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Mi voltai, nella
direzione in cui guardava mio padre. Era DracoMalfoy, un signore della sua età di cui spesso sentivo
parlare – in modo sgarbato – con moglie e figlio.
<< E così
quello è il piccolo Scorpius?>> commentò papà
sottovoce. << Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie.
Per fortuna hai il cervello di tua madre >>.
Ingoiai pesantemente quando mi disse quelle cose. Io non volevo
essere competitiva, non m’andava. Ero timida e odiavo farmi notare. E poi ormai
il tempo della divisione drastica tra le casate, anche tra Serpeverde
e Grifondoro, rivali da sempre, era finita; ed io di
certo non volevo essere una di quelle che, per via dei genitori, ancora faceva
differenze su chi farsi amico e chi no.
Il signor Malfoy si voltò a guardarci, e si voltò anche il figlio.
Notai che Scorpius aveva dei lineamenti così
dolci...nasino ben proporzionato, occhi chiarissimi, capelli altrettanto
chiari.
<< E non
dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue
>>.
Il sangue mi si
ghiacciò nelle vene e d’improvviso pensai che mio padre fosse un Legilimens. << Papà, aiutami a portare il baule sul
treno che è tardi >> dissi cercando di cambiare discorso.
Salutai mia madre,
mio fratello Hugo e i miei zii Harry
e Ginny, mentre mio padre mi aiutava a far salire
oltre gli scalini della carrozza del treno il mio baule. Mi salutò con un bacio
sulla fronte ed io sventolai di nuovo la mano verso gli altri.
Strascinai il
baule per il corridoio del treno quando vidi Albus farmi cenno di andare verso lo scompartimento che
aveva appena trovato. Il baule era così pesante che anche le rotelle sembravano
non volerlo trasportare: forse avevo portato troppe cose.
Fu d’improvviso e
quasi non me ne accorsi quando un ragazzo uscii di
schiena da uno scompartimento e io lo urtai violentemente. Il baule mi scivolò
dalle mani e quasi non persi l’equilibrio.
<< Scu-scusami...per Merlino... >> balbettai rossa in
viso dalla vergogna, ma il rossore si fece ancora più evidente
quando alzai lo sguardo e vidi ScorpiusMalfoy con una mano sulle labbra.
<< No figurati, mi hai solo dato una testata sulla bocca! >>
mi rispose sarcastico e parecchio infastidito. Spalancai la bocca per la sospresa, poi abbassai lo sguardo e corsi via, per quanto
il baule me lo permettesse, infilandomi nello
scompartimento insieme ad Albus.
Chiusi la porta e
tirai un sospiro di sollievo.
<< Rosie...che è successo? >>
<< Niente niente...ma James? >>
<< Sta con
gli amici...in un altro scompartimento >> mormorò triste.
Gli carezzai la
spalla, spinsi il baule sotto la finestra e mi sedetti accanto a lui.
Il viaggio fu
abbastanza breve. Lessi un libro che la mamma mi aveva messo in borsa e
giocherellai con la riproduzione di un boccino d’oro che mi aveva regalato
papà.
Con Albus parlai tanto sulla casa in cui saremmo finiti. Lui
aveva paura di finire a Serpeverde, io però non ci pensavo nemmeno: sapevo che non sarei mai
stata smistata in una casata del genere. Piuttosto non sapevo se sarei finita a
Corvonero o Grifondoro,
però mi sarebbero andate bene entrambe.
Scendemmo dal
treno e ci dirigemmo verso le barche che Hagrid
capeggiava per farci fare il nostro ingresso trionfale per il primo anno di
scuola.
<< Ragazzi!
Albus, Rose! >> esclamò il mezzogigante,
venendo a salutarci. La barba era parecchio più bianca rispetto alle foto che
avevo visto su di lui.
<< Vi ho
riconosciuto subito, eh! Tu Rose, come sei cresciuta!
L’ultima volta che vi ho visto eravate in fasce! >> fece tutto allegro,
aiutandoci poi a salire sulle barche.
Ci invitò a
prendere un the da lui in settimana e noi accettammo molto volentieri, anche
perché ci disse che ci avrebbe mostrato delle foto dei nostri genitori da
piccoli.
Una professoressa
ci accolse all’ingresso, con un sorriso serio e composto.
<<
Benvenuti adHogwarts,
ragazzi. Io sono la professoressa DeLance e insegno
Trasfigurazione. Vogliate seguirmi nella Sala Grande per la cerimonia di
smistamento >> ci disse e io sorrisi ad un Albus
tremante, stringendomi a lui e camminando dietro la professoressa DeLance.
Mi guardavo
intorno, nella Sala Grande bellissima e tutta illuminata, il
volti dei ragazzi più grandi di noi che ci salutavano, ci sorridevano e
i professori disposti dietro un lungo tavolo messo perpendicolarmente ai
quattro tavoli delle quattro casate. Non avevo mai visto niente di più
emozionante.
L’attesa fu
adrenalinica. Sia quando la vecchissima preside McGranitt
fece il discorso d’apertura, sia quando aspettai accanto ad Albus
al centro della Sala Grande, vedendo andar via ogni volta qualcuno che veniva smistato seguito da tanti applausi.
Venne chiamato anche ScorpiusHyperionMalfoy, che ovviamente
venne smistato a Serpeverde.
<< AlbusSeverusPotter
>> chiamò finalmente la professoressa DeLance
dopo qualche nome e lui sbiancò poi si voltò a guardarmi e io gli sorrisi. Solo
allora avanzò, con i pugni stretti.
La preside lo
guardò con evidente entusiasmo e il Cappello Parlante per lui scelse Grifondoro. Scoppiai a ridere quando
lui lanciò un urlo di gioia e corse al tavolo della sua nuova casata, accolto
dal calore dei ragazzi degli anni successivi e dall’espressione compiaciuta del
fratello James.
Aspettai altri
nomi, poi finalmente iniziò ad arrivare la mia lettera.
<< Rose Weasley >> sentii finalmente chiamare e sobbalzai,
benché me lo aspettassi.
Salii i tre
gradini lentamente, sorrisi alla preside, che chinò appena il capo in segno di
saluto, e alla professoressa DeLance che mi fece
sedere sullo sgabello. Chiusi gli occhi, perché non volevo vedere gli occhi di Albus e James fissi su di me.
<< Che
mente brillante...si, proprio come tua madre! La timidezza è il tuo unico
scoglio e forse caratterialmente l’unica cosa che hai preso da tuo padre. Ma il
fervore e la tempra mi sono molto familiari. Potrei smistarti a Corvonero per l’intelletto o a Grifondoro
per la tempra...ma io credo che ci sia una casa più adatta per te. Serpeverde! >>
Spalancai subito
gli occhi, sgranando le iridi dorate mentre un boccolo
rosso mi cadeva davanti al viso. Avevo sentito male?
Mi voltai a
guardare la McGranitt, poi guardai il tavolo dei Serpeverde: erano sconvolti e nessuno applaudiva.
Vidi la DeLance
togliermi il capello dalla testa ed io mi alzai dallo sgabello, guardando
finalmente Albus in viso: era sconvolto.
Rimasi immobile
per parecchi secondi, guardandomi intorno. Mi voltai di nuovo verso il tavolo
dei professori, aspettando che qualcuno mi dicesse che era tutto uno scherzo.
Vidi la preside McGranitt sorridermi nervosamente, ma
non era per nulla d’aiuto.
Feci un passo,
poi un altro, un altro ancora sotto il silenzio della Sala. Mi stavo dirigendo
verso il tavolo dei Serpeverde sotto i loro sguardi
tra l’incuriosito e il disgustato: ma allora non era vero che i dissapori erano
terminati?
Vidi d’improvviso
una persona alzarsi in piedi, un ragazzo dagli occhi d’argento. Le sue mani, le
mani di ScorpiusHyperionMalfoy si mossero l’una contro l’altra e iniziò ad applaudirmi.
Poco dopo, tutta la tavolata era in piedi ad accogliermi come lui.
<< Non
c’era mai stata una rossa nella Casata dei Serpeverde,
scusa >> fece una ragazzina col caschetto nero
e gli occhi verdi.
Sorrisi appena e
mi sedetti spontaneamente vicino aMalfoy.
<<
Grazie...e scusami per prima, nel treno...per averti urtato, intendo >>
farfugliai senza guardarlo, per fortuna notando che la Sala aveva ricominciato a
muoversi e che gli occhi non erano più puntati su di me.
<< Non fa
niente. Adesso sei una Serpeverde e come tale meriti
il mio rispetto >> disse lui. E la nostra conversazione finì lì.
Non osai più
guardare nessuno, mangiai in silenzio e a testa bassa, fin quando Albus a fine pranzo, mentre andavamo nei dormitori, non mi
raggiunse.
<< Rosie! >> lo sentì gridare, così mi voltai,
fermandomi.
<< Rose, lo
sai che ha detto mio padre? Che un grande uomo, un grandissimo uomo, SeverusPiton - di cui io porto
il secondo nome - è stato Serpeverde! Rose non
preoccuparti! >> mi disse, abbracciandomi.
Lo abbracciai
ancora un po’ frastornata.
<< Rimarremo amici? Ci vedremo anche se siamo di casate diverse? >> disse
d’un tratto, mentre si allontanava da me e raggiungeva il suo gruppo.
< Ce-certoAlb!...ci
vediamo alle cinque in biblioteca? Va bene? >> urlai sopra la folla. Mi
sembrò di vederlo annuire, ma rimasi ferma con il flusso di gente che mi
scorreva attorno, sentendo delle lacrime puntellarmi il viso.
Sentii poi una
pressione sulla mia spalla e qualcuno mi voltò nella sua direzione.
<< Weasley, non ti perdere >> disse Scorpius,
trascinandomi per un braccio con lui nei sotterranei.
Era tutto così
cupo. Tutto nero, grigio-argento e verde. La sala comune sembrava quella di un
vecchio castello gotico. A destra c’erano i dormitori maschili, a sinistra
quelli femminili. Scorpius mi fece un cenno del capo,
dividendosi da me al centro della sala comune per andare verso destra.
Le porte erano in
legno scurissimo. Seguii una ragazza che l’aveva aperta prima di me ed entrammo
in questa stanza circolare con molti letti a baldacchino sempre di legno scuro
con le tende verdi e la parure verde. Sul mio letto c’era già la mia divisa
piegata con i colori di Serpeverde. Mi sembrava tutto
così strano, impossibile.
Chi l’avrebbe
detto a mio padre?
šsšt›s›
Salve a tutti! Dopo un periodo parecchio lungo di
inattività eccomi ritornare. Non prometto nulla sulle vecchie storie lasciate
in sospeso, però vorrei terminale.
Intanto, spero possiate godervi questa breve storia.
Non sarà lunga, infatti, anche se sto ancora decidendo. Voglio precisare che le
parole di Ron all’inizio, rivolte alla figlia Rose,
sono prese dall’epilogo del settimo libro di HarryPotter, da cui poi ho dato inizio a questa storia.
Vorrei qui ringraziare tutti quelli che commentano le
mie storie, tutte quelle persone che rendono felice e orgogliosa di me stessa!
Persone come questa ragazza,_Vampy_,che mi ha scritto questo bellissimo commento:
Wow.. è troppo
bella questa FF..
l'ho letta tutta d'un fiato sotto raccomandazione di una mia amica
sinceramente non mi piacevano le FF su Harrypotter e tutti i personaggi del libro, ma questa mi h fatto
decisamente cambiare idea.. questa è splendida.. Continua prestissimooo.
Le cinque erano
già trascorse da venti minuti e le mie gambe s’erano un po’ stancate di stare
in piedi senza fare niente.
Sospirando, mi
lasciai cadere su una sedia lì vicino. Non avevo
neanche voglia di leggere qualcosa, mentre aspettavo Albus.
Ed era un problema grandissimo. In primis, perché non ero mai entrata nella
biblioteca di Hogwarts e normalmente sarei stata al
settimo cielo avendo la possibilità di girare tra quegli scaffali antichi pieni
di libri bellissimi. E poi perché io amavo leggere e non mi passava mai la
voglia di farlo. Ma, da quella mattina, avevo perso la voglia di fare tutto.
Probabilmente l’unica speranza in cui avevo riposto era l’incontrare Albus in Biblioteca e piangere un po’, sfogarmi con lui e
farmi consolare. Però mio cugino non veniva.
Alle cinque e
mezza mi alzai dalla sedia e lentamente me ne uscii dalla biblioteca. Sapevo
che non sarebbe più venuto.
Mi diressi alla guferia, su indicazione di una ragazza del terzo anno di Corvonero. Una parte di me avrebbe voluto aspettare di
comunicare la notizia ai miei genitori, ma decisi che era meglio affrontare
subito la situazione: via il dente, via il dolore. O almeno lo speravo.
La lettera che
scrissi fu scarna.
Cari mamma e papà,
sono finita a Serpeverde.
Vostra figlia,
Rose.
La piegai e la
misi in un busta bianca, su cui scrissi l’indirizzo.
La diedi ad uno di quei gufi che mi parvero più in forma – non sia mai che
l’ira di mio padre si potesse riversare sul povero pennuto – e lo guardai
allontanarsi, quando nel cielo terso non fu più nemmeno un puntino.
Me ne scesi dalla
guferia poco dopo, ma non volevo tornare nei
dormitori in fondo ai sotterranei. Quindi uscii fuori, nei giardini, diretta
verso il campo da Quidditch. Pensai che per
recuperare lo svantaggio della casa, almeno potevo
diventare una bravissima Cacciatrice e riprendere il
rapporto ormai perso con mio padre. E prendere qualche bel voto, anche, per
rendere orgogliosa mia madre in ogni caso.
Mi accorsi dopo,
con molto fastidio, degli sguardi fissi su di me quando
mi sedetti negli spalti a guardare gli allenamenti dei ragazzi più grandi.
Guardavano a
scatti i miei capelli rossi e boccolosi e la mia
divisa. Anzi, i colori della mia divisa.
Io arrossii,
incapace di dire altro o di mandarli a quel paese, concentrandomi a guardare il
campo. Dall’altro lato degli spalti, vidi Albus con
una ragazza ed un ragazzo parlare animatamente, ma io quei due non li avevo mai
visti. Si era fatto già dei nuovi amici? Ero gelosa della sua immensa fortuna.
Non lo salutai
nemmeno, forse ero davvero un po’ offesa. Me ne scesi dagli spalti, perché
ormai non aveva senso neanche starmene lì.
Appena fuori dal campo, m’incamminai di nuovo verso il castello.
S’era sollevato un po’ di vento e stava calando la sera, portando con sé un po’
di freddo.
Decisi di
tornarmene nel mio dormitorio. Cercai durante il tragitto di ricordarmi quell’incanto per riscaldare gli ambienti, cosicché potessi
riscaldare il mio dormitorio una volta messo piede lì.
<< Sangue
di Serpente >> pronunciai disgustata, per poter accedere alla quella Sala Comune che ancora non sentivo mia. Che
forse non avrei mai sentito mia.
Quando i mattoni
si ricomposero rapidi dietro di me ed io feci un passo nella penombra di quell’ambiente, vi trovai molte persone sedute sui divani a
chiacchierare.
I loro occhi
furono subito su di me, curiosi e taglienti. Feci un passo
indietro, turbata, poi mi voltai velocemente diretta al dormitorio
femminile. Ma non mi fu possibile fare molta strada, perché nella mia foga di
fuggir via, urtai qualcuno.
<< Scu-scusa... >> farfugliai.
<< La tua è
un’abitudine, Weasley >> sentii dire, così
sollevai il capo e vidi un appena più alto di me ScorpiusMalfoy sorridere. Ma la sua espressione cambiò
subito.
<< Ehi, che
faccia che hai >> fece serio ed io non mi mossi.
Contrassi i muscoli del viso, per non piangere. Mi morsi il labbro inferiore,
per non gridare che odiavo quel posto.
Lo aggirai e me ne corsi nel mio dormitorio, andando a nascondermi nelle
coperte del mio letto.
šsšt›s›
Il
giorno dopo avevo lezione di pozioni nelle aule poco distanti dal nostro
dormitorio. Mi alzai presto, un po’ perché non avevo sonno, un po’ perché non
volevo incontrare nessuno nella Sala Comune.
La
lezione iniziava alle nove, ma erano le otto e io già stavo seduta ad uno dei
primi banchi, con le mani composte sulle gambe. Mi sentivo tutto stretto. Quei
colori di quella divisa che improvvisamente mi erano diventati insopportabili,
la stessa divisa, con la gonna troppo corta e il maglione troppo lungo. Quelle
scarpe lucide nere, con quel tacchetto che faceva rumore sul marmo del
pavimento.
Forse
potevo vivere come una comune babbana, andarmene da Hogwarts e iniziare le scuole medie inglesi per gente
comune senza magia e affini.
Persa
nei miei pensieri, l’arrivo dell’intera classe del primo anno mi fece
sobbalzare. Notai molte divise uguali alla mia, finché non vidi dei colori
diversi, oro e rosso, su un gruppetto di persone. Scattai in piedi per farmi
vedere da Albus, rischiando di far ribaltare il
banchetto.
Lui
per fortuna mi notò, mi sorrise appena e venne a sedersi accanto a me.
<<
Rosie, ma ieri sei venuta al campo da Quidditch? Mi sembrava di averti visto... >>
<<
No, io... >>
<<
L’hai detto a zio Ron? E a tua madre Hermione? Che hanno detto? >> chiese velocemente,
cacciando fuori i libri e sistemando la sedia.
<<
Gli ho mandato una lettera, ma non mi hanno ancora risposto >> borbottai,
voltandomi a sistemare le mie cose già sistemate.
Vidi Albus tutto contrito, così sorrisi
appena, quasi se fossi io a dover consolare lui.
<<
Non è così orribile, va bene >> mormorai fingendomi tranquilla e lui mi
prese la mano e me la strinse.
La
lezione di pozioni fu bellissima, sia per il professor Lamoor
– un uomo davvero in gamba – sia per l’approccio che prese. Almeno, questo
servii a farmi tornare un po’ il buonumore e pensai che in fondo non dovevo far differenza di colori, perché avevo la possibilità
di studiare in una scuola eccellente e avevo mio cugino con me. Dovevo
ritenermi fortunata e essere ottimista.
Ma
questa propositività durò poco. Durò fino ad ora di
pranzo, quando un’orda di gufi scese su di noi e
lasciò cadere tantissime lettere. Al mio tavolo, le lettere erano in carta
prestigiosa e i ragazzi che le leggevano sembravano molto felici del loro
contenuto.
La
mia, invece, era rossa e piccola, con un’aria molto molto strana. Non avevo mai sentito parlare di Strilettere fino a quel giorno.
<< ROSE WEASLEY! >> urlò la busta,
prendendo la forma di una bocca. << Non ci posso credere, sei a Serpeverde! Caro,
smettila di urlare e calmati >> intervenne la voce di mia madre. Non
osavo guardare nessuno, perché sapevo che l’attenzione era focalizzata tutta su
di me.
<<
Ma Hermione, è a Serpeverde!
Oddio, ma che ho fatto di male! Smettila,
Ronald. Cara Rosie, non fa
niente, senti tua madre, NON FA NIENTE se sei a Serpeverde.
Tu sei una ragazzina in gamba e intelligentissima e Serpeverde
è una casata di tutto rispetto. Pensa a SeverusPiton, grande uomo, quello. Farai una stupenda carriera
scolastica! ROSE non familiarizzare con i nemici, frequenta tutti tranne
quelli della tua casa, ROSIE CARA, non imparare il serpentese
e ...OhRon, ma che cose arcaiche che dici! Basta con queste
fissazioni, ormai è finito quel tempo. ROSIE DOLCISSIMA, MIA PICCOLA ROSIE non
fa niente, tu dai il meglio di te e impegnati! Ciao piccola,
baci anche da papà. Lo calmo io, ciao! >>
Dopo
le ultime parole, la lettera si stracciò in mille pezzi e mi accorsi di avere
la mano sul cuore, gli occhi sgranati e d’essere con la schiena all’indietro
per frapporre parecchia distanza tra me e il tavolo.
Non
volevo guardarmi in giro, ma fu inevitabile quando
intravidi l’intera Sala Grande intenta a fissarmi: la mia particolare storia
stava divenendo d’interesse pubblico?
Mi
morsi le labbra, mentre il cuore mi batteva all’impazzata. Mio padre mi avrebbe
diseredato, lo sapevo. I miei nonni mi avrebbe ucciso, di sicuro. Oddio,
oddio...
<<
Rosie >> sentii alla mia destra, ma non mi
voltai subito, perché quello era il mio nomignolo e quella voce non poteva averlo pronunciato.
Quando
poi mi girai verso di lui, lo feci lentamente.
<<
Ho sempre pensato che il rosso stesse bene con il verde. Vedi... >> Mi
prese la cravatta tra le mani, avvicinandomela ai capelli.
<<
...verde e argento stanno benissimo a chi ha i capelli rossi. E’ un ottimo
contrasto. Nessun altro colore ti sarebbe stato così bene >> continuò a
dire, poi mi lasciò cadere la cravatta sul seno e si voltò a prendere un
vassoio con alcuni involtini. Se ne mise qualcuno nel piatto, poi ne mise altri
a me.
<<
Sono di carne. Sei per caso vegetariana? >> mi
domandò con disinvoltura.
Feci
di no con il capo, seguendo i suoi movimenti. Accanto mi mise anche delle
patate, facendo lo stesso con il suo piatto. Non gli chiesi perché stava
facendo tutto questo, ma non m’importava davvero saperlo. L’attenzione della
Sala Grande si fece se possibile ancora più stretta su di me, ma non ci feci
caso. Al mio stesso tavolo erano ancora confusi da quei gesti tra me e Scorpius, ma a me non importava...
Avevo
trovato un amico.
šsšt›s›
Ecco qui il secondo capitolo. Grazie per i commenti
che mi avete lasciato al capito precedente, spero che
questa storia continui ad interessarvi!
<< Malfoy, scusa Malfoy! >>
urlai, facendo lo zigzag
tra le persone per raggiungerlo, appena usciti dalla Sala Grande.
Lui rallentò
appena, ma non si fermò, alzando appena la testa al di là della spalla.
<< Weasley >> constatò, quando lo affiancai.
<< Malfoy, >> ripetei col fiatone, << scusa la
domanda - non che mi dispiaccia, eh - ma perché tutta questa gentilezza nei
miei confronti? Tuo padre... >>
<< Weasley, stammi bene a sentire: sono passati vent’anni da
ciò che è successo e poi mio padre è abbastanza riconoscente a tuo zio HarryPotter per averlo aiutato
il settimo anno. Ed a me non frega niente se hai i capelli rossi e le
lentiggini, ma se pensi che il mio comportamento sia assurdo, sai che ti dico?
Addio, Rossa >> disse velocemente, accelerando il passo e prendendo la
via per i sotterranei.
<< Io...che
cosa...Malfoy! >> richiamai, ma era troppo
tardi.
Mi misi a
correre, trattenendomi con le mani la gonna a pieghe nera- che mi ripromisi di allungare la
magia – dirigendomi verso i sotterranei.
Lo vidi entrare ma non feci in tempo ad entrare insieme a lui,
perché i mattoni si richiusero al suo passaggio.
<< Sanguediserpente, sanguediserpente
>> dissi velocemente, e il passaggio si aprii nuovamente.
Ripresi a
correre, entrando nella Sala Comune, voltai a destra dove vidi i suoi capelli
biondi venir ingoiati dalla penombra e lo seguii,
frettolosamente, rischiando di urtare alcuni ragazzi davanti al dormitorio
maschile. Avevo trovato un amico, non volevo perderlo per la mia lingua lunga.
<< Ehi, qui
non puoi entrare >> sentii dire ad un gruppetto di ragazzi più grandi di
me, ma non ci feci caso, continuai a correre fino a fermarmi davanti a delle
porte di legno scuro.
Oddio dov’era
andato Scorpius? Strinsi la gonna tra le mani, in
preda all’imbarazzo e al pensare alle conseguenze della mia decisione, poi
strizzai forte gli occhi e urlai.
<< SCUSAMI!
ScorpiusMalfoy, non sarò
più tanto invadente, te lo prometto! >>
Tenni gli occhi
chiusi per un po’, temendo che riaprendoli mi sarei trovata davanti un mucchio
di maschi Serpeverde e pure ridacchianti.
Aspettai qualche
secondo, stringendo i lembi della gonna. Poi lasciai andare la pressione delle
dita, lentamente lasciai che i miei occhi tornassero a vedere, ma ciò che vidi
furono le solite porte in legno scuro, immobili. Mi
aveva sentito?
Feci un passo
indietro, poi un altro. Sentii svariati commenti sulla mia sanità mentale da
parte dei ragazzi più grandi, ma finsi di non farci caso e a testa bassa me ne
tornai nella Sala Comune, andandomi a raggomitolare su un divano verde di
velluto.
Per fortuna dopo
poco l’intero dormitorio fu vuoto. I ragazzi di prima se n’erano andati a
lezioni, a quanto avevo capito. E molti del primo anno come noi, che per il
primo semestre non avevano lezioni di pomeriggio, erano fuori a giocare nei
giardini o al campo da Quidditch.
Mi guardai
intorno, guardai i candelieri appesi a tratti intorno alle pietre miliari di
cui era composta la Sala Comune:
sembrava proprio una prigione. L’unica cosa che la contraddistingueva era
l’arredamento lussuoso, gli arazzi importanti, i mobili che sembravano appena
usciti dalla rivista “ Il Castello Moderno”.
Presi poi un
libro da una piccola libreria, aveva un titolo strano e mi aveva attratto:
incanti per il buonumore. Non pensavo che ce ne fossero del genere nella tana
dei Serpeverde. O forse ne avevano bisogno anche
loro.
Iniziai a
sfogliare qualche pagina, distrattamente. La maggior parte non li avevo mai
sentiti nominare, conoscevo solo qualche infuso che mia madre mi preparava quando mi sentivo poco bene o dovevo fare qualcosa
di importante e avevo una fifa blu.
Passai il
pomeriggio lì, nello strano tepore che avevo preso stando su quel divano, e poi
mi sentivo anche stanca perché quella notte avevo dormito poco e male...
<< Weasley...Rose, non si dorme nella Sala Comune, ci sono i
letti per questo >> sentii dire da una voce familiare, ma mi rigirai
dall’altro lato, mugugnando.
<< Weasley, ti si vedono tutte le mutandine. >>
Scattai a sedere, tirandomi giù la gonna con
entrambe le mani. Dovevo avere una faccia orribile e i boccoli rossi tutti
arruffati perché davanti a me c’era un fin troppo divertito ScorpiusMalfoy.
<< Malfoy... >> borbottai, stropicciandomi gli occhi e
lasciandomi ricadere all’indietro sul divano.
<< Sai che
ho una stanza singola, io? >>
<< Sei
proprio un Malfoy... >>
Non udii
risposta, così scattai di nuovo a sedere, spaventata.
<< Scusa scusa, mi è uscito spontaneo! >> esclamai.
Lo vidi
trattenersi dal mandarmi un insulto, poi distese i muscoli del viso.
<< Be, poco male. Se essere un Malfoy
comporta questi vantaggi... >> disse facendo spallucce, poi si voltò a
guardare alcuni quadri appesi alle mie spalle.
<< Ti ho
sentito prima, comunque, perché stavi proprio davanti all’ultima porta, che è
la mia stanza >> fece, distrattamente.
<< Meno
male, pensavo di aver gridato al vento >> sussurrai, sorridendo.
Scorpius si sedette sul
divano, accanto a me, intrecciando le mani e guardandosi le dita scivolare tra
loro.
<< So cosa
significa essere guardati come guardano te. Guardano anche me così, per via di
mio padre. E’ arrivato un nuovo Malfoy, dicono. Come se avessero conosciuto mio padre
questi bambinetti...ma chissà cosa gli hanno detto i
loro genitori. Senti, mio padre è cambiato e io sono cresciuto diversamente sia
da lui che da mio nonno. Io sono diverso. Punto. Basta. Io voglio essere amico
di una ragazza coi capelli rossi e le lentiggini. Quindi volevo dirti che
quando non ce la fai a stare nel tuo dormitorio, pieno di ragazzette chiassose,
puoi venire nella mia stanza, perché lì nessuno ti darà fastidio. La parola
d’ordine è Rosso >> disse infine, alzandosi dal divano e lasciando la
Sala Comune, con le mani in tasca e l’aria
distratta, come se non avesse detto niente.
Io ero rimasta
pietrificata.
Dal suo discorso,
che solo dopo avevo capito il motivo del suo dirmi che aveva la stanza da solo,
delle sue parole, della sua parola
d’ordine. ROSSO.
Abbozzai un
sorriso, corsi nel mio dormitorio a prendere un sacchetto di velluto blu dove
tenevo delle cose che mi aveva regalato la mamma.
Poi tornai in
Sala Comune e continuai per il dormitorio maschile, con il sacchetto stretto
tra le mani. Individuai l’ultima porta, mi schiarii la voce e pronunciai
<< Rosso >> e la porta si divise in due ed entrambe le parti
scivolarono a destra e a sinistra della parete, come una comune porta
scorrevole babbana.
Quando entrai, lo
vidi steso sul letto a sfogliare un quaderno. Appena mi vide, alzò gli occhi di
scatto.
<< Weasley... >>
<< Sai
giocare a Burraco? >>
La mia domanda lo
fece mettere a sedere sul materasso di quell’ernome
letto a baldacchino, confuso.
<< Barroco? >>
<< Burraco >> lo corressi.
<< E’ un gioco di carte babbano. Ti va di
impararlo? >>
Lo vidi annuire,
poco convinto. Lo raggiunsi sul letto e salii, aiutandomi perché il materasso
era troppo alto – e lui ridacchiò, divertito.
Aprii il
sacchetto e lasciai cadere il mazzo di carte sul piumone.
Scorpius allungò la mano
a sfiorarle, estremamente incuriosito.
<< Vedrai,
ti divertirai un sacchissimo! >> dissi allegramente
e lui abbozzò un sorriso stranito al mio assurdo superlativo.
šsšt›s›
<< Ti ho
battuto ancora, Rose. >>
<< Ma dai,
che schifo! Non è possibile... >> borbottai corrucciando la fronte. Era
la quinta volta di fila che vinceva, stracciandomi ancora prima che prendessi
il pozzetto. Per fortuna che non gli avevo detto la storia dei punti, così
almeno non si metteva a contare tutto ciò che aveva fatto, sbattendomi davanti
il suo duemila rispetto al mio misero cento.
<< A cosa
si può giocare oltre che a Burraco con queste carte?
>> mi domandò, spargendole confusamente sul materasso.
<< A nessun
altro gioco... >> feci contrita, riprendendo le carte che stava
sparpagliando e riordinandole.
<< Che
bugiarda... >> ridacchiò, ed io alzai il viso a guardarlo. << Pensi
che possa batterti anche agli altri giochi, vero? >>
Mi portai la mano
sul cuore, fingendomi offesa.
<< Io?!
Come puoi dire una cosa del genere?! >> feci con
enfasi.
Scorpius ridacchiò
ancora, riprendendosi le carte che avevo tra le mani.
Istintivamente,
gli bloccai la mano e le carte caddero sul materasso. Gliela guardai come se
stessi studiando un microbo particolarmente strano. Le sue dita erano fredde e ancora
più bianche del resto del corpo, ma non bianche cadaveriche, un bianco
piacevole da guardare...tipo immacolato, o comunque elegantissimo. Ecco ecco, tipo una perla.
<< Weasley, che ho sulla mano? >> mi chiese, con un
sopracciglio alzato.
<< No
niente...mi piace troppo il colore del tuo corpo >> risposi.
<< Perché,
che colore ho? >> fece stranito, ritraendo la mano.
<< No,
dammela... >> mi lamentai, riprendendogliela. << Hai la carnagione
molto pallida, ma è un pallido bello... >>
<< Ah, meno
male...e allora è tutto a posto! >>
<< No no, dico davvero. S’intona con i tuoi capelli
chiarissimi... >> alzai lo sguardo, lasciando la mano e salendo con le
dita a sfiorargli il viso. << Le sopracciglia, come sono chiare per
esempio! >> dissi, toccandole. << E le ciglia anche, >>
aggiunsi, rischiando di ficcargli un dito nell’occhio. << Ma la bocca è
rossa. Cioè, non un rosso femminile, ma un rosso di...pieno, di bello. Non so
come spiegarmi >> mormorai, passandogli le dita sulle labbra,
corrucciando la fronte.
Mi accorsi solo
dopo, presa dalla mia analisi, che lui era immobile. Ma non perché lo volesse,
era semplicemente paralizzato. Da quello che avevo fatto? Ero stata invadente?
Ritrassi la mano,
guardando altrove.
<< Scu-scusa, ti sto analizzando. Non è...carino da fare
>> farfugliai.
D’improvviso
sentii le sue dita sul mio viso, accanto agli occhi.
<< Anche la
tua pelle è chiara, ma un chiaro non sul bianco ma sul rosa...è molto
femminile. E queste piccole lentiggini la rendono delicata. E questo rosso
intenso, poi, non ho mai visto un colore di capelli così intenso. Ed è lo
stesso delle sopracciglia, >> disse, toccandomele, << delle ciglia
>> aggiunse, sfiorandomele, ed io chiusi gli occhi per poi riaprirli
<< e della bocca. Che a te è un rosso pieno e proprio femminile, invece
>> concluse, poggiandovi sopra le dita fredde.
Involontariamente,
arrossii. Non mi era mai capitato di sentire il cuore battere così forte.
<< Siamo
proprio diversi, io e te >> dissi per non restare in silenzio, muovendo per
il suo dito ancora sulle mie labbra.
Lui mi sorrise,
sinceramente, per la prima volta. Non stava ridacchiando o prendendomi in giro.
Mi fece così piacere che feci un sorriso ampissimo.
<< Hai
anche un bel sorriso. Sembra quello di...aspetta, è
un’attrice babbana... >>
<< JuliaRoberts? >> dissi per
lui. << Me lo dicono spesso... >> feci, imbarazzata, << ma tu
come fai a conoscere un’attrice babbana? >>
chiesi.
<< Mia
madre adora Pretty Woman... >>
<< Ma avete
la televisione a casa? Io pensavo che nel mondo magico... >>
<< Mia
madre ha preteso di averla. Ha una collezione di film molto belli >> mi
interruppe, facendo spallucce.
Il resto del
pomeriggio trascorse velocemente e quasi non ce ne accorgemmo
quando arrivò l’ora di cena.
Uscimmo dal
dormitorio verso le sette e ci dirigemmo verso la Sala Grande. Mi piaceva
camminare al suo fianco, sentirlo parlare o rispondere alle mie domande, o
semplicemente sbuffare. Adoravo semplicemente la sua presenza, mi dava pace e
allo stesso tempo mi metteva energia. Mi sentivo bene e non me ne fregava più
niente se la casa in cui ero finita era verde-argento.
<< Rose!
>> sentii urlare, così mi voltai, facendo una panoramica della Sala
Grande. Vidi Albus sventolare una mano e camminare
svelto tra la gente ancora in piedi, per raggiungermi.
<< Rose...
ma che fine hai fatto oggi? Lo sai che non posso entrare nel tuo dormitorio
>> si lamentò, poi il suo sguardo finì sulla persona che mi stava
accanto, finì su Scorpius che con le mani in tasca lo
osservava curioso.
<< Ah, ciao
Malfoy. >>
<< Potter >> salutò di rimando.
<< Siete
diventati amici? >> domandò Albus.
Stavo per
rispondere di sì, quando mi bloccai perché da Scorpius
non avevo avuto la conferma. Mi voltai a guardarlo e lo trovai intento a
fissarmi con la mia stessa espressione.
<< AlbusSeverusPotter,
piacere. Gli amici di Rose sono anche amici miei >> disse.
Scorpius gli osservò la
mano per parecchi secondi, contraendo i muscoli del viso.
<< Lo so
come ti chiami, Potter. Comunque... >>
borbottò, allungando la mano, << ScorpiusHyperionMalfoy, piacere >>
disse come una cantilena.
Albus ridacchiò ed
anche io mi misi a ridere. Scorpius ficcò le mani in
tasca e arrossii appena.
<< Alb, noi andiamo a sederci. Ci vediamo dopo cena semmai
>> dissi, salutandolo e dirigendomi con Scorpius
al tavolo.
Tutti
continuavano sempre a guardarci, ma meno sfacciatamente di prima. Forse
guardavano solo noi, senza cognomi o nomi, solo cercando di capire il perché
stessimo sempre insieme.
Scoprii, durante
la cena, che Scorpius era allergico alle fragole, che
io invece adoravo. E che non sopportava molto i broccoli, che mia madre mi
aveva insegnato a mangiare fin da piccola. Gli rifilai anche la scusa che erano
verdi, quindi dovevano per forza piacergli, ma non funzionò: la sua faccia era
molto disgustata mentre li mangiavo.
Al termine della
cena non vidi Albus. C’era troppa gente e lui era bassino, quindi optai per uscire da quel caos, tanto
l’avrei visto il giorno dopo.
Al fianco di Scorpius, mi diressi nei sotterranei – che già avevano
un’aria più familiare – ed entrammo nel dormitorio. Peccato che neanche li si poteva stare un po’ in pace, perché l’ora del rientro
era per tutti ed era pieno di persone chiacchieranti.
<< Malfoy, io vado nel mio dormitorio a questo punto...qui non
si può stare >> borbottai.
<< Perché
non vieni da me? >>
Mi voltai a
guardarlo.
<< A
quest’ora? >> domandai. << Non hai sonno? >>
<< No, va
bene. Voglio giocare un altro po’ a Barroco. >>
<< Burraco >> lo corressi,
sorridendo. << Se per te va bene... >>
Lui annuì e
sgattaiolammo in camera sua. Quando la porta si richiuse alle nostre spalle, il
chiacchiericcio cessò.
Mi misi seduta
all’indiana sul letto, abbastanza composta, riprendendo le carte che avevo
lasciato sul suo comodino. Lui si stese più comodamente.
Giocammo a Burraco un paio di volte, poi mi costrinse ad insegnarli Scala 40, Machiavelli, Poker.
Vinse sempre lui.
Stanchi, posammo
le carte ed io scesi dal letto, aggiustandomi la gonna.
<< Sono le
dieci, è meglio che vado a dormire altrimenti domani non mi sveglio >>
dissi dispiaciuta, poi gli sorrisi e gli dissi
<< Buonanotte >> e feci per andarmene.
<< Rose,
aspetta no...cinque minuti. Voglio leggerti una cosa. >>
Mi voltai,
incuriosita. << Cosa? >>
Battè il palmo della
mano sul letto, facendomi segno di risedermi. Mi arrampicai sul materasso,
guardando il libro che aveva tra le mani.
<< Penso
che a te piaccia leggere, se hai preso un po’ da tua madre... >>
<< Che ne
sai di mia madre? >>
<< Mio
padre mi dice spesso che era la più secchiona delle secchione >> mi
disse, ridacchiando.
Misi il broncio,
incrociando le braccia sotto il seno.
<< Ehi, mia
madre era ed è un genio. Ed io sono fiera di aver preso il suo cervello
>> ribattei, contrita.
Lui mi sorrise,
scuotendo la testa.
<<
Comunque, questo libro è una raccolta di storie horror
magiche. Tutte vere, eh! >> mi spiegò orgoglioso.
Mi rabbuiai,
strisciando indietro sul piumone.
<< Non mi
va di sentirle... >>
<< Ti giuro
che sono bellissime >> mi interruppe.
<< Ci
scommetto. Ma non mi va lo stesso >> ripetei.
<< Hai
paura? >> mi prese in giro.
<< No, io no!
>> risposi quasi urlando.
<< Okay,
>> disse, tenendomi sott’occhio, << allora leggo. >>
Non l’avesse mai
fatto! Dopo i primi venti righi avevo le ginocchia al petto, le mani sulle
orecchie e la faccia sommersa nelle gambe, con tutti i capelli a nasconderla.
<< Ehi...
>> lo sentii mormorare.
<< Non
continuare, Scorpius. Per piacere >> lo
supplicai.
<< Ehi ehi, scusami... >> fece frettolosamente, sentii
cadere il libro sul materasso e poco dopo le sue mani mi sollevarono la testa.
<< Lo butto
quel libro, non te lo leggo più. Lo giuro >> mi promise, togliendomi i
capelli da davanti al viso.
Annuii, con gli
occhi appena lucidi.
<< Vai a
dormire adesso, che è tardi >> mi disse, ma io non mi mossi.
<< E se
viene il Licantropo a mordermi? >> chiesi con un filo di voce,
rannicchiandomi di nuovo nelle ginocchia.
Scorpius scoppiò in una
fragorosa risata. Scese dal letto e andò verso il suo armadio, dal quale cacciò
fuori un paio di pantaloni di seta verde bosco ed una camicia uguale. Forse era
un pigiama. Si, si era un pigiama molto elegante.
<< Tieni,
puoi mettere questo >> mi disse, poggiandomelo accanto sul letto.
Lo presi tra le
mani, morbidissimo, poi lo guardai di nuovo negli occhi.
<< E cosa
dovrei farci? >>
<< Lo so
che è maschile... >>
<< Sai che
m’importa! Dico...perchè me l’hai dato?
<< Dormi
qui, no? Si vede lontano un miglio che hai paura di andare a dormire da sola
>> disse facendo spallucce, prendendo un pigiama uguale ma nero, da sotto
il cuscino del suo letto.
Lo guardai, poi
guardai il pigiama.
<< Mi
vergogno... >>
Scorpius ridacchiò
ancora.
<< Ma dai,
che vergogna e vergogna! Con Potter dormiresti?
>>
<< Si, ma è
diverso... >>
<< Fa che
non sia diverso. Siamo amici, proprio come tu e Potter >> mi disse.
<< Ma noi
siamo cugini... >>
<< Fa lo
stesso. Su, il bagno è di là, va a metterti il pigiama >> disse ancora.
Io esitai, poi
scesi dal letto e lo raggiunsi, tenendo il pigiama stretto tra le mani.
<< Grazie
>> mormorai e quando lui mi sorrise, scappai in bagno a svestirmi. Feci
in fretta, perché avevo timore anche lì di restare da sola. Poi quei
sotterranei facevano davvero paura!
Scorpius bussò alla porta
del bagno dopo poco, chiedendomi se ero vestita. Lo
aprii, così ci lavammo i denti insieme ( lui mi prestò uno spazzolino
bellissimo, tutto verde).
Tornammo a letto
ed io occupai il lato sinistro, lui quello destro. Spense le luci e d’un tratto
fu tutto buio. Non vedevo più niente, solo buio. Avevo gli occhi socchiusi e le
coperte tirate fino al naso.
<< Mmm...mi sembra di vedere la faccia del licantropo li,
dietro la poltrona >> mugugnai, stringendo le coperte.
All’improvviso
sentii due braccia circondarmi la vita e attirami a sé.
<< AAAAAH!
>> urlai.
<< Zitta
scema, sono io! >> sibilò Scorpius.
Ma non riuscii a
rilassarmi, perché ero imbarazzata che fossimo vicini in quel modo.
<< Vuoi
dormire davvero standomi tutto abbracciato? >>
<< Se è
l’unico modo di dormire, si. >>
Capii che si
riferiva ai miei prevedibili lamenti notturni.
<<
Grazie...davvero. >>
<< E’ il
minimo. Ho fatto io il guaio di leggerti la storia >> mi disse.
Finalmente, mi
rilassai. Mi voltai completamente di fianco e mi accucciai contro il suo petto,
trovando davvero confortanti le sue braccia ancora attorno a me.
Non pensai più
alla storia, non la sognai neanche, credo. Ma per addormentarmi, ascoltai il
suo cuore battere, stranamente con lo stesso ritmo del mio.
šsšt›s›
Ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia! Ho una vena
particolarmente produttiva in questo periodo, ma chissà se manterrò il ritmo di
un capitolo al giorno.
Grazie come sempre per tutti i commenti.
Per chi ha detto che vedere Scorpius
così dolce è strano, volevo dire questo: la Rowling ha rilasciato
un'intervista per chat in cui ha affermato che Scorpius, essendo stato cresciuto da Draco
che è rimasto profondamente colpito dagli avvenimenti della guerra, sarà più
buono di come suo padre è stato alla sua età. La Rowling
ha detto anche che Scorpius dovrà affrontare tanti
ostacoli - non ultimo il suo cognome - ma che crede che si comporterà meglio di
suo padre.
Ha detto anche che la casa di Serpeverde
si è buonizzata, non c’è più la fissazione del sangue
puro sebbene la reputazione rimanga un po’ quella che
era. E alla domanda: Draco ed Harry hanno perso la loro ostilità dopo la fine di Voldemort? J.K.Rowling risponde: Non
proprio. C'è stata una specie di riavvicinamento, in cui Harry ha scoperto che Draco
odiava essere un Mangiamorte e non avrebbe mai ucciso
Silente; e Draco ha sicuramente provato gratitudine
nei confronti di Harry dopo che lui gli aveva salvato
la vita. In ogni caso, una vera amicizia è fuori discussione. Erano successe
troppe cose prima della battaglia finale.
Non avevo mai
dormito così bene in vita mia. Quel letto era comodissimo, morbido e
accogliente che quasi non volevo alzarmi. Ma la sveglia magica sul comodino di ScorpiusMalfoy stava tintinnando
da qualche secondo.
Aprii
definitivamente gli occhi, stiracchiandomi, ma mi voltai verso il centro del letto prima di decidermi a scendere da lì.
Curiosa la
posizione in cui dormiva Scorpius, non l’avrei mai
detto. Stava raggomitolato di lato verso di me in posizione fetale e non aveva
proprio un’espressione distesa, piuttosto un po’ corrucciata come se stesse
sognando qualcosa che non gli piacesse particolarmente.
Le mani tenevano
il guanciale afferrato e i capelli erano tutti scompigliati su quest’ultimo e
sugli occhi. Persi tempo a guardare i suoi capelli, parecchio lunghi per un
ragazzo, che la prima volta, vedendoli, li avevo classificati come un caschetto
disordinato.
La sveglia suonò
ancora.
Gli occhi
argentei di Scorpius si aprirono di scatto ed io
sobbalzai; lui abbondò la sua posizione fetale per stiracchiarsi.
<< Rose,
non mi fissare >> si lamentò, voltandosi dall’altra parte. << Mi
fai sentire un alieno >> aggiunse, dandomi le spalle.
<< Scusami,
non ti fisso più >> mormorai, un po’ dispiaciuta. << Ma ti fissavo
perché dormivi come un bambino... >>
<< Io non
sono un bambino. Sono grande >> ribattè senza
voltarsi.
<< Non si è
grandi a undici anni >> risposi.
<< Non
conta l’età. Io sono dovuto crescere in fretta
>> mi disse con un tono di voce diverso, ma non lo guardavo in faccia e
non sapevo che espressione avesse.
<< In che senso sei dovuto crescere in fretta? >>
<< Nel
senso che la mia famiglia osserva un certo galateo ed ha una vita parecchio
impegnata in balli e cerimonie...nel senso, cioè, che devo mantenere un certo
comportamento da adulto, ecco >> mi spiegò ed io strisciai fino alla sua
schiena.
<< Scorpius...io non voglio trarre giudizi affrettati, perché
ho sentito queste cose dai miei genitori, dai miei zii...e non ti arrabbiare,
soprattutto, ma...tu vivi davvero in un castello? Sei tipo un principe? Fate i
balli con quei vestitoni e quei gioielli vistosi? Dovrai
sposarti con una del tuo...rango? E puoi scegliere che lavoro fare da grande?
>> chiesi velocemente, mettendomi in attesa
delle sue rispose.
