Ammetterlo è il primo passo

di Anmami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti, prima storia che pubblico, spero di non aver fatto pasticci e spero che sia di vostro gradimento. Mi impegnerò ad aggiornare con regolarità, anche perchè ho già pronto qualche capitolo. Beh bando alle ciance e buona lettura. Anmami.



Capitolo 1
"Hanno preso di mira la gente sbagliata!"
Erano passate circa un paio d'ore da quella affermazione di Rick, anche se non potevo esserne assolutamente certo. Eravamo lì al buio, in attesa. Nessuno di noi sapeva in attesa di cosa, ma tuttavia l'unica cosa che potevamo fare era aspettare. Aspettare per conoscere il nostro futuro. Morte? Vita? Schiavitù? Chi poteva dirlo, certo l'accoglienza che ci avevano riservato gli abitanti di Terminus non era quella che ci aspettavamo. Quegli stronzi ci avevano rinchiuso in quello schifo di vagone che puzzava di piscio e che, a quanto pareva, era stata la dimora di altre persone prima di noi.
Mi avevano privato della balestra, ero stanco, affamato e dolorante, ma tuttavia mi sentivo meno solo.
In quel momento il mio pensiero andò a lei. A Beth. Ancora non mi capacitavo del perchè mi avesse abbandonato in mezzo a quella strada e come mai non fosse tornata indietro a cercarmi. Ero sicuro che mi avesse visto attraverso lo specchietto retrovisore e quella sicurezza mi faceva temere il peggio, qualcuno doveva averla per forza costretta ad allontanarsi, non trovavo altra spiegazione al suo comportamento.
"Daryl? Amico stai bene?" chiese Rick sedendosi accanto a me sul pavimento.
Io annuii in risposta e poggiai la testa alla parete fredda.
"Ti stavo osservando, sei stanco, siamo tutti stanchi, ma non puoi buttarti giù. Ho bisogno di te per tenere al sicuro quel che resta di questo gruppo. Da solo non basto, mi serve il tuo aiuto. Ne abbiamo passate tante insieme ed ora ti chiedo un piccolo sforzo, per quelli che sono qui ed in memoria di quelli che non ce l'hanno fatta." disse poggiandomi una mano sulla spalla.
Lo ascoltai, poi mi alzai di scatto e mi diressi verso l'angolo dov'era seduto Carl perchè qualcosa aveva attirato la mia attenzione.
"Carl, puoi alzarti? Mi serve quella cassetta di plastica."
"Che devi farci?" domandò Carl con aria annoiata.
"Devo controllare una cosa." risposi senza dare troppe spiegazioni.
Gli altri nel frattempo, notando il mio comportamento si erano mossi dalle loro posizioni e mi stavano osservando.
Carl si alzò ed io presi la cassetta e la avvicinai alla parete del vagone. Nell'angolo in alto avevo notato una piccola grata di aerazione che all'inizio mi era sfuggita.
Mi arrampicai sulla cassetta ed in punta di piedi riuscii a raggiungere la grata.
Attraverso quei piccoli fori riuscivo a vedere il cortile e le recinzioni e le due guardie armate sui tetti.
Continuai la mia osservazione ignorando le domande di Rick e del resto del gruppo.
All'improvviso notai una fila di ragazze bionde che indossavano una tuta da carcerato.
Camminavano a lato della recinzione ed erano scortate da quattro uomini armati. Quando furono abbastanza vicine al vagone una di loro attirò la mia attenzione. Capelli ricci legati in una coda di cavallo disordinata, fisico minuto... Beth.
"BEETH! BETH! SIAMO QUI! BEEEETH!" urlai con tutta la forza che mi era rimasta.
Per attirare la sua attenzione iniziai a battere sulla parete del vagone, con pugni e calci, continuando a gridare il suo nome.
Ad un tratto lei si accorse di me.
"DARYYL!" urlò alzando lo sguardo verso la grata. Provò a scappare ed a correre verso il nostro vagone, ma uno degli uomini armati la fermò.
"No! Bastardo! Lasciala stare! Vieni a prendertela con uno grosso quanto te! Figlio di puttana, lasciala in pace! Nooo! Beth! Nooo!" 
Gridai il più forte possibile, ma quello stronzo trascinò via Beth che piangendo gridò un'ultima volta il mio nome prima di sparire dal mio campo visvo.
Con un salto scesi dalla cassetta e mi avvicinai alla porta del vagone provando ad aprirla, strattonandola con forza.
"Aprite questa cazzo di porta luridi figli di puttana Beeeeth! Beeth!? Mi avete sentito stronzi? Aprite subito questa cazzo di porta!" 
Imprecai, urlai e colpii la porta in preda alla disperazione.
Rick, confuso dal mio comportamento, si avvicinò a me per chiedermi spiegazioni e cercare di calmarmi.
"Daryl! Amico calmati! Cerca di farci capire, cosa hai visto?" chiese Rick provando a tranquillizarmi.
"Calmarmi? Come posso calmarmi quando uno di quegli stronzi ha trascinato via Beth?" sputai rabbioso accompagnando ogni parola ad un calcio alla porta.
"Beth? Hai visto Beth?" mi domandò sorpreso.
"Si, era in fila con altre ragazze bionde ed erano scortate da quattro bastardi armati fino ai denti. Dio! Se solo provano a torcerle un capello io... " conclusi quella frase scagliando la cassetta contro la parete opposta alla mia posizione e urlando.
"Sicuro che fosse lei?" chiese Maggie trattenendo a stento le lacrime.
"Certo che sono sicuro, era lei. E mi ha riconosciuto. Ora sa che siamo qui." risposi brusco.
"Glenn... Beth è viva!" disse Maggie abbracciando il marito.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccomi di nuovo. Secondo capitolo, non ho saputo resistere. Spero la storia continui a piacervi. A presto.
Anmami.

Capitolo 2
Lei era viva. Lei era a pochi passi da me e non potevo fare nulla per salvarla. Non avevo fatto altro che proteggerla da quando eravamo rimasti soli ed invece in quel momento non c'era niente che potessi fare per aiutarla. Ero bloccato lì, rinchiuso in quel cazzo di vagone, come un leone in gabbia. 
Gli altri parlarono per tutta la sera, misero insieme le loro idee, architettarono piani, fino a quando non decisero che la cosa migliore sarebbe stata aspettare di trovare una buona soluzione che non rischiasse di peggiorare le cose.
Io, invece, passai tutta la serata in piedi su quella dannata cassetta, sperando di rivederla.
A notte inoltrata il resto del gruppo dormiva profondamente ed io ero ancora su quella fottuta cassetta ad osservare i raggi della luna che si infiltravano dalle fessure della grata.
"Daryl, scendi! Non riusciresti a vedere niente comunque, è troppo buio." sussurrò Rick per cercare di non svegliare gli altri.
Fui tentato di mantenere la mia posizione, ma alla fine fui costretto a dar ragione al mio amico e scesi.
Mi sedetti sul pavimento tenendomi la testa tra le mani e Rick si accomodò vicino a me.
"Sai... è strano." disse all'improvviso.
"Cosa?" domandai perplesso.
"Il tuo comportamento. Guarda Maggie, non si sta comportando come te. Il tuo modo di reagire non è stato da fratello maggiore che vede la sua sorellina minore o da padre che vede sua figlia, era più una cosa tipo..."
"Tipo?" lo spronai a continuare.
"...tipo uomo innamorato che vede l'oggetto del suo amore." rispose spostando lo sguardo verso Maggie per controllare che non stesse ascoltando.
"Amico che cazzo stai insinuando?"
"Non prenderla male, non ti sto giudicando. Sai che con me puoi parlare. Provi qualcosa per lei?"
"E' tutto una merda. Ogni fottutissima volta che mi importa di qualcuno questo qualcuno fa una fine del cazzo. Prima Merle, poi Sophia... ora Beth..."
"Beth è viva. Faremo in modo di riaverla tra noi, sai che ci impegneremo tutti. Ma tu non hai risposto alla domanda..."
"Già Daryl, rispondi alla domanda." disse Maggie aprendo gli occhi all'improvviso.
"Ci stavi spiando?" chiesi seccato.
"Si, dal momento che stavate parlando di mia sorella. Allora? Sto aspettando una risposta."
"Lasciatemi in pace." dissi voltando le spalle ai due.
"E' una bambina Daryl! E' solo una bambina! Come hai potuto? Cosa le hai fatto razza di maniaco."
"Calmati e abbassa la voce, Maggie! Abbiamo sicuramente capito male, non partiamo prevenuti." disse Rick cercando di placare gli animi.
"Dai, coraggio spiegami allora. Spiegami come stanno le cose." disse Maggie arrabbiata.
Il resto del gruppo si svegliò, spaventato dalle nostre urla, restando ad osservare la scena. 
Solo Glenn si avvicinò alla moglie per capire cosa stesse succedendo.
"Ragazzi... che succede?" chiese disorientato.
"Oh Glenn! Bene, ora siamo tutti svegli. Stavo giusto aspettando di sentire il racconto di Daryl, di quando si è scopato mia sorella!" urlò Maggie.
"Fanculo!" risposi arrivando al limite della sopportazione.
"No, fanculo tu! Potresti essere suo padre, non ti vergogni nemmeno un po'?" 
La ascoltai e mi avvicinai a pochi centimetri dal suo viso con fare minaccioso prima di risponderle.
"E di cosa dovrei vergognarmi esattamente? Di essere rimasto solo con tua sorella non per mia scelta, di averla protetta, di aver cercato di trovare un minimo di normalità per lei in mezzo a questa merda, di averle insegnato a difendersi più di chiunque altro in questo gruppo o forse dovrei vergognarmi del fatto che mi importi di lei?" 
"E' una bambina! Non può importarti di lei in quel modo!" urlò Maggie con rabbia.
"Quella che tu chiami bambina è stata l'unica cosa positiva che mi sia capitata nell'ultimo periodo. E' solo merito suo se in me è rimasto un briciolo di umanità, è solo merito suo se ho ritrovato Rick e tutti voi, grazie a lei non mi sono mai arreso. Ed ora se hai finito di insinuare cazzate ti sarei grato se mi lasciassi pensare ad un modo per portare il culo fuori da qui e andare a riprendermela."

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Tre capitoli in tre giorni, spero non vi stuferete di me. Ho gran parte della storia già pronta sul pc e non sono riuscita a resistere neanche oggi. Ringrazio chi ha recensito, preferito, seguito ecc. Il prossimo capitolo tra qualche giorno, salvo cambiamenti di programma. A presto.
Anmami.


Capitolo 3

"...andare a riprendermela."

"Andare a riprendertela? Senti... grazie per averla protetta, grazie per non averla lasciata sola, ma ora Glenn ed io penseremo ad un modo per salvarla. Siamo noi la sua famiglia, non è più un problema tuo." mi liquidò lei con un tono di superiorità che mi fece saltare i nervi.

"Maggie! Noi siamo tutti una famiglia. Se Hershel fosse qui si vergognerebbe di quello che hai appena detto. La cosa migliore che potresti fare ora è scusarti con Daryl e insieme, cercare un modo per tirare Beth fuori da quel posto. La sua vita sta a cuore a tutti noi. Invece di litigare provate ad occupare il tempo pensando ad un sistema per andarcene da qui." Ci ammonì Glenn staccandosi leggermente da Maggie.

Dopo queste parole nel vagone tornò il silenzio. Tutti tornarono ai loro posti e riprovarono a dormire per quanto la scomodità del pavimento lo permettesse.

Tutti tranne me. Risalii in piedi sulla cassetta e ricominciai la mia osservazione.

Qualche ora più tardi un ragazzetto gracilino e con gli occhiali camminava con fare circospetto verso di noi trasportando una scatola stretta e lunga. Lo guardai attraversare il cortile muovendosi nell'ombra, aggirare le guardie per non essere visto fino a quando non fu troppo vicino e quindi sparì dal mio campo visivo.

Dopo poco un rumore metallico mi fece voltare verso il retro del vagone.

Un piccolo portello di circa trenta centimetri si aprì e il ragazzo spinse al suo interno la scatola che stava trasportando.

"Devo fare presto, questi ve li manda la mia amica Beth." disse il ragazzo infilando la testa all'interno del portello.

"Grazie. Sta bene? Le hanno fatto del male? Chi sei?" chiese Rick.

"Io mi chiamo Charles, Beth è mia amica, però qui nessuno lo sa. Sta bene, ma rischiamo la vita se si accorgono di quello che stiamo facendo. Ora devo andare, spero di riuscire a tornare presto con altre cose, non fatevi scoprire."

Detto questo richiuse il portello. Dopo pochi secondi però lo riaprì.

"Scusatemi, chi è Daryl?" domandò.

"Sono io." risposi confuso.

"Oh bene, Beth ti manda questo. Mi ha detto di dirti che non ti ha abbandonato, l'hanno portata via." disse porgendomi il mio fazzoletto.

Dopo questa ultima consegna chiuse il portello e se ne andò allo stesso modo in cui era arrivato.

Guardai l'oggetto che avevo tra le mani e dentro vi trovai delle more. Ne mangiai una porgendo le altre al resto del gruppo ed iniziai a sorridere.

"Cos'hai da ridere?" chiese Rick confuso.

"Stavo ricordando. Appena siamo scappati dalla prigione Beth ha voluto raccogliere delle more per voi, ha detto che quando vi avremmo trovato magari avreste avuto fame e dovevamo avere qualcosa da mangiare, allora le prestai il mio fazzoletto e lei lo riempì. Naturalmente poi finimmo per mangiarle noi, ma non aveva smesso un attimo di sperare."

"Scusa..." disse Maggie all'improvviso.

Io non risposi, ma annuii e le indicai le more fecendole un gesto con il capo, per invitarla a prenderne una.

Rick nel frattempo si era messo ad armeggiare con la scatola per aprirla.

All'interno trovammo del cibo, acqua, tre coltelli, una pistola con qualche proiettile, una torcia, un fumetto ed un arco con delle frecce.

Attaccato ad ogni oggetto c'era un piccolo bigliettino con il nome di ognuno di noi.

La torcia ed il fumetto erano per Carl, la pistola per Rick, i coltelli per Michonne, Maggie e Glenn e l'arco per me.

Sul mio arco c'era un biglietto scritto su carta un po' ingiallita. Chiesi in prestito la torcia a Carl e lo aprii.

"SCUSA, CHARLES NON E' RIUSCITO A PROCURARMI UNA BALESTRA. PRENDITI CURA DEL GRUPPO. SEI UNA BRAVA PERSONA DARYL DIXON, NON DIMENTICARLO."

Lessi quelle parole circa una ventina di volte, poi sorrisi scuotendo la testa ed infilai quel foglietto nella tasca dei jeans.

"Buone notizie?" chiese Rick.

"Niente di particolare. Si scusa per non essere riuscita a procurarmi una balestra." dissi sorridendo e sedendomi sul pavimento.

