Hana no Imi

di mumu91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capelvenere - Segretezza ***
Capitolo 2: *** Camomilla – Forza nelle difficoltà ***
Capitolo 3: *** Damigella – Perplessità ***



Capitolo 1
*** Capelvenere - Segretezza ***


Sono passati due mesi dal giorno delle nozze… Beh, delle quasi nozze.

La consapevolezza di dover “sistemare delle questioni in sospeso” aveva fatto capire ai due giovani di dover rimandare un impegno così importante. Il matrimonio non è un gioco e i due lo sapevano. Adesso che avevano capito di amarsi incondizionatamente, non era importante bruciare le tappe, quanto imparare a conoscersi anche sotto forma di fidanzati, ma fidanzati reali.

Non stavano più insieme per decisione altrui; si erano, finalmente, scelti.

Sembrava impossibile, ma i due avevano imparato a cercarsi non soltanto per stuzzicarsi l’un l’altra. Avevano abbandonato il passato, pronti ad affrontare un roseo futuro insieme.
Niente più furiosi litigi, niente più menzogne, niente più verità nascoste…

«Non lo so, Nabiki, credo che Ranma mi stia nascondendo qualcosa» disse una pensierosa Akane, «Sono due settimane che si comporta in modo strano, non capisco perché» continuò, osservando la tazza di tè che teneva in mano.

Le due sorelle, sedute attorno al tavolo della sala da pranzo, si dedicavano ai loro hobbies preferiti: leggere fumetti, la maggiore, e creare meravigliosi film mentali, la minore.

«Tu dici?» rispose Nabiki, prestando poca attenzione alle parole della sorella.
«Beh, non ne sono certissima, ma… Qualcosa non mi convince. L’altra sera, ad esempio, entrando nella sua stanza, l’ho sorpreso mentre era intento a scrivere qualcosa. Era seduto sul tatami, a gambe incrociate; solo la luce di una candela illuminava la stanza, c’erano cartacce e fogli sparsi dappertutto, e lui era così assorto in ciò che faceva da non essersi reso conto della mia presenza. Vedendolo così non ho voluto disturbarlo; ma uscendo, poco prima di richiudere il fusuma, l’ho sentito sospirare»
«E ti preoccupi per questo? Probabilmente era impegnato a risolvere un difficile problema di matematica» semplificò Nabiki, addentando un biscotto.
«Si, però poi è successa un’altra cosa… Due giorni fa, tornando a casa, abbiamo incontrato il signor Oota…»
«Oh, il postino?» la interruppe Kasumi, sedendosi accanto a lei.
«Sai, dicono in quartiere che si veda con la signorina Matsuo!» intervenne Nabiki, «Chissà se è vero! Di certo, la signora Oota gliela farà pagare cara, quella vipera conosce dei bravissimi avvocati che non…»
«Possiamo tornare alla mia storia, per favore?!» disse Akane, rivolgendo uno sguardo scocciato alla sorella.
«Va bene, scusa»
«Dicevo, due giorni fa abbiamo incontrato il signor Oota che consegnava la posta ai vicini e Ranma gli è andato incontro in fretta e furia. I due hanno parlato per qualche minuto e quando il signor Oota è andato via, Ranma è tornato con il viso imbronciato… Sembrava sovrappensiero» concluse. Prese un sorso di tè, poggiò la tazza sul tavolo e sospirò.
«Non stare in ansia, Akane» disse Kasumi, rivolgendole un sorriso.
«Davvero, sorellina, stai facendo una tragedia per niente»
«Forse hai ragione, Nabiki»

Ci fu qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal suono del fūrin mosso dal vento.

«Sono a casa!» urlò una voce dall’altra parte del corridoio.
«Parli del diavolo…» sussurrò Nabiki, sfogliando una pagina del suo fumetto.
«Oh, siete tutte qui!» disse Ranma, entrando nella stanza.
Akane si girò verso il fidanzato: «Sei tornato finalmente! Ma si può sapere dove sei stato? Dovevamo tornare insieme a casa, ma all’uscita da scuola sei sparito!»
«Beh… Io… Scusami, avevo un impegno importante e ho dimenticato di avvertirti»
«Sei sempre il solito! Potevi dirmelo chiaro e tondo che non volevi tornare a casa con me!»
«Cosa? Ma non mi hai sentito?? Ho dimenticato di avvertirti! Non significa mica che non volevo tornare a casa con te!»
«Ti dimentichi sempre di avvertirmi, da un po’ di tempo a questa parte! Tranquillo, la prossima volta chiederò a qualcun altro di farmi compagnia… A Kuno, per esempio!» sbottò Akane, dando le spalle al fidanzato.
«Bah! Fai un po’ come ti pare!» disse quest’ultimo, scocciato. Poi si rivolse a Kasumi: «Per caso è passato il postino?»
«Si, in effetti il signor Oota è passato da qui giusto una decina di minuti fa. Ha lasciato una busta per te, la trovi nel portalettere vicino al telefono»
«Perfetto! Grazie, Kasumi!» disse Ranma, uscendo di corsa dalla stanza. Pochi istanti dopo si sentì uno squillante “Evviva! Finalmente!” e dei passi che raggiungevano velocemente il piano di sopra.

Akane rivolse il suo sguardo a Nabiki, un eloquente “Che ti avevo detto?” si leggeva nei suoi occhi.
«Beh, che c’è? Lo sapevi già che il tuo ragazzo non è un tipo normale» disse Nabiki, poco prima di addentare un altro biscotto.
 
*****
 
«Finalmente! Finalmente è arrivata! Ho aspettato per così tanto tempo questa lettera che non ci speravo più!» disse Ranma, stringendo una busta tra le mani.