Scorpius si alzò a sedere
e si voltò completamente verso di me; poi si ficcò una mano nei capelli e si
stropicciò gli occhi.
<<
Oddio...quante domande >> mugugnò. Ma non si era arrabbiato.
Mi aprii in un
grande sorriso, strisciando più vicina a lui.
<< Dai dai, raccontami tutto! >>
Lui sorrise della
mia espressione curiosa, quindi si appoggiò con le mani dietro sul materasso e
mi guardò.
<<
Allora...vediamo, sono un principe? Non esattamente. Non come quelli di cui si
legge nelle storie babbane. Diciamo che appartengo ad una famiglia nobile nel
mondo magico. E, si, facciamo ancora quei balli stile ottocento con vestitoni e gioielli vistosi. Poi... >>
<< Quindi
vivi in un castello? >>
<< Si, un maniero per essere più precisi. Ma non è così lugubre
come dicono in giro, ci sono dei giardini più belli e colorati che qui adHogwarts >> rispose.
<< Che
belli...io adoro i fiori! E... dovrai sposare una del tuo rango? Potrai
scegliere che lavoro fare da grande? >> domandai di nuovo.
<< Non me
lo sono mai posto il problema. Di sposarmi, intendo. Non so mio padre come si
comporterebbe, se gli portassi a casa una non-purosangue. Ma ormai i tempi sono
cambiati e non lo lascerei decidere per me. Per il lavoro, si
certo, sceglierò quello che voglio, basta che manderò avanti le faccende di
famiglia e curerò le proprietà >> mi spiegò, come un adulto serio e
composto. Era proprio vero, era elegante, maturo...sembrava proprio un
principe.
<< Okay,
per adesso ho finito le domande >> dissi e lui ridacchiò, poi vidi
l’orario e sbiancai.
<< E’
tardissimo! >> esclamai e anche Scorpius si
voltò a guardare l’ora.
<< Mancano
venti minuti all’inizio della lezione, non è tardissimo... >>
<< Tu sei
maschio e non hai bisogno di tanto tempo per prepararti >> ribattei
scendendo dal letto, correndo a recuperare la mia divisa dalla poltrona e
dirigendomi in bagno.
Non ero molto
vanitosa, anzi, per niente. Il tempo che passavo per preparami,
piuttosto, lo impiegavo a districarmi i nodi dei miei folti capelli, che per
fortuna però erano più definiti e boccolosi di mia
madre.
<< Rose,
posso entrare in bagno? >>
<< Si!
>> esclamai, infilandomi il maglioncino sopra
la camicia.
Me ne andai dal
bagno dopo essermi lavata i denti e lo lasciai a Scorpius,
che per fortuna non ci mise molto. Ormai avevamo saltato la colazione ed era
inutile correre per andarci a mangiare qualcosa: avremmo direttamente pranzato.
Uscimmo dal
dormitorio verso le nove meno qualche minuto, giusto in tempo per arrivare
nell’aula di trasfigurazione prima che ci mettesse
piede la DeLance.
Entrando, vidi Albus seduto in prima fila salutarmi e farmi segno di
sedermi accanto a lui. Mi sembrò strano, perché Albus
non si sedeva mai così avanti, ma sempre agli ultimi banchetti. Forse l’aveva
fatto per me? Altrimenti non mi sarei seduta accanto a lui, se dovevo sedermi in fondo all’aula?
<< Va bene
per te? >> chiesi a Scorpius indicando il
banco.
Lui annuì e lasciò
cadere la tracolla con i libri sul bacchetto accanto al mio, mentre io prendevo
posto al centro, accanto anche ad Albus.
<< Dormito
bene, Rosie? Come va con Scorpius?
Ti sei ambientata a Serpeverde? >> mi domandò Albus poco prima che la professoressa entrasse.
<< Tutto
okay, sto bene davvero >> dissi a voce bassa, quando la professoressa si
sedette dietro la cattedra e ci salutò. << Non preoccuparti per me
>> aggiunsi e Albus mi sorrise felice.
La lezione fu
molto interessante e piacevole, così come anche quella di Storia della Magia
che venne dopo. Quando venne però l’una, uscendo
dall’aula, il mio stomaco brontolò e mi accorsi che se non avessi mangiato
sarei morta. Lo dissi anche a Scorpius.
<< Morire, macchè! Vabbè che forse potresti...sei così magra >> commentò, alzandomi
insieme il lembo del maglione e della camicia, per guardarmi la pancia.
Mi spaventai,
sgranai gli occhi e lo presi per un braccio, allungando il passo.
<< Non
voglio morire! >> mi giustificai quando mi
chiese cosa stavo facendo.
A pranzo provai a
fargli assaggiare i fagiolini, ma non ci fu verso. A quanto
pare odiava proprio tutta la verdura, ma la frutta la mangiava. E poi
preferiva il pesce alla carne, lo capii da come i suoi occhi si illuminarono quando vide un’orata, perché pensava che in
quella scuola non avrebbero mai servito del pesce.
Dopo pranzo vidi Albus allontanarsi con dei suoi amici e quindi non volli
richiamarlo. Scorpius aveva da fare nell’ufficio
della preside per alcune pergamene da firmare in merito ad una cosa burocratica
della famiglia Malfoy.
Io non sapevo
cosa fare. Erano passati due giorni, ma già mi sembrava un’eternità ed io li
avevo trascorsi tutti con Scorpius che adesso...quasi
mi sembrava strano gironzolare per il castello da sola. Optai per la Biblioteca, così avrei
ripetuto qualcosa e avrei letto qualche bel libro sugli incanti.
C’ero andata già
una volta in Biblioteca, ma mi persi. I corridoi mi sembravano tutti uguali e
ad un certo punto mi sembrò di trovarmi in un labirinto di pietre e fiaccole.
Mi fermai al
centro di uno dei tanti corridoi che avevo percorso, in preda al panico.
<< Su Rose,
respira...calmati che la soluzione arriva >> mi dissi a voce alta,
guardandomi i piedi. Se avessero potuto muoversi da soli ed indicarmi la
strada...non conoscevo qualche incanto che poteva fungere da mappa?
Mi accovacciai
sulle ginocchia, pensierosa. Non c’erano neanche quadri a cui
chiedere, in quella parte del castello: chissà dov’ero finita.
D’un tratto
sentii dei passi e balzai in piedi, guardandomi intorno, in
attesa. Tic, tac, tuc. Sembrano tacchi di scarpe
femminili, ma capii di sbagliarmi quando da un angolo
spuntò un ragazzo moro con la divisa di Tassorosso.
<< Ehi,
scusami! >> lo richiamai e lui si fermò.
Era sicuramente
più grande e aveva dei libri tra le mani.
<< Mi sono
persa, stavo andando in Biblioteca... >> dissi, avvicinandomi
Lui mi guardò
incuriosito, poi sorrise.
<< Sei al
primo anno, eh? Pure io mi persi il primo anno. Comunque sei fortunata, vengo
proprio dalla Biblioteca >> fece, allungando la mano. << Svolta l’angolo e poi a sinistra e...aspetta, ti accompagno
>> disse infine, venendomi incontro.
<< Grazie,
sei davvero gentile >> sorrisi e lui scosse la testa, imbarazzato.
Si chiamava HenricLoobond ed era molto
simpatico e poi non aveva guardato la mia divisa e i miei capelli a scatti,
come facevano tutti. Aveva i capelli ricci castani, gli occhi scuri ed era
anche parecchio intelligente.
Parlammo per
tutto il tragitto e mi raccontò che era stato in Biblioteca per delle ricerche
di Erbologia. Gli dissi che anche io adoravo le
piante, la natura e che non vedevo l’ora l’indomani di fare la prima lezione
delle serre.
Quando mi
accompagnò lì però e mi vide incerta, gli dovetti spiegare come stavano le
cose. Che non ero lì per necessità, ma solo per trascorrere il tempo non avendo
altro da fare.
Quindi, si offrì
di passare il pomeriggio con me. Mi fece vedere le sezioni più importanti della
Biblioteca e mi consigliò molti libri, uno più bello dell’altro. Ci trovavamo
su parecchi punti e era piacevole passare tempo con lui. Non riuscivo a
capacitarmi di come in pochi giorni avessi trovato un
altro amico. Beh, forse di amico proprio non si poteva parlare, ma c’era molto
sintonia e Henric spesso mi disse che se avevo
bisogno di consigli e aiuti lì era a mia disposizione.
D’un tratto,
sentii l’orologio a pendolo della Biblioteca tintinnare e alzando lo sguardo mi
accorsi che erano le sette. Era praticamente volato il tempo!
<< Hernic, è un po’ tardino, io vado. Anzi, vieni anche tu
nella Sala Grande per la cena, no? >> domandai, riponendo dei libri.
<< Certo,
andiamo insieme >> mi disse con un sorriso e così lasciammo la Biblioteca.
Portai un solo
libro con me dopo aver chiesto il permesso alla Bibliotecaria, così dissi a Hernic di passare un attimo per i sotterranei, così lo
avrei lasciato in dormitorio.
<< Certo
che non sembri proprio una Serpeverde. Sei così
simpatica! Sai, in tre anni che sono qui non ho mai visto un Tassorosso diventare amico di una Serpeverde,
invece noi siamo l’eccezione! >> ridacchiò e io risi insieme a lui.
Poi lo vidi
voltarsi avanti e fermarsi, così mi bloccai. Eravamo arrivati davanti
all’ingresso del dormitorio e Scorpius stava venendo
dalla direzione contraria, si era fermato con le mani in tasca e stava
guardando Hernic visibilmente innervosito.
<< Ciao Sco... >>
<< Ecco
dove sei stata tutto il pomeriggio >> mi freddò
lui, immobile.
<< Io...
>>
<< Ragazzi,
io vado nella Sala Grande, mi aspettano. Ciao Rose! >> scappò quasi Hernic, lasciandomi da sola di fronte ad uno Scorpius parecchio infastidito.
<<
Rose...ti chiama Rose? >> disse guardandomi negli occhi.
<< Si,
io...mi ero persa per andare in biblioteca e lui mi ha accompagnato e abbiamo
passato il pomeriggio li a leggere e scovare libri
>> risposi, senza capire dove volesse parare.
Scorpius si voltò,
entrando nel dormitorio senza più dirmi niente. Per fortuna lo raggiunsi e
entrai nel passaggio con lui.
<< Ehi, mi dici
cos’è questa faccia? >> gli chiesi.
<< Sai
com’è, ti ho cercato tutto il pomeriggio...non eri con Potter
e io sapevo che non avevi altri amici, quindi...cioè niente, anzi, bene. Mi fa
piacere che tu ti sia trovata un altro amico. Allora
non mi dovrai stare sempre appiccicata, adesso! >> sbottò infine,
camminando a passo veloce e lasciandomi indietro.
<<
Appiccicata? >> gli feci eco stupefatta, ma lui già non c’era più.
šsšt›s›
Come non detto, ho avuto degli impedimenti di
percorso e non ho potuto postare il giorno dopo. Posto adesso, ma questo ritmo
lo posso mantenere.
Grazie come sempre ai vostri commenti, lo so che
forse la storia può non essere interessate dal quel punto di vista, ma
purtroppo loro hanno 11 anni e le cose sono più lente a quell’età.
O almeno io, a quell’età, ancora giocavo con le
bambole. Però scrivo sempre storie “adulte” che adesso volevo cimentarmi in una
più ingenua e infantile. Non senza (nei capitoli più avanti) un bel salto a
quando sono grandi: questa storia si articolerà su tutta la loro vita, ma non
vorrei farla comunque troppo lunga.
Era passato tanto
tempo da quando io e Scorpius c’eravamo parlati per
l’ultima volta. Non lo vedevo neanche più nel dormitorio ed arrivai a pensare
che si guardasse bene dal frequentare posti in cui c’ero anche io.
A lezione si
sedeva dietro e se io mi voltavo a guardarlo lui non mi guardava mai. Mi
sembrava d’essere tornata ai primi giorni di scuola, quasi un
mese prima, ma con la differenza ancora più tragica che mentre prima non
avevo nessuno adesso avevo pure perso qualcuno.
A dirla tutta, Albus c’era ancora con me. Ma, pur essendo mio cugino e mio
amico fidato, i nostri caratteri non combaciavano alla
perfezione, né simili da fondersi né opposti da completarsi, come io e Scorpius. E poi c’era HenricLoobond, quel simpatico ragazzo di Tassorosso
più grande di me che mi stava sempre appiccicato, fino a diventarmi odioso
nell’ultimo tempo.
Appiccicato?
Avevo usato lo stesso termine di Scorpius. Allora era
questo che provava nei miei confronti, quel senso di fastidio che io provavo da
qualche settimana per HernicLoobond?
Mi sentivo morire
sempre di più. Mi stava di nuovo strettaSerpeverde, mi stava stretta l’atmosfera che si respirava
per i corridoi, quell’atmosfera di allegria che non
mi rendeva partecipe.
Mi sentivo sola.
Mi sentivo come un fantasma, che camminava in mezzo alla gente e veniva guardata tra la curiosità e lo stupore. Assurdamente,
il fatto che prima camminassi al fianco di ScorpiusMalfoy aveva allontanato da me occhi di fastidiosa
incredulità. Invece, da quando stavo per conto mio, gli occhi erano tornati a
perseguitarmi, dovunque andassi. In Biblioteca, in aula, in Sala Grande, nella
mia stessa Sala Comune. Ed io di conseguenza ero diventata intrattabile, me ne
resi conto ben presto quando litigai con Albus e poi gli chiesi scusa, anche se non troppo convinta.
Più restavo da sola, più volevo stare da sola, essere lasciata in pace.
Una mattina di
metà ottobre mi svegliai con la febbre. Mi sentivo parecchio frastornata e mi
girava la testa, così non riuscii neanche a scendere dal letto. Piuttosto
pensai a come potesse essermi venuta: forse per via
dello stress, spesso mi accadeva anche a casa.
Una ragazza,
uscendo dal dormitorio femminile si voltò a guardarmi e mi disse di andare in
infermeria, altrimenti le contagiavo tutte.
Dopo qualche ora
mi feci coraggio e indossai degli abiti comodi, una tuta di HelloKitty che sembrava tanto un
pigiama, rosa e grigia, dirigendomi verso l’infermeria mantenendomi a
tratti sul muro per non svenire.
<<
Ragazzina, cosa ti succede! Vieni qui, vieni qui!
>> mi accolse Madama Chips, una vecchia signora
dall’aria preoccupata.
Mi prese per la
vita, ma non ricordo cosa mi fece. Era tutto molto confuso. Mi sembrò di
essermi sdraiata dopo un po’ e ricordo di aver bevuto qualcosa, ma non avevo
percezione di ciò che mi accadeva intorno. Sgusciai nel sonno
prima di averla ringraziata.
Appena aprii gli
occhi, mi sentii molto meglio. Mi misi a sedere, passandomi delle mani tra i
capelli per aggiustarli. Ormai erano così lunghi che mi solleticavano i
fianchi.
Chiesi
all’infermiera se potevo tornarmene nel mio dormitorio e lei dopo avermi dato
una controllata, acconsentì. Scesi dal letto e m’infilai le scarpe, passando
davanti uno specchio a muro e sciacquandomi il viso.
<< Ah,
signorina Weasley. Sono passati dei ragazzi a vedere
come stava >> mi disse distrattamente, prima che lasciassi l’infermeria.
Mi voltai e le
corsi incontro.
<< Chi, chi
è venuto a vedere come stavo? >> le domandai.
Lei sembrò un po’
stupita dalla mia reazione eccessiva.
<< Un
ragazzo di Grifondoro e uno di Tassorosso,
ma non ricordo i nomi >> mi risposi ed io pensai ad Albus
e Hernic con grande dispiacere. Non c’era nessuno di Serpeverde per me?
Ringraziai ancora
e me ne andai.
Quella mattina
avevo perso tutte le lezioni ed ormai erano arrivate le sette, il sole era già
calato oltre i giardini e i corridoi erano semivuoti. Nel giro di quel mese e
mezzo ricevetti parecchie lettere dai miei genitori, di mio padre ancora
innervosito dall’idea di sapermi a Serpeverde e di
mia madre che mi chiedeva che stavo studiando. Mi sentivo soffocare anche da
loro. Avevo BISOGNO di qualcuno. Letteralmente. Avevo bisogno di qualcuno con
cui sfogarmi, parlare, piangere, gridare, litigare, ridere. Ma Albus e Hernic non andavano bene,
non per me. Io sapevo chi volevo, ma non potevo averlo, perché lo infastidivo.
Appiccicata...
Quella sera non
cenai.
šsšt›s›
<<
Ehi tu, ragazzina...lo sai che stai imbrattando quella preziosa divisa con il
tuo sangue sporco? >>
Era
la terza volta quella settimana che sentivo quelle frasi alle mie spalle, ma
avevo imparato a non darci molto peso.
Avevo
capito chi erano, anche senza voltarmi del tutto. Mi era bastato vedere le loro
divise, la loro aria e il loro sguardo. Delle ragazze del terzo anno di Serpeverde dal taglio conservatore con genitori ex Mangiamorte, ancora fissati con certe cose e che
inculcavano ai figli valori immorali. Non sparivano mai del
tutto i flussi maligni.
Io
continuai come al solito per la mia strada, con i
libri di pozioni tra le braccia, come se non avessi sentito niente.
Passò
qualche secondo e come al solito non le sentii più,
capendo che ridacchiando se n’erano andate a parlare male di me da un’altra
parte.
D’improvviso
però avvertii un dolore profondo alla spalla e caddi per terra, insieme ai
libri che si sparpagliarono sul pavimento.
<<
Stupida, non rispondi neanche eh?! >> sentii
dire, così mi voltai, massaggiandomi le ginocchia che avevano sbattuto nella
caduta.
Sopra
di me troneggiavano le tre ragazze di Serpeverde di
prima, con le mani sui fianchi e l’aria cattiva.
<<
A cosa dovrei rispondere? Non ho sentito niente >> mormorai, senza
guardarle negli occhi.
<<
Ci prende anche in giro, ragazze! Oddio a che livelli siamo arrivate...ci vuole
una bella lezione qui >> fece una, riscontrando l’approvazione delle
altre due.
Mi
guardai intorno con la coda dell’occhio, vedendo tutto il corridoio vuoto.
Furbe, avevano aspettato parecchio prima di farsi avanti, garantendosi di poter
agire indisturbate.
Provai
ad alzarmi, ma la ragazza che stava al centro mi prese per il maglione e la
camicia, tirandomi a lei.
<<
Non meriti questa divisa, è una visione orribile vedertela addosso. Che schifo!
>> mi sibilò in faccia e io voltai lo sguardo.
<<
Guardami mezzosangue! >> ma io non lo feci e mi arrivò uno schiaffone in
pieno viso.
Strinsi
le labbra e gli occhi, per non piangere.
<<
Lasciami stare... >> farfugliai, cercando di allontanarle le mani dal mio
collo, ma le altre due mi vennero a bloccare le mani e ricevetti un altro
schiaffo, più forte del primo.
Mi
sentivo di svenire. D’un tratto capii di non essere guarita dall’influenza del
giorno prima. Avevo mal di testa e la vista annebbiata.
Non
vidi molto. D’un tratto però la pressione sul mio collo e sui miei vestiti
cessò e qualcuno fece a botte e poi...poi svenni.
šsšt›s›
Quando aprii gli
occhi, mi ritrovai stesa su un morbido letto verde. Mi faceva male la guancia
sinistra e la testa ancora mi girava, ma stavo meglio.
Sbattei le ciglia
per qualche secondo, mentre la vista tornava ad essermi lucida. Conoscevo quel
posto? Non riuscii subito a capirlo, ma poi mi venne in mente una camera in cui
ero andata qualche volta il mese prima, una camera lussuosa e singola.
Mi alzai a
sedere, portandomi una mano alla fronte, in quello che capii essere pomeriggio
inoltrato.
<< Ma sei
scema! >>
Sollevai la testa
di scatto, cercando la fonte della sua voce.
Vidi un ragazzo biondo, occhi grigi e aria arrabbiata alzarsi da una poltrona e
venirmi incontro.
<< Conosci
la parola reagire? >> parlò
ancora, appoggiando le braccia sul letto e sporgendosi verso di me.
<< Scorpius... >> mormorai, guardandolo negli occhi.
Lo vidi
digrignare i denti, chiudendo poi gli occhi e respirando per calmarsi.
<< Se le
riacchiappo a quelle cretine gli do il secondo
round... >> disse più a se stesso che a me, sedendosi sul letto dandomi
le spalle.
Scansai le
coperte e gattonai fino a lui, appoggiando la testa sulla sua schiena.
<< Grazie, Scorpius. E scusami se sono così appiccicosa >>
farfugliai, iniziando a piangere.
Lui si voltò ed
io mi raddrizzai, voltando lo sguardo altrove. Lo avevo infastidito
appoggiandomi a lui?
Vidi la sua mano
bianca scivolare sulle coperte fino a me, prendermi per le braccia e attirarmi
a lui. Mi abbracciò così forte che quasi non riuscii a respirare. Gli bagnai
tutta la camicia bianca con le mie lacrime.
Non parlammo più,
non servivano parole.
D’un tratto anche
a me non servirono, non volevo neanche sapere il perché di quella lontananza,
il perché del suo distacco. Me l’avrebbe detto lui, poi. Il giorno dopo, quello
dopo ancora. Ciò a cui pensavo, adesso, era che mi
sentivo di nuovo bene adesso che ero con lui e anche quel pianto era diventato
bello. Uno sfogo positivo di cui da tempo avevo bisogno.
Io singhiozzai e
lui mi strinse ancora più forte, ficcando la testa sul mio collo e tra i
capelli. Sentire lì il suo respiro caldo era qualcosa di indescrivibilmente
piacevole.
Dormii lì quella
notte facendo dei sogni bellissimi.
<< Ciao...
>> sussurrai a voce bassa, come se ancora stesse dormendo. Ma aveva
appena aperto gli occhi e mi fissava stordito. Io invece lo fissavo già da
parecchi minuti.
<< Ma che
ore sono? >> borbottò, girandosi dall’altro lato.
<< Le dieci
>> risposi.
Lo vidi balzare a
sedersi, passarsi le mani tra i capelli e voltarsi a guardarmi. Poi il suo
sguardo tornò a rilassarsi e si lasciò cadere all’indietro sul materasso.
<< Ma è
sabato, vero? >>
Io annuii,
ridacchiando. Continuai a guardarlo, immobile nella mia posizione accovacciata.
Stava tutto rilassato, con un braccio sul viso e potevo vedergli solo la bocca,
che d’un tratto si mosse.
<< Come
stai, Rose? Ti fa male qualcosa? >>
D’improvviso mi
tornarono in mente le scene del giorno prima, insieme al ricordo del dolore
acuto che avevo provato alle ginocchia e alle guance.
<< No, sto
bene. Non preoccuparti >> mentii, ma in vero mi facevano ancora un po’
male.
<< Senti
Rose, lo so che è presto per dirlo, ma mi farebbe piacere se a Natale venissi a
passare qualche giorno al mio maniero >> disse poi, continuando a tenere
il braccio sugli occhi.
<< Scorpius, farebbe piacere anche a me ma non vedo mai i miei
genitori e... >>
<< Hai
ragione, scusa. Fa come se non avessi detto niente >> mi interruppe e io
non ribattei più.
Passarono i
minuti e io pensai che si fosse di nuovo addormentato. Mi misi a giocherellare
con le lenzuola, provando a disegnare con le pieghe alcuni
animali. Pensai di nuovo a quel periodo passato senza di lui. Era stato
tutto così brutto. Ero curiosa di sapere cosa avessi fatto
di male per averlo allontanato da me, ma non ce la facevo a chiederglielo così,
dritto in faccia.
Lo guardai
ancora, guardai il suo torace alzarsi piano e riabbassarsi, ritmicamente,
capendo che realmente si era addormentato.
<< Chissà
perché...se solo lo sapessi il perché ti sei allontanato da me così
all’improvviso eviterei di commettere lo stesso errore due volte, rischiando di
farti arrabbiare ancora... >> borbottai, stendendo le gambe e poggiandomi
sulle braccia per guardare il soffitto dipinto di verde.
Il lampadario
stava fermo in tutta la sua bellezza, così elegante e costoso. Mi ritrovai a
fissare i cristalli senza luce per via del buio.
<< Non ho
mai avuto amici, in vita mia >> sentii dire, così mi voltai verso Scorpius, ancora disteso accanto a me.
<< Gli
amici sono coloro con cui ti confidi, chiedi consiglio, piangi, ridi, scherzi. Se per amico s’intende questo, allora io ho
avuto solo semplici conoscenti. Tu sei la mia prima amica e mi sono sentito
offeso e arrabbiato quando ti ho visto in compagnia di qualcun altro. Quello di
Tassorosso. Forse sono stato un po’ possessivo, ecco,
ma sono fatto così. Io volevo averti solo per me, ma se questo non può accadere
io ho deciso non ti volterò comunque le spalle >> disse senza muoversi
dalla posizione che aveva.
Rimasi in
silenzio ancora intontita dalle sue parole.
<< Ma mi
avevi detto che ero appiccicosa... >>
<< Ho
mentito. Ero arrabbiato >> mi disse.
Tacqui ancora,
guardandolo. Poi mi voltai completamente verso di lui e mi avvicinai. Gli tolsi
il braccio dal viso e mi ritrovai i suoi occhi grigi puntati nei miei.
<< Ma dici
sul serio? Ma io quel tipo di Tassorosso neanche lo
sopporto, io sto solo con te! Tu sei il mio unico amico oltre ad Albus e lui neanche tanto lo frequento. Io voglio stare
solo con te! >> esclamai con trasporto.
Lui mi sorrise.
Lo vidi sorridere così serenamente che mi sciolsi come burro al sole,
mollandogli il braccio che tenevo stretto nella mano.
<< Rosie, credo di volerti davvero bene >> sussurrò,
sollevò le braccia cingendomi il collo e mi fece cadere su di lui,
abbracciandomi.
<< Resta
mia amica per sempre >> mi disse.
Io ero rimasta
letteralmente pietrificata da tutto ciò che aveva fatto e detto. Ma appena
ricollegai la mente al corpo, mossi le braccia per abbracciarlo a mia volta,
chiusi gli occhi e mi ficcai nell’incavo del suo collo.
<< Io ci
sarò sempre per te. Ti voglio bene anch’io. >>
šsšt›s›
I mesi passavano
ed io ero tornata finalmente a trascorrere felice la mia vita li ad Hogwarts. Mio padre non mi
mandava più strilettere ma solo lettere scritte in cui mi chiedeva come andava la
situazione e se mi ero fatta amica qualche Serpeverde.
Ma io non ero ancora pronta a dirgli che il mio migliore amico era ScorpiusMalfoy, figurarsi dirgli
che avrei trascorso il Natale in casa Malfoy: a Scorpius non l’avevo detto, ma non era solo perché non
vedevo mai la mia famiglia, ma anche perché mio padre non avrebbe retto il
colpo. E sicuramente aveva parlato a cuor leggero, perché ero sicura che
neanche il padre l’avrebbe presa tanto di buon grado.
E così ben presto
arrivò dicembre e con questo mese freddo anche le vacanze di Natale sembrarono
giungere di corsa. Quando Albus mi fece notare che
era il 22 dicembre e che il giorno dopo saremmo dovuti tornare a casa, rimasi
parecchio stupita.
In verità avevo
voglia di tornare a casa. Se da una parte non volevo sorbirmi le fissazioni di
mio padre, dall’altro li volevo rivedere, i miei genitori ma anche i miei zii,
i genitori di Albus, con cui ero sempre stata
abituata a stare insieme e che adesso non vedevo da mesi e mesi.
Però ero triste
perché per venti giorni non avrei visto Scorpius. Era
strano come avessimo legato in fretta in quella
manciata di mesi, ma io ero convinta che fosse stato il destino a farci
incontrare. Eravamo troppo compatibili, troppo perfetti per stare insieme. Non
servivano tutte quelle inutili parole ed anche i silenzi erano benvenuti nella
nostra amicizia. Mi sentivo molto in sintonia con lui anche
se eravamo di estrazione così diversa, perché fondamentalmente avevamo
lo stesso carattere e anche i punti discordi si concatenavano.
Mi ero così
abituata a dormire nella sua stanza, stare alzata fino a tardi a giocare a
carte o a scacchi, oppure studiare con lui il pomeriggio, che passare venti
giorni senza di lui mi appariva come quando lasciai i miei genitori i primi
tempi, quando non ero mai stata lontana da loro per molto e invece andando adHogwarts non avrei potuti
vederli fino a Natale. Adesso si era invertito tutto. Provavo quel senso di
tristezza e abbandono nei confronti di Scorpius, come
se lasciarlo significasse lasciare una parte di me.
Avrei voluto battere i piedi per terra e piangere e portarlo con me a casa mia,
ma la cosa non era possibile. Avrei dovuto aspettare venti lunghissimi giorni
senza di lui.
Uscii dalla
classe, salutando alcuni compagni di Albus e alcuni Serpeverde con cui avevo cambiato qualche parola durante
quei mesi. Erano le cinque e io ancora dovevo finire di preparare un bagaglio da
portare a casa per le vacanze. Se ci fosse stata mia
madre, precisa com’era, mi avrebbe già rimproverato dicendomi che l’indomani
sarei dovuta partire presto e che non avrei avuto tempo di fare niente.
Mi diressi al
dormitorio, pronunciando la parola d’ordine. Entrando, mi diressi direttamente
in camera di Scorpius, per prendere alcuni vestiti e
alcune cose che avevo lasciato lì.
Quando entrai, lo
vidi intento a sistemare alcune delle sue cose dentro un baule.
<< Io
ancora devo farla, la valigia >> dissi e lui alzò lo sguardo, fermandosi.
<< Ciao, Rosie. Che ci fai qui? >>
<< Ero
venuta a prendere le mie cose >> risposi, raggiungendolo.
<< No,
lasciale. Tanto qui hai solo le carte francesi e un vestito, forse un paio di
scarpe... >> fece guardandosi intorno, << però lasciale qui. Così
tornerai di sicuro >>.
Feci un sorriso,
capendo le sue preoccupazioni.
<< Io torno
già di mio di sicuro... >>
<< Si, se i
tuoi non ti fanno il lavaggio del cervello >> ribatté.
Ridacchiai.
<< Non mi lascerò forviare da mio padre. Comunque le lascio qui, hai
ragione >> acconsentii.
Lui mi guardò,
poi tornò a sistemare le sue cose.
<< Mi
mancherai >> lo sentii dire, ma non sollevò la testa. << Mi ero
abituato a vivere con te. La mia camera a casa mi sembrerà così vuota in confronto.
>>
Mi sedetti sul
bordo del letto, continuando a guardarlo muoversi dall’armadio al letto,
prendendo le sue cose e piegandole nel baule.
<< Posso
mandarti qualche gufo durante le vacanze? >> gli domandai.
<< No, non
puoi. Devi farlo >> mi rispose,
guardandomi per un attimo con un sorriso divertito sulle labbra. Anch’io
sorrisi, seguendolo con gli occhi.
<< Vado a
fare la valigia >> gli dissi, alzandomi dal letto.
<< Si, ti
aspetto nella Sala Comune alle sette per andare a cena >> mi disse
distrattamente, impegnato a ripetere mentalmente ciò che aveva portato.
Sorrisi ancora,
annuii e me ne andai.
La cena nella
Sala Grande fu particolarmente bella. Pietanze bellissime e buonissime,
festoni che cadevano dal soffitto, aria gioiosa. Anche i professori avevano
tutti un sorriso sulle labbra. I ragazzi parlavano tra
loro su cosa avrebbero fatto durante le vacanze, s’informavano sui regali che
l’amico avrebbe ricevuto. Era un’atmosfera molto piacevole.
A fine cena, la preside si alzò in piedi e
tintinnò sul bicchiere, per richiamare l’attenzione.
<< Dato che
la maggior parte di voi non rimarrà qui per le vacanze, abbiamo fatto in modo
che sotto l’albero in fondo alla Sala Grande ci fossero dei doni per ognuno di
voi, fatti da amici e parenti – che hanno mandato qui per chi, ovviamente, non
andrà a trovarli >> disse e d’un tratto l’intera Sala Grande si alzò in
piedi, correndo verso l‘enorme abete accanto alle porte d’ingresso. Quattro
elfi distribuivano i regali, chiamando per nome i ragazzi.
D’un tratto,
accanto a Scorpius dietro alcuni ragazzi, mi resi
conto di non avergli comprato nessun regalo. Non sapevo di quella trovata e non
ci avevo sinceramente pensato ad acquistarne uno. Ad Albus
l’avrei dato il giorno di Natale, quindi per lui ero tranquilla. Ma perché non
ci avevo pensato a Scorpius? Che scema.
<< Rose Weasley >> sentii dire e mi irrigidii, incredula. Il
piccolo elfo allungò la mano porgendomi un dono e poi continuò l’elenco.
Ma io non
riuscivo ad aprirlo. Chi me l’aveva fatto? Io li ad Hogwarts...
Pensai ad Albus, ma era impossibile dato che avevamo detto che ce li
saremmo scambiati il giorno di Natale.
Incominciai a
scartocciarlo. Era una scatola rossa, così l’aprii. C’era un bigliettino, con su scritto:
Tanti Auguri, Rose.
Scorpius
Lo guardai ma lui avevo lo sguardo rivolto altrove. Tolsi la
carta arricciata sotto il bigliettino e su del velluto rosso era delicatamente
appoggiata una catenina d’oro bianco sottile, con un ciondolo a forma di cuore
tutto lavorato con bassorilievi di foglie.
<< Oddio...
>> farfugliai, sollevandolo. Era incredibilmente bello ed io non gli
avevo fatto nessun regalo. Mi sentivo così in imbarazzo.
<< Scorpius, grazie davvero. E’ bellissimo. Io però...
>>
<< Non
m’importa se non mi hai fatto nessun regalo. Io te
l’ho fatto perché lo volevo, non perché mi aspettavo qualcosa in cambio
>> mi disse prendendolo dalle mie mani e mettendomelo al collo,
attaccandolo dietro.
Mi portai le dita
sul ciondolo, ancora stupita.
<< Io...non
so cosa dire >>.
<< Dormi
con me stasera? >>
Sollevai lo
sguardo e lo trovai a guardare altrove, appena rosso in viso. Cercava di
cambiare discorso. Ormai avevo capito che non dovevo fargli notare le cose
belle che faceva, perché si sentiva in imbarazzo.
<< Certo
che dormo da te >> feci, gettandogli le braccia al collo e aggrappandomi
praticamente a lui. Stranamente, nel giro di tre mesi si era fatto più alto.
Non m’importava
se tutti s’accorsero di quel mio gesto, non me ne
fregava che qualcuno pensasse male. Io gli volevo davvero troppo bene.
šsšt›s›
Ecco qui un altro capitolo! Grazie
davvero per i commenti, siete così dolci e così gentili...avete scritto delle
bellissime parole, mi lusingate quando dite che le mie
storie sono bellissime e che questa è la più bella Scorpius/Rose.
Io non ne ho lette altre, a parte una di anfimissi
che però sembra ferma da qualche mese ad appena qualche capitolo. Mi sono
voluta cimentare perché ho sempre adorate le Draco/Hermione e quando ho letto l’ultimo libro, alla fine, mi ha
dato l’impressione come se la Rowling volesse dare una speranza a noi
tantissime fan di quella coppia, accennando ciò che ho scritto nel primo
capitolo. Come se volesse far intende qualcosa. Si dice che la pistola che
appare casualmente nel primo atto, sparerà nell’ultimo. Beh, dopo questa
parentesi, vi auguro Buona Pasqua e alla prossima, sperando il più brevemente
possibile!
<< Mamma,
papà! Hugo! >> esclamai, scendendo con un
borsone di tela più grande di me dalla carrozza del treno.
<< Tesoro
mio! Ma ti sei portata tutto l’armadio... >> ridacchiò mia madre,
venendomi incontro.
<< Ma no,
solo il necessario >> feci, abbracciando lei e mio fratello più piccolo.
<< Rose,
com’è Hogwarts, com’è?
>> mi chiese Hugo, ma io gli dissi che avremo avuto il tempo di parlare.
Appena dietro di
loro attendeva mio padre, con una strana faccia.
<< Rosie, abbraccia anche me però >> borbottò e io
trascinai anche lui tra noi, stringendoli forte.
<< Mi siete
mancati. >>
<< Anche tu
Rose, non immagini quanto. Pensa che tuo padre spesso parlava
da solo in camera tua e diceva... >>
<< Hermione su, andiamo alla macchina se no
facciamo tardi >> s’intromise mio padre prendendomi la borsa e iniziando
a camminare. Hugo lo affiancò e iniziarono a parlare.
Mamma venne da me ridacchiando, continuando a dirmi che ero gli così mancata
che avevano iniziato a dare i numeri.
<< Tesoro,
dimmi, come ti trovi lì? Abbiamo parlato solo per lettere, ma vorrei sapere
direttamente come stai, come ti trovi in quella casa. Meglio se ne parliamo tra
noi due, poi. Tuo padre ancora non vuole sentir parlare di Serpeverde
>> mi disse, mettendomi un braccio sulla spalla mentre
uscivamo da King’s Cross.
<< Mamma io
sto bene. Sto studiando e vado abbastanza bene in tutte le materie e stare aSerpeverde non è così tragica.
Mi sono anche fatta un amic- >>
<< Rosie!! >> sentii esclamare alla nostra destra e zia Ginny mi corse ad abbracciare.
<< Rose,
come stai? Ho saputo...ma
stai bene? >>
<< Si zia, sto bene. Mi sono abituata >> le risposi.
Anche zio Harry venne a darmi un bacio sulla fronte.
<< Ragazzi,
>> fece lui, rivolto ai miei genitori. << Allora la cena della
vigilia domani si fa da noi. Ginevra ha insistito per cucinare lei. >>
<< Ginny, preparo anche io qualcosa, però. Non voglio lasciare
tutto il lavoro a te >> s’intromise mia madre.
<< Grazie, Herm. Ma non sentirti obbligata >>.
<< No no, lo faccio con piacere! >>
Il ritorno a casa
fu molto piacevole. Rivedere dal finestrino dell’auto la Londrababbana
fu eccitante, abituata alle quattro mura del mio castello. E quando la macchina
si sollevò nel cielo, invisibile, per portarci a casa, mi fece venire i
brividi.
Ero contenta di
stare con i miei genitori e mio fratello. Sentire i miei chiacchierare dai
sedili davanti, vederli così affettuosi con noi e fra loro m’era mancato. Ma
ero combattuta un po’. Era brutto da dire, perché li amavo, ma una parte di me
avrebbe voluto essere altrove.
La nostra
villetta bianca col giardino sembrava quasi più bella adesso che dopo mesi ne ero stata lontana. I fiori sembravano più rigogliosi
e vivaci – merito di mia madre, lo sapevo – e i due salici all’ingresso
del cancelletto bianco erano diventati più alti.
Ma la sorpresa
maggiore – se così poteva chiamarsi - era stata la mia camera. Prima era
semplicemente bianca adesso invece, inispiegabilmente,
le pareti erano diventate rosse. Qualcuno aveva tolto i miei quadri preferiti,
quelli azzurri e verde acqua, sostituendoli con strane raffigurazioni di leoni.
Il piumone sul mio letto non era più azzurro, ma
dorato.
Lasciai cadere la
tracolla per terra, emettendo un grido pazzesco.
<< Ecco Ron, io te l’avevo detto che stavi esagerando... >>
sentii dire prima che i miei genitori apparvero sul
ciglio della porta.
Mi voltai con i
pugni serrati, guardando mio padre in cagnesco.
<< Tesoro, Rosie cara, papà pensava di farti una sorpresa... >>
provò a dire mia madre, ma io non la guardavo minimamente.
<< Rose,
>> fece mio padre, alzando le mani << sapendo che eri rimasta
delusa dallo smistamento della casa, ho voluto farti questo regalo. Volevo
farti capire che per noi sarai sempre una Grifondoro, perché l’animo è quello. Anche se stai in
un’altra casa >> aggiunse con un sorriso a trentadue denti.
Mia madre gli
diede una gomitata, sussurrandogli che aveva solo peggiorato la situazione.
Ed era così infatti.
<< Tu credi
che io sia dispiaciuta di stare aSerpeverde?
Credi che io se potessi andare a Grifondoro ci
andrei? Non ci penso proprio, io! Io mi trovo benissimo dove sto! Io sono una Serpeverde a tutti gli effetti, sono verde e argento come
la mia divisa e se non mi accettate per questo, io me ne vado di casa! Avete
capito?! >> urlai con i pugni serrati lungo i
fianchi.
<< Io non
posso usare la magia, ma se questa stanza entro un’ora non sarà verde e azzurra
come prima, con i miei quadri e tutto il resto al suo posto, anzi, con i muri
VERDI e non bianchi come prima, io me ne scappo di casa e non sentirete più
parlare di me! >> urlai ancora, poi stizzita li superai, uscendo dalla
stanza.
<< Ah, e
poi volevo dirvi che ScorpiusMalfoyè il mio migliore amico! >> dissi e ripresi ad
andarmene.
Avevo imboccato
le scale per scendere al piano di sotto, quando sentii
un tonfo.
<< Per
Merlino, Ron! >> esclamò mia madre ed io dedussi
che doveva essere svenuto.
šsšt›s›
Caro Scorpius,
Lo so che è passato solo un giorno da
quando ci siamo separati, ma già non ce la faccio più. Stasera è la
vigilia e prima di iniziare il mio sproloquio, voglio farti i miei più sinceri
auguri per un Natale felice.
Adesso invece ti spiego perché vorrei tornare adHogwarts il più presto, anche
per fare cinque ore di storia della magia, il che è tutto dire.
Sai cos’ha osato fare mio padre? Ha dipinto la mia
stanzetta con i colori di Grifondoro! Mi sono
talmente innervosita che gli ho urlato che se la mia stanza non fosse tornata come prima, me ne sarei andata di casa. Nel
caso, posso venire da te? E’ ancora valida l’offerta?
Comunque, mio padre è anche svenuto. Forse perché
alla fine delle mie urla, gli ho anche detto che tu sei il mio migliore amico.
Ma per fortuna la mia stanza è tornata quella di prima, anche se mio padre
sviene spesso. Mamma cerca di calmarlo, ma lui sta sempre molto male. Mi
dispiace davvero, non pensare che io sia senza cuore. Ma alla fine sono
problemi suoi se non riesce ad accettare questa situazione. Cioè, mi fa sentire
uno schifo sentire mio padre che mi dice “ per noi sarai sempre una Grifondoro”. Per Merlino, io sono una Serperverde
e basta! Mi sento così nervosa...
Ad ogni modo, scusa per questa parentesi. Tu come
stai? Tuo padre sa che siamo amici? Se si, come l’ha presa? Se no, non vuoi
dirglielo ancora? Forse fai bene nella seconda ipotesi, se no
rischi d’avere l’effetto che ho avuto io su papà.
Ora ti lascio, che devo prepararmi per stasera. Mi
vestirò con un bell’abito verde che comprai l’anno
scorso e indosserò il tuo ciondolo.
Scrivimi presto!
Ti voglio bene,
Rose.
Ps.
Ti ho allegato un pacchettino, spero ti piaccia.
Piegai la lettera
e la legai alla zampetta del gufo di mia madre insieme ad
un piccolo regalo che gli avevo comprato quella mattina. Giuardai
poi sparire il gufooltre
la finestra della mia camera da letto.
Mi lasciai cadere
sul materasso, sfinita. Ma era più una stanchezza psicologica: se fossi stata
sottoposta a questo stress per i restanti diciannove giorni, sarebbe stato
troppo per il mio povero corpicino fragile. Ero
troppo piccola per subire certe cose. Avrei compiuto dodici anni solo a
settembre del prossimo anno e in fin dei conti ero una bambina, per quanto
spesso mia madre mi diceva che con “ quei capelli lunghi e boccolosi,
quella bocca rossa e carnosa e quegli occhi da cerbiatto sembri già una signorina”.
D’un tratto
pensai che non conoscevo la data del compleanno di Scorpius. Doveva comunque averli compiuti prima di entrare adHogwarts, perché altrimenti me
l’avrebbe dettouna volta diventati
amici.
Mi sollevai dal letto,
decidendo che era finalmente ora di lavarmi e vestirmi.
Il tragitto per
andare da Albus e gli zii fu drammatico. C’era un
silenzio pauroso in macchina. Ed io non ero mai stata così orgogliosa come in
quel momento e non volevo assolutamente fare il prima passo
per rompere il ghiaccio. Anche se mia madre spesso mi guardava con un sorriso,
indicandomi mio padre, io scuotevo il capo con decisione, dicendole che doveva
venire lui da me. Certo, quella situazione non era delle migliori perché era la
vigilia di Natale e doveva esserci un’aria festosa, però proprio non ci
riuscivo. Se veniva lui da me a chiedermi scusa, bene, altrimenti non se ne
faceva niente.
Fino a casa Potter, quindi, non feci altro che parlare con mio
fratello. Hugo non ci vedeva nulla di strano nel
fatto che io stessi aSerpeverde
e mi diceva che anzi, zio Harry gli aveva sempre
detto che ormai quella Casa non era più quella di una volta e che era valente
tanto quanto Grifondoro. Gli sorrisi e lo ringraziai.
<< Almeno
ci sei tu a sostenermi >> questo però lo dissi
più ad alta voce.
Arrivati a casa
dei miei zii, io e mamma nascondemmo bene i regali che avevamo fatto quella
mattina. Hugo e Lily ancora credevano a Babbo Natale
e noi per qualche tempo avremmo ancora taciuto.
La serata della
Vigilia andò abbastanza bene. Mamma aveva portato una parmigiana e delle
zucchine alla scapece, ricette che nonna le aveva
insegnato, invece zia Ginny aveva cucinato cose
strane che non avevo mai mangiato se non qualche volta adHogwarts.
La loro casa era
più confusionaria della nostra e a volte sembrava la Tana dei nonni,
ma quella sera era tutta ordinata e addobbata al meglio.
Io mi sedetti
accanto ad Albus e James,
mentre a seguito presero posto Lily e Hugo. Era
un’atmosfera piacevole, anche se ero ancora arrabbiata con papà.
Era piacevole
perché mi sentivo a casa, ma neanche così sollevata come avevo pensato che mi
sarei sentita.
Mangiammo e poi
giocammo a svariati giochi, mentre zia Ginny e mamma
portavano i dolci a tavola. Poi a mezzanotte facemmo salire al piano di sopra i
piccoli e anche noi andammo, dicendo che sarebbe venuto Babbo Natale e che non
dovevamo farci vedere. Poi al segnale dei grandi, scendemmo di nuovo e sotto
l’albero nel salone trovammo tantissimi pacchi.
Fui contenta di
vedere che ad Albus, a Lily e a James
piacquero i nostri regali. Io ricevetti un bracciale d’argento lavorato da Albus, un maglioncino color
prugna con la mia iniziale – pensai subito a nonna Molly
– una minigonna verde bosco di velluto – e vidi zia Ginny
farmi l’occhiolino, mentre papà guardava il colore della gonna a occhi sbarrati
– poi una bellissima scopa da zio Harry – che voleva
assolutamente che io provassi ad entrare nella squadra di Quidditch
– e i miei genitori mi regalarono una bellissima tracolla di pelle beige e un
vestito col taglio alla francese nero.
Contenta di ciò
che avevo ricevuto, misi tutto in una o due buste con accanto
la scopa, per non dimenticarmene quando me ne sarei andata.
Poco dopo ci fu
un brindisi ma già Lily, Hugo ed Albus
stavano mezzi addormentati sul divano, quindi decidemmo di tornare a casa.