"Daryl?"

"Mmmh"

"Amico... sai quello che stai facendo?"

"No." risposi appoggiandomi alla porta e chiudendo gli occhi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciao a tutti! Nuovo capitolo. Un po' cortino ma essenziale per capire lo stato d'animo di Daryl, per farmi perdonare di questo il prossimo aggiornamento a breve. Grazie a chi continua a seguirmi.
A presto!!!
 


Capitolo 4
Trascorsi quasi tutto il giorno seguente su quella stramaledetta cassetta a controllare il cortile. Rick si offrì di darmi il cambio, anche se conosceva bene il mio carattere e sapeva che non avrei mai abbandonato il mio ruolo di guardiano per nessuna ragione al mondo.
"Sei stanco, sei lì in piedi da un giorno intero. Fatti sostituire, accetta il mio aiuto. Non essere il solito testardo." 
"No, grazie. Non sono stanco." risposi frettolosamente.
Detto questo mi sentii tirare per le gambe e qualcuno mi buttò sul pavimento.
"Ora stai lì sdraiato e ti riposi, Daryl dico sul serio. Sei mio fratello, non lascerò che tu ti distrugga. Starò io di guardia, quando sarò stanco mi darà il cambio Glenn. Non farai tutto da solo e non si accettano obiezioni. 
Non costringermi a prenderti a pugni." disse Rick con un tono che non ammetteva repliche.
"Fanculo! Ti ho detto che non sono stanco. Ed ora spostati." dissi spingendolo.
"Daryl! So come ti senti, è mia sorella. Stancandoti non la aiuterai. Devi essere in forze per quando riusciremo a scappare e per quando andremo a salvarla. Ora per favore, fatti sostituire da Rick, di lui puoi fidarti, non credi?" disse Maggie dolcemente. 
In quel momento la sua voce, il suo modo di rivolgersi mi ricordò quello di Beth e come era in grado di farmi ragionare.
Ma che cazzo mi stava succedendo? Per la puttana io ero Daryl Dixon! Avevo passato mesi tra i boschi da solo, cacciato, rubato, ucciso perfino e quella ragazzina era riuscita a penetrare la mia corazza con il suo irritante ottimismo e la sua fastidiosa fiducia nel prossimo.
Con un grugnito mi allontanai dalla mia postazione e mi appoggiai al muro, incrociando le braccia e facendo un gesto a Rick per scusarmi.
Dentro di me sapevo che stava solo cercando di aiutarmi, ma l'idea che fosse uno di loro a vedere Beth e non io, mi provocava un fastidio alla bocca dello stomaco che non sapevo spiegarmi e che mai avrei ammesso, neanche a me stesso.
Verso sera Rick fu sostituito e venne a sedersi vicino a me restando in silenzio.
Quando anche il più piccolo spiraglio di luce ci abbandonò ed era impossibile continuare ad osservare anche Glenn lasciò il posto di guardia e andò a sdraiarsi vicino a sua moglie augurandoci la buonanotte.
"Non volevo farti incazzare prima, dico davvero. Mi sono comportato così per il tuo bene." disse Rick rompendo il silenzio.
"Lo so." risposi secco.
"Vuoi parlarne?" chiese lui.
"Di cosa?" 
"Di te, di Beth, di quello che è successo ieri, di qualsiasi cosa. Stai impazzendo Daryl ed io non starò qui a guardare."
"Mi sento impotente. E questa cosa mi fa incazzare. So che lei è la fuori e sta relativamente bene, ma il non poter far niente per aiutarla è frustrante. E tra noi non è successo quello che ha insinuato Maggie, pensavo che almeno a te fosse chiaro."
"Nessuno di noi può fare nulla, possiamo solo farci trovare pronti per quello che succederà."

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ecoomi qua! Non potevo lasciarvi con quel capitolino minuscolo. Continuate a seguirmi perchè il momento della riunione con Beth si avvicina!!!
Al prossimo aggiornamento!



Capitolo 5
Nel mezzo della notte il portello si aprì come il giorno prima Charles spinse dentro il vagone una busta di carta più piccola della scatola della volta precedente.
"Ciao, non ho molto tempo, vi ho portato del cibo, non è molto, ma è il massimo che siamo riusciti a fare, dentro il sacchetto c'è una lettera da parte di Beth, leggetela, è molto importante, abbiamo un piano. Devo scappare!" disse parlando velocissimo.
"Grazie, ti siamo molto grati per quello che stai facendo." affermò Rick con riconoscenza.
"Beth dice che siete brave persone, io mi fido del suo giudizio." rispose salutandoci e richiudendo il portello.
Quando se ne andò Rick prese la torcia di Carl e rovistò nel sacchetto per trovare la lettera.
Appena trovò la piccola busta bianca mi porse la torcia e mi chiese di reggerla mentre lui leggeva.
< Prima di tutto voglio dirvi che sono molto felice che voi siate vivi. Certo, la situazione in cui ci troviamo non è delle migliori, ma siamo vivi e siamo vicini. 
Come avrete potuto notare Terminus non è l'oasi felice che pensavamo tutti. E' una sorta di lager con a capo un nazista della peggior specie.
Ho visto cose orribili in questi giorni rinchiusa qui. Esperimenti disumani e torture di ogni genere. Mi sono salvata dalla morte solo per i miei capelli biondi e la mia carnagione chiara, a quanto pare il capo ha una predilizione per le ragazze come me. Noi bionde siamo trattate come schiave e come giocattolino del capo e dei suoi scagnozzi.
Ora mi rivolgo a Maggie ed a Daryl in particolare, fisicamente sto bene. Non mi hanno fatto del male. Non posso dire altrettanto emotivamente, ma sapere che siete lì a pochi passi da me, mi da un gran conforto.
Mi avete sempre vista come una bambina ed invece ora sono a capo del gruppo della resistenza. 
Noi prigionieri abbiamo deciso di ribellarci e per questo vi dico di tenervi pronti. Quando sarà il momento verrò a liberarvi e dovrete scappare più in fretta che potete, anche se questo dovesse voler dire lasciarmi qui. Ripeto tenetevi pronti. Con infinito affetto. Beth.>>

"Fanculo alle sue idee del cazzo! Non ci penso neanche per sogno a lasciarla qui. Non può chiedermi questo." dissi incazzato come non mai.
"Daryl ragiona. Avrà i suoi motivi per chiedercelo, non credi?" mi domandò Rick serio.
"Rick ha ragione, Beth non è stupida. Non ci direbbe mai questo se ci fosse un'altra soluzione." concordò Maggie stringendosi nelle spalle.
"Ma fanculo pure alle vostre idee del cazzo! Io non la lascerò nelle mani di quelli. Hai letto la lettera? La stanno usando come un giocattolo! Si stanno scopando tua sorella a turno, in tutte le posizioni e l'unico incazzato qui sono io? Dio sembrate tutti degli idioti. Quando ci liberarà verrà via con noi, fosse l'ultima cosa che faccio." urlai con rabbia.
"Stronzo." disse Maggie buttandosi tra le braccia di Glenn.
"Daryl basta!" mi ammonì Rick con sguardo severo.
"Non sono io quello che sta sbagliando." dissi sicuro di me.
"So che sei incazzato e stai soffrendo e conoscendoti so anche che vorresti impiccare tutti quelli che hanno toccato Beth, usando le loro budella come corda, ma ora non è il momento di farsi accecare dall'ira. Anzi è il momento di incanalare tutta la rabbia che provi in questa missione. Sei con me?" chiese Rick porgendomi la mano.
"Come sempre." dissi stringendola con forza.
"Bene ragazzi ho un piano. Dobbiamo recuperare il borsone con le armi. Domani quando Charles tornerà qui gli spiegheremo il punto in cui si trova e lo convinceremo ad andare a prenderlo."
"Posso andarci io papà" si offrì Carl.
"No, è escluso! Andrò io se necessario, mentre tu starai qui al sicuro."
"Papà sono l'unico in grado di passare dal portello. Dammi un po' di fiducia. Mi farò accompagnare da Charles fino alla rete, poi uscirò, recupererò le armi e tornerò qui. Niente di più facile." disse sicuro di sè.
"Carl non posso lasciartelo fare, mi sei rimasto solo tu." fece Rick con tono triste. 
"Non mi offrirei di farlo se non pensassi di esserne in grado. Ci riuscirò. Mi porterò la tua pistola ed il coltello."
"Come posso convincerti a non farlo?" affermò Rick quasi supplicando.
"Non c'è modo. E' arrivato il mio momento. Vi renderò fieri di me."
Rick a malincuore dovette arrendersi. Era la nostra unica speranza per recuperare quelle armi.
La notte successiva Charles arrivò e gli spiegammo il nostro piano.
Ci pensò qualche secondo e poi accettò di scortare Carl fino alla recinzione.
"Vi aiuterò. Ad una condizione. Quando ve ne andrete da qui, io verrò con voi. Non mi è rimasto nessuno oltre Beth, non voglio restare qui da solo."
Acconsentimmo a farlo venire con noi, dopotutto si era dimostrato un aiuto prezioso. Nonostante questo qualcosa mi infastidì notevolmente.
Il suo parlare di Beth in quel modo mi fece provare di nuovo quella sensazione inspiegabile allo stomaco. Cercai di ignorarla e di concentrarmi per la giornata successiva.
Provai a dormire, ma il sonno sembrava sparito.
Come al solito questo non sfuggì a Rick che si accomodò vicino a me e mi guardò sghignazzando e scuotendo la testa.
"Che hai da ridere?" chiesi seccato.
"Se il ragazzino verrà con noi, tu non lo soffocherai nel sonno vero?" 
"Non vedo perchè dovrei." mentì a lui, oltre che a me stesso.
"Se può consolarti non credo che lei sia interessata a lui." disse lui continuando a sghignazzare.
"Ma si può sapere di cosa stai parlando?" sbottai infastidito dalle sue continue insinuazioni.
"Daryl abbiamo notato tutti il tuo cambiamento d'umore."
"E subito avete pensato che fosse per lui non è vero?" 
Ero a dir poco furioso e la conversazione rischiava di sfuggirmi di mano.
"Beh... scusa... io credevo che..." 
"Come cazzo fate a non capire? Molto probabilmente l'hanno stuprata per la miseria! Qui a pochi passi da me."

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ciao a tutti! Nuovo capitolo! Il momento di gloria di Carl è finalmente arrivato! Grazie a chi continua a seguirmi! A prestooooo!

 
Capitolo 6
Il pensiero del corpo esile di Beth nelle mani di quei merdosi non mi fece chiudere occhio.
Provai e riprovai, cambiando spesso posizione, a riposare qualche ora, ma il sonno era andato via insieme ad ogni traccia di felicità. Lei mi avrebbe sicuramente detto di ringraziare il cielo perchè era viva, ma in quel momento ero veramente incazzato con Dio per aver permesso che le facessero del male.
Con quella lettera aveva cercato di tranquillizzarmi sulle sue condizioni, ma avevo la certezza che quelle parole fossero solo una montagna di stronzatte. Avevano abusato di le, magari l'avevano anche picchiata e torturata. L'avevano usata come un giocattolo. Si erano divertiti con lei. Questo pensiero fece aumentare la rabbia e strinsi i pugni conficcandomi le unghie nei palmi delle mani per evitare di fare rumore e svegliare gli altri.
Circa un metro più in là Rick era impegnato in una conversazione con il resto del gruppo.
Sembrava che non si fossero accorti che fossi sveglio, perchè stavano parlando di me.
Se da un lato potevo comprendere la loro preoccupazione per il mio stato d'animo, dall'altro tutto questo interesse nei miei confronti mi faceva incazzare.
Continuavano a comportarsi come se sapessero meglio di me ciò che mi passava per la testa e la cosa mi infastisiva notevolmente. Non avevo bisogno che nessuno di loro si preoccupasse per me, potevo cavarmela da solo come avevo sempre fatto.
Restai in silenzio ad occhi chiusi continuando a far finta di dormire per ascoltare i loro discorsi.
"E' a pezzi. Si da la colpa per ciò che è successo a Beth. Temo che non si perdonerà mai per quello che le è capitato. Non so neanche come e se riuscirà a guardarla, lo conosco." disse Rick.
"Ma non è colpa sua. Come avrebbe potuto evitarlo? Nessuno di noi avrebbe potuto farlo."  fece Glenn.
"Non avrei dovuto lasciarla sola, ecco come." intervenni io mettendo fine a quella discussione.
Non avrei mai dovuto dirle di scappare, non avrei mai dovuto farla allontanare. Se era in questa situazione la colpa era soltanto mia. Piccola fragile Beth. 
In quel momento giurai a me stesso che l'avrei portata fuori da lì con ogni mezzo, anche a costo di lasciarci la pelle, lei sarebbe sopravvissuta.
Mangiai metà di una delle mele che ci aveva portato Charles la notte prima e mi posizionai sulla cassetta per ricominciare ad osservare il cortile e tenere la mente occupata.
Quella era una giornata importante. Il giorno della svolta. Se la missione di recupero avesse avuto successo, sarebbe stato un grande passo verso la libertà, ma tuttavia se Carl avesse fallito avremmo dovuto pensare ad un altro piano anche se le nostre alternative non erano poi molte. Una cosa era certa, volevo andarmene da lì il prima possibile.
La sera arrivo in fretta fortunatamente e con essa si avvicinò il momento della missione.
Restammo tutti in trepidante attesa dell'arrivo di Charles.
Dopo poche ore il portello si aprì ed il ragazzo ci passò il solito pacchetto preparato da Beth. 
Carl prese la pistola, il coltello e la torcia e dopo aver ascoltato le nostre raccomandazioni, usciì avviandosi verso il recinto con Charles.
Rick iniziò a camminare avanti ed indietro percorrendo l'area del vagone più e più volte, non riuscendo a stare fermo per l'angoscia.
Forse era quello il sentimento che provavo per Beth? Lo stesso che provava Rick per Carl? Amore di padre per un figlio. Era una ragazzina ed io un uomo adulto dopotutto e come aveva detto Maggie, avrei potuto essere suo padre.
Osservai ogni spostamento di Rick e potei vedere la sua ansia crescere ogni istante di più. Un minuto sembrava lungo come un'ora.
La sua preoccupazione a poco a poco contagiò tutti noi e ci ritrovammo seduti, intorno al portello, aspettando che il cappello da sceriffo di Carl facesse capolino da quella stretta apertura. Il vagone era immerso nel silenzio più assoluto per captare ogni piccolo rumore proveniente dall'esterno.
Rick spesso tendeva l'orecchio per sentire eventuali grida o colpi di pistola, ma fuori sembrava tutto tranquillo. 
Dopo un'attesa che sembrò durare una vita, due piccole mani spinsero il borsone delle armi all'interno del vagone e dopo di esso fece il suo ingresso Carl sorridente e fiero di se. Salutò Charles ringraziandolo dell'aiuto e si voltò verso di noi.
Rick si alzò e si avvicinò a lui per abbracciarlo, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Carl disse:
"Non potete immaginare chi ho appena incontrato."

