Edera

di Erin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Questione di colori ***
Capitolo 3: *** Amici ***
Capitolo 4: *** Appiccicata ***
Capitolo 5: *** Lontananza ***
Capitolo 6: *** Partenze ***
Capitolo 7: *** Natale ***
Capitolo 8: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** Il mio compleanno ***
Capitolo 11: *** Benvenuta signorina Rose ***
Capitolo 12: *** Bentornato signorino Scorpius ***
Capitolo 13: *** Cambiamenti ***
Capitolo 14: *** Il Ballo ***
Capitolo 15: *** Compleanno a Malfoy Manor ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni – parte prima ***
Capitolo 17: *** Rivelazioni – parte seconda ***
Capitolo 18: *** Biscotti e Foto Oscene ***
Capitolo 19: *** Come una bambina in un campo di grano ***
Capitolo 20: *** Milesia Brown la pantera ***
Capitolo 21: *** Per tenerti stretto a me ***
Capitolo 22: *** Impressioni Sbagliate ***
Capitolo 23: *** Due anni dopo ***
Capitolo 24: *** Un regalo inaspettato ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


<< Guarda chi c’è >>

 

 

Edera

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Prologo

 

 

<< Guarda chi c’è >>.

Mi voltai, nella direzione in cui guardava mio padre. Era Draco Malfoy, un signore della sua età di cui spesso sentivo parlare – in modo sgarbato – con moglie e figlio.

<< E così quello è il piccolo Scorpius?>> commentò papà sottovoce. << Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre >>.

Ingoiai pesantemente quando mi disse quelle cose. Io non volevo essere competitiva, non m’andava. Ero timida e odiavo farmi notare. E poi ormai il tempo della divisione drastica tra le casate, anche tra Serpeverde e Grifondoro, rivali da sempre, era finita; ed io di certo non volevo essere una di quelle che, per via dei genitori, ancora faceva differenze su chi farsi amico e chi no.

Il signor Malfoy si voltò a guardarci, e si voltò anche il figlio. Notai che Scorpius aveva dei lineamenti così dolci...nasino ben proporzionato, occhi chiarissimi, capelli altrettanto chiari.

<< E non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue >>.

Il sangue mi si ghiacciò nelle vene e d’improvviso pensai che mio padre fosse un Legilimens. << Papà, aiutami a portare il baule sul treno che è tardi >> dissi cercando di cambiare discorso.

Salutai mia madre, mio fratello Hugo e i miei zii Harry e Ginny, mentre mio padre mi aiutava a far salire oltre gli scalini della carrozza del treno il mio baule. Mi salutò con un bacio sulla fronte ed io sventolai di nuovo la mano verso gli altri.

Strascinai il baule per il corridoio del treno quando vidi Albus farmi cenno di andare verso lo scompartimento che aveva appena trovato. Il baule era così pesante che anche le rotelle sembravano non volerlo trasportare: forse avevo portato troppe cose.

Fu d’improvviso e quasi non me ne accorsi quando un ragazzo uscii di schiena da uno scompartimento e io lo urtai violentemente. Il baule mi scivolò dalle mani e quasi non persi l’equilibrio.

<< Scu-scusami...per Merlino... >> balbettai rossa in viso dalla vergogna, ma il rossore si fece ancora più evidente quando alzai lo sguardo e vidi Scorpius Malfoy con una mano sulle labbra.

<< No figurati, mi hai solo dato una testata sulla bocca! >> mi rispose sarcastico e parecchio infastidito. Spalancai la bocca per la sospresa, poi abbassai lo sguardo e corsi via, per quanto il baule me lo permettesse, infilandomi nello scompartimento insieme ad Albus.

Chiusi la porta e tirai un sospiro di sollievo.

<< Rosie...che è successo? >>

<< Niente niente...ma James? >>

<< Sta con gli amici...in un altro scompartimento >> mormorò triste.

Gli carezzai la spalla, spinsi il baule sotto la finestra e mi sedetti accanto a lui.

Il viaggio fu abbastanza breve. Lessi un libro che la mamma mi aveva messo in borsa e giocherellai con la riproduzione di un boccino d’oro che mi aveva regalato papà.

Con Albus parlai tanto sulla casa in cui saremmo finiti. Lui aveva paura di finire a Serpeverde, io però non ci pensavo nemmeno: sapevo che non sarei mai stata smistata in una casata del genere. Piuttosto non sapevo se sarei finita a Corvonero o Grifondoro, però mi sarebbero andate bene entrambe.

Scendemmo dal treno e ci dirigemmo verso le barche che Hagrid capeggiava per farci fare il nostro ingresso trionfale per il primo anno di scuola.

<< Ragazzi! Albus, Rose! >> esclamò il mezzogigante, venendo a salutarci. La barba era parecchio più bianca rispetto alle foto che avevo visto su di lui.

<< Vi ho riconosciuto subito, eh! Tu Rose, come sei cresciuta! L’ultima volta che vi ho visto eravate in fasce! >> fece tutto allegro, aiutandoci poi a salire sulle barche.

Ci invitò a prendere un the da lui in settimana e noi accettammo molto volentieri, anche perché ci disse che ci avrebbe mostrato delle foto dei nostri genitori da piccoli.

Una professoressa ci accolse all’ingresso, con un sorriso serio e composto.

<< Benvenuti ad Hogwarts, ragazzi. Io sono la professoressa DeLance e insegno Trasfigurazione. Vogliate seguirmi nella Sala Grande per la cerimonia di smistamento >> ci disse e io sorrisi ad un Albus tremante, stringendomi a lui e camminando dietro la professoressa DeLance.

Mi guardavo intorno, nella Sala Grande bellissima e tutta illuminata, il volti dei ragazzi più grandi di noi che ci salutavano, ci sorridevano e i professori disposti dietro un lungo tavolo messo perpendicolarmente ai quattro tavoli delle quattro casate. Non avevo mai visto niente di più emozionante.

L’attesa fu adrenalinica. Sia quando la vecchissima preside McGranitt fece il discorso d’apertura, sia quando aspettai accanto ad Albus al centro della Sala Grande, vedendo andar via ogni volta qualcuno che veniva smistato seguito da tanti applausi.

Venne chiamato anche Scorpius Hyperion Malfoy, che ovviamente venne smistato a Serpeverde.

<< Albus Severus Potter >> chiamò finalmente la professoressa DeLance dopo qualche nome e lui sbiancò poi si voltò a guardarmi e io gli sorrisi. Solo allora avanzò, con i pugni stretti.

La preside lo guardò con evidente entusiasmo e il Cappello Parlante per lui scelse Grifondoro. Scoppiai a ridere quando lui lanciò un urlo di gioia e corse al tavolo della sua nuova casata, accolto dal calore dei ragazzi degli anni successivi e dall’espressione compiaciuta del fratello James.

Aspettai altri nomi, poi finalmente iniziò ad arrivare la mia lettera.

<< Rose Weasley >> sentii finalmente chiamare e sobbalzai, benché me lo aspettassi.

Salii i tre gradini lentamente, sorrisi alla preside, che chinò appena il capo in segno di saluto, e alla professoressa DeLance che mi fece sedere sullo sgabello. Chiusi gli occhi, perché non volevo vedere gli occhi di Albus e James fissi su di me.

<< Che mente brillante...si, proprio come tua madre! La timidezza è il tuo unico scoglio e forse caratterialmente l’unica cosa che hai preso da tuo padre. Ma il fervore e la tempra mi sono molto familiari. Potrei smistarti a Corvonero per l’intelletto o a Grifondoro per la tempra...ma io credo che ci sia una casa più adatta per te. Serpeverde! >>

Spalancai subito gli occhi, sgranando le iridi dorate mentre un boccolo rosso mi cadeva davanti al viso. Avevo sentito male?

Mi voltai a guardare la McGranitt, poi guardai il tavolo dei Serpeverde: erano sconvolti e nessuno applaudiva.

Vidi la DeLance togliermi il capello dalla testa ed io mi alzai dallo sgabello, guardando finalmente Albus in viso: era sconvolto.

Rimasi immobile per parecchi secondi, guardandomi intorno. Mi voltai di nuovo verso il tavolo dei professori, aspettando che qualcuno mi dicesse che era tutto uno scherzo. Vidi la preside McGranitt sorridermi nervosamente, ma non era per nulla d’aiuto.

Feci un passo, poi un altro, un altro ancora sotto il silenzio della Sala. Mi stavo dirigendo verso il tavolo dei Serpeverde sotto i loro sguardi tra l’incuriosito e il disgustato: ma allora non era vero che i dissapori erano terminati?

Vidi d’improvviso una persona alzarsi in piedi, un ragazzo dagli occhi d’argento. Le sue mani, le mani di Scorpius Hyperion Malfoy si mossero l’una contro l’altra e iniziò ad applaudirmi. Poco dopo, tutta la tavolata era in piedi ad accogliermi come lui.

<< Non c’era mai stata una rossa nella Casata dei Serpeverde, scusa >> fece una ragazzina col caschetto nero e gli occhi verdi.

Sorrisi appena e mi sedetti spontaneamente vicino a Malfoy.

<< Grazie...e scusami per prima, nel treno...per averti urtato, intendo >> farfugliai senza guardarlo, per fortuna notando che la Sala aveva ricominciato a muoversi e che gli occhi non erano più puntati su di me.

<< Non fa niente. Adesso sei una Serpeverde e come tale meriti il mio rispetto >> disse lui. E la nostra conversazione finì lì.

Non osai più guardare nessuno, mangiai in silenzio e a testa bassa, fin quando Albus a fine pranzo, mentre andavamo nei dormitori, non mi raggiunse.

<< Rosie! >> lo sentì gridare, così mi voltai, fermandomi.

<< Rose, lo sai che ha detto mio padre? Che un grande uomo, un grandissimo uomo, Severus Piton - di cui io porto il secondo nome - è stato Serpeverde! Rose non preoccuparti! >> mi disse, abbracciandomi.

Lo abbracciai ancora un po’ frastornata.

 << Rimarremo amici? Ci vedremo anche se siamo di casate diverse? >> disse d’un tratto, mentre si allontanava da me e raggiungeva il suo gruppo.

< Ce-certo Alb!...ci vediamo alle cinque in biblioteca? Va bene? >> urlai sopra la folla. Mi sembrò di vederlo annuire, ma rimasi ferma con il flusso di gente che mi scorreva attorno, sentendo delle lacrime puntellarmi il viso.

Sentii poi una pressione sulla mia spalla e qualcuno mi voltò nella sua direzione.

<< Weasley, non ti perdere >> disse Scorpius, trascinandomi per un braccio con lui nei sotterranei.

Era tutto così cupo. Tutto nero, grigio-argento e verde. La sala comune sembrava quella di un vecchio castello gotico. A destra c’erano i dormitori maschili, a sinistra quelli femminili. Scorpius mi fece un cenno del capo, dividendosi da me al centro della sala comune per andare verso destra.

Le porte erano in legno scurissimo. Seguii una ragazza che l’aveva aperta prima di me ed entrammo in questa stanza circolare con molti letti a baldacchino sempre di legno scuro con le tende verdi e la parure verde. Sul mio letto c’era già la mia divisa piegata con i colori di Serpeverde. Mi sembrava tutto così strano, impossibile.

 

Chi l’avrebbe detto a mio padre?

 

 

 

 

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Salve a tutti! Dopo un periodo parecchio lungo di inattività eccomi ritornare. Non prometto nulla sulle vecchie storie lasciate in sospeso, però vorrei terminale.

Intanto, spero possiate godervi questa breve storia. Non sarà lunga, infatti, anche se sto ancora decidendo. Voglio precisare che le parole di Ron all’inizio, rivolte alla figlia Rose, sono prese dall’epilogo del settimo libro di Harry Potter, da cui poi ho dato inizio a questa storia.

Vorrei qui ringraziare tutti quelli che commentano le mie storie, tutte quelle persone che rendono felice e orgogliosa di me stessa! Persone come questa ragazza, _Vampy_ , che mi ha scritto questo bellissimo commento:

 Wow.. è troppo bella questa FF..
l'ho letta tutta d'un fiato sotto raccomandazione di una mia amica
sinceramente non mi piacevano le FF su Harry potter e tutti i personaggi del libro, ma questa mi h fatto decisamente cambiare idea.. questa è splendida.. Continua prestissimooo.

 

 

Grazie ancora,

Erin.

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Capitolo 2
*** Questione di colori ***


<< Guarda chi c’è >>

 

 

Edera

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Questione di colori

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Le cinque erano già trascorse da venti minuti e le mie gambe s’erano un po’ stancate di stare in piedi senza fare niente.

Sospirando, mi lasciai cadere su una sedia lì vicino. Non avevo neanche voglia di leggere qualcosa, mentre aspettavo Albus. Ed era un problema grandissimo. In primis, perché non ero mai entrata nella biblioteca di Hogwarts e normalmente sarei stata al settimo cielo avendo la possibilità di girare tra quegli scaffali antichi pieni di libri bellissimi. E poi perché io amavo leggere e non mi passava mai la voglia di farlo. Ma, da quella mattina, avevo perso la voglia di fare tutto. Probabilmente l’unica speranza in cui avevo riposto era l’incontrare Albus in Biblioteca e piangere un po’, sfogarmi con lui e farmi consolare. Però mio cugino non veniva.

Alle cinque e mezza mi alzai dalla sedia e lentamente me ne uscii dalla biblioteca. Sapevo che non sarebbe più venuto.

Mi diressi alla guferia, su indicazione di una ragazza del terzo anno di Corvonero. Una parte di me avrebbe voluto aspettare di comunicare la notizia ai miei genitori, ma decisi che era meglio affrontare subito la situazione: via il dente, via il dolore. O almeno lo speravo.

La lettera che scrissi fu scarna.

 

 

Cari mamma e papà,

sono finita a Serpeverde.

 

                   Vostra figlia,

                                  Rose.

 

 

La piegai e la misi in un busta bianca, su cui scrissi l’indirizzo. La diedi ad uno di quei gufi che mi parvero più in forma – non sia mai che l’ira di mio padre si potesse riversare sul povero pennuto – e lo guardai allontanarsi, quando nel cielo terso non fu più nemmeno un puntino.

Me ne scesi dalla guferia poco dopo, ma non volevo tornare nei dormitori in fondo ai sotterranei. Quindi uscii fuori, nei giardini, diretta verso il campo da Quidditch. Pensai che per recuperare lo svantaggio della casa, almeno potevo diventare una bravissima Cacciatrice e riprendere il rapporto ormai perso con mio padre. E prendere qualche bel voto, anche, per rendere orgogliosa mia madre in ogni caso.

Mi accorsi dopo, con molto fastidio, degli sguardi fissi su di me quando mi sedetti negli spalti a guardare gli allenamenti dei ragazzi più grandi.

Guardavano a scatti i miei capelli rossi e boccolosi e la mia divisa. Anzi, i colori della mia divisa.

Io arrossii, incapace di dire altro o di mandarli a quel paese, concentrandomi a guardare il campo. Dall’altro lato degli spalti, vidi Albus con una ragazza ed un ragazzo parlare animatamente, ma io quei due non li avevo mai visti. Si era fatto già dei nuovi amici? Ero gelosa della sua immensa fortuna.

Non lo salutai nemmeno, forse ero davvero un po’ offesa. Me ne scesi dagli spalti, perché ormai non aveva senso neanche starmene lì.

Appena fuori dal campo, m’incamminai di nuovo verso il castello. S’era sollevato un po’ di vento e stava calando la sera, portando con sé un po’ di freddo.

Decisi di tornarmene nel mio dormitorio. Cercai durante il tragitto di ricordarmi quell’incanto per riscaldare gli ambienti, cosicché potessi riscaldare il mio dormitorio una volta messo piede lì.

<< Sangue di Serpente >> pronunciai disgustata, per poter accedere alla quella Sala Comune che ancora non sentivo mia. Che forse non avrei mai sentito mia.

Quando i mattoni si ricomposero rapidi dietro di me ed io feci un passo nella penombra di quell’ambiente, vi trovai molte persone sedute sui divani a chiacchierare.

I loro occhi furono subito su di me, curiosi e taglienti. Feci un passo indietro, turbata, poi mi voltai velocemente diretta al dormitorio femminile. Ma non mi fu possibile fare molta strada, perché nella mia foga di fuggir via, urtai qualcuno.

<< Scu-scusa... >> farfugliai.

<< La tua è un’abitudine, Weasley >> sentii dire, così sollevai il capo e vidi un appena più alto di me Scorpius Malfoy sorridere. Ma la sua espressione cambiò subito.

<< Ehi, che faccia che hai >> fece serio ed io non mi mossi. Contrassi i muscoli del viso, per non piangere. Mi morsi il labbro inferiore, per non gridare che odiavo quel posto.

Lo aggirai e me ne corsi nel mio dormitorio, andando a nascondermi nelle coperte del mio letto.

 

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Il giorno dopo avevo lezione di pozioni nelle aule poco distanti dal nostro dormitorio. Mi alzai presto, un po’ perché non avevo sonno, un po’ perché non volevo incontrare nessuno nella Sala Comune.

La lezione iniziava alle nove, ma erano le otto e io già stavo seduta ad uno dei primi banchi, con le mani composte sulle gambe. Mi sentivo tutto stretto. Quei colori di quella divisa che improvvisamente mi erano diventati insopportabili, la stessa divisa, con la gonna troppo corta e il maglione troppo lungo. Quelle scarpe lucide nere, con quel tacchetto che faceva rumore sul marmo del pavimento.

Forse potevo vivere come una comune babbana, andarmene da Hogwarts e iniziare le scuole medie inglesi per gente comune senza magia e affini.

Persa nei miei pensieri, l’arrivo dell’intera classe del primo anno mi fece sobbalzare. Notai molte divise uguali alla mia, finché non vidi dei colori diversi, oro e rosso, su un gruppetto di persone. Scattai in piedi per farmi vedere da Albus, rischiando di far ribaltare il banchetto.

Lui per fortuna mi notò, mi sorrise appena e venne a sedersi accanto a me.

<< Rosie, ma ieri sei venuta al campo da Quidditch? Mi sembrava di averti visto... >>

<< No, io... >>

<< L’hai detto a zio Ron? E a tua madre Hermione? Che hanno detto? >> chiese velocemente, cacciando fuori i libri e sistemando la sedia.

<< Gli ho mandato una lettera, ma non mi hanno ancora risposto >> borbottai, voltandomi a sistemare le mie cose già sistemate.

Vidi Albus tutto contrito, così sorrisi appena, quasi se fossi io a dover consolare lui.

<< Non è così orribile, va bene >> mormorai fingendomi tranquilla e lui mi prese la mano e me la strinse.

La lezione di pozioni fu bellissima, sia per il professor Lamoor – un uomo davvero in gamba – sia per l’approccio che prese. Almeno, questo servii a farmi tornare un po’ il buonumore e pensai che in fondo non dovevo far differenza di colori, perché avevo la possibilità di studiare in una scuola eccellente e avevo mio cugino con me. Dovevo ritenermi fortunata e essere ottimista.

Ma questa propositività durò poco. Durò fino ad ora di pranzo, quando un’orda di gufi scese su di noi e lasciò cadere tantissime lettere. Al mio tavolo, le lettere erano in carta prestigiosa e i ragazzi che le leggevano sembravano molto felici del loro contenuto.

La mia, invece, era rossa e piccola, con un’aria molto molto strana. Non avevo mai sentito parlare di Strilettere fino a quel giorno.

 << ROSE WEASLEY! >> urlò la busta, prendendo la forma di una bocca. << Non ci posso credere, sei a Serpeverde! Caro, smettila di urlare e calmati >> intervenne la voce di mia madre. Non osavo guardare nessuno, perché sapevo che l’attenzione era focalizzata tutta su di me.

<< Ma Hermione, è a Serpeverde! Oddio, ma che ho fatto di male! Smettila, Ronald. Cara Rosie, non fa niente, senti tua madre, NON FA NIENTE se sei a Serpeverde. Tu sei una ragazzina in gamba e intelligentissima e Serpeverde è una casata di tutto rispetto. Pensa a Severus Piton, grande uomo, quello. Farai una stupenda carriera scolastica! ROSE non familiarizzare con i nemici, frequenta tutti tranne quelli della tua casa, ROSIE CARA, non imparare il serpentese e ... Oh Ron, ma che cose arcaiche che dici! Basta con queste fissazioni, ormai è finito quel tempo. ROSIE DOLCISSIMA, MIA PICCOLA ROSIE non fa niente, tu dai il meglio di te e impegnati! Ciao piccola, baci anche da papà. Lo calmo io, ciao! >>

Dopo le ultime parole, la lettera si stracciò in mille pezzi e mi accorsi di avere la mano sul cuore, gli occhi sgranati e d’essere con la schiena all’indietro per frapporre parecchia distanza tra me e il tavolo.

Non volevo guardarmi in giro, ma fu inevitabile quando intravidi l’intera Sala Grande intenta a fissarmi: la mia particolare storia stava divenendo d’interesse pubblico?

Mi morsi le labbra, mentre il cuore mi batteva all’impazzata. Mio padre mi avrebbe diseredato, lo sapevo. I miei nonni mi avrebbe ucciso, di sicuro. Oddio, oddio...

<< Rosie >> sentii alla mia destra, ma non mi voltai subito, perché quello era il mio nomignolo e quella voce non poteva averlo pronunciato.

Quando poi mi girai verso di lui, lo feci lentamente.

<< Ho sempre pensato che il rosso stesse bene con il verde. Vedi... >> Mi prese la cravatta tra le mani, avvicinandomela ai capelli.

<< ...verde e argento stanno benissimo a chi ha i capelli rossi. E’ un ottimo contrasto. Nessun altro colore ti sarebbe stato così bene >> continuò a dire, poi mi lasciò cadere la cravatta sul seno e si voltò a prendere un vassoio con alcuni involtini. Se ne mise qualcuno nel piatto, poi ne mise altri a me.

<< Sono di carne. Sei per caso vegetariana? >> mi domandò con disinvoltura.

Feci di no con il capo, seguendo i suoi movimenti. Accanto mi mise anche delle patate, facendo lo stesso con il suo piatto. Non gli chiesi perché stava facendo tutto questo, ma non m’importava davvero saperlo. L’attenzione della Sala Grande si fece se possibile ancora più stretta su di me, ma non ci feci caso. Al mio stesso tavolo erano ancora confusi da quei gesti tra me e Scorpius, ma a me non importava...

Avevo trovato un amico.

 

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Ecco qui il secondo capitolo. Grazie per i commenti che mi avete lasciato al capito precedente, spero che questa storia continui ad interessarvi!

 

Al prossimo capitolo,

Erin.

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Capitolo 3
*** Amici ***


<< Guarda chi c’è >>

 

 

Edera

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Amici

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<< Malfoy, scusa Malfoy! >> urlai, facendo lo zig zag tra le persone per raggiungerlo, appena usciti dalla Sala Grande.

Lui rallentò appena, ma non si fermò, alzando appena la testa al di là della spalla.

<< Weasley >> constatò, quando lo affiancai.

<< Malfoy, >> ripetei col fiatone, << scusa la domanda - non che mi dispiaccia, eh - ma perché tutta questa gentilezza nei miei confronti? Tuo padre... >>

<< Weasley, stammi bene a sentire: sono passati vent’anni da ciò che è successo e poi mio padre è abbastanza riconoscente a tuo zio Harry Potter per averlo aiutato il settimo anno. Ed a me non frega niente se hai i capelli rossi e le lentiggini, ma se pensi che il mio comportamento sia assurdo, sai che ti dico? Addio, Rossa >> disse velocemente, accelerando il passo e prendendo la via per i sotterranei.

<< Io...che cosa...Malfoy! >> richiamai, ma era troppo tardi.

Mi misi a correre, trattenendomi con le mani la gonna a pieghe nera  - che mi ripromisi di allungare la magia – dirigendomi verso i sotterranei.

Lo vidi entrare ma non feci in tempo ad entrare insieme a lui, perché i mattoni si richiusero al suo passaggio.

<< Sanguediserpente, sanguediserpente >> dissi velocemente, e il passaggio si aprii nuovamente.

Ripresi a correre, entrando nella Sala Comune, voltai a destra dove vidi i suoi capelli biondi venir ingoiati dalla penombra e lo seguii, frettolosamente, rischiando di urtare alcuni ragazzi davanti al dormitorio maschile. Avevo trovato un amico, non volevo perderlo per la mia lingua lunga.

<< Ehi, qui non puoi entrare >> sentii dire ad un gruppetto di ragazzi più grandi di me, ma non ci feci caso, continuai a correre fino a fermarmi davanti a delle porte di legno scuro.

Oddio dov’era andato Scorpius? Strinsi la gonna tra le mani, in preda all’imbarazzo e al pensare alle conseguenze della mia decisione, poi strizzai forte gli occhi e urlai.

<< SCUSAMI! Scorpius Malfoy, non sarò più tanto invadente, te lo prometto! >>

Tenni gli occhi chiusi per un po’, temendo che riaprendoli mi sarei trovata davanti un mucchio di maschi Serpeverde e pure ridacchianti.

Aspettai qualche secondo, stringendo i lembi della gonna. Poi lasciai andare la pressione delle dita, lentamente lasciai che i miei occhi tornassero a vedere, ma ciò che vidi furono le solite porte in legno scuro, immobili. Mi aveva sentito?

Feci un passo indietro, poi un altro. Sentii svariati commenti sulla mia sanità mentale da parte dei ragazzi più grandi, ma finsi di non farci caso e a testa bassa me ne tornai nella Sala Comune, andandomi a raggomitolare su un divano verde di velluto.

Per fortuna dopo poco l’intero dormitorio fu vuoto. I ragazzi di prima se n’erano andati a lezioni, a quanto avevo capito. E molti del primo anno come noi, che per il primo semestre non avevano lezioni di pomeriggio, erano fuori a giocare nei giardini o al campo da Quidditch.

Mi guardai intorno, guardai i candelieri appesi a tratti intorno alle pietre miliari di cui era composta la Sala Comune: sembrava proprio una prigione. L’unica cosa che la contraddistingueva era l’arredamento lussuoso, gli arazzi importanti, i mobili che sembravano appena usciti dalla rivista “ Il Castello Moderno”.

Presi poi un libro da una piccola libreria, aveva un titolo strano e mi aveva attratto: incanti per il buonumore. Non pensavo che ce ne fossero del genere nella tana dei Serpeverde. O forse ne avevano bisogno anche loro.

Iniziai a sfogliare qualche pagina, distrattamente. La maggior parte non li avevo mai sentiti nominare, conoscevo solo qualche infuso che mia madre mi preparava quando mi sentivo poco bene o dovevo fare qualcosa di importante e avevo una fifa blu.

Passai il pomeriggio lì, nello strano tepore che avevo preso stando su quel divano, e poi mi sentivo anche stanca perché quella notte avevo dormito poco e male...

 

<< Weasley...Rose, non si dorme nella Sala Comune, ci sono i letti per questo >> sentii dire da una voce familiare, ma mi rigirai dall’altro lato, mugugnando.

<< Weasley, ti si vedono tutte le mutandine. >>

 Scattai a sedere, tirandomi giù la gonna con entrambe le mani. Dovevo avere una faccia orribile e i boccoli rossi tutti arruffati perché davanti a me c’era un fin troppo divertito Scorpius Malfoy.

<< Malfoy... >> borbottai, stropicciandomi gli occhi e lasciandomi ricadere all’indietro sul divano.

<< Sai che ho una stanza singola, io? >>

<< Sei proprio un Malfoy... >>

Non udii risposta, così scattai di nuovo a sedere, spaventata.

<< Scusa scusa, mi è uscito spontaneo! >> esclamai.

Lo vidi trattenersi dal mandarmi un insulto, poi distese i muscoli del viso.

<< Be, poco male. Se essere un Malfoy comporta questi vantaggi... >> disse facendo spallucce, poi si voltò a guardare alcuni quadri appesi alle mie spalle.

<< Ti ho sentito prima, comunque, perché stavi proprio davanti all’ultima porta, che è la mia stanza >> fece, distrattamente.

<< Meno male, pensavo di aver gridato al vento >> sussurrai, sorridendo.

Scorpius si sedette sul divano, accanto a me, intrecciando le mani e guardandosi le dita scivolare tra loro.

<< So cosa significa essere guardati come guardano te. Guardano anche me così, per via di mio padre. E’ arrivato un nuovo Malfoy, dicono. Come se avessero conosciuto mio padre questi bambinetti...ma chissà cosa gli hanno detto i loro genitori. Senti, mio padre è cambiato e io sono cresciuto diversamente sia da lui che da mio nonno. Io sono diverso. Punto. Basta. Io voglio essere amico di una ragazza coi capelli rossi e le lentiggini. Quindi volevo dirti che quando non ce la fai a stare nel tuo dormitorio, pieno di ragazzette chiassose, puoi venire nella mia stanza, perché lì nessuno ti darà fastidio. La parola d’ordine è Rosso >> disse infine, alzandosi dal divano e lasciando la Sala Comune, con le mani in tasca e l’aria distratta, come se non avesse detto niente.

Io ero rimasta pietrificata.

Dal suo discorso, che solo dopo avevo capito il motivo del suo dirmi che aveva la stanza da solo, delle sue parole, della sua parola d’ordine. ROSSO.

Abbozzai un sorriso, corsi nel mio dormitorio a prendere un sacchetto di velluto blu dove tenevo delle cose che mi aveva regalato la mamma.

Poi tornai in Sala Comune e continuai per il dormitorio maschile, con il sacchetto stretto tra le mani. Individuai l’ultima porta, mi schiarii la voce e pronunciai << Rosso >> e la porta si divise in due ed entrambe le parti scivolarono a destra e a sinistra della parete, come una comune porta scorrevole babbana.

Quando entrai, lo vidi steso sul letto a sfogliare un quaderno. Appena mi vide, alzò gli occhi di scatto.

<< Weasley... >>

<< Sai giocare a Burraco? >>

La mia domanda lo fece mettere a sedere sul materasso di quell’ernome letto a baldacchino, confuso.

<< Barroco? >>

<< Burraco >> lo corressi. << E’ un gioco di carte babbano. Ti va di impararlo? >>

Lo vidi annuire, poco convinto. Lo raggiunsi sul letto e salii, aiutandomi perché il materasso era troppo alto – e lui ridacchiò, divertito. 

Aprii il sacchetto e lasciai cadere il mazzo di carte sul piumone.

Scorpius allungò la mano a sfiorarle, estremamente incuriosito.

<< Vedrai, ti divertirai un sacchissimo! >> dissi allegramente e lui abbozzò un sorriso stranito al mio assurdo superlativo.

 

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<< Ti ho battuto ancora, Rose. >>

<< Ma dai, che schifo! Non è possibile... >> borbottai corrucciando la fronte. Era la quinta volta di fila che vinceva, stracciandomi ancora prima che prendessi il pozzetto. Per fortuna che non gli avevo detto la storia dei punti, così almeno non si metteva a contare tutto ciò che aveva fatto, sbattendomi davanti il suo duemila rispetto al mio misero cento.

<< A cosa si può giocare oltre che a Burraco con queste carte? >> mi domandò, spargendole confusamente sul materasso.

<< A nessun altro gioco... >> feci contrita, riprendendo le carte che stava sparpagliando e riordinandole.

<< Che bugiarda... >> ridacchiò, ed io alzai il viso a guardarlo. << Pensi che possa batterti anche agli altri giochi, vero? >>

Mi portai la mano sul cuore, fingendomi offesa.

<< Io?! Come puoi dire una cosa del genere?! >> feci con enfasi.

Scorpius ridacchiò ancora, riprendendosi le carte che avevo tra le mani.

Istintivamente, gli bloccai la mano e le carte caddero sul materasso. Gliela guardai come se stessi studiando un microbo particolarmente strano. Le sue dita erano fredde e ancora più bianche del resto del corpo, ma non bianche cadaveriche, un bianco piacevole da guardare...tipo immacolato, o comunque elegantissimo. Ecco ecco, tipo una perla.

<< Weasley, che ho sulla mano? >> mi chiese, con un sopracciglio alzato.

<< No niente...mi piace troppo il colore del tuo corpo >> risposi.

<< Perché, che colore ho? >> fece stranito, ritraendo la mano.

<< No, dammela... >> mi lamentai, riprendendogliela. << Hai la carnagione molto pallida, ma è un pallido bello... >>

<< Ah, meno male...e allora è tutto a posto! >>

<< No no, dico davvero. S’intona con i tuoi capelli chiarissimi... >> alzai lo sguardo, lasciando la mano e salendo con le dita a sfiorargli il viso. << Le sopracciglia, come sono chiare per esempio! >> dissi, toccandole. << E le ciglia anche, >> aggiunsi, rischiando di ficcargli un dito nell’occhio. << Ma la bocca è rossa. Cioè, non un rosso femminile, ma un rosso di...pieno, di bello. Non so come spiegarmi >> mormorai, passandogli le dita sulle labbra, corrucciando la fronte.

Mi accorsi solo dopo, presa dalla mia analisi, che lui era immobile. Ma non perché lo volesse, era semplicemente paralizzato. Da quello che avevo fatto? Ero stata invadente?

Ritrassi la mano, guardando altrove.

<< Scu-scusa, ti sto analizzando. Non è...carino da fare >> farfugliai.

D’improvviso sentii le sue dita sul mio viso, accanto agli occhi.

<< Anche la tua pelle è chiara, ma un chiaro non sul bianco ma sul rosa...è molto femminile. E queste piccole lentiggini la rendono delicata. E questo rosso intenso, poi, non ho mai visto un colore di capelli così intenso. Ed è lo stesso delle sopracciglia, >> disse, toccandomele, << delle ciglia >> aggiunse, sfiorandomele, ed io chiusi gli occhi per poi riaprirli << e della bocca. Che a te è un rosso pieno e proprio femminile, invece >> concluse, poggiandovi sopra le dita fredde.

Involontariamente, arrossii. Non mi era mai capitato di sentire il cuore battere così forte.

<< Siamo proprio diversi, io e te >> dissi per non restare in silenzio, muovendo per il suo dito ancora sulle mie labbra.

Lui mi sorrise, sinceramente, per la prima volta. Non stava ridacchiando o prendendomi in giro. Mi fece così piacere che feci un sorriso ampissimo.

<< Hai anche un bel sorriso. Sembra quello di...aspetta, è un’attrice babbana... >>

<< Julia Roberts? >> dissi per lui. << Me lo dicono spesso... >> feci, imbarazzata, << ma tu come fai a conoscere un’attrice babbana? >> chiesi.

<< Mia madre adora Pretty Woman... >>

<< Ma avete la televisione a casa? Io pensavo che nel mondo magico... >>

<< Mia madre ha preteso di averla. Ha una collezione di film molto belli >> mi interruppe, facendo spallucce.

Il resto del pomeriggio trascorse velocemente e quasi non ce ne accorgemmo quando arrivò l’ora di cena.

Uscimmo dal dormitorio verso le sette e ci dirigemmo verso la Sala Grande. Mi piaceva camminare al suo fianco, sentirlo parlare o rispondere alle mie domande, o semplicemente sbuffare. Adoravo semplicemente la sua presenza, mi dava pace e allo stesso tempo mi metteva energia. Mi sentivo bene e non me ne fregava più niente se la casa in cui ero finita era verde-argento.

<< Rose! >> sentii urlare, così mi voltai, facendo una panoramica della Sala Grande. Vidi Albus sventolare una mano e camminare svelto tra la gente ancora in piedi, per raggiungermi.

<< Rose... ma che fine hai fatto oggi? Lo sai che non posso entrare nel tuo dormitorio >> si lamentò, poi il suo sguardo finì sulla persona che mi stava accanto, finì su Scorpius che con le mani in tasca lo osservava curioso.

<< Ah, ciao Malfoy. >>

<< Potter >> salutò di rimando.

<< Siete diventati amici? >> domandò Albus.

Stavo per rispondere di sì, quando mi bloccai perché da Scorpius non avevo avuto la conferma. Mi voltai a guardarlo e lo trovai intento a fissarmi con la mia stessa espressione.

<< Si, >> dissi sorridendo, continuando a guardare Scorpius, << adesso siamo amici. >>

Albus sorrise, allungando la mano verso Malfoy.

<< Albus Severus Potter, piacere. Gli amici di Rose sono anche amici miei >> disse.

Scorpius gli osservò la mano per parecchi secondi, contraendo i muscoli del viso.

<< Lo so come ti chiami, Potter. Comunque... >> borbottò, allungando la mano, << Scorpius Hyperion Malfoy, piacere >> disse come una cantilena.

Albus ridacchiò ed anche io mi misi a ridere. Scorpius ficcò le mani in tasca e arrossii appena.

<< Alb, noi andiamo a sederci. Ci vediamo dopo cena semmai >> dissi, salutandolo e dirigendomi con Scorpius al tavolo.

Tutti continuavano sempre a guardarci, ma meno sfacciatamente di prima. Forse guardavano solo noi, senza cognomi o nomi, solo cercando di capire il perché stessimo sempre insieme.

Scoprii, durante la cena, che Scorpius era allergico alle fragole, che io invece adoravo. E che non sopportava molto i broccoli, che mia madre mi aveva insegnato a mangiare fin da piccola. Gli rifilai anche la scusa che erano verdi, quindi dovevano per forza piacergli, ma non funzionò: la sua faccia era molto disgustata mentre li mangiavo.

Al termine della cena non vidi Albus. C’era troppa gente e lui era bassino, quindi optai per uscire da quel caos, tanto l’avrei visto il giorno dopo.

Al fianco di Scorpius, mi diressi nei sotterranei – che già avevano un’aria più familiare – ed entrammo nel dormitorio. Peccato che neanche li si poteva stare un po’ in pace, perché l’ora del rientro era per tutti ed era pieno di persone chiacchieranti.

<< Malfoy, io vado nel mio dormitorio a questo punto...qui non si può stare >> borbottai.

<< Perché non vieni da me? >>

Mi voltai a guardarlo.

<< A quest’ora? >> domandai. << Non hai sonno? >>

<< No, va bene. Voglio giocare un altro po’ a Barroco. >>

<< Burraco >> lo corressi, sorridendo. << Se per te va bene... >>

Lui annuì e sgattaiolammo in camera sua. Quando la porta si richiuse alle nostre spalle, il chiacchiericcio cessò.

Mi misi seduta all’indiana sul letto, abbastanza composta, riprendendo le carte che avevo lasciato sul suo comodino. Lui si stese più comodamente.

Giocammo a Burraco un paio di volte, poi mi costrinse ad insegnarli Scala 40, Machiavelli, Poker. Vinse sempre lui.

Stanchi, posammo le carte ed io scesi dal letto, aggiustandomi la gonna.

<< Sono le dieci, è meglio che vado a dormire altrimenti domani non mi sveglio >> dissi dispiaciuta, poi gli sorrisi e gli dissi << Buonanotte >> e feci per andarmene.

<< Rose, aspetta no...cinque minuti. Voglio leggerti una cosa. >>

Mi voltai, incuriosita. << Cosa? >>

Battè il palmo della mano sul letto, facendomi segno di risedermi. Mi arrampicai sul materasso, guardando il libro che aveva tra le mani.

<< Penso che a te piaccia leggere, se hai preso un po’ da tua madre... >>

<< Che ne sai di mia madre? >>

<< Mio padre mi dice spesso che era la più secchiona delle secchione >> mi disse, ridacchiando.

Misi il broncio, incrociando le braccia sotto il seno.

<< Ehi, mia madre era ed è un genio. Ed io sono fiera di aver preso il suo cervello >> ribattei, contrita.

Lui mi sorrise, scuotendo la testa.

<< Comunque, questo libro è una raccolta di storie horror magiche. Tutte vere, eh! >> mi spiegò orgoglioso.

Mi rabbuiai, strisciando indietro sul piumone.

<< Non mi va di sentirle... >>

<< Ti giuro che sono bellissime >> mi interruppe.

<< Ci scommetto. Ma non mi va lo stesso >> ripetei.

<< Hai paura? >> mi prese in giro.

<< No, io no! >> risposi quasi urlando.

<< Okay, >> disse, tenendomi sott’occhio, << allora leggo. >>

Non l’avesse mai fatto! Dopo i primi venti righi avevo le ginocchia al petto, le mani sulle orecchie e la faccia sommersa nelle gambe, con tutti i capelli a nasconderla.

<< Ehi... >> lo sentii mormorare.

<< Non continuare, Scorpius. Per piacere >> lo supplicai.

<< Ehi ehi, scusami... >> fece frettolosamente, sentii cadere il libro sul materasso e poco dopo le sue mani mi sollevarono la testa.

<< Lo butto quel libro, non te lo leggo più. Lo giuro >> mi promise, togliendomi i capelli da davanti al viso.

Annuii, con gli occhi appena lucidi.

<< Vai a dormire adesso, che è tardi >> mi disse, ma io non mi mossi.

<< E se viene il Licantropo a mordermi? >> chiesi con un filo di voce, rannicchiandomi di nuovo nelle ginocchia.

Scorpius scoppiò in una fragorosa risata. Scese dal letto e andò verso il suo armadio, dal quale cacciò fuori un paio di pantaloni di seta verde bosco ed una camicia uguale. Forse era un pigiama. Si, si era un pigiama molto elegante.

<< Tieni, puoi mettere questo >> mi disse, poggiandomelo accanto sul letto.

Lo presi tra le mani, morbidissimo, poi lo guardai di nuovo negli occhi.

<< E cosa dovrei farci? >>

<< Lo so che è maschile... >>

<< Sai che m’importa! Dico...perchè me l’hai dato?

<< Dormi qui, no? Si vede lontano un miglio che hai paura di andare a dormire da sola >> disse facendo spallucce, prendendo un pigiama uguale ma nero, da sotto il cuscino del suo letto.

Lo guardai, poi guardai il pigiama.

<< Mi vergogno... >>

Scorpius ridacchiò ancora.

<< Ma dai, che vergogna e vergogna! Con Potter dormiresti? >>

<< Si, ma è diverso... >>

<< Fa che non sia diverso. Siamo amici, proprio come tu e Potter >> mi disse.

<< Ma noi siamo cugini... >>

<< Fa lo stesso. Su, il bagno è di là, va a metterti il pigiama >> disse ancora.

Io esitai, poi scesi dal letto e lo raggiunsi, tenendo il pigiama stretto tra le mani.

<< Grazie >> mormorai e quando lui mi sorrise, scappai in bagno a svestirmi. Feci in fretta, perché avevo timore anche lì di restare da sola. Poi quei sotterranei facevano davvero paura!

Scorpius bussò alla porta del bagno dopo poco, chiedendomi se ero vestita. Lo aprii, così ci lavammo i denti insieme ( lui mi prestò uno spazzolino bellissimo, tutto verde).

Tornammo a letto ed io occupai il lato sinistro, lui quello destro. Spense le luci e d’un tratto fu tutto buio. Non vedevo più niente, solo buio. Avevo gli occhi socchiusi e le coperte tirate fino al naso.

<< Mmm...mi sembra di vedere la faccia del licantropo li, dietro la poltrona >> mugugnai, stringendo le coperte.

All’improvviso sentii due braccia circondarmi la vita e attirami a sé.

<< AAAAAH! >> urlai.

<< Zitta scema, sono io! >> sibilò Scorpius.

Ma non riuscii a rilassarmi, perché ero imbarazzata che fossimo vicini in quel modo.

<< Vuoi dormire davvero standomi tutto abbracciato? >>

<< Se è l’unico modo di dormire, si. >>

Capii che si riferiva ai miei prevedibili lamenti notturni.

<< Grazie...davvero. >>

<< E’ il minimo. Ho fatto io il guaio di leggerti la storia >> mi disse.

Finalmente, mi rilassai. Mi voltai completamente di fianco e mi accucciai contro il suo petto, trovando davvero confortanti le sue braccia ancora attorno a me.

Non pensai più alla storia, non la sognai neanche, credo. Ma per addormentarmi, ascoltai il suo cuore battere, stranamente con lo stesso ritmo del mio.

 

 

šsšts

 

Ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia! Ho una vena particolarmente produttiva in questo periodo, ma chissà se manterrò il ritmo di un capitolo al giorno.

Grazie come sempre per tutti i commenti.

Per chi ha detto che vedere Scorpius così dolce è strano, volevo dire questo: la Rowling ha rilasciato un'intervista per chat in cui ha affermato che Scorpius, essendo stato cresciuto da Draco che è rimasto profondamente colpito dagli avvenimenti della guerra, sarà più buono di come suo padre è stato alla sua età. La Rowling ha detto anche che Scorpius dovrà affrontare tanti ostacoli - non ultimo il suo cognome - ma che crede che si comporterà meglio di suo padre.

Ha detto anche che la casa di Serpeverde si è buonizzata, non c’è più la fissazione del sangue puro sebbene la reputazione rimanga un po’ quella che era.
E alla domanda: Draco ed Harry hanno perso la loro ostilità dopo la fine di Voldemort?
J.K. Rowling risponde: Non proprio
. C'è stata una specie di riavvicinamento, in cui Harry ha scoperto che Draco odiava essere un Mangiamorte e non avrebbe mai ucciso Silente; e Draco ha sicuramente provato gratitudine nei confronti di Harry dopo che lui gli aveva salvato la vita. In ogni caso, una vera amicizia è fuori discussione. Erano successe troppe cose prima della battaglia finale.

 

Al prossimo capitolo,

Erin.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Appiccicata ***


<< Guarda chi c’è >>

 

Edera

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Appiccicata

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Non avevo mai dormito così bene in vita mia. Quel letto era comodissimo, morbido e accogliente che quasi non volevo alzarmi. Ma la sveglia magica sul comodino di Scorpius Malfoy stava tintinnando da qualche secondo.

Aprii definitivamente gli occhi, stiracchiandomi, ma mi voltai verso il centro del letto prima di decidermi a scendere da lì.

Curiosa la posizione in cui dormiva Scorpius, non l’avrei mai detto. Stava raggomitolato di lato verso di me in posizione fetale e non aveva proprio un’espressione distesa, piuttosto un po’ corrucciata come se stesse sognando qualcosa che non gli piacesse particolarmente.

Le mani tenevano il guanciale afferrato e i capelli erano tutti scompigliati su quest’ultimo e sugli occhi. Persi tempo a guardare i suoi capelli, parecchio lunghi per un ragazzo, che la prima volta, vedendoli, li avevo classificati come un caschetto disordinato.

La sveglia suonò ancora.

Gli occhi argentei di Scorpius si aprirono di scatto ed io sobbalzai; lui abbondò la sua posizione fetale per stiracchiarsi.

<< Rose, non mi fissare >> si lamentò, voltandosi dall’altra parte. << Mi fai sentire un alieno >> aggiunse, dandomi le spalle.

<< Scusami, non ti fisso più >> mormorai, un po’ dispiaciuta. << Ma ti fissavo perché dormivi come un bambino... >>

<< Io non sono un bambino. Sono grande >> ribattè senza voltarsi.