La osservò per qualche istante, scrutandone ogni dettaglio. Una busta bianca, con delle eleganti decorazioni in oro agli angoli e… Quella calligrafia, inconfondibile ai suoi occhi, chiamava il suo nome con grazia… Non aveva dubbi. Ancor prima di leggere il nome del mittente, sapeva già chi fosse.

Aprì la busta lentamente, cercando di non rovinarla, e iniziò a leggere il contenuto della lettera.
Per qualche minuto calò il silenzio più assoluto in quella camera. Gli occhi del ragazzo scrutavano ogni parola come se questa dovesse scomparire subito dopo, cercando di cogliere ogni sfumatura di ciò che quella voce d’inchiostro gli stava dicendo.
Non ci posso credere!, pensò, non appena finita la lettura. No, non lo sto immaginando, è tutto scritto qui! Sono passati anni dall’ultima volta e… Sembra tutto troppo bello per essere vero... Ma si! Non ci sono dubbi!!! È davvero così!!!
Un grande sorriso crebbe spontaneamente sul suo volto; era felice, molto felice.
«Evvivaaaaaaaaaaaa!!!» urlò, con tutto il fiato che aveva in gola.

Due settimane, solo due settimane!! Dopodiché, finalmente…



 


 
Ci siamo, finalmente!
Con molta titubanza - molta, moltissima, moltissimissima titubanza - mi sono decisa a pubblicare questa storia.
Era da un po' di tempo che mi ronzava in testa e devo dire che si è scritta quasi da sola.
Spero vi piaccia, perché vi terrà compagnia per un bel po'!
Ci leggiamo presto!

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Capitolo 2
*** Camomilla – Forza nelle difficoltà ***


Le due settimane di attesa erano quasi concluse e Ranma correva per le vie di Nerima cercando un oggetto molto particolare. Lo aveva visto qualche giorno fa, in quel negozietto vicino la scuola, e correva velocemente perché temeva di non trovarlo più.

«Maledizione! Sono già le sei! Quel brutto vecchiaccio di Happosai mi ha fatto perdere tempo e come se non bastasse è riuscito a palparmi di nuovo mentre ero sotto forma di donna! Ah, ma appena riuscirò a beccarlo gliela farò pagare cara! Per ora spero solo di arrivare prima che il negozio chiuda» disse Ranma, tra sé.

Certo che era molto strano, aveva cercato quell’oggetto per tutta la Cina, un anno fa, senza riuscire a trovarlo ed ora lo aveva trovato a due passi da casa. Beh, meglio così!, pensò.
 
*****
 
«Benvenuto da Sōshingu, il bazar delle antichità. In cosa posso esserle utile, bel giovanotto?» disse la vecchia proprietaria del negozio.

«Salve, cercavo un oggetto particolare. È un ciondolo con una pietra preziosa, credo di averlo visto nella sua vetrina qualche giorno fa…»

«Uhm… Beh, figliolo, abbiamo tanti ciondoli con pietre preziose. Vediamo…» disse la vecchietta, avvicinandosi alla vetrina dei gioielli. Iniziò a descrivere al ragazzo ognuno di quei monili, indicandoli in successione mentre ne spiegava la storia: «Dunque… C’è il ciondolo di giada bianca con inciso il Mon della famiglia Tokugawa… Oppure il ciondolo di ossidiana appartenuto alla imperatrice Suiko – anche se, in realtà, questo è solo un frammento della collana originaria, andata perduta dopo la sua morte, nel 628… Poi c’è anche il…»

Ma Ranma non stava ascoltando la donna. Scrutando ogni angolo della vetrina, vide un oggetto quasi del tutto nascosto da un cuscinetto rivestito di stoffa damascata. Si avvicinò per osservarlo meglio ed esclamò: «È questo! È proprio quello che stavo cercando!»

La donna osservò il punto indicatole dal ragazzo.

«Questo? Sei sicuro?»
«Si, assolutamente»
«Come mai vuoi proprio questo? Come ti dicevo, abbiamo tanti altri ciondoli in negozio, molto simili a questo, che…»
«Voglio questo, non un ciondolo simile. È importante che sia proprio questo qui» rispose il ragazzo con un’espressione decisa.
«Figliolo, tu desideri così tanto questo oggetto perché conosci il suo significato, non è vero?»

Ranma non rispose. Si, conosco il suo significato, pensava, per questo non accetterò un altro ciondolo.

La donna osservava il ragazzo con preoccupazione. Non voleva dargli quell’oggetto, era troppo pericoloso. Il suo precedente proprietario glielo aveva venduto con la speranza che lei riuscisse a togliere la maledizione che portava con sé. Purtroppo, io non ci sono riuscita… Ma se questo ragazzo è così determinato ad averlo, allora… Forse sa come purificarlo… Posso provare a fidarmi di lui, pensava la donna.

«Beh… Va bene, se lo desideri così tanto è tuo» gli disse infine, aprendo la vetrina

Prese l’oggetto indicatole, lo pose dentro un elegante cofanetto di legno e lo consegnò al ragazzo.

«Quanto le devo?»
«Niente, figliolo. Visto che ci tieni così tanto ad averlo, voglio fartene dono»
«Davvero?? Grazie!» disse Ranma, sorridendo.

Quando vide uscire il ragazzo dal negozio, un pensiero attraversò la mente dell’anziana donna: Spero solo che sappia ciò che sta facendo.
 
*****
 
Non ho ancora sentito Sayuri, chissà se lei ha già completato la ricerca di Biologia. Una pensierosa Akane saliva le scale di casa per raggiungere la sua camera; si avvicinava la fine del semestre e la quantità dei compiti da fare si era moltiplicata. Magari potrei chiedere a Ranma di fare la ricerca con me, sono sicura che lui non abbia ancora finito di studiare… Anzi, forse non ha ancora iniziato.