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao! Capitolo di passaggio, piuttosto corto e mi questo mi scuso. Il prossimo sarà moooolto importante e ricco di avvenimenti, perciò non abbandonatemi! A prestissimo!



Capitolo 7
"Non potete immaginare chi ho appena incontrato." disse Carl entusiasta.
"Beth?" chiese Maggie.
"No, fuori dal recinto. Ho incontrato tre persone, fuori dal recinto. E non tre persone zombie, tre persone persone. Oh papà non sai quanto è bella!"
"Ma di cosa stai parlando?" chiesi io impaziente.
"Vicino al posto dove avevamo nascosto le armi ho sentito dei rumori, pensavo fossero vaganti e allora mi sono nascosto dietro un cespuglio. Ma quando i rumori si sono fatti più vicini ho sentito chiaramente delle voci. Sono rimasto nascosto per capire di chi si trattasse e... e...! Oh non ci crederete mai! Carol, Tyreese erano lì davanti a me. Quando li ho riconosciuti sono uscito dal mio nascondiglio e sulle spalle di Tyreese c'era un piccolo fagotto che si muoveva. Carol mi ha abbracciato e poi ha preso il fagotto e me lo ha appoggiato tra le braccia... era Judith papà! Judith è con loro! Stanno bene, li ho informati del piano. Sono dei nostri, aspettavano il momento giusto per intervenire, ci stavano osservando da un po'." raccontò Carl parlando velocissimo senza quasi respirare.
"Vai così piccola Spaccaculi!" dissi ridendo.
Rick si sporse verso Carl abbracciandolo e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Tornai ad arrampicarmi sul mio posto di guardia schiarendomi la voce per impedire alla commozione del momento di prendere il sopravvento.
Judith era viva, Carol, Tyreese. Stavamo tutti bene e presto saremmo stati di nuovo un gruppo. Forse Beth ed il suo stupido ed irritante ottimismo per una volta ci avevano visto giusto.
Nascondemmo nell'angolo buio il borsone e restammo in attesa. 
Sembrava che non potessimo fare altro in quei giorni. Sembrava che tutti si fossero dimenticati di noi, anche i nostri carcerieri.
Nessuno era venuto a controllarci. 
Non ricevemmo notizie da Beth o visite di Charles per i successivi tre giorni.
L'entusiasmo per la scoperta di Carl piano piano stava scemando ed il nostro morale era a terra.
Non vidi più Beth, nè le altre ragazze bionde nel cortile e questo mi fece temere il peggio ed iniziai a convincermi che non l'avrei mai più rivista e che il suo piano di fuga fosse andato in fumo.
Cademmo tutti in una specie di letargo e la convinzione che quelli sarebbero stati i nostri ultimi giorni da vivi si fece sempre più prepotente nelle nostre menti.
Forse era così che doveva andare. Forse dovevamo arrenderci. Smettere di lottare e sperare sarebbe stato più facile.
La mattina del quarto giorno nulla sembrava essere cambiato.
Non parlavamo nemmeno più, ci limitavamo a fissarci.
Anche la voglia di controllare il cortile attraverso la grata era completamente sparita. Apatia totale. Sembrava che avessimo deciso di lasciarci andare, morire ci sembrava l'unica soluzione.
Nel pomeriggio di quel giorno identico ai precedenti, tuttavia ci rendemmo conto che qualcosa stava accadendo all'esterno del vagone. Delle urla e degli spari ci sollevarono dal nostro torpore. Era il momento di agire. Raccogliemmo le ultime forze rimaste e dopo aver imbracciato le armi, attendemmo l'arrivo di Beth pronti a rischiare la vita l'uno per l'altro.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Sorpresaaaa! Un altro capitolo! Non potevo lasciarvi così. Però non fateci l'abitudine, a partire dal prossimo aggiornamento (venerdì),  mi limiterò ad un solo capitolo per volta.
A prestoo e grazie mille a chi ha recensito, preferito e a chi continua a seguire la storia!
 


Capitolo 8
Spari, grida, imprecazioni e tonfi provenivano dall'esterno del vagone. 
Eravamo pronti, armati e notevolmente incazzati.
Quando ad un tratto la porta del vagone si aprì... eccola. Beth era lì con sguardo fiero ed una scintilla di determinazione negli occhi che mai le avevo visto.
Andò spedita verso Maggie e la abbracciò. Poi salutò tutti ed infine venne da me.
Mi porse la mia balestra sorridendo compiaciuta.
"Ora ti riconosco!" disse prima di avvicinarsi a me e darmi uno spintone.
Io le bloccai il polso e portai la sua mano sul mio petto all'altezza del cuore restando in silenzio. Sperai che lei capisse e che non occorressero parole. Poi lasciai la presa e la guardai per qualche secondo.
Lei mi sorrise di nuovo e fece per uscire dal vagone, ma si voltò un'ultima volta verso di me. 
"Dove diavolo credi di andare?" chiesi facendola fermare.
"Mi attengo al piano, dovete scappare di corsa. Erano questi gli accordi, io non posso venire con voi. I ragazzi hanno bisogno di me. Sono stata io ad incoraggiare questa rivolta, ora non posso andarmene. Il capitano non abbandona mai la sua nave, neanche se sta affondando."
"Cazzo! Non puoi dire sul serio! Mi stai abbandonando di nuovo!" urlai con risentimento.
"Daryl... non ti ho abbandonato..." sussurrò dispiaciuta.
"Magari l'altra volta non l'hai fatto, ma lo stai facendo ora. Ma io non te lo permetterò. Se tu rimani, rimango anch'io. Ho un paio di cosette da far pagare a questi stronzi."
"Non posso chiederti tanto..." disse quello, ma i suoi  esprimevano solo gratitudine.
"Se resti tu, restiamo anche noi." affermò Maggie affiancata da Glenn e tutto il resto del gruppo.
"Rick, devi andare, Carol e Tyreese vi aspettano fuori. Devi pensare a Judith e a Carl. Ci rincontreremo." dissi cercando di convincerlo.
"Siamo una famiglia, se restate voi, rimango anch'io. Carl, tu e Tara andate al sicuro e occupatevi di Judith. Dite a Carol e Tyreese di raggiungerci. Si inizia a ballare! Come dicevo qualche giorno fa: Hanno preso di mira la gente sbagliata!"
Non ho mai fatto il soldato. Non sono mai stato al fronte, ma quella situazione si avvicinava molto alla mia idea di guerra. Da un lato dovevamo occuparci di non essere mangiati da quelle creature rivoltanti attirate da tutto quel baccano e dall'altra dovevamo assicurarci di non essere colpiti da un proiettile di quegli altri pezzi di merda. Il capo di Terminus, quella specie di figlio di puttana nazista, si era messo in disparte e sembrava che volesse far sbrigare il lavoro sporco ai suoi uomini. Ci posizionammo in vari punti del cortile usando tutto ciò che avevamo a disposizione come riparo per non essere colpiti. Quei bastardi continuavano a spararci addosso e ad insultarci e Rick rispose con la stessa moneta usando parole che neanche pensavo conoscesse. La nostra rabbia era la massimo e questo ci spingeva a batterci con più cattiveria. Eravamo arrivati a Terminus insieme e ce ne saremmo andati insieme e tutti vivi soprattutto.
Dopo aver schivato un colpo e aver fatto fuori uno dei cecchini posizionati sul tetto, mi guardai intorno e fu una piacevole sorpresa scoprire che i nostri erano in vantaggio numerico rispetto ai loro.
Nelle file nemiche le vittime continuavano a crescere e dalla nostra parte fortunatamente il numero era contenuto. Alcuni dei prigionieri non ce l'avevano fatta e i loro corpi erano diventati un banchetto invitante per i vaganti attirati dal rumore degli spari.
Non persi di vista Beth neanche per un minuto, era cambiata. Era più forte e sicura.
Sorrisi orgoglioso e non mi accorsi della presenza di un errante dietro di me. Errore da pivello, dovevo togliermi dalla testa quella ragazzina e concentrarmi sulla battaglia.
Non feci in tempo a reagire che un colpo di pistola ed una voce alle mie spalle mi fecero voltare.
"Daryl! Hai deciso di farti ammazzare? Non posso lasciarti da solo nemmeno un minuto. Cosa stavi guardando con tanta attenzione?" disse Carol.
"Non sono cose che ti riguardano stupida donna." le risposi con il mio solito tono.
Lei si voltò seguendo la direzione del mio sguardo e sorrise.
"Aaah capisco. Beh ne riparleremo Signor Dixon, non finisce qui."
Io la liquidai con una scrollata di spalle e ricominciai a coprire la mia posizione.
Nel frattempo Beth sembrava in difficoltà.
Era circondata da tre uomini che la stavano minacciando con dei coltelli e dava l'impressione di non riuscire a reagire. Uno di loro si avventò su di lei tentando di immobilizzarla a quel punto non ci pensai due volte e corsi in suo aiuto.
Quando fui sufficientemente vicino, riconobbi uno degli uomini. Era lo stronzo che l'aveva trascinata via il primo giorno. Mosso dal desiderio di vendetta mi lanciai su di loro con rabbia.
Sparai ai due senza troppi convenevoli e lasciai lo stronzo per ultimo. Doveva pagare per averla portata via da me per la seconda volta. 
Mi avventai su di lui con una furia omicida e dopo avergli conficcato una freccia nel petto sfogai tutta la mia frustrazione sul suo cadavere. Lo colpii più e più volte facendo scempio del suo corpo. Gli trapassai il cranio con il coltello e gli squarciai in due il petto.
"Daryl... Daryl... basta... è morto... Daryl!" disse Beth piangendo e appoggiandomi una delle sue piccole mani sul braccio per fermare il mio massacro.  La guardai intensamente e la sua vicinanza mi calmò all'istante. 
Afferrai la sua mano e stringendola forte, la trascinai verso di me abbracciandola.
Lei si divincolò immediatamente e mi fissò spaventata.
"Che ti hanno fatto Beth?" chiesi preoccupato non comprendendo il motivo della sua reazione.
Lei non rispose, si voltò e corse verso le altre ragazze che si erano riunite circondando qualcosa o qualcuno.
Guardandomi intorno potei finalmente tirare un respiro di sollievo. Lo scontro era finito, avevamo vinto. Terminus era sotto il nostro controllo. Finalmente eravamo liberi. Nel cortile restavano solo una manciata di erranti ed i cadaveri delle vittime della battaglia appena conclusa.
Mi avvicinai curioso a quel gruppo di ragazze mentre Rick, Michonne e Tyreese abbattevano i vaganti rimasti e fui stupito di trovare un uomo nel mezzo di quel cerchio.
Era il capo di quella specie di campo di prigionia e ognuna delle ragazze bionde, a turno, iniziò a prenderlo a calci o pugni dicendo ad alta voce il motivo per il quale lo stava facendo.
Si unì anche Charles che si avventò sull'uomo con rabbia dicendo:
"Questo è per avermi chiamato checca" e lo colpì con un pugno nello stomaco.
"Questo è per avermi umiliato facendomi fare da schiavo ai tuoi uomini" e lo colpì con un calcio in faccia.
A quel punto intervenne Beth che gli sputò addosso e poi guardandolo con disprezzo disse:
"Questo è per avermi violentata" colpendolo con un calcio dritto dritto nelle palle.
Udire quella frase fu per me come ricevere un pugno nello stomaco.  In quel momento tutti i miei timori trovarono conferma. Avevo sperato con tutto il cuore che non fossero arrivati a tanto, ma purtroppo era vero. Beth era stata violentata.
Dopo averlo colpito indietreggiò, distanziandosi di circa un metro dall'uomo steso a terra a contorcersi per il dolore e lo guardò con odio.
Estrasse la pistola, caricò il colpo e aggiunse:
"E questo... è per aver tenuto prigioniera la mia famiglia" sparandogli con freddezza.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Eccoci qua. Spero di non scatenare la vostra ira con questo capitolo. Allora i nostri eroi sono riusciti ad eliminare quei pazzi di Terminus e si possono godere un attimo di tranquillità. 
Ho scritto un'altra piccola storiella senza troppe pretese e mi piacerebbe molto ricevere la vostra opinione in merito. Grazie a chi la leggerà e grazie anche a chi continua a seguire questa. A presto!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2862635&i=1



