebbe giudicato inopportuna, per una giovane nubile.
''Non mi hai ancora detto come ti chiami'' sospirò il ragazzo.
''Una misura di sicurezza''
''So dove abiti e qual è il tuo punto debole, però'' Sembrava serio.
''Tu di me non sai niente''
''Raccontamelo''
''Perchè invece non mi dici tu qualcosa di te?'' lo ammonì, ''Perchè una semplice cintura sì ed i miei capelli no? Anche un cieco capirebbe che valgono molto di più''
''Non è per i soldi, è per il principio. Quella cintura mi appartiene. Ma è una lunga storia''
''Sono abituata alle cose lunghe'', rise accarezzandosi i capelli.
''Ok, vuoi una storia bambina senza nome? Eccotela. Io sono Ranma Saotome, figlio di Genma ed erede della Scuola di lotta indiscriminata Saotome. Il re e mio padre sono amici d'infanzia. Più che amici, in realtà, sono come fratelli. Hanno studiato arti marziali presso la Scuola di Happosai, uno di quelli da cui dovresti realmente diffidare''
A giudicare dalla sua espressione, pensò Akane, sembrava volesse farle intuire che non c'era nulla da temere
''Papà ed il re si erano fatti una promessa: se avessero avuto rispettivamente un figlio maschio ed una figlia femmina li avrebbero fatti sposare, unendo le loro scuole di lotta indiscriminata, le uniche in tutto il mondo...''
''No, aspetta'' lo bloccò. ''I libri su sui ho studiato sono di lotta indiscriminata''
''Non è possibile'' protestò lui, ''Solo la Famiglia Reale e la mia possiedono quei libri. Ti sarai sbagliata''
''Non credo''
''Ti dico di sì! Mi fai finire? La Principessa Perduta è nata una settimana prima di me. Tu sai tutto sulla principessa perduta, vero?''
''Non so nulla, scusami''
''Ma si può sapere dove vivi? Lo sanno anche i muri! La principessa perduta è la figlia del re ed è stata rapita assieme alla sua anziana balia quattordici anni fa. Nessuno sa perchè nè che fine abbiano fatto, non è mai stato chiesto un riscatto.
Quando sono nato, beh, c'erano grandi aspettative dato che come puoi ben vedere sono un maschietto. Avevo due anni quando è sparita e mio padre mi ha portato a cercarla in lungo ed in largo per il Continente. Sua Maestà ha confiscato la cintura di papà, in realtà sua e di papà, il Maestro Happosai non aveva abbastanza soldi per comprarne due quando hanno terminato l'addestramento. Mi sono solo ripreso ciò che era mio''
''Ci sono cose che non mi sono chiare'' lo interruppe la Tendo. ''Perchè rapire la principessa senza chiedere un riscatto? Il re aveva dei nemici? Cos'aveva di speciale questa principessa? Inoltre perchè rubare la cintura e non chiederla? Se il re non ha più eredi è giusto e sacrosanto che passi a te''
''Il re, quel gran bastardo, non ha perdonato a me e papà il nostro fallimento. Non l'abbiamo trovata. Inoltre durante uno dei nostri viaggi ho avuto hem... Un problema... Ed ora nemmeno mio padre mi considera più degno di portare il suo nome''
''Che problema?'' era terribilmente curiosa.
''Un problema, hem... Un incidente. Ma non posso parlartene, è troppo imbarazzante''
''Io ho dei capelli magici che si illuminano quando canto'' Disse semplicemente lei, e lui, rassicurato, cominciò a raccontare.






*







''Sei sicura di voler tornare lassù?''

