l'Uomo nel Dipinto

di __aris__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Anniversario ***
Capitolo 2: *** Victor ***



Capitolo 1
*** Prologo: Anniversario ***


 Prima ancora di aprire gli occhi si accorse di trovarsi su un letto dal materasso molto comodo e le lenzuola di seta. Non ricordava l’ultima volta che aveva dormito in un letto del genere. In effetti non ricordava nemmeno da quanto tempo non dormiva in un letto! Rose sapeva che avrebbe dovuto godersi quel’attimo di beatitudine, di libertà fuori dalla sua prigione, ma la consapevolezza che l’inganno fosse dietro l’angolo la fece alzare di soprassalto.
Una volta che si fu messa a sedere diede un occhiata alla stanza per accorgersi che era la camera da letto di Victor.  Non poteva sbagliarsi perché quella era l’unica vista che la su “cella” le offriva. Victor lo trovava divertente, ogni mattina le diceva “Suvvia, Rose non essere triste! Quante donne potrebbero vantare di dividere la camera da letto con l’uomo a cui hanno donato il proprio cuore per tanti anni come facciamo io e te?”. In effetti erano più di novant’anni che condividevano la camera, ma essere imprigionata in un dipinto ed appesa alla parete accanto al letto a baldacchino non rientrava proprio nel senso tradizionale del termine!
La stanza era molto grande: le pareti affrescate con scene tratte dalle metamorfosi di Ovidio racchiudevano il sontuoso mobilio: il letto a baldacchino, i tavolini e le sedie.  Accanto al letto c’era il cavalletto con il quadro all’interno del quale Rose aveva passato le ultime decadi: al posto della sua figura il vuoto. Si alzò ed iniziò a camminare incerta se ne sarebbe stata in grado. Il marmo gelido sotto al piede nudo la fece sorridere di gioia. Fece qualche passo e trovò una scatola bianca appoggiata su una delle poltrone con un biglietto:

Alla Rosa che mi ha donato il suo cuore,
per una cena indimenticabile!
Victor
 
Trattenne il vomito ed il ribrezzo per costringersi a vederne il contenuto: un vestito di seta rossa con una profonda scollatura sulla schiena, e le scarpe dal tacco vertiginoso da abbinare all’abito.
Ti sei svegliata!” Victor era apparso alle sue spalle da una nuvola viola. “Dormito bene piccola Rose?” I capelli neri raccolti in una coda bassa, gli occhi color ghiaccio, il seducente sorriso che non aveva mai perso, nemmeno quando fu lui ad essere imprigionato nel dipinto; il tempo non era capace di scalfire la bellezza del mago.
Lei noi rispose e rimase voltata.
Andiamo Rose, non fare così! Non essere arrabbiata con me anche oggi!” l’uomo si finse costernato “Sai che ci siamo conosciuti esattamente cento anni fa? Ho pensato che sarebbe stato bello festeggiare questa ricorrenza!
Una sottile lacrima scese sulla guancia di Rose, che perseverava nel suo silenzio.
Victor le accarezzò le spalle con dolcezza ed il corpo della ragazza dimostrò perfino troppo apprezzamento per quel contatto. “Lo so che mi ami ancora. Il tuo cuore batte nel mio petto … non puoi mentirmi!” Disse iniziando a baciarle il collo “Indossa quel vestito, l’ho creato appositamente per te.” si fermò un momento per assaporare il suo profumo “Indossa il vestito e vieni da me.
Poi scomparve e Rose rimase sola con l’abito rosso tra le mani.

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Capitolo 2
*** Victor ***


AVVISO: questo capitolo e probabilmente anche i prossimi saranno ambientati durante la Prima Guerra mondiale. Gli eventi bellici sono solo uno spunto narrativo e rimarranno sullo sfondo delle vicende di Rose e del misterioso Victor. Ogni cosa raccontata è frutto della mia esclusiva immaginazione e non pretende di valere come ricostruzione storica. Qualsiasi riferimento a fatti, cose o persone realmente esistenti è puramente casuale. Caso lettore buona lettura e ricordati di lasciarmi un commento, se vuoi.
 