<< Non si è grandi a undici anni >> risposi.

<< Non conta l’età. Io sono dovuto crescere in fretta >> mi disse con un tono di voce diverso, ma non lo guardavo in faccia e non sapevo che espressione avesse.

<< In che senso sei dovuto crescere in fretta? >>

<< Nel senso che la mia famiglia osserva un certo galateo ed ha una vita parecchio impegnata in balli e cerimonie...nel senso, cioè, che devo mantenere un certo comportamento da adulto, ecco >> mi spiegò ed io strisciai fino alla sua schiena.

<< Scorpius...io non voglio trarre giudizi affrettati, perché ho sentito queste cose dai miei genitori, dai miei zii...e non ti arrabbiare, soprattutto, ma...tu vivi davvero in un castello? Sei tipo un principe? Fate i balli con quei vestitoni e quei gioielli vistosi? Dovrai sposarti con una del tuo...rango? E puoi scegliere che lavoro fare da grande? >> chiesi velocemente, mettendomi in attesa delle sue rispose.

Scorpius si alzò a sedere e si voltò completamente verso di me; poi si ficcò una mano nei capelli e si stropicciò gli occhi.

<< Oddio...quante domande >> mugugnò. Ma non si era arrabbiato.

Mi aprii in un grande sorriso, strisciando più vicina a lui.

<< Dai dai, raccontami tutto! >>

Lui sorrise della mia espressione curiosa, quindi si appoggiò con le mani dietro sul materasso e mi guardò.

<< Allora...vediamo, sono un principe? Non esattamente. Non come quelli di cui si legge nelle storie babbane. Diciamo che appartengo ad una famiglia nobile nel mondo magico. E, si, facciamo ancora quei balli stile ottocento con vestitoni e gioielli vistosi. Poi... >>

<< Quindi vivi in un castello? >>

<< Si, un maniero per essere più precisi. Ma non è così lugubre come dicono in giro, ci sono dei giardini più belli e colorati che qui ad Hogwarts >> rispose.

<< Che belli...io adoro i fiori! E... dovrai sposare una del tuo rango? Potrai scegliere che lavoro fare da grande? >> domandai di nuovo.

<< Non me lo sono mai posto il problema. Di sposarmi, intendo. Non so mio padre come si comporterebbe, se gli portassi a casa una non-purosangue. Ma ormai i tempi sono cambiati e non lo lascerei decidere per me. Per il lavoro, si certo, sceglierò quello che voglio, basta che manderò avanti le faccende di famiglia e curerò le proprietà >> mi spiegò, come un adulto serio e composto. Era proprio vero, era elegante, maturo...sembrava proprio un principe.

<< Okay, per adesso ho finito le domande >> dissi e lui ridacchiò, poi vidi l’orario e sbiancai.

<< E’ tardissimo! >> esclamai e anche Scorpius si voltò a guardare l’ora.

<< Mancano venti minuti all’inizio della lezione, non è tardissimo... >>

<< Tu sei maschio e non hai bisogno di tanto tempo per prepararti >> ribattei scendendo dal letto, correndo a recuperare la mia divisa dalla poltrona e dirigendomi in bagno.

Non ero molto vanitosa, anzi, per niente. Il tempo che passavo per preparami, piuttosto, lo impiegavo a districarmi i nodi dei miei folti capelli, che per fortuna però erano più definiti e boccolosi di mia madre.

<< Rose, posso entrare in bagno? >>

<< Si! >> esclamai, infilandomi il maglioncino sopra la camicia.

Me ne andai dal bagno dopo essermi lavata i denti e lo lasciai a Scorpius, che per fortuna non ci mise molto. Ormai avevamo saltato la colazione ed era inutile correre per andarci a mangiare qualcosa: avremmo direttamente pranzato.

Uscimmo dal dormitorio verso le nove meno qualche minuto, giusto in tempo per arrivare nell’aula di trasfigurazione prima che ci mettesse piede la DeLance.

Entrando, vidi Albus seduto in prima fila salutarmi e farmi segno di sedermi accanto a lui. Mi sembrò strano, perché Albus non si sedeva mai così avanti, ma sempre agli ultimi banchetti. Forse l’aveva fatto per me? Altrimenti non mi sarei seduta accanto a lui, se dovevo sedermi in fondo all’aula?

<< Va bene per te? >> chiesi a Scorpius indicando il banco.

Lui annuì e lasciò cadere la tracolla con i libri sul bacchetto accanto al mio, mentre io prendevo posto al centro, accanto anche ad Albus.

<< Dormito bene, Rosie? Come va con Scorpius? Ti sei ambientata a Serpeverde? >> mi domandò Albus poco prima che la professoressa entrasse.

<< Tutto okay, sto bene davvero >> dissi a voce bassa, quando la professoressa si sedette dietro la cattedra e ci salutò. << Non preoccuparti per me >> aggiunsi e Albus mi sorrise felice.

La lezione fu molto interessante e piacevole, così come anche quella di Storia della Magia che venne dopo. Quando venne però l’una, uscendo dall’aula, il mio stomaco brontolò e mi accorsi che se non avessi mangiato sarei morta. Lo dissi anche a Scorpius.

<< Morire, macchè! Vabbè che forse potresti...sei così magra >> commentò, alzandomi insieme il lembo del maglione e della camicia, per guardarmi la pancia.

Mi spaventai, sgranai gli occhi e lo presi per un braccio, allungando il passo.

<< Non voglio morire! >> mi giustificai quando mi chiese cosa stavo facendo.

A pranzo provai a fargli assaggiare i fagiolini, ma non ci fu verso. A quanto pare odiava proprio tutta la verdura, ma la frutta la mangiava. E poi preferiva il pesce alla carne, lo capii da come i suoi occhi si illuminarono quando vide un’orata, perché pensava che in quella scuola non avrebbero mai servito del pesce.

Dopo pranzo vidi Albus allontanarsi con dei suoi amici e quindi non volli richiamarlo. Scorpius aveva da fare nell’ufficio della preside per alcune pergamene da firmare in merito ad una cosa burocratica della famiglia Malfoy.

Io non sapevo cosa fare. Erano passati due giorni, ma già mi sembrava un’eternità ed io li avevo trascorsi tutti con Scorpius che adesso...quasi mi sembrava strano gironzolare per il castello da sola. Optai per la Biblioteca, così avrei ripetuto qualcosa e avrei letto qualche bel libro sugli incanti.

C’ero andata già una volta in Biblioteca, ma mi persi. I corridoi mi sembravano tutti uguali e ad un certo punto mi sembrò di trovarmi in un labirinto di pietre e fiaccole.

Mi fermai al centro di uno dei tanti corridoi che avevo percorso, in preda al panico.

<< Su Rose, respira...calmati che la soluzione arriva >> mi dissi a voce alta, guardandomi i piedi. Se avessero potuto muoversi da soli ed indicarmi la strada...non conoscevo qualche incanto che poteva fungere da mappa?

Mi accovacciai sulle ginocchia, pensierosa. Non c’erano neanche quadri a cui chiedere, in quella parte del castello: chissà dov’ero finita.

D’un tratto sentii dei passi e balzai in piedi, guardandomi intorno, in attesa. Tic, tac, tuc. Sembrano tacchi di scarpe femminili, ma capii di sbagliarmi quando da un angolo spuntò un ragazzo moro con la divisa di Tassorosso.

<< Ehi, scusami! >> lo richiamai e lui si fermò.

Era sicuramente più grande e aveva dei libri tra le mani.

<< Mi sono persa, stavo andando in Biblioteca... >> dissi, avvicinandomi

Lui mi guardò incuriosito, poi sorrise.

<< Sei al primo anno, eh? Pure io mi persi il primo anno. Comunque sei fortunata, vengo proprio dalla Biblioteca >> fece, allungando la mano. << Svolta l’angolo e poi a sinistra e...aspetta, ti accompagno >> disse infine, venendomi incontro.

<< Grazie, sei davvero gentile >> sorrisi e lui scosse la testa, imbarazzato.

Si chiamava Henric Loobond ed era molto simpatico e poi non aveva guardato la mia divisa e i miei capelli a scatti, come facevano tutti. Aveva i capelli ricci castani, gli occhi scuri ed era anche parecchio intelligente.

Parlammo per tutto il tragitto e mi raccontò che era stato in Biblioteca per delle ricerche di Erbologia. Gli dissi che anche io adoravo le piante, la natura e che non vedevo l’ora l’indomani di fare la prima lezione delle serre.

Quando mi accompagnò lì però e mi vide incerta, gli dovetti spiegare come stavano le cose. Che non ero lì per necessità, ma solo per trascorrere il tempo non avendo altro da fare.

Quindi, si offrì di passare il pomeriggio con me. Mi fece vedere le sezioni più importanti della Biblioteca e mi consigliò molti libri, uno più bello dell’altro. Ci trovavamo su parecchi punti e era piacevole passare tempo con lui. Non riuscivo a capacitarmi di come in pochi giorni avessi trovato un altro amico. Beh, forse di amico proprio non si poteva parlare, ma c’era molto sintonia e Henric spesso mi disse che se avevo bisogno di consigli e aiuti lì era a mia disposizione.

D’un tratto, sentii l’orologio a pendolo della Biblioteca tintinnare e alzando lo sguardo mi accorsi che erano le sette. Era praticamente volato il tempo!

<< Hernic, è un po’ tardino, io vado. Anzi, vieni anche tu nella Sala Grande per la cena, no? >> domandai, riponendo dei libri.

<< Certo, andiamo insieme >> mi disse con un sorriso e così lasciammo la Biblioteca.

Portai un solo libro con me dopo aver chiesto il permesso alla Bibliotecaria, così dissi a Hernic di passare un attimo per i sotterranei, così lo avrei lasciato in dormitorio.

<< Certo che non sembri proprio una Serpeverde. Sei così simpatica! Sai, in tre anni che sono qui non ho mai visto un Tassorosso diventare amico di una Serpeverde, invece noi siamo l’eccezione! >> ridacchiò e io risi insieme a lui.

Poi lo vidi voltarsi avanti e fermarsi, così mi bloccai. Eravamo arrivati davanti all’ingresso del dormitorio e Scorpius stava venendo dalla direzione contraria, si era fermato con le mani in tasca e stava guardando Hernic visibilmente innervosito.

<< Ciao Sco... >>

<< Ecco dove sei stata tutto il pomeriggio >> mi freddò lui, immobile.

<< Io... >>

<< Ragazzi, io vado nella Sala Grande, mi aspettano. Ciao Rose! >> scappò quasi Hernic, lasciandomi da sola di fronte ad uno Scorpius parecchio infastidito.

<< Rose...ti chiama Rose? >> disse guardandomi negli occhi.

<< Si, io...mi ero persa per andare in biblioteca e lui mi ha accompagnato e abbiamo passato il pomeriggio li a leggere e scovare libri >> risposi, senza capire dove volesse parare.

Scorpius si voltò, entrando nel dormitorio senza più dirmi niente. Per fortuna lo raggiunsi e entrai nel passaggio con lui.

<< Ehi, mi dici cos’è questa faccia? >> gli chiesi.

<< Sai com’è, ti ho cercato tutto il pomeriggio...non eri con Potter e io sapevo che non avevi altri amici, quindi...cioè niente, anzi, bene. Mi fa piacere che tu ti sia trovata un altro amico. Allora non mi dovrai stare sempre appiccicata, adesso! >> sbottò infine, camminando a passo veloce e lasciandomi indietro.

<< Appiccicata? >> gli feci eco stupefatta, ma lui già non c’era più.

 

šsšts

 

 

Come non detto, ho avuto degli impedimenti di percorso e non ho potuto postare il giorno dopo. Posto adesso, ma questo ritmo lo posso mantenere.

Grazie come sempre ai vostri commenti, lo so che forse la storia può non essere interessate dal quel punto di vista, ma purtroppo loro hanno 11 anni e le cose sono più lente a quell’età. O almeno io, a quell’età, ancora giocavo con le bambole. Però scrivo sempre storie “adulte” che adesso volevo cimentarmi in una più ingenua e infantile. Non senza (nei capitoli più avanti) un bel salto a quando sono grandi: questa storia si articolerà su tutta la loro vita, ma non vorrei farla comunque troppo lunga.

 

Erin.

 

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Capitolo 5
*** Lontananza ***


<< Guarda chi c’è >>

 

Edera

šsšts

Lontananza

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Era passato tanto tempo da quando io e Scorpius c’eravamo parlati per l’ultima volta. Non lo vedevo neanche più nel dormitorio ed arrivai a pensare che si guardasse bene dal frequentare posti in cui c’ero anche io.

A lezione si sedeva dietro e se io mi voltavo a guardarlo lui non mi guardava mai. Mi sembrava d’essere tornata ai primi giorni di scuola, quasi un mese prima, ma con la differenza ancora più tragica che mentre prima non avevo nessuno adesso avevo pure perso qualcuno.

A dirla tutta, Albus c’era ancora con me. Ma, pur essendo mio cugino e mio amico fidato, i nostri caratteri non combaciavano alla perfezione, né simili da fondersi né opposti da completarsi, come io e Scorpius. E poi c’era Henric Loobond, quel simpatico ragazzo di Tassorosso più grande di me che mi stava sempre appiccicato, fino a diventarmi odioso nell’ultimo tempo.

Appiccicato? Avevo usato lo stesso termine di Scorpius. Allora era questo che provava nei miei confronti, quel senso di fastidio che io provavo da qualche settimana per Hernic Loobond?

Mi sentivo morire sempre di più. Mi stava di nuovo stretta Serpeverde, mi stava stretta l’atmosfera che si respirava per i corridoi, quell’atmosfera di allegria che non mi rendeva partecipe.

Mi sentivo sola. Mi sentivo come un fantasma, che camminava in mezzo alla gente e veniva guardata tra la curiosità e lo stupore. Assurdamente, il fatto che prima camminassi al fianco di Scorpius Malfoy aveva allontanato da me occhi di fastidiosa incredulità. Invece, da quando stavo per conto mio, gli occhi erano tornati a perseguitarmi, dovunque andassi. In Biblioteca, in aula, in Sala Grande, nella mia stessa Sala Comune. Ed io di conseguenza ero diventata intrattabile, me ne resi conto ben presto quando litigai con Albus e poi gli chiesi scusa, anche se non troppo convinta. Più restavo da sola, più volevo stare da sola, essere lasciata in pace.

 

Una mattina di metà ottobre mi svegliai con la febbre. Mi sentivo parecchio frastornata e mi girava la testa, così non riuscii neanche a scendere dal letto. Piuttosto pensai a come potesse essermi venuta: forse per via dello stress, spesso mi accadeva anche a casa.

Una ragazza, uscendo dal dormitorio femminile si voltò a guardarmi e mi disse di andare in infermeria, altrimenti le contagiavo tutte.

Dopo qualche ora mi feci coraggio e indossai degli abiti comodi, una tuta di Hello Kitty che sembrava tanto un pigiama, rosa e grigia, dirigendomi verso l’infermeria mantenendomi a tratti sul muro per non svenire.

<< Ragazzina, cosa ti succede! Vieni qui, vieni qui! >> mi accolse Madama Chips, una vecchia signora dall’aria preoccupata.

Mi prese per la vita, ma non ricordo cosa mi fece. Era tutto molto confuso. Mi sembrò di essermi sdraiata dopo un po’ e ricordo di aver bevuto qualcosa, ma non avevo percezione di ciò che mi accadeva intorno. Sgusciai nel sonno prima di averla ringraziata.

 

Appena aprii gli occhi, mi sentii molto meglio. Mi misi a sedere, passandomi delle mani tra i capelli per aggiustarli. Ormai erano così lunghi che mi solleticavano i fianchi.

Chiesi all’infermiera se potevo tornarmene nel mio dormitorio e lei dopo avermi dato una controllata, acconsentì. Scesi dal letto e m’infilai le scarpe, passando davanti uno specchio a muro e sciacquandomi il viso.

<< Ah, signorina Weasley. Sono passati dei ragazzi a vedere come stava >> mi disse distrattamente, prima che lasciassi l’infermeria.

Mi voltai e le corsi incontro.

<< Chi, chi è venuto a vedere come stavo? >> le domandai.

Lei sembrò un po’ stupita dalla mia reazione eccessiva.

<< Un ragazzo di Grifondoro e uno di Tassorosso, ma non ricordo i nomi >> mi risposi ed io pensai ad Albus e Hernic con grande dispiacere. Non c’era nessuno di Serpeverde per me?

Ringraziai ancora e me ne andai.

Quella mattina avevo perso tutte le lezioni ed ormai erano arrivate le sette, il sole era già calato oltre i giardini e i corridoi erano semivuoti. Nel giro di quel mese e mezzo ricevetti parecchie lettere dai miei genitori, di mio padre ancora innervosito dall’idea di sapermi a Serpeverde e di mia madre che mi chiedeva che stavo studiando. Mi sentivo soffocare anche da loro. Avevo BISOGNO di qualcuno. Letteralmente. Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, parlare, piangere, gridare, litigare, ridere. Ma Albus e Hernic non andavano bene, non per me. Io sapevo chi volevo, ma non potevo averlo, perché lo infastidivo.

Appiccicata...

 

Quella sera non cenai.

 

šsšts

 

<< Ehi tu, ragazzina...lo sai che stai imbrattando quella preziosa divisa con il tuo sangue sporco? >>

Era la terza volta quella settimana che sentivo quelle frasi alle mie spalle, ma avevo imparato a non darci molto peso.

Avevo capito chi erano, anche senza voltarmi del tutto. Mi era bastato vedere le loro divise, la loro aria e il loro sguardo. Delle ragazze del terzo anno di Serpeverde dal taglio conservatore con genitori ex Mangiamorte, ancora fissati con certe cose e che inculcavano ai figli valori immorali. Non sparivano mai del tutto i flussi maligni.

Io continuai come al solito per la mia strada, con i libri di pozioni tra le braccia, come se non avessi sentito niente.

Passò qualche secondo e come al solito non le sentii più, capendo che ridacchiando se n’erano andate a parlare male di me da un’altra parte.

D’improvviso però avvertii un dolore profondo alla spalla e caddi per terra, insieme ai libri che si sparpagliarono sul pavimento.

<< Stupida, non rispondi neanche eh?! >> sentii dire, così mi voltai, massaggiandomi le ginocchia che avevano sbattuto nella caduta.

Sopra di me troneggiavano le tre ragazze di Serpeverde di prima, con le mani sui fianchi e l’aria cattiva.

<< A cosa dovrei rispondere? Non ho sentito niente >> mormorai, senza guardarle negli occhi.

<< Ci prende anche in giro, ragazze! Oddio a che livelli siamo arrivate...ci vuole una bella lezione qui >> fece una, riscontrando l’approvazione delle altre due.

Mi guardai intorno con la coda dell’occhio, vedendo tutto il corridoio vuoto. Furbe, avevano aspettato parecchio prima di farsi avanti, garantendosi di poter agire indisturbate.

Provai ad alzarmi, ma la ragazza che stava al centro mi prese per il maglione e la camicia, tirandomi a lei.

<< Non meriti questa divisa, è una visione orribile vedertela addosso. Che schifo! >> mi sibilò in faccia e io voltai lo sguardo.

<< Guardami mezzosangue! >> ma io non lo feci e mi arrivò uno schiaffone in pieno viso.

Strinsi le labbra e gli occhi, per non piangere.

<< Lasciami stare... >> farfugliai, cercando di allontanarle le mani dal mio collo, ma le altre due mi vennero a bloccare le mani e ricevetti un altro schiaffo, più forte del primo.

Mi sentivo di svenire. D’un tratto capii di non essere guarita dall’influenza del giorno prima. Avevo mal di testa e la vista annebbiata.

Non vidi molto. D’un tratto però la pressione sul mio collo e sui miei vestiti cessò e qualcuno fece a botte e poi...poi svenni.

 

šsšts

 

Quando aprii gli occhi, mi ritrovai stesa su un morbido letto verde. Mi faceva male la guancia sinistra e la testa ancora mi girava, ma stavo meglio.

Sbattei le ciglia per qualche secondo, mentre la vista tornava ad essermi lucida. Conoscevo quel posto? Non riuscii subito a capirlo, ma poi mi venne in mente una camera in cui ero andata qualche volta il mese prima, una camera lussuosa e singola.

Mi alzai a sedere, portandomi una mano alla fronte, in quello che capii essere pomeriggio inoltrato.

<< Ma sei scema! >>

Sollevai la testa di scatto, cercando la fonte della sua voce. Vidi un ragazzo biondo, occhi grigi e aria arrabbiata alzarsi da una poltrona e venirmi incontro.

<< Conosci la parola reagire? >> parlò ancora, appoggiando le braccia sul letto e sporgendosi verso di me.

<< Scorpius... >> mormorai, guardandolo negli occhi.

Lo vidi digrignare i denti, chiudendo poi gli occhi e respirando per calmarsi.

<< Se le riacchiappo a quelle cretine gli do il secondo round... >> disse più a se stesso che a me, sedendosi sul letto dandomi le spalle.

Scansai le coperte e gattonai fino a lui, appoggiando la testa sulla sua schiena.

<< Grazie, Scorpius. E scusami se sono così appiccicosa >> farfugliai, iniziando a piangere.

Lui si voltò ed io mi raddrizzai, voltando lo sguardo altrove. Lo avevo infastidito appoggiandomi a lui?

Vidi la sua mano bianca scivolare sulle coperte fino a me, prendermi per le braccia e attirarmi a lui. Mi abbracciò così forte che quasi non riuscii a respirare. Gli bagnai tutta la camicia bianca con le mie lacrime.

Non parlammo più, non servivano parole.

D’un tratto anche a me non servirono, non volevo neanche sapere il perché di quella lontananza, il perché del suo distacco. Me l’avrebbe detto lui, poi. Il giorno dopo, quello dopo ancora. Ciò a cui pensavo, adesso, era che mi sentivo di nuovo bene adesso che ero con lui e anche quel pianto era diventato bello. Uno sfogo positivo di cui da tempo avevo bisogno.

Io singhiozzai e lui mi strinse ancora più forte, ficcando la testa sul mio collo e tra i capelli. Sentire lì il suo respiro caldo era qualcosa di indescrivibilmente piacevole.

Dormii lì quella notte facendo dei sogni bellissimi.

 

 

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Ecco a voi in quinto capitolo di Edera! Grazie come sempre per le belle cose che mi scrivete. Per Jadina94, l’intervista l’ho presa da questo sito che l’aveva tradotta: http://www.diagonalley.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1439

Ah e poi volevo dire a BellaBlack (oltre al grazie per la recensione) che sono d’accordo completamente con lei sulla questione delle undicenni.

Aggiungo che questa storia “crescerà” al più presto.

 

Baci,

Erin.

 

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Capitolo 6
*** Partenze ***


<< Guarda chi c’è >>

 

Edera

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Partenze

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<< Ciao... >> sussurrai a voce bassa, come se ancora stesse dormendo. Ma aveva appena aperto gli occhi e mi fissava stordito. Io invece lo fissavo già da parecchi minuti.

<< Ma che ore sono? >> borbottò, girandosi dall’altro lato.

<< Le dieci >> risposi.

Lo vidi balzare a sedersi, passarsi le mani tra i capelli e voltarsi a guardarmi. Poi il suo sguardo tornò a rilassarsi e si lasciò cadere all’indietro sul materasso.

<< Ma è sabato, vero? >>

Io annuii, ridacchiando. Continuai a guardarlo, immobile nella mia posizione accovacciata. Stava tutto rilassato, con un braccio sul viso e potevo vedergli solo la bocca, che d’un tratto si mosse.

<< Come stai, Rose? Ti fa male qualcosa? >>

D’improvviso mi tornarono in mente le scene del giorno prima, insieme al ricordo del dolore acuto che avevo provato alle ginocchia e alle guance.

<< No, sto bene. Non preoccuparti >> mentii, ma in vero mi facevano ancora un po’ male.

<< Senti Rose, lo so che è presto per dirlo, ma mi farebbe piacere se a Natale venissi a passare qualche giorno al mio maniero >> disse poi, continuando a tenere il braccio sugli occhi.

<< Scorpius, farebbe piacere anche a me ma non vedo mai i miei genitori e... >>

<< Hai ragione, scusa. Fa come se non avessi detto niente >> mi interruppe e io non ribattei più.

Passarono i minuti e io pensai che si fosse di nuovo addormentato. Mi misi a giocherellare con le lenzuola, provando a disegnare con le pieghe alcuni animali. Pensai di nuovo a quel periodo passato senza di lui. Era stato tutto così brutto. Ero curiosa di sapere cosa avessi fatto di male per averlo allontanato da me, ma non ce la facevo a chiederglielo così, dritto in faccia.

Lo guardai ancora, guardai il suo torace alzarsi piano e riabbassarsi, ritmicamente, capendo che realmente si era addormentato.

<< Chissà perché...se solo lo sapessi il perché ti sei allontanato da me così all’improvviso eviterei di commettere lo stesso errore due volte, rischiando di farti arrabbiare ancora... >> borbottai, stendendo le gambe e poggiandomi sulle braccia per guardare il soffitto dipinto di verde.

Il lampadario stava fermo in tutta la sua bellezza, così elegante e costoso. Mi ritrovai a fissare i cristalli senza luce per via del buio.

<< Non ho mai avuto amici, in vita mia >> sentii dire, così mi voltai verso Scorpius, ancora disteso accanto a me.

<< Gli amici sono coloro con cui ti confidi, chiedi consiglio, piangi, ridi, scherzi. Se per amico s’intende questo, allora io ho avuto solo semplici conoscenti. Tu sei la mia prima amica e mi sono sentito offeso e arrabbiato quando ti ho visto in compagnia di qualcun altro. Quello di Tassorosso. Forse sono stato un po’ possessivo, ecco, ma sono fatto così. Io volevo averti solo per me, ma se questo non può accadere io ho deciso non ti volterò comunque le spalle >> disse senza muoversi dalla posizione che aveva.

Rimasi in silenzio ancora intontita dalle sue parole.

<< Ma mi avevi detto che ero appiccicosa... >>

<< Ho mentito. Ero arrabbiato >> mi disse.

Tacqui ancora, guardandolo. Poi mi voltai completamente verso di lui e mi avvicinai. Gli tolsi il braccio dal viso e mi ritrovai i suoi occhi grigi puntati nei miei.

<< Ma dici sul serio? Ma io quel tipo di Tassorosso neanche lo sopporto, io sto solo con te! Tu sei il mio unico amico oltre ad Albus e lui neanche tanto lo frequento. Io voglio stare solo con te! >> esclamai con trasporto.

Lui mi sorrise. Lo vidi sorridere così serenamente che mi sciolsi come burro al sole, mollandogli il braccio che tenevo stretto nella mano.

<< Rosie, credo di volerti davvero bene >> sussurrò, sollevò le braccia cingendomi il collo e mi fece cadere su di lui, abbracciandomi.

<< Resta mia amica per sempre >> mi disse.

Io ero rimasta letteralmente pietrificata da tutto ciò che aveva fatto e detto. Ma appena ricollegai la mente al corpo, mossi le braccia per abbracciarlo a mia volta, chiusi gli occhi e mi ficcai nell’incavo del suo collo.

<< Io ci sarò sempre per te. Ti voglio bene anch’io. >>

 

šsšts

 

I mesi passavano ed io ero tornata finalmente a trascorrere felice la mia vita li ad Hogwarts. Mio padre non mi mandava più strilettere ma solo lettere scritte in cui mi chiedeva come andava la situazione e se mi ero fatta amica qualche Serpeverde. Ma io non ero ancora pronta a dirgli che il mio migliore amico era Scorpius Malfoy, figurarsi dirgli che avrei trascorso il Natale in casa Malfoy: a Scorpius non l’avevo detto, ma non era solo perché non vedevo mai la mia famiglia, ma anche perché mio padre non avrebbe retto il colpo. E sicuramente aveva parlato a cuor leggero, perché ero sicura che neanche il padre l’avrebbe presa tanto di buon grado.

E così ben presto arrivò dicembre e con questo mese freddo anche le vacanze di Natale sembrarono giungere di corsa. Quando Albus mi fece notare che era il 22 dicembre e che il giorno dopo saremmo dovuti tornare a casa, rimasi parecchio stupita.

In verità avevo voglia di tornare a casa. Se da una parte non volevo sorbirmi le fissazioni di mio padre, dall’altro li volevo rivedere, i miei genitori ma anche i miei zii, i genitori di Albus, con cui ero sempre stata abituata a stare insieme e che adesso non vedevo da mesi e mesi.

Però ero triste perché per venti giorni non avrei visto Scorpius. Era strano come avessimo legato in fretta in quella manciata di mesi, ma io ero convinta che fosse stato il destino a farci incontrare. Eravamo troppo compatibili, troppo perfetti per stare insieme. Non servivano tutte quelle inutili parole ed anche i silenzi erano benvenuti nella nostra amicizia. Mi sentivo molto in sintonia con lui anche se eravamo di estrazione così diversa, perché fondamentalmente avevamo lo stesso carattere e anche i punti discordi si concatenavano.

Mi ero così abituata a dormire nella sua stanza, stare alzata fino a tardi a giocare a carte o a scacchi, oppure studiare con lui il pomeriggio, che passare venti giorni senza di lui mi appariva come quando lasciai i miei genitori i primi tempi, quando non ero mai stata lontana da loro per molto e invece andando ad Hogwarts non avrei potuti vederli fino a Natale. Adesso si era invertito tutto. Provavo quel senso di tristezza e abbandono nei confronti di Scorpius, come se lasciarlo significasse lasciare una parte di me. Avrei voluto battere i piedi per terra e piangere e portarlo con me a casa mia, ma la cosa non era possibile. Avrei dovuto aspettare venti lunghissimi giorni senza di lui.

Uscii dalla classe, salutando alcuni compagni di Albus e alcuni Serpeverde con cui avevo cambiato qualche parola durante quei mesi. Erano le cinque e io ancora dovevo finire di preparare un bagaglio da portare a casa per le vacanze. Se ci fosse stata mia madre, precisa com’era, mi avrebbe già rimproverato dicendomi che l’indomani sarei dovuta partire presto e che non avrei avuto tempo di fare niente.

Mi diressi al dormitorio, pronunciando la parola d’ordine. Entrando, mi diressi direttamente in camera di Scorpius, per prendere alcuni vestiti e alcune cose che avevo lasciato lì.

Quando entrai, lo vidi intento a sistemare alcune delle sue cose dentro un baule.

<< Io ancora devo farla, la valigia >> dissi e lui alzò lo sguardo, fermandosi.

<< Ciao, Rosie. Che ci fai qui? >>

<< Ero venuta a prendere le mie cose >> risposi, raggiungendolo.

<< No, lasciale. Tanto qui hai solo le carte francesi e un vestito, forse un paio di scarpe... >> fece guardandosi intorno, << però lasciale qui. Così tornerai di sicuro >>.

Feci un sorriso, capendo le sue preoccupazioni.

<< Io torno già di mio di sicuro... >>

<< Si, se i tuoi non ti fanno il lavaggio del cervello >> ribatté.

Ridacchiai. << Non mi lascerò forviare da mio padre. Comunque le lascio qui, hai ragione >> acconsentii.

Lui mi guardò, poi tornò a sistemare le sue cose.

<< Mi mancherai >> lo sentii dire, ma non sollevò la testa. << Mi ero abituato a vivere con te. La mia camera a casa mi sembrerà così vuota in confronto. >>

Mi sedetti sul bordo del letto, continuando a guardarlo muoversi dall’armadio al letto, prendendo le sue cose e piegandole nel baule.

<< Posso mandarti qualche gufo durante le vacanze? >> gli domandai.

<< No, non puoi. Devi farlo >> mi rispose, guardandomi per un attimo con un sorriso divertito sulle labbra. Anch’io sorrisi, seguendolo con gli occhi.

<< Vado a fare la valigia >> gli dissi, alzandomi dal letto.

<< Si, ti aspetto nella Sala Comune alle sette per andare a cena >> mi disse distrattamente, impegnato a ripetere mentalmente ciò che aveva portato.

Sorrisi ancora, annuii e me ne andai.

 

La cena nella Sala Grande fu particolarmente bella. Pietanze bellissime e buonissime, festoni che cadevano dal soffitto, aria gioiosa. Anche i professori avevano tutti un sorriso sulle labbra. I ragazzi parlavano tra loro su cosa avrebbero fatto durante le vacanze, s’informavano sui regali che l’amico avrebbe ricevuto. Era un’atmosfera molto piacevole.

 A fine cena, la preside si alzò in piedi e tintinnò sul bicchiere, per richiamare l’attenzione.

<< Dato che la maggior parte di voi non rimarrà qui per le vacanze, abbiamo fatto in modo che sotto l’albero in fondo alla Sala Grande ci fossero dei doni per ognuno di voi, fatti da amici e parenti – che hanno mandato qui per chi, ovviamente, non andrà a trovarli >> disse e d’un tratto l’intera Sala Grande si alzò in piedi, correndo verso l‘enorme abete accanto alle porte d’ingresso. Quattro elfi distribuivano i regali, chiamando per nome i ragazzi.

D’un tratto, accanto a Scorpius dietro alcuni ragazzi, mi resi conto di non avergli comprato nessun regalo. Non sapevo di quella trovata e non ci avevo sinceramente pensato ad acquistarne uno. Ad Albus l’avrei dato il giorno di Natale, quindi per lui ero tranquilla. Ma perché non ci avevo pensato a Scorpius? Che scema.

<< Rose Weasley >> sentii dire e mi irrigidii, incredula. Il piccolo elfo allungò la mano porgendomi un dono e poi continuò l’elenco.

Ma io non riuscivo ad aprirlo. Chi me l’aveva fatto? Io li ad Hogwarts...

Pensai ad Albus, ma era impossibile dato che avevamo detto che ce li saremmo scambiati il giorno di Natale.

Incominciai a scartocciarlo. Era una scatola rossa, così l’aprii. C’era un bigliettino, con su scritto:

 

Tanti Auguri, Rose.

 

              Scorpius

 

Lo guardai ma lui avevo lo sguardo rivolto altrove. Tolsi la carta arricciata sotto il bigliettino e su del velluto rosso era delicatamente appoggiata una catenina d’oro bianco sottile, con un ciondolo a forma di cuore tutto lavorato con bassorilievi di foglie.

<< Oddio... >> farfugliai, sollevandolo. Era incredibilmente bello ed io non gli avevo fatto nessun regalo. Mi sentivo così in imbarazzo.

<< Scorpius, grazie davvero. E’ bellissimo. Io però... >>

<< Non m’importa se non mi hai fatto nessun regalo. Io te l’ho fatto perché lo volevo, non perché mi aspettavo qualcosa in cambio >> mi disse prendendolo dalle mie mani e mettendomelo al collo, attaccandolo dietro.

Mi portai le dita sul ciondolo, ancora stupita.

<< Io...non so cosa dire >>.

<< Dormi con me stasera? >>

Sollevai lo sguardo e lo trovai a guardare altrove, appena rosso in viso. Cercava di cambiare discorso. Ormai avevo capito che non dovevo fargli notare le cose belle che faceva, perché si sentiva in imbarazzo.

<< Certo che dormo da te >> feci, gettandogli le braccia al collo e aggrappandomi praticamente a lui. Stranamente, nel giro di tre mesi si era fatto più alto.

Non m’importava se tutti s’accorsero di quel mio gesto, non me ne fregava che qualcuno pensasse male. Io gli volevo davvero troppo bene.

 

 

 

šsšts

 

Ecco qui un altro capitolo! Grazie davvero per i commenti, siete così dolci e così gentili...avete scritto delle bellissime parole, mi lusingate quando dite che le mie storie sono bellissime e che questa è la più bella Scorpius/Rose. Io non ne ho lette altre, a parte una di anfimissi che però sembra ferma da qualche mese ad appena qualche capitolo. Mi sono voluta cimentare perché ho sempre adorate le Draco/Hermione e quando ho letto l’ultimo libro, alla fine, mi ha dato l’impressione come se la Rowling volesse dare una speranza a noi tantissime fan di quella coppia, accennando ciò che ho scritto nel primo capitolo. Come se volesse far intende qualcosa. Si dice che la pistola che appare casualmente nel primo atto, sparerà nell’ultimo. Beh, dopo questa parentesi, vi auguro Buona Pasqua e alla prossima, sperando il più brevemente possibile!

 

Erin.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Natale ***


<< Guarda chi c’è >>

 

Edera

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Natale

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<< Mamma, papà! Hugo! >> esclamai, scendendo con un borsone di tela più grande di me dalla carrozza del treno.

<< Tesoro mio! Ma ti sei portata tutto l’armadio... >> ridacchiò mia madre, venendomi incontro.

<< Ma no, solo il necessario >> feci, abbracciando lei e mio fratello più piccolo.

<< Rose, com’è Hogwarts, com’è? >> mi chiese Hugo, ma io gli dissi che avremo avuto il tempo di parlare.

Appena dietro di loro attendeva mio padre, con una strana faccia.

<< Rosie, abbraccia anche me però >> borbottò e io trascinai anche lui tra noi, stringendoli forte.

<< Mi siete mancati. >>

<< Anche tu Rose, non immagini quanto. Pensa che tuo padre spesso parlava da solo in camera tua e diceva... >>

<< Hermione su, andiamo alla macchina se no facciamo tardi >> s’intromise mio padre prendendomi la borsa e iniziando a camminare. Hugo lo affiancò e iniziarono a parlare. Mamma venne da me ridacchiando, continuando a dirmi che ero gli così mancata che avevano iniziato a dare i numeri.

<< Tesoro, dimmi, come ti trovi lì? Abbiamo parlato solo per lettere, ma vorrei sapere direttamente come stai, come ti trovi in quella casa. Meglio se ne parliamo tra noi due, poi. Tuo padre ancora non vuole sentir parlare di Serpeverde >> mi disse, mettendomi un braccio sulla spalla mentre uscivamo da King’s Cross.

<< Mamma io sto bene. Sto studiando e vado abbastanza bene in tutte le materie e stare a Serpeverde non è così tragica. Mi sono anche fatta un amic- >>

<< Rosie!! >> sentii esclamare alla nostra destra e zia Ginny mi corse ad abbracciare.

<< Rose, come stai? Ho saputo...ma stai bene? >>

<< Si zia, sto bene. Mi sono abituata >> le risposi.

Anche zio Harry venne a darmi un bacio sulla fronte.

<< Ragazzi, >> fece lui, rivolto ai miei genitori. << Allora la cena della vigilia domani si fa da noi. Ginevra ha insistito per cucinare lei. >>

<< Ginny, preparo anche io qualcosa, però. Non voglio lasciare tutto il lavoro a te >> s’intromise mia madre.

<< Grazie, Herm. Ma non sentirti obbligata >>.

<< No no, lo faccio con piacere! >>

 

Il ritorno a casa fu molto piacevole. Rivedere dal finestrino dell’auto la Londra babbana fu eccitante, abituata alle quattro mura del mio castello. E quando la macchina si sollevò nel cielo, invisibile, per portarci a casa, mi fece venire i brividi.

Ero contenta di stare con i miei genitori e mio fratello. Sentire i miei chiacchierare dai sedili davanti, vederli così affettuosi con noi e fra loro m’era mancato. Ma ero combattuta un po’. Era brutto da dire, perché li amavo, ma una parte di me avrebbe voluto essere altrove.

La nostra villetta bianca col giardino sembrava quasi più bella adesso che dopo mesi ne ero stata lontana. I fiori sembravano più rigogliosi e vivaci – merito di mia madre, lo sapevo – e i due salici all’ingresso del cancelletto bianco erano diventati più alti.

Ma la sorpresa maggiore – se così poteva chiamarsi - era stata la mia camera. Prima era semplicemente bianca adesso invece, inispiegabilmente, le pareti erano diventate rosse. Qualcuno aveva tolto i miei quadri preferiti, quelli azzurri e verde acqua, sostituendoli con strane raffigurazioni di leoni. Il piumone sul mio letto non era più azzurro, ma dorato.

Lasciai cadere la tracolla per terra, emettendo un grido pazzesco.

<< Ecco Ron, io te l’avevo detto che stavi esagerando... >> sentii dire prima che i miei genitori apparvero sul ciglio della porta.

Mi voltai con i pugni serrati, guardando mio padre in cagnesco.

<< Tesoro, Rosie cara, papà pensava di farti una sorpresa... >> provò a dire mia madre, ma io non la guardavo minimamente.

<< Rose, >> fece mio padre, alzando le mani << sapendo che eri rimasta delusa dallo smistamento della casa, ho voluto farti questo regalo. Volevo farti capire che per noi sarai sempre una Grifondoro, perché l’animo è quello. Anche se stai in un’altra casa >> aggiunse con un sorriso a trentadue denti.

Mia madre gli diede una gomitata, sussurrandogli che aveva solo peggiorato la situazione.

Ed era così infatti.

<< Tu credi che io sia dispiaciuta di stare a Serpeverde? Credi che io se potessi andare a Grifondoro ci andrei? Non ci penso proprio, io! Io mi trovo benissimo dove sto! Io sono una Serpeverde a tutti gli effetti, sono verde e argento come la mia divisa e se non mi accettate per questo, io me ne vado di casa! Avete capito?! >> urlai con i pugni serrati lungo i fianchi.

<< Io non posso usare la magia, ma se questa stanza entro un’ora non sarà verde e azzurra come prima, con i miei quadri e tutto il resto al suo posto, anzi, con i muri VERDI e non bianchi come prima, io me ne scappo di casa e non sentirete più parlare di me! >> urlai ancora, poi stizzita li superai, uscendo dalla stanza.

<< Ah, e poi volevo dirvi che Scorpius Malfoy è il mio migliore amico! >> dissi e ripresi ad andarmene.

Avevo imboccato le scale per scendere al piano di sotto, quando sentii un tonfo.

<< Per Merlino, Ron! >> esclamò mia madre ed io dedussi che doveva essere svenuto.

 

šsšts

 

Caro Scorpius,

Lo so che è passato solo un giorno da quando ci siamo separati, ma già non ce la faccio più. Stasera è la vigilia e prima di iniziare il mio sproloquio, voglio farti i miei più sinceri auguri per un Natale felice.

Adesso invece ti spiego perché vorrei tornare ad Hogwarts il più presto, anche per fare cinque ore di storia della magia, il che è tutto dire.

Sai cos’ha osato fare mio padre? Ha dipinto la mia stanzetta con i colori di Grifondoro! Mi sono talmente innervosita che gli ho urlato che se la mia stanza non fosse tornata come prima, me ne sarei andata di casa. Nel caso, posso venire da te? E’ ancora valida l’offerta?

Comunque, mio padre è anche svenuto. Forse perché alla fine delle mie urla, gli ho anche detto che tu sei il mio migliore amico. Ma per fortuna la mia stanza è tornata quella di prima, anche se mio padre sviene spesso. Mamma cerca di calmarlo, ma lui sta sempre molto male. Mi dispiace davvero, non pensare che io sia senza cuore. Ma alla fine sono problemi suoi se non riesce ad accettare questa situazione. Cioè, mi fa sentire uno schifo sentire mio padre che mi dice “ per noi sarai sempre una Grifondoro”. Per Merlino, io sono una Serperverde e basta! Mi sento così nervosa...

Ad ogni modo, scusa per questa parentesi. Tu come stai? Tuo padre sa che siamo amici? Se si, come l’ha presa? Se no, non vuoi dirglielo ancora? Forse fai bene nella seconda ipotesi, se no rischi d’avere l’effetto che ho avuto io su papà.

Ora ti lascio, che devo prepararmi per stasera. Mi vestirò con un bell’abito verde che comprai l’anno scorso e indosserò il tuo ciondolo.

 

Scrivimi presto!

Ti voglio bene,

            Rose.

 

Ps. Ti ho allegato un pacchettino, spero ti piaccia.

 

Piegai la lettera e la legai alla zampetta del gufo di mia madre insieme ad un piccolo regalo che gli avevo comprato quella mattina. Giuardai poi sparire il gufo  oltre la finestra della mia camera da letto.

Mi lasciai cadere sul materasso, sfinita. Ma era più una stanchezza psicologica: se fossi stata sottoposta a questo stress per i restanti diciannove giorni, sarebbe stato troppo per il mio povero corpicino fragile. Ero troppo piccola per subire certe cose. Avrei compiuto dodici anni solo a settembre del prossimo anno e in fin dei conti ero una bambina, per quanto spesso mia madre mi diceva che con “ quei capelli lunghi e boccolosi, quella bocca rossa e carnosa e quegli occhi da cerbiatto sembri già una signorina”.

D’un tratto pensai che non conoscevo la data del compleanno di Scorpius. Doveva comunque averli compiuti prima di entrare ad Hogwarts, perché altrimenti me l’avrebbe detto  una volta diventati amici.

Mi sollevai dal letto, decidendo che era finalmente ora di lavarmi e vestirmi.

 

Il tragitto per andare da Albus e gli zii fu drammatico. C’era un silenzio pauroso in macchina. Ed io non ero mai stata così orgogliosa come in quel momento e non volevo assolutamente fare il prima passo per rompere il ghiaccio. Anche se mia madre spesso mi guardava con un sorriso, indicandomi mio padre, io scuotevo il capo con decisione, dicendole che doveva venire lui da me. Certo, quella situazione non era delle migliori perché era la vigilia di Natale e doveva esserci un’aria festosa, però proprio non ci riuscivo. Se veniva lui da me a chiedermi scusa, bene, altrimenti non se ne faceva niente.

Fino a casa Potter, quindi, non feci altro che parlare con mio fratello. Hugo non ci vedeva nulla di strano nel fatto che io stessi a Serpeverde e mi diceva che anzi, zio Harry gli aveva sempre detto che ormai quella Casa non era più quella di una volta e che era valente tanto quanto Grifondoro. Gli sorrisi e lo ringraziai.

<< Almeno ci sei tu a sostenermi >> questo però lo dissi più ad alta voce.

Arrivati a casa dei miei zii, io e mamma nascondemmo bene i regali che avevamo fatto quella mattina. Hugo e Lily ancora credevano a Babbo Natale e noi per qualche tempo avremmo ancora taciuto.

La serata della Vigilia andò abbastanza bene. Mamma aveva portato una parmigiana e delle zucchine alla scapece, ricette che nonna le aveva insegnato, invece zia Ginny aveva cucinato cose strane che non avevo mai mangiato se non qualche volta ad Hogwarts.

La loro casa era più confusionaria della nostra e a volte sembrava la Tana dei nonni, ma quella sera era tutta ordinata e addobbata al meglio.

Io mi sedetti accanto ad Albus e James, mentre a seguito presero posto Lily e Hugo. Era un’atmosfera piacevole, anche se ero ancora arrabbiata con papà.

Era piacevole perché mi sentivo a casa, ma neanche così sollevata come avevo pensato che mi sarei sentita.

