No mercy, no justice. And revenge doesn't shows it.

di Madama Pigna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fear of the unknown ***
Capitolo 2: *** Fear of the past ***
Capitolo 3: *** Fear of the storm ***
Capitolo 4: *** Fear of the wild ***
Capitolo 5: *** Fear of the lie ***
Capitolo 6: *** Fear of the diversity ***
Capitolo 7: *** Fear of the interloper ***
Capitolo 8: *** Fear of the fear itself ***
Capitolo 9: *** Fear of the end ***
Capitolo 10: *** Fear of the poison ***
Capitolo 11: *** Fear of the hate ***
Capitolo 12: *** Fear of the dead giant ***
Capitolo 13: *** Fear of the hammer ***
Capitolo 14: *** Fear of the ocean ***
Capitolo 15: *** Fear of the king ***



Capitolo 1
*** Fear of the unknown ***



- Tony, stanno arrivando tutti e ancora tu non sei pronto! Vuoi sbrigarti a scendere?! -.
- Un attimo di pazienza Pepper! Non vorrai mica che mi presenti con solo un paio di boxer. Per quanto io possa essere attraente, non.. -.
- Vestiti e basta! -.
 
Ironman sbuffò. Quel giorno, a pranzo, ci sarebbe stata una riunione ‘ufficiosa’ dei Vendicatori al completo. Niente di anormale, giusto un incontro senza catastrofi mondiali all’orizzonte, come potevano esserlo le serate-cinema dei mercoledì e i picnic a Central Park.
Solo che quello, come gentilmente testimoniava il calendario, non era un giorno qualunque, ma il giorno del Ringraziamento. E, come tale, Pep gli aveva imposto un abbigliamento più.. consono, intenzionata a non fare una brutta figura come pessima padrona di casa.
Ma chi se ne importa se non va bene la mia maglietta degli AC/DC! Pensò, mentre si abbottonava la camicia di fronte allo specchio. Al diavolo, chi, tra gli Avengers, se ne infischiava di quel giorno? Capitan Ghiacciolo escluso, naturalmente. Clint e Nat non erano certo il tipo, Bruce nemmeno, probabilmente, Thor non era neanche americano, e, sicuramente, sarebbe sbucato con la sua solita camicia a quadri bianca e rossa da boscaiolo!
 
Sbuffò, infilandosi i pantaloni. Pep certe volte era davvero troppo esigente.
 
- Signore, è arrivato il signor Steve Rogers insieme all’agente Romanoff.. -.
- Sto arrivando, Jarvis, sto arrivando! -.
 
 
 
 
- Qualcuno sa quando arriverà Thor? -, chiese il secondo membro biondo della combriccola.
Gli altri scossero la testa. – E’ strano, però. Ci eravamo accordati di ritrovarci tutti qui, alla Stark Tower, ben mezz’ora fa. E lui di solito non ritarda così tanto -, disse Bruce.
- Non sarà successo qualcosa? -, chiese Pepper, preoccupata. Ormai sapeva istintivamente quando qualcosa non andava nel gruppo. Aveva esercitato il suo sesto senso varie volte, con Tony, e non sbagliava mai. Lui, come al solito, decise di sdrammatizzare.
- Ma no, vedrete che arriverà con camicia sbottonata e tracce di rossetto gentilmente fornitegli dalla dottoressa Foster.. Un giorno dovrà presentarcela ufficialmente -.
- Stark -, disse Clint.
- Cosa c’è, Legolas? -.
- Guarda -, rispose lui, indicando con il dito un punto della terrazza.
Il gruppo si voltò.
 
All’orizzonte, molto lontano dalla città, una strana aurora boreale era comparsa in cielo. Divenne sempre più intensa, finché, al suo apice, non sembrò esplodere, aprendo un tunnel di luce multicolore sulla terra che, a quella distanza, si notava appena, ma che da vicino doveva essere stato quasi abbagliante, se non del tutto accecante.
Insieme a quello, una creatura di ragguardevoli dimensioni era venuta giù.
 
- Ragazzi.. -, iniziò la Romanoff.
- Non dirlo, Vedova Nera: un serpente gigante è appena atterrato sul nostro pianeta. Il che significa che posso togliermi questo completo -.
- TONY! -.
- Che c’è? Avengers Assemble, ragazzi: vado a mettermi l’armatura, consiglio di fare lo stesso -.
 
 
 
 
- Dove diavolo è quella cosa? -.
I supereroi si guardarono intorno. Pochi minuti dopo l’arrivo della creatura, un’enorme spostamento d’aria aveva messo in allarme i quartieri in periferia di New York. Ed anche il terreno si era messo a tremare per alcuni istanti. Un essere tanto grande non poteva essere scomparso così, come se nulla fosse! D’accordo, era apparso come se nulla fosse, ma che senso aveva apparire e scomparire in quel modo, giusto per fare rimandare ai Vendicatori il pranzo? Nessuno.
 
Tuttavia, non se lo erano immaginato: l’irregolare cratere che avevano davanti avrebbe potuto benissimo contenere tutta la base aerea dello SHIELD, e forse qualche cosa in più.
Il fatto che fosse atterrato poco lontano da New York, e non in un luogo abitato, era un puro colpo di fortuna.
Inoltre le irregolarità del terreno erano un ulteriore prova: quelli erano, indubbiamente, movimenti di un serpente.
Un serpente che avrebbe fatto invidia a King Kong, certo, ma quelli erano dettagli.
 
- Secondo voi viene dallo stesso mondo di Thor? Voglio dire, la luce di prima è abbastanza simile a quella del.. -.
- Del Bifrost, sì, Natasha. Ho paura di sì -, rispose Clint.
Stark guardò le due spie, accigliato. – Mi state dicendo che su all’Olimpo hanno deciso di usare il nostro pianeta come rettilario gigante? -.
- No, Tony -, disse Bruce. – Stanno dicendo che ad Asgard ci deve essere qualche problem.. -.
- Laggiù! -.
Occhio di Falco corse verso un mucchietto di sabbia umida. Erano a Long Island, e, ora che ci pensavano, il serpente forse, dopo la caduta, si era diretto verso l’acqua, che era gelida anche in quel periodo dell’anno.
Clint spazzò via un po’ di granelli, rivelando cosa celavano.
- E’ il martello di Thor! -, affermò Ironman. – Allora anche lui deve essere qui, da qualche parte! Jarvis, ispeziona tutta la spiaggia, prima che l’acqua copri le tracce -.
- Credi che stesse combattendo il serpente? -.
- Può darsi, Capitano -.
- Allora, se ha dato problemi persino a Thor, dovremo prestare attenzione. Ascoltate, se noi.. -.
Non concluse la frase, perché, lentamente, Mjolnir sembrò prendere vita, alzandosi a mezz’aria di fronte a loro, con il manico rivolto verso il terreno.
- Cosa.. -.
L’arma del Dio del Tuono scattò verso l’acqua, senza riemergere.
- Thor deve essere da quella parte! -, affermò Rogers. I Vendicatori seguirono subito il martello, fin davanti alla battigia.
Capitan America vide una figura umana cercare di riemergere dall’acqua, da cui però poteva scorgere poco, agitata com’era. Tese il braccio, pronto ad aiutare il proprio compagno d’armi.
La mano che lo afferrò, però, non era quella di Thor, sebbene la presa fosse altrettanto salda.
Magra e affusolata, ricordava un ragno più grosso della norma. Ma soprattutto era dorata.
Squamosa, anche.
 
- Per l’amor di Dio! -, esclamò Steve. La forza con cui veniva trattenuto, però, era tale da non potersene liberare. La creatura si alzò lentamente, rivelando un corpo antropomorfo. Il colorito fuori dal comune e le squame scomparvero, lasciando posto a una pelle pallidissima, quasi quanto quella di un morto. Aveva un volto stranamente familiare, eppure totalmente estraneo: occhi verdi e pupille verticali, con profonde occhiaie; i capelli biondi erano legati in una lunga e sottile treccia, che arrivava quasi fino a terra. Aveva dei lunghi canini e una lingua biforcuta. Ai lati della gola, i presenti videro dei tagli obliqui, come delle branchie, che si richiusero sotto i loro occhi.
Sembrava quasi che il ragazzo – o almeno, quello che apparentemente sembrava un ragazzo, all’incirca sui vent’anni – non si fosse accorto di come era guardato. O magari non gli importava. Mollò il braccio del Vendicatore, e, come uno zombie, camminò verso l’asciutto. Natasha notò che nell’altra mano teneva il Mjolnir.
Forse avrebbe dovuto sparargli, ma, prima che qualcuno decidesse il da farsi, la creatura cadde a terra, stremata.
Nonostante lo spavento iniziale, Steve fu il primo a riprendersi. Corse verso di lui, ma Tony lo fermò. – Capitano, non farlo -.
- Stark, guardalo! E’.. -.
- E’ il serpente di prima -.
Si alzò a mezz’aria, puntando le sue armi verso il rettile.
- Tu sei Jormungandr, uno dei figli di Loki, giusto? -.
Il tipo dalle pupille verticali non rispose subito, però sembrava aver ripreso coscienza di ciò che gli stava intorno. – Aiuto.. -, mormorò. – I Vendicatori.. ho bisogno dei Vendicatori.. -.
- Siamo qui, non ci vedi? -, disse Clint, acido. Ovviamente, al solo sentire parlare del Dio degli Inganni, aveva incoccato una delle sue frecce. Una di quelle ‘speciali’.
L’altro non sembrò nemmeno sentirlo. Gettò gli occhi indietro, e perse i sensi.








Bon jour. Questa è la seconda fanfiction che pubblico in questa sezione. Come ho già detto nell'introduzione, è il seguito di 'Solo un discendente diretto della famiglia reale' (titolo penoso, me ne rendo conto -.-''), che alla fine ho deciso di pubblicare, per la gioia di chi ha gradito la Oneshot. Non so ogni quanto aggiornerò, dal momento che ho anche altri lavori in corso, ma ho già la trama in testa, più o meno, e credo quindi di potere fare aggiornamenti abbastanza regolari.

Riguardo alla storia, manovrare Stark è un casino, perché non sono sagace o umoristica come lui e le mie battute sono squallide xD ma farò del mio meglio. Tanto posso sempre avere qualche vostro consiglio :D conto sui pareri degli amanti sfegatati di Ironman! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto abbastanza da recensire :)

La Oneshot che avevo scritto precedentemente è questa qui, ma la lettura della prima fic non credo sia strettamente necessaria per la comprensione della seconda. Spero comunque che i miei scritti vi piacciano :)
Al prossimo capitolo,
Madama Pigna.

 

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Capitolo 2
*** Fear of the past ***


Poco tempo prima, ad Asgard..




Jormungandr entrò nella sua nuova stanza con apprensione, quasi come se temesse che il vecchio proprietario spuntasse fuori all’improvviso, pronto a finirlo. A essere del tutto obiettivi, aveva già battuto Thor Odinson una volta, sconfiggerlo nuovamente non sarebbe stato troppo problematico. Ma la paura che aveva sempre provato nei confronti dell’Asir, che senza alcuna pietà lo aveva scagliato nell’abisso più oscuro e profondo dei Nove Regni, a volte, anzi no, molto spesso era difficile scrollarsela di dosso, anche adesso che non era più un bambino indifeso.
All’inizio non sapeva che quella fosse la sua stanza. Anzi, non l’avrebbe neppure scelta, se lo avesse saputo. Ma era la camera più luminosa della reggia, rivolta dove il sole era sempre più alto. Suo fratello Fenrir non l’avrebbe mai presa, sapendo questo, ma per lui, che aveva passato quasi tutta la vita senza vedere la luce, per lui era quella più desiderabile in assoluto.
 
Infilò la testa con circospezione, e, un po’ più tranquillo nel non vedere nessuno, entrò.
Dire ‘stanza’ era decisamente riduttivo, parlando degli appartamenti del principe ereditario, ma il giovane rettile dubitava che ne avrebbe fatto un largo uso, non fosse stato per le sue dimensioni serpentine.
L’arredamento era molto sfarzoso, anche se c’era un certo disordine. Dominavano le tonalità di rosso e oro. Il letto dalle lenzuola porpora era sfatto, come di chi si fosse alzato velocemente, svegliato da rumori di battaglia. Vestiti erano sparsi un po’ in giro, tutti di squisita fattura. Alle pareti erano appese molte armi, che probabilmente il principe non usava da anni. Sul pavimento dorato, proprio accanto alla porta, c’era una strana infossatura rettangolare, come di qualcosa di molto pesante spesso lasciato cadere lì, magari dopo le battaglie più estenuanti o i banchetti più festaioli. Il martello Mjolnir.
 
L’arma che molte vite aveva spezzato, e che, nella sua ultima battaglia, si era premurato di ammaccarlo un po’. Se Thor Odinson lo avesse colpito con quel martello nella sua forma umana, forse avrebbe ottenuto qualcosa di più. Ma lui era Jormungandr, il Serpente di Midgard. Non arrivava a cingere tutta la Terra, questo no, ma aveva comunque dimensioni tali da mettere in difficoltà anche il più forte guerriero dei Nove Regni. Senza contare le sue tossine, che però preferiva sempre evitare di usare.
 
Se si guardava indietro, non riusciva a credere di essere arrivato fino a quel punto. Avevano vinto. Contro Odino, Thor, contro Asaheim. Era un’impresa che nessuno, da tempo immemorabile, era mai riuscito a compiere. Adesso Asgard era messa male, ma Hela contava di ricostruire tutti gli edifici distrutti. Si sedette sul letto, esageratamente comodo per gli standard a cui era abituato. Forse è vero che siamo i portatori della fine del mondo.
Si passò una mano sugli occhi. Quelle voci si erano sparse fin da quando era stata rivelata la loro esistenza. Non ci avrebbe mai dato conto, se non fosse stato che qualcun altro lo aveva fatto e sì, questo aveva influenzato la sua vita in maniera drammatica. Il Ragnarok –come lo chiamavano certi mortali-, avrebbe detto Hela, però, era la fine di una cosa e l’inizio di un’altra. La fine della nostra agonia e l’inizio della nostra rivalsa. Conoscendola, avrebbe detto qualcosa di simile. Sua sorella aveva la stessa lingua argentina di Loki, e ne era ben consapevole.
 
Guardò le lenzuola, chiedendosi se per caso fossero le stesse di quella notte. Lui non ne era testimone, ovviamente, ma d’altronde Hela gli aveva spiegato ogni evento, per quanto la notizia, all’inizio, non lo avesse stupito del tutto. Dentro di sé, era come se lo sapesse già..





Loki si appoggiò alla parete. Aveva bevuto decisamente troppo per i suoi limiti, lo sapeva. Ma non poteva rifiutarsi di accettare certe sfide stupide, in quanto principe di Asgard. Altrimenti avrebbe disonorato la famiglia, e fatto la figura dell’ ergi.
Vomitò tutto quello che aveva nello stomaco, sentendo un gran dolore spaccargli la testa in due.
 
Eppure era lo stesso un disonore, per suo padre. Non glielo aveva mai detto apertamente, ma quale re avrebbe mai voluto un figlio mezzo maschio, mezzo femmina?!
Sua madre diceva che era la magia a renderlo speciale. E lui, da bambino, ci aveva creduto. Ma adesso che era adolescente, era tutta un’altra questione. Soprattutto se qualcuno avesse saputo che, ormai da tempo, provava un proibito e scandaloso sentimento nei confronti di..
- Lòskii! Cheeh coscia flai dia ‘stle plasti? -.
Al giovane cadetto venne un colpo, e arrossì all’improvviso, sperando che la sbornia potesse giustificarlo. Solo allora si rese conto di aver preso erroneamente le strade per le camere del fratello, poco distanti dalle sue. Thor, comunque, era più ubriaco di lui, cosa alquanto rara data la sua resistenza, almeno nei banchetti in cui bevevano entrambi. Quel giorno gli Asir avevano festeggiato una grande vittoria, e persino Heimdall, sempre imperscrutabile e sobrio, si era concesso una pausa. Il Tonante doveva aver sicuramente svuotato le cantine del palazzo.
- Io.. nulla, fratello, io stavo.. -.
- Veni clua, fatellino! -, disse lui, prendendolo con la sua enorme forza e trascinandolo nella sua camera, senza possibilità di appello. – Ua dama di colte m’ha lascìato solo.. e insoddisfatto. Diceva.. Ic! Che elo tloppo.. Ic! Ubriaco -, disse, con il tono cascante e disarticolato degli ubriachi fradici. Loki non ebbe il tempo di rispondere, perché il Tonante gli mise una mano dietro il collo, obbligandolo ad un bacio forzato, che sapeva di alcool e che di casto non aveva proprio niente.
Il principe cadetto spalancò gli occhi, sorpreso. Cercò di liberarsi dalla sua stretta d’acciaio, e solo con tutta la sua forza di volontà ci riuscì. – Thor! Cosa stai facendo?! Siamo.. siamo due maschi! Siamo fratelli! Non possiamo! Sei impazzito? -.
- Cheeh impolta? Non sei più maschio di Sif.. Non lo saplà nessuno.. Dai su.. una notte sola.. -, rispose lui, ritornando ad avere un linguaggio più o meno comprensibile. Ma gli occhi, lucidi e arrossati, rimanevano quelli. Suo fratello era ubriaco come una spugna, non era in sé, non l’avrebbe mai fatta una cosa del genere da sobrio.
- Sarà il nostro piccolo segreto.. dai su.. ti piacerà.. -.
Thor era giovane e irruento, Loki lo sapeva. Che stesse dicendo sul serio?
Il Dio del Tuono provò a baciarlo un’altra volta, tentando di afferrarlo per i fianchi.
E se Thor, tramite l’alcool, stesse trasmettendo i suoi sentimenti inconsciamente? Questo Loki non lo sapeva. Ma se anche fosse stato ricambiato ciò non cambiava le cose. Erano fratelli, per quanto diversi. Ed erano principi di Asgard. Un incesto sarebbe stato inaccettabile.
Eppure, Thor gli stava proponendo quello che Loki aveva sempre desiderato, bramato. Quello per cui, nascosto alla vista di Heimdall, aveva pianto le sue lacrime più tormentate. Una notte sola. Una volta soltanto, a lui sarebbe bastato, si sarebbe accontentato di assaggiare l’odore della sua pelle solo in quell’occasione, poi avrebbe potuto anche accettare di amarlo da lontano, sapendo che Thor poteva avere tutte le donne del mondo e, per una volta, aveva desiderato lui.
Ci fu un terzo bacio, a cui stavolta il più piccolo fu più partecipe. Era appena un adolescente, mentre il fratello era già un uomo, grosso il doppio di lui e in grado di imprigionarlo con le sue braccia calde e possenti. Fu facile sollevarlo e trasportarlo sul suo letto, quella sera dalle lenzuola rosse, come la passione, o almeno fu quello che pensò Loki, inebriato dal vino.
Se non fosse stato ubriaco, non lo avrebbe mai fatto, ma lo fece.
Si unirono più e più volte, e non sempre Thor fu delicato, anzi, perlopiù pensava solo al suo piacere, ma il giovane non gli avrebbe comunque mai negato nulla, innamorato com’era.
Ci furono momenti in cui Loki quasi pianse, sapendo che quella patetica toccata e fuga sarebbe stata la sola cosa che avrebbe ottenuto, che Thor non lo avrebbe mai amato come lo amava lui.
Quello che gli aveva dato, non lo avrebbe dato a nessun altro.
La mattina dopo, ricacciando indietro le lacrime, si alzò in tutta fretta, rimproverandosi per l’enorme errore che aveva commesso. Si vestì velocemente e, guardando un’ultima volta il suo amato, gli diede un timido bacio a fior di labbra, passando una delle sue mani sottili in quella chioma bionda, che, per un momento, sembrò brillare di verde. – Non ricorderai nulla di stanotte, amore mio. Ma è giusto così. Non avrei dovuto farti questo -, disse sussurrando.
Ancora non sapeva che le vere conseguenze sarebbero state molto più grandi.
 
 
- Aahh.. -.
Loki gemette, cercando di attutire la caduta appoggiandosi ad un albero. Il dolore si era fatto talmente forte da non riuscire più a camminare. Si lamentò ancora, appoggiando le mani al ventre spaventosamente gonfio. Era già quasi un miracolo che fosse riuscito a muoversi, nei mesi precedenti, oltre non poteva andare.
La Jarnvidr era l’unico luogo che il divino Heimdall non poteva osservare. Lo aveva evitato, in precedenza, perché sarebbe stato il primo posto in cui lo avrebbero cercato. Ma ora poteva dirsi ideale, e lui non era sicuro di poter mantenere gli incantesimi di protezione anche durante il travaglio, anzi, era certo di non poterlo fare.
 
Avrebbe dovuto togliersi le vesti, probabilmente, ma aveva paura. Non aveva avuto il tempo di fare un sopralluogo, e non sapeva se c’erano altri.. esseri, in giro.
Respirò profondamente, mentre l’ennesima contrazione gli faceva vedere le stelle. Sarebbe stato un parto lungo, lo sapeva. Aveva perso sangue già da molte ore, ma ancora mancava del tempo.
Istintivamente, si guardò le mani, ormai da molte settimane di un colorito bluastro. Aveva scoperto la verità nel modo peggiore. Non perché i suoi genitori gli avevano, finalmente, confessato di averlo adottato, ma solo e soltanto per puro caso, perché evidentemente i suoi figli si sentivano più a loro agio in questo modo. Aveva pianto molto, in preda alla disperazione, ma mai aveva pensato di liberarsene, per quanto sarebbe stato più sensato. Questo però non faceva che aumentare le sue paure. Quale futuro potevano avere, dei mezzosangue come loro?
Poteva sentire i suoi figli, dentro di lui, e sentiva che erano speciali, e che, proprio per questo, sarebbero stati sempre degli emarginati, dei mostri, per il popolo di Asgard.
Qualsiasi aspetto o inclinazione avrebbero avuto, Loki li avrebbe amati comunque. Lo stesso, però, non poteva dirsi degli altri, nemmeno di Thor. Specialmente di Thor, e non solo perché erano fratelli adottivi (conoscendolo, se pure avesse avuto la memoria intatta, avrebbe negato tutto), ma anche e soprattutto perché provava un odio accanito contro i Giganti del Ghiaccio.
 
Con un gesto, fece scomparire i suoi pantaloni.
Patetico. Stava partorendo tra foglie secche e rametti.. Quanto avrebbe voluto dare di più, ai suoi bambini..
 
 
Le sue urla, comunque, attirarono le attenzioni di qualcuno.
Si stava facendo sera, ma Loki poté avvertire chiaramente una presenza, poco distante da lui. Quando non sentiva i suoi lamenti, inquietanti fruscii sembravano amplificarsi dentro le sue orecchie. E comunque i suoi poteri non gli lasciavano dubbi: la presenza di un’altra mente era impossibile da nascondere. – Vai via! -, gemette. Cercò di innalzare delle barriere magiche, ma il dolore non riusciva a concentrarlo a dovere. Il suo fragile muro magico era troppo sottile, pieno di buchi e crepe. Sentì una voce, non seppe capire se maschile o femminile.
- Lasciami passare! Sono un amico! Ti posso aiutare! -.
Non rispose. Incominciava a non vederci più dal dolore. No, devo resistere, devo resist.. Urlò ancora, non riuscendo più a formulare alcun pensiero logico.
Il suo incantesimo si ruppe definitivamente. Da dietro gli alberi, una figura sottile si avvicinò al dio, che inutilmente cercò di coprirsi il bassoventre, in un gesto istintivo di pudore e protezione.
- Lasciami in pace.. vai via! VAI VIA! -, urlò Loki, terrorizzato.
- Calmati, non voglio farti del male! Ne a te ne ai tuoi figli! -, rispose. Anche se parlava si sé al maschile, la creatura, notò Loki in un breve momento di lucidità, aveva un aspetto femmineo. Lui/lei lo prese per mano. – Sono come te! Non ti sono nemico! -.
- Chi.. chi sei tu..? -.
- Mi chiamo Angroba, ma adesso non parlare, respira! Puoi far nascere questi bambini, ce la puoi fare! -.
Loki non rispose. Sarebbero state delle lunghe ore, lo sapeva.
Dopo poco tempo, perse i sensi.
 
 

 
Si svegliò con un forte odore di pelliccia dentro le narici. Il corpo gli doleva particolarmente, e sentiva le palpebre pesanti come piombo.
 
