Un dolce arrivo

di Adelhait
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Primo ***


Un dolce arrivo

La notte si sa è fatta per dormire, ma anche per amare…ma non per una persona che era dolcemente tra le braccia di Morfeo.

Dormiva e beatamente sognava, ma cosa sognava?

Qualcosa di meraviglioso direi, lo potevi intuire dal leggero strato di bava che inumidiva il suo guanciale, ma un tratto avvenne qualcosa che turbò il suo sonno.

Infatti, un poderoso calcio sferrato da un piede, leggermente freddo, lo scaraventò a terra finendo con il viso sul pavimento di ceramica gelido.

"Ahi!".

Bofonchiò, mentre s’issava e massaggiava la fronte dolorante.

"Ma si può sapere cosa ti prende? Ti sembra il metodo giusto per svegliare la gente?".

Continuò mentre si sedeva sul letto, accese la lucetta sul comodino e osservò il suo orologio che segnavano.

"Ma sono le due di notte! Si può sapere perché mi hai svegliato?!".

Disse leggermente alterato, si girò verso la persona che l’aveva dolcemente destato, ma si trovò di fronte una donna con i capelli leggermente arruffati e due occhi color nocciola che mandavano lampi furenti.

"Perché? E mi chiedi anche il motivo?".

Disse la donna con un tono leggermente, e sottolineo leggermente alterato.

"Certo, mi sembra ovvio! Ancora non ho il dono di leggere nella mente altrui…quindi Signora Kagome vuoi spiegarmi il motivo di questo gesto? Più che gesto definirei pazzia".

Finì la frase accomodandosi ben bene nel letto, ma non aveva fatto i conti con la donna che aveva affianco, infatti, lei disse, quasi ringhiando.

"Vedi Caro InuYasha, i tuoi adorati gemelli hanno deciso di vederti in faccia".

Prese un profondo respiro, forse dovuto a una doglia, e continuò.

"E vedere che razza di deficiente hanno per padre, giacché non si preoccupa di me…ti odio lurido incosciente che non sei altro".

E cominciò a piangere disperata, ma non aveva notato che il suo adorato consorte era divenuto bianco come un cencio, cominciò perfino a balbettare.

"I…i…ge…ge…me…me…lli".

Kagome lo guardò stranita e poi con un tono di voce melodrammatico disse.

"Andiamo bene mi è diventato balbuziente".

Ma poi con uno sforzo sovrumano, dovuto al pancione, ma anche al dolore, s’issò e disse.

"Ehi! Baccalà ti vuoi muovere? Dobbiamo andare in ospedale".

A un tratto, come folgorato, InuYasha si destò da quello stato di trance in cui era piombato, ma purtroppo i suoi neuroni erano partiti per le Maldive e avevano lasciato un essere senziente senza cervello.

"Ospedale. Sì, andare in ospedale…lì i bambini nascono".

Scese dal letto e cominciò a camminare avanti indietro, mentre Kagome con una mano sui reni lo guardava con un sopracciglio alzato.

"InuYasha che diavolo stai facendo?".

Lui si voltò e con un enorme sorriso da ebete.

"Vado in ospedale".

"Ah, vai in ospedale?".

Lui annuì continuando a sorridere, invece Kagome alzando gli occhi al cielo esclamò.

"Oh kami-sama, anche tu sei uno di quei padri che diventano scemi, quando la loro moglie deve partorire".

Lui la guardò leggermente stranito e disse.

"Io no scemo".

"Ah no?!".

"Sì".

"Allora giacché non sei scemo, anche se ho dei dubbi al riguardo, ma non ho tempo e ne voglia di indagare su questa cosa…ti ordino di vestirti, di prendere la valigia, le chiavi della macchina per andare in ospedale".

InuYasha la guardò e le disse.

"Giusto, devo vestirmi, devo prendere le valigie e le chiavi…grazie amore hai avuto delle splendide idee".

Kagome accennò un sorriso, mentre una nuova doglia la costrinse a sedersi sul letto, invece InuYasha cercava il modo di togliersi il pigiama.

Non si levava, perciò pensò di farlo a brandelli con gli artigli, quando Kagome domandò.

"Ma che diavolo stai combinando?".

"Devo…togliere…il pigiama…ma non vuole levarsi…quindi lo faccio a pezzi…".

"Deficiente! Ci sono i bottoni! È tanto semplice".

Urlò Kagome, mentre InuYasha la ringraziava, doveva ammetterlo sua moglie quella notte era piena d’idee meravigliose.