Mangiammo e poi giocammo a svariati giochi, mentre zia Ginny e mamma portavano i dolci a tavola. Poi a mezzanotte facemmo salire al piano di sopra i piccoli e anche noi andammo, dicendo che sarebbe venuto Babbo Natale e che non dovevamo farci vedere. Poi al segnale dei grandi, scendemmo di nuovo e sotto l’albero nel salone trovammo tantissimi pacchi.

Fui contenta di vedere che ad Albus, a Lily e a James piacquero i nostri regali. Io ricevetti un bracciale d’argento lavorato da Albus, un maglioncino color prugna con la mia iniziale – pensai subito a nonna Molly – una minigonna verde bosco di velluto – e vidi zia Ginny farmi l’occhiolino, mentre papà guardava il colore della gonna a occhi sbarrati – poi una bellissima scopa da zio Harry – che voleva assolutamente che io provassi ad entrare nella squadra di Quidditch – e i miei genitori mi regalarono una bellissima tracolla di pelle beige e un vestito col taglio alla francese nero.

Contenta di ciò che avevo ricevuto, misi tutto in una o due buste con accanto la scopa, per non dimenticarmene quando me ne sarei andata.

Poco dopo ci fu un brindisi ma già Lily, Hugo ed Albus stavano mezzi addormentati sul divano, quindi decidemmo di tornare a casa.

<< Grazie per i regali >> dissi una volta in macchina, riguardandoli tutta felice.

Mamma mi diede un bacio, papà borbottò qualcosa.

Mi tenni Hugo sulle gambe per tutto il tragitto, dato che era già finito tra le braccia di Morfeo.

 

Quando tornammo a casa, intravidi il gufo di mamma alla mia finestra, così diedi la buonanotte e mi ritirai in camera mia.

Accostai la porta e mi fiondai ad aprire la risposta alla lettera che avevo spedito quella mattina.

 

Cara Rose,

ti sto immaginando con un vestito verde e il mio ciondolo: devi essere davvero bellissima. Mi ha fatto ridere tantissimo l’idea che la tua stanza fosse stata trasformata nella Casa di Grinfondoro! Sappi comunque che l’offerta è SEMPRE valida. Quando vuoi venire qui, dimmelo che mando una macchina volante a prenderti. Premesso questo, tanti auguri anche a te. Non fa niente se mi scrivi a distanza di un giorno, spero solo che non sia così solo adesso e che non scriverai più. In tal caso, mi vendicherò. Ah! Il tuo regalo è bellissimo. Ho ricevuto davvero tanti regali stasera da vari parenti, tra cui un cavallo che già adoro. Però anche se ho ricevuto tanti regali costosissimi, il tuo è sicuramente il più bello. Indosserò quel braccialetto  sempre e non lo toglierò mai!

Io ancora non l’ho detto ai miei genitori che tu sei la mia migliore amica. A questo proposito mi ha spiazzato sentirti dire che sono il tuo migliore amico, non ne ho mai avuto uno. Mi piace come parola però, migliore amica. Comunque, tornando a prima, non l’ho ancora detto non perché penso che mi vieterebbero di frequentarti, ma perché non ne ho avuto occasione. Forse lo farò durante le vacanze, prima di tornare ad Hogwarts.

 

Ora ti lascio, perché sono stanchissimo e vado a dormire.

Ti voglio bene anch’io Rosie,

                           Scorpius.

 

Ps: Mi manchi.

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Ecco qui il settimo capitolo; non è molto bello probabilmente, perché i due purtroppo sono lontani, ma mi serviva come cap di passaggio, anche perché così posto il prossimo tra pochissimi giorni. Forse anche stasera o domani mattina. Bah!

Premesso questo, che gioia ricevere così tanti e bei commenti! Mi viene davvero voglia di continuare a scrivere capitoli a palate.

Rispondendo un po’ a qualche commento...

 

Star711 mi ha chiesto di quanti capitoli sarà la storia...beh, non so sinceramente. Allora, vi confesso un segreto, per me è tutto buio totale. Appena apro la pagina per scrivere una capitolo, allora mi viene tutto in mente per quel capitolo e poi termino. Per esempio, prima di scriver questo cap non sapevo assolutamente cosa avrei scritto, poi ho aperto la pagina di word e mi sono messa a scrivere di getto: l’idea della camera di Rose mi è venuta senza neanche rifletterci, senza fermarmi, scrivendo così. Quindi non so assolutamente quanti capitoli comprenderà, ma penso di poter dire con certezza che non finirà sicuramente tra qualche capitolo. Sono ancora indecisa se scrivere di tutta la loro vita ( se mai qualche capitolo ad anno scolastico, così da arrivare al settimo senza un salto eccessivo) oppure fare il salto tra un po’ di capitoli. Devo vedere... =)

 

White Shadow mi ha chiesto se poteva farci un fumetto. Beh ti dico che anche io ho una passione assurda per il disegno e mi piace disegnare manga e fumetti, quindi si! Se vuoi farci un fumetto mi farebbe piacere! =)

 

Chiudo qui dicendo davvero GRAZIE a tutte voi che mi seguite e commentate, perchè mi date la voglia di continuare. GRAZIE.

Alla prossima,

Erin.

 

 

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Capitolo 8
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Le vacanze di Natale scorrevano piacevoli

Edera

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Ritorno ad Hogwarts

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Le vacanze di Natale scorrevano piacevoli. Quel periodo era di riposo sia per me – anche se cercavo di fare anche qualche compito assegnatomi ad Hogwarts – sia per i miei genitori a casa dal lavoro.

Avevo fatto pace con mio padre, o almeno così sembrava. Diciamo che c’eravamo rimessi a parlare – lui per primo – come se niente fosse accaduto ed a me andava bene. Tanto alla prossima non l’avrei perdonato più. Mia mamma – ma sapevo che veniva anche da parte di papà, curiosissimo – mi chiese se davvero conoscevo Scorpius Malfoy.

<< Si, è il mio migliore amico >> risposi, disegnando su un blocco note alla mia scrivania. Mamma stava sistemandomi dei vestiti che aveva lavato.

<< Migliore amico addirittura? >>

<< Già >> borbottai.

<< E com’è successo? Non è antipatico come il padre? >>

Mi voltai con la sedia, seguendo i suoi movimenti con lo sguardo.

<< Il padre non lo conosco, ma per nominata direi di no assolutamente. Scorpius è diverso. Mi ha aiutato tantissimo nei primi giorni, in cui il mio umore era sottoterra. Gli sono simpatica e poi siamo molto compatibili...e poi mi vuole bene. >>

Vidi mia madre voltarsi, guardarmi e ridacchiare.

<< Cos’è quel sorrisetto sulla bocca, Rosie? >>

Lo feci scomparire subito, imbarazzata. << Io? Sorriso? No macchè >> farfugliai, voltandomi e continuando a disegnare.

<< Mi fa piacere, tesoro. E quindi adesso lo vedi dopo le vacanze? >> mi domandò.

<< Mmh >> mugugnai intristita.

Immaginai che avesse sorriso ancora una volta, ma poi la sentii lasciare la stanza.

 

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Capodanno arrivò presto e allo stesso tempo lentamente. Ancora un sacco di giorni, pensavo tra me e me. Intanto, con mamma e papà facevo tante belle cose, per recuperare il tempo perso e questo mi distraeva dal pensarci. Mi portarono ad un maneggio a cavallo, a mangiare in un bellissimo ristorante italiano, in gita in collina. Stavo bene con loro.

Poi il 31 sera ci organizzammo per passare il capodanno alla Tana e sparare i fuochi dal giardino. C’eravamo proprio tutti e l’atmosfera era davvero magica.

Noi ragazzi a metà serata già eravamo impresentabili per aver corso e giocato come matti nel giardino fangoso e nevoso. Hugo e Lily si addormentarono prima dei fuochi d’artificio, ma mia madre e mia zia li tennero in braccio fuori sotto il cielo stellato.

Mi divertii molto quella sera, ma quando pensavo a Scorpius mi sentivo sempre un po’ giù: avrei voluto condividere con lui le mie cose belle.

Gli scrissi moltissime lettere durante le vacanze. Non proprio una al giorno, ma quasi. Gli raccontavo tutto ciò che facevo e che lui mi mancava. Ma non ricevetti più risposta dopo la prima. E così continuavo a scrivergli, sempre, sempre di più, chiedendogli che fine avesse fatto. Ero preoccupatissima. Ad un certo punto, poco prima del termine delle vacanze, pensai che non ne volesse più sapere di me e piansi tutta la notte.

 

E così, mi ritrovai alle nove in punto sul binario nove e tre quarti per tornare ad Hogwarts. Salutai di nuovo i miei genitori, che mi aiutarono con la valigia. Ci saremmo visti a pasqua se ci avessero dato le vacanze, altrimenti a fine anno. Mamma pianse un sacco così la abbracciai forte forte.

Sul treno e giù in stazione cercai a lungo Scorpius, ma non lo vidi. Cercai di non disperarmi e mi costrinsi a pensare che andava tutto bene. Ma durante il viaggio persino Albus notò che c’era qualcosa in me che non andava. 

Appena tornata ad Hogwarts, salutai in fretta Albus e corsi al dormitorio, chiedendo la nuova parola d’ordine a qualche ragazzo lì di fronte. Entrando, speravo di poterlo trovare lì, steso su un divano a leggere un libro, ma non fu così.

Mi diressi allora alla sua camera da letto e a mia sorpresa riuscii ad entrare perché la parola d’ordine era rimasta la stessa. Ma la camera era vuota. Lasciai cadere la valigia sul tappeto e salii sul suo letto, preoccupata più che mai. Dove poteva essere? Cos’era successo? Problemi familiari?

Presi un pezzo di carta dal suo comodino e scrissi una breve lettera in cui gli chiedevo di darmi sue notizie. Corsi in guferia e pregai con tutta me stessa che quella volta mi rispondesse.

 

Era un mattino poco soleggiato, ma ancora cupo nei sotterranei quando mi svegliai. Mi guardai intorno, sperando di trovarlo a dormire accanto a me in quella sua stanza in cui ero rimasta senza permesso. Poi mi alzai, facendo un giro per la camera: ma era vuota così come il giorno precedente. Non volevo andare a lezione così rimasi conficcata sotto le coperte e iniziai a piangere, stringendomi nel suo pigiama verde bosco con nostalgia. Nessuno venne a cercarmi, così potetti star tranquilla a gironzolare per quella stanza, a guardare le sue cose. Forse anche in maniera irrispettosa e invadente, ma ero così in ansia che non ci badai.

Quel pomeriggio rimasi nei giardini a guardare per aria aspettando che un gufo tornasse a darmi risposta, ma fu tutto inutile. La sera tornai nella sua camera e mi addormentai, sognandolo ancora.

 

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Aprii gli occhi di scatto, mettendomi a sedere. Due occhi grigi mi scrutavano con curiosità a pochi centimetri dai miei.

<< Se ti fossi alzata di più, mi avresti dato una testata >> borbottò, poi voltò di lato la testa per tossire con la mano sulla bocca.

<< Sco-sco-sco... >>

<< Scusami se non mi sono fatto sentire. Ho avuto la febbre per tutte le vacanze e non riuscivo neanche a scrivere, ci vedevo doppio dal mal di testa >> disse tornando a guardarmi.

<< Sco-sco-sco... >>

<< Ma tu che ci fai qui? Si entra così nelle camere degli altri? >> fece ridacchiando, poi sollevò una mano a scompigliarmi i capelli e il braccialetto che gli avevo regalato tintinnò al suo polso.

<< Scorpius! >> esclamai, afferrandolo con tutta la forza che avevo e cadendo all’indietro sul letto. Lo abbracciai così forte che lo feci tossire parecchio.

<< Ma allora sei vivo?! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare, pensavo ti fossi scocciato di me, pensavo t’avessero rapito gli alieni... >>

<< Rosie, che mente acuta che hai... >>

<< Ma che ne potevo sapere, io? Certo che sfiga la febbre durante le vacanze >> ridacchiai, stringendolo più forte sul mio petto come una mamma con il suo bambino.

<< Grazie per esserti preoccupata, Rose. Mi sei mancata davvero tanto >> lo sentii borbottare contro il pigiama che gli avevo rubato. Poi chiuse gli occhi e salì con le mani ad afferrare le mie, rilassandosi.

<< Stanotte voglio dormire così, sei proprio comoda >> aggiunse ed io ridacchiai, felice finalmente di averlo di nuovo con me.

 

La vita ad Hogwarts divenne più piacevole che mai. Per fortuna né io né Scorpius avevamo problemi in nessuna materia e a Marzo passammo le prove di fine semestre brillantemente. Albus invece aveva dei problemucci, allora spesso io e Scorpius studiavamo con lui in Biblioteca così da poterlo aiutare. Mi fece anche piacere che mio cugino e il mio migliore amico entrarono in sintonia. Purtroppo per Pasqua non ci diedero vacanze, ma a me andava abbastanza bene così.

Scoprii che il compleanno di Scorpius era il 28 Agosto e in questo modo mi venne naturale pensare alla vacanze estive che duravano circa tre mesi. I miei mi avevano accennato che saremmo andati in vacanza all’estero, ma ancora non sapevo bene dove. Non avevo ancora affrontato quell’argomento con Scorpius, ma mi dispiaceva tantissimo dovermi separare da lui per così tanto tempo, tanto da non volerci neanche pensare. Sarebbe stato bello se le avessimo passate insieme, ma sapevo già che non era possibile: c’era il piccolo ostacolo delle nostre famiglie, che proprio non le vedevo ad organizzare un viaggio insieme.

Per il resto, non potevo davvero lamentarmi. Con Scorpius riuscivo a fare tutto, a studiare, a giocare, a parlare seriamente, a ricevere e dare consigli. Eravamo sempre più in sintonia e non riuscivamo a stare molto tempo distanti. Spesso, se ci capitava di studiare in Biblioteca distanti, lo vedevo sollevare ogni manciata di minuti lo sguardo su di me e poi tornare sui suoi libri. Quando non poteva stare con me, mi seguiva sempre con gli occhi, lo sapevo. Ed anche io facevo lo stesso, perché avevo nei suoi confronti un senso di protezione.

La sera poi dormivo sempre da lui. Anzi, praticamente il mio letto era sempre vuoto e immacolato nel dormitorio delle ragazze, perché mi ero trasferita perennemente nella camera di Scorpius. Ogni tanto mi capitava di sentire commenti sul nostro rapporto, ma non ci facevo caso. Non m’importava di niente che non fosse lui.

Prima che potessi rendermene conto, era già arrivato giugno con le prove di fine semestre e il benvenuto alla vacanze estive.

C’era un’aria davvero festosa per il castello e anche i professori erano meno severi. Ci fu la finale di Quidditch e vinse Grifondoro. Così Scorpius mi disse che l’anno successivo sarebbe entrato nella squadra per smuovere “ questi idioti” – riferito ai giocatori.

Il giorno delle valigie fu abbastanza drammatico. Io e Scorpius stavamo sistemando le cose l’uno dirimpetto all’altro, senza riuscire a guardarci negli occhi.

Lentamente, piegavo le mie camicie e le mie gonne, raccoglievo in giro e nel bagno ciò che avevo lasciato di mio.

Scorpius aveva messo il muso lungo. Un misto tra nervoso e dispiaciuto, borbottando che mi avrebbe rapito e portato nel suo maniero. A me veniva davvero da ridere quando faceva così!

Fino all’ultimo, sperai anche che i miei e suoi genitori avessero scelto per caso lo stesso posto di villeggiatura, ma i miei avevano optato per la Spagna, la famiglia Malfoy per la Hawaii. C’era da aspettarselo.

<< Portami una collana di fiori, mi raccomando >> feci distrattamente, finendo di chiudere il mio baule.

Presi la borsa a tracolla e la infilai, voltandomi a guardarlo. Aveva un’espressione davvero dolce.

<< Perché non vieni con me? >>

Spalancai gli occhi, poi sorrisi tranquillamente.

<< Io in vacanza con il signore e la signora Malfoy? Non è proprio fattibile >> ridacchiai.

<< Lo so, ho parlato senza riflettere >> borbottò, infilando la sua tracolla di pelle e facendo scendere il baule dal letto.

<< Ti scriverò durante questi mesi, ma sappi che non ammetterò di nuovo di non ricevere risposta >> dissi, aggirando il letto e raggiungendolo.

<< Cercherò di rispondere, allora >> sogghignò, appoggiando il baule contro il bordo del letto.

<< Voglio abbracciarti qui per bene, perché nello scompartimento davanti ad Albus e in stazione con i miei e i tuoi genitori che ci guardano non è il caso >> feci, distendendo le braccia e facendo per abbracciarlo. Ma lui sgusciò via e mi superò.

<< No no, io ti abbraccio dove mi pare e piace Rosie >> ridacchiò, dicendomi di muovermi per non perdere il treno.

E così andò. Nello scompartimento insieme ad Albus parlammo tutti e tre dei progetti estivi. Chiacchierammo e mangiammo cioccorane. Il viaggio mi sembrò così breve che spesso guardavo Scorpius e mi rallegravo che stesse ancora accanto a me.

Poi il fischio e arrivammo in stazione.

Albus fu il primo a scendere e salutò Scorpius, andando a raggiungere la propria famiglia. Poi scesi io e Scorpius alle mie spalle. Posai il baule accanto a me, non osando voltarmi e guardarmi in giro. Sapevo benissimo che la mia famiglia doveva essere poco distante da lì.

Ma in breve mi ritrovai con la testa conficcata in una chioma spettinata di crini chiarissimi, stretta in un abbraccio mozzafiato che ricambiai prestissimo. Mi feci spazio nell’incavo del suo collo, respirando il suo profumo.

<< Fai buone vacanze, mi mancherai tantissimo. >>

<< Anche tu Scorpius, anche tu >> dissi stringendolo.

Quando ci separammo, vidi alle sue spalle due giovani signori biondi con una faccia sbalordita guardare nella nostra direzione.

<< Non hai detto di me alla tua famiglia, eh? >>

Scorpius ridacchiò, mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò da me, voltandosi a salutarmi ancora una volta con la mano.

Lo guardai andare via e girarsi ancora una volta, poi fui raggiunta da mia madre e mio fratello.

<< Tesoro... >>

<< Rosie ha il fidanzato, Rosie ha il fidanzato! >>

<< Non è così, Hugo >> dissi tranquilla, con un sorriso stampato sulla faccia. Nessuno poteva capire il nostro rapporto, nessuno poteva comprendere e dare un nome a quel legame fortissimo che si crea quando due pezzi di un puzzle composto da soli due pezzi combaciano. Non si poteva spiegare.

Mi voltai verso mamma, tutta curiosa e mio fratello che mi faceva una linguaccia, poi più in là notai mio padre tra le braccia di zio Harry. Ovviamente svenuto.

 

 

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Ecco qui l’ottavo capitolo, ho deciso alla fine di fare qualche capitolo per anno senza un salto eccessivo. Mi scuso per averlo postato adesso, avendo detto diversamente, ma appena dopo averlo pubblicato ho ricevuto una chiamata da un editore locale che mi ha commissionato un racconto. E sono stata impegnata.

Cmq, passando al resto, grazie come sempre per i bellissimi commenti! *_*

Volevo dire a White Shadow che forse si, poteva sembrava esagerata la reazione di Rose, ma erano passati tanti mesi in cui lei aveva faticato ad accettare di essere a Serperverde, poi finalmente s’era fatta un amico e stava bene ma ancora doveva combattere con i genitori – con Ron soprattutto – che mandava strilettere e lettere intimandogli di non fraternizzare con i “nemici”. Tornando a casa pensava di aver passato quella fase e invece vede quello: io avrei reagito allo stesso modo, come se non accettassero quello che ero diventata.

Qui termino, perché devo andare in palestra e sono in ritardo! =P

Grazie ancora di seguire la mia ff e di commentarla!

 

Erin.

 

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Capitolo 9
*** Lettere ***


Le vacanze di Natale scorrevano piacevoli

Edera

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Lettere

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Cara Rose,

come vedi tra i due sono il primo che scrive, meriterei un premio. Lo so che sono passati appena tre giorni ma ho sentito il bisogno di farlo. Scommetto che sei curiosa di sapere se i miei sono già morti d’infarto o cosa. Beh, ti dirò, mio padre è rimasto silenzioso per tutto il ritorno a casa dopo averci visto abbracciati. Poi, una volta tornati, si è seduto nel salone e mi ha indicato la poltrona di fronte. Ha sospirato a lungo prima di parlare, poi mi ha detto: “ Hai familiarizzato con una Weasley mezza Granger?”. Così io ho annuito, sottolineando che era più che familiarizzato, dato che sei la mia migliore amica. Allora papà ha sgranato gli occhi e si è schiarito la voce: “ Però è a Serpeverde, come mai?”. Io gli ho detto che sei parecchio in gamba e che sicuramente gli avrebbe fatto piacere conoscerti. “ Immagino che sia in gamba, dato che c’è pure lo zampino della Granger” ha borbottato poi e si è alzato lasciando la stanza. Mi sembra una reazione ottimale, tu che dici?! Invece mia madre è praticamente impazzita per te! Dice che sei troppo bella e mi ha chiesto se facevi la modella. Le ho detto di no, ma poi mi è venuto un dubbio...fai la modella babbana?

Tra una settimana partiremo per le Hawaii ma non so quanto ci tratterremo, ma anche da lì cercherò di spedirti lettere, probabilmente con la posta babbana perché non posso portarmi il gufo, quindi devi darmi l’indirizzo del tuo albergo.

Fammi sapere come stanno andando le tue vacanze!

 

Con affetto,

    Scorpius.

 

 

Caro Scorpius,

davvero Draco Lucius Malfoy ha agito in questo modo? Oddio! Mi sto spaventando...ma davvero tuo padre è diventato così calmo e pacato dai tempi dei racconti dei miei genitori? Mi sembra magnifico, in ogni caso! E Astoria Greengrass dice a me, A ME, che sono bellissima? E mi chiede se faccio la modella? Ma io ho sempre guardato le sue foto sulle riviste di alta moda e ora mi sento dire da lei questo. Dille che sono lusingata davvero, ma purtroppo non faccio la modella neanche babbana. Scorpius, sono piccola, primo; secondo, mamma vuole che studi seriamente e non mi perda in “cose mondane” come le chiama lei.

Anch’io partirò tra poco e starò lì quindici giorni. Hai ragione per il fatto del gufo, alla fine delle lettera ti scrivo l’indirizzo dell’albergo dove alloggerò così puoi usare le poste babbane.

Beh, questi cinque giorni appena passati sono stati tranquilli. Papà mi ha parlato con calma dicendomi che sembri un bravo ragazzo e che non si comporterà più male nei miei confronti. Forse è ancora lunga la strada, ma sembra abbia iniziato a percorrerla. Per il resto, anche mia madre ha fatto apprezzamenti nei tuoi confronti. Dice che sei molto più bello di tuo padre alla tua età, il che secondo lei è tutto dire. Dice che è di famiglia essere belli ed eleganti, ma tu hai un fascino particolare.

Ora ti lascio, che devo scendere con mamma a comprare le ultime cose per il viaggio!

 

Scrivimi presto!

Ti voglio tanto bene,

                tua Rose.

 

 

Cara Rose,

ti scrivo dalle Hawaii. Certo che questi posti babbani sono proprio belli! Papà aveva pensato di smaterializzarci, ma mamma voleva provare a viaggiare da babbani. Appena sceso dall’aereo, infatti, abbiamo trovato un’autista accanto ad una lomauose... limouise o come si chiama, con un grosso biglietto in mano: Malfoy Family.

L’albergo dove alloggiamo è abbastanza discreto, più o meno come il mio maniero o forse qualcosa in meno. Per fortuna ho tutti i comfort che avevo a casa, come il cameriere personale per esempio.

Una nota negativa è che mi sono scottato e forse ho preso anche un’insolazione perché, a dire della massaggiatrice, ho la pelle troppo chiara per espormi al sole nelle ore centrali. A parte questo tutto bene davvero, anche la vita babbana sa essere piacevole. Anche i miei si stanno rilassando e sembra andare tutto per il meglio!

La tua vacanza come procede invece? Raccontami tutto!

 

Ti voglio bene anch’io,

                   Scorpius.

 

 

Caro Scorpius,

scusa se ti rispondo solo adesso ma a quanto pare una lettera dalle Hawaii alla Spagna viaggia nel giro di una settimana. Chissà adesso cosa starà succedendo dalle tue parti!

Qui tutto bene, in questa settimana appena passata mi sono divertita proprio tanto! Anche i miei sembrano rilassati e contenti e Hugo mi trascina con lui ad un sacco di parco giochi. Poi qui è pieno di bei locali e movida e le strade sono sempre piene di gente e calore umano.

L’albergo dove alloggio io si trova poco distante da Barcellona ed è molto grazioso. Vorrei comunque dirti che quella che stai facendo tu non è normale vita babbana, perché io non vivo così tutti i giorni: tu sei nel lusso babbano, è diverso!

Ah! Ricordati di portarmi la collana di fiori, credo proprio che te l’abbiano messa al collo, tra un massaggio, un servizio in camera e un pomeriggio nella tua spiaggia privata.

E comunque ci credo che ti sei scottato! E’ pieno luglio e scommetto che neanche ti sei messo la protezione! Richiedila al tuo hotel, altrimenti perderai la pelle come un serpente.

 

 

Un bacione gigantesco,

                         Rosie.

 

 

 

Cara Rose,

maledette poste babbane! La tua lettera mi è arrivata oggi ed è già passata un’altra settimana! Io mi sono trattenuto qui quindici giorni e così stiamo facendo i bagagli per tornare. Immagino sia lo stesso per te. Quindi questa lettera te la spedisco col gufo stasera, quando torno al mio maniero, così sono sicuro che ti arriva a casa in un’oretta.

Comunque, le vacanze qui sono state bellissime. L’acqua limpidissima, i coralli e i pescettini che ti passano in mezzo ai piedi - mamma rideva come una pazza quando succedeva!

E poi mi sono abbronzato! Cioè, poco, ma un po’ si. Prima che mi mandassi la lettera, era stata già la mia massaggiatrice e consigliarmi una protezione così la pelle ce l’ho tutta attaccata al corpo senza finire come un serpente.

La collana di fiori non te l’ho presa, perché sicuramente si sarebbe seccata per quando ci saremo visti. Ti ho preso una cosa più bella.

Senti, lo so che è presto per dirlo, perché siamo appena agli inizi di Agosto, ma voglio invitarti a casa mia per il 28 perché la mia famiglia da un party per il mio compleanno.

Pensaci.

 

Ti voglio bene,

        Scorpius.

 

 

 

Caro Scorpius,

hai fatto bene a mandarmela a casa, perché anche se ero tornata già nel pomeriggio, l’ho letta la sera tardi, quando ho visto il tuo gufo venire alla mia finestra.

Anche per me è stata una bellissima vacanza, mi sono divertita così tanto che ho deciso che voglio tornarci. Pensa, ho visto per la prima volta mia madre e mio padre mezzi ubriachi di Sangria! Non sai che spettacolo!

Anch’io ti ho comprato un regalo da qui, ma per il tuo compleanno quindi non vedo perché tu me n’abbia comprato uno: io ti avevo detto la collana di fiori come simbolo, ma se pensavi di non poterla portare, non dovevi comprarmi qualcos’altro! Mi metti in imbarazzo, mi fai troppi regali...

Comunque, ci ho pensato per il fatto del compleanno. Ci ho pensato dieci giorni come vedi, infatti è quasi metà Agosto. Non so come comportarmi, tu dici le cose a cuor leggero ma pensa bene a cosa comporterebbe: non voglio passare una serata circondata dagli sguardi indagatori dei tuoi ospiti.

Ti manderò il regalo via gufo nel pomeriggio del 28, con i miei più grandi auguri. Poi ci vedremo direttamente ad Hogwarts il cinque settembre. Spero ti sia rimasta ancora un po’ di abbronzatura, così mi faccio due risate!

 

Con affetto,

          Rose.

 

 

 

Cara Rose,

mi dispiace che tu non voglia venire qui da me, ma penso di capirti: forse non è ancora il momento e non voglio farti passare una brutta serata. Mi dispiace tantissimo però, volevo passare il mio compleanno con te. Vorrà dire che pazienterò e aspetterò fino al cinque. Ma sappi che lo faccio solo perché so che posso averti mia per un anno interno, altrimenti sarei venuto a prenderti a casa con la forza.

Detto questo, ti auguro buonanotte e ti allego il mio pacchetto regalo!

 

Scorpius.

 

 

Caro Scorpius,

TANTI AUGURI!

Dodici anni, eh?! Stai diventando proprio grande. Io devo aspettare ancora una settimana e più per compierli, quindi per un po’ potrai dire di essere più grande di me! Immagino tu ti stia vestendo di tutto punto per il party di stasera, spero ti divertirai e che riceverai tanti bei regali! Intanto ti allego il mio, sperando che possa piacerti.

Ah! Quasi dimenticavo di rimproverarti: ma mi hai regalato un anello di corallo blu e diamanti? Ma tu sei pazzo! Non devi spendere tutti questi soldi per me! Certo è...super...super...super bellissimo, ma non dovevi! Il mio regalo è veramente misero a confronto.

 

Baci e auguri ancora!

               Tua Rose.

 

 

Cara Rose,

grazie mille per gli auguri e non lamentarti dei miei regali, perché sono solo i primi di una lunga serie. Poi passo anche io a rimproverarti: ma come ti viene in mente di dire che il tuo regalo è misero in confronto al mio? Io ho sempre voluto un gilet del genere da quando ho visto un film spagnolo, quindi un regalo davvero bello! E poi ci sto bene con il nero e queste rouches dorate sono proprio eleganti. Mi sento un vero torero!

La mia festa è andata discretamente, ma senza di te mi sono annoiato. I figli degli amici dei miei genitori mi stanno antipatici, così li ho zittiti un paio di volte. Ad uno l’ho fatto pure piangere, ma non l’ho fatto proprio proprio intenzionalmente.

Manca poco ormai al ritorno ad Hogwarts, quindi sto preparando il baule. Ho pensato di darti un appuntamento alle nove meno cinque sotto il pilastro dell’orologio sul binario nove e tre quarti; quindi sii puntuale, perché voglio vederti prima di arrivare al castello.

 

A presto Rose!

        Scorpius.

 

 

 

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Ecco qui con immenso ritardo questo capitolo. Mi dispiace ma ho avuto tantissimo da fare! Spero che questa idea del capitolo-lettere vi sia piaciuta. A che mi aveva chiesto di fare un disegno sul cap precedente, rispondo che si, è un’ottima idea ma non ce l’ho fatta per questa cap, quindi farò qualche disegno anche su altri avvenimenti e poi li metterò insieme quando potrò. Spero presto!

 

Bacioni e grazie ancora per le vostre recensioni!

Erin.

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Capitolo 10
*** Il mio compleanno ***


Edera

Edera

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Il mio compleanno

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Il 5 settembre era arrivato. Il fumo denso della locomotiva appena giunta si stava diffondendo in King’s Cross, giocava con le colonne del porticato del binario nove e tre quarti, avviluppandosi poi di nuovo attorno all’Espresso per Hogwarts.

Io non aspettavo da molto, in verità. I miei genitori mi avevano dato un bacio e tanti auguri per il nuovo anno. Mio fratello doveva aspettare ancora un anno per venire ad Hogwarts, ma quel giorno era comunque su di giri perché per lui mancava poco, quindi mi aveva salutato tutto allegro. Poi se n’erano andati.

 Ma mi sembrava fosse passata un’eternità da quando mi ero messa ad aspettare sotto l’orologio della stazione, anche se erano appena trascorsi cinque minuti. D’altronde, erano tre mesi che non lo vedevo ed in tre mesi cambiano tante cose. Mia mamma diceva anche che, tre mesi alla nostra età erano tanti, perché crescevamo di continuo. E così io avevo paura di non riconoscerlo o – peggio – che lui non mi riconoscesse o che non si presentasse all’appuntamento, preso da altri amici e da altre cose che aveva fatto durante la nostra lontananza.

Ormai erano le nove in punto e la locomotiva aveva appena fischiato. Sapevo di avere ancora qualche minuto prima che lasciasse la stazione, così aspettare ancora un po’, pronta con il bagaglio tra le mani però.

D’un tratto lo vidi, immerso nella folla di gente che aiutava i proprio figli e nipoti a salire sull’Espresso. I capelli ancora più chiari e l’aria frettolosa correre verso di me.

<< Rose! >> sentii gridare e mi aprii in un sorriso gigantesco, lasciando cadere il baule e aspettando che le sue braccia fossero attorno a me. Mi sollevò da terra e mi strinse forte, ripetendo il mio nome un migliaio di volte.

<< Quanto mi sei mancata >>

<< Tu di più >> farfugliai con ficcata con la testa nel suo collo.

Quando mi lasciò tornare con i piedi per terra, prendemmo velocemente i nostri bauli per evitare di perdere il treno.

Lui si offrii di portare anche il mio così lo seguii al fianco, osservandolo di sottecchi incuriosita: era proprio vero, aveva ragione mamma! Era cresciuto di qualche centimetro e già sembrava leggermente diverso. I capelli un po’ più lunghi e scompigliati davanti agli occhi grigi, le labbra più piene. Saranno stati i dodici anni?

Trovammo posto in uno scompartimento vuoto, perché Albus era sparito prima, dicendo che non voleva aspettare Scorpius insieme a me e perdere il treno.

Così richiudemmo la porta e lui sistemò i bauli nei vani sopra le nostre teste. Si sedette di fronte a me, con un sorrisetto sulle labbra e l’aria curiosa.

<< Sei cambiata, com’è possibile? >>

Sbattei le palpebre, confusa. Anch’io ero cambiata?

<< Veramente a me non sembra. Piuttosto tu sei cambiato >> ribattei, guardandomi nel vetro poco riflettente dello scompartimento.

Il treno dopo qualche secondo sbuffò ancora e iniziò a lasciare la stazione sotto i saluti e i fazzoletti sventolati di coloro i quali non poteva seguirci.

<< E invece si, sembri diversa >> aggiunse, sporgendosi verso di me, poggiando le braccia sulle gambe. Arrossii per il terzo grado.

<< Sono sempre la stessa, Scorpius >> balbettai.

<< Già, forse la mia è solo un’impressione >> fece lui, tornando con la schiena contro il suo sedile.

Dopo un primo blocco iniziale in cui ci squadravamo curiosi, incominciammo a raccontarci tutto quello che era successo durante le nostre vacanze, cose che semmai ci eravamo già detti nelle nostre lettere.

Da li a qualche giorno, pensai,  – precisamente il 9 settembre – ci sarebbe stato il mio compleanno. Mentre parlavo con Scorpius pensai che finalmente quell’anno non sarebbe trascorso come l’anno precedente, quando non ci avevo fatto caso e l’avevo lasciato trascorrere come un giorno uguale ai precedenti e ai successivi. No, quell’anno avevo un amico e l’avrei trascorso in compagnia, ridendo e scherzando tutta la sera nella sua stanza, a giocare a carte e mangiare biscotti. Stavo per chiederglielo, quando Albus irruppe nel nostro abitacolo con un sorriso.

<< Ehilà Scorpius, ciao! Ero passato a salutarti! Andate bene le vacanze? >>

Scorpius sorrise, gli tese la mano per stringerla e gli fece cenno di sedersi con noi. Iniziarono a parlare delle rispettive vacanze, tirandomi in ballo quando le storie di Albus coincidevano con le mie oppure per prendermi in giro. Come quando mio cugino raccontò di una delle lettere e della sua storia.

<< Sai, Rose non aveva detto a nessuno di noi per chi erano quelle lettere, ma io la vedevo scrivere di continuo prima e dopo la vacanza. Immagino quindi l’abbia fatto anche in vacanza. E i gufi che viaggiano dalla sua finestra a destinazioni sconosciute...insomma, mi incuriosiva! Una volta mi sono intrufolato nella sua stanza e l’ho sorpresa alle spalle. Lei è balzata ed ha lasciato la lettera che, per via del vento, è volata trascinata fuori dalla finestra. Non sai quante me ne ha dette! Poi è corsa giù in giardino ed io l’ho vista della sua finestra, mentre cercava di prendere la lettera che svolazzava al vento e inciampava nelle aiuole, si pungeva con le rose, cadeva faccia a terra nella buca che il padre... >>

<< Insomma, Albus! >> lo interruppi, rossa in viso. << Sme-smettila >> aggiunsi ancora più rossa per essermela presa, voltandomi a guardare altrove.

Ci fu qualche minuto di silenzio, in cui sentii Albus ridacchiare sottovoce.

<< Grazie, Rose. Me la prenderò personalmente con quelle rose e quella buca per averti impedito di prendere subito la mia lettera! >> fece d’un tratto Scorpius così mi voltai, ancora un po’ rossa in viso e mi misi a ridere, mentre la tensione scivolava via.

Scorpius era così. Sapeva sempre tirarmi fuori dall’imbarazzo, dalle preoccupazioni, dai problemi e neanche se ne rendeva conto. Ero felice d’essere di nuovo con lui. Finalmente.

 

Tornare al castello di Hogwarts fu un’emozione davvero incredibile. Mi piaceva e continuava a piacermi sempre di più, perfino i sotterranei che all’inizio avevo tanto odiato. A distanza di un anno ero cresciuta – non tanto fuori, ma dentro mi sentivo più matura.

Quando salutammo Albus e ci dividemmo per andare ai rispettivi dormitori, mi avvicinai di più a Scorpius, istintivamente, scendendo le scale i pietre miliari.

I sotterranei, sempre bui, sembravano avere una luce diversa e più familiare dall’ultima volta che ci ero passata. Ci facemmo dire la parola d’ordine da alcuni studenti più grandi che passarono di lì, così entrammo.

La Sala Comune era proprio come la ricordavo, solo più...fredda. Nel senso di non vissuta. Niente libri sparsi sul tavolo tra i divani oppure cravatte lasciate a penzoloni sui braccioli delle poltrone. 

Stavo per dirigermi istintivamente verso camera di Scorpius, seguendolo senza battere ciglio. Poi mi fermai. Io ce l’avevo un dormitorio, in fondo.

<< Cosa c’è? >> chiese lui voltandosi, accortosi che m’ero fermata dietro di lui.

Non sapevo così dire subito, così iniziai a guardarmi intorno.

<< No niente, ci vediamo dopo, vado a sistemare le mie cose nella mia stanza >> dissi, abbozzando un sorriso.

Lui sogghignò, poi si voltò completamente verso di me con le mani sui fianchi.

<< Ma la tua camera non è da questa parte? >> fece, indicando la zona in cui era la sua.

Feci un sorriso imbarazzato.

<< Ma mica posso trasferirmi da te per tutto l’anno? Fin dal primo giorno, intendo >> risposi.

Lui mi guardò come se sapesse di non riuscire a comprendere una cosa banalissima.

<< Allora domani torni da me? Dal secondo giorno va bene? >> domandò, corrucciando appena la sopracciglia arcuate e chiarissime.

Ridacchiai.

<< Diciamo che sto da me come base. Per dormire, per vestirmi e tutto. Poi vengo da te, passo i pomeriggi con te... >> chiarii.

<< Quindi non dormirai più con me? >>

<< No...beh, forse qualche volta si, capiterà... >>

<< Ti ho fatto qualcosa di male? >>

La sua espressione ferita e arrabbiata allo stesso tempo m’impedì di rispondere subito. Rimasi a fissarlo, mentre mi guardava in attesa di risposta.

<< N-no ma che dici! Macchè male! >> esclamai, eliminando con due passi rapidi la distanza che ci divideva e stringendolo forte.

Le sue mani lentamente salirono sulle mie spalle e mi strinsero all’altezza delle scapole.

<< E allora non capisco perché... >>

<< Shh, non parlare più non fa niente. Prendo il mio baule e vengo da te >> feci, staccandomi dall’abbraccio e correndo nel mio dormitorio a recuperare tutto.

Ero stata una stupida, me ne rendevo conto. Perché mi ero sentita imbarazzata nel pensare di dormire ancora con lui? Doveva essere stata la lontananza e la non abitudine, di sicuro.

 

 

šsšts

 

Il nove settembre era arrivato presto e io neanche ero riuscita a trovare un attimo per parlare con Scorpius del mio compleanno. Sembrava una cosa assurda, perché dormivamo insieme e stavamo praticamente sempre insieme, eppure non si era presentata l’occasione.

Quella mattina mi ero alzata presto, non riuscendo a dormire. Mi capitava spesso il giorno del mio compleanno, perché ero stata abituata a dieci anni di sorprese al mattino presto da parte dei miei genitori. Invece l’undicesimo l’avevo passato da sola, ed ora il dodicesimo...beh, appena Scorpius si fosse svegliato, gliel’avrei detto! E poi c’era anche Albus...no, quest’anno l’avrei passato in modo migliore!

Scesi dal lettone, facendo un balzetto per mettere i piedi per terra, andando poi in bagno per una doccia calda. Quel giorno le lezioni iniziavano più tardi delle nove, perché la professoressa DeLance era malata e la sua lezione non era stata rimpiazzabile. Quindi mi presi più tempo e feci le cose con calma, cercando di non svegliare Scorpius. Ma anche se feci tutto a rallentatore, quando guardai l’orologio mi accorsi che comunque erano le nove e mezza e che prima delle undici non ci sarebbe stata alcuna lezione da seguire. Mi sedetti di nuovo sul letto e iniziai a fissarlo, mentre dormiva. Non ci avevo fatto caso, prima, ma da quando avevo dormito in quel letto la prima volta, lui era cambiato. Quella volta ricordo che pure mi ero soffermata a fissarlo e dormiva di lato, in posizione fetale: era molto tenero e sembrava davvero un bambino. Adesso invece sembrava tutto fuorché un bambino: dormiva a pancia su con una mano sul ventre e l’altra abbandonata accanto alle labbra appena dischiuse, il viso appena corrucciato come se stesse facendo ragionamenti complessi con mente adulta.

Era questa l’impressione che mi dava. Stava crescendo e con lui anch’io. Era vero che un anno alla nostra età erano dieci anni dell’età adulta.

<< Rose...smettila di fissarmi >> si lamentò, voltandosi dall’altro lato e dandomi le spalle. Anche la sua schiena, rispetto all’anno prima, sembrava essere più virile e adulta.

<< Non ti stavo fissando >> mentii.

<< Mmh... >> borbottò. << Ma che ore sono? >>

<< Le dieci quasi. >>

<< Mmh >> borbottò ancora. << E posso dormire un’altra mezz’ora, no? >>

<< Si, potresti. Ma io che faccio ancora mezz’ora? >>

<< Mi fissi come facevi prima. >>

<< Ma io non ti stavo fissando! >> mi lamentai.

Lo sentii ridacchiare, poi si voltò appena e si stiracchiò, facendo sollevare la maglia che gli scoprì il ventre e lo stomaco.

<< Sei già pronta? >> fece, aprendo appena un occhio assonnato, tenendo un braccio sopra la fronte e l’altro occhio.

<< Già. Non avevo più sonno >> dissi, poi mi distesi a pancia in giù per arrivare più vicina a lui e guardalo dritto in faccia.

<< Sai, avevo proprio ragione... >>

<< Riguardo cosa? >>

<< Che sei cambiata. >>

<< In un’estate? >>

<< Ma no, in un intero anno. Solo che prima ti stavo sempre vicino e non me ne accorgevo, adesso che ti vedo dopo un po’ di tempo, mi rendo conto che rispetto all’anno scorso sei diversa. Per esempio, qui... >> spiegò, sollevano la mano e andando a sfiorarmi la vita, << il tuo busto prima era tutto dritto, adesso inizi ad avere delle curve da donna. Vedi, lo stacco della vita, più curvato, >> disse, continuando a passarmi il dito in quel punto. << E poi, guarda qui >> aggiunse, portando la sua mano sotto il mio mento, poi sulla mia clavicola, poi scese di un altro , appoggiandosi sulla mia pelle: << il tuo seno è più grande rispetto al primo giorno in cui ti ho vista. >>

Il cuore iniziò a battermi violentemente e dischiusi le labbra, avvampando.

<< Ma che discorsi sono! >> feci, sollevandomi a sedere a chiudendomi anche il bottone più alto della camicia.

<< E’ vero Rosie! Volevo solo dire che stai crescendo... >> si difese lui, alzandosi a sedere a sua volta.

Guardai il materasso, le lenzuola sopra tutte scompigliate. Poi sentii una pressione sotto il mio mento e Scorpius mi sollevò il viso verso di lui.

<< Scusa, non lo dico più se ti mette in imbarazzo. >>

Annuii un paio di volte, ancora rossa in viso.

 

šsšts

 

Tra le lezioni, il pranzo e il pomeriggio che arrivò presto, quella giornata trascorse così. Non trovai un attimo per dire a Scorpius del mio compleanno, anche perchè lui era parecchio impegnato a discutere delle nuove formazioni di Quidditch a cui voleva prendere parte, oppure a progettare con alcuni ragazzi un torneo di scacchi magici o, ancora, spiegare ad Albus – e questo toccò anche a me – le lezioni che in quei giorni non aveva capito.

Erano le sei quando smisi di provarci e decisi che non avrei proprio detto nulla. Perfino Albus sembrò non ricordarsene e quindi fui sopraffatta dallo sconforto e dissi ad entrambi che me ne tornavo al dormitorio, perché non mi sentivo bene. Il mio progetto di passare una serata tra dolci e giochi a quanto pare era stato troppo pretenzioso.

Tornai al dormitorio che erano circa le sette meno qualcosa. Volevo almeno togliermi la divisa e mettere qualcosa di più comodo per andare a mangiare nella Sala Grande e poi me ne sarei andata a dormire. Optai per un jeans e una maglietta blu con i bordini rossi, piegai la divisa sul cassettone di Scorpius e me ne riuscii.

La cena fu rapida e chiassosa, come sempre. Scorpius finì prima di me e scomparve dicendo che aveva dimenticato una cosa in dormitorio. Io finii di mangiare e poi lo raggiunsi, dopo alcuni minuti. Ma quando io arrivai lui non c’era. Al suo posto, in bella vista sul letto, c’era invece un pacco bello grande di colore bianco, con un nastro di organza lilla.

Non riuscivo a crederci che fosse davvero per me, ma a quando pare c’era scritto sopra il mio nome.

Mi avvicinai cauta, incredula per meglio dire, incuriosita e basita anche. Scartai, togliendo il nastro e sollevando il coperchio dello scatolo, poi scostai la carta finissima e sotto vidi il mio regalo. Era tutto lilla, molto chiaro, tenue e bellissimo. L’abito, senza maniche e da sotto il busto fatto di balze sottili, la ballerine con fiocchetto e poi anche un completo di bracciale e orecchini di swarovski bianchi, elegantissimi. Rimasi a guardarli estasiata. Poi notai il bigliettino, accanto agli orecchini.

