As Shadow Stirs

di Gaia Loire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Morte ***
Capitolo 2: *** Cosa? ***
Capitolo 3: *** Anni ***
Capitolo 4: *** Sesto Senso ***
Capitolo 5: *** Cena ***
Capitolo 6: *** Acqua ***
Capitolo 7: *** Intermezzo ***



Capitolo 1
*** Morte ***


La morte non è niente di nuovo per lui, si dice, e sa di avere ragione prima ancora di aver finito di formulare il pensiero: capelli scuri, sale grandi, e forse che l’Imperatore non era una persona giusta? Responsabile? Tutto quello che si desidera da un padre, tutto quello che si teme in un Dio, e gli aveva insegnato che il più valoroso degli uomini non può sottrarsi ad un gesto spiacevole se le proprie idee lo spingono a compierlo. Che non c’è niente di disonorevole nell’accettare un compromesso per avere qualcosa che si desidera davvero.

E come suo padre ha compromesso qualunque cosa, neanche lui si è tirato indietro, ed ogni respiro che lei esala distesa nella pozza di sangue per terra è una piccola poesia, un riverbero di luce che danza sul viso di Lelouch, e lui è davvero un eroe perché non sta dicendo assolutamente niente--

--a parte che, naturalmente, non c’è niente da dire, non è la prima volta che qualcuno muore davanti ai suoi occhi e non l’ha neanche uccisa lui, quindi non c’è alcun bisogno di sentirsi così in colpa.

“Lelouch” dice lei, ed ogni suono che pronuncia scappa in fretta dai suoi polmoni prima che crollino su se stessi, bloccando le parole nel suo petto sanguinante.

“Non importa quante volte rinascerò…”

La sua mano è calda come il sole a mezzogiorno.

***

C.C. sembra una statua nella penombra, la runa sulla sua fronte sembra intagliata con uno scalpello, e anche mentre muore è bellissima. Quando chiude gli occhi è come se un velo impalpabile l’avvolgesse, storcendo la sua bocca in una smorfia tragica, ed i suoi capelli sono fili d’oro.

La sua non è propriamente una morte, ma un gesto allegorico, denso di un simbolismo così fitto che solo Lelouch riesce a scorgere.

E’ il Salvatore che si è caricato il peso di un mondo intero sulle spalle, il pifferaio di Hamelin che dopo aver scacciato tutti i topi dalla città non ottiene alcuna ricompensa, ed è Giuda quando lo bacia e lui ricorda ogni cosa.

A quanto pare non è l’unico disposto a scendere a compromessi per ottenere quello che desidera.

***

Quando Zero spara qualcosa si rompe, e Suzaku sa che non è soltanto il suo cuore.

Fra le sue braccia è ancora calda, e per fare prima scavalca i corpi degli Eleven che lei ha ucciso. Prova rabbia, amarezza e incredulità, e preoccupazione, perché lei non può morire, però se aprisse la bocca l’unica cosa che chiederebbe sarebbe perché?

E spera per lei che ci sia una giustificazione per quello che ha fatto, perché altrimenti nulla potrà salvarla dalla morte, neanche l’amore. Oltre il vetro lei apre la bocca e parla, ma lui non sente niente, e non gli importa comunque perché sta morendo.

***

Quando vede il suo collo reclinato all’indietro Lelouch ricorda qualcosa, ed allunga una mano per toccarla. Le gocce cadono nella pozza d’acqua e il rumore più bello del mondo non vale quanto il suono del suo nome.

La neve è bianca perché ha dimenticato il suo colore, e C.C. è mortalmente fredda.

***

“Suzaku…”

E, nello stesso momento in cui abbatte la barriera di dubbi che gli sta avvolgendo la testa e la voce di Euphemia raggiunge le sue orecchie, sa che lei pagherà per il crimine di Zero.

***

Quando sua madre muore è piccolo, ma non abbastanza da non capire. E’ un principe viziato, certe volte un tantino insopportabile, e suo fratello Schneizel dovrebbe insegnargli una volta per tutte che ci sono persone più furbe di lui al mondo.

