Bestia per amore

di telesette
(/viewuser.php?uid=101298)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Quinta Parte ***
Capitolo 6: *** Sesta Parte ***
Capitolo 7: *** Settima Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.  
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...  
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.  
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.  
Ciao Gina!

***

Bestia per amore
immagini tratte da internet

 

Troppo bello per essere vero...

Da che l'incantesimo della fata era stato spezzato, Adam e Belle parevano essersi ormai dimenticati di tutti i momenti grigi e burrascosi della loro vicenda insieme, come se si fosse trattato nulla più che di un semplice sogno.
Adam aveva recuperato il suo aspetto e, oltre a questo, aveva trovato il più importante e prezioso di tutti i tesori del mondo.
Aveva trovato lei...
Con Belle accanto, gli pareva di aver raggiunto il cielo dei cherubini ( lo splendido affresco che pure decorava il soffitto dell'ampia sala da ballo ) ma con la felicità e la spensieratezza di una cosa vera e tangibile.
Come l'amore.
Il loro amore, sincero e autentico, l'amore che aveva potuto il miracolo di riportare le cose alla normalità.
Ora il principe e la sua principessa, entrambi nel loro sogno dorato, vivevano nella beata illusione che il futuro avrebbe portato loro solo cose belle: giorni sereni, gioie in famiglia, risate, amici e tante tante sorprese meravigliose...
O almeno così credevano.
Di tutte le lezioni che la fata aveva impartito all'allora arrogante e viziato principe, molte delle quali avevano lasciato effettivamente il segno, una in particolare era sfuggita alla comprensione di questi. Il povero Adam non aveva ancora imparato che, per quanto si desideri spesso e volentieri il contrario, non sempre la vita gira come la si vorrebbe.
Persino Belle, persa nel suo mondo di sogni e avventure, si illudeva che il "Lieto Fine" delle favole fosse applicabile anche nella vita reale.
Certo, erano felici, molto felici assieme.
Ma per quanto?
Quanto può durare la felicità, e quanto l'infelicità può estendersi tanto a lungo?
Gli anni dell'incantesimo avevano dimostrato quanto dura può essere l'attesa della fine di un periodo infausto, con i dubbi e le paure che attanagliano lo scorrere di ogni singolo giorno. Ma se la gioia e la felicità possono spazzare via quel grigiore, infiammando ogni cosa con la luce della speranza, molti sono propensi a credere che quel piccolo momento magico da solo possa durare per sempre.
Magari fosse così.
Il giorno che Adam ricevette una lettera scritta e firmata da una sua antica conoscenza, tal principessa Madeleine del casato dei Bleaux, mai si sarebbe aspettato che ciò avrebbe influito in modo così repentino e drastico sulla sua dolce storia d'amore con Belle.
Madeleine era stata promessa ad Adam, in virtù di accordi presi dai genitori di entrambi, e costei recava ancora l'atto di matrimonio siglato e firmato dal padre del principe con tanto di timbri e ceralacca. All'epoca, Adam e Madeleine erano troppo giovani per poter convolare a nozze. Dal momento però che gli anni erano passati, e la prospettiva di dividere il regno di Adam le suonava ora molto allettante, Madeleine era ricomparsa a reclamare ciò che riteneva suo come diritto regale.

- Confido che ricorderai la tua promessa - sentenziò Madeleine, presentandosi spavaldamente alla corte di Adam, con tutta l'arroganza di potersi atteggiare fin da subito a nuova padrona del castello. - Anche se è passato del tempo, i nostri sigilli reali parlano chiaro: dal nostro matrimonio, dall'unione del mio e del tuo casato, nascerà una delle famiglie più nobili e gloriose di tutta la Francia; saremo Re e Regina di una nazione fiorente e laboriosa, amati e rispettati da tutti, e divideremo tutti gli onori che ci spettano!

Adam lesse attentamente il documento, guardando Madeleine di traverso, per poi stringerlo ed accartocciarlo tra le dita con sprezzo.
Madeleine non prese affatto bene quel gesto, pretendendo di fatto da Adam delle spiegazioni più che esaurienti.

- Non sono tenuto a rispettare gli obblighi di mio padre - rispose fiero il principe, affrontando la superba principessa a muso duro. - Io non ho mai inteso sposarti, Madeleine, né intendo farlo adesso; ti suggerisco, anzi, di prendere le tue cose e di lasciare il mio castello immediatamente!

Sbalordita quanto offesa dalle parole dell'altro, Madeleine provò dunque a rammentare al principe la gravità di quanto egli andava dicendo. Con un simile rifiuto, Adam stava dando un calcio ad un'alleanza storica e preziosa. I rapporti commerciali tra i due paesi ne sarebbero usciti irrimediabilmente compromessi, rischiando persino una guerra, e il popolo ne avrebbe certamente sofferto.

- Non puoi comportarti come un bambino - osservò Madeleine. - Posso anche chiudere un occhio, e perdonare questa tua insolenza, ma ti consiglio di rivedere bene le tue opinioni e valutare saggiamente l'idea del nostro matrimonio!
- Ci ho già pensato - tagliò corto Adam serissimo. - Non ti sposerò, Madeleine, perché il mio cuore appartiene ad un'altra persona... Io sposerò una fanciulla che amo, e che mi ama per quello che sono, perché non potrei mai scegliere un matrimonio d'interesse!

Subito Madeleine cambiò espressione, sfoggiando un crudele sorriso cinico e sottile sulle labbra, guardando Adam con aria astuta e molto sicura di sé.

- "Una fanciulla che ti ama", dici - ripeté beffarda. - E sia, se è questo che pensi, non credo che ci sia altro da aggiungere... Me ne vado, Adam, spero solo che tu non abbia a pentirti della tua scelta!
- Che intendi dire?
- Oh, te ne accorgerai presto, non preoccuparti - rispose lei malignamente. - Le azioni portano conseguenze, dovresti averlo imparato ormai... caro il mio Principe-Bestia!

Sentendosi apostrofare in tal modo, Adam impallidì di colpo.
Come faceva Madeleine a saperlo?
Prima che costui potesse chiederglielo, tuttavia, la principessa lasciò la corte reale più velocemente di come era arrivata. Adam ordinò ai servi di trattenerla ma, come questi fecero per avvicinarsi a lei, la fanciulla rise sguaiatamente e scomparve dinanzi ai loro occhi in una nuvola di fumo nero.

- Stregoneria - pensarono le guardie, incapaci di credere a quanto avevano appena visto.

Sconvolto e terrorizzato, mentre un oscuro presentimento già andava insinuandoglisi lungo la spina dorsale, Adam prese a correre come un folle nei corridoi del palazzo. L'ala ovest era stata chiusa dietro suo ordine, giacché questi preferiva dimenticare ciò che era stato e ricominciare una nuova vita, tuttavia Adam si armò rabbiosamente da una delle corazze vuote lungo il corridoio e cominciò a menare violenti colpi di spada contro l'ingresso della stanza.
Le porte cedettero di schianto.
Adam vide per terra lo specchio magico, nello stesso punto dove Gaston lo aveva lasciato cadere subito dopo avergli scoccato contro una freccia, e subito si chinò a raccoglierlo.
Prima che le sue dita sfiorassero l'oggetto però, stringendo e digrignando i denti, Adam fu assalito da una sensazione a lui familiare.
Le braccia gli si allungarono a vista d'occhio, i muscoli si tesero in modo assurdo, gonfiando e lacerando il tessuto della camicia. Le ossa cominciarono a scricchiolare dolorosamente, le costole si allargarono spropositatamente, mentre la gabbia toracica era già così grande da fare invidia a quella di un bue. Non potendo più camminare in posizione eretta, tanto le gambe si erano arcuate fin sotto ai polpacci, il poverino cacciò urla selvagge e belluìne che riecheggiarono in tutto il castello.

- Non può essere - gemette. - Non di nuovo... NO !!!