Raggiunta la camera dei Saotome, Akane trovò il fusuma socchiuso; la stanza era vuota e, tramite quello spiraglio, riusciva a vederne l’interno: un oggetto in particolare attirò la sua attenzione.

«La lettera…» sussurrò.

La curiosità di scoprire il contenuto di quella busta era forte, il suo fidanzato si comportava stranamente a causa di ciò che era scritto lì dentro. Ma se Ranma avesse saputo che lei si era messa a curiosare tra le sue cose, di certo si sarebbe arrabbiato.

«Uhm… Non c’è nessuno…» si disse, guardandosi attorno, «Una sbirciatina potrei anche dargliela»

Silenziosamente, entrò nella camera e molto cautamente si avvicinò al mobiletto sotto la finestra dove era poggiata la lettera, schivando una serie di cianfrusaglie sparse sul pavimento che, molto probabilmente, appartenevano al signor Genma.

Prese la lettera tra le mani. Sul retro si leggeva Ranma, scritto con una calligrafia impeccabile ed elegante. Non si leggeva l’indirizzo di casa Tendo, quindi molto probabilmente era stata consegnata a mano… Ma no, non era possibile. Kasumi aveva ricevuto la lettera tramite il signor Oota, era un’ipotesi da escludere... A meno che, il postino non fosse d’accordo con il mittente della lettera! Un alone di mistero avvolgeva tutta la vicenda. Ma perché? Cosa stava nascondendo il suo Ranma?

Girò la busta per leggere il nome del mittente… Ma il nome non c’era.

Al suo posto, una frase: “Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne; ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit, bien plus haut que le jour, dans l'éblouissante clarté de leur premier amour”.

Cosa?

Akane non conosceva il francese, ma una parola in quella frase era facilmente riconoscibile. L’aveva vista un po’ dappertutto: nelle scatole di cioccolatini, nei peluches che si regalano per San Valentino e persino in alcuni completini intimi o anche nei pigiami, a volte, si riusciva a leggerla… Ed il significato era uno solo… Amore.

Che significa questa frase? Cosa sta succedendo?

In preda alla curiosità, si fece forza ed aprì la busta. Una volta estratta la lettera, iniziò a leggere avidamente ogni parola:
 

 
“Caro Ranma,
Ti ringrazio per la tua ultima lettera.
Finalmente sono tornata in Giappone! Ma, purtroppo, non possiamo ancora vederci.
Per il momento, sono impegnata al tempio e ti chiedo di non farti vedere prima di due settimane.
Ti prego di non insistere, altrimenti non mi sarà concesso rivederti.

È passato tanto tempo dall'ultima volta che siamo stati insieme...
Spero che tu stia bene. Mi manchi...”
 

Anche qui non c’erano nomi.
Akane rimase per qualche secondo in silenzio, in ginocchio davanti la finestra, con lo sguardo rivolto verso il basso. La sua mente vagava, cercando di capire quella strana situazione. Il suo Ranma, allora, non l’amava? Amava un’altra donna? O forse quella che teneva in mano era una lettera dell’ennesima corteggiatrice – o fidanzata – ossessionata dalla figura del ragazzo?... No, se fosse stata una semplice corteggiatrice-scocciatrice, Ranma avrebbe strappato la lettera, come faceva sempre; la busta ed il suo contenuto, però, erano in perfette condizioni. Ma allora…

Devo saperne di più, pensò Akane, cercando di trattenere le lacrime; in fondo, non sapeva ancora con esattezza cosa stesse succedendo e non voleva saltare a conclusioni affrettate, non questa volta.

Posò la lettera dove l’aveva trovata e, sempre con molta cautela, uscì dalla stanza. Voleva indagare, ma aveva bisogno di sapere una cosa…

«Kasumi!» urlò Akane, scendendo di corsa le scale. «Oh, eccoti qui!» disse poi, entrando in cucina, «Kasumi, tu per caso sai dove abita il signor Oota?»
«Eh?» rispose la sorella, posando sul tavolo i piatti che aveva appena finito di lavare.
 
*****
 
Era appena arrivato davanti il portone dei Tendo, quando vide uscire una frettolosa Akane.

«Hey, Akane! Quanto tempo che non ci si ved…»
«Scusami, Ryoga! Vado di fretta!» rispose la ragazza, poco prima di svoltare l’angolo e scomparire davanti gli occhi del ragazzo.

Ryoga rimase immobile. Fissava il punto in cui aveva perso di vista la ragazza che amava e si chiedeva se lei non lo stesse per caso evitando. Aveva affrontato l’ennesimo viaggio per cercare di rivederla, attraversando le coste delle isole Ōsumi, nella prefettura di Kagoshima, fino a raggiungere il Monte Aso sull’isola di Kyūshū, e al suo ritorno non si aspettava di essere ignorato così. Sospirò, rassegnato. Per quanto provasse ad avvicinarsi a lei, Akane era sempre troppo distante da lui; fisicamente ed emotivamente.

«Cosa stai guardando, P-Chan?» disse Ranma, scendendo dal tetto del vicino; quella era una delle sue scorciatoie preferite. Poi, indicando la scatola che l’amico teneva in mano, chiese: «Non saranno mica Akumaki, quei dolci lì??».
 