Tuttavia non glielo insegna, e bastano il corpo di Marianne riverso sulla scalinata e il fantasma di quello che Nunnally era per indurlo a sfidare suo padre, con la consapevolezza che ormai neanche la morte può fargli più nulla.

***

Il suo scopo è puramente egoistico.

Non desidera salvare il mondo né liberarlo né regalarlo a qualcun altro--perlomeno non dopo che persino Nunnally è pronta a sparare su di lui. A ben vedere è probabile che il suo obiettivo non sia neanche il mondo, e probabilmente solo quello varrebbe la pena di quello che sta per fare. Quindi non c’è assolutamente alcun ideale da infrangere.

Suzaku accetta la spada che attende da sempre e sa che niente al mondo sarà gustoso quanto usarla contro chi ha ucciso la donna che amava. E se anche questa volta vorrebbe sapere perché, ha aspettato troppo per rischiare di rovinare tutto.

“Per favore” dice Lelouch, ma è totalmente superfluo che chieda.

***

Quando Euphemia cade, colpita dal proiettile, Lelouch ammette che è stata il suo primo amore.

***

“Non importa quante volte rinascerò, so che mi innamorerò sempre di te.”

E come può sopportare di morire un’altra volta ancora per amore? Sta sorridendo e la sua voce non trema neanche un po’ e sta parlando di rinascere e di morire e di rinascere e di morire e di rinascere e di morire come se fosse bello.

Tuttavia è bollente ed è stravolta e si vede che fa male. Non c’è nessuna grazia nel modo in cui finge di non sentire il dolore e il riverbero di luce si rompe a metà, offuscato dal riflesso del sangue scuro.

E l’ultimo respiro smette di essere poesia e diventa qualcosa di confuso e ingarbugliato, addirittura goffo nel modo in cui tende verso di lui, e Lelouch non capisce come ha fatto a ingannarsi in questo modo.

***

Quando Euphemia muore, per qualche istante Cornelia pensa di essere diventata cieca.

***

Il corteo ha quasi finito il suo percorso, e Lelouch e il suo cappello sono così facili da identificare che Suzaku non ha alcuna scusa. La maschera è così pesante che sembra trafiggergli le ossa e il mantello brucia sulla sua pelle.

Ed improvvisamente va, e se non fosse al corrente del piano penserebbe che Lelouch è davvero sorpreso e la pietà riempie il suo cuore, ma poi si ricorda che lui non ha avuto alcuna pietà per Euphemia e lei è morta innocente e per favore per favore per favore per favore--

--se Dio l’ha punita per qualcosa che non ha fatto, chi diavolo è lui per mettersi al suo pari?

Ed era così spezzata tra le sue braccia che forse anche se non fosse morta lui non sarebbe riuscito a riaggiustarla, e chi gli assicurava che il loro amore sarebbe stata una dolce rosa rossa?

Stringe l’elsa della spada e fa saltare la pistola dalle mani di Lelouch, ma per quanto si sforzi non riesce ad immaginare quelle stesse mani coperte di sangue.

E non può neanche sentire Lelouch perché è completamente coperto dal vestito da Zero, e vorrebbe sapere se è rimasto freddo fino alla fine. Però sente benissimo il proprio corpo bruciare, e la vendetta perde il suo sapore solo nel momento in cui assaggia quello delle lacrime.

***

“Non importa quante volte…”

Perché diavolo l'ha lasciata morire?

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Capitolo 2
*** Cosa? ***


“Penso che delle spiegazioni siano il minimo.”

Dall’altro capo della tavola Milly lo guarda e ride “E spiegazioni per che cosa, di grazia?” chiede appoggiando il mento sulla mano.

“Potevi mettermi un bersaglio addosso e avrei avuto lo stesso risultato. Per fortuna Shirley…”

“Per fortuna Shirley niente,” risponde Milly. “Andiamo, Lelouch, se avessi lasciato fare a voi due ci avreste messo un secolo. Ho solo dato una spintarella alla fortuna e voi siete veleggiati sulle ali dell’amore. Non sei felice?”