 

Indossa il tuo regalo, poi segui la mappa che ho disegnato e raggiungici.

 

Niente più, solo questo. Ma la calligrafia era di Scorpius, ormai la conoscevo troppo bene. Mi diedi una rinfrescata in bagno, dopo indossai l’abito, le ballerine, il bracciale e gli orecchini - che brillavano così tanto! – poi mi truccai appena, come mi aveva insegnato la mamma per le occasioni speciali, poco e sobrio, ma che risalti la tua bellezza.

Presi in mano il bigliettino e diedi un’occhiata al disegno della mappa. Pensai che sapevo arrivarci, perché i corridoi che mi aveva segnato erano quelli che più conoscevo. Così seguii il percorso. Un corridoio dopo l’altro, qualche titubanza per capire bene e non perdermi, poi finalmente arrivai davanti un muro, come c’era scritto sulla mappa. A questo punto dovevo dire la parola d’ordine.

<< Rose Weasley >> dissi e il muro scomparve lentamente, mostrandomi un breve corridoio con alla fine una porta. Entrai e il muro si chiuse alle mie spalle, ma per fortuna era tutto illuminato seppur fievolmente.

Arrivata li, girai sul pomello della porta e aprii.

Non potevo credere ai miei occhi! Davvero avevano fatto tutto questo per me?

La sala che mi si presentava davanti era piccola, circolare, stupendamente arredata con festoni e scritte con il mio nome seguite da auguri, palloncini multicolore, musica e luci colorate che si alternavano, chiacchiericcio, un tavolo da buffet pieno di dolci e bibite e tanti ragazzi vestiti eleganti che al mio ingresso si voltarono e mi gridarono: AUGURI ROSE!

Rimasi davvero stupefatta, ancora sul ciglio della porta con la mano sul pomello, finché non vidi Scorpius e Albus venirmi incontro.

<< Non...non posso crederci >> balbettai.

<< Auguri Rosie! >> esclamò Albus, porgendomi il suo regalo.

<< Grazie, ma, non dovevate...io... >> farfugliai, poi mi incitò ad aprire il regalo così lo feci. Mi aveva regalato un bellissimo libro sulle piante medicinali.

<< Grazie davvero >> dissi abbracciandolo. Lui sorrise e mi diede ancora gli auguri. Dietro di lui vidi alcune ragazze che conoscevo, con cui avevo fatto amicizia anche se per poco, alcuni compagni di Albus che mi aveva presentato e alcuni amici di Scorpius. Era tutto così assurdo!

<< Scusaci un secondo, Albus >> feci, prendendo Scorpius per la mano e trascinandomelo ai bordi della sala dove fummo da soli.

<< Ma che ti è saltato in mente? E come sapevi del mio compleanno? Io non te l’avevo detto chiaramente. E poi questo regalo! >> dissi d’un fiato, passandomi le mani sull’abito.

Scorpius ridacchiava, con un bicchiere di succo in mano, la camicia bianca appena aperta e un pantalone nero dal taglio classico.

<< Come stai bene... >> mi ritrovai a dire, fissandolo a bocca aperta.

<< Tu di più >> fece, poggiando il succo su un tavolino li accanto. << Questo abito ti sta benissimo, aveva ragione mia madre. Con il colore dei tuoi capelli, mio dio...meno male che ho indovinato la taglia e che ti si chiude, perché con il seno che ti è cresciuto... >>

<< E smettila! >> arrossii.

Lui scoppiò a ridere, scendendo a darmi un bacio sulla guancia.

<< Tanti auguri Rose >> mi sussurrò all’orecchio e io mi aggrappai al suo collo, stringendolo forte.

Si sarebbero offesi i miei genitori se avessi detto che quello era il più bel compleanno della mia vita?

 

šsšts

 

Scusate per l’immenso ritardo, ma sono stata male! Adesso mi sono ripresa, ma poi tra università ecc ecc, ho un bel po’ da fare. Ma tranquille, perché non mollerò mai questa ff! =)

Grazie ancora per i vostri commenti, spero continuiate a seguirmi e spero di ricevere commenti anche da chi mi segue in silenzio, per sapere come scrivo, se davvero piace. Insomma, lo sapete che tanti commenti mi lusingano e mi fanno scrivere più in fretta! =)

 

Baci,

Erin.

 

Ps: vi allego il regalo di Rose. D’ora in poi cercherò di aggiungere contenuti grafici fatti da me e non (come questo, un collage di cose prese da internet) e tornando indietro metterò disegni anche agli altri capitoli.

 

 

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Capitolo 11
*** Benvenuta signorina Rose ***


Edera

Edera

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Benvenuta signorina Rose

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<< Aaaaaaah! >>

L’urlo mattutino che avevo generato squarciò le mura del castello, salendo dai sotterranei per disperdersi come un’eco nel castello. Le due urla che seguirono, poi, furono più soffocate, perché m’ero contenuta, ma soprattutto perché avevo avuto una vaga idea di cosa fosse tutto quel sangue che avvolgeva le coperte verdi in cui stavamo dormendo.

Scorpius s’era alzato a sedere, gli occhi grigi lucidi e spalancati, la bocca dischiusa preoccupata. Poi aveva passato le dita accanto al mio fianco, sul materasso, sporcandosi di sangue.

<< Ma che diavolo... >>

Non lo lasciai finire di parlare, scivolai giù dal letto e corsi in bagno, chiudendomi a chiave.

Mi tolsi velocemente il pigiama, gettandolo in un angolo e mi lavai per bene nella vasca togliendo tutto il sangue dalla parte superiore delle gambe e dal basso ventre. Mannaccia, mamma non mi aveva detto che ne sarebbe uscito così tanto!

<< Rose! Stai bene? Apri subito questa porta! Devo chiamare Madama Chips? Chiamo la McGranitt in persona se non mi dici cos’è successo! >> continuò a ripetere Scorpius fuori dalla mia porta.

<< Sto...sto bene >> farfugliai, asciugandomi con attenzione per non sporcare le asciugamani di Scorpius.

<< L’unica cosa che potresti fare è procurarmi degli assorbenti in infermeria, perché sono diventata signorina >> aggiunsi, andando a sedermi sul gabinetto in attesa.

<< Signorina? Cosa? Che? Che sei diventata? Cosa sono gli assorenti? Che devo chiedere? >> mi rispose allarmato dall’altro capo della porta.

<< Scorpius, tranquillo, respira, sto bene. Vai in infermeria e chiedi degli a-ssor-ben-ti >> scandii. << Lo sa la Chips cosa sono. >>

<< Va bene Rose, tu aspetta lì torno in un secondo! >>

<< E dove devo andare?! >> lo rimbeccai, sentendo i suoi passi correre veloci fuori dalla stanza.

Era una strana sensazione. Le gambe le sentivo pesanti e mi faceva male la pancia. La mamma me ne aveva parlato, ma non pensavo mi sarebbero venute così all’improvviso. E svegliarmi in mezzo al sangue poi non era il massimo.

A pensarci bene, dovevo capirlo dai commenti di Scorpius. Mi continuava a ripetere che il mio seno cresceva, che il mio viso si faceva più da donna, così come i miei fianchi e le mie gambe. Erano in previsione di questo, già. Dovevo capirlo, anche a mamma era successo così: da un anno all’altro sembrava un’altra e dopo poco le vennero.

<< Rose eccomi Rose! Apri la porta! >> andai ad aprire tamponandomi prima con della carta igienica. Allungai la mano e lui me li passò attraverso la porta.

<< Fammi entrare! >>

<< No aspetta, passami anche quella tuta verde scuro lì, sulla poltrona, prendi dal mio cassetto degli slip...mi cambio, esco e ti dico tutto >> feci, così lui mi assecondò.

Mi cambiai, velocemente. Mi guardai allo specchio e per la prima volta anch’io mi trovai diversa. Ma forse era solo un’impressione.

Quando uscii lo trovai con una mano nei capelli, il torso nudo lucido di sudore e l’aria agitata.

<< Stai bene? >> mi chiese, venendomi incontro.

<< Si, tranquillo >> sorrisi appena, andandomi a sedere sulla poltrona. Lui mi seguii e si inginocchiò davanti a me, gli occhi ancora pieni di preoccupazione.

<< Cos’è successo? Madama Chips non me li voleva dare gli assorenti e io l’ho minacciata di farla licenziare se non me li dava subito. Lei mi ha detto che non ci credeva che li prendevo per te, quasi come se li usassero solo le donne! Ha detto che io sono un uomo e...Rose, cos’hai? >> mi domandò ancora.

Prima di rispondere scoppiai a ridere, pensando all’incontro di Madama Chips con Scorpius con tema ASSORBENTI.

<< Allora, ti spiego. Arriva un momento in cui tutte le donne diventano signorine. Solo le donne però. E’ un passaggio nella crescita, a chi arriva prima e a chi arriva dopo. Hai notato anche tu che stavo cambiando, che il mio seno è cresciuto, che mi sono fatta più donna: era perché mi stavano per venire le mestruazioni. Le mestruazioni vengono ogni mese e durano circa cinque giorni. Da quel momento in poi la donna può avere bambini, perché all’interno del suo corpo gli ovuli si mettono in moto. Le mestruazioni consistono nel perdere sangue, ma è normale. Non debilita più di tanto e, anzi, dice la mamma che sono indispensabili e che fanno vivere meglio, perché avviene il ricambio del sangue. Capito? >> gli dissi e lui ascoltò in silenzio con gli occhi ridotti a fessure.

<< Mi sembra di averlo sentito da mia madre, Rose. Comunque se è tutto a posto mi va bene. Quando ti verranno le minestroni...>>

<< Mestruazioni >> lo corressi.

<< Si, quando ti vengono le tue cose, dato che sei più debole, ti porterò io i libri in classe, no anzi, ti porto proprio in braccio! >> esclamò, alzandosi dalla sedia.

Io scoppiai a ridere, poi il mio sguardo finì sul letto.

<< Oddio, mi dispiace di averlo macchiato. >>

<< Ma figurati, lo faccio lavare in due secondi >> disse con un’alzata di spalle.

<< Ehi ma, sei andato a torso nudo da Madama Chips? In giro per i corridoi? >>

<< Ovvio. Ero troppo preoccupato per infilarmi una maglia... >>

Mi alzai e lo abbracciai, più stretto che potei.

<< Grazie. >>

Anche lui mi strinse forte, poi allentò la presa.

<< Sento il tuo seno sul mio torace troppo forte...cioè, mi sa che ti faccio male. Non posso più stringerti così >> brontolò, nascondendo il viso tra i miei capelli.

<< Non esagerare adesso >> mi offesi e lui ridacchiò.

 

šsšts

 

Come mi aveva detto, così fece. Io pensavo che stesse scherzando con il fatto di portarmi in braccio, ma lui non scherzava affatto. Per fortuna, in questo lo convinsi a desistere, ma non ci fu verso nell’impedirgli di portarmi la tracolla con i libri.

Poi, se incontravo qualcuno, Albus per esempio, che mi dava una pacca sulla spalla, lui riduceva gli occhi a fessure e minacciava con lo sguardo il malcapitato, sibilando poi che non mi doveva toccare perché ero debole.

Questa insana pazzia e le manie che ne degenerarono – come prendermi in braccio per fare le scale, così, d’improvviso, senza che potessi controbattere, oppure cercare di imboccarmi a tavola nella Sala Grande – non riuscirono ad infastidirmi. Cioè, a qualunque persona normale avrebbero dato fastidio, ma a me no, lui non mi dava mai fastidio. Al massimo, ci ridevo su.

 Natale, con il suo freddo e la sua neve, arrivò presto. E quindi arrivò di nuovo tempo di separazioni. Io quella volta piansi. Mi scoprii più sensibile di quanto mai fossi stata, o semplicemente più sensibile nei confronti del mio rapporto con Scorpius. E notai molte diverse cose. Notai che m’incantavo a fissargli le labbra, quando parlavo. Oppure le ciglia lunghe dei suoi occhi, così eleganti e sensuali. Ecco, l’avevo fatto di nuovo. Sensuali non l’avevo mai pensato come aggettivo. E poi mi capitava che se giocherellava con i miei capelli, mentre studiavamo in Biblioteca, mi venivano i brividi. O se poggiava la sua testa sulla mia spalla, mentre parlava con qualcuno, distrattamente, sentivo un vuoto nello stomaco.

<< Non piangere Rosie >> mi disse, passandomi le dita sotto gli occhi e catturandomi le lacrime. << Altrimenti neanche io riesco a separarmi da te >>.

<< Mh, mh, okay >> annuii più volte, smettendo di singhiozzare.

Lui mi abbracciò ed io mi appoggiai con la faccio sul suo petto, appena sotto il collo, chiusi gli occhi inebriandomi del suo profumo fresco.

<< Ti voglio bene, ti voglio tanto bene >> farfugliai, stringendolo all’altezza della vita. Ormai era parecchio più alto di me, almeno un venti centimetri.

<< Rose, non fare così ti prego! Se no piango anche io >> biascicò, lasciando cadere la fronte sulla mia spalla. Mi lasciò qualche bacio tra la sciarpa e il collo scoperto e come al solito mi venne un vuoto allo stomaco.

<< Ci rivediamo presto, scrivi tanto anche questa volta! >> mi disse, dirigendosi dai suoi genitori che ci guardavano con aria curiosa.

Alzai una mano per salutarlo mentre andava via, azzardandomi a salutare appena anche i genitori. La madre mi fece un gentile cenno col capo, il padre si limitò a guardarmi, ma non sembrava disgustato. Anzi.

Attesi qualche minuto che arrivassero i miei genitori in ritardo, insieme a mio fratello Hugo. Mia madre mi surclassò di attenzioni, chiedendomi mille volte di com’era stato il giorno in cui ero diventata signorina. Ovviamente non le raccontai tutto nei particolari, perché non sapevano che dormivo da Scorpius e se l’hanno scorso avrei potuto dirglielo senza problemi, questa volta ero restia a parlarne, perché sapevo che avrebbero frainteso qualcosa.

Anche Hugo stava crescendo: non standoci più tanto insieme, me ne accorgevo di più. E papà, colpendomi piacevolmente, mi aveva fatto trovare la stanza verde e celeste, come era sempre stata. E poi non parlava più di grifondoro, ma mi chiedeva come andava la scuola e si complimentava per i voti, senza indagare più di tanto su Scorpius. Mamma invece indagava eccome, voleva sapere tutto su di lui e mi faceva spesso domande anche imbarazzanti.

Le vacanze, tutto sommato, iniziarono bene. L’atmosfera che si respirava a casa era parecchio diversa dall’anno passato ed io stavo meglio. Andai a fare shopping con mamma, che mi obbligò a comprare dei completi intimi da donna, non quelli a fascia elastica con le paperelle che avevo prima. E poi con il fatto che stavo crescendo, dovetti rinnovare anche le scarpe e molti indumenti che ricomprai daccapo.

Nel frattempo, scrivevo sempre molto a Scorpius. Lui mi raccontava delle sue vacanze, io delle mie. Poi per un periodo non ci sentimmo, perché lui andava sulla neve e non riuscii in tempo a darmi l’indirizzo dell’albergo. E io mi sentivo un po’ sola senza averlo accanto, figurarsi senza poter ricevere lettere da lui. Mia madre, quando una volta me lo lasciai scappare, disse che ero assurda ma per me non era così: io vivevo con lui praticamente, come se fosse la mia famiglia, per tutto l’anno. Era pure normale che non fossi abituata a stare senza di lui!

La sera della vigilia fu organizzata da noi quell’anno, così la mia casa era tutta piena di addobbi ed io e mamma, insieme a Hugo e ai suoi pasticci, preparammo il cenone. Anche papà provò a darci una mano, ma mamma preferì di no ricordandogli della fine che facevano le sue pozioni quand’erano ad Hogwarts.

Anche quel Natale ricevetti tanti bei regali. Lily e Hugo erano emozionantissimi perché mancava sempre di meno al loro ingresso ad Hogwarts, quindi io decisi di regalargli rispettivamente un libro di incantesimi e un civetta bianca. Hugo pianse dalla felicità e fece commuovere anche me.

Natale passò e pian piano si stava avvicinando capodanno e io mi aspettavo una lettera da Scorpius che però non arrivò. Forse avevo capito male io il giorno del suo rientro, ma ero sicura che il party di capodanno a Malfoy Manor non potevano saltarlo.

Per capodanno da noi organizzammo alla Tana, per stare accanto ai nonni ed anche li ci divertimmo molto.

Il tempo passava e io, seppur stessi bene, non vedevo comunque l’ora della fine delle vacanze. Una volta pensai addirittura di prendere al volo l’invito di Scorpius quando disse che mi bastava dirglielo e avrebbe mandato un’auto a prendermi, ma non lo feci.

Mi concentrai, quindi, sull’essere felice nel passare quel tempo con i miei genitori che non vedevo mai.

Così, lentamente le vacanze finirono. Mi ritrovai al binario nove e trequarti quasi senza accorgermene, con il baule accanto, la sciarpa attorno al collo e i capelli che cosi lunghi e boccolosi mai li avevo avuto. Ormai mi arrivavano quasi alla vita, ma non volevo tagliarli. Li adoravo, probabilmente da quando Scorpius mi aveva detto che li trovava belli.

Non ci eravamo dati nessun appuntamento quella volta, ma comunque aspettai fino alle nove sotto l’orologio, tenendo d’occhio il treno e i suoi fischi.

Mi sorprese vederlo ridacchiare con dei ragazzi di Serpeverde che non avevo mai visto, a qualche metro da me. Stavo per sollevare la mano, quando lui salì a bordo e scomparve oltre le scale dello scompartimento.

Presi il baule e salii ad un’altezza diversa, trovai il primo scompartimento e mi ci sedetti, con alcune Corvonero pettegole. Il viaggio fu stressante e noioso, a sentire le loro vocine stridule, ma, probabilmente, solo perché ero nervosa io.

 

šsšts

 

<< Rose! >>

Non mi voltai subito, feci qualche altro passo aspettando che mi affiancasse.

<< Ciao Scorpius >> sibilai.

<< Ehi >> sospirò, con il fiatone. << Andate bene le vacanze? >>

Non risposi, continuando a camminare e guardando dritto davanti.

<< Rose? >> ripeté, con aria confusa.

<< L’avessi saputo se mi avessi scritto... >>

<< Ah, quello. Hai ragione, ma me ne sono dimenticato e a volte non avevo tempo. Mi sono fatto dei nuovi amici, stanno a Serpeverde con noi, te li devo presentare! >> esclamò, mantenendo il mio passo.

<< Non li voglio conoscere, non m’interessa >> sibilai ancora.

Il silenzio ci accompagnò ancora fino ai dormitori, ma lui non si allontanava. Sentivo che i suoi occhi erano fissi su di me.

Entrando, mi diressi verso la sua stanza e dissi la parola d’ordine come se lui non esistesse. Quando la porta si aprì, presi tutte le mie cose, ficcandole nella tracolla e alcune tenendole in mano.

<< Ehi ehi, cosa stai facendo? >>

<< Non voglio più dormire qui. Me ne vado nel mio dormitorio >> risposi arrabbiata, presi stizzita la borsa e me ne uscii.

Quando tornai nel dormitorio femminile in comune di Serpeverde, fui guardata un po’ da tutte in maniera sospettosa. Qualcuna mi chiese cos’è successo e se da lì in poi sarei rimasta stabile lì. Io risposi di si, e una tipa si lamentò dicendo che così non potevano più usare il mio letto a loro piacimento.

 

Nel castello si vociferava che io e Scorpius avevamo litigato, ma nessuno ne parlò mai con me. Solo Albus mi domandò qualcosa, ma fui evasiva. Dissi semplicemente che da un anno all’altro avevo cambiato amicizie. In realtà non era per niente così, perché avevo qualche conoscente di qualche Casa, ma preferivo starmene per conto mio. Non sapevo bene il perché del mio nuovo astio nei confronti di Scorpius, fatto era che non riuscivo a perdonarlo per non avermi scritto durante le vacanze, per essersi comportato come se non fosse successo nulla, anzi, non dandomi adito più di tanto. Non sopportavo che si fosse fatto nuovi amici e che avesse sostituito loro a me, senza neanche corrermi dietro a chiedermi spiegazioni. Non sopportavo le ragazzette che iniziavano a girargli intorno, anche quelle più grandi. Non sopportavo aver sentito dire dagli amici che io ero stata solo una palla al piede e che adesso senza di me Scorpius riusciva a frequentare loro ed era più felice.

L’anno volse al termine e arrivò l’estate senza che io e il mio ex migliore amico facemmo pace, così divenne un ex amico a tutti gli effetti.

 

 

                                                                           

 

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Ecco qui l’undicesimo capitolo, scusate per i contenuti grafici, lo so che era una bella idea ma purtroppo non ho il tempo. La settimana prossima ho un esame e sono parecchio impegnata. Ma non preoccupatevi, perché la storia non l’abbandono! Grazie come sempre per tutti i bei commenti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero abbiate capito anche il perché della fine.

 

Baci, Erin.

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Capitolo 12
*** Bentornato signorino Scorpius ***


Edera

Edera

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Bentornato signorino Scorpius

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<< Macchè diavolo! >> esclamai, quando i libri mi caddero sul pavimento del corridoio, mentre andavo a lezione di Erbologia. Il terzo anno era iniziato proprio male! Dopo un’estate di schifo, c’era da dire. La mia famiglia mi aveva surclassato di domande sul mio stato d’animo irascibile e instabile e spesso ci avevo litigato pesantemente. Anche con Hugo, col quale non avevo mai litigato prima. Era il suo primo anno ad Hogwarts, era emozionato, ed il minimo che sapevo offrirgli era un sorriso stentato; per fortuna s’era fatto già alcuni amici a Grifondoro.

Camminai spedita verso le serre, oltrepassando i giardini. Le lezione fu breve e indolore, perché per fortuna i miei voti non erano cambiati. L’unica cosa rimasta al suo posto.

<< Ciao >>

Non mi voltai subito, ma mi irrigidii e mi fermai di scatto.

<< Ciao Rose >>

Quella voce ripeté ancora un saluto timido, ma non poteva essere possibile. Dovevo avere le allucinazioni.

Poi d’un tratto dei capelli biondi spettinati e degli occhi grigi mi si pararono davanti.

<< Ah, sei tu allora. Sei così cambiata che pensavo d’aver preso un granchio >> disse con un sorriso.

Io spalancai la bocca, sbalordita.

<< Con quanta naturalezza parli, Malfoy. Come se ci conoscessimo! >> borbottai poi, aggirandolo e superandolo, diretta al castello. Ma in breve fui afferrata per le spalle, fui girata bruscamente e fui stretta con forza al suo petto.

<< Che diamine fai, lasciami! >> mi divincolai, dandogli pugni sul petto. Ma s’era fatto più alto e pure più forte a quanto sembrava: non accusava i miei colpi, continuava a tenermi stretta e fissare le mie mosse inutili.

<< Hai ragione, hai tutte le ragioni del mondo. Possiamo parlare però? Poi se non ti piace ciò che ho da dirti mi cacci via e io non mi faccio più vedere >> mi disse Scorpius ed io smisi di spingerlo via da me. Era stancante farlo.

Lasciai andare la mia fronte sul suo petto ed in un momento di debolezza iniziai a singhiozzare.

<< Parla, avanti >> farfugliai.

Lui non mi lasciò andare e non allentò neanche la presa, lasciando che tenessi la fronte poggiata sulla sua camicia bianca.

<< Allora... >> mugugnò ed il cuore iniziò a battere forte, lo sentivo. << Non so da dove cominciare, ma non pensare che mi sia allontanato da te perché non ti voglio più bene...>>

<< E perché allora? E’ da Natale che sei cambiato. Io ho passato un periodo bruttissimo per colpa tua! >> esclamai, sollevando il capo e guardando il suo viso arrossato.

<< Perché arrossisci? >> domandai poi sbattendo le palpebre, come se non vedessi davvero ciò che stavo vedendo.

<< Rosie...vuoi la verità? Quando hai detto che andavi via dalla mia stanza, non ti ho fermato perché anche io volevo tornare a dormire da solo... >>

Strinsi gli occhi e arricciai le labbra, in preda ad un altro singhiozzo.

<< Perché? Perché non mi vuoi più? >> piansi.

<< Il problema è proprio che ti voglio! >> esclamò, in preda a quello che sembrava uno sfogo nervoso. Poi cambiò espressione e abbassò il capo nascondendo gli occhi sotto le ciocche chiarissime dei suoi capelli.

<< Cosa? >> mormorai.

<< Rose, ora ti parlo francamente così capisci cosa mi sta succedendo. Hai presente le mestruazioni? Hai presente? >> disse accalorato.

<< Si...ho presente... >>

<< Ecco, a me sono venute quelle maschili. Insomma, sono cambiato. Ho certi impulsi che non riesco a controllare, penso certe cose...sogno certe cose. E tenerti nel letto con me non era proprio l’ideale! Io non volevo che il nostro rapporto si rovinasse, perché ti sono molto affezionato. Ma così ho fatto la stessa cosa che volevo evitare, lo so! >> aggiunse, guardando i miei occhi. << Ma mi sentivo a disagio accanto a te >>, fece una pausa, poi riprese. << Era da prima di Natale che guardavo con troppa insistenza le tue forme. Mi sentivo un maiale. >>

Rimasi a fissarlo tra il turbato e lo stupita, incredula anche.

<< Sei tutta rossa, scusa se ti ho messo in imbarazzo! >>

Non dissi niente per un po’, limitandomi a fissarlo conscia del mio rossore.

Poi feci perno sulle sue braccia ancora intorno a me, mi alzai sulle punte e gli sfiorai le labbra con le mie. Fu un gesto istintivo.

Quando mi allontanai, lui mi guardava imbarazzato e stupito.

<< Scusa, >> abbozzai. Le sue braccia, fattesi burro attorno al mio torace, scivolarono via ma lui rimase impietrito.

<< Andiamo a pranzo insieme, Scorpius? >> chiesi, guardando l’erba accanto ai miei piedi.

<< Non vuoi altre spiegazioni? Siamo di nuovi amici davvero? >> lo sentii dire.

Scossi la testa. << Va bene così, se d’ora in poi sarai sempre sincero con me. >>

<< Si. Andiamo Rosie >> esclamò e mi affiancò, mentre ci dirigevamo verso il castello.

Non parlammo mai di così tante cose insieme come facemmo in quei giorni.

 

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Aver fatto pace con Scorpius mi aveva fatto tornare il sorriso, in modo esagerato, lo sapevo – mio fratello e Albus mi sfottevano “paralisi facciale” – ma io mi sentivo così felice che non m’importava di cosa dicessero. Anche quell’anno mi organizzò una stupenda festa di compleanno e mi regalò degli orecchini di smeraldo. Ovviamente, anche se dentro di me esultavo di gioia e stupore, lo sgridai per il costo sicuramente alto del regalo in questione.

L’anno però volgeva alla grande! I miei voti e quelli di Scorpius erano addirittura cresciuti e lui era entrato anche a far parte della squadra di Quidditch Serpeverde. Mi piaceva andarlo a guardare e gridare il suo nome dagli spalti, con la sciarpa bene stretta al collo in pieno dicembre, mentre faceva l’ennesimo goal e eseguiva una piroetta con la scopa. Poi mi guardava, strizzava l’occhio e ripartiva. Certo, accanto a me c’erano delle odiose ragazzine urlacchianti che lo veneravano e che avevano cominciato a stargli intorno, ma a me non importava neanche questo. Io ero la sua migliore amica e non ero gelosa, stavo bene così come stavo. Non avevo bisogno di altro.

Anche quel Natale lo passammo divisi, ma mi scrisse così tanto che il gufo ebbe una forte cervicale e dovemmo curarlo e tenerlo al caldo. Così, iniziai ad usare la civetta di Hugo, quella che gli avevo regalato a Natale, ma Scorpius mi disse che non gli sembrava tanto il caso dato che a suo padre ricordava la civetta di mio zio Harry.

Il terzo anno fu anche il primo anno delle gite ad Hogsmeade. Io e Scorpius comprammo quasi tutta Mielandia e lui acquistò diversi giocattoli-bomba ai Tiri Vispi Weasley di mio zio George, acquisti che proprio non approvai. Per fortuna disse che non li avrebbe usati con me, ma con gli amici. Poi accadde, ed io quasi non volevo dargli una mano, lasciandolo nel pasticcio che aveva creato a sbrigliarsela da solo.

<< Ti prego, aiuto >> diceva facendo una vocina dolce.

Io avevo ancora le mani su fianchi e non avevo ceduto.

<< Ma vedi che a non ascoltarmi ci rimetti? Sai quanto ci vuole per togliere quella roba tutta incrostata? Vai da Madama Chips... >>

<< Ma no, Rose. Mi vergogno! Dai Rosie...Rosie ti voglio bene...>> iniziò a miagolare, camminando a gattoni sul letto fino a me.

Alzai gli occhi al cielo e presi la bacchetta.

<< Provo col Gratta e Netta >> dissi e lanciai l’incantesimo sul torace di Scorpius, tutto incrostato dalla bomba di gomma e zucchero e chissà cos’altro che avevano fatto esplodere. Ma il gratta e netta non funzionò.

<< Ah, già, non la fa così facile tuo zio. La devi togliere a mano, scusami Rosie >> disse, porgendomi una bacinella d’acqua calda e una spugna.

Lo guardai con aria nervosa, poi lui si voltò di schiena e mi disse << Grazie tantissimo, me ne ricorderò >> e così non potetti continuare ad ignorarlo.

Mentre attenta gli passavo la spugna bagnata sulla schiena, lui si rilassava sul materasso e quando ebbi finito lo trovai proprio addormentato. Era così dolce quando dormiva, sembrava ancora un bambino, benché gli desse fastidio saperlo, perché si considerava già un uomo.

 

L’anno volgeva al termine e io e Scorpius non litigammo più, anzi, diventammo più uniti degli anni precedenti. Certo, non dormivamo più insieme, ma stavamo insieme per la gran parte della giornata. Non sapevo cosa stava succedendo ad entrambi, ma anche io mi sentivo strana accanto a lui e mi ritrovavo spesso a guardargli le labbra o il collo, oppure le mani, affusolate e già virili, quando si poggiavano su di me. Ma mi dava fastidio pensare a certe cose, quindi scuotevo la testa e mi concentravo su altro. In verità, quando mesi prima avevamo fatto pace e lui mi aveva detto quelle cose, non sapevo il perché, ma dentro di me mi ero sentita felice. Mi ero sentita bene che fosse quello il motivo che lo avesse allontanato da me, non solo perché non si era arrabbiato oppure aveva smesso di volermi bene, ma proprio per il motivo in sé per sé. Il fatto che avesse cominciato a sentirsi strano accanto a me e meglio e più a suo agio con gli amici maschi buzzurri (lui non voleva che li definissi così, perché era come far rientrare lui nella categoria), mi faceva stare stranamente bene, ma non riuscivo a capire bene il perché. Quando poi avevamo fatto pace ed eravamo tornati a stare insieme, il suo atteggiamento era leggermente cambiato, più protettivo se possibile ma più distante, appena quel poco che mi faceva desiderare ancora di più di stargli sempre appiccicata.

Per il fatto di non dormire più insieme, quello era venuto di comune accordo, benché a me mancasse. Mi sentivo sola, circondava dalle mie compagne Serpeverdi, in quel dormitorio comune. Tante, tante volte avrei voluto sgusciare nella sua camera e accoccolarmi accanto a lui. Tante volte ci pensavo, ma poi finivo per addormentarmi. Però quella sera era l’ultima sera e l’indomani sarebbero arrivate le vacanze estive e io non l’avrei rivisto per tre mesi!

Mi alzai a sedere, guardandomi intorno. Bene, dormivano tutte. Scesi dal letto senza fare rumore e mi avviai scalza, in pantaloncini e canottiera, verso la porta d’uscita.

Feci tutti lentamente e silenziosamente, perché era mezzanotte e non volevo svegliare nessuno. Soprattutto perché non volevo che mi vedessero andare verso i dormitori maschili in quelle condizioni!

Oltrepassai la sala comune, spoglia, perché le riunioni si tenevano nei dormitori. Camminai fino alla porta di Scorpius, sussurrando poi la parola d’ordine. Era ancora la stessa, l’aveva detta più volte di fronte a me e questo mi faceva venire sempre uno strano vuoto allo stomaco.

<< Rosso >>

La porta sparì in due parti nel muro, per poi richiudersi dietro di me. Rimasi sulla soglia, sotto il suo sorrisino spiazzante e una piccola luce accesa accanto al suo letto.

<< Sapevo cha saresti venuta, però ci hai messo un po’ per deciderti. Mi stavo addormentando >> disse, chiuse un libro di storie horror che aveva tra le mani e lo mise sul comodino. Aveva solo una canottiera grigia e dei boxer neri come pigiama.

<< Mi aspettavi, eh? Io invece pensavo di trovarti placidamente addormentato >> sorrisi, facendo qualche passo per raggiungere il suo letto.

Essendo più alta, avendo le gambe più lunghe, adesso non facevo più tanta fatica a salire sul suo letto.

<< Quindi...posso dormire qui? >> gli chiesi, quando lui si alzò a sedere all’indiana e iniziò a fissarmi.

<< Si, dormi pure qui >> disse a voce bassa, appena udibile.

Feci un sorriso e m’infilai sotto le sue coperte. Mi fregai uno dei suoi cuscini - perché quando leggeva ne metteva due dietro la testa – e mi accoccolai contro di lui.

<< Hai saputo poi se andate in Cina o in Giappone, quest’estate? >> gli chiesi, chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul suo petto.

<< Rose...fa un po’ caldo...>>

<< Oh scusa, mi sposto >> dissi, poggiando la testa sul cuscino ma restandogli molto vicina.

<< Comunque in Giappone. E’ più bello, mamma è affascinata dal Giappone antico. Ti porterò un sacco di cose bellissime... >>

<< Non iniziare ad esagerare, Scorpius >> lo ammonii e lui ridacchiò.

<< E tu vai in Italia, allora? >> mi domandò.

<< Si, vado a trovare alcuni parenti e poi mi godo mare e sole e tornerò abbronzantissima!>>

<< Non dire scemate, hai la pelle delicata e molte lentiggini, non ti esporre troppo al sole se no fai la fine mia alle Hawaii. Tipo serpente che stavo per prendere la pelle! >>

Scoppiai a ridere.

<< Già, mi ricordo. Beh, stavo scherzando non preoccuparti. Io sono coscienziosa a differenza tua! >>

<< Ah, a differenza mia?! >> mi fece eco, prese il cuscino e mi colpì.

Mi alzai a sedere con una finta faccia indignata, togliendo i capelli davanti al viso.

<< Vuoi la guerra, Scorpius?! >>

Ma non gli diedi tempo di rispondere, iniziando a prenderlo a cuscinate. Fu una lotta impari, lo sapevo fin dall’inizio. Io ero agile, ma lui più forte e più agile di me, merito anche degli allenamenti di Quidditch. In breve, mi bloccò sul materasso togliendomi il cuscino.

<< Okay okay, mi arrendo >> ridacchiai, respirando affannosamente, sollevando ritmicamente il torace verso di lui. Mi accorsi che, respirando così, gli sfioravo ogni volta la canottiera con il mio seno. Arrossii violentemente. Lui si ritrasse e tornò a sedere.

La tensione scivolò via da sé, perché iniziammo a parlare delle vacanze e ben presto ci dimenticammo dei nostri imbarazzi. A volte con lui mi sentivo come due anni prima, senza un briciolo di vergogna in tutte le situazioni. Ma purtroppo stavamo crescendo.

 

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Per ringraziarvi dei commenti che mi avete lasciato, così numerosi che mi hanno fatto stupire, ecco qui il 12esimo capitolo. Ed anche il terzo anno è finito. Il prossimo cap sarà ambientato al quarto anno. Spero di riuscirlo a postare presto come questo!

Baci, Erin.

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Capitolo 13
*** Cambiamenti ***


Edera

Edera

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Cambiamenti

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Mi sentivo strana, forse perché da lì a qualche giorno avrei compiuto quattordici anni. Quattordici anni! Io mi sentivo ancora una bambina di undici anni, come quando la prima volta misi piede in quella stazione, sul quel binario, con papà che mi raccomandava di battere Scorpius a tutti gli esami, che tanto avevo il cervello di mamma. Che buffo!

Si, il mio corpo era ormai quello di una ragazza, non più di una bambina. Però quando mi guardavo allo specchio e vedevo i miei lunghi boccoli rossi, gli occhi miele di mamma e le lentiggini sul piccolo naso, mi sentivo ancora piccola piccola! Ma quando mi vestivo, notavo che la mia maglia preferita non mi andava più, perché era troppo corta, fin sopra all’ombelico e stringeva così tanto sul seno da soffocarmi: Poi scendevo giù a guardarmi la pancia, piatta, ma non piatta da bambina, piatta da donna! E poi la mia vita era piccola, poi c’era una curva e da lì si aprivano i fianchi. Non mi ero neanche accorta di quanto fossi cambiata in tre anni! E il resto del corpo, poi! Era appena passato un gruppo di ragazzi, alcuni Grifondoro e Corvonero e mi avevano guardato facendo i soliti commenti. A volte mi sentivo in imbarazzo a mettere le gonne, perché non potevo portarle con la disinvoltura di quando ero bambina, dato che da un po’ di tempo a quella parte, i maschi mi guardavano di continuo in modo lascivo.

D’un tratto vidi Scorpius da lontano e alzai una mano per salutarlo, così lui mi venne incontro. Okay, dovevo dire anche un’altra cosa. La camicia bianca sbottonata sul petto di Scorpius, la cravatta allentata e i pantaloni neri dal taglio classico, non gli stavano come quando era bambino.

<< Rose >> mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia. << Quasi non ti riconoscevo...>>

<< Come sempre, Scorpius >> lo presi in giro, salendo sul treno.

<< Ma è vero, cresci a vista d’occhio >> si difese.

<< Senti chi parla! >> feci e lui ridacchiò. Era davvero bello il suo sorriso, gli occhi grigi che si assottigliavano sotto le sopracciglia arcuate chiarissime come i capelli spettinati.

<< Rose, da quando in qua ti guardano il sedere? >> lo sentii dire, così mi ridestai e vidi che seguiva con aria furiosa due ragazzi che ci avevano appena superato.

<< Da un po’ >> mi limitai a dire, poi aggiunsi << e non solo il sedere. Mi da fastidio. >>

Lui si bloccò all’improvviso e quasi non ci andai a sbattere; poi si voltò.

<< Grazie, metti le gonne così corte! E quella camicia, non ti sembra troppo aderente? >> fece con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi.

Sgranai gli occhi. << Ma se questa è la divisa standard di Hogwarts! >> esclamai. Poi mi portai le mani sul seno, quasi d’un tratto mi sentissi nuda.

<< Devo fare un bel discorsetto con la McGranitt >> lo sentì borbottare ma si era già voltato e stava cercando uno scompartimento.

Forse non avrei dovuto dirglielo, perché per tutto il tempo non fece altro che guardarsi in giro in cerca di occhi curiosi e quando li trovava gli faceva raggelare il sangue, tanto che fuggivano via a gambe levate; e, quando finalmente ci sedemmo e sentì il commento dei due Tassorosso davanti a noi e guardò il loro sorrisetto, mi obbligò a starcene in piedi nel corridoio antistante, perché – disse – non voglio uccidere nessuno.

 

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Il quarto anno, in ogni caso, era iniziato nel migliore dei modi. Il mio compleanno, organizzato da Scorpius ed Albus, era stato come sempre magnifico. Scorpius mi aveva ricoperto di regali ancora una volta, protestando che non potevo cavarmela così facilmente dopo avergli fatto arrivare a casa, presa direttamente dall’Italia, una bellissima camicia di Giorgio Armani il 28 agosto, giorno del suo compleanno.

Le materie, intanto, si erano fatte più interessanti e s’erano aggiunti anche altri corsi, in cui io e Scorpius andavamo più bene. Mi trovavo davvero perfettamente a studiare con lui, perché eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, però mi accorsi che se prima non c’erano molte distrazioni, adesso mi soffermavo a fissarlo, a guardare le sue dita affusolate affondare nei capelli chiari e spesso perdevo il tempo e lo spazio.

Anche quell’anno giocava nella squadra di Quidditch, quindi capitava spesso che studiavo stando sugli spalti mentre lui si allenava, per non starmene da sola in Biblioteca, dato che con Albus davvero non potevo studiare altrimenti ci avrei messo il doppio del tempo.

Anche quel giorno ero lì, a novembre avanzato, con una sciarpa verde e i suoi orecchini di smeraldo, intenta a ripetere pozioni.

<< Rose, chiudi queste gambe! >>

Trasalii d’un tratto quando lo vidi davanti a me, sugli spalti, sullo scalino più basso rispetto al mio, le mani sulle mie ginocchia e chiudermele l’una contro l’altra, l’aria furiosa.

<< Ma non stavi facendo allenamento? >>

<< Non cambiare discorso! Ma ti sembra questo il modo di stare seduta?! C’è vento e la gonna si era alzata e...tieni le gambe più chiuse, insomma! >> s’infervorò, stringendo sulle mie ginocchia.

<< Ahia, fai piano! Stai esagerando, comunque! Stavo seduta in modo assolutamente normale, pensa ai tuoi allenamenti e non fare queste sparate, altrimenti non vengo più a studiare qui! >> borbottai, rossa in viso.

Lui corrucciò il viso, s’imbronciò, poi spalancò la bocca per parlare e poi la richiuse. Poi mi strinse forte a lui, circondandomi con le braccia.

<< No, scusa, a me fa piacere vederti sugli spalti, mi concentro di più. Ma quando non seguiamo le lezioni, invece della divisa perché non metti i pantaloni? >>

Quanto mi dava fastidio quando faceva così! Era troppo troppo apprensivo.

<< Si, okay farò così >> risposi.

Ma avevo già tutto in mente.

Il giorno dopo tornai sugli spalti a studiare. Come voleva lui, avevo messo i pantaloni. Ma dalla sua faccia, capii che non era molto contento. Per poco non prese un bolide in faccia, poi planò a terra e scese dalla scopa, raggiungendomi di corsa sugli spalti.

<< Ma questi li chiami pantaloni? >>

<< Si, sono pantaloni o meglio, jeans nel mondo babbano. Me li ha regalati mia zia Ginny. Cosa c’è che non va? >>

Lo vidi inclinare la testa e fissarmi le gambe, poi mi prese per un gomito e mi voltò per guardami dietro. Le sue dita scesero sui due piccoli strappi dei jeans, appena sotto le tasche di dietro, e accarezzò il tessuto stretto che mi fasciava come un fuseaux.

<< Che strada hai fatto per venire qui? >> l’aveva detto in modo calmo, ma con rabbia a stento trattenuta.

<< La solita. Sono uscita dal dormitorio, poi ho camminato nel corridoio davanti alla aule piene di ragazzi e sono uscita nei giardini girando attorno alle serre piene come le aule >> dissi, aspettando la sua reazione.

La sua mano si strinse sul mio polso e la voglia di scherzare mi morì in gola. Non l’avevo mai visto così arrabbiato.

<< Perché mi prendi in giro?! >>

<< Perché non sopporto che mi tratti come una cretina che non sa neanche comportarsi! E chiudi le gambe, e siediti composta, e non mettere la gonna! >> cantilenai, offesa. << Non puoi comandarmi a bacchetta! >> aggiunsi.

Lui tacque, fissandomi negli occhi con i muscoli del viso contratti. Alzai una mano a carezzargli la guancia, lo sapevo, ero scostante, ma non mi andava di litigare. Lui chiuse gli occhi e si rilassò sotto il mio tocco.

<< Non voglio litigare, e poi penso che abbia ragione tu >> mi sussurrò.

Abbozzai un sorriso: feci un passo indietro per sedermi sugli spalti ma urtai un libro e lo feci cadere.

<< E' che... >> lo sentii dire, ma mi voltai e mi chinai per prendere il libro e lui non continuò più.

Lo presi e lo riappoggiai accanto alla mia borsa. Quando mi voltai a guardarlo, aveva una strana espressione stupita. Poi si mise una mano sugli occhi.

<< Fai quello che vuoi, ma questo jeans non metterlo più. E’ troppo aderente >> borbottò e se ne andò lasciandomi interdetta.

 

Un bella sorpresa arrivò quando la McGranitt ci annunciò che quell’anno, il venti Dicembre, ci sarebbe stato un ballo. Disse che si ricordava della splendida atmosfera che c’era quando i nostri genitori vi avevano preso parte e che, anche se non c’era nessun Torneo Tremaghi, voleva che da lì in poi ogni anno ti tenesse un Ballo di Natale. Per questo, fu anche istituito un comitato che promise di rendere la Sala Grande luccicante come un diamante per quella sera.

<< Ehi, che bella idea >> commentai, mangiando del gelato accanto a Scorpius, a fine cena.

Lui alzò le spalle, con aria indifferente.

<< Bah, se fa piacere a te ti accompagno >> disse.

Non seppi perché, ma mi sentii così assurdamente felice per quella frase spontanea e non richiesta, che tenni su un sorriso per tutta la serata.

Anche se ormai non dormivo più da Scorpius, non c’era una sera che non passavo insieme a lui. Giocavamo a carte, parlavamo del più e del meno, prendevamo in giro qualcuno da bravi Serpeverde.

Quella sera, quando arrivai nella sua camera, lui si stava facendo la doccia. Mi disse di aspettarlo qualche minuto.

Così mi sedetti sul letto, mi tolsi il maglioncino e la cravatta della divisa, allentando i primi due bottoni della camicia bianca. Faceva davvero caldo in quella stanza e pensare che i primi tempi sentivo solo freddo.

<< Ehi eccomi >>

Scorpius era entrato nella stanza, un accappatoio verde bosco e i capelli gocciolanti. La mia espressione non voleva essere così divertita, ma sorrisi per camuffare la sorpresa.

<< Posso asciugarti io i capelli? >> chiesi senza rendermene conto.

<< Si, se non ti scocci. Mi tolgo l’accappatoio però >> mi disse, andò in bagno e dopo una manciata di minuti rientrò con una canottiera nera e dei boxer dello stesso colore. Mi piaceva un sacco il contrasto che faceva il nero con i suoi capelli chiari.

Scorpius si sedette sul letto, con le gambe all’infuori, così mi misi di fronte a lui in piedi e presi il Magiphon per asciugargli i capelli.

Quando l’aria calda uscì e iniziai a passargli le mani tra i capelli per asciugarli meglio, mi accorsi che erano davvero morbidi e setosi. Era rilassante toccarli.

Passò qualche minuto e la sua testa si appoggiò sul mio stomaco, appena sotto il seno; poi mi passò le braccia intorno alla vita, appoggiandosi sui miei fianchi. E chiuse gli occhi.