La trasformazione era di nuovo in atto.
Adam stava riassumendo le sembianze orribili e disgustose di una grossa bestia.
Tale era l'angoscia dei suoi occhi attoniti nel vedere la folta peluria sulle sue mani, ora divenute veri e propri artigli acuminati, che il suo grido si rivelò presto un lamento colmo di disperazione.
Possibile che questa fosse opera di Madeleine?
Chi era realmente quella principessa malvagia?
Che cosa mirava ad ottenere con tutto ciò?
Forse che il suo orgoglio, come donna e come nobile, riteneva una vendetta sufficiente condannare Adam all'aspetto che più odiava in assoluto...
Ma da dove aveva ottenuto il potere necessario per fare questo?
Tuttavia, in quel momento, Adam era troppo sconvolto per chiederselo.
Accecato dalla rabbia, senza più i freni inibitori della sua parte umana, subito cominciò ad avventarsi su tutto quello che c'era nella stanza: sedie, mobili, quadri... tutto!
Ogni cosa andò in pezzi, sotto la sua furia demolitrice, gettando nel panico tutti coloro che ebbero modo di ascoltare i rumori e le grida che nulla avevano di umano.
Era come se un coro di anime dannate, dall'abisso di fiamme in cui Lucifero le aveva immerse, stessero levando le loro urla strazianti fin nel mondo dei vivi.
Così Adam stava sfogando il suo dolore.
Il dolore di avere un corpo ridotto così, ancora una volta, prigioniero dell'essere mostruoso che lui stesso aveva generato dalla parte malvagia del suo animo.
Ma perché adesso?
Perché l'incantesimo era tornato a tormentarlo, se persino la fata aveva detto che lo riteneva cambiato?
Quel corpo non era più una prigione per la sua anima, bensì per la sua mente.
Adam non poteva vivere in quello stato, incapace di avere contatti come qualsiasi altro essere umano, e soprattutto non poteva mostrarsi di nuovo a Belle.
Non in quelle condizioni.
La vergogna era troppa, per quanto lei fosse riuscita ad amarlo anche così, e Adam non voleva che Belle posasse di nuovo lo sguardo sull'aspetto così miserabile che non era il suo.
E quando la sua collera andò a placarsi, tanto si sentiva sfinito nel corpo e nell'anima, subito crollò ad accasciarsi sul pavimento in preda allo sconforto.

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Sentendo quelle urla agghiaccianti provenire dai piani alti del castello, Belle lasciò cadere il libro che stava leggendo e sollevò la testa preoccupata. Anche il piccolo Chicco, che pure doveva essersi abituato a certi suoni quando era ancora una tazzina da thé, cadde all'indietro dalla sedia picchiando il sederino paffuto sul pavimento.

- Che cos'è stato? - domandò il bambino sgomento.
- Non ne ho idea - rispose Belle, pur temendo in realtà di saperlo.

Subito la fanciulla corse alla porta, raccomandando Chicco alle cure di Mrs. Bric appena sopraggiunta nel corridoio con l'aria stravolta ( come tutti, sentendo quel finimondo riecheggiare ovunque! ), e si precipitò su per le scale che conducevano verso la famigerata ala ovest. Giunta davanti alla porta della vecchia stanza di Bestia, Belle vide il legno squarciato a colpi di spada ed ebbe un sussulto.

- Adam - chiamò. - Tesoro, sono io, Belle...

Dal momento che non riceveva risposta, temendo fortemente per il suo amato, Belle si fece coraggio e spostò da parte il legno divelto della porta quel tanto che bastava per infilarsi nella stanza. L'aria era stantìa, segno che il posto era rimasto chiuso per diverso tempo, tuttavia in quel momento era ben altro ad attirare la sua attenzione. Lo sguardo della fanciulla cercò ovunque un segno qualsiasi della presenza di Adam, attraverso quella indescrivibile accozzaglia di mobili rotti e sedie sfasciate, senza però riuscire a scorgere nulla all'infuori della penombra.
L'ampia finestra della stanza era infatti coperta da una spessa e pesante tenda, ora lacerata in più punti da quelli che sembravano gli artigli di una fiera selvaggia, e quei sottili sprazzi di luce che pure filtravano attraverso la stoffa rovinata non riuscivano ad illuminare in modo chiaro tutte le masse che agli occhi di Belle apparivano indistinte.

- Adam - provò a chiamare di nuovo.

Qualcosa si mosse, nell'oscurità informe della stanza semidistrutta.
Qualcosa di enorme e sproporzionatamente grosso, a giudicare dalla sagoma rannicchiata su sé stessa, e Belle provò ad avvicinarsi proprio in quella direzione.

- Amore - esclamò. - Qualunque cosa stia succedendo, ho il diritto di saperlo e di aiutarti; siamo fidanzati, ci dobbiamo sposare, non puoi tenermi all'oscuro!

Silenzio.

- Ora vengo da te, che tu lo voglia o no - lo avvertì severa. - Non puoi comportarti così, ti costringerò a guardarmi e a dirmi chiaramente quello che ti sta accaden...

La voce tuttavia le si spezzò in gola, non appena l'altro sollevò la testa di scatto.
Non vi era più nulla di umano in Adam, tranne i suoi inconfondibili occhi color del mare, e il suo aspetto era tornato esattamente quello della maledizione. Belle non sapeva assolutamente cosa fare o dire, non per paura bensì per la consapevolezza di quanto il suo amato stesse soffrendo, tanto che rimase immobile a fissarlo con gli occhi completamente sbarrati.
Adam poteva sentire chiaramente il peso di quello sguardo su di sé.
Quegli occhi dolcissimi, sul volto liscio e delicato della fanciulla che amava con tutto il cuore, costretti a guardare l'orrenda deformità di colui che non era più neanche un uomo...
Era troppo.
Troppo, per poterlo sopportare.
Sapeva che non vi era pietà né commiserazione, nello sguardo limpido e nel sentimento sincero di Belle nei suoi confronti, tuttavia gli era estremamente doloroso il pensiero di starle tutta una vita accanto come una Bestia anziché come un essere umano.
Che cosa mai poteva offrirle, in quello stato?
Come poteva amarla, se il solo accarezzarla con la zampa rischiava malaccortamente di lasciarle il segno sulla pelle morbida e delicata della guancia?
Era terribile, amare qualcuno e non potersi avvicinare tanto da dimostrarglielo.
Prima, forse, Adam poteva anche accettare di essere solo e semplicemente un suo amico.
Ma adesso...
Adesso tutto era diverso: si amavano, eppure non potevano amarsi; la natura dell'incantesimo, difatti, rendeva impossibile l'amore fisico tra loro e questo Adam lo sapeva.

- Ti prego - sussurrò debolmente la Bestia, chinando il capo affranto. - Non voglio che tu mi veda così... Vattene, ti prego!
- Amore, ma... che stai dicendo?
- E' finita, Belle - gemette. - Stavolta non si tratta di un incantesimo da spezzare: sono condannato a restare così per sempre... per sempre!
- Non dire così  - provò a replicare Belle, avvicinandosi a lui di un passo. - Abbiamo superato tanto, insieme, tanti momenti difficili; supereremo anche questo, vedrai, troveremo una soluzione, solo che dobbiamo restare insiem...
- Ma non capisci ?!?

La voce di Adam, deformata dal ruggito gutturale del suo aspetto di Bestia, era allo stesso tempo capace di toccare il cuore e pure di raggelare il sangue.
Possibile che Belle non se ne rendesse conto?
Non era più solo una questione di aspetto e di pregiudizi: era la loro vita, il loro futuro, l'impossibilità di essere uno per l'altra e viceversa. Già solo con quell'impeto leggero di rabbia, Adam aveva letteralmente sbriciolato parte della parete, conficcandovi dentro gli artigli duri come l'acciaio.
Che cosa sarebbe successo, se al posto di quel muro ci fosse stato un uomo?
La sua forza, i movimenti inconsulti, il suo istinto primordiale ed incontrollabile... Adam era troppo emotivo, per poter gestire tutta quella furia animalesca, e ciò rappresentava di fatto un pericolo per Belle e per chiunque altro.
Era un mostro!
Belle indietreggiò di riflesso, senza tuttavia abbandonare la stanza, e di nuovo provò a rivolgersi ad Adam con lo stesso tono affabile e preoccupato.