- Ben svegliato! Mi chiedevo se ti saresti alzato entro sera, in effetti -, affermò una voce, che penetrò il suo cervello come una freccia. Aprì gli occhi, vedendo la stessa persona della sera scorsa appoggiare il vassoio della colazione su una scrivania accanto al letto. Solo in quel momento notò che era un nano Jotun, esattamente come lui, anche se con l’aspetto più femminile. Guardandosi intorno, capì di essere in una baita di legno, o qualcosa del genere, circondata da folti rami di alberi. Ma perché era lì? Perché non era nel suo letto ad Asgard, a..
All’improvviso ricordò tutto. Si alzò di scatto, stupendo anche se stesso, quasi urlando, e le pellicce con cui era stato coperto scivolarono giù dal suo petto . – I miei figli! Dove sono? Che cosa gli è successo?! -, disse, ignorando il dolore e la stanchezza. Solo in quel momento si accorse di aver ripreso il suo aspetto Asir, e di essere completamente nudo.
Angroba si chinò, lasciando che i lunghi capelli cadessero sul suo piccolo seno, e appoggiò una mano al torso del principe, cercando di trattenerlo dall’alzarsi. – Ssh, non ti agitare. I tuoi figli stanno bene. Sono un bel trio di gemelli, in effetti. Te li porto subito, ma tu non ti muovere -.
Il nano uscì dalla stanza, per ritornare subito dopo con un grande cesto, che mise sulle gambe del puerpero.
Loki si calmò immediatamente, ma, quando vide i tre cuccioli, il suo cuore perse un battito.
Avvinghiati l’uno all’altro, il giovane Jotun non seppe descrivere cosa provò quando li vide.
Grazie alla magia, già conosceva il loro aspetto, più o meno, ma vederli con i propri occhi era completamente diverso.
Hela era un po’ più grande di una neonata normale. Per il resto, aveva preso tutto da lui. Metà del suo aspetto, quello sinistro, era Jotun, pur senza gli strani disegni neri che aveva il padre. La sua pelle Asir era troppo pallida per essere tale, e aveva una corta zazzera di capelli neri a coprirle gli occhi. Svegliandosi, cominciò ad aprirli scoprendoli uno rosso, e uno verde. Era avvinghiata alla coda di Fenrir, che, invece, era una piccola palla di pelo nero, un lupetto dal muso affusolato e il naso umido, pur se con le zampe abbastanza grosse, segno che sarebbe cresciuto molto, almeno fisicamente parlando. Cercava di dimenarsi dalla presa ferrea della sorella maggiore, mugolando. Era l’unico dei suoi tre figli ad avere iridi azzurre.
Jormungandr, contrariamente a quanto si aspettava, aveva delle squame dorate, ed era così piccolo che avrebbe potuto avvolgersi tranquillamente attorno al suo braccio, non più grande di una biscia com’era. Le pupille verticali erano circondate di verde, e aveva delle curiose alette, simili a quelle di pipistrello, lungo i lati della testa, a nascondere le branchie, essendo in grado di respirare sia all’asciutto che al bagnato. Le sue spire sfioravano il braccio della sorella e le zampe del fratello.
Tutti e tre si stavano ormai svegliando.
Loki se li portò al petto, accarezzandoli uno ad uno. Loro riconobbero il suo odore, accoccolandosi meglio tra le sue braccia, e il più giovane, Jor, si arrampicò sulle sue spalle.
Senza rendersene conto, cominciò a piangere, commosso, senza curarsi troppo della presenza di Angroba. Thor gli mancava ancora tantissimo, però aveva loro, i suoi figli, e questo gli bastava. Sarebbero sempre stati in pericolo, ma, in quel momento perfetto, gli sembrò che nulla sarebbe andato storto.
 
L’altro nano Jotun, nel frattempo, guardava la scena, palesemente intenerito.
Loki si soffermò a guardarlo per un momento. Era un Gigante di Ghiaccio, eppure lo aveva aiutato, non era fuggito davanti l’aspetto dei suoi figli, ne aveva fatto loro alcun male.
- Grazie -, disse, con gli occhi umidi. – Non so che fine avrebbero fatto, se fossi rimasto nel bosco, privo di conoscenza -.
Il piccolo Gigante sventolò una mano, riducendo le sue azioni a una bazzecola. – Naah, non ho fatto nulla di eclatante, figurati. Solidarietà tra nani, anche ho creduto di stare diventando sordo, credimi! -, disse ridendo.
Loki, nonostante tutto, rise con lui.
- Come ti chiami? -, chiese poi il suo salvatore.
- Loki. Loki Od.. no, lascia stare. Solo Loki -, rispose.










Chi ha letto la Oneshot sapeva già come erano andate le cose, più o meno, ma ho voluto darvi questo flash back, anche per dare un'idea iniziale del rapporto tra Loki, i suoi figli e Angroba, che nella mitologia è la madre naturale dei Tre, mentre qui sarà più una sorta di zio/secondo padre, essendo anch'egli ermafrodita. Il classico zio un po' mattacchione, aggiungerei xD non avete idea delle scene che mi sono venute in mente xD se volete un indizio, dico soltanto tre parole: 'fisico a pera'. E se non capite è meglio, credetemi.
Dunque, ora vi spiego come avevo intenzione di organizzare i capitoli, almeno all'inizio: alcuni parleranno del presente, con gli Avengers, e verrano pubblicati a turno con altri, quelli che hanno portato Jormungandr a ritornare su Midgard e a ricordare la sua infanzia o comunque cose successe secoli e secoli or sono.

Allora, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Dico fin da subito che io sono una fanwriter un po' controccorrente, di rado tendo a scrivere basandomi su idee strausate, e metto sempre qualcosa di MOLTO diverso dal solito. Come ad esempio Hela, Jormungandr e Fenrir come figli di Thor. O anche Jor con più gattini e complessi di Loki nel cervello, ecco. E che tra l'altro ha una paura matta del Tonante, se non si era capito dal mio accenno xD

Come ho già detto la volta scorsa, sento il bisogno di suggerimenti riguardo Tony: è il genere di personaggio che non so come muovere, sempre con il dubbio di non saperlo rendere IC. E io sono una fanatica dell'IC!
Prima di concludere, voglio ringraziare di cuore 
Destiel_Doped che ha recensito il capitolo precedente e la oneshot, oltre ad averla messa tra le seguite, a Chibiko che l'ha aggiunta tra le ricordate, e a coloro che l'hanno inserita tra le seguite:  chiara336 Edimburgh_ ero io IsyMiscy. Spero di non deludere le aspettative di nessuno xD e ringrazio anche solo chi legge :)


Alla prossima!
Madama Pigna

 

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Capitolo 3
*** Fear of the storm ***



- Dici che si sveglierà presto? -, domandò il biondo.
- Immagino di sì, Capsicle. Quel ragazzo potrebbe inghiottire un tir in un sol boccone e avere ancora fame! Dubito che un tuffo in mare sia così mortale per lui -, rispose il moro.
- Perché sei così sicuro che si tratti di.. Jormunagad? -.
- Jormungandr, Cap. Te l’ho detto. Mi sono informato. Non ci sono molti altri serpenti con dimensioni enormi nelle storie norrene, e questo in particolare veniva dal Bifrost! L’unica cosa che non capisco è perché abbia il martellone di Conan. Ma  questo ce lo dirà lui.. -.
- Però tu non pensi che Thor gliel’abbia prestato -.
- Certo che no! Fa sempre un sacco di storie per il Mjolnir, come io le farei per le mie armature e tu per il tuo scudo.. -.

Del resto, la prima volta che si erano incontrati, quando Steve aveva chiesto a Thor di dargli il martello, il dio non aveva reagito molto bene.
- Strano che non si sia staccato dalla sua mano. Quello ha una stretta molto forte -, affermò il Ragazzo d’Oro d’America.
- Anche tu resti sempre brioso, Capitan Vintage. Ecco, Leviathan sta aprendo gli occhi.. -.
- Non credi che sia il caso di lasciare a Natasha l’interrogatorio? -.
- E lasciarle tutto il divertimento? Non credo proprio -.

- Vedi di non aizzare la bestia, Stark. Non sappiamo nemmeno se è il figlio di Loki, pure con una certa somiglianza -, affermò Fury, appena entrato nella stanza insieme a Hawkeye, Vedova Nera e Banner.
- Perché? In caso abbiamo sempre Hulk -, replicò Ironman, ancora in armatura, indicando Bruce alla sua destra.
- Credo sia meglio evitare di far quasi precipitare l’Eliveivolo come la scorsa volta, Tony -, rispose lui, guardando la figura sottile del prigioniero che si stava mettendo a sedere.
 
 
 
 

Aprì gli occhi lentamente, sentendosi accecato da un’energica luce bianca. Istintivamente si mise la mano libera sulla fronte, cercando di riavere una vista nitida, più o meno. La luce forte gli dava ancora qualche problema, e quella artificiale non faceva eccezione.
Con sollievo, capì di avere ancora il Mjolnir, e non cercò di disfarsene in alcun modo, anzi, continuò a tenerselo stretto, per quanto l’arma in sé non gli piacesse affatto.
Gli sembrò di sentire delle voci. Vedi di non aizzare la bestia, Stark. Non sappiamo nemmeno se è il figlio di Loki, pure con una certa somiglianza. Ah! Aveva già fatto una bella impressione, decisamente. Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Non ascoltò il resto della conversazione, non gli interessava. Cercò invece di rimettersi in piedi, cercando di placare il forte mal di testa che aveva da quando era precipitato su Midgard. Decisamente, non era un granché con gli atterraggi. Non lo era mai stato..
 
Si massaggiò la fronte, mettendosi a sedere. Almeno le sue capacità rigenerative avevano fatto un buon effetto, perché, emicrania a parte, non sentiva più niente. Poi si guardò intorno. Si trovava su un lettino, dentro una specie di.. prigione di vetro, dalla forma cilindrica. La struttura di quello che c’era tutt’intorno non era niente che avesse mai visto prima. Ma almeno era tutto sufficendemente illuminato.
- Ben svegliato, Bell’Addormentata -, disse un uomo ricoperto di metallo oro e rosso, uno dei colori che avrebbe detestato di più, non fosse stato che era negli occhi di suo padre.

- Quindi sarebbe questa la sede dei Vendicatori? -, chiese, ignorando lo strano soprannome che l’Uomo di Metallo gli aveva appioppato.
- Qualcosa del genere -, rispose un mortale dalla pelle scura. Lo sguardo truce e la benda sull’occhio gli ricordavano terribilmente Odino, quindi decise di non guardarlo troppo, ache se avvertiva ugualmente l'intensità del suo sguardo. Esclusi i primi due, nella sala, fuori da quella curiosa cella, c’erano altre quattro persone, e tutte lo stavano studiando.
- Avete un modo curioso di trattare chi vi chiede aiuto -, rispose, squadrandoli con le sue pupille verticali.
- Te lo concedo, Serpente di Midgard. Ma sono queste le misure per gli affiliati dei nostri nemici -.
- Non mi pare che l’ultima volta questa prigione abbia funzionato -.
- Forse. Ma l’ultima volta tuo padre è stato sconfitto! -, affermò un terzo, armato di arco, anche se, ovviamente, non lo stava puntando, perché in ogni caso avrebbe colpito solo il vetro.
- Già -.
- Perché sei venuto qui? E perché hai il Mjolnir? Come l’hai avuto? -, chiese Natasha.
- Sono venuto per chiedere aiuto. Ed è stato Mjolnir a portarmi qui, perché sono stato in grado di sollevarlo -.
- Che fine ha fatto Thor? -, continuò la Vedova.
- Thor è prigioniero di Thanos, come i miei fratelli e il resto di Asgard -.
- Cosa è successo lì sopra? -.
- E’ una lunga storia -.
- Abbiamo tutto il giorno libero -, rispose Rogers.
- Allora apritemi la porta. Non mi piace stare rinchiuso e farei molti più danni se mi liberassi da solo, perché non avrei difficoltà a farlo, credetemi -.
I sei mortali si scambiarono un’occhiata. Chiuso là dentro potevano sempre scaricarlo in mare, ma di certo sarebbe sopravvissuto alla caduta e avrebbe potuto fare danni a dei civili. Così Nick rispose affermativamente. - D’accordo. Ma se ti venisse in mente di trasformarti o attaccare in qualsiasi modo, sappi che tutte le nostre armi sono puntate contro di te. E ti farebbero male -.
Jormungandr annuì, per nulla intimorito, e si alzò verso l’uscita della cella, che si aprì lasciandolo passare, e richiudendosi dietro di lui.
 
 
 
 
 
 
- Dopo che Thor riportò Loki ad Asgard, Odino esiliò mio padre su Midgard per evitare che facesse altri danni -.
- Un momento: perché non siamo stati informati? Loki poteva farne un’altra delle sue anche qui! -.
- No, Uomo di Metallo: era stata esiliata l’anima di mio padre, in uno stato di quiescenza, in un luogo quasi irraggiungibile. Il suo corpo è stato distrutto. L’incantesimo però era estremamente potente, ed era già stato molto indebolito dall’aver mandato suo figlio qui con la magia. In questo modo, i sigilli delle nostre prigioni –la mia e quelle dei miei fratelli- si sono indeboliti, e poi spezzati -.
- E così avete scatenato il Ragnarok? -.
Il Gigante guardò Stark con irritazione. - Smettila di interrompermi, mortale, se vuoi conoscere il resto della storia. E comunque quello che voi chiamate Ragnarok è solo una stupida leggenda. In ogni caso, ci siamo liberati quasi contemporaneamente, e, insieme, abbiamo deciso di attaccare Asgard per farci dire da Odino dove era stato imprigionato nostro padre. Abbiamo sottomesso il suo esercito e io ho sconfitto personalmente Thor in battaglia -.
Jormungandr si era aspettato un certo allarmismo, alle sue parole, e quindi non si stupì della reazione generale. La donna dai capelli rossi e l’agente nero misero mano alla.. come si chiamava.. ah si, alla pistola. Il loro compagno all’arco e alla faretra. Tutti si prepararono con le proprie armi.
- Non l’ho ucciso, state tranquilli. E’ ancora vivo, come vi ho detto. Fenrir gli ha mangiato la mano destra, però -.
- Non sei molto abituato a parlare con le persone, vero? -, chiese la spia.
Il rettile sorrise leggermente, mostrando i denti. – No, in effetti no -.
Si sporse di più verso il tavolo, incrociando le braccia. – Ma non è questo il problema. So perfettamente di non ispirare fiducia in nessuno, ma sono venuto qui perché siete le uniche persone nei Nove Regni che possono aiutarmi -.
- Perché mai dovremmo aiutarti? Da quanto ci hai raccontato, sei più nostro nemico che amico -, disse Steve.
- Perché anche Thor, Asgard, l’intero universo ha bisogno di voi -, rispose.
 
Prese un profondo respiro. – I miei fratelli sono stati.. posseduti. Non sono più loro stessi, sono controllati da qualcun altro, un essere di nome Thanos.. -, spiegò, cercando di trovare le parole giuste.
- Compromessi, insomma -, completò la rossa.
- Esatto. Noi non volevamo la distruzione fine a se stessa, ma adesso è cambiato tutto. Vogliono usare il Tesseract per distruggere l’intero cosmo. L’unica persona in grado di fermarli senza ucciderli.. -, continuò, respirando ancora profondamente. – E’ mio padre -.
- Quindi ci stai chiedendo di.. -.
- Liberarlo e allearsi con lui, Lady Natasha. So di chiedere molto, ma.. -.
- Tu ci stai chiedendo di ridare la libertà a quell’assassino psicopatico di Loki??! Sei più pazzo di tuo padre, se credi che.. -.
- Mio padre -, sibilò Jormungandr, che alzando lo sguardo guardò Stark in modo inquietante. – Non è pazzo, né psicopatico. Ha ucciso come chiunque altro, in questa stanza, e non negatelo, perché anche se ho passato la mia vita nel profondo dell’oceano, non sono così ingenuo da non capire quando mi trovo davanti ad un assassino. Non vi biasimo per la vostra mancanza di fiducia. Mio padre ha attaccato questo pianeta, è vero. Ma se ha arrecato dolore e distruzione su Midgard era perché voleva colpire Thor, non voi. Non voleva un Regno da governare, quanto un cuore da distruggere -.
- Come facciamo a sapere che quello che dici è la verità e che non ci stai manipolando per liberare tuo padre e ucciderci tutti? -, chiese Ironman, a nome del gruppo.
- Avete solo la mia parola -, disse. Poi prese il martello di Thor, e lo appoggiò al grande tavolo da riunione. – E questo. Mjolnir ha mietuto vittime come ben poche armi, in tutti i Nove Regni. Ma non lo si può alzare, se non si è degni, almeno secondo le regole morali di Odino. Provate voi stessi. Ho il sospetto che non molti di voi riusciranno anche solo a sollevarlo -.
Alcuni di loro provarono, in effetti. Soltanto il Capitano riuscì nell’intento.
- Perché solo io..? -.
- Evidentemente la tua morale e il tuo animo fanno sì che tu ne sia in grado. Non credo che tu lo possa usare per, che ne so, sparare fulmini o altro, come non posso nemmeno io, ma questa è un’altra storia -.
- Il tuo racconto non regge in ogni caso -, proferì la Hill.
Il serpente s’incupì. – Era la mia sola possibilità di avere un aiuto. Vorrà dire che dovrò.. fare da solo -.
- Chi ti dice che ti lasceremo uscire da qui? -,
- Chi vi dice che io mi farò trattenere con le buon.. -, Jormungandr si interruppe, sbarrando gli occhi dalla sorpresa e, forse, dalla paura.
Le sue pupille si erano ridotte a due linee sottili.
Stette in silenzio un momento. Poi parlò.
Lui è qui -.
 
 
Nel frattempo, un altro umano entrò nella sala. – Signore, c’è un picco di energia elettromagnetica che.. -, le sue parole furono interrotte da un fulmine vicinissimo alla base, subito seguito da un assordante rombo di tuono. L’Helicarrier ebbe un violento scossone, e chi era in piedi perse l’equilibrio miseramente.

- Cosa sta succedendo qui?! -, urlò Nick Fury, palesemente alterato.
- Mi hanno trovato! Thanos vuole catturarmi perché sono l’unico che sa come trovare mio padre! E se lo prende, non avrà più ragioni per non distruggere il cosmo! -.
- Quindi adesso dovremo combattere con un essere potentissimo? -, chiese Stark.
- Sì! Ma non è di lui che ci dobbiamo preoccupare, in questo momento! -.
Ci furono un altro fulmine e un altro tuono. Dal corridoio a ovest si udirono le urla degli agenti di guardia, subito seguiti da una sparatoria, e, successivamente, dal rumore di una potente scarica elettrica.
- Maledizione -, mormorò il rettile. – Dovete andarvene! Le vostre armi non lo sfiorerebbero nemmeno!! -.
- Chi non sfiorerebbero? -, domandò Natasha
Lo sportellone della sala esplose, non colpendo solo per un pelo Clint, buttatosi di lato come gli altri per evitare quella lastra di metallo fin troppo pesante che aveva subito ridotto in pezzi il tavolo, creando ulteriore rumore assordante.
 
E fu allora che gli Avengers videro Fenrir Lokison.
 







 
Sappiate che non posterò sempre tanto spesso xD ma in questi giorni ho voglia di aggiornare, questo capitolo era già pronto, e così.. eccomi qui!
Allora, che ve ne pare del capitolo?
Trovo che Leviathan sia un nomignolo azzeccatissimo per il Serpente di Midgard, ma questo lo lascio giudicare a voi (per chi non lo sapesse, il Leviatano è un mostro marino della Bibbia che uscirà fuori durante l'Apocallisse. Viene descritto come 'il re di tutte le bestie più superbe', ed è una sorta di dimostrazione del potere del dio cristiano/ebraico. Anche lui di considerevoli dimensioni xD).

Alla prossima!
Madama Pigna

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Capitolo 4
*** Fear of the wild ***



- Fenrir.. aah, ahi! Stai buono, tesoro, o mi farai male! -, disse Loki, cercando di rabbonire il figlio. Il lupo stava crescendo piuttosto velocemente, e, in quel periodo, gli stavano spuntando anche i denti. Ciò significava che doveva stare attento, se non voleva ferirsi i capezzoli. Purtroppo il cucciolo era identico a Thor, sotto certi aspetti: stessi occhi azzurri, stessa, sfiancante esuberanza e stessa tendenza a eccedere con la propria forza. Forse era ancora presto per dirlo, ma come padre partoriente il suo istinto non mentiva: tra tutti e tre i suoi figli, era il lupo ad assomigliare di più al Tonante.
 
Fenrir, che ormai era grande quanto un cane di dimensioni medie, leccò via il sottile rivolo di sangue dalla mammella, mugolando dispiaciuto. Prima combinava guai e poi si scusava come se nulla fosse. Anche questa era una caratteristica a lui familiare.
 
In ogni caso Loki non se la sarebbe mai presa. Amava troppo i suoi figli per farlo. Ma forse, da lì a poco tempo, il suo cucciolo avrebbe cominciato a cacciare da solo. Forse per questo tendeva a mordere, perché il periodo dell’allattamento stava giungendo al termine. E questo, se da un lato gli faceva venire uno strano senso di malinconia, dall’altro lo faceva sospirare di sollievo.
 
Nutrire i suoi bambini non era mai stato semplice, pur con tutto l’aiuto e la disponibilità di Angroba. All’inizio, il disagio di avvicinare al petto uno dei suoi figli per dargli il suo latte era quasi paralizzante. Poi quella sensazione era svanita, lasciando il posto a un’intimità dolce e affettuosa, quasi magica, almeno finché uno degli altri due non ricordava che era venuto il suo turno. Ma i problemi rimanevano lo stesso, e non solo a causa dei denti di Fenrir. Dare il latte a tre cuccioli affamati come loro richiedeva un notevole dispendio di sostanze, indebolendolo. Inoltre tutte le volte che nutriva Jormungandr aveva sempre i nervi a fior di pelle. Specialmente appena nato, forse per la forma della lingua o per le sue dimensioni ridotte, il piccolo serpente faticava a succhiare il latte, che spesso colava giù dal suo petto glabro come se niente fosse. Probabilmente per questo Jor aveva imparato per primo ad assumere sembianze umane, pur con una spintarella di Loki. Altrimenti non sarebbe riuscito a soddisfare il suo bisogno di cibo.
L’unica che non dava troppi problemi, sotto questo punto di vista, era Hela, che almeno si limitava a volere troppo latte per le sue dimensioni quasi normali. Era una tipetta dispotica, la sua primogenita. Ma almeno a questo era facile porre rimedio, con un minimo di autorità.
 
 
Crescere tre figli da solo non era per niente facile, nemmeno quando avevi un amico come Angroba dalla tua.
 
 
 


 

- Hela! Fenrir! Venite qui, prima che decida di rasarvi a zero, piccole pesti! -.
La piccola ghignò, e anche il fratello fece un verso simile a una risata, divertiti da quella minaccia lanciata dal nano, che stava addirittura sventolando un mestolo di legno in aria.
- Non penso che lo faranno, Angroba -, affermò Loki, senza nemmeno alzare lo sguardo dal fuoco che stava alimentando.
- Vero, ma tentar non nuoce. Jor, per favore, va a chiamare quei due, altrimenti non mangeranno né a pranzo né a cena, diglielo -.
- Zio, non credo che a loro importi. Andrebbero a caccia di conigli e li mangerebbero crudi.. -, rispose il piccolo biondo in forma umana, alzandosi dal tavolo per obbedire.
- Sì -, replicò suo padre. – Ma poi Hela soffrirebbe di mal di pancia per giorni, e se viene lei, viene anche Fenrir -.
Quando il serpente se ne andò strisciando in mezzo agli alberi, i due continuarono a cucinare per un po’.
- Sono cresciuti in fretta. Specialmente Fenrir e Jormungandr. Il loro Seidr è forte quanto quello di Hela, ma si manifesta in maniera diversa. Se fosse così anche per noi, altro che nani! Saremmo alti come querce millenarie. Alla faccia di quegli stupidi spilungoni -, affermò lo Jotun dai capelli lunghi, gettando le carote tagliate nel pentolone.

- Peccato che non verremo apprezzati lo stesso -, ribatté l’altro amaramente, sistemando altra legna da ardere tra le fiamme.
Angroba sbuffò, gettando un po’ di sale nella minestra. - Suvvia, Loki, un po’ di vita! L’importante è piacere a se stessi, non agli altri! Non puoi continuare a sentirti così orribile solo perché sei un mago e non un guerriero come quegli idioti che si considerano padroni dell’universo! E’ solo un modo come un altro per non farti tirar fuori il tuo potenziale! -.
- Ne dovremo discutere ancora per molto? -.
- Amico mio, sono decenni che te lo dico, e non mi stancherò mai di ripeterlo: hai il Seidr più potente che io abbia mai percepito. Non vergognarti di usarlo! E’ quello che hai dentro! Non ha importanza se non sei particolarmente eccelso nel combattimento. Non tutti possono esserlo, e poi.. -, il piccolo Gigante sollevò il mento del giovane fanciullo, che nonostante l’età ormai quasi adulta sembrava sempre un ragazzino.
- Chiederesti mai a una tigre di librarsi in aria? -.
- Ehm.. no. -.
- E chiederesti mai a un falco di respirare sott’acqua? -.
- Certo che no! -.

- Appunto! Dammi retta Loki, che sono più vecchio di te e queste cose le capisco: non puoi pretendere che una tigre voli o che un falco respiri negli abissi del mare, ma negheresti che entrambi sono belli così come sono, con le loro doti diverse ma egualmente magnifiche? No. Solo che non getteresti giù da una rupe la tigre o butteresti in un lago il falco, a meno che tu non li voglia ammazzare, perché non sono i loro posti, quelli. Come Asgard non era il tuo. Un Gigante di Ghiaccio che vive ad Asaheim, pfui! E io sono la dea Freya! -, parlò il nano, continuando a lavorare.