Sperai che non sentisse il mio cuore battere forte, o che non sollevasse la testa e tornasse a sedere dritto, accorgendosi del mio rossore. Continuai ad asciugargli i capelli finché non furono perfettamente asciutti. Spensi il Magiphon ma non potevo muovermi, perché Scorpius si era addormentato. Abbozzai un sorriso. Lentamente, allungai la mano per lasciare il Magiphon sul letto. Poi lo accompagnai lentamente all’indietro sul letto, ma le sue braccia non volevano lasciarmi la vita, così gli finii sopra.

<< Cacchio! >> farfugliai.

<< Mmm >> lo sentii mugugnare. I suoi occhi grigi si aprirono in un battito di ciglia e mi iniziò a fissare.

Io arrossii, con i capelli tutti sparsi sul suo torace ed ai lati del suo viso, il seno schiacciato contro il suo petto.

<< Scusa >> mi ritrovai a dire, benché non fosse colpa mia.

Lui mi lasciò andare i fianchi e mi sollevai a sedere sopra di lui. Stavo per scendere dal letto, dal suo corpo, quando anche lui si alzò a sedere e me lo ritrovai di nuovo a pochi centimetri, cosa che mi rese incapace di fare ulteriori movimenti. Ma non ero per niente a mio agio in quella posizione, sopra di lui con le gambe attorno al suo bacino e il mio seno a qualche centimetro dal suo torace.

Perché mi fissava? Ero sicurissima d’essere rossa come i miei capelli. Mi morsi il labbro inferiore, mentre il cuore sembrava volermi uscire dal petto.

<< Che c’è? >> feci.

<< Niente >> mormorò, poi si lasciò cadere di nuovo all’indietro con la schiena sul materasso. Io attesi qualche secondo, poi scesi da lui, dal letto e mi aggiustai un po’ la gonna spiegazzata.

<< Ehm...io vado a dormire >> farfugliai.

<< Si, forse è meglio >> lo sentii dire senza muoversi, ma era appena un sussurro.

<< Ci vediamo domani, buonanotte >> lo salutai, lasciando la stanza.

Solo quando fui fuori, nella Sala Comune e poi nel mio dormitorio, ripresi a respirare.

 

 

 

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Grazie grazie per i tanti commenti! Sono davvero contenta che la storia vi piaccia, anche perché a me la voglia di scrivere viene sempre di più! =) Per chi me l’ha chiesto, la storia sarà di una trentina di capitoli credo, ma non so proprio, lo dico così in linea di massima. Per il titolo, invece, quello ha tutto un suo significato, ma verrà spiegato a tempo debito nella ff. Ora vi lascio che devo studiare -.-  spero di postare al più presto il prossimo che s’intitolerà BALLO. ps: avete capito perchè Scorpius non ha continuato la frase " E' che..." e poi le ha detto solamente di non mettere quei pataloni così aderenti? =P

Baci, Erin.

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Capitolo 14
*** Il Ballo ***


Edera

Edera

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Il Ballo

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Il tempo passava piacevolmente tra un impegno ed un’uscita ad Hogsmeade, i preparativi per il Ballo e l’aria festosa che galleggiava nel castello.

Il pomeriggio del diciannove dicembre, la preside ci concesse un’ulteriore uscita nel villaggio di Hogsmeade, per permetterci di comprare le ultime cose per il Ballo. Io, in verità, non avevo comprato proprio il vestito! Dovendo andar a comprarlo da sola - perché non potevo andarci con il mio cavaliere, ovvero Scorpius e non mi fidavo del senso estetico di Albus o di mio fratello, per non parlare di qualche conoscente nell’ambito femminile che non frequentavo tanto da chiederle una cosa del genere – mi ridussi all’ultimo giorno.

Faceva parecchio freddo e quindi m’ero stretta la sciarpa al collo, guanti e capello, staccandomi da Scorpius e gli altri con una scusa. Non m’importava se avessero capito, quel che contava era che fossi rimasta un po’ da sola.

Nelle precedenti uscite ad Hogsmeade, avevo adocchiato un bellissimo negozio di abiti, quindi per andare sul sicuro, feci tappa lì.

Quando entrai, un sonaglio sulla porta tintinnò appena, richiamando l’attenzione di una signora.

<< Buongiorno >> feci, timidamente.

La signora che mi venne ad accogliere aveva i capelli grigi e l’aria sorpresa.

<< Ciao! Per Merlino come sei bella! Cerchi un vestito per il Ballo? >>

<< Ehm...si >> farfugliai, ancora in prossimità della porta.

Lei mi guardò a lungo, prima sul viso, i capelli, soffermandosi su quest’ultimi, poi scese a fissarmi il resto del corpo.

<< Perfetto! Senti cara, siediti su questa poltrona ti porto io un paio di cose >> mi disse con un sorriso, cosi l’assecondai e poi lei sparì dietro un separè.

Il negozio era davvero grazioso, forse un po’ eccessivo per tutte le rose appese qui e lì – non per niente si chiamava Le Rose – però mi trasmetteva molta accoglienza.

<< Ecco qui >> disse la signora d’un tratto, poggiando alcuni abiti, protetti da sottili strati di plastica, su un tavolo rotondo a pochi passi da me.

Mi alzai in piedi, ringraziandola.

<< Allora, ti ho portato alcuni vestiti che potrebbero starti bene, guarda... >> disse sollevandoli e facendomeli vedere attraverso le buste. Però di uno non me ne piaceva il colore, di un altro il taglio sulla vita, di un altro ancora i troppi fiocchi. Presi l’ultimo, un abito nero davvero bello.

<< Ottima scelta, questo è uno dei nostri abiti più belli! >> commentò così chiesi permesso e andai nel camerino a provarlo.

Mi aveva sorpreso la bellezza degli altri abiti che, seppur non mi piacessero del tutto, avevano in sé qualcosa di ottocentesco, classico e fantastico.

Ma l’abito che stavo indossando, quello si che mi sorprese. Mi guardai allo specchio dentro il camerino e rimasi a bocca aperta! Mi piaceva un sacco! Aveva lo scollo quadrato, fatto di tulle e stoffa ricamata con rose stilizzate, tutto nero profondo, con corsettatura nella parte superiore, poi una balza e un altro strato di stoffa, con infine del prezioso merletto. Era corto fino alle ginocchia, ma mi stava davvero bene.

Quando uscii dal camerino, la signora me ne diede la conferma.

<< Per Merlino e tutti i maghi! Ti sta benissimo! Questo tipo di vestito s’intona perfettamente con i tuoi boccoli rossi, sembri una bambola! Che ne dici di diventare modella per questo negozio? Saresti perfetta! >>

La proposta mi spiazzò e gentilmente le dissi che ci avrei pensato, anche perché avevo molti impegni scolastici ad Hogwarts. Ma quando le dissi che mi chiamavo anche Rose, lei disse che le coincidenze erano troppe e che dovevo per forza pensarci positivamente. Ringraziai per la gentilezza e la disponibilità e le promisi di farle sapere. Uscii del negozio giusto in tempo per tornare a pranzo al Castello.

<< Weasley, ehi! >>

Mi voltai d’un tratto verso un ragazzo di Corvonero che mi correva incontro, l’aria affannata.

<< Finalmente ti ho trovato! >>

<< Cosa...? >>

<< Volevo chiederti se volevi venire al Ballo con me >> mi disse.

Abbozzai un sorriso, non per niente sorpresa dato che era il ventiduesimo quella settimana a chiedermi di andare al Ballo.

<< Mi dispiace doverti dire di no, ma sono già impegnata per il Ballo >> risposi.

La sua faccia perse vigore.

<< Ah... e chi sarebbe il tuo cavaliere? >>

<< Scorpius Malfoy >> risposi tranquillamente.

Lui si corrucciò, pensieroso.

<< Ma sei sicura? >>

<< Penso di essere sicura con chi vado al Ballo... >> dissi, interdetta.

<< Ma, scusa se insisto, la mia amica, Michelle di Tassorosso, gliel’ha chiesto proprio ieri e lui ha accettato. Stava su di giri che me l’ha ripetuto un sacco di volte >> mi disse, confuso.

Io spalancai gli occhi e la bocca, stupefatta.

<< Dici sul serio? >>

<< Puoi scommetterci. >>

<< Beh, se è così e non ho più un cavaliere, posso venire con te >> gli dissi, ma i miei pensieri furiosi erano altrove.

<< Forte! Perfetto! Allora ti passo a prendere domani sera, verso le sette, davanti il tuo dormitorio! Ciao Weasley! >> fece e se n’andò via tutto contento.

Perché l’avevo fatto? Per ripicca? Per vendetta nei confronti di Scorpius? Si, era così ma mi era venuto spontaneo. Non dovevamo andare insieme al Ballo?

 

šsšts

 

<< Scorpius, mi devi delle spiegazioni >> sibilai, dopo averlo trascinato fuori ai giardini, tra una lezione ed un’altra.

Lui mi aveva guardato confuso, poi si era passato una mano tra i capelli.

<< Che cosa...? >>

<< Vai al Ballo con Michelle Lance di Tassorosso? >> domandi diretta.

<< Si, me l’ha chiesto ieri. Ma perché? >>

Sgranai gli occhi, sbalordita per la seconda volta.

<< Come perché? Ma se mi avevi detto che saremmo andati insieme? >>

<< Io? E quando l’avrei detto? >>

<< Nella Sala Grande, mi hai detto che se a me piaceva l’idea del Ballo, saresti venuto con me! >> esclamai.

Lui sembrò pensarci un attimo.

<< Ah si, ora ricordo. Ma era stato tanto per dire. Insomma, al Ballo non vai con la tua migliore amica >> sorrise lui.

Stavo per rispondergli furiosamente, quando non ce la feci. Ero così arrabbiata che non riuscivo più a dire nulla.

<< No giusto, si...hai ragione. Allora ci vediamo al Ballo >> farfugliai, dandogli le spalle e lasciando i giardini.

 

La sera del Ballo arrivò in un batter di ciglia. Ero già pronta da un pezzo, il vestito e le decolté nere che avevo acquistato precedentemente, i capelli lasciati liberi, tranne per due piccoli fermagli laterali d’argento e un leggero trucco, un po’ di mascara e matita nera sugli occhi. Con quei capelli rossi boccolosi e l’abito nero come la pece, sembravo davvero una bambolina gotica. Mi sentivo così bella, eppure così infelice.

Mi decisi a lasciare il dormitorio e arrivare all’appuntamento. Non sapevo neanche come si chiamava il mio cavaliere, adesso che ci pensavo.

Per fortuna, lo trovai già li in un completo blu chiaro – che faceva a pugni con il mio abito, perché in quel momento riuscii a trovare tutti i particolari negativi di quella serata – con un sorriso a trentadue denti.

<< Ciao Weasley! >> mi salutò.

Io mi avvicinai, cercando di sorridere, poi gentilmente gli chiesi come si chiamava, perché non ricordavo di averlo mai conosciuto.

<< Si, hai ragione. Mi chiamo Micheal Freem, sono di Corvonero quinto anno >> rispose con un altro sorriso stucchevole.

Ricambiai il sorriso, mentre mi porgeva il gomito ed entravamo a braccetto nella Sala Grande. Per un attimo dimenticai tutta la parte negativa, perché la Sala risplendeva davvero come un diamante. Le decorazioni erano sul bianco, molto sobrie, come quasi se fosse una Sala ricoperta di neve: palloncini, festoni, candele, tutto bianco; poi i buffet sui lunghi tavoli, il complesso musicale sul palco rialzato, tutti i ragazzi in abito elegante. Era tutto così bello!

<< Balliamo? >> mi chiese Micheal, con l’ennesimo sorriso.

<< Ehm...si okay >> accettai, malvolentieri.

In quel momento Micheal poteva anche essere il più bello del mondo – ed in effetti era carino – ma non mi sarebbe interessato dato che avevo altro in mente.

Mi prese per la vita e io gli misi le mani intorno al collo, ma mantenendo le dovute distanze, ed iniziammo a ballare.

Passarono i minuti, quando lui fu finalmente richiamato da alcuni amici e mi disse se potevo concedergli due minuti, perché doveva parlare di una cosa. Annuii volentieri per quella pausa, così lasciai la pista e sgusciai verso il buffet per bere qualcosa.

<< Wow...come sei bella >>

Mi voltai verso Scorpius, dietro di me con uno smoking nero elegante quanto perfetto. Adoravo quando lui indossava qualcosa di nero...

<< Ciao Scorpius >> accennai, voltandomi a prendere un bicchiere di succo di mela verde.

Mi voltai di nuovo, iniziando a sorseggiarlo, ma tenendo gli occhi fissi su tutto, fuorché lui. Ma Scorpius aspettava pazientemente davanti a me.

<< No, davvero. Sei bellissima. Sembri una bambola da collezione...>>

<< Dov’è la tua dama? >> lo interruppi come se non avessi sentito niente di ciò che aveva detto.

<< Con il tuo cavaliere e altri amici a parlocchiare di un festino che vogliono organizzare nella stanza delle necessità a fine anno >> mi rispose, alzando le spalle.

<< Forte >> feci, sarcastica.

Rimanemmo un altro po’ in silenzio, finché non finii di bere il succo. Poi posai il bicchiere.

<< Io vado a cercare il mio cavaliere, buona serata >> dissi, facendo qualche passo e superandolo.

Ma dopo poco, fui afferrata e trattenuta per il braccio. Mi voltai interdetta.

<< Puoi concedermi un ballo? >> mi chiese Scorpius.

Una parte di me voleva gridargli << Si si si si si!!! >> ma il mio orgoglio non me lo permise.

<< Se hai voglia di ballare, chiedilo alla tua dama. Se invece vuoi ballare proprio con me, mi dispiace, ma dovevi pensarci prima e venire al Ballo con me. Hai perso il treno >> dissi arrabbiata, liberandomi della presa che era scesa sul mio polso.

<< Ah, ho capito... >> lo sentii dire, così mi bloccai, dandogli ancora le spalle.

<< Sei arrabbiata perché non sono venuto al Ballo con te? >> ridacchiò.

Strinsi i pugni lungo i fianchi.

<< Ma figurati! Lasciami stare adesso >> sibilai e mi allontanai finalmente da lui.

Mi veniva da piangere. Mi sentivo frustrata, arrabbiata, delusa, amareggiata. Non volevo più stare a quel Ballo, così invece di tornare in pista me ne uscii dalla Sala Grande.

Voltai l’angolo, lasciandomi la musica e la confusione alle spalle. Feci qualche metro, poi optai per tornarmene nel dormitorio, tanto in quel momento sicuramente non c’era nessuno a potermi dare fastidio.

Entrai ed era tutto buio e vuoto. Accesi qualche luce soffusa e mi lasciai cadere sul divano, reclinando la testa all’indietro.

Sospirai più volte, cercando di cacciare indietro i pensieri cattivi che stavano rapendomi la mente.

D‘un tratto sentii un rumore, ma non mi voltai. Poi vidi una giacca poggiarsi sullo schienale della poltrona accanto a me e sollevai lo sguardo, quando Scorpius si stava allentando il papillon.

<< Il tuo cavaliere stava impazzendo, perché non riusciva a trovarti >> mi disse, sedendosi accanto a me. Distolsi lo sguardo.

<< Ho spiegato che non stavi bene e che stavi tornando nel dormitorio... >>

<< Sto benissimo, invece >> sibilai.

<< E quindi ho lasciato li la mia dama, che credo si sia messa a ballare col tuo cavaliere. Abbiamo fatto formare una coppia, dovremmo essere contenti >> continuò.

<< Già >> abbozzai.

Cademmo nel silenzio per parecchi minuti, in cui pensai addirittura che se ne fosse andato.

<< Rose, tu non mi vedi solo come un amico, vero? >>

Parlò appena, quasi non lo sentii, ma mi voltai e mi drizzai a sedere, avendo capito perfettamente. Lui stava con la testa appoggiata all’indietro sullo schienale del divano, l’aria pensierosa.

<< Ce-certo! Certo che ti vedo solo come un amico. Il mio migliore amico >> ci tenni a precisare.

Lui sollevò il capo e tornò a sedere in modo composto, poggiando però i gomiti sulle gambe, sporto in avanti, senza guardarmi.

<< Perché allora te la sei così presa che io non sia venuto al Ballo con te? >> mi chiese.

Attesi un attimo di trovare le parole, perché non riuscivo a rispondergli.

<< In verità...non lo so neanche io >> dissi infine.

<< Pensaci >> m’incalzò.

<< Io credo che...sia perché pensavo di venirci con te da tempo prima e ho sentito la notizia da un altro, e poi mi ha dato fastidio il tuo comportamento, perché per me era una cosa già definita che tu hai ignorato. E’ per questo >> risposi, cercando di essere sincera.

Lui tacque, poi ti tolse completamente il cravattino, allentandosi la camicia.

<< Va bene, se è così allora scusami, non me n’ero reso conto d’aver preso un impegno con te >> mi disse, senza ancora guardarmi.

Rimanemmo di nuovo in silenzio, che per la prima volta da tempo fu imbarazzante.

<< Ti piaceva la ragazza con cui sei andato al Ballo? >> gli chiesi d’un tratto.

Lui finalmente alzò lo sguardo su di me.

<< Era carina. La più carina tra quelle che me l’avevano chiesto >> disse.

Abbassai il capo, guardando le mie dita giocherellare con i lembi dell’abito.

<< E tu, perché sei andata al Ballo con quel tipo? >>

<< Era carino. Il più carino tra quelli che me l’avevano chiesto >> risposi facendogli eco.

Lui ridacchiò, scuotendo la testa.

<< Tu non me l’hai chiesto >> disse.

<< Cosa...? >>

<< Se me l’avessi chiesto tu di venire al Ballo con te, saresti stata tu la più carina a cui avrei detto di si >> chiarii. << Anche se, >> aggiunse, facendo scendere i suoi occhi su di me, << carina è veramente riduttivo. >>

Sentii un improvviso calore alle guance e mi misi a ridere per l’imbarazzo.

<< Scemo >> lo appellai, abbassando lo sguardo.

<< Rose >> mi disse, sollevandomi il mento e guardandomi negli occhi.

Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui il mio cuore batté all’impazzata e il mio respiro si mozzò, a guardarlo così vicino al mio viso. Poi lui tolse la mano e la fece scivolare sul mio collo nudo, le spalle, lungo il torace fino alla vita, dove mi attirò a sé in un dolce abbraccio.

<< Mi piace tanto il tuo profumo >> mi sussurrò, tra l’orecchio e la base del collo, dove poggiò la testa.

Io mi irrigidii, poi mi rilassai pian piano abbracciandolo a mia volta. Cos’era quel forte brivido che mi attraversava tutto il corpo?

 

šsšts

 

Per fortuna, dopo il Ballo, rividi solamente una volta Micheal Freem e gli dissi delicatamente che non m’interessava. Sembrò capire e, anzi, mi ringraziò per avergli dato indirettamente un’opportunità con la sua amica – ora non più solo amica – Michelle.

Il resto del Quarto anno trascorse perfettamente, le prove e le interrogazioni andarono bene e il campionato di Quidditch lo vinse Serpeverde e Scorpius era su di giri.

Nel festino che organizzarono alla fine dell’anno nella Stanza delle Necessità, poi, c’erano proprio tutti. Avevano fatto si che la stanza si aprisse quasi come la Sala Grande e che quindi diventasse una festa davvero fantastica. Intanto, io avevo accettato di fare la modella per quel negozio bellissimo – dopo aver chiesto ai miei genitori che ebbero parlato con la responsabile - e quindi ero impegnata anche con alcune sfilate e sedute fotografiche ogni cambio di stagione. Scorpius veniva sempre a vedermi, estasiato, e la signora si dispiacque che loro confezionavano solo abiti femminili, perché Scorpius sarebbe stato un modello bellissimo.

Quella sera, la sera di fine anno, avevamo già fatto tutti i bagagli ed eravamo pronti a fare notte fonda senza dormire, coscienti che avremmo sonnecchiato nell’espresso per Londra.

<< Ehi Rose! L’anno prossimo voglio entrare anch’io nella squadra di Grifondoro! >> fece mio fratello Hugo venendomi incontro un po’ brillo.

Mi schiacciai una mano sulla fronte, esasperata. Albus e i suoi amici volevano far ubriacare mio fratello?

<< Piccolo Weasley, potrai entrare in tutte le squadre che vuoi, ma tanto vinceremo sempre noi >> lo prese in giro Scorpius, accanto a me.

Hugo gli fece una linguaccia e se ne andò via arrabbiato. Scorpius ridacchiò, perché in fin dei conti mio fratello gli era simpatico.

<< E così anche questa volta ci diciamo arrivederci per tre mesi. Come passa veloce il tempo >> commentai, giocherellando con il bordo del mio bicchiere di carta.

Vidi Scorpius sollevare lo sguardo verso di me, poi sorridere e scuotere la testa.

<< Sei troppo bella, non riesco a guardarti senza rimanere folgorato >> disse.

<< Eddai, fai la persona seria! >> lo rimbeccai, appena rossa in viso.

<< Rose, che ne dici di venire davvero al mio compleanno quest’anno? >> mi domandò.

Io rimasi un po’ stupita e pensierosa, finché spontaneamente non gli risposi che mi avrebbe fatto molto piacere.

Lui mi sorrise e mi abbracciò, sollevandomi poi da terra e stringendomi forte.

<< Ma quanto ti voglio bene!? >> fece, dandomi un forte bacio sulla spalla nuda.

 

šsšts

 

Ecco il 14esimo cap. Lo posto adesso, perché l’ho scritto in una pausa di studio e vi dico fin da adesso che prima di lunedì pomeriggio – martedì, non scriverò altri cap perché ho l’esame. Quindi godetevi questo! A presto!

Baci,

Erin.

 

Ps: come richiesto, vi allego l’abito di Rose al Ballo. =)

 

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Capitolo 15
*** Compleanno a Malfoy Manor ***


Edera

Edera

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Compleanno a Malfoy Manor

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<< Rose, calmati >> mi disse per l’ennesima volta mia madre. Ma io non ci riuscivo.

Stavamo tutti nel salotto, seduti, in silenzio, ad aspettare. O meglio, Hugo giocava alla playstation, mia madre chiacchierava allegramente con lui e mio padre mi guardava con un sorriso abbozzato.

<< Ma sicura che non vengono a prenderti i genitori? Sicura che mandano solo un autista?>>

<< Papà, si! Quante volte devo dirtelo? Non vedrai i Malfoy, quindi calmati. Viene solo l’autista, manco Scorpius riesce a venire perché è il festeggiato e deve stare a casa a ricevere gli ospiti e i parenti >> spiegai per la novantesima volta.

Mia madre alzò gli occhi al cielo e disse a mio padre di andarsi a sedere accanto a lei. Papà così fece e mamma iniziò a carezzargli le mani per farlo calmare.

Il 28 Agosto era arrivato fin troppo presto. La vacanze erano volate letteralmente e io m’ero ritrovata a fine Agosto senza che me ne rendessi conto, pronta ad andare al quindicesimo compleanno del mio migliore amico.

Quando l’avevo detto ai miei genitori, c’erano rimasti secchi. Mamma poi era stata felice che i Malfoy avessero accettato di invitarmi a casa loro, papà invece non poteva proprio crederci. Ma, in vero, neanche io sapevo con che faccia mi avrebbero salutato i genitori di Scorpius.

Tutto felice, il festeggiato mi aveva detto che un autista sarebbe passato da me verso le sette. Ma erano le sette meno un quarto, ed io ero già pronta da un pezzo, con il pacco regalo al mio fianco. Avevo indossato un abito dell’atelier Le Rose in cui facevo la modella, ma era stato difficile scegliere: primo, non sapevo se l’abito sarebbe dovuto essere lungo o corto, se parecchio elegante o sobrio e comunque estivo. Alla fine scelsi un abito bianco, sullo stile di quello che avevo indossato al Ballo di Natale ad Hogwarts, ma con qualche balza in più e di un bianco bianchissimo con parecchi merletti e fronzoli. Mi piaceva il contrasto che faceva con i miei boccoli rossi.

<< Sorellona, mi rispieghi perché io non posso venire? OH! GOAL! >> esclamò Hugo, prima di segnare il goal decisivo della partita virtuale. Dalla tv iniziarono a partire ovazioni e canzoni. Mio padre, ancora adesso che era adulto e viveva nel mondo babbano da tanto tempo, non poteva non rimanere affascinato dalla playstation.

<< Perché, anche se conosci un po’ Scorpius, non sei stato invitato. E poi non ti voglio tra i piedi >> dissi con tono affettuoso e lui mi fece una linguaccia.

Le lancette dell’orologio segnarono le sette con uno squillo di tromba, cosa che mio padre adorava e che io semplicemente detestavo. A volte mi faceva sobbalzare e quasi rischiavo di prendere un infarto. Come in quel momento, d’altronde, in cui contemporaneamente, bussarono alla porta.

Balzai in piedi, con il regalo tra le mani. Mamma andò ad aprire e mio padre sgusciò al fianco di Hugo per togliersi dal raggio visivo della porta.

<< Buonasera, signori Weasley. Sono qui per accompagnare la signorina Rose alla residenza dei signori Malfoy >> disse in tono elegante l’autista, in smoking nero.

Io feci un sorriso nervoso e mi feci avanti, mentre mia madre chiedeva se per il ritorno sarebbe stato lo stesso.

<< Ma certo, la riaccompagnerò io qui personalmente >> rispose l’uomo.

Mamma si tranquillizzò, così la salutai, salutai tutti con un cenno e dei baci, poi salutai anche l’autista e lasciai casa.

L’uomo mi fece salire, richiudendomi lo sportello delicatamente. Poi prese posto davanti e mise in moto.

<< E’ molto distante casa di Scorpius da qui? >> domandai.

<< No, signorina. La residenza del signorino non è molto distante. Dobbiamo entrare nel mondo magico attraverso un passaggio, da lì saranno circa dieci minuti >> mi spiegò.

Ringraziai con un sorriso.

Infatti, il tragitto fu breve. Dopo che la limousine diventò invisibile, ci alzammo in aria e l’auto volò nel cielo per qualche minuto, fino a raggiungere uno stretto corridoio di palazzi, in cui passammo velocemente. Nel giro di pochi secondi, fummo catapultati da un’altra parte, ovvero nella Londra Magica.

Erano bellissime tutte quelle case che profumavano di magie. Si, decisamente, da grande mi sarei trasferita perennemente nel mondo magico.

La residenza dei Malfoy si trovava fuori città, circondata da immensi ettari di verde boscoso, che offuscava la villa dalla strada. Il cancello imponente era nero e tutto lavorato, così planammo e scendemmo lentamente davanti ai due battenti, che si aprirono dopo poco. Non ci avevo fatto subito caso, ma ai bordi del sentiero che percorremmo fino alla villa, coperta dalle fronde di alberi secolari, c’erano molte carrozze e macchine dall’aspetto strano, segno della presenza di ospiti. Mi irrigidii al pensiero di tutta quella gente che mi avrebbe guardato in modo strano.

<< Eccoci arrivati, signorina >> mi disse l’autista, parcheggiando sotto alcuni alberi e venendo ad aprirmi la portiera.

<< Ehm… >> esitai, nello scendere. << Non è che mi accompagna fino alla porta, che non so neanche da dove entrare? >> chiesi flebilmente.

Lo vidi palesemente trattenuto per non ridere.

<< Ma certo, signorina. >>

La casa era dipinta di bianco, con rifiniture e tetto a tegole verde. Sembrava una di quelle case di epoca vittoriana, grandi e piazzate, con soffitte e finestre su due sporgenze del tetto.

I giardini erano curati alla perfezione, ma l’autista mi disse che il bello era proprio il retro dei giardini, dove c’erano lo stagno con un bellissimo parco, la piscina, un campo da Quidditch ed una scuderia con i cavalli. Rimasi a bocca aperta, ripromettendomi di chiedere a Scorpius di mostrarmi tutto.

<< Ecco qui, potete entrare di qui signorina. Il signorino Scorpius sarà sicuramente in questa sala ad aspettare gli invitati >> mi disse, lo ringraziai e lui con un cenno del capo si congedò.

Entrai, dopo alcune signore in abito lungo con le loro figlie – pensai – che mi guardarono con aria curiosa e sorpresa.

Scorpius, come sperai, era proprio lì. Al centro della sala circolare principale, i pavimenti lucidi di marmo incorniciato ai bordi elegantemente, i lampadari di cristallo, le piante stupende, i mobili ottocenteschi da catalogo, un pianoforte a coda nero lucido che qualcuno stava suonando, gli invitati variopinti ed eleganti, che si dividevano fra i buffet e i balconi che s’intravedevano attraverso le lunghe vetrate.

Alzai una mano timidamente, per attirare la sua attenzione. Quando lui si voltò, non dandomi più le spalle, lo vidi avvolto in un completo nero bellissimo, camicia bianca un po’ sbottonata senza cravattino, i capelli sistemati all’indietro col gel, le scarpe classiche sicuramente italiane.

Mi guardò per qualche secondo, immobile. Poi fece qualche passo e solo dopo praticamente corse da me.

<< Rose... non posso crederci, sei venuta? >> fece e da vicino era ancora più bello.

<< Te l’avevo promesso, >> abbozzai, un po’ rossa in viso.

Gli tesi il regalo, sussurrandogli Auguri.

Lui lo prese e disse, come sempre, che non dovevo. Lo scartò e ne rimase piacevolmente colpito – lo notai dagli occhi sgranati – quando tirò fuori il cellulare che gli avevo comprato.

<< E’ un celluloide? Davvero? >> esclamò.

<< Cellulare, Scorpius... >> sottolineai, ridendo.

<< Cellulare, si...Rose grazie, così possiamo sentirci in diretta quando vogliamo! >> mi abbracciò, stringendomi e sollevandomi a mezz’aria tra le sue braccia.

<< Sei più che bella stasera, lo sai? Se volevi passare inosservata proprio non ci riuscirai >> mi sussurrò, tenendomi ancora stretta.

<< Beh, non fa niente. Se tu non mi lascerai da sola da qualche parte della sala, penso che sopravvivrò >> dissi, arrossendo senza che lui potesse vedermi.

<< Cof Cof >> sentii ad un certo punto, così ci staccammo e io guardai oltre le spalle di Scorpius.

C’era una splendida signora bionda, alta ed elegante, avvolta in una abito nero e diamanti.

<< Ciao, Rose. Io sono la madre di Scorpius, piacere di conoscerti >> disse, allungando una mano verso di me.

Ero rimasta così basita, che non avevo risposto subito. Poi mi ero ricomposta.

<< Oh...ecco...io, grazie signora Malfoy, il piacere è tutto mio >> farfugliai, facendomi rossa.

<< Come sei bella, lo dico sempre a Scorpius spero che lui te lo riferisca! Bene, io vado a intrattenere le mogli degli amici di tuo padre – che seccatura! – quindi, se volete perdonarmi... >> disse, mi fece un sorriso e se ne andò.

Io rimasi a guardarla in lontananza.

<< Com’è bella tua madre. E com’è dolce, è venuta fin qui... >>

<< Mia madre è così >> disse Scorpius, guardandola andare via. << Tutti pensano che sia una persona fredda e calcolatrice come mia nonna e che mio padre, quindi, sia come mio nonno. Ma io mi trovo bene nella mia famiglia. Certo, ci sono delle regole più dure rispetto ad una famiglia normale, ma io posso dire d’avere una mamma dolce e presente e un padre che sembra freddo e burbero, ma in realtà è sempre attento e me e vuole crescermi al meglio >> spiegò, con lo sguardo perso verso la sala.

Feci un sorriso, carezzando la spalla di Scorpius. Lui si voltò sorridendomi a sua volta.

<< Bene, allora, ti faccio conoscere un po’ di miei conoscenti e amici, così ti ambienti! >> fece, poi mi prese per mano e scattò verso il centro della sala.

Sbiancai d’improvviso quando lo vidi diretto verso un gruppo di ragazzi intenti a chiacchierare di qualcosa.

<< E poi quella tipa m’è saltata praticamente addosso... >> sentii dire ad uno, che ridacchiò e poi bevve un sorso di punch.

Il gruppo era formato da otto persone, tre ragazzi e cinque ragazze, i ragazzi in smoking nero classico, con qualche differenza di bottoni o di cuciture, mentre le ragazze con abiti succinti e scollati da adulte. Mi sentivo troppo bambolina in confronto a loro.

<< Ehilà, festeggiato >> fece una ragazza fasciata da un bustino verde attillato, avvicinandosi e dando un bacio sulla guancia a Scorpius.

<< Auguri... >> disse, lascivamente. Lui la ringraziò.

<< E lei è...? >> fece sempre la stessa, indicandomi con un’espressione un po’ disgustata.

<< Si, lei è Rose Weasley, volevo presentarvela >> disse Scorpius, con un sorriso.

Nessuno disse niente, ma si limitarono a squadrarmi.

<< Una Weasley, eh? Si vede... >> fece una biondina in rosa, giocherellando con i suoi bracciali.

Il ragazzo che invece mi era affianco mi stava guardando il seno palesemente, sebbene il mio abito non fosse scollato.

Scorpius aveva contratto i muscoli del viso, guardando un po’ tutti i ragazzi e le loro espressioni.

<< Rose è la mia migliore amica >> disse, quasi sibilando.

L’espressioni mutarono notevolmente, ma in sorpresa. Poi qualcuno ridacchiò.

<< Scorpius, da quando è che ti dedichi al sociale? Diventare amico di un caso disperato come un Weasley! >> esclamò una bruna riccia, ridendo acutamente, suscitando le risate di tutti.

Scorpius contrasse i muscoli del viso, strinse i pugni e le nocche sbiancarono divenendo bianche quanto il mio abito.

<< Da oggi siete ufficialmente cancellati dalla mia lista di conoscenti. Sono un signore e non vi caccerò dalla mia festa, potete continuare a mangiare a sbafo... >>

<< Dai, Scorpius non fa niente...ci sono abituata... >> dissi a voce bassa, tirandogli un po’ la giacca.

Ma lui non volle sentire ragioni.

<< Ma da domani in poi, >> continuò, << per me siete morti >> aggiunse, poi mi prese per mano e mi trascinò via.

<< Scorpius, che ti prende, ehi! >> esclamò la brunetta, correndogli incontro insieme ad un ragazzo.

<< Ehi, stavamo scherzando dai >> disse quello, bianco dalla paura. L’avevo capito subito dalle loro espressioni e poi lo sapevo per detto: perdere contatti con un Malfoy significava dire addio alla vita sociale e nobile.

<< Ringrazia che non ti ho dato un pugno, Richard >> disse tra i denti Scorpius, guardando a pochi centimetri dal viso il ragazzo in questione. Richard alzò le mani e trascinò via la brunetta, così ci allontanammo da loro.

<< Non dovevi esagerare così, non dovevi >> gli dissi, una volta che fummo lontano, ma immersi nel chiacchiericcio della sala stracolma di gente.

<< Certo che dovevo >> si limitò a dire, con me che ancora non riuscivo a lasciare il lembo della sua giacca. Mi sentivo come una bambina con il suo papà iperprotettivo.

Facemmo un giro della sala e mangiammo qualcosa al buffet, incrociai di nuovo lo sguardo della madre e perfino quello del padre, che sorprendentemente si limitò solo a guardarmi, senza nessuna traccia di odio o disgusto, anzi.

Mi accorsi, dando una breve occhiata all’orologio a pendolo a ridosso del muro principale, che erano già le dieci. Pensavo che mi sarei annoiata, che avrei contato il tempo a manciate di millesimi di secondi, circondata da occhi maligni. Beh, quelli c’erano, ma non erano tutti tutti e poi quasi non me ne accorgevo con Scorpius al mio fianco. Avevamo parlato molto, di qualsiasi cosa, come del fatto che stavamo per iniziare il quinto anno. Sembrava passato un giorno da quando c’eravamo conosciuti al primo anno e allo stesso tempo, sembrava passata un’eternità perché ci sembrava di conoscerci da sempre.

Non seppi bene se fu da quella sera o già da tempo, che iniziò a piacermi Scorpius. Mi accorsi che quando si avvicinava, mi toccava i capelli, mi diceva quanto ero bella, mi batteva troppo il cuore e avrei voluto baciarlo. Probabilmente era davvero da tanto tempo che provavo quelle sensazioni, ma non avevo saputo dargli un nome. Invece adesso ci pensavo di continuo. Ma non volevo espormi. Avevo paura di rovinare la bellissima amicizia che avevamo, perché sapevo che benché lui mi dicesse che ero bella, non mi vedeva con quegli occhi. L’avevo capito quando non mi aveva invitato al Ballo, un’occasione d’oro per invitare la ragazza che ti piace, ma invece ci aveva invitato un’altra. Oppure quando aveva iniziato a sentire quelle pulsioni maschili e si era allontanato, perché probabilmente non voleva soddisfarle con me.

C’era qualcosa, in me, che mi diceva che lui mi vedeva piuttosto come una sorella. Sperai solo che questo alla lunga non mi creasse fastidi o imbarazzi, perché io non lo sentivo affatto come un fratello.

Verso le dieci e mezza, Scorpius si batté la fronte con la mano, dandosi del cafone per non avermi fatto vedere le casa. Mi misi a ridere, dicendo che non mi sembrava il caso, altrimenti ci avremmo messo un’ora. Quindi, si limitò a farmi salire nella sua stanza, perché voleva farmi vedere i miei regali tutti in vista sulla stessa mensola, la foto che gli avevo mandato dall’Italia che aveva conservato nell’album e tanto altro. Così salii.

La sua camera da letto era bellissima. Mi ero abituata a quella di Hogwarts, senza pensare che ne avesse una anche a casa sua. Era sui toni del verde, grandi tendaggi e un grande letto a due piazze a baldacchino, cuscini ricamati, tappeti preziosi, mobili pregiati in legno scuro, una grande vetrata che dava sul parco, luci particolari di cristallo che s’intrecciavano come serpenti, formando un lampadario originale quanto elegante.

E poi non era per niente impersonale come mi sarei aspettata da un rampollo di una famiglia nobile. Era piena di oggetti strambi, cose in disordine sulla scrivania, fotografie appese sul muro con delle puntine da disegno – foto della sua famiglia, sue, alcune anche mie – oppure cuscini sparsi sul tappeto davanti al letto.

<< Wow, mi piace un sacco la tua stanza >> dissi, estasiata.

Lui sembrava visibilmente contento. Ci sedemmo sul letto, perché voleva mostrarmi un album di fotografie di quando era più piccolo, fatte anche ad Hogwarts, anche mie di cui non mi ero accorta.

<< Ehi...e questa? Quand’è che hai portato la macchina fotografica nella Sala Grande? >> mi arrabbiai, guardando una mia foto mentre mangiavo il gelato, tutta sporca sulla bocca.

Lui rise, mostrandomene altre. Molte delle quali mentre dormivo in camera sua, ignara.

<< Per Merlino... >> farfugliai, sconvolta. Poi sollevai lo sguardo verso di lui, trovandolo palesemente divertito.

<< Ma dai! Non puoi! E’ contro...tipo, la privacy! >> balbettai. Lui scoppiò ufficialmente a ridere.

Presi un cuscino dal letto e glielo tirai, dandogli dello scemo.

Lui prese la macchina fotografica dal comodino e mi chiese se, gentilmente gli concedevo di fare una foto insieme – ma suonava come una presa in giro.

Gli feci la linguaccia, ma poi acconsentii. Lui scattò e poi me la fece vedere, perché la macchina era di quelle istantanee. Ne facemmo due, perchè volevo anche io una foto di noi due in abito elegante.

<< Ma puoi stare qui? Insomma, non dovresti stare in mezzo agli invitati? >> domandai d’un tratto.

<< Ma no, sono stato in giro fin troppo. Adesso mi prendo un po’ di pausa dal casino >> mi disse, lasciandosi cadere all’indietro sul materasso.

<< Ascolta Rose >> disse, guardando il soffitto oltre il baldacchino e le tende.

Non capii subito, fin quando non partì dal nulla una melodia che si diffuse in tutta la stanza.

<< Cosa...? >>

<< E’ la canzone che c’era quando ti chiesi di ballare e tu rifiutasti >> rispose.

Attesi qualche secondo, capendo poi di cosa stesse parlando.

<< Parli del Ballo? Era questa la canzone di quel momento? >>

Lui si alzò a sedere, guardandomi. Non mi chiese a parole se volevo ballare, ma me lo fece capire con gli occhi, grigio tempesta. Mi prese la mano e con l’altra mi strinse la vita, mentre scendevamo dal letto.

Mi accompagnò lentamente al centro della stanza e, sulle note di quella dolce musica, iniziammo a dondolare lentamente.

Poggiai istintivamente la testa sul suo petto, continuando a dondolare leggeri, mentre sentivo il suo respiro tra i capelli e il suo cuore battere forte.

<< Rose... >>

<< Mh? >>

Sentii una mano sotto il mio mento, e mi ritrovai a fissare due occhi grigi come nuvole cariche di pioggia. Il suo sguardo scese sulle mie labbra e vi avvertii sopra il suo pollice, sfiorarle delicatamente. Prima che riuscissi a pensare che la cosa che stava per fare non era possibile, mi aveva già baciata. Era un bacio leggero, all’inizio. Aveva poggiato le sue labbra sulle mie, poi aveva iniziato a giocarci, mordendole appena; poi mi aveva stretto la vita e il bacio era diventato molto più intenso.

Il mio primo bacio.

La mia testa già non ragionava più, figurarsi quando lui mi passò le mani tra i capelli. Gli passai le braccia intorno al collo e mi alzai sulle punte, stretta tra le sue braccia, rapita dalle sue labbra.

<< Ehm...Toc toc >> sentii così mi allontanai subito, imbarazzata.

Una domestica era sulla porta, con aria mortificata.

<< Scusatemi, ma l’autista l’aspetta in auto, signorina Rose >> disse, fece un breve inchino e lasciò la stanza.

Non volevo riportare l’attenzione davanti a guardare Scorpius. Ero troppo in imbarazzo. Avevo il fiatone e le guance rosse.

<< Beh...ti accompagno giù >> lo sentii dire, così presi la mia fotografia dal letto e ci avviammo giù, in silenzio.

Non alzai lo sguardo su di lui per tutto il tempo, sentendo il mio cuore battere fortissimo.

Poi, quando fummo nei giardini e ci trovammo la limousine a pochi metri, io involontariamente continuai, proseguendo dritta. Ma sentii una mano afferrarmi il polso.

<< Non mi guardi...adesso non mi saluti nemmeno? >> fece Scorpius.

Io aprii la bocca per dire qualcosa, non riuscendo a farfugliare niente di sensato che un:<< No, ma che dici...scusami io... >>

<< Senti Rose, facciamo finta che non sia successo niente, okay? Io non voglio rovinare la nostra amicizia, quindi scusami se mi sono comportato così impulsivamente >> mi disse, e prima che potessi rispondere, lui si allontanò da me, lasciandomi a pochi passi dalla limousine.

Il viaggio di ritorno fu terribile, perché ero tormentata dai pensieri. Cos’era successo? Cos’avevo avevo fatto di male? Perché s’era rimangiato il bacio?

 

 

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Ecco qui il 15esimo cap! Spero vi piaccia. Grazie per i bellissimi commenti!!!! L’esame è andato bene, ho preso 28. Ma lo studio non finisce qui, perché dovrò darne altri, ma vi prometto  che la storia sarà sempre aggiornata con cadenza regolare! Ah! Volevo dire a Sara Woig che non sono una gothic lolita, ma adoro quello stile ed ho molte cose così...mi piace molto il periodo vittoriano per la moda e quindi gli abiti gothic lolita mi attirano tantissimo! =)pps: per chi me l'ha chiesto, io studio filosofia al primo anno! =)

Baci, Erin.

Ps: sono un po’ stanca, quindi scusatemi se ho fatto qualche errore grammaticale, domani me lo leggo di nuovo e correggo. Vi allego intanto l’abito di Rose al compleanno di Scorpius. EDIT: ho dato un'occhiata al cap, correggendo qualcosa.

 

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Capitolo 16
*** Rivelazioni – parte prima ***


Edera

Edera

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Rivelazioni – parte prima

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Non riuscivo a spiegarmi il perché del suo comportamento. Non era arrabbiato o nervoso, o qualcosa che potesse giustificare la mia preoccupazione. No, assolutamente no. Era normalissimo. Anzi, più che normale. Scherzava, allegro, con gli amici. Faceva allenamento nel campo da Quidditch, rispondeva come al solito alle domande durante le lezioni.

Io, mentre fuori cercavo d’essere come lui, dentro morivo ogni giorno di più.

Era giusto, non voleva rovinare la nostra amicizia e quindi non voleva stare con me, era più che chiaro. E quindi si comportava come se niente fosse, con me, con tutto.

Io l’avevo accettato. O meglio, ero furiosa, imbarazzata a volte e dispiaciuta tutto insieme ma che potevo farci? Lui aveva deciso così ed il mio orgoglio non mi permetteva di andarlo a pregare di ripensarci.

I mesi passavano e io cercavo di abituarmi al nuovo Scorpius. Nuovo perché ormai avevamo quindici anni ed eravamo più maturi. Sia nell’aspetto fisico – lui cresceva a vista d’occhio e metteva su tono muscolare, definendosi – sia nell’aspetto caratteriale.

Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Insomma, mia madre mi aveva parlato di Draco Malfoy e del suo fare da playboy con tutta la scuola hai suoi piedi, ma una parte di me sperava sempre che non accadesse anche al figlio. Invece accadde. Beh, naturale! Quando un ragazzo così bello si aggira per il castello, non puoi fare a meno di guardarlo. Se poi non ti limiti a quello ma ti strusci addosso e fai la gatta morta, riesci proprio ad ottenere quello che vuoi!

Quanto le odiavo.

Ero appena uscita dall’aula, con i libri appoggiati su bacino di lato, e lui stava lì. Ridacchiava con delle oche assurde insieme agli amici, che però erano solo di contorno perché gli occhi erano tutti per lui.

Per qualche istante pensai che forse se non l’avessi conosciuto fin da piccola, adesso staremmo già insieme. Ma io lo so che in fondo lui mi vede come una sorella, che l’altra volta era stato un gesto impulsivo d’affetto e che non voleva dire niente.

<< Oh, scusami >> dissi, quando i libri gli caddero per terra. M’ero voltata violentemente per andarmene e avevo urtato un ragazzo.

<< Aspetta, ti aiuto a raccoglierli >> dissi, ma lui scosse la testa e mi disse che non faceva niente.

Aveva un bel viso ed un fisico tonico, anche se stavamo accovacciati all’altezza del suolo.

I capelli bruni e gli occhi celesti, il sorriso stampato sul viso. Era di Grifondoro.

<< Weasley, giusto? Rose Weasley? >> fece, alzandosi con i libri raccolti tra le mani.

<< Ehm...si. Ma tu...? >>

<< Sono Richard. Non mi riconosci? >>

Mi alzai a mia volta, guardandolo bene negli occhi. Poi mi portai una mano alle labbra.