- Che cos'è che non capisco? - mormorò. - Adam, io ti amo come sempre, il tuo aspetto non può cambiare quello che provo!
- Ma puoi vivere accanto a me - gridò l'altro furioso. - Puoi amare quello che sono, se una mia sola mano è sufficiente a fare... questo!

Di nuovo, Bestia assestò un poderoso manrovescio contro il muro, mandando la pietra in frantumi come se fosse vetro. Non doveva neppure sforzarsi, era più che naturale per lui, con i suoi muscoli poteva distruggere a zampate tutto il castello.

- Oppure questo, questo, e anche... QUESTO !!!
- Basta, per favore, smettila - lo supplicò Belle invano. - Tu non sei questo, non lo sei mai stato, e io sono sicura che insieme potremo...
- Che cosa, chiudermi in gabbia? - ipotizzò Bestia, ormai interamente preda della follìa. - Potresti darmi da mangiare dietro le sbarre, come un animale rabbioso, oppure mettermi la catena al collo!
- Sei pazzo...
- Ah, IO sarei pazzo ?!?
- Come puoi dire cose del genere?
- Sono una Bestia, se non te ne sei accorta!

Come Adam sottolineò l'evidenza del suo aspetto, ergendosi in tutta la sua spaventosa figura, i lampi e i tuoni fuori della finestra quasi soffocarono le sue parole.
Belle parve inorridita, come se lo vedesse per la prima volta, e proprio non riusciva a credere che "quello" fosse lo stesso Adam che conosceva. Davanti a lei, per quanto difficile da accettare, vi era solo un essere terrificante e rabbioso. Non era più l'animo dolce e gentile che in passato era riuscita a conquistarla, bensì una creatura lunatica ed inferocita priva di controllo.

- Sparisci - urlò, sollevando quasi un turbine di vento con i suoi polmoni possenti. - Non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno io... ESCI FUORI DI QUI !!!

Senza farselo ripetere due volte, incapace di trattenere le lacrime, Belle corse via lasciando Bestia solo con la sua rabbia ed il suo furore.
Il sogno era finito.
E un nuovo incubo era appena iniziato.
Di nuovo Adam prese ad avventarsi indistintamente contro tutto ciò che aveva intorno, affondando le unghie contro il marmo fino a farsi sanguinare le zampe, ormai insensibile a qualsiasi tipo di dolore eccetto quello del suo cuore spezzato.
Belle non poteva più amarlo.
E se anche avesse voluto, come avrebbe potuto farlo davvero?
Non c'era più nulla da fare, né vi era modo di sfuggire alla triste e cruda realtà di quel terribile sortilegio. Il principe era condannato a vivere come la Bestia che era, rifiutando sia l'amore che la speranza, maledicendo persino il giorno in cui era nato.

- Perché - singhiozzò. - Perché, perché... Perché ?!?

L'unico suono che parve giungergli quasi in risposta fu quello del temporale all'esterno.
Non era più lui, non voleva più vivere, voleva solo mettere fine una volta per tutte a quell'orrore.
Ma non poteva.
Per quanto la sua rabbia potesse ottenebrargli gli occhi, il suo cuore sapeva di essere tuttora vicino a lei.

- Ti amo - sussurrò meschino, tra le lacrime che gli scendevano attraverso le palpebre socchiuse. - Ti amo Belle, non voglio farti del male, ma è questo quello che sono ora: un mostro, nient'altro che un mostro... un mostro!

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Non sapendo dove andare né cosa fare, Belle corse a perdifiato nei corridoi del palazzo, in cerca di un luogo qualsiasi ove potersi rifugiare in silenzio.
Mentre correva, si imbatté per caso in Tockins e Lumière. I due stavano commentando la natura di quei suoni raccapriccianti quando, scorgendo la padroncina Belle in lacrime lungo il corridoio, subito si preoccuparono di domandarle cosa mai le fosse accaduto.

- Mademoiselle, bontà di Dio, che cosa...

Goffo come sempre, nell'attimo in cui Belle passò inavvertitamente a sbattergli contro, Tockins inciampò su sé stesso e ruzzolò all'indietro sul suo prominente fondoschiena. Lumière cercò anch'egli di trattenere la fanciulla ma, nel mentre che Tockins annaspava con le mani a tentoni cercando di restare in equilibrio, si ritrovò preso per il bavero e rovinò addosso al compagno con un grido strozzato.

- Mòn Dièu, signorina non fascia così, si fermi - gemette il povero cerimoniere, cercando di districarsi da sotto le natiche del corpulento maggiordomo.
- Ehi tu, spostati - si lamentò l'altro. - Quello è il mio piede!
- Ti spiascerebbe spostarti tu, sacré bleu? Sei pesgio di un ipopòtamo...
- Come ti permetti, cafone ignorante ?!?
- Mi pèrmeto eccome, vecchio rinscitrullito!
- Ah, questa poi...

E mentre i due si azzuffavano come al solito, una volta raggiunta la porta della sua camera, Belle si buttò a piangere ai piedi del letto.
Non aveva la forza di fare altro: ciò che era appena accaduto ad Adam era terribile, certo se ne rendeva conto, ma le sue parole erano per lei fonte di immenso dolore. Dopo tutto quello che avevano passato insieme, ancora non si fidava di lei; era convinto che lei fosse come tutti gli altri, capace di fermarsi alle apparenze, e non voleva più neppure permetterle di stargli vicino...
Ora che era di nuovo una Bestia, non era cambiato solo nell'aspetto.
Belle stava ancora piangendo, quando Chicco fece timidamente capolino nella sua stanza.

- Belle - fece appena il marmocchio. - Perché sei triste, cos'è successo?

La fanciulla si sollevò a guardarlo commossa, sforzandosi di sorridere.
Caro piccolo Chicco, sempre pieno di buoni pensieri verso tutti. Di tutte le persone amiche al castello, col coraggio della sua incoscienza misto alla sua innocenza di bambino, lui era senza dubbio il migliore.
Subito Chicco si avvicinò all'amica, guardandola attraverso i suoi occhioni preoccupati, allorché Belle gli carezzò teneramente i capelli per tranquillizzarlo.
In quella poi, dopo essere stati pesantemente richiamati all'ordine dalla signora Bric, Lumière e Tockins entrarono a seguito della brava governante per offrire aiuto e conforto alla signorina.

- Mia cara ragazza - cominciò debolmente la governante, sollevando il figlioletto tra le braccia e rivolgendo a Belle uno sguardo colmo di amore materno. - E' successo qualcosa al padrone? Noi non riusciamo a capire...
- Neppure io lo capisco - ammise Belle debolmente. - Comunque sì, qualcosa di terribile dev'essere accaduto per forza... Adam è ridiventato una Bestia!

Nell'udire la spaventosa rivelazione, tutti i presenti ammutolirono sia per lo sgomento che per lo stupore.

- Buon Dio - esalò Tockins con gli occhi sbarrati.
- Ma... ma-ma-ma... Màis non est possìble - fece eco Lumière, balbettando nervosamente.
- Ma come è potuto succedere... e perché?
- Non lo so, signora Bric, non riesco a spiegarmelo nemmeno io... Però è quello che sta succedendo, ed è terribile non sapere che cosa fare!
- Ma la maledizione doveva essere ormai annullata - protestò vivamente Tockins. - Il padrone è cambiato, non è più quello di prima, perché il vostro amore... cioé...

Lumière mise a tacere l'inopportunità del maggiordomo, scrollandolo energicamente per una spalla, non appena colse il luccichìo sconsolato negli occhi di Belle.
Evidentemente qualcosa non quadrava.
Forse l'amore tra lei e Adam non era del tutto sincero, o forse vi erano delle incognite che la fata non aveva menzionato. Tuttavia il fatto che Adam fosse l'unico ad avere riassunto le sembianze dell'incantesimo, mentre tutti gli altri al castello erano rimasti perfettamente normali, lasciava supporre che si trattava di un evento non collegato col precedente.
La domanda era però la stessa: perché?
Perché la maledizione si era abbattuta di nuovo Adam, senza nessuna apparente spiegazione questa volta?

- Posso spiegarvelo io!