“Non sto dicendo che…”

“Non sei felice?” rispete Milly guardandolo. La sua bocca si apre in un sorriso, un guizzo di denti bianchi racchiusi da labbra rosate, e i suoi occhi sembrano brillare. Lelouch tiene ancora in mano il cappello di Shirley e lo appoggia sul tavolo, incrociando le braccia.

“Se tu sei fidanzata, non significa che tutte le persone che lo sono siano altrettanto felici,” dice dopo qualche istante. “Perché?”

“Era divertente,” dice Milly scrollando le spalle, “e penso che Shirley si meriti una persona come te. E’ stata innamorata di te tutto questo tempo, e non dovrebbe costarti tanto. Lei è bella, è solare, è gentile e premurosa. Che cosa altro vuoi?”

“Non sto dicendo che Shirley non sia tutte queste cose,” dice Lelouch trattenendosi a forza dallo stringere i denti per l’irritazione. La guarda e non riesce a capire assolutamente nulla di lei, ed è buffo perché hanno vissuto insieme per anni e la sua famiglia gli ha salvato la vita; è curioso, realizza Lelouch per la prima volta, non sapere.

“Basta chiedere,” dice Milly, solo che Lelouch non ha detto una parola.

Lei gusta il suo stupore come se fosse un piatto prelibato, a un passo dal leccarsi le labbra di fronte a qualcosa così gustoso quanto la sua incertezza.

“Per favore, Lelouch, non essere arrabbiato con me, è stato solo un piccolo scherzo d’addio.”

E’ solo così diversa da qualunque ogni altra persona che conosce, a parte forse Arthur, ma quando era piccolo sua madre gli ha insegnato che i gatti non sono persone.

“Fammi un bel sorriso,” insiste, però finisce che sorride lei, e se C.C. è enigmatica, Shirley dolce e Karen agguerrita, allora lui non ha la più pallida idea di quello che sia Milly. I suoi occhi sono un fiume dove annega senza trovare nulla a cui aggrapparsi, sono occhi che parlano di feste, di felicità e di qualunque altra cosa sia calda e non è solo questo.

“Che cosa sta succedendo?” chiede Lelouch.

Milly sbatte le palpebre e arriccia le labbra senza capire. “ Che cosa?”

“Sta succedendo qualcosa, Milly? E’ il tuo conte, la tua famiglia? E’ successo qualcosa?”

“No. Perché dovrebbe essere successo qualcosa, Lelouch?” chiede Milly con le sopraccigglia aggrottate, un gesto indolente della gomito che si appoggia sul tavolo vicino al cappello rosa.

E Lelouch sa che il suo tempo è scaduto. Che se non è riuscito a conoscere Milly allora significa che non conosce nessuno, e questo è un problema perché non può utilizzare persone di cui non sa i minimi particolari, e che potrebbero rivoltarsi contro di lui da un momento all’altro, piccoli serpenti pronti a mordere la sua mano.

Milly si alza in piedi con disinvoltura. “E’ tempo che il tuo presidente si congedi, Lelouch. Bada a Shirley al posto mio, per favore.”

E perché hanno iniziato tutti quanti a parlare di lui e Shirley come se fossero maledettamente sposati?

“Tutta questa storia di Shirley è andata fuori controllo,” dice Lelouch. “Lei che cosa ne pensa, almeno?”

Milly ride, e la sua voce tintinna così tanto da dargli fastidio. “Che cosa potrebbe mai pensare qualcuno di te, Lelouch?”

E nel momento in cui punta i suoi occhi su di lui il gioco è finito. La sua risata è ancora sospesa nell’aria, vibrante di incertezza, Lelouch fa un passo avanti ma non sarebbe servito comunque perché tanto sono già così vicini.

Milly si ferma ed improvvisamente il suo sguardo si tinge di paura e curiosità ed è indifesa da così tanto tempo--

--“L’hai fatta aspettare così tanto,” dice Milly, e sembra furiosa. “Non abbandonarla subito.”

I suoi occhi parlano di mosse sbagliate, di musica troppo alta e di un baratro profondo e lei è lì sul ciglio e non sa che cosa diavolo deve fare per evitare il dolore dell’impatto.

Lelouch sa che non stanno più parlando di Shirley, e poi la bacia.