<< Grazie
per i regali >> dissi una volta in macchina, riguardandoli tutta felice.
Mamma mi diede un
bacio, papà borbottò qualcosa.
Mi tenni Hugo sulle gambe per tutto il tragitto, dato che era già
finito tra le braccia di Morfeo.
Quando tornammo a
casa, intravidi il gufo di mamma alla mia finestra, così diedi la buonanotte e
mi ritirai in camera mia.
Accostai la porta
e mi fiondai ad aprire la risposta alla lettera che
avevo spedito quella mattina.
Cara Rose,
ti
sto immaginando con un vestito verde e il mio ciondolo: devi essere davvero
bellissima. Mi ha fatto ridere tantissimo l’idea che la tua stanza fosse stata trasformata nella Casa di Grinfondoro!
Sappi comunque che l’offerta è SEMPRE valida. Quando vuoi venire qui, dimmelo che mando una macchina volante a prenderti.
Premesso questo, tanti auguri anche a te. Non fa niente se mi scrivi a distanza
di un giorno, spero solo che non sia così solo adesso e che non scriverai più.
In tal caso, mi vendicherò. Ah! Il tuo regalo è bellissimo. Ho ricevuto davvero
tanti regali stasera da vari parenti, tra cui un cavallo che già adoro. Però
anche se ho ricevuto tanti regali costosissimi, il tuo è sicuramente il più
bello. Indosserò quel braccialettosempre e non lo toglierò mai!
Io ancora non l’ho detto ai miei genitori che tu sei
la mia migliore amica. A questo proposito mi ha spiazzato sentirti dire che
sono il tuo migliore amico, non ne ho mai avuto uno. Mi piace come parola però,
migliore amica. Comunque, tornando a prima, non l’ho ancora detto non perché
penso che mi vieterebbero di frequentarti, ma perché non ne ho avuto occasione.
Forse lo farò durante le vacanze, prima di tornare adHogwarts.
Ora ti lascio, perché sono stanchissimo e vado a
dormire.
Ti voglio bene anch’io Rosie,
Scorpius.
Ps:
Mi manchi.
šsšt›s›
Ecco qui il settimo capitolo; non è molto bello
probabilmente, perché i due purtroppo sono lontani, ma mi serviva come cap di passaggio, anche perché così posto il prossimo tra
pochissimi giorni. Forse anche stasera o domani mattina. Bah!
Premesso questo, che gioia ricevere così tanti e bei
commenti! Mi viene davvero voglia di continuare a scrivere capitoli a palate.
Rispondendo un po’ a qualche commento...
Star711mi ha
chiesto di quanti capitoli sarà la storia...beh, non so sinceramente. Allora,
vi confesso un segreto, per me è tutto buio totale. Appena apro la pagina per
scrivere una capitolo, allora mi viene tutto in mente
per quel capitolo e poi termino. Per esempio, prima di
scriver questo cap non sapevo assolutamente cosa
avrei scritto, poi ho aperto la pagina di word e mi sono messa a scrivere di
getto: l’idea della camera di Rose mi è venuta senza neanche rifletterci, senza
fermarmi, scrivendo così. Quindi non so assolutamente quanti capitoli
comprenderà, ma penso di poter dire con certezza che non finirà sicuramente tra
qualche capitolo. Sono ancora indecisa se scrivere di tutta la loro vita ( se
mai qualche capitolo ad anno scolastico, così da arrivare al settimo senza un
salto eccessivo) oppure fare il salto tra un po’ di capitoli. Devo vedere... =)
WhiteShadowmi
ha chiesto se poteva farci un fumetto. Beh ti dico che
anche io ho una passione assurda per il disegno e mi piace disegnare manga e
fumetti, quindi si! Se vuoi farci un fumetto mi farebbe piacere! =)
Chiudo qui
dicendo davvero GRAZIE a tutte voi che mi seguite e commentate, perchè mi date
la voglia di continuare. GRAZIE.
Le
vacanze di Natale scorrevano piacevoli. Quel periodo era di riposo sia per me –
anche se cercavo di fare anche qualche compito assegnatomi ad Hogwarts – sia
per i miei genitori a casa dal lavoro.
Avevo
fatto pace con mio padre, o almeno così sembrava. Diciamo che c’eravamo rimessi
a parlare – lui per primo – come se niente fosse accaduto ed a me andava bene.
Tanto alla prossima non l’avrei perdonato più. Mia mamma – ma sapevo che veniva
anche da parte di papà, curiosissimo – mi chiese se davvero conoscevo Scorpius
Malfoy.
<<
Si, è il mio migliore amico >> risposi, disegnando su un blocco note alla
mia scrivania. Mamma stava sistemandomi dei vestiti che aveva lavato.
<<
Migliore amico addirittura? >>
<<
Già >> borbottai.
<<
E com’è successo? Non è antipatico come il padre? >>
Mi
voltai con la sedia, seguendo i suoi movimenti con lo sguardo.
<<
Il padre non lo conosco, ma per nominata direi di no assolutamente. Scorpius è
diverso. Mi ha aiutato tantissimo nei primi giorni, in cui il mio umore era
sottoterra. Gli sono simpatica e poi siamo molto compatibili...e poi mi vuole
bene. >>
Vidi
mia madre voltarsi, guardarmi e ridacchiare.
<<
Cos’è quel sorrisetto sulla bocca, Rosie? >>
Lo
feci scomparire subito, imbarazzata. << Io? Sorriso? No macchè >>
farfugliai, voltandomi e continuando a disegnare.
<<
Mi fa piacere, tesoro. E quindi adesso lo vedi dopo le vacanze? >> mi
domandò.
<<
Mmh >> mugugnai intristita.
Immaginai
che avesse sorriso ancora una volta, ma poi la sentii lasciare la stanza.
šsšt›s›
Capodanno
arrivò presto e allo stesso tempo lentamente. Ancora un sacco di giorni, pensavo tra me e me. Intanto, con mamma
e papà facevo tante belle cose, per recuperare il tempo perso e questo mi
distraeva dal pensarci. Mi portarono ad un maneggio a cavallo, a mangiare in un
bellissimo ristorante italiano, in gita in collina. Stavo bene con loro.
Poi
il 31 sera ci organizzammo per passare il capodanno alla Tana e sparare i
fuochi dal giardino. C’eravamo proprio tutti e l’atmosfera era davvero magica.
Noi
ragazzi a metà serata già eravamo impresentabili per aver corso e giocato come
matti nel giardino fangoso e nevoso. Hugo e Lily si addormentarono prima dei
fuochi d’artificio, ma mia madre e mia zia li tennero in braccio fuori sotto il
cielo stellato.
Mi
divertii molto quella sera, ma quando pensavo a Scorpius mi sentivo sempre un
po’ giù: avrei voluto condividere con lui le mie cose belle.
Gli
scrissi moltissime lettere durante le vacanze. Non proprio una al giorno, ma
quasi. Gli raccontavo tutto ciò che facevo e che lui mi mancava. Ma non
ricevetti più risposta dopo la prima. E così continuavo a scrivergli, sempre,
sempre di più, chiedendogli che fine avesse fatto. Ero preoccupatissima. Ad un
certo punto, poco prima del termine delle vacanze, pensai che non ne volesse
più sapere di me e piansi tutta la notte.
E
così, mi ritrovai alle nove in punto sul binario nove e tre quarti per tornare
ad Hogwarts. Salutai di nuovo i miei genitori, che mi aiutarono con la valigia.
Ci saremmo visti a pasqua se ci avessero dato le vacanze, altrimenti a fine
anno. Mamma pianse un sacco così la abbracciai forte forte.
Sul
treno e giù in stazione cercai a lungo Scorpius, ma non lo vidi. Cercai di non
disperarmi e mi costrinsi a pensare che andava tutto bene. Ma durante il
viaggio persino Albus notò che c’era qualcosa in me che non andava.
Appena
tornata ad Hogwarts, salutai in fretta Albus e corsi al dormitorio, chiedendo
la nuova parola d’ordine a qualche ragazzo lì di fronte. Entrando, speravo di
poterlo trovare lì, steso su un divano a leggere un libro, ma non fu così.
Mi
diressi allora alla sua camera da letto e a mia sorpresa riuscii ad entrare
perché la parola d’ordine era rimasta la stessa. Ma la camera era vuota.
Lasciai cadere la valigia sul tappeto e salii sul suo letto, preoccupata più
che mai. Dove poteva essere? Cos’era successo? Problemi familiari?
Presi
un pezzo di carta dal suo comodino e scrissi una breve lettera in cui gli
chiedevo di darmi sue notizie. Corsi in guferia e pregai con tutta me stessa che
quella volta mi rispondesse.
Era
un mattino poco soleggiato, ma ancora cupo nei sotterranei quando mi svegliai.
Mi guardai intorno, sperando di trovarlo a dormire accanto a me in quella sua
stanza in cui ero rimasta senza permesso. Poi mi alzai, facendo un giro per la
camera: ma era vuota così come il giorno precedente. Non volevo andare a
lezione così rimasi conficcata sotto le coperte e iniziai a piangere,
stringendomi nel suo pigiama verde bosco con nostalgia. Nessuno venne a
cercarmi, così potetti star tranquilla a gironzolare per quella stanza, a
guardare le sue cose. Forse anche in maniera irrispettosa e invadente, ma ero
così in ansia che non ci badai.
Quel
pomeriggio rimasi nei giardini a guardare per aria aspettando che un gufo
tornasse a darmi risposta, ma fu tutto inutile. La sera tornai nella sua camera
e mi addormentai, sognandolo ancora.
šsšt›s›
Aprii
gli occhi di scatto, mettendomi a sedere. Due occhi grigi mi scrutavano con
curiosità a pochi centimetri dai miei.
<<
Se ti fossi alzata di più, mi avresti dato una testata >> borbottò, poi
voltò di lato la testa per tossire con la mano sulla bocca.
<<
Sco-sco-sco... >>
<<
Scusami se non mi sono fatto sentire. Ho avuto la febbre per tutte le vacanze e
non riuscivo neanche a scrivere, ci vedevo doppio dal mal di testa >>
disse tornando a guardarmi.
<<
Sco-sco-sco... >>
<<
Ma tu che ci fai qui? Si entra così nelle camere degli altri? >> fece
ridacchiando, poi sollevò una mano a scompigliarmi i capelli e il braccialetto
che gli avevo regalato tintinnò al suo polso.
<<
Scorpius! >> esclamai, afferrandolo con tutta la forza che avevo e
cadendo all’indietro sul letto. Lo abbracciai così forte che lo feci tossire
parecchio.
<<
Ma allora sei vivo?! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare, pensavo ti fossi
scocciato di me, pensavo t’avessero rapito gli alieni... >>
<<
Rosie, che mente acuta che hai... >>
<<
Ma che ne potevo sapere, io? Certo che sfiga la febbre durante le vacanze
>> ridacchiai, stringendolo più forte sul mio petto come una mamma con il
suo bambino.
<<
Grazie per esserti preoccupata, Rose. Mi sei mancata davvero tanto >> lo
sentii borbottare contro il pigiama che gli avevo rubato. Poi chiuse gli occhi
e salì con le mani ad afferrare le mie, rilassandosi.
<<
Stanotte voglio dormire così, sei proprio comoda >> aggiunse ed io
ridacchiai, felice finalmente di averlo di nuovo con me.
La
vita ad Hogwarts divenne più piacevole che mai. Per fortuna né io né Scorpius
avevamo problemi in nessuna materia e a Marzo passammo le prove di fine
semestre brillantemente. Albus invece aveva dei problemucci, allora spesso io e
Scorpius studiavamo con lui in Biblioteca così da poterlo aiutare. Mi fece
anche piacere che mio cugino e il mio migliore amico entrarono in sintonia.
Purtroppo per Pasqua non ci diedero vacanze, ma a me andava abbastanza bene
così.
Scoprii
che il compleanno di Scorpius era il 28 Agosto e in questo modo mi venne
naturale pensare alla vacanze estive che duravano circa tre mesi. I miei mi
avevano accennato che saremmo andati in vacanza all’estero, ma ancora non
sapevo bene dove. Non avevo ancora affrontato quell’argomento con Scorpius, ma
mi dispiaceva tantissimo dovermi separare da lui per così tanto tempo, tanto da
non volerci neanche pensare. Sarebbe stato bello se le avessimo passate insieme,
ma sapevo già che non era possibile: c’era il piccolo ostacolo delle nostre
famiglie, che proprio non le vedevo ad organizzare un viaggio insieme.
Per
il resto, non potevo davvero lamentarmi. Con Scorpius riuscivo a fare tutto, a
studiare, a giocare, a parlare seriamente, a ricevere e dare consigli. Eravamo
sempre più in sintonia e non riuscivamo a stare molto tempo distanti. Spesso,
se ci capitava di studiare in Biblioteca distanti, lo vedevo sollevare ogni
manciata di minuti lo sguardo su di me e poi tornare sui suoi libri. Quando non
poteva stare con me, mi seguiva sempre con gli occhi, lo sapevo. Ed anche io
facevo lo stesso, perché avevo nei suoi confronti un senso di protezione.
La
sera poi dormivo sempre da lui. Anzi, praticamente il mio letto era sempre
vuoto e immacolato nel dormitorio delle ragazze, perché mi ero trasferita
perennemente nella camera di Scorpius. Ogni tanto mi capitava di sentire
commenti sul nostro rapporto, ma non ci facevo caso. Non m’importava di niente
che non fosse lui.
Prima
che potessi rendermene conto, era già arrivato giugno con le prove di fine
semestre e il benvenuto alla vacanze estive.
C’era
un’aria davvero festosa per il castello e anche i professori erano meno severi.
Ci fu la finale di Quidditch e vinse Grifondoro. Così Scorpius mi disse che
l’anno successivo sarebbe entrato nella squadra per smuovere “ questi idioti” –
riferito ai giocatori.
Il
giorno delle valigie fu abbastanza drammatico. Io e Scorpius stavamo sistemando
le cose l’uno dirimpetto all’altro, senza riuscire a guardarci negli occhi.
Lentamente,
piegavo le mie camicie e le mie gonne, raccoglievo in giro e nel bagno ciò che
avevo lasciato di mio.
Scorpius
aveva messo il muso lungo. Un misto tra nervoso e dispiaciuto, borbottando che
mi avrebbe rapito e portato nel suo maniero. A me veniva davvero da ridere
quando faceva così!
Fino
all’ultimo, sperai anche che i miei e suoi genitori avessero scelto per caso lo
stesso posto di villeggiatura, ma i miei avevano optato per la Spagna, la famiglia Malfoy per
la Hawaii. C’era
da aspettarselo.
<<
Portami una collana di fiori, mi raccomando >> feci distrattamente,
finendo di chiudere il mio baule.
Presi
la borsa a tracolla e la infilai, voltandomi a guardarlo. Aveva un’espressione
davvero dolce.
<<
Perché non vieni con me? >>
Spalancai
gli occhi, poi sorrisi tranquillamente.
<<
Io in vacanza con il signore e la signora Malfoy? Non è proprio fattibile
>> ridacchiai.
<<
Lo so, ho parlato senza riflettere >> borbottò, infilando la sua tracolla
di pelle e facendo scendere il baule dal letto.
<<
Ti scriverò durante questi mesi, ma sappi che non ammetterò di nuovo di non
ricevere risposta >> dissi, aggirando il letto e raggiungendolo.
<<
Cercherò di rispondere, allora >> sogghignò, appoggiando il baule contro
il bordo del letto.
<<
Voglio abbracciarti qui per bene, perché nello scompartimento davanti ad Albus
e in stazione con i miei e i tuoi genitori che ci guardano non è il caso
>> feci, distendendo le braccia e facendo per abbracciarlo. Ma lui
sgusciò via e mi superò.
<<
No no, io ti abbraccio dove mi pare e piace Rosie >> ridacchiò, dicendomi
di muovermi per non perdere il treno.
E
così andò. Nello scompartimento insieme ad Albus parlammo tutti e tre dei
progetti estivi. Chiacchierammo e mangiammo cioccorane. Il viaggio mi sembrò
così breve che spesso guardavo Scorpius e mi rallegravo che stesse ancora
accanto a me.
Poi
il fischio e arrivammo in stazione.
Albus
fu il primo a scendere e salutò Scorpius, andando a raggiungere la propria
famiglia. Poi scesi io e Scorpius alle mie spalle. Posai il baule accanto a me,
non osando voltarmi e guardarmi in giro. Sapevo benissimo che la mia famiglia
doveva essere poco distante da lì.
Ma
in breve mi ritrovai con la testa conficcata in una chioma spettinata di crini
chiarissimi, stretta in un abbraccio mozzafiato che ricambiai prestissimo. Mi
feci spazio nell’incavo del suo collo, respirando il suo profumo.
<<
Fai buone vacanze, mi mancherai tantissimo. >>
<<
Anche tu Scorpius, anche tu >> dissi stringendolo.
Quando
ci separammo, vidi alle sue spalle due giovani signori biondi con una faccia
sbalordita guardare nella nostra direzione.
<<
Non hai detto di me alla tua famiglia, eh? >>
Scorpius
ridacchiò, mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò da me, voltandosi a
salutarmi ancora una volta con la mano.
Lo
guardai andare via e girarsi ancora una volta, poi fui raggiunta da mia madre e
mio fratello.
<<
Tesoro... >>
<<
Rosie ha il fidanzato, Rosie ha il fidanzato! >>
<<
Non è così, Hugo >> dissi tranquilla, con un sorriso stampato sulla
faccia. Nessuno poteva capire il nostro rapporto, nessuno poteva comprendere e
dare un nome a quel legame fortissimo che si crea quando due pezzi di un puzzle
composto da soli due pezzi combaciano. Non si poteva spiegare.
Mi
voltai verso mamma, tutta curiosa e mio fratello che mi faceva una linguaccia,
poi più in là notai mio padre tra le braccia di zio Harry. Ovviamente svenuto.
šsšt›s›
Ecco qui l’ottavo
capitolo, ho deciso alla fine di fare qualche capitolo per anno senza un salto
eccessivo. Mi scuso per averlo postato adesso, avendo detto diversamente, ma
appena dopo averlo pubblicato ho ricevuto una chiamata da un editore locale che
mi ha commissionato un racconto. E sono stata impegnata.
Cmq, passando al resto,
grazie come sempre per i bellissimi commenti! *_*
Volevo dire a White
Shadowche forse si, poteva sembrava esagerata la reazione di Rose, ma
erano passati tanti mesi in cui lei aveva faticato ad accettare di essere a
Serperverde, poi finalmente s’era fatta un amico e stava bene ma ancora doveva
combattere con i genitori – con Ron soprattutto – che mandava strilettere e
lettere intimandogli di non fraternizzare con i “nemici”. Tornando a casa
pensava di aver passato quella fase e invece vede quello: io avrei reagito allo
stesso modo, come se non accettassero quello che ero diventata.
Qui termino, perché devo
andare in palestra e sono in ritardo! =P
Grazie ancora di seguire
la mia ff e di commentarla!
come
vedi tra i due sono il primo che scrive, meriterei un premio. Lo so che sono
passati appena tre giorni ma ho sentito il bisogno di farlo. Scommetto che sei
curiosa di sapere se i miei sono già morti d’infarto o cosa. Beh, ti dirò, mio
padre è rimasto silenzioso per tutto il ritorno a casa dopo averci visto
abbracciati. Poi, una volta tornati, si è seduto nel salone e mi ha indicato la
poltrona di fronte. Ha sospirato a lungo prima di parlare, poi mi ha detto: “
Hai familiarizzato con una Weasley mezza Granger?”. Così io ho annuito, sottolineando che era più
che familiarizzato, dato che sei la mia migliore amica. Allora papà ha sgranato
gli occhi e si è schiarito la voce: “ Però è a Serpeverde,
come mai?”. Io gli ho detto che sei parecchio in gamba e che sicuramente gli
avrebbe fatto piacere conoscerti. “ Immagino che sia in gamba, dato che c’è
pure lo zampino della Granger” ha borbottato poi e si
è alzato lasciando la stanza. Mi sembra una reazione ottimale, tu che dici?!
Invece mia madre è praticamente impazzita per te! Dice che sei troppo bella e
mi ha chiesto se facevi la modella. Le ho detto di no, ma poi mi è venuto un
dubbio...fai la modella babbana?
Tra
una settimana partiremo per le Hawaii ma non so quanto ci tratterremo, ma anche
da lì cercherò di spedirti lettere, probabilmente con la posta babbana perché non posso portarmi il gufo, quindi devi darmi
l’indirizzo del tuo albergo.
Fammi
sapere come stanno andando le tue vacanze!
Con
affetto,
Scorpius.
Caro
Scorpius,
davvero
DracoLuciusMalfoy ha agito in questo modo? Oddio! Mi sto
spaventando...ma davvero tuo padre è diventato così calmo e pacato dai tempi
dei racconti dei miei genitori? Mi sembra magnifico, in ogni caso! E Astoria Greengrass dice a me, A ME, che sono bellissima? E mi
chiede se faccio la modella? Ma io ho sempre guardato le sue foto sulle riviste
di alta moda e ora mi sento dire da lei questo. Dille che sono lusingata
davvero, ma purtroppo non faccio la modella neanche babbana.
Scorpius, sono piccola, primo; secondo, mamma vuole
che studi seriamente e non mi perda in “cose mondane” come le chiama lei.
Anch’io
partirò tra poco e starò lì quindici giorni. Hai ragione per il fatto del gufo,
alla fine delle lettera ti scrivo l’indirizzo dell’albergo dove alloggerò così
puoi usare le poste babbane.
Beh,
questi cinque giorni appena passati sono stati tranquilli. Papà mi ha parlato
con calma dicendomi che sembri un bravo ragazzo e che non si comporterà più
male nei miei confronti. Forse è ancora lunga la strada, ma sembra abbia
iniziato a percorrerla. Per il resto, anche mia madre ha fatto apprezzamenti
nei tuoi confronti. Dice che sei molto più bello di tuo padre alla tua età, il
che secondo lei è tutto dire. Dice che è di famiglia essere belli ed eleganti,
ma tu hai un fascino particolare.
Ora
ti lascio, che devo scendere con mamma a comprare le ultime cose per il
viaggio!
Scrivimi
presto!
Ti
voglio tanto bene,
tua Rose.
Cara
Rose,
ti
scrivo dalle Hawaii. Certo che questi posti babbani
sono proprio belli! Papà aveva pensato di smaterializzarci, ma mamma voleva
provare a viaggiare da babbani. Appena sceso dall’aereo,
infatti, abbiamo trovato un’autista accanto ad una lomauose...
limouise o come si chiama, con un grosso biglietto in
mano: Malfoy Family.
L’albergo
dove alloggiamo è abbastanza discreto, più o meno come il mio maniero o forse
qualcosa in meno. Per fortuna ho tutti i comfort che avevo a casa, come il
cameriere personale per esempio.
Una
nota negativa è che mi sono scottato e forse ho preso anche un’insolazione perché,
a dire della massaggiatrice, ho la pelle troppo chiara per espormi al sole
nelle ore centrali. A parte questo tutto bene davvero, anche la vita babbana sa essere piacevole. Anche i miei si stanno
rilassando e sembra andare tutto per il meglio!
La
tua vacanza come procede invece? Raccontami tutto!
Ti
voglio bene anch’io,
Scorpius.
Caro
Scorpius,
scusa
se ti rispondo solo adesso ma a quanto pare una lettera dalle Hawaii alla
Spagna viaggia nel giro di una settimana. Chissà adesso cosa starà succedendo
dalle tue parti!
Qui
tutto bene, in questa settimana appena passata mi sono divertita proprio tanto!
Anche i miei sembrano rilassati e contenti e Hugo mi trascina con lui ad un
sacco di parco giochi. Poi qui è pieno di bei locali e movida e le strade sono
sempre piene di gente e calore umano.
L’albergo
dove alloggio io si trova poco distante da Barcellona ed è molto grazioso.
Vorrei comunque dirti che quella che stai facendo tu non è normale vita babbana, perché io non vivo così tutti i giorni: tu sei nel
lusso babbano, è diverso!
Ah!
Ricordati di portarmi la collana di fiori, credo proprio che te l’abbiano messa
al collo, tra un massaggio, un servizio in camera e un pomeriggio nella tua
spiaggia privata.
E
comunque ci credo che ti sei scottato! E’ pieno luglio e scommetto che neanche
ti sei messo la protezione! Richiedila al tuo hotel, altrimenti perderai la
pelle come un serpente.
Un
bacione gigantesco,
Rosie.
Cara
Rose,
maledette
poste babbane! La tua lettera mi è arrivata oggi ed è
già passata un’altra settimana! Io mi sono trattenuto qui quindici giorni e
così stiamo facendo i bagagli per tornare. Immagino sia lo stesso per te.
Quindi questa lettera te la spedisco col gufo stasera, quando torno al mio
maniero, così sono sicuro che ti arriva a casa in un’oretta.
Comunque,
le vacanze qui sono state bellissime. L’acqua limpidissima, i coralli e i pescettini che ti passano in mezzo ai piedi - mamma rideva
come una pazza quando succedeva!
E
poi mi sono abbronzato! Cioè, poco, ma un po’ si. Prima che mi mandassi la
lettera, era stata già la mia massaggiatrice e consigliarmi una protezione così
la pelle ce l’ho tutta attaccata al corpo senza finire come un serpente.
La
collana di fiori non te l’ho presa, perché sicuramente si sarebbe seccata per
quando ci saremo visti. Ti ho preso una cosa più bella.
Senti,
lo so che è presto per dirlo, perché siamo appena agli inizi di Agosto, ma
voglio invitarti a casa mia per il 28 perché la mia famiglia da un party per il
mio compleanno.
Pensaci.
Ti
voglio bene,
Scorpius.
Caro
Scorpius,
hai
fatto bene a mandarmela a casa, perché anche se ero tornata già nel pomeriggio,
l’ho letta la sera tardi, quando ho visto il tuo gufo venire alla mia finestra.
Anche
per me è stata una bellissima vacanza, mi sono divertita così tanto che ho
deciso che voglio tornarci. Pensa, ho visto per la prima volta mia madre e mio
padre mezzi ubriachi di Sangria! Non sai che spettacolo!
Anch’io
ti ho comprato un regalo da qui, ma per il tuo compleanno quindi non vedo perché
tu me n’abbia comprato uno: io ti avevo detto la collana di fiori come simbolo,
ma se pensavi di non poterla portare, non dovevi comprarmi qualcos’altro! Mi metti
in imbarazzo, mi fai troppi regali...
Comunque,
ci ho pensato per il fatto del compleanno. Ci ho pensato dieci giorni come
vedi, infatti è quasi metà Agosto. Non so come comportarmi, tu dici le cose a
cuor leggero ma pensa bene a cosa comporterebbe: non voglio passare una serata
circondata dagli sguardi indagatori dei tuoi ospiti.
Ti
manderò il regalo via gufo nel pomeriggio del 28, con i miei più grandi auguri.
Poi ci vedremo direttamente ad Hogwarts il cinque
settembre. Spero ti sia rimasta ancora un po’ di abbronzatura, così mi faccio
due risate!
Con
affetto,
Rose.
Cara
Rose,
mi
dispiace che tu non voglia venire qui da me, ma penso di capirti: forse non è
ancora il momento e non voglio farti passare una brutta serata. Mi dispiace
tantissimo però, volevo passare il mio compleanno con te. Vorrà dire che
pazienterò e aspetterò fino al cinque. Ma sappi che lo faccio solo perché so
che posso averti mia per un anno interno, altrimenti sarei venuto a prenderti a
casa con la forza.
Detto
questo, ti auguro buonanotte e ti allego il mio pacchetto regalo!
Scorpius.
Caro
Scorpius,
TANTI
AUGURI!
Dodici
anni, eh?! Stai diventando proprio grande. Io devo aspettare ancora una
settimana e più per compierli, quindi per un po’ potrai dire di essere più
grande di me! Immagino tu ti stia vestendo di tutto punto per il party di
stasera, spero ti divertirai e che riceverai tanti bei regali! Intanto ti
allego il mio, sperando che possa piacerti.
Ah!
Quasi dimenticavo di rimproverarti: ma mi hai regalato un anello di corallo blu
e diamanti? Ma tu sei pazzo! Non devi spendere tutti questi soldi per me! Certo
è...super...super...super bellissimo, ma non dovevi! Il mio regalo è veramente
misero a confronto.
Baci
e auguri ancora!
Tua Rose.
Cara
Rose,
grazie
mille per gli auguri e non lamentarti dei miei regali, perché sono solo i primi
di una lunga serie. Poi passo anche io a rimproverarti: ma come ti viene in
mente di dire che il tuo regalo è misero in confronto al mio? Io ho sempre
voluto un gilet del genere da quando ho visto un film spagnolo, quindi un
regalo davvero bello! E poi ci sto bene con il nero e queste rouches dorate sono proprio eleganti. Mi sento un vero
torero!
La
mia festa è andata discretamente, ma senza di te mi sono annoiato. I figli
degli amici dei miei genitori mi stanno antipatici, così li ho zittiti un paio
di volte. Ad uno l’ho fatto pure piangere, ma non l’ho fatto proprio proprio intenzionalmente.
Manca
poco ormai al ritorno ad Hogwarts, quindi sto
preparando il baule. Ho pensato di darti un appuntamento alle nove meno cinque
sotto il pilastro dell’orologio sul binario nove e tre quarti; quindi sii
puntuale, perché voglio vederti prima di arrivare al castello.
A
presto Rose!
Scorpius.
šsšt›s›
Ecco qui con immenso ritardo questo
capitolo. Mi dispiace ma ho avuto tantissimo da fare! Spero che questa idea del
capitolo-lettere vi sia piaciuta. A che mi aveva chiesto di fare un disegno sul
cap precedente, rispondo che si, è un’ottima idea ma
non ce l’ho fatta per questa cap, quindi farò qualche
disegno anche su altri avvenimenti e poi li metterò insieme quando potrò. Spero
presto!
Il 5
settembre era arrivato. Il fumo denso della locomotiva appena giunta si stava diffondendo in King’s
Cross, giocava con le colonne del porticato del binario nove e tre quarti,
avviluppandosi poi di nuovo attorno all’Espresso per Hogwarts.
Io
non aspettavo da molto, in verità. I miei genitori mi avevano dato un bacio e
tanti auguri per il nuovo anno. Mio fratello doveva aspettare ancora un anno
per venire adHogwarts, ma
quel giorno era comunque su di giri perché per lui mancava poco, quindi mi
aveva salutato tutto allegro. Poi se n’erano andati.
Ma mi sembrava fosse passata un’eternità da quando mi ero messa ad aspettare sotto l’orologio della
stazione, anche se erano appena trascorsi cinque minuti. D’altronde, erano tre
mesi che non lo vedevo ed in tre mesi cambiano tante
cose. Mia mamma diceva anche che, tre mesi alla nostra età erano tanti, perché
crescevamo di continuo. E così io avevo paura di non riconoscerlo o – peggio –
che lui non mi riconoscesse o che non si presentasse all’appuntamento, preso da
altri amici e da altre cose che aveva fatto durante la nostra lontananza.
Ormai
erano le nove in punto e la locomotiva aveva appena fischiato. Sapevo di avere
ancora qualche minuto prima che lasciasse la stazione,
così aspettare ancora un po’, pronta con il bagaglio tra le mani però.
D’un
tratto lo vidi, immerso nella folla di gente che aiutava i
proprio figli e nipoti a salire sull’Espresso. I capelli ancora più
chiari e l’aria frettolosa correre verso di me.
<<
Rose! >> sentii gridare e mi aprii in un sorriso gigantesco, lasciando
cadere il baule e aspettando che le sue braccia fossero attorno a me. Mi
sollevò da terra e mi strinse forte, ripetendo il mio nome un migliaio di
volte.
<<
Quanto mi sei mancata >>
<<
Tu di più >> farfugliai con ficcata con la testa nel suo collo.
Quando
mi lasciò tornare con i piedi per terra, prendemmo velocemente i nostri bauli
per evitare di perdere il treno.
Lui
si offrii di portare anche il mio così lo seguii al fianco, osservandolo di
sottecchi incuriosita: era proprio vero, aveva ragione mamma! Era cresciuto di
qualche centimetro e già sembrava leggermente diverso. I capelli un po’ più
lunghi e scompigliati davanti agli occhi grigi, le labbra più piene. Saranno
stati i dodici anni?
Trovammo
posto in uno scompartimento vuoto, perché Albus era
sparito prima, dicendo che non voleva aspettare Scorpius
insieme a me e perdere il treno.
Così
richiudemmo la porta e lui sistemò i bauli nei vani sopra le nostre teste. Si
sedette di fronte a me, con un sorrisetto sulle
labbra e l’aria curiosa.
<<
Sei cambiata, com’è possibile? >>
Sbattei
le palpebre, confusa. Anch’io ero cambiata?
<<
Veramente a me non sembra. Piuttosto tu sei cambiato >> ribattei,
guardandomi nel vetro poco riflettente dello scompartimento.
Il
treno dopo qualche secondo sbuffò ancora e iniziò a lasciare la stazione sotto
i saluti e i fazzoletti sventolati di coloro i quali non poteva seguirci.
<<
E invece si, sembri diversa >> aggiunse, sporgendosi verso di me, poggiando
le braccia sulle gambe. Arrossii per il terzo grado.
<<
Sono sempre la stessa, Scorpius >> balbettai.
<<
Già, forse la mia è solo un’impressione >> fece lui, tornando con la
schiena contro il suo sedile.
Dopo
un primo blocco iniziale in cui ci squadravamo curiosi, incominciammo a
raccontarci tutto quello che era successo durante le nostre vacanze, cose che
semmai ci eravamo già detti nelle nostre lettere.
Da li a qualche giorno, pensai,– precisamente il 9 settembre – ci sarebbe stato il mio compleanno.
Mentre parlavo con Scorpius
pensai che finalmente quell’anno non sarebbe
trascorso come l’anno precedente, quando non ci avevo fatto caso e l’avevo
lasciato trascorrere come un giorno uguale ai precedenti e ai successivi. No, quell’anno avevo un amico e l’avrei trascorso in compagnia,
ridendo e scherzando tutta la sera nella sua stanza, a giocare a carte e
mangiare biscotti. Stavo per chiederglielo, quando Albus
irruppe nel nostro abitacolo con un sorriso.
<<
Ehilà Scorpius, ciao! Ero passato a salutarti! Andate
bene le vacanze? >>
Scorpius sorrise, gli tese la mano per stringerla
e gli fece cenno di sedersi con noi. Iniziarono a parlare delle rispettive
vacanze, tirandomi in ballo quando le storie di Albus coincidevano con le mie oppure per prendermi in giro.
Come quando mio cugino raccontò di una delle lettere e della sua storia.
<<
Sai, Rose non aveva detto a nessuno di noi per chi erano quelle lettere, ma io
la vedevo scrivere di continuo prima e dopo la
vacanza. Immagino quindi l’abbia fatto anche in vacanza. E i gufi che viaggiano dalla sua finestra a destinazioni
sconosciute...insomma, mi incuriosiva! Una volta mi sono intrufolato nella sua
stanza e l’ho sorpresa alle spalle. Lei è balzata ed ha lasciato la lettera
che, per via del vento, è volata trascinata fuori dalla
finestra. Non sai quante me ne ha dette! Poi è corsa giù in giardino ed io l’ho
vista della sua finestra, mentre cercava di prendere la lettera che svolazzava
al vento e inciampava nelle aiuole, si pungeva con le rose, cadeva faccia a terra
nella buca che il padre... >>
<<
Insomma, Albus! >> lo interruppi, rossa in
viso. << Sme-smettila >> aggiunsi ancora
più rossa per essermela presa, voltandomi a guardare altrove.
Ci fu
qualche minuto di silenzio, in cui sentii Albus
ridacchiare sottovoce.
<<
Grazie, Rose. Me la prenderò personalmente con quelle rose e quella buca per
averti impedito di prendere subito la mia lettera! >> fece d’un tratto Scorpius così mi voltai, ancora un po’ rossa in viso e mi
misi a ridere, mentre la tensione scivolava via.
Scorpius era così. Sapeva sempre tirarmi fuori dall’imbarazzo, dalle preoccupazioni, dai problemi e
neanche se ne rendeva conto. Ero felice d’essere di nuovo con lui. Finalmente.
Tornare
al castello di Hogwarts fu un’emozione davvero
incredibile. Mi piaceva e continuava a piacermi sempre di più, perfino i
sotterranei che all’inizio avevo tanto odiato. A distanza di un anno ero
cresciuta – non tanto fuori, ma dentro mi sentivo più matura.
Quando
salutammo Albus e ci dividemmo per andare ai rispettivi
dormitori, mi avvicinai di più a Scorpius,
istintivamente, scendendo le scale i pietre miliari.
I
sotterranei, sempre bui, sembravano avere una luce diversa e più familiare
dall’ultima volta che ci ero passata. Ci facemmo dire la parola d’ordine da alcuni
studenti più grandi che passarono di lì, così entrammo.
La
Sala Comune era
proprio come la ricordavo, solo più...fredda. Nel senso di non vissuta. Niente
libri sparsi sul tavolo tra i divani oppure cravatte lasciate a penzoloni sui braccioli delle poltrone.
Stavo
per dirigermi istintivamente verso camera di Scorpius,
seguendolo senza battere ciglio. Poi mi fermai. Io ce l’avevo
un dormitorio, in fondo.
<<
Cosa c’è? >> chiese lui voltandosi, accortosi che m’ero fermata dietro di
lui.
Non
sapevo così dire subito, così iniziai a guardarmi intorno.
<<
No niente, ci vediamo dopo, vado a sistemare le mie cose nella mia stanza
>> dissi, abbozzando un sorriso.
Lui
sogghignò, poi si voltò completamente verso di me con le mani sui fianchi.
<<
Ma la tua camera non è da questa parte? >> fece, indicando la zona in cui
era la sua.
Feci
un sorriso imbarazzato.
<<
Ma mica posso trasferirmi da te per tutto l’anno? Fin dal primo giorno, intendo
>> risposi.
Lui
mi guardò come se sapesse di non riuscire a comprendere una cosa banalissima.
<<
Allora domani torni da me? Dal secondo giorno va bene? >> domandò,
corrucciando appena la sopracciglia arcuate e chiarissime.
Ridacchiai.
<<
Diciamo che sto da me come base. Per dormire, per vestirmi e tutto. Poi vengo
da te, passo i pomeriggi con te... >> chiarii.
<<
Quindi non dormirai più con me? >>
<<
No...beh, forse qualche volta si, capiterà... >>
<<
Ti ho fatto qualcosa di male? >>
La
sua espressione ferita e arrabbiata allo stesso tempo m’impedì di rispondere
subito. Rimasi a fissarlo, mentre mi guardava in
attesa di risposta.
<<
N-no ma che dici! Macchè
male! >> esclamai, eliminando con due passi rapidi la distanza che ci
divideva e stringendolo forte.
Le
sue mani lentamente salirono sulle mie spalle e mi strinsero all’altezza delle
scapole.
<<
E allora non capisco perché... >>
<<
Shh, non parlare più non fa niente. Prendo il mio
baule e vengo da te >> feci, staccandomi dall’abbraccio e correndo nel
mio dormitorio a recuperare tutto.
Ero
stata una stupida, me ne rendevo conto. Perché mi ero sentita imbarazzata nel
pensare di dormire ancora con lui? Doveva essere stata la lontananza e la non
abitudine, di sicuro.
šsšt›s›
Il nove settembre
era arrivato presto e io neanche ero riuscita a trovare un attimo per parlare
con Scorpius del mio compleanno. Sembrava una cosa
assurda, perché dormivamo insieme e stavamo praticamente sempre insieme, eppure
non si era presentata l’occasione.
Quella mattina mi
ero alzata presto, non riuscendo a dormire. Mi capitava spesso il giorno del
mio compleanno, perché ero stata abituata a dieci anni di sorprese al mattino presto da parte dei miei genitori. Invece
l’undicesimo l’avevo passato da sola, ed ora il dodicesimo...beh, appena Scorpius si fosse svegliato, gliel’avrei detto! E poi c’era
anche Albus...no, quest’anno l’avrei passato in modo
migliore!
Scesi dal
lettone, facendo un balzetto per mettere i piedi per
terra, andando poi in bagno per una doccia calda. Quel giorno le lezioni
iniziavano più tardi delle nove, perché la professoressa DeLance
era malata e la sua lezione non era stata rimpiazzabile. Quindi mi presi più
tempo e feci le cose con calma, cercando di non svegliare Scorpius.
Ma anche se feci tutto a rallentatore, quando guardai l’orologio mi accorsi che
comunque erano le nove e mezza e che prima delle
undici non ci sarebbe stata alcuna lezione da seguire. Mi sedetti di nuovo sul
letto e iniziai a fissarlo, mentre dormiva. Non ci avevo fatto caso, prima, ma da quando avevo dormito in quel letto la
prima volta, lui era cambiato. Quella volta ricordo che pure mi ero soffermata a fissarlo e dormiva di lato, in posizione
fetale: era molto tenero e sembrava davvero un bambino. Adesso invece sembrava
tutto fuorché un bambino: dormiva a pancia su con una mano sul ventre e l’altra
abbandonata accanto alle labbra appena dischiuse, il viso appena corrucciato
come se stesse facendo ragionamenti complessi con mente adulta.
Era questa
l’impressione che mi dava. Stava crescendo e con lui anch’io. Era vero che un
anno alla nostra età erano dieci anni dell’età adulta.
<<
Rose...smettila di fissarmi >> si lamentò, voltandosi dall’altro lato e
dandomi le spalle. Anche la sua schiena, rispetto all’anno
prima, sembrava essere più virile e adulta.
<< Si,
potresti. Ma io che faccio ancora mezz’ora? >>
<< Mi fissi
come facevi prima. >>
<< Ma io
non ti stavo fissando! >> mi lamentai.
Lo sentii ridacchiare,
poi si voltò appena e si stiracchiò, facendo sollevare la maglia che gli scoprì
il ventre e lo stomaco.
<< Sei già
pronta? >> fece, aprendo appena un occhio assonnato, tenendo un braccio
sopra la fronte e l’altro occhio.
<< Già. Non
avevo più sonno >> dissi, poi mi distesi a pancia in giù per arrivare più
vicina a lui e guardalo dritto in faccia.
<< Sai,
avevo proprio ragione... >>
<< Riguardo
cosa? >>
<< Che sei
cambiata. >>
<< In
un’estate? >>
<< Ma no,
in un intero anno. Solo che prima ti stavo sempre vicino e non me ne accorgevo,
adesso che ti vedo dopo un po’ di tempo, mi rendo conto che rispetto all’anno scorso sei diversa. Per esempio, qui... >>
spiegò, sollevano la mano e andando a sfiorarmi la vita,
<< il tuo busto prima era tutto dritto, adesso inizi ad avere
delle curve da donna. Vedi, lo stacco della vita, più curvato, >> disse,
continuando a passarmi il dito in quel punto. << E poi, guarda qui
>> aggiunse, portando la sua mano sotto il mio mento, poi sulla mia
clavicola, poi scese di un altro pò, appoggiandosi
sulla mia pelle: << il tuo seno è più grande rispetto al primo giorno in
cui ti ho vista. >>
Il cuore iniziò a
battermi violentemente e dischiusi le labbra, avvampando.
<< Ma che
discorsi sono! >> feci, sollevandomi a sedere a chiudendomi anche il
bottone più alto della camicia.
<< E’ vero Rosie! Volevo solo dire che stai
crescendo... >> si difese lui, alzandosi a sedere a sua volta.
Guardai il
materasso, le lenzuola sopra tutte scompigliate. Poi
sentii una pressione sotto il mio mento e Scorpius mi
sollevò il viso verso di lui.
<< Scusa,
non lo dico più se ti mette in imbarazzo. >>
Annuii un paio di
volte, ancora rossa in viso.
šsšt›s›
Tra le lezioni,
il pranzo e il pomeriggio che arrivò presto, quella giornata trascorse così. Non
trovai un attimo per dire a Scorpius del mio
compleanno, anche perchè lui era parecchio impegnato a discutere delle nuove
formazioni di Quidditcha cui
voleva prendere parte, oppure a progettare con alcuni ragazzi un torneo di
scacchi magici o, ancora, spiegare ad Albus – e
questo toccò anche a me – le lezioni che in quei giorni non aveva capito.
Erano le sei quando smisi di provarci e decisi che non avrei proprio
detto nulla. Perfino Albus sembrò non ricordarsene e
quindi fui sopraffatta dallo sconforto e dissi ad entrambi che me ne tornavo al
dormitorio, perché non mi sentivo bene. Il mio progetto di passare una serata
tra dolci e giochi a quanto pare era stato troppo
pretenzioso.
Tornai al
dormitorio che erano circa le sette meno qualcosa. Volevo almeno togliermi la
divisa e mettere qualcosa di più comodo per andare a mangiare nella Sala Grande
e poi me ne sarei andata a dormire. Optai per un jeans
e una maglietta blu con i bordini rossi, piegai la divisa sul cassettone di Scorpius e me ne riuscii.
La cena fu rapida
e chiassosa, come sempre. Scorpius finì prima di me e
scomparve dicendo che aveva dimenticato una cosa in dormitorio. Io finii di
mangiare e poi lo raggiunsi, dopo alcuni minuti. Ma quando io arrivai lui non
c’era. Al suo posto, in bella vista sul letto, c’era invece un pacco bello
grande di colore bianco, con un nastro di organza lilla.
Non riuscivo a
crederci che fosse davvero per me, ma a quando pare
c’era scritto sopra il mio nome.
Mi avvicinai
cauta, incredula per meglio dire, incuriosita e basita anche. Scartai,
togliendo il nastro e sollevando il coperchio dello scatolo,
poi scostai la carta finissima e sotto vidi il mio regalo. Era tutto lilla,
molto chiaro, tenue e bellissimo. L’abito, senza maniche e da sotto il busto
fatto di balze sottili, la ballerine con fiocchetto e
poi anche un completo di bracciale e orecchini di swarovski
bianchi, elegantissimi. Rimasi a guardarli estasiata. Poi notai il bigliettino,
accanto agli orecchini.
Indossa il tuo regalo, poi segui la mappa che ho
disegnato e raggiungici.
Niente più, solo
questo. Ma la calligrafia era di Scorpius, ormai la
conoscevo troppo bene. Mi diedi una rinfrescata in bagno, dopo indossai
l’abito, le ballerine, il bracciale e gli orecchini - che brillavano così
tanto! – poi mi truccai appena, come mi aveva insegnato la mamma per le
occasioni speciali, poco e sobrio, ma che risalti la
tua bellezza.
Presi in mano il
bigliettino e diedi un’occhiata al disegno della mappa. Pensai che sapevo arrivarci, perché i corridoi che mi aveva segnato
erano quelli che più conoscevo. Così seguii il percorso. Un corridoio dopo
l’altro, qualche titubanza per capire bene e non perdermi, poi finalmente
arrivai davanti un muro, come c’era scritto sulla mappa. A questo punto dovevo
dire la parola d’ordine.
<< Rose Weasley >> dissi e il muro scomparve lentamente,
mostrandomi un breve corridoio con alla fine una
porta. Entrai e il muro si chiuse alle mie spalle, ma per fortuna era tutto
illuminato seppur fievolmente.
Arrivata li,
girai sul pomello della porta e aprii.
Non potevo
credere ai miei occhi! Davvero avevano fatto tutto questo per me?