*****
 
«E quindi ti ha mollato? Ma dici sul serio? Sembrava davvero innamorata di te! Ma come mai Akari ha deciso di lasciarti, scusa? Non eri il ragazzo/maiale perfetto per lei?»
«Evidentemente no… Ha trovato di meglio, a quanto pare… Mi ha scritto che ha conosciuto un allevatore di maiali con la quale riesce ad avere una bella sintonia e che, se volevo, potevo aspirare solo ad una semplice amicizia… Beh, le parole non erano esattamente queste, ma il senso della lettera si…»

I due ragazzi erano seduti attorno al tavolo del salone principale, il suono del fūrin era attutito dalla voce di un gruppetto di bambini che, approfittando della frescura pomeridiana, giocava a pallone nella strada dietro il Dojo. In lontananza, una radio trasmetteva canzoni giapponesi degli anni ’70 e, tutt’intorno, aleggiava un delizioso profumo di lavanda e gelsomino.

«Fammi capire: tu non hai intenzione di combattere per difendere il tuo amore?» chiese Ranma.
«Quello che provo per Akari non è amore, ma solo un profondo affetto… Era destino che andasse così. Con lei le cose non sono mai state facili sin dal primo momento; troppi problemi, troppe incomprensioni… Avevo anche conosciuto la sua famiglia, sai?»
«Davvero?? Ma allora era una storia seria!»
«Lo pensavo anche io» disse Ryoga, sospirando, «Fino a quando suo cugino Kotaro non mi ha buttato in acqua durante l’unica uscita al lago con l’intera famiglia Unryu… Non ho potuto evitare di trasformarmi davanti a tutta quella gente… Quando hanno scoperto il mio segreto, si sono subito riuniti tra loro per decidere della mia sorte. Il matrimonio con Akari era da escludere a priori, perché, come disse la venerabile nonnina: “La nostra famiglia lavora con i maiali, ma non mischia ad essi il suo sangue”. Avrei potuto scegliere solo due vie: diventare un loro maialino da sumo, oppure finire appeso come un salame – letteralmente –. Così ho scelto la terza opzione…»
«La fuga?»
«La fuga»
«Mi spiace tanto per te, amico»
«Già… Lei non mi ha mai perdonato per questo…»
«Che peccato, ti eri davvero impegnato in questa relazione… Prima la lotta con Katsunishiki, poi hai esposto il tuo punto debole – la maledizione – rischiando tutto… Sei anche riuscito ad avere qualche appuntamento con lei, anche se hai rischiato – come al solito – di non trovare la tua dolce compagna…»
«Si, beh… Non voglio pensarci… È ancora recente la rottura, fa male parlarne…»
«… Certo, ti ho aiutato spesso a ritrovarla quando la perdevi di vista, ma avevi fatto passi da gigante! Quando c’era lei di mezzo, il tuo senso dell’orientamento non faceva poi così tanto schifo! E poi ti riempiva sempre di regali e attenzioni, il suo nuovo ragazzo sarà di certo fortunato ad aver…»
«MA LA VUOI FINIRE??? COSA CREDI, CHE ABBIA IL CUORE DI PIETRA???» disse Ryoga, esasperato, dopo aver dato un pugno in testa all’amico.

Perché doveva infierire, quell’idiota? Era abbastanza dolorosa, la sua vita, senza che Ranma glielo ricordasse continuamente. Prese un profondo respiro e sorseggiò il tè che, precedentemente, Kasumi aveva offerto ai due ragazzi.

«Pazienza…» disse poi, «Vorrà dire che tornerò a fare la corte solo ad Akane»
«Rassegnati, P-Chan» disse Ranma, sogghignando, «Ormai Akane ha deciso, ha scelto il sottoscritto come suo compagno… E non puoi biasimarla, aveva a disposizione il meglio e ha scelto il meglio!» concluse poi, addentando fieramente uno degli Akumaki portati dall’amico.
«Prima di tutto, smettila di chiamarmi P-Chan!» sbottò Ryoga, sbattendo la tazza del tè sul tavolo, «E poi finiscila con questa farsa! Akane ha scelto te solo perché non ha ancora capito di amarmi! Riuscirò a conquistarla, un giorno, e allora vedrai! Saremo felici insieme… Io farò in modo che la sua vita sia un sogno senza fine!» aggiunse poi con aria sognante.
«Ah, beh, se ne sei convinto… Fa pure, dichiarati ad Akane. Ma se anche dovesse accettare il tuo amore, non so se riuscirebbe ad accettare il fatto di aver dormito con te, inconsapevolmente, per tutto questo tempo. In effetti, penso proprio che non la passeresti liscia, P-Chan». E, detto questo, scoppiò in una sonora risata.

Quel Ryoga! Era veramente convinto che la sua Akane potesse innamorarsi di lui? Che illuso!

«Ridi pure, ma un giorno la fortuna mi verrà incontro» disse, poco convinto, Ryoga.

Negli ultimi anni ne aveva passate tante, la sfortuna e la tristezza erano diventate due fedeli compagne di viaggio. E pensare che tutto era cominciato quando… Quando? Ormai non lo ricordava più. Ma una cosa era certa: Ranma c’entrava sin da principio. Era colpa sua se la vita gli aveva giocato questo tiro mancino, se aveva avuto solo qualche sospiro di gioia seguito, puntualmente, da un vortice di delusioni. Però non ricordava perché… Perché era colpa di Ranma? Cosa aveva fatto?

Abbassò lo sguardo e con la coda dell’occhio vide che, poggiato sul tavolo, c’era un cofanetto di legno scuro con delle eleganti decorazioni in oro. Cercò di prenderlo per osservarlo da vicino, ma Ranma gli bloccò la mano.