Gliel'aveva chiesto con dolcezza e forse, Akane non voleva illudersi, speranza.
I due giorni insieme erano volati, Ranma si era comportato da vero gentiluomo durante le due notti trascorse insieme e da vero cavaliere tutto il resto del tempo. Aveva mantenuto la promessa di accompagnarla a vedere la competizione di arti marziali organizzata in onore del compleanno della principessa, ed era stato generoso coi dettagli quando lei gli chiedeva di narrarle la storia della giovane scomparsa ancora, ancora ed ancora.
Ai piedi della torre, accanto alla teiera che il ragazzo dagli occhi blu aveva lasciato al suo arrivo, finalmente consapevole del motivo per cui i suoi vestiti fossero bagnati durante il loro primo incontro, gettò uno sguardo alla finestra dalla quale si era illusa di vedere il mondo per tutta la vita ed uno agli occhi che gliene avevano mostrata una porzione ben più abbondante in soli due giorni.
Due giorni di ranci nelle peggiori locande, di fughe da quel pazzo, quel generale Kuno che sembrava fiutarlo ovunque andasse, e da quella vipera irrazionale di sua sorella, la cortegiana Kodachi. Due giorni di scoperte ed avventure bizzarre, indimenticabili.

''Sono sicura. E' quello il mio posto. Non ti dimenticherò mai, Ranma. Grazie di tutto".

Annuì e la prese in braccio, e con un solo agile balzo la sollevò e la posò, in una frazione di secondo, sul cornicione della finestra, sedendosi accando a lei ancora per un istante. Prima di entrare e consegnargli quanto pattuito sentiva di dover compiere un atto di fiducia. In se stessa, nel mondo ed in lui.

''Il mio nome è...''



''AKANE TENDO!"
Una voce alle sue spalle.

''Akane Tendo?''
Dalla sua espressione, sembrava che Ranma avesse visto un fantasma.

''Kasumi?''


Quello che successe fu talmente rapido da stordirla: il volto di Kasumi più rugoso del solito, la reazione di Ranma, i libri, le cifre incise sulla cintura che aveva nascosto, T.S. S.G., le date che coincidevano, i dettagli che collimavano e confluivano insieme in un'unica, enorme ondata di verità. Il dolore, la consapevolezza, l'umiliazione per l'inganno subito. Ed una sensazione di freddo all'altezza del collo.
Ranma aveva brandito un coltello ed in un solo, letale colpo le aveva tranciato la chioma, che ora era ridotta ad un caschetto d'ebano.
Non riusciva a concentrarsi, Kasumi alle sue spalle urlava e piangeva troppo forte. Riuscì solo a chiederglielo, in un soffio.
''Che hai fatto?''
''Siete libera, vostra altezza''
S'inchinò. E le sorrise come la prima volta.
''Come stavo per dirti, sono Akane''







*


''E chi dovresti essere?''

Aprì gli occhi. Era a casa.


''Che succede?''
''Non lo so, è mezz'ora che ripeti Sono Akane, sono Akane. Lo so che sei Akane!" ridacchiava con la bocca piena di pop corn, buttando di tanto in tanto un'occhiata allo schermo.
''E' molto più carina Rapunzel con i capelli corti, eh?''
Sorrise.
''Decisamente''




*La descrizione da cardiopalma di Ranma riportata in corsivo ed assolutamente perfetta ovviamente non poteva essere mia. Infatti è tutta farina del sacco della splendida Aron_oele, grazie ancora <3
Chiedo scusa a chiunque segua questa storia per il ritardo vergognoso nell'aggiornamento. A prescindere dalla mancanza di tempo, i 3/4 del capitolo erano pronti da mesi, ma non sapevo come terminarli. Alla fine ho deciso di non impergolarmi in descrizioni di lotte (soprattutto non con Kasumi!) o di dilungarmi troppo, e mi sono concentrata sugli aspetti funzionali alla storia di fondo, che ovviamente è quella di Akane e Ranma che guardano e riflettono. Spero sia chiaro quali fossero i punti su cui volevo focalizzarmi e cosa Akane abbia appreso da questo Manju-sogno.
So che la trama è sviluppata in maniera molto superficiale, ma mi andava di farlo così. Al massimo guardate Rapunzel e mettete insieme i pezzi ;)
Mille scuse anche per la Kasumi più OOC della storia, ma dal momento che qui è tutto allegorico, va vista come una metafora della vita passata di Akane, nulla di più.
Grazie di cuore a chi leggerà ed alla prossima!















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