La sala che mi si
presentava davanti era piccola, circolare, stupendamente arredata con festoni e
scritte con il mio nome seguite da auguri, palloncini multicolore, musica e
luci colorate che si alternavano, chiacchiericcio, un tavolo da buffet pieno di
dolci e bibite e tanti ragazzi vestiti eleganti che al mio ingresso si
voltarono e mi gridarono: AUGURI ROSE!
Rimasi davvero stupefatta,
ancora sul ciglio della porta con la mano sul pomello, finché non vidi Scorpius e Albus venirmi
incontro.
<< Non...non posso crederci >> balbettai.
<< Auguri Rosie! >> esclamò Albus,
porgendomi il suo regalo.
<< Grazie,
ma, non dovevate...io... >> farfugliai, poi mi incitò ad aprire il regalo
così lo feci. Mi aveva regalato un bellissimo libro sulle piante medicinali.
<< Grazie
davvero >> dissi abbracciandolo. Lui sorrise e mi diede ancora gli
auguri. Dietro di lui vidi alcune ragazze che conoscevo, con cui avevo fatto amicizia anche se per poco, alcuni compagni di Albus che mi aveva presentato e alcuni amici di Scorpius. Era tutto così assurdo!
<< Scusaci
un secondo, Albus >> feci, prendendo Scorpius per la mano e trascinandomelo ai bordi della sala
dove fummo da soli.
<< Ma che
ti è saltato in mente? E come sapevi del mio compleanno? Io non te l’avevo
detto chiaramente. E poi questo regalo! >> dissi d’un fiato, passandomi
le mani sull’abito.
Scorpius ridacchiava, con
un bicchiere di succo in mano, la camicia bianca appena aperta e un pantalone
nero dal taglio classico.
<< Come
stai bene... >> mi ritrovai a dire, fissandolo a bocca aperta.
<< Tu di
più >> fece, poggiando il succo su un tavolino li
accanto. << Questo abito ti sta benissimo, aveva ragione mia madre. Con
il colore dei tuoi capelli, mio dio...meno male che ho indovinato la taglia e
che ti si chiude, perché con il seno che ti è cresciuto... >>
<< E
smettila! >> arrossii.
Lui scoppiò a
ridere, scendendo a darmi un bacio sulla guancia.
<< Tanti auguri Rose >> mi sussurrò all’orecchio e io mi
aggrappai al suo collo, stringendolo forte.
Si sarebbero
offesi i miei genitori se avessi detto che quello era il più bel compleanno
della mia vita?
šsšt›s›
Scusate per l’immenso ritardo, ma sono
stata male! Adesso mi sono ripresa, ma poi tra università ecc
ecc, ho un bel po’ da fare. Ma tranquille,
perché non mollerò mai questa ff! =)
Grazie ancora per i vostri commenti,
spero continuiate a seguirmi e spero di ricevere commenti anche da chi mi segue
in silenzio, per sapere come scrivo, se davvero piace. Insomma, lo sapete che
tanti commenti mi lusingano e mi fanno scrivere più in fretta! =)
Baci,
Erin.
Ps: vi allego il regalo di Rose. D’ora in
poi cercherò di aggiungere contenuti grafici fatti da me e non (come questo, un
collage di cose prese da internet) e tornando indietro metterò disegni anche
agli altri capitoli.
L’urlo
mattutino che avevo generato squarciò le mura del castello, salendo dai
sotterranei per disperdersi come un’eco nel castello. Le due urla che
seguirono, poi, furono più soffocate, perché m’ero contenuta, ma soprattutto
perché avevo avuto una vaga idea di cosa fosse tutto quel sangue che avvolgeva
le coperte verdi in cui stavamo dormendo.
Scorpius s’era alzato a sedere, gli occhi grigi
lucidi e spalancati, la bocca dischiusa preoccupata. Poi aveva passato le dita
accanto al mio fianco, sul materasso, sporcandosi di sangue.
<<
Ma che diavolo... >>
Non
lo lasciai finire di parlare, scivolai giù dal letto e corsi in bagno,
chiudendomi a chiave.
Mi tolsi
velocemente il pigiama, gettandolo in un angolo e mi lavai per bene nella vasca
togliendo tutto il sangue dalla parte superiore delle gambe e dal basso ventre.
Mannaccia, mamma non mi aveva detto che ne sarebbe uscito così tanto!
<< Rose!
Stai bene? Apri subito questa porta! Devo chiamare Madama Chips?
Chiamo la McGranitt in persona se non mi dici cos’è
successo! >> continuò a ripetere Scorpiusfuori dalla mia porta.
<<
Sto...sto bene >> farfugliai, asciugandomi con attenzione per non
sporcare le asciugamani di Scorpius.
<< L’unica
cosa che potresti fare è procurarmi degli assorbenti in infermeria, perché sono
diventata signorina >> aggiunsi, andando a sedermi sul gabinetto in attesa.
<<
Signorina? Cosa? Che? Che sei diventata? Cosa sono gli assorenti?
Che devo chiedere? >> mi rispose allarmato dall’altro capo della porta.
<< Scorpius, tranquillo, respira, sto bene. Vai in infermeria
e chiedi degli a-ssor-ben-ti
>> scandii. << Lo sa la
Chips cosa sono. >>
<< Va bene
Rose, tu aspetta lì torno in un secondo! >>
<< E dove
devo andare?! >> lo rimbeccai, sentendo i suoi
passi correre veloci fuori dalla stanza.
Era una strana
sensazione. Le gambe le sentivo pesanti e mi faceva male la pancia. La mamma me
ne aveva parlato, ma non pensavo mi sarebbero venute così all’improvviso. E
svegliarmi in mezzo al sangue poi non era il massimo.
A pensarci bene,
dovevo capirlo dai commenti di Scorpius. Mi
continuava a ripetere che il mio seno cresceva, che il mio viso si faceva più
da donna, così come i miei fianchi e le mie gambe. Erano in previsione di
questo, già. Dovevo capirlo, anche a mamma era successo così: da un anno
all’altro sembrava un’altra e dopo poco le vennero.
<< Rose
eccomi Rose! Apri la porta! >> andai ad aprire tamponandomi prima con
della carta igienica. Allungai la mano e lui me li passò attraverso la porta.
<< Fammi
entrare! >>
<< No aspetta, passami anche quella tuta verde scuro lì, sulla
poltrona, prendi dal mio cassetto degli slip...mi cambio, esco e ti dico tutto
>> feci, così lui mi assecondò.
Mi cambiai,
velocemente. Mi guardai allo specchio e per la prima volta anch’io mi trovai
diversa. Ma forse era solo un’impressione.
Quando uscii lo
trovai con una mano nei capelli, il torso nudo lucido di sudore e l’aria
agitata.
<< Stai
bene? >> mi chiese, venendomi incontro.
<< Si,
tranquillo >> sorrisi appena, andandomi a sedere sulla poltrona. Lui mi
seguii e si inginocchiò davanti a me, gli occhi ancora pieni di preoccupazione.
<< Cos’è
successo? Madama Chips non me li voleva dare gli assorenti e io l’ho minacciata di farla licenziare se non
me li dava subito. Lei mi ha detto che non ci credeva che li prendevo per te,
quasi come se li usassero solo le donne! Ha detto che io sono un uomo e...Rose,
cos’hai? >> mi domandò ancora.
Prima di
rispondere scoppiai a ridere, pensando all’incontro di Madama
Chips con Scorpius con tema
ASSORBENTI.
<< Allora,
ti spiego. Arriva un momento in cui tutte le donne diventano signorine. Solo le
donne però. E’ un passaggio nella crescita, a chi arriva prima e a chi arriva
dopo. Hai notato anche tu che stavo cambiando, che il mio seno è cresciuto, che
mi sono fatta più donna: era perché mi stavano per venire le mestruazioni. Le
mestruazioni vengono ogni mese e durano circa cinque giorni. Da quel momento in
poi la donna può avere bambini, perché all’interno del suo corpo gli ovuli si
mettono in moto. Le mestruazioni consistono nel perdere sangue, ma è normale.
Non debilita più di tanto e, anzi, dice la mamma che sono indispensabili e che
fanno vivere meglio, perché avviene il ricambio del sangue. Capito? >>
gli dissi e lui ascoltò in silenzio con gli occhi ridotti a fessure.
<< Mi
sembra di averlo sentito da mia madre, Rose. Comunque se è tutto a posto mi va
bene. Quando ti verranno le minestroni...>>
<<
Mestruazioni >> lo corressi.
<< Si,
quando ti vengono le tue cose, dato che sei più debole, ti porterò io i libri
in classe, no anzi, ti porto proprio in braccio!
>> esclamò, alzandosi dalla sedia.
Io scoppiai a
ridere, poi il mio sguardo finì sul letto.
<< Oddio,
mi dispiace di averlo macchiato. >>
<< Ma
figurati, lo faccio lavare in due secondi >> disse con un’alzata di
spalle.
<< Ehi ma,
sei andato a torso nudo da Madama Chips? In giro per
i corridoi? >>
<< Ovvio.
Ero troppo preoccupato per infilarmi una maglia... >>
Mi alzai e lo
abbracciai, più stretto che potei.
<< Grazie.
>>
Anche lui mi
strinse forte, poi allentò la presa.
<< Sento il
tuo seno sul mio torace troppo forte...cioè, mi sa che ti faccio male. Non
posso più stringerti così >> brontolò, nascondendo il viso tra i miei
capelli.
<< Non
esagerare adesso >> mi offesi e lui ridacchiò.
šsšt›s›
Come mi aveva
detto, così fece. Io pensavo che stesse scherzando con il fatto di portarmi in
braccio, ma lui non scherzava affatto. Per fortuna, in questo lo convinsi a
desistere, ma non ci fu verso nell’impedirgli di portarmi la tracolla con i
libri.
Poi, se
incontravo qualcuno, Albus per esempio, che mi dava
una pacca sulla spalla, lui riduceva gli occhi a fessure e minacciava con lo
sguardo il malcapitato, sibilando poi che non mi doveva toccare perché ero
debole.
Questa insana
pazzia e le manie che ne degenerarono – come prendermi in braccio per fare le
scale, così, d’improvviso, senza che potessi controbattere, oppure cercare di
imboccarmi a tavola nella Sala Grande – non riuscirono ad infastidirmi. Cioè, a
qualunque persona normale avrebbero dato fastidio, ma a me no, lui non mi dava
mai fastidio. Al massimo, ci ridevo su.
Natale, con il suo freddo e la sua neve,
arrivò presto. E quindi arrivò di nuovo tempo di separazioni. Io quella volta
piansi. Mi scoprii più sensibile di quanto mai fossi stata, o semplicemente più
sensibile nei confronti del mio rapporto con Scorpius.
E notai molte diverse cose. Notai che m’incantavo a fissargli le labbra, quando
parlavo. Oppure le ciglia lunghe dei suoi occhi, così eleganti e sensuali.
Ecco, l’avevo fatto di nuovo. Sensuali non l’avevo mai pensato come aggettivo.
E poi mi capitava che se giocherellava con i miei capelli, mentre studiavamo in
Biblioteca, mi venivano i brividi. O se poggiava la sua testa sulla mia spalla,
mentre parlava con qualcuno, distrattamente, sentivo un vuoto nello stomaco.
<< Non
piangere Rosie >> mi disse, passandomi le dita
sotto gli occhi e catturandomi le lacrime. << Altrimenti neanche io
riesco a separarmi da te >>.
<< Mh, mh, okay >> annuii più
volte, smettendo di singhiozzare.
Lui mi abbracciò
ed io mi appoggiai con la faccio sul suo petto, appena
sotto il collo, chiusi gli occhi inebriandomi del suo profumo fresco.
<< Ti
voglio bene, ti voglio tanto bene >> farfugliai, stringendolo all’altezza
della vita. Ormai era parecchio più alto di me, almeno un
venti centimetri.
<< Rose,
non fare così ti prego! Se no piango anche io >>
biascicò, lasciando cadere la fronte sulla mia spalla. Mi lasciò qualche bacio
tra la sciarpa e il collo scoperto e come al solito mi
venne un vuoto allo stomaco.
<< Ci
rivediamo presto, scrivi tanto anche questa volta! >> mi disse,
dirigendosi dai suoi genitori che ci guardavano con aria curiosa.
Alzai una mano
per salutarlo mentre andava via, azzardandomi a
salutare appena anche i genitori. La madre mi fece un gentile cenno col capo,
il padre si limitò a guardarmi, ma non sembrava disgustato. Anzi.
Attesi
qualche minuto che arrivassero i miei genitori in ritardo, insieme a mio
fratello Hugo. Mia madre mi surclassò di attenzioni,
chiedendomi mille volte di com’era stato il giorno in cui ero diventata
signorina. Ovviamente non le raccontai tutto nei particolari, perché non
sapevano che dormivo da Scorpius e se l’hanno scorso
avrei potuto dirglielo senza problemi, questa volta ero restia a parlarne,
perché sapevo che avrebbero frainteso qualcosa.
Anche Hugo stava crescendo: non standoci più tanto insieme, me ne
accorgevo di più. E papà, colpendomi piacevolmente, mi aveva fatto trovare la
stanza verde e celeste, come era sempre stata. E poi non parlava più di grifondoro, ma mi chiedeva come andava la scuola e si
complimentava per i voti, senza indagare più di tanto su Scorpius.
Mamma invece indagava eccome, voleva sapere tutto su di lui e mi faceva spesso
domande anche imbarazzanti.
Le vacanze, tutto
sommato, iniziarono bene. L’atmosfera che si respirava a casa era parecchio
diversa dall’anno passato ed io stavo meglio. Andai a fare shopping con mamma,
che mi obbligò a comprare dei completi intimi da donna, non quelli a fascia
elastica con le paperelle che avevo prima. E poi con
il fatto che stavo crescendo, dovetti rinnovare anche le scarpe e molti
indumenti che ricomprai daccapo.
Nel frattempo,
scrivevo sempre molto a Scorpius. Lui mi raccontava
delle sue vacanze, io delle mie. Poi per un periodo non ci sentimmo, perché lui
andava sulla neve e non riuscii in tempo a darmi l’indirizzo dell’albergo. E io
mi sentivo un po’ sola senza averlo accanto, figurarsi senza poter ricevere
lettere da lui. Mia madre, quando una volta me lo lasciai scappare, disse che
ero assurda ma per me non era così: io vivevo con lui
praticamente, come se fosse la mia famiglia, per tutto l’anno. Era pure normale
che non fossi abituata a stare senza di lui!
La sera della
vigilia fu organizzata da noi quell’anno, così la mia
casa era tutta piena di addobbi ed io e mamma, insieme a Hugo
e ai suoi pasticci, preparammo il cenone. Anche papà provò a darci una mano, ma mamma preferì di no ricordandogli della fine che
facevano le sue pozioni quand’erano ad Hogwarts.
Anche quel Natale
ricevetti tanti bei regali. Lily e Hugo erano
emozionantissimi perché mancava sempre di meno al loro ingresso adHogwarts, quindi io decisi di regalargli
rispettivamente un libro di incantesimi e un civetta bianca. Hugo pianse dalla felicità e fece commuovere anche me.
Natale passò e
pian piano si stava avvicinando capodanno e io mi aspettavo una lettera da Scorpiusche però non arrivò.
Forse avevo capito male io il giorno del suo rientro, ma ero sicura che il
party di capodanno a MalfoyManor
non potevano saltarlo.
Per capodanno da
noi organizzammo alla Tana, per stare accanto ai nonni ed anche li ci divertimmo molto.
Il tempo passava
e io, seppur stessi bene, non vedevo comunque l’ora della fine delle vacanze.
Una volta pensai addirittura di prendere al volo l’invito di Scorpius quando
disse che mi bastava dirglielo e avrebbe mandato un’auto a prendermi, ma non lo
feci.
Mi concentrai,
quindi, sull’essere felice nel passare quel tempo con i miei genitori che non
vedevo mai.
Così, lentamente
le vacanze finirono. Mi ritrovai al binario nove e trequarti
quasi senza accorgermene, con il baule accanto, la sciarpa attorno al collo e i
capelli che cosi lunghi e boccolosi mai li avevo
avuto. Ormai mi arrivavano quasi alla vita, ma non volevo tagliarli. Li adoravo,
probabilmente da quandoScorpius
mi aveva detto che li trovava belli.
Non ci eravamo
dati nessun appuntamento quella volta, ma comunque aspettai fino alle nove
sotto l’orologio, tenendo d’occhio il treno e i suoi fischi.
Mi sorprese
vederlo ridacchiare con dei ragazzi di Serpeverde che
non avevo mai visto, a qualche metro da me. Stavo per sollevare la mano, quando
lui salì a bordo e scomparve oltre le scale dello scompartimento.
Presi il baule e
salii ad un’altezza diversa, trovai il primo scompartimento e mi ci sedetti,
con alcune Corvonero pettegole. Il viaggio fu
stressante e noioso, a sentire le loro vocine stridule, ma, probabilmente, solo
perché ero nervosa io.
šsšt›s›
<< Rose!
>>
Non mi voltai
subito, feci qualche altro passo aspettando che mi affiancasse.
<< Ciao Scorpius >> sibilai.
<< Ehi
>> sospirò, con il fiatone. << Andate bene le vacanze? >>
Non risposi,
continuando a camminare e guardando dritto davanti.
<< Rose?
>> ripeté, con aria confusa.
<< L’avessi
saputo se mi avessi scritto... >>
<< Ah,
quello. Hai ragione, ma me ne sono dimenticato e a volte non avevo tempo. Mi
sono fatto dei nuovi amici, stanno aSerpeverde con noi, te li devo presentare! >> esclamò,
mantenendo il mio passo.
<< Non li
voglio conoscere, non m’interessa >> sibilai ancora.
Il silenzio ci
accompagnò ancora fino ai dormitori, ma lui non si allontanava. Sentivo che i
suoi occhi erano fissi su di me.
Entrando, mi
diressi verso la sua stanza e dissi la parola d’ordine come se lui non
esistesse. Quando la porta si aprì, presi tutte le mie cose, ficcandole nella
tracolla e alcune tenendole in mano.
<< Ehi ehi, cosa stai facendo? >>
<< Non
voglio più dormire qui. Me ne vado nel mio dormitorio >> risposi arrabbiata, presi stizzita la borsa e me ne uscii.
Quando tornai nel
dormitorio femminile in comune di Serpeverde, fui
guardata un po’ da tutte in maniera sospettosa. Qualcuna mi chiese cos’è
successo e se da lì in poi sarei rimasta stabile lì. Io risposi di si, e una tipa si lamentò dicendo che così non potevano più
usare il mio letto a loro piacimento.
Nel castello si
vociferava che io e Scorpius avevamo litigato, ma
nessuno ne parlò mai con me. Solo Albus mi domandò
qualcosa, ma fui evasiva. Dissi semplicemente che da un anno all’altro avevo
cambiato amicizie. In realtà non era per niente così, perché avevo qualche
conoscente di qualche Casa, ma preferivo starmene per conto mio. Non sapevo
bene il perché del mio nuovo astio nei confronti di Scorpius,
fatto era che non riuscivo a perdonarlo per non avermi scritto durante le
vacanze, per essersi comportato come se non fosse successo nulla, anzi, non
dandomi adito più di tanto. Non sopportavo che si fosse fatto
nuovi amici e che avesse sostituito loro a me, senza neanche corrermi dietro a
chiedermi spiegazioni. Non sopportavo le ragazzette che iniziavano a girargli
intorno, anche quelle più grandi. Non sopportavo aver sentito dire dagli amici
che io ero stata solo una palla al piede e che adesso senza di me Scorpius riusciva a frequentare loro ed era più felice.
L’anno volse al
termine e arrivò l’estate senza che io e il mio ex migliore amico facemmo pace, così divenne un ex amico a tutti gli effetti.
šsšt›s›
Ecco qui l’undicesimo capitolo, scusate per i
contenuti grafici, lo so che era una bella idea ma
purtroppo non ho il tempo. La settimana prossima ho un esame e sono parecchio
impegnata. Ma non preoccupatevi, perché la storia non l’abbandono! Grazie come
sempre per tutti i bei commenti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e
spero abbiate capito anche il perché della fine.
<<
Macchè diavolo! >> esclamai, quando i libri mi
caddero sul pavimento del corridoio, mentre andavo a lezione di Erbologia. Il terzo anno era iniziato proprio male! Dopo
un’estate di schifo, c’era da dire. La mia famiglia mi aveva surclassato di
domande sul mio stato d’animo irascibile e instabile e spesso ci avevo litigato
pesantemente. Anche con Hugo, col quale non avevo mai
litigato prima. Era il suo primo anno adHogwarts, era emozionato, ed il minimo che sapevo offrirgli
era un sorriso stentato; per fortuna s’era fatto già alcuni amici a Grifondoro.
Camminai
spedita verso le serre, oltrepassando i giardini. Le lezione
fu breve e indolore, perché per fortuna i miei voti non erano cambiati. L’unica
cosa rimasta al suo posto.
<<
Ciao >>
Non
mi voltai subito, ma mi irrigidii e mi fermai di scatto.
<<
Ciao Rose >>
Quella
voce ripeté ancora un saluto timido, ma non poteva essere possibile. Dovevo
avere le allucinazioni.
Poi
d’un tratto dei capelli biondi spettinati e degli occhi grigi mi si pararono
davanti.
<<
Ah, sei tu allora. Sei così cambiata che pensavo d’aver preso un granchio
>> disse con un sorriso.
Io
spalancai la bocca, sbalordita.
<<
Con quanta naturalezza parli, Malfoy. Come se ci
conoscessimo! >> borbottai poi, aggirandolo e superandolo, diretta al
castello. Ma in breve fui afferrata per le spalle, fui girata bruscamente e fui
stretta con forza al suo petto.
<<
Che diamine fai, lasciami! >> mi divincolai, dandogli pugni sul petto. Ma
s’era fatto più alto e pure più forte a quanto sembrava: non accusava i miei
colpi, continuava a tenermi stretta e fissare le mie mosse inutili.
<<
Hai ragione, hai tutte le ragioni del mondo. Possiamo parlare però? Poi se non
ti piace ciò che ho da dirti mi cacci via e io non mi faccio più vedere
>> mi disse Scorpius ed io smisi di spingerlo
via da me. Era stancante farlo.
Lasciai
andare la mia fronte sul suo petto ed in un momento di debolezza iniziai a
singhiozzare.
<<
Parla, avanti >> farfugliai.
Lui
non mi lasciò andare e non allentò neanche la presa, lasciando che tenessi la
fronte poggiata sulla sua camicia bianca.
<<
Allora... >> mugugnò ed il cuore iniziò a battere forte, lo sentivo.
<< Non so da dove cominciare, ma non pensare che mi sia allontanato da te
perché non ti voglio più bene...>>
<<
E perché allora? E’ da Natale che sei cambiato. Io ho passato un periodo
bruttissimo per colpa tua! >> esclamai, sollevando il capo e guardando il
suo viso arrossato.
<<
Perché arrossisci? >> domandai poi sbattendo le palpebre, come se non
vedessi davvero ciò che stavo vedendo.
<<
Rosie...vuoi la verità? Quando hai detto che andavi
via dalla mia stanza, non ti ho fermato perché anche io volevo tornare a
dormire da solo... >>
Strinsi
gli occhi e arricciai le labbra, in preda ad un altro singhiozzo.
<<
Perché? Perché non mi vuoi più? >> piansi.
<<
Il problema è proprio che ti voglio! >> esclamò, in preda a quello che
sembrava uno sfogo nervoso. Poi cambiò espressione e abbassò il capo
nascondendo gli occhi sotto le ciocche chiarissime dei suoi capelli.
<<
Cosa? >> mormorai.
<<
Rose, ora ti parlo francamente così capisci cosa mi sta succedendo. Hai
presente le mestruazioni? Hai presente? >> disse accalorato.
<<
Si...ho presente... >>
<<
Ecco, a me sono venute quelle maschili. Insomma, sono cambiato. Ho certi
impulsi che non riesco a controllare, penso certe cose...sogno certe cose. E
tenerti nel letto con me non era proprio l’ideale! Io non volevo che il nostro
rapporto si rovinasse, perché ti sono molto affezionato. Ma così ho fatto la
stessa cosa che volevo evitare, lo so! >> aggiunse, guardando i miei
occhi. << Ma mi sentivo a disagio accanto a te >>, fece una pausa,
poi riprese. << Era da prima di Natale che guardavo con troppa insistenza
le tue forme. Mi sentivo un maiale. >>
Rimasi
a fissarlo tra il turbato e lo stupita, incredula anche.
<<
Sei tutta rossa, scusa se ti ho messo in imbarazzo! >>
Non
dissi niente per un po’, limitandomi a fissarlo conscia del mio rossore.
Poi
feci perno sulle sue braccia ancora intorno a me, mi alzai sulle punte e gli
sfiorai le labbra con le mie. Fu un gesto istintivo.
Quando
mi allontanai, lui mi guardava imbarazzato e stupito.
<<
Scusa, >> abbozzai. Le sue braccia, fattesi burro attorno al mio torace,
scivolarono via ma lui rimase impietrito.
<<
Andiamo a pranzo insieme, Scorpius? >> chiesi,
guardando l’erba accanto ai miei piedi.
<<
Non vuoi altre spiegazioni? Siamo di nuovi amici davvero? >> lo sentii
dire.
Scossi
la testa. << Va bene così, se d’ora in poi sarai sempre sincero con me.
>>
<<
Si. Andiamo Rosie >> esclamò e mi affiancò,
mentre ci dirigevamo verso il castello.
Non
parlammo mai di così tante cose insieme come facemmo in quei giorni.
šsšt›s›
Aver
fatto pace con Scorpius mi aveva fatto tornare il
sorriso, in modo esagerato, lo sapevo – mio fratello e Albus
mi sfottevano “paralisi facciale” – ma io mi sentivo
così felice che non m’importava di cosa dicessero. Anche quell’anno
mi organizzò una stupenda festa di compleanno e mi regalò degli orecchini di
smeraldo. Ovviamente, anche se dentro di me esultavo di gioia e stupore, lo
sgridai per il costo sicuramente alto del regalo in questione.
L’anno
però volgeva alla grande! I miei voti e quelli di Scorpius
erano addirittura cresciuti e lui era entrato anche a far parte della squadra
di QuidditchSerpeverde. Mi
piaceva andarlo a guardare e gridare il suo nome dagli spalti, con la sciarpa
bene stretta al collo in pieno dicembre, mentre faceva l’ennesimo goal e
eseguiva una piroetta con la scopa. Poi mi guardava, strizzava l’occhio e
ripartiva. Certo, accanto a me c’erano delle odiose ragazzine urlacchianti che lo veneravano e che avevano cominciato a
stargli intorno, ma a me non importava neanche questo. Io ero la sua migliore
amica e non ero gelosa, stavo bene così come stavo. Non avevo bisogno di altro.
Anche
quel Natale lo passammo divisi, ma mi scrisse così tanto che il gufo ebbe una forte cervicale e dovemmo curarlo e tenerlo al caldo.
Così, iniziai ad usare la civetta di Hugo, quella che
gli avevo regalato a Natale, maScorpius
mi disse che non gli sembrava tanto il caso dato che a suo padre ricordava la
civetta di mio zio Harry.
Il
terzo anno fu anche il primo anno delle gite adHogsmeade. Io e Scorpius
comprammo quasi tutta Mielandia e lui acquistò
diversi giocattoli-bomba ai Tiri
Vispi Weasleydi mio zio George, acquisti che proprio non approvai. Per fortuna
disse che non li avrebbe usati con me, ma con gli amici. Poi accadde, ed io
quasi non volevo dargli una mano, lasciandolo nel pasticcio che aveva creato a
sbrigliarsela da solo.
<<
Ti prego, aiuto >> diceva facendo una vocina dolce.
Io
avevo ancora le mani su fianchi e non avevo ceduto.
<<
Ma vedi che a non ascoltarmi ci rimetti? Sai quanto ci vuole per togliere
quella roba tutta incrostata? Vai da Madama Chips...
>>
<<
Ma no, Rose. Mi vergogno! Dai Rosie...Rosie ti voglio bene...>>
iniziò a miagolare, camminando a gattoni sul letto fino a me.
Alzai
gli occhi al cielo e presi la bacchetta.
<<
Provo col Gratta e Netta >> dissi e lanciai l’incantesimo sul torace di Scorpius, tutto incrostato dalla bomba di gomma e zucchero
e chissà cos’altro che avevano fatto esplodere. Ma il gratta
e netta non funzionò.
<<
Ah, già, non la fa così facile tuo zio. La devi togliere a mano, scusami Rosie >> disse, porgendomi una bacinella d’acqua
calda e una spugna.
Lo
guardai con aria nervosa, poi lui si voltò di schiena e mi disse <<
Grazie tantissimo, me ne ricorderò >> e così non potetti continuare ad
ignorarlo.
Mentre
attenta gli passavo la spugna bagnata sulla schiena, lui si rilassava sul
materasso e quando ebbi finito lo trovai proprio
addormentato. Era così dolce quando dormiva, sembrava
ancora un bambino, benché gli desse fastidio saperlo, perché si considerava già
un uomo.
L’anno
volgeva al termine e io e Scorpius non litigammo più,
anzi, diventammo più uniti degli anni precedenti. Certo, non dormivamo più
insieme, ma stavamo insieme per la gran parte della giornata. Non sapevo cosa
stava succedendo ad entrambi, ma anche io mi sentivo strana accanto a lui e mi
ritrovavo spesso a guardargli le labbra o il collo, oppure le mani, affusolate
e già virili, quando si poggiavano su di me. Ma mi
dava fastidio pensare a certe cose,
quindi scuotevo la testa e mi concentravo su altro. In verità, quando mesi
prima avevamo fatto pace e lui mi aveva detto quelle cose, non sapevo il
perché, ma dentro di me mi ero sentita felice.
Mi ero sentita bene che fosse quello il motivo che lo
avesse allontanato da me, non solo perché non si era arrabbiato oppure aveva
smesso di volermi bene, ma proprio per il motivo in sé per sé. Il fatto che
avesse cominciato a sentirsi strano accanto a me e meglio e più a suo agio con
gli amici maschi buzzurri (lui non voleva che li
definissi così, perché era come far rientrare lui nella categoria), mi faceva
stare stranamente bene, ma non riuscivo a capire bene il perché. Quando poi
avevamo fatto pace ed eravamo tornati a stare insieme, il suo atteggiamento era
leggermente cambiato, più protettivo se possibile ma più distante, appena quel
poco che mi faceva desiderare ancora di più di stargli sempre appiccicata.
Per
il fatto di non dormire più insieme, quello era venuto di comune accordo,
benché a me mancasse. Mi sentivo sola, circondava dalle mie compagne Serpeverdi, in quel dormitorio comune. Tante, tante volte
avrei voluto sgusciare nella sua camera e accoccolarmi accanto a lui. Tante
volte ci pensavo, ma poi finivo per addormentarmi. Però quella sera era
l’ultima sera e l’indomani sarebbero arrivate le vacanze estive e io non
l’avrei rivisto per tre mesi!
Mi
alzai a sedere, guardandomi intorno. Bene, dormivano tutte. Scesi dal letto
senza fare rumore e mi avviai scalza, in pantaloncini e canottiera, verso la
porta d’uscita.
Feci
tutti lentamente e silenziosamente, perché era mezzanotte e non volevo
svegliare nessuno. Soprattutto perché non volevo che mi vedessero andare verso
i dormitori maschili in quelle condizioni!
Oltrepassai
la sala comune, spoglia, perché le riunioni si tenevano nei dormitori. Camminai
fino alla porta di Scorpius, sussurrando poi la
parola d’ordine. Era ancora la stessa, l’aveva detta più volte di fronte a me e
questo mi faceva venire sempre uno strano vuoto allo
stomaco.
<<
Rosso >>
La
porta sparì in due parti nel muro, per poi richiudersi dietro di me. Rimasi
sulla soglia, sotto il suo sorrisino spiazzante e una piccola luce accesa
accanto al suo letto.
<<
Sapevo cha saresti venuta, però ci hai messo un po’ per deciderti. Mi stavo
addormentando >> disse, chiuse un libro di storie horror che aveva tra le
mani e lo mise sul comodino. Aveva solo una canottiera grigia e dei boxer neri
come pigiama.
<<
Mi aspettavi, eh? Io invece pensavo di trovarti placidamente addormentato
>> sorrisi, facendo qualche passo per raggiungere il suo letto.
Essendo
più alta, avendo le gambe più lunghe, adesso non facevo più tanta fatica a
salire sul suo letto.
<<
Quindi...posso dormire qui? >> gli chiesi, quando lui si alzò a sedere
all’indiana e iniziò a fissarmi.
<<
Si, dormi pure qui >> disse a voce bassa, appena udibile.
Feci
un sorriso e m’infilai sotto le sue coperte. Mi fregai uno dei suoi cuscini -
perché quando leggeva ne metteva due dietro la testa – e mi accoccolai contro
di lui.
<<
Hai saputo poi se andate in Cina o in Giappone, quest’estate? >> gli
chiesi, chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul suo petto.
<<
Rose...fa un po’ caldo...>>
<<
Oh scusa, mi sposto >> dissi, poggiando la testa sul cuscino ma
restandogli molto vicina.
<<
Comunque in Giappone. E’ più bello, mamma è affascinata
dal Giappone antico. Ti porterò un sacco di cose bellissime... >>
<<
Non iniziare ad esagerare, Scorpius >> lo
ammonii e lui ridacchiò.
<<
E tu vai in Italia, allora? >> mi domandò.
<<
Si, vado a trovare alcuni parenti e poi mi godo mare e sole e tornerò
abbronzantissima!>>
<< Non dire
scemate, hai la pelle delicata e molte lentiggini, non ti esporre troppo al
sole se no fai la fine mia alle Hawaii. Tipo serpente
che stavo per prendere la pelle! >>
Scoppiai a
ridere.
<< Già, mi
ricordo. Beh, stavo scherzando non preoccuparti. Io sono coscienziosa a
differenza tua! >>
<< Ah, a
differenza mia?! >> mi fece eco, prese il
cuscino e mi colpì.
Mi alzai a sedere
con una finta faccia indignata, togliendo i capelli davanti al viso.
<< Vuoi la
guerra, Scorpius?! >>
Ma non gli diedi
tempo di rispondere, iniziando a prenderlo a cuscinate.
Fu una lotta impari, lo sapevo fin dall’inizio. Io ero agile, ma lui più forte
e più agile di me, merito anche degli allenamenti di Quidditch.
In breve, mi bloccò sul materasso togliendomi il cuscino.
<< Okay okay, mi arrendo >> ridacchiai, respirando
affannosamente, sollevando ritmicamente il torace verso di lui. Mi accorsi che,
respirando così, gli sfioravo ogni volta la canottiera con il mio seno.
Arrossii violentemente. Lui si ritrasse e tornò a sedere.
La tensione
scivolò via da sé, perché iniziammo a parlare delle vacanze e ben presto ci
dimenticammo dei nostri imbarazzi. A volte con lui mi sentivo come due anni
prima, senza un briciolo di vergogna in tutte le situazioni. Ma purtroppo stavamo crescendo.
šsšt›s›
Per ringraziarvi dei commenti che mi avete lasciato,
così numerosi che mi hanno fatto stupire, ecco qui il 12esimo capitolo. Ed
anche il terzo anno è finito. Il prossimo cap sarà
ambientato al quarto anno. Spero di riuscirlo a postare presto come questo!
Mi
sentivo strana, forse perché da lì a qualche giorno avrei compiuto quattordici
anni. Quattordici anni! Io mi sentivo ancora una bambina di undici anni, come
quando la prima volta misi piede in quella stazione, sul quel binario, con papà
che mi raccomandava di battere Scorpius a tutti gli
esami, che tanto avevo il cervello di mamma. Che buffo!
Si,
il mio corpo era ormai quello di una ragazza, non più di una bambina. Però
quando mi guardavo allo specchio e vedevo i miei lunghi boccoli rossi, gli
occhi miele di mamma e le lentiggini sul piccolo naso, mi sentivo ancora piccola piccola! Ma quando mi vestivo,
notavo che la mia maglia preferita non mi andava più, perché era troppo corta,
fin sopra all’ombelico e stringeva così tanto sul seno da soffocarmi: Poi scendevo
giù a guardarmi la pancia, piatta, ma non piatta da bambina, piatta da donna! E
poi la mia vita era piccola, poi c’era una curva e da lì si aprivano i fianchi.
Non mi ero neanche accorta di quanto fossi cambiata in
tre anni! E il resto del corpo, poi! Era appena passato un gruppo di ragazzi,
alcuni Grifondoro e Corvonero
e mi avevano guardato facendo i soliti commenti. A volte mi sentivo in
imbarazzo a mettere le gonne, perché non potevo portarle con la disinvoltura di quando ero bambina, dato che da un po’ di tempo a quella
parte, i maschi mi guardavano di continuo in modo lascivo.
D’un
tratto vidi Scorpius da lontano e alzai una mano per
salutarlo, così lui mi venne incontro. Okay, dovevo dire anche un’altra cosa.
La camicia bianca sbottonata sul petto di Scorpius,
la cravatta allentata e i pantaloni neri dal taglio classico, non gli stavano
come quando era bambino.
<<
Rose >> mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia. << Quasi non ti
riconoscevo...>>
<<
Come sempre, Scorpius >> lo presi in giro,
salendo sul treno.
<<
Ma è vero, cresci a vista d’occhio >> si difese.
<<
Senti chi parla! >> feci e lui ridacchiò. Era davvero bello il suo
sorriso, gli occhi grigi che si assottigliavano sotto le sopracciglia arcuate chiarissime
come i capelli spettinati.
<<
Rose, da quando in qua ti guardano il sedere? >> lo sentii dire, così mi
ridestai e vidi che seguiva con aria furiosa due ragazzi che ci avevano appena
superato.
<<
Da un po’ >> mi limitai a dire, poi aggiunsi << e non solo il
sedere. Mi da fastidio. >>
Lui
si bloccò all’improvviso e quasi non ci andai a sbattere; poi si voltò.
<<
Grazie, metti le gonne così corte! E quella camicia, non ti sembra troppo
aderente? >> fece con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi.
Sgranai
gli occhi. << Ma se questa è la divisa standard di Hogwarts!
>> esclamai. Poi mi portai le mani sul seno, quasi d’un tratto mi sentissi nuda.
<<
Devo fare un bel discorsetto con la McGranitt
>> lo sentì borbottare ma si era già voltato e
stava cercando uno scompartimento.
Forse
non avrei dovuto dirglielo, perché per tutto il tempo non fece altro che
guardarsi in giro in cerca di occhi curiosi e quando li trovava gli faceva
raggelare il sangue, tanto che fuggivano via a gambe levate; e, quando finalmente
ci sedemmo e sentì il commento dei due Tassorosso
davanti a noi e guardò il loro sorrisetto, mi obbligò
a starcene in piedi nel corridoio antistante, perché – disse – non voglio uccidere nessuno.
šsšt›s›
Il
quarto anno, in ogni caso, era iniziato nel migliore dei modi. Il mio
compleanno, organizzato da Scorpius ed Albus, era stato come sempre magnifico. Scorpius
mi aveva ricoperto di regali ancora una volta, protestando che non potevo
cavarmela così facilmente dopo avergli fatto arrivare a casa, presa
direttamente dall’Italia, una bellissima camicia di Giorgio Armani
il 28 agosto, giorno del suo compleanno.
Le
materie, intanto, si erano fatte più interessanti e s’erano aggiunti anche
altri corsi, in cui io e Scorpius andavamo più bene.
Mi trovavo davvero perfettamente a studiare con lui, perché eravamo sulla
stessa lunghezza d’onda, però mi accorsi che se prima non c’erano molte
distrazioni, adesso mi soffermavo a fissarlo, a guardare le sue dita affusolate
affondare nei capelli chiari e spesso perdevo il tempo
e lo spazio.
Anche
quell’anno giocava nella squadra di Quidditch, quindi capitava spesso che studiavo stando sugli
spalti mentre lui si allenava, per non starmene da
sola in Biblioteca, dato che con Albus davvero non
potevo studiare altrimenti ci avrei messo il doppio del tempo.
Anche
quel giorno ero lì, a novembre avanzato, con una sciarpa verde e i suoi orecchini di smeraldo, intenta a ripetere pozioni.
<<
Rose, chiudi queste gambe! >>
Trasalii
d’un tratto quando lo vidi davanti a me, sugli spalti,
sullo scalino più basso rispetto al mio, le mani sulle mie ginocchia e
chiudermele l’una contro l’altra, l’aria furiosa.
<<
Ma non stavi facendo allenamento? >>
<<
Non cambiare discorso! Ma ti sembra questo il modo di stare seduta?! C’è vento e la gonna si era alzata e...tieni le gambe più
chiuse, insomma! >> s’infervorò, stringendo sulle mie ginocchia.
<<
Ahia, fai piano! Stai esagerando, comunque! Stavo seduta in modo assolutamente
normale, pensa ai tuoi allenamenti e non fare queste sparate, altrimenti non
vengo più a studiare qui! >> borbottai, rossa in viso.
Lui
corrucciò il viso, s’imbronciò, poi spalancò la bocca per parlare e poi la richiuse. Poi mi strinse forte a lui, circondandomi con
le braccia.
<<
No, scusa, a me fa piacere vederti sugli spalti, mi concentro di più. Ma quando
non seguiamo le lezioni, invece della divisa perché non metti i pantaloni?
>>
Quanto
mi dava fastidio quando faceva così! Era troppo troppo apprensivo.
<<
Si, okay farò così >> risposi.
Ma
avevo già tutto in mente.
Il
giorno dopo tornai sugli spalti a studiare. Come voleva lui, avevo messo i
pantaloni. Ma dalla sua faccia, capii che non era molto contento. Per poco non
prese un bolide in faccia, poi planò a terra e scese dalla scopa,
raggiungendomi di corsa sugli spalti.
<<
Ma questi li chiami pantaloni? >>
<<
Si, sono pantaloni o meglio, jeans nel mondo babbano.
Me li ha regalati mia zia Ginny. Cosa c’è che non va?
>>
Lo
vidi inclinare la testa e fissarmi le gambe, poi mi prese per un gomito e mi
voltò per guardami dietro. Le sue dita scesero sui due
piccoli strappi dei jeans, appena sotto le tasche di dietro, e accarezzò il
tessuto stretto che mi fasciava come un fuseaux.
<<
Che strada hai fatto per venire qui? >> l’aveva
detto in modo calmo, ma con rabbia a stento trattenuta.
<<
La solita. Sono uscita dal dormitorio, poi ho camminato nel corridoio davanti alla aule piene di ragazzi e sono uscita nei giardini girando
attorno alle serre piene come le aule >> dissi, aspettando la sua
reazione.
La
sua mano si strinse sul mio polso e la voglia di scherzare mi morì in gola. Non
l’avevo mai visto così arrabbiato.
<<
Perché mi prendi in giro?! >>
<<
Perché non sopporto che mi tratti come una cretina che non sa neanche comportarsi!
E chiudi le gambe, e siediti composta, e non mettere la gonna! >>
cantilenai, offesa. << Non puoi comandarmi a bacchetta! >>
aggiunsi.
Lui
tacque, fissandomi negli occhi con i muscoli del viso contratti. Alzai una mano
a carezzargli la guancia, lo sapevo, ero scostante, ma non mi andava di
litigare. Lui chiuse gli occhi e si rilassò sotto il mio tocco.
<<
Non voglio litigare, e poi penso che abbia ragione tu >> mi sussurrò.
Abbozzai
un sorriso: feci un passo indietro per sedermi sugli spalti ma urtai un libro e
lo feci cadere.
<<
E' che... >> lo sentii dire, ma mi voltai e mi chinai per prendere il
libro e lui non continuò più.
Lo
presi e lo riappoggiai accanto alla mia borsa. Quando mi voltai a guardarlo,
aveva una strana espressione stupita. Poi si mise una mano sugli occhi.
<<
Fai quello che vuoi, ma questo jeans non metterlo più. E’ troppo aderente
>> borbottò e se ne andò lasciandomi interdetta.
Un bella sorpresa arrivò quando la McGranitt
ci annunciò che quell’anno, il venti Dicembre, ci
sarebbe stato un ballo. Disse che si ricordava della splendida atmosfera che c’era quando i nostri genitori vi avevano preso parte e che,
anche se non c’era nessun Torneo Tremaghi, voleva che
da lì in poi ogni anno ti tenesse un Ballo di Natale. Per questo, fu anche
istituito un comitato che promise di rendere la
Sala Grande luccicante come un diamante per
quella sera.
<<
Ehi, che bella idea >> commentai, mangiando del gelato accanto a Scorpius, a fine cena.
Lui
alzò le spalle, con aria indifferente.
<<
Bah, se fa piacere a te ti accompagno >> disse.
Non
seppi perché, ma mi sentii così assurdamente felice per quella frase spontanea
e non richiesta, che tenni su un sorriso per tutta la serata.
Anche
se ormai non dormivo più da Scorpius, non c’era una
sera che non passavo insieme a lui. Giocavamo a carte,
parlavamo del più e del meno, prendevamo in giro qualcuno da bravi Serpeverde.
Quella
sera, quando arrivai nella sua camera, lui si stava facendo la doccia. Mi disse
di aspettarlo qualche minuto.
Così
mi sedetti sul letto, mi tolsi il maglioncino e la
cravatta della divisa, allentando i primi due bottoni della camicia bianca.
Faceva davvero caldo in quella stanza e pensare che i primi tempi sentivo solo freddo.
<<
Ehi eccomi >>
Scorpius era entrato nella stanza, un accappatoio
verde bosco e i capelli gocciolanti. La mia espressione non voleva essere così
divertita, ma sorrisi per camuffare la sorpresa.
<<
Posso asciugarti io i capelli? >> chiesi senza rendermene conto.
<<
Si, se non ti scocci. Mi tolgo l’accappatoio però
>> mi disse, andò in bagno e dopo una manciata di minuti rientrò con una
canottiera nera e dei boxer dello stesso colore. Mi piaceva un sacco il
contrasto che faceva il nero con i suoi capelli chiari.
Scorpius si sedette sul letto, con le gambe
all’infuori, così mi misi di fronte a lui in piedi e presi il Magiphon per asciugargli i capelli.
Quando
l’aria calda uscì e iniziai a passargli le mani tra i capelli per asciugarli
meglio, mi accorsi che erano davvero morbidi e setosi.
Era rilassante toccarli.
Passò
qualche minuto e la sua testa si appoggiò sul mio stomaco, appena sotto il
seno; poi mi passò le braccia intorno alla vita, appoggiandosi sui miei fianchi. E chiuse gli occhi.
Sperai
che non sentisse il mio cuore battere forte, o che non sollevasse la testa e
tornasse a sedere dritto, accorgendosi del mio rossore. Continuai ad
asciugargli i capelli finché non furono perfettamente asciutti. Spensi il Magiphon ma
non potevo muovermi, perché Scorpius si era
addormentato. Abbozzai un sorriso. Lentamente, allungai la mano per lasciare il
Magiphon sul letto. Poi lo accompagnai lentamente
all’indietro sul letto, ma le sue braccia non volevano lasciarmi la vita, così gli
finii sopra.
<<
Cacchio! >> farfugliai.
<<
Mmm >> lo sentii mugugnare. I suoi occhi grigi
si aprirono in un battito di ciglia e mi iniziò a fissare.
Io
arrossii, con i capelli tutti sparsi sul suo torace ed ai lati del suo viso, il
seno schiacciato contro il suo petto.
<<
Scusa >> mi ritrovai a dire, benché non fosse colpa mia.
Lui
mi lasciò andare i fianchi e mi sollevai a sedere sopra di lui. Stavo per
scendere dal letto, dal suo corpo, quando anche lui si alzò a sedere e me lo
ritrovai di nuovo a pochi centimetri, cosa che mi rese incapace di fare
ulteriori movimenti. Ma non ero per niente a mio agio in quella posizione,
sopra di lui con le gambe attorno al suo bacino e il mio seno a qualche
centimetro dal suo torace.