<< Non posso crederci, sei davvero tu? Ma anche tu alla fine sei finito qui? E perché non ti ho mai visto? >> dissi velocemente.

<< Beh, da quando ho lasciato le elementari mi sono poi trasferito in un’altra città. La chiamata per Hogwarts era arrivata ad undici anni, come tutti, ma io ho avuto dei problemi familiari ed ho dovuto studiare a casa. Però quest’anno sono venuto >> mi spiegò, con un sorriso.

Ecco perché, io lo ricordavo quel sorriso! Richard Thompson era un mio compagno di classe alle prime classe elementari, poi si era trasferito con la famiglia fuori città.

<< Wow...oddio, è bellissimo rivederti! Non pensavo che qualcuno delle mie scuole elementari alla fine sarebbe diventato un mago >> dissi.

<< Oh si, anche Lucas, ti ricordi? >>

<< Davvero? >>

<< Si, ma lui è a Durmstrang >> rispose.

Sgranai gli occhi, commentando sull’influenza oscura che aveva Lucas anche alle elementari.

Parlando ci allontanammo da lì e ci raccontammo di tutto e di più. Passai finalmente un piacevole pomeriggio.

 

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<< Rose, chi era quello di oggi? >> mi domandò Scorpius, mentre mangiavo la macedonia in Sala Grande, con le gambe all’indiana sulla panca e l’aria pensierosa.

<< Rose? >>

<< Eh? >> mi voltai, addentando un cubetto di mela.

<< Ti ho chiesto del ragazzo che hai conosciuto oggi >> mi domandò ancora.

<< Non l’ho conosciuto oggi. Ci conoscevamo già >> dissi, mangiando distrattamente.

<< In che senso? >>

<< Nel senso che avevamo fatto parte delle elementari insieme >> dissi, mettendomi un altro po’ di macedonia nel bicchiere.

<< Devo conoscerlo, allora >> lo sentii dire.

<< Ma no, che bisogno c’è? Io mica conosco le cozze che si stanno attaccate? >> mi venne spontaneo dire.

<< Le cozze? >>

<< Le ragazze-cozze >> precisai. Ormai l’avevo detto, era inutile rimangiarsi l’appellativo.

<< Ma perché non c’è niente da conoscere, sono delle oche punto e basta. Servono solo a scopi diversi dal parlare e conoscere >> mi rispose.

<< Che parole che possono uscire dalla tua bocca >> commentai, continuando a mangiare senza guardarlo.

Lo vidi irrigidire i muscoli del viso.

<< Si e se anche fosse? >> sbottò, gli occhi come tornado grigi.

Mi ritrovai a fissarlo mio malgrado. Distolsi lo sguardo.

<< Niente, non m’interessa. Fai quello che vuoi idiota >> dissi, poggiai il bicchiere sulla tavola e mi alzai, lasciando la Sala Grande.

Non feci neanche qualche passo, che mi sentii afferrare per il braccio, così mi fermai e sorrisi dentro di me. Mi voltai, dimentica di tutto, perché volevo stringerlo a me. Ma mi ritrovai stretta a Richard prima che potessi accorgermi.

<< Tranquilla, se hai bisogno di un abbraccio o di un consiglio, io ci sono sempre. So che qui a scuola è dura per te, per Serpeverde e tutto il resto. Quel Malfoy, poi! >> mi disse e alle sue spalle vidi comparire Scorpius, che si bloccò a guardarci.

Stavo per spingere via Richard ma Scorpius se ne andò di nuovo, senza darmi praticamente il tempo di dire nulla.

 

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Il Ballo di Natale, ormai, era alle porte. Fervevano i preparativi e tutta la scuola era in piena gioia. Tranne me, probabilmente. Ero così furiosa con me stessa e con Scorpius, che aveva ricominciato a parlarmi in modo fin troppo normale – ovvero freddo, e non da migliore amico.

Richard sapeva risollevarmi il morale. Sapeva farmi ridere, avevamo molte cose in comune perché mi parlava della mia infanzia babbana che uno come Scorpius non avrebbe mai capito. Stavo bene con Richard e così, quando mi chiese se volevo andare al Ballo con lui, dissi di si.

<< Buongiorno >> salutai, entrando nel negozio per cui da tempo ormai facevo la modella.

<< Oh cara Rose! Ti avevo proprio messo da parte un abito stupendo per il Ballo di quest’anno, vieni vieni >> esclamò, trascinandomi con lei nel retro del negozio e mostrandomi un abito appeso decisamente stupendo.

<< Wow... >> riuscii solo a dire.

<< Eh si, ormai sei grande e è proprio ora che tu porti un abito del genere >> mi disse. Lei sorrisi ma poi, quasi senza rendermene conto, i miei occhi si fecero lucidi e piccole gocce salate iniziarono a rigarmi il viso.

<< Rose... >> sentii dire la signora, così mi asciugai subito gli occhi passandoci una mano sopra.

<< Non preoccupatevi, niente di che >> mi limitai a dire.

Ma la signora non se la bevve. Mi fece sedere nel salottino sul retro del negozio e mi offrì un the e dei biscotti, chiedendomi infine se mi andava di parlarne con lei.

<< Non c’è niente da dire, in fondo >> commentai.

<< Non voglio insistere, cara, ma forse una donna adulta – anziana, ormai – come me, può darti qualche buon consiglio >> m’incalzò.

Esitai, poi posai la tazza di the davanti alle mie ginocchia, sul tavolino basso.

<< E’ normale che, quando si cresce insieme, lui non ti veda come una possibile fidanzata ma come una sorella? >> domandai d’un tratto.

La signora sgranò gli occhi, poi sorrise come di chi la sa lunga.

<< Mia cara, posso dirti che è normale. A volte capita. Ma io credo che tu debba fare chiarezza nel tuo cuore. Ti tratta come una sorella? >>

Ci pensai su.

<< Non lo so. Avrei potuto dire di sì fino a poco tempo fa, anche se mi faceva complimenti e coccole di continuo. Ma poi mi ha baciato e quindi questa mia convinzione s’è sgretolata. Poi però, adesso, fa finta come se niente fosse accaduto, >> spiegai.

La signora scoppiò a ridere.

<< E’ così palese che è innamorato di te il signorino Malfoy. Scorpius, quel ragazzo che ti segue alle sfilate? Quando facciamo i servizi fotografici? E’ evidente >> scandì bene l’ultima parola. << Io ne ho esperienza, fidati. Si legge nei suoi occhi quanto è innamorato di te >>.

<< Ma che dice? Se sapesse come stiamo litigando ultimamente... >>

<< Perché si è confusi. Spaventati dai nuovi sentimenti che incombono. Dalle pulsioni che si avvertono. E c’è imbarazzo quando certe cose nascono verso la propria migliore amica, perché si ha paura di un rifiuto, di un allontanamento. Mi capisci? >>

Esitai nel rispondere.

<< E cosa dovrei fare, quindi? >>

<< Fargli capire chiaro e tondo i tuoi sentimenti >> rispose lei semplicemente.

Le sorrisi, sperando che fosse davvero così facile. Poi bevvi un altro sorso di the e provai quello splendido vestito.

 

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<< Per tutti i maghi del mondo! Per il grande Merlino...! >>

<< Richard, puoi anche smetterla ora >> dissi imbarazzata, appena fuori dal mio dormitorio, la sera del Ballo.

Ma lui continuava a far scorrere i suoi occhi su di me. Mi sentivo a disagio con i capelli sollevati e il collo e le spalle nude.

L’abito che indossavo colpiva Richard in modo pazzesco. Il corpetto che mi fasciava la parte superiore, la lunga gonna che si dipanava morbida e lunga fino a terra. Bianco ricamato di bronzo, rivestito di uno strati sottile di velo ricamato, con uno spacco sul davanti del tessuto combinato con altri veli. Sembrava così leggero che mi sentivo nuda. Lo sapevo che ero elegante, ma mi metteva in imbarazzo quando mi guardava così.

<< Andiamo >> disse estasiato, porgendomi il braccio diretti alla Sala Grande.

Anche quell’anno le decorazioni erano esemplari. Ed anche quell’anno ero lì senza Scorpius. M’ero ripromessa che gli avrei parlato, chiaro e tondo, come avevo promesso anche alla signora Le Rose. Dovevo farlo, aspettavo solo il momento giusto.

In mezzo al casino, a vestiti pomposi, musica e cibo, tutti gli occhi erano puntati su di me. Sia quelli femminili che quelli maschili, ma con atteggiamenti diversi. Vedevo Richard palesemente compiaciuto di potermi fare da accompagnatore.

Poi lo vidi.

Era accanto ad una colonna rivestita di edera, parlava con un gruppo di persone – la maggior parte ragazze – in modo disinvolto, come se il carisma fosse una sua dote naturale.

Quando alzò gli occhi su di me, lo vidi bloccarsi e non rispondere più alle domande degli amici. Ci guardammo a lungo, come se il tempo si fosse fermato. Lui indossava uno smoking nero dal taglio molto elegante, con gilet del medesimo colore, ma senza cravattino. Era sublime, ed io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

Lo vidi posare il bicchiere sul tavolo lì accanto e superare tutti, diretto verso di me.

Pochi passi, scansando la gente che gli si parava davanti e in breve era di fronte a me, tanto che potevo vedergli distintamente il piccolo neo sotto il collo.

<< Rose... >> sussurrò solamente, ed io mi persi nei suoi occhi grigi.

<< Ah, tu sei Malfoy, no? >> disse la voce di Richard al mio fianco.

<< Si, piacere >> disse, continuando a guardarmi e senza muovere un dito.

<< Io sono, >> continuò, prendendo prepotentemente la sua mano, << il cavaliere di Rose. Mi chiamo Richard Thompson >> aggiunse, attirando l’attenzione di Scorpius che gli strinse la mano malvolentieri.

<< Andiamo a ballare, Rose? >> fece d’un tratto Richard.

Mi voltai a guardarlo, come se solo in quel momento mi rendessi conto di stare al Ballo con lui e non con Scorpius.

<< Rose, vieni a ballare con me >> sentii dire anche Scorpius.

<< Richard, scusami un secondo. Io e Scorpius dobbiamo parlare >> buttai li, prendendo la sua mano e seguendolo in pista.

Richard era rimasto come uno pesce sotto sale.

<< Ciao Rose >> disse, una volta in pista.

<< Ciao Scorpius >> risposi.

<< Inutile dirti quanto sei bella >> disse ancora, prendendomi per la vita ed iniziando a ballare.

<< No, non è inutile... >>

<< Sei bellissima, Rose. >>

Arrossii violentemente, distogliendo appena lo sguardo.

<< Perché stiamo litigando di continuo, me lo dici? >> osai, senza guardarlo negli occhi, mentre danzavamo su quella dolce melodia.

<< Dimmelo tu, Rose >> fece lui di rimando.

Alzai lo sguardo, puntandolo nel suo.

<< Non lo so >> dissi con tutta la sincerità che possedevo.

La sua mano si sollevò e rallentammo, mentre lui mi carezzava il viso.

<< Io non voglio farti del male >> mi sussurrò.

<< Me ne hai già fatto, puoi solo rimediare >> mormorai.

Lui si fermò completamente e, dopo avermi fissato negli occhi per qualche secondo, mi abbracciò in modo possessivo.

<< Ti ho fatto del male? Quando? >>

<< Quando mi hai baciata e poi hai finto che nulla fosse accaduto >> risposi con voce flebile.

Lui si allontanò appena, per riuscire a guardami negli occhi.

<< Ma Rose...tu sei praticamente scappata da me, senza guardami negli occhi, senza salutarmi, senza sorridermi...io pensavo che tu non volessi che io ti baciassi ancora! >> esclamò infine, prendendomi per le spalle esili.

Piccole lacrime iniziarono a solcarmi il viso.

<< Non hai capito niente... >> farfugliai, << mi conosci così bene eppure non hai capito niente... >>

<< Rose, cosa...? >>

<< Io ti amo, Scorpius! >> esclamai e dalla sua espressione capii che una cosa del genere proprio non se la sarebbe aspettata.

 

 

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Ecco qui il 16esimo capitolo. Ringrazio davvero tutte voi per la costanza con cui recensite! Grazie grazie grazie! Spero che questo cap vi piaccia. Spero di riuscire a postare domani la seconda parte. Prima di lasciarvi, forse non ve ne frega molto, ma ho notato che scrivo sempre due o tre righe qui per la fretta, e forse – l’ho capito da qualche commento – volete sapere un po’ di me. Forse, dico. Vabbè, io vi dico qualcosa. Allora, ho fatto il liceo scientifico e se fino a poco fa adoravo lo matematica, ho magicamente cambiato idee scegliendo filosofia. Mi piace il mondo umanistico, i racconti e le storie, la fantasia che si sprigiona in questo mondo. Insomma, io ho sempre scritto da quando ho memoria. Però prima lo ritenevo un hobby, sognando sempre di fare altro: l’astronauta, il medico. Poi un giorno di poco tempo fa mi sono svegliata ed ho deciso che sarei diventata una scrittrice. Ho partecipato ad un corso di scrittura creativa che mi ha aiutato a buttar fuori tutto ciò che avevo dentro e così ho partecipato ad un concorso nazionale di letteratura e scrittura creativa, a cui ho fatto il secondo posto dopo cinquantenni bravissimi. Mi sono sentita bene ed ho capito che quella sarebbe stata la mia strada. Sto portando avanti dei romanzi sul mio pc, però adoro le ff su Harry Potter e mi diverto a scriverle, mi aiutano a cimentarmi e mi mantengo in allenamento quando studio e non posso dedicarmi per bene, come vorrei, ai miei romanzi. Detto ciò, basta chiedere semmai vi venisse qualche curiosità su di me! =)

Alla prossima,

Erin.

Ps: vi allego l’abito stupendo di Rose, di cui mi sono innamorata. Qui anche il link per dovere alla bravissima fotografa. http://zemotion.deviantart.com/art/The-Lady-of-Night-III-120418155

 

 

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Capitolo 17
*** Rivelazioni – parte seconda ***


Edera

Edera

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Rivelazioni – parte seconda

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Mi portai le mani alle labbra, schiacciandole, sgranando gli occhi come se quelle parole fossero uscite da un’altra bocca.

Sembrava che tutto, intorno a me, si fosse fermato. Eppure non era così. Eppure tutti ballavano ancora, qualcuno mi aveva visto, si, ma poi s’era rigirato come se niente fosse. L’unica cosa era che davamo fastidio in pista, immobili, mentre gli altri ballavano.

<< Ehi, se non ballate andate via! >> sentii dire.

Ma Scorpius non si muoveva e nemmeno io. Mi guardava con aria confusa, stranita.

Si portò una mano alle labbra dischiuse.

<< Rose, ripetilo... >>

Mi irrigidii, stringendo i lembi dell’abito e mordendomi il labbro.

<< Io...ecco... >>

Poi d’un tratto fu tutto buio. Sentii alcuni gridolini, alcune bestemmie mal celate, qualche risata. Non vedevo niente, ma speravo che le mie pupille s’abituassero presto per permettermi di vedere un po’ grazie alla luce della luna che entrava dalle grandi finestre.

<< Ma che è successo? >> disse qualcuno poco distante da me.

<< Un blackout magico, ci scommetto! Quelle cretine del comitato organizzativo, gliel’avevo detto io! >> esclamò uno d’un tratto, alzando una mano e sventolandola.

<< Uomini, lasciate fare agli uomini quando si tratta di queste cose! Hanno combinato due incantesimi di luce troppo potenti che insieme in un ambiente chiuso danno questo effetto >> disse ancora quel ragazzo.

Mormorii, esclamazioni e lamenti si levarono dalla sala. In breve fu il caos.

<< Calmatevi ragazzi, calmatevi! Risistemeremo al più presto gli incantesimi del soffitto della Sala Grande >> disse la voce della McGranitt da un posto che non riuscivo a individuare.

<< Non disperdetevi, altrimenti vi farete male. Non cercate i vostri amici, tanto tra poco sarà tutto risolto. Restate fermi, non lasciate la Sala. >> disse la professoressa DeLance, probabilmente dallo stesso posto della McGranitt.

Purtroppo era così buio e fuori era scoppiata una bufera che le uniche luci ogni tanto che riuscivamo a percepire, erano quelle dei lampi che ogni tanto rischiaravano il cielo.

D’un tratto avvertii la presa di Scorpius sulla mia mano e il suo profumo vicinissimo. Tempo un secondo, ero stretta a lui.

<< Ecco, così non ti perdo >> lo sentii dire, ma io non dissi niente.

Per un attimo mi ero distratta, ma in quel momento non riuscivo a non pensare alla cosa che gli avevo gridato pochi minuti prima.

<< Rose >> le sue labbra si mossero contro la mia tempia. Non disse nient’altro, ma lo conoscevo bene e sapevo perfettamente che voleva continuare il discorso di prima.

<< Scorpius, senti, non fa niente. Dimentica >>

<< Dimentica? Ma dici sul serio? >>

<< Scorpius, davvero. E’ stato un gesto impulsivo, io... >>

<< Vuoi dire che non lo pensavi veramente? >>

Mi staccai appena da lui, innervosita, alzando il viso per guardarlo negli occhi. In quel momento un lampo rischiarò la sala e vidi che il suo naso era troppo vicino al mio; il suo sguardo penetrante, sotto quelle sopracciglia arcuate, mi mozzò le parole in gola.

Fu di nuovo buio, ma rimasi immobile.

<< Rose... >> sentii soffiare sulle mie labbra. << Cosa ti spaventa? Ti spavento io, forse? >>

<< Scorpius, io non voglio che tra noi cambi qualcosa in peggio! Se io ora parlo e tu...se io...e tu poi... >> iniziai a farfugliare, appena sentii le sue mani sulla mia vita, attrarmi a sé.

<< Rose >> lo sentii mormorare ancora, vicino alle mie labbra. << Io ti amo >>

Stavo ancora pensando di aver capito male, quando avvertii la pressione della sua bocca sulla mia, le sue labbra cercare le mie, schiudersi, prendermi per il bacino e stringermi ancora di più a sé, mentre il bacio si faceva sempre più profondo.

Mi batteva così forte il cuore, tremavo, finché non piansi, bagnandogli le guance.

<< Perché piangi? Ti ho fatto male? Non volevi che...Rose? >> farfugliò lui, asciugandomi con i pollici le lacrime, senza togliere la mani dal mio viso.

<< Idiota, piango perché mi ami >> riuscii a dire.

<< Oddio...allora non devo amarti? >>

<< Stupido! >> feci, poi mi aggrappai a lui, stretta e lo abbracciai con tutta la forza che potevo.

Sentire – anche se non potevo vedere - le sue mani intorno a me, aperte, che si stringevano sull’abito, il suo naso umido delle mie lacrime sul collo...era qualcosa che non riuscivo a descrivere.

<< Ti amo Scorpius >> riuscii finalmente a dire ancora, e lui s’irrigidì, poi mi strinse ancora di più.

<< Che bello sentirtelo dire... >>

<< Weasley, finalmente ti ho trovata! >> sentii dire dietro di me, poi avvertii una mano sulla spalla e riuscii a capire che era Richard, entrato di prepotenza nella nostra atmosfera.

Io non parlai, ancora intontita. Ma Richard mi guardò il viso durante l’esplosione di un lampo e probabilmente vide le lacrime.

<< E’ stato Malfoy? Ti ha fatto qualcosa? Tu brutto...! >>

<< Ehi, imbecille >> lo freddò Scorpius con un passo nella sua direzione. Poi gli mise una mano sulla spalla o almeno mi sembrò così nel buio della Sala. << Perché non ti vai a fare un giro? Lascia in pace la mia ragazza >>

<< La tua ragazza? >>

Ma non era stato Richard a parlare, imbalsamato sotto lo sguardo pietrificante di Scorpius.

Ero stata io.

Il mio migliore amico mi aveva guardato, fisso, poi aveva portato di nuovo l’attenzione su Richard.

<< Su, vai a fare un giro. Anzi, se proprio vuoi concludere la serata alla perfezione, vedi laggiù? Affianco al secondo buffet? Dovresti vederla...ecco, adesso. Perfetto, quella ragazza con i capelli neri, corti. Era la mia dama al Ballo, non fargli passare la serata in solitudine. E’ simpatica >> disse con un sorriso, gli picchiettò la spalla e Richard guardò me.

<< Scusami Richard, mi dispiace >> mormorai e lui confuso se ne andò, lanciando poi un ultimo sguardo nella nostra direzione, ormai lontano, urtando parecchia gente.

<< Ma dici sul serio? >> dissi, una volta rimasti soli.

<< Ehi ehi, stanno tornando le luci! >> sentii dire in lontananza.

<< Cosa dico sul serio? >> fece Scorpius, tornando a guardarmi.

<< Che sono la tua ragazza...cioè, insomma...che stiamo insieme >> farfugliai.

Lo sentii ridacchiare.

<< Mi sembrava ovvio. Ma se non l’avevi capito, ti chiedo scusa >> poi lo vidi muoversi e abbassarsi, ma non capii quello che voleva fare finché non mi prese la mano.

<< Rose Weasley, vuoi essere la mia ragazza? >> disse e io arrossii fino alle orecchie.

<< Che scemo... >> sorrisi, poi mi inginocchiai davanti a lui e lo baciai, sussurrandogli “si” a fior di labbra.

D’un tratto tornarono le luci e molte persone ci guardarono confusi e curiosi, perché eravamo finiti sul pavimento.

<< Andiamo via >> disse, alzandosi e dandomi la mano per fare altrettanto.

<< Via dove? >>

<< Nel dormitorio >>

<< A fare cosa nel dormitorio? >>

<< Non voglio stare in mezzo a tutta questa gente, Rose. Voglio stare un po’ solo con te. Ho tante cose da dirti >> fece.

Mi prese per mano e mi trascinò letteralmente fuori dalla Sala Grande, fuori dalla voce della McGranitt, dal caos per la musica e le luci ritornate, dalle esclamazioni felici dei ragazzi.

Camminammo per il corridoi, poi giù per i sotterranei, fin dentro alla sua camera.

Mi arrampicai sul suo letto, cercando di sistemare per bene il lungo vestito, e lui mi seguì a gattoni.

<< Rose, sono curioso. Come è successo? >>

<< Com’è successo cosa? >>

<< Che ti sei innamorata di me. >>

<< E’...è successo e basta >> mormorai, arrossendo.

<< Da quanto tempo? >>

<< Da tanto tempo...>>

<< E perché me lo dici solo ora? >>

<< Perché... >> esitai. << Perché pensavo di non piacerti, in quel senso insomma. >>

<< Che scema... >>

<< Ehi! >> borbottai.

Poi alzai lo sguardo e lo vidi sorridere.

<< E tu? Da quanto mi ami? >>

<< Da quando ti ho vista la prima volta, credo >> mi rispose.

Scivolai più vicina a lui, per guardarlo meglio negli occhi.

<< Primo anno, espresso di Hogwarts. Da quando ti ho urtato? >>

<< Beh, non proprio lì. Lì ti stavo solo maledicendo >> ridacchiò.

<< Ehi! >> mi offesi.

<< Da quando... >> lo vidi pensare, riflettere. << Credo da quando passasti del tempo con quel tipo di Tassorosso, ed io ti feci una scenata di gelosia possessiva, perché avevo capito che ti volevo tutta per me. >>

Sorrisi, abbassando il capo, imbarazzata.

<< Non mi sembra vero che tu... >> lasciai in sospeso, poi sollevai il viso. << Ripetilo >>

<< Ti amo >>

Sorrisi, sentendo caldo alle guance.

<< Wow... >> mormorai. << Dillo ancora >>

<< Ti amo, Rose. Ti amo davvero. Ti amo tantissimo >>

Iniziai a sorridere nervosamente, poi mi portai le mani al viso, nascondendolo.

<< Per Merlino...>>

Sentii una leggera pressione sulle mie mani, una pressione che me le fece togliere dal viso e mi fece rimanere scoperta davanti agli occhi profondi di Scorpius.

Lui mi sollevò per il mento e mi baciò ancora, e ancora, e ancora. Tra baci e carezze, e abbracci e ancora baci, ci ritrovammo uno sopra l’altro a fissarci, io sopra lui sotto, io a cavalcioni e lui sollevato a sedere appena, appoggiato sui gomiti.

<< Come sei bella >> mi sussurrò. Le sue dita mi sfiorarono la mano, salirono lungo il braccio, lentamente, arrivando alla spalla nuda, al collo, alla guancia, ed io mi appoggiai sulla sua mano, chiudendo gli occhi.

<< Tu sei più bello >> mormorai.

Riaprii gli occhi e lo ritrovai a fissarmi. Scesi sul suo torace, poggiando il mento sulle mani giunte, guardandolo negli occhi.

<< Ti amo. Posso ripetertelo, vero? >> dissi.

<< Devi, amore. >>

<< Amore? Davvero vuoi chiamarmi così? >>

Lui sorrise, alzandosi a sedere ed io con lui.

<< Amore, posso baciarti ancora? >>

<< Certo che puoi, Amore >> sorrisi, prima di venire catturata dalle sue labbra.

 

Passammo la sera a parlare di tante cose, di tutto ciò che non ci eravamo mai detti e di tutto quello che avevamo provato e mai confessato.

Mi addormentai lì, ma non me ne accorsi.

Me ne resi conto quando la mattina successiva riaprii gli occhi e lo vidi accanto a me, entrambi ancora vestiti con gli abiti della sera precedente. La sua camicia era sbottonata, i capelli spettinati sugli occhi e gli occhi dalle ciglia chiare chiusi.

Scivolai accanto a lui, più vicina, sperando che quello della sera prima non fosse stato solo un sogno. Mi accoccolai contro di lui, gli sfiorai il naso lasciandogli un bacio leggero sulle labbra.

<< Rose... >> lo sentii mormorare, << vieni più vicino. >>

Poi le sue mani scivolarono sul materasso e mi circondarono, passando sotto e sopra la vita, finché non fui bruscamente rapita e attirata a lui.

Scoppiai a ridere, abbracciandolo a mia volta.

<< Oggi non abbiamo lezioni, no? >> disse con gli occhi chiusi.

<< No, siamo in festa. Domani dobbiamo tornare a casa per le vacanze di Natale >> dissi.

<< E se restiamo qui? >>

<< Per le vacanze? >>

<< Si, diciamo ai nostri genitori che non vogliamo andare a casa. Che ne pensi? >> mi domandò, aprendo gli occhi.

<< Penso che sia un’ottima idea >> dissi con un sorriso, contagiando anche lui.

 

šsšts

 

Cari Mamma e Papà,

quest’anno abbiamo diverse attività extrascolastiche da seguire durante le vacanze e anche delle lezioni molto interessanti facoltative, ma che potranno alzarci la media dei voti. Preferisco quindi restare ad Hogwarts, ma non preoccupatevi, ci vedremo quest’estate!

 

Bacioni!

Rose

 

Cari genitori,

volevo comunicarvi che quest’anno hanno indetto degli allenamenti intensivi di Quidditch a cui voglio partecipare per migliorare insieme alla mia squadra e vincere anche la coppa di quest’anno. Ci rivediamo d’estate, mi dispiace di non poter venire a sciare con voi.

 

Baci,

Scorpius.

 

<< Beh, mi sembrano perfette >> commentò Scorpius, quando finimmo di leggerle a vicenda.

<< Oddio si. Anche se non ho mai detto bugie ai miei... >>

<< Rose, non è proprio proprio una bugia. Tu potresti davvero studierai e io potrei allenarmi sul serio >> disse.

Sbiancai, impaurita.

<< Macché scherzi! Io ti voglio tutto per me durante le vacanze, se vai ad allenarti tutto il giorno mi arrabbio! >> esclamai, poi arrossi pensando a quello che avevo appena detto.

Scorpius scoppiò a ridere e legò i biglietti a due gufi diversi.

<< Allora vorrà dire che chiuderò la scopa in camera per queste vacanze... >> disse, lanciandomi un’occhiata e uscendo dalla Guferia.

Lo raggiunsi, prendendogli la mano.

Lui sorrise davanti a sé e poi si voltò a guardarmi.

<< Credo che saranno le vacanze più belle della mia vita >>

 

 

šsšts

 

Ecco qui, scusate il ritardo ma ho avuto un sacco di contrattempi ed ogni volta che volevo scrivere qualcuno mi occupava il pomeriggio o la mattinata. Un inferno!

Cmq, ecco qui il 17esimo capitolo. Volevo rispondere a qualche recensione, tipo quella di vacanziera che mi chiede che genere di romanzi scrivo: prevalentemente fantasy e d’amore, ma adesso sto scrivendo un giallo con risvolti amorosi tutti complicati =).

Inoltre, vorrei davvero ringraziare tutte voi per le recensioni e le mail che mi arrivano, perché davvero se non fosse per il vostro consenso probabilmente non continuerei a scrivere.

 

Ora vi lascio, spero di postare presto il prossimo ambientato ad Hogwarts semideserta a Natale...

 

Baci, Erin.

 

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Capitolo 18
*** Biscotti e Foto Oscene ***


Edera

Edera

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Biscotti e Foto Oscene

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<< Ma che stai facendo, non possiamo! >> esclamai con voce strozzata, trattenendo le risate.

<< Certo che possiamo, la scuola è deserta, vieni! >> fece Scorpius, afferrandomi la mano.

Intrecciai le dita con lui, camminando per i corridoi bui di Hogwarts. Erano le undici passate e Scorpius mi aveva promesso che non ci avrebbe visto nessuno, né i ragazzi rimasti come noi a scuola, né i professori, né tanto meno la preside. Io era in ansia comunque e mi guardavo intorno di continuo.

<< Ma almeno lo sai come si fa? >>

<< Si, ne ho sentito parlare >> mi rispose ed io alzai gli occhi al cielo. Già immaginavo una sospensione e una valanga di lettere ai nostri genitori.

Quando arrivammo davanti a quelle che si diceva fossero le cucine, mi immobilizzai. Scorpius sfilò la mano dalla mia e andò poco più avanti, guardando la parete.

<< Cosa cerchi? >> gli chiesi.

<< Un quadro con una pera. >>

<< Ma ti sembra il momento? >>

<< Scema, si deve solleticare la pera se si vuol entrare nelle cucine! >> mi rispose con aria da chi sta parlando con una bambina di quattro anni pure stupida.

Misi il broncio, seguendo il suo movimenti.

Quando finalmente trovò il quadro con la pera che stonava nella natura morta, con l’indice prese a solleticarla e d’un tratto l’entrata ci apparve.

<< Wow... >> riuscii solo a dire. La magia mi lasciava sempre a bocca aperta, probabilmente perché vivevo nel mondo babbano quando non ero ad Hogwarts.

<< Scorpius! >> gridai con voce strozzata, quando lo vidi scomparire oltre la porta immersa nell’oscurità.

Mi precipitai dietro di lui, entrando il quel buio pesto. Feci qualche passo leggero, con le mani avanti per evitare di urtare qualcosa.

Ma non ci vedevo niente. Non avevo nemmeno portato la bacchetta per fare un incanto di luce! Le lacrime iniziarono a puntellarmi gli occhi e il cuore a battermi forte. Dov’era Scorpius?

<< Bu! >>

<< Aaaaaah! >> urlai, vedendo quella testa illuminata a mezz’aria.

Scorpius scoppiò a ridere e tolse il candelabro da sotto il mento, poggiandolo su un ripiano delle cucine.

Mi portai le mani sugli occhi asciugandoli velocemente.

<< Che idiota! >> mi lamentai.

Sentii, quasi senza vederle, le sue mani intrecciarsi intorno alla mia vita e le sue labbra poggiarsi sulla mia fronte.

<< Scusami, ma è troppo divertente spaventarti >> mormorò, scendendo a baciarmi la guancia, il naso. Ogni volta mi sentivo tremare tutta quando mi toccava così.

Mi strinsi a lui di rimando, poi mi alzai sulle punte - ormai era venti centimetri più alto di me - e gli baciai il mento, appena sotto le labbra.

Lui abbassò un po’ il capo per incontrare la mia bocca, che rapì in un bacio che mi lasciò senza fiato.

<< Riesci a distrarmi da tutti i miei buoni propositi... >> mormorò, scendendo a baciarmi sul collo.

Arrossii violentemente. << Quali buoni propositi? >>

<< No...non m’interessa più... >> continuò, carezzandomi i fianchi e lasciandomi baci roventi sul collo e appena giù...

<< Scorpius! Ma io sono curiosa, che cosa volevi fare? >> esclami, sgusciando un po’ lontana da lui, con il cuore che mi martellava in petto.

Lui si voltò, nella tenue luce che sprigionava il candelabro, passandosi una mano nei capelli. Se in quel momento era infastidito dal mio evitare certe situazioni non lo dimostrava. Non lo dimostrava mai.

<< Io volevo prepararti dei biscotti >> disse, mettendo le mani nelle tasche del pigiama.

<< Tu sai preparare i biscotti? Neanche io so farlo >> balbettai sconvolta.

<< L’ho visto fare a mia madre, una volta. Così mi ricordo gli ingredienti e i passaggi >> mi rispose.

<< Ma che memoria assurda! >> ribattei. << Comunque...grazie. Sei dolcissimo >> mormorai.

Lo vidi arrossire appena, poi distolse lo sguardo e venne verso di me, verso il bancone della cucina.

<< Accendi qualche altro candelabro, altrimenti non ci vedo niente >> mi disse, iniziando ad aprire gli sportelli sopra di lui e tirando fuori ingredienti e ciotole varie.

<< Vuoi una mano? >> domandai.

<< No, voglio che tu stia li a guardami >> fece lui, sorridendomi senza guardarmi, mentre iniziava a misurare le dosi.

Mi sedetti sulla sedia accanto ad un tavolino, li accanto, dopo aver acceso altri quattro candelabri. Mi piaceva la luce delle candele, al contrario di quella elettrica che usavamo a casa; mi rilassava.

Guardai Scorpius per tutto il tempo, con la testa appoggiata sulla mano per il sonno. Era così bello, i capelli biondissimi che oscillavano ai suoi movimenti, quegli occhi grigi così provocanti, le spalle ampie non più da bambino, e quelle mani dalle dita affusolate che quando mi toccavano...

Mi sentii imbarazzata per i miei stessi pensieri e mi ridestai. Cosa provavo di così profondo oltre all’amore, quando stavo con lui? Una vocina dentro di me mi rispose: desiderio. 

Quando le sue labbra carnose scorrevano sulla mia pelle, il suo viso dall’aria maliziosa e furba mi guardava, la sua presa possessiva sui miei fianchi...in realtà provavo un desiderio così bruciante nei suoi confronti da sentirmene spaventata e da ritrarmi istintivamente. Avevo una dannata paura di lasciarmi andare e in fondo avevo ancora quindici anni e mi sentivo per molti aspetti ancora una bambina. Il problema era che ci conoscevamo da tanto tempo, eravamo amici da molto e da qualche settimana fidanzati. Non l’avevo conosciuto da poco, quindi mi sembrava di aver aspettato fin troppo e di non dover aspettare oltre. Ma poi c’era quella vocina che mi ricordava che avevo quindici anni e la guance ancora rosse da bambina.

Certo, ero cambiata e anche mamma mi diceva che stavo diventando una donna; perfino la signora Le Rose, quando avevamo fatto l’ultimo servizio fotografico, mi aveva detto che sembravo una modella adulta e formata, ma dentro di me mi sentivo ancora ingenua e bambina.

In quel momento pensai anche che Scorpius non avrebbe mai dovuto vedere l’album dell’ultimo servizio fotografico, con la copertina in cui ero ritratta in quella posa un po’ oscena.

<< Rose, assaggia >> sentii d’improvviso, e vidi un biscotto al cioccolato davanti a me, dalla forma rotonda.

<< Hai già finito? >>

<< Si, tu sei rimasta lì con gli occhi semiaperti a guardare nel vuoto...che pensavi? >>

<< No, niente >> dissi, ridendo.

Presi il biscotto e lo mangiai, sotto il suo sguardo liquido che mi fissava a pochi centimetri dal viso.

<< Per Merlino, ma com’è buono! >> esclamai, portandomi una mano alla bocca.

Lui sorrise compiaciuto, andando a prendere tutti gli altri.

<< Vieni, saliamo in camera li mangiamo lì >> propose e io annuii felice, prendendogli la mano.

Passammo tutta la sera a parlare, ridere e mangiare biscotti – ed io non potevo fare a meno di dire ogni volta che erano buonissimi – finché non ci addormentammo quasi si sasso, stanchissimi.

 

šsšts

 

La mattina dopo fui svegliata da uno strano picchiettare alla porta della camera di Scorpius. Lo ignorai per i primi minuti, poi mi alzai a sedere, continuando a sentire quel rumore. Sembrava un gufo, anzi, era un gufo: lo capii quando iniziò a lamentarsi.

Scesi dal letto, tirandomi via i capelli dal viso, e camminai fino alla porta. Mi voltai a guardare Scorpius che dormiva a pancia sotto a torso nudo, il braccio che penzolava fuori dal letto, completamente scoperto.

Il ticchettio ricominciò.

<< Scusami, ti apro subito... >> dissi, aprendo e ritrovandomi davanti un gufo rossastro.

Aveva uno pacco sottile ma ampio sul dorso.

<< E’ per me? >> chiesi e il gufo si alzò in volo porgendomi il dorso.

<< Ma chi ti ha fatto entrare? Sei entrato dalla Sala Comune? Solo li c’è una finestra >> feci, ma sapevo che non poteva rispondermi.

Staccai il pacco, lo carezzai e lo lasciai andare, richiudendo la porta.

Mi andai a sedere sul letto, prendendo il bigliettino allegato.

 

Rose Cara!

Proprio stamani hanno iniziato a stampare il nuovo catalogo, quindi volevo che tu avessi la prima copia! Sei proprio bellissima, guarda che scatti!

 

Ti mando un grande bacio.

Madame Le Rose.

 

Presi il pacco sottile ma ampio, capendo che si doveva trattare del catalogo. Lo scartai e lo presi in mano; guardando la copertina sgranai gli occhi, portandomi una mano alla bocca. Per Merlino, era perfino più osceno di quanto immaginassi! Quando posavo con quell’espressione e quel trucco, non pensavo che da fuori mi vedessero così!

<< Ehi, ma quella sei tu? >> sentii al mio orecchio, così balzai e mi schiacciai l’album contro il pigiama.

<< Scorpius, quand’è che ti sei svegliato? >>

<< Proprio adesso. Ma eri tu? Non ho visto bene... >>

<< No, macché io... >> feci, sorridendo nervosamente, ma lui non sembrò credermi.

<< Mi fai vedere, allora? >>

<< No! >>

<< Allora sei tu... >>

<< Macché! >> m’infervorai, assumendo un’aria arrabbiata, mentre Scorpius a gattoni accanto a me mi guardava con aria divertita.

<< Ma dai, non rido di te anche se è una foto stupida! >>

<< Non è questo che mi preoccupa >> feci e la sua espressione cambiò.

<< Fammi subito vedere quell’album >> mi minacciò serio.

<< N-no... >> farfugliai, stringendolo di più al seno.

<< Te lo devo prendere con la forza? >>

<< Scorpius, non voglio e basta! >>

<< Bene, >> disse, e in un millesimo si secondo le sue mani afferrarono il catalogo e lo tolsero facilmente alla mia – per lui – debole presa.

Si sedette e i suoi occhi si sgranarono, insieme alla sua bocca che si dischiuse.

<< Oddio... >>

<< Io non sapevo di essere così oscena... >> provai a dire.

<< Ma perché hai questo sguardo provocante e il seno quasi da fuori? E questo trucco? O per Merlino... >> farfugliò, con gli occhi fissi sulla copertina del catalogo.

<< Ecco perché non volevo che lo vedessi >> mormorai e lui alzò gli occhi su di me.

<< Però, come sei bella e sensuale... >> disse, tornando a guardare l’album.

Mi sorpresi del suo cambiamento di parole.

<< Sei...wow, sei...oddio, non riesco a descriverti >> continuò a farfugliare.

Arrossii violentemente.

Scorpius posò l’album e iniziò a gattonare verso di me.

<< Perché per me non ti metti mai così? Fai vedere queste cose a milioni di persone e non a me? >> fece, fermandosi davanti a me.

<< Cosa, non sei arrabbiato? >>

<< Certo che sono arrabbiato, infatti farò due chiacchiere con Madame Le Rose, e se questo catalogo circola per la scuola, dovrò picchiare parecchie persone, però... >> sollevò lo sguardo e io sussultai sotto il suo occhi maliziosi e bellissimi, << però...adesso... >> lasciò cadere la frase, accorciando la distanza tra me e lui, sfiorando la mia bocca con la sua e mordendomi il labbro inferiore.

Il cuore mi salii in gola e il respiro mi si mozzò. Lui scivolò di più tra le mia gambe, facendo aderire il suo bacino con il mio, mentre le sue mani facevano pressione accanto al mio corpo e la mia testa si reclinava all’indietro per il suo bacio così profondo.

Le sue labbra lasciarono la mia bocca e scivolarono sul collo, lasciando baci sensuali, finché non finirono a sfiorarmi il seno e la sua presa su di me stava diventando più stretta.

Mi ridestai, sgusciando lontana da lui e scendendo dal letto.

<< De-devo farmi una doccia >> farfugliai, correndo quasi in bagno.

<< La facciamo insieme? >> disse la sua voce, poco prima che sparissi alla sua vista.

<< Ma che dici?! >> esclamai, e lo sentii ridere.

 

šsšts

 

Ecco qui, scusate l’immenso ritardo di dieci giorni. Purtroppo sono molto impegnata, ma che non vi venga in mente che lascio la storia! Io la continuo sicuramente! Solo che l’università comporta studiare anche d’estate, infatti fino a fine luglio avrò esami e forse anche a settembre, quindi mi farò solo dieci/venti giorni di vacanza ç_ç.

Vi allego qui la copertina dell’album di Rose, perché appena ho visto questa foto della cantante-violinista Emilie Autumn, sono rimasta basita dalla bellezza e mi ha ricordato Rose, per quel viso da bambina ma allo stesso tempo sensuale e provocante. Mi hanno scritto nei commenti che Rose non è così per loro...lo so bene che non è così che ve la immaginate, nel senso che i capelli sono dei boccoli e l'espressione è più innocente, ma io ho voluto far sì che lei venisse truccata e conciata in quel modo, e che neanche se ne accorgesse di esser venuta fuori così! Quando guardo quella foto, in realtà io vedo il viso da bambina di Rose, senza tutto il trucco, l'espressione maliziosa e il vestito scollato. Io vedo quel viso da ragazzina bellissima, che se può apparire davvero sensuale senza che lei se ne renda conto, perchè lei è davvero bellissima. ps: volevo precisare, dato che le foto ha riscosso qualche commento stranito, che Rose non è che gioca ad essere maliziosa e non se ne accorge, lei fondamentalmente è ingenua, quello che volevo dire è che l'hanno solamente truccata e conciata in quel modo, poi le hanno detto di mettersi in quella posizione e guardare su...io me l'immagino così, che lei s'impegna senza accorgersene che in realtà era una posa alquanto oscena...infatti se ne accorge quando vede la copertina del catalogo! =) vabbè vabbè, spero di non sbagliare più con le immagini che posterò!

Alla prossima,

Baci, Erin.

 

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Capitolo 19
*** Come una bambina in un campo di grano ***


Edera

Edera

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Come una bambina in un campo di grano

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Era mattina presto, probabilmente le cinque. Ed io non avevo proprio dormito. Stavo osservando da cinque minuti la schiena nuda di Scorpius, steso accanto a me a pancia sotto, come sempre. Ma non avevo fatto altro che pensare tutta la notte, non riuscendo a dormire.

Non riuscivo proprio a prendere sonno, perché ero in uno stato d’agitazione totale. Mi sentivo strana, mi sentivo lo stomaco vuoto e allo stesso tempo come se mille farfalle ci stessero svolazzando dentro, all’impazzata.

Mi sentivo come una bambina in un campo di grano, le spighe più alte di te tanto che non riesci a vedere fuori cosa succede, e non vedi nemmeno l’uscita, e nemmeno capisci dove ti trovi. Era una sensazione che ricordavo bene, quando da piccola, Albus mi aveva lasciato da sola in mezzo al campo di grano dietro la Tana.

Mi sentivo spaesata e non riuscivo a trovare una soluzione.

Tornai a guardare la schiena di Scorpius, le sue labbra leggermente dischiuse e carnose. Scivolai più vicina a lui, fino a sfiorargli la bocca con la mia. Rimasi ad osservarlo a pochi centimetri di distanza. Perché adesso provavo quelle sensazioni che prima mi erano sconosciute? Perché adesso mi sentivo in imbarazzo accanto a lui, benché fosse il mio migliore amico e il mio ragazzo? Da quando mi si mozzava il respiro al solo vederlo a torso nudo e, arrossendo, distoglievo lo sguardo aspettando che il cuore smettesse di battere così forte?

Mi sentivo una stupida, invece lui era così tranquillo. Ed io mi agitavo per niente. Non riuscivo ad essere più così rilassata con lui, come qualche anno prima.

Pensai a quelle vacanze di Natale che stavamo trascorrendo al Castello, soli. Mi metteva una strana adrenalina che però non mi rendeva felice, bensì mi metteva agitazione.

Probabilmente una parte di me non era contenta di star perdendo l’ingenuità che avevo fino a qualche anno fa. Probabilmente quella parte si rifiutava di diventare adulta e fare...certe cose. Ma l’altra parte, chissà quanto grande e quanto importante, provava un’irrefrenabile voglia nuova.

Alzai una mano per toccargli i capelli lisci e lunghi sul viso, biondissimi e delicati. Glieli aggiustai, scoprendogli il viso. I muscoli del suo viso si contrassero, ma poi li ridistese e continuò a dormire. Sorrisi.

Forse ne avrei dovuto parlare con lui? D’altronde prima di essere il mio ragazzo era il migliore amico che potessi mai desiderare, un bravo consigliere, un ragazzo in gamba e intelligente. Però m’imbarazzavo al solo pensiero. Non volevo che mi vedesse ancora come una bambina imbranata, quando, seppur avessimo ancora quindici anni, lui aveva il fisico e la mente di un adulto.

Provai a chiudere gli occhi, accoccolandomi contro di lui. Presi un leggero sonno solo mezz’ora dopo.

 

šsšts

 

Riaprii gli occhi che mi parvero trascorsi appena cinque minuti, ma probabilmente non era così. Stavo appoggiata al torace di Scorpius - appena sollevato a sedere con la schiena poggiata sui cuscini dietro - che mi carezzava i capelli e leggeva un libro.

<< Che ore sono? >> borbottai, passandomi le mani sugli occhi.

<< Le undici, >> disse, chiudendo il libro e posandolo sul letto. Poi scese su di me e mi circondò con le braccia. << Buongiorno Rose... >>

Tu-tum.