- Allora quale sarebbe il mio, Angroba..? -, chiese Loki, cadendo per poco in uno di quegli stati di semi trance in cui si perdeva nei suoi pensieri.
- E io che ne so? Quando lo troverai, fammi un fischio! -.
Il ragazzo scosse la testa, esasperato dai soliti discorsi dell’amico che tendevano a finire sempre nell’aria. – Forse l’ho già trovato un posto da chiamare casa.. -, mormorò, lanciando un’occhiata ai suoi figli, che stavano facendo una gara a chi arrivava prima.
- A volte ‘casa’ è nei cuori di chi ami -, rispose Angroba, saggiamente.
- Già. Ma forse non solo a volte -, disse il più piccolo. – Ahia! -, si lamentò, perché in quel momento di distrazione non si era accorto di aver avvicinato troppo il dito al focolare.
- Ah! Lo chiamavano Dio del Fuoco -, lo prese il giro l’altro, scuotendo i lunghi riccioli neri.
 
 



 
Poco tempo prima, ad Asgard…
 

Jormungandr udì delle urla fuori dal corridoio. Si riscosse dai suoi pensieri, e si alzò dal letto con le lenzuola rosse.
Aprendo la porta, non vide nessuno, e la cosa non lo stupì. Vivere nella più completa oscurità per secoli lo aveva aiutato a sviluppare quello che in mare era considerato il più importante dei cinque sensi: l’udito. Non poteva dire di avere la vista buona, ma ci sentiva benissimo e intuì che stava accadendo qualcosa di grave abbastanza lontano da lui. A giudicare dalla direzione dei suoni, probabilmente nella sala dei banchetti.
Si stropicciò gli occhi, non essendosi ancora abituato al costante luccichio delle mura dorate, e si diresse a passi veloci verso quell’ala della reggia, turbato dai ringhi che erano arrivati fino al suo timpano.
 
Come immaginava, in quel luogo si era scatenato un pandemonio.
L’immenso tavolo dorato era ribaltato, e le cibarie che erano state così ben sistemate per l’imminente pranzo rovesciate per terra, occupando buona parte del pavimento circostante.
Vide alcuni frutti spezzati a metà, e piatti di carne riversare il loro sugo in quel mare d’oro.
Uno spreco che, soprattutto dopo quella guerra lampo, faceva davvero ribrezzo, ma non era quello a preoccuparlo.
 
Suo fratello stringeva la gola di un giovane servo abbastanza in carne, che guardava il lupo con aria terrorizzata e supplichevole. A causa della mancanza di aria, il suo viso stava diventando blu.
Jormungandr conosceva bene la forza di Fenrir, che teneva quel poveretto sollevato in aria, guardandolo con scherno, e sentì l’improvviso impulso di portarsi una mano sul collo. Rabbrividì, e per un momento non seppe che fare.
- T-ti preg.. No-.. Mangiarm-.. -, provò a parlare la vittima, nonostante quel soffocamento.
 
- Mangiarti? Ma no, ma no.. Suvvia, non scherziamo -, rispose il lupo, sempre tenendolo stretto con una sola mano. La destra era libera, e, mentre la alzava, al serpente gli parve di vedere delle scintille, che si trasformarono poi in una sfera di energia.
- I rifiuti si inceneriscono. Mica si mangiano -, continuò, un momento prima di liberare la folgore.
Solo allora Jor trovò la forza di agire. Non sapeva come erano arrivati a quel punto, e non gli interessava. Scattò all’improvviso (dopotutto, rimaneva sempre un serpente), e prese il polso del fratello, deviando il colpo, che finì nelle balconate fuori dalla sala.
 
- Basta così, Fenrir! Lascialo! -.
 
Il secondogenito di Loki, sorpreso, lasciò la presa, e il servo cadde ai loro piedi, tossendo. Poi scappò via, prima che anche l’altro mezzosangue Jotun potesse prendersela con lui.
 
Il moro si voltò verso il biondo, mostrando le sue iridi elettriche percorse dalla rabbia.
 
 
 
 
 
 
Non ci volle molto tempo perché Fenrir dalle parole venisse alle mani.
Il lupo quasi demolì le porte delle camere di Thor, quando scagliò il fratello lì dentro, infuriato come non mai.
- GUARDA QUESTO LUOGO MALEDETTO, FRATELLO!! COME PUOI DIFENDERE LE STESSE PERSONE CHE CI HANNO DIVISI, FERITI, UMILIATI E IMPRIGIONATI?! -.

Jormungandr non sapeva come rispondere. Nelle risse, Fenrir era sempre quello più avvantaggiato, non perché fosse più forte ma perché era determinato a vincere e sconfiggere.
Era atterrato ai piedi del letto, che si era spostato cigolando.
E non poteva negare che, quando suo fratello si arrabbiava in quel modo, e lo guardava con quegli occhi così pieni di ira, così simili a quelli di lui, gli faceva paura. Eppure doveva essere abituato ai suoi modi di fare. Era sempre stato vivace, fin da quando erano piccoli. Ma da quando erano stati imprigionati, erano cambiate molte cose. A partire da loro stessi.
Fenrir gli urlò ancora qualcosa contro, per poi andarsene sbattendo la porta, mettendo a dura prova i cardini.
 
Il biondo si passò le dita pallide sul viso, sospirando di sollievo.
Ma la rabbia di Fenrir per gli Asir sarebbe mai sbollita del tutto? Sperava di sì, ma non era certo. Sapeva solo che niente sarebbe mai stato come prima. Niente.
 
Si rialzò lentamente. Forse avrebbe dovuto parlarne con Hela, sempre se non fosse stata impegnata a interrogare Odino o ad autocelebrarsi seduta sul trono d’oro di Asgard.
Fu allora, però, che notò un oggetto, che prima non aveva notato, nascosto sotto il materasso.
Lo tirò fuori. Sembrava un libro, rilegato in cuio, anche se non poteva dire che ne avesse letti molti nella sua vita. Lo sfogliò, stupendosi della presenza di una cosa nel genere nelle camere del figlio di Odino. Lesse qualche parola, ma si dovette mettere nella penombra per mettere bene a fuoco le lettere.
Scoprì con sgomento, però, che quello non era un libro.
Era un diario.







E rieccoci qui xD forse vi aspettavate di vedere Fenrir e Jormungandr sull'Eliveivolo, ma potete stare tranquille/i, il prossimo capitolo vedremo anche i nostri Avengers :)

Diciamo che sono stata un po' crudele, riguardo Fenrir. Voglio dire, come zombie di Thanos gli faccio fare cose davvero ignobili xD e anche con Hela, pensandoci bene. Chiedo perdono!

Dunque, in questo aggiornamento vi ho fatto gustare qualche ricordo di Loki. Presto verranno anche ricordi di Jor -perché è ovvio che non può ricordare eventi di quanto non era nemmeno nato, o era piccolo, e nemmeno discorsi tra Loki e Angroba in cui non era presente-, alcuni sull'infanzia e ALMENO uno riguardo all'esilio, ovviamente ù.ù Ma tempo al tempo, la prossima volta ci sarà l'assalto allo Shield!! *O* 
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, e che recensirete in tanti :) per dubbi, critiche o altro, sarò pronta ad ascoltarvi!
Alla prossima!
Madama Pigna


P.s. Se vi interessano Thorki un po' meno drammatiche (xD) e magari vi piace l'idea di un Loki su Jotunheim, con annessi e connessi, forse
questa fic vi potrebbe piacere, nel caso non l'aveste notata (è nella sezione del film 'Thor').

 

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Capitolo 5
*** Fear of the lie ***






A prima vista, Fenrir appariva molto diverso dal fratello.
 
 
Aveva vesti abbastanza simili a quelle di suo padre, se non ancora più rockettare. Era quasi completamente in nero, con qualche tocco d’argento nella veste e nel tessuto interno del lungo cappotto di pelle. Dai suoi guanti a mezze dita spuntavano dita robuste, ben provviste di unghie –forse era meglio dire artigli-, sporche di sangue. Inoltre erano percorse da crepitanti scariche di elettricità.
La cosa più inquietante era la testa: una zazzera di disordinati e mal tagliati capelli, neri lunghi fino alle spalle, la ricopriva, e due occhi blu, leggermente nascosti dalle ciocche ribelli, che osservavano i presenti con sadico divertimento. Si leccava in continuazione le labbra sporche di sangue, scoprendo i lunghi denti appuntiti. Non somigliava esattamente come una goccia d’acqua a Loki, perché aveva dei lineamenti un po’ meno affilati e più rotondi. Ma in quel momento lo ricordava molto. Almeno per come lo avevano conosciuto i Vendicatori.
 
- Ciao, fratellino. Perché non mi presenti i tuoi nuovi amichetti? Sfortunatamente non ho potuto avvisare della visita, ma sai, forse sarei stato più cortese se qualcuno avesse comunicato la sua partenza inaspettata! -, disse, facendosi strada tra i cadaveri che aveva disseminato.
Il suo passo era lento, cadenzato, incurante delle armi che gli puntavano contro. Il lupo guardava solo lui, Jormungandr. Teneva la testa china, guardando il fratello di sottecchi, con un ghigno divertito. Non si avvicinava a lui in modo diretto, ma facendo il giro, come un predatore che studia la propria preda lentamente, con calma, prima di attaccare il punto più debole.

- Fenrir.. -, mormorò il serpente. – Puoi combatterlo, fratello -.
- Combattere che cosa, Jor? I nostri propositi sono giusti. Dimmi dove si trova nostro padre, e lo libereremo insieme -.
- No. Non te lo dirò. Non sei nelle condizioni mentali per far sì che mi fidi di te. Guardati intorno, fratello! Hai ucciso queste persone e.. -.
- E bevuto il loro sangue, sì! Perché è il sangue che voglio! Perché, dopo tutto quello che ci è stato fatto, è un mio diritto! -, si alterò il moro.
- Quegli uomini non ti avevano fatto niente! -, replicò il biondo, allontanandosi da lui. Si muovevano in cerchio, senza modificare la distanza tra loro, mentre gli altri umani li osservavano attentamente.
- Hai ragione -, disse il fratello, con un tono più tranquillo che ai presenti non piacque affatto. – Ma tu non puoi capire come ci si senta.. dopo secoli senza cibo né acqua.. -, a ogni pausa, prendeva un profondo respiro con il naso. – Assetati. Affamati. -, concluse, girando lentamente la testa verso l’agente Romanoff, che le stava puntando contro la pistola.

- Ma se tieni alla vita di questi mortali, basta che tu venga con me. Non sfiorerò loro un capello -.
- Non sei un buon bugiardo, Fenrir, e lo sai -.
- Perché pensare alla vita di insignificanti formiche? -.
- Perché noi non siamo come gli Asir, Fenrir. Né come Thor. Neanche tu sei come lui, fratello. Ti prego, non ascoltare il tuo lato più selvaggio. Tu sei migliore di così! -.
Per tutta risposta Fenrir sbuffò, spostando un fastidioso ciuffo di capelli dall’occhio. – Perché devi essere sempre così reticente, Jor? Non posso cambiare la mia natura, come tu non puoi cambiare la tua. La furia guerriera, la sete di sangue, fanno parte di noi. Fanno parte di me. Sono scritte nel nostro sangue Asir.. -.
- Perché questo non sei tu. Mio fratello non avrebbe mai fatto un discorso del genere. Mio fratello lo avrebbe definito stupido e inutile -.
- In questo hai ragione. E’ inutile. Abbiamo parlato anche troppo -.
Fenrir alzò le mani, e le scariche elettriche del suo corpo si intensificarono, raggiungendo i palmi, e puntarono la Romanoff, che inutilmente sparò.

Jormungandr agì tempestivamente. Si buttò verso la rossa, scagliandola addosso a Capitan America e prendendo la scossa in pieno.
Cadde in ginocchio, sibilando, mentre la sua pelle cominciava a ricoprirsi di squame d’oro sbiadito. Era stato tutto premeditato, e se ne era reso conto troppo tardi. Artigliò il pavimento con le unghie, cercando di resistere alle scariche elettriche. Fenrir aveva intenzione di farlo tornare alla sua forma originale, con cui nemmeno i fulmini di Thor sarebbero serviti a nulla e, in quel caso, per l’intera struttura sarebbero stati guai.
 
Non sapeva se avrebbe resistito a lungo, ma, fortunatamente, non ci fu bisogno di mettersi alla prova. Un omone verde si gettò addosso al fratello, interrompendo immediatamente il contatto. Incominciarono a lottare.
Ma Fenrir era troppo agile per Hulk. Evitava i suoi pugni con destrezza, lo faceva rodere correndo sui muri a quattro zampe per poi tirare ganci e tagli all’improvviso, senza nemmeno aver bisogno di trasformarsi. Il Golia Verde, impegnato nell’inseguimento, faceva più danni che altro, e né le pistole degli agenti, né lo scudo di Capitan America o le frecce di Occhio di Falco riuscivano a fermare il lupo, talmente veloce com’era. 
 
 
 
 
 
Gli Avengers videro il biondo figlio di Loki gettarsi su Fenrir, e i due rotolarono sul pavimento, lottando con la ferocia di due leoni. Intanto, gli scossoni dell’Helicarrier divenivano sempre più intensi. I mortali non avevano idea di che cosa fare. Non potevano nemmeno tentare di attaccare il lupo, perché, avvinghiato com’era a suo fratello, avrebbero potuto colpire Jormungandr, e in quel caso l’altro semidio sarebbe stato a piede libero per la struttura.
 
- Nostro padre si vergognerebbe di te! Di te, che eri il suo prediletto! Parteggi per mortali e Asgardiani che lo odiano e disprezzano! Sei un traditore! -, esclamò Fenrir, sopra di lui, che lo riempiva di pugni. Jormungandr invertì le posizioni, cercando di bloccarlo sotto il suo peso. – Non parteggio per nessuno all’infuori della nostra famiglia! Ma non posso fidarmi di te se hai la mente controllata da qualcun altro! -, disse, tirandogli anche lui un pugno. Ma il serpente non era mai stato aggressivo come il fratello. E non era capace di mettere da parte il legame con Fenrir per colpirlo in modo anche solo vagamente sufficiente a tenerlo buono.
 
Con un calcio, il lupo si liberò di lui, trovandosi davanti ad Ironman, che gli stava puntando le sue armi. Subito il semidio lo colpì con l’ennesima scarica di fulmini.
 
 
Ed era proprio quello che Stark desiderava.
Con la potenza triplicata dell’armatura, attaccò il lupo, che, sorpreso, non reagì in tempo per parare il gancio destro del mortale, che poi usò il guanto della Mark per scagliarlo lontano, dritto verso la parete di metallo. Anche gli altri Vendicatori stavano per attaccarlo, quando, improvvisamente, un ennesimo scossone fece perdere l’equilibrio ai presenti. Barton, che stava puntando una freccia contro il figlio di Loki, per la prima volta dopo tanti anni sbagliò mira, e il dardo si piantò vicino la mano del lupo, senza sfiorarlo minimamente.
Subito dopo esplose, e se non fosse stato per l’onda d’urto, Fenrir forse non se ne sarebbe nemmeno accorto, seppure il calore avesse ustionato il povero Falco. In tutto quel fragore di tuono, poi, l’esplosivo pareva una bazzecola.
- Traditore -, ringhiò Fenrir, rialzandosi. Alzò lo sguardo, quasi come se potesse vedere i fulmini intorno all’Eliveivolo. Ruggì di frustazione, sebbene non fosse un verso esattamente lupesco. Poi indicò i presenti con un’occhiata assassina.
– Non è finita qui, mortali! Ci rincontreremo! -, disse, scomparendo in un lampo di luce bianco-azzurra.
 
Immediatamente, la tempesta si placò, e i valori elettromagnetici tornarono normali.
 
 
 
 
 
I Vendicatori, Nick Fury, Maria Hill e Jormungandr si guardarono, senza sapere cosa dire.
Arrivarono alcuni agenti (inutili), ma Fenrir ormai non c’era più, e si era lasciato dietro solo una sala riunioni distrutta. Un uragano avrebbe fatto meno danni, probabilmente.
 
 
 
Una volta trasferiti nel laboratorio, Bruce, ritornato a dimensioni normali e con abiti nuovi, si sistemò la bruciatura nel braccio di Clint. – Perché se ne è andato? Non stava rischiando di perdere.. -.
- Credo che Hela lo abbia richiamato. Thor è in procinto di liberarsi, e lei ha bisogno di Fenrir per trattenerlo. Non ci sarebbero stati tutti quei fulmini, altrimenti. Mio fratello non ha mai scatenato una tempesta tanto forte, almeno non in mia presenza -.
- Come sarebbe a dire ‘non ha mai scatenato una tempesta tanto forte’? Come è possibile che un lupo sia in grado di manipolare i fulmini? Fenrir non è Thor! Non ha il Mjolnir! -.
- Non dipende da questo, signor Fury. Quel martello è solo uno strumento per controllare meglio le scariche elettriche, ma non ne è la fonte primaria. È un talento unico, che si ha dalla nascita -.
- Come fa Fenrir ad averlo ereditato? Insomma, Thor ci aveva detto che Loki era stato adottato. Geneticamente parlando.. -, parlò Bunner, riflettendo ad alta voce.
- E’ più complicato di quanto sembri -.
- E allora spiegacelo. Qui sono considerato un genio, non mi sarà difficile capire perché Victor Creed è una specie di centrale elettrica ambulante -, affermò Tony.

- Victor Creed? Centrale elettrica?-, domandò il serpente, guardandolo dubbioso. – Non capisco -.
- Intende Fenrir -, spiegò Natasha. – Lascia perdere Stark, e rispondi -.
- Te l’ho detto, Lady Natasha, è complicato. E comunque non è importante sapere perché Fenrir sa manipolare i fulmini o gli elementi atmosferici. Lo sa fare e basta -.
- Invece lo è. Jormunagad.. -, disse Capitan America.
- Jormungandr -, lo corresse lui.
- Sì, scusa. Se non abbiamo un’idea precisa su cosa affrontare, o su chi, noi non possiamo aiutarti -.
- O aiutare noi stessi, vista la situazione spiacevole -, affermò Fury, che non era certo di buon umore dopo aver scoperto le
capacità del secondogenito di Loki.

Il serpente sospirò, rendendosi conto che non poteva chiedere un aiuto se lui non diceva tutta la verità. – Non è una cosa di cui mi piace parlare.. -.
- Non hai molta scelta -, affermò Stark. Il biondone non lo guardò nemmeno. Era alto quanto Thor, come Fenrir ed Hela quando avevano il loro aspetto umano, del resto, ma non aveva neppure lontanamente la sua aria minacciosa.
- Cosa vi dicono i vostri racconti, sulla mia famiglia? -, domandò decidendo di partire con cautela.
- Che siete tre fratelli. Fenrir, il maggiore, tu, il secondo, e infine Hela. Giganti imprigionati fino all’inizio del Ragnarok. Tuo fratello, secondo i miti, e tanto grande da toccare il cielo e la terra spalancando la mascella, ma la aprirebbe ulteriormente, se ci fosse più spazio. Di te dicono che sei così grosso che le tue spire circondano il mondo, al punto tale che puoi morderti la coda. Hela sarebbe la sovrana delle anime dannate, ha la pelle in decomposizione e con lei sono nate tutte le malattie dell’umanità. Siete figli di Loki e della gigantessa Angroba -, disse Ironman, tutto d’un fiato.

Jormungandr lo guardò leggermente sconvolto. Conosceva già in linea generale parte dei miti Midgardiani, ma non così minuziosamente. – I vostri avi -, disse, - Dovevano avere molta fantasia.. -.
Si riscosse. – La maggior parte delle informazioni sono ingigantite. Io e Fenrir non siamo così grossi.. Hela non ha il corpo metà in decomposizione e quando era imprigionata nella dimensione dei morti li governava tutti, non solo i dannati. Inoltre è lei la primogenita, io sono l’ultimo, e Fenrir sta in mezzo. E noi tre non siamo figli di Angroba, ma.. di Thor -.

I mortali lo guardarono con un cipiglio scettico. – Che.. che cosa hai detto? -, chiese Steve, incredulo.
- Noi tre non siamo figli di Angroba. Lui era un amico di mio padre, l’unico, a ben vedere, e per noi più una sorta di zio. Ci ha portati in grembo Loki, e l’altro padre era Thor -, rispose, incrociando le braccia, evitando di guardare le facce degli Avengers.
- Un momento. Ci stai dicendo che i due fratellini hanno avuto una tresca chissà quanto tempo fa e che da quella siete nati voi? -, domandò il miliardario.

- Non. Sono. Fratelli -, ribatté lui, fulminando Stark con un’occhiata. – A parte questo, sì, è più o meno così -.
- Thor non ci ha mai detto niente. Le nostre storie non citano nemmeno una cosa simile! -.
- Per forza. Non lo sapeva nemmeno lui, figuriamoci il resto dei Nove Regni. Anzi, Thor nemmeno se la ricordava, la notte in cui.. in cui ci hanno concepiti, ecco -, disse, pudico.
- Quindi Loki si è.. trasformato in donna, come con Sleipnir, e vi ha partoriti -.
- No. Sleipnir è un cavallo come qualsiasi altro, eccetto il numero di zampe, e non è figlio di mio padre. E no, non si è trasformato in donna -.
- Come è possibile quindi.. -.

- Mio padre è ermafrodita -, affermò. Tutti erano troppo sbigottiti per parlare, perciò continuò.
- E’ uno Jotun. Un Gigante di Ghiaccio. Fa parte di una specie mutaforma, per questo io e Fenrir possiamo cambiare aspetto, e anche Hela, a dire la verità. Questa capacità include anche l’ermafroditismo -.
- E’ impossibile -, disse Clint, che non si era fidato di lui fin dal primo istante. – Stai mentendo -.
- Sì che è possibile -.
- Balle. E se anche tu fossi sincero, come fai a credere a una storia simile? Tuo padre è una schifoso bugiardo, assassino, manipolatore e.. -.
- Non ti azzardare a insultare mio padre in mia presenza, mortale! Lui non è la persona che credi, non solo questo, comunque! Quello che sto dicendo è la verità e.. -.
- Dimostramelo -.
- Cosa? -.
- Dimostrami che non stai mentendo, forza -, ripetè Clint, spalancando le braccia da arciere di fronte al serpente. – Quel maledetto ha quasi ucciso Phil, che adesso è in coma, ma se tu credi che sia un santo, ermafrodita, per di più, dimostramelo -.
Gli Avengers videro gli occhi di Jormungandr aggrottarsi. All’apparenza sembrava una persona molto tranquilla, ma ognuno aveva i suoi limiti e Clint lo stava provocando deliberatamente. Prima che qualcuno potesse riprendere l’agente Barton, però, il serpente socchiuse gli occhi, abbassando lo sguardo.
- D’accordo. Se nessuno di voi mi crede, vorrà dire che ve lo farò vedere -, disse, con le gote leggermente arrossate. Sotto gli occhi di tutti, cominciò ad abbassarsi i pantaloni.
- Mi chiedi come faccio a credere a una cosa del genere, Occhio di Falco? La risposta è semplice. Perché sono come lui. Sono come mio padre -, disse, sedendosi in uno dei tavoli lì disponibili, allargando le gambe per garantire una vista migliore. Alzò il suo genitale maschile, in modo che si vedesse anche l’altro.
 
- Sono ermafrodita -.
 
Un istante, e Rogers svenne. Per un momento, a Bruce gli parve di sentire il suono che lo avvisava dell’aumento dei suoi battiti cardiaci.
Stark, sebbene allibito, fece un commento a voce bassa.
 
- E fu così che gli Avengers persero Capitan Verginello.. -.







Va bene, siete tutti vivi?
Ovviamente sapevate già la storia, ma ho voluto mettere questa azione piuttosto osè da parte di Jormungandr. Spero di non avervi fatto venire degli infarti XD ma io adoro la versione intersex di Loki, non ci posso fare niente. Dovevo quindi mettere Jor con questa particolarità <3 Ma vi lascio a sporgere denuncia per tentati omicidi, se credete :)
Quanto alla battuta di Stark su Fenrir, non nego di essermi ispirata a Victor Creed riguardo al suo
lato oscuro. Faccia a parte, eh. Infatti con il suo lato buono ce lo vedo bene in sella ad una Harley, come Wolverine xD
Spiegherò più tardi cosa sta combinando Thor di bello. Per dubbi o domande o critiche o altro ancora, non esitate a chiedere, risponderò con molto piacere :)
Alla prossima!
Madama Pigna.

 

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Capitolo 6
*** Fear of the diversity ***


Poco tempo prima, ad Asgard..




Sfogliò le pagine con delicatezza, notando quanto fossero vecchie e sgualcite.
Al vederla, la calligrafia di Thor sarebbe sembrata, a chiunque, infantile, grossolana, tipica di chi ha imparato a scrivere controvoglia, e lo faceva molto raramente. Jor non ci fece molto caso, concentrato com’era sulla lettura.
Non era un testo molto lungo, in verità. Il principe doveva aver scritto per decenni, forse secoli su quei fogli, ma si trattava per la maggior parte di poche righe, e non andava mai molto sui particolari.
Se Jormungandr pensava al periodo in cui suo padre aveva insegnato loro a leggere e scrivere, e ricordava come la sua scrittura fosse così elegante, chiara e longilinea, non si stupiva di tutte le differenze tra Loki e l’Asir.
 