Perché
mi fissava? Ero sicurissima d’essere rossa come i miei
capelli. Mi morsi il labbro inferiore, mentre il cuore sembrava volermi uscire
dal petto.
<<
Che c’è? >> feci.
<<
Niente >> mormorò, poi si lasciò cadere di nuovo all’indietro con la
schiena sul materasso. Io attesi qualche secondo, poi scesi da lui, dal letto e
mi aggiustai un po’ la gonna spiegazzata.
<<
Ehm...io vado a dormire >> farfugliai.
<<
Si, forse è meglio >> lo sentii dire senza muoversi, ma era appena un
sussurro.
<<
Ci vediamo domani, buonanotte >> lo salutai, lasciando la stanza.
Solo
quando fui fuori, nella Sala Comune e poi nel mio dormitorio, ripresi a
respirare.
šsšt›s›
Grazie grazie per i tanti
commenti! Sono davvero contenta che la storia vi piaccia, anche perché a me la
voglia di scrivere viene sempre di più! =) Per chi me l’ha chiesto, la storia
sarà di una trentina di capitoli credo, ma non so proprio, lo dico così in
linea di massima. Per il titolo, invece, quello ha tutto un suo significato, ma
verrà spiegato a tempo debito nella ff. Ora vi lascio
che devo studiare -.-spero di postare
al più presto il prossimo che s’intitolerà BALLO. ps: avete capito perchè Scorpius non ha continuato la frase " E' che..." e poi le ha detto solamente di non mettere quei pataloni così aderenti? =P
Il tempo passava
piacevolmente tra un impegno ed un’uscita adHogsmeade, i preparativi per il Ballo e l’aria festosa che
galleggiava nel castello.
Il pomeriggio del
diciannove dicembre, la preside ci concesse un’ulteriore uscita nel villaggio
di Hogsmeade, per permetterci di comprare le ultime
cose per il Ballo. Io, in verità, non avevo comprato proprio il vestito!
Dovendo andar a comprarlo da sola - perché non potevo andarci con il mio
cavaliere, ovvero Scorpius e non mi fidavo del senso
estetico di Albus o di mio fratello, per non parlare
di qualche conoscente nell’ambito femminile che non frequentavo tanto da
chiederle una cosa del genere – mi ridussi all’ultimo giorno.
Faceva parecchio
freddo e quindi m’ero stretta la sciarpa al collo, guanti e capello,
staccandomi da Scorpius e gli altri con una scusa.
Non m’importava se avessero capito, quel che contava era che fossi rimasta un
po’ da sola.
Nelle precedenti
uscite adHogsmeade, avevo
adocchiato un bellissimo negozio di abiti, quindi per andare sul sicuro, feci
tappa lì.
Quando entrai, un
sonaglio sulla porta tintinnò appena, richiamando l’attenzione di una signora.
<<
Buongiorno >> feci, timidamente.
La signora che mi
venne ad accogliere aveva i capelli grigi e l’aria sorpresa.
<< Ciao!
Per Merlino come sei bella! Cerchi un vestito per il Ballo? >>
<< Ehm...si >> farfugliai, ancora in prossimità della porta.
Lei mi guardò a
lungo, prima sul viso, i capelli, soffermandosi su quest’ultimi, poi scese a
fissarmi il resto del corpo.
<<
Perfetto! Senti cara, siediti su questa poltrona ti porto io un paio di cose
>> mi disse con un sorriso, cosi l’assecondai e poi lei sparì dietro un separè.
Il negozio era
davvero grazioso, forse un po’ eccessivo per tutte le rose appese qui e lì –
non per niente si chiamava Le Rose – però mi
trasmetteva molta accoglienza.
<< Ecco qui
>> disse la signora d’un tratto, poggiando alcuni abiti, protetti da
sottili strati di plastica, su un tavolo rotondo a pochi passi da me.
Mi alzai in
piedi, ringraziandola.
<< Allora,
ti ho portato alcuni vestiti che potrebbero starti bene, guarda... >>
disse sollevandoli e facendomeli vedere attraverso le buste. Però di uno non me
ne piaceva il colore, di un altro il taglio sulla vita, di un altro ancora i
troppi fiocchi. Presi l’ultimo, un abito nero davvero bello.
<< Ottima
scelta, questo è uno dei nostri abiti più belli! >> commentò così chiesi
permesso e andai nel camerino a provarlo.
Mi aveva sorpreso
la bellezza degli altri abiti che, seppur non mi piacessero del tutto, avevano
in sé qualcosa di ottocentesco, classico e fantastico.
Ma l’abito che
stavo indossando, quello si che mi sorprese. Mi
guardai allo specchio dentro il camerino e rimasi a bocca aperta! Mi piaceva un
sacco! Aveva lo scollo quadrato, fatto di tulle e stoffa ricamata con rose
stilizzate, tutto nero profondo, con corsettatura
nella parte superiore, poi una balza e un altro strato di stoffa, con infine
del prezioso merletto. Era corto fino alle ginocchia, ma mi stava davvero bene.
Quando uscii dal
camerino, la signora me ne diede la conferma.
<< Per
Merlino e tutti i maghi! Ti sta benissimo! Questo tipo di vestito s’intona
perfettamente con i tuoi boccoli rossi, sembri una bambola! Che ne dici di
diventare modella per questo negozio? Saresti perfetta! >>
La proposta mi
spiazzò e gentilmente le dissi che ci avrei pensato, anche perché avevo molti
impegni scolastici adHogwarts.
Ma quando le dissi che mi chiamavo anche Rose, lei disse che le coincidenze
erano troppe e che dovevo per forza pensarci positivamente. Ringraziai per la
gentilezza e la disponibilità e le promisi di farle sapere. Uscii del negozio
giusto in tempo per tornare a pranzo al Castello.
<< Weasley, ehi! >>
Mi voltai d’un
tratto verso un ragazzo di Corvonero che mi correva
incontro, l’aria affannata.
<<
Finalmente ti ho trovato! >>
<< Cosa...?
>>
<< Volevo
chiederti se volevi venire al Ballo con me >> mi
disse.
Abbozzai un
sorriso, non per niente sorpresa dato che era il ventiduesimo
quella settimana a chiedermi di andare al Ballo.
<< Mi
dispiace doverti dire di no, ma sono già impegnata per il Ballo >>
risposi.
La
sua faccia perse vigore.
<< Ah... e
chi sarebbe il tuo cavaliere? >>
<< ScorpiusMalfoy >> risposi
tranquillamente.
Lui si corrucciò,
pensieroso.
<< Ma sei
sicura? >>
<< Penso di essere sicura con chi vado al Ballo... >> dissi,
interdetta.
<< Ma,
scusa se insisto, la mia amica, Michelle di Tassorosso, gliel’ha chiesto proprio ieri e lui ha
accettato. Stava su di giri che me l’ha ripetuto un sacco di volte >> mi
disse, confuso.
Io spalancai gli
occhi e la bocca, stupefatta.
<< Dici sul
serio? >>
<< Puoi
scommetterci. >>
<< Beh, se
è così e non ho più un cavaliere, posso venire con te >> gli dissi, ma i
miei pensieri furiosi erano altrove.
<< Forte!
Perfetto! Allora ti passo a prendere domani sera, verso le sette, davanti il
tuo dormitorio! Ciao Weasley! >> fece e se
n’andò via tutto contento.
Perché l’avevo
fatto? Per ripicca? Per vendetta nei confronti di Scorpius?
Si, era così ma mi era venuto spontaneo. Non dovevamo
andare insieme al Ballo?
šsšt›s›
<<
Scorpius, mi devi delle spiegazioni >> sibilai,
dopo averlo trascinato fuori ai giardini, tra una lezione ed un’altra.
Lui
mi aveva guardato confuso, poi si era passato una mano tra i capelli.
<<
Che cosa...? >>
<<
Vai al Ballo con Michelle Lance di Tassorosso? >> domandi diretta.
<<
Si, me l’ha chiesto ieri. Ma perché? >>
Sgranai
gli occhi, sbalordita per la seconda volta.
<<
Come perché? Ma se mi avevi detto che saremmo andati insieme? >>
<<
Io? E quando l’avrei detto? >>
<<
Nella Sala Grande, mi hai detto che se a me piaceva l’idea del Ballo, saresti
venuto con me! >> esclamai.
Lui
sembrò pensarci un attimo.
<<
Ah si, ora ricordo. Ma era stato tanto per dire. Insomma, al Ballo non vai con
la tua migliore amica >> sorrise lui.
Stavo
per rispondergli furiosamente, quando non ce la feci. Ero così arrabbiata che
non riuscivo più a dire nulla.
<<
No giusto, si...hai ragione. Allora ci vediamo al Ballo >> farfugliai,
dandogli le spalle e lasciando i giardini.
La
sera del Ballo arrivò in un batter di ciglia. Ero già pronta da un pezzo, il vestito e le decolté nere che avevo acquistato
precedentemente, i capelli lasciati liberi, tranne per due piccoli fermagli
laterali d’argento e un leggero trucco, un po’ di mascara e matita nera sugli
occhi. Con quei capelli rossi boccolosi e l’abito
nero come la pece, sembravo davvero una bambolina gotica. Mi sentivo così
bella, eppure così infelice.
Mi
decisi a lasciare il dormitorio e arrivare all’appuntamento. Non sapevo neanche
come si chiamava il mio cavaliere, adesso che ci pensavo.
Per
fortuna, lo trovai già li in un completo blu chiaro –
che faceva a pugni con il mio abito, perché in quel momento riuscii a trovare
tutti i particolari negativi di quella serata – con un sorriso a trentadue
denti.
<<
Ciao Weasley! >> mi salutò.
Io mi
avvicinai, cercando di sorridere, poi gentilmente gli chiesi come si chiamava,
perché non ricordavo di averlo mai conosciuto.
<<
Si, hai ragione. Mi chiamo MichealFreem, sono di Corvonero quinto
anno >> rispose con un altro sorriso stucchevole.
Ricambiai
il sorriso, mentre mi porgeva il gomito ed entravamo a braccetto nella Sala
Grande. Per un attimo dimenticai tutta la parte negativa, perché la Sala risplendeva davvero come
un diamante. Le decorazioni erano sul bianco, molto sobrie, come quasi se fosse una Sala ricoperta di neve: palloncini, festoni,
candele, tutto bianco; poi i buffet sui lunghi tavoli, il complesso musicale
sul palco rialzato, tutti i ragazzi in abito elegante. Era tutto così bello!
<<
Balliamo? >> mi chiese Micheal, con l’ennesimo
sorriso.
<<
Ehm...si okay >> accettai, malvolentieri.
In
quel momento Micheal poteva anche essere il più bello
del mondo – ed in effetti era carino – ma non mi
sarebbe interessato dato che avevo altro in mente.
Mi
prese per la vita e io gli misi le mani intorno al collo, ma mantenendo le
dovute distanze, ed iniziammo a ballare.
Passarono
i minuti, quando lui fu finalmente richiamato da alcuni amici e mi disse se
potevo concedergli due minuti, perché doveva parlare di una cosa. Annuii volentieri
per quella pausa, così lasciai la pista e sgusciai verso il buffet per bere
qualcosa.
<<
Wow...come sei bella >>
Mi
voltai verso Scorpius, dietro di me con uno smoking
nero elegante quanto perfetto. Adoravo quando lui
indossava qualcosa di nero...
<<
Ciao Scorpius >> accennai, voltandomi a
prendere un bicchiere di succo di mela verde.
Mi
voltai di nuovo, iniziando a sorseggiarlo, ma tenendo gli occhi fissi su tutto,
fuorché lui. Ma Scorpius aspettava pazientemente
davanti a me.
<<
No, davvero. Sei bellissima. Sembri una bambola da collezione...>>
<<
Dov’è la tua dama? >> lo interruppi come se non avessi sentito niente di
ciò che aveva detto.
<<
Con il tuo cavaliere e altri amici a parlocchiare di
un festino che vogliono organizzare nella stanza delle
necessità a fine anno >> mi rispose, alzando le spalle.
<<
Forte >> feci, sarcastica.
Rimanemmo
un altro po’ in silenzio, finché non finii di bere il succo. Poi posai il
bicchiere.
<<
Io vado a cercare il mio cavaliere, buona serata >> dissi, facendo qualche
passo e superandolo.
Ma
dopo poco, fui afferrata e trattenuta per il braccio. Mi voltai interdetta.
<<
Puoi concedermi un ballo? >> mi chiese Scorpius.
Una
parte di me voleva gridargli << Sisisisisi!!! >> ma il mio orgoglio non me lo permise.
<<
Se hai voglia di ballare, chiedilo alla tua dama. Se invece vuoi ballare
proprio con me, mi dispiace, ma dovevi pensarci prima e venire al Ballo con me.
Hai perso il treno >> dissi arrabbiata, liberandomi della presa che era
scesa sul mio polso.
<<
Ah, ho capito... >> lo sentii dire, così mi bloccai, dandogli ancora le
spalle.
<<
Sei arrabbiata perché non sono venuto al Ballo con te?
>> ridacchiò.
Strinsi
i pugni lungo i fianchi.
<<
Ma figurati! Lasciami stare adesso >> sibilai e mi allontanai finalmente
da lui.
Mi
veniva da piangere. Mi sentivo frustrata, arrabbiata, delusa, amareggiata. Non
volevo più stare a quel Ballo, così invece di tornare in pista me ne uscii
dalla Sala Grande.
Voltai
l’angolo, lasciandomi la musica e la confusione alle spalle. Feci qualche
metro, poi optai per tornarmene nel dormitorio, tanto in quel momento
sicuramente non c’era nessuno a potermi dare fastidio.
Entrai
ed era tutto buio e vuoto. Accesi qualche luce soffusa
e mi lasciai cadere sul divano, reclinando la testa all’indietro.
Sospirai
più volte, cercando di cacciare indietro i pensieri cattivi che stavano
rapendomi la mente.
D‘un
tratto sentii un rumore, ma non mi voltai. Poi vidi una giacca poggiarsi sullo
schienale della poltrona accanto a me e sollevai lo sguardo, quando Scorpius si stava allentando il papillon.
<<
Il tuo cavaliere stava impazzendo, perché non riusciva a trovarti >> mi
disse, sedendosi accanto a me. Distolsi lo sguardo.
<<
Ho spiegato che non stavi bene e che stavi tornando nel dormitorio... >>
<<
Sto benissimo, invece >> sibilai.
<<
E quindi ho lasciato li la mia dama, che credo si sia
messa a ballare col tuo cavaliere. Abbiamo fatto formare una coppia, dovremmo
essere contenti >> continuò.
<<
Già >> abbozzai.
Cademmo
nel silenzio per parecchi minuti, in cui pensai addirittura che se ne fosse
andato.
<<
Rose, tu non mi vedi solo come un amico, vero? >>
Parlò
appena, quasi non lo sentii, ma mi voltai e mi drizzai a sedere, avendo capito
perfettamente. Lui stava con la testa appoggiata all’indietro sullo schienale
del divano, l’aria pensierosa.
<<
Ce-certo! Certo che ti vedo solo come un amico. Il
mio migliore amico >> ci tenni a precisare.
Lui
sollevò il capo e tornò a sedere in modo composto, poggiando però i gomiti
sulle gambe, sporto in avanti, senza guardarmi.
<<
Perché allora te la sei così presa che io non sia venuto al Ballo con te?
>> mi chiese.
Attesi
un attimo di trovare le parole, perché non riuscivo a rispondergli.
<<
In verità...non lo so neanche io >> dissi infine.
<<
Pensaci >> m’incalzò.
<<
Io credo che...sia perché pensavo di venirci con te da tempo
prima e ho sentito la notizia da un altro, e poi mi ha dato fastidio il
tuo comportamento, perché per me era una cosa già definita che tu hai ignorato.
E’ per questo >> risposi, cercando di essere sincera.
Lui
tacque, poi ti tolse completamente il cravattino, allentandosi la camicia.
<<
Va bene, se è così allora scusami, non me n’ero reso conto d’aver preso un
impegno con te >> mi disse, senza ancora guardarmi.
Rimanemmo
di nuovo in silenzio, che per la prima volta da tempo fu imbarazzante.
<<
Ti piaceva la ragazza con cui sei andato al Ballo? >> gli chiesi d’un
tratto.
Lui
finalmente alzò lo sguardo su di me.
<<
Era carina. La più carina tra quelle che me l’avevano
chiesto >> disse.
Abbassai
il capo, guardando le mie dita giocherellare con i lembi dell’abito.
<<
E tu, perché sei andata al Ballo con quel tipo? >>
<<
Era carino. Il più carino tra quelli che me l’avevano chiesto >> risposi
facendogli eco.
Lui
ridacchiò, scuotendo la testa.
<<
Tu non me l’hai chiesto >> disse.
<<
Cosa...? >>
<<
Se me l’avessi chiesto tu di venire al Ballo con te, saresti stata tu la più
carina a cui avrei detto di si >> chiarii.
<< Anche se, >> aggiunse, facendo scendere i suoi occhi su di me,
<< carina è veramente riduttivo. >>
Sentii
un improvviso calore alle guance e mi misi a ridere per l’imbarazzo.
<<
Scemo >> lo appellai, abbassando lo sguardo.
<<
Rose >> mi disse, sollevandomi il mento e guardandomi negli occhi.
Ci fu
qualche secondo di silenzio, in cui il mio cuore batté all’impazzata e il mio
respiro si mozzò, a guardarlo così vicino al mio viso. Poi lui tolse la mano e
la fece scivolare sul mio collo nudo, le spalle, lungo il torace fino alla
vita, dove mi attirò a sé in un dolce abbraccio.
<<
Mi piace tanto il tuo profumo >> mi sussurrò, tra l’orecchio e la base
del collo, dove poggiò la testa.
Io mi
irrigidii, poi mi rilassai pian piano abbracciandolo a mia volta. Cos’era quel
forte brivido che mi attraversava tutto il corpo?
šsšt›s›
Per
fortuna, dopo il Ballo, rividi solamente una volta MichealFreem e gli dissi delicatamente che non
m’interessava. Sembrò capire e, anzi, mi ringraziò per avergli dato
indirettamente un’opportunità con la sua amica – ora non più solo amica – Michelle.
Il
resto del Quarto anno trascorse perfettamente, le prove e le interrogazioni
andarono bene e il campionato di Quidditch lo vinse Serpeverde e Scorpius era su di
giri.
Nel
festino che organizzarono alla fine dell’anno nella Stanza delle Necessità, poi,
c’erano proprio tutti. Avevano fatto si che la stanza
si aprisse quasi come la Sala Grande
e che quindi diventasse una festa davvero fantastica. Intanto, io avevo
accettato di fare la modella per quel negozio bellissimo – dopo aver chiesto ai
miei genitori che ebbero parlato con la responsabile -
e quindi ero impegnata anche con alcune sfilate e sedute fotografiche ogni
cambio di stagione. Scorpius veniva sempre a vedermi,
estasiato, e la signora si dispiacque che loro confezionavano solo abiti femminili,
perché Scorpius sarebbe stato un modello bellissimo.
Quella
sera, la sera di fine anno, avevamo già fatto tutti i bagagli ed eravamo pronti
a fare notte fonda senza dormire, coscienti che avremmo sonnecchiato
nell’espresso per Londra.
<<
Ehi Rose! L’anno prossimo voglio entrare anch’io nella squadra di Grifondoro! >> fece mio fratello Hugo
venendomi incontro un po’ brillo.
Mi
schiacciai una mano sulla fronte, esasperata. Albus e
i suoi amici volevano far ubriacare mio fratello?
<<
Piccolo Weasley, potrai entrare in tutte le squadre
che vuoi, ma tanto vinceremo sempre noi >> lo prese in giro Scorpius, accanto a me.
Hugo gli fece una linguaccia e se ne andò via
arrabbiato. Scorpius ridacchiò, perché in fin dei
conti mio fratello gli era simpatico.
<<
E così anche questa volta ci diciamo arrivederci per tre mesi. Come passa
veloce il tempo >> commentai, giocherellando con il bordo del mio
bicchiere di carta.
Vidi Scorpius sollevare lo sguardo verso di me, poi sorridere e
scuotere la testa.
<<
Sei troppo bella, non riesco a guardarti senza
rimanere folgorato >> disse.
<<
Eddai, fai la persona seria! >> lo rimbeccai,
appena rossa in viso.
<<
Rose, che ne dici di venire davvero al mio compleanno
quest’anno? >> mi domandò.
Io
rimasi un po’ stupita e pensierosa, finché spontaneamente non gli risposi che
mi avrebbe fatto molto piacere.
Lui
mi sorrise e mi abbracciò, sollevandomi poi da terra e stringendomi forte.
<<
Ma quanto ti voglio bene!? >> fece, dandomi un
forte bacio sulla spalla nuda.
šsšt›s›
Ecco il
14esimo cap. Lo posto adesso, perché l’ho scritto in
una pausa di studio e vi dico fin da adesso che prima di lunedì pomeriggio –
martedì, non scriverò altri cap perché ho l’esame.
Quindi godetevi questo! A presto!
Baci,
Erin.
Ps: come richiesto, vi allego l’abito di Rose al Ballo. =)
<< Rose, calmati
>> mi disse per l’ennesima volta mia madre. Ma io non ci riuscivo.
Stavamo tutti nel
salotto, seduti, in silenzio, ad aspettare. O meglio, Hugo
giocava alla playstation, mia madre chiacchierava
allegramente con lui e mio padre mi guardava con un sorriso abbozzato.
<< Ma
sicura che non vengono a prenderti i genitori? Sicura che mandano solo un autista?>>
<< Papà,
si! Quante volte devo dirtelo? Non vedrai i Malfoy,
quindi calmati. Viene solo l’autista, manco Scorpius
riesce a venire perché è il festeggiato e deve stare a
casa a ricevere gli ospiti e i parenti >> spiegai per la novantesima
volta.
Mia madre alzò
gli occhi al cielo e disse a mio padre di andarsi a sedere accanto a lei. Papà
così fece e mamma iniziò a carezzargli le mani per farlo calmare.
Il 28 Agosto era
arrivato fin troppo presto. La vacanze erano volate
letteralmente e io m’ero ritrovata a fine Agosto senza che me ne rendessi
conto, pronta ad andare al quindicesimo compleanno del mio migliore amico.
Quando l’avevo
detto ai miei genitori, c’erano rimasti secchi. Mamma poi era stata felice che
i Malfoyavessero accettato
di invitarmi a casa loro, papà invece non poteva proprio crederci. Ma, in vero,
neanche io sapevo con che faccia mi avrebbero salutato i genitori di Scorpius.
Tutto felice, il
festeggiato mi aveva detto che un autista sarebbe passato da me verso le sette.
Ma erano le sette meno un quarto, ed io ero già pronta da un pezzo, con il
pacco regalo al mio fianco. Avevo indossato un abito dell’atelier Le Rose in cui facevo la modella, ma era
stato difficile scegliere: primo, non sapevo se l’abito sarebbe
dovuto essere lungo o corto, se parecchio elegante o sobrio e comunque estivo.
Alla fine scelsi un abito bianco, sullo stile di quello che avevo indossato al
Ballo di Natale adHogwarts,
ma con qualche balza in più e di un bianco bianchissimo con parecchi merletti e
fronzoli. Mi piaceva il contrasto che faceva con i miei boccoli rossi.
<< Sorellona, mi rispieghi perché io non posso venire? OH!
GOAL! >> esclamò Hugo, prima di segnare il goal
decisivo della partita virtuale. Dalla tv iniziarono a partire ovazioni e
canzoni. Mio padre, ancora adesso che era adulto e viveva nel mondo babbano da tanto tempo, non poteva non rimanere affascinato
dalla playstation.
<< Perché,
anche se conosci un po’ Scorpius, non sei stato
invitato. E poi non ti voglio tra i piedi >> dissi con tono affettuoso e
lui mi fece una linguaccia.
Le lancette
dell’orologio segnarono le sette con uno squillo di tromba, cosa che mio padre
adorava e che io semplicemente detestavo. A volte mi faceva sobbalzare e quasi
rischiavo di prendere un infarto. Come in quel momento, d’altronde, in cui
contemporaneamente, bussarono alla porta.
Balzai in piedi,
con il regalo tra le mani. Mamma andò ad aprire e mio padre sgusciò al fianco
di Hugo per togliersi dal raggio visivo della porta.
<<
Buonasera, signori Weasley. Sono qui per accompagnare
la signorina Rose alla residenza dei signori Malfoy >> disse in tono elegante l’autista, in
smoking nero.
Io feci un
sorriso nervoso e mi feci avanti, mentre mia madre chiedeva se per il ritorno
sarebbe stato lo stesso.
<< Ma
certo, la riaccompagnerò io qui personalmente >> rispose l’uomo.
Mamma si
tranquillizzò, così la salutai, salutai tutti con un cenno e dei baci, poi
salutai anche l’autista e lasciai casa.
L’uomo mi fece
salire, richiudendomi lo sportello delicatamente. Poi prese
posto davanti e mise in moto.
<< E’ molto
distante casa di Scorpius da qui? >> domandai.
<< No,
signorina. La residenza del signorino non è molto distante. Dobbiamo entrare
nel mondo magico attraverso un passaggio, da lì saranno circa dieci minuti
>> mi spiegò.
Ringraziai con un
sorriso.
Infatti, il
tragitto fu breve. Dopo che la limousine diventò invisibile, ci alzammo in aria
e l’auto volò nel cielo per qualche minuto, fino a raggiungere uno stretto
corridoio di palazzi, in cui passammo velocemente. Nel giro di pochi secondi,
fummo catapultati da un’altra parte, ovvero nella Londra Magica.
Erano bellissime
tutte quelle case che profumavano di magie. Si, decisamente, da grande mi sarei
trasferita perennemente nel mondo magico.
La residenza dei Malfoy si trovava fuori città, circondata da immensi ettari
di verde boscoso, che offuscava la villa dalla strada. Il cancello imponente
era nero e tutto lavorato, così planammo e scendemmo lentamente davanti ai due
battenti, che si aprirono dopo poco. Non ci avevo fatto subito caso, ma ai
bordi del sentiero che percorremmo fino alla villa, coperta dalle fronde di alberi
secolari, c’erano molte carrozze e macchine dall’aspetto strano, segno della
presenza di ospiti. Mi irrigidii al pensiero di tutta quella gente che mi
avrebbe guardato in modo strano.
<< Eccoci arrivati, signorina >> mi disse l’autista,
parcheggiando sotto alcuni alberi e venendo ad aprirmi la portiera.
<< Ehm…
>> esitai, nello scendere. << Non è che mi accompagna fino alla
porta, che non so neanche da dove entrare? >> chiesi flebilmente.
Lo vidi
palesemente trattenuto per non ridere.
<< Ma certo, signorina. >>
La casa era
dipinta di bianco, con rifiniture e tetto a tegole verde. Sembrava una di
quelle case di epoca vittoriana, grandi e piazzate, con soffitte e finestre su
due sporgenze del tetto.
I giardini erano
curati alla perfezione, ma l’autista mi disse che il bello era proprio il retro
dei giardini, dove c’erano lo stagno con un bellissimo parco, la piscina, un
campo da Quidditch ed una scuderia con i cavalli.
Rimasi a bocca aperta, ripromettendomi di chiedere a Scorpius
di mostrarmi tutto.
<< Ecco
qui, potete entrare di qui signorina. Il signorino Scorpius
sarà sicuramente in questa sala ad aspettare gli invitati >> mi disse, lo
ringraziai e lui con un cenno del capo si congedò.
Entrai, dopo
alcune signore in abito lungo con le loro figlie – pensai – che mi guardarono con aria curiosa e sorpresa.
Scorpius, come sperai,
era proprio lì. Al centro della sala circolare principale, i pavimenti lucidi
di marmo incorniciato ai bordi elegantemente, i lampadari di cristallo, le
piante stupende, i mobili ottocenteschi da catalogo, un pianoforte a coda nero
lucido che qualcuno stava suonando, gli invitati variopinti
ed eleganti, che si dividevano fra i buffet e i balconi che s’intravedevano attraverso
le lunghe vetrate.
Alzai una mano
timidamente, per attirare la sua attenzione. Quando lui si voltò, non dandomi
più le spalle, lo vidi avvolto in un completo nero bellissimo, camicia bianca
un po’ sbottonata senza cravattino, i capelli sistemati all’indietro col gel,
le scarpe classiche sicuramente italiane.
Mi guardò per
qualche secondo, immobile. Poi fece qualche passo e solo dopo praticamente
corse da me.
<< Rose... non
posso crederci, sei venuta? >> fece e da vicino
era ancora più bello.
<< Te
l’avevo promesso, >> abbozzai, un po’ rossa in viso.
Gli tesi il regalo,
sussurrandogli Auguri.
Lui lo prese e disse, come sempre, che non dovevo. Lo scartò e
ne rimase piacevolmente colpito – lo notai dagli occhi sgranati
– quando tirò fuori il cellulare che gli avevo comprato.
<<
Cellulare, si...Rose grazie, così possiamo sentirci in diretta
quando vogliamo! >> mi abbracciò, stringendomi e sollevandomi a
mezz’aria tra le sue braccia.
<< Sei più
che bella stasera, lo sai? Se volevi passare inosservata proprio non ci
riuscirai >> mi sussurrò, tenendomi ancora stretta.
<< Beh, non
fa niente. Se tu non mi lascerai da sola da qualche parte della sala, penso che
sopravvivrò >> dissi, arrossendo senza che lui potesse vedermi.
<< CofCof
>> sentii ad un certo punto, così ci staccammo e io guardai oltre le
spalle di Scorpius.
C’era una
splendida signora bionda, alta ed elegante, avvolta in una
abito nero e diamanti.
<< Ciao,
Rose. Io sono la madre di Scorpius, piacere di
conoscerti >> disse, allungando una mano verso di me.
Ero rimasta così
basita, che non avevo risposto subito. Poi mi ero ricomposta.
<<
Oh...ecco...io, grazie signora Malfoy, il piacere è
tutto mio >> farfugliai, facendomi rossa.
<< Come sei
bella, lo dico sempre a Scorpius spero che lui te lo
riferisca! Bene, io vado a intrattenere le mogli degli amici di tuo padre – che
seccatura! – quindi, se volete perdonarmi... >> disse, mi fece un sorriso
e se ne andò.
Io rimasi a
guardarla in lontananza.
<< Com’è
bella tua madre. E com’è dolce, è venuta fin qui... >>
<< Mia
madre è così >> disse Scorpius, guardandola
andare via. << Tutti pensano che sia una persona fredda e calcolatrice
come mia nonna e che mio padre, quindi, sia come mio nonno. Ma io mi trovo bene
nella mia famiglia. Certo, ci sono delle regole più dure rispetto ad una
famiglia normale, ma io posso dire d’avere una mamma dolce e presente e un
padre che sembra freddo e burbero, ma in realtà è sempre attento e me e vuole
crescermi al meglio >> spiegò, con lo sguardo perso verso la sala.
Feci un sorriso,
carezzando la spalla di Scorpius. Lui si voltò
sorridendomi a sua volta.
<< Bene,
allora, ti faccio conoscere un po’ di miei conoscenti e amici, così ti
ambienti! >> fece, poi mi prese per mano e scattò verso il centro della sala.
Sbiancai d’improvviso quando lo vidi diretto verso un gruppo di ragazzi
intenti a chiacchierare di qualcosa.
<< E poi
quella tipa m’è saltata praticamente addosso... >> sentii dire ad uno,
che ridacchiò e poi bevve un sorso di punch.
Il gruppo era formato
da otto persone, tre ragazzi e cinque ragazze, i ragazzi in smoking nero
classico, con qualche differenza di bottoni o di cuciture, mentre le ragazze
con abiti succinti e scollati da adulte. Mi sentivo troppo bambolina in
confronto a loro.
<< Ehilà, festeggiato
>> fece una ragazza fasciata da un bustino verde
attillato, avvicinandosi e dando un bacio sulla guancia a Scorpius.
<<
Auguri... >> disse, lascivamente. Lui la ringraziò.
<< E lei è...? >> fece sempre la stessa, indicandomi con
un’espressione un po’ disgustata.
<< Si, lei
è Rose Weasley, volevo presentarvela >> disse Scorpius, con un sorriso.
Nessuno disse
niente, ma si limitarono a squadrarmi.
<< Una Weasley, eh? Si vede... >> fece una biondina in rosa,
giocherellando con i suoi bracciali.
Il ragazzo che
invece mi era affianco mi stava guardando il seno palesemente, sebbene il mio
abito non fosse scollato.
Scorpius aveva contratto
i muscoli del viso, guardando un po’ tutti i ragazzi e le loro espressioni.
<< Rose è
la mia migliore amica >> disse, quasi sibilando.
L’espressioni mutarono
notevolmente, ma in sorpresa. Poi qualcuno ridacchiò.
<< Scorpius, da quando è che ti dedichi al sociale? Diventare
amico di un caso disperato come un Weasley! >>
esclamò una bruna riccia, ridendo acutamente, suscitando le risate di tutti.
Scorpius contrasse i
muscoli del viso, strinse i pugni e le nocche sbiancarono divenendo bianche
quanto il mio abito.
<< Da oggi
siete ufficialmente cancellati dalla mia lista di conoscenti. Sono un signore e
non vi caccerò dalla mia festa, potete continuare a mangiare a sbafo... >>
<< Dai, Scorpius non fa niente...ci sono abituata... >> dissi
a voce bassa, tirandogli un po’ la giacca.
Ma lui non volle
sentire ragioni.
<< Ma da
domani in poi, >> continuò, << per me siete morti >>
aggiunse, poi mi prese per mano e mi trascinò via.
<< Scorpius, che ti prende, ehi! >> esclamò la brunetta,
correndogli incontro insieme ad un ragazzo.
<< Ehi,
stavamo scherzando dai >> disse quello, bianco dalla paura. L’avevo
capito subito dalle loro espressioni e poi lo sapevo per detto: perdere
contatti con un Malfoy significava dire addio alla
vita sociale e nobile.
<<
Ringrazia che non ti ho dato un pugno, Richard
>> disse tra i denti Scorpius, guardando a
pochi centimetri dal viso il ragazzo in questione. Richard
alzò le mani e trascinò via la brunetta, così ci allontanammo da loro.
<< Non
dovevi esagerare così, non dovevi >> gli dissi, una volta che fummo
lontano, ma immersi nel chiacchiericcio della sala stracolma di gente.
<< Certo
che dovevo >> si limitò a dire, con me che ancora non riuscivo a lasciare
il lembo della sua giacca. Mi sentivo come una bambina con il suo papà iperprotettivo.
Facemmo un giro
della sala e mangiammo qualcosa al buffet, incrociai di nuovo lo sguardo della
madre e perfino quello del padre, che sorprendentemente si limitò solo a
guardarmi, senza nessuna traccia di odio o disgusto, anzi.
Mi accorsi, dando
una breve occhiata all’orologio a pendolo a ridosso del muro principale, che
erano già le dieci. Pensavo che mi sarei annoiata, che avrei contato il tempo a
manciate di millesimi di secondi, circondata da occhi maligni. Beh, quelli
c’erano, ma non erano tutti tutti
e poi quasi non me ne accorgevo con Scorpius al mio
fianco. Avevamo parlato molto, di qualsiasi cosa, come del fatto che stavamo
per iniziare il quinto anno. Sembrava passato un giorno da
quando c’eravamo conosciuti al primo anno e allo stesso tempo, sembrava
passata un’eternità perché ci sembrava di conoscerci da sempre.
Non seppi bene se
fu da quella sera o già da tempo, che iniziò a piacermi Scorpius.
Mi accorsi che quando si avvicinava, mi toccava i capelli, mi diceva quanto ero
bella, mi batteva troppo il cuore e avrei voluto baciarlo. Probabilmente era
davvero da tanto tempo che provavo quelle sensazioni, ma non avevo saputo
dargli un nome. Invece adesso ci pensavo di continuo. Ma non volevo espormi.
Avevo paura di rovinare la bellissima amicizia che avevamo, perché sapevo che
benché lui mi dicesse che ero bella, non mi vedeva con quegli occhi. L’avevo capito quando non mi
aveva invitato al Ballo, un’occasione d’oro per invitare la ragazza che ti
piace, ma invece ci aveva invitato un’altra. Oppure quando aveva iniziato a
sentire quelle pulsioni maschili e si era allontanato, perché probabilmente non
voleva soddisfarle con me.
C’era qualcosa,
in me, che mi diceva che lui mi vedeva piuttosto come una sorella. Sperai solo
che questo alla lunga non mi creasse fastidi o imbarazzi, perché io non lo
sentivo affatto come un fratello.
Verso le dieci e
mezza, Scorpius si batté la fronte con la mano,
dandosi del cafone per non avermi fatto vedere le casa.
Mi misi a ridere, dicendo che non mi sembrava il caso, altrimenti ci avremmo messo un’ora. Quindi, si limitò a farmi salire nella
sua stanza, perché voleva farmi vedere i miei regali tutti in vista sulla
stessa mensola, la foto che gli avevo mandato dall’Italia che aveva conservato
nell’album e tanto altro. Così salii.
La sua camera da
letto era bellissima. Mi ero abituata a quella di Hogwarts,
senza pensare che ne avesse una anche a casa sua. Era sui toni del verde, grandi tendaggi e un grande letto a due piazze a
baldacchino, cuscini ricamati, tappeti preziosi, mobili pregiati in legno
scuro, una grande vetrata che dava sul parco, luci particolari di cristallo che
s’intrecciavano come serpenti, formando un lampadario originale quanto
elegante.
E poi non era per
niente impersonale come mi sarei aspettata da un rampollo di una famiglia
nobile. Era piena di oggetti strambi, cose in disordine sulla scrivania,
fotografie appese sul muro con delle puntine da disegno – foto della sua
famiglia, sue, alcune anche mie – oppure cuscini sparsi sul tappeto davanti al
letto.
<< Wow, mi
piace un sacco la tua stanza >> dissi, estasiata.
Lui sembrava
visibilmente contento. Ci sedemmo sul letto, perché voleva mostrarmi un album
di fotografie di quando era più piccolo, fatte anche
ad Hogwarts, anche mie di cui non mi ero accorta.
<< Ehi...e
questa? Quand’è che hai portato la macchina fotografica nella Sala Grande?
>> mi arrabbiai, guardando una mia foto mentre
mangiavo il gelato, tutta sporca sulla bocca.
Lui rise,
mostrandomene altre. Molte delle quali mentre dormivo in camera sua, ignara.
<< Per
Merlino... >> farfugliai, sconvolta. Poi sollevai lo sguardo verso di
lui, trovandolo palesemente divertito.
<< Ma dai!
Non puoi! E’ contro...tipo, la privacy! >> balbettai. Lui scoppiò
ufficialmente a ridere.
Presi un cuscino
dal letto e glielo tirai, dandogli dello scemo.
Lui prese la
macchina fotografica dal comodino e mi chiese se, gentilmente gli concedevo di fare una foto insieme – ma suonava come una
presa in giro.
Gli feci la
linguaccia, ma poi acconsentii. Lui scattò e poi me la fece vedere, perché la
macchina era di quelle istantanee. Ne facemmo due, perchè volevo anche io una
foto di noi due in abito elegante.
<< Ma puoi
stare qui? Insomma, non dovresti stare in mezzo agli invitati? >>
domandai d’un tratto.
<< Ma no,
sono stato in giro fin troppo. Adesso mi prendo un po’ di pausa dal casino
>> mi disse, lasciandosi cadere all’indietro sul materasso.
<< Ascolta
Rose >> disse, guardando il soffitto oltre il baldacchino e le tende.
Non capii subito,
fin quando non partì dal nulla una melodia che si
diffuse in tutta la stanza.
<< Cosa...?
>>
<< E’ la canzone che c’era quando ti chiesi di ballare e tu
rifiutasti >> rispose.
Attesi
qualche secondo, capendo poi di cosa stesse parlando.
<< Parli
del Ballo? Era questa la canzone di quel momento? >>
Lui si alzò a
sedere, guardandomi. Non mi chiese a parole se volevo ballare, ma me lo fece
capire con gli occhi, grigio tempesta. Mi prese la
mano e con l’altra mi strinse la vita, mentre scendevamo dal letto.
Mi accompagnò
lentamente al centro della stanza e, sulle note di quella dolce musica,
iniziammo a dondolare lentamente.
Poggiai
istintivamente la testa sul suo petto, continuando a dondolare leggeri, mentre
sentivo il suo respiro tra i capelli e il suo cuore battere forte.
<< Rose...
>>
<< Mh? >>
Sentii una mano
sotto il mio mento, e mi ritrovai a fissare due occhi grigi come nuvole cariche
di pioggia. Il suo sguardo scese sulle mie labbra e vi avvertii sopra il suo
pollice, sfiorarle delicatamente. Prima che riuscissi
a pensare che la cosa che stava per fare non era possibile, mi aveva già
baciata. Era un bacio leggero, all’inizio. Aveva poggiato le sue labbra sulle
mie, poi aveva iniziato a giocarci, mordendole appena; poi mi aveva stretto la
vita e il bacio era diventato molto più intenso.
Il mio primo
bacio.
La mia testa già
non ragionava più, figurarsi quando lui mi passò le
mani tra i capelli. Gli passai le braccia intorno al collo e mi alzai sulle
punte, stretta tra le sue braccia, rapita dalle sue labbra.
<< Ehm...Toctoc >> sentii così mi
allontanai subito, imbarazzata.
Una domestica era
sulla porta, con aria mortificata.
<<
Scusatemi, ma l’autista l’aspetta in auto, signorina Rose >> disse, fece
un breve inchino e lasciò la stanza.
Non volevo
riportare l’attenzione davanti a guardare Scorpius.
Ero troppo in imbarazzo. Avevo il fiatone e le guance rosse.
<< Beh...ti
accompagno giù >> lo sentii dire, così presi la mia fotografia dal letto
e ci avviammo giù, in silenzio.
Non alzai lo
sguardo su di lui per tutto il tempo, sentendo il mio cuore battere fortissimo.
Poi, quando fummo
nei giardini e ci trovammo la limousine a pochi metri, io involontariamente
continuai, proseguendo dritta. Ma sentii una mano afferrarmi il polso.
<< Non mi
guardi...adesso non mi saluti nemmeno? >> fece Scorpius.
Io aprii la bocca
per dire qualcosa, non riuscendo a farfugliare niente di sensato che un:<< No, ma che dici...scusami io... >>
<< Senti
Rose, facciamo finta che non sia successo niente, okay? Io non voglio rovinare
la nostra amicizia, quindi scusami se mi sono comportato così impulsivamente
>> mi disse, e prima che potessi rispondere, lui si allontanò da me,
lasciandomi a pochi passi dalla limousine.
Il viaggio di
ritorno fu terribile, perché ero tormentata dai pensieri. Cos’era successo?
Cos’avevo avevo fatto di male? Perché s’era rimangiato
il bacio?
šsšt›s›
Ecco qui il 15esimo cap!
Spero vi piaccia. Grazie per i bellissimi commenti!!!!
L’esame è andato bene, ho preso 28. Ma lo studio non finisce qui, perché dovrò
darne altri, ma vi promettoche la storia sarà sempre aggiornata con cadenza regolare! Ah! Volevo dire a Sara Woig che non sono una gothic lolita, ma adoro quello stile ed ho molte cose così...mi piace molto il periodo vittoriano per la moda e quindi gli abiti gothic lolita mi attirano tantissimo! =)pps: per chi me l'ha chiesto, io studio filosofia al primo anno! =)
Baci, Erin.
Ps:
sono un po’ stanca, quindi scusatemi se ho fatto qualche errore grammaticale,
domani me lo leggo di nuovo e correggo. Vi allego intanto l’abito di Rose al
compleanno di Scorpius. EDIT: ho dato un'occhiata al cap, correggendo qualcosa.
Non riuscivo a
spiegarmi il perché del suo comportamento. Non era arrabbiato o nervoso, o
qualcosa che potesse giustificare la mia
preoccupazione. No, assolutamente no. Era
normalissimo. Anzi, più che normale. Scherzava, allegro, con gli amici. Faceva
allenamento nel campo da Quidditch, rispondeva come al solito alle domande durante le lezioni.
Io, mentre fuori
cercavo d’essere come lui, dentro morivo ogni giorno di più.
Era giusto, non
voleva rovinare la nostra amicizia e quindi non voleva stare con me, era più
che chiaro. E quindi si comportava come se niente fosse, con me, con tutto.
Io l’avevo
accettato. O meglio, ero furiosa, imbarazzata a volte e dispiaciuta tutto
insieme ma che potevo farci? Lui aveva deciso così ed il mio orgoglio non mi
permetteva di andarlo a pregare di ripensarci.
I mesi passavano
e io cercavo di abituarmi al nuovo Scorpius. Nuovo
perché ormai avevamo quindici anni ed eravamo più maturi. Sia nell’aspetto
fisico – lui cresceva a vista d’occhio e metteva su tono muscolare, definendosi
– sia nell’aspetto caratteriale.
Sapevo che prima
o poi sarebbe accaduto. Insomma, mia madre mi aveva parlato di DracoMalfoy e del suo fare da
playboy con tutta la scuola hai suoi piedi, ma una parte di me sperava sempre
che non accadesse anche al figlio. Invece accadde. Beh, naturale! Quando un
ragazzo così bello si aggira per il castello, non puoi fare a meno di
guardarlo. Se poi non ti limiti a quello ma ti strusci
addosso e fai la gatta morta, riesci proprio ad ottenere quello che vuoi!
Quanto le odiavo.
Ero appena uscita
dall’aula, con i libri appoggiati su bacino di lato, e lui stava lì.
Ridacchiava con delle oche assurde insieme agli amici, che
però erano solo di contorno perché gli occhi erano tutti per lui.
Per qualche
istante pensai che forse se non l’avessi conosciuto fin da piccola, adesso
staremmo già insieme. Ma io lo so che in fondo lui mi vede come una sorella,
che l’altra volta era stato un gesto impulsivo d’affetto e che non voleva dire niente.
<< Oh,
scusami >> dissi, quando i libri gli caddero per terra. M’ero voltata
violentemente per andarmene e avevo urtato un ragazzo.
<< Aspetta,
ti aiuto a raccoglierli >> dissi, ma lui scosse la testa e mi disse che
non faceva niente.
Aveva un bel viso
ed un fisico tonico, anche se stavamo accovacciati all’altezza del suolo.
I capelli bruni e
gli occhi celesti, il sorriso stampato sul viso. Era di Grifondoro.
<< Weasley, giusto? Rose Weasley?
>> fece, alzandosi con i libri raccolti tra le mani.
<< Ehm...si.
Ma tu...? >>
<< Sono Richard. Non mi riconosci? >>
Mi alzai a mia
volta, guardandolo bene negli occhi. Poi mi portai una mano alle labbra.
<< Non
posso crederci, sei davvero tu? Ma anche tu alla fine sei
finito qui? E perché non ti ho mai visto? >> dissi velocemente.
<< Beh, da
quando ho lasciato le elementari mi sono poi trasferito in un’altra città. La
chiamata per Hogwarts era arrivata ad undici anni,
come tutti, ma io ho avuto dei problemi familiari ed ho dovuto studiare a casa.
Però quest’anno sono venuto >> mi spiegò, con un sorriso.
Ecco perché, io
lo ricordavo quel sorriso! RichardThompson era un mio compagno di classe alle
prime classe elementari, poi si era trasferito con la famiglia fuori
città.