Capitolo 9
Ripulimmo il cortile e Beth ci scortò all'interno dell'edificio principale per controllare che non ci fosse più nessuno.
Una volta appurato che eravamo i soli rimasti, Beth, Charles e gli altri prigionieri ci mostrarono il resto. Attraversammo una specie di grande salone dall'aspetto lugubre pieno di candele e arrivammo alla zona notte: un lungo corridoio con tante porte una in fila all'altra.
Sembrava di essere in una baraccopoli, i muri che dividevano le varie stanze di quella specie di dormitorio, erano stati costruiti usando materiale di recupero e la scarsa illuminazione proveniva da piccole lanterne appoggiate qua e là. Era un ambiente soffocante, non certo adatto a vivere per molto tempo. Alla fine di quel corridoio voltammo a destra e ci trovammo davanti ad una porta grigia e leggermente arrugginita, però nessuno di loro volle spiegarci cosa ci fosse in quella stanza.
Concluso il giro e decise le stanze dove passare la notte, tornammo nel salone principale e Rick si sedette per terra, Carl si avvicinò a lui con in braccio la piccola Spaccaculi ed io guardandoli non riuscii a non sorridere.
Nonostante tutto erano lì. Erano ancora insieme e avrei combattuto al loro fianco affinché la situazione non cambiasse. 
Osservai le persone intorno a me ed il mio sguardo si posò su di lei.
Beth se ne stava seduta da sola in un angolo vicino alla finestra a fissare il cortile arricciando sulle dita una ciocca di capelli.
Sembrava turbata, non l'avevo mai più vista così da quando avevamo lasciato la fattoria.
Decisi di andare a parlarle per capire quale fosse il problema.
"Ehi..." dissi avvicinandomi a lei.
"Ehi a te." mi sorrise. 
Ma non era il suo solito sorriso, era più simile ad una smorfia che nascondeva solo dolore.
"Stai bene?" chiesi preoccupato.
"Non ho niente di rotto e non sono ferita. Respiro e sono di nuovo con la mia famiglia. Il resto passerà, col tempo. Ciò che non ti uccide di rende più forte."
"Cosa c'era dietro quella porta?" domandai avvicinandomi leggermente e parlando sottovoce.
"Ci sono solo brutti ricordi." rispose incrociando il mio sguardo.
"Nessuno ti farà ancora del male." la rassicurai rispondendo alla sua occhiata.
Non ero mai stato un uomo capace di gesti di affetto o un tipo tutto zucchero e miele e cazzate simili, ma vedendola così sofferente e distaccata, mi venne istintivo cingere le sue piccole spalle con un braccio e avvicinarla a me.
Lei iniziò a tremare vistosamente e singhiozzare. Si alzò velocemente e mormorando uno "Scusa" uscì dalla stanza piangendo.
"BETH!" urlai cercando di fermarla, ma lei non sembrò volermi rispondere.
Rick, dopo aver assistito alla scena, venne a chiedermi spiegazioni che non fui purtroppo in grado di fornirgli. Sarebbe piaciuto molto anche a me sapere per quale motivo fosse scappata in quel modo, ma non feci tempo ad alzarmi per andare da lei che Maggie era già uscita dalla stanza inseguendola.
Dopo poco, tuttavia, tornò da noi dicendo di essere stata cacciata malamente da Beth.
La stessa sorte toccò anche a Charles e non ci restò altro da fare se non attendere che lei si calmasse e si decidesse da sola a tornare da noi. 
Aspettai di vederla rientrare da quella porta per tutta la sera. Il suo comportamento non aveva senso. In quel periodo passato da soli era stata lei ad abbracciarmi quindi non era la prima volta che avevamo contatti del genere.
Provato per la battaglia e terribilmente assonnato mi decisi a dirigermi nella mia stanza.
Non era certo una suite, anzi sembrava una specie di scantinato, ma era di sicuro migliore di molti altri posti in cui avevo dormito in passato.
Riposare su un materasso vero non mi sembrava una cosa reale.
Certo, era come essere tornati nelle celle della prigione, ma sempre meglio di quel fottuto vagone.
Stranamente, nonostante i mille pensieri che mi affollavano la mente, riuscii a dormire per qualche ora.
Ad un tratto sentii una mano poggiarsi sul mio viso e aprii gli occhi allarmato, impugnando il mio coltello.
"Daryl sono io." disse Beth spostandosi leggermente per lo spavento.
"Cazzo Beth! Vuoi farmi prendere un infarto? O peggio, volevi che ti uccidessi?"
"Scusa, ero solo venuta a parlare con te. Ma se ti ho disturbato vado via." fece lei avviandosi verso la porta.
Mi sporsi leggermente oltre il letto e la fermai afferrandole una mano.
"No, resta." dissi facendole posto vicino a me.
Si sedette nell'angolo opposto al mio e restò in silenzio a fissarmi. 
"Come stai?" domandò all'improvviso.
"Ora bene." dissi facendo spallucce.
"Ok, bene." lei.
"Già, bene." io.
"Ottimo." lei.
"Oh al diavolo! Beth che cazzo ti hanno fatto? Cosa è successo in questa merda di posto?"
"Non alzare la voce, ti prego. Non voglio raccontarti cosa è successo, non voglio che tu stia male per me."
"Troppo tardi." mi lasciai sfuggire senza pensare.
"Daryl... io..." disse scoppiando a piangere.
Con cautela provai ad avvicinarmi, ma lei si scostò di nuovo com'era successo poche ore prima.
"Hai paura di me?" chiesi tra l'arrabbiato ed il sorpreso.
"Per favore... ti ho già pregato di non alzare la voce."
"Siamo stati insieme per giorni e non ti ho mai nemmeno sfiorato con un dito. Ed ora tu hai paura di me e mi stai trattando come se fossi uno di quei bastardi che ti hanno fatto solo Dio sa cosa!" urlai arrabbiato.
"Ti prego... io... è complicato..." singhiozzò lei.
"Spiegami allora!" sbottai sempre più furioso.
I suoi occhi si riempirono di lacrime e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
La sua reazione mi fece incazzare o meglio tentai di convincermi che la mia fosse rabbia, ma in realtà il suo modo di reagire mi aveva semplicemente fatto male, mi aveva ferito. Volevo soltanto proteggerla, come poteva aver paura di me?
Qualche minuto più tardi qualcuno bussò e pensai che fosse lei. Andai alla porta sollevato, in fondo speravo che tornasse e mi spiegasse.
Invece, andando ad aprire, mi trovai davanti Carol.
"Se vuoi che le tue conversazioni restino private, ti conviene non urlare a quel modo." mi rimproverò.
"Che vuoi?" chiesi bruscamente.
"Volevo parlare con te. Che succede tra te e Beth?" senza tanti giri di parole.
"Non vedo come possano essere fatti tuoi." cercai di porre fine all'interrogatorio.
"Daryl andiamo! L'atteggiamento da stronzo con me non funziona e lo sai. Quando è successo?" fece lei.
"Successo cosa?" domandai scocciato.
"Quando ti sei innamorato di lei?" 
Bang! Dritta al punto come sempre.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Nuovo capitolo. Daryl inizia a rendersi conto di quello che prova anche se continua a non volerlo ammettere neanche a se stesso. Grazie a chi ha recensito, a chi continua a seguire e anche a chi legge in silenzio! :-) 
A presto!!!



Capitolo 10
"Quando ti sei innamorato di lei?" 
"Ma si può sapere di che cazzo stai parlando?" domandai perplesso.
"Oh andiamo! Solo un cieco non si accorgerebbe del potere che esercita su di te." affermò alzando gli occhi al cielo.
"Non dire stronzate Carol." dissi guardandola fisso.
"Non sarebbe una brutta cosa. L'amore, quando è autentico, non è mai un errore... sai credo che..."
"Stronzate." la interruppi stanco di starla ad ascoltare.
"Oh scusa tanto signor I sentimenti sono solo per le donne! Non è certo colpa mia se sei troppo stupido per ammettere di esserti innamorato come se fosse la più terribile delle colpe."
"Attenta a quello che dici, sto perdendo la pazienza!"
affermai al limite della sopportazione.
Possibile che nessuno riuscisse a lasciarmi in pace?
Non ero innamorato di lei, non lo sarei mai stato, anzi non solo di lei, ma di nessun'altra! Il mondo era andato a puttane e secondo loro la cosa più opportuna da fare era pensare ai miei sentimenti?
Non avevo mai amato nessuna prima che questa montagna di merda coprisse l'umanità, non avrei certo iniziato dopo. Ero legato a Beth, ma solo perché ormai faceva parte della mia famiglia.
Notando il mio silenzio, Carol si avviò verso la porta, rendendosi forse conto che non avevo assolutamente voglia di fare conversazione.
Prima di uscire si voltò verso di me e parlò un'ultima volta.
"Se mi avessi chiesto un consiglio su come comportarti, ti avrei suggerito di andare da lei a scusarti. Solo Dio sa cosa ha dovuto passare quella povera ragazza e non oso immaginare cosa le abbiano fatto. La sua fiducia nel genere maschile deve essere notevolmente diminuita. Se fossi meno stupido, ti saresti reso conto che non vuole vicino nessuno degli uomini del gruppo. Sta a metri di distanza da Rick, da Glenn e perfino da Carl. Da te almeno si lascia avvicinare. Buonanotte."
Non mi lasciò neanche rispondere e se ne andò dalla mia stanza chiudendosi la porta alle spalle.
A lei non lo avrei mai detto, ma le sue parole mi avevano in qualche modo toccato. Forse aveva ragione, ero davvero stupido. Forse avrei dovuto avvicinarmi a lei per gradi evitando di spaventarla. Chissà quali abusi aveva dovuto subire ed io le davo addosso come se fosse stata colpa sua.
Dio Merle avrebbe riso di me fino alle lacrime se fosse stato vivo e si fosse accorto di quanto mi fossi rammollito.
Avrei dovuto scusarmi con lei? Avrei dovuto provare a starle vicino? Fanculo! Era lei che vanificava ogni mio tentativo di avvicinamento.
Ritornando il solito Daryl, dopo questo attimo di sdolcinatezza innaturale, mi lanciai sul letto e aspettai l'arrivo del sonno che però si fece attendere per molte ore, dandomi purtroppo, modo di pensare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Eccomi qua! Da qui inizia la mia parte preferita della storia.  Questo è un capitolo un po' cortino ma spero che vi piaccia comunque. Grazie a chi ha recensito e a chi mi segue! A presto.
 


Capitolo 11
 
Urla. Urla di dolore e di paura.
Mi svegliai di soprassalto a causa di urla provenienti dalla stanza a fianco alla mia.
Afferrai la balestra e uscii di corsa per andare a controllare cosa stesse succedendo.
Nel corridoio incontrai anche il resto del gruppo. Si erano tutti svegliati per il mio stesso motivo: quelle urla strazianti. 
Mi avvicinai cauto alla porta, dalla quale provenivano quelle grida, seguito da Rick e Michonne.
"E' la stanza di Beth!" gridò Maggie, disperata, portandosi le mani al viso e stringendosi a Glenn.
Quella era la sua camera, era lei ad aver urlato in quella maniera. Con questa consapevolezza aprii la porta velocemente e mi fiondai all'interno per controllare quale fosse il problema. 
Nessun vagante, nessun uomo armato, nessun animale. Niente che potesse spiegare il suo attacco di panico.
Voltandomi verso il letto trovai Beth raggomitolata tra le lenzuola che stava piangendo e tremando terrorizzata.
Ispezionai con cura quello che mi circondava cercando di capire cosa l'avesse ridotta in quello stato, ma per la seconda volta non trovai nulla di strano.
Maggie entrò nella piccola stanzetta e corse dalla sorella cercando di calmarla, ma Beth la spinse via, rannicchiandosi ancora di più tra le coperte.
A quel punto pensai che valesse la pena fare un tentativo.
Lentamente mi avvicinai e dopo aver appoggiato la balestra ai piedi del letto, allungai una mano verso di lei per confortarla.
Beth mi osservava spaventata, ma non si mosse di un millimetro.
Mi feci ancora più vicino e mi accovacciai accanto a lei per guardarla negli occhi.
Dopo aver studiato per qualche secondo il mio comportamento, scoppiò a piangere ancora più forte di quanto stesse facendo prima del nostro arrivo e afferrò la mia mano stringendola con forza.
Mi voltai verso Rick, il quale mi fece un cenno con il capo e portò gli altri fuori dalla stanza. Maggie protestò, ma Glenn la convinse a lasciarci soli. Beth aveva scelto me.
Restammo immobili nella stessa posizione e lei continuò a stringermi la mano piangendo.
Non servivano parole. Aveva bisogno di sostegno ed io glielo avrei dato, al diavolo l'orgoglio, al diavolo Merle e le sue idee.
Se aiutare il prossimo era sinonimo di debolezza allora, almeno per quella sera, avrei potuto essere un debole.
Molto lentamente iniziò a calmarsi anche se la presa sulla mia mano non era diminuita.
Quando i singhiozzi iniziarono a diradarsi la guardai attentamente in cerca di spiegazioni.
Dopo qualche minuto fu lei a parlare per prima.
"Vuoi sapere come ho fatto amicizia con Charles?" chiese guardando fisso davanti a se.
Io annuii facendole un gesto con la mano libera per invitarla a raccontare.
"Beh, è stato lui a trovarmi nella doccia. Ero piena di escoriazioni, volevo riuscire a lavare via l'odore di quelli... ho grattato talmente tanto forte la mia pelle con la spugna ed il sapone che ho finito per procurarmi delle ferite su tutto il corpo. Quando è arrivato per farsi la doccia mi ha trovata rannicchiata in un angolo, insanguinata e spaventata. Da allora non ha fatto altro che proteggermi e aiutarmi. Mi ricorda molto te. Solo che tu non sei gay." disse Beth sorridendo come se mi stesse raccontando una barzelletta.
Io come risposta aumentai la stretta sulla sua mano per sfogare la mia rabbia. 
Lei mi osservò e mi sorrise. Si spostò leggermente di lato invitandomi a sedermi vicino a lei.
Titubante restai un secondo indeciso sul da farsi, ma poi accettai e mi posizionai al suo fianco. Forse Carol aveva ragione dopotutto. 
Lei mi lasciò la mano e appoggiò la testa sulla mia spalla.
"Visto? Non ho paura di te" disse sincera.
"Perché urlavi?" chiesi sporgendomi leggermente per osservarla in viso.
"Un incubo." rispose lei sbrigativa.
"Andiamo Beth. Un incubo non ti riduce in quello stato. Parla. Voglio sapere cosa ti è successo e voglio saperlo ora. Basta cazzate."
"Va avanti così da quando sono arrivata qui. Il secondo giorno ero in una di queste piccole stanzette e non sapevo cosa ne sarebbe stato di me. La sera un energumeno è venuto a prendermi e mi ha condotto dal capo, sai immagino volesse controllare la mercanzia... non ho più dormito una notte intera da quando lui mi ha..."
"Quel figlio di puttana!" affermai alzandomi bruscamente e uscendo dalla sua stanza imbracciando la balestra. 
Sulla mia strada incontrai Rick, che vedendomi a dir poco furioso, cercò di calmarmi, ma senza riuscirci. Provò a chiedermi spiegazioni, ma non lo ascoltai. Avevo una faccenda importante da sbrigare. Un conto in sospeso da saldare una volta per tutte.
Uscii di corsa dall'edificio dritto verso il terreno dove era avvenuta la battaglia il giorno prima.
Al centro del cortile c'era lui. Quel pezzo di merda si era risvegliato e andava in giro ciondolando e grugnendo.
Lo attirai verso di me.
"Qui pezzo di merda! Sono qui!" dissi sventolando le braccia. 
Quando fu sufficientemente vicino gli scoccai una freccia in mezzo al cranio.
Cadde per terra morto e questa volta realmente.
Mi avventai su quel cadavere tumefatto e lo colpii ripetutamente con il coltello.
Il volto, già sfigurato dalla morte, dopo il mio intervento risultò ancora più difficile da identificare. Volevo renderlo irriconoscibile, volevo distruggere ogni traccia del figlio di puttana che era in vita. 
Quando il mio desiderio di vendetta fu appagato, mi sedetti sul terreno vicino al corpo e contemplai il mio operato. 
Mentre mi trovavo lì accanto a quell'insieme di sangue e budella sentii dei passi alle mie spalle e voltandomi trovai Beth vicina a me.
Si sedette poco distante appoggiandomi una mano sulla spalla, sulla quale appoggiai la mia e restammo così in silenzio ad assistere alla nascita di un nuovo giorno.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Ciao! Eccomi qua. Allora capitolo di decisioni e gelosia, non ho molto da dirvi a riguardo, è un capitolo di passaggio, i prossimi due saranno più succosi. Grazie a chi continua a seguirmi.
A presto.