Leggendo, capì che il principe aveva tenuto quel diario durante la lunga assenza di suo padre.
Quando Loki era occupato a crescerli, mentre tutta la famiglia reale era impegnata a cercarlo.
 
 
 
Non posso credere di star scrivendo un diario. Io, Thor, Principe di Asgard e Possessore di Mjolnir, sto confidando i miei tormenti a dei pezzi di carta. Se Loki fosse qui, mi crederebbe impazzito.
 
Eppure è proprio a causa sua se lo faccio, se sto impazzendo in questo modo. Mio fratello è scomparso, così, all’improvviso. L’altra mattina Madre era entrata in camera sua per dargli il buongiorno, come fa sempre con entrambi, e si è accorta che il letto era vuoto. E freddo. Non era nemmeno disfatto, tutto era stato lasciato così come era sempre stato. Lo abbiamo cercato per tutta la reggia, poi per tutta Asgard, abbiamo chiesto a Heimdall e nemmeno lui ci ha saputo dire niente. Si è come volatilizzato.
 
Padre pensa che le condizioni della sua stanza portino a due sole opzioni: una partenza frettolosa, e io lo escludo, perché mio fratello non scomparirebbe così senza nemmeno avvertirmi o lasciare un biglietto; oppure, e questa ipotesi mi fa tremare, un rapimento. Lo abbiamo cercato ovunque. Presto mi unirò alle ricerche anche fuori dalla capitale. E se non lo troveremo ad Asaheim, lo cercherò in tutti i Nove Regni, finché non lo avrò trovato, lo giuro sul mio onore.
[…]
Da quando è ritornato, Loki non è più lo stesso. Padre mi ha garantito che è praticamente impossibile che ritrovi la memoria. Ciò nonostante, a volte lo guardo, e non è più lui. Non è più il fratellino indifeso, innocente e timido con cui giocavo da bambino. Adesso è freddo, come.. come il ghiaccio. Mente in continuazione, non si confida più con me, quasi come se inconsciamente si ricordasse dell’esilio dei suoi figli, o della morte di Angroba.
 
Ma quelli non erano davvero i suoi figli, erano dei mostri mezzosangue. E quella Jotun era una puttana, una lurida strega che aveva stregato mio fratello per i suoi scopi maligni. La odio. Lei e tutta la sua razza. Mi hanno tolto mio fratello. Loki adesso è un estraneo, per me e per chiunque, persino per Madre.
All’ improvviso ha smesso di essere il ragazzino a cui rimproveravo sempre i suoi trucchetti con la magia. Si fa chiamare Dio degli Inganni, e se una volta cercava di rimediare alla cattiva reputazione che i suoi poteri gli davano, ora non più.
Rivoglio lo scricciolo in grado di sollevare un enorme tomo di tremila pagine solo per il gusto di leggerlo. Il ragazzino timido e dolce che esitava sempre a entrare nell’arena. Rivoglio il mio Loki, con i suoi occhi sinceri e i suoi modi di fare quasi da ragazzina ritrosa..

 
 
 

 
Smise di leggere, e chiuse il diario di scatto, coprendosi gli occhi a causa delle piccole lacrime che stavano scendendo dalle sue guance, causate un po’ per lo sforzo, un po’ per le parole del Tonante.
Mostri mezzosangue.. Quasi da ragazzina…
 
 
 
 
 
 
 
 
Il piccolo biondo corse in mezzo la foresta, senza guardarsi indietro, senza curarsi troppo della direzione presa. Non gli importava, a lui bastava allontanarsi il più possibile da dove era prima.
Quando le sue gambette di bambino non ce la fecero più, si mise dietro un grande albero, di quelli che si snodano in due rami alla base, e si accucciò, dando libero sfogo alle lacrime acidule, che presto finirono per rovinargli i vestiti, ma lui non ci fece caso. Aveva nascosto la testa tra le gambe, e sperava che non lo ritrovassero più.
 
- Jormungandr! JORMUNGANDR! -.
Suo padre lo stava cercando. Si accovacciò ancora di più, desiderando di non essere visto.
Non fu così.

 
Quando Loki lo vide in quelle condizioni, il suo cuore perse un battito. – Jor! -.
Si chinò sul figlio più piccolo, cercando di fargli alzare lo sguardo. – Che cosa è successo? -.
Il giovanissimo serpente scosse la testa, continuando a nascondere la faccia tra le ginocchia. Non riusciva a smettere di singhiozzare.
- Jor, dimmelo. Che cosa ti hanno fatto? -, ripeté lo Jotun, con tono preoccupato.
- Lasciami in pace! Sono un mostro! -.
Il nano sbarrò gli occhi, sorpreso da quell’affermazione. – Come hai detto, scusa? -.
- Sono un mostro! Stammi lontano, non voglio farti male! -.
- Non dire sciocchezze, Jormungandr, tu non sei un mostro. Sei la creatura più dolce e gentile che sia mai esistita. Cosa ti fa pensare il contrario? -, ribatté Loki, sedendosi alla sinistra del figlio.
Il biondo alzò lo sguardo, e al moro gli si strinse il cuore al vedere i suoi occhi rossi per le lacrime.

- Ho quas-si uccis-so una pianta re-respirandogli vicino e Fenrir ed Hela si sono mess..messi a ridere! E-e anco-cora prima mi prendevano in giro perché.. perché s-sono ermafrol.. emafro.. ermafrodita! -, disse, cominciando a pronunciare male le parole, specie quelle con la ‘s’, come faceva sempre quando era nervoso. Fino a qualche anno prima, ricordava Loki, quando ancora il figlio doveva imparare a parlare, era sempre sibilante.
Jormungandr non si rese conto che negli occhi di suo padre si era fatta spazio una tremenda rabbia. Se c’era una cosa che lo faceva imbestialire, una sola, era che i suoi figli si prendessero in giro a vicenda in modo così meschino, pur senza rendersene conto, e che si mettessero due contro uno. Specie se l’uno in questione era Jor, che non sapeva difendersi da solo come i due fratelli maggiori.
 
Tuttavia conservò quell’emozione per dopo, per quando i due si sarebbero beccati una strigliata che di sicuro non avrebbero dimenticato tanto facilmente.
 
- Vieni qui.. -, disse, rassicurante, stringendo a sé quel figlio così simile a lui.
 – Non devi dare retta ai tuoi fratelli, quando dicono certe cose. Sono impulsivi, non sanno davvero di cosa parlano. Non pensano sul serio quello che affermano, danno solo aria alla bocca -.
- Ma quella pianta.. -.
- Sono solo i tuoi poteri che vengono a galla, tesoro. E’ normale, molti serpenti hanno il veleno.. -.
- Quindi sono davvero pericoloso! -, singhiozzò lui.
- No, non lo sei. Devi solo imparare a gestirlo, e poi non è un difetto -.
- Faccio male alle persone.. -.
- Puoi anche guarirle, lo sai. La tua è una doppia capacità, non devi vergognartene -.
- E se non ci riuscissi? Se facessi del male a te, a Hela, a Fenrir o ad Angroba? -.
- Piccolo mio -, disse Loki, paziente, portandosi il figlio sul petto. Accarezzò i suoi capelli biondi. – Ti ho portato nel mio grembo per un anno intero. Non puoi farmi del male. E con te c’erano anche i tuoi fratelli, non potresti avvelenarli nemmeno se lo volessi. Quanto ad Angroba, ha la pellaccia dura e sa badare a se stesso: non temere per lui -.
- Ma perché sono diverso? -, chiese Jormungandr, accoccolandosi meglio tra le sue braccia. – Perché sono come.. doppio? Perché anche tu e Angroba siete così? -.
Loki lo strinse di più a sé, pensieroso. Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quel discorso.

- E’ una caratteristica propria solo della nostra razza, tesoro. Noi Jotun siamo così. Tu e i tuoi fratelli non lo siete completamente, ma ne avete alcune caratteristiche. Tu sei ermafrodita, come me. Ma non è una vergogna, come alcuni vorrebbero farti credere, tesoro. E’ un dono -.
- Un dono? -, chiese il bambino, alzando lo sguardo.
- Si, piccolo mio, un dono. Siamo speciali, noi due, Jor -, disse, rivolgendogli un’occhiata complice che lo fece sorridere. – Siamo ambivalenti -.
- Che cosa vuol dire? -.
- In parole semplici, possiamo fare bene due cose opposte, almeno sotto certi aspetti. Come il ghiaccio. Può far male, ma anche lenire il dolore di un livido. Un po’ come me e te. Possiamo dispensare vita e morte a nostro piacimento, Jormungandr, e questo ci rende diversi dagli altri -.
- E’ una brutta cosa? -.
- Essere diversi? No. Ma le nostre abilità, da sole, sono pericolose, è vero. Non bisogna mai abusare dei propri poteri, e tu questo lo sai bene. Molti ci considererebbero dannosi, e non puoi mostrare le tue capacità a chiunque, perché ti metteresti in pericolo, capisci? -.
Suo figlio annuì. – Ma come fai a sapere che essere diversi non è una brutta cosa? -, domandò.
Lo Jotun stette un momento in silenzio, prima di sorridere dolcemente. Gli prese la mano.

– Guarda qui -, disse, spostando il palmo del biondo all’altezza del suo ombelico. – Per tanti mesi, tu e i tuoi fratelli siete cresciuti dentro di me, e, quando siete nati, ho subito capito che eravate la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Ma non avrei mai potuto avervi, se non fossi stato così -.
Il piccolo serpente sembrò sbalordirsi. – Davvero eravamo tutti e tre qui? Dentro la tua pancia? -.
- Sì, tesoro -.
- E ci stavamo tutti? Non eravamo stretti? -, chiese ingenuamente.
Loki rise. – Sì, Jor, forse eravate un po’ stretti, ma ci stavate tutti e tre, perché eravate molto più piccoli. Anche se tua sorella, grande com’è, è stata la prima a voler uscire -, continuò, ridendo insieme al figlio.
- Papà -, chiese Jor, improvvisamente perplesso. – Ma se per fare i bambini bisogna essere in due.. E zio Angroba non è il nostro secondo padre, allora chi è l’altro? -.

Il serpente avvertì Loki irrigidire la sua stretta.
- E’ complicato, tesoro -, rispose, passando una mano sui suoi capelli d’oro.
- Perché è complicato? -.
- Perché sì, amore mio. Un giorno, forse, vi spiegherò come siete nati, quando sarete in grado di capire certe cose -.
Jormungandr non protestò. – Però mi racconti qualcosa di lui? -.
- E che cosa dirti, Jormungandr? Vediamo -, disse, lasciando che il figlio si sistemasse tra le gambe. – Penso che voi tre abbiate preso il suo fisico. Specie tu e Fenrir. Tuo fratello, da lui, ha ereditato il carattere, e gli occhi azzurri -.
- Anche lui è un lupo? -.
- No, Jor. E non è nemmeno un serpente. Ha un aspetto umano, ed è bellissimo. Non quanto voi tre, però -, rispose, accarezzandogli la guancia. Il biondo vide gli occhi verdi di suo padre farsi lontani, sognanti; non lo aveva mai visto pensare a qualcuno in quel modo.
- Con il cielo negli occhi e la tempesta nel cuore. Coraggioso e prestante.. -.
- Che vuol dire ‘prestante’? -.
Loki arrossì di botto.

- Niente, tesoro. Non vuol dire niente -.
- Ma se hai usato quella parola un significato deve ave.. -.
- Te lo spiegherò tra qualche decennio, Jor. Non ripetere quella parola davanti a tuo zio, mi raccomando -.
- Ma.. -.
- Niente ‘ma’, amore mio. Ora andiamo, Angroba ci starà cercando e devo fare un discorsetto ai tuoi fratelli.. -.








Bon soir! Ho aggiornato prima del solito, stavolta. Ho deciso così perché il capitolo mi è venuto di getto, e perché così aggiorno le mie storie tutte e due in una volta, mi viene più semplice dati i miei altri impegni.

Comunque...
Solo io posso trasformare un momento così fluff in una cosa del genere O_O quella del 'prestante' potevo, forse dovevo risparmiarmela XD
Questo finale quasi-comico è quello che mi esce quando cerco di essere umoristica, scusatemi.
Ma, a parte questo, spero vi sia piaciuto tanto baby!Jor con youngmum!Loki <3 e che recensirete in tanti! 

La prossima volta vi farò vedere zombie!Hela, così vedremo da chi ha preso il suo
lato oscuro. E vedremo anche cosa stanno facendo gli Asgardiani, ovvio!

Alla prossima!
Madama Pigna

 

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Capitolo 7
*** Fear of the interloper ***


Mi scuso, mi scuso, mi scuso in anticipo per la brevità del capitolo, davvero. Sorry sorry sorry sorry. Ma è di passaggio. Il prossimo sarà molto più lungo, prometto, e sarà ambientato nel presente avendo, ciononostante, un corposo flashback. Godetevi questo capitolo, quindi xD







 
Fenrir apparve davanti al Guardiano con un’espressione tutt’altro che serena.
Nel frattempo, nel cielo di Asgard imperversavano terribili tuoni, in accompagnamento a terrificanti fulmini che sembrava non si abbattessero sulla Città D’Oro quasi per miracolo.
- Allora, Heimdall? Dove sarebbe il Tonante? -, chiese il lupo, scostando una ciocca di capelli ribelli. Tutto il suo intero essere sembrava percorso da scariche elettriche, e non era affatto un buon segno. L’Asgardiano dalla pelle scura alzò il sopracciglio.
- Thor ha provato a fuggire, sì, ma tua sorella lo ha bloccato subito -.
- E allora perché diavolo Hela mi ha mandato a chiamare?! -.
- Questo devi chiederlo a lei, figlio di Loki -.
Fenrir sbuffò, avviandosi a grandi passi verso la reggia.
 
 
 
 
Guardò la sala del trono, apprezzando le grandi tende nere con cui nessun raggio di luce sarebbe mai riuscito a passare. L’unico tocco di luce era l’oro del possente trono. Tutto il resto era stato ingoiato dalle tenebre, o sostituito dal rosso sangue dei velluti.
Tutto sommato il gusto di sua sorella non era male.
 
La sovrana di Asgard, in tutta la sua (letterale) grandezza, lo guardava con sufficienza. Fenrir poteva vedere la sua iride rossa a metri e metri di distanza, facilmente eguagliata dall’iride verde. In una traspariva l’ambizione. In un'altra, la furbizia.
Il lupo, nelle sue attuali dimensioni, superava appena la metà dell’altezza della sorella, ma non era un problema. Non era un genere di persona facile da intimorire con queste piccolezze.
 
Lo sguardo della Dea della Morte, comunque, in quel momento era severo, arrabbiato, probabilmente, e suo fratello non ne capiva la ragione. Erano sempre stati molto affiatati, loro due, sempre complici in qualche marachella, e difficilmente il figlio di Loki non capiva cosa le passava per la testa.
 
Sedeva con eleganza, tenendo ben saldo lo scettro di Loki. Fenrir si avvicinò, salendo gli innumerevoli scalini.
- Volevi vedermi, Hela? -.
- Sei uno sciocco -, disse lei.
Il lupo alzò un sopracciglio. – Come hai detto? -.
- Sei uno sciocco. Impulsivo, inutile lupo. Non si attacca mai un branco senza un altro branco. E le esperienze di nostro padre dovrebbero avertelo fatto capire -.
- Come sarebbe a dire? Quei patetici mortali non potevano nulla contro di me! Nemmeno la loro inutile arma verde mi ha anche solo scalfito! -.
Hela scosse la testa, per nulla sorpresa. – Idiota. Tieni a bada il tuo patetico orgoglio virile, Fenrir, perché non ripeterò quello che sto per dirti. Tralasciando il fatto che uno di loro è riuscito a colpirti –lo stesso che è riuscito a imbrogliare nostro padre, l’unico, in effetti-, non conosci bene i nostri nuovi nemici. E c’era comunque Jormungandr da tenere a bada -.
Fenrir distolse lo sguardo, sogghignando in modo inquietante. – Hela, sappiamo entrambi che Jor, per quanto lo favoleggino più forte di me, è fin troppo buono per farmi male sul serio.. -.
- Jormungandr non è più forte di te. Ma ha un vantaggio che potrebbe rendere irrilevante la sua bontà, Fenrir! Lui conosce i suoi limiti, e tutte le sue potenzialità. Tu non hai nemmeno idea di quello che sei veramente in grado di fare.. E non sto parlando di squarciare un paio di Asgardiani giusto per soddisfare l’appetito.. -.
- Se stai parlando dei fulmini… -.
- Fulmini, pioggia, sole, uragani. Tutti i cataclismi atmosferici che riesci a immaginare. Hai ereditato il potere di Thor, Fenrir, e non hai bisogno di Mjolnir per controllarlo, al contrario di quello stolto, perché il Seidr di nostro padre può potenziarlo maggiormente e darti una padronanza di gran lunga superiore. Eppure, tutto quello che hai imparato a dominare fin’ora sono un paio di scosse elettriche e una pioggerellina che non farebbe male neanche a una formica. Patetico -.
Gli artigli del lupo sembrarono allungarsi, mentre nei suoi occhi brillavano più scintille del solito, iraconde e tempestose come un uragano. – Cosa suggeriresti di fare allora, sorella? -.
- Mi sembra chiaro, fratello. Aspettare che Jormungandr liberi Loki. Non sappiamo ancora dove è stato nascosto nostro padre –Odino si sta mostrando più caparbio di quanto avessi previsto-, perciò non resta che aspettare che sia libero. Dopodiché, potremmo completare la nostra giusta vendetta, e distruggere l’universo intero -.
 
 
Mentre parlavano, Fenrir non si accorse della figura massiccia dietro il trono dorato, nascosta persino ai suoi sensi più fini con la magia. Se avesse visto il ghigno di Thanos, comunque, forse l’incantesimo che incatenava la sua mente si sarebbe spezzato, tanto era spaventosa l’espressione perfidamente soddisfatta di quell’essere.
 
 
 
 
 
 
*******************
 
 
 
 
 
 
- Mi dispiace. Non volevo causare un malore al Capitano -, disse Jormungandr, rivestendosi in fretta. Aveva le guancie in fiamme, anche se alcuni erano ancora troppo storditi per rendersene conto.
Ironman, comunque, fu quello che si riprese per primo, forse perché anche dopo la storia del Mandarino era davvero impossibile non prendere in giro Rogers ogni tanto.
- Oh, non preoccuparti, sono sicuro che Capitan Ghiacciolo di riprenderà presto. Dopotutto è la prima volta che vede u.. -.
- Stark, non credo sia il caso di fare battutacce -, lo riprese la Romanoff, osservando attentamente Jormungandr ma sempre mantenendo la sua professionale aria da super-spia. Lui evitò di guardarla.
Quella donna lo metteva a disagio. Sembrava una capace di spezzarti il collo con una mano sola, e il suo sguardo intenso lo faceva sentire spogliato (più di quanto non lo fosse fino a pochi minuti prima), quasi come se la rossa volesse rubargli ogni segreto per usarlo contro di lui. In un certo senso gli ricordava sua sorella, o meglio la Hela controllata da Thanos.
 
- Suvvia,  Vedova Nera, stavo solo scherzando, su -.
 
In ogni caso il  Capitano rimaneva sempre disteso sul pavimento. Il serpente azzerò la distanza tra lui e il mortale, chinandosi su di lui. Cominciò a dargli degli schiaffetti leggeri.
- Capitano? -, provò. – Capitano? -.
- Suvvia, Capsicle, non puoi essere sopravvissuto settant’anni nel ghiaccio e svenire per una cosa così -.
A poco a poco, Rogers aprì gli occhi, guardando confuso i presenti, ma soprattutto Jormungandr.
Lo guardò in silenzio per un momento, prima di parlare.
- Tu hai.. tu hai.. -.
- , io ho -.
Il giovane aiutò Steve ad alzarsi, anche se il Capitano aveva tutta l’aria di uno che stesse per svenire di nuovo.
- Scusa, è che.. Ai miei tempi la cosa sarebbe sembrata.. -.
- Contro natura? -.
- Beh.. -.
- Infatti l’ermafroditismo non è una caratteristica umana. So di non essere normale per i vostri standard. Per nessuno standard, in effetti.. -, concluse Jormungadr, cupo.
- Qui sulla terra ci sono specie ermafrodite -, disse Bruce, sentendosi in dovere di dire qualcosa. Tutti lo guardarono con aria scettica.
- Molte piante, ad esempio. E anche certi animali, invertebrati, per lo più -, aggiunse.
- Quindi mi credete? -, chiese il figlio di Loki, apparendo quasi speranzoso.
 
I mortali si guardarono tra di loro.
Potevano fidarsi?
 
 
Natasha annuì, e allora tutti si tranquillizzarono. La Vedova Nera sapeva bene come riconoscere una menzogna dalla verità.

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Capitolo 8
*** Fear of the fear itself ***


Chiedo scusa per il ritardo ^^'' purtroppo ho avuto problemi con la linea. In effetti ho sempre problemi con la linea, che va e viene di continuo, ma questa volta non voleva proprio tornare. Spero che il capitolo vi piaccia, e, vi prego, non uccidetemi per quello che leggerete!






- CON QUALE VIGLIACCHERIA TRATTATE COSì VOSTRO FRATELLO??!!! -, urlò Loki, divenuto una furia appena Angroba aveva allontanato Jormungandr con la scusa di una passeggiata.
 
- DUE CONTRO UNO, VI CONVENIVA, VERO?! VERGOGNATEVI! CHE COSA VI HO SEMPRE DETTO RIGUARDO AL PROTEGGERVI L’UN ALTRO?! AVETE ALMENO IDEA DI COME SI SENTE JORMUNGANDR QUANDO VI COMPORTATE IN QUESTO MODO?! -.
 
- Papà, noi stavamo solo.. -.
- NON HA IMPORTANZA cosa stavate facendo o meno, Hela, e lo sai perfettamente! Non credere di potermi prendere in giro! -.
- Volevamo solo scherzare! -, aggiunse il piccolo Fenrir, decisamente temerario. – Colpa nostra se Jor è permalos.. -.
- Jormungandr non è come voi, Fenrir! E’ molto più sensibile! -, lo interruppe Loki, ritornando a parlare con un tono di voce più basso. Senza, però, smettere di essere arrabbiato.
- Vostro fratello è più delicato. Lui ha una fragilità di gran lunga peggiore di quella fisica. Siete i fratelli maggiori, soprattutto tu, Hela! Dovreste proteggerlo dalle sue paure, e NON attaccarlo in due! Lui non sa difendersi dagli altri e non sa come reagire se aggredito! E finché non sarà in grado di farcela da solo, dovreste essere VOI i primi a sostenerlo! -.
 
I due bambini rimasero in silenzio, con lo sguardo basso, forse perché non osavano controbattere a quell’amaro rimprovero, forse perché erano dispiaciuti per quello che avevano fatto.
 
Loki avrebbe tanto voluto che Odino e Frigga lo avessero difeso in quel modo, quando aveva l’ età dei suoi figli. Invece tutti gli altri suoi coetanei lo prendevano sempre in giro, a volte persino Thor, senza che nessuno stesse dalle sua parte. Lui finiva sempre per scappare via in lacrime, nascondendosi in un angolino.
 
Sapeva bene che prima o poi Jormungandr avrebbe dovuto smettere di piangere, e che da piccoli ci si prende sempre in giro a vicenda con molta, troppa leggerezza. Ma era meglio mettere in chiaro fin da subito certe cose, prima che fosse troppo tardi. Sospirò, inginocchiandosi per guardare negli occhi i due bambini, entrambi con il loro aspetto Asir.
 
- Verrà un giorno -, iniziò, - In cui io e Angroba non saremo più insieme a voi. In cui sarete soli, senza nessun altro di cui potervi fidare ciecamente. Le uniche persone in cui potrete credere sarete solo voi stessi. Siete gemelli, e sarete sempre legati l’uno all’altro. Dovrete sostenervi a vicenda nelle difficoltà, gioire insieme nei momenti felici, proteggervi l’un l’altro. Non riducete il vostro rapporto a un mero legame di sangue -, disse, con gli occhi lucidi.

Dopotutto non era quello che era successo a lui, con Thor? Anche prima di scappare da Asgard, suo fratello ormai si era allontanato così tanto da lui, sempre preso da qualche battaglia gloriosa o da delle belle gambe. Non passavano più il tempo insieme, come quando erano piccoli, e, anche in quel caso, l’intimità era rovinata dalla presenza di uno dei compagni del Tonante.
 