«Questo non devi toccarlo». La voce di Ranma si fece improvvisamente seria.
«Cosa nascondi dentro quel cofanetto? Deve essere qualcosa di veramente importante, data la tua reazione» disse sogghignando Ryoga.
«Non c’è niente là dentro»
«Ah, davvero? Allora non ti disturberà mostrarmi questo niente»

La mano di Ranma si strinse ancora di più al polso dell’amico.

«Non scherzo, Ryoga. Non toccarlo»

Quando era serio, Ranma faceva paura. Per questo motivo, Ryoga smise di stuzzicare l’amico; Ranma, a sua volta, lasciò il polso di Ryoga e prese in mano il cofanetto di legno.

«Se quest’oggetto suscita una reazione così esagerata, deve essere proprio importante. Appartiene a te, oppure è un regalo per qualcuno?»
«Come mai ti interessa saperlo?»
«Beh, sono curioso di sapere perché l’idea che qualcuno tocchi quel cofanetto così piccolo possa farti innervosire così tanto. Solitamente fai il misterioso per nulla, ma credo che stavolta non sia così. Quell’oggetto è più importante di quanto non sembri, vero? E inoltre sono certo che non sia tuo… Sicuramente, è un regalo per qualcuno a cui tieni molto»
«Complimenti, Ryoga! Ogni tanto alleni anche il cervello, oltre che i muscoli! Dimmi, da quando sei diventato così perspicace? Sei caduto per caso nella sorgente maledetta in cui annegò una scimmia? In quanto ad intelligenza, quello è per certo un animale con il cervello più avanzato del tuo»
«Perché ti scaldi tanto? Se è un regalo per Akane, sta tranquillo che non lo toccherò. Però non l’avrei mai detto che anche tu adesso ti fossi messo a farle regali; hai finalmente capito come si comporta un bravo fidanzato?».

Ranma restò in silenzio, guardando il cofanetto nelle sue mani. Poteva dirglielo, oppure no? Considerava Ryoga il suo migliore amico, nonostante tutto… Però temeva una reazione esagerata da parte sua; magari avrebbe detto tutto ad Akane e lei, sicuramente, avrebbe frainteso tutta la vicenda. Che fare?

Vedendo l’amico in silenzio, Ryoga cercò di concludere la discussione:

«Va bene, ho capito. Non ti va di parlare stasera. Sei davvero strano, lo sai?»
«Questo regalo non è per Akane» disse Ranma, tutto d’un fiato.
«No?... Allora per chi è?»

Che faccio? Glielo dico o no?... Ormai sono in ballo, credo che convenga confessare tutto. O forse è meglio se faccio finta di niente? Forse, se sto in silenzio, si dimenticherà quello che ho detto… Ma che sto dicendo?? Glielo devo dire… Oppure no??
Nella mente del ragazzo codinato l’indecisione regnava sovrana.

«Cosa stai nascondendo, Ranma?»


 


 
Rieccoci qua!
Siamo giunti finalmente al secondo capitolo! Ci sono altri misteri all'orizzonte? Ma certo che si!
Chissà perché quel ciondolo è così importante... Ed inoltre, chi sarà questa misteriosa figura? E cosa vuole da Ranma?

Grazie alla mia immensa pignoleria, sto cercando di far incastrare i pezzi di questo puzzle nel modo più adatto, non si lascia niente al caso!
A partire dai riferimenti geografici (Grazie, zio Maps!), continuando per i cenni storici,
sto anche cercando di inserire in questa storia quanti più dettagli possibili della cultura giapponese.
Purtroppo, non ho ancora grandi conoscenze su questo mondo, quindi ogni consiglio o correzione e ben accetta e, soprattutto, incoraggiata! ;)

Il prossimo capitolo arriverà presto, connessione internet permettendo...
Grazie a tutti per le recensioni positive, sono contenta di essere riuscita ad incuriosirvi!
Ci leggiamo presto! 




 

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Capitolo 3
*** Damigella – Perplessità ***


Akane correva per le vie di Nerima. Il quartiere in cui viveva non le era mai sembrato così grande come in quel momento. Faceva quel percorso ogni mattina, ma stavolta percorreva quelle strade perché aveva una meta da raggiungere immediatamente. Doveva sapere.
Pochi minuti dopo, era davanti casa del signor Oota. Aveva una sola domanda da fargli, avrebbe impiegato solo qualche secondo per scoprire la meta delle sue ricerche, ed allora…

«Basta perdere tempo in pensieri!» sussurrò a se stessa, poco prima di suonare il campanello.

Non fu il signor Oota ad aprirle, ma una bella donna sulla trentina: portava i capelli corti, non era molto alta, indossava una gonna comoda ed una camicetta bianca e aveva l’aria di aver dormito poco. La cosa che più colpì Akane fu il suo sguardo: i suoi occhi nascondevano una profonda tristezza.

«Dimmi, in cosa posso esserti utile?» chiese la donna, osservando la ragazza che stava immobile davanti il portone di casa.
«Lei è la signora Oota?» chiese Akane, timidamente.
«Si, sono io» rispose la donna, con un sorriso.

Akane conosceva bene il signor Oota, da quando era bambina, ma non aveva mai visto sua moglie. Era davvero bella e sembrava, oltretutto, una brava persona – Non una vipera, come diceva Nabiki –. Chissà se le voci su suo marito sono vere, si chiese.

«Buon pomeriggio, signora. Avrei bisogno di parlare con suo marito, ha delle informazioni per me molto importanti»

La donna abbassò lo sguardo: «Mio marito al momento non è… Non è in casa…» disse con una voce molto flebile.
«Capisco. Sa quando potrei trovarlo?»

Appena Akane finì di porre la sua domanda, sentì una voce a lei familiare in lontananza.

«Oh, Akane Tendo! Qual buon vento ti porta qui?»