L'angolino della recensione:)



Cheesechan: Grazie per i complimenti :) sono felice che ti abbia dato esattamente l'impressione che volevo che desse...è stata una faticaccia.

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Capitolo 3
*** Anni ***


Fino Alla Fine Del Mondo

[10. Anni]

Lei lo vede riflesso ovunque guardi: un vetro, uno specchio, o anche semplicemente la ruota di un carro. Qualunque superficie le possa mostrare un immagine le mostrerà sicuramente lui, che la guarda o non la guarda o sta semplicemente facendo qualcos’altro, ma resta lì a sua disposizione per tutto il tempo che vuole.

E di tempo Karen ne ha sufficienza: anni ed anni che si distendono davanti al suo sguardo come una brughiera ricoperta di nebbia, giornate scandite dai brandelli di sigarette che butta in un angolo della stanza, spente su copertine di libri che non ha mai letto. Ha sempre invidiato quella strega, bellissima ed immortale, ma adesso si chiede come sopporterebbe un’eternità senza di lui.

Sta affogando in un lago di tranquillità, intrappolata nelle catene di fiori con cui lui ha avuto cura di legarla prima di andarsene per sempre, prima di perdersi in un golfo di dolore così lontano da lei.

Forse è questo che Shirley ha provato: essere lasciata indietro, ad aspettare per giorni, mesi ed anni l’esito di una battaglia, marcire tra cuscini morbidi e profumi costosi senza poter far altro dei suoi artigli se non sbatterli sulla parete.

E che cosa, per Dio, non è abbastanza in lei? Non è abbastanza coraggiosa o abbastanza forte o abbastanza leale, e forse che si è mai tirata indietro davanti ad un sacrificio? Non era rimasta a mangiare pizza o a nuotare in un costumino azzurro, ma ha combattuto con lui e per lui, e se c’era una cosa che si meritava era seguirlo. Fino alla fine del mondo.

Le catene stringono e le sue ossa scricchiolano, e sa che neanche se qualcuno le avesse tagliato le ali che non ha farebbe così male. E non può fare niente se non aspettare, aspettare ed aspettare, ed ogni cosa che tocca si infrange tra le sue mani.

Il suo bacio era il fiato dell’Inferno e se non l’avesse allontanata lei avrebbe perso quel poco di dignità che le era rimasta, ma in fondo non era poi così importante comportarsi da eroe se nessuno poteva vederla; ed avrebbe pagato ogni briciolo della sua umanità e del suo cuore, vendendosi a prezzo stracciato, in piedi davanti al cancello che si eè chiuso un attimo prima che lei lo raggiungesse.

Il suo cuore è in frantumi dal momento stesso in cui l’ha lasciato andare, Gino è gentile quando tocca le spalle, la schiena, la testa, ed evidentemente è diventata cieca perché non riesce a seguire nessun cartello, le indicazioni sono bianche nella sua testa, Lelouch è mito, leggenda, storia--

--il suo riflesso svanisce dopo qualche istante, e sebbene Karen aspetti, dopo non ricompare mai.

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Capitolo 4
*** Sesto Senso ***



Ed il momento che fa più male è quello in cui ricorda.

E’ una specie di epifania, è la rivelazione che si prova dopo aver tenuto in mano il vaso di Pandora per così tanto tempo, e nel momento in cui lo apre, dopo aver rotto la serratura con ogni stratagemma esistente, semplicemente non riesce a crederci.

La pelle della sua faccia è innaturalmente tesa e le sue labbra sono secche come se dovessero cadere da un momento all’altro. Il suo amore è come essere impiccati con un laccio di seta: lo sente morbido e fresco sulla pelle ma le spezza il collo e la soffoca senza che lei trovi la forza di parlare.

Da un certo punto di vista lei si rende conto che non è del tutto un male: se potesse dar voce ai suoi pensieri si scaverebbe la fossa con le unghie spezzate mentre parole d’amore rotolerebbero sulla sua lingua come caramelle avvelenate.

La colpa non è di nessuno--è successo e basta.

Lei è finita fra le sue braccia come una mosca cade in una ragnatela e rimane invischiata in un trionfo di buio.