Cominciò a togliersi la camicia per poi passare al pantalone, saltellava mentre se lo levava, ma inavvertitamente urtò con il piede lo spigolo del letto…un urlo disumano squarciò quella tranquilla notte.

"Andiamo bene…mamma aveva ragione, quando mi diceva: Cara sappi che l’uomo, quando diventa padre diventa deficiente…io scema ho riso…Ah!!!".

Finì la frase con un grido di dolore, InuYasha vedendo sua moglie sofferente si fermò e disse.

"I bambini stanno per nascere".

Veloce si avvicinò a sua moglie che in quel momento aveva socchiuso gli occhi, perché il dolore era forte.

"Tesoro ti senti bene?".

Lei spalancò gli occhi e disse, con una punta di ira, cosa alquanto normale poiché il dolore era davvero tanto.

"Certo! Sto una favola! Ma sei scemo! Certo che sto male…sbrigati a vestirti!".

"Ah già, devo vestirmi".

Si allontanò da lei per vestirti, mentre Kagome si poneva una mano sul viso chiedendosi il perché suo marito fosse così stupido.

Finalmente finì di vestirsi, prese la valigia e cominciò a scendere le scale seguito a ruota dalla moglie che si poggiava con la mano destra alla parete, quando una nuova doglia la fermò.

Il povero Hanyou scaraventò dalle scale la valigia e corse dalla moglie.

"Kagome! Tutto bene?!".

Lei lo guardò storto e disse.

"No, razza di deficiente…e la colpa è tua".

"Mia?".

"Sì…ora aiutami a scendere razza di decerebrato".

Lui senza replicare la prese in braccio, ma non aveva fatto i conti con il peso di sua moglie, infatti, era aumentata di peso.

Il povero barcollava mentre si apprestava a scendere le scale.

"Fammi scendere razza d’incosciente vuoi per caso ammazzarci?".

InuYasha la guardò stupito e con assoluta innocenza disse.

"No cara".

"Allora fammi scendere… piuttosto va a recuperare la valigia e accendi il motore, mentre io scendo piano, piano".

"Sì, corro".

Posò la moglie e si precipitò a raccogliere la valigia, mentre Kagome lo guardava con una punta di disperazione, infatti, si domandava se il suo adorato Hanyou fosse posseduto da qualche entità malefica che l’aveva reso stupido.

No, ahimè, non era così…scosse il capo e scese le scale lentamente, mentre InuYasha era uscito fuori ad accendere la macchina.

Finalmente tutto era pronto, s’infilò in macchina e partì…ma si era dimenticato di una cosa…che cosa?

Un atroce dilemma ora volteggiava nella mente dell’Hanyou mentre si dirigeva in ospedale.

 

Continua…

_________________________

Eccomi con una breve storia, in realtà doveva essere una shot, ma poi la mia mente malata ha deciso di allungarla XD.

Cosa vi sembra?

Beh, io mi eclisso…un bacio e a presto con il prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***