<<
Wow...oddio, è bellissimo rivederti! Non pensavo che qualcuno delle mie scuole
elementari alla fine sarebbe diventato un mago >> dissi.
<< Oh si,
anche Lucas, ti ricordi? >>
<< Davvero?
>>
<< Si, ma
lui è a Durmstrang >> rispose.
Sgranai gli
occhi, commentando sull’influenza oscura che aveva Lucas
anche alle elementari.
Parlando ci
allontanammo da lì e ci raccontammo di tutto e di più. Passai finalmente un
piacevole pomeriggio.
šsšt›s›
<< Rose,
chi era quello di oggi? >> mi domandò Scorpius,
mentre mangiavo la macedonia in Sala Grande, con le gambe all’indiana sulla
panca e l’aria pensierosa.
<< Rose?
>>
<< Eh?
>> mi voltai, addentando un cubetto di mela.
<< Ti ho
chiesto del ragazzo che hai conosciuto oggi >> mi domandò ancora.
<< Non l’ho
conosciuto oggi. Ci conoscevamo già >> dissi, mangiando distrattamente.
<< In che
senso? >>
<< Nel
senso che avevamo fatto parte delle elementari insieme
>> dissi, mettendomi un altro po’ di macedonia nel bicchiere.
<< Devo
conoscerlo, allora >> lo sentii dire.
<< Ma no,
che bisogno c’è? Io mica conosco le cozze che si
stanno attaccate? >> mi venne spontaneo dire.
<< Le
cozze? >>
<< Le
ragazze-cozze >> precisai. Ormai l’avevo detto, era inutile rimangiarsi
l’appellativo.
<< Ma
perché non c’è niente da conoscere, sono delle oche punto
e basta. Servono solo a scopi diversi dal parlare e conoscere >> mi
rispose.
<< Che
parole che possono uscire dalla tua bocca >>
commentai, continuando a mangiare senza guardarlo.
Lo vidi
irrigidire i muscoli del viso.
<< Si e se anche fosse? >> sbottò, gli occhi come tornado
grigi.
Mi ritrovai a
fissarlo mio malgrado. Distolsi lo sguardo.
<< Niente,
non m’interessa. Fai quello che vuoi idiota >> dissi, poggiai il bicchiere
sulla tavola e mi alzai, lasciando la Sala
Grande.
Non feci neanche
qualche passo, che mi sentii afferrare per il braccio, così mi fermai e sorrisi
dentro di me. Mi voltai, dimentica di tutto, perché volevo stringerlo a me. Ma mi ritrovai stretta a Richard
prima che potessi accorgermi.
<<
Tranquilla, se hai bisogno di un abbraccio o di un consiglio, io ci sono
sempre. So che qui a scuola è dura per te, per Serpeverde
e tutto il resto. Quel Malfoy, poi! >> mi disse
e alle sue spalle vidi comparire Scorpius, che si
bloccò a guardarci.
Stavo per
spingere viaRichard ma Scorpius se ne andò di nuovo, senza darmi praticamente il
tempo di dire nulla.
šsšt›s›
Il Ballo di
Natale, ormai, era alle porte. Fervevano i preparativi e
tutta la scuola era in piena gioia. Tranne me, probabilmente. Ero così
furiosa con me stessa e con Scorpius, che aveva
ricominciato a parlarmi in modo fin troppo normale – ovvero freddo, e non da
migliore amico.
Richard sapeva
risollevarmi il morale. Sapeva farmi ridere, avevamo molte cose in comune
perché mi parlava della mia infanzia babbana che uno come Scorpius non avrebbe mai
capito. Stavo bene con Richard e così, quando mi
chiese se volevo andare al Ballo con lui, dissi di si.
<<
Buongiorno >> salutai, entrando nel negozio per cui
da tempo ormai facevo la modella.
<< Oh cara
Rose! Ti avevo proprio messo da parte un abito stupendo per il Ballo di
quest’anno, vieni vieni
>> esclamò, trascinandomi con lei nel retro del negozio e mostrandomi un
abito appeso decisamente stupendo.
<< Wow...
>> riuscii solo a dire.
<< Eh si,
ormai sei grande e è proprio ora che tu porti un abito
del genere >> mi disse. Lei sorrisi ma poi,
quasi senza rendermene conto, i miei occhi si fecero lucidi e piccole gocce
salate iniziarono a rigarmi il viso.
<< Rose...
>> sentii dire la signora, così mi asciugai subito gli occhi passandoci
una mano sopra.
<< Non
preoccupatevi, niente di che >> mi limitai a dire.
Ma la signora non
se la bevve. Mi fece sedere nel salottino sul retro del negozio e mi offrì un
the e dei biscotti, chiedendomi infine se mi andava di
parlarne con lei.
<< Non c’è
niente da dire, in fondo >> commentai.
<< Non
voglio insistere, cara, ma forse una donna adulta – anziana, ormai – come me,
può darti qualche buon consiglio >> m’incalzò.
Esitai, poi posai
la tazza di the davanti alle mie ginocchia, sul tavolino basso.
<< E’
normale che, quando si cresce insieme, lui non ti veda come una possibile
fidanzata ma come una sorella? >> domandai d’un tratto.
La signora sgranò
gli occhi, poi sorrise come di chi la sa lunga.
<< Mia
cara, posso dirti che è normale. A volte capita. Ma io credo che tu debba fare
chiarezza nel tuo cuore. Ti tratta come una sorella? >>
Ci pensai su.
<< Non lo
so. Avrei potuto dire di sì fino a poco tempo fa, anche se mi faceva complimenti e coccole di continuo. Ma poi mi ha
baciato e quindi questa mia convinzione s’è sgretolata. Poi però, adesso, fa
finta come se niente fosse accaduto, >> spiegai.
La signora
scoppiò a ridere.
<< E’ così
palese che è innamorato di te il signorino Malfoy. Scorpius, quel ragazzo che ti segue alle sfilate? Quando
facciamo i servizi fotografici? E’ evidente >> scandì bene l’ultima
parola. << Io ne ho esperienza, fidati. Si legge nei suoi occhi quanto è
innamorato di te >>.
<< Ma che
dice? Se sapesse come stiamo litigando ultimamente... >>
<< Perché
si è confusi. Spaventati dai nuovi sentimenti che incombono. Dalle pulsioni che
si avvertono. E c’è imbarazzo quando certe cose
nascono verso la propria migliore amica, perché si ha paura di un rifiuto, di
un allontanamento. Mi capisci? >>
Esitai nel
rispondere.
<< E cosa
dovrei fare, quindi? >>
<< Fargli
capire chiaro e tondo i tuoi sentimenti >> rispose lei semplicemente.
Le sorrisi,
sperando che fosse davvero così facile. Poi bevvi un altro sorso di the e provai
quello splendido vestito.
šsšt›s›
<< Per
tutti i maghi del mondo! Per il grande Merlino...!
>>
<< Richard, puoi anche smetterla ora >> dissi
imbarazzata, appena fuori dal mio dormitorio, la sera
del Ballo.
Ma lui continuava
a far scorrere i suoi occhi su di me. Mi sentivo a disagio con i capelli
sollevati e il collo e le spalle nude.
L’abito che
indossavo colpiva Richard in modo pazzesco. Il
corpetto che mi fasciava la parte superiore, la lunga gonna che si dipanava
morbida e lunga fino a terra. Bianco ricamato di bronzo, rivestito di uno
strati sottile di velo ricamato, con uno spacco sul davanti del tessuto
combinato con altri veli. Sembrava così leggero che mi sentivo
nuda. Lo sapevo che ero elegante, ma mi metteva in imbarazzo
quando mi guardava così.
<< Andiamo
>> disse estasiato, porgendomi il braccio diretti
alla Sala Grande.
Anche quell’anno le decorazioni erano esemplari. Ed anche quell’anno ero lì senza Scorpius.
M’ero ripromessa che gli avrei parlato, chiaro e tondo, come avevo promesso anche
alla signora Le Rose. Dovevo farlo, aspettavo solo il momento giusto.
In mezzo al
casino, a vestiti pomposi, musica e cibo, tutti gli occhi erano puntati su di
me. Sia quelli femminili che quelli maschili, ma con atteggiamenti diversi.
Vedevo Richard palesemente compiaciuto di potermi
fare da accompagnatore.
Poi lo vidi.
Era accanto ad
una colonna rivestita di edera, parlava con un gruppo di persone – la maggior
parte ragazze – in modo disinvolto, come se il carisma fosse una sua dote
naturale.
Quando alzò gli
occhi su di me, lo vidi bloccarsi e non rispondere più alle domande degli
amici. Ci guardammo a lungo, come se il tempo si fosse fermato. Lui indossava
uno smoking nero dal taglio molto elegante, con gilet del medesimo colore, ma
senza cravattino. Era sublime, ed io non riuscivo a staccargli gli occhi di
dosso.
Lo vidi posare il
bicchiere sul tavolo lì accanto e superare tutti, diretto
verso di me.
Pochi passi,
scansando la gente che gli si parava davanti e in breve era di fronte a me,
tanto che potevo vedergli distintamente il piccolo neo sotto il collo.
<< Rose...
>> sussurrò solamente, ed io mi persi nei suoi occhi grigi.
<< Ah, tu
sei Malfoy, no? >> disse la voce di Richard al mio fianco.
<< Si,
piacere >> disse, continuando a guardarmi e senza muovere un dito.
<< Io sono,
>> continuò, prendendo prepotentemente la sua mano, << il cavaliere
di Rose. Mi chiamo RichardThompson
>> aggiunse, attirando l’attenzione di Scorpius
che gli strinse la mano malvolentieri.
<< Andiamo
a ballare, Rose? >> fece d’un tratto Richard.
Mi voltai a
guardarlo, come se solo in quel momento mi rendessi conto di stare al Ballo con
lui e non con Scorpius.
<< Rose,
vieni a ballare con me >> sentii dire anche Scorpius.
<< Richard, scusami un secondo. Io e Scorpius
dobbiamo parlare >> buttai li, prendendo la sua mano e seguendolo in
pista.
Richard era rimasto come
uno pesce sotto sale.
<< Ciao Rose >> disse, una volta in pista.
<< Ciao Scorpius >> risposi.
<< Inutile
dirti quanto sei bella >> disse ancora,
prendendomi per la vita ed iniziando a ballare.
<< No, non
è inutile... >>
<< Sei
bellissima, Rose. >>
Arrossii
violentemente, distogliendo appena lo sguardo.
<< Perché
stiamo litigando di continuo, me lo dici? >> osai, senza guardarlo negli
occhi, mentre danzavamo su quella dolce melodia.
<< Dimmelo
tu, Rose >> fece lui di rimando.
Alzai lo sguardo,
puntandolo nel suo.
<< Non lo
so >> dissi con tutta la sincerità che possedevo.
La sua mano si
sollevò e rallentammo, mentre lui mi carezzava il viso.
<< Io non
voglio farti del male >> mi sussurrò.
<< Me ne
hai già fatto, puoi solo rimediare >> mormorai.
Lui si fermò
completamente e, dopo avermi fissato negli occhi per qualche secondo, mi
abbracciò in modo possessivo.
<< Ti ho
fatto del male? Quando? >>
<< Quando
mi hai baciata e poi hai finto che nulla fosse
accaduto >> risposi con voce flebile.
Lui si allontanò
appena, per riuscire a guardami negli occhi.
<< Ma
Rose...tu sei praticamente scappata da me, senza guardami
negli occhi, senza salutarmi, senza sorridermi...io pensavo che tu non volessi
che io ti baciassi ancora! >> esclamò infine, prendendomi per le spalle esili.
Piccole lacrime
iniziarono a solcarmi il viso.
<< Non hai
capito niente... >> farfugliai, << mi conosci così bene eppure non
hai capito niente... >>
<< Rose,
cosa...? >>
<< Io ti
amo, Scorpius! >> esclamai e dalla sua
espressione capii che una cosa del genere proprio non se la sarebbe
aspettata.
šsšt›s›
Ecco qui il 16esimo capitolo. Ringrazio
davvero tutte voi per la costanza con cui recensite! Grazie graziegrazie!
Spero che questo cap vi piaccia. Spero di riuscire a
postare domani la seconda parte. Prima di lasciarvi, forse non ve ne frega
molto, ma ho notato che scrivo sempre due o tre righe qui per la fretta, e
forse – l’ho capito da qualche commento – volete sapere un po’ di me. Forse,
dico. Vabbè, io vi dico qualcosa. Allora, ho fatto il
liceo scientifico e se fino a poco fa adoravo lo
matematica, ho magicamente cambiato idee scegliendo filosofia. Mi piace il
mondo umanistico, i racconti e le storie, la fantasia che si sprigiona in
questo mondo. Insomma, io ho sempre scritto da quando
ho memoria. Però prima lo ritenevo un hobby, sognando sempre di fare altro:
l’astronauta, il medico. Poi un giorno di poco tempo fa mi sono svegliata ed ho
deciso che sarei diventata una scrittrice. Ho partecipato ad un corso di
scrittura creativa che mi ha aiutato a buttar fuori tutto ciò che avevo dentro
e così ho partecipato ad un concorso nazionale di letteratura e scrittura
creativa, a cui ho fatto il secondo posto dopo
cinquantenni bravissimi. Mi sono sentita bene ed ho capito che quella sarebbe
stata la mia strada. Sto portando avanti dei romanzi sul mio pc, però adoro le ff su HarryPotter e mi diverto a
scriverle, mi aiutano a cimentarmi e mi mantengo in allenamento
quando studio e non posso dedicarmi per bene, come vorrei, ai miei
romanzi. Detto ciò, basta chiedere semmai vi venisse qualche curiosità su di
me! =)
Alla prossima,
Erin.
Ps: vi allego l’abito stupendo di Rose, di
cui mi sono innamorata. Qui anche il link per dovere
alla bravissima fotografa.http://zemotion.deviantart.com/art/The-Lady-of-Night-III-120418155
Mi portai le mani
alle labbra, schiacciandole, sgranando gli occhi come se quelle parole fossero
uscite da un’altra bocca.
Sembrava che
tutto, intorno a me, si fosse fermato. Eppure non era così. Eppure tutti
ballavano ancora, qualcuno mi aveva visto, si, ma poi s’era rigirato come se
niente fosse. L’unica cosa era che davamo fastidio in pista,
immobili, mentre gli altri ballavano.
<< Ehi, se
non ballate andate via! >> sentii dire.
Ma Scorpius non si muoveva e nemmeno io. Mi guardava con aria
confusa, stranita.
Si portò una mano
alle labbra dischiuse.
<< Rose,
ripetilo... >>
Mi irrigidii,
stringendo i lembi dell’abito e mordendomi il labbro.
<<
Io...ecco... >>
Poi d’un tratto
fu tutto buio. Sentii alcuni gridolini,
alcune bestemmie mal celate, qualche risata. Non vedevo niente, ma
speravo che le mie pupille s’abituassero presto per permettermi di vedere un
po’ grazie alla luce della luna che entrava dalle grandi finestre.
<< Ma che è
successo? >> disse qualcuno poco distante da me.
<< Un
blackout magico, ci scommetto! Quelle cretine del comitato organizzativo,
gliel’avevo detto io! >> esclamò uno d’un tratto, alzando una mano e
sventolandola.
<< Uomini,
lasciate fare agli uomini quando si tratta di queste cose! Hanno combinato due
incantesimi di luce troppo potenti che insieme in un ambiente chiuso danno
questo effetto >> disse ancora quel ragazzo.
Mormorii,
esclamazioni e lamenti si levarono dalla sala. In breve fu il caos.
<<
Calmatevi ragazzi, calmatevi! Risistemeremo al più presto gli incantesimi del
soffitto della Sala Grande >> disse la voce della McGranitt
da un posto che non riuscivo a individuare.
<< Non
disperdetevi, altrimenti vi farete male. Non cercate i vostri amici, tanto tra
poco sarà tutto risolto. Restate fermi, non lasciate la Sala. >> disse la
professoressa DeLance, probabilmente dallo stesso
posto della McGranitt.
Purtroppo era
così buio e fuori era scoppiata una bufera che le uniche luci ogni tanto che
riuscivamo a percepire, erano quelle dei lampi che ogni tanto rischiaravano il
cielo.
D’un tratto
avvertii la presa di Scorpius sulla mia mano e il suo
profumo vicinissimo. Tempo un secondo, ero stretta a lui.
<< Ecco,
così non ti perdo >> lo sentii dire, ma io non dissi niente.
Per un attimo mi
ero distratta, ma in quel momento non riuscivo a non pensare alla cosa che gli
avevo gridato pochi minuti prima.
<< Rose
>> le sue labbra si mossero contro la mia tempia. Non disse nient’altro,
ma lo conoscevo bene e sapevo perfettamente che voleva continuare il discorso
di prima.
<< Scorpius, senti, non fa niente. Dimentica >>
<<
Dimentica? Ma dici sul serio? >>
<< Scorpius, davvero. E’ stato un gesto impulsivo, io...
>>
<< Vuoi
dire che non lo pensavi veramente? >>
Mi staccai appena
da lui, innervosita, alzando il viso per guardarlo negli occhi. In quel momento
un lampo rischiarò la sala e vidi che il suo naso era troppo vicino al mio; il
suo sguardo penetrante, sotto quelle sopracciglia arcuate, mi mozzò le parole
in gola.
Fu di nuovo buio,
ma rimasi immobile.
<< Rose...
>> sentii soffiare sulle mie labbra. << Cosa ti spaventa? Ti
spavento io, forse? >>
<< Scorpius, io non voglio che tra noi cambi qualcosa in
peggio! Se io ora parlo e tu...se io...e tu poi... >> iniziai a
farfugliare, appena sentii le sue mani sulla mia vita, attrarmi a sé.
<< Rose
>> lo sentii mormorare ancora, vicino alle mie labbra. << Io ti amo
>>
Stavo ancora
pensando di aver capito male, quando avvertii la pressione della sua bocca
sulla mia, le sue labbra cercare le mie, schiudersi, prendermi per il bacino e
stringermi ancora di più a sé, mentre il bacio si faceva sempre più profondo.
Mi batteva così
forte il cuore, tremavo, finché non piansi, bagnandogli le guance.
<< Perché
piangi? Ti ho fatto male? Non volevi che...Rose?
>> farfugliò lui, asciugandomi con i pollici le lacrime, senza togliere la mani dal mio viso.
<< Idiota,
piango perché mi ami >> riuscii a dire.
<<
Oddio...allora non devo amarti? >>
<< Stupido!
>> feci, poi mi aggrappai a lui, stretta e lo abbracciai con tutta la
forza che potevo.
Sentire – anche
se non potevo vedere - le sue mani intorno a me, aperte, che si stringevano
sull’abito, il suo naso umido delle mie lacrime sul collo...era qualcosa che
non riuscivo a descrivere.
<< Ti amo Scorpius >> riuscii finalmente a dire ancora, e lui
s’irrigidì, poi mi strinse ancora di più.
<< Che
bello sentirtelo dire... >>
<< Weasley, finalmente ti ho trovata! >> sentii dire
dietro di me, poi avvertii una mano sulla spalla e riuscii a capire che era Richard, entrato di prepotenza nella nostra atmosfera.
Io non parlai,
ancora intontita. Ma Richard mi guardò il viso
durante l’esplosione di un lampo e probabilmente vide le lacrime.
<< E’ stato
Malfoy? Ti ha fatto qualcosa? Tu brutto...! >>
<< Ehi,
imbecille >> lo freddò Scorpius con un passo
nella sua direzione. Poi gli mise una mano sulla spalla o almeno mi sembrò così
nel buio della Sala. << Perché non ti vai a fare un giro? Lascia in pace
la mia ragazza >>
<< La tua
ragazza? >>
Ma non era stato Richard a parlare, imbalsamato sotto lo sguardo
pietrificante di Scorpius.
Ero stata io.
Il mio migliore
amico mi aveva guardato, fisso, poi aveva portato di nuovo l’attenzione su Richard.
<< Su, vai
a fare un giro. Anzi, se proprio vuoi concludere la serata alla perfezione,
vedi laggiù? Affianco al secondo buffet? Dovresti vederla...ecco, adesso.
Perfetto, quella ragazza con i capelli neri, corti. Era la mia dama al Ballo,
non fargli passare la serata in solitudine. E’ simpatica >> disse con un
sorriso, gli picchiettò la spalla e Richard guardò
me.
<< Scusami Richard, mi dispiace >> mormorai e lui confuso se ne
andò, lanciando poi un ultimo sguardo nella nostra direzione, ormai lontano,
urtando parecchia gente.
<< Ma dici
sul serio? >> dissi, una volta rimasti soli.
<< Ehi ehi, stanno tornando le luci! >> sentii dire in
lontananza.
<< Cosa
dico sul serio? >> fece Scorpius, tornando a
guardarmi.
<< Che sono la tua ragazza...cioè, insomma...che stiamo insieme
>> farfugliai.
Lo sentii
ridacchiare.
<< Mi
sembrava ovvio. Ma se non l’avevi capito, ti chiedo scusa >> poi lo vidi
muoversi e abbassarsi, ma non capii quello che voleva fare finché non mi prese
la mano.
<< Rose Weasley, vuoi essere la mia ragazza? >> disse e io
arrossii fino alle orecchie.
<< Che
scemo... >> sorrisi, poi mi inginocchiai davanti a lui e lo baciai,
sussurrandogli “si” a fior di labbra.
D’un tratto
tornarono le luci e molte persone ci guardarono confusi e curiosi, perché
eravamo finiti sul pavimento.
<< Andiamo
via >> disse, alzandosi e dandomi la mano per fare altrettanto.
<< Via
dove? >>
<< Nel
dormitorio >>
<< A fare
cosa nel dormitorio? >>
<< Non
voglio stare in mezzo a tutta questa gente, Rose. Voglio stare un po’ solo con
te. Ho tante cose da dirti >> fece.
Mi prese per mano
e mi trascinò letteralmente fuori dalla Sala Grande,
fuori dalla voce della McGranitt, dal caos per la
musica e le luci ritornate, dalle esclamazioni felici dei ragazzi.
Camminammo per il corridoi, poi giù per i sotterranei, fin dentro alla sua
camera.
Mi arrampicai sul
suo letto, cercando di sistemare per bene il lungo vestito, e lui mi seguì a gattoni.
<< Rose, sono
curioso. Come è successo? >>
<< Com’è
successo cosa? >>
<< Che ti
sei innamorata di me. >>
<< E’...è
successo e basta >> mormorai, arrossendo.
<< Da
quanto tempo? >>
<< Da tanto
tempo...>>
<< E perché
me lo dici solo ora? >>
<<
Perché... >> esitai. << Perché pensavo di non piacerti, in quel
senso insomma. >>
<< Che
scema... >>
<< Ehi!
>> borbottai.
Poi alzai lo
sguardo e lo vidi sorridere.
<< E tu? Da
quanto mi ami? >>
<< Da
quando ti ho vista la prima volta, credo >> mi
rispose.
Scivolai più
vicina a lui, per guardarlo meglio negli occhi.
<< Primo
anno, espresso di Hogwarts. Da quando ti ho urtato?
>>
<< Beh, non
proprio lì. Lì ti stavo solo maledicendo >> ridacchiò.
<< Ehi!
>> mi offesi.
<< Da
quando... >> lo vidi pensare, riflettere. << Credo da quando
passasti del tempo con quel tipo di Tassorosso, ed io
ti feci una scenata di gelosia possessiva, perché avevo capito che ti volevo
tutta per me. >>
Sorrisi,
abbassando il capo, imbarazzata.
<< Non mi
sembra vero che tu... >> lasciai in sospeso, poi
sollevai il viso. << Ripetilo >>
<< Ti amo
>>
Sorrisi, sentendo
caldo alle guance.
<< Wow...
>> mormorai. << Dillo ancora >>
<< Ti amo,
Rose. Ti amo davvero. Ti amo tantissimo >>
Iniziai a
sorridere nervosamente, poi mi portai le mani al viso, nascondendolo.
<< Per
Merlino...>>
Sentii una
leggera pressione sulle mie mani, una pressione che me le fece togliere dal
viso e mi fece rimanere scoperta davanti agli occhi profondi di Scorpius.
Lui mi sollevò
per il mento e mi baciò ancora, e ancora, e ancora. Tra baci e carezze, e
abbracci e ancora baci, ci ritrovammo uno sopra l’altro a fissarci, io sopra
lui sotto, io a cavalcioni e lui sollevato a sedere
appena, appoggiato sui gomiti.
<< Come sei
bella >> mi sussurrò. Le sue dita mi sfiorarono la mano, salirono lungo
il braccio, lentamente, arrivando alla spalla nuda, al collo, alla guancia, ed
io mi appoggiai sulla sua mano, chiudendo gli occhi.
<< Tu sei
più bello >> mormorai.
Riaprii gli occhi
e lo ritrovai a fissarmi. Scesi sul suo torace, poggiando il mento sulle mani
giunte, guardandolo negli occhi.
<< Ti amo.
Posso ripetertelo, vero? >> dissi.
<< Devi, amore.
>>
<< Amore? Davvero
vuoi chiamarmi così? >>
Lui sorrise,
alzandosi a sedere ed io con lui.
<< Amore,
posso baciarti ancora? >>
<< Certo
che puoi, Amore >> sorrisi, prima di venire
catturata dalle sue labbra.
Passammo la sera
a parlare di tante cose, di tutto ciò che non ci eravamo mai detti e di tutto
quello che avevamo provato e mai confessato.
Mi addormentai
lì, ma non me ne accorsi.
Me ne resi conto quando la mattina successiva riaprii gli occhi e lo
vidi accanto a me, entrambi ancora vestiti con gli abiti della sera precedente.
La sua camicia era sbottonata, i capelli spettinati sugli occhi e gli occhi
dalle ciglia chiare chiusi.
Scivolai accanto
a lui, più vicina, sperando che quello della sera prima non fosse stato solo un
sogno. Mi accoccolai contro di lui, gli sfiorai il naso lasciandogli un bacio
leggero sulle labbra.
<< Rose...
>> lo sentii mormorare, << vieni più vicino. >>
Poi le sue mani
scivolarono sul materasso e mi circondarono, passando sotto e sopra la vita,
finché non fui bruscamente rapita e attirata a lui.
Scoppiai a
ridere, abbracciandolo a mia volta.
<< Oggi non
abbiamo lezioni, no? >> disse con gli occhi chiusi.
<< No,
siamo in festa. Domani dobbiamo tornare a casa per le vacanze di Natale
>> dissi.
<< E se
restiamo qui? >>
<< Per le
vacanze? >>
<< Si,
diciamo ai nostri genitori che non vogliamo andare a casa. Che ne pensi?
>> mi domandò, aprendo gli occhi.
<< Penso
che sia un’ottima idea >> dissi con un sorriso, contagiando anche lui.
šsšt›s›
Cari Mamma e Papà,
quest’anno abbiamo diverse attività
extrascolastiche da seguire durante le vacanze e anche delle lezioni molto
interessanti facoltative, ma che potranno alzarci la media dei voti. Preferisco
quindi restare adHogwarts,
ma non preoccupatevi, ci vedremo quest’estate!
Bacioni!
Rose
Cari genitori,
volevo comunicarvi che quest’anno hanno indetto
degli allenamenti intensivi di Quidditch a cui voglio
partecipare per migliorare insieme alla mia squadra e vincere anche la coppa di
quest’anno. Ci rivediamo d’estate, mi dispiace di non poter venire a sciare con
voi.
Baci,
Scorpius.
<<
Beh, mi sembrano perfette >> commentò Scorpius,
quando finimmo di leggerle a vicenda.
<<
Oddio si. Anche se non ho mai detto bugie ai miei... >>
<<
Rose, non è proprio proprio
una bugia. Tu potresti davvero studierai e io potrei allenarmi sul serio
>> disse.
Sbiancai,
impaurita.
<<
Macché scherzi! Io ti voglio tutto per me durante le vacanze, se vai ad
allenarti tutto il giorno mi arrabbio! >> esclamai, poi arrossi pensando
a quello che avevo appena detto.
Scorpius scoppiò a ridere e legò i biglietti a
due gufi diversi.
<<
Allora vorrà dire che chiuderò la scopa in camera per queste vacanze...
>> disse, lanciandomi un’occhiata e uscendo dalla Guferia.
Lo
raggiunsi, prendendogli la mano.
Lui
sorrise davanti a sé e poi si voltò a guardarmi.
<<
Credo che saranno le vacanze più belle della mia vita >>
šsšt›s›
Ecco qui, scusate il ritardo ma ho avuto un sacco di
contrattempi ed ogni volta che volevo scrivere qualcuno mi occupava il
pomeriggio o la mattinata. Un inferno!
Cmq,
ecco qui il 17esimo capitolo. Volevo rispondere a qualche recensione, tipo
quella di vacanzierache mi chiede
che genere di romanzi scrivo: prevalentemente fantasy
e d’amore, ma adesso sto scrivendo un giallo con risvolti amorosi tutti
complicati =).
Inoltre, vorrei davvero ringraziare tutte
voi per le recensioni e le mail che mi arrivano,
perché davvero se non fosse per il vostro consenso probabilmente non
continuerei a scrivere.
Ora vi lascio, spero di postare presto il
prossimo ambientato adHogwarts
semideserta a Natale...
<< Ma che
stai facendo, non possiamo! >> esclamai con voce strozzata, trattenendo
le risate.
<< Certo
che possiamo, la scuola è deserta, vieni! >> fece Scorpius,
afferrandomi la mano.
Intrecciai le
dita con lui, camminando per i corridoi bui di Hogwarts.
Erano le undici passate e Scorpius mi aveva promesso
che non ci avrebbe visto nessuno, né i ragazzi rimasti come noi a scuola, né i
professori, né tanto meno la preside. Io era in ansia comunque e mi guardavo
intorno di continuo.
<< Ma
almeno lo sai come si fa? >>
<< Si, ne ho sentito parlare >> mi rispose ed io alzai
gli occhi al cielo. Già immaginavo una sospensione e una valanga di lettere ai
nostri genitori.
Quando arrivammo
davanti a quelle che si diceva fossero le cucine, mi
immobilizzai. Scorpius sfilò la mano dalla mia e andò
poco più avanti, guardando la parete.
<< Cosa
cerchi? >> gli chiesi.
<< Un
quadro con una pera. >>
<< Ma ti
sembra il momento? >>
<< Scema,
si deve solleticare la pera se si vuol entrare nelle cucine! >> mi
rispose con aria da chi sta parlando con una bambina
di quattro anni pure stupida.
Misi il broncio,
seguendo il suo movimenti.
Quando finalmente
trovò il quadro con la pera che stonava nella natura morta,
con l’indice prese a solleticarla e d’un tratto l’entrata ci apparve.
<< Wow...
>> riuscii solo a dire. La magia mi lasciava sempre a bocca aperta,
probabilmente perché vivevo nel mondo babbano quando non ero ad Hogwarts.
<< Scorpius! >> gridai con voce strozzata, quando lo
vidi scomparire oltre la porta immersa nell’oscurità.
Mi precipitai
dietro di lui, entrando il quel buio pesto. Feci qualche passo leggero, con le
mani avanti per evitare di urtare qualcosa.
Ma non ci vedevo
niente. Non avevo nemmeno portato la bacchetta per fare un incanto di luce! Le
lacrime iniziarono a puntellarmi gli occhi e il cuore a battermi forte. Dov’era
Scorpius?
<< Bu! >>
<< Aaaaaah! >> urlai, vedendo quella testa illuminata a
mezz’aria.
Scorpius scoppiò a ridere
e tolse il candelabro da sotto il mento, poggiandolo su un ripiano delle
cucine.
Mi portai le mani
sugli occhi asciugandoli velocemente.
<< Che
idiota! >> mi lamentai.
Sentii, quasi
senza vederle, le sue mani intrecciarsi intorno alla mia vita e le sue labbra
poggiarsi sulla mia fronte.
<< Scusami,
ma è troppo divertente spaventarti >> mormorò, scendendo a baciarmi la
guancia, il naso. Ogni volta mi sentivo tremare tutta quando
mi toccava così.
Mi strinsi a lui
di rimando, poi mi alzai sulle punte - ormai era venti centimetri
più alto di me - e gli baciai il mento, appena sotto le labbra.
Lui abbassò un
po’ il capo per incontrare la mia bocca, che rapì in un bacio che mi lasciò
senza fiato.
<< Riesci a
distrarmi da tutti i miei buoni propositi... >> mormorò, scendendo a
baciarmi sul collo.
Arrossii
violentemente. << Quali buoni propositi? >>
<< No...non
m’interessa più... >> continuò, carezzandomi i fianchi e lasciandomi baci
roventi sul collo e appena giù...
<< Scorpius! Ma io sono curiosa, che cosa volevi fare?
>> esclami, sgusciando un po’ lontana da lui, con il cuore che mi
martellava in petto.
Lui si voltò,
nella tenue luce che sprigionava il candelabro, passandosi una mano nei
capelli. Se in quel momento era infastidito dal mio evitare certe situazioni non lo dimostrava. Non lo dimostrava mai.
<< Io
volevo prepararti dei biscotti >> disse, mettendo le mani nelle tasche
del pigiama.
<< Tu sai
preparare i biscotti? Neanche io so farlo >> balbettai sconvolta.
<< L’ho
visto fare a mia madre, una volta. Così mi ricordo gli ingredienti e i passaggi
>> mi rispose.
<< Ma che
memoria assurda! >> ribattei. << Comunque...grazie. Sei dolcissimo
>> mormorai.
Lo vidi arrossire
appena, poi distolse lo sguardo e venne verso di me, verso il bancone della
cucina.
<< Accendi
qualche altro candelabro, altrimenti non ci vedo niente >> mi disse,
iniziando ad aprire gli sportelli sopra di lui e tirando fuori ingredienti e
ciotole varie.
<< Vuoi una
mano? >> domandai.
<< No,
voglio che tu stia li a guardami >> fece lui,
sorridendomi senza guardarmi, mentre iniziava a misurare le dosi.
Mi sedetti sulla
sedia accanto ad un tavolino, li accanto, dopo aver
acceso altri quattro candelabri. Mi piaceva la luce delle candele, al contrario
di quella elettrica che usavamo a casa; mi rilassava.
Guardai Scorpius per tutto il tempo, con la testa appoggiata sulla
mano per il sonno. Era così bello, i capelli biondissimi che oscillavano ai
suoi movimenti, quegli occhi grigi così provocanti, le spalle ampie non più da
bambino, e quelle mani dalle dita affusolate che quando mi toccavano...
Mi sentii
imbarazzata per i miei stessi pensieri e mi ridestai. Cosa provavo di così
profondo oltre all’amore, quando stavo con lui? Una vocina dentro di me mi
rispose: desiderio.
Quando le sue
labbra carnose scorrevano sulla mia pelle, il suo viso dall’aria maliziosa e
furba mi guardava, la sua presa possessiva sui miei fianchi...in realtà provavo
un desiderio così bruciante nei suoi confronti da sentirmene spaventata e da
ritrarmi istintivamente. Avevo una dannata paura di lasciarmi andare e in fondo
avevo ancora quindici anni e mi sentivo per molti aspetti ancora una bambina.
Il problema era che ci conoscevamo da tanto tempo, eravamo amici da molto e da qualche
settimana fidanzati. Non l’avevo conosciuto da poco, quindi mi sembrava di aver
aspettato fin troppo e di non dover aspettare oltre. Ma poi c’era quella vocina
che mi ricordava che avevo quindici anni e la guance
ancora rosse da bambina.
Certo, ero
cambiata e anche mamma mi diceva che stavo diventando una donna; perfino la
signora Le Rose, quando avevamo fatto l’ultimo servizio fotografico, mi aveva
detto che sembravo una modella adulta e formata, ma dentro di me mi sentivo
ancora ingenua e bambina.
In quel momento
pensai anche che Scorpius non avrebbe mai dovuto
vedere l’album dell’ultimo servizio fotografico, con la copertina in cui ero
ritratta in quella posa un po’ oscena.
<< Rose,
assaggia >> sentii d’improvviso, e vidi un biscotto al cioccolato davanti
a me, dalla forma rotonda.
<< Hai già
finito? >>
<< Si, tu
sei rimasta lì con gli occhi semiaperti a guardare nel vuoto...che pensavi?
>>
<< No,
niente >> dissi, ridendo.
Presi il biscotto
e lo mangiai, sotto il suo sguardo liquido che mi fissava a pochi centimetri
dal viso.
<< Per
Merlino, ma com’è buono! >> esclamai, portandomi una mano alla bocca.
Lui sorrise
compiaciuto, andando a prendere tutti gli altri.
<< Vieni,
saliamo in camera li mangiamo lì >> propose e io annuii felice,
prendendogli la mano.
Passammo tutta la
sera a parlare, ridere e mangiare biscotti – ed io non potevo fare a meno di
dire ogni volta che erano buonissimi – finché non ci addormentammo quasi si sasso, stanchissimi.
šsšt›s›
La mattina dopo
fui svegliata da uno strano picchiettare alla porta della camera di Scorpius. Lo ignorai per i primi minuti, poi mi alzai a
sedere, continuando a sentire quel rumore. Sembrava un gufo, anzi, era un gufo:
lo capii quando iniziò a lamentarsi.
Scesi dal letto,
tirandomi via i capelli dal viso, e camminai fino alla porta. Mi voltai a
guardare Scorpius che dormiva a pancia sotto a torso
nudo, il braccio che penzolava fuori dal letto,
completamente scoperto.
Il ticchettio
ricominciò.
<< Scusami,
ti apro subito... >> dissi, aprendo e ritrovandomi davanti un gufo
rossastro.
Aveva uno pacco sottile ma ampio sul dorso.
<< E’ per
me? >> chiesi e il gufo si alzò in volo porgendomi il dorso.
<< Ma chi
ti ha fatto entrare? Sei entrato dalla Sala Comune? Solo li
c’è una finestra >> feci, ma sapevo che non poteva rispondermi.
Staccai il pacco,
lo carezzai e lo lasciai andare, richiudendo la porta.
Mi andai a sedere
sul letto, prendendo il bigliettino allegato.
Rose Cara!
Proprio stamani hanno iniziato a stampare il nuovo
catalogo, quindi volevo che tu avessi la prima copia! Sei
proprio bellissima, guarda che scatti!
Ti mando un grande bacio.
Madame Le Rose.
Presi il pacco
sottile ma ampio, capendo che si doveva trattare del catalogo. Lo scartai e lo
presi in mano; guardando la copertina sgranai gli occhi, portandomi una mano
alla bocca. Per Merlino, era perfino più osceno di quanto immaginassi! Quando
posavo con quell’espressione e quel trucco, non
pensavo che da fuori mi vedessero così!
<< Ehi, ma
quella sei tu? >> sentii al mio orecchio, così balzai e mi schiacciai
l’album contro il pigiama.
<< Scorpius, quand’è che ti sei svegliato? >>
<< Proprio
adesso. Ma eri tu? Non ho visto bene... >>
<< No,
macché io... >> feci, sorridendo nervosamente, ma lui non sembrò
credermi.
<< Mi fai
vedere, allora? >>
<< No!
>>
<< Allora
sei tu... >>
<< Macché!
>> m’infervorai, assumendo un’aria arrabbiata, mentre Scorpius
a gattoni accanto a me mi guardava con aria divertita.
<< Ma dai,
non rido di te anche se è
una foto stupida! >>
<< Non è
questo che mi preoccupa >> feci e la sua espressione cambiò.
<< Fammi
subito vedere quell’album >> mi minacciò serio.
<< N-no... >> farfugliai, stringendolo di più al seno.
<< Te lo
devo prendere con la forza? >>
<< Scorpius, non voglio e basta! >>
<< Bene,
>> disse, e in un millesimo si secondo le sue
mani afferrarono il catalogo e lo tolsero facilmente alla mia – per lui –
debole presa.
Si sedette e i
suoi occhi si sgranarono, insieme alla sua bocca che si dischiuse.
<< Oddio...
>>
<< Io non
sapevo di essere così oscena... >> provai a dire.
<< Ma
perché hai questo sguardo provocante e il seno quasi da fuori? E questo trucco?
O per Merlino... >> farfugliò, con gli occhi fissi sulla copertina del
catalogo.
<< Ecco
perché non volevo che lo vedessi >> mormorai e lui alzò gli occhi su di
me.
<< Però,
come sei bella e sensuale... >> disse, tornando a guardare l’album.
Mi sorpresi del
suo cambiamento di parole.
<<
Sei...wow, sei...oddio, non riesco a descriverti >> continuò a
farfugliare.
Arrossii
violentemente.
Scorpius posò l’album e iniziò
a gattonare verso di me.
<< Perché
per me non ti metti mai così? Fai vedere queste cose a milioni di persone e non
a me? >> fece, fermandosi davanti a me.
<< Cosa,
non sei arrabbiato? >>
<< Certo
che sono arrabbiato, infatti farò due chiacchiere con
Madame Le Rose, e se questo catalogo circola per la scuola, dovrò picchiare
parecchie persone, però... >> sollevò lo sguardo e io sussultai sotto il
suo occhi maliziosi e bellissimi, << però...adesso... >> lasciò
cadere la frase, accorciando la distanza tra me e lui, sfiorando la mia bocca
con la sua e mordendomi il labbro inferiore.
Il cuore mi salii
in gola e il respiro mi si mozzò. Lui scivolò di più tra le
mia gambe, facendo aderire il suo bacino con il mio, mentre le sue mani
facevano pressione accanto al mio corpo e la mia testa si reclinava
all’indietro per il suo bacio così profondo.
Le sue labbra
lasciarono la mia bocca e scivolarono sul collo, lasciando baci sensuali,
finché non finirono a sfiorarmi il seno e la sua presa su di me stava
diventando più stretta.
Mi ridestai,
sgusciando lontana da lui e scendendo dal letto.
<< De-devo farmi una doccia >> farfugliai, correndo
quasi in bagno.
<< La
facciamo insieme? >> disse la sua voce, poco prima che sparissi
alla sua vista.
<< Ma che
dici?! >> esclamai, e lo sentii ridere.
šsšt›s›
Ecco qui, scusate l’immenso ritardo di dieci giorni.
Purtroppo sono molto impegnata, ma che non vi venga in
mente che lascio la storia! Io la continuo sicuramente! Solo che l’università
comporta studiare anche d’estate, infatti fino a fine
luglio avrò esami e forse anche a settembre, quindi mi farò solo dieci/venti
giorni di vacanza ç_ç.
Vi allego qui la copertina dell’album di Rose, perché
appena ho visto questa foto della cantante-violinista EmilieAutumn, sono rimasta basita dalla bellezza e mi ha
ricordato Rose, per quel viso da bambina ma allo stesso tempo sensuale e
provocante. Mi hanno scritto nei commenti che Rose non è così per loro...lo so bene che non è così che ve la immaginate, nel senso che i capelli sono dei boccoli e l'espressione è più innocente, ma io ho voluto far sì che lei venisse truccata e conciata in quel modo, e che neanche se ne accorgesse di esser venuta fuori così! Quando guardo quella foto, in realtà io vedo il viso da bambina di Rose, senza tutto il trucco, l'espressione maliziosa e il vestito scollato. Io vedo quel viso da ragazzina bellissima, che se può apparire davvero sensuale senza che lei se ne renda conto, perchè lei è davvero bellissima.
ps: volevo precisare, dato che le foto ha riscosso qualche commento stranito, che Rose non è che gioca ad essere maliziosa e non se ne accorge, lei fondamentalmente è ingenua, quello che volevo dire è che l'hanno solamente truccata e conciata in quel modo, poi le hanno detto di mettersi in quella posizione e guardare su...io me l'immagino così, che lei s'impegna senza accorgersene che in realtà era una posa alquanto oscena...infatti se ne accorge quando vede la copertina del catalogo! =) vabbè vabbè, spero di non sbagliare più con le immagini che posterò!
Capitolo 19 *** Come una bambina in un campo di grano ***
Edera
Edera
šsšt›s›
Come una bambina in un campo di
grano
šsšt›s›
Era mattina
presto, probabilmente le cinque. Ed io non avevo proprio dormito. Stavo
osservando da cinque minuti la schiena nuda di Scorpius,
steso accanto a me a pancia sotto, come sempre. Ma non avevo fatto altro che
pensare tutta la notte, non riuscendo a dormire.
Non riuscivo
proprio a prendere sonno, perché ero in uno stato d’agitazione totale. Mi
sentivo strana, mi sentivo lo stomaco vuoto e allo stesso tempo come se mille
farfalle ci stessero svolazzando dentro, all’impazzata.
Mi sentivo come
una bambina in un campo di grano, le spighe più alte di te tanto che non riesci
a vedere fuori cosa succede, e non vedi nemmeno l’uscita, e nemmeno capisci
dove ti trovi. Era una sensazione che ricordavo bene, quando da piccola, Albus mi aveva lasciato da sola in mezzo al campo di grano
dietro la Tana.
Mi sentivo
spaesata e non riuscivo a trovare una soluzione.
Tornai a guardare
la schiena di Scorpius, le sue labbra leggermente
dischiuse e carnose. Scivolai più vicina a lui, fino a sfiorargli la bocca con
la mia. Rimasi ad osservarlo a pochi centimetri di distanza. Perché adesso
provavo quelle sensazioni che prima mi erano sconosciute? Perché adesso mi
sentivo in imbarazzo accanto a lui, benché fosse il mio migliore amico e il mio
ragazzo? Da quando mi si mozzava il respiro al solo vederlo a torso nudo e,
arrossendo, distoglievo lo sguardo aspettando che il cuore smettesse di battere
così forte?
Mi sentivo una
stupida, invece lui era così tranquillo. Ed io mi agitavo per niente. Non
riuscivo ad essere più così rilassata con lui, come qualche anno prima.
Pensai a quelle
vacanze di Natale che stavamo trascorrendo al Castello, soli. Mi metteva una
strana adrenalina che però non mi rendeva felice, bensì mi metteva agitazione.
Probabilmente una
parte di me non era contenta di star perdendo l’ingenuità che avevo fino a
qualche anno fa. Probabilmente quella parte si rifiutava di diventare adulta e
fare...certe cose. Ma l’altra parte, chissà quanto
grande e quanto importante, provava un’irrefrenabile voglia nuova.
Alzai una mano
per toccargli i capelli lisci e lunghi sul viso, biondissimi e delicati. Glieli
aggiustai, scoprendogli il viso. I muscoli del suo viso si contrassero, ma poi
li ridistese e continuò a dormire. Sorrisi.
Forse ne avrei
dovuto parlare con lui? D’altronde prima di essere il mio ragazzo era il
migliore amico che potessi mai desiderare, un bravo consigliere, un ragazzo in
gamba e intelligente. Però m’imbarazzavo al solo pensiero. Non volevo che mi
vedesse ancora come una bambina imbranata, quando, seppur avessimo ancora
quindici anni, lui aveva il fisico e la mente di un adulto.
Provai a chiudere
gli occhi, accoccolandomi contro di lui. Presi un leggero sonno solo mezz’ora
dopo.
šsšt›s›
Riaprii gli occhi
che mi parvero trascorsi appena cinque minuti, ma probabilmente non era così.
Stavo appoggiata al torace di Scorpius - appena
sollevato a sedere con la schiena poggiata sui cuscini dietro - che mi
carezzava i capelli e leggeva un libro.
<< Che ore
sono? >> borbottai, passandomi le mani sugli occhi.
<< Le
undici, >> disse, chiudendo il libro e posandolo sul letto. Poi scese su
di me e mi circondò con le braccia. << Buongiorno Rose... >>
Tu-tum.
Ecco che il cuore
riprendeva a battere all’impazzata e il respiro mi si fermava in gola.
Gli circondai il
torace a mia volta, stringendomi a lui e beandomi del calore del suo corpo.