Sorpresi dal suono improvviso di quella voce, Belle e gli altri drizzarono le orecchie di scatto.
Fuori della finestra, malgrado il vento fortissimo che ancora imperversava sull'intera valle e sulla foresta circostante, la tempesta pareva essere finalmente scemata. Attraverso i nuvoloni scuri, rischiarando l'aria umida di pioggia, un denso bagliore incantato prese a risplendere fortissimo in direzione della camera di Belle. La fanciulla rimase di stucco, incapace di proferire alcunché, e così anche tutti i presenti. La luce assunse pian piano i contorni di una forma umana distinta, fino a materializzarsi in colei che era realmente, e Belle vide comparire dinanzi a sé una donna di una bellezza incomparabile.
Costei non poteva che essere la fata dell'incantesimo originale, la stessa che Adam aveva incontrato anni addietro, e la rosa incantata che pure stringeva tra le dita sottili non lasciava dubbi sulla sua identità.

- Purtroppo sono arrivata tardi - mormorò la fata gravemente. - Non posso che sentirmi addolorata, per quanto è accaduto...

Lumière, Tockins e anche la signora Bric porsero alla fata il più rispettoso degli inchini, pregandola di intercedere per la sorte del loro padrone. Sfortunatamente però, come la magica donna ebbe modo di spiegare loro, l'attuale trasformazione di Adam era un evento che andava oltre i suoi poteri e la sua volontà.

- Qualcuno ha rubato la mia bacchetta magica - disse. - Una giovane principessa viziata ed egoista, proprio come lo era in passato il vostro principe, e così facendo mi ha sottratto parte del mio potere di mutare e di cambiare aspetto!
- Ma allora... - intervenne Tockins. - C'entra forse con quella... quella "vipera" che è arrivata al castello stamane, quella Madeleine?

La fata annuì.

- Madeleine ha approfittato di un mio momento di distrazione, privandomi così della bacchetta, e adesso sta usando il potere che ha per fare del male a suo piacimento!
- Ma allora - scattò subito Belle, la quale ora cominciava finalmente a comprendere. - Questo significa che Adam...
- Adam è già stato "toccato" dalla bacchetta - sottolineò la fata. - Questo ha creato una sorta di vincolo, rafforzando ulteriormente l'incantesimo che Madeleine ha inteso scagliargli contro, e la natura della mutazione ha impresso in lui un marchio permanente!
- Ma l'incantesimo può essere annullato? - chiese Belle speranzosa.

Silenzio.
Evidentemente, la fata era restìa a rivelare ciò che la fanciulla sperava di non sentirle dire. Sapeva di procurarle un dolore ma, tacendole la verità, di certo non le avrebbe giovato al peso che le opprimeva il cuore. Belle aveva il diritto di sapere, poiché il suo cuore era ancora parte di quello di Adam e viceversa, ma la realtà era assai peggio di quello che tutti si immaginavano.

- Se io non dovessi rientrare in possesso della mia bacchetta magica, così da annullare quello che ha fatto Madeleine, l'energia negativa di quella principessa malvagia farà esplodere lo strumento in mille pezzi... e io, il principe, e tutto quanto in legame con la bacchetta subiremo la stessa sorte! 

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


Solo nella torre, intanto, Adam pareva avere sfogato fino all'ultimo grammo di collera che aveva in corpo. Se il suo destino era di vivere con quell'aspetto mostruoso, lontano da tutto ciò che aveva di più caro, forse era tempo che cominciasse ad accettarlo. Poteva urlare, poteva rompere tutto quello che aveva attorno, ma non poteva cambiare quella realtà con la sola rabbia.
E soprattutto non poteva pretendere di legare a sé Belle.

- Non la merito - mormorò il tapino tra sé, passandosi tristemente la zampa sugli occhi. - Non merito il suo amore, questa è la verità, forse che questo è il prezzo per tutti i miei peccati...
- Vedo che sei cambiato, Adam, è confortante!

Sorpreso da quella voce, Bestia si riscosse bruscamente e fu allora che si avvide della magica apparizione della fata nella sua stanza. Costei non era affatto cambiata, era praticamente identica a come l'aveva vista la prima volta in quella fredda notte d'inverno, e la sua bellezza innaturale non tradiva alcun segno umano né emozione di tale genere.
Era una creatura al di sopra di qualsiasi distinzione, nata in un mondo di luce e di perfezione assoluta, proprio come la rosa che teneva in mano. La rosa, fonte dei suoi poteri, che simboleggiava l'amore e l'armonia delle cose in relazione con l'intero universo...
Fu lei a stabilire il destino di Adam, dandogli modo di vedere concretamente l'antica malvagità del suo cuore, e ad offrirgli una possibilità di redimersi dai suoi errori.
Arroganza.
Presunzione.
Superbia.
Tutto ciò che il principe possedeva, più di quanto egli stesso ne avesse bisogno per vivere, gli impediva di riconoscere ed apprezzare le gioie della semplicità e della condizione di un essere umano qualsiasi.
Imponendogli quell'aspetto mostruoso, la fata gli fece dunque dono di parole delle quali lui ne ignorava persino il significato.
Umiltà.
Mortificazione.
Vergogna.
Parole che, se avesse potuto, avrebbe continuato ad ignorare molto volentieri. Passato lo stupore del rivederla, infatti, Adam si rammentò di tutti i dolorosi momenti di sconforto nei quali costei lo aveva precipitato... e ricambiò lo sguardo fermo ed inespressivo della fata con uno di gelido disprezzo.

- Che cosa vuoi ancora da me? - ringhiò. - Non ti basta di avermi tormentato per anni, sei venuta a vedere di persona gli effetti della tua dannata maledizione?
- No, Adam - rispose l'altra atona. - So che non mi crederai, ma non sono stata io a ritrasformarti questa volta...
- RUAAARRRGHHH !!!

Ruggendo in modo tale da far sollevare persino la stoffa delle tende, Adam menò una delle sue micidiali zampate contro uno degli spessi bassorilievi del muro. I segni delle unghie, come coltelli caldi nel burro, avevano scavato la pietra in modo evidente. Tuttavia la Bestia continuò a soffiare e sbuffare ferocemente, senza staccare gli occhi dalla bella incantatrice che pure non fece una piega.

- Che sei venuta a fare qui ?!? - sussurrò minaccioso.
- Calmati, Adam - intervenne dunque Belle, mostrandosi da dietro le spalle della magica donna. - Lei è solo qui per aiutarci, devi ascoltarla!
- L'ho già ascoltata abbastanza - ribatté l'altro. - E per colpa sua che è iniziato tutto questo inferno! Potessi almeno togliermi la soddisfazione, vorrei strozzarla con le mie stesse mani...

La fata scosse leggermente la testa.

- Credevo ti fosse chiaro il "perché" - sottolineò. - Tu stesso hai contribuito a dare forma a quel corpo che tanto detesti: io non ho fatto altro che mostrare com'eri fatto realmente, è questo il mio compito; se una persona è di animo malvagio, il mio dovere è punirla con l'aspetto adeguato alle sue inclinazioni...
- Potevi anche uccidermi, già che c'eri - osservò Adam.

Belle sospirò.
Naturalmente conosceva tutta la storia, perché i servitori gliel'avevano raccontata più volte in dettaglio, ma non aveva idea di quanto Adam fosse effettivamente malvagio e detestabile prima di ricevere il giusto castigo per le sue azioni.
Di lui, sapeva solo quello che aveva avuto modo di vedere coi propri occhi: un rude signore prepotente e aggressivo, in aggiunta al corpo che di certo non contribuiva a mitigare i suoi difetti.
Solamente col tempo, guardando oltre la dura scorza del mostro, era riuscita a scorgere anche la passione e la sensibilità latente del suo cuore di uomo. Anche Adam era umano, dopotutto, sia nei pregi come nei difetti; molte persone fanno fatica ad accettarsi per come sono, vergognandosi di come vengono visti o giudicati dagli altri, e quando assumono piena coscienza del "mostro" che è in loro... è come se la vita smettesse di colpo di avere senso.
Probabilmente era questo che più tormentava Adam.
Il pensiero di essere Bestia sia dentro che fuori, un dubbio costante proprio in fondo al cuore, tanto da rendergli impossibile rappacificarsi persino con sé stesso.
Se solo ci fosse stato un modo di parlargli, di fargli capire, di dimostrargli che l'aspetto da solo non può mettere da parte la concretezza delle proprie azioni. Belle sperava proprio che, mettendo da parte il suo odio, Adam riuscisse ad accettare ciò che la fata stava cercando di dirgli.
Oltretutto, bisognava metterlo in guardia sugli effetti dell'incantesimo di Madeleine, prima che fosse troppo tardi.
Malgrado lei stessa rischiasse di scomparire da un momento all'altro, la calma della fata era davvero incredibile. Forse che, come tutte le brave creature del mondo fatato, l'egoismo legato alla propria sopravvivenza era un criterio per lei totalmente estraneo.
Quale che fosse il motivo, la fata sembrava più preoccupata per la sorte del principe che per la propria.

