Dean/Diana

di Greeneyes74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sam era rientrato dalla sua solita corsa mattutina e dopo aver fatto la doccia ed essersi rivestito era andato in cucina dove aveva trovato Dean intento a preparare la colazione. Da quando vivevano nel bunker il fratello aveva scoperto il suo lato domestico e gli piaceva cucinare e perfino rimettere in ordine.
Sam lo prendeva in giro per questo, ma in realtà era contento per lui. Dean gli aveva detto che considerava quel luogo la loro casa ed era entusiasta di avere una stanza tutta sua, per la prima volta da quando la loro mamma era morta e la loro vita era cambiata per sempre.
Sam non condivideva questi sentimenti, probabilmente perché non sapeva cosa significasse avere una casa, era troppo piccolo all’epoca, ma ciò non gli impediva di essere felice per il fratello.
“Buongiorno. Vedo che anche oggi sei in preda alla sindrome della casalinga disperata”, gli disse Sam ghignando.
Dean si girò e gli tirò in faccia uno straccio bagnato.
“Mamma mia, dovresti dare una spuntata a quel mocio che hai sulla testa”, gli disse Dean, guardandolo con aria schifata e aggiungendo, “E comunque non mi sembra che la mia cucina ti dispiaccia”.
“Beh, devo riconoscere che effettivamente non te la cavi male”, gli rispose Sam, che aveva iniziato a mangiare le uova con la pancetta che il fratello aveva cucinato, ignorando il commento sui suoi capelli.
Si sedette a tavola anche Dean e disse, “Sto impazzendo a stare chiuso qui dentro. Mentre aspettiamo notizie da Kevin perché non ci dedichiamo ad un caso che ho trovato ieri sera? Ho bisogno di cambiare aria”.
“Va bene. Anch’io mi sono stancato di stare senza fare niente. Di che si tratta?”, rispose Sam, con aria interessata.
“Una serie di morti sospette a Lexington, in Nebraska. Sono morti cinque uomini, apparentemente tutti di infarto. Ma la cosa strana è che erano persone atletiche e sane, tutte sotto i trentacinque anni. E inoltre non sono state trovate su nessuno di loro le lesioni tipiche lasciate sui tessuti cardiaci da un attacco di cuore.  Penso ci sia di mezzo una strega”.
“Andiamo allora, e poi Lexington è a poco più di due ore di macchina”, acconsentì Sam.
“Non vedo l’ora di far fuori una di quelle stronze”, rispose Dean con entusiasmo.
Un paio di giorni dopo avevano effettivamente avuto la conferma che si trattava di una strega. Era una donna molto attraente di circa trentacinque anni, o almeno così sembrava. Ma con le streghe non si potava mai dire. Sembrava avesse dei conti in sospeso con il genere maschile, in particolare con la sottospecie donnaiolo impenitente, e aveva dato il via alla sua vendetta cominciando ad uccidere ogni sciupafemmine che le capitava a tiro.
Dean si era offerto di fare da esca, anche perché incarnava bene  il genere, ma quando si erano ritrovati soli nella stanza del motel  la donna, che aveva capito che era un cacciatore, aveva tentato di farlo fuori.
Dean però, con l’aiuto di Sam che li aveva seguiti, aveva avuto la meglio ed erano riusciti a liberarsi di lei.
Era accaduta però una cosa piuttosto strana. Prima di morire la strega aveva guardato Dean con un ghigno malvagio stampato sul viso, e gli aveva detto che non sarebbe finita lì. 
Dopo essersi sbarazzati del corpo erano subito ripartiti ed erano arrivati al bunker poco prima di mezzanotte.
Erano entrambi molto stanchi ed erano andati subito a dormire.
Il mattino dopo Sam fu svegliato da una voce di donna che urlava il suo nome. Prese la pistola e corse verso la stanza di Dean, da dove provenivano le grida.
Aprì la porta e quello che vide lo lasciò senza parole.
Dean non c’era ma al suo posto vide una bellissima donna. Aveva gli occhi verdi del fratello, un bel viso dai lineamenti regolari, le labbra carnose e qualche lentiggine sul naso e sugli zigomi. I capelli erano castano chiaro, lisci, lunghi fino a metà schiena.
Era alta, slanciata e aveva addosso un paio di boxer che teneva su con una mano perché erano troppo larghi e una maglietta grigia, anch’essa troppo larga.
Un sospetto si affacciò alla mente di Sam che disse, dopo essersi ripreso dalla sorpresa, “Dean? Sei tu?”