Rimasi ad ascoltare i battiti del suo cuore e il suo respiro infrangersi sui
miei capelli.
<< Scorpius... >>
<< Mh? >>
<< Ti amo
>> mormorai contro il suo torace.
Le sue braccia mi
strinsero di più a lui.
<< Ti amo
anch’io, Rose >> mi disse.
<< E ti
basta che io ti amo solamente, per ora? >> feci.
Ci fu un po’ di
silenzio, finché non si decise a rispondermi.
<< Non vedo
cosa dovrei volere di più. >>
<< Tipo...
>> esitai. << Tipo fare l’amore con me >> dissi d’un fiato e
dentro di me cuore e aria sembrarono confondersi.
Le sue braccia
lasciarono la mia vita e le sue mani scivolarono sul mio viso, alzandomelo
verso di lui.
<< Rose,
stammi a sentire, non devi pensare a questo. Io non ho fretta, assolutamente.
Quando ti sentirai pronta, allora accadrà. Scusami se ti provoco, ogni tanto
>> aggiunse, con un sorriso malizioso.
Arrossii e
sorrisi a mia volta.
<< Però non
voglio che tu pensi che io sia così frenata perché non ti amo abbastanza...
>>
<< Non l’ho
mai pensato... >>
<< ...perché, sul serio, io vorrei darti tutta me stessa
>> aggiunsi, guardandolo negli occhi.
Lui stava per
dire qualcosa, ma si fermò. Mi guardò molto intensamente.
<< Rose, tu
non immagini neanche quanto mi abbia cambiato la tua entrata nella mia vita.
Non riesco a pensare cosa avrei fatto senza di te in questi anni, cosa sarei
diventato, cosa avrei combinato...quindi, l’ultima che
si deve preoccupare di non dare abbastanza sei proprio tu >> mi disse
serio, avvicinandosi per baciarmi.
Fu un bacio
estremamente dolce. E poi le sue labbra morbide mi mettevano sempre i brividi.
šsšt›s›
Una fredda
mattina, quasi senza che ce ne accorgessimo, arrivò il giorno di Natale. Mi
svegliai verso le dieci, sbadigliando più volte. Poi mi voltai e trovai il
letto vuoto.
Mi misi a sedere,
passandomi le mani tra i capelli per portarli dietro le orecchie. Mi guardai
intorno, ma anche il bagno sembrava vuoto. Chissà dov’era andato Scorpius...
Mi sporsi oltre
il bordo del letto e infilai la mano sotto per tirar fuori il regalo che gli
avevo fatto, perché l’intento era di svegliarlo – dato che sono sempre la prima
ad alzarmi dal letto – e darglielo. Ma rimasi con il pacco in mano per qualche
minuto, ancora mezza addormentata, poi lo appoggiai sul letto e mi andai a fare
una doccia.
Pensai che
potesse essere uscito per fare qualcosa in Biblioteca o chessò,
quindi mi asciugai i capelli e mi vestii con una gonna a quadri e un
maglioncino verde mela. Presi il regalo dal letto e mi decisi a cercarlo.
Uscii dal
dormitorio deserto, salendo al primo piano e lasciando i sotterranei. Camminai
per il corridoio, quando i miei occhi finirono oltre le vetrate e si posarono
sul manto bianco che aveva ricoperto i giardini.
<< Wow...quanto ha nevicato >> mormorai, con le mani premute
sul vetro. Poi un punto attirò la mia attenzione. Un pupazzo di neve con
sciarpa e capello e un ragazzo che ci girava intorno, modellandolo. Aguzzai la
vista e vidi che era davvero Scorpius.
Uscii nei
giardini, stringendomi il pacco al petto e iniziando ad affondare nelle neve, camminando verso di lui.
Quando mi vide,
alzò una mano e mi fece cenno di avvicinarmi.
<<
Buongiorno Rose! >>
<< Ma che
fai qui al freddo in mezzo alla neve...? >>
iniziai, ma quando girai intorno all’albero e vidi cosa aveva fatto per me, mi
portai le mani alla bocca e quasi il suo regalo non mi finii per terra.
Accanto al
pupazzo di neve, c’era una scultura di ghiaccio che raffigurava me con un abito
ampio e bellissimo.
<< Mi
dispiace solo che si scioglierà dopo Natale... >> borbottò Scorpius, con il naso arrossato.
<< Ma...ma...come hai fatto? >> bofonchiai.
<< Con la
magia e qualche trucco che mamma usa quando fa ceramica >> disse
compiaciuto.
Posai il regalo
accanto al pupazzo di neve e mi fiondai ad abbracciando, riempiendolo di baci e
sussurrandogli mille grazie.
<< Mi
sorprendi sempre! >>
<< E’ solo
una cosa che mi è venuta in mente quando ho visto la neve fuori... >>
disse, con il mento appoggiato sulla mia testa.
Gli diedi altri
baci sul collo, stringendolo a me.
<< Oggi ho
voglia di fare tantissime cose! >> dissi improvvisamente.
<< Prima di
iniziare, devo darti il mio regalo >> fece lui, staccandosi da me e
andando a prendere un pacco accanto alla scultura.
Andai anche io a
prendere il mio. Scambiarci i regali sotto la neve fu qualcosa di davvero magico. Lui mi aveva regalato un anello
con tre diamanti, che mi mise al anulare sinistro
facendomi arrossire. Io, invece, gli avevo regalato un maglione verde e nero
che avevo adorato dal primo momento in cui l’avevo pensato addosso a lui.
Fortunatamente,
il mio regalo fu molto gradito – per non parlare del suo, che rimiravo ogni due
secondi al dito, non tanto per la brillantezza dei diamanti, ma per il
significato che gli aveva dato.
Quel giorno
facemmo davvero tante fotografie nelle neve e alla
scultura – che avrei voluto conservare per sempre. Poi, accanto al campo da Quidditch, ci accorgemmo che il laghetto s’era ghiacciato e
quindi con la magia inserimmo delle lame sotto le nostre scarpe ed iniziammo a
pattinare. Io l’avevo fatto molte volte, Scorpius no
ma in breve divenne bravo anche in quello.
Quando iniziò ad
imbrunire, rientrammo nel castello e ci accoccolammo in Sala Comune con il
camino acceso. Restammo a parlare e giocare a carte fino a tardi, finché non
crollammo stanchissimi sui divani.
šsšt›s›
Le vacanze di
Natale stavano per volgere al termine ed io e Scorpius
avevamo anche iniziato a fare i compiti che ci erano stati assegnati. Di
mattina andavamo in Biblioteca e studiavamo qualche ora – con le dovute,
inevitabili, distrazioni – di pomeriggio o lui si allenava a Quidditch e io stavo sugli spalti a leggere e guardarlo,
oppure gironzolavamo nella scuola a combinarne di tutti i colori, cercando di
passare inosservati e di fingere di essere i soliti studenti
modello.
Quando venne il
sette Gennaio e tutta Hogwarts iniziò a tornare, si
perse la pace. Il casino imperversò nei corridoi, le Sale
comune divennero di nuovo affollate e nella Sala Grande tornò la bolgia
dei tavoli strapieni a pranzo e a cena, così come il pomeriggio per studiare.
Persino la Biblioteca
tornò affollata in un batter d’occhio, perché il giorno dopo sarebbero iniziate
le lezioni e c’era chi ancora non aveva fatto i compiti.
Io e Scorpius lasciammo copiare i compiti ad un povero e
ustionato Albus che era andato a sciare ed era
diventato rosso come i miei capelli. Passammo il pomeriggio con lui e i suoi
racconti, con mio fratello Hugo che mi rimproverò perché non avevo passato il
Natale con loro, con Lily e James che presero in giro Albus
tutto il giorno, dicendoci tutto quello che lui ometteva dal suo racconto,
ovvero le sue cadute e le sue figuracce.
Quando arrivò la
sera, finalmente ritrovammo la pace che avevamo provato in quei giorni e
rimanemmo da soli. Andammo in Sala Grande per cenare, continuando a sentire le
storie di mezzo castello.
All’uscita,
mentre stavo per prendere la mano di Scorpius, vidi i
suoi amici arrivare di tutta fretta e prenderlo letteralmente, anzi, trascinarselo poco distante da me per
l’organizzazione della seconda parte del Campionato di Quiddicht.
<< Scusa Weasley! >> disse qualcuno di loro, così feci un
mezzo sorriso e mi appoggiai al muro di fronte per aspettare che finissero e
tornare insieme al dormitorio.
Ma poi accadde
qualcosa.
Qualcosa che,
sinceramente, – nella mia ingenuità – non avevo pensato che potesse accadere.
Eppure sarebbe stato molto inevitabile, a pensarci.
Vidi passare una
ragazza magra piena di curve e capelli lunghi biondi fino al sedere, il viso da
gatta in calore e la camminata da pantera nera. La divisa per di più era troppo
corta.
I compagni di Scorpius si voltarono a guardarla e partirono i fischi, i
commenti, le battutine. Lei fece l'occhiolino e mandò qualche bacio, finché non
guardò proprio Scorpius in faccia e disse lasciva:
<< Ehi bello, ti aspetto in camera...quando vuoi
>>.
Impallidii quando
sentii quella frase, ancora più quando gli amici iniziarono a commentare
qualcosa e Scorpius, invece, scoppiò a ridere. Mise le
mani in tasca e disse qualcos’altro ai suoi amici, poi si dileguò e mi
raggiunse.
<< Andiamo?
>> mi disse.
Io annuii ed
iniziai a seguirlo, ma non riuscivo a non pensare a quella scena: pensai che,
probabilmente, la sua vita sarebbe stata più divertente con quegli amici
intorno tutto il giorno e una ragazza così sensuale al suo fianco.
šsšt›s›
Ecco qui il 19esimo capitolo! Spero vi
piaccia. Mercoledì prossimo ho un esame ma non ho proprio voglia di studiare...uffi. Cmq sicuramente fino a
quel giorno non aggiornerò più. Ah, ripeto per chi mi ha chiesto del titolo,
che il significato verrà svelato poi...sinceramente
non lo sapevo che l’edera fosse la pianta dell’amicizia, ma adesso ho letto
questo: In antichità l'edera era
considerata la pianta
che abbraccia, simbolo di amore e amicizia, per alcuni popoli ha
rappresentato anche la femminilità e l'immortalità.
Intanto due piccoli regalini per tutte
voi che mi seguite: in disegno me la cavo, ma con photoshop sono alle prime armi, quindi sarà venuto una
mezza schifezza il disegno colorato (sarebbe tipo dopo una lotta con i cuscini...), per non parlare del collage di due foto. Beh,
spero vi piaccia...
Era un tranquillo
pomeriggio di Febbraio quando mi arrampicai sugli spalti di Serpeverde
con la sciarpa intorno al collo e sotto la bocca, volgendo lo sguardo verso il
campo cercando di individuarlo subito tra le saette verdi che sfrecciavano in
aria.
Ma come potevo
non riconoscerlo subito.
I capelli biondi
erano quasi accecanti in quel miscuglio di divise e scope. Ondeggiavano
seguendo la scia del vento e quando si fermava a mezz’aria, gli cadevano sul
viso e sugli occhi, carezzandoglieli.
Sorrisi,
poggiando il mento sulle mani con gli occhi sul campo.
<< Per
Merlino, Malfoy proprio me lo scoperei! >>
<< Milesia,
shh, c’è la Weasley... >>
<< Ma vuoi
davvero mettermi a paragone con lei, Katy? >>
Non mi voltai
nemmeno, perché sapevo da chi venivano quelle voci. Ormai la storia andava
avanti da un mesetto. La biondona stile pantera
dietro di me, che avevo visto appena dopo le vacanze di Natale, era purtroppo a
Serpeverde e dovevo sorbirmela a pranzo, a cena, a colazione,
nella Sala Comune e durante le lezioni. Spesso le finivo anche in banco vicino,
perché Scorpius prendeva posto accanto a me e lei gli
si azzeccava.
Lui ne rideva
sempre e la cosa dopo un mese aveva cominciato a infastidirmi davvero.
Non che non fossi
abituata a vedere ragazze completamente perse di Scorpius,
tanto che camminando sbattevano contro i pali senza accorgersene perché
dovevano guardarlo. Ma la cosa che mi irritava era che questa tipa, Milesia,
era troppo esplicita, troppo invadente, troppo
svenevole, troppo esagerata in ogni movimento fin troppo sensuale – come quando
mangiava e si portava il cibo alla bocca, leccandolo prima – e a me venivano i
brividi solo a guardarla. Che schifo. Ma poi, inutile negarlo, c’era di più.
Benché fosse di una sensualità esasperata – ed io ho sempre pensato che la vera
bellezza e sensualità fosse quella innata e non costruita – non riuscivo a
starmene tranquilla.
Mi metteva ansia
averla sempre tra i piedi miei e di Scorpius. Mi
metteva ansia il vedere i suoi occhi azzurri scivolare sul corpo del MIO
ragazzo. Mi metteva ansia il notare quanto fossi bambina in confronto a lei, la
femme fatale.
Sbuffai,
continuando a guardare gli allenamenti. Le sentivo parlocchiare
dietro, ma cercavo di non farci caso. Poi lei si mise ad urlare.
<< Scorpius! Io faccio il tifo solo per te! Sarò il tuo premio
a fine partita! Mi troverai nel tuo letto! >>
Mi voltai
inorridita e lei mi sorrise con fare innocente, come se avesse detto la cosa
più normale del mondo.
<< Allora
sarà una sorpresa anche per me, Milesia: dato che dormo nel letto di Scorpius, faremo una cosa a tre! >> esclamai fingendo
palesemente allegria e felicità.
Lei mi sorrise
falsamente a sua volta.
<< Secondo
te, tra me e te nel suo letto, non manderà via quella
magrolina e imbranata per tenersi la dea del sesso?! >>
<< Oddio,
mi viene da vomitare... >> dissi disgustata, voltandomi verso il campo.
Le sentii ancora
parlare dietro di me, ridacchianti.
Dopo un po’,
scocciata, mi alzai e me ne andai.
A metà strada mi
accorsi che non avevo nemmeno salutato Scorpius, ma
probabilmente non si era neanche accorto che ero arrivata e che me ne ero
andata.
Attraversando il
corridoio principale di Hogwarts, che costeggiava la Sala Grande mezza
vuota, pensai di studiare un po’ in biblioteca e a mia grande meraviglia, quasi
all’ingresso, seduto ad un tavolo vuoto, ci trovai Albus
con mille libri intorno.
<< Ehilà,
ma davvero frequenti posti del genere? >> sorrisi.
Lui alzò il capo
e gli occhi gli brillarono.
<< Oh mio
Dio, Rose, sei davvero tu?! Che visione! Aiutami ti
prego, domani devo consegnare una pergamena di mille
righe di Storia della Magia! >> esclamò con voce strozzata, così alzai
gli occhi al cielo e gli sedetti accanto, iniziando a prendere il libri per capire di che argomento stesse parlando.
Alla fine se ne
andò tutto il pomeriggio. Tra una ripetizione ed un’altra, gli chiesi anche
come si trovavano nelle varie materie Hugo e sua sorella Lily, ma lui mi
rassicurò che stavano benissimo e si erano fatti un gruppo solido di amici.
Poi, senza che me
ne accorsi, si fece sera. L’orologio a pendolo della Biblioteca risuonò le
sette e ad Albus iniziarono a venire i morsi della
fame, come se non mangiasse da secoli. Scoppiai a ridere.
<< Scherzi?! Sai il mio cervello quanto ha bruciato, oggi? Non ho mai
studiato così tanto! >> si lamentò, così io risi
ancora di più.
Poi, me ne resi
conto da sola, il sorriso scomparve immediatamente dal mio viso quando sentii
delle voci fin troppo familiari.
<< Rose...? >> mi richiamò Albus,
così alzai subito la testa.
<< Mh? >>
<< Tutto
okay? >>
<< Ma
certo... >>
<< Sai che
con me puoi confidarti... >>
<< Si lo
so. No è che...insomma...tu che genere di ragazza
preferisci? Per esempio, una come Milesia Brown o
come me? >> dissi d’un fiato, sondando la sua espressione.
Lui mi guardò un
po’ stranito.
<< Beh Rosie, tu sei mia cugina... >>
<< Si, ma se non lo fossi? >>
Lui sembrò
pensarci su.
<< Rose,
senza offesa, ma Milesia è proprio una bomba >>
disse con la voce ridotta ad un sussurro.
Sorrisi, anche se
dentro di me non mi sentivo molto bene.
<< Okay...senti, io mi avvio, che devo passare prima per il mio
dormitorio >> accennai, presi la mia tracolla e lasciai un po’ stralunata
la Biblioteca,
con la voce di Albus che mi chiamava e Milesia e le
amiche che girovagano nel reparto dei romanzi rosa.
šsšt›s›
Quella
strana zuppa che mi ero messa nel piatto aveva un aspetto strano. O forse era
solo il mio stomaco che si era chiuso. Scorpius,
invece, soprattutto dopo gli allenamenti, mangiava con molto appetito e anche
con un grande sorriso sulle labbra perché – lo sentivo dire con il compagno –
si erano allenati alla grande ed erano sicuri di vincere contro Corvonero la prossima settimana.
Mangiai
qualche cucchiaio, spizzicando qualche cosa qui e lì, ma poi il mio stomaco si
chiuse del tutto. Misi le mani sotto il mento, guardando di fronte a me Milesia
che raccontava delle sue avventure sessuali all’amica Katy.
Poi attirò l’attenzione degli amici di Scorpius, che
si misero a fare commenti del tipo: quand’è che le vediamo dal vivo queste prestazioni?
Scorpius come sempre rideva e continuava a
mangiare, ma Milesia lo fissava con insistenza.
<<
Mi hai sentito dagli spalti del campo, prima? Ragazzi, so che siete gelosi, ma
io sono il premio di Scorpius >> miagolò e i
commenti di disapprovazione riempirono il tavolo.
Scorpius non disse nulla, ridacchiando e
continuando a mangiare.
<<
Allora, me la dai una risposta Malfoy? >>
insistette.
Scorpius non alzò nemmeno gli occhi, tagliando la
sua carne.
<<
Non credo che serva una risposta, dato che il mio premio ce l’ho già >>
disse e io mi voltai verso di lui. Era la prima volta che le rispondeva.
<<
Dici la Weasley?
Ma sei serio? >> scoppiò a ridere Milesia.
<<
Milesia, sai >> fece Scorpius, alzando gli
occhi su di lei, << mi fai davvero ridere. >>
<<
E’ già qualcosa! >> esclamò lei e Scorpius
scosse la testa ridacchiando, riprendendo a mangiare.
Milesia
continuò a commentare, come se io non ci fossi, sulla bellissima notte che
stava per avere con ScorpiusMalfoy.
Finsi seriamente di non sentire.
Quando
finimmo di mangiare, Scorpius mi prese per mano e
salutò i suoi amici – Milesia lo salutò con il suo fare lascivo e Scorpius ridacchiò – poi lasciammo la Sala Grande.
Camminammo
in silenzio fino al dormitorio, mano nella mano, ma io lo guardavo di continuo
con la coda dell’occhio, anche se lui appariva rilassato e senza
preoccupazioni.
Entrando
nella sua stanza – nostra ormai da
tempo – si andò letteralmente a buttare sul letto, sospirando stanchissimo.
<<
Sono stati duri gli allenamenti, eh? >> commentai, andandomi a sedere
accanto a lui.
Lui
si voltò a guardarmi ancora disteso.
<<
Si, tantissimo. Sono distrutto Rosie
>> mi disse. Poi mi prese la mano e mi tirò su di lui, così caddi tra le
sue braccia.
<<
Non ho neanche voglia di mettere il pigiama, dormo così... >> mormorò,
con gli occhi chiusi e le mani intorno alla mia vita.
Restai
in silenzio a guardare il suo viso rilassato. Respirava con il ritmo classico
di chi si è appena addormentato. Così continuai ad osservarlo. Ma, neanche un
minuto, i suoi occhi grigi si aprirono di scatto e la sua fronte si corrucciò.
Per poco non sobbalzavo.
<<
Rosie, tutto bene? >>
Annuii
vigorosamente. La sua mano si alzò e mi toccò i capelli, infilando le dita tra
i miei boccoli e giocherellandoci. Poi mi passò la mano dietro la nuca e mi
attirò a sé, baciandomi.
Fu un
bacio leggero, all’inizio. Poi le sue labbra iniziarono a diventare bollenti e
la sua lingua sgusciò nella mia bocca, insieme alle sue mani che si fecero
possessive sui miei fianchi. Mi si mozzò il fiato.
<<
Improvvisamente mi sento così carico... >> soffiò sulle mie labbra,
mordendomele.
Sorrisi
imbarazzata, sporgendomi per rubargli un altro bacio ed un altro ancora. Ci
baciammo con così tanta passione e impeto, muovendoci sul letto, che finimmo a
fissarci senza fiato, respirando affannosamente. Scorpius
stava sopra di me, i capelli chiarissimi che penzolavano accanto al suo viso
arrossato e le labbra dischiuse e piene, le braccia muscolose attorno al mio
corpo, che anche da sotto la camicia della divisa, ora tirata, si vedevano
delineate. Mi sentivo così...eccitata.
Mi
accorsi che le sue dita mi avevano sbottonato la camicia, scivolata ai lati, e
che il mio seno era fasciato appena dal reggiseno sotto i suoi occhi liquidi.
<<
Dio mio, quanto sei bella... >> sussurrò, scendendo a baciarmi il seno.
Un
brivido fortissimo mi percorse la schiena, il corpo e mi imporporò le guance.
Dischiusi le labbra per cercare ossigeno quando sentii le sue labbra morbide
chiudersi sul mio capezzolo.
Balzai
a sedere, scivolando appena lontana da lui.
Lui
mi guardò, i capelli e il viso stravolti che lo facevano apparire ancora più
sexy di quanto fosse normalmente – e normalmente era da divorare con gli occhi.
<<
Scusami >> mormorai, abbassando lo sguardo sulla mia gonna stropicciata e
il mio ventre scoperto.
Lo
sentii scivolare fino a me, a gattoni. Le sue braccia
mi circondarono e il mio seno aderì al suo torace.
<<
Non chiedermi scusa >> mi disse e io lo abbracciai.
<<
Invece si. Sono così impaurita dalle sensazioni che
provo...che mi comporto come una scema... >>
<<
Rose, ascoltami, io non voglio forzarti. Ti dovrei
chiedere io scusa, perché davvero ti desidero così
tanto e non riesco a resisterti come dovrei... >> disse sulla mia spalla.
Chiusi
gli occhi e mi accoccolai contro il suo petto.
<<
Ti amo >> sussurrai e lui sembrò sobbalzare. Appena.
<<
Ti amo anch’io, scemotta >> fece, dandomi dei
baci teneri sulla spalla e sul collo.
Sorrisi,
e cademmo sul letto accoccolati l’uno all’altro. Scorpius
prese a carezzarmi i capelli e le spalle, le mani, la pancia. Era così dolce
che finii per addormentarmi senza accorgermene.
šsšt›s›
<< Ehilà Weasley >> sentii
quella voce dietro di me, ma non mi voltai.
Continuai a camminare diretta alla serre
per la lezione di Erbologia. Scorpius
era già lì, perché prima aveva avuto gli allenamenti di Quidditch.
<< Weasley, ti devo chiedere una
cosa, fermati! >> ripeté quella voce, così rallentai.
Milesia Brown mi affiancò, con la solita
divisa modificata troppo corta e il trucco pesante.
<< Senti Weasley, ma a Malfoy piace di più stare sotto o sopra? >> fece,
così mi voltai inorridita verso di lei.
<< Ma stai fuori, Brown? >>
<< No, voglio solo preparami adeguatamente >> fece lei
emozionata.
Mi portai una mano sulla fronte, continuando a camminare e
guardare davanti.
<< No...non dirmi che... >>
<<
Che c’è ancora? >> dissi, poi lei camminò velocemente e mi raggiunse,
guardandomi con fare indagatore. Poi scoppiò a ridere.
<<
No! Tu non l’hai ancora fatto con Malfoy, vero? Oh per
tutti maghi del mondo... >> squittì con la mano davanti alla bocca.
Non
mi voltai nemmeno.
<<
Chi tace, acconsente! >> ridacchiò. << Ah ma allora, sarà
facilissimo fare sesso con lui. Non dovrò neanche convincerlo o cosa! Certo che
sei proprio stupida... >>
<<
Da che pulpito... >> borbottai.
Lei
scoppiò a ridere di nuovo. << Il sesso è l’unico modo per tenersi stretti
gli uomini, idiota! Secondo te, arrapato com’è, se arrivo io con le mie belle
gambe promettendogli momenti indimenticabili fino a quando vorrà, cosa
sceglierà il tuo caro Scorpius? Te o me? Quella con
cui deve fare il dolce e paziente, aspettando che finalmente si decida, o
quella che lo farà divertire e gli allieterà le notti? >> disse come un
fiume in piena, tutta felice. Poi prese a camminare più veloce, alzando una
mano per salutarmi e dirigendosi a passo sensuale verso le serre.
Mi
fermai qualche secondo, stringendo il libri al petto.
Alcuni ragazzi di Serpeverde mi sorpassarono, insieme
a dei gruppetti di Tassorosso, diretti alle serre.
Poi ripresi a camminare e quando entrai, vidi Milesia accanto a Scorpius con i guanti già infilati e l’aria lasciva. Lui
non la guardava ma non sembrava particolarmente infastidito. Rimasi sulla
soglia imbambolata finché il professor Neville Paciock non mi spinse dentro facendo
cominciare la lezione.
šsšt›s›
Ecco il ventesimo cap,
anche se con molto ritardo. Scusatemi, ma il 15 ho l’ultimo esame e sto
studiando ancora. Uffi. Cmq, sper
che questo cap vi sia piaciuto. Ho fatto un piccolo
collage di foto: immaginatevi come se fossero molte delle foto che si sono
fatti Rose e Scorpius a vicenda, in occasioni come il
Ballo, oppure mentre Rose dormiva, o quella dove lei sta appoggiata ad un palo,
che lo aspetta dopo gli allenamenti di Quidditch.
Oppure lui seminudo sul letto, lei in qualche servizio fotografico! Non so,
spero vi piaccia. ^_^
Adesso vi lascio, alla prossima!
Erin.
Ps: Star711: i collage di prima
erano due tipi che ho preso a caso, ma non jacksonrathbone e rachellelefevre! Ti ho anche risposto per email suoi dubbi del secondo commento =)
Pinkstone:non ho pensato ad un
tot di capitoli da scrivere sinceramente. Voglio scrivere ancora molto, però,
perché c’è tanto da dire, quindi non finirà tanto presto, ma si,
una fine ce l’avrà =)
Non è un
miraggio, sono veramente tornata. Spero possiate perdonarmi! Beh, i commenti a
fine capitolo. Vi lascio finalmente alla lettura del ventunesimo.
Edera
šsšt›s›
Per tenerti stretto a me
šsšt›s›
Cosa sceglierà il tuo caro Scorpius? Te o me? Quella con cui
deve fare il dolce e paziente, aspettando che finalmente si decida, o quella
che lo farà divertire e gli allieterà le notti?
Le
sue parole mi rimbombavano ancora nella testa, a distanza di una settimana.
Le
parole di Milesia Brown, il suo sorriso sicuro e il
suo guardami con sufficienza, erano impressi nella mia mente in modo
indelebile. Peggio quando la incrociavo nei corridoi o dovevo sorbirmela a
lezione o durante i pasti.
Marzo,
con il suo freddo più tenero e il suo clima sballato era arrivato ed io avevo
passato una brutta settimana. Per via dell’imminente partita contro Corvonero, io e Scorpius ci
vedevamo poco – anzi, per niente – e la cosa, più che altri momenti, mi faceva
davvero male. Stavo male perché non ero più sicura di quello che avevo. Non ero
più sicura di me stessa, di Scorpius, della solidità
della nostra relazione.
Non
sapevo come comportarmi. Cosa potevo fare per tenerlo stretto a me? Per non far
si che guardasse altre ragazze?
In quei
momenti di profonda angoscia avrei voluto davvero confidarmi con qualcuno. Ma Albus non era per niente adatto e amiche non né avevo. A
volte pensavo che era stato un errore appoggiarmi così
tanto a Scorpius, dato che lui poteva venir meno e io
mi sarei ritrovata da sola. Ero in un periodo molto negativo e la mia solita
forza combattiva sembrava evaporata nel nulla, sotto il fuoco di Milesia Brown.
Un
giorno, però, mentre studiavo in Biblioteca, sentii una cosa. Le voci erano
basse e lontane, ma udibili comunque. Parlavano due ragazze
tra loro, oltre lo scaffale di Storia della Magia e riuscivo a intravedere le
loro sagome attraverso i libri.
<<
Jane, ascolta chi ne sa più di te. Gli uomini si devono tenere stretti a sé con
il proprio corpo e poco con il proprio cervello. Certo, se quello poi c’è, ben
venga. Ma il legame forte tra due persone si crea proprio quando queste due
fanno per la prima volta l’amore. Da quel momento, se il legame era già forte,
vi sentite parte l’uno dell’altra e il rapporto si consolida. L’unica arma che
hai adesso è andare a letto con Nate. Insomma, lo ami no? Siete fidanzati, no?
E allora che male c’è?! >> disse una della due,
mentre l’altra si soffiava il naso con qualche singhiozzo.
<<
Forse hai ragione. Se faccio l’amore con lui, non avrò niente da temere,
>> rispose l’amica.
<<
Si, esattamente! E al più presto, altrimenti lui
perderà interesse verso di te e si concentrerà su altre curve! >>
Sbiancai,
quando la verità mi cadde sulla nuca come una ghigliottina. Quella ragazza
oltre lo scaffale aveva proprio ragione: sembrava che stessero parlando della
mia situazione ed era palese che stavo rovinandomi con
le mie mani.
<<
Stasera c’è la partita Serpeverde contro Corvonero! Dato che i Corvonero
perderanno sicuramente, almeno regalerai a Nate una bella notte focosa!
>> fece entusiasta l’amica.
M’imbarazzai
all’idea, quasi fossi io a doverla mettere in atto. Ma, in fondo, anche se...
Scossi
la testa piena di vergogna. No, non potevo vestirmi in modo succinto e farmi
trovare in camera sua, non ce l’avrei mai fatta.
E al più presto, altrimenti lui perderà
interesse verso di te e si concentrerà su altre curve!
M’irrigidii
ricordando quelle parole. Cosa dovevo fare? Lasciare che tutto scorresse come
sempre, oppure donargli me stessa completamente e mettere da parte l’imbarazzo?
Se lasciavo la situazione com’era, probabilmente avrebbe iniziato a vedermi sempre
più come un’amica e non come la sua fidanzata. Avrebbe iniziato a perdere interesse
fisico nei miei confronti, avrebbe
perso il desiderio...
La
decisione sgusciò in me prima che me ne rendessi conto.
šsšt›s›
Lasciai
la nostra stanza verso le sette, diretta al campo da Quidditch. Mi sentivo esageratamente in ansia. Mi avvolsi
per bene la sciarpa al collo, attraversando i giardini in cui si sentivano le
voci di tifo provenire dal campo, pieno di luci e striscioni. Tremavo, ma non
era per il freddo. E le guance era tutte arrossate, ma ero sicura che neanche
quello c’entrava con la temperatura.
Salii
sugli spalti, salutando qualche conoscente con un cenno del capo. Presi posto, guardando il campo davanti a me e le tribune
esultanti. A mia sorpresa vidi Albus, che con la
sciarpa Griffyndor si sentiva un po’ spaesato. Si
guardava intorno un po’ corrucciato.
<<
Ehi, Albus! >> esclamai, alzandomi in piedi,
felice di trovare un volto amico.
<<
Rose! Eccoti finalmente... sapevo che saresti venuta perciò sono qui. E poi non
passiamo mai del tempo insieme... >> borbottò.
Mi
sentii un po’ in colpa. Lo presi per un braccio e lo trascinai sulla panca
dov’ero seduta, iniziando a parlare e chiedergli come stava. Con Albus ci vedevamo di rado, perché io ero troppo concentrata
su Scorpius. La mia vita girava intorno a lui e
perfino mio fratello Hugo lo vedevo di tanto in tanto. Aveva si
il suo gruppo di amici e con la sorella non ci sarebbe stato neanche morto –
soprattutto ora che stava crescendo – però avrei dovuto essere più presente. E
Lily, che forse aveva bisogno di qualche consiglio femminile. D’un tratto mi
resi conto che dovevo seriamente recuperare.
La
partita iniziò e le due squadre entrarono. Tra boati e fischi, il cronista
ufficiale, Bobby Micheal, chiamò i nomi di tutti i
giocatori e al nome di Scorpius la folla applaudì
ancora di più, soprattutto femminile.
Quella
sera, lo guardai con occhi diversi.
Mi
sentivo strana, lontana dal suo splendore e mi sembrava d’essere tornata al
primo anno, quando non lo conoscevo ancora bene e il mio unico amico era mio
cugino Albus.
Albus gridava il nome di Scorpius,
incoraggiandolo mentre la mia tribuna esultava per l’ennesimo goal. E il mio
ragazzo passava sulla scopa, con aria trionfale, alzando i pugni al cielo.
Cos’era
quell’ennesima sensazione di sconosciuto? Cos’era quell’improvvisa sensazione
di distacco che provavo nei suoi confronti? Era la prima volta che vedevo il
mondo di Scorpius come se non fosse il mio.
Quando
Serpeverde vinse, i festeggiamenti nel campo furono grandissimi.
Coriandoli verde-argento piovvero dal cielo e i giocatori si abbracciarono in
campo, guardando verso gli spalti in segno di vittoria.
<<
Si, ma Grifondoro li batte
la prossima volta >> fece Albus, nel caos degli
spalti.
Mi
concessi di ridere, benché l’ansia in me stava crescendo a
dismisura. Stava arrivando il momento ed io dovevo essere decisa,
altrimenti l’avrei perso per sempre.
Mi
congedai da Albus, dicendo che me ne sarei tornata
nel dormitorio perché avevo mal di testa. Lui mi diede un pizzicotto sulla
guancia e mi pregò di non sparire per un altro mese. Gli promisi che non
avrebbero mai più sentito la mia mancanza.
C’erano
molte cose che dovevo aggiustare, e sarei partita da Scorpius.
Andai
via, cercando di non cadere tra le mille persone che si muovevano e facevano
cori dalle tribune, riuscendo a lasciare il campo.
Sgattaiolai
nel castello, sapendo di avere il tempo in cui Scorpius
rientrava negli spogliatoi e si faceva la doccia.
Sistemai
la stanza. Accesi le candele sui comodini e sulla specchiera, sistemai i miei
vestiti nell’armadio e tirai fuori un completino
intimo nero di pizzo, con un babydoll abbinato che mi aveva regalato Madame Le Rose,
anche se pensavo che non l’avrei mai indossato.
Mi
guardai allo specchio, scalza. Mi sciolsi la coda, lasciando che i capelli
rossi mi ricadessero a boccoli lungo le spalle, le braccia e la schiena. Il
babydoll mi arrivava appena sotto il sedere ed essendo di velo lasciava vedere
il completino nero così sexy.
Mi
sentivo così nervosa. Continuavo a guardarmi allo specchio e mi tremavano le
gambe.
Salii
sul letto e aspettai poco, perché la porta della camera ben presto si aprì. Scorpius entrò, lasciando cadere la borsa dell’allenamento.
Aveva le guance arrossate e i capelli spettinati e chiarissimi, appena
asciugati.
Alzò
lo sguardo su di me appena un secondo dopo.
I
suoi occhi grigi mi fissarono, muovendosi lungo tutto il mio corpo. Si passò le
mani nei capelli e dischiuse la labbra. << Wow
>> biascicò con il fiato mozzato.
Gli
sorrisi, scendendo dal letto e raggiungendolo piano. Dovevo farlo e soprattutto
dovevo stare tranquilla, perché sarebbe andato tutto bene.
Mi
avvicinai, gli passai le mani sulle spalle, sganciandogli il mantello, che
lasciai cadere sul pavimento. Mi alzai sulle punte, gli presi il viso sulle
mani e lo baciai.
Scorpius sembrava così intontito da non capire
cosa stesse accadendo. E sinceramente non sapevo neanche io cosa stavo facendo.
Le
sue mani rimanevano ferme lungo il suo corpo e le sue labbra rispondevano piano
al mio bacio tenero. Intensificai il contatto, prendendogli le mani e
mettendole sulla mia vita. Lo baciai con più passione ma lui si fermò un po’,
guardandomi negli occhi a pochi centimetri di distanza.
<<
Rose, >> soffiò sulle mie labbra, << perché tutto questo? >>
mi chiese.
<<
Perché ti amo, >> dissi senza pensarci, rituffandomi sulle sue labbra.
Ma Scorpius mi allontanò di nuovo di un po’. << Allora
perché tremi? >>
Mi
accorsi, quando me lo disse, che tremavo davvero. Eppure la stanza era
riscaldata dal camino.
<<
No-non lo so >> farfugliai, riprendendo a
baciarlo.
Le
sue mani mi afferrarono le spalle esili e Scorpius mi trattenne a qualche centimetro da lui.
<<
Rose, se non te la senti io posso aspettare, lo sai.
Non devi fare questo per me se non vuoi >> mi disse sorridendo.
Poi
la sua espressione cambiò e il sorriso sparì dalle sue labbra. Mi asciugò una
lacrima che mi era rotolata sulla guancia.
<<
Rose...ma perché adesso piangi? >> sussurrò
carezzevole.
<<
Perché mi rifiuti? >> sbottai, non riuscendo più a trattenere il magone
che mi bloccava il respiro. << Con Milesia l’avresti fatto?! >> feci furiosa.
Scorpius mi guardò come se non credesse alle sue
orecchie. << Cosa...? >>
<<
Hai sentito bene! Io non voglio che tu ceda alle sue provocazioni! Se vuoi fare
l’amore, devi farlo con me! >> esclamai in preda ad un pianto nervoso.
La
presa sulle mia braccia si allentò e Scorpius si allontanò di un passo. << Non dirmi che...che
tu pensi che io possa davvero tradirti? Che io possa andare a cercare il sesso
altrove, perché tu non vuoi fare l’amore con me? >> mi disse, con aria
stralunata.
Mi
chiusi le braccia intorno al corpo, sentendomi d’improvviso troppo svestita.
<<
Io...io volevo solo soddisfarti. Io...era per tenerti
stretto a me >> mormorai.
<<
Ma che bella considerazione che hai di me! Pensi che il mio amore per te sia
così volubile? Pensi che io sia come un animale in calore? Che me ne andrei con
la prima che passa perché tu non ti concedi a me? Rose, ma che ti prende?! >> esplose furente. << La nostra prima volta
vuoi davvero che sia così? >>
Iniziai
a piangere ancora più forte. Mi accovacciai a terra, nascondendo il viso rosso
e umido nelle braccia. Mi mancava il fiato.
<<
Io ti stavo perdendo, >> farfugliai, piangendo. << Io ti sto perdendo, il nostro rapporto non
è più lo stesso... tu vuoi una cosa che io non voglio darti. E’ meschino da
parte mia e così tu inizierai a vedermi di nuovo come un’amica... non ti attrarrò
più... mi hai rifiutato... io senza di te posso solo morire... >>
biascicai nei singhiozzi, ancora accovacciata su me stessa.
<<
Rose...ma che... non ti riconosco... >> lo
sentii dire.
<<
Io non sono adatta a te, l’ho sempre saputo. Non sono così bella, così
seducente come invece lo è Milesia >> dissi, guardandolo attraverso le
lacrime.
Scorpius restava all’in
piedi, incredulo, poco distante da me. Si portò una mano alla fronte, tirandosi
indietro i capelli.
<<
Forse hai ragione. >>
La
sua voce bloccò il mio pianto e mi asciugai gli occhi in fretta. Cosa aveva
detto? Mi alzai in piedi e mi appoggiai alle colonne del letto a baldacchino.
<<
Forse hai ragione, >> ripeté. << non sei adatta a me. Ti credevo
diversa. Credevo che il nostro rapporto fosse diverso, dato che ci conosciamo
da quando avevamo undici anni e praticamente siamo cresciuti insieme. Abbiamo
affrontato tante cose insieme. E adesso nella tua testa tu mi consideri così
poco. Hai proprio ragione, >> disse con voce appena udibile, poi fece un passo
indietro e si voltò.
Vidi
le sue spalle allontanarsi e la porta della stanza si richiuse nel muro dopo di
lui.
In
quel momento più che mai, ero rimasta sola.
šsšt›s›
Non
so cosa successe ad entrambi. Da parte mia, mi sentivo così imbarazzata, sconvolta
e stralunata che non avevo voglia di vederlo.
Da
quella sera ormai lontana, avevo ripreso a dormire nel letto del dormitorio
femminile che, tra l’altro, avevo dovuto liberare dalle cose delle mie compagne
che pensavano che non sarei mai ritornata.
Ecco
perché, ben presto, la notizia che io e Scorpius
eravamo ai ferri corti si diffuse in tutta Hogwarts.
Era
passata una settimana quando, per primo, venne Albus
a parlarmi. Poi anche mio fratello Hugo e anche Lily. James non mi disse molto,
ma accompagnò la sorellina.
Volevano
sapere cos’era successo. Albus però fu l’unico a
prenderla più seriamente: mio fratello disse che era colpa mia, dato che le
femmine sono così assillanti. Lily mi disse che invece era solo questione di
tempo e avremmo fatto pace. Mentre Albus non poteva
crederci. Mi disse che aveva provato a parlare anche con Scorpius,
ma lui non aveva voluto discuterne.
Per
placare le acque ed essere lasciata un po’ in pace dal gruppo di supporto che
m’era venuto incontro, dissi che erano cose da niente ma che per quel momento
preferivo riflettere da sola su noi due.
Così,
le settimane continuarono a passare. Gli sguardi su di me si fecero sempre più
eloquenti: tutti si stavano chiedendo se fosse davvero finita. La leggendaria
coppia di Hogwarts era scoppiata?
Nei
corridoi, i pettegolezzi erano all’ordine del giorno e ormai non si curavano
neanche più di parlare a voce bassa. Si sentiva davvero di tutto. Si parlava
delle mille ragazze che intanto Scorpius si stava
facendo, di Milesia che era diventata la sua fidanzata,
di me che avevo preso il nomignolo di “cornuta”.
Del
resto, poco vedevo Scorpius. Forse perché lo evitavo,
sapendo benissimo i posti che frequentava e cosa faceva. Era facile non stare
negli stessi posti in cui c’era anche lui. E quando dovevamo mangiare in Sala
Grande, mi mettevo al lato opposto del tavolo, così non sentivo nemmeno i suoi
discorsi. Così, anche nelle aule.
Pian
piano, la rabbia nei confronti di Scorpius salì
dentro me in modo smisurato.
La
consapevolezza che non sarebbe venuto da me per fare pace, per parlare, per
tornare insieme, mi faceva piangere e gridare dentro.
Pensai
molto a me stessa. Pensai che, in fondo, avevo davvero
sbagliato quella sera di – ormai - tre settimane fa. Avevo sbagliato a
comportarmi in modo così infantile, non credendo in lui e dandogli praticamente
dell’animale in calore. Ma ero insicura e lui avrebbe dovuto capirlo. Che
brutto carattere. Avrebbe dovuto cercare un punto di contatto in cui parlare,
piuttosto che evitarmi e lasciarmi andare senza avermi detto niente.
Eh
già, perché a questo punto c’eravamo davvero lasciati.
šsšt›s›
<<
Rose, Rose! >>
Mi
fermai con i libri sotto il braccio, voltandomi verso Albus.
<<
Dove sono i tuoi libri? Adesso abbiamo lezione... >>
<<
Non pensare alle lezioni, Rose! Ho una cosa sensazionale da dirti! >>
esclamò con il fiatone, poi respirò per un po’ come se avesse corso mille
metri.
Aspettai
paziente che si riprendesse.
<<
Ho saputo che stasera faranno un megafestino fuori Hogwarts!
Si, in effetti è un po’ illegale... ma c’è una passaporta e ... avanti Rose! >>
Ero
già andata via a metà del suo discorso.
Sentii
Albus affrettare il passo e raggiungermi. Mi passò
una mano sulle spalle, mentre continuavamo a camminare.
<<
Rose, sul serio devi venire. Devi staccare un po’ la spina da questa situazione
angosciosa in cui stai. E’ passato un mese e... >>
<<
Albus, per favore. Lasciami perdere >> sbuffai,
togliendomi il suo braccio dalle spalle.
<<
Ci vediamo a lezione >> lo salutai, lasciandomelo alle spalle.
Meno
male che c’era lui a ricordarmelo. Che era passato un mese e che Scorpius non era ancora venuto da me. Meno male.
Mi
passai una mano tra i capelli, stizzita. Me li alzai in una coda alta con un
nastro, appoggiando per qualche secondo i libri sul davanzale di un finestrone
del corridoio.
Mi
raccolsi i capelli in alto, senza stringere, arrotolai il nastro nero intorno e
feci un fiocco.
<<
Se lo dici di nuovo, giuro che ti lancio un’AvadaKedavra! >> sentii dire a voce alta dal fondo del
corridoio.
<<
Scusami, scusami! Hai ragione, non so quello che dico >> si affrettò a
chiarire l’altra.
Poco
dopo apparvero due ragazze in lontananza. Una di queste era Milesia Brown. Mi salii la nausea, così feci per prendere i libri e
andarmene. Ma loro parlarono ancora.
<<
Ti dico che cadrà ai miei piedi, è solo questione di tempo... >>
<<
Si, scusami Milesia, hai ragione tu! >>
<<
Bene >> fece la Brown, scomparendo in un’altra stradina senza
vedermi.
Mi
appoggiai al muro dietro le mie spalle. Sapevo di chi stavano parlando. Parlavano
di Scorpius, vero? Stavano dicendo che non era caduto
alle avances di Milesia? Era questo che avevo sentito?
Scrollai
la testa per distogliermi da quei pensieri. E se mi stavo solo illudendo?
Perché diamine non veniva da me, allora? Cosa dovevo fare per attirare la sua
attenzione? Si era dimenticato di Rose Weasley? Stava
bene adesso, meglio di quando era con me? Si divertiva con gli amici? Si
sentiva più libero?
Prima
che me ne accorgessi, le mani che tenevo sulle guance vennero bagnate da lacrime
sottili. Presi velocemente un fazzoletto dalla tasca della gonna e me lo passai
sugli occhi...
Era
tardi, meglio andare a lezione.
šsšt›s›
Ehm... non so da dove cominciare.
Innanzitutto grazie graziegrazie per i commenti che avete continuato a lasciare.
Ringrazio tutte, dalla prima all’ultima, per quello che mi avete scritto. Mi
avete invogliato a continuare a scrivere. Il problema non sta
infatti nel non avere argomenti da mettere nei capitoli. No, quelli ci
sono e c’è ancora molto di cui parlare. Il problema è il tempo. A volte ho
davvero poco tempo e quando mi siedo al pc faccio
tutt’altro perché non riesco ad impegnarmi per organizzare questa storia. Mi
sono accorta però che stavo tanto sbagliando. Grazie ancora per avermi
supportata, adesso riprenderò a scrivere! Spero che continuiate a seguirmi.
Sbuffai,
aggirando il letto e continuando a ripiegare i miei vestiti nel cassettone.
<< Ti prego
io di non insistere... >> biascicai.
Albus si alzò in piedi
e mi raggiunse, prendendomi per le spalle. Mi guardò fisso negli occhi.
Lo scansai in
malo modo, arrabbiata. L’ultima persona che mi aveva
preso in quel modo era stato Scorpius, la sera che mi
aveva lasciato.