Percorreva velocemente le strade deserte della città continuando a dirsi.
“Stanno per nascere…stanno per nascere”.
Ma il poverino, ahimè, non si era reso conto che accanto a sé non vi era nessuno ad ascoltarlo e a sgridarlo. Infatti, aveva dimenticato a casa  la sua adorata mogliettina.
Già, lei era sulla soglia della porta che si guardava intorno in cerca di suo marito.
“Ma dove diavolo si è cacciato?”.
Si domandò, mentre girava la testa a destra e a sinistra cercando di vederlo, ma poi capì che.
“Stai a vedere che il demente mi ha lasciato qui! Giuro che quando lo vedo lo strozzo…ahi…InuYasha…ahi…questa me la paghi!”.
Le doglie erano aumentate, mancava poco al lieto evento e la povera Kagome, ormai in preda alla rabbia e allo sconforto, ritornò dentro e si sedette sul divano.
Si accomodò ben, bene cercando un po’ di sollievo, intanto escogitava quali indicibili torture da fare al suo adorato maritino.
I minuti passavano, quando si decise di fare la cosa più logica e sensata.
“Chiamo lui…è…è l’unico sano…di mente…in famiglia”.
Con uno sforzo immane si alzò e si diresse al tavolino dove vi era il telefono, alzò il ricevitore e compose il numero.
Dopo un paio di squilli una voce calma  le rispose.
[Pronto?].
“Oh, Onii-san vieni subito qui! Quel cretino di …tuo fratello…mi ha lasciata qua, e sto per partorire…voglio andare in ospedale”.
Finì la frase con un singhiozzo, ormai era davvero disperata.
[Così ti ha lasciata a casa?].
“Sì, ti prego aiutami…ahi”.
Singhiozzò ancora di più, mentre malediva, mentalmente, quell’essere umanoide senza un briciolo d’intelletto.
Lo Youkai sospirò e accettò, anche se la cosa lo infastidiva molto. Dopotutto essere svegliati alle due di notte non era certo idilliaco, e infine quella chiamata aveva destato la piccola Rin che ora era vigile accanto a lui con un grosso sorriso.
“Sesshoumaru-sama era Kagome-san?”.
Lui annuì, leggermente scocciato da quella situazione. Detestava queste cose. Si alzò dal letto e si diresse in bagno, mentre la piccola ningen saltellava per la stanza felice.
Canticchiava sul felice evento, mentre lo Youkai la richiamava.
“Rin, non è il momento di cantare. Corri a cambiarti”.
La piccola annuì. No, non poteva lasciarla a casa da sola…chissà quanti danni avrebbe causato.
Finì di cambiarsi, mentre anche lui malediva quell’essere senziente che sarebbe diventato padre. Prese le chiavi della macchina e scese di sotto, sempre seguito a ruota dalla piccola e canterina, ningen.
Intanto a casa la povera Kagome cercava di sedare la sua sete omicida. Cosa davvero ardua.
“Io lo ammazzo!”
Sibilava, mentre le doglie aumentavano…presto avrebbe partorito.
“Oh, Onii-san quanto diavolo arrivi!”.
Piagnucolava, mentre si rialzava dal divano e cercava di camminare. I minuti passavano, quando in preda allo sconforto, misto al dolore, disse.
“Lo sapevo! Anche lui è come quel demente di Inu Yasha!”.
“Non osare paragonarmi a quell’orrenda bestia!”.
Kagome si voltò e si trovò di fronte suo cognato che la guardava gelida. La povera puerpera sorrise, finalmente qualcuno si era degnato di andarla a prendere, ma poi comprese la fine della frase.
“Ehi! Non è un’orrenda bestia! È mio marito…ahi!”.
Lo fulminò con lo sguardo.
“Come dici tu, però mi risulta che ti abbia lasciata a casa”.
Ghignò Sesshoumaru, mentre Kagome continuava fulminarlo.
“Questo è vero, ma in questo istante lui…soffre della classica…ahi…sindrome dei futuri papà…ahi…dove il cervello…ahi…parte…per le Maldive…”.
“Tsk! Che sciocchezze!”.
Kagome si poggiò alla spalliera del divano, e con un sorriso beffardo…che di beffardo c’era poco, poiché il dolore era tanto, disse.
“Sciocchezze?! Anche tu farai la sua stessa fine un giorno…che male, ahi!”.
Sesshoumaru non si scompose più di tanto, di fronte a quella che doveva essere una minaccia.
“No, non avverrà mai”.
Rispose, mentre osservava quella ningen-cognata, grondante di sudore.
“Già, non avverrà mai…non sai…quante volte l’ho sentito…si vede che siete fratelli…”.
“Fratellastri”.
Puntualizzò lo Youkai inarcando un sopracciglio.
“Ok, ma ora…portami in quel dannato…ospedale…ahi…salvo che tu…non abbia fatto un corso…accelerato di ostetricia…ahi!”.
Kagome finì la frase ringhiando, ormai era al limite e avrebbe anche ucciso suo cognato. (Mai far infuriare una donna, quando ha le doglie).
L’aiutò a entrare in macchina e partirono per l’ospedale, dove li attendeva un Hanyou. Un povero mezzo spettro caduto ormai baratro della disperazione. Ma non sapeva che presto l’avrebbe raggiunto una donna furente.