- Anche Madeleine è cresciuta in modo sbagliato - disse poi la fata, ignorando le parole di Adam colme di veleno e di astio. - Quando l'ho incontrata, era come te: boriosa e priva di considerazione per chiunque, eccetto sé stessa... Stavo appunto per compiere su di lei il mio incantesimo, se solo non avessi commesso l'errore di sottovalutarla!

Bestia sgranò gli occhi perplesso.

- Che vuoi dire?
- Madeleine si è dimostrata più tenace e determinata di quanto pensassi: ha afferrato la mia bacchetta, prima che io potessi trasformarla, e così facendo si è impadronita di gran parte dei miei poteri magici...
- Ma allora - mormorò Adam, cominciando finalmente a capire. - Questo significa... che è stata proprio lei a...
- Dobbiamo fermare Madeleine, prima che l'energia della mia bacchetta le si rivolti contro, altrimenti le vite di coloro che sono stati "toccati" dal suo potere cesseranno di esistere nel medesimo istante!
- Ma come posso fermarla?
- Combattendo, Adam - spiegò. - Tu hai la forza per farlo, dato che Madeleine non è la vera proprietaria della bacchetta; se riuscirai nell'impresa, la maledizione non avrà più alcun effetto su di te e tornerai umano per sempre!
- Ma non saprei nemmeno dove cercarla - protestò debolmente l'altro.

Facendo una specie di segno magico nell'aria, la fata tracciò una mappa tridimensionale del luogo ove la perfida Madeleine aveva reso inaccessibile il proprio rifugio: il castello dei Bleaux, a circa sei giorni di viaggio da quello di Adam; lì Madeleine aveva eretto una barriera, fatta di scudi ed incantamenti vari, atta a proteggere sé stessa e la preziosa bacchetta che aveva sottratto.

- Sfortunatamente, non posso aiutarti come vorrei, principe Adam - disse la fata, quasi scusandosi. - Posso solo dirti come raggiungere il tuo nemico e da dove hanno origine i suoi poteri... Per il resto, dovrai agire completamente da solo!

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinta Parte ***


La fata fu estremamente chiara, nell'illustrare la situazione, tuttavia pareva preoccupata proprio del fatto che Adam dovesse affrontare Madeleine e i suoi malefici da solo.
Certo, come Bestia, Adam era notevolmente più forte e più agile di un normale essere umano. Ciononostante, considerando gli ostacoli e i pericoli che lo attendevano, le sue probabilità di successo erano fortemente ridotte. Nessuno dei suoi servitori ed amici poteva infatti affiancarlo egregiamente in questa impresa, se non a rischio della propria vita, e Adam non poteva chiedere loro di accompagnarlo.
Non potendo tuttavia tacere oltre, dal momento che il rischio per Adam era così elevato, fu Belle stessa che elevò alla fata un'accorata supplica.

- La prego - esclamò. - Non c'è proprio niente che io possa fare per aiutarlo?

Sia Bestia che la fata la guardarono con grande stupore.

- Il tuo coraggio è ammirevole - osservò la fata. - Ma anche con tutta la tua buona volontà, nessun essere umano riuscirebbe a sopravvivere: la fitta rete di incantamenti che Madeleine ha disseminato nei pressi del suo castello ha trasformato la foresta in un gigantesco ammasso di pozze di lava bollente e piante carnivore; e se anche fossi in grado di evitare la minaccia del terreno, non avresti la forza sufficiente per fronteggiare i lupi e le altre creature che sorvegliano il palazzo per impedire a chiunque di avvicinarsi... Adam può farlo, perché il suo aspetto gli consente di ricorrere ad armi naturali, ma tu...
- Allora faccia in modo di trasformare anche me!

Bestia non riusciva a credere alle sue orecchie.
Ciò che Belle stava dicendo non aveva senso. In pratica, stava chiedendo alla fata di fare di lei un orrendo mostro, anziché la bella e meravigliosa fanciulla che era.

- Belle, ma che stai dicendo? - scattò Adam sconvolto. - Andiamo, non puoi chiedere una cosa del genere!
- Perché, che cosa c'è di strano?
- Ma Belle, se la fata operasse su di te il mio stesso incantesimo, tu... tu diventeresti come... come...
- Diventerei come te, vuoi dire - concluse lei. - E' questo che ti preoccupa?

Bestia tacque.
Il solo pensiero gli faceva male: la sua amata Belle, così bella e delicata nell'aspetto, prigioniera di orride fattezze animalesche ricoperte di folta pelliccia...
No, non poteva assolutamente permetterglielo, era troppo crudele per lei, un destino simile.

- Ti prego, Belle, cerca di ragionare - mormorò. - Tu non puoi volere questo, no... Non puoi rinunciare così al tuo aspetto, alla tua bellezza, tutto...
- Non voglio la mia bellezza, non so cosa farmene - rispose lei determinata. - Non posso restarmene qui, buona e tranquilla, mentre tu rischi la vita là fuori; devo venire con te, devo stare al tuo fianco, e se l'unico modo che ho per aiutarti...
- Ma perché - gemette l'altro, incapace di comprendere. - Perché dovresti aiutarmi, dopo tutto quello che ti ho fatto e che continuo a farti passare?
- Perché ti amo - soffiò lei soavemente.

D'istinto, Belle prese la zampa di Bestia e se la accostò alla guancia.
Era calda e morbida, nonostante il pelo ruvido e la sensazione scagliosa delle unghie retràttili sulla pelle, ed apparteneva a colui che amava più della sua stessa esistenza.
Bestia era allibito.
Confuso.
Non sapeva assolutamente cosa dirle, tanto riusciva a percepire l'amore della fanciulla in quel semplice gesto. Era palese come lei non gli stesse chiedendo nulla, offrendogli anzi tutto ciò che aveva da offrire, e lui doveva solo decidere se accettare o no la purezza e la sincerità del sentimento che ella provava nei suoi confronti.
D'istinto, anche lui fece per accarezzarla.
Lo aveva fatto altre volte, in passato, sempre con una delicatezza estrema per non rischiare di ferirla.
Belle sorrise.
Ora, finalmente, Bestia pareva aver capito il vero significato della parola "amore"...

- Oh, Belle - fece lui con un sospiro. - Potrai mai perdonarmi, per tutte le cose orribili che ti ho detto?

La ragazza annuì.

- So che non dicevi sul serio - esclamò convinta. - Dimentichiamo tutto, va bene? Andiamo a cercare Madeleine e recuperiamo la bacchetta, insieme possiamo farcela!
- Ascolta, Belle - intervenne dunque la fata, cercando di ammonirla. - Visto che sei così convinta, ho deciso di esaudire la tua richiesta ma ti avverto: posso eseguire su di te la trasformazione, donando forza ed agilità sufficienti al tuo grande coraggio, ma solo temporaneamente; con il poco potere che mi resta, purtroppo, il mio incantesimo non durerà per molto... una settimana al massimo, non di più!
- E' più o meno la distanza che ci separa dal castello - osservò la fanciulla.
- Sì ma, se la durata della trasformazione non fosse sufficiente, ti ritroveresti del tutto inerme e Madeleine non esiterebbe certo ad ucciderti...
- Correrò il rischio!
- Belle - fece per dire Bestia. - Pensaci bene, non sei obbligata a farlo, io posso combattere anche da solo!