“Certo che sono io, idiota. Chi vuoi che possa entrare nel bunker”, rispose la donna con un espressione di panico dipinta sul volto.
“Deve essere stata quella maledetta strega”, proseguì,” ecco perché se la rideva prima di crepare. Oddio Sam, cosa facciamo adesso. Sono una donna, ti rendi conto?”
Sam non  poté trattenere un ghigno.
“Stai calmo… ehm, calma. Troveremo una soluzione”, disse a Dean, con un’espressione più  divertita che preoccupata sul viso.
“Smettila di sghignazzare. Questa è una cosa terribile. Merda, non ho più i gioielli di famiglia! E ho le tette!”.
“Si, le ho notate, e devo dire che sono anche della giusta misura, né grandi né piccole”, rispose Sam sempre più divertito.
Dean gli tirò un cuscino e lo cacciò dalla stanza, ordinandogli di mettersi a cercare subito un modo per farlo ridiventare normale.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dean/Diana

Sam andò a fare colazione e si mise subito a consultare i libri della biblioteca. Passarono una ventina di minuti ma di Dean non c’era traccia. Andò a cercarlo nella sua stanza ma non era lì. Si diresse quindi verso il bagno.
Lo trovò davanti allo specchio, intento a fissare la sua immagine riflessa. Aveva fatto la doccia ed aveva addosso solo un asciugamano. Mentre si guardava non poté fare a meno di pensare che anche come donna non era niente male. 
Quando si accorse della presenza del fratello si girò.
“Dean, ti dispiace coprirti? L’asciugamano intorno alla vita non basta, tiralo un po’ più su”, gli disse Sam, alquanto a disagio.
“Ops, hai ragione fratellino” rispose. Con un gesto deliberato aprì l’asciugamano e lentamente lo riposizionò a coprire anche il seno, fissando Sam che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo.
“Che c’è, sei imbarazzato?”, gli chiese con un tono canzonatorio.
“A dire il vero si, sono imbarazzato. Potresti evitare di esibirti in questo modo d’ora in avanti?”
“Eppure hai già visto delle donne nude, no?”, gli rispose con un sorrisetto beffardo.
“Beh, nessuna di loro era… mia sorella”.
“Allora datti da fare per trovare un contro incantesimo. Rivoglio i miei attributi!”, replicò Dean, con un tono acido.
“E non chiamarmi sorella!”, soggiunse con rabbia.
“Va bene, Diana”, rispose Sam, mentre usciva ridacchiando, accompagnato da Dean che lo apostrofava con degli epiteti non proprio degni di una signora.
Sam ritornò in biblioteca e si rimise a consultare i volumi.
Dopo una buona mezz’ora Dean comparve nella stanza. Aveva addosso i suoi soliti vestiti. La maglietta e la camicia era un po’ larghe, ma potevano andare.
I pantaloni erano leggermente lunghi e con la cinta si tenevano su, anche se non erano certo belli a vedersi. Aveva i capelli spettinati e i piedi nudi.
Si sedette di fronte al fratello e gli disse, “Allora? Ti prego dimmi che hai trovato qualcosa”.
Sam lo guardò, cercando di mantenere un’espressione seria e rispose, “Purtroppo ancora no. A quanto pare un incantesimo in grado di cambiare il sesso di una persona non è una cosa all’ordine del giorno”.
Sam prese alcuni libri che erano accanto a lui sul tavolo e li porse al fratello, che lo guardò con aria interrogativa.
“Tieni Dean, comincia a cercare anche tu. In due faremo prima”.
Dean a malincuore prese i libri e cominciò a leggere il primo. Le ricerche non erano una sua specialità, anzi era la parte del lavoro che più l’annoiava, ma in questo caso non poteva tirarsi indietro.
Non aveva certo intenzione di rimanere in quello stato. Lui era Dean Winchester, un cacciatore, e un amante delle belle donne, forte  e virile. Doveva assolutamente tornare ad essere un uomo, il prima possibile.
Passarono un paio d’ore e Dean si era già stancato di fare ricerche. Era quasi ora di pranzo, per cui si alzò e s’incamminò verso la cucina.
“Dove stai andando?”, gli chiese Sam, un po’ irritato.
“Ho fame, vado a preparare qualcosa da mangiare”, gli rispose Dean, tenendosi il seno con le mani.
“Perché ti tieni le tette?”, disse Sam con un sorrisetto stampato sul viso.