Si voltò alla sua destra e, all’angolo della strada, vide il signor Oota che si avvicinava; indossava la classica divisa da postino, tranne il cappello, che stava sventolando per salutare la ragazza. Nonostante fosse ancora giovane, i suoi capelli cominciavano a tingersi di argento e la camminata, una volta veloce e pimpante, era diventata più lenta – a causa di un incidente che ebbe qualche mese prima durante una consegna –; ma una cosa, secondo Akane, non era mai cambiata: aveva la sua solita espressione gioviale.

La donna, che osservava la scena dall’uscio del portone di casa, incrociò lo sguardo con quello del marito. Fu un solo istante, ma Akane percepì una strana sensazione; si sentiva di troppo, come se si fosse intromessa nei problemi che interessavano quella coppia.

«Dimmi, Akane, che ci fai qui?» disse il signor Oota, distogliendo lo sguardo dalla moglie che, nel frattempo, era rientrata in casa.
«Devo chiederle una cosa molto importante…»
«Va bene, vuoi accomodarti?» chiese l’uomo.

Akane preferì rifiutare l’invito; si sentiva a disagio tra quei due, voleva allontanarsi prima possibile da quel luogo.

«Mi scusi, vado di fretta…» si giustificò.

Iniziò a girarsi i pollici, con fare nervoso. Avrebbe finalmente scoperto qualcosa in più sul misterioso mittente di quella maledetta lettera. Doveva, però, inventare una scusa; molto probabilmente, il signor Oota non le avrebbe dato le informazioni che cercava con facilità. Dopo aver riflettuto un istante, disse:

«Ecco… Mi manda Ranma! Voleva ringraziarla per avergli consegnato l’ultima lettera e per aver fatto da tramite per tutto questo tempo, ma… Ehm… Voleva sapere l’indirizzo del mittente perché… Si è deciso ad incontrare chiunque gli mandava tutti quei messaggi… E inoltre mi ha detto che… Uhm… Non voleva più farle perdere altro tempo e si scusava per essere stato un disturbo».

Ci fu qualche attimo di silenzio. Ti prego, fa che ci creda! Lo so che non è molto credibile come scusa, ma spero di convincerlo ugualmente a parlare!, pensò Akane.

«Beh… Si, se Ranma vuole sapere l’indirizzo posso darglielo. Ma solo perché me lo hai chiesto tu, Akane! Tecnicamente, non potrei dargli questo tipo di informazioni, perché è stato proprio il mittente a chiedermi di non rivelargli dove si trovasse… Ma ti conosco da quando eri una bimba, non posso proprio dirti di no» disse il postino, con un sorriso.

Evviva! È fatta!, pensò Akane.

«La ringrazio infinitamente per la sua cortesia, signor Oota!»
«Dunque, ti scrivo l’indirizzo in un pezzo di carta. Non perderlo!» disse l’uomo, cercando una penna dentro la sua valigetta nera.

Dopo aver appuntato l’indirizzo sulla pagina di una piccola agenda, lo consegnò ad Akane che, ringraziandolo nuovamente, si avviò verso la nuova meta.

Finalmente, scoprirò chiunque tu sia! Non ti lascerò il mio Ranma così facilmente!
 

 
*****

 
«Cosa stai nascondendo, Ranma?» chiese un sospettoso Ryoga. L’amico non gliela raccontava giusta… Anzi, non gliela raccontava proprio!
«Prima di tutto, devi promettermi che non fraintenderai niente!» disse Ranma.

Si era deciso. Almeno a lui doveva confidarlo; anche perché stava impazzendo dal desiderio di dirlo a qualcuno. Era così contento per ciò che lo aspettava! Ma non poteva esprimere la sua gioia con nessuno. Sapeva che tutti erano pronti a giudicare, nel modo più sbagliato, la sua vita e più di una volta era stato accusato ingiustamente per le malefatte di qualcun altro. Non poteva fidarsi di nessuno… Ma, forse, di Ryoga si.

«Cosa dovrei fraintendere? Stai per rivelarmi qualcosa di losco?!»
«No, nient’affatto!» disse Ranma. Prese un bel respiro e iniziò a raccontare:
«Ecco, vedi… Quel regalo è per una persona importante per me…». Deglutì. Si, posso fidarmi. Ryoga non è un ragazzo cattivo; è solo un po’ scemo, ma di lui posso fidarmi sul serio, pensava.
Dopo qualche secondo di silenzio, continuò il suo discorso:

« Beh… Quel regalo, ecco… È per il mio primo amore!!!»
 

 
*****
 
 
«Dunque, il posto è questo» disse Akane, controllando nuovamente il foglietto di carta che le aveva dato il signor Oota. Aveva seguito le indicazioni alla lettera e aveva raggiunto l’indirizzo, solo che non si aspettava proprio di arrivare davanti ad un…

«…Tempio! Sono davanti ad un tempio! Ma come è possibile?»

Ricordava di aver letto che il mittente si trovasse al tempio, ma pensava che fosse una metafora, o una soluzione da qualche giorno, o chissà cosa. Eppure era lì, proprio davanti ad un tempio. Si avvicinò alla targa di bronzo posta sul muro di cinta per leggere il nome di quel luogo.

“Santuario Hikawa”1… Non conoscevo proprio questo posto, pensò Akane. In effetti, anche se viveva a Nerima, non aveva mai attraversato quella parte della prefettura. Si decise ad entrare, doveva pur essere da qualche parte questo personaggio misterioso.

«Che strano… Sembra tutto deserto…» si disse, mentre si guardava attorno.
«L’apparenza inganna, figliola» disse una voce alle sue spalle.