L'altra lo fulminò con un'occhiataccia.
Evidentemente, Adam non aveva ancora imparato quanto quell'adorabile sconsiderata avesse la testa dura.
La fata si disse d'accordo, mormorando qualcosa sottovoce, per poi augurare ad entrambi buona fortuna.

- Siate prudenti - disse. - Pregherò, affinché la vostra missione abbia successo!

Così dicendo, mentre già il corpo di Belle andava emanando un insolito bagliore dorato, la luce nella stanza si fece d'un tratto abbagliante. Bestia fu costretto e ripararsi gli occhi, per evitare di rimanere accecato, e quando li riaprì... della fata non vi era più alcuna traccia.

- Belle - provò a chiamare, guardandosi attorno per cercarla. 
- Sono qui - rispose l'altra.
- "Qui" dove? Non ti v...

Per Bestia, trovarsi di fronte al nuovo aspetto di Belle, fu veramente un colpo.
La dolce ed affascinante fanciulla, pure nell'evidenza del cambiamento, aveva mantenuto tuttavia inalterati alcuni tratti della sua personalità. A differenza di Adam, le cui fattezze rendevano tozza e pesante la sua figura, costei aveva assunto una forma decisamente più snella ed armoniosa. A prima vista, sembrava un incrocio tra una volpe e un leone, con grosse orecchie canine e una lunga coda sporgente in netto contrasto con la criniera felina che pure le scendeva lungo la schiena.
Il corpo sembrava ancora parzialmente umano, eccetto che per la forma arcuata delle gambe e delle braccia ora munite di artigli, mentre una soffice e vellutata peluria andava ricoprendo il tutto. Il naso si era fatto molto più stretto e sottile, schiacciato e dalla forma triangolare, mentre sul volto spiccavano ribelli due sottili ciuffi baffuti.

- Beh, come ti sembro? - mormorò la fanciulla, incurante che il proprio vestito fosse rotto in più punti.

Bestia avrebbe voluto rispondere, se non gli fosse mancato il fiato per farlo, così che lei interpretò il suo silenzio con un misto di vergogna ed imbarazzo. Coprendosi pudicamente nei punti ove le sue rotondità femminili erano più che evidenti, Belle evitò di guardare l'altro direttamente negli occhi. Fu allora che questi si accorse che anche gli occhi di lei avevano subito una mutazione: di forma e taglio molto più felino, dai riflessi verdi come giade, ma con la stessa luce inconfondibile della fanciulla che era realmente.

- Belle... Sei veramente tu?
- Ho paura di sì - sospirò lei, cercando di abituarsi soprattutto alla nuova forma delle mani e dei piedi.

Passato il primo momento di stupore, Bestia si avvicinò dunque per rincuorarla.

- Stai benissimo, amore mio - disse sincero.

Belle arrossì vistosamente, malgrado la presenza del pelo sulle guance, e finì per sfregarsi istintivamente il dorso della zampa sulla fronte.

- Mio Dio, che sto facendo ?!? - esclamò preoccupata.
- Non temere, è una cosa normale - provò a spiegarle Bestia con un sorriso. - Vedrai, ti abituerai in fretta!

Entrambi tacquero un momento, scambiandosi uno sguardo più che eloquente, prima di abbracciarsi e desiderare in cuor loro che il tempo si fermasse in quel preciso momento.

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesta Parte ***


Correndo con l'agilità e la forza dei loro corpi animaleschi, Belle e Adam contavano di raggiungere il castello di Madeleine in fretta e senza problemi. Le creature selvagge e gli ostacoli del terreno non costituivano certo un problema per loro, contato che potevano tranquillamente atterrare i nemici con una singola zampata o aggirare fossi e burroni con un solo balzo.
Anche la stanchezza era relativa.
In tre giorni, avevano percorso più di quanto il più robusto degli uomini sarebbe stato capace di percorrere a piedi in una settimana.
Per Belle non era certo facile abituarsi alla velocità di riflessi del compagno, in quanto Adam aveva impiegato anni per imparare a gestire il corpo da Bestia a suo piacimento, tuttavia stava comunque imparando in fretta tutto ciò che le occorreva per sopravvivere ad un ambiente ostile.

- Belle - mormorò Bestia, ancora incredulo che la dolce bellissima fanciulla che conosceva avesse scelto di sua volontà di assumere quella forma animalesca pur di stargli accanto.

Ai suoi occhi, Belle rappresentava il fascino e la bellezza umana nella forma più assoluta.
Quella più pura.
Vederla correre ora al suo fianco, o scattargli davanti per dimostrare di non essergli da meno quanto a forza e resistenza fisica, per Adam era come scuotersi dal suo sogno d'amore perfetto per accettare una verità non perfetta... La verità che, indipendentemente dal corpo che si possiede, l'amore è effettivamente un sentimento capace di andare oltre qualsiasi concetto tradizionale di forma e di aspetto.
Non è la deformità fisica in sé a rendere più o meno brutti quelli che possono essere i difetti del proprio atteggiamento o del proprio carattere. Chi dice di amare, oltre che con le parole, è perché sceglie istintivamente di dividere la propria vita con qualcuno. 
Molti ambiscono alla ricerca della bellezza, quella fisica, quasi che essa si possa mettere in un barattolo ed esibire come un gioiello. Ma non bastano luci e contorni perfetti, per rendere "bello" un essere sgradevole e detestabile sotto tutti gli aspetti.
Così come delle deformità nel volto e degli abiti sporchi non bastano certo ad allontanare i piccioni da chi offre loro generosamente tante buone briciole di pane; o come si accetta dell'acqua rinfrescante dalle mani rugose di una vecchietta che ce la offre con garbo; oppure ancora il classico "uomo nero" delle favole, quello temuto da tutti per via dei vestiti scuri e dei folti baffi neri che ne induriscono l'espressione, capace però di diventare un idolo per i bambini quando un suo sorriso sincero spicca da sotto un rosso naso tondo da clown...
Avere difetti evidenti, per quanto possa pregiudicare l'aspetto, non esclude quel pizzico di "bello" che alberga in ognuno. Poco o tanto che sia, non importa, è sufficiente mostrarlo al mondo nella semplicità di ciò che è e di quello che rappresenta.
Già più di una volta, Adam aveva avuto la prova di quanto ciò fosse vero. E grazie a Belle, che aveva saputo guardare oltre i modi e l'aspetto, persino un rude bestione peloso come lui era riuscito a scoprire il lato dolce e sensibile di sé stesso.

- Attento - urlò Belle, balzando rapida alle spalle del compagno, spingendo via con una violenta zampata il lupo che stava per balzare addosso alla gola di Bestia con le fauci spalancate e bramose di sangue.

Bestia era talmente intento a pensare tra sé che non si era accorto del pericolo.
Belle si voltò a guardarlo, gli occhi dal taglio felino così pieni di orgogliosa soddisfazione, sorridendogli rassicurante. Costui ricambiò a sua volta il sorriso, ringraziandola del coraggioso intervento, al che lei rispose con allegra noncuranza.

- Anche a me piace salvarti, che cosa credi - esclamò. - Qualche volta, d'accordo... però mi piace!

***

- Brucia!

 

Mamma mia, peggio di un bambino capriccioso.
E dire che, così grande e grosso, si era messo a fare tutte quelle storie per dei tagli sotto la pelliccia. Va bene che i lupi erano tanti ma, a dispetto del numero, lui da solo era perfettamente in grado di tenerne a bada anche il doppio.
Un gesto molto coraggioso, quello di soccorrere Belle da tutti quei lupi affamati, degno di un vero principe.
Belle era orgogliosa e testarda, desiderosa di reagire davanti alle avversità, ma la sua forza era pur sempre quella di un semplice essere umano. E poi era una fanciulla, la figlia sognatrice e romantica di un inventore bizzarro e strampalato, e le sue idee in fatto di combattimenti venivano solo ed esclusivamente dai libri che non faceva che leggere sin da piccola.