Chagny (Borgogna), cento anni prima
 
Rose Benning aveva vent’un anni e veniva dal Sassex; aveva i capelli rossi gli occhi verdi e quella carnagione chiara tipicamente inglese. Tutti la consideravano una ragazza particolarmente graziosa (anche se nessuno le aveva mai detto che era davvero bella) e giudiziosa per la sua età. Quando annunciò alla famiglia di voler andare in Francia come volontaria sua madre pensò che si fosse invaghita di un soldato e che stesse distruggendo il buon nome della famiglia. La donna le diede il permesso di andarsene, portando con sé quanto le sarebbe spettato dell’eredità paterna, a patto di non fare mai più ritorno a casa. Arrivata Francia le fu assegnato il compito di fare da segretaria al comandante Woodley, stenografando dispacci e consegnandogli la posta giornaliera. Il comando si trovava in Borgonna, lontano dal fronte, ed era stato sistemato in un antico maniero bianco con quattro torri circondato dal verde: il quell’oasi di pace, che sembrava uscita da un libro di favole, la guerra sarebbe sembrata irreale se non fosse stato per il continuo via vai di soldati, riservisti e crocerossine.
Tutto sommato, considerando che era una volontaria, le era andata bene. Se fosse stata assegnata agli ospedali da campo era sicura che non avrebbe saputo resistere a lungo: i racconti dei sopravvissuti alle trincee ed all’iprite erano agghiaccianti ma sembrava che ai vertici militari la cosa non importasse più di tanto. Spesso si chiedeva se sapevano che, quando ordinavano una carica, parlavano di uomini in carne ed ossa e non di pedoni degli scacchi. Comunque era meglio non pensarci troppo e dattiloscrivere i comunicati che le arrivavano senza fare troppo caso alle parole, altrimenti il comandante nella stanza accanto avrebbe potuto rimandarla in Inghilterra oppure a lavorare nelle cucine.
L’orologio d’oro sul caminetto batté le quattro e mezza e la ragazza si alzò per preparare il tea al comandante. Tutte le stanze del castello, sebbene adattate all’uso militare, erano piene di mobili antichi, broccati, quadri ed oggetti preziosi. Ognuna conteneva qualcosa che la rendeva unica rispetto alle altre facendole gareggiare tutte in bellezza ed eleganza. Rose camminò svelta e silenziosa lungo i corridoi ricoperti da pesanti tappeti fino ad arrivare al grande scalone in pietra che portava al piano nobile. L’elaborata scalinata era imponente e maestosa ma sfigurava davanti alla ricchezza dell’enorme ritratto che la sovrastava. Raffigurava un uomo del Settecento vestito di seta e pizzi finemente ricamati. Teneva una mano delicatamente appoggiata su un fianco mentre l’altra scorreva su un enorme volume in bella vista sul tavolo disegnato accanto a lui. I lineamenti del suo viso erano assolutamente perfetti; Rose non sapeva se era dovuto agli occhi azzurrissimi o alle labbra carnose che le sorridevano gentili ma se fosse stato vivo, ne era certa, sarebbe stato l’uomo più bello che avrebbe mai incontrato in vita sua.
Bello vero?” disse una cameriera di passaggio che non aveva mai visto prima. Aveva capelli castani raccolti sotto la cuffietta ed occhi neri dall’aspetto vispo; la sua corporatura minuta sembrava ancora più esile grazie all’uniforme nera che indossava.
Si molto.” Ripose Rose sorridendo alla ragazza.
Quello era il Conte Victor de Malvais. Sposò Ursule de Malvais nel 1703. Si dice che fosse uno stregone, tanto bello quanto potente, e che abbia sedotto la giovane Ursulle con la magia attirato dalle enormi ricchezze della ragazza. Quando la famiglia di lei lo scoprì rinchiuse la Ursulle in convento ed imprigionò lo spirito del mago nel castello maledendolo per l’eternità. Stando alla leggenda quello nel dipinto sarebbe addirittura il suo libro di incantesimi.” Raccontò con l’aria misteriosa che la storia richiedeva.
Pensavo che in Francia non ci fossero leggende di fantasmi …” commentò distratta fissando gli occhi di Victor.
Secoli fa la superstizione era comune a tutti, mademoiselle ...?
Benning, Rose Benning.
Molto lieta. Io sono Julie Soassy.” Si presentò porgendo la mano che Rose strinse senza esitazione “Siete arrivata da poco vero?
Si, ma come fate a dirlo?
Il conte Victor fa questo effetto a tutte le ragazze appena arrivate. È talmente bello che fino a quando non ci si abitua si rimarrebbe ore a fissarlo sperando che esca da quel polveroso quadro e ti inviti a ballare!” spiegò ridendo.
Anche a lei fece questo effetto?
Io sono nata qui; sono abituata a vederlo e so che non esiste nessuno spirito maledetto. E che tanto meno incontrò un uomo così bello, nonostante tutti i soldati che passano per il castello.
In quel momento da uno dei corridoi si sentì che gli orologi rintoccavano le cinque esatte  e Rose si coprì il viso con le mani disperata “Oh dannazione! Il tea del comandante! Se non lo porto nel suo studio immediatamente non oso immaginare cosa riuscirà a dirimi questa volta!
Sei la stenografa del comandante Woodley vero?” l’altra annuì preoccupata ma la cameriera le prese una mano trascinandola verso le cucine “Non preoccuparti! Con il mio aiuto farai in un attimo!
Le ragazze corsero fino alle cucine lasciando scuse frettolose a coloro che travolgevano durante il loro passaggio. Come promesso Julie aiutò Rose con il tea che nell’arco di pochi minuti fu pronto e servito al comandante. Le ragazze si salutarono sotto voce dandosi appuntamento a quella stessa sera sotto al quadro del conte Victor quando entrambe avrebbero terminato le loro mansioni.
 
