Ho spento le stelle con un dito, 
dal pavimento coperto d'erba e rugiada, 
schiacciandole tra il pollice e l'indice, per non vederle più. 
Una forse ha il mio nome, 
una quello che ho scelto per te.
E mi guardano, e mi scavano dentro. 
Sono l'unica cosa che si riflette nei tuoi occhi mentre guardi il cielo, mentre respiri al ritmo lento dell'universo.
Comprendi che l'amore è entrato dentro di te, dalla coda di una cometa fino al centro dell'anima. 
Ti trovi improvvisamente nella pienezza del firmamento ed è così veloce, così intenso, così vero e aleatorio.
Come un desiderio espresso guardando il cielo.

Ho spinto via tutto quello che ero
mi logoro dentro e ne esco bruciata,
così sconfitta.
È una lotta che non posso vincere, questo mostro mi stringe la vita e non mi lascia respirare.
Deve essere questo quello che chiamano amore.
Deve essere questo il dolore che tutti vogliono provare.
deve essere questa gelosia che mi rende viva, senza di essa cosa sarei?
Conto fino a tre e ti spingo via per attrarti a me.
È forse così difficile amare una donna gelosa?
Mi guardi come se fossi un altro dei tuoi sfizi e ti immagino mentre ne godi i frutti.
E ti odio, e ti amo.

Piove nel mio cielo da quando te ne sei andato;
le gocce si infrangono su di me come massi acuminati
e scalfiscono il mio spirito.
Mi vedo a guardarmi dal lato sbagliato di questa finestra;
gli occhi piangono lacrime che potrebbero venire dal cielo, 
entrano nella bottiglia che sto bevendo e le confondo con l'alcool.
Ed è come tenere un pezzo di me che non voglio lasciare andare.
 Lo lascio scendere in gola e lo sento bruciare.
Apro gli occhi ed è già mattina, 
nel mio cielo le nubi hanno lasciato il posto alla nebbia. 
Chiudo di nuovo gli occhi, e mi lascio andare alla mia malinconia.

 

Avrei preferito lasciarti in inverno,
quando le foglie non sono sugli alberi e il cielo si colora di nuvole.
Avrei preferito assaggiare il tuo frutto d'estate 
e spegnere i desideri sotto un cielo stellato in primavera.
In autunno avrei raccolto castagne sopra un prato di foglie e le avremo cucinate davanti ad un fuoco scoppiettante. 
Perché mi sento come se fossi l'unica a cantare una canzone fuori tempo? 
Così esposta, così minacciata.
Non ho mai voluto starti lontano, 
non l'avrei deciso se avessi potuto.
Ma l'amore forse è questo, un andirivieni di stagioni; 
dopotutto le foglie cadute non tornano certo sul ramo che le ha fatte cadere.

Tutto si rovina, si crina, si spezza e si lacera nei giorni dell'addio.
Le stanze stesse sembrano soffocarti, trascinandoti in un limbo tormentato dalle anime dannate per amore.
Dove sono le stelle, dove sono i fiori, dove sono le mie stagioni dimenticate e così poco vissute?
Dov'è l'amore che avrebbe dovuto salvarmi e le certezze che mi sostenevano? 
Sono forse crollate come queste pareti di sogni, infrante in un attimo
senza regole certe, senza un'allerta plausibile.
I passi dell'addio son fatti di ricordi, di parole a metà, di lacrime trattenute e di infiniti silenzi.
E io sono parte di questi giorni.

Dolce è il gusto delle emozioni perse, quando queste tornano così freddamente a chiedere il pizzo. 
Ed è buffo pensare a quanto possa essere caro il prezzo delle proprie azioni, 
quanto possa far male una rivalsa in nome di una causa che ormai s'è persa.
Inutile è riparare i giorni violati, riabilitarli in memoria di qualcosa che manca e che si rivuole;
essi non saranno mai così vivi come nei ricordi in bianco e nero.
Eppure è dolce, così succulenta, questa vendetta che mi scivola tra le dita.
Fosse solo per un istante… 
Fosse solo per un battito di ciglia…