Poi, quando aveva capito di essere stato adottato, aveva compreso che non ci sarebbe stato più niente di tutto quello che era un tempo, che nulla di quello che erano una volta si sarebbe potuto recuperare. Niente più risate, né scherzi, né occhiate complici. Niente serate davanti a un camino a leggere un libro di favole, o ad ascoltare i racconti di Odino. E nemmeno battute di caccia e cavalcate nelle praterie. Nulla di tutto ciò.
Solo l’amarezza e la malinconia dei ricordi.
E tre bellissimi bambini. Di cui un paio piuttosto pestiferi, certo, ma che compensavano l’assenza del Tonante nella sua vita. Li amava più di Thor stesso, d’altronde. In alcune cose, poi, rivedeva lui o se stesso nei suoi figli. Il carattere del fratello in Fenrir, l’indisponenza di Thor e la sua intelligenza in Hela, i modi pacati che tanto, da bambino, lo avevano reso diverso dagli altri in Jormungandr.
 
 
 
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un rumore assordante, come di un tuono, e gli parve assai strano. Quel giorno il cielo era limpido e terso, una vera beffa alle stagioni, dal momento che stava arrivando l'inverno.
I suoi figli stavano guardando un punto alle sue spalle, così si voltò, vedendo Angroba correre verso di loro trascinando Jormungandr per una mano.
 

- Dobbiamo andarcene! E in fretta! -.
 
Loki si alzò, raggiungendolo. – Che vuoi dire? -, chiese, notando la preoccupazione nel tono dello Jotun più anziano. Il negromante non parlava mai con quel tono. Specie davanti ai bambini.
 
- Ricordi quando mi parlavi di Mjolnir? Se non ci sbrighiamo il tuo caro non-fratello ce ne farà appurare di persona l’efficacia! -, rispose lui, esortandolo ad andarsene. – E non c’è solo Thor! Insieme a lui c’è anche il generale Tyr! Mi ha riconosciuto come Jotun e non mi va di sperimentare uno dei suoi trattamenti, fanatico com’è! -, aggiunse. Dopotutto se il nano viveva in quella foresta era proprio perché la negromanzia era temuta e odiata, e lui un tempo era famoso per quelle sue capacità. Qualsiasi cacciatore di Giganti con sufficiente esperienza sulle spalle lo avrebbe riconosciuto.
- Quindi Thor sta venendo q..? -.
- LOKI PER GLI INFERI! Non ti rendi conto che siamo tutti in pericolo?! Se noi non.. -.
 
 
- è DA QUELLA PARTE!! LA SCHIFOSA VACCA NANA MANIPOLATRICE DI DANNATI!! -, disse una voce poco lontana.
 
Loki si riscosse. – Hai ragione! Dobbiamo.. -.
 


Non riuscì a completare la frase. I cinque furono accecati da un lampo, che carbonizzò gli alberi meno distanti. Il giovane genitore riuscì appena in tempo a creare una barriera protettiva, e tramite essa avvertì tutto il potere magico di quella scarica. Lui era abbastanza potente da reggerla, ma, ugualmente, ne ebbe paura.
 
Un istante dopo, Thor, divenuto ormai Dio del Tuono a tutti gli effetti, atterrò, Mjolnir alla mano.
In lui il più piccolo riconobbe la furia battagliera con cui era noto in tutti i Nove Regni.
 
Al momento non aveva importanza come li aveva trovati. Doveva spiegargli.. dirgli di non fare del male ai suoi figli.. Se li credeva frutto di un incesto, Loki non osava pensare a quello che avrebbe fatto..
 
- Thor! -.
 
Al Tonante gli ci volle un momento per riconoscerlo. Il suo fratellino aveva i capelli più corti di quanto ricordasse. Era anche più alto, con i lineamenti un po’ più affilati, ormai adulti. La magrezza, invece, era rimasta, e forse fu anche per quello che riuscì a riconoscerlo, sebbene quel corpo fosse fasciato da umili abiti ben lungi dall’ essere quelli di un principe cadetto.
 
- ..Loki?! -, chiese, pieno di stupore. La mano che teneva in pugno il martello di abbassò, mentre il proprietario osservava il gruppo, troppo sbigottito per parlare.
 
Angroba e Loki fecero due più due. Thor doveva averli trovati per caso. Non sapeva niente dei gemelli, né, probabilmente, della vera natura di Loki. Non ricordava la notte in cui suoi figli erano stati concepiti..

 
 
 



 
 
- Allora? Dove si trova Loki? -, chiese il Capitano, impaziente di allontanarsi dall’argomento ‘ermafroditismo’.

- Odino è riuscito a dirmi solo che si trova su Midgard. Mi ha riferito una specie di indovinello.. Ha detto che si trovava nel regno dei mortali, nel luogo più profondo di questo pianeta, dove una delle quattro forze maggiori governa sovrana sopra ogni cosa -.
- Non era più semplice dire il nome del luogo e basta? -, chiese il Falco.
- E’ quello che ho pensato anch’io, ma non mi ha detto altro. E io non ho idea di dove si trovi questo posto -.
- E le forze maggiori? -, chiese la Romanoff.
- Stavano per scoprirmi un attimo prima che glielo chiedessi.. -.
- Insomma, sei venuto qui sapendo di non avere niente tra le man.. -, commentò Stark, subito interrotto da Bruce.
- Ma forse non si tratta di qualcosa di mistico -, disse il dottore. – Dopotutto, diverse volte Thor ci ha parlato della magia e della scienza come se fossero la medesima cosa. Come due facce della stessa medaglia -.
- Vuoi dire.. -.
 
- Le quattro interazioni fondamentali della fisica, Tony: elettromagnetica e nucleare debole, in realtà due aspetti diversi della stessa forza, poi nucleare forte e gravitazionale. La gravità -, spiegò a coloro che, al contrario di lui e Tony, erano meno esperti in materia. – E’ la più conosciuta, ovviamente: determina la struttura dell’universo, la formazione delle stelle e dei corpi celesti. L’elettromagnetismo dona le proprietà chimiche ed elettriche della materia, definisce la struttura delle cellule e la radiazione elettromagnetica. Queste due interazioni hanno un raggio di azione infinito. I decadimenti radioattivi, invece, sono causati dalla forza nucleare debole, mentre la nucleare forte stabilisce la struttura dei nuclei atomici, oltre alle reazioni di fissione e fusione nucleare. Entrambi hanno un margine di lavoro piccolissimo, invisibile ai nostri occhi -.
 
 
 - E questo potrebbe aiutarci a trovare Loki? -, chiese Fury.
- Beh, tenendo a mente il resto, sì. Per il ‘luogo più profondo di questo pianeta’ potrebbero essere intese le faglie oceaniche. O almeno una di quelle.. -.
- Il luogo più profondo della Terra non è la Fossa delle Marianne? -, chiese Capitan America.
- Un momento. Mi state dicendo che dobbiamo andare nella Challenger Deep in stile James Cameron*? -, chiese Ironman.
- Beh, in realtà no. La sua è stata un’immersione in solitaria, Tony. E comunque la mia è solo una teoria -.
 
Jormungandr, che fino a quel momento era abbastanza sicuro di avere capito poco di quel dialogo, ebbe un fremito.
- Che cosa? Una.. una immersione? -, chiese, sgomento.
 
- Esatto, Jormungandr. La Challenger Deep, il punto più profondo della Fossa delle Marianne, si trova in mare. A circa undicimila metri di profondità. Sulla superficie terrestre non c’è un luogo con una pressione più alta -.
- Rotta per l’Asia, signori -, aggiunse Stark, borbottando.
 
- In.. in mare?! -.
 
I mortali si voltarono a guardarlo, non capendo il perché della sua reazione.
Il giovane mezzosangue aveva gli occhi sbarrati. Nelle sue iridi verdi si leggeva.. terrore?
 
Sì. Terrore puro.
 
 
Il suo petto cominciò ad alzarsi e abbassarsi sempre più freneticamente, segno che il respiro si era fatto irregolare. Natasha, uno degli osservatori più attenti, vide le sue mani cominciare a tremare violentemente e le sue ginocchia farsi più cedevoli. Jormungandr cominciò a sudare, e, soprattutto, la sua pelle iniziò a diventare oro pallido, riempiendosi di scaglie opache.
 
 
Aveva capito dove si trovava il posto. Oh, se l’aveva capito.
Per forza il Padre degli Dei non gli aveva detto chiaramente dove si trovava Loki: altrimenti non sarebbe mai riuscito ad arrivare fin lì, con quella consapevolezza.
Logico portare suo padre dove nemmeno lui sarebbe mai riuscito a raggiungerlo.
 
- N-no. Non se ne.. Non se ne parla mi-minimamente. Io non ci torno là. C-chiaro? -, disse balbettando.
Istintivamente, indietreggiò, allontanandosi dal gruppo. Dopo nemmeno pochi passi, però, la sua schiena incontrò il muro, e il serpente si sentì ancora più in trappola.
Le sue pupille si dilatarono al punto da coprire quasi del tutto l’iride, e agli Avengers parve di vedere del leggero fumo verde uscire dalla bocca del mezzosangue.
 
Stark comprese immediatamente.
Respiro. Veleno.
 
E Jormungandr che stava avendo un attacco di panico.
 
 
 
- Uscite immediatamente da qui! -, urlò, e subito i pezzi della sua armatura lo raggiunsero, montandosi sul suo corpo con una seconda pelle. E, cosa ancora più importante, Jarvis aveva già impostato la modalità maschera antigas nel suo casco.
Ma la reazione del Vendicatore non aveva fatto altro che peggiorare le condizioni del biondo, che vedendo Tony in assetto da battaglia si terrorizzò ancora di più.
 
- IO NON CI VADO Là! NON VOGLIO TORNARE LAGGIù! -.
 
Gli altri mortali ebbero il buon senso di dare retta a Stark, il quale provò ad avvicinarsi, cauto. Da dentro la Mark, vide che i valori tossici dell’aria intorno a lui farsi altissimi.
Probabilmente non sarebbe sopravvissuto nemmeno dieci secondi, se non fosse stato così prevenitivo. Le tossine di Jormungandr erano peggio del cianuro. O dell’arsenico.
Infinitamente peggio.
 
- Nessuno ha detto questo, Jormungandr, la nostra è solo una teoria, potremmo anche sbagliarc.. -.
- Non è vero!  E lo sai anche tu! -, rispose il serpente, diventando isterico.
- T-tu non hai idea di cosa ho vissuto! Di come sia stato vivere per quasi tutta la vita lì sotto!  -, disse, mentre le lacrime gli bagnavano le guancie.
 
 
 
Jormungandr sentì che cominciava a fargli male il petto. Il suo cuore pompava così forte che, forse, persino il mortale di fronte a lui avrebbe potuto sentirlo. Non riuscì più a parlare, se non a emettere sibilii sconnessi. Aveva bisogno di aria, ma sembrava quasi che i suoi polmoni non bastassero a contenere quella di cui aveva bisogno.
 
Le vertigini lo assalirono, e all’improvviso si sentì nauseato, mentre un groppo premeva ad uscirgli dalla gola secca. Aveva freddo, come se fosse stato ancora lì sotto, come se le acque dell’oceano ancora lo circondassero e lo imprigionassero, impedendogli di fuggire da quella prigione.
 
La sua vista, già pessima, si offuscò, non sapeva se per le lacrime o per altro, e si sentì smarrito. Quasi non si accorse di essere caduto.
 
 
 
Infine, si rese conto appena delle braccia metalliche che lo sorressero prima che toccasse terra, stringendolo in quello che forse voleva essere un gesto consolatorio; e nemmeno colse le parole di Ironman, prima di sprofondare nell’oblio. 







*: Quella a cui si riferisce Tony Stark è la prima immersione in solitaria in assoluto nella Fossa delle Marianne, compiuta proprio da James Cameron, che oltre ad essere il famoso regista di Avatar è anche una sorta di esploratore per conto della National Geographic Society, se le mie informazioni non sono errate. 





Ehm.. Ricordatevi che se mi linciate non potrete MAI sapere come finirà la storia! Comunque, l'idea degli attacchi di panico, in parte, mi è venuta dalla cara NCSP. Non so di aver descritto particolarmente bene i sintomi, ma non credo. Dopotutto (fortunatamente, eh!) non mi è mai capitato. Comunque, chi tra voi ha visto Ironman 3 sicuramente concorderà con me nel dire che, tra tutti gli Avengers, Tony è quello più adatto a fronteggiare simili situazioni.
Alla prossima!
Madama Pigna

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Capitolo 9
*** Fear of the end ***


 

Poco tempo prima, ad Asgard..





Thor si strinse le gambe contro il petto, poggiando le braccia incrociate contro le ginocchia. Le catene che imprigionavano la sua forza gli segavano i polsi e le caviglie, ma non era quello il problema.
Dopo averlo imprigionato, Hela era venuta a trovarlo; forse per trarre soddisfazione dalla sua prigionia, forse per assicurarsi di persona che fosse ben rinchiuso, non lo sapeva. Avevano avuto una breve discussione, poi, senza alcun motivo apparente, sua figlia gli si era avvicinata, passandogli la pallida mano in mezzo alla sua chioma bionda, che, per un istante, era brillata di rosso.
Ciò che il Principe Thor aveva visto successivamente l’aveva scioccato.
 

 
- T-thor.. per favore, fai piano.. m-mi.. aah! Mi fai male.. -.
 
E quello era stato solo l’inizio.
 
- Almeno lasciami i polsi..T-ti prego fratello.. -.
 

 
Non solo aveva rubato a Loki la verginità, quindi. Nient’affatto.
Ubriaco com’era, aveva pensato solo a se stesso, senza pensare a quello che doveva provare il fratello in quel momento, senza pensare che la sua eccessiva morbidezza implicava la possibilità di qualcos’altro, senza pensare che Loki non era semplicemente un buco in cui svuotarsi, ma suo fratello, una persona con dei sentimenti che lo rendevano troppo arrendevole nei suoi confronti.
Aveva reso genitore Loki quando era solo un ragazzino innocente, gli aveva fatto del male e senza rendersene conto non era nemmeno riuscito a regalargli un po’ di piacere.
 
Ormai non aveva più alcun dubbio sulla paternità dei gemelli.
 
 
 
 
Come aveva potuto prendersela con dei bambini, al di là del fatto che fossero suoi o meno? Come?
Il suo odio per i Giganti e la sua eccessiva gelosia nei confronti di Loki, che aveva cercato invano per decenni, lo avevano reso cieco. Aveva ucciso Angroba credendolo una perfida strega, quando per tutti quegli anni aveva solo controbilanciato la sua mancanza nella vita del fratello e dei gemelli. Era stato il padre che i suoi figli non avevano mai avuto, quella seconda figura che dovrebbe esserci nell’esistenza di tutti i bambini. L’unico vero amico che Loki avesse mai avuto, probabilmente, il suo confidente.
Come aveva potuto togliere tutto questo a delle persone innocenti?
Con che cuore aveva distrutto la loro felicità?
 
Si coprì gli occhi con l’unica mano che gli era rimasta, prossimo alle lacrime.
Che cosa ho fatto?
 

 
Adesso i Nove Regni subivano una spietata vendetta solo per colpa sua. Aveva implorato Hela di lasciar perdere Asaheim, di non fare del male alle persone innocenti che nulla avevano a che fare con le sofferenze che lei e la sua famiglia avevano subito. Di versare tutto il suo odio su di lui, di non fare soffrire gli altri per colpi sue.
Ma la Regina era stata irremovibile.
Dovevano pagare tutti.
 
 
E la sua punizione sarebbe stata guardare la distruzione del cosmo sapendo di non poter fare nulla, impotente. Inerme davanti al potere dei Tre, proprio come loro erano stati inermi davanti a lui.
 
 
 

 
Perso nei suoi pensieri, non si accorse subito della presenza che si stava avvicinando.
 
 
Passando attraverso lo spazio tra le sbarre, un piccolo serpente entrò nella cella, passando inosservato dalle guardie lì vicino. Thor non se ne avvide, almeno finché le dimensioni del rettile, piano piano, non cominciarono a crescere. Mentre quest’ultimo cominciava a prendere una forma umana, rivelando la sua presenza, al Tonante passò per la testa un pensiero strano.
Quando era bambino le scaglie di Jormungandr erano molto più brillanti, e anche i capelli.
Che il loro nuovo pallore fosse un effetto della mancanza di sole?
 
 
Non ci rifletté a lungo, comunque. In quel momento le pupille verticali del fanciullo lo stavano fissando, nel più completo silenzio. Thor ricambiò il suo sguardo, senza rabbia, paura o beffa, ma solo con tristezza. D’altro canto, però, si chiedeva che cosa il più giovane dei tre gemelli fosse venuto a fare nelle prigioni. Specie nella sua cella. Era già stato sconfitto, e il pallido biondo non sembrava interessato a farsi beffe di lui. O a ucciderlo.
Quindi perché..?
 
- Ho letto il tuo diario -, disse improvvisamente il rettile.
 
 
 
Il Dio del Tuono, per un momento, rimase perplesso.
Si era quasi dimenticato del quel libriccino, e gli ci volle un momento per capire di cosa l’altro stesse effettivamente parlando. Poi si ricordò di tutte quelle pagine, scritte all’alba della sua maggiore età, dove per anni aveva sfogato la sua frustrazione e la sua preoccupazione nel non riuscire a trovare Loki.
Quel testo raccontava di molte delle sue prime avventure. Le sue prime escursioni su Midgard, tanto per cominciare, da cui avevano avuto origine tutti i culti più o meno fantasiosi che avevano reso così famosa Asgard fra i mortali del freddo Nord Europa, e le diverse ricerche che, dopo un po’, Odino aveva deciso di concludere, avendo perso la speranza di un possibile ritrovamento.
Lui e Frigga, però, non avevano mai smesso di cercare il moro, sebbene la Regina fosse costantemente tenuta d’occhio dal marito. E così lui finiva spesso per viaggiare per i Nove Regni con le scuse più diverse: visite diplomatiche, rivolte da sedare o cacce di Giganti insorti. In questi ultimi due casi spesso era accompagnato da Lord Tyr, vecchio generale del suo Regno che aveva trasmesso la sua esperienza a lui, non avendo figli. Poi lui era stato ucciso, proprio il giorno in cui aveva trovato Loki, confermandogli tutte le storie, le superstizioni e le leggende che dipingevano i Giganti come razza di mostri.
 
Tutto ciò era scritto in quel diario, che ora Jormungandr teneva in mano.
Thor guardò con rammarico quel vecchio mucchio di pagine: era giovane, e, come quasi tutti i giovani poco propensi a pensare, facilmente influenzabile. E questo si era velocemente ripercosso nei secoli seguenti, fino a quando non aveva conosciuto Jane. Al pensiero di lei, il suo cuore perse un battito. Lei non sarebbe stata risparmiata dal massacro; anzi, il fatto che la amasse la rendeva una delle possibili vittime che Hela avrebbe personalmente torturato fino alla morte. La semidea aveva già dato prova diverse volte della sua ferocia. Per non parlare di Fenrir.
 
Ma Jormungandr no. Non lui. Si era astenuto a lungo dalla battaglia, fino a quando Thor, tornato da una visita ai suoi amici umani, non si era manifestato, favorito dal potere del Mjolnir. Solo allora era uscito allo scoperto, e né il Tonante, né gli altri guerrieri di Asgard ricordavano di avere mai affrontato una creatura talmente grande. Immune ai suoi fulmini, nemmeno i colpi di martello erano sufficienti a danneggiarlo in modo significativo, ma solo a rallentarlo.
 
Tuttavia non aveva colpito nemmeno uno dei soldati, già stremati o moribondi a causa dell’esercito nemico, o di Fenrir. Così, mentre Hela rendeva Odino del tutto ignoto, il Serpente di Midgard, che con le sue dimensioni avrebbe facilmente demolito le costruzioni più imponenti di Midgard (e di Asgard, come del resto aveva fatto), aveva sconfitto lui, Thor Odinson, il principe osannato per la sua forza e la sua invincibilità fin dalla sua età adulta.
 
Senza nemmeno usare il suo veleno.
Quello che, probabilmente, aveva decretato la sconfitta del Tonante, forse, era stato il portare Jormungandr fino alle acque del mare circostante, dove il rettile, divenuto improvvisamente e inspiegabilmente più agitato, era riuscito a colpirlo talmente forte con un colpo di coda che aveva sbattuto contro una delle ultime torri quasi intatte, demolendola del tutto.
Si era poi risvegliato in catene, e, dopo la prima ribellione, aveva pagato con la sua stessa mano quel tentativo di fuga.
 
Nemmeno il Mjolnir gli rispondeva più, forse perché incatenato dalla magia della Dea della Morte.
 
 
 
 
 
 
Si rese conto che Jormungandr continuava a osservarlo senza parlare.
Sembrava come alla ricerca di.. qualcosa. Forse aspettava una risposta alla sua affermazione.
 
- Sono le pagine di un ragazzino stupido. Non aprivo quel diario da.. da quando Loki era ritornato ad Asgard, più o meno -.
- Più ti guardo -, disse il serpente, - Più stento a capire perché mio padre si era innamorato di te -, continuò. Non lo diceva con cattiveria, piuttosto con una mesta rassegnazione. Ugualmente, una parte di Thor si sentì ferita da quella frase. Ma chi avrebbe potuto dare torto al fanciullo che aveva di fronte, del resto?
Abbassò gli occhi. – Stento a capirlo anch’io, a essere sincero.. Ero arrogante, stupido e violento. Non so come abbia fatto il mio popolo ad amarmi fino ad ora -.
- Vedevano in te solo la luce. Forse per Loki era lo stesso.. -.
- Perché sei venuto qui? -.
- Perché volevo capire che genere di persona avevo davanti. Il Dio del Tuono che mi aveva scagliato negli oceani di Midgard non avrebbe mai implorato Hela di avere pietà per qualcuno, nemmeno dopo la sconfitta subita -.
- Sono cambiato -, replicò il guerriero.
 
Il ragazzo dai lunghi capelli rimase in silenzio per un po’. Fu Thor, quindi, a prendere la parola.
 
- Jormungandr, non posso cambiare quello che ho fatto, e le mie scuse non saranno mai sufficienti per ripagarvi tutti gli anni perduti, ma.. -.

- Con che coraggio mi parli di anni perduti, Thor Odinson?! -, lo interruppe il rettile, fattosi improvvisamente teso. – Ho passato quasi tutta la mia giovinezza passata lontano dai miei fratelli, da mio padre, da mio zio, lontano da tutte le persone a me care. Io non ho vissuto, Tonante. Per.. per dodici secoli. Non giorni, o ore o attimi. Secoli. Tu non hai idea di come ci si senta. Potresti anche essere cambiato, principe degli Asir, ma niente ci restituirà quello che non abbiamo più, e la colpa è soltanto tua. Io.. io non posso perdonarti, come non possono Hela e Fenrir -.

Thor, nonostante fosse sempre stato considerato il più virile, il più forte e inaffondabile degli eroi, dovette ingoiare a forza un singhiozzo. Se fosse servito a qualcosa, si sarebbe fatto uccidere da Loki stesso, se questo avesse cambiato le cose.
Vide Jormungandr voltarsi e prendere la direzione della porta. Ma la loro conversazione non poteva finire così! Se c’era qualcuno che avrebbe potuto fermare tutto questo, quello era proprio il biondo serpente, che stava per riprendere le sue vere forme proprio in quel momento (se si volevano trascurare le dimensioni).
 
- Il perdono non è quello che ti sto chiedendo! Ma cosa pensi che accadrà ai bambini, ai vecchi, agli uomini e alle donne innocenti, che non hanno mai fatto niente di male né a voi, né a nessun altro, una volta che il vostro piano di distruggere l’universo andrà in porto? Credi che sia giusto che anche loro paghino per gli errori di qualcun altro, come è successo a voi?! -, gli urlò dietro, nella speranza di non venire ignorato. Funzionò.
 
Il terzo figlio di Loki, che un attimo prima sembrava fremere dal desiderio di uscire da quel luogo buio e umido, si paralizzò, come se non credesse alle sue orecchie.
Lentamente, si voltò verso l'Asgardiano, che nonostante la scarsa luce vide con sufficiente chiarezza il suo viso da intuirne la sorpresa.
 
- Distruggere l’universo? -, chiese, in un sussurro. Thor si accigliò.
- Vuoi dire che non lo sapevi? -.
 
Non ottenne risposta. Il rettile se ne era già andato, scivolando sulla pietra fredda e grigia dei sotterranei con discrezione.
 
 
 
 
 
E mentre Jormungandr si avviava nei piani superiori della reggia con mille domande in testa, il suo corpo percepì un’aura di magia, non potente come quella di Hela o Loki, ma comunque piuttosto forte. Era accanto alla cella di Odino, e, proprio in quel momento, il vecchio si era voltato verso di lui, come se lo avesse visto. Eppure non avrebbe potuto, neanche volendo! Non più, comunque.

Evidentemente anche lui percepiva la magia degli esseri viventi.
- Jormungandr.. Vieni.. Devi.. ascoltarmi.. Sei.. in pericolo.. -, disse debolmente.
Il suo braccio incatenato era proteso verso di lui.