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Come promesso Rose e Julie si incontrarono dopo cena sotto al ritratto. Julie fece fare l’intero giro del castello a Rose mostrandole i giardini ed i passaggi segreti noti solo alle servitù. Le ragazze avevano riso e scherzato per tutta la sera, dimenticando per poche ora la guerra.  Si diedero appuntamento alla sera seguente prima di andare ognuna nella sua camera.
Per raggiungere il suo alloggio, Rose, doveva salire fino al terzo piano del castello, dove erano state sistemate tutte le segretarie. Camminò svelta per i corridoi cercando di fare il minor rumore possibile ma si fermò passando davanti alla sala da musica.
Dalle porte chiuse era sicura di sentire un violino solitario e malinconico. Con delicatezza girò il pomello di ottone ed aprì  leggermente la porta per sbirciare all’interno: alla sola luce della luna Rose poteva distinguere le ombre di un enorme pianoforte, di un arpa e di qualche mobile. Sembrava non esserci nessuno ma la musica proveniva senza dubbio dall’interno. Spinta dalla curiosità del prodigio decise di entrare.
Dopo tre passi il violino tacque lasciando il posto ad un imponente voce maschile “Chi siete voi che mi disturbate mentre suono?”  
Rose si voltò e vide comparire dall’oscurità l’ombra di un uomo con abiti settecenteschi e scintillanti occhi blu; in mano teneva un violino e non sembrava affatto contento di essere stato  interrotto. La segretaria soffocò un urlo nelle proprie mani fissando il Conte Victor con terrore.
Vedo che vi hanno già raccontato di me, mademoselle. Spero che le abbiano detto solo il peggio del perfido Conte de Malvais.” Con calma posò il violino su un tavolino “Non serve che diventi scortese per chiedervi di lasciarmi solo con il mio violino, vero?” Non solo gli occhi erano impassibili ma anche la voce era fredda e tagliente come ghiaccio.
Con muto terrore la segretaria scappò oltre la porta lasciandola spalancata alle sue spalle, correndo a perdifiato verso la sua camera, mentre il fantasma sorrideva trionfante: dopo tre secoli aveva trovato la ragazza dal cuore puro che lo avrebbe liberato.

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