“Mi fanno male, e poi sobbalzano  ad ogni passo. Ora capisco perché le donne portano il reggiseno”.
“Sam, se non la smetti di sghignazzare quando torno in me te la faccio pagare” soggiunse.
“Va bene, va bene. Come siamo permalose. Cercherò di rimanere serio d’ora in poi. Ma come mai sei a piedi scalzi?”, gli chiese Sam che prima non si era accorto di quel particolare.
“Secondo te cosa dovrei mettermi? Le mie scarpe sono di almeno quattro numeri troppo grandi”, rispose con rassegnazione.
“Ok, dopo mangiato andiamo a fare shopping”, disse Sam, stavolta senza ridacchiare.
“Cosa? Perché? Non ho intenzione di rimanere così ancora a lungo. Sammy, dimmi che non rimarrò così ancora a lungo”, rispose Dean con un’espressione di panico sul volto.
“Dean, sto facendo tutto il possibile per risolvere il problema, ma non so quanto tempo ci vorrà. Potrebbero volerci giorni, per cui è meglio prepararsi”.
Dean lo guardò con aria disperata, poi si girò e uscì dalla stanza. Sam pensava che tutto sommato non l’aveva presa così male.
Magari questa esperienza poteva far bene al suo fratellone, che di solito non si comportava proprio come un gentiluomo con le donne. Sam pensò che la strega avesse scelto bene la sua vendetta.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Dopo aver pranzato andarono in un centro commerciale poco lontano e per prima cosa comprarono le scarpe. 
Dean aveva adocchiato un bel paio di decolleté di pelle nera, con tacco dieci.
Sam lo guardò con disapprovazione e gli disse, “Non credo sia una buona idea Dean. Non devono essere molto comode, e poi sei già alto abbastanza  senza tacchi”.
“Andiamo Sam, i tacchi rendono le donne belle irresistibili”, rispose, ammiccando, mentre si sedeva per provarle.
Le indossò e poi si alzò, facendo qualche passo con un’andatura molto incerta e rischiando quasi di cadere.
Tornò a sedersi e si tolse subito le scarpe.
“Sam, le donne devono essere pazze.  E’ come indossare uno strumento di tortura. Penso che non guarderò mai più una donna sui tacchi con gli stessi occhi”.  
Dean ripiegò quindi su un paio di stivali bassi, neri, stile motociclista, che indossò subito e poi si diressero verso un negozio di abbigliamento.
Presero due paia di jeans elasticizzati, delle t-shirt e un paio di camicie a quadri come quelle che portavano di solito, ma in versione femminile.
Quando arrivarono ad un punto vendita di intimo, a dire il vero non proprio per educande,  Sam cominciò a sentirsi un po’ a disagio.
Era l’unico uomo presente e Dean stava puntando su un tipo di biancheria, perizomi e corpetti, non proprio del tipo da indossare tutti i giorni.
“Dean, lascia stare quella roba. Non devi andare a fare la ballerina di lap dance”, disse Sam con aria imbarazzata.
“Sammy, queste cose sono fantastiche. Mi sto eccitando solo a guardarle”, rispose Dean con un’espressione divertita.
“Falla finita, e abbassa la voce. Si sono girate tutte e guardarti.  E poi non ti sono bastate le scarpe? Non credo che i perizomi siano molto più confortevoli. Prendi qualcosa di normale e andiamo”.
Dean non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di far morire Sam dalla vergogna, per cui disse, a voce abbastanza alta, “Tesoro che ne dici di questo completino? Ti sembra abbastanza in tema con quello che hai in mente per stasera?”.
Aveva in mano un completino nero di pizzo con degli inserti in pelle. Le mutandine erano praticamente un triangolo di stoffa trasparente con dei laccetti e anche il reggiseno non sembrava avrebbe coperto granchè. Come ciliegina sulla torta c’erano un paio di manette foderate con la stoffa di peluche a corredo.
Sam nel frattempo era diventato di mille colori e lo guardava come se volesse incenerirlo, ma non disse nulla.
“Va bene, va bene, la smetto. Ma non so che misura porto di reggiseno. Vado a chiedere aiuto a quella commessa. Che tra l’altro è uno schianto!”.
Prima che Sam potesse dirgli qualcosa era già andato dalla ragazza. Non poteva sentire cosa dicevano ma, anche in un corpo di donna, Dean aveva il tipico atteggiamento da rimorchio che sfoderava ogni volta che ne aveva l’occasione.     
La commessa però non sembrava infastidita. Gli accostò un paio di reggiseni al petto e poi gliene diede alcuni da provare.