- Mi dispiace che si sia fatto male - provò a scusarsi sinceramente, facendo del suo meglio per lavargli e disinfettargli la grossa zampa ferita.

Passato il momento più difficile, ossìa quello di riuscire ad "accettare" la presenza di quel grosso essere peloso e ringhiante, Belle pareva più che consapevole di quanto dovesse essergli grata.
Le aveva salvato la vita.
Si era dimostrato buono e generoso, combattendo da solo per proteggerla da tutti quei lupi, e Belle sapeva di dovergli almeno un minimo sincero di riconoscenza.
Erano partiti entrambi con il piede sbagliato: lui con la sua violenza ed autorità nel modo di fare, lei invece con la sua irresistibile ed incorreggibile curiosità... Senza contare il periodo di tempo che il padre di lei aveva trascorso suo malgrado al castello, prigioniero di quella cella fredda e umida, e di come il feroce ed insensibile castellano si sarebbe detto disposto a lasciarcelo soffrire fino alla morte.
Chi l'avrebbe detto che, per un suo atto di coraggio quale salvarle la vita appunto, Belle si sarebbe poi trovata a "ringraziare" una creatura del genere?
Non era amore, troppo presto per quello, bensì rispetto.
Belle poteva anche giudicare l'aspetto di costui, convincendosi che questo rispecchiasse perfettamente l'animo duro e malvagio di un vero mostro spietato, ma si trattava dello stesso che si era lanciato nella mischia per sottrarla dai denti e dall'appetito di un branco di lupi selvaggi. 
Se non fosse stata debole, avrebbe potuto aiutarlo combattendo anche lei.
Per molto tempo, Belle avrebbe ripensato agli accadimenti di quella notte, anche dopo che l'incantesimo si era spezzato, domandandosi se mai sarebbe stata in grado di proteggere Adam così come egli aveva sempre inteso proteggere lei.
In fin dei conti, "amore" era anche quello.
Proteggere la persona cara, con la vita se necessario, e combattere per difenderla da ogni possibile pericolo...

***

Più o meno verso l'imbrunire, al termine del terzo giorno di viaggio, i due avevano percorso circa una buona metà del tragitto.
Entrambi dovevano riposare, almeno per qualche ora, o non sarebbero stati in grado di mantenere lo stesso ritmo fino a destinazione.
Belle si rannicchiò le zampe sul proprio petto: il manto peloso, che pure ricopriva le sue nudità femminili, non era certo spesso quanto quello di Adam... Oltre a ciò, non si era ancora del tutto abituata a questa nuova forma; il vento fresco della notte e l'odore di terra umida erano da lei percepiti più dalla sua parte umana.
Conscio di questo, Bestia si tolse il mantello che portava sempre legato addosso e glielo avvolse garbatamente sulle spalle.

- Va meglio, adesso? - domandò.

Belle annuì.

- Grazie - sussurrò, stringendosi nella calda e soffice stoffa color porpora.
- Cerca di dormire, adesso - suggerì Bestia, scrutando attorno e fiutando l'aria come un segugio. - Non avverto minacce, per il momento; credo che possiamo stare tranquilli e...

Prima che potesse finire la frase, Belle si accostò alla sua guancia e gli schioccò un lieve bacio.

- Buonanotte!

Bestia rimase di sasso, arrossendo così tanto che persino la pelliccia cambiò colore.
Belle si adagiò dunque al riparo di una grossa quercia, col mantello che le disegnava armoniosamente le curve morbide e vellutate, e Adam la osservò addormentarsi... inghiottendo rumorosamente per l'imbarazzo.
Era così bella.
Anche così, era comunque bellissima, la sua era una bellezza veramente fuori dal comune.
Poteva forse essere diversamente?
Bella di nome, bella di fatto...
Neppure la magia o il sortilegio potevano distruggere o rovinare in alcun modo la sua tenerezza e il suo candore. Ciò che faceva di Belle la fanciulla dolce e meravigliosa che era non dipendeva dall'aspetto.
Anche Adam, per quanto ancora incredulo, sembrava ora in grado di rendersene conto.
Quanto poteva incidere il proprio aspetto animale, agli occhi di una come Belle?
E quanto poteva cambiare nel cuore di lui, pure nel vederla così diversa?
Niente...
L'amore che provava per lei era sempre lo stesso, forse addirittura più forte, e la stessa cosa era per Belle.

- Dormi, amore mio - mormorò Adam soave, sistemando meglio il mantello che stava scivolando dalle spalle della sua amata.

Belle bofonchiò qualcosa nel sonno, sfregandosi la punta del naso col dorso della zampa, ma subito riprese a dormire tranquilla mentre l'altro si accingeva a montare la solita guardia per la notte.

( continua )...

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settima Parte ***


Man mano che Belle e Adam si addentravano sempre più nei possedimenti della malvagia Madeleine, le difficoltà per loro aumentavano notevolmente.
L'aria pareva intrisa di sangue mentre, dalle pozze d'acqua sulfurea che affioravano qua e là  sul terreno spoglio ed essiccato, salivano miasmi nauseabondi che rendevano quasi impossibile respirare. Ben presto, proprio come aveva detto loro la fata, entrambi videro stuoli di sterpi rampicanti e grumi vegetali mostruosi di proporzioni gigantesche... i quali altro non erano che orride piante carnivore, modificate dalla magia, che gocciolavano acidi corrosivi dalle fauci.
Ogni passo era disseminato da insidie.
Più volte, per evitare le avversità naturali di quel territorio infido, i due dovettero ricorrere alle loro "bestiali" abilità. Sia Belle che Adam si fecero strada a fatica, mordendo e strappando selvaggiamente gli arbusti che pure continuavano senza tregua ad avviluppàrglisi addosso. Benché inizialmente restìa ad abituarsi alla presenza di quelle unghie e dei denti spropositatamente grandi, Belle ringraziò in cuor suo la fata per aver operato in lei quella utilissima trasformazione provvisoria. Anche se non era forte e potente quanto il Beast originale di Adam, la fanciulla poteva sempre contare sui sensi sviluppati e sulle capacità derivanti dal suo nuovo aspetto.
Purtroppo però, dall'alto della sua fortezza resa inaccessibile dalla magia, Madeleine poteva osservare tutto a loro insaputa.

- Bene, vedo che abbiamo visite - commentò cinica, osservando i due intrusi nell'immagine riflessa attraverso un grosso specchio lucido di argento. - Il caro Principe-Bestia e la sua dolce tenera principessin... Ops, mi correggo: cagnolina da compagnia, a giudicare dalle orecchie... ma non vorrei che gli animalisti, leggendo questa storia, mi denunciassero per diffamazione!

Madeleine ridacchiò sommessamente.
Tutto stava andando come previsto: l'aver sottratto la preziosa bacchetta alla fata le permetteva infatti di decidere sulla vita e sul destino degli altri a suo piacimento; poteva fare qualsiasi cosa desiderasse, semplicemente pensandola, e lo strumento faceva in modo di tradurre i suoi pensieri in incantesimi veri e propri.

- Che illusi - disse tra sé, carezzando la superficie liscia e lucida della bacchetta. - Pensano davvero di riuscire a sottrarmela così facilmente? Sarà già un miracolo, se riusciranno ad arrivare fin qui vivi...

Ciò detto, tracciò un elegante cerchio nell'aria.
La punta della bacchetta si illuminò di una fioca tinta scarlatta, quasi sottolineando la crudeltà dei pensieri di quella principessa malvagia, e Madeleine indirizzò la magica luce attraverso lo specchio. Nello stesso momento, interrompendo bruscamente la loro corsa, sia Bestia che Belle si ritrovarono alle prese con una nuova minaccia ancor più letale.
Gli arbusti si fecero ad un tratto più duri e robusti, tanto che gli artigli riuscivano appena ad intaccarli, e uno di questi si strense attorno alla gola di Belle rischiando quasi di soffocarla.
Subito Adam fece per soccorrerla, malgrado altri due rami si allungarono tanto da serrargli le sue poderose zampe anteriori. Belle emise un gemito soffocato, cercando in tutti i modi di liberarsi, ma quelle piante magiche erano troppo forti e resistenti per lei.