Ecco che il cuore riprendeva a battere all’impazzata e il respiro mi si fermava in gola.

Gli circondai il torace a mia volta, stringendomi a lui e beandomi del calore del suo corpo. Rimasi ad ascoltare i battiti del suo cuore e il suo respiro infrangersi sui miei capelli.

<< Scorpius... >>

<< Mh? >>

<< Ti amo >> mormorai contro il suo torace.

Le sue braccia mi strinsero di più a lui.

<< Ti amo anch’io, Rose >> mi disse.

<< E ti basta che io ti amo solamente, per ora? >> feci.

Ci fu un po’ di silenzio, finché non si decise a rispondermi.

<< Non vedo cosa dovrei volere di più. >>

<< Tipo... >> esitai. << Tipo fare l’amore con me >> dissi d’un fiato e dentro di me cuore e aria sembrarono confondersi.

Le sue braccia lasciarono la mia vita e le sue mani scivolarono sul mio viso, alzandomelo verso di lui.

<< Rose, stammi a sentire, non devi pensare a questo. Io non ho fretta, assolutamente. Quando ti sentirai pronta, allora accadrà. Scusami se ti provoco, ogni tanto >> aggiunse, con un sorriso malizioso.

Arrossii e sorrisi a mia volta.

<< Però non voglio che tu pensi che io sia così frenata perché non ti amo abbastanza... >>

<< Non l’ho mai pensato... >>

<< ...perché, sul serio, io vorrei darti tutta me stessa >> aggiunsi, guardandolo negli occhi.

Lui stava per dire qualcosa, ma si fermò. Mi guardò molto intensamente.

<< Rose, tu non immagini neanche quanto mi abbia cambiato la tua entrata nella mia vita. Non riesco a pensare cosa avrei fatto senza di te in questi anni, cosa sarei diventato, cosa avrei combinato...quindi, l’ultima che si deve preoccupare di non dare abbastanza sei proprio tu >> mi disse serio, avvicinandosi per baciarmi.

Fu un bacio estremamente dolce. E poi le sue labbra morbide mi mettevano sempre i brividi.

 

šsšts

 

Una fredda mattina, quasi senza che ce ne accorgessimo, arrivò il giorno di Natale. Mi svegliai verso le dieci, sbadigliando più volte. Poi mi voltai e trovai il letto vuoto.

Mi misi a sedere, passandomi le mani tra i capelli per portarli dietro le orecchie. Mi guardai intorno, ma anche il bagno sembrava vuoto. Chissà dov’era andato Scorpius...

Mi sporsi oltre il bordo del letto e infilai la mano sotto per tirar fuori il regalo che gli avevo fatto, perché l’intento era di svegliarlo – dato che sono sempre la prima ad alzarmi dal letto – e darglielo. Ma rimasi con il pacco in mano per qualche minuto, ancora mezza addormentata, poi lo appoggiai sul letto e mi andai a fare una doccia.

Pensai che potesse essere uscito per fare qualcosa in Biblioteca o chessò, quindi mi asciugai i capelli e mi vestii con una gonna a quadri e un maglioncino verde mela. Presi il regalo dal letto e mi decisi a cercarlo.

Uscii dal dormitorio deserto, salendo al primo piano e lasciando i sotterranei. Camminai per il corridoio, quando i miei occhi finirono oltre le vetrate e si posarono sul manto bianco che aveva ricoperto i giardini.

<< Wow...quanto ha nevicato >> mormorai, con le mani premute sul vetro. Poi un punto attirò la mia attenzione. Un pupazzo di neve con sciarpa e capello e un ragazzo che ci girava intorno, modellandolo. Aguzzai la vista e vidi che era davvero Scorpius.

Uscii nei giardini, stringendomi il pacco al petto e iniziando ad affondare nelle neve, camminando verso di lui.

Quando mi vide, alzò una mano e mi fece cenno di avvicinarmi.

<< Buongiorno Rose! >>

<< Ma che fai qui al freddo in mezzo alla neve...? >> iniziai, ma quando girai intorno all’albero e vidi cosa aveva fatto per me, mi portai le mani alla bocca e quasi il suo regalo non mi finii per terra.

Accanto al pupazzo di neve, c’era una scultura di ghiaccio che raffigurava me con un abito ampio e bellissimo.

<< Mi dispiace solo che si scioglierà dopo Natale... >> borbottò Scorpius, con il naso arrossato.

<< Ma...ma...come hai fatto? >> bofonchiai.

<< Con la magia e qualche trucco che mamma usa quando fa ceramica >> disse compiaciuto.

Posai il regalo accanto al pupazzo di neve e mi fiondai ad abbracciando, riempiendolo di baci e sussurrandogli mille grazie.

<< Mi sorprendi sempre! >>

<< E’ solo una cosa che mi è venuta in mente quando ho visto la neve fuori... >> disse, con il mento appoggiato sulla mia testa.

Gli diedi altri baci sul collo, stringendolo a me.

<< Oggi ho voglia di fare tantissime cose! >> dissi improvvisamente.

<< Prima di iniziare, devo darti il mio regalo >> fece lui, staccandosi da me e andando a prendere un pacco accanto alla scultura.

Andai anche io a prendere il mio. Scambiarci i regali sotto la neve fu qualcosa di davvero magico. Lui mi aveva regalato un anello con tre diamanti, che mi mise al anulare sinistro facendomi arrossire. Io, invece, gli avevo regalato un maglione verde e nero che avevo adorato dal primo momento in cui l’avevo pensato addosso a lui.

Fortunatamente, il mio regalo fu molto gradito – per non parlare del suo, che rimiravo ogni due secondi al dito, non tanto per la brillantezza dei diamanti, ma per il significato che gli aveva dato.

Quel giorno facemmo davvero tante fotografie nelle neve e alla scultura – che avrei voluto conservare per sempre. Poi, accanto al campo da Quidditch, ci accorgemmo che il laghetto s’era ghiacciato e quindi con la magia inserimmo delle lame sotto le nostre scarpe ed iniziammo a pattinare. Io l’avevo fatto molte volte, Scorpius no ma in breve divenne bravo anche in quello.

Quando iniziò ad imbrunire, rientrammo nel castello e ci accoccolammo in Sala Comune con il camino acceso. Restammo a parlare e giocare a carte fino a tardi, finché non crollammo stanchissimi sui divani.

 

šsšts

 

Le vacanze di Natale stavano per volgere al termine ed io e Scorpius avevamo anche iniziato a fare i compiti che ci erano stati assegnati. Di mattina andavamo in Biblioteca e studiavamo qualche ora – con le dovute, inevitabili, distrazioni – di pomeriggio o lui si allenava a Quidditch e io stavo sugli spalti a leggere e guardarlo, oppure gironzolavamo nella scuola a combinarne di tutti i colori, cercando di passare inosservati e di fingere di essere i soliti studenti modello.

Quando venne il sette Gennaio e tutta Hogwarts iniziò a tornare, si perse la pace. Il casino imperversò nei corridoi, le Sale comune divennero di nuovo affollate e nella Sala Grande tornò la bolgia dei tavoli strapieni a pranzo e a cena, così come il pomeriggio per studiare. Persino la Biblioteca tornò affollata in un batter d’occhio, perché il giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni e c’era chi ancora non aveva fatto i compiti.

Io e Scorpius lasciammo copiare i compiti ad un povero e ustionato Albus che era andato a sciare ed era diventato rosso come i miei capelli. Passammo il pomeriggio con lui e i suoi racconti, con mio fratello Hugo che mi rimproverò perché non avevo passato il Natale con loro, con Lily e James che presero in giro Albus tutto il giorno, dicendoci tutto quello che lui ometteva dal suo racconto, ovvero le sue cadute e le sue figuracce.

Quando arrivò la sera, finalmente ritrovammo la pace che avevamo provato in quei giorni e rimanemmo da soli. Andammo in Sala Grande per cenare, continuando a sentire le storie di mezzo castello.

All’uscita, mentre stavo per prendere la mano di Scorpius, vidi i suoi amici arrivare di tutta fretta e prenderlo letteralmente, anzi, trascinarselo poco distante da me per l’organizzazione della seconda parte del Campionato di Quiddicht.

<< Scusa Weasley! >> disse qualcuno di loro, così feci un mezzo sorriso e mi appoggiai al muro di fronte per aspettare che finissero e tornare insieme al dormitorio.

Ma poi accadde qualcosa.

Qualcosa che, sinceramente, – nella mia ingenuità – non avevo pensato che potesse accadere. Eppure sarebbe stato molto inevitabile, a pensarci.

Vidi passare una ragazza magra piena di curve e capelli lunghi biondi fino al sedere, il viso da gatta in calore e la camminata da pantera nera. La divisa per di più era troppo corta.

I compagni di Scorpius si voltarono a guardarla e partirono i fischi, i commenti, le battutine. Lei fece l'occhiolino e mandò qualche bacio, finché non guardò proprio Scorpius in faccia e disse lasciva: << Ehi bello, ti aspetto in camera...quando vuoi >>.

Impallidii quando sentii quella frase, ancora più quando gli amici iniziarono a commentare qualcosa e Scorpius, invece, scoppiò a ridere. Mise le mani in tasca e disse qualcos’altro ai suoi amici, poi si dileguò e mi raggiunse.

<< Andiamo? >> mi disse.

Io annuii ed iniziai a seguirlo, ma non riuscivo a non pensare a quella scena: pensai che, probabilmente, la sua vita sarebbe stata più divertente con quegli amici intorno tutto il giorno e una ragazza così sensuale al suo fianco.

 

 

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Ecco qui il 19esimo capitolo! Spero vi piaccia. Mercoledì prossimo ho un esame ma non ho proprio voglia di studiare...uffi. Cmq sicuramente fino a quel giorno non aggiornerò più. Ah, ripeto per chi mi ha chiesto del titolo, che il significato verrà svelato poi...sinceramente non lo sapevo che l’edera fosse la pianta dell’amicizia, ma adesso ho letto questo: In antichità l'edera era considerata la pianta che abbraccia, simbolo di amore e amicizia, per alcuni popoli ha rappresentato anche la femminilità e l'immortalità. 

Intanto due piccoli regalini per tutte voi che mi seguite: in disegno me la cavo, ma con photoshop sono alle prime armi, quindi sarà venuto una mezza schifezza il disegno colorato (sarebbe tipo dopo una lotta con i cuscini...), per non parlare del collage di due foto. Beh, spero vi piaccia...

 

Bacioni,

Erin.

 

 

 

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Capitolo 20
*** Milesia Brown la pantera ***


Edera

Edera

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Milesia Brown la pantera

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Era un tranquillo pomeriggio di Febbraio quando mi arrampicai sugli spalti di Serpeverde con la sciarpa intorno al collo e sotto la bocca, volgendo lo sguardo verso il campo cercando di individuarlo subito tra le saette verdi che sfrecciavano in aria.

Ma come potevo non riconoscerlo subito.

I capelli biondi erano quasi accecanti in quel miscuglio di divise e scope. Ondeggiavano seguendo la scia del vento e quando si fermava a mezz’aria, gli cadevano sul viso e sugli occhi, carezzandoglieli.

Sorrisi, poggiando il mento sulle mani con gli occhi sul campo.

<< Per Merlino, Malfoy proprio me lo scoperei! >>

<< Milesia, shh, c’è la Weasley... >>

<< Ma vuoi davvero mettermi a paragone con lei, Katy? >>

Non mi voltai nemmeno, perché sapevo da chi venivano quelle voci. Ormai la storia andava avanti da un mesetto. La biondona stile pantera dietro di me, che avevo visto appena dopo le vacanze di Natale, era purtroppo a Serpeverde e dovevo sorbirmela a pranzo, a cena, a colazione, nella Sala Comune e durante le lezioni. Spesso le finivo anche in banco vicino, perché Scorpius prendeva posto accanto a me e lei gli si azzeccava.

Lui ne rideva sempre e la cosa dopo un mese aveva cominciato a infastidirmi davvero.

Non che non fossi abituata a vedere ragazze completamente perse di Scorpius, tanto che camminando sbattevano contro i pali senza accorgersene perché dovevano guardarlo. Ma la cosa che mi irritava era che questa tipa, Milesia, era troppo esplicita, troppo invadente, troppo svenevole, troppo esagerata in ogni movimento fin troppo sensuale – come quando mangiava e si portava il cibo alla bocca, leccandolo prima – e a me venivano i brividi solo a guardarla. Che schifo. Ma poi, inutile negarlo, c’era di più. Benché fosse di una sensualità esasperata – ed io ho sempre pensato che la vera bellezza e sensualità fosse quella innata e non costruita – non riuscivo a starmene tranquilla.

Mi metteva ansia averla sempre tra i piedi miei e di Scorpius. Mi metteva ansia il vedere i suoi occhi azzurri scivolare sul corpo del MIO ragazzo. Mi metteva ansia il notare quanto fossi bambina in confronto a lei, la femme fatale.

Sbuffai, continuando a guardare gli allenamenti. Le sentivo parlocchiare dietro, ma cercavo di non farci caso. Poi lei si mise ad urlare.

<< Scorpius! Io faccio il tifo solo per te! Sarò il tuo premio a fine partita! Mi troverai nel tuo letto! >>

Mi voltai inorridita e lei mi sorrise con fare innocente, come se avesse detto la cosa più normale del mondo.

<< Allora sarà una sorpresa anche per me, Milesia: dato che dormo nel letto di Scorpius, faremo una cosa a tre! >> esclamai fingendo palesemente allegria e felicità.

Lei mi sorrise falsamente a sua volta.

<< Secondo te, tra me e te nel suo letto, non manderà via quella magrolina e imbranata per tenersi la dea del sesso?! >>

<< Oddio, mi viene da vomitare... >> dissi disgustata, voltandomi verso il campo.

Le sentii ancora parlare dietro di me, ridacchianti.

Dopo un po’, scocciata, mi alzai e me ne andai.

A metà strada mi accorsi che non avevo nemmeno salutato Scorpius, ma probabilmente non si era neanche accorto che ero arrivata e che me ne ero andata.

Attraversando il corridoio principale di Hogwarts, che costeggiava la Sala Grande mezza vuota, pensai di studiare un po’ in biblioteca e a mia grande meraviglia, quasi all’ingresso, seduto ad un tavolo vuoto, ci trovai Albus con mille libri intorno.

<< Ehilà, ma davvero frequenti posti del genere? >> sorrisi.

Lui alzò il capo e gli occhi gli brillarono.

<< Oh mio Dio, Rose, sei davvero tu?! Che visione! Aiutami ti prego, domani devo consegnare una pergamena di mille righe di Storia della Magia! >> esclamò con voce strozzata, così alzai gli occhi al cielo e gli sedetti accanto, iniziando a prendere il libri per capire di che argomento stesse parlando.

Alla fine se ne andò tutto il pomeriggio. Tra una ripetizione ed un’altra, gli chiesi anche come si trovavano nelle varie materie Hugo e sua sorella Lily, ma lui mi rassicurò che stavano benissimo e si erano fatti un gruppo solido di amici.

Poi, senza che me ne accorsi, si fece sera. L’orologio a pendolo della Biblioteca risuonò le sette e ad Albus iniziarono a venire i morsi della fame, come se non mangiasse da secoli. Scoppiai a ridere.

<< Scherzi?! Sai il mio cervello quanto ha bruciato, oggi? Non ho mai studiato così tanto! >> si lamentò, così io risi ancora di più.

Poi, me ne resi conto da sola, il sorriso scomparve immediatamente dal mio viso quando sentii delle voci fin troppo familiari.

<< Rose...? >> mi richiamò Albus, così alzai subito la testa.

<< Mh? >>

<< Tutto okay? >>

<< Ma certo... >>

<< Sai che con me puoi confidarti... >>

<< Si lo so. No è che...insomma...tu che genere di ragazza preferisci? Per esempio, una come Milesia Brown o come me? >> dissi d’un fiato, sondando la sua espressione.

Lui mi guardò un po’ stranito.

<< Beh Rosie, tu sei mia cugina... >>

<< Si, ma se non lo fossi? >>

Lui sembrò pensarci su.

<< Rose, senza offesa, ma Milesia è proprio una bomba >> disse con la voce ridotta ad un sussurro.

Sorrisi, anche se dentro di me non mi sentivo molto bene.

<< Okay...senti, io mi avvio, che devo passare prima per il mio dormitorio >> accennai, presi la mia tracolla e lasciai un po’ stralunata la Biblioteca, con la voce di Albus che mi chiamava e Milesia e le amiche che girovagano nel reparto dei romanzi rosa.

 

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Quella strana zuppa che mi ero messa nel piatto aveva un aspetto strano. O forse era solo il mio stomaco che si era chiuso. Scorpius, invece, soprattutto dopo gli allenamenti, mangiava con molto appetito e anche con un grande sorriso sulle labbra perché – lo sentivo dire con il compagno – si erano allenati alla grande ed erano sicuri di vincere contro Corvonero la prossima settimana.

Mangiai qualche cucchiaio, spizzicando qualche cosa qui e lì, ma poi il mio stomaco si chiuse del tutto. Misi le mani sotto il mento, guardando di fronte a me Milesia che raccontava delle sue avventure sessuali all’amica Katy. Poi attirò l’attenzione degli amici di Scorpius, che si misero a fare commenti del tipo: quand’è che le vediamo dal vivo queste prestazioni?

Scorpius come sempre rideva e continuava a mangiare, ma Milesia lo fissava con insistenza.

<< Mi hai sentito dagli spalti del campo, prima? Ragazzi, so che siete gelosi, ma io sono il premio di Scorpius >> miagolò e i commenti di disapprovazione riempirono il tavolo.

Scorpius non disse nulla, ridacchiando e continuando a mangiare.

<< Allora, me la dai una risposta Malfoy? >> insistette.

Scorpius non alzò nemmeno gli occhi, tagliando la sua carne.

<< Non credo che serva una risposta, dato che il mio premio ce l’ho già >> disse e io mi voltai verso di lui. Era la prima volta che le rispondeva.

<< Dici la Weasley? Ma sei serio? >> scoppiò a ridere Milesia.

<< Milesia, sai >> fece Scorpius, alzando gli occhi su di lei, << mi fai davvero ridere. >>

<< E’ già qualcosa! >> esclamò lei e Scorpius scosse la testa ridacchiando, riprendendo a mangiare.

Milesia continuò a commentare, come se io non ci fossi, sulla bellissima notte che stava per avere con Scorpius Malfoy. Finsi seriamente di non sentire.

Quando finimmo di mangiare, Scorpius mi prese per mano e salutò i suoi amici – Milesia lo salutò con il suo fare lascivo e Scorpius ridacchiò – poi lasciammo la Sala Grande.

Camminammo in silenzio fino al dormitorio, mano nella mano, ma io lo guardavo di continuo con la coda dell’occhio, anche se lui appariva rilassato e senza preoccupazioni.

Entrando nella sua stanza – nostra ormai da tempo – si andò letteralmente a buttare sul letto, sospirando stanchissimo.

<< Sono stati duri gli allenamenti, eh? >> commentai, andandomi a sedere accanto a lui.

Lui si voltò a guardarmi ancora disteso.

<< Si, tantissimo. Sono distrutto Rosie >> mi disse. Poi mi prese la mano e mi tirò su di lui, così caddi tra le sue braccia.

<< Non ho neanche voglia di mettere il pigiama, dormo così... >> mormorò, con gli occhi chiusi e le mani intorno alla mia vita.

Restai in silenzio a guardare il suo viso rilassato. Respirava con il ritmo classico di chi si è appena addormentato. Così continuai ad osservarlo. Ma, neanche un minuto, i suoi occhi grigi si aprirono di scatto e la sua fronte si corrucciò. Per poco non sobbalzavo.

<< Rosie, tutto bene? >>

Annuii vigorosamente. La sua mano si alzò e mi toccò i capelli, infilando le dita tra i miei boccoli e giocherellandoci. Poi mi passò la mano dietro la nuca e mi attirò a sé, baciandomi.

Fu un bacio leggero, all’inizio. Poi le sue labbra iniziarono a diventare bollenti e la sua lingua sgusciò nella mia bocca, insieme alle sue mani che si fecero possessive sui miei fianchi. Mi si mozzò il fiato.

<< Improvvisamente mi sento così carico... >> soffiò sulle mie labbra, mordendomele.

Sorrisi imbarazzata, sporgendomi per rubargli un altro bacio ed un altro ancora. Ci baciammo con così tanta passione e impeto, muovendoci sul letto, che finimmo a fissarci senza fiato, respirando affannosamente. Scorpius stava sopra di me, i capelli chiarissimi che penzolavano accanto al suo viso arrossato e le labbra dischiuse e piene, le braccia muscolose attorno al mio corpo, che anche da sotto la camicia della divisa, ora tirata, si vedevano delineate. Mi sentivo così...eccitata.

Mi accorsi che le sue dita mi avevano sbottonato la camicia, scivolata ai lati, e che il mio seno era fasciato appena dal reggiseno sotto i suoi occhi liquidi.

<< Dio mio, quanto sei bella... >> sussurrò, scendendo a baciarmi il seno.

Un brivido fortissimo mi percorse la schiena, il corpo e mi imporporò le guance. Dischiusi le labbra per cercare ossigeno quando sentii le sue labbra morbide chiudersi sul mio capezzolo.

Balzai a sedere, scivolando appena lontana da lui.

Lui mi guardò, i capelli e il viso stravolti che lo facevano apparire ancora più sexy di quanto fosse normalmente – e normalmente era da divorare con gli occhi.

<< Scusami >> mormorai, abbassando lo sguardo sulla mia gonna stropicciata e il mio ventre scoperto.

Lo sentii scivolare fino a me, a gattoni. Le sue braccia mi circondarono e il mio seno aderì al suo torace.

<< Non chiedermi scusa >> mi disse e io lo abbracciai.

<< Invece si. Sono così impaurita dalle sensazioni che provo...che mi comporto come una scema... >>

<< Rose, ascoltami, io non voglio forzarti. Ti dovrei chiedere io scusa, perché davvero ti desidero così tanto e non riesco a resisterti come dovrei... >> disse sulla mia spalla.

Chiusi gli occhi e mi accoccolai contro il suo petto.

<< Ti amo >> sussurrai e lui sembrò sobbalzare. Appena.

<< Ti amo anch’io, scemotta >> fece, dandomi dei baci teneri sulla spalla e sul collo.

Sorrisi, e cademmo sul letto accoccolati l’uno all’altro. Scorpius prese a carezzarmi i capelli e le spalle, le mani, la pancia. Era così dolce che finii per addormentarmi senza accorgermene.

 

šsšts

 

<< Ehilà Weasley >> sentii quella voce dietro di me, ma non mi voltai.

Continuai a camminare diretta alla serre per la lezione di Erbologia. Scorpius era già lì, perché prima aveva avuto gli allenamenti di Quidditch.

<< Weasley, ti devo chiedere una cosa, fermati! >> ripeté quella voce, così rallentai.

Milesia Brown mi affiancò, con la solita divisa modificata troppo corta e il trucco pesante.

<< Senti Weasley, ma a Malfoy piace di più stare sotto o sopra? >> fece, così mi voltai inorridita verso di lei.

<< Ma stai fuori, Brown? >>

<< No, voglio solo preparami adeguatamente >> fece lei emozionata.

Mi portai una mano sulla fronte, continuando a camminare e guardare davanti.

<< No...non dirmi che... >>

<< Che c’è ancora? >> dissi, poi lei camminò velocemente e mi raggiunse, guardandomi con fare indagatore. Poi scoppiò a ridere.

<< No! Tu non l’hai ancora fatto con Malfoy, vero? Oh per tutti maghi del mondo... >> squittì con la mano davanti alla bocca.

Non mi voltai nemmeno.

<< Chi tace, acconsente! >> ridacchiò. << Ah ma allora, sarà facilissimo fare sesso con lui. Non dovrò neanche convincerlo o cosa! Certo che sei proprio stupida... >>

<< Da che pulpito... >> borbottai.

Lei scoppiò a ridere di nuovo. << Il sesso è l’unico modo per tenersi stretti gli uomini, idiota! Secondo te, arrapato com’è, se arrivo io con le mie belle gambe promettendogli momenti indimenticabili fino a quando vorrà, cosa sceglierà il tuo caro Scorpius? Te o me? Quella con cui deve fare il dolce e paziente, aspettando che finalmente si decida, o quella che lo farà divertire e gli allieterà le notti? >> disse come un fiume in piena, tutta felice. Poi prese a camminare più veloce, alzando una mano per salutarmi e dirigendosi a passo sensuale verso le serre.

Mi fermai qualche secondo, stringendo il libri al petto. Alcuni ragazzi di Serpeverde mi sorpassarono, insieme a dei gruppetti di Tassorosso, diretti alle serre. Poi ripresi a camminare e quando entrai, vidi Milesia accanto a Scorpius con i guanti già infilati e l’aria lasciva. Lui non la guardava ma non sembrava particolarmente infastidito. Rimasi sulla soglia imbambolata finché il professor Neville Paciock non mi spinse dentro facendo cominciare la lezione.

 

 

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Ecco il ventesimo cap, anche se con molto ritardo. Scusatemi, ma il 15 ho l’ultimo esame e sto studiando ancora. Uffi. Cmq, sper che questo cap vi sia piaciuto. Ho fatto un piccolo collage di foto: immaginatevi come se fossero molte delle foto che si sono fatti Rose e Scorpius a vicenda, in occasioni come il Ballo, oppure mentre Rose dormiva, o quella dove lei sta appoggiata ad un palo, che lo aspetta dopo gli allenamenti di Quidditch. Oppure lui seminudo sul letto, lei in qualche servizio fotografico! Non so, spero vi piaccia. ^_^

Adesso vi lascio, alla prossima!

Erin.

 

Ps: Star711: i collage di prima erano due tipi che ho preso a caso, ma non jackson rathbone e rachelle lefevre! Ti ho anche risposto per email suoi dubbi del secondo commento =)

     Pinkstone:  non ho pensato ad un tot di capitoli da scrivere sinceramente. Voglio scrivere ancora molto, però, perché c’è tanto da dire, quindi non finirà tanto presto, ma si, una fine ce l’avrà =)

 

 

    

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Capitolo 21
*** Per tenerti stretto a me ***


Edera

Miei cari lettori...

Non è un miraggio, sono veramente tornata. Spero possiate perdonarmi! Beh, i commenti a fine capitolo. Vi lascio finalmente alla lettura del ventunesimo.

 

Edera

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Per tenerti stretto a me

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Cosa sceglierà il tuo caro Scorpius? Te o me? Quella con cui deve fare il dolce e paziente, aspettando che finalmente si decida, o quella che lo farà divertire e gli allieterà le notti?

Le sue parole mi rimbombavano ancora nella testa, a distanza di una settimana.

Le parole di Milesia Brown, il suo sorriso sicuro e il suo guardami con sufficienza, erano impressi nella mia mente in modo indelebile. Peggio quando la incrociavo nei corridoi o dovevo sorbirmela a lezione o durante i pasti.

Marzo, con il suo freddo più tenero e il suo clima sballato era arrivato ed io avevo passato una brutta settimana. Per via dell’imminente partita contro Corvonero, io e Scorpius ci vedevamo poco – anzi, per niente – e la cosa, più che altri momenti, mi faceva davvero male. Stavo male perché non ero più sicura di quello che avevo. Non ero più sicura di me stessa, di Scorpius, della solidità della nostra relazione.

Non sapevo come comportarmi. Cosa potevo fare per tenerlo stretto a me? Per non far si che guardasse altre ragazze?

In quei momenti di profonda angoscia avrei voluto davvero confidarmi con qualcuno. Ma Albus non era per niente adatto e amiche non né avevo. A volte pensavo che era stato un errore appoggiarmi così tanto a Scorpius, dato che lui poteva venir meno e io mi sarei ritrovata da sola. Ero in un periodo molto negativo e la mia solita forza combattiva sembrava evaporata nel nulla, sotto il fuoco di Milesia Brown.

Un giorno, però, mentre studiavo in Biblioteca, sentii una cosa. Le voci erano basse e lontane, ma udibili comunque. Parlavano due ragazze tra loro, oltre lo scaffale di Storia della Magia e riuscivo a intravedere le loro sagome attraverso i libri.

<< Jane, ascolta chi ne sa più di te. Gli uomini si devono tenere stretti a sé con il proprio corpo e poco con il proprio cervello. Certo, se quello poi c’è, ben venga. Ma il legame forte tra due persone si crea proprio quando queste due fanno per la prima volta l’amore. Da quel momento, se il legame era già forte, vi sentite parte l’uno dell’altra e il rapporto si consolida. L’unica arma che hai adesso è andare a letto con Nate. Insomma, lo ami no? Siete fidanzati, no? E allora che male c’è?! >> disse una della due, mentre l’altra si soffiava il naso con qualche singhiozzo.

<< Forse hai ragione. Se faccio l’amore con lui, non avrò niente da temere, >> rispose l’amica.

<< Si, esattamente! E al più presto, altrimenti lui perderà interesse verso di te e si concentrerà su altre curve! >>

Sbiancai, quando la verità mi cadde sulla nuca come una ghigliottina. Quella ragazza oltre lo scaffale aveva proprio ragione: sembrava che stessero parlando della mia situazione ed era palese che stavo rovinandomi con le mie mani.

<< Stasera c’è la partita Serpeverde contro Corvonero! Dato che i Corvonero perderanno sicuramente, almeno regalerai a Nate una bella notte focosa! >> fece entusiasta l’amica.

M’imbarazzai all’idea, quasi fossi io a doverla mettere in atto. Ma, in fondo, anche se...

Scossi la testa piena di vergogna. No, non potevo vestirmi in modo succinto e farmi trovare in camera sua, non ce l’avrei mai fatta.

E al più presto, altrimenti lui perderà interesse verso di te e si concentrerà su altre curve!

M’irrigidii ricordando quelle parole. Cosa dovevo fare? Lasciare che tutto scorresse come sempre, oppure donargli me stessa completamente e mettere da parte l’imbarazzo? Se lasciavo la situazione com’era, probabilmente avrebbe iniziato a vedermi sempre più come un’amica e non come la sua fidanzata. Avrebbe iniziato a perdere interesse fisico nei miei confronti, avrebbe perso il desiderio...

La decisione sgusciò in me prima che me ne rendessi conto.

 

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Lasciai la nostra stanza verso le sette, diretta al campo da Quidditch. Mi sentivo esageratamente in ansia. Mi avvolsi per bene la sciarpa al collo, attraversando i giardini in cui si sentivano le voci di tifo provenire dal campo, pieno di luci e striscioni. Tremavo, ma non era per il freddo. E le guance era tutte arrossate, ma ero sicura che neanche quello c’entrava con la temperatura.

Salii sugli spalti, salutando qualche conoscente con un cenno del capo. Presi posto, guardando il campo davanti a me e le tribune esultanti. A mia sorpresa vidi Albus, che con la sciarpa Griffyndor si sentiva un po’ spaesato. Si guardava intorno un po’ corrucciato.

<< Ehi, Albus! >> esclamai, alzandomi in piedi, felice di trovare un volto amico.

<< Rose! Eccoti finalmente... sapevo che saresti venuta perciò sono qui. E poi non passiamo mai del tempo insieme... >> borbottò.

Mi sentii un po’ in colpa. Lo presi per un braccio e lo trascinai sulla panca dov’ero seduta, iniziando a parlare e chiedergli come stava. Con Albus ci vedevamo di rado, perché io ero troppo concentrata su Scorpius. La mia vita girava intorno a lui e perfino mio fratello Hugo lo vedevo di tanto in tanto. Aveva si il suo gruppo di amici e con la sorella non ci sarebbe stato neanche morto – soprattutto ora che stava crescendo – però avrei dovuto essere più presente. E Lily, che forse aveva bisogno di qualche consiglio femminile. D’un tratto mi resi conto che dovevo seriamente recuperare.

La partita iniziò e le due squadre entrarono. Tra boati e fischi, il cronista ufficiale, Bobby Micheal, chiamò i nomi di tutti i giocatori e al nome di Scorpius la folla applaudì ancora di più, soprattutto femminile.

Quella sera, lo guardai con occhi diversi.

Mi sentivo strana, lontana dal suo splendore e mi sembrava d’essere tornata al primo anno, quando non lo conoscevo ancora bene e il mio unico amico era mio cugino Albus.

Albus gridava il nome di Scorpius, incoraggiandolo mentre la mia tribuna esultava per l’ennesimo goal. E il mio ragazzo passava sulla scopa, con aria trionfale, alzando i pugni al cielo.

Cos’era quell’ennesima sensazione di sconosciuto? Cos’era quell’improvvisa sensazione di distacco che provavo nei suoi confronti? Era la prima volta che vedevo il mondo di Scorpius come se non fosse il mio.

Quando Serpeverde vinse, i festeggiamenti nel campo furono grandissimi. Coriandoli verde-argento piovvero dal cielo e i giocatori si abbracciarono in campo, guardando verso gli spalti in segno di vittoria.

<< Si, ma Grifondoro li batte la prossima volta >> fece Albus, nel caos degli spalti.

Mi concessi di ridere, benché l’ansia in me stava crescendo a dismisura. Stava arrivando il momento ed io dovevo essere decisa, altrimenti l’avrei perso per sempre.

Mi congedai da Albus, dicendo che me ne sarei tornata nel dormitorio perché avevo mal di testa. Lui mi diede un pizzicotto sulla guancia e mi pregò di non sparire per un altro mese. Gli promisi che non avrebbero mai più sentito la mia mancanza.

C’erano molte cose che dovevo aggiustare, e sarei partita da Scorpius.

Andai via, cercando di non cadere tra le mille persone che si muovevano e facevano cori dalle tribune, riuscendo a lasciare il campo.

Sgattaiolai nel castello, sapendo di avere il tempo in cui Scorpius rientrava negli spogliatoi e si faceva la doccia.

Sistemai la stanza. Accesi le candele sui comodini e sulla specchiera, sistemai i miei vestiti nell’armadio e tirai fuori un completino intimo nero di pizzo, con un babydoll abbinato che mi aveva regalato Madame Le Rose, anche se pensavo che non l’avrei mai indossato.

Mi guardai allo specchio, scalza. Mi sciolsi la coda, lasciando che i capelli rossi mi ricadessero a boccoli lungo le spalle, le braccia e la schiena. Il babydoll mi arrivava appena sotto il sedere ed essendo di velo lasciava vedere il completino nero così sexy.

Mi sentivo così nervosa. Continuavo a guardarmi allo specchio e mi tremavano le gambe.

Salii sul letto e aspettai poco, perché la porta della camera ben presto si aprì. Scorpius entrò, lasciando cadere la borsa dell’allenamento. Aveva le guance arrossate e i capelli spettinati e chiarissimi, appena asciugati.

Alzò lo sguardo su di me appena un secondo dopo.

I suoi occhi grigi mi fissarono, muovendosi lungo tutto il mio corpo. Si passò le mani nei capelli e dischiuse la labbra. << Wow >> biascicò con il fiato mozzato.

Gli sorrisi, scendendo dal letto e raggiungendolo piano. Dovevo farlo e soprattutto dovevo stare tranquilla, perché sarebbe andato tutto bene.

Mi avvicinai, gli passai le mani sulle spalle, sganciandogli il mantello, che lasciai cadere sul pavimento. Mi alzai sulle punte, gli presi il viso sulle mani e lo baciai.

Scorpius sembrava così intontito da non capire cosa stesse accadendo. E sinceramente non sapevo neanche io cosa stavo facendo.

Le sue mani rimanevano ferme lungo il suo corpo e le sue labbra rispondevano piano al mio bacio tenero. Intensificai il contatto, prendendogli le mani e mettendole sulla mia vita. Lo baciai con più passione ma lui si fermò un po’, guardandomi negli occhi a pochi centimetri di distanza.

<< Rose, >> soffiò sulle mie labbra, << perché tutto questo? >> mi chiese.

<< Perché ti amo, >> dissi senza pensarci, rituffandomi sulle sue labbra.

Ma Scorpius mi allontanò di nuovo di un po’. << Allora perché tremi? >>

Mi accorsi, quando me lo disse, che tremavo davvero. Eppure la stanza era riscaldata dal camino.

<< No-non lo so >> farfugliai, riprendendo a baciarlo.

Le sue mani mi afferrarono le spalle esili e Scorpius mi trattenne a qualche centimetro da lui.

<< Rose, se non te la senti io posso aspettare, lo sai. Non devi fare questo per me se non vuoi >> mi disse sorridendo.

Poi la sua espressione cambiò e il sorriso sparì dalle sue labbra. Mi asciugò una lacrima che mi era rotolata sulla guancia.

<< Rose...ma perché adesso piangi? >> sussurrò carezzevole.

<< Perché mi rifiuti? >> sbottai, non riuscendo più a trattenere il magone che mi bloccava il respiro. << Con Milesia l’avresti fatto?! >> feci furiosa.

Scorpius mi guardò come se non credesse alle sue orecchie. << Cosa...? >>

<< Hai sentito bene! Io non voglio che tu ceda alle sue provocazioni! Se vuoi fare l’amore, devi farlo con me! >> esclamai in preda ad un pianto nervoso.

La presa sulle mia braccia si allentò e Scorpius si allontanò di un passo. << Non dirmi che...che tu pensi che io possa davvero tradirti? Che io possa andare a cercare il sesso altrove, perché tu non vuoi fare l’amore con me? >> mi disse, con aria stralunata.

Mi chiusi le braccia intorno al corpo, sentendomi d’improvviso troppo svestita.

<< Io...io volevo solo soddisfarti. Io...era per tenerti stretto a me >> mormorai.

<< Ma che bella considerazione che hai di me! Pensi che il mio amore per te sia così volubile? Pensi che io sia come un animale in calore? Che me ne andrei con la prima che passa perché tu non ti concedi a me? Rose, ma che ti prende?! >> esplose furente. << La nostra prima volta vuoi davvero che sia così? >>

Iniziai a piangere ancora più forte. Mi accovacciai a terra, nascondendo il viso rosso e umido nelle braccia. Mi mancava il fiato.

<< Io ti stavo perdendo, >> farfugliai, piangendo. << Io ti sto perdendo, il nostro rapporto non è più lo stesso... tu vuoi una cosa che io non voglio darti. E’ meschino da parte mia e così tu inizierai a vedermi di nuovo come un’amica... non ti attrarrò più... mi hai rifiutato... io senza di te posso solo morire... >> biascicai nei singhiozzi, ancora accovacciata su me stessa.

<< Rose...ma che... non ti riconosco... >> lo sentii dire.

<< Io non sono adatta a te, l’ho sempre saputo. Non sono così bella, così seducente come invece lo è Milesia >> dissi, guardandolo attraverso le lacrime.

Scorpius restava all’in piedi, incredulo, poco distante da me. Si portò una mano alla fronte, tirandosi indietro i capelli.

<< Forse hai ragione. >>

La sua voce bloccò il mio pianto e mi asciugai gli occhi in fretta. Cosa aveva detto? Mi alzai in piedi e mi appoggiai alle colonne del letto a baldacchino.

<< Forse hai ragione, >> ripeté. << non sei adatta a me. Ti credevo diversa. Credevo che il nostro rapporto fosse diverso, dato che ci conosciamo da quando avevamo undici anni e praticamente siamo cresciuti insieme. Abbiamo affrontato tante cose insieme. E adesso nella tua testa tu mi consideri così poco. Hai proprio ragione, >> disse con voce appena udibile, poi fece un passo indietro e si voltò.

Vidi le sue spalle allontanarsi e la porta della stanza si richiuse nel muro dopo di lui.

In quel momento più che mai, ero rimasta sola.

 

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Non so cosa successe ad entrambi. Da parte mia, mi sentivo così imbarazzata, sconvolta e stralunata che non avevo voglia di vederlo.

Da quella sera ormai lontana, avevo ripreso a dormire nel letto del dormitorio femminile che, tra l’altro, avevo dovuto liberare dalle cose delle mie compagne che pensavano che non sarei mai ritornata.

Ecco perché, ben presto, la notizia che io e Scorpius eravamo ai ferri corti si diffuse in tutta Hogwarts.

Era passata una settimana quando, per primo, venne Albus a parlarmi. Poi anche mio fratello Hugo e anche Lily. James non mi disse molto, ma accompagnò la sorellina.

Volevano sapere cos’era successo. Albus però fu l’unico a prenderla più seriamente: mio fratello disse che era colpa mia, dato che le femmine sono così assillanti. Lily mi disse che invece era solo questione di tempo e avremmo fatto pace. Mentre Albus non poteva crederci. Mi disse che aveva provato a parlare anche con Scorpius, ma lui non aveva voluto discuterne.

Per placare le acque ed essere lasciata un po’ in pace dal gruppo di supporto che m’era venuto incontro, dissi che erano cose da niente ma che per quel momento preferivo riflettere da sola su noi due.

Così, le settimane continuarono a passare. Gli sguardi su di me si fecero sempre più eloquenti: tutti si stavano chiedendo se fosse davvero finita. La leggendaria coppia di Hogwarts era scoppiata?

Nei corridoi, i pettegolezzi erano all’ordine del giorno e ormai non si curavano neanche più di parlare a voce bassa. Si sentiva davvero di tutto. Si parlava delle mille ragazze che intanto Scorpius si stava facendo, di Milesia che era diventata la sua fidanzata, di me che avevo preso il nomignolo di “cornuta”.

Del resto, poco vedevo Scorpius. Forse perché lo evitavo, sapendo benissimo i posti che frequentava e cosa faceva. Era facile non stare negli stessi posti in cui c’era anche lui. E quando dovevamo mangiare in Sala Grande, mi mettevo al lato opposto del tavolo, così non sentivo nemmeno i suoi discorsi. Così, anche nelle aule.

Pian piano, la rabbia nei confronti di Scorpius salì dentro me in modo smisurato.

La consapevolezza che non sarebbe venuto da me per fare pace, per parlare, per tornare insieme, mi faceva piangere e gridare dentro.

Pensai molto a me stessa. Pensai che, in fondo, avevo davvero sbagliato quella sera di – ormai - tre settimane fa. Avevo sbagliato a comportarmi in modo così infantile, non credendo in lui e dandogli praticamente dell’animale in calore. Ma ero insicura e lui avrebbe dovuto capirlo. Che brutto carattere. Avrebbe dovuto cercare un punto di contatto in cui parlare, piuttosto che evitarmi e lasciarmi andare senza avermi detto niente.

Eh già, perché a questo punto c’eravamo davvero lasciati.

 

šsšts

 

<< Rose, Rose! >>

Mi fermai con i libri sotto il braccio, voltandomi verso Albus.

<< Dove sono i tuoi libri? Adesso abbiamo lezione... >>

<< Non pensare alle lezioni, Rose! Ho una cosa sensazionale da dirti! >> esclamò con il fiatone, poi respirò per un po’ come se avesse corso mille metri.

Aspettai paziente che si riprendesse.

<< Ho saputo che stasera faranno un megafestino fuori Hogwarts! Si, in effetti è un po’ illegale... ma c’è una passaporta e ... avanti Rose! >>

Ero già andata via a metà del suo discorso.

Sentii Albus affrettare il passo e raggiungermi. Mi passò una mano sulle spalle, mentre continuavamo a camminare.

<< Rose, sul serio devi venire. Devi staccare un po’ la spina da questa situazione angosciosa in cui stai. E’ passato un mese e... >>

<< Albus, per favore. Lasciami perdere >> sbuffai, togliendomi il suo braccio dalle spalle.

<< Ci vediamo a lezione >> lo salutai, lasciandomelo alle spalle.

Meno male che c’era lui a ricordarmelo. Che era passato un mese e che Scorpius non era ancora venuto da me. Meno male.

Mi passai una mano tra i capelli, stizzita. Me li alzai in una coda alta con un nastro, appoggiando per qualche secondo i libri sul davanzale di un finestrone del corridoio.

Mi raccolsi i capelli in alto, senza stringere, arrotolai il nastro nero intorno e feci un fiocco.

<< Se lo dici di nuovo, giuro che ti lancio un’Avada Kedavra! >> sentii dire a voce alta dal fondo del corridoio.

<< Scusami, scusami! Hai ragione, non so quello che dico >> si affrettò a chiarire l’altra.

Poco dopo apparvero due ragazze in lontananza. Una di queste era Milesia Brown. Mi salii la nausea, così feci per prendere i libri e andarmene. Ma loro parlarono ancora.

<< Ti dico che cadrà ai miei piedi, è solo questione di tempo... >>

<< Si, scusami Milesia, hai ragione tu! >>

<< Bene >> fece la Brown, scomparendo in un’altra stradina senza vedermi.

Mi appoggiai al muro dietro le mie spalle. Sapevo di chi stavano parlando. Parlavano di Scorpius, vero? Stavano dicendo che non era caduto alle avances di Milesia? Era questo che avevo sentito?

Scrollai la testa per distogliermi da quei pensieri. E se mi stavo solo illudendo? Perché diamine non veniva da me, allora? Cosa dovevo fare per attirare la sua attenzione? Si era dimenticato di Rose Weasley? Stava bene adesso, meglio di quando era con me? Si divertiva con gli amici? Si sentiva più libero?

Prima che me ne accorgessi, le mani che tenevo sulle guance vennero bagnate da lacrime sottili. Presi velocemente un fazzoletto dalla tasca della gonna e me lo passai sugli occhi...

 

Era tardi, meglio andare a lezione.

 

 

 

šsšts

 

Ehm... non so da dove cominciare. Innanzitutto grazie grazie grazie per i commenti che avete continuato a lasciare. Ringrazio tutte, dalla prima all’ultima, per quello che mi avete scritto. Mi avete invogliato a continuare a scrivere. Il problema non sta infatti nel non avere argomenti da mettere nei capitoli. No, quelli ci sono e c’è ancora molto di cui parlare. Il problema è il tempo. A volte ho davvero poco tempo e quando mi siedo al pc faccio tutt’altro perché non riesco ad impegnarmi per organizzare questa storia. Mi sono accorta però che stavo tanto sbagliando. Grazie ancora per avermi supportata, adesso riprenderò a scrivere! Spero che continuiate a seguirmi.

Un forte abbraccio!

Erin

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Capitolo 22
*** Impressioni Sbagliate ***


Edera

Edera

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Impressioni Sbagliate

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<< Eddai, ti prego >> mi supplicò ancora.

Sbuffai, aggirando il letto e continuando a ripiegare i miei vestiti nel cassettone.

<< Ti prego io di non insistere... >> biascicai.

Albus si alzò in piedi e mi raggiunse, prendendomi per le spalle. Mi guardò fisso negli occhi.

Lo scansai in malo modo, arrabbiata. L’ultima persona che mi aveva preso in quel modo era stato Scorpius, la sera che mi aveva lasciato.

<< Rose... >> continuò lui, seguendomi. << Non riesco a vederti così. Stasera vieni davvero con me. >>

Gli davo le spalle e cercavo di concentrarmi su cose inutili pur di non guardarlo negli occhi.