Ehilà! 
Se vi state facendo domande su Jormungandr -e io spero di sì-, non temete tutto o quasi verrà svelato nel prossimo capitolo. Intanto spero che questo vi sia piaciuto. Personalmente, almeno guardando Thor e The Avengers, io penso davvero che il Tonante sia cambiato,ma fino a un certo punto: la differenza, sostanzialmente, sta nel fatto che ora sa di non essere infallibile, di non avere sempre ragione, perché adesso perlomeno conosce i suoi difetti (e cerca di controllarli, più o meno. Non dimentichiamoci frasi come ''appartiene ad asgard e nessun mortale può blablabla'' o simili). Così ho estremizzato un po' il concetto, in questa fanfiction. Eppoi dai, è coglione, non crudele. Perdonate il linguaggio spiccio.

Alla prossima, dunque!

Madama Pigna

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Capitolo 10
*** Fear of the poison ***




- Non possiamo portarlo con noi -, esclamò la Romanoff, categorica.
 
- E’ troppo sensibile. Non so cosa gli sia successo di preciso per farlo reagire così, ma se avrà un altro attacco di panico, magari con il suo vero aspetto, ci ammazzerà senza nemmeno rendersene conto. Per il bene nostro e suo, ripeto: non possiamo portarlo con noi -.
- Natasha ha ragione, Tony: costringerlo a scendere là sotto lo farebbe soltanto stare male. Questo non sarebbe un vantaggio per nessuno -, gli diede man forte Steve.
- Come se non lo sapessi! So bene cosa si prova in una situazione del genere, ma non abbiamo altra scelta. Ammesso e non concesso che noi riusciremo a trovare Loki da soli, laggiù, cosa potremmo fare poi? Non sappiamo come liberarlo. Inoltre, avete pensato che, una volta libero, potrebbe benissimo attaccarci? Siamo pur sempre suoi nemici. No, Jormungandr deve venire con noi. Potrebbe essere il solo in grado di convincere Loki ad aiutare Thor. Avranno pure concepito tre figli insieme, ma il nostro caro Rock of Ages l’anno scorso sembrava provare tutt’altro che amore nei confronti di Conan -.
 
- Stark, dimentichi che la persona di cui stiamo parlando è un bambino troppo cresciuto ed emotivamente instabile. E sto parlando di Jormungandr -, affermò Fury, fissando duro Ironman con l’unico occhio che aveva. – Lui non è Loki, ma non è nemmeno Thor. Anzi, mi chiedo come abbia fatto a battere una divinità come lui -.
- Forse ha usato il veleno.. Potrebbe uccidere un umano, certo, ma forse ha un effetto diverse sugli Asgardiani.. In ogni caso non è detto che Loki si trovi proprio nella Fossa delle Marianne.. -, disse lo scenziato, anche se pareva poco convinto di questa sua teoria.
- Se ti viene in mente un altro posto, Bruce, ben venga, non dovremo affrontare un’altra crisi -, disse Tony, spalancando le braccia. Dopotutto le lacrime acide di quel serpente avevano rovinato il metallo della sua armatura. Anche lui capiva che c’erano molti rischi.
 – Ma, francamente, dubito che esista. L’indovinello del Guercio Vichingo era fin troppo chiaro -.
 
Nella stanza, calò il silenzio.
- Dov’è Clint? -, chiese Steve, che guardandosi intorno non l’aveva rivisto più. Non appena l’area del laboratorio era tornata sicura, e Jormungandr era stato portato via, il Falco non si era più visto in giro, come se improvvisamente avesse preso il volo verso un luogo ignoto.
 - E’ in infermeria, a guardia di Jormungandr -, rispose la Vedova.
 
 
 
 
 
 
 
Per la seconda volta, quel giorno, si risvegliò disturbato dalle luci bianche dell’Helicarrier.
Non aprì gli occhi, però. Non subito.
 
Si sentiva abbastanza.. spossato.
Non capiva perché. Di solito non si stancava spesso, né facilmente.
 
 
Si rese conto di essere sdraiato su un lettino, piuttosto scomodo.
Anche prima era su un lettino.. Poi si era svegliato, ritrovandosi in una strana prigione di vetro. Lo avevano liberato, era comparso Fenrir, avevano combattuto e poi..
Poi aveva parlato con gli alleati di Thor.
E aveva scoperto..
 
Si alzò di scatto, spaventato, distruggendo tutte le apparecchiature mediche nei dintorni, con un gran fracasso. Era un mistero come riuscisse a essere così imbranato, certe volte.
 
 No! Non voglio tornare lì sotto!
Pensò, nuovamente preda del panico.
 
 
- Ehi ehi ehi! Calmati! Nessuno qui ti sta facendo niente! -.
Non c’erano agenti in giro, escluso Barton. Molti erano occupati a sistemare il casino che lui e Fenrir avevano combinato.
 
Perciò bisognava riconoscere il fegato del Falco, che, da solo, stava cercando di calmare quella controversa creatura, che più osservava meno riusciva a trovarci qualcosa anche solo vagamente simile a Thor. Persino i capelli erano troppo pallidi rispetto ai suoi. Il che era stranissimo da un punto di vista genetico, visto che i capelli di Loki erano neri come un occhio pesto dopo una sessione di allenamento con Natasha. Forse anche di più, il che era tutto dire.
 
 
Ritornando a Jormungandr, non fu, come si sarebbe aspettato Clint, difficilissimo tranquillizzare il serpente. Bastò scuoterlo un pochino sulla spalla, mentre cercava di non farlo alzare dal letto. Quel tanto che bastava per riportarlo alla realtà, insomma. Unico impedimento era la stazza del giovane, che era alto quanto Thor ma non, fortunatamente, altrettanto muscoloso.
 
E meno male che doveva essere sedato! Pensò l’agente.
 
Poi si diede dell’idiota. Se Thor si ubriacava dopo cinque litri di vodka russa (la riserva speciale della Romanoff, tra l’altro!), sicuramente per Jormungandr un po’ di sonnifero non era niente.
 
 
Vide il semidio cominciare a respirare più lentamente, prendendo coscienza di ciò che lo circondava.
- Sta’ tranquillo. Non sei in pericolo, va tutto bene -, disse il Falco, cercando di non sembrare troppo bugiardo, dal momento che i fratelli del giovane biondo stavano dando la caccia a tutti loro, lui compreso.
 
Ma doveva pure calmarlo in qualche modo, no?
 
Il rettile rimase in silenzio per un po’, fissando il vuoto. Apparentemente più rilassato.
- Cosa.. cosa mi è successo? -, chiese a un certo punto.
- Hai avuto un attacco di panico -, rispose la spia, versandogli dell’acqua in un bicchiere. Quando glielo porse, lui all’inizio lo guardò un po’ sospettoso. Poi, però, accettò il gesto, bevendo il liquido con lentezza.
 
 
- Cosa significa? -, chiese appena finito. Barton esitò.
- Non sono un esperto, ma, ehm.. non hai mai sentito parlare di attacchi di panico? -.
Il giovane scosse la testa.
- Beh, in sostanza, hai perso il controllo a causa della paura -.
Il serpente si allarmò di nuovo, e lo guardò con preoccupazione. – Ho fatto male a qualcuno? -, chiese. La spia scosse la testa. – Hai solo espirato fumo verde come l’Oracolo di Delfi. No, non è morto nessuno -, lo rassicurò. Evitò di citare l’immediata evacuazione in quella zona dell’Helicarrier.
 Il serpente, tornato sereno, lo guardò stranito.
- Cos’è l’Oracolo di Delfi? -.
- Una baggianata di noi terrestri, lascia perdere -, replicò lui.
 
 
I due rimasero in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Jormungandr non era abituato alle conversazioni, specie quelle lunghe e specie quelle con gli estranei. Clint, per quanto fosse ormai abituato alle stranezze (tra le varie missioni dello SHIELD e il progetto Avengers aveva visto praticamente tutto) rimaneva sempre Clint.
 
- Volevo chiederti scusa -, disse l’arciere d’un tratto.
Jormungandr lo guardò confuso. – Per cosa? -.
- Per prima. Quando non ho parlato molto bene di tuo padre. Continuo a pensare quelle cose, sì, ma non avrei dovuto dirtele in quel modo. Non è stato giusto nei tuoi confronti -, disse. Non pensava che si sarebbe mai scusato per una cosa del genere, ma chiunque cambierebbe idea di fronte a un semidio con la reputazione di Jormungandr. Mentre ha un attacco di panico.
E’ quel tipo di cose che ti fanno riconsiderare tutto. E’ inquietante vedere persone apparentemente così tranquille avere momenti di debolezza del genere.
 
- Solo che.. -, disse, interrompendosi subito dopo, - ..Loki ha fatto del male a molte persone, mentre era qui. E ne ha quasi uccisa una a me molto cara -, continuò, guardando un punto alle spalle del serpente, che si voltò.
 
 
A circa quattro metri dai due, un letto ospitava un uomo. Non era molto vecchio –diciamo quasi sulla mezza età-, con i capelli neri e qualche ruga. Aveva un viso sereno, e gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. Accanto a lui bizzarre apparecchiature midgardiane emanavano strani suoni a un ritmo regolare, e uno schermo nero proiettava una linea verde che andava su e giù sempre allo stesso modo. Dal mortale si propagavano diversi fili, ben bloccati, come se da essi dipendesse la sua vita.
- Lui è..? -.
- Phil. Phil Coulson. Il migliore agente della base. Quando ancora respirava senza l’aiuto delle macchine riusciva a tener testa persino a Natasha nel corpo a corpo. Era l’occhio buono del Capo -, disse, d’un fiato.
- Lo amavo -, aggiunse. – Ma adesso è come morto. Non riesco a non odiare Loki per quello che ci ha fatto. Lo ha colpito proprio qui, all’altezza del cuore, e da allora non si è più svegliato -.
Jormungandr non disse niente, continuando a guardare l’uomo in religioso silenzio. Sapeva, ovviamente, che Loki aveva sparso molte vittime nel suo tentativo di vendetta. Vederne una con i propri occhi, però, era diverso.
Si sentì in colpa. Se lui e i suoi fratelli non fossero mai nati, forse nulla di tutto quello sarebbe successo.
Voleva rimediare a tutto quello che era accaduto, ma come? Lui non aveva l’intelligenza di Hela, né il coraggio indomito di Fenrir. Fino ad’ora non era riuscito a concludere nulla. L’attacco di panico, come lo chiamava l’agente Barton, ne era la prova lampante: senza i suoi fratelli non era niente. Non era abbastanza forte, né abbastanza intelligente, né abbastanza coraggioso. Forse, se ci fossero stati loro, sarebbe stato diverso.. Aveva sconfitto Thor con la consapevolezza che, se qualcosa fosse andato storto, Fenrir o Hela lo avrebbero protetto.
Ma adesso.. Non aveva nessuno a cui fare affidamento.
 
Si sentiva impotente, come quando era bambino.
 
Non riusciva più a controllare le sue paure, i suoi nervi, già di per sé non esattamente d’acciaio, erano a pezzi. C’era solo una cosa che poteva fare, e non sapeva nemmeno se avrebbe funzionato.
 
- Forse posso fare qualcosa per lui. Se è sospeso tra la vita e la morte, non significa che sia perso per sempre -, disse, improvvisamente. Anche per uscire dall’oceano era andato a tentativi, dopotutto.
 
- Cosa? Che stai facendo? -, chiese il mortale, guardando con eccessiva preoccupazione il biondo mentre si avvicinava al corpo dell’amato. Lui sbottonò il pigiama a Coulson, sforzandosi di prendere i bottoni senza staccarli per il nervosismo.
 
- Lasciami provare. Non posso assicurarti che funzionerà, ma forse.. -. Gli spiegò, guardando la cicatrice perlacea all’altezza del petto di Coulson. Si morse il labro, come faceva sempre quando era irrequieto. Un’abitudine che non l’aveva mai lasciato.
 
Non attese il consenso dell’altro. Morse quel lembo di pelle con i canini, iniettando nel sangue del mortale addormentato un liquido verdastro.

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Capitolo 11
*** Fear of the hate ***



Perdonatemi il capitolo corto. Purtroppo non sto passando un buon periodo, in quanto a ispirazione. Sembra quasi che l'auto di questa fic si sia bloccata a causa di una ruota dentro una fossa piena di fango. E mo' devo chiamare il carro attrezzi o qualcosa del genere xD scherzi a parte, non me ne vogliate se Odino non è esattamente a+ parenting. Leggete e capirete xD









- CODARDI! SIETE SOLO DEGLI SCHIFOSI CODARDI! -, urlò il nano, dimenandosi dalla stretta ferrea di Tyr. – Ve la prendete con dei bambini, quando i veri mostri siete VOI! VOI, schifosi ammassi di carne Asir, macellai e tiranni dei Nove Regni! Che possiate essere causa del vostro stesso male, vigliacchi! Che le ingiustizie compiute vi si ritorcano contro! -.

 
- Silenzio, schifosa puttana! Come hai osato corrompere il seme di un principe Asir, Jotun di merda? Abominevole vacca! La pagherai cara per questo! Brucerai tra le fiamme dell’aldilà, e sarò io stesso ad accendere la miccia! -.
 
 
- Allora tu verrai con me! -, affermò Angroba. Bastò poca concentrazione, e le mani del Dio della Guerra si ustionarono dal freddo, lasciando la presa. Approfittando della sua agonia, il piccolo Gigante evocò una lama di ghiaccio, tagliando la mano destra di Tyr e strappando un urlo all’Asir, uccidendolo solo allora. Agì così velocemente che il Tonante non riuscì a fare nulla, occupato com’era a combattere Loki, a sua volta occupato a proteggere i suoi figli.
 
Ma Thor dovette presto combattere quello che lui credeva una strega, che si era parata tra lui e il fratello.
 
– Scappa, Loki! Porta i gemelli lontano da qui!! -, disse, evitando una martellata del principe ereditario e mandandolo metri più in là grazie al Seidr. – Vai! Adesso! -.
 
L’altro Jotun stringeva stretta Hela, spaventatissima, e teneva Fenrir e Jormungandr, non meno terrorizzati, dietro di lui. Ma come poteva andarsene?! Se lo avesse fatto, certo uno dei due sarebbe morto!
 
E come poteva, del resto, scegliere, tra i due avversari, quali aiutare? Il solo amico che aveva mai avuto, l’unica persona che lo aveva accettato per come era e aiutato, oppure l’amore della sua vita, il fratello che era sempre stato in grado di farlo sentire al sicuro da tutto?
 
Thor non era ancora così forte da uccidere immediatamente gli avversari, e Angroba, esperto di magia, non si faceva alcun problema ad usarla, come aveva sempre fatto. L’esito dello scontro era difficile da stabilire.
 
- No, vi prego! Non fatevi del male! Non voglio che voi moriate! Smettetela! -.
Nessuno dei due obbedì. Nessuno dei due ne sarebbe uscito, se l’altro non fosse morto.
E Loki conosceva troppo bene entrambi per non sapere che non avrebbero ceduto, combattendo allo stremo fino alla fine. Si sarebbero ammazzati a vicenda, se non avesse fatto qualcosa!
 
- Fermi! Thor, lasciami spiegare! Per favore! Ascoltami! -.
 
- Allontanati da questa strega, Loki! Non ti lascerò imprigionato fra le sue grinfie un minuto di più! -.
- Non è una strega, Thor! E non mi sta imprigionando! Lui è.. -.
 
Il Tonante nemmeno lo ascoltò, troppo preso nella lotta mortale con lo Jotun. I più giovani, ad Asgard, non sapevano nulla dell’ermafroditismo dei Giganti del Ghiaccio. Anzi, non sapevano nulla dei Giganti del Ghiaccio e basta.
Più volte dovette erigere un muro di energia per proteggere sé stesso e i suoi figli, ma la magia di Angroba gli impediva di intervenire in modo davvero influente nel duello. Il moro era potente, ma il suo amico era più anziano, più esperto. Con un numero di esercizii pratici di gran lunga maggiore. In questi casi, anche avere un Seidr più potente poteva non risultare un vantaggio rilevante. Inoltre il giovane genitore non voleva rischiare di mettere a rischio Angroba forzando i suoi incantesimi e, di conseguenza, creando una possibile distrazione.
 
Ma doveva agire. Non sapeva come, ma doveva farlo.
 
 



 
Poco tempo prima, ad Asgard..
 

- Non.. Non può essere. Stai mentendo. Mi stai dicendo questo solo per confondermi, per mettermi contro i miei stessi fratelli! -, affermò Jormungandr, alle parole dell’ormai ex Padre degli Dei. Il vecchio scosse la testa stancamente.
- Non ti sto affatto mentendo, figlio di Loki. Thanos, il Titano che si era alleato con tuo padre, è scappato dalla sua prigione. Intende distruggere tutto e per farlo sta usando Hela e Fenrir! Nessuno se ne è accorto, fin’ora, nessuno tranne me e forse Frigga -.
- Sono i miei fratelli! Li conosco, loro non si farebbero usare da nessuno, tantomeno da.. da qualcuno che vuole distruggere l’universo -, rispose il serpente, esitante.
 
Se Hela non gli avesse cavato il suo unico occhio durante uno degli interrogatori, Odino avrebbe fissato il mezzosangue con intensità, prima di rispondere. – E come fai ad esserne sicuro? Non hai visto i tuoi fratelli per secoli. Come puoi averne la certezza? Sei davvero convinto di quello che dici? E comunque, poco importa ciò che pensi: soggiogare le menti è sempre stata una capacità peculiare di Thanos -.
- Non è possibile. Hela non è più una bambina. E’ una maga potente, e non è stupida -.
- Anche i mortali che Loki aveva soggiogato su Midgard non erano stupidi -.
- Ma si parla di mortali, è diverso -.
- Non poi così tanto. Non importa a quale razza appartieni: se hai una mente fragile o con un punto debole piuttosto importante, non hai scampo con Thanos -.
- Tu osi.. -.
- Sì, ragazzino, oso, perché di tutti e tre i figli di quei due disgraziati, proprio l’unico che non è ancora stato manipolato sei tu, e questo non mi aiuta: con il Titano non avresti minimamente scampo, anche con tutta la tua forza. Ingenuo e dall’animo fragile, non credere che non abbia capito che senza i piani di tua sorella a quest’ora sareste morti, o di nuovo rinchiusi nelle vostre squallide prigion.. -.
Odino non finì in tempo la frase. Uno sputo di acido verde gli era finito in faccia, sulla guancia, facendolo gemere di dolore. Jormungandr, responsabile di ciò, strinse i pugni. I suoi istinti di difesa a volte avevano la meglio su di lui, ma che ci poteva fare? Era un serpente, dopotutto, e, a tratti, non era molto più maturo di un bambino, per come era cresciuto.
- Sei stato tu a imprigionarci! Se qualcuno è responsabile di tutto questo, quello sei tu, non dimenticarlo! -, disse, nervoso.
 
 
Calò il silenzio. Nessuno dei due sembrava in vena di chiacchierare, e per ovvie ragioni.
 
- Stupido ragazzino -, affermò Odino, acido. – Avrei dovuto uccidervi fin dall’inizio. Anzi, avrei dovuto abbandonare vostro padre in quel tempio, invece di portare quella sciagura utile a niente dentro Asgard. Siete una disgrazia, ecco cosa siete! E non provare a negarlo, perché è la verità! Se vi ho imprigionati e non uccisi è stato solo per intercessione di Frigga. Ma nessuno, ad Asgard, avrebbe voluto dei mezzosangue come principi, tantomeno io. Sì, Jormungandr -, continuò. – Avevo capito benissimo che non eravate figli di Angroba.  Gli Jotun purosangue non sono come voi, anche se non avrei mai immaginato fossero figli di Thor. Sapevo che eravate un pericolo, eppure, stolto, non mi sono liberato del problema.. -.
Jormungandr non aveva argomenti con cui difendersi. Non poté fare a meno di sentirsi ferito da quelle parole, che facevano male proprio in virtù del fatto che quasi le credeva vere.
- Forse hai ragione. Ma adesso l’unico modo per evitare altre tragedie è liberare mio padre. Perciò, alla fine, sarà comunque utile al tuo popolo -.
Stavolta fu l’ex Padre degli Dei a essere messo in silenzio.
- Dov’è? -.
Nessuna risposta.
- Dov’è mio padre? -, ripeté, cercando di mostrarsi più sicuro di quanto in realtà fosse.
Odino alzò lo sguardo cieco su di lui, con un ghigno che, vista la sua faccia, era inquietante persino agli occhi di Jormungandr, che non avendo una buona visione non poteva cogliere tutti i dettagli dell’orrido e sfigurato volto del vecchio prigioniero.
- Loki si trova su Midgard -, disse, lentamente. Giusto per assaporarsi il brivido che percorse la schiena del nipote non voluto.  Il suo ghigno mostruosamente sadico si allargò. Ormai, la pazzia causata (o forse, peggiorata) dalla prigionia era senza cura. – Nel luogo più profondo della Terra, dove una delle quattro forze maggiori regna incontrastata, influenzando la vita e la morte in quel luogo -.
 
Il serpente registrò ogni parola. Ma il suo istinto gli diceva che qualcosa non quadrava.- Dimmi qualcosa di più preciso! Midgard è troppo grande per trovare un luogo del genere in tempi brevi! -.
- E allora? Hai sangue di dio, sciocca serpe. Hai tutto il tempo che vuoi -.
- Sai che non è vero! E cosa sono le forze maggior.. ? -.
 
Il serpente si interruppe, sentendo un rumore di passi che conosceva fin troppo bene.
 
 
Il richiamo agghiacciante di una voce femminile riecheggiò nelle prigioni.
 
- Joormuuuungaaaandr? Dove seeeii?-.
 
 
E fu in quell’istante che ebbe la terribile consapevolezza che tutto ciò che gli aveva detto Odino era vero.

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Capitolo 12
*** Fear of the dead giant ***


Mi rendo conto di non essere corretta, davvero. Sono spiacente per i continui ritardi, spero che con le vacanze riuscirò a rimediare un pochino. Intanto godetevi il capitolo, in cui, lo dico in anticipo, ho condito qualche frase qua e là xD quindi se non vi piace l'uso delle parolacce continuo, chiedo scusa, ma non ho saputo resistere. Credo mi sia ritornata la febbre, perché raramente rido in modo sguaiato come ho fatto scrivendo questo capitolo. XD se non vi piacerà, prometto che non scriverò mai più in condizioni di salute (o mentali) instabili. 










 
- Che hai fatto?! -, urlò l’arciere, spingendolo da una parte e chinandosi sul petto dell’amante, dove le tracce del morso erano lievemente segnate di rosso. – Lo hai avvelenato! -.
- Quello non è veleno. Cioè, non proprio. Non è mortale, in piccole dosi -.
- In piccole dosi?! -, chiese Clint, con un tono di voce di un ottava o due più acuto del solito. Diamine, tra i concetti di piccole dosi di umani e dei avrebbe potuto esserci un abisso! Altro che Fossa delle Marianne.
- Piccole dosi considerando che è un mortale -, cercò di tranquillizzarlo la serpe. – Se ci sarà qualche reazione, non sarà maligna. E’ l’unica cosa di cui sono sicuro -, disse, un po’ tristemente, a dire la verità.
 
Passarono alcuni minuti, minuti che al povero Falco parvero delle ore, in cui strinse la mano di Phil e osservò il suo viso pallido in cerca di qualche cambiamento, ma nulla.
 
 
 
Poi accadde.
Registrato dalle macchine, il battito del cuore si fece più celere. D’un tratto il viso si fece più colorito, e a Clint parve che la stretta sulle dita dell’Agente fosse.. ricambiata.
 
Non ebbe il tempo di esserne felice, che l’uomo si mise a sedere di colpo, facendogli venire un crepacuore.
 
- SONO VIVOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! -.
 
 
- AAAHH! -, urlarono di spavento il mortale e il semidio, cadendo per terra dalla sorpresa.
 
- Per tutti i fottuti fulmini, è bello sentirsi di nuovo le dita dei piedi! -, affermò quello che sembrava Phil, muovendo gli arti inferiori.
 
Ma quello non era Phil. E non ci volle molto perché l’agente Barton lo capisse.
D’istinto, si alzò e mise mano all’arco e alle frecce,  subito puntando uno dei suoi dardi verso la faccia dell’estraneo. Coulson non era così espressivo nelle espressioni, non in presenza di estranei, perlomeno. Non si sarebbe mai svegliato in quel modo e non metteva parolacce qua e là come se fossero il condimento per la sua insalata di cavolo. Nemmeno la voce era la stessa. Era più giovanile, pur se paradossalmente sembrava antica, ma in quel momento non ci fece caso.
 
- Chi cazzo sei e che cazzo ci fai nel corpo del mio fidanzato?!! -, urlò. Quasi sicuramente qualcuno lo avrebbe sentito, o avrebbe visto le telecamere di sorveglianza. Dai, non poteva essere così sfigato! Qualche rinforzo sarebbe arrivato, no? Jormungandr non sembrava essere nelle condizioni di aiutarlo: non poteva essere più pallido di così, ma era madido di sudore e tremava da capo a piedi. La faccenda si stava ingarbugliando e al Falco non piacevano le cose ingarbugliate, proprio no.
 
- Ehi, giù quelle frecce, Legolas! Hai ben due ragioni per non colpirmi. Ragione A: il tuo caro Phil non sarebbe contento di sapere che lo hai reso mezzo orbo, appena ripreso il suo corpo. Ragione B: secondo te io mi metto a impossessare la gente direttamente dal Vhalalla per scopi ludici? No! Ho ragioni ben precise e non ho nemmeno molto tempo! Il tuo fidanzato si sta incazzando non poco e prima o poi ritornerà fra voi viventi! -.
 