Akane si girò di scatto, pronta a difendersi nel caso quella voce appartenesse ad un aggressore. L’erede della scuola di arti marziali indiscriminate Tendo non era tipo da farsi mettere al tappeto senza combattere!

«Chi sei?» disse, cercando di capire da dove venisse quella voce.

Da dietro un cipresso, si fece avanti una strana ombra; man mano che si avvicinava ad Akane, la luce del sole al tramonto disegnava i tratti del viso di quella figura. Era un uomo, non molto alto; i suoi capelli avevano perso quasi del tutto il loro colore scuro, come anche i suoi lunghi baffi, ed il suo viso portava chiaramente i segni del tempo.

«Spero di non averti spaventata. Sono Yasushi Saitou, il kannushi del tempio» disse.

In effetti, Akane non si era accorta che quell’uomo portava l’hakama viola sopra il kimono bianco; inoltre, attorno a lui riusciva a percepire una forte aura spirituale. Non le stava mentendo.

«No, non mi ha spaventata…» disse Akane, con voce imbarazzata. Si ricompose e riprese una postura più rilassata.
«Dimmi figliola, come posso esserti utile?» chiese Yasushi.
«Beh… Ecco… Cercavo una persona e so che vive qui… Temporaneamente, almeno»
«E chi sarebbe? In questo momento il tempio ospita quattro persone; sono tutte impegnate ad allenarsi per l’ultima prova di Kyudo»
«L’ultima prova di Kyudo?» chiese Akane.
«Si» rispose Yasushi, «Vedi, nel nostro tempio si pratica da secoli il Kyudo, un’antica arte marziale che prevede l’uso del daikyu, l’arco da guerra. I nostri arcieri si stanno allenando per affrontare l’ultima prova, quella che gli permetterà di raggiungere il decimo dan. Questa disciplina prevede molta concentrazione; pertanto, se cerchi qualcuno in particolare, dovrai aspettare che finisca il suo allenamento prima di potergli parlare»
«Capisco…»

Akane, però, non aveva voglia di aspettare e la sua impazienza si palesava nei suoi comportamenti: incrociò le braccia e, senza rendersene conto, iniziò a tamburellare con il piede destro, mentre la sua mente cercava un modo per far accelerare quell’incontro.

Yasushi osservò la ragazza di fronte a sé; se davvero era così agitata, forse chiunque dovesse incontrare aveva una questione importante da chiarire con lei.

«Potrei sapere chi cerchi?» chiese Yasushi, «Ai visitatori non è concesso accedere al Dojo, ma… Se è così importante che tu veda questa persona, potrei andare io a chiamarla per te»
«Ma l’allenamento? Non vorrei creare problemi a nessuno»
«Non preoccuparti, di questo mi occuperò io»

Akane si mise a riflettere. Aveva una buona opportunità dalla sua parte, ma c’era un piccolo problema: lei non sapeva il nome del mittente. Pensò per qualche istante a come poterlo individuare…

«Beh…» disse poi, «Non so il nome di questa persona… So solo che parla francese»

Yasushi rimase in silenzio. Akane pensò che stesse pensando a chi potesse avere questa conoscenza linguistica, ma la domanda che lui le fece subito dopo la spiazzò:

«Ti manda Ranma, per caso?». Lo sguardo dell’uomo si fece stranamente minaccioso.

La ragazza impallidì.

«Co-Come fa a saper…»
«Sono io l’autore di quella lettera» sentenziò infine Yasushi, bruscamente.
«COSA?!?!»

In quel momento, Akane dimenticò di trovarsi in un luogo sacro; il suo urlo raggiunse tutti gli angoli del quartiere, spaventando non pochi piccioni.

«Ma come è possibile?? Io credevo che fosse stata una ragazza a scriverla!!»
«Beh, non so cosa tu abbia letto, ma la verità è questa. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare al Dojo per supervisionare gli allenamenti». E detto questo, l’uomo si allontanò.

Akane restò imbambolata a fissare il vuoto. Questa storia stava prendendo una brutta piega. Per quanto si sforzasse di accettare quella risposta, sapeva che non poteva essere vera. Ma perché quell’uomo avrebbe dovuto mentirle?
Decise di tornare a casa, in compagnia dei suoi pensieri e di nuovi dubbi.

Yasushi osservava la ragazza andar via, nascosto dietro il Torii. Quindi è così, pensò, Ranma è venuto a cercare la mia bambina, usando quella ragazza come suo portavoce. Non la vedrà, questa volta. Non gli permetterò di farla soffrire di nuovo…
 

 
*****
 

Calò il silenzio. Uno strano silenzio, in effetti; Ranma si aspettava qualche frecciatina di Ryoga, ma quest’ultimo stava in silenzio ad ascoltare e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Cosa gli starà passando per la testa?, pensò.

«… Chi era il tuo primo amore?» gli chiese ad un tratto Ryoga.

A Ranma sembrò strana quella domanda – non si aspettava tanto interesse per la sua vita da parte dell’amico –, ma si convinse che fosse solo una curiosità dovuta al suo racconto.