<< Albus, cosa diamine ti ho detto fino da oggi? >>

<< Lo so Rose... >>

<< No, no ti prego. Ripetimi cosa ti dico sempre quando mi fai queste proposte >> m’innervosii.

<< Mi dici sempre che non ne hai voglia e che non verresti mai, neanche sotto torture >> mi fece il verso imitando la mia voce.

Passai sopra a quella velata presa in giro.

<< Beh, ti sei risposto di nuovo da solo >> feci, andando a sedermi sul letto.

Mi guardai la camicia stropicciata della divisa. Tutta colpa di mio fratello Hugo e dei suoi tormenti, quando poco prima mi aveva trascinato per tutta Hogwarts. Tra lui e Albus, non sapevo chi prima dovevo allontanare per starmene un po’ in pace.

Sentii una nuova pressione sul letto. Alzai gli occhi spazientita.

<< Rose, fammi parlare senza interrompermi. Se non sei ancora d’accordo, non ti darò più fastidio >> mi promise.

Decisi di lasciarlo almeno parlare.

<< Rosie, ascoltami. Stasera la festa è nella stanza delle necessità. Hanno creato un ambiente grandissimo, quindi c’è spazio per ballare, divani per sedersi e un finto giardino nel retro. E’ proprio figo! Beh...insomma. Il punto è che sarà una cosa tranquilla se vuoi che sia tranquilla. E se poi vorrai andar via io non dirò niente per trattenerti e ti accompagnerò al dormitorio. Inoltre, secondo me, non va bene che tu passi le serate chiusa qui a leggere o studiare. Hai risolto qualcosa? E’ passato un mese e mezzo e mi sembra che la situazione sia uguale a prima. Allora, se questo metodo non ha funzionato, perché non provare con l’altro? Divertirti, conoscere altre persone e mettere un po’ da parte la tristezza. Che ne dici? >>

Rimasi ad ascoltarlo fino alla fine. In fondo, sapevo bene che Albus aveva ragione. Le cose sembravano andare sempre peggio chiusa com’ero in quella stanza. Invece, semmai...

<< Albus... io non so... >>

<< Ti ripeto. Appena ti scocci, torniamo qui >> si affrettò a ridire.

Sospirai, annuendo appena.

Mio cugino s’illuminò.

<< Dici davvero? >>

<< Non farmi cambiare idea... >>

<< Per Merlino! >> esultò. Mi abbracciò fortissimo, poi si alzò dal letto e mi sorrise.

<< Tra un’ora mi trovi davanti al ritratto del vostro dormitorio. Senza di te quel tipo odioso del quadro non mi fa entrare... >> borbottò poi sorrise di nuovo e lasciò la mia stanza.

Quando la porta finalmente si richiuse, mi lasciai cadere all’indietro sul letto. Sollevai la mano sinistra, guardandomi l’anulare. Non riuscivo proprio a toglierlo. Era passato un mese e mezzo e lo sapevo benissimo. Fin troppo bene. Ma non riuscivo a toglierlo. Forse perché non riuscivo neanche a ricordare il perché del nostro litigio. Perché mi aveva trattato in quel modo assurdo e tanto freddo? Perché non ne avevamo parlato, poi? Forse perché io, presa dall’imbarazzo, l’avevo evitato la settimana successiva? O forse perché avevo preso le mie cose e le avevo tolte dalla sua stanza? Cos’era successo di tanto irreparabile che ci aveva fatto allontanare?

Mi alzai, sistemandomi i capelli. Andai verso la cassapanca ai piedi del letto e mi accovacciai. Mi guardai di nuovo la mano sinistra. Strinsi gli occhi fino a farmi male, premendo le labbra l’una contro l’altra per forzare me stessa.

Poi, mi tolsi quel benedetto anello. Non volli guardarlo più. A tentoni, presi la scatolina che l’aveva contenuto per una sola giornata e lo riposi. La richiusi, chiusi anche la cassapanca e mi ci sedetti sopra.

 

Dovevo sbrigarmi se non volevo farmi trovare da Albus ancora in quelle condizioni.

 

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Non l’avevo detto ai miei genitori. Ed era terribilmente atroce quando ogni volta mi scrivevano nelle lettere come andava con Scorpius. Mamma mi chiedeva di salutarlo per lei oppure semplicemente s’informava sui nostri rendimenti scolastici. I suoi, io, non li sapevo più. Li inventavo per la maggiore, o gli comunicavo quelli che sentivo dire. E quelli di Quidditch ogni tanto li sapevo da Albus. Punto, fine della storia. Per me Scorpius era come evaporato nel nulla. Avevo perso in una serata un fratello, il mio migliore amico e il mio ragazzo. Pouf. Come se niente fosse mai esistito.

Avevo pianto davvero tanto. Tanto da stare male, da soffocare, da pensare di uccidermi tanto senza di lui che bisogno c’era di continuare a camminare su questo mondo.

Ma questo non lo dicevo. Questo era un segreto che mi sarei portata nella tomba, questo nessuno doveva saperlo. Io non piangevo davanti a nessuno. Io ero arrabbiata o scocciata, ma mai disperata e piagnucolosa. No, io avevo pianto solo davanti a Scorpius.

 

Un bel respiro e un bel sorriso. Passai davanti allo specchio e mi guardai. Ero bellissima. Mi sentivo una di quelle bambole perfette e vuote, quelle senz’anima. Sperai che nessuno riuscisse a notarlo.

Uscii dal buco del ritratto, trovandoci Albus ad aspettarmi. Era una nuvola di profumo tutta elegante.

<< Come sei bella! Andiamo? >> mi disse, così annuii.

Lo seguì per il castello buio e silenzioso, mentre furtivi insieme ad altri gruppetti di ragazzi, passavamo per scorciatoie o qualche statua o quadro che fungeva da passaggio segreto.

La stanza delle necessità era al settimo piano e ne avevo solo sentito parlare. Si diceva che quando ci passavi davanti per tre volte di seguito, pensando a qualcosa di cui avevi bisogno, si materializzava una porta con ciò che avevi richiesto. Mi aveva sempre affascinato.

Quando riuscimmo a sgattaiolare al suo interno, la stanza delle necessità era davvero ciò che di più bello ci si potesse aspettare. La musica era altissima, ma era come insonorizzata e dall’esterno non si sentiva nemmeno il toc di un tacco da scarpa.

L’ambiente era diviso in più stanze, ognuna di svariate dimensioni e svariati usi. C’era davvero una serra-giardino ricreata nel migliore dei modi.

<< Visto dove ti porto? >> disse fiero mio cugino, guardandosi intorno.

Annuii con un mezzo sorriso. Forse riuscivo davvero a distrarmi.

Appena cinque minuti dopo, alcuni amici di Albus ci avevano raggiunto. Due o tre di loro li conoscevo di vista, ma la maggior parte no. Così mio cugino me li presentò.

Marcus Noltis - così mi sembrava d’aver sentito – porse a me e ad Albus due bicchieri contenente uno strano liquido ambrato. Albus mi strizzò l’occhio così pensai di potermi fidare.

La sensazione di quel liquido ardente nella mia gola fu atroce. Ma stranamente piacevole. Ne bevvi un altro sorso.

<< Ehi, andiamo nella sala house babbana, c’è musica veramente pazzesca! >> gridò uno sopra la musica, così Albus annuì e bevve il suo bicchiere tutto d’un sorso.

Lo guardai esterrefatta, ma lui mi disse di fare lo stesso. Quando lo feci, la gola mi bruciò tantissimo.

Venni trascinata da quel gruppo di ragazzi per la folla, fino ad una sala insonorizzata dal resto, dove la musica cambiò d’improvviso. Varcata la soglia, abbandonammo la musica più leggera dell’esterno, per fiondarci in un tunz tunz che t’invadeva fin dentro le ossa.

Uno degli amici di Albus portò altri bicchieri. Erano più piccoli e trasparenti, con del liquido rosato. Dissero che al tre dovevamo buttarlo giù. Lo assaggiai con la punta della lingua e mi sembrava molto dolce. Feci anch’io come loro e la gola mi bruciò ancora più di prima.

Mi sentivo elettrica. Non pensavo che l’alcool potesse dare quelle sensazioni così piacevoli, così inebrianti. Sembrava che la mia testa fosse più leggera e non volesse pensare a niente. Era così che dovevo stare.

Perciò bevvi un sacco. Qualcosa di verde che chiamarono Assenzio, qualcosa di rosso scuro di cui non capii il nome, e molto altro.

Mi sentivo male. Non sapevo che l’alcool potesse dare quelle sensazioni così brutte, così sbagliate. Sembrava che tutto il mio corpo fosse in subbuglio e mi veniva da vomitare. Pensavo a tutte le cose orribili che mi era capitate, come un groviglio di emozioni e situazioni orrende.

Mi sentivo sballottolata tra la folla di ragazzi che ballavano, sentivo il mio equilibrio precario. Mi pulsavano le tempie e avrei voluto che smettesse di fare così male. Dov’era Albus? Mi aveva lasciata sola? Non si preoccupava di vedermi in quello stato?

<< Oh amico, tua cugina sta male... >>

Cos’era questo casino? Perché non smettevano di fare rumore? Perché si accalcavano intorno a me, togliendomi ossigeno?

<< Per Merlino! Rose! Rose sono qui! Riprenditi, ti prego! >>

Stai zitto. Shh. Fammi dormire almeno, se non posso morire. Fammi stare un po’ in pace, fuori dal mondo.

<< Andate a prendere dell’acqua e un caffè amaro! Ehi Julio, tienile le spalle sollevate, vengo subito! >>

Una nuova pressione sulle spalle, un corpo contro il mio. Mi sorreggeva, mi aiutava. Chi era? Cercai di aprire gli occhi, di guardarlo.

<< Weasley, sono un amico di tuo cugino, cerca di non addormentarti... >>

Era biondo? Aveva gli occhi grigi? Mi stava sorridendo?

<< Scorpius... io ti amo... ti prego non lasciarmi sola... >> tentai di fargli capire, poi allungai le braccia al suo collo e lo baciai. Aveva un sapore amaro, misto di sigaretta e alcool.

Le sue braccia mi strinsero e la sua lingua entrò prepotentemente nella mia gola. Non mi piaceva quel contatto. Scorpius non mi baciava così.

<< Lasciami... lasciami stare >> biascicai sulle sue labbra, ma lui non ne voleva sapere.

Continuava a baciarmi e, debole com’ero, non riuscivo a respingerlo.

D’un tratto lo vidi.

Scorpius Hyperion Malfoy.

Perché era lì, in piedi con un calice tra le mani, a guardarmi? Chi era che stavo baciando?

<< Scorpius... >> lo chiamai biascicando.

I suoi occhi erano così disorientati che mai l’avevo visto in quel modo.

<< Julio! Ma che diamine, ti avevo detto di aiutarla! Stupido idiota ubriaco! >> urlò poi Albus, fiondandosi in mezzo alla scena.

Tirò via il ragazzo che mi stava sopra, così fui liberata dal suo peso. Mi portai le mani alla testa, continuando a guardare Scorpius. Cercai di alzarmi, barcollando un po’.

<< Scorpius... >> ripetei, avvicinandomi a lui. Gli poggiai le mani sulle spalle mentre lui restava immobile.

Non capivo perché mi stesse guardando in quel modo. Che avevo fatto?

Avevo baciato un altro ragazzo.

Mi portai una mano davanti alla bocca. << Scorpius... io ti amo... >> biascicai, stringendogli le mani sulle spalle.

I suoi occhi grigi sembravano così liquidi. Poi iniziarono a sciogliersi. No, erano lacrime. Una lacrima gli rotolò lungo la guancia. Si passò il dorso della mano sugli occhi, mi tolse le mani dalle sue spalle e parlò. Disse qualcosa, ma non capivo, guardavo solo i suoi occhi, ipnotizzata, sorda a tutto ciò che era esterno a lui.

Finii tra le braccia di Albus e fui privata di Scorpius. Lui si voltò e se ne andò via. La camicia bianca era così evidente tra la folla, ma presto fu mischiata da altri colori.

<< Lasciatelo stare! Toglietevi! >> urlai, muovendo le braccia. Qualcosa mi tratteneva, non mi voleva far andare da lui.

<< Lasciami! Lasciami! >> urlavo. << Scorpius! Scorpius! Scorpius! >> urlai fino a perdere il fiato, finché la gola non mi si graffiò, finché la testa non mi scoppiò.

Poi non sentii più il mio corpo.

 

 

Non ricordo molto altro di quella sera. Il giorno dopo, mi sono svegliata in una stanza tutta bianca. Era l’infermeria di Hogwarts. Accanto a me c’era Albus, mio fratello Hugo e mia cugina Lily. Sembrano tutti preoccupati.

Quando riaprii gli occhi, Albus mi spiegò che qualcuno doveva avermi drogato i drink. Hugo mi prese in giro: diceva che non reggevo nemmeno un po’ d’alcool. Lily s’era accucciata accanto a me sul letto e mi pettinava amorevolmente i boccoli rossi.

Poi, da quel giorno, la mia vita cambiò.

 

 

šsšts

 

Salve miei cari lettori. Avrei voluto dirvi: “ ecco il regalo di natale che posso farvi, postando un altro capitolo”. Ma non è proprio dei più felici. La storia sta seguendo un corso che è già tutto scritto nella mia mente, quindi non disperate!

Farò del mio meglio per aggiornare più velocemente.

Tanti auguri!

Vostra,

Erin.

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Capitolo 23
*** Due anni dopo ***


Edera

Edera

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Due anni dopo

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Quella mattina mi svegliai presto. Mi stiracchiai, tendendo le braccia verso il soffitto. Dalla finestra della mia camera potevo vedere papà impegnato a potare i cespugli di rose attorno alla nostra villetta. Era proprio una bella giornata.

Uscii dalle coperte e andai in bagno a farmi una doccia. Rimasi più del dovuto sotto il getto d’acqua calda, poi uscii. Mi pettinai poi i capelli, lunghi fino i fianchi, che subito iniziarono ad attorcigliarsi salendo verso l’alto, raggiungendo la vita, tornando ad essere boccoli rossi ben definiti. Non li asciugai con il magiphon, perché erano i primi giorni di settembre e faceva ancora caldo.

Scesi al piano di sotto a fare colazione. Hugo stava ancora dormendo e papà stava ancora fuori a dedicarsi alle sue piante. Mamma stava ai fornelli a tagliuzzare qualcosa.

<< Buongiorno >> salutai, avvicinandomi a lei.

<< Ah, ciao Rosie >> fece lei con una voce tintinnante, passandosi il dorso della mano sugli occhi.

<< Mamma, ma piangi? >> mi sorpresi, cercando di guardarla in viso.

<< No, macché! Sono le cipolle >> fece, girandosi a sorridermi. Si, sembrava tutto a posto.

Presi una tazza, il latte e i cereali e mi misi a fare colazione seduta al tavolo. Mamma fece altre cose, impegnata a cucinare per il pranzo. Domani, lunedì, era cinque settembre. Sarei tornata ad Hogwarts per il mio settimo anno. E tra cinque giorni avrei anche compiuto diciassette anni. Come passava il tempo...

<< Tesoro, hai sentito cos’è successo? >> fece d’un tratto mamma.

Alzai gli occhi dalla tazza, scuotendo la testa. << Cosa? >>

<< Il padre di Scorpius si è ammalato gravemente. Non te l’ha detto lui? >>

Il cucchiaio traballò dalla tazza, sollevando del latte che schizzò sul tavolo. Asciugai velocemente.

<< Mamma, lo sai che io e Scorpius non ci parliamo da due anni... >>

<< Ma si, certo che lo so! Ma mi sembra una cosa abbastanza grave, non credi? >> mi sgridò.

<< Certo... certo che è una cosa grave >> sussurrai, con gli occhi un po’ persi sui cereali che galleggiavano nella tazza.

<< E in più, il signor Malfoy deve essere malato da tempo. Dice che ha cambiato moltissimi medimaghi, ma nessuno ha trovato una cura... >>

<< Ma tu come l’hai saputo? Mica è uscito sui giornali? >>

<< No, hanno voluto tenere tutto segreto. Mica potevano sbandierare ai quattro venti che uno degli uomini più potenti del mondo magico è a letto da tempo e che forse ci lascerà presto? Sai quanti vorrebbero mettere le mani su quel patrimonio? >>

Rimasi a riflettere più del dovuto, pensando a ciò che mi aveva detto la mamma. Poi, feci scattare la testa verso l’alto.

<< E quindi tu come l’hai saputo? >>

<< Ah si, giusto. Beh, il padre di Scorpius mi ha mandato una lettera lui stesso. Dice che ha fiducia nella mia fama di medimaga e poi, conoscendo la nominata che avevo ad Hogwarts, di secchiona.. >> sorrise, continuando a tagliare delle carote. << Vuole che provi io ad occuparmi della sua malattia. Credo sia davvero disperato... >>

D’un tratto mi vennero le lacrime agli occhi pensando a Scorpius. Le repressi subito, come avevo fatto in quegli ultimi due anni.

Mi alzai dalla sedia, andai verso mamma e le poggiai una mano sulla spalla.

<< E pensare che avevi dei rapporti orribili con Draco Malfoy alla nostra età. La cosa che farai ti fa onore >> le dissi e lei mi sorrise, distogliendo però presto lo sguardo.

Mi disse di prepararmi le cose per l’indomani, così che fossi stata pronta a tornare ad Hogwarts.

 

šsšts

 

Ricominciare. Sempre. Ogni anno. Prima era diverso. Prima era stato diverso. Fino al quinto anno avevo ricominciato insieme a qualcuno. Lui. Adesso ricominciavo sempre da sola. Dopo le vacanze di natale o estive non c’era mai nessuno ad aspettarmi.

<< Ehi, Rosie! >>

Beh, nessuno all’infuori della mia famiglia. Hugo mi strattonò la manica della maglia e mi trascinò con lui verso Albus e Lily che erano appena arrivati al binario nove e tre quarti.

<< Ciao! >>

<< Che bello, non vedo l’ora di ricominciare! >>

<< Quest’anno voglio fare anche io il provino per la squadra di Quidditch. Mamma era bravissima ai suoi tempi... >>

<< Si zia Ginny se la cavava, ma zio Harry era più bravo. E Albus ha preso da lui! >>

<< Ehi, non fate i maschilisti! >>

<< Ahah, Lily non te la prendere!! >>

Sentirli parlare così animatamente era sempre bello. Peccato che io non riuscissi a sentirmi completamente felice, mai del tutto. C’era qualcosa che mancava nella mia vita, inutile negarlo. Si, loro erano la mia famiglia ma io volevo lui.

Come se i miei pensieri potessero influenzare il mondo esterno, d’un tratto Scorpius Hyperion Malfoy comparve.

Stava con due amici, parlava, rideva. Ma non rideva come rideva quando stavamo insieme. Era parecchio diverso. Era parecchio bello. Avevi quegli occhi grigi così freddi e sensuali, aveva imparato a giocare con il suo corpo statuario. Era diventato affascinante, sfacciato, calcolatore e presuntuoso. Era diventato l’idolo di tutta Hogwarts, femminile prima ancora che maschile, e il suo nome era sempre sulla bocca di tutti. Ma nessuno riusciva mai ad averlo a quanto si diceva in giro. Era bello quanto sfuggente e questo dannava ancora di più i cuori delle povere ragazza che quando passava si sentivano di svenire. Era ricco, intelligente, bravo a Quidditch.

Sembrava perfetto.

Ma erano ormai due anni che io lo guardavo con occhi diversi. Lo guardavo da lontano, senza che lui se ne accorgesse. Io lo conoscevo come nessun altro mai aveva conosciuto qualcuno. E sapevo, ancora prima che mia madre me lo dicesse, che c’era qualcosa che non andava. La sua era soltanto una maschera.

<< Andiamo, su! >> fece Hugo e mi trascinò ancora, questa volta sul treno diretto ad Castello di Hogwarts.

Loro mi precedettero e trovarono posto in uno scompartimento. Mio fratello cacciò fuori la testa, facendomi segno di andare lì e poi si rificcò dentro.

Mi aggiustai il maglione con le ciliegie. Mi trascinai il baule per lo stretto corridoio che fiancheggiava gli scompartimenti, fermandomi di tanto in tanto per far entrare qualcuno negli abitacoli che superavo. Come sempre, era pieno zeppo quel treno e i vagoni impraticabili. Ma mi sarebbe mancato, come tutto di Hogwarts, perché quello era l’ultimo anno per me.

Persa nei miei pensieri, non me ne accorsi. Non mi accorsi – mentre evitavo la gamba di una ragazzina e la palla volante di un giovane mago – di chi stava venendo verso di me dal lato opposto.

Fu un attimo.

La ragazzina si spostò, cadendo dentro uno scompartimento e il ragazzo con la palla mi spinse con il suo peso, così finii in avanti.

Non riuscii a capacitarmi bene di come avevo fatto a finire addosso a Scorpius Malfoy. Guardare di nuovo così da vicino i suoi occhi grigi e sentire l’odore della sua pelle fu un colpo basso. Sembrò durare tutto per un tempo lunghissimo. I miei respiri sembravano essere emessi a rallentatore e strinsi lentamente le dita sulla sua camicia chiara, prima che il suo battito di ciglia fece rimettere tutto in moto.

Sentii i suoi amici iniziare a fare stupide battutine – forse non mi avevano riconosciuto, perché tutto sapevano di Scorpius Malfoy e Rose Weasley.

Mi alzai, biascicando un scusami senza guardarlo negli occhi e mi sistemai un po’ i vestiti. Afferrai il baule e lo aggirai, continuando a camminare una volta che l’ebbi sorpassato.

I suoi occhi grigi mi avevano seguito per tutti i cinquanta secondi che erano trascorsi. Mi ficcai nel primo scompartimento vuoto che trovai e chiusi la porta. Mi andai a sedere, mi portai le ginocchia al petto e mi cullai, oscillando avanti e dietro, cercando di non piangere.

 

Rimasi lì anche quando smisi di piangere, perché non mi andava di stare in mezzo agli altri. Quei due anni erano stati difficili per me, ma non impossibili. Mi ero buttata a capofitto nello studio e quando potevo andarmene dal castello lo facevo. Passavo il tempo tra dormitorio e aule passando raramente per la Biblioteca. Nessuno mi vedeva in giro e la mia filosofia di vita era diventata: tieni gli occhi bassi e curati solo di te stessa.

Rimasi appollaiata con le gambe al petto a guardare fuori dal finestrino, non curandomi del fatto che avessi la gonna della divisa sollevata.

D’un tratto, la porta del mio scompartimento slittò.  Mi voltai nel momento in cui, con un passo, Scorpius entrò nell’abitacolo. Si richiuse la porta alle spalle, senza staccarmi gli occhi di dosso. E nemmeno io riuscivo a distogliere lo sguardo. C’era una luce tiepida nello scompartimento, mentre il treno continuava a scorrere sulle rotaie con un ritmo cadenzato.

Cosa ci faceva lui, qui, da me? Dopo due anni in cui ci eravamo completamente ignorati, ora si era presentato davanti a me. Mi sentivo il cuore battere all’impazzata e non sapevo cosa dire. Ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

<< So che hai saputo di mio padre. Gradirei che non spargessi la voce tra Albus e gli altri.>>

Diretto, freddo. Glaciale.

<< C-certo. Non avevo intenzione di dirlo a nessuno >> dissi con voce flebile.

<< Bene >> fece, si voltò e afferrò la maniglia della porta. La fece scorrere, finché non scomparve nel muro. Poi uscì e se la richiuse di nuovo alle spalle.

Mi portai le dita alle labbra, mordendo nervosamente un polpastrello e tornando a guardare fuori dalla finestra.

 

šsšts

 

Non avrei mai pensato, da due anni a quella parte, che il giorno del mio compleanno mi sarei dovuta recare al maniero dei Malfoy. Mamma aveva fatto si che mi dessero un permesso speciale per lasciare il castello ad anno cominciato, perché voleva che l’accompagnassi. Non sapevo bene il motivo, ma praticamente mi costrinse.

Solo dopo venni a sapere che il nove settembre ci sarebbe stato anche lui a casa. Dovevo aspettarmelo forse. Anche Scorpius aveva preso un permesso per andare a trovare il padre e sentire cosa avesse da dire su di lui mia madre.

Quando lo seppi, però, ero già dentro alla loro villa. Guardavo Scorpius che stava in cima alla scalinata centrale del salone. I suoi occhi grigi sembrarono fulminarmi.

<< Signora Weasley, prego, da questa parte >> fece un maggiordomo li accanto, che prese i nostri soprabiti e ci indicò la strada. Un secondo maggiordomo ci precedette per guidarci fino alla camera del signor Malfoy. Intanto, Scorpius stava poco dietro di noi.

Passammo qualche corridoio, qualche salone privo di calore umano, finché non giungemmo davanti una porta in legno verde scuro tutta lavorata.

Il maggiordomo fece un mezzo inchino e si dileguò, aprendo la porta a mia madre. Io rimasi nella sua ombra. Vidi appena un uomo disteso in un letto: sulla quarantina, i capelli chiari come gli occhi, che somigliava molto a Scorpius. Poi mamma si voltò e mi disse “ ci vediamo dopo” e si richiuse la porta alle spalle.

Rimasi nel buio del corridoio. Ero stata incastrata. Non osai voltarmi e così rimasi immobile. Attesi qualche secondo, ma poi decisi che era giusto farlo.

Mi voltai, dischiudendo la bocca per parlare, ma non vidi nessuno. Se n’era andato?

 

Cercai di ricordarmi la strada ma quella casa era così grande e buia che avrei potuto perdermi tranquillamente. Camminavo piano e mi guardavo intorno, ma presto capii che non sapevo dove mi trovavo.

<< Ehi >>

La sua voce mi fece sussultare, così mi girai con una mano sul cuore. Scorpius era poco distante da me, appoggiato allo stipite di una porta.

<< Stai girando in tondo... >> aggiunse.

Mi tolsi la mano dal cuore, che però non smise di battere. In un attimo, la sua mano fu sul mio polso e venni letteralmente trascinata da lui.

<< Ch-che fai? >> farfugliai, stordita da quel gesto.

<< Rosie, zitta e seguimi. C’è una cosa che devi vedere >> mi zittì.

Mi aveva chiamata Rosie. Mi sentivo così leggera dopo tanto tempo. Cos’era successo? Cos’era cambiato?

Mi lasciai condurre da lui, finché non arrivammo davanti ad una porta socchiusa. Scorpius mi prese per le spalle e mi accostò allo spiraglio. Voleva che vedessi dentro?

<< Su, guarda... e ascolta >> fece, così obbedii.

Nella stanza c’erano mia madre e il signor Malfoy. Era un’altra porta quella, perché li vedevo da un’angolazione diversa da quella di prima. Tipo una porta secondaria di quella grande camera da letto, che qualcuno aveva lasciato socchiusa per sbaglio.

Osservai. E ascoltai.

 

<< Non sei cambiata per niente, Hermione >>

 

Vidi mia madre arrossire, distogliendo lo sguardo e prendendo dei medicinali.

 

<< Certo che sono cambiata... >>

<< No. Sei bella e giovane come quando stavamo insieme >>

<< Insieme... ne è passato di tempo ormai. Sono sposata e ho due figli >>

 

Il signor Malfoy si mise meglio a sedere, continuando a seguire i movimenti di mia madre con lo sguardo.

 

<< E’ con chi sei sposata che non va bene in questa storia >>

 

Mia madre scosse la testa, senza guardarlo.

 

<< Non parliamone, ti prego >>

<< Avresti dovuto essere mia moglie >>

<< Draco, ti supplico... >>

<< ... ma ai nostri tempi non si poteva stare insieme, eh? >>

<< Erano altri tempi, si >>

<< E così hai scelto Peldicarota >>

 

Mia madre si voltò, arrabbiata.

 

<< Sei tu che hai scelto la Greengrass! Non ti sei battuto per me! >>

 

Poi sembrò rimangiarsi le parole, si voltò e continuò con il suo lavoro. Il signor Malfoy rimase a guardare dritto davanti a sé. Mia madre tornò da lui e gli passò un attrezzo sulla gabbia toracica. Fu un attimo. Il padre di Scorpius l’attirò a sé, circondandole il corpo con le braccia e ficcando la testa tra i suoi capelli. Mi sembrava di vedere me e Scorpius.

 

<< La-lasciami Draco... >>

<< Ti ho continuato ad amare, in silenzio, per tutto questo tempo... >>

<< Io non distruggerò la mia famiglia. Io tengo a loro >>

<< Hermione, non ti chiedo niente. Neanche io vorrei mai distruggere la mia. Ormai siamo adulti e il tempo per agire è passato. Vorrei solo stare così, qualche minuto... >>

 

Mia madre pianse.

 

<< Hai una moglie bellissima, che sembra una ventenne. Cosa mai ci troverai ancora in me... >>

<< Amo di più le tue rughe, Filinna, che lo splendore della giovinezza. Mi piace di sentire nella mano il tuo seno che piega giù pesante, le sue punte, più del seno diritto d'una ragazza. Il tuo autunno è migliore della sua primavera ed il tuo inverno è più caldo della sua estate >>*

 

Recitò il signor Malfoy e io lentamente mi ritrassi. Feci qualche passo indietro e finii addosso a Scorpius.

Feci per scansarmi, ma lui mi trattenne per le spalle e allungò le mani a circondarmele. Poi poggiò il mento sopra la mia testa, pigramente.

Restammo un po’ in silenzio, fermi. Sentii i suoi respiri nei miei capelli. Mi sembrava di vivere una situazione irreale e che di lì a poco mi sarei svegliata. Ma non era un sogno.

 

šsšts

 

<< Te lo saresti aspettato? >> ruppi il silenzio, giocherellando con il copriletto.

Scorpius si scostò della colonna del baldacchino, venendo a sedersi sul materasso poco distante da me. La sua camera era rimasta la stessa di quella volta.

<< No >> ammise, lasciandosi cadere all’indietro e sdraiandosi sul letto. Com’era grande. Sembrava un giovane uomo maturo e io mi ero persa ben due anni del suo percorso per arrivarci.

<< Non lo diciamo a nessuno.. >>

<< Mi sembra ovvio >> mi interruppe lui. Guardava verso il soffitto e non me.

Lisciai le dita sul materasso foderato da quella stoffa verde pregiata.

<< Era destino, allora, che noi ci innamorassimo.. >> buttai lì, pentendomi subito di ciò che avevo detto.

Lo vidi voltarsi appena per guardarmi negli occhi. Mi fissò fin dentro l’anima e io cercai di reggere lo sguardo.

<< Io non ti amo >> disse poi.

Strinsi il lembo del copriletto, mentre qualcosa mi si rompeva all’altezza del seno. Cosa avrei risposto? Nemmeno io. Ho parlato al passato. Si avrei detto così.

Strinsi ancora più forte il lembo del copriletto. Lui, intanto, aveva distolto lo sguardo.

<< Io invece ti amo ancora >> mormorai. << Ti ho continuato ad amare, in silenzio, per tutto questo tempo... >> ripetei le parole del signor Malfoy.

Scorpius si voltò e si alzò a sedere. Mi guardò con occhi diversi.

<< Tu non sai cos’è l’amore... >>

<< Certo che lo so! >> sbottai.

<< E tu avresti provato amore nei miei confronti quando hai baciato un altro?! >> urlò.

Le sue parole mi arrivarono come lame taglienti sul viso.

<< Ero ubriaca e disperata... pensavo fossi tu, dannazione! >>

Scorpius mi guardò per un secondo, poi si voltò e scese dal letto.

<< Non voglio ascoltarti... >>

<< Invece devi! >> esclamai. Scesi dal letto e lo raggiunsi, parandomi davanti a lui.

<< Io quella sera in camera tua volevo solo renderti felice! Ho sbagliato, certo, ma ero sciocca e ingenua e non conoscevo niente e avevo paura che tu non mi desiderassi più e che volessi farlo e che se io ti continuavo a dire di no tu... >> mi bloccai, sollevando di nuovo lo sguardo verso il suo. Ormai piangevo. << Diamine, tu, piuttosto! Non mi hai parlato più da quella sera! Hai esagerato! >>

Scorpius sembrava scosso e provato. << Ho passato un momento difficile... >> mormorò.

<< Che diamine di momento difficile?! >> urlai.

<< Avevo scoperto la malattia di mio padre >> disse flebilmente. << Mi sono chiuso in me stesso. Non so cosa mi successe... ma quella sera del party volevo dirtelo... però poi ti ho visto con un altro e io... sono andato fuori di testa >> continuò vacillando.

Lo guardai con la gola che mi bruciava e le guance umide. Rimasi per un attimo a guardare la sua espressione smarrita, prima che si nascondesse il viso con le mani.

<< Che idiota che sono stato... >> disse con le labbra premute contro le mani. Lo sentii appena. Lo sentii quel poco che bastava per comprendere quanto stesse soffrendo.

Gli tolsi le mani dal viso e vidi i suoi occhi grigi umidi.

<< Scusami se sono stata così cieca... non avevo capito niente di quello che avevi... >>

<< No Rosie, scusami tu... scusami se sono stato così superficiale e orgoglioso e non sono venuto da te... >>

Le sue mani mi afferrarono i lati del viso e Scorpius scese a baciarmi.

<< Ti amo... >>

Il bacio fu leggero, romantico.

<< ti amo >>

Il bacio fu umido e salato. Fu dolce.

Ma qualcosa che entrambi non avevamo previsto accadde. Forse che non avevamo più quindici anni.

Le mani di Scorpius scivolarono sui miei fianchi e infilò le dita sotto la mia maglietta, scendendo a baciarmi il collo.

Io mi sentivo esplodere. Di una voglia bruciante pazzesca. Mi sentivo adrenalina e elettricità.

Per la prima volta, ero cosciente di voler fare l’amore con lui.

 

 

šsšts

 

 

 

 

Scusate l’immenso ritardo ^^’, spero mi perdoniate! Tra poco ho un esame e sono parecchio impegnata. Spero che il cap vi sia piaciuto. Adesso vado a dormire, che sono distrutta. Vi farò aspettare poco la prossima volta^^

 

Baci,

Erin.

 

Ps. Il brano recitato da Draco era “Canto a Filinna” di Paolo Silenziario.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Un regalo inaspettato ***


Edera

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Un regalo inaspettato

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Le nuvole si diradarono e un raggio di luce calda entrò dalla grande finestra, avvolgendo i nostri corpi intrecciati sul letto. Svegliarti con la persona che ami al tuo fianco ti fa svuotare lo stomaco, irrigidire ma al contempo eccitare; gioia e passione si intrecciano nei tuoi pensieri e nei tuoi ricordi, mentre guardi le sue palpebre chiuse, a qualche centimetro da te. Puoi sentire il suo respiro infrangersi sulla tua pelle, il suo calore riscaldarti e credi anche di intravedere i suoi pensieri sotto quei ciuffi biondi e spettinati. D'un tratto, Scorpius aprì gli occhi. Due fredde lame rispecchiarono il mio corpo nudo, coperto appena dal lenzuolo bianco.
« Buon compleanno in ritardo » mi disse, facendo scorrere le sue pupille nerissime su tutto il mio viso arrossato. 
Era stato il mio compleanno il giorno prima, ma n'ero completamente dimenticata dopo aver messo piede a Malfoy Manor. La vista di mia madre con il signor Malfoy, la confessione di Scorpius, i suoi baci, le sue carezze...
Distolsi appena lo sguardo, imbarazzata. « Grazie per gli auguri. » 
Cosa sarebbe accaduto adesso? Se mi soffermavo a pensare che solo qualche attimo prima, qualche ora prima, le mie gambe erano intrecciate alle sue, le nostre bocche erano un'unica cosa e il suo bacino aderiva al mio, non riuscivo a restare calma. Lo amavo, lo volevo con tutta me stessa.
« In questi due anni ti ho sempre preso dei regali per il compleanno. E per Natale. Così ho fatto anche qualche giorno fa. »
Lo guardai, stupita da quella rivelazione. Possibile che, nonostante tutto, avesse continuato a pensare a me?
« Io non... » biascicai. 
« Non ho avuto il coraggio di darteli. Non volevo avvicinarmi a te, ma sono lì, nel baule ai piedi del letto. »
Continuava a guardarmi gli occhi e le labbra, steso su un fianco con i capelli sparsi sul cuscino.
« A me non interessano i regali » dissi dolcemente, ma quasi severa. « A me interessa averti ritrovato. E poter stare al tuo fianco, se vorrai. »
Lui sollevò il capo e scivolò appena sul letto per raggiungermi; si appoggiò con una mano sul mio cuscino, sovrastandomi con le sue spalle. Si chinò appena per lasciarmi un bacio a fior di labbra.
« Io ti voglio » sussurrò sulla mia bocca. « Ora e per sempre. » 
Sollevai appena le braccia e le intrecciai intorno alla sua nuca; giocherellai con i suoi capelli. « Non riesco a non pensare a ieri sera... a quello che è successo tra noi. Mi sento tremare » confessai.
Lui mi sorrise in maniera estremamente dolce. Mi aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scese a darmi un altro bacio. Poi tornai alla realtà. Mia madre che fine aveva fatto? Era mattina! Scattai a sedere, portandomi la coperta sul seno. « Ma quindi... quindi... » balbettai guardandomi intorno.
Scorpius dovette intuire i miei pensieri, infatti mi fermò appoggiandomi le mani su entrambe le braccia. 
« Tua madre è rimasta qui a fare la notte. Mio padre... si è aggravato » disse in un sussurro, distogliendo appena lo sguardo. Credetti di scorgere del lucido nei suoi occhi. « Una delle cameriere ha detto a tua madre che ti aveva preparato una stanza, che potevi dormire qui. Lei ha detto che non c'erano problemi. »
Pensai che mia madre ci aveva visto lungo. Probabilmente mi aveva trascinato lì perché aveva intuito di me e Scorpius e ci teneva che funzionasse, come invece non era capitato a lei. Ma adesso c'erano cose più importanti a cui pensare: se mia madre era rimasta la notte, per Draco Malfoy le cose non si stavano mettendo affatto bene.
Mi rivestii, aiutata da Scorpius in un malizioso gioco di sguardi e di carezze, finché non fummo fuori dalla sua camera. Ci dirigemmo alla camera da letto del padre, percorrendo quei corridoi scuri e infiniti che si dipanavo nell'enorme maniero.
Scorpius aveva una camicia blu cobalto arrotolata sui gomiti, un colore insolito che non gli avevo mai visto indosso, ma che gli stava benissimo. Lo seguii appena qualche passo dietro, osservando i movimenti ritmici delle sue gambe e le contrazioni dei suoi dorsali. Prima che la porta della camera potesse aprirsi, gli sfiorai le dita della mano per un solo istante; lui mi guardò intensamente, poi aprii.
Il signor Malfoy era assopito, con tre cuscini dietro la testa. Il pigiama bianco leggermente sgualcito ma il viso sempre composto, quasi fiero. Mia madre era seduta sulla sedia dove l'avevo lasciata, si era addormentata con le braccia incrociate sul bordo del letto e la testa appoggiata sopra. Mi sembrava così brutto svegliarli; fu Scorpius ad avanzare, recandosi al capezzale del padre. Gli poggiò un dito sotto al naso, in un gesto mirato a vedere se respirava.
Draco aprì gli occhi con un mezzo sorriso. « Il tuo vecchio è ancora duro come una roccia.»
Si guardarono senza dire altro; non c'era molto trasporto emotivo nelle loro parole, ma era tutto nei loro occhi. Sembravano comunicare con la mente. Io sapevo e sentivo benissimo che si volevano bene.
Fu poi mia madre a svegliarsi; si stropicciò le palpebre e mi notò, poi vide il suo paziente e gli chiese subito come si sentiva. 
« Molto debole, ma meglio. »
La vidi sollevata. Si alzò, stiracchiandosi; si diresse verso di me e mi poggiò una mano sulla spalla, accompagnandomi all'uscita. Quando fummo sole, notai che stava piangendo.
« Stai vicina a Scorpius, questo è proprio un brutto momento per lui. Ormai sei grande e so che posso parlarti francamente. Il signor Malfoy ha una malattia degenerativa, non sappiamo ancora di quale natura. La cosa grave è che, nell'ultimo periodo, soffre di attacchi improvvisi di mancanza d'ossigeno. Serve assistenza costante. »
Capii subito cosa stava cercando di dirmi, ma lei continuò subito a parlare.
« Non dico che mi trasferirò qui, manderò sicuramente due infermiere specializzate. Ma verrò spesso e cercherò di fare il possibile per salvargli la vita. Io... »
L'abbracciai. Non c'era niente da dire, niente da accusare, niente da rinfacciare. Io sapevo che aveva scelto mio padre, che lo amava, ma potevo capire benissimo, alla mia età, che lei aveva voluto molto bene ad una persona. E quando c'è di mezzo la morte, tutto si rimette in gioco, tutto diventa fondamentale. Avrei portato il segreto con me per sempre e sarei stata accanto a Scorpius come meglio potevo, con il mio supporto e il mio amore.
Il fatto che ci fossimo ritrovati mi apparve come un segno del destino.

 

Erano passati alcuni giorni dall'episodio. La vita a scuola procedeva bene, molto meglio di prima. Io e Scorpius eravamo tornati ad essere inseparabili e chi ci circondava aveva accettato la cosa. Nonostante alcuni pensassero che avrei dovuto lasciarlo perdere, quando ci videro con le dita intrecciate appoggiati al muro del corridoio dei sotterranei si dovettero ricredere.
La nostra storia pubblica e acclarata divenne il gossip di quell'autunno e mi arrivarono all'orecchio dicerie impensabili sul nostro conto, tipo che io ero svenuta durante la nostra prima volta. Io cercavo di riderci su, Scorpius spesso si innervosiva e minacciava di picchiare qualcuno ma io cercavo sempre di calmarlo.
Scorpius era bravo, per il resto, a fingere che andasse tutto bene: sapevo che i suoi pensieri erano rivolti sempre al padre. Lo vedevo assentarsi mentalmente durante le lezioni, mettere nel calderone gli ingredienti in maniera meccanica oppure rileggere la stessa riga del libro di Incantesimi Ritrovati. Mi limitavo a non fare troppe domande, provavo a tirargli su il morale, a fargli capire che c'ero.
Un pomeriggio invernale ci eravamo dati appuntamento con altri amici ai Tre Manici di Scopa. Vennero Albus, mio fratello Hugo, James e alcuni amici di Scorpius che avevo imparato a conoscere. C'era una specie di festicciola natalizia dove ci si scambiava dei biscotti di zenzero incantati; una volta avuto il proprio tra le mani, questo prendeva vita per qualche istante, rivelando il messaggio che conteneva.
Il mio disse: chi sa aspettare viene sempre premiato.
Mi feci una leggera risata, pensando quasi istintivamente a me e a Scorpius. A volerlo interpretare in quel modo, ci aveva anche preso. Magari avessi avuto prima quel responso!
Poi mi voltai verso Scorpius. Fissava il suo omino di marzapane sollevarsi sul suo palmo e schiarirsi la voce. Poi disse: riceverai un regalo inaspettato.
Sgranai gli occhi, pensando al padre. Era certamente sbagliato fare troppo affidamento su quei bigliettini augurali ma sapevo anche che chi aveva qualcosa che lo tormentava doveva circondarsi da cose positive.
« Il tuo messaggio mi sembra perfetto! » esclamai perciò.
Lui continuò a guardarlo, sorridendo. Lo avvolse in un fazzoletto, infilandoselo in una tasca interna della sua giacca di velluto verde.
« Se accade davvero, lo mangio con lui questo biscotto. »
Il mio viso s'illuminò; forse non era bene che lui s'illudesse, ma se questo poteva riuscire a fargli affrontare meglio quel periodo nero, andava bene certamente.
Uscimmo dal pub dopo aver bevuto alcune burrobirre di troppo; ridevamo per cose stupide e ci sentivamo leggeri e tranquilli. Tornando al castello ci salutammo, io deviai con Scorpius nei sotterranei e facemmo poca strada prima di crollare appisolati sui divani della sala comune. Il camino scoppiettava e dentro, stranamente, faceva quasi caldo. Nascosi la mia testa contro il suo collo e mi riempii del suo profumo.
 

 

Durante le vacanze natalizie tornai a casa una settimana. Mi dispiaceva separarmi da Scorpius, ma ci tenevo a vedere la mia famiglia. Gli promisi che sarei comunque andata a trovarlo per stare con lui.
Un pomeriggio a ridosso della vigilia, però, accadde una cosa imprevista.
Sentii mia madre ridere e piangere allo stesso tempo. I suoni provenivano dalla cucina, così corsi a vedere. La trovai a leggere una lettera, mentre un gufo era ancora appollaiato sulla finestra. La pergamena che stringeva tra le mani aveva il simbolo di cera dei Malfoy.
« Cosa...? » provai a dire.
Si voltò verso di me, corse ad abbracciarmi.
« Le mie cure hanno fatto effetto, Draco è guarito! I valori sono rientrati! » esclamò stretta a me.
Ero così frastornata che non capii subito ciò che aveva detto. Quando realizzai, strinsi a mia volta le braccia intorno a lei e gli occhi mi si riempirono di lacrime. E ridevo, proprio come lei. Pensai a Scorpius, al padre, alla loro famiglia. A come doveva sentirsi lui in quel momento. Finalmente tutto era andato per il meglio. Magari non era ancora tutto finito, ma il pericolo era passato. Sentivo il cuore di mamma battere forte, era riuscita nel suo intento, poteva essere non solo felice ma anche orgogliosa. Ed io ero al settimo cielo per il signor Malfoy e per Scorpius, per quel regalo inaspettato. Un regalo perfetto per un Natale appena cominciato.

 

 • • •

 

Mi sono iscritta nel 2006 e ho avuto per quattro anni un attività decisamente serrata... poi sono sparita. Mi sono dedicata alla mia vita, al mio romanzo, agli studi. Le cose cambiano nella vita di ognuno di noi e certe volte vorresti solo abbandonare tutto e ricominciare altrove. Poi la nostalgia ti assale, vai a leggere la recensioni che dopo anni continuano a lasciarti e dici... perché no? So che i miei lettori appartenevano ad un periodo lontano di efp. Spero che davvero, per loro e per voi, questo sia un regalo inaspettato. E che faccia piacere a chi continua a leggere le mie storie con tanta passione, trasporto e felicità. Grazie. Penso sia questa l'unica parola giusta che io possa dirvi.

Per quanto riguarda le cose originali a cui mi sto dedicando, molti di voi mi hanno sempre chiesto di segnalare ciò che scrivevo o che avrei scritto... beh, mi farebbe piacere se deste un'occhiata a questo racconto http://www.pennematte.it/opera/cenere-dacciaio/ a cui tengo molto. Partecipa ad un concorso importante, se vi piace e volete votarlo, basta cliccare sull'icona “capolavoro”. Grazie ancora!

 

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