Clint spalancò gli occhi dallo stupore, rendendoli delle dimensioni di due monete. Che aveva fatto quel pazzo al suo fidanzato?!
- Tu stai possedendo il corpo di Phil! -.
- Ma bravo! Che ovvietà! Un applauso all’agente Barton! -, affermò il tipo, battendo le mani.
Il serpente sembrò riprendersi dal suo stato comatoso, ma non smise di tremare.
- Q-questo è impossibile! Tu dovresti essere morto! Tu sei morto! Sei morto davanti ai miei occhi! -, affermò. Il viso di Phil si addolcì, in un’espressione che Clint non aveva mai conosciuto in quel viso.
- Si, caro, in effetti sono morto. Anche se, lasciatelo dire, Jor, tu hai sempre avuto una miopia spaventosa -.
Il serpente, di nuovo in piedi dopo aver rotto l’ennesimo macchinario, dovette reggersi al comodino lì accanto per non cadere nuovamente. Era esattamente il genere di cosa che quello Jotun gli diceva molto spesso, quando era piccolo! Ma come era possibile che..?
 
- Come fate a conoscervi?! Che sta succedendo? -.
- Calma, ragazzo! Il mio nome è Angroba, in gioventù ero noto come l’Accalappia Fantasmi, ma quando ero giovane io la tua gente viveva ancora nelle caverne, quindi non credo che tu abbia mai sentito parlare di me. Comunque io mi tengo aggiornato sui tempi, e ho visto tutto il casino accaduto di recente. Sono qui per portare un messaggio e.. ehi, non è spiacevole questo rumore! Sa di vita! -, si interruppe, cominciando a sbattere le mani tra di loro, producendo un rumore di lento applauso che diede subito fastidio a Clint.
 
- Ma che minchia fai?! -, affermò, arco ben saldo tra le mani.
 
- Ehi, dammi un po’ di tregua! Sono tipo milleduecento anni che non faccio clap clap! Sai quando uno vuole far notare l’ovvietà di una determinata esclamazione? Ecco, per casi come quello. Mi mancava. Non ricordavo fosse così divertente! -, affermò il moro, continuando a battere le mani davanti al viso in modo alquanto infantile. – E’ per questo che noi morti non dovremmo ritornare in questo modo dall’Oltretomba. Troppa euforia da resurrezione! -.
 
 
 
Il povero Jormungandr, dopo aver assistito a quella scena da manicomio, non resse un secondo di più, e, semplicemente, svenne; Clint non se la sentiva di biasimarlo, ma purtroppo dovette reggere il suo peso non esattamente leggero, faticando e ansimando solo per portarlo alla brandina a pochi metri da loro. Era molto magro, va bene, ma anche molto alto.

Angroba, nelle vesti di Phil e ancora sul letto, sbuffò. – E che palle, Jormungandr! Sei perfino più isterico di tuo padre! E ce ne vuole per essere più isterici di Loki! Altro che Jarnvidr, se fossi cresciuto a Jotunheim invece che nell’Oceano avresti un minimo di nervi saldi. Ma siccome non mi ascolta mai nessuno, siamo qui! E poi dicono che sono io il pazzo.. -.
 
Clint ritornò al suo arco, continuando a puntarlo verso lo sconosciuto. – Chi. Diavolo. Sei? -.
Il tizio lo fissò per un secondo, ma anche se erano gli stessi occhi del suo amato agente, Clint sapeva che in quel momento Coulson non era in quel corpo. L’estraneo di nome Angroba sospirò. – E va bene, va bene. Perdona la mia.. mh.. Vivacità, ma, come ho detto, noi morti abbiamo reazioni strane quando torniamo in vita, e la normalità, del resto, non è mai stata nel mio carattere. Potresti abbassare l’arma, cortesemente? Non mi piace quando mi puntano oggetti potenzialmente mortali in testa -, disse.
 
Clint lo guardò un secondo. Poi, alla fine, decise di mandare al diavolo la prudenza, perché quella storia era troppo assurda e aveva bisogno di risposte. – Parla -, rispose, sedendosi su una sedia lì vicina.
 
 
- Grazie. Mi chiamo Angroba, e sono, per così dire, lo zio di Jormungandr, Fenrir ed Hela, anche se non ho sangue in comune con Loki. Non so quanto tu bene conosca la storia, ma quando loro tre sono stati separati, Hela, capitando nel regno di noi deceduti, diventò Regina grazie al mio aiuto. Sono un negromante, e comandare i morti, per quanto possa sembrare immorale, è la mia specialità. Agli spiriti non piace che i viventi approdino nel loro territorio, e Hela aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse.. -.
- Ma.. -.
- Non mi interrompere, mortale, non ho abbastanza tempo per le delucidazioni. Quelle te le darà Jormungandr al suo risveglio. Dicevo, così, in tutti questi anni, le ho insegnato tutto quello che sapevo, che non era poco. Poi è arrivato Thanos e.. Merda, ti risparmio i dettagli di come quel figlio di buttana abbia preso possesso della sua mente, mi fa fin troppa rabbia. In ogni caso, lei è riuscita a liberarsi e a dichiarare guerra ad Asgard. Ora suo fratello cerca di liberare Loki, perché non avete altra scelta, ma non basta -.
Barton si accigliò. – Cosa significa che non basta? Loki è potente! -.
- Certo che è potente, per la miseria, gli ho insegnato io a usare il Seidr, anche se poi ha perso la memoria e.. No, non mi interrompere! Non basta se due dei suoi figli sono in mano a Thanos! Per non parlare dell’esercito che ha messo su Hela! -.
Clint si accigliò. Il serpente non aveva parlato di un esercito. Anche se era scontato, visto che aveva parlato di una guerra.
- Che genere di esercito? -.
- Oh, molto variegato e versatile. Nani mercenari, Giganti che l’hanno subito riconosciuta come Regina, ma soprattutto zombie. E’ la sua specialità. E i morti non possono essere uccisi una seconda volta. A meno che.. -.
- A meno che? -.
- A meno che a combatterli non ci sia un altro esercito di morti. E’ per questo che Hela ha chiuso le porte del Vhalalla! -.
- Il paradiso dei guerrieri? -.
- Non solo dei guerrieri, ma anche. Io sono riuscito a stento a giungere fin qui, e solo grazie al naturale siero che Jormungandr è in grado di iniettare. Ho solo un’altra decina di secondi, Clint Barton, dopodiché ritornerò nel Vhalalla -.
- Ma come facciamo a.. -.
- Dì a Loki che deve aprire le porte del Vhalalla! Solo lui può farlo! Lui e lui soltanto! -.
- Come farò ad avere la sua fiducia?! -, disse Clint, vedendo il corpo di Phil sbiancare all’improvviso.
- Ricordargli del giorno in cui feci il paragone della tigre nell’aria e del falco sott’acqua! Lo stesso giorno in cui si bruciò il dito aiutandomi a preparare una zuppa -.
- Qualcosa di più semplice no eh? -.
- Fanculo! Ricordarglielo e basta! -, esalò Angroba.

Dopodiché esalò un ultimo respiro, e ricadde nel cuscino, chiudendo gli occhi.

- ASPETTA!! COSA NE E’ STATO DI PHIL?? COME STA?! RITORNERA’ MAI?! -, urlò, agitando il corpo dell’uomo, nella speranza di avere qualche risposta.
Fu inutile. Le macchine tornarono a registrare il solito, monotono ritmo cardiaco, e Clint capì che non avrebbe sentito altro uscito da quella bocca.
 
Solo una persona, quindi, poteva far tornare Phil da lui, così come gliela aveva strappata via.
La stessa persona per cui adesso erano tutti coinvolti in quel pandemonio.
 



Loki.

 

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Capitolo 13
*** Fear of the hammer ***


 
Poco tempo prima, ad Asgard..





- Sta arrivando! -, affermò Odino. – Vattene! Adesso che hai scoperto tutto, Hela non esiterà un solo secondo a fermarti per volere di Thanos! -.
 
Jormungandr non si mosse.
Tutto quello che aveva scoperto un attimo prima si stava piano piano facendo strada dentro di lui, distruggendo le poche certezze che era riuscito a costruire negli ultimi tempi, quando credeva, credeva davvero che finalmente, dopo tutti quegli anni, il dolore fosse finito, che la sua famiglia si sarebbe riunita presto, senza separarsi mai più. E invece si era solo illuso.
 
Quanto ancora avrebbero dovuto patire per avere un po’ di pacePerché tutti gli esseri ultrapotenti dell’universo sembravano complottare contro loro affinché non vivessero mai in serenità?
 
Perso in questi tristi e pessimistici pensieri, sentì a malapena quello che l’anziano figlio di Borr gli aveva detto.
 
Mi hai sentito, stupido serpente?! SCAPPA! -, urlò allora l’Asir.
 
Jormungandr si riscosse. Doveva fare qualcosa.
Ma cosa?!
 
Non poteva fare niente per fermare sua sorella. Insomma, si parlava della Regina di Helheim, cos’era, lui, in confronto a una dea che poteva controllare i morti, la cui magia era sicuramente superiore alla sua?
Poteva trasformarsi in un serpente gigante ed espirare veleno, ma poi?
Hela era immune alle sue tossine. E anche Fenrir. Al massimo, avrebbe avvelenato il resto di Asgard.
 
 
 
…L’unica cosa che poteva fare, era trovare suo padre prima di loro e Thanos.
E per farlo, aveva bisogno di qualcuno che li distraesse.
 
Prendendo le forme di un serpente minuscolo, rapido come il vento si inoltrò nuovamente nella cella di Thor. Si avvicinò a lui in fretta e, cercando di trattenere il tremore delle mani, afferrò il moncherino del guerriero, iniettando una potente dose di uno dei suoi liquidi.
Il Tonante gemette di dolore, sconcertato, per poi divincolarsi dalla presa.
 
- Avevi ragione! Vogliono distruggere.. ogni cosa! Devi aiutarmi! -, affermò, scuotendolo forte.
 
Come faccio ad arrivare su Midgard? -, chiese?
- Senza il Bifrost tu non puoi.. -.
Ci deve pur essere un altro modo! Quale?!? -.
 Thor si morse il labbro, avvertendo il moncherino dolorante. Non osò abbassare lo sguardo sul braccio destro, immaginando che la ferita fosse avvelenata. Infatti non capiva la ragione di quel gesto. – Forse.. forse Mjolnir potrebbe guidarti.. Ma non puoi cavartela da solo sulla Terra.. -.
- E allora che cosa dovrei fare? -.
Thor pensò un poco, poi alzò lo sguardo su di lui. – Cerca i Vendicatori. Loro ti aiuteranno. Abbiamo sconfitto insieme Loki, questo è vero, ma se gli spiegherai la situazione sono certo che capiranno.. -.
 
Joormuuuungaaaandr.. Vieni fuori.. Ti pare luogo dove giocare a nascondino, fratello? -.
 
 
Il serpente rabbrividì. Non è mia sorella, pensò, cercando di convincersene. Hela non si comporterebbe mai così, e nemmeno Fenrir. Devo liberare papà. Solo lui può farli tornare.
Thor sbarrò gli occhi, capendo al volo la situazione (molto stranamente).
- Prendi il Mjolnir. Chiedigli di guidarti e ti porterà su Midgard -.
L’altro annuì. – Il mio siero ti farà ricrescere la mano, ma non so in quanto tempo. Devi aiutarmi, distrarli, non posso fuggire da solo! -, disse. 





Ma Hela lo aveva già trovato. 

















































- State indietro!! -, urlò il giovane Jotun, ergendo l’ennesima barriera protettiva, per difendere se stesso e i suoi figli. La battaglia tra Thor e Angroba stava degenerando. Nessuno dei due aveva mai messo in ballo così tanto in un combattimento e nessuno dei due era mai stato più determinato a vincere. O vinci o muori, questo dicevano spesso i maestri di lotta, ad Asgard, e Loki poteva ben ricordare che quando lo facevano gli lanciavano sempre un’occhiata torva, come quando si guarda lo sterco sui propri stivali. Lui, il principe cadetto, era sempre stato debole, in confronto agli altri e, soprattutto, in confronto a Thor, quello che una volta credeva essere suo fratello.
 
Ma anche se Thor non sembrava essere a conoscenza della verità, non era intenzionato ad ascoltarlo. Angroba aveva la pelle blu e gli occhi rossi, e tanto bastava. Era (o almeno questo lo pensava lui), una strega Jotun, e, cosa ancora più importante, una negromante.
 
 
Ma i morti non si turbano per futili ragioni.
 - Se la cultura è per i pochi -, diceva sempre il suo amico, - La negromanzia è per i pochissimi -.
Saper invocare le anime, e, in alcuni casi, controllarle o farle ritornare in vita, era un processo pericoloso. Avventurarsi con la propria mente per le labirintiche crepe dimensionali che connettevano i mondi era il più grande rischio che si potesse correre, e nessuno ormai ricordava quell’arte pericolosa e, in sostanza, inutile. Nessuno ricordava, tranne Angroba. Lui ricordava sempre tutto. Non avrebbe usato le sue arti contro il principe nemmeno volendo, ma come mago lui non era mai del tutto privo di risorse.
 
Scagliò quella che all’apparenza pareva l’ennesima sfera di energia. Thor Odinson era forte, con il suo martellone magico, ma lui era uno Jotun esperto e sapeva bene come si controllava una simile arma.
Come aveva previsto, il figlio di Odino parò il colpo con Mjolnir, che assorbì l’incantesimo. Poi, finalmente, il biondo guerriero vide uno dei più potenti manufatti di Asgard cadere dalle sue mani, attratto dalla gravità fattasi per lui ormai troppo forte. Provò a risollevarlo da terra, ma invano.
 
 
In mezzo a loro, il nulla. Lo scontro aveva distrutto ogni cosa, e ormai la magia della Jarnvidr stava scomparendo. Presto, anche se nessuno se ne era ancora reso conto, le naturali barriere magiche si sarebbero sciolte sotto l’abbagliante sguardo del Guardiano, che tutto vede e tutto sente.
 
                                       
Ma in quel momento, tutto era solo macerie e sangue. Il sangue di due delle persone che Loki amava di più al mondo. Ma il Seidr di entrambi gli impediva di agire.
 
 
Vide una speranza, però. L’incantesimo del Mjolnir necessitava sicuramente di energie enormi.. Forse allora, se Angroba si era indebolito, lui avrebbe potuto fare qualcosa contro le sue barriere..
 
Ma non aveva considerato una cosa.
Angroba si stava avvicinando a Thor, e, notò, il suo arto si era di nuovo ricoperto di ghiaccio, talmente liscio e perfetto da brillare al sole, come se l’universo stesso approvasse l’azione che lo Jotun più anziano stava per compiere. Il Dio del Tuono era, per la prima volta in vita sua, sconfitto ed inerme.
 
- Stupido ragazzino.. -, ringhiò piano il negromante. – Tu non sei degno di Loki, non lo sei mai stato. Lo hai solo sciupato nel fiore dei suoi anni, come un bocciolo di rosa strappato dai suoi rami senza nemmeno avere il tempo di sbocciare in tutto il suo splendore. E adesso vuoi anche strapparlo dalle sue radici -.
- Sono IO le sue radici, non TU, perfida strega! Io sono suo fratello!-, replicò l’Asgardiano, alzando lo sguardo pesto sul Gigante. Un occhio nero e un naso sanguinante erano nulla, rispetto alle altre ferite.
Angroba scosse la testa. – Idiota. Non hai mai capito nulla, né, dubito, lo capiresti adesso, o in un improbabile futuro, visto che sto per ucciderti. Non vorrei farlo davanti a Loki e ai ragazzi, probabilmente tuo fratello mi odierà per sempre, ma devo. Per il bene suo e dei gemelli, se non voglio che tu agisca come un parassita nelle loro anime. E credimi, di anime ne capisco.. -.
Parlava piano, mentre il suo braccio si alzava, preparandosi a dare il colpo finale.
 
- Ma non avrai la possibilità di intenderlo personalmente.. -.
 
 
 
 
 
- NO! -, urlò Loki. D’istinto si teletrasportò in mezzo ai due, facendosi scudo per Thor. – Angroba, ti prego! Non ucciderlo! Io amo entrambi, anche se in un modo diverso. Possiamo mandarlo via, possiamo cancellargli la memoria. Non c’è bisogno che tu.. -.
- E’ necessario, Loki. Capisco che tu faccia fatica a comprenderlo, ma ora devi farti da parte. E’ per il tuo bene! -, replicò lo Jotun, senza alcun segno di cedimento. Era convinto di quello che faceva. E nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea, Loki lo capì, ma non volle accettarlo.
- No, non lo è affatto! -, disse, usando il suo Seidr per combattere gli incantesimi di Angroba.
- Tu non comprendi il potere che lui ha su di te, Loki! Se Thor non muore adesso, non puoi sapere quante e quali disgrazie potrebbero capitare! Gli sarai sempre succube, adesso non lo capisci ma ci sarà sempre una parte di te che si rifiuterà di cancellarlo dal tuo cuore! -.
- E anche se fosse? -.
- Ti porterà sulla cattiva strada. Ti cambierà, Loki, e di certo non in meglio. Tu non vuoi vedere i suoi peggiori difetti, ma credi che non farebbe del male ai tuoi figli, pur conoscendo la verità? Sarai sempre la sua ombra, senza mai avere la possibilità di brillare di luce propria, quando potresti essere.. -.
- Cosa? -.
Angroba lo fissò duramente, serio come lo aveva visto pochissime volte.
- Potresti essere suo pari. Un Re. Se non superiore a lui. Non te l’ho mai detto, Loki, perché non eri pronto, ma l’ho capito fin dalla prima volta che ti ho visto. Il tuo Seidr, il tuo viso.. Sono chiari segni della discendenza di.. -.
Il negromante non completò mai quella frase. Distratto, con le energie ormai in calo e la magia del giovane che lentamente disfaceva i suoi incantesimi, non si rese conto che Thor si era ripreso. Alzatosi con un ringhio, in un inaspettato, quanto fatale gesto fulmineo, impugnò Mjolnir, buttò a terra Loki con una manata e lanciò il martello  verso Angroba, che facilmente lo evitò.
 
Con orrore, però, i due Jotun si resero poi conto di dove si stesse effettivamente dirigendo l’arma.
Verso i bambini.
 
- Nooooo! -, urlò il giovane falso-dio. Ma fu lo il Gigante dall’aspetto femmineo ad agire.
 
 
Si teletrasportò vicino ai gemelli, protendendo le mani in modo da creare una barriera protettiva. Ma i contro incantesimi di Loki erano ancora in corso e la magia del negromante indebolita. L’impatto provocò un’esplosione, così forte da far sbalzare tutti metri più in là.
 
 
Quando l’aria si ripulì dalla polvere, Loki non riuscì a vedere il suo unico amico.
Ci riuscirono i gemelli però, poiché erano i più vicini.
 
- Zio! -, urlarono. E a Loki gli si gelò il sangue, intuendo ciò che era successo ma non volendo accettarlo.
 
- Angroba! -, chiamò, ma nessuno rispose.
Thor fissava la scena, ma lui lo ignorò.
 
 
Corse verso il punto da cui era partita l’esplosione. Poi lo vide.
- No.. -, mormorò. – NO! -.
 
Disteso a terra, con le iridi rosse spalancate, vi era il corpo di Angroba, senza ormai più vita.
 
 
- Angroba! -, si inginocchiò sul cadavere, con le lacrime agli occhi. – Ti prego.. ti prego non.. -.
 
 
Ma era troppo tardi. Anche la sua magia lo percepiva: non c’era più un anima in quell’involucro di carne, nessuna mente arguta dietro quegli occhi color brace. Il mago capace che aveva conosciuto, il pazzo osservatore che riusciva sempre a vedere il lato buono ma anche il lato cattivo delle cose, l’amico che era stato in grado di far crescere non solo lui, ma anche i suoi figli, ormai non c’era più, era morto, se ne era andato per sempre e lui non era in grado di riportarlo indietro.
 
Ne era testimone di tutto ciò uno squarcio sanguinante, proprio in mezzo alla fronte, causato da quell’arma che tanto a Thor sarebbe piaciuto sfoggiare quando erano bambini. Già, Thor.
 
 
Si voltò, piangente, verso di lui, con ancora tra le braccia quello che non era mai stato una minaccia per i Nove Regni, perché non aveva mai avuto l’interesse di esserlo. – COME HAI POTUTO?! -, urlò. – COME HAI POTUTO FARMI QUESTO?! -.
Thor gli si avvicinò. – Loki, eri palesemente sotto un suo incantesimo.. Anche adesso, sei suo schiavo.. Ma ora è tutto finito, dobbiamo solo liberarci di loro -, affermò duro, riferendosi ai tre ragazzini.
Loki si alzò.
- Non osare toccare i miei figli, Thor! Non farlo, se non desideri fare un’orribile fine! -, disse, e per un istante, un solo istante, al principe degli Asir parve di vedere la pelle del fratello screziata di blu, e gli occhi rossi. Pensò fosse a causa di un incantesimo maligno.
- Hai ucciso Angroba! E se non ti uccido io, adesso, è solo perché ti amo troppo. Aveva ragione lui. Vattene. Stai lontano da me, stai lontano dai miei figli! -.
L’Asgardiano provò ad avvicinarlo. – Loki.. -.
- Stagli lontano! -, esclamò Hela, presto spalleggiata da Fenrir. – Sei un mostro! -, continuò, spaventata. Il loro stato d’animo gli impediva di conservare un aspetto umano e presto Thor vide, con orrore, le vere vesti dei tre.
- Mostro.. -, sussurrò il Dio del Tuono. – Loki! Non ti rendi conto di che simile progenie la tua strega ha dato vita? Sono tre demoni mezzosangue! Ti hanno soggiogato! -.
Loki non ci vide più.
- NON OSARE PARLARE DEI MIEI FIGLI IN QUESTO MODO DAVANTI A ME! TU NON HAI IDEA DI QUALE SIA LA LORO VERA NATURA, O LA MIA!! -, urlò, e un’onda energetica sbalzò il biondo metri più in là. La magia della Jarnvidr era agli sgoccioli. Heimdall cominciò a vedere qualcosa, sebbene confuso.
- Andiamocene da qui. Fenrir, Hela, Jormungandr, state vicini -.
 
- Tu non scomparirai di nuovo con quei mostri! -.
 
Thor richiamò il martello, e Loki conobbe le sue intenzioni istantaneamente.
Senza pensarci, si frappose, ancora una volta, tra una persona da cui doveva proteggere e un’altra. Stavolta, ne fu certo, la sua scelta non era sbagliata.
 
 
Il Mjolnir lo colpì di striscio sulla nuca, e, prima di perdere i sensi, Loki vide solo rosso.

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Capitolo 14
*** Fear of the ocean ***


Chiedo infinitamente scusa per il ritardo. Purtroppo in questo periodo non ho la testa sulle spalle, e, sfortunatamente, sembro riversare i miei problemi su questa storia >.< tra l'altro nelle ultime settimane ho avuto un grosso problema con internet, ergo non potevo postare nemmeno volendo. So già che qualcuno mi ha mandato il malocchio, state calme: solo io potevo prendermi una storta al piede la sera prima di una verifica di matematica (andata malissimo tra l'altro) E due giorni prima del mio compleanno. Sono stata iellata! 

Premessa: il capitolo è volutamente breve, perché, diaciamo così, questo è un riscaldamento per quando la storia diventerà VERAMENTE attiva (come trama, intendo).

Ancora scusa ad una persona in particolare, ovvero bea13_1991, a cui avevo promesso che avrei aggiornato presto, cosa che *lancia un'occhiataccia velenosa al modem*, non è successa.










 



- Clint, si può sapere dove sei stato? -.
 
La Vedova Nera fissava il Falco con intensità. Natasha, oltre ad essere una delle poche persone capaci di prenderlo a calci nel sedere, era una delle poche persone con cui aveva un certo tipo di familiarità. Come lui stesso nei suoi confronti, la spia russa era la migliore delle confidenti: ascoltava senza fiatare, non rivelava mai una parola a nessuno. Solo ogni tanto gli dava il consiglio di non agire sempre in quel suo modo così impulsivo, ma Clint a quello non badava.
 
L’agente non poteva biasimare la collega per la sua domanda: era stato via per un po’. D’altro canto, però, lui doveva metabolizzare l’accaduto.
 
Il corpo del suo fidanzato in coma era stato posseduto. Da un pazzo, è importante aggiungere.
Aveva scoperto delle importanti informazioni su come battere il tizio che aveva aiutato Loki a fare una strage, e per quanto suonasse sospetto –per quanto l’idea non gli piacesse affatto-, ormai la collaborazione di Loki sembrava essersi fatta indispensabile.
 
Maledetto, pensò.
 
- Clint -, lo richiamò la Romanoff.  
 
Il Falco si riscosse, e ritornò a focalizzarsi sulla collega, appena uscita dal laboratorio dell’Helicarrier. Dentro c’erano ancora gli altri, impegnati a questionare sulla prossima mossa da fare.
 