- Belle - urlò Bestia disperato.

Il rosso rivolo di sangue lungo la bocca della fanciulla, segno che la stretta del ramo si stava già facendo mortale, fece impazzire il principe di rabbia e dolore assieme. 
Decuplicando al massimo le forze, Adam serrò i polsi e le piante si fecero ancor più dure e taglienti di un filo di ferro saldamente attorcigliato lungo le sue carni. Ruggendo in modo terrificante, tanto da scuotere persino la terra sotto le zampe, Bestia si liberò con uno sforzo sovrumano e addentò con un morso a tenaglia il ramo che stava uccidendo Belle.
La pianta aveva come la consistenza di un forte intreccio metallico, impossibile da spezzare, e tuttavia Bestia recise quel tralcio ignorando il sapore amarognolo del sangue sulle proprie gengive graffiate.
Belle crollò a terra, quasi del tutto priva di sensi ma ancora viva, allorché l'altro se la caricò sulle spalle per allontanarsi con lei a passo di carica lontano da quel groviglio di piante assassine ed affamate.

***

- Ostinati, devo ammetterlo - fece Madeleine contrariata. - Dovrò andarci più pesante, la prossima volta... Oh beh, in fondo, devono ancora vedersela coi miei bravi cucciolotti da guardia!

La principessa smise di prestare attenzione allo specchio, ritenendolo un inutile perdita di tempo, e prese a versarsi invece una coppa di buon vino rosso.

- Hm, che sciocco - commentò sarcasticamente, sorseggiando appena il denso liquido corroborante. - Potevi avere tutto, sposando me, ma hai preferito dare un calcio all'opportunità che ti ho offerto!

Madeleine fece oscillare la coppa, in modo che il vino rimasto creasse un piccolo vortice sul fondo del recipiente, e l'ombra di un sorriso perfido le apparve all'angolo della bocca.

- Sei veramente uno stupido, Adam - osservò. - Non mi meraviglia che quella sciocca fata abbia fatto di te quello che pure voleva fare con me: sei sempre stato un po' idiota, un ricco privilegiato sbruffone, e potevi anche tornarmi utile come marito... Peccato!

Una volta mandato giù il vino tutto d'un sorso, Madeleine tornò dinanzi allo specchio ma solo per rimirare la propria immagine riflessa.

- Ho come il vago sospetto che il tuo patetico regno avrà presto un nuovo sovrano da salutare - disse, sistemandosi elegantemente alcune ciocche di capelli lungo la fronte. - Ops, mi correggo, volevo dire... una Regina!

Mentre pronunciava queste parole, la bacchetta prese a vibrare minacciosamente per un istante, prima di ritornare quieta ed immobile senza che lei si accorgesse di nulla.

***

Nel frattempo, una volta in salvo dalle grinfie mortali dei rampicanti e della vegetazione ostile, Belle stava già riprendendo conoscenza.
Bestia le sollevò la testa, cingendola con la grossa zampa pelosa, per permetterle di respirare meglio.

- Stai bene? - domandò.

La fanciulla annuì.
Pure se rassicurato, Bestia non riuscì a nascondere la propria evidente preoccupazione. Belle stava spingendosi troppo oltre: gli effetti dell'incantesimo in lei stavano infatti cominciando a svanire, dal momento che le gambe e le braccia avevano già recuperato parte della forma umana, e questo aumentava il rischio di pericolo per lei; i suoi arti non avevano più la stessa potenza animale di inizio viaggio, il respiro le si faceva sempre più affannoso ed irregolare, ed entrambi erano ormai troppo lontani per poter tornare indietro.

- Ascolta, Belle - mormorò debolmente. - Capisco che tu voglia aiutarmi, ma non puoi continuare a seguirmi... Non in questo momento, è troppo pericoloso!
- Cosa vuoi dire?
- Guarda - fece lui, sollevandole piano il braccio per far sì che lei vedesse coi propri occhi quanto le stava appunto accadendo. - L'incantesimo sta già perdendo il suo effetto, stai tornando ad essere umana, e tu sai bene cosa questo significa!

Belle deglutì.
Certo, ovviamente, lo sapeva benissimo.
Nessun essere umano poteva sopravvivere in quell'inferno: il fatto di essere appena scampata alla morte, solo grazie all'aiuto di Bestia, dimostrava quanto questi avesse ragione. Mancava meno di un giorno, secondo il tempo previsto dalla fata, e ancora non erano giunti nemmeno in vista del castello di Madeleine.

- Dobbiamo sbrigarci, allora - esclamò.
- Ma hai capito cosa ti ho detto? - scattò dunque Adam preoccupato. - Dobbiamo trovare un posto sicuro, farti tornare indietro, non puoi rischiare la tua vita in questo modo!
- So solo che io vengo comunque avanti con te - ribatté decisa.
- No, Belle, non devi farlo!
- Io non ti lascio - si oppose rabbiosamente lei, stringendo furiosa i grossi ciuffi di pelliccia che coprivano interamente il petto dell'altro. - Amore, io non ti lascio... Non ti lascio!

Di fronte alle sue lacrime, Adam non seppe più cosa replicare.
Poteva anche avere l'aspetto del mostro che tutti vedevano ma, a giudicare dai sottili fili luccicanti lungo le palpebre, le sue lacrime erano le stesse di colei che amava.
Non poteva proseguire e nemmeno tornare indietro.
Poteva solo andare avanti, ma ad un prezzo altissimo, e non riusciva ad accettare che Belle potesse morire per lui.
Perché?
Perché stava succedendo tutto questo?
Perché non potevano vivere il loro amore in pace, lontano da ogni pericolo, godendo l'un l'altra di una rispettiva felicità assieme e della gioia assoluta di vivere?
Che senso aveva, per loro, morire lì in mezzo al nulla?

- Perdonami - sussurrò Bestia abbracciandola. - Ti prego, perdonami, è tutta colpa mia... solo colpa mia!
- L'amore non è una colpa - lo corresse Belle, singhiozzando sommessamente. - Ti giuro che, per me, l'unica cosa importante sei tu!
- Anche tu, amore mio - disse Adam solenne, carezzandola e stringendola a sé come la cosa più preziosa del mondo. - Anche tu!

In quella Belle, volgendo distrattamente lo sguardo oltre le spalle di Bestia, sgranò gli occhi per lo stupore.

- Amore, guarda - esclamò eccitata. - Guarda, hai visto... Ce l'abbiamo fatta, lo vedi, lo abbiamo raggiunto!

Il castello di Madeleine...
Non se n'erano accorti prima, a causa della foschìa e dei vapori mefìtici della palude circostante. Ma ora che la nebbia cominciava a diradarsi, rivelando i misteri in essa nascosti, le torri e le mura dell'imponente costruzione apparivano chiaramente al centro di quel fetido suolo nauseabondo.
Entrambi guardarono quella sinistra sagoma davanti a loro, con un misto di trepidazione ed ansia assieme. Non potevano sapere ciò che li attendeva, anche se potevano immaginarlo, e il solo pensiero non faceva che accrescere in loro l'ansia.
Ormai, erano ad un passo dal loro obiettivo.
Entrare nel castello, sconfiggere Madeleine, recuperare la bacchetta e tornare a casa...
Certo, detto così, sembrava tutto molto più semplice di quanto non fosse realmente.
Adam esitò.
Sapeva qual'era il compito che lo attendeva, ed era ovviamente pronto ad affrontarlo, ma come poteva esporre Belle ad un pericolo così tanto più grande di lei e della sua coraggiosa incoscienza?
In quella però, come lei gli strinse la grossa zampa pelosa con la sua molto più esile e minuta, Bestia vide svanire in un attimo le proprie esitazioni.

- Non preoccuparti - sorrise lei. - Non sei solo, ricordalo... io sono con te!

Bestia la guardò un attimo perplesso, ricambiando d'istinto la stretta affettuosa della sua amata, dopodiché annuì con un lieve cenno del capo. Entrambi si scambiarono dunque uno sguardo d'intesa, promettendosi di fare attenzione, ed insieme si avviarono verso il destino che li attendeva in quell'oscuro maniero.

( continua )...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2828057