<< Rose...
>> continuò lui, seguendomi. << Non riesco a vederti così. Stasera
vieni davvero con me. >>
Gli davo le
spalle e cercavo di concentrarmi su cose inutili pur di non guardarlo negli
occhi.
<< Albus, cosa diamine ti ho detto fino da oggi? >>
<< Lo so
Rose... >>
<< No, no
ti prego. Ripetimi cosa ti dico sempre quando mi fai queste proposte >>
m’innervosii.
<< Mi dici
sempre che non ne hai voglia e che non verresti mai, neanche sotto torture
>> mi fece il verso imitando la mia voce.
Passai sopra a
quella velata presa in giro.
<< Beh, ti
sei risposto di nuovo da solo >> feci, andando a sedermi sul letto.
Mi guardai la
camicia stropicciata della divisa. Tutta colpa di mio fratello Hugo e dei suoi
tormenti, quando poco prima mi aveva trascinato per tutta Hogwarts.
Tra lui e Albus, non sapevo chi prima dovevo allontanare
per starmene un po’ in pace.
Sentii una nuova
pressione sul letto. Alzai gli occhi spazientita.
<< Rose,
fammi parlare senza interrompermi. Se non sei ancora d’accordo, non ti darò più
fastidio >> mi promise.
Decisi di
lasciarlo almeno parlare.
<< Rosie, ascoltami. Stasera la festa è nella stanza delle
necessità. Hanno creato un ambiente grandissimo, quindi c’è spazio per ballare,
divani per sedersi e un finto giardino nel retro. E’ proprio figo! Beh...insomma. Il punto è
che sarà una cosa tranquilla se vuoi che sia tranquilla. E se poi vorrai andar
via io non dirò niente per trattenerti e ti accompagnerò al dormitorio.
Inoltre, secondo me, non va bene che tu passi le serate chiusa qui a leggere o
studiare. Hai risolto qualcosa? E’ passato un mese e mezzo e mi sembra che la
situazione sia uguale a prima. Allora, se questo metodo non ha funzionato,
perché non provare con l’altro? Divertirti, conoscere altre persone e mettere
un po’ da parte la tristezza. Che ne dici? >>
Rimasi ad
ascoltarlo fino alla fine. In fondo, sapevo bene che Albus
aveva ragione. Le cose sembravano andare sempre peggio chiusa com’ero in quella
stanza. Invece, semmai...
<< Albus... io non so... >>
<< Ti
ripeto. Appena ti scocci, torniamo qui >> si affrettò a ridire.
Sospirai, annuendo
appena.
Mio cugino
s’illuminò.
<< Dici
davvero? >>
<< Non
farmi cambiare idea... >>
<< Per
Merlino! >> esultò. Mi abbracciò fortissimo, poi si alzò dal letto e mi
sorrise.
<< Tra
un’ora mi trovi davanti al ritratto del vostro dormitorio. Senza di te quel
tipo odioso del quadro non mi fa entrare... >> borbottò poi sorrise di
nuovo e lasciò la mia stanza.
Quando la porta
finalmente si richiuse, mi lasciai cadere all’indietro sul letto. Sollevai la
mano sinistra, guardandomi l’anulare. Non riuscivo proprio a toglierlo. Era passato un mese e mezzo e
lo sapevo benissimo. Fin troppo bene. Ma non riuscivo a toglierlo. Forse perché
non riuscivo neanche a ricordare il perché del nostro litigio. Perché mi aveva
trattato in quel modo assurdo e tanto freddo? Perché non ne avevamo parlato,
poi? Forse perché io, presa dall’imbarazzo, l’avevo evitato la settimana
successiva? O forse perché avevo preso le mie cose e le avevo tolte dalla sua
stanza? Cos’era successo di tanto irreparabile che ci aveva fatto allontanare?
Mi alzai,
sistemandomi i capelli. Andai verso la cassapanca ai piedi del letto e mi
accovacciai. Mi guardai di nuovo la mano sinistra. Strinsi gli occhi fino a
farmi male, premendo le labbra l’una contro l’altra per forzare me stessa.
Poi, mi tolsi
quel benedetto anello. Non volli guardarlo più. A tentoni,
presi la scatolina che l’aveva contenuto per una sola giornata e lo riposi. La richiusi, chiusi anche la cassapanca e mi ci sedetti
sopra.
Dovevo sbrigarmi
se non volevo farmi trovare da Albus ancora in quelle
condizioni.
šsšt›s›
Non l’avevo detto
ai miei genitori. Ed era terribilmente atroce quando ogni volta mi scrivevano
nelle lettere come andava con Scorpius. Mamma mi
chiedeva di salutarlo per lei oppure semplicemente s’informava sui nostri
rendimenti scolastici. I suoi, io, non li sapevo più. Li inventavo per la
maggiore, o gli comunicavo quelli che sentivo dire. E quelli di Quidditch ogni tanto li sapevo da Albus.
Punto, fine della storia. Per me Scorpius era come
evaporato nel nulla. Avevo perso in una serata un fratello, il mio migliore
amico e il mio ragazzo. Pouf. Come se
niente fosse mai esistito.
Avevo pianto
davvero tanto. Tanto da stare male, da soffocare, da pensare di uccidermi tanto
senza di lui che bisogno c’era di continuare a camminare su questo mondo.
Ma questo non lo
dicevo. Questo era un segreto che mi sarei portata nella tomba, questo nessuno
doveva saperlo. Io non piangevo davanti a nessuno. Io ero arrabbiata o
scocciata, ma mai disperata e piagnucolosa. No, io avevo pianto solo davanti a Scorpius.
Un bel respiro e
un bel sorriso. Passai davanti allo specchio e mi guardai. Ero bellissima. Mi
sentivo una di quelle bambole perfette e vuote, quelle senz’anima. Sperai che
nessuno riuscisse a notarlo.
Uscii dal buco
del ritratto, trovandoci Albus ad aspettarmi. Era una
nuvola di profumo tutta elegante.
<< Come sei
bella! Andiamo? >> mi disse, così annuii.
Lo seguì per il
castello buio e silenzioso, mentre furtivi insieme ad
altri gruppetti di ragazzi, passavamo per scorciatoie o qualche statua o quadro
che fungeva da passaggio segreto.
La stanza delle
necessità era al settimo piano e ne avevo solo sentito parlare. Si diceva che
quando ci passavi davanti per tre volte di seguito, pensando a qualcosa di cui
avevi bisogno, si materializzava una porta con ciò che avevi richiesto. Mi
aveva sempre affascinato.
Quando riuscimmo
a sgattaiolare al suo interno, la stanza delle necessità era davvero ciò che di
più bello ci si potesse aspettare. La musica era altissima, ma era come
insonorizzata e dall’esterno non si sentiva nemmeno il toc di un tacco da scarpa.
L’ambiente era
diviso in più stanze, ognuna di svariate dimensioni e svariati usi. C’era
davvero una serra-giardino ricreata nel migliore dei modi.
<< Visto
dove ti porto? >> disse fiero mio cugino,
guardandosi intorno.
Annuii con un
mezzo sorriso. Forse riuscivo davvero a distrarmi.
Appena cinque
minuti dopo, alcuni amici di Albus ci avevano
raggiunto. Due o tre di loro li conoscevo di vista, ma la maggior parte no.
Così mio cugino me li presentò.
Marcus Noltis - così mi sembrava d’aver sentito – porse a me e ad Albus due bicchieri contenente uno strano liquido ambrato. Albus mi strizzò l’occhio così pensai di potermi fidare.
La sensazione di
quel liquido ardente nella mia gola fu atroce. Ma stranamente piacevole. Ne
bevvi un altro sorso.
<< Ehi,
andiamo nella sala house babbana, c’è musica
veramente pazzesca! >> gridò uno sopra la musica, così Albus annuì e bevve il suo bicchiere tutto d’un sorso.
Lo guardai
esterrefatta, ma lui mi disse di fare lo stesso. Quando lo feci,
la gola mi bruciò tantissimo.
Venni trascinata
da quel gruppo di ragazzi per la folla, fino ad una sala insonorizzata dal
resto, dove la musica cambiò d’improvviso. Varcata la soglia, abbandonammo la
musica più leggera dell’esterno, per fiondarci in un tunztunzche t’invadeva fin dentro le ossa.
Uno degli amici
di Albus portò altri bicchieri. Erano più piccoli e
trasparenti, con del liquido rosato. Dissero che al tre dovevamo buttarlo giù.
Lo assaggiai con la punta della lingua e mi sembrava molto dolce. Feci anch’io
come loro e la gola mi bruciò ancora più di prima.
Mi sentivo
elettrica. Non pensavo che l’alcool potesse dare quelle sensazioni così
piacevoli, così inebrianti. Sembrava che la mia testa fosse più leggera e non
volesse pensare a niente. Era così che dovevo stare.
Perciò bevvi un
sacco. Qualcosa di verde che chiamarono Assenzio,
qualcosa di rosso scuro di cui non capii il nome, e molto altro.
Mi sentivo male.
Non sapevo che l’alcool potesse dare quelle sensazioni così brutte, così sbagliate.
Sembrava che tutto il mio corpo fosse in subbuglio e mi veniva da vomitare.
Pensavo a tutte le cose orribili che mi era capitate, come un groviglio di
emozioni e situazioni orrende.
Mi sentivo sballottolata tra la folla di ragazzi che ballavano, sentivo
il mio equilibrio precario. Mi pulsavano le tempie e avrei voluto che smettesse
di fare così male. Dov’era Albus? Mi aveva lasciata
sola? Non si preoccupava di vedermi in quello stato?
<< Oh
amico, tua cugina sta male... >>
Cos’era questo
casino? Perché non smettevano di fare rumore? Perché si accalcavano intorno a
me, togliendomi ossigeno?
<< Per
Merlino! Rose! Rose sono qui! Riprenditi, ti prego! >>
Stai zitto. Shh. Fammi
dormire almeno, se non posso morire. Fammi stare un po’ in pace, fuori dal mondo.
<< Andate a
prendere dell’acqua e un caffè amaro! Ehi Julio, tienile le spalle sollevate,
vengo subito! >>
Una nuova
pressione sulle spalle, un corpo contro il mio. Mi sorreggeva, mi aiutava. Chi
era? Cercai di aprire gli occhi, di guardarlo.
<< Weasley, sono un amico di tuo cugino, cerca di non
addormentarti... >>
Era biondo? Aveva
gli occhi grigi? Mi stava sorridendo?
<< Scorpius... io ti amo... ti prego non lasciarmi sola...
>> tentai di fargli capire, poi allungai le braccia al suo collo e lo baciai.
Aveva un sapore amaro, misto di sigaretta e alcool.
Le sue braccia mi
strinsero e la sua lingua entrò prepotentemente nella mia gola. Non mi piaceva
quel contatto. Scorpius non mi baciava così.
<<
Lasciami... lasciami stare >> biascicai sulle sue labbra, ma lui non ne
voleva sapere.
Continuava a
baciarmi e, debole com’ero, non riuscivo a respingerlo.
D’un tratto lo
vidi.
Scorpius Hyperion Malfoy.
Perché era lì,
in piedi con un calice tra le mani, a guardarmi? Chi era che stavo baciando?
<< Scorpius... >> lo chiamai biascicando.
I suoi occhi
erano così disorientati che mai l’avevo visto in quel modo.
<< Julio!
Ma che diamine, ti avevo detto di aiutarla! Stupido idiota ubriaco! >>
urlò poi Albus, fiondandosi in mezzo alla scena.
Tirò via il
ragazzo che mi stava sopra, così fui liberata dal suo peso. Mi portai le mani
alla testa, continuando a guardare Scorpius. Cercai
di alzarmi, barcollando un po’.
<< Scorpius... >> ripetei, avvicinandomi a lui. Gli
poggiai le mani sulle spalle mentre lui restava immobile.
Non capivo
perché mi stesse guardando in quel modo. Che avevo fatto?
Avevo baciato un altro ragazzo.
Mi portai una
mano davanti alla bocca. << Scorpius... io ti amo...
>> biascicai, stringendogli le mani sulle spalle.
I suoi occhi
grigi sembravano così liquidi. Poi iniziarono a sciogliersi. No, erano lacrime.
Una lacrima gli rotolò lungo la guancia. Si passò il dorso della mano sugli
occhi, mi tolse le mani dalle sue spalle e parlò. Disse qualcosa, ma non
capivo, guardavo solo i suoi occhi, ipnotizzata, sorda
a tutto ciò che era esterno a lui.
Finii tra le
braccia di Albus e fui privata di Scorpius.
Lui si voltò e se ne andò via. La camicia bianca era così evidente tra la
folla, ma presto fu mischiata da altri colori.
<<
Lasciatelo stare! Toglietevi! >> urlai, muovendo le braccia. Qualcosa mi
tratteneva, non mi voleva far andare da lui.
<<
Lasciami! Lasciami! >> urlavo. << Scorpius!
Scorpius! Scorpius!
>> urlai fino a perdere il fiato, finché la gola non mi si graffiò,
finché la testa non mi scoppiò.
Poi non sentii
più il mio corpo.
Non ricordo molto
altro di quella sera. Il giorno dopo, mi sono svegliata in una stanza tutta
bianca. Era l’infermeria di Hogwarts. Accanto a me
c’era Albus, mio fratello Hugo e mia cugina Lily.
Sembrano tutti preoccupati.
Quando riaprii
gli occhi, Albus mi spiegò che qualcuno doveva avermi
drogato i drink. Hugo mi prese in giro: diceva che non reggevo nemmeno un po’
d’alcool. Lily s’era accucciata accanto a me sul letto e mi pettinava
amorevolmente i boccoli rossi.
Poi, da quel
giorno, la mia vita cambiò.
šsšt›s›
Salve
miei cari lettori. Avrei voluto dirvi: “ ecco il regalo di natale che posso farvi, postando un altro capitolo”. Ma non
è proprio dei più felici. La storia sta seguendo un corso che è già tutto scritto
nella mia mente, quindi non disperate!
Farò del mio
meglio per aggiornare più velocemente.
Quella mattina mi
svegliai presto. Mi stiracchiai, tendendo le braccia verso il soffitto. Dalla
finestra della mia camera potevo vedere papà impegnato a potare i cespugli di
rose attorno alla nostra villetta. Era proprio una bella giornata.
Uscii dalle
coperte e andai in bagno a farmi una doccia. Rimasi più del dovuto sotto il
getto d’acqua calda, poi uscii. Mi pettinai poi i
capelli, lunghi fino i fianchi, che subito iniziarono ad attorcigliarsi salendo
verso l’alto, raggiungendo la vita, tornando ad essere boccoli rossi ben
definiti. Non li asciugai con il magiphon, perché
erano i primi giorni di settembre e faceva ancora caldo.
Scesi al piano di
sotto a fare colazione. Hugo stava ancora dormendo e papà stava ancora fuori a
dedicarsi alle sue piante. Mamma stava ai fornelli a tagliuzzare qualcosa.
<<
Buongiorno >> salutai, avvicinandomi a lei.
<< Ah, ciao
Rosie >> fece lei con una voce tintinnante,
passandosi il dorso della mano sugli occhi.
<< Mamma,
ma piangi? >> mi sorpresi, cercando di guardarla in viso.
<< No,
macché! Sono le cipolle >> fece, girandosi a sorridermi. Si, sembrava tutto a posto.
Presi una tazza,
il latte e i cereali e mi misi a fare colazione seduta al tavolo. Mamma fece
altre cose, impegnata a cucinare per il pranzo. Domani, lunedì, era cinque settembre. Sarei tornata ad Hogwarts
per il mio settimo anno. E tra cinque giorni avrei anche compiuto diciassette
anni. Come passava il tempo...
<< Tesoro,
hai sentito cos’è successo? >> fece d’un tratto mamma.
Alzai gli occhi
dalla tazza, scuotendo la testa. << Cosa? >>
<< Il padre
di Scorpius si è ammalato gravemente. Non te l’ha
detto lui? >>
Il cucchiaio
traballò dalla tazza, sollevando del latte che schizzò sul tavolo. Asciugai
velocemente.
<< Mamma,
lo sai che io e Scorpius non ci parliamo da due
anni... >>
<< Ma si, certo che lo so! Ma mi sembra una cosa abbastanza grave,
non credi? >> mi sgridò.
<< Certo...
certo che è una cosa grave >> sussurrai, con gli occhi un po’ persi sui
cereali che galleggiavano nella tazza.
<< E in
più, il signor Malfoy deve essere malato da tempo. Dice
che ha cambiato moltissimi medimaghi, ma nessuno ha
trovato una cura... >>
<< Ma tu
come l’hai saputo? Mica è uscito sui giornali? >>
<< No,
hanno voluto tenere tutto segreto. Mica potevano sbandierare ai quattro venti
che uno degli uomini più potenti del mondo magico è a letto da tempo e che
forse ci lascerà presto? Sai quanti vorrebbero mettere le mani su quel
patrimonio? >>
Rimasi a
riflettere più del dovuto, pensando a ciò che mi aveva detto la mamma. Poi,
feci scattare la testa verso l’alto.
<< E quindi
tu come l’hai saputo? >>
<< Ah si, giusto. Beh, il padre di Scorpius
mi ha mandato una lettera lui stesso. Dice che ha fiducia nella mia fama di medimaga e poi, conoscendo la nominata che avevo ad Hogwarts, di secchiona.. >>
sorrise, continuando a tagliare delle carote. << Vuole che provi io ad
occuparmi della sua malattia. Credo sia davvero disperato... >>
D’un tratto mi
vennero le lacrime agli occhi pensando a Scorpius. Le
repressi subito, come avevo fatto in quegli ultimi due anni.
Mi alzai dalla
sedia, andai verso mamma e le poggiai una mano sulla spalla.
<< E
pensare che avevi dei rapporti orribili con DracoMalfoy alla nostra età. La
cosa che farai ti fa onore >> le dissi e lei mi sorrise, distogliendo
però presto lo sguardo.
Mi disse di
prepararmi le cose per l’indomani, così che fossi stata pronta a tornare ad Hogwarts.
šsšt›s›
Ricominciare.
Sempre. Ogni anno. Prima era diverso. Prima era
stato diverso. Fino al quinto anno avevo ricominciato insieme a qualcuno. Lui. Adesso ricominciavo
sempre da sola. Dopo le vacanze di natale o estive non
c’era mai nessuno ad aspettarmi.
<< Ehi, Rosie! >>
Beh, nessuno
all’infuori della mia famiglia. Hugo mi strattonò la manica della maglia e mi
trascinò con lui verso Albus e Lily che erano appena
arrivati al binario nove e tre quarti.
<< Ciao!
>>
<< Che
bello, non vedo l’ora di ricominciare! >>
<<
Quest’anno voglio fare anche io il provino per la squadra di Quidditch. Mamma era bravissima ai suoi tempi... >>
<< Si zia Ginny se la cavava, ma zio Harry era più bravo. E Albus ha preso da lui! >>
<< Ehi, non
fate i maschilisti! >>
<< Ahah, Lily non te la prendere!!
>>
Sentirli parlare
così animatamente era sempre bello. Peccato che io non riuscissi a sentirmi
completamente felice, mai del tutto. C’era qualcosa che mancava nella mia vita,
inutile negarlo. Si, loro erano la mia famiglia ma io
volevo lui.
Come se i miei
pensieri potessero influenzare il mondo esterno, d’un tratto Scorpius Hyperion Malfoy
comparve.
Stava con due
amici, parlava, rideva. Ma non rideva come rideva quando stavamo insieme. Era parecchio
diverso. Era parecchio bello. Avevi
quegli occhi grigi così freddi e sensuali, aveva imparato a giocare con il suo
corpo statuario. Era diventato affascinante, sfacciato, calcolatore e
presuntuoso. Era diventato l’idolo di tutta Hogwarts,
femminile prima ancora che maschile, e il suo nome era sempre sulla bocca di
tutti. Ma nessuno riusciva mai ad averlo a quanto si diceva in giro. Era bello
quanto sfuggente e questo dannava ancora di più i cuori delle
povere ragazza che quando passava si sentivano di svenire. Era ricco,
intelligente, bravo a Quidditch.
Sembrava perfetto.
Ma erano ormai
due anni che io lo guardavo con occhi diversi. Lo guardavo da lontano, senza
che lui se ne accorgesse. Io lo conoscevo come nessun altro mai aveva
conosciuto qualcuno. E sapevo, ancora prima che mia madre me lo dicesse, che
c’era qualcosa che non andava. La sua era soltanto una maschera.
<< Andiamo,
su! >> fece Hugo e mi trascinò ancora, questa volta sul treno diretto ad
Castello di Hogwarts.
Loro mi
precedettero e trovarono posto in uno scompartimento. Mio fratello cacciò fuori
la testa, facendomi segno di andare lì e poi si rificcò dentro.
Mi aggiustai il
maglione con le ciliegie. Mi trascinai il baule per lo stretto corridoio che
fiancheggiava gli scompartimenti, fermandomi di tanto in tanto per far entrare
qualcuno negli abitacoli che superavo. Come sempre, era pieno zeppo quel treno
e i vagoni impraticabili. Ma mi sarebbe mancato, come tutto di Hogwarts, perché quello era l’ultimo anno per me.
Persa nei miei
pensieri, non me ne accorsi. Non mi accorsi – mentre evitavo la gamba di una
ragazzina e la palla volante di un giovane mago – di chi stava venendo verso di
me dal lato opposto.
Fu un attimo.
La ragazzina si
spostò, cadendo dentro uno scompartimento e il ragazzo con la palla mi spinse
con il suo peso, così finii in avanti.
Non riuscii a
capacitarmi bene di come avevo fatto a finire addosso a ScorpiusMalfoy. Guardare di nuovo così da vicino i suoi occhi
grigi e sentire l’odore della sua pelle fu un colpo basso. Sembrò durare tutto
per un tempo lunghissimo. I miei respiri sembravano essere emessi a
rallentatore e strinsi lentamente le dita sulla sua camicia chiara, prima che
il suo battito di ciglia fece rimettere tutto in moto.
Sentii i suoi
amici iniziare a fare stupide battutine – forse non mi avevano riconosciuto,
perché tutto sapevano di ScorpiusMalfoy
e Rose Weasley.
Mi alzai,
biascicando un scusami
senza guardarlo negli occhi e mi sistemai un po’ i vestiti. Afferrai il baule e
lo aggirai, continuando a camminare una volta che l’ebbi sorpassato.
I suoi occhi
grigi mi avevano seguito per tutti i cinquanta secondi che erano trascorsi. Mi ficcai
nel primo scompartimento vuoto che trovai e chiusi la porta. Mi andai a sedere,
mi portai le ginocchia al petto e mi cullai, oscillando avanti e dietro,
cercando di non piangere.
Rimasi lì anche
quando smisi di piangere, perché non mi andava di stare in mezzo agli altri.
Quei due anni erano stati difficili per me, ma non impossibili. Mi ero buttata
a capofitto nello studio e quando potevo andarmene dal castello lo facevo.
Passavo il tempo tra dormitorio e aule passando raramente per la Biblioteca. Nessuno
mi vedeva in giro e la mia filosofia di vita era diventata: tieni gli occhi
bassi e curati solo di te stessa.
Rimasi
appollaiata con le gambe al petto a guardare fuori dal finestrino, non
curandomi del fatto che avessi la gonna della divisa sollevata.
D’un tratto, la
porta del mio scompartimento slittò.Mi
voltai nel momento in cui, con un passo, Scorpius
entrò nell’abitacolo. Si richiuse la porta alle spalle, senza staccarmi gli
occhi di dosso. E nemmeno io riuscivo a distogliere lo sguardo. C’era una luce
tiepida nello scompartimento, mentre il treno continuava a scorrere sulle
rotaie con un ritmo cadenzato.
Cosa ci faceva lui,
qui, da me? Dopo due anni in cui ci eravamo completamente ignorati, ora si era
presentato davanti a me. Mi sentivo il cuore battere all’impazzata e non sapevo
cosa dire. Ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
<< So che
hai saputo di mio padre. Gradirei che non spargessi la voce tra Albus e gli altri.>>
Diretto, freddo. Glaciale.
<< C-certo. Non avevo intenzione di dirlo a nessuno >>
dissi con voce flebile.
<< Bene
>> fece, si voltò e afferrò la maniglia della porta. La fece scorrere,
finché non scomparve nel muro. Poi uscì e se la
richiuse di nuovo alle spalle.
Mi portai le dita
alle labbra, mordendo nervosamente un polpastrello e tornando a guardare fuori
dalla finestra.
šsšt›s›
Non
avrei mai pensato, da due anni a quella parte, che il giorno del mio compleanno
mi sarei dovuta recare al maniero dei Malfoy. Mamma
aveva fatto si che mi dessero un permesso speciale per lasciare il castello ad anno cominciato, perché voleva che l’accompagnassi. Non
sapevo bene il motivo, ma praticamente mi costrinse.
Solo
dopo venni a sapere che il nove settembre ci sarebbe stato anche lui a casa. Dovevo aspettarmelo forse.
Anche Scorpius aveva preso un permesso per andare a
trovare il padre e sentire cosa avesse da dire su di lui mia madre.
Quando
lo seppi, però, ero già dentro alla loro villa. Guardavo Scorpius
che stava in cima alla scalinata centrale del salone. I suoi occhi grigi sembrarono
fulminarmi.
<<
Signora Weasley, prego, da questa parte >> fece
un maggiordomo li accanto, che prese i nostri
soprabiti e ci indicò la strada. Un secondo maggiordomo ci precedette per
guidarci fino alla camera del signor Malfoy. Intanto,
Scorpius stava poco dietro di noi.
Passammo
qualche corridoio, qualche salone privo di calore umano, finché non giungemmo
davanti una porta in legno verde scuro tutta lavorata.
Il
maggiordomo fece un mezzo inchino e si dileguò, aprendo la porta a mia madre.
Io rimasi nella sua ombra. Vidi appena un uomo disteso in un letto: sulla
quarantina, i capelli chiari come gli occhi, che somigliava molto a Scorpius. Poi mamma si voltò e mi disse “ ci vediamo dopo” e si richiuse la porta
alle spalle.
Rimasi
nel buio del corridoio. Ero stata incastrata. Non osai voltarmi e così rimasi
immobile. Attesi qualche secondo, ma poi decisi che era giusto farlo.
Mi
voltai, dischiudendo la bocca per parlare, ma non vidi nessuno. Se n’era
andato?
Cercai
di ricordarmi la strada ma quella casa era così grande e buia che avrei potuto
perdermi tranquillamente. Camminavo piano e mi guardavo intorno, ma presto
capii che non sapevo dove mi trovavo.
<<
Ehi >>
La
sua voce mi fece sussultare, così mi girai con una mano sul cuore. Scorpius era poco distante da me, appoggiato allo stipite
di una porta.
<<
Stai girando in tondo... >> aggiunse.
Mi
tolsi la mano dal cuore, che però non smise di battere. In un attimo, la sua
mano fu sul mio polso e venni letteralmente trascinata da lui.
<<
Ch-che fai? >> farfugliai, stordita da quel
gesto.
<<
Rosie, zitta e seguimi. C’è una cosa che devi vedere
>> mi zittì.
Mi aveva chiamata Rosie. Mi
sentivo così leggera dopo tanto tempo. Cos’era successo? Cos’era cambiato?
Mi
lasciai condurre da lui, finché non arrivammo davanti ad una porta socchiusa. Scorpius mi prese per le spalle e mi accostò allo
spiraglio. Voleva che vedessi dentro?
<<
Su, guarda... e ascolta >> fece, così obbedii.
Nella
stanza c’erano mia madre e il signor Malfoy. Era
un’altra porta quella, perché li vedevo da un’angolazione diversa da quella di
prima. Tipo una porta secondaria di quella grande camera da letto, che qualcuno
aveva lasciato socchiusa per sbaglio.
Osservai.
E ascoltai.
<< Non sei cambiata per niente,Hermione >>
Vidi
mia madre arrossire, distogliendo lo sguardo e prendendo dei medicinali.
<< Certo che sono cambiata...
>>
<< No. Sei bella e giovane come
quando stavamo insieme >>
<< Insieme... ne è passato di tempo
ormai. Sono sposata e ho due figli >>
Il
signor Malfoy si mise meglio a sedere, continuando a
seguire i movimenti di mia madre con lo sguardo.
<< E’ con
chi sei sposata che non va bene in
questa storia >>
Mia
madre scosse la testa, senza guardarlo.
<< Non parliamone, ti prego
>>
<< Avresti dovuto essere mia moglie
>>
<< Draco,
ti supplico... >>
<< ... ma ai nostri tempi non si
poteva stare insieme, eh? >>
<< Erano altri tempi, si >>
<< E così hai scelto Peldicarota >>
Mia
madre si voltò, arrabbiata.
<< Sei tu che hai scelto la Greengrass!
Non ti sei battuto per me! >>
Poi
sembrò rimangiarsi le parole, si voltò e continuò con il suo lavoro. Il signor Malfoy rimase a guardare dritto davanti a sé. Mia madre
tornò da lui e gli passò un attrezzo sulla gabbia
toracica. Fu un attimo. Il padre di Scorpius l’attirò
a sé, circondandole il corpo con le braccia e ficcando la testa tra i suoi
capelli. Mi sembrava di vedere me e Scorpius.
<< La-lasciamiDraco... >>
<< Ti ho continuato ad amare, in
silenzio, per tutto questo tempo... >>
<< Io non distruggerò la mia
famiglia. Io tengo a loro >>
<< Hermione,
non ti chiedo niente. Neanche io vorrei mai distruggere la mia. Ormai siamo
adulti e il tempo per agire è passato. Vorrei solo stare così, qualche
minuto... >>
Mia
madre pianse.
<< Hai una moglie bellissima, che
sembra una ventenne. Cosa mai ci troverai ancora in me... >>
<< Amo
di più le tue rughe, Filinna, che lo splendore della
giovinezza. Mi piace di sentire nella mano il tuo seno che piega giù pesante,
le sue punte, più del seno diritto d'una ragazza. Il tuo autunno è migliore
della sua primavera ed il tuo inverno è più caldo della sua estate >>*
Recitò il signor Malfoy e io lentamente mi
ritrassi. Feci qualche passo indietro e finii addosso a Scorpius.
Feci per scansarmi, ma lui mi trattenne per le spalle e allungò le mani
a circondarmele. Poi poggiò il mento sopra la mia testa, pigramente.
Restammo un po’ in silenzio, fermi. Sentii i
suoi respiri nei miei capelli. Mi sembrava di vivere una situazione irreale e
che di lì a poco mi sarei svegliata. Ma non era un sogno.
šsšt›s›
<< Te lo saresti aspettato? >> ruppi il silenzio,
giocherellando con il copriletto.
Scorpius si scostò
della colonna del baldacchino, venendo a sedersi sul materasso poco distante da
me. La sua camera era rimasta la stessa di quella volta.
<< No >> ammise, lasciandosi cadere all’indietro e
sdraiandosi sul letto. Com’era grande. Sembrava un giovane uomo maturo e io mi
ero persa ben due anni del suo percorso per arrivarci.
<< Non lo diciamo a nessuno.. >>
<< Mi sembra ovvio >> mi interruppe lui. Guardava verso il
soffitto e non me.
Lisciai le dita sul materasso foderato da quella stoffa verde pregiata.
<< Era destino, allora, che noi ci innamorassimo.. >> buttai lì, pentendomi subito di ciò che avevo
detto.
Lo vidi voltarsi appena per guardarmi negli occhi. Mi fissò fin dentro
l’anima e io cercai di reggere lo sguardo.
<< Io non ti amo >> disse poi.
Strinsi il lembo del copriletto, mentre qualcosa mi si rompeva
all’altezza del seno. Cosa avrei risposto? Nemmeno io. Ho parlato al
passato. Si avrei detto così.
Strinsi ancora più forte il lembo del copriletto. Lui, intanto, aveva
distolto lo sguardo.
<< Io invece ti amo ancora >> mormorai. << Tiho continuato ad amare, in silenzio, per
tutto questo tempo... >> ripetei le parole del signor
Malfoy.
Scorpius si voltò e si alzò a sedere. Mi guardò
con occhi diversi.
<<
Tu non sai cos’è l’amore... >>
<<
Certo che lo so! >> sbottai.
<<
E tu avresti provato amore nei miei confronti quando hai baciato un altro?! >> urlò.
Le
sue parole mi arrivarono come lame taglienti sul viso.
<<
Ero ubriaca e disperata... pensavo fossi tu, dannazione! >>
Scorpius mi guardò per un secondo, poi si voltò e
scese dal letto.
<<
Non voglio ascoltarti... >>
<<
Invece devi! >> esclamai. Scesi dal letto e lo raggiunsi, parandomi
davanti a lui.
<<
Io quella sera in camera tua volevo solo renderti felice! Ho sbagliato, certo,
ma ero sciocca e ingenua e non conoscevo niente e avevo paura che tu non mi
desiderassi più e che volessi farlo e che se io ti continuavo a dire di no
tu... >> mi bloccai, sollevando di nuovo lo sguardo verso il suo. Ormai
piangevo. << Diamine, tu, piuttosto! Non mi hai parlato più da quella
sera! Hai esagerato! >>
Scorpius sembrava scosso e provato. << Ho
passato un momento difficile... >> mormorò.
<<
Che diamine di momento difficile?! >> urlai.
<<
Avevo scoperto la malattia di mio padre >> disse flebilmente. << Mi
sono chiuso in me stesso. Non so cosa mi successe... ma quella sera del party
volevo dirtelo... però poi ti ho visto con un altro e io... sono andato fuori di
testa >> continuò vacillando.
Lo
guardai con la gola che mi bruciava e le guance umide. Rimasi per un attimo a
guardare la sua espressione smarrita, prima che si nascondesse il viso con le
mani.
<<
Che idiota che sono stato... >> disse con le labbra premute contro le
mani. Lo sentii appena. Lo sentii quel poco che bastava per comprendere quanto
stesse soffrendo.
Gli
tolsi le mani dal viso e vidi i suoi occhi grigi umidi.
<<
Scusami se sono stata così cieca... non avevo capito niente di quello che
avevi... >>
<<
No Rosie, scusami tu... scusami se sono stato così
superficiale e orgoglioso e non sono venuto da te... >>
Le
sue mani mi afferrarono i lati del viso e Scorpius
scese a baciarmi.
<<
Ti amo... >>
Il
bacio fu leggero, romantico.
<<
ti amo >>
Il
bacio fu umido e salato. Fu dolce.
Ma
qualcosa che entrambi non avevamo previsto accadde. Forse che non avevamo più
quindici anni.
Le
mani di Scorpiusscivolarono
sui miei fianchi e infilò le dita sotto la mia maglietta, scendendo a baciarmi
il collo.
Io mi
sentivo esplodere. Di una voglia bruciante pazzesca. Mi sentivo adrenalina e
elettricità.
Per
la prima volta, ero cosciente di voler fare l’amore con lui.
šsšt›s›
Scusate l’immenso
ritardo ^^’, spero mi perdoniate! Tra poco ho un esame e sono parecchio
impegnata. Spero che il cap vi sia piaciuto. Adesso
vado a dormire, che sono distrutta. Vi farò aspettare poco la prossima volta^^
Baci,
Erin.
Ps. Il brano recitato da Draco era
“Canto a Filinna” di Paolo Silenziario.
Le nuvole si diradarono e un raggio di luce calda entrò dalla grande finestra, avvolgendo i nostri corpi intrecciati sul letto. Svegliarti con la persona che ami al tuo fianco ti fa svuotare lo stomaco, irrigidire ma al contempo eccitare; gioia e passione si intrecciano nei tuoi pensieri e nei tuoi ricordi, mentre guardi le sue palpebre chiuse, a qualche centimetro da te. Puoi sentire il suo respiro infrangersi sulla tua pelle, il suo calore riscaldarti e credi anche di intravedere i suoi pensieri sotto quei ciuffi biondi e spettinati. D'un tratto, Scorpius aprì gli occhi. Due fredde lame rispecchiarono il mio corpo nudo, coperto appena dal lenzuolo bianco. « Buon compleanno in ritardo » mi disse, facendo scorrere le sue pupille nerissime su tutto il mio viso arrossato. Era stato il mio compleanno il giorno prima, ma n'ero completamente dimenticata dopo aver messo piede a Malfoy Manor. La vista di mia madre con il signor Malfoy, la confessione di Scorpius, i suoi baci, le sue carezze... Distolsi appena lo sguardo, imbarazzata. « Grazie per gli auguri. » Cosa sarebbe accaduto adesso? Se mi soffermavo a pensare che solo qualche attimo prima, qualche ora prima, le mie gambe erano intrecciate alle sue, le nostre bocche erano un'unica cosa e il suo bacino aderiva al mio, non riuscivo a restare calma. Lo amavo, lo volevo con tutta me stessa. « In questi due anni ti ho sempre preso dei regali per il compleanno. E per Natale. Così ho fatto anche qualche giorno fa. » Lo guardai, stupita da quella rivelazione. Possibile che, nonostante tutto, avesse continuato a pensare a me? « Io non... » biascicai. « Non ho avuto il coraggio di darteli. Non volevo avvicinarmi a te, ma sono lì, nel baule ai piedi del letto. » Continuava a guardarmi gli occhi e le labbra, steso su un fianco con i capelli sparsi sul cuscino. « A me non interessano i regali » dissi dolcemente, ma quasi severa. « A me interessa averti ritrovato. E poter stare al tuo fianco, se vorrai. » Lui sollevò il capo e scivolò appena sul letto per raggiungermi; si appoggiò con una mano sul mio cuscino, sovrastandomi con le sue spalle. Si chinò appena per lasciarmi un bacio a fior di labbra. « Io ti voglio » sussurrò sulla mia bocca. « Ora e per sempre. » Sollevai appena le braccia e le intrecciai intorno alla sua nuca; giocherellai con i suoi capelli. « Non riesco a non pensare a ieri sera... a quello che è successo tra noi. Mi sento tremare » confessai. Lui mi sorrise in maniera estremamente dolce. Mi aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scese a darmi un altro bacio. Poi tornai alla realtà. Mia madre che fine aveva fatto? Era mattina! Scattai a sedere, portandomi la coperta sul seno. « Ma quindi... quindi... » balbettai guardandomi intorno. Scorpius dovette intuire i miei pensieri, infatti mi fermò appoggiandomi le mani su entrambe le braccia. « Tua madre è rimasta qui a fare la notte. Mio padre... si è aggravato » disse in un sussurro, distogliendo appena lo sguardo. Credetti di scorgere del lucido nei suoi occhi. « Una delle cameriere ha detto a tua madre che ti aveva preparato una stanza, che potevi dormire qui. Lei ha detto che non c'erano problemi. » Pensai che mia madre ci aveva visto lungo. Probabilmente mi aveva trascinato lì perché aveva intuito di me e Scorpius e ci teneva che funzionasse, come invece non era capitato a lei. Ma adesso c'erano cose più importanti a cui pensare: se mia madre era rimasta la notte, per Draco Malfoy le cose non si stavano mettendo affatto bene. Mi rivestii, aiutata da Scorpius in un malizioso gioco di sguardi e di carezze, finché non fummo fuori dalla sua camera. Ci dirigemmo alla camera da letto del padre, percorrendo quei corridoi scuri e infiniti che si dipanavo nell'enorme maniero. Scorpius aveva una camicia blu cobalto arrotolata sui gomiti, un colore insolito che non gli avevo mai visto indosso, ma che gli stava benissimo. Lo seguii appena qualche passo dietro, osservando i movimenti ritmici delle sue gambe e le contrazioni dei suoi dorsali. Prima che la porta della camera potesse aprirsi, gli sfiorai le dita della mano per un solo istante; lui mi guardò intensamente, poi aprii. Il signor Malfoy era assopito, con tre cuscini dietro la testa. Il pigiama bianco leggermente sgualcito ma il viso sempre composto, quasi fiero. Mia madre era seduta sulla sedia dove l'avevo lasciata, si era addormentata con le braccia incrociate sul bordo del letto e la testa appoggiata sopra. Mi sembrava così brutto svegliarli; fu Scorpius ad avanzare, recandosi al capezzale del padre. Gli poggiò un dito sotto al naso, in un gesto mirato a vedere se respirava. Draco aprì gli occhi con un mezzo sorriso. « Il tuo vecchio è ancora duro come una roccia.» Si guardarono senza dire altro; non c'era molto trasporto emotivo nelle loro parole, ma era tutto nei loro occhi. Sembravano comunicare con la mente. Io sapevo e sentivo benissimo che si volevano bene. Fu poi mia madre a svegliarsi; si stropicciò le palpebre e mi notò, poi vide il suo paziente e gli chiese subito come si sentiva. « Molto debole, ma meglio. » La vidi sollevata. Si alzò, stiracchiandosi; si diresse verso di me e mi poggiò una mano sulla spalla, accompagnandomi all'uscita. Quando fummo sole, notai che stava piangendo. « Stai vicina a Scorpius, questo è proprio un brutto momento per lui. Ormai sei grande e so che posso parlarti francamente. Il signor Malfoy ha una malattia degenerativa, non sappiamo ancora di quale natura. La cosa grave è che, nell'ultimo periodo, soffre di attacchi improvvisi di mancanza d'ossigeno. Serve assistenza costante. » Capii subito cosa stava cercando di dirmi, ma lei continuò subito a parlare. « Non dico che mi trasferirò qui, manderò sicuramente due infermiere specializzate. Ma verrò spesso e cercherò di fare il possibile per salvargli la vita. Io... » L'abbracciai. Non c'era niente da dire, niente da accusare, niente da rinfacciare. Io sapevo che aveva scelto mio padre, che lo amava, ma potevo capire benissimo, alla mia età, che lei aveva voluto molto bene ad una persona. E quando c'è di mezzo la morte, tutto si rimette in gioco, tutto diventa fondamentale. Avrei portato il segreto con me per sempre e sarei stata accanto a Scorpius come meglio potevo, con il mio supporto e il mio amore. Il fatto che ci fossimo ritrovati mi apparve come un segno del destino.
Erano passati alcuni giorni dall'episodio. La vita a scuola procedeva bene, molto meglio di prima. Io e Scorpius eravamo tornati ad essere inseparabili e chi ci circondava aveva accettato la cosa. Nonostante alcuni pensassero che avrei dovuto lasciarlo perdere, quando ci videro con le dita intrecciate appoggiati al muro del corridoio dei sotterranei si dovettero ricredere. La nostra storia pubblica e acclarata divenne il gossip di quell'autunno e mi arrivarono all'orecchio dicerie impensabili sul nostro conto, tipo che io ero svenuta durante la nostra prima volta. Io cercavo di riderci su, Scorpius spesso si innervosiva e minacciava di picchiare qualcuno ma io cercavo sempre di calmarlo. Scorpius era bravo, per il resto, a fingere che andasse tutto bene: sapevo che i suoi pensieri erano rivolti sempre al padre. Lo vedevo assentarsi mentalmente durante le lezioni, mettere nel calderone gli ingredienti in maniera meccanica oppure rileggere la stessa riga del libro di Incantesimi Ritrovati. Mi limitavo a non fare troppe domande, provavo a tirargli su il morale, a fargli capire che c'ero. Un pomeriggio invernale ci eravamo dati appuntamento con altri amici ai Tre Manici di Scopa. Vennero Albus, mio fratello Hugo, James e alcuni amici di Scorpius che avevo imparato a conoscere. C'era una specie di festicciola natalizia dove ci si scambiava dei biscotti di zenzero incantati; una volta avuto il proprio tra le mani, questo prendeva vita per qualche istante, rivelando il messaggio che conteneva. Il mio disse: chi sa aspettare viene sempre premiato. Mi feci una leggera risata, pensando quasi istintivamente a me e a Scorpius. A volerlo interpretare in quel modo, ci aveva anche preso. Magari avessi avuto prima quel responso! Poi mi voltai verso Scorpius. Fissava il suo omino di marzapane sollevarsi sul suo palmo e schiarirsi la voce. Poi disse: riceverai un regalo inaspettato. Sgranai gli occhi, pensando al padre. Era certamente sbagliato fare troppo affidamento su quei bigliettini augurali ma sapevo anche che chi aveva qualcosa che lo tormentava doveva circondarsi da cose positive. « Il tuo messaggio mi sembra perfetto! » esclamai perciò. Lui continuò a guardarlo, sorridendo. Lo avvolse in un fazzoletto, infilandoselo in una tasca interna della sua giacca di velluto verde. « Se accade davvero, lo mangio con lui questo biscotto. » Il mio viso s'illuminò; forse non era bene che lui s'illudesse, ma se questo poteva riuscire a fargli affrontare meglio quel periodo nero, andava bene certamente. Uscimmo dal pub dopo aver bevuto alcune burrobirre di troppo; ridevamo per cose stupide e ci sentivamo leggeri e tranquilli. Tornando al castello ci salutammo, io deviai con Scorpius nei sotterranei e facemmo poca strada prima di crollare appisolati sui divani della sala comune. Il camino scoppiettava e dentro, stranamente, faceva quasi caldo. Nascosi la mia testa contro il suo collo e mi riempii del suo profumo.
Durante le vacanze natalizie tornai a casa una settimana. Mi dispiaceva separarmi da Scorpius, ma ci tenevo a vedere la mia famiglia. Gli promisi che sarei comunque andata a trovarlo per stare con lui. Un pomeriggio a ridosso della vigilia, però, accadde una cosa imprevista. Sentii mia madre ridere e piangere allo stesso tempo. I suoni provenivano dalla cucina, così corsi a vedere. La trovai a leggere una lettera, mentre un gufo era ancora appollaiato sulla finestra. La pergamena che stringeva tra le mani aveva il simbolo di cera dei Malfoy. « Cosa...? » provai a dire. Si voltò verso di me, corse ad abbracciarmi. « Le mie cure hanno fatto effetto, Draco è guarito! I valori sono rientrati! » esclamò stretta a me. Ero così frastornata che non capii subito ciò che aveva detto. Quando realizzai, strinsi a mia volta le braccia intorno a lei e gli occhi mi si riempirono di lacrime. E ridevo, proprio come lei. Pensai a Scorpius, al padre, alla loro famiglia. A come doveva sentirsi lui in quel momento. Finalmente tutto era andato per il meglio. Magari non era ancora tutto finito, ma il pericolo era passato. Sentivo il cuore di mamma battere forte, era riuscita nel suo intento, poteva essere non solo felice ma anche orgogliosa. Ed io ero al settimo cielo per il signor Malfoy e per Scorpius, per quel regalo inaspettato. Un regalo perfetto per un Natale appena cominciato.
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Mi sono iscritta nel 2006 e ho avuto per quattro anni un attività decisamente serrata... poi sono sparita. Mi sono dedicata alla mia vita, al mio romanzo, agli studi. Le cose cambiano nella vita di ognuno di noi e certe volte vorresti solo abbandonare tutto e ricominciare altrove. Poi la nostalgia ti assale, vai a leggere la recensioni che dopo anni continuano a lasciarti e dici... perché no? So che i miei lettori appartenevano ad un periodo lontano di efp. Spero che davvero, per loro e per voi, questo sia un regalo inaspettato. E che faccia piacere a chi continua a leggere le mie storie con tanta passione, trasporto e felicità. Grazie. Penso sia questa l'unica parola giusta che io possa dirvi.
Per quanto riguarda le cose originali a cui mi sto dedicando, molti di voi mi hanno sempre chiesto di segnalare ciò che scrivevo o che avrei scritto... beh, mi farebbe piacere se deste un'occhiata a questo racconto http://www.pennematte.it/opera/cenere-dacciaio/ a cui tengo molto. Partecipa ad un concorso importante, se vi piace e volete votarlo, basta cliccare sull'icona “capolavoro”. Grazie ancora!