«Chi era? Beh… Era una bambina bellissima… Anzi, una ragazza… Ci conosciamo da quando ho memoria, ma l’ultima volta che l’ho vista era già diventata una ragazza, una bella ragazza…»

Mentre parlava di lei, Ranma sorrideva dolcemente. Nelle ultime settimane, aveva passato tanto tempo a ricordarla…

«Si chiamava Sophie e la sua famiglia è originaria di Le Mans, in Francia – Anche se lei è nata qui, in Giappone –. Aveva i capelli ricci e biondi come il miele, gli occhi azzurri, con dei cerchi dorati vicino la pupilla e il suo naso era circondato da qualche lentiggine… Non avevo mai visto, prima di conoscerla, una persona così bella e con delle caratteristiche così insolite e… Beh… Mi sono preso subito una cotta per lei. Avevo tre anni quando l’ho conosciuta; eravamo all’asilo e la prima cosa che ho pensato quando l’ho vista fu che volevo dividere la mia porzione di biscotti con lei. Da quel momento, siamo diventati ottimi amici e passavamo quasi ogni pomeriggio insieme. Lei era sempre gentile con me e sorrideva sempre, era sempre allegra. Mi piaceva molto giocare con lei e, soprattutto, mi piaceva prenderla in giro. Però… Come ben sai, mio padre ha sempre avuto l’intenzione di rendermi l’erede della sua scuola di arti marziali ed io, essendo il suo unico figlio, non ho potuto tirarmi indietro. Dopo un primo tentativo quando ero più piccolo – E dopo essersi reso conto che non era in grado di badare ad un bimbo in fasce –, mio padre decise che avremmo iniziato una serie di viaggi di allenamento per tutto il Giappone non appena avessi compiuto sei anni. Ricordo che il giorno prima di partire, lei venne a casa mia e si mise a piangere, perché non voleva perdermi. Ritornai dal primo viaggio sei anni dopo. Mio padre mi insegnò tante tecniche in quel periodo – e si prese anche la briga di cercarmi delle fidanzate, Akane in primis – e la prima cosa che feci, una volta posato il mio borsone a casa, fu andare da lei… Ogni volta che mi vedeva, mi regalava un abbraccio e, dopo tutto quel tempo, speravo anche io di poterla stringere a me. Quando la rividi, la trovai più bella che mai. Iniziammo quell’anno le scuole medie. Non so se lo ricordi, ma la nostra scuola maschile confinava con quella femminile… Beh, lei studiava lì. In quel periodo ci allontanammo un po’, anche se non so perché… Alla fine dell’ultimo anno, mio padre decise che dovevamo partire di nuovo per un allenamento intensivo. Avevo quindici anni – ne avrei compiuti sedici qualche settimana dopo – e mi sentivo pronto per rifiutare quella opportunità; volevo restare qui, con lei. Però, mio padre non sentì ragioni; se fossi rimasto qui non avrebbe potuto avere il futuro che lui aveva programmato per me, a mia insaputa. Anche la famiglia di Sophie passava, in quel periodo, una brutta situazione ed anche lei voleva allontanarsi da quel mondo per stare con me. Sua madre voleva tornare in Francia e noi avevamo anche pensato di scappare insieme, ma alla fine qualcosa le impedì di separarsi dalla sua famiglia. Mi toccò dirle addio una settimana prima della mia partenza… Non dimenticherò mai quel momento…»

Per tutta la durata del racconto, Ryoga rimase immobile, ad eccezione delle mani; le strinse a pugno per cercare di non perdere il controllo.

«Ed ora, dopo quasi due anni, la rivedrò! Non immagini neanche quanto sia contento!!» disse Ranma, quasi urlando dalla gioia.
«Sono contento per te» disse Ryoga, con voce atona, «Ora scusami, vado a prendere una boccata d’aria»

Detto questo si dileguò.

Ranma rimase confuso da quella reazione. Non che si aspettasse una particolare empatia da quel ragazzo, ma addirittura scappare dopo aver sentito la sua storia gli sembrava eccessivo. Chissà perché è andato via in quel modo, pensò.
Si stiracchiò e osservò l’orologio del salone; segnava le 20:00. È ancora presto per la cena, andrò a fare un bel bagno caldo.


 

1 - Luogo realmente esistente, si trova proprio nella prefettura di Nerima. Non so se realmente si pratichi il Kyudo lì, purtroppo non ho trovato molte informazioni. Potete vedere qualche foto di questo posto qui: CLICK!
 
 
 
 
Ed anche il terzo capitolo è andato!
Finalmente sappiamo chi è questa fantomatica persona!... Il carissimo Yasushi!! :D
... Ok, va bene, la smetto...
Anche voi, come Akane, avete capito che il vecchietto del tempio stava mentendo... E Ranma stesso ci ha spiegato chi fosse questa persona, quindi non ci sono più dubbi...
Tranne per Akane, che ancora non sa tutta la verità...
Lo so, lo so, sto girando parecchio attorno a questo personaggio, ma ho dei buoni motivi per questo!
Il fatto è che non voglio tralasciare nulla, sto cercando di creare i collegamenti tra i personaggi nel modo più opportuno e di attenermi quanto più possibile alla storia originale
(La biografia improvvisata di Ranma ne è un esempio - anche se avevo quasi dimenticato che Genma aveva iniziato ad allenarlo quando era un neonato! :O) 
Questo, però, mi crea qualche perplessità, giusto per restare in tema con il capitolo.
La tempistica della storia, per esempio..
Da come si legge nel manga, si ha l'impressione che tutta la vicenda si svolga nell'arco di un anno o poco più (O meglio, lo penso perché nel volume 33 - verso la fine, quindi - durante la disavventura con i funghi dell'età, sia Ranma che Ryoga cercano di coltivare un fungo di 16cm per tornare alla loro età esatta).. Ma nell'anime ricordo un episodio in cui Akane aveva preparato un dolce per festeggiare i due anni dell'arrivo di Ranma in casa Tendo..
Inutile nasconderlo, sono parecchio confusa :/

Il prossimo capitolo è in fase di revisione e cercherò di pubblicarlo entro una settimana :)
Grazie ancora per le vostre recensioni, è un piacere leggerle!
Beh... Ci leggiamo presto! ;)



 

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