- Cosa c’è? -.
La Vedova alzò un sopracciglio. Brutto segno.
- Vorrei sapere dove sei stato, Falco, e, possibilmente, cosa hai fatto -, rispose lei.
 
 
Per un momento, Barton guardò oltre la spalla di Natasha, oltre la porta di vetro in cui il resto dei Vendicatori stavano discutendo sul da farsi.
Metà di loro, probabilmente, non avrebbero creduto a una sola parola di quello che aveva visto. Lui stesso si stava chiedendo se stesse bevendo un po’ troppo, ultimamente. Con le attuali condizioni di Phil, gli capitava di alzare un po’ troppo il gomito. E non era proprio sicuro che la testimonianza di Jormungandr fosse poi tanto attendibile, era un tipo troppo impressionabile. E, almeno su questo, doveva dare ragione ad.. A-grobda o come si chiamava lui.
 
Comunque il serpentone era ancora svenuto, quindi aveva approfittato del suo stato incosciente per andarsene da tutt’altra parte. Aveva bisogno di accettare quello che aveva visto: un morto quasi risorto non era certo una di quelle cose che accadevano tutti i giorni.
 
Decise di confidare tutto alla Vedova. Le raccontò ogni cosa, senza trascurare nulla, e lei, per fortuna, lo ascoltò senza interrompere, come suo solito.
 
Dopo averle detto tutto, però, l’agente non si fece troppi scrupoli a dire la sua.
- Tutto quello che mi hai raccontato non è normale, lo sai, vero? -.
- Natasha.. -.
- Non sto dicendo che non ti credo, ne ho viste fin troppe per non farlo. Ma la faccenda puzza. Voglio sapere una volta per tutte cosa diavolo ha combinato Thor perché Loki e due dei suoi tre figli siano così incazzati e stralunatici come tori della corrida, Clint. Perché, francamente, mi sono rotta a dover difendere la Terra da delle dive arrabbiate con altre dive -.
- Vorrei saperlo anch’io, ma non credo che Jormungandr ce lo racconterà -.
- Forse no, è vero. E’ un ragazzino troppo spaventato, fondamentalmente. Non so se ha più paura di se stesso o degli altri, ma al momento non ha importanza. Finché non avremo la sua fiducia, o non si sentirà talmente sotto pressione da esplodere, non ci dirà nulla -.
- E Loki non è certo il tipo da confessione -.
- Ovviamente. E’ più probabile che Stark vada in giro con indosso un tutù rosa, piuttosto che Loki ci racconti la storia della sua vita -.
 
I due si scambiarono un’occhiata, sorridendo di sfuggita nonostante la situazione drammatica.
 
- Di cosa avete parlato lì dentro, dopo che ce ne siamo andati? -, chiese Clint.
- Abbiamo deciso le prossime mosse da fare. Non sappiamo se Fenrir ritornerà, e in quel caso siamo tutti pronti ad accoglierlo. Tony sta preparando alcune macchine adatte a prenderlo a calci nel sedere, o, almeno, così ha detto. Fury ha ordinato che l’Eliveivolo volasse fino in Asia: ci stiamo dirigendo verso la Fossa delle Marianne. Perché quella faccia? -, domandò la russa, vedendo la strana espressione dell’arciere. Lui scosse la testa.
- Nulla, solo.. Non credi che sia il caso di indagare meglio, su quel posto? -.
 
La spia sbuffò, scettica. – Non è il Triangolo delle Bermuda, Falco. Non che le informazioni al momento in mano agli scienziati siano poi molte, su quel posto, ma ti ricordo che James Cameron ci è già stato, e non ha trovato né mostri marini né altre cose pericolose di quel genere. Se cerchi su internet ci sono pure dei video. Le cose più strane che puoi trovare laggiù, al massimo, sono vermiciattoli biancastri e molluschi di quel genere -.
 
- Se è per questo, né lui, né altri hanno mai visto Jormungandr, durante tutte le immersioni subacquee che sono state effettuate negli ultimi tempi. E non credo che su Youtube ci sia un qualche video con dei serpentoni marini in posti come l’East River o che so io, Natasha -.
- In effetti no, non credo. Al massimo, lì c’è la spazzatura -.
- O i coccodrilli delle fognature -, ribatté Clint, con un ghigno.
 
La Vedova Nera alzò gli occhi al cielo.
 
 
 














 
 
- Papà.. Zio Angroba.. Non andatevene.. Per favore.. -.
 
Jormungadr mormorava frasi sconnesse, nel suo sonno tormentato. Ricordava i momenti del suo passato che più lo avevano tormentato, e mentre le sue paure tornavano nuovamente a galla, la sensazione che quell’ennesima disavventura non sarebbe finita tanto presto lo uccideva lentamente, dall’interno.
Ho bisogno di te, papà. I tuoi figli hanno bisogno di te.
Una lacrima scivolò dall’occhio chiuso del semidio.
 


 
– Non devi dare retta ai tuoi fratelli, quando dicono certe cose. Sono impulsivi, non sanno davvero di cosa parlano. Non pensano sul serio quello che affermano, danno solo aria alla bocca.
 
Ti ho portato nel mio grembo per un anno intero. Non puoi farmi del male.
 
Siamo speciali, noi due, Jor. Possiamo dispensare vita e morte a nostro piacimento, Jormungandr, e questo ci rende diversi dagli altri.
 
Per tanti mesi, tu e i tuoi fratelli siete cresciuti dentro di me, e quando siete nati, ho subito capito che eravate la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
 
Un giorno, forse, vi spiegherò come siete nati, quando sarete in grado di capire certe cose.
 
Penso che voi tre abbiate preso il suo fisico. Specie tu e Fenrir. Tuo fratello, da lui, ha ereditato il carattere, e gli occhi azzurri.
 
 
 
 
Hela! Fenrir! Venite qui, prima che decida di rasarvi a zero, piccole pesti!
 
Andiamo Jor, non dare retta a quei due. Hanno uno squallido senso dell’umorismo, lo sai. Sono abbastanza sicuro che tuo padre li convincerà a non dire più simili stupidaggini.
 
Scappa, Loki! Porta i gemelli lontano da qui!!
 
Sei più isterico di tuo padre, Jor!
 
Tu non sei degno di Loki, non lo sei mai stato.
 
[…]Per il bene suo e dei gemelli, se non voglio che tu agisca come un parassita nelle loro anime. E credimi, di anime ne capisco..
 
Tu non comprendi il potere che lui ha su di te, Loki!
 
[…] Ci sarà sempre una parte di te che si rifiuterà di cancellarlo dal tuo cuore!
 
Ti porterà sulla cattiva strada. Ti cambierà, Loki, e di certo non in meglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
**********************
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buio. Quel luogo era decisamente buio. E freddo.
 
Era così freddo che chiunque, se avesse potuto avvertire la temperatura di quell’acqua, si sarebbe meravigliato del fatto che non ci fosse del ghiaccio, lì intorno.
 
La pressione della Fossa era talmente opprimente che nessun essere umano, anzi, nessun essere vivente originario della Terra avrebbe potuto sopravvivere, esclusi i pochissimi esseri evolutisi in quell’ambiente tetro.
 
 
E tuttavia, una forma di vita esisteva. Se vita poteva essere considerata, ovvio.
 
Sospesa a circa un metro dal fondale, una figura eterea e lattescente, come se non fosse di questo mondo, era immobile e imperscrutabile, indifferente a tutto il resto. Sembrava essere l’unica, debole fonte di luce.
 
Aveva un aspetto antropomorfo. I suoi vestiti sarebbero sembrati strani agli occhi di qualsiasi terrestre, e le sue mani sembravano pallidi ragni dalle dita sottili. Una chioma di capelli, più scura di tutto il resto, si muoveva assecondando le correnti marine, quasi imitando le alghe.
Il viso era elegante, bello, ma sembrava quasi turbato da un incubo. Gli occhi erano chiusi, come anche le labbra sottili. Il corpo aveva una posizione sdraiata, anche se sotto di esso c’era solo acqua.
 
 
La figura sembrava vittima di un sonno eterno. Niente pareva smuoverla dal suo oblio.
 
Eppure, per un momento, solo per un momento, lo strano essere aprì gli occhi.
 
Solo le sue iridi avevano colore.
Erano verdi. Come degli smeraldi.
Irradiavano quasi una luce mistica, lì intorno, ma erano privi di espressione.
 
Poi, esattamente come si erano aperte, le palpebre si richiusero.

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Capitolo 15
*** Fear of the king ***





- Papà! -.
I tre bambini si chinarono sul loro genitore, cercando di risvegliarlo da quel terribile sonno senza sogni. Jormungandr, trasformatosi in serpente per la troppa paura, gli dava colpetti con la testa, cercando di fargli riprendere conoscenza. Dai suoi occhi verdi piccole lacrime scintillavano alla luce solare.
 

Anche Thor corse da Loki, resosi conto di ciò che era successo. Lasciò il Mjolnir a terra, non credeva di averne bisogno. – State lontani da lui, mostri! -, tuonò, quando i due fratelli maggiori si misero tra lo Jotun e l’Asir. Fenrir, quello più propenso al contrattacco nonostante l’età, ringhiò, minaccioso. Cominciava già ad avere dimensioni gigantesche. Da lupo, era alto quasi quanto un cavallo, perciò poteva guardare tranquillamente negli occhi il Tonante con infantile aggressività.
Hela non si fece problemi a tradurre quello che voleva dire il fratello.

- Noi non abbandoneremo il nostro papà! Qui l’unico mostro che vedo sei tu! Lasciaci in pace! -, disse, creando istintivamente un pugnale di ghiaccio con la sua mano sinistra, quella blu, pur non avendo idea di come si usasse un’arma simile. Ma anche lei era cresciuta molto, in altezza. Era poco più bassa di Thor, nella sua vera forma.
 

Il Dio del Tuono non si fece intimidire: aveva affrontato nemici di gran lunga più pericolosi. Uno di loro giaceva morto proprio lì, a pochi metri di distanza. In fondo si trattava di bambini.
Tuttavia appartenevano sempre a una genie mostruosa, per cui doveva essere cauto, e liberarsene il prima possibile. Non osò immaginare cosa sarebbe successo, se quei tre demoni fossero cresciuti in libertà.
 
Chiamò a sé il Mjolnir, certo di intimidirli. – Fatevi da parte, se non volete che Loki muoia! -, disse.
- No! Gli vuoi fare del male! Lo hai colpito prima e lo colpirai anche ora! -.
- E’ stata colpa di vostro fratello: se si fosse spostato in tempo, Loki, sotto i vostri malefici, non si sarebbe messo di mezzo! Liberate mio fratello da questa maledizione e forse Odino sarà clemente con voi! -, ribatté, riferendosi a Jormungandr, che era rimasto impietrito dalla paura quando era stato attaccato. Ragion per cui suo padre lo aveva protetto.
 
- Non è sotto una maledizione! Nostro padre ci vuole bene! Lasciaci in pace! -.
- Schifoso demone, levati di mezzo! -.
- No! -.
- E’ il mio ultimo avviso! -.
- NO! -.
- Te la sei voluta! -, il biondo fece per alzare il martello, pronto a colpirla. Hela, spaventata, istintivamente pose la mano destra davanti a sé per difendersi, liberando involontariamente un’onda di energia che sbalzò il Tonante metri più in là.
 
La bimba si guardò la mano pallida con stupore, perché non era mai riuscita a liberare il suo Seidr in un modo così potente. Solitamente riusciva a controllare meglio il ghiaccio. Ma non ci pensò molto. Si girò verso i fratelli. – Scappiamo! Fenrir, forse riusciamo a mettere papà sopra di te.. -.
 
Scuotendo Jormungandr dal suo stato di shock, sollevarono Loki, mettendolo in equilibrio precario sulla schiena del lupo. Poi, una luce multicolore li accecò, e il Bifrost, il Ponte arcobaleno, si aprì tra i resti della Jarnvidr, ormai distrutta da tutta quella violenza. Odino in persona era sceso da Asgard fin lì.
















Persino Hela piangeva, ormai. Tutti e tre, stanchi e impauriti, incatenati da delle catene magiche, non potevano fare altro che piangere. Piangere e aspettare il giudizio del Re.
 
Frigga tentava inutilmente di consolarli. Ma loro chiedevano sempre la stessa cosa, imperterriti.
- Dov’è nostro padre? Che cosa gli avete fatto? Sta bene, almeno? -.
La Regina accarezzò il viso della bambina. Aveva cercato di convincere il Re a essere il meno severo possibile. I bambini non avevano fatto nulla di male. Ma avevano sangue Jotun, e, come tali, erano un pericolo. Nessuno doveva sapere della loro esistenza.
- Loki è in mano alle guaritrici, ora. Tra poco sarà in perfetta forma, e potrete rivederlo -, mentì, cercando di non pensare a cosa le avesse detto Odino.
 
Gli stanno togliendo la memoria dei suoi figli, mentre è ancora privo di conoscenza e difese. Povero figlio mio.. Perché hai dovuto invitare uno Jotun nel tuo letto? Ora una parte di te sarà persa per sempre, lo so.. Ma non c’è altra scelta.. Non puoi sapere la verità.. Non sono mai riuscita a cambiare Asgard come avrei voluto.. A cambiare il Re, come avrei dovuto, pensò la Regina, sconsolata. Non poteva fare niente. Non aveva abbastanza autorità o potere per contraddire Odino.
 
Dopo poco tempo, il Re riapparve, seguito dal figlio primogenito.
Stavano parlando di come ammansire i tre mezzosangue Jotun definitivamente.
Thor continuava a ripetere che sarebbe stato molto più prudente ucciderli, ma il Padre degli Dei non era dello stesso avviso. Conoscendolo, la sovrana di Asaheim pensava che forse Odino li avrebbe tenuti in vita nel caso potessero rivelarsi utili. In che modo era un mistero, visto che i tre avrebbero subito una prigionia senza alcun riguardo o pietà. Come se fossero stati davvero dei mostri.
 
A quel punto, Frigga si chiedeva se non sarebbe stato davvero più misericordioso ucciderli.
 
Fu una scena terribile, per la Regina degli Dei, assistere alle loro condanne.
 
- Hela, Fenrir e Jormungandr. Figli di Angroba. Siete condannati all’esilio eterno, da Asgard e dagli altri mondi a noi alleati. Non potrete più girovagare da nessuna parte, ne fare qualsiasi cosa che non sia continuare a esistere nelle vostre prigioni, in cui siete condannati a rimanere fin quando la morte non vi prenderà. Sarete divisi e non potrete mai più rivedervi, in modo tale che non potrete nuocere più a nessun’ altro -, parlò il figlio di Borr, spietato come un’ascia che scende sul collo di un innocente. Inutili furono le preghiere dei tre bambini, inutili furono le loro suppliche di rivedere il padre.
 
- Fenrir, lupo mostruoso, tu sarai esiliato nel deserto più arido di Muspellheim, ove non cala mai il sole e ove una volta brillava il lago Amsvartnir. Lì non potrai né bere né mangiare, ma vivrai lo stesso. E nella tua ingannevole forma umana, sarai incatenato a catene così solide che non potrai mai spezzarle, nemmeno quando sarai al massimo delle tue forze. Nessuno si potrà avvicinare a te! -.
 
Il lupo, già nel suo aspetto bipede, fu incatenato ulteriormente con catene dagli anelli grandi come una mano. Poi un vortice apparì proprio sotto di lui, risucchiandolo prima che potesse rendersene conto.
 
I suoi fratelli urlarono, tentando invano di liberarsi e raggiungerlo.
Odino e Thor rimasero impassibili. Frigga, davanti a quella manifestazione di puro dolore, gemette.
 
- Hela, orrida fanciulla. Ho deciso di mandarti nella dimensione dei morti, a combattere perennemente contro le anime dannate che ti circonderanno. Se il fato vorrà, ne sarai la Regina. Potrai vedere gli eventi di questi mondi, ma senza mai potere influire su di essi, e non potrai mai più avere una vita vera, con un sole vero, con delle persone vive e con l’emozione della felicità -.
 
La bambina gridò, portandosi le mani alla bocca. Anche lei non poté fare niente.
Semplicemente scomparì e la madre del Tonante dovette coprirsi gli occhi, provando disgusto verso se stessa e verso la sua debolezza che le impediva di salvare dei bambini innocenti.
I suoi stessi nipoti.
 
Poi venne il turno di Jormungandr. Il piccolo biondo, con quei capelli così stranamente dorati che a Frigga ricordavano tanto la chioma di Thor quando era bambino, tremò, riprendendo la sua reale forma di serpente, agitandosi nei legami magici che lo trattenevano. Usciva veleno dalla sua bocca, probabilmente per la paura, ma era inutile. Odino aveva già preso le sue precauzioni.
 
- Infine tu, Jormungandr, serpente immondo. Il tuo destino è essere gettato nei più profondi abissi di Midgard, dove le tue fredde spire nuoteranno per sempre in acque ancora più gelide. Non potrai mai più vedere la luce del sole, al contrario di tuo fratello, e non potrai mai più interagire con esseri senzienti o umanoidi, come invece farà tua sorella. Potrai crescere all’infinito, ma l’oceano sarà sempre infinitamente più grande di te! -.
 



Davanti ai quattro, una porta verso il mondo dei mortali si aprì, dando spazio ai suoi colori vividi, beffardamente azzurri come solo cielo e mare possono essere con il bel tempo.
 
Jormungandr si divincolò. Cercò di allontanarsi. Ci provò davvero, con tutte le sue forze.
Non volendo andarsene da solo, Thor, irritato, sbuffò, e avvicinandosi l’ afferrò per il collo, ben conscio di essere più forte di un misero serpente. La sua presa era salda, quasi soffocava il rettile, e non risparmiò la sua forza nemmeno quando lo scagliò oltre il portale magico, con parole pieno di odio e disprezzo sulle labbra. - Crepa, schifoso mostro mezzosangue! -.
 




Quando anche il terzo figlio di Loki Laufeyson fu imprigionato, Frigga, finalmente, pianse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel frattempo, il serpente cadeva, da centinaia di metri dall’acqua, verso quella che destinata a essere la sua prigione. NO!, urlava, NO!, o almeno ci provava. Uscivano solo sibili sconnessi dalla sua bocca. Le sue grida di aiuto erano dettate dalla sua lingua biforcuta.

Papà! PAPA’!

Nulla da fare, se non piangere senza sosta.
 

L’impatto con l’acqua gli fece tanto male da farlo quasi svenire. Intorpidito dal dolore, non riuscì a lottare contro quella forza sconosciuta che lo trascinava giù, sempre più giù.. in un luogo dove la luce, dove la speranza non esisteva per lui. E, forse, non sarebbe mai esistita.
 

Non smise mai di chiamare i nomi dei suoi cari, i primi tempi.
Forse era solo un incubo. Forse si sarebbe risvegliato con Hela e Fenrir a consolarlo, forse Loki lo avrebbe stretto tra le sue braccia pallide e Angroba avrebbe ridotto il suo cattivo sogno a un ricordo lontano, magari con qualche battuta sagace. Forse sarebbe ritornato alla sua felice normalità.
 




Ma non era un incubo quello.
Era la dura, crudele realtà.
 
E lo sarebbe stata per lunghi, lunghissimi anni.
 
 
 
 
 
 





 
 
Poco tempo prima, ad Asgard..




Una volta uscito dalla cella del Tonante, Jormungandr non ci mise molto a incrociare lo sguardo della sorella, verde e luccicante di.. cos’era, quello che il serpente leggeva negli occhi di Hela?
Gelo? Rabbia? Malvagità, o semplicemente il vuoto di una schiavitù?


Il figlio di Loki non sapeva più cosa pensare.
Sperava vivamente nell’ultima.
Almeno questo avrebbe significato che i suoi fratelli non erano realmente diventati dei mostri.
 

- Hela. Cosa stai facendo.. qui.. In giro per le prigioni..? -.
Si diede dell’idiota. Non era bravo nel dissimulare il nervosismo o la paura. Con un estraneo poteva essere quasi facile, ma con quegli occhi così penetranti i suoi propositi divenivano deboli.
Hela lo conosceva troppo bene, e rise del suo tentativo di sembrare naturale.
- Sono la Regina, ricordi? Vado dove voglio e quando voglio. E poi devo interrogare Odino. Non che mi aspetti di ottenere qualcosa, ma è divertente e poi tanto vale provare, non trovi? -, chiese, come stesse parlando del tempo e non di torture indicibili e disumane ai danni di un vecchio.
 

Ai danni di Odino, sì, ma pur sempre di un vecchio.
 
- Tu cosa stavi facendo, piuttosto? -, riprese la giovane donna.
Jormungandr davvero non capiva se Hela conoscesse le sue intenzioni e stesse abilmente recitando o se ancora non sospettasse niente di quello che stava per fare. O per provare a fare.
 
 
Decise di stare al gioco. O perlomeno di tentare la sorte, visto che era un pessimo bugiardo.
- Io.. Io stavo.. girando un po’. Ho.. trovato il diario di Thor, nelle sue vecchie stanze. Volevo chiedergli delle cose.. -, disse, pensando che forse era meglio cercare di non mentire, quando possibile. Aveva il tomo fra le mani, dopotutto. Perché camminare dentro le segrete con un oggetto simile?
Hela glielo tolse di mano, dispotica. Lesse solo qualche riga, prima di evocare una fiamma che lo divorasse istantaneamente. – Spiegami perché mai dovresti essere interessato a ciò che dice quel bastardo Asir, Jormungandr -, disse, o forse ordinò, con tono estremamente gelido.
 
- Volevo capire il perché delle sue azioni. Non ti sei mai chiesta quali fossero le sue ragioni? -.
- Perché avrei dovuto? Lui sarebbe stato comunque in torto. E smettila di fare il perbenista, fratello, questo non è l’universo adatto per potersi permettere una tale bontà -, replicò, accennando ad andarsene. Fu in quel momento che a Jormungandr scapparono parole pericolose.
 
Era sempre stato troppo buono. Troppo sincero. Troppo limpido.
- E’ per questo che lo vuoi distruggere? -, chiese, a bruciapelo.
Hela, in quel momento di spalle, si immobilizzò, in tensione. Si voltò con una nuova espressione negli occhi. – Chi è stato a riferirtelo? -, sibilò, a metà tra l’ira e il sospetto.
- Thor -.
Jor vide l’occhio sinistro di Hela scintillare di rosso. – E credi a colui che ti ha buttato in mare, ucciso Angroba e strappatoci via nostro padre piuttosto che a ME?! -.
Jor deglutì, arretrando.
- Tu non hai negato questa ipotesi -.
- ..Questo cosmo è marcio fino al midollo, Jor. Non c’è niente di immorale ad estirpare il male, fratello -, disse, con una fermezza e una convinzione che quasi confusero il più giovane.
- E’ lo stesso universo da cui siamo nati noi. Da cui è nato nostro padre. Se usassi le sue conoscenze per distruggerlo, Hela, credi che lui approverebbe? E comunque toglieresti la vita a tutti gli innocenti che nella loro vita non ci hanno mai fatto niente di male -.
- L’innocenza non esiste, Jormungandr. Tutti sono colpevoli di qualcosa. La purezza è qualcosa di così volatile e vulnerabile che non è che una parentesi nella vita degli esseri viventi, specie quando sono longevi come noi. Bisogna sempre mordere prima di essere morsi, fratello, e tu dovresti saperlo -.
 
Il serpente sapeva che, in parte, Hela aveva ragione. Lui aveva vissuto secoli in fondo al mare secondo quelle regole. Ma non era comunque d’accordo. Non sarebbe stato giusto.
- Forse. Ma così non vivi, Hela -, rispose lui.
- Sopravvivi, che è una cosa completamente diversa. Ed io non voglio più continuare così -.
 
 



 
Forse la tensione si sarebbe prolungata ancora per alcuni minuti, forse sarebbe esplosa del tutto.
Jormungandr non le diede abbastanza tempo per farlo. Si girò e, semplicemente, corse.
Più veloce che poteva, più inafferrabile che mai, cercando di ignorare gli strepiti di Hela, gli allarmi, gli incantesimi, diretto verso quella camera dove lui sapeva era rinchiuso il Mjolnir.
 
Non incrociò Fenrir, e fu grato per questo.
 
Bastavano già le urla furiose di Hela a destabilizzarlo.
 
 
 
 
 
Afferrò il Mjolnir. Istintivamente, gli ordinò di guidarlo. Il martello si fece strada da sé attraverso i portali dei Nove Mondi, attraversando milioni e milioni di anni luce in pochi istanti.
Poi Jormungandr si ritrovò, di nuovo, a cadere in mezzo a un tunnel di luce multicolore, ormai totalmente trasformato, totalmente conscio di stare per cadere nuovamente nell’oceano.
 
C’era una spiaggia, lì vicina, ma questo non placò la sua paura.
Non ce l’avrebbe mai fatta.
 
Infine non pensò più a nient’altro.
Atterrò con violenza sul terreno; ritrasformandosi si spostò in acqua. Incontrò i Vendicatori e, finalmente, si concesse il lusso di svenire a causa di tutto quello che avrebbe dovuto passare. 

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