Capitolo 12
Una volta rientrati nell'edificio, ad attenderci trovammo Rick a dir poco furioso.
Mi squadrò dalla testa ai piedi proprio come farebbe un padre che sta per rimproverare suo figlio.
Beth disse che sarebbe andata a parlare con Maggie e rassicurandomi sul fatto che stesse bene, mi salutò.
Restai in silenzio con lo sguardo di Rick che si era fatto ancora più serio.
"Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Avrebbero potuto ucciderti. Sei stato molto fortunato! Se nel cortile ce ne fossero stati di più cosa avresti fatto? Cosa avresti fatto se ti avessero circondato? E dimmi non hai pensato che avresti potuto attirarne altri? Cosa avevi intenzione di fare?" mi rimproverò.
"Quello che andava fatto." risposi lapidario.
Dovevo sfogarmi in qualche modo. Le aveva fatto delle cose orribili e si meritava di concludere la sua esistenza in quel modo. Beth, con il suo colpo di pistola al petto, era stata fin troppo gentile. Dovevo concludere ciò che lei aveva iniziato.
Rick annuì e me ne andai con la convinzione che lui avesse capito le mie ragioni.
Mi avviai verso la mia stanza e nel tragitto incontrai Carol che iniziò a camminare al mio fanco.
"Rick ha ragione, sei stato incosciente, però... devo ammettere che sono molto gelosa, non hai mai ucciso un errante solo per me." affermò sorridendo.
"Smettila, mi ricordo benissimo di averti salvato il culo in più di un'occasione." dissi ridendo in risposta.
"Ti sto dicendo che hai fatto un bel gesto per lei. Non puoi semplicemente accettare un complimento?"
"L'ho fatto per me, non per lei." risposi entrando nella mia camera e chiudendo la porta alle mie spalle.
Quella era stata, senza dubbio, la nottata più strana di tutta la mia vita. Decisi di stendermi per riposare qualche ora però poco dopo la voce di Rick ci richiamò tutti nella sala principale dell'edificio. Avrei voluto ignorarlo, ma alla fine dovetti cedere e mi alzai dal letto.
Uscii controvoglia dalla mia stanza e nel corridoio mi affiancai a Beth e ci avviammo insieme dal resto del gruppo.
Quando tutti furono entrati nel salone, Rick richiamò l'attenzione su di sè ed iniziò a parlare.
"Ragazzi questo posto sembra sicuro, potremmo ripulirlo, apportare qualche modifica. Potrebbe essere la nostra nuova casa, per riprendere la vita da dove l'avevamo interrotta alla prigione. Ho bisogno del vostro aiuto per farlo e dobbiamo tutti essere d'accordo, non voglio impormi. Il nostro gruppo ha superato tante prove ed ora abbiamo dei nuovi membri. Dobbiamo pensare al bene di tutti. Restare? O andare a Washington per provare a capirci qualcosa? Queste sono le nostre alternative."
"Rick, noi ti siamo grati per averci accolti, ma dobbiamo andare. Voi siete una famiglia, dovete restare qui al sicuro. Noi abbiamo una missione da compiere, portare Eugene a Washington." disse Abraham.
"Lo capisco. Vorrei aiutarvi in qualche modo, ma non sta a me decidere per il resto del gruppo." rispose Rick.
Beth a quel punto prese un respiro profondo e, dopo aver fatto due passi avanti, parlò.
"Io parlo a nome di noi ragazze e di chi era prigioniero, non vogliamo rimanere qui dentro un secondo di più. Orrore e paura sono dappertutto in questo posto. Noi vogliamo andare a Washington."
"Ma qui siamo al sicuro!" obiettò Maggie.
"Già, anche alla prigione lo eravamo e alla fattoria. Non esiste un posto sicuro ormai in questa merda di mondo. Possiamo solo continuare a cercare. Io sono con Beth e dico di andare." dissi con covinzione. 
Lei si voltò verso di me e mi fece un gesto con il capo sorridendo.
Carol si avvicinò alle mie spalle e sporgendosi verso il mio orecchio, mi sussurrò:
"Non avevo dubbi che tu saresti stato con lei." 
La scansai facendole una smorfia e lei scoppio a ridere. 
Dopo aver ascoltato le parole di Beth e le mie, tutti i membri del gruppo si convinsero e la decisione fu presa. Il mattino seguente saremmo partiti per Washington.
Carol restò comunque al mio fianco continuando a ridere e bisbigliandomi battute su Beth.
Se al suo posto ci fosse stata un'altra persona ero certo che sarei scattato e l'avrei mandata al diavolo, ma con lei i miei modi bruschi non avevano mai funzionato.
"E dai, ormai se ne sono accorti tutti che sei il suo cagnolino. Se ne accorgerà anche lei prima o poi, non temere. E quando questo avverrà non potrai più nasconderti."
"Non nascondo niente, perchè non ho niente da nascondere." dissi cercando di interrompere il suo chiacchiericcio fastidioso.
Lei si avvicinò dandomi uno spintone ridendo e dicendomi:
"Piantala. Lo sai tu come lo so io."
Dall'altra parte della sala notai Beth con lo sguardo fisso nella nostra direzione che aveva improvvisamente cambiato umore.
Pensai che fosse di nuovo uno dei suoi momenti di tristezza e decisi di darle un po' di spazio.
Ma Carol, ovviamente, non era della mia stessa idea.
"Oh oh! Avverto della gelosia nell'aria. A quanto pare non sei solo tu. Bene, la storia si complica. Credo che andrò a preparare le mie cose per il viaggio." disse salutandomi.
"Che diavolo vuoi dire? No! Fermati! Voglio sapere cosa stai insinuando." urlai seguendola fuori dalla sala, senza accorgermi che la cosa non era passata inosservata.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Ehilà! Nuovo capitolo! Beth è gelosa Daryl fa finta di non accorgersene. Grazie a chi continua a recensire, il vostro sostegno è molto importante per me! A prestooo!


Capitolo 13
Provai inutilmente a ricevere una spiegazione da Carol, ma lei si rifiutò categoricamente di continuare quel discorso.
Dopo essermi arreso tornai dal resto del gruppo per parlare con Rick e conoscere i suoi piani per la partenza.
Era stato tutto deciso, saremmo partiti il giorno dopo alle prime luci dell'alba.
Quei bastardi avevano trovato molti mezzi di trasporto ed erano riusciti a fare una grande scorta di benzina e questo ci avrebbe certamente aiutato nel nostro viaggio.
Ci saremmo mossi come una carovana, nessuno doveva separarsi dal resto del gruppo, uniti eravamo più forti. 
Mi resi disponibile per qualunque compito volesse affidarmi Rick, ma lui si limitò a farmi promettere che mi sarei occupato di Carl e della piccola Spaccaculi nel caso lui, per una ragione o per l'altra, fosse stato impossibilitato a farlo. Per me erano ciò che più si avvicinava ad una famiglia, quindi non avrei permesso a niente e nessuno di far loro del male. 
Se mi avesse sentito mio fratello si sarebbe fatto beffe di me in ogni modo umanamente conosciuto, ma piano piano che il tempo passava, mi rendevo sempre più conto che le idee di Merle erano stronze proprio come lo era lui.
Era mio fratello, ma non eravamo mai stati veramente una famiglia.
Quella sera tutte le nostre scorte erano state sistemate, i mezzi pronti ed i nostri pochi oggetti personali erano nei borsoni e negli zaini. Tutto era in ordine per la partenza.
Beth, la solita fastidiosamente ottimista Beth, aveva deciso di riunirci tutti nel grande salone per cenare insieme e passare un'ultima serata al sicuro prima di intraprendere il nostro viaggio verso l'ignoto.
Al centro della sala lei, Carol e Tyreese avevano sistemato una specie di braciere e il fumo mi fece pizzicare gli occhi non appena entrai.
Erano tutti seduti in cerchio ad osservare le fiamme. Beth era riuscita a trovare una chitarra e stava intonando una canzone che mi sembrò di conoscere.
Non riuscii a prestare molta attenzione alle parole, preso com'ero dall'osservarla. Era bella. Cazzo, lei era bella!
Per la prima volta riuscii ad ammettere a me stesso di trovarla attraente, dannatamente attraente  ad essere sincero.
Sperai che nessuno, in particolar modo Maggie, si accorgesse del fatto che la stavo fissando, ma ovviamente ad una persona non sfuggì.
"Se continui a fissarla così, finirai per consumarla." disse Carol venendo a sedersi al mio fianco.
"Di che parli?" chiesi facendo finta di cadere dalle nuvole.
"Lo sai." rispose lei guardandomi e facendo un cenno del capo per indicarmi Beth.
"Stronzate." dissi cercando di sembrare credibile.
"Certo... però se ipoteticamente quello che sostengo io fosse vero, secondo me dovresti parlarle. E penso anche che dovresti farlo stasera, potrebbe essere l'ultima sera che passiamo al sicuro per molto tempo, ci hai pensato?" 
"E tu hai pensato che forse potresti avermi rotto le palle con questi tuoi discorsi senza senso?"
"Come vuoi. Tanto sai che con me non riuscirai mai a farla franca." disse scoccandomi un bacio su una guancia che mi lasciò perplesso e alzandosi.
A quel punto Beth consegnò la chitarra a Charles e uscì dal salone di corsa.
Pensai di essere stato l'unico a notare quel gesto, ma, dopo pochi secondi, Rick si avvicinò scuotendo la testa con un'espressione particolarmente divertita in volto, fermandosi a pochi passi da me. 
"Devi dirmi qualcosa?" chiesi.
"No, assolutamente. Tu hai qualcosa da dirmi?" domandò lui a sua volta, continuando ad avere quell'espressione sul volto.
Feci no con la testa e lui continuò a fissarmi sempre più divertito.
"Cazzo! Mi vuoi dire che hai da ridere o devo toglierti il sorriso dalla faccia a suon di pugni?" ringhiai provando a sembrare seriamente arrabbiato.
Tuttavia, questa mia affermazione mi fece ottenere l'effetto contrario. Lui iniziò a ridere sonoramente come non l'avevo mai visto fare.
"No, nulla davvero. Ma secondo me faresti bene ad andare da lei." rispose cercando di trattenere le risate.
"Prima Carol, ora tu. Sono stufo di queste stronzate. Vado a dormire." dissi uscendo dal salone parecchio alterato.
Arrivato nel corridoio che portava alla mia stanza mi scontrai con una cascata di capelli biondi.
"Scusa, stavo andando a prendere un bicchiere d'acqua." si giustificò Beth imbarazzata.
"Io stavo andando a letto, sono stufo di questi festeggiamenti." spiegai come se dovessi darle una motivazione per essere lì.
"Beh... tu e Carol eh?" chiese tenendo gli occhi bassi ed evitando il mio sguardo.
"Io e Carol cosa?" risposi sbigottito.
"Dai, vi hanno visti tutti, sono ingenua, ma non trattarmi da stupida." disse lei continuando a non guardarmi.
"Trattarti da stupida? Ma che diavolo ti è preso?" le domandai iniziando ad irritarmi.
"Avresti potuto dirmelo. Cioè pensavo che tra noi ci fosse un certo rapporto di... amicizia ormai. Insomma, mi aspettavo sincerità." rispose anche lei leggermente irritata.
"Si può sapere di che cazzo stai parlando?" 
"Di te e di Carol, cosa non ti è chiaro?" urlò lei incominciando ad essere veramente arrabbiata.
"Di me e Carol cosa?" alzai la voce seriamente incazzato.
"Daryl! Ti ho già detto di non trattarmi da stupida." mi rimbrottò lei con un tono ancora più forte.
"Ti stai comportando da stupida!" gridai io cercando di sovrastare i suoi strilli.
"E tu da stronzo! Fanculo!"
Lei si avviò verso la sua stanza ed io verso la mia.
Prima di chiudere la porta le urlai con rabbia:
"Fanculo tu! E tra me e Carol non c'è niente!"
"Bene!" urlò lei sbattendo la porta.
"Bene!" risposi facendo lo stesso.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ciao! Nuovo capitolo, inizio del viaggio. Sembra tutto tranquillo, ma... 
Grazie a chi continua a seguirmi e a chi recensisce! A prestoo!


Capitolo 14
Il mattino seguente ero ridotto una merda. Occhiaie più profonde del solito solcavano il mio viso. Ero stanco, non ero riuscito a chiudere occhio dando la colpa all'agitazione per il viaggio. In realtà era stata la discussione con la ragazzina a scombussolarmi.
Raccolsi le mie poche cose ed uscii dalla mia camera con la balestra in spalla.
Davanti alla porta della sua stanza trovai Beth chiaramente in difficoltà. Il suo zaino era più grande della sua schiena e sembrava molto pesante. Appena lo indossò rischio di cadere all'indietro per il carico eccessivo.
Io mi avvicinai e, senza domandare, glielo sfilai caricandolo sulla spalla libera dalla balestra.
Protestò, molto seccata, ma io accelerai il passo e lei dovette affrettarsi per raggiungermi.
"Non ho bisogno di aiuto, specialmente del tuo." disse lei ancora arrabbiata.
"Mmh mmh." risposi facendole un gesto con la mano.
"Sto parlando con te! Daryl Dixon fermati immediatamente!" affermò bloccandosi in mezzo al corridoio a braccia incrociate.
Alzai gli occhi al cielo e feci qualche passo indietro per raggiungerla.
"Non costringermi a caricarmi in spalla anche te." soffiai a pochi centimetri dal suo viso.
"Non oseresti..."
"Scommettiamo?" la sfidai io.
"Non mi muoverò da qui fino a quando non lascerai il mio zaino e andrai per la tua strada." 
A quella frase feci un grugnito di disapprovazione e sistemai lo zaino su entrambe le spalle, spostando la balestra.
La guardai intensamente per farle capire che non stessi scherzando, ma lei non sembrò intenzionata a muoversi di un passo, allora mi avvicinai ulteriormente e me la caricai in spalla come un sacco di patate, tra le sue grida ed i suoi insulti.
Una volta raggiunti gli altri li guardai incazzato per far capire loro di non fare domande e la misi giù sistemando il suo zaino nel portabagagli di una delle auto.
"Beth ho bisogno di te con Judith, potresti viaggiare con me, Carl e Daryl?" chiese Rick.
Sapevo benissimo il vero motivo di quella richiesta, ma non volli indagare oltre, tutto sommato viaggiare con lei mi rendeva felice, almeno avrei potuto tenerla d'occhio.
"Certo, non c'è problema." rispose lei leggermente infastidita.
Quando tutti fummo saliti in macchina il nostro viaggio cominciò.
Attorno ai cancelli di Terminus si era formato un piccolo esercito di vaganti e quindi Rick, prima di uscire, aveva lanciato una granata dalla parte opposta affinché lo scoppio li attirasse allontanandoli.
Grazie a quello stratagemma riuscimmo ad uscire incolumi e ci dirigemmo verso la strada principale.
Carl, molto probabilmente d'accordo con Rick, aveva insistito per potersi sedere sul sedile anteriore e quindi fui costretto a mettermi su quello posteriore accanto a Beth.
Lei sembrò imbarazzata da questa vicinanza e non mi degnò di uno sguardo, dirigendo le sue attenzioni su Judith.
Dopo cinque o sei ore di viaggio decidemmo di fare una sosta per permettere a tutti di sgranchirsi le gambe. 
Raggiungemmo un'area di servizio abbandonata e ci accostammo facendo fermare il resto del gruppo.
Una volta scesi dalle vetture, Rick si raccomandò con tutti di non allontanarsi e di stare alla larga dal grosso palazzone grigio alle spalle del parcheggio.
Rick ed io decidemmo di andare a controllare all'interno del piccolo negozio posto al centro dell'area di sosta.
Imbracciai la balestra e cautamente entrammo. 
All'interno non sembrava esserci nulla di utile, ma continuammo ugualmente la nostra esplorazione.
Mi fermai davanti ad una porta bianca che sembrava quella di una cella frigorifera e la aprii prestando attenzione.
Accadde tutto troppo velocemente. Non feci in tempo a rendermi conto di nulla. In una frazione di secondo un piccolo gruppo di quattro vaganti si era già avventato su di me.
Mi divincolai dal primo piantandogli il coltello nel cranio e spinsi il secondo contro gli altri per rallentarli.
Rick a pochi passi da me si scagliò contro uno dei tre rimasti in piedi e gli sparò in testa.
Eliminammo anche gli altri due e dietro di loro, all'interno della cella frigorifera, trovammo bottiglie d'acqua, frutta sciroppata e carne in scatola in quantità. Raccogliemmo tutto e soddisfatti tornammo dagli altri per mostrare loro i frutti della nostra ricerca.
Uscimmo dal negozio e voltandoci verso la strada notammo in lontananza un gruppo di erranti che si stava dirigendo verso di noi, molto probabilmente attirati dal rumore dello sparo.
Corremmo verso le auto incitando gli altri a salire a bordo e ripartire di corsa per evitare di essere raggiunti.
Eravamo tutti pronti per andarcene, ma una persona mancava all'appello. Beth era sparita.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Ciaooo! Scrivere questo capitolo è stato motivo di sofferenza per me, perciò vi prego, non insultatemi, vi prometto che tornerà a splendere il sole! Come al solito ringrazio chi continua a seguirmi e chi mi recensisce! A prestooo!
 