***

Quando lui la bacia per la prima volta la sua testa è un razzo impazzito.

E si rende conto di essere una persona disgustosa, qualunque cosa lei faccia non riesce a smettere di tremare, suo padre è morto e l’unica cosa che pensa è Lelouch ti prego ti prego ti prego ti prego--

***

Lui è una cicatrice vivente.

Qualsiasi cosa orribile possa capitare a qualcuno, lui l’ha sicuramente vissuta.

Non ha mai avuto fortuna con le donne e, in generale, non ha mai avuto fortuna con la vita: è rotto, ferito e bruciato.

La freddezza dei suoi gesti e delle sue parole è una naturale conseguenza di tutto quello che ha passato: perché mai dovrebbe rischiare di soffrire legandosi a una ragazza come lei, una così sorridente e felice e appassionata?

Meglio evitare: un’altra cicatrice lo ridurebbe a pezzi e spaccherebbe la sua schiena. La sua faccia si screzierebbe e diventerebbe un’altra maschera sbreccata fra quelle che è solito indossare.

Certe volte fa meno male la spina della rosa che dovrebbe giustificarla.


***

Lei è bella, dolce coraggiosa.

Ha le spalle abbastanza larghe per reggere anche il peso delle sue cicatrici: un grazie non è necessario perché sicuramente lei capirà.

E anche se non lo facesse--beh, non è un problema suo.

***
In verità la colpa non è di nessuno dei due ma degli esempi sbagliati che hanno accompagnato la crescita di Shirley: coppie felici, sentimenti espressi e una totale fiducia.

Lei sa bene che gli sta salvando la vita, ma se non chiede gratitudine non significa che non la desideri.

Shirley gli sta insegnando a sorridere e lui la sta uccidendo dolcemente, ma senza il dolcemente.

***

E quando improvvisamente ricorda ogni cosa:

i suoi occhi le ricordano che cosa significa essere fissati da lui
se lo toccasse probabilmente prenderebbero fuoco tutti e due
il sale delle sue labbra era più aspro delle lacrime
il suo odore è così forte che le fa girare la testa
non può sentire che le sue parole

***

Ma c’è qualcosa, ed è annidato in fondo alla sua testa, che le dice che semplicemente non può, che appartengono a mondi diversi e che sarebbe un suicidio. I suoi occhi sono stanchi e le sue labbra sono fredde. Lei ha paura di tante cose, ma immolarsi non è una di queste.

Ed è tutta una questione di cose che lei sa, di parole incastrate in fondo alla sua gola: non è destino e questa storia non la riguarda, non sa neanche da che parte iniziare e lei non è né tra i buoni né tra i cattivi, e forse lui è davvero pazzo ed è solo un sogno che sta proiettando su di lei.

Ma Shirley non può fare niente per sottrarsi a quel vincolo: ha accettato i termini del contratto e tirarsi indietro sarebbe da vigliacchi. Il suo amore è una sala da ballo vuota e lei non fa altro che ferirsi con i cocci dei bicchieri che qualcuno ha buttato per terra.

Eppure vorrebbe dire lascialo andare, prendi me, solo che non saprebbe a chi dirlo perché il Dio e il Diavolo di Lelouch non hanno mai parlato con lei.

***

Le sue mani corrono nervose sulla terracotta e quando accarezza il vaso può quasi sentire il battito della farfalla che sbatte contro le pareti. Ha paura di aprirlo ma ha aspettato così tanto e se non lo facesse come potrebbe mai salvarlo?

E c’è qualcosa che guida le sue dita, e non è totalmente sicura di esserselo immaginato. Pandora trattiene il respiro quando scoperchia il vaso e deve stringerlo forte per non farlo cadere per terra e finalmente, finalmente, finalmente…

***

Lei è splendida e lui fa lo splendido.

Il volto di Shirley ha smesso di brillare ma il suo sorriso no.
Le fanno male la testa, le braccia, le gambe. Non ne può più, ma se si fermasse lui potrebbe abbandonarla di nuovo.

Lei spalanca gli occhi ma non riesce ad aprirli.