Inu Yasha arrivò nel parcheggio del pronto soccorso.
“Kagome siamo arrivati!”.
Disse, mentre si lanciava fuori dalla macchina e correva verso un infermiere, che era fermo sull’uscio dell’ospedale… a fumare.
“Corra…corra…lì, nella macchina c’è mia moglie”.
Farfugliò, il povero Hanyou, mentre prendeva dolcemente per un braccio l’infermiere. Beh, è errato dire che l’aveva afferrato dolcemente per un braccio, perché di dolce vi era ben poco. Infatti, il povero malcapitato non aveva capito nulla. Aveva visto solo un lampo argenteo che farfugliava e che lo scaraventava, verso una ventura parcheggiata pochi metri dall’uscio.
“Kagome amore, ti ho portato un medico”.
Esordì, Inu Yasha, mentre spalancava la portiera della macchina.
“Ehm…sarei un infermiere”.
Puntualizzò, il povero sanitario, mentre si aggiustava la manica della sua blusa bianca.
“Ah, è lo stesso! Sempre in ospedale lavorate!”.
“Già”.
Sospirò, mentre lo guardava sospettoso.
“Comunque, dov’è l’ammalata?”.
Domandò l’infermiere, guardando l’interno della macchina. Inu Yasha lo guardò stranito, e poi un po’ alterato rispose.
“E’ dentro la macchina!”.
“E’ dentro la macchina, dice?! Quindi l’ammalata è il sedile?”.
Il povero Hanyou si voltò di colpo. Sgranò gli occhi. Veloce cominciò a cercare la sua adorata mogliettina, all’interno della vettura. Scardinò perfino il sedile, credendo che fosse finita sotto di esso. Intanto il sanitario lo guardava scuotendo il capo.
“Povero ragazzo”.
Si voltò e con la mano chiamò alcuni suoi colleghi accorsi fuori, attirati dal trambusto. Si avvicinarono al mezzo spettro, che ormai aveva tolto tutti sedili. Uno di loro poggiò la mano sulla sua spalla, e in modo paterno lo esortava a seguirlo. Lo credevano pazzo. D’un tratto si sentì una donna urlare.
“Lasciatelo stare!”.
Tutti si fermarono e si voltarono verso la fonte dell’urlo. Inu Yasha sorrise felice, sua moglie era lì di fronte a lui.
“Kagome, tesoro”.
Sorrise, mentre si dirigeva verso di lei, ma non sospettava che sua moglie era furiosa. Infatti, come l’Hanyou si avvicinò per abbracciarla lei gli diede un bel pugno in faccia.
“Stupido! Essere senza cervello! Come hai osato lasciarmi a casa!”.
Sibilò, mentre lo fulminava con lo sguardo.
“Per…perd…onami…”.
Singhiozzò, cercando di intenerire la sua donna, ormai preda dell’istinto omicida. Impresa ardua, ma ci riuscì…dopotutto soffriva di quella sindrome dei neo papà.
“Va bene, idiota, ti perdon…ahi!”.
Disse Kagome, ma una fitta non le fece terminare la frase. Inu Yasha veloce si buttò fra le gambe di sua moglie, che lo guardò allibita.
“Che cavolo stai facendo?”.
Lui candidamente rispose.
“Beh, afferravo i piccoli non voglio che cadano a terra e si facciano male”.
D’un tratto tutti si gelarono di fronte a quella risposta, che non aveva né capo né coda.
“Eh?! Ma ti sei forse ammattito? Esci da lì sotto, stupido idiota”.
E lo pestò violentemente, poi si voltò verso suo cognato, che in quel momento provava un senso di disgusto nel vedere un suo consanguineo ridotto a una ameba, e gli chiese.
“Portalo via o lo ammazzo!”.
Kagome era davvero fuori di sé. Il dolore, la pazzia di suo marito l’avevano davvero esasperata. Poggiò le mani sui reni e ordinò, ai poveri sanitari spauriti, di essere condotta dentro…ormai le acque si erano rotte e mancava poco al lieto evento.
Entrò, seguita a ruota da suo cognato che trascinava per il colletto, un fratello ormai nel mondo dei sogni. Il povero perse il lieto evento. Infatti, si destò su di una brandina nel pronto soccorso, due ore dopo il parto. Sgranò gli occhi.
“Kagome! I gemelli!”.
Si alzò di scatto e uscì dalla stanza. Era spaventato, ma qualcuno lo fermò.
“Scusi lei è il signor Inu Yasha?”.
Lui si voltò e si trovò di fronte un’infermiera bassa e cicciottella, che gli sorrideva. Lui annuì.
“Venga con me. Sua moglie e i suoi figli la vogliono vedere”.
Sgranò di più gli occhi.
“Sono diventato papà”.
Disse in preda all’euforia. Prese per il braccio la povera donna e le chiese di portarlo da loro…dalla sua famiglia.
Lo accompagnò nella camera, dove lo attendeva una Kagome diversa. Più dolce, più gentile…rispetto a una Kagome collerica di qualche ora fa.
Entrò nella stanza, felice come non mai. Contento che tutto si era risolto nel migliore dei modi.
Quella notte non l’avrebbe mai dimenticata. Quella era stata una notte magica.


Fine.




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Vi chiedo scusa, ma avevo dimenticato di aggiornarla. Come il povero Hanyou anch’io soffro di perdite di memoria XD.


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