Capitolo 15
Beth era sparita. In quel momento la mia mente tornò alla sera in cui la portarono via ed una sensazione, simile ad una morsa, si impossessò del mio stomaco facendomi storcere la bocca. 
"Carl dov'è Beth?" chiese Rick preoccupato.
"Ha detto che le sembrava di aver sentito una cosa ed è voluta andare a controllare." rispose spaventato.
"In che direzione?" domandai brusco.
"Verso il palazzo grigio. Ho provato a fermarla, ma sai com'è testarda..." disse Carl abbassando lo sguardo.
Maggie iniziò a piangere sorretta da Glenn, Charles serrò la mascella per il nervosismo e Rick mi guardò come se fossi una bomba pronta ad esplodere.
"Dannata ragazzina!" affermai con rabbia prima di dirigermi verso il palazzo.
"Daryl! Aspetta vengo con te." disse Rick affiancandomi.
"Cosa cazzo le è saltato in mente?"
"Calmati, la troveremo."
"La troveremo di sicuro e se non è morta sarò io ad ucciderla. Stupida ragazzina." dissi affrettando il passo.
Ci avvicinammo verso il palazzo con i sensi ben all'erta e ne percorremmo il perimetro esterno per raggiungere l'entrata.
A pochi passi dalla grande porta vetri, delle urla ci fecero iniziare a correre.
Attraverso le vetrate vidi Beth circondata da tre vaganti che cercava di difendersi come poteva con il suo lungo coltello da caccia.
Entrai di corsa e scoccai una freccia che colpì in fronte uno dei tre. Rick uccise il secondo e Beth si allontanò nascondendosi dietro di me, consentendomi di piantare una freccia anche nel cranio del terzo.
Spaventata e tremante si accasciò sul pavimento respirando affannosamente.
Non le diedi neanche un attimo per riprendersi, la afferrai per un braccio e la trascinai all'esterno del palazzo con Rick al seguito.
Una volta fuori la allontanai bruscamente e la guardai con odio.
"Si può sapere che cazzo ti dice la testa?"
"Mi sembrava di aver sentito qualcuno gridare aiuto." si giustificò lei.
"Sei impazzita? Non hai imparato niente? Hai messo a repentaglio la tua vita ed anche quelle di questi stronzi che sono dovuti venire a salvarti il culo." urlai veramente incazzato.
"Non sgridarmi come se fossi una bambina!" rispose lei cercando di nascondere le lacrime.
"E' quello che sei! Sei una bambina!" 
"Non lo sono e tu lo sai..." disse sull'orlo del pianto.
"Inizia a comportarti da donna ed io ti tratterò come tale." affermai con tono gelido e mi avviai verso il gruppo.
Rick si affiancò a Beth e insieme mi seguirono.
Tornati alle macchine riuscimmo a partire un istante prima che la mandria ci raggiungesse.
Il viaggio proseguì nel silenzio più totale.
Questa volta fu Carl a sedersi sul sedile posteriore ed io mi accomodai al fianco di Rick. Dopo quella sua bravata non avrei sopportato di starle vicino. 
Aveva agito senza pensare, rischiando di morire per la sua solita smania di volersela cavare da sola a tutti i costi.
Se anche in quel palazzo ci fossero state delle persone in pericolo, cosa avrebbe potuto fare senza l'aiuto di qualcun'altro? 
Un moto di rabbia mi fece digrignare i denti al pensiero di quello che sarebbe potuto capitare.
Verso sera trovammo un parcheggio circondato da una rete metallica, in una zona tranquilla.
Concordammo tutti sul fermarci lì per passare la notte e riprendere il viaggio all'alba.
Ci sistemammo per dormire chi nei sacchi a pelo e chi sui sedili delle automobili, mentre Rick e Tyreese si offrirono per stare di guardia per primi.
Andai a sdraiarmi sulla mia vecchia coperta logora per dormire un po' prima dell'inizio del mio turno.
Mi addormentai ancora incazzato per il comportamento di Beth, con in testa le immagini di quello che sarebbe potuto succedere se non fossimo arrivati in tempo.
Dopo qualche ora Rick venne a chiamarmi chiedendo di dargli il cambio.
Glenn ed io iniziammo il nostro turno di guardia ai lati opposti del parcheggio.
Mi sedetti sul tetto di una delle automobili per avere una visuale dall'alto ed essere in grado di controllare meglio la situazione.
Dopo un po' udii dei passi dietro di me e puntai la balestra verso la fonte di quel rumore.
"Fermo, sono io." mi avvisò Beth.
"Stavo per piantarti una freccia in testa, mai arrivare alle spalle di un uomo armato."
"Me ne ricorderò. Ecco un altro degli insegnamenti di Daryl Dixon." disse sorridendo e salendo sul tetto della macchina per venire a sedersi vicino a me.
"Che fai?" chiesi scostandomi leggermente.
"Ti faccio compagnia." disse lei avvicinandosi.
"No, grazie. Va' a dormire." risposi distaccato.
"Daryl ti prego. Ho capito... ti chiedo scusa aver messo a repentaglio la tua vita."
"Ciò dimostra che non hai capito un bel niente!"
"E allora fammi capire, per favore."
"Se non ci arrivi da sola, non posso farci nulla. Ora dovresti tornare a dormire."
"Daryl..." disse supplichevole.
"Dico sul serio, va' a dormire." risposi voltandole le spalle.
"Daryl... ti prego... non trattarmi così..."
"Così come?" dissi fingendo di non capire.
"Per favore, non allontanarmi in questo modo."
"Per questo non hai bisogno di me, ci sta riuscendo benissimo da sola." risposi freddo balzando giù dal tetto e lasciandola lì da sola.
Nonostante non la stessi guardando mi resi conto della sua sofferenza per quelle parole, potei coglierla perfettamente  perché coincise esattamente con la mia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Ciaoo! Nuovo capitolo, uno dei miei preferiti! Spero che la storia continui a piacervi. A prestoo.


Capitolo 16
 
Il mattino seguente arrivò in fretta e con lui l'ora di ripartire.
Beth questa volta si spostò nella macchina di Glenn e Maggie, lasciando me, Rick, Carl e Judith a proseguire il viaggio senza di lei.
Carl durante la notte non aveva riposato molto, sembrava molto provato e dopo pochi minuti in macchina, si addormentò, così come la piccola Spaccaculi.
Li osservai dallo specchietto retrovisore e poi tornai a guardare lo scorrere del paesaggio fuori dal finestrino.
Avevo visto spesso immagini di bombardamenti e di guerra in TV e quello scenario era esattamente ciò che ci circondava.
Case distrutte, veicoli abbandonati, tracce di sangue e resti umani; segni di una civiltà che sembrava aver abbandonato da tempo quel territorio. 
A lato della strada ogni tanto faceva la sua comparsa un errante intento a divorare chissà cosa.
"Promettimi che mi sparerai in testa." disse Rick all'improvviso.
Restai in silenzio per aspettare che continuasse la frase.
"Promettimi che mi sparerai in testa, voglio che sia tu a farlo, per Carl sarebbe troppo. Non voglio diventare come uno di quelli."
Risposi annuendo e dopo poco parlai.
"Lo stesso vale per me. Non voglio trasformarmi in uno di quegli stronzi."
"Allora siamo d'accordo?" chiese lui continuando a guidare.
"Mmh mmh." feci io ritornando a guardare fuori dal finestrino.
Tornò il silenzio nell'abitacolo, interrotto solo dal respiro regolare dei bambini che dormivano sul sedile posteriore.
"Allora?" chiese Rick.
"Cosa?" risposi immaginando in realtà a cosa si riferisse.
A dire il vero speravo di non dover affrontare l'argomento, ma sapevo che il cambiamento di auto di Beth non sarebbe passato inosservato.
"Non ti costringerò a parlare, ma non far finta di non sapere a cosa mi riferisco."
"Si è scusata per aver messo a repentaglio la mia vita."
"Oh..." affermò sorpreso.
"Già." dissi io sperando che l'argomento fosse chiuso.
"Capisco..." aggiunse lui.
"Tu hai capito, lei no."
"E' giovane e tu le hai chiaramente detto di vederla come una ragazzina."
"Perché lo è." dissi io come se fosse una cosa ovvia.
"Non per te."
"Si, invece." cercai di convincerlo.
"La ami?" domandò lui.
"Ma che cazzo..." 
"La ami?" chiese un'altra volta.
"Basta puttanate." dissi infastidito dalla sua insistenza.
"La ami?" azzardò di nuovo.
"Che cazzo di domanda è?" sbottai io seccato.
"La risposta è si o no, non ci sono altre opzioni. Allora... la ami?" ritentò per l'ennesima volta.
A quel punto, messo alle strette, non potei più nascondermi. Sbuffai e dopo essermi voltato di nuovo verso il finestrino dissi:
"Non lo so." 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Eccomi qua! Capitolo nuovo! Tutto molto *_* occhietti a cuoricino ecc ecc... manca poco alla fine, perciò continuate a seguirmi!!! A prestoo!
 


Capitolo 17
 
L'amavo? Non lo sapevo. Non sapevo cosa fosse amare, non sapevo cosa fosse essere amato, non sapevo un cazzo di tutte quelle stronzate romantiche. Sapevo seguire tracce per chilometri, sapevo colpire un bersaglio a diversi metri di distanza, sapevo orientarmi in mezzo ai boschi anche di notte, ma ero un fottuto ignorante in materia di sentimenti.
Se ricevi solo calci in culo, imparerai che i calci in culo sono l'unico modo per interagire con le persone.
Forse non avrei dovuto essere così duro con lei, ma trattarla male era il solo modo che conoscevo per dimostrarle il mio interesse nei suoi confronti.
Non mi andava giù che lei potesse anche solo pensare che fossi arrabbiato perché aveva messo a repentaglio la mia vita. Come faceva a non capire che ero incazzato perché aveva messo a rischio la sua? Se fosse servito per salvarla avrei sacrificato volentieri la mia pelle senza pensarci neanche un attimo e lei se n'era uscita con quella frase e con quelle scuse che avevano avuto, su di me, l'effetto della benzina sul fuoco.
Mi importava di quella fastidiosa e avventata ragazzina, forse più di quanto fosse lecito, più di quanto riuscissi ad ammettere. 
Quella mattina, in macchina accanto a Rick, non feci altro che pensare a lei, alla nostra fuga dalla prigione, a quella casa, alla sua canzone. Quale sortilegio mi aveva fatto? Come aveva fatto ad entrarmi nella testa in quel modo?
A metà giornata, ci fermammo in uno spiazzo a lato della strada, per mangiare e controllare che tutti stessero bene e potessero continuare a viaggiare.
Dopo la mia risposta, Rick non toccò più l'argomento Beth e gliene fui tremendamente grato.
Una volta sceso dalla macchina, presi la mia razione di cibo, dell'acqua e mi sedetti su un muretto a lato dello spiazzo, lontano da tutti. Avevo necessità di stare da solo. 
Ad un certo punto Carol sembrò intenzionata a venire a parlarmi, ma fortunatamente Rick la bloccò, comprendendo il mio bisogno di isolarmi. Mi voltai verso di lui facendogli un gesto per ringraziarlo.
Dall'altro lato dello spiazzo, altrettanto sola, c'era una ragazzina bionda che mangiava la sua razione di cibo con sguardo triste.
Un nodo mi si formò in gola vedendola in quello stato e soprattutto la cosa peggiore fu la consapevolezza che la colpa del suo stato d'animo fosse la mia.
Distolsi lo sguardo, voltandomi verso la boscaglia e mi persi ad osservare le foglie degli alberi mosse dal vento, ma quando tornai nella posizione iniziale, trovai Beth in piedi a pochi passi da me intenta a fissarsi le scarpe.
Respirò profondamente e poi alzò gli occhi posandoli nei miei.
"Facciamo... due passi?" chiese titubante.
Io non risposi, mi alzai, la affiancai ed iniziammo a camminare.
Ci dirigemmo verso il bosco, con l'intenzione di non allontanarci troppo.
Restammo in silenzio continuando a camminare vicini, tanto che le nostre mani finivano spesso per sfiorarsi.
Arrivati in una piccola radura, non distante dallo spiazzo, mi sedetti su un tronco d'albero ricoperto di muschio e lei fece lo stesso continuando a rimanere in silenzio.
"Sai... credo di aver capito." disse giocando con un legnetto.
"Che cosa?" chiesi io quasi annoiato.
"Ho capito perché ti sei tanto arrabbiato quando sono entrata in quel palazzo." 
"Davvero? Illuminami." dissi facendo un gesto con la mano.
"Eri preoccupato." affermò felice come se avesse risolto chissà quale enigma.
Restai in silenzio limitandomi a scuotere la testa.
"Eri preoccupato perché stava arrivando quella mandria e tu, invece di metterti in salvo, sei stato costretto a venire a cercarmi perché sono stata avventata e mi sono comportata da stupida. E poi c'era Rick con te, quindi era un'ulteriore preoccupazione perché Carl e Judith sarebbero rimasti senza un padre nel caso lui..."
"Hai finito?" chiesi scocciato.
Come'era possibile che continuasse a non capire? L'avevo sempre considerata una ragazza intelligente, ma forse anche lei era una fottuta ignorante quando si trattava di stronzate romantiche.
"Si." disse lei.
Mi inginocchia davanti a lei, portando il mio volto pericolosamente vicino al suo, tanto da sentire il suo respiro sulle mie labbra.
"Bene, noto che per l'ennesima volta non hai capito un cazzo!" soffiai sul suo viso.
"Ma io..." disse lei incapace di ribattere.
"Basta cazzate Beth! Ieri ti ho trattato male, e forse penserai che abbia esagerato, però te lo sei meritata! Ti sei comportata da stupida. Avresti potuto morire in quel dannato palazzo. Però su una cosa hai ragione, ero preoccupato." le spiegai mantenendo la mia posizione.
Lei continuava a non riuscire a ribattere in nessun modo, forse intimorita dalla vicinanza tra di noi. Senza spostarmi di un millimetro, continuai la mia spiegazione, fissandola intensamente negli occhi.
"Ero preoccupato, non per me o per Rick o tutte le stronzate che ti sei immaginata tu. Ero preoccupato per te. Ero convinto che non ti avrei più rivista."
Dopo avermi ascoltato e aver ben ponderato sulle mie parole, prese coraggio e parlò.
"Ma quando mi hai trovata mi hai insultata. Mi hai detto che eri arrabbiato perché tu e Rick avevate messo a repentaglio la vostra vita per salvarmi..."
A quel punto mi spostai prima che la rabbia prendesse il sopravvento e alzando la voce, le dissi:
"Come fai a non capire? Ero incazzato, è vero, ma non per la mia vita o per quella di Rick! Ero incazzato perché avevi messo a rischio la tua!" sbottai passandomi entrambe le mani tra i capelli nervosamente.
"Io credevo che..." rispose lei.
"Già... immagino..." dissi seccato.
"Daryl Dixon, tu tieni a me! Per te sono importante allora!" affermò lei ridendo compiaciuta.
"Finiscila." le risposi con un ghigno.
"Quindi non mi consideri una ragazzina fastidiosa!" constatò lei sicura delle sue parole.
"Non ho detto questo, sei una ragazzina e lo sarai sempre." dissi dandole un leggero colpetto sul naso con l'indice.
Lei mi rispose con uno spintone, forse per spingere via più l'imbarazzo della situazione che me e tornammo insieme dagli altri.
Quando fu il momento di ripartire, la vidi dirigersi verso l'auto guidata da Glenn e ciò mi fece provare un certo fastidio. Mi aspettavo che tornasse a viaggiare con noi, credevo che dopo la nostra conversazione le cose fossero chiarite, ma i fatti dimostravano altro. Mi decisi a salire in macchina un po' deluso. Data l'insistenza di Carl, dovetti tornare ad accomodarmi sul sedile posteriore vicino alla piccola Spaccaculi.
Mentre stavo per aprire la portiera però qualcuno mi fermò.
"Mi siedo io vicino a Judith, Signor Dixon." disse Beth sorridendo.
Riportò il suo zaino nella nostra auto, tra il disappunto di Maggie e lo sguardo divertito di Rick e finalmente ricominciammo il viaggio.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Ciao! Capitolo tenerello anche se forse il finale vi deluderà un po'. XD Come sempre, ringrazio tantissimo chi mi segue e chi recensisce! A prestooo!
 