Il suo amore è un bisturi impugnato da una mano tremante, così imprecisa da mancare il bersaglio.
Sono strali ardenti che colpiscono il suo cuore senza romperlo, la costante sensazione di camminare sul ghiaccio sottile.

E deve arrivare in tempo, adesso che sa; non può lasciar perdere dopo che ha aspettato così tanto tempo ed ogni fibra di lei è tesa verso il pensiero di Lelouch.

***

Lei non sa, non sa assolutamente niente, non è la sua guerra ed è così ingiusto perché è così pronta a combattere che già sente le sue mani farsi di ferro e le sue gambe sanguinare.

Non sa bene come comportarsi e si sente come se fosse divisa a metà ed immersa in una palude di cose spiacevoli e stagnanti; ma per quanto la notte sia lunga prima o poi arriva sempre l’alba.

Ma tutto è sopportabile, giacchè…

***

Pandora guarda i cocci del vaso ai suoi piedi, ed è così terrorizzata che potrebbe mettersi ad urlare.

***

Rolo la guarda come se fosse il Diavolo in persona e Shirley vorrebbe ucciderlo, strangolarlo fino a fargli dimenticare il suo nome. Tuttavia esita un attimo di troppo, e forse ha tralasciato qualcosa di fatale per lei.

E’ adesso o mai più, sente i dadi rotolare fra i suoi pugni stretti, apre la bocca per parlare e sa che si renderà degna di lui.

Ti amo, pensa.

***

Vuoto.

Non c’era assolutamente niente.



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Capitolo 5
*** Cena ***



Non è un mistero che ognuno affronti i propri malumori in modi diversi: Anya ammirava il suo diario, Suzaku torturava il collo della sua camicia e Karen salta la cena.

Gino può dirlo nel momento esatto in cui si siedono a tavola davanti a un piatto di frittelle cucinate da Ohgi. Villetta ride per qualcosa, Tamaki mangia come se potesse morire da un momento all’altro, Sugiyama strimpella la sua chitarra e Karen non parla, non si serve da mangiare e quasi non si muove se non per respirare.

Probabilmente nessuno tranne Gino si accorge che c’è anche lei, e lui se ne accorge solo perché non fa altro che guardarla. E’, ogni volta, una specie di sfida; Gino ignora il suo desiderio di essere incorporea e lei resiste ostinata finchè certe volte non sembra sul punto di spezzarsi, e allora Gino distoglie lo sguardo: ride con Villetta, da una pacca sulla spalla a Tamaki che sta per soffocare o canta le canzoni che Sugiyama suona.

Ci sono anche i giorni in cui è Karen che ricambia il suo sguardo come se una tempesta elettrica avesse attraversato il suo corpo, ed improvvisamente è nella stanza, proprio davanti a lui, e non sembra più un fantasma.

Il suo sguardo è diffidente e acuto come il ghiaccio, ma Gino sa senza bisogno di sentirlo che la sua pelle brucia e che lei chiederà scusa per questo per tutta la notte, agitandosi nel letto a una parete di distanza da lui.

Questa sera, quando le frittelle sono finite, Karen muore di fame e Gino lo sa dal modo in cui muove la testa e dalle sue spalle rigide sotto la stoffa della camicia. Karen si alza dal tavolo e si siede sulla poltrona vicino alla televisione, accavallando le gambe  nella penombra e nascondendo un brivido per la brezza fredda che entra dalla finestra.

“Cosa fanno questa sera?” chiede Villetta asciugandosi le mani

“Niente di interessante.”

La voce di Karen, quando risponde, non proviene dall’altro lato della stanza ma dalla sponda opposta di un fiume. Gino non può distinguere bene i contorni della sua figura, fatta eccezione per un alone ramato intorno alla sua testa e gli stivali da uomo che fasciano le sue gambe.

Gino si alza, raggiunge il tappeto vicino alla televisione e si siede senza dire una parola.

“Da quando sei interessato alla televisione?” dice invece Karen con un tono di voce pungente che è così strano proprio perché non sa indossarlo bene.