Capitolo 18
Eravamo in macchina da ore. La strada davanti a noi sembrava essere infinita. 
Ero tornato ad occupare il sedile posteriore con accanto Beth e la sua vicinanza mi procurava un certo imbarazzo, forse a causa della conversazione avuta nel bosco.
Voltandomi verso di lei, la vidi addormentata con la testa poggiata al mio braccio destro e questo contatto inaspettato mi provocò uno strano formicolio alla schiena, una specie di brivido che mi percorse la spina dorsale, provai con tutto me stesso ad ignorare quella sensazione, cercando di non muovermi di un centimetro per evitare di disturbare il suo sonno.
Nell'abitacolo regnava la quiete più totale, ma all'improvviso quel silenzio fu rotto da un'esclamazione di Carl.
"Cos'è quello?" chiese indicando qualcosa.
Rick rallentò ed il resto della carovana fece lo stesso.
Imboccammo una stradina secondaria collegata alla principale e, dopo averla percorsa tutta, arrivammo davanti ad un edificio circondato da un'alta recinzione decorata.
Ci dirigemmo tutti verso il cancello principale e lo trovammo aperto.
Rick fece cenno al resto del gruppo di aspettare in macchina pronti a scappare in caso di pericolo e chiese a me, Tyreese, Abraham e Glenn di accompagnarlo all'interno per controllare che il posto fosse libero.
L'edificio era una grande villa su cinque piani con decorazioni sfarzose. Aveva due grandi terrazze con vistose balaustre in marmo. Sulla facciata c'erano i resti di quella che sembrava essere un'insegna.
Molto lentamente ci avviammo dentro la struttura.
All'interno il tempo sembrava essersi fermato, la reception, i carrelli per i bagagli, le riviste sul bancone e i resti di una pianta dentro un vaso.
Da quello che potevamo vedere quel posto doveva essere stato un hotel un tempo, uno di quelli di lusso dove erano solite soggiornare le celebrità.
Con calma ispezionammo tutto l'edificio e vi trovammo solo una decina di erranti che riuscimmo ad eliminare senza troppo sforzo.
Prima di entrare eravamo convinti che quel posto fosse stato invaso, come poteva un edificio del genere essere stato ignorato? Forse lo stesso dubbio aveva fatto desistere le altre persone dall'avvicinarsi ad esso per paura di trovare, tra quelle quattro mura, una morte pressoché certa. Tuttavia, per una volta, la fortuna sembrò essere dalla nostra parte. Soddisfatti per quella nuova conquista tornammo dagli altri per comunicare ciò che avevamo scoperto.
L'entusiasmo era alle stelle, un hotel voleva dire camere con letti comodi e la recinzione forniva la sicurezza di cui avevamo bisogno.
Entrammo nel cortile, chiudemmo accuratamente il cancello, parcheggiammo i mezzi, pronti per partire in caso di necessità e ci dirigemmo tutti dentro l'albergo per guardarci intorno e prendere possesso delle stanze.
Occupammo tutte e trenta le camere, decidendo all'unanimità che la suite più grande sarebbe toccata a Rick ed i suoi figli. Lui subito cercò di rifiutarsi, ma alla fine dovette cedere.
Quella sera cenammo tutti insieme nella sala da pranzo dell'hotel, illuminati dalla luce di mille candele.
Quel posto funzionò come un'iniezione di fiducia e sollevò il morale di tutti.
Quando Carol tornò dalla cantina con una cassa di champagne la situazione migliorò ulteriormente.
Il clima spensierato che si respirava quella sera ci fece dimenticare per qualche ora della situazione in cui ci trovavamo.
Dopo cena, Charles e Glenn si posizionarono sulla terrazza per iniziare il turno di guardia ed io presi una coperta e decisi di uscire sull'altra a fumare una sigaretta.
Tutta quella leggerezza non era adatta a me, non ero abituato a rilassarmi, non ero abituato a lasciarmi andare, non ero abituato ad essere felice.
Mi accomodai su una sdraio un po' malconcia, ma che sembrava reggere il mio peso, appoggiando la coperta sulle mie gambe e mi accesi una sigaretta.
Sollevai la testa, rivolgendo lo sguardo verso il cielo e restai incantato a guardare le stelle. Per molto tempo erano state le mie uniche compagne, mi erano state fedeli e fui molto felice di constatare che continuassero ad esserlo.
"Ehi... sei qui." disse Beth sedendosi sulla sdraio accanto alla mia e riportandomi sulla Terra.
"Avevo voglia di fumarmi una sigaretta." risposi aspirando il fumo a pieni polmoni.
"Bella serata non è vero?" fece lei stringendosi le braccia al corpo.
Notando il suo gesto tolsi la coperta da sopra le mie gambe, mi alzai e la poggiai sopra di lei ritornando a sedermi al mio posto.
"Grazie..." disse lei imbarazzata portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Avevi freddo." feci io non trovando nulla di meglio da dire.
"Ora però sei tu ad aver freddo." disse sorridendomi.
Risposi con un'alzata di spalle e continuai a fumare la mia sigaretta.
Poco dopo la sentii muoversi e avvicinarsi a me.
"Dai, fammi posto. Possiamo dividerci la coperta."
D'istinto, mi spostai facendole spazio sulla sdraio e lei, dopo essersi seduta accanto a me, stese la coperta in modo tale che coprisse entrambe.
"Sei magra." dissi  dando l'ultimo tiro alla sigaretta e spegnendola sul pavimento.
"Dovrebbe essere un complimento?" chiese lei confusa e divertita.
"No, cioè... intendevo dire che sei più magra di come ti ricordassi. Devi mangiare di più. Ti darò metà della mia razione domani." dissi rendendomi conto troppo tardi di quello che avevo detto.
"Ma in questo modo tu avrai solo mezza razione ed io una e mezza. Non mi sembra corretto." 
Di nuovo non risposi e mi limitai ad alzare le spalle.
Eravamo seduti vicinissimi, condividendo una coperta su una terrazza bellissima in una notte stellata e la situazione rischiava di sfuggirmi di mano. 
Lei si appoggiò a me ed io, senza riflettere troppo sulle mie azioni, le cinsi le spalle con un braccio.
Restammo così per un po' fino a quando non mi voltai verso di lei e le annusai i capelli. A quel mio gesto lei strofinò la sua fronte sul mio naso e si strinse ancora di più nel mio abbraccio.
Abbassai lo sguardo verso di lei e mi accorsi che mi stava fissando. La distanza tra noi era davvero minima e l'imbarazzo era ben visibile nei suoi occhi.
"Sei molto bello, te l'hanno mai detto?" sussurrò guardandomi intensamente. Io non risposi, come se in quel momento fossi stato incapace di articolare una qualsiasi frase di senso compiuto.
Notando il mio silenzio, lei cercò di diminuire il più possibile la distanza tra di noi e disse:
"Questo era un complimento signor Dixon, ascolta e impara."
Il calore che emanava il suo corpo mi fece venire i brividi e lei sembrò accorgersene, perché tirò fuori un braccio da sotto la coperta e mi passò una mano sul viso.
Visti da fuori, sembravamo in tutto e per tutto una di quelle coppiette dei film sdolcinati che piacciono tanto alle ragazzine. A quel punto il protagonista avrebbe preso tra le mani il volto della ragazza e l'avrebbe baciata con il sottofondo di un crescendo di mille violini.
Immaginai la scena. Le mie labbra sulle sue, il contatto delle nostre lingue, il suo respiro sulla mia pelle. Scossi la testa e quel pensiero mi fece tornare in me. Scusandomi, mi scansai e rientrai dirigendomi nella mia stanza intenzionato a dimenticare quei pensieri, o almeno a tentare di farlo. 
Dovevo ricordarmi chi ero io. Dovevo ricordarmi chi era lei.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Ciao! Nuovo capitolo... siamo quasi alla fine... o forse no... mmm staremo a vedere! Grazie del sostegno e al prossimo aggiornamento!



Capitolo 19
 
Passai tutta la sera percorrendo in lungo e in largo la mia camera indeciso sul da farsi.
Una parte di me avrebbe voluto fregarsene di tutto, di Maggie, del mondo andato a puttane, della morte ed andare da lei per concretizzare ciò che stava per succedere poche ore prima su quella terrazza; ma l'altra parte di me, quella più razionale, continuava a ripetermi quanto sbagliato fosse. Un uomo maturo e soprattutto corretto, non dovrebbe farsi prendere da queste frivolezze, non dovrebbe farsi imbambolare così da una ragazzina. 
Non avrei mai potuto fare un torto del genere ad Hershel. Certo, lui avrebbe voluto che mi prendessi cura di sua figlia, ma molto probabilmente non intendeva esattamente in quel modo. Si fidava di me, una brava persona avrebbe lasciato perdere e avrebbe represso quella voglia incontenibile di andare da lei e stringerla tra le braccia.
Dopo un altro giro della stanza arrivai alla conclusione che Hershel non era lì e neppure Merle, c'eravamo noi! Se il solo stare insieme nella stessa stanza aveva il potere di risollevarci l'umore, poteva essere poi tanto sbagliato? Fanculo la differenza di età e fanculo le difficoltà, eravamo sopravvissuti, avevamo diritto ad essere felici.
Mi avvicinai alla maniglia e questa volta l'afferrai e l'abbassai, deciso ad uscire dalla mia stanza.
A passo spedito andai verso la porta della sua camera e bussai con forza.
Assonnata e spettinata venne ad aprirmi e mi guardò aspettando una mia spiegazione.
"Ciao." dissi provando a non fissarla.
"Ciao."
"Dormivi?" chiesi cercando di non fare la figura del coglione.
"Veramente si... hai bisogno di qualcosa?"
"Dovrei parlarti." risposi passandomi una mano tra i capelli.
Lei aprì del tutto la porta e mi fece cenno di entrare.
Una volta dentro mi avvicinai al suo letto restando in piedi, raccogliendo il coraggio di fare qualcosa.
Lei chiuse la porta e restò a fissarmi confusa.
Eravamo fermi nel mezzo della stanza incapaci di un qualsiasi gesto. Nessuno dei due sembrava voler iniziare il discorso, sapevo di dover essere io a fare il primo passo, ma in quel momento non avevo sufficiente lucidità per farlo.
"Allora... di cosa devi parlarmi?" domandò avvicinandosi di qualche passo e rompendo quel silenzio imbarazzante.
Cercai di riprendere il controllo della situazione e senza parlare, tirai fuori dalla tasca dei jeans il fogliettino che mi aveva scritto quando eravamo rinchiusi nel vagone e glielo porsi.
"Non posso credere che tu l'abbia conservato?" sussurrò quasi impercettibilmente.
Alzai le spalle e la invitai a leggerne il contenuto.
Lei, dopo aver letto le sue parole, restò in attesa della mia mossa successiva. Era come fare un salto nel vuoto, ma nella vita se non si corre qualche rischio si finisce per perdersi cose meravigliose.
"Vedi? Tu su quel foglio hai scritto che sono una brava persona. Ma quello che sto per fare non è per niente da brava persona." affermai facendo due passi verso di lei.
"Che intendi fare?" chiese turbata.
"Questo..." dissi prima di annullare la distanza tra di noi e baciarla stringendola forte.
Immediatamente lei rispose al bacio allacciando le sue braccia al mio collo e cercando di ridurre ancora di più lo spazio minimo che ci divideva.
Ci baciammo per un tempo che non saprei quantificare, sempre più intensamente e con crescente desiderio.
Quando ci staccammo per prendere fiato, lei mi guardò negli occhi e sorrise sembrando realmente felice.
Appoggiai la fronte alla sua e continuai a fissarla.
"Ciao." disse lei.
"Ciao ragazzina." risposi io.
Lei sorrise ancora e si sporse di nuovo verso di me desiderosa di ricevere un altro bacio.
Passammo ancora qualche minuto a baciarci e poi mi allontanai da lei per evitare di perdere il controllo.
La baciai sulla punta del naso e feci per uscire, ma lei mi bloccò parandosi davanti a me e fermando la porta con il suo corpo.
"Resta." disse con uno sguardo malizioso.
"Beth..."
"Ti prego." cercò di convincermi avvicinandosi e baciandomi l'angolo della bocca.
A quel punto non seppi resistere. Fu come se il mio cervello si spegnesse. La baciai stringendola ancora più forte di prima. Ero un uomo e mi sembrava che fosse passato un secolo dall'ultima volta in cui avevo avuto una donna tra le braccia, perché Beth era quello, una donna. Dopo tanti giorni passati a cercare di convincermi che fosse solo una ragazzina, riuscii veramente a vederla, era una donna e sarebbe stata mia, al diavolo tutto.
Lei si divincolò dal mio abbraccio per togliermi la camicia e mi trascinò fino al suo letto.
Ci sdraiammo vicini continuando a baciarci.
Quando provai a sfilarle la maglietta però qualcosa nel suo sguardo cambiò, si irrigidì ed iniziò a tremare. Mi staccai leggermente, poggiando il gomito accanto alla sua testa per sollevarmi e guardarla negli occhi.
"Cosa succede?" chiesi accarezzandole una spalla con la voce leggermente rotta dall'eccitazione del momento.
"Tutto bene, non preoccuparti." rispose distogliendo lo sguardo.
"Beth guardami." dissi cercando di non sembrare brusco.
"Non è niente, dico sul serio."
Continuava a non riuscire a guardarmi in faccia, quindi presi il suo mento tra le dita e la voltai verso di me, con tutta la dolcezza di cui ero capace.
"Io non ti farò del male." dissi sincero.
Lei nascose il viso sul mio petto ed io l'abbracciai forte per trasmetterle tutto ciò che la sua vicinanza mi provocava.
"Scusa..." sussurrò continuando a nascondersi.
"Non devi scusarti." la rassicurai passandole una mano tra i capelli. 
"Sai... sei davvero una brava persona." disse prima di accoccolarsi a me appoggiando la testa sul mio petto e facendomi il solletico con i capelli.
Respirai a fondo, cercando di calmarmi e di riportare i miei battiti cardiaci ad un ritmo regolare.
Dopo qualche istante di silenzio lei pronunciò il mio nome.
"Daryl?" 
"Mmh."
"Se ti dico una cosa giuri di non prendermi in giro e di non darmi della ragazzina?"
"Mmh mmh."
"Io... forse sono innamorata di te."
"Mmh mmh."
"Non hai nulla da dire a riguardo?"
"Forse... lo stesso vale per me."
"Mmh mmh." disse lei prima di chiudere gli occhi con ancora sul viso un bellissimo sorriso.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Non posso crederci... ultimo capitolo... la fine della mia prima "creatura"!!! Sto per mettermi a piangere, perciò bando alle ciance e buona lettura! Grazie a tuttiii!!! Alla prossima!
 


Capitolo 20
 
Sembrava essersi addormentata. La stringevo tra le braccia lasciandomi cullare dal suono regolare del suo respiro. Accarezzandola mi addentrai sotto la sua maglietta raggiungendo la sua pelle liscia e tracciando il contorno del suo ombelico con i polpastrelli. La mia eccitazione era alle stelle e averla così vicina, stretta nel mio abbraccio, non mi era certo di aiuto. Cercai di fare in modo che il mio stato non la turbasse, ma ad un tratto lei si mosse strofinando il suo bacino contro il mio. A quel contatto rabbrividì stringendosi ancora più a me. Dopo poco però si scostò leggermente ed iniziò a fissare il soffitto. 
"Un penny per i tuoi pensieri." dissi prendendole la mano e portandomela alle labbra.
"Stavo pensando a noi..." rispose voltandosi su un fianco, dandomi le spalle.
"Cosa ti preoccupa?" chiesi passandole una mano sulla schiena.
Facendo ciò, notai delle strane protuberanze che le attraversavano la colonna vertebrale.
Accesi la lampada ad olio che si trovava sul comodino, mi avvicinai e lentamente le alzai la maglietta per controllare cosa fossero.
Avevo una certa esperienza... quelle erano cicatrici, segni di frustate.
Lei si irrigidì, cercando di nascondersi e di coprire quei segni.
"Beth... chi ti ha fatto questo?" domandai sconvolto.
"Non sono niente, davvero."
"So cosa sono, le ho provate sulla mia pelle. Voglio sapere chi è stato." riprovai accarezzandola con dolcezza.
"Beh... quando rifiuti di... ehm... di spogliarti per intrattenere il capo ed i suoi amici vieni frustata, ecco tutto." rispose cercando di sembrare tranquilla.
A quella sua affermazione un desiderio di proteggerla a tutti i costi mi pervase e la strinsi ancora di più, come se qualcuno dovesse portarmela via da un momento all'altro.
"Nessuno ti toccherà mai più."
"Nessuno... nessuno?" chiese lei con sguardo birichino.
"Diciamo che i presenti in questa stanza ne hanno facoltà... ti sembra ragionevole?" 
"Molto più che ragionevole." disse lei sollevandosi leggermente e sfilandosi la t-shirt.
Io la guardai come incantato e lei mi restituì lo sguardo sorridendomi e tornando a sdraiarsi vicino a me.
Iniziò a baciarmi come se una nuova Beth fosse entrata nella stanza. La lasciai fare, evitando quasi di muovermi, preoccupato che si spaventasse e reagisse male come le altre volte. I suoi baci iniziarono a diventare sempre più intensi e prima di raggiungere il punto di non ritorno, mi assicurai che fosse davvero certa di volerlo.
"Beth... sei sicura? So quello che hai passato e non voglio che tu..."
Lei mi appoggiò un dito sulle labbra per zittirmi e disse:
"Signor Dixon, mi sono rimaste poche certezze nella vita, tu sei una di quelle. Sto bene, mai stata meglio. Ora sta zitto e baciami!"
"Non darmi ordini ragazzina!" dissi prendendola per i fianchi e baciandola con passione.
Quella notte lasciammo fuori il mondo e tutto lo schifo che ci circondava, c'eravamo solo noi. 
Dopo essere diventati una cosa sola tornai ad accoglierla tra le mie braccia e ad accarezzarle un fianco.
"Ora mi dici cosa ti preoccupa?" le chiesi.
"Ecco vedi, forse ti sembrerò una ragazzina sciocca, ma mi stavo domandando... cosa siamo? Cioè tra noi ora le cose sono un pochino cambiate ed io... ecco..."
"Vuoi essere la mia ragazza?" domandai sorprendendo anche me stesso.
"Dici davvero?" chiese stupita.
"Non farmelo ripetere, per favore. Mi sento un coglione." risposi passandomi una mano sul viso.
"Beh signor Dixon ne sarei onorata!" rispose baciandomi felice.
"Bene." dissi imbarazzato.
"Ora... chi lo dice a Maggie?"
"Ah parlaci tu! Mi ha quasi ucciso in quel fottuto vagone!" dissi pentendomi immediatamente per ciò che era uscito dalla mia bocca.
"Come? Cosa ha fatto mia sorella?"
"Niente, non pensarci." 
"Daryl Dixon! Se non vuoi che ti cacci dalla mia stanza a pedate, dovrai raccontarmi cosa è successo con Maggie!"
Alla fine a quella minaccia non seppi resistere.
Le raccontai dei discorsi con Rick, delle insinuazioni di Maggie e dell'insistenza di Carol. Lei mi ascoltò molto divertita e quando ebbi finito il mio racconto, avvicinò il suo viso al mio, sussurrando:
"Tu mi amavi già e se n'erano accorti tutti tranne te." 
"Non montarti la testa signorina." le dissi colpendole la punta del naso con l'indice.
Ci addormentammo insieme, pelle contro pelle, cuore contro cuore.
Il mattino seguente mi vestii e dopo averla baciata più e più volte, tornai nella mia stanza per non destare sospetti.
Sembrava come se mi fossi liberato di un peso e sperai che nessuno incontrandomi, notasse il mio sorrisetto. Non avrei mai pensato di ridurmi così e non avrei neanche pensato che succedesse per una come Beth.
Appena conosciuta mi era sembrata solo una ragazzina inutile e troppo fragile per resistere in quella situazione ed invece quel periodo passato con lei mi aveva fatto ricredere e l'aveva trasformata nel centro del mio mondo.
Prima di lei andavo avanti sopravvivendo, ma dopo averle permesso di entrare nella mia vita, avevo iniziato a vivere per davvero.

********
 
STANZA DI CHARLES.
 
"CHARLES! CHARLES! CHAARLES!"
"Beth, ti prego piantala di urlare e di saltare sul letto! Stavo dormendo accidenti!"
"Come puoi dormire in questa splendida giornata?"
"Sarà splendida quando mi lascerai in pace. Ti voglio bene, ma in questo momento avrei voglia di ucciderti. Certo poi un certo arciere figo farebbe fuori me, ma ne sarebbe valsa la pena."
"Arciere figo?"
"Si, dai mi sembra appropriato, non credi? Comunque... a cosa è dovuta la tua euforia di questa mattina?"
"........."
"Cos'è quel sorrisetto? BETH! Non dirmi che tu e Robin Hood... che stronza! Quanta invidia!"
"E' stato stupendo, ricordi quando ti parlavo di lui e fantasticavo? La realtà è molto meglio. Mi ha praticamente detto che mi ama."
"Beh sui tuoi sentimenti per lui abbiamo abbondantemente discusso, non voglio ricominciare!"
"Charles grazie! Grazie per avermi protetta e per essere stato mio amico, non sarei sopravvissuta senza di te. Ora sono davvero felice."
"E tu sai che questo riempie di gioia anche me, però Beth... gliel'hai detto?"
"Non ancora, non voglio spaventarlo e non voglio allontanarlo."
"Non penso che dicendoglielo lo allontaneresti."
"Charles... lo conosco, impazzirebbe. Ora che anche lui mi ama non posso rovinare tutto."
"Beth verrà comunque fuori questa storia, deve saperlo, prima che sia troppo tardi. L'hai detto tu , ti ama! Se prova davvero questo sentimento per te non ti abbandonerà."
"Lo farò ok?"
"Quando?"
"Ancora non lo so."
"BETH!"
"CHARLES!"
"Glielo dirò... devo farlo per forza."
"Sai che mi avrai sempre al tuo fianco, puoi contare su di me."

********
 
Quando ci riunimmo tutti nella hall dell'albergo, notai che Beth stava avendo una discussione piuttosto animata con sua sorella. 
Dopo poco le due vennero verso di me e Maggie si avvicinò con finto atteggiamento amichevole e a pochi centimetri dal mio orecchio disse:
"Attento Daryl Dixon! Falle del male e di te rimarrà soltanto la balestra." 
Io la assecondai, facendo finta di rispondere al suo abbraccio e le dissi: 
"Darei la vita per lei." 
Ascoltando le mie parole Maggie mi fissò e fui certo di aver visto un luccichio di commozione nei suoi occhi, ma sicuramente lei non l'avrebbe mai ammesso.
Beth ci guardò raggiante, come se fosse la ragazza più felice della terra e ci sorrise, questa volta un vero sorriso, uno dei suoi, bello e sincero e non quella specie di smorfia dei giorni passati.
Rick organizzò una riunione e decidemmo di fermarci per qualche giorno in quel hotel per riposarci e rilassarci. Washington ormai era vicina e qualche giorno di pausa ci avrebbe permesso di affrontare quelle ultime miglia con più serenità. Avevamo cibo, acqua, letti comodi ed una recinzione sufficientemente solida per proteggerci, quello sarebbe potuto essere il posto ideale dove ricominciare, un giorno.
Quando scese la sera Carol ed io ci posizionammo su una delle terrazze per il turno di guardia.
Restammo in silenzio, ma notai che lei continuava a fissarmi come se aspettasse che le confessassi qualcosa.
Dopo un paio d'ore quel suo atteggiamento mi fece saltare i nervi.
"Avanti! Chiedimi quello che vuoi sapere e facciamola finita." dissi sbuffando.
"Non ho niente di particolare da chiederti, mi stavo solo domandando se stessi bene, sembri stanco, dormito poco?" chiese lei con uno strano tono pieno di sottintesi.
Io non risposi e continuai a fissare il cortile dell'albergo, pensando a Beth, alla notte passata insieme e a quanto avrei preferito stare con lei in quel momento.
Il rumore della porta vetri che si apriva mi distrasse dai miei pensieri e mi riportò su quella terrazza.
Rick si unì a noi e si sedette vicino a me dal lato opposto rispetto a Carol.
"Tutto in ordine qui fuori?" chiese lui.
"Tutto bene, però stavo dicendo a Daryl che sembra stanco. A te non sembra stanco? E gli stavo domandando se avesse dormito poco ieri notte..." rispose Carol.
"Sai Carol, hai ragione, l'ho notato anch'io." concordò lui sul punto di scoppiare a ridere.
"Oh basta stronzate! Io e Beth stiamo insieme. Contenti? Ora potete smetterla di rompermi le palle e trovare un modo migliore per occupare il vostro tempo?" 
"Finalmente!" esclamò Carol tra le risate di Rick. 
A quel punto lei ci salutò ed andò a dormire e lui prese il suo posto per il turno di guardia.
Continuò a sghignazzare cercando di non farsi notare, mascherando le risate con dei finti colpi di tosse.
"Allora... tu e Beth eh?" disse all'improvviso tornando serio.
"Già..." feci io.
"Bello, molto bello. Ne deduco che tu sappia ciò che stai facendo."
"Tutto sotto controllo." affermai accendendomi una sigaretta.
"Quindi insomma lei ti ama. E tu... la ami?" chiese titubante.
"Mmh mmh." annuii sicuro aspirando una boccata di fumo dalla mia sigaretta.
"Visto? Non era difficile." disse lui soddisfatto.
"Già... ammetterlo è il primo passo." affermai sorridendo e ricominciando a pensare a lei.
Rick si voltò verso il cancello e...
"Oh Cazzo! Corri! Raduniamo gli altri!"

 
TO BE CONTINUED...

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