Gino si stringe nelle spalle e non risponde, consapevole dello sbuffo nervoso che Karen emette alle sue spalle. Bastano pochi secondi e lei si alza di scatto con un fruscio di vestiti.

“Buonanotte,” dice, e Gino non ha bisogno di voltarsi per sapere che Villetta ha inarcato le sopracciglia e che Ohgi ha sorriso. Sugiyama accorda una canzone d’amore e Karen sbatte la porta dietro di sé.

“A quanto pare,” dice Villetta pensierosa, “Lelouch non è l’unico motivo per cui Karen salta la cena.”

La sera dopo, Karen non scende non dandosi per malata, e Gino bussa alla porta della sua stanza con un vassoio pieno di cibo leggero che Ohgi ha preparato per lei. 

 

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Capitolo 6
*** Acqua ***


Sarà così che il suo cuore si romperà di nuovo.

Non lancerà neanche un grido quando accadrà: porgerà i suoi polsi, tremanti dal desiderio di farsi inchiodare di nuovo a quella croce, deglutirà e si prenderà tutte le sue responsabilità. Non si fa illusioni e non pretende che le cose saranno diverse questa volta: conosce a memoria le insenature della palude dove affonderà senza che nessuno possa sentirla e gli sguardo di biasimo sono già scolpiti sulla sua retina.

Sente che i suoi fianchi sono così sottili che potrebbero spezzarsi da un momento all’altro, disgregarsi in frammenti di cristallo che traffigendole le gambe farebbero male da morire. Spalancherà la bocca per respirare e la stretta che le stringerà la gola sarà ferrea ma in ogni caso non lo sarà mai quanto le ferite sulle sue gambe quando cadrà in ginocchio di nuovo, pregando ed annaspando, sputando lacrime e solitudine dalle labbra contorte.

Solo che questa volta sarà da sola: errare è umano, lo sanno tutti, ma perseverare è diabolico e anche se non ha colpe ha perdonato le sue, e forse che questo non è abbastanza, forse che non dovrebbe chiudere gli occhi davanti alla strage che si snoda davanti a lei, così distinta che può seguirne le orme come un sentiero di terra battuta?

La sua voce non appartiene più alla dimensione del suono bensì a quella della vista, vetri che vanno in pezzi e cadono davanti a lei, indicandole la strada e sgretolandosi, cristallo pungente sotto la sua pelle tesa, ogni volta che ne afferra uno.

***

La storia è pagine bianche nei suoi occhi e melodie taciute cantate in fondo alla sua gola. Nel momento esatto in cui afferrerà la spada e si getterà nella battaglia sicuramente si romperà, e nessuno avrà pietà per lei perché ha ucciso suo padre ma lo ama ancora santo cielo è così debole--

--e se almeno lui fosse fiero di lei varrebbe il sacrificio, non è così?

***

Io voglio che tu sia felice felice felice felice felice felice , e non importa da dove provenga l’acqua che ti disseta se diventa tua nella tua bocca. Se vedesse il suo riflesso si vergognerebbe così tanto di che cosa è diventata, ed è una fortuna allora che stia morendo e che la luce filtri dalle sue palpebre socchiuse accecandola e rendendole difficile vedere qualunque cosa. Ha la gola secca ma se tossisse ogni cosa franerebbe attorno a lei, e sarebbe così difficile lasciare andare la sua mano.

***

Il suo sangue è denso e spesso come le spire di un serpente. Lei è Eva, è Euridice, è Pandora e nel momento in cui muore sarà che anche se lui dovesse venire a prenderla non potrebbe lo stesso sfuggire all’Inferno, che è una giungla di suoni che ha attaccato la sua testa e la stringe esattamente quanto lui stringe la sua mano.

- Non importa quante volte… -

Probabilmente a lui non importa davvero.

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Capitolo 7
*** Intermezzo ***


In musica, per intermezzo s'intende generalmente una composizione posta tra altre entità musicali o drammatiche, come ad esempio gli atti di una commedia o i movimenti di un lungo lavoro strumentale.

Le scariche elettriche del temporale si addensano sopra la sua testa anche quando il cielo è sereno. Lelouch conosce i fenomeni meteorologici a menadito, persino meglio di Milly che istruisce tutti loro ogni giorno dallo schermo usato di una vecchia televisione.

La tempesta scoppierà da un momento all’altro: i fulmini si dirameranno dalle nuvole, si incendieranno e si spegneranno nel giro di un battito di ciglia, e quando la pioggia si scaricherà sulla sua testa, abbondante come se non vedesse uno sfogo dopo decadi di siccità, Lelouch non potrà fare a meno di ricordare.
Ricorderà il primo vagito, la prima bugia, il primo bacio. Ma la pioggia non è altro che un intermezzo tra lunghe, desolate giornate di sole: l’andante moderato di una sinfonia suonata troppo spesso, la pausa tra parole difficili tra pronunciare, l’ovattato limbo di un’esistenza difficile.

I sentimenti che Lelouch ha provato per Shirley non sono mai stati troppo, nè troppo poco, solamente l’immagine tranquilla che rimanda a una vita spesa in campagna, con una moglie bella e florida e dei bambini vivaci, proni a cacciarsi nei guai ad ogni occasione. Una lunga, pacifica esistenza che si conclude dopo un intervallo di serenità che si estende a perdita d’occhio, un orizzonte che si estende troppo in là per il suo sguardo.


Se Lelouch non avesse mai incontrato C.C., la storia sarebbe finita così. Avrebbe capitolato di fronte all’amore di Shirley, alla sua docilità, alla sua devozione oltre il tempo e lo spazio: la condanna e la benedizione della normalità l’avrebbero sedotto, stregato e affascinato.

E’ sedotta, stregata e affascinata. Conosce i sintomi, i segnali, gli avvertimenti, o meglio, li ricorda oltre la spessa coltre dell’ordine che lui le ha impartito, ma non è mai stata ipocondriaca; al contrario, non ammette di essere malata finchè la febbre non la incatena al letto. Non c’è niente di normale in quello che prova: lo sporco sotto le sue unghie non sono altro che tracce di sangue, così insolite sulle sue dita da pianista, da tessitrice, da brava ragazza.

Ma Lelouch non è un bravo ragazzo.
Shirley non può essere altro che un intermezzo, un ritmo sostenuto ma moderato, la breve parentesi di un autunno durato troppo poco, fatto di foglie dorate che si depositano ai suoi piedi, illuminate da un riflesso cupreo che si oscura non appena cala la notte.
Lelouch è una creatura della notte. Il biancore lattiginoso della luna fa risaltare il suo viso come poche altre cose, inonda i suoi occhi di un chiarore soprannaturale che al sorgere del giorno quasi lo acceca.

La luce del sole divampa sul suo viso come una rivelazione. Se c’è una cosa che a Shirley manca, questa è il tempo. Dovrebbe fermarsi per pensare, riflettere, elaborare, ma i secondi le scivolano tra le dita come sabbia vulcanica, incandescente al suo tocco, nera come i capelli di Lelouch e il mantello che indossa sulle spalle sottili, quasi femminili. Shirley ha i colori della melassa bruciata, del caramello cotto, e anche lei andrà a fuoco, presto o tardi, ma se c’è un termine o una conclusione, la battuta finale, allora sa che la musica terminerà tra le braccia di Lelouch.

In qualche modo conterà per lui, anche se rotta, ferita, bruciata.

La musica esita, trema, si arrotola seguendo il ritmo del suo respiro spezzato. Il palmo delle mani le fa male da morire, e Shirley stringerebbe le dita in un tentativo di sollievo, se potesse, ma anche il suo sangue scorre lentamente, parodiando una farsa, un Carnevale Veneziano. Le maschere danzano sotto i suoi occhi, colorate come corolle di fiori. Il suo corpo è cera fusa, ardente nell’ultimo spasmo, nel gesto frenetico del ballerino che ha dimenticato come fermare i suoi passi.

Quando la pioggia finalmente scende, tuttavia, non lava gli errori di Lelouch: si limita a spazzarne via le ceneri, brusca e impietosa, e la melodia riprende, scandendo i propri battiti, avviandosi verso una conclusione che non prevede alcun tipo di parentesi.

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