Dean andò nel camerino e dopo qualche minuto uscì, con indosso i nuovi vestiti e uno dei reggiseni che aveva scelto.
I jeans attillati mettevano in risalto le lunghe gambe e il sedere, mentre la maglietta gli fasciava il seno mettendolo in evidenza.
Certo, il modo in cui si muoveva e parlava era tutt’altro che femminile, ma nell’insieme era davvero bella.
Sam lo guardò e disse “Wow sorella, sei proprio un bel bocconcino”.
Dean gli diede un calcio su uno stinco,  facendogli piuttosto male e poi si diresse verso la cassa.
Tornarono al bunker e si immersero di nuovo nelle ricerche.  
Passò tutto il pomeriggio e parte della serata, ma non riuscirono a cavare un ragno dal buco.
“Sam, non ce la faccio più a leggere. Abbiamo passato ore sui libri  e siamo ancora al punto di partenza. Direi di passare al piano B”, disse al fratello, che lo guardò con aria interrogativa.
“E quale sarebbe questo piano B?” gli chiese Sam.
“Castiel. Ho provato a chiamarlo ma la mia voce suona un tantino diversa. Provaci tu, forse risponderà”.
“Ok, facciamo un tentativo. Cas, sono Sam. Amico abbiamo bisogno di te qui. Dean ha un problemino, non è più lui. Per favore, vieni qui”, disse Sam, guardandosi intorno per vedere se l’angelo compariva.
Passò qualche minuto e Sam tentò ancora, ma senza nessun risultato.
“Niente da fare Dean. Penso che Cas abbia qualcosa che non va. Da quando ha ucciso Alfi è sparito e non si è fatto più sentire. Credo che dovremo cavarcela da soli”.
Dean lo guardò con aria sconsolata, e gli disse, “Io per stasera ho chiuso. Vado a dormire”.
Mentre si incamminava verso la sua stanza Sam gli disse, “Buonanotte sorellina”.
Dean senza neanche girarsi gli mostrò il dito medio e sparì nel corridoio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Passarono un paio di giorni, ma non avevano fatto nessun progresso. I libri da consultare erano davvero tanti e Dean non era di grande aiuto.
La terza sera Dean disse a Sam, “Sammy, ho bisogno di uscire un po’ da qui. Andiamo a prenderci una birra da qualche parte”.
“Sei sicuro di voler uscire? Nel tuo… stato?”, gli rispose Sam un po’ preoccupato.
“Quale stato? Non sono mica incinta. Dai, andiamo, per oggi abbiamo letto abbastanza. Quando questa storia sarà finita non aprirò più un libro per qualche mese”.
Sam non era molto convinto, ma acconsentì. Aveva le scatole piene dei piagnistei di Dean per quel giorno.
Presero l’Impala e andarono in un bar ad una decina di chilometri di distanza. Stranamente Dean non aveva voglia di guidare e lasciò che lo facesse Sam, senza neanche fare commenti sul suo stile di guida, come faceva quelle rare volte che gli cedeva il volante.
Sam pensò che non era un buon segno.
Quando arrivarono Sam parcheggiò e prima di scendere disse al fratello, “Dean, per favore cerca di non dare spettacolo. E prova a comportarti come una donna”.
Dean lo guardò con aria confusa.
“Che vuoi dire, fratellino?”
“Voglio dire che uno scaricatore di porto è più femminile di te. Prova a muoverti e a parlare con un po’ più di grazia”.
“Vuoi dire come te?”, rispose sarcastico.
“Ah ah. Molto divertente. Sai che ti dico. Fai come vuoi. La figura di merda la farai tu, non io”.
“Sai quanto me ne importa. Ho altri problemi al momento. Come trovare il modo di tornare ad essere me stesso”.
Detto questo Dean scese dalla macchina e si diresse verso il locale, arrabbiato, senza aspettare il fratello.
Sam lo seguì dopo un paio di minuti e lo trovò seduto al bancone del bar. Si sedette accanto a lui e notò che stava fissando insistentemente la barista, indubbiamente una bellezza.
Gli diede una gomitata sul fianco e disse, “Dean, smettila!”.
“Ahi, ma che vuoi? Cosa sto facendo di male?”, gli rispose con aria ingenua.
“Stai spogliando la barista con gli occhi. Ti sei dimenticato che sei una donna?”, gli chiese Sam, cercando di non farsi sentire da nessuno.
“Non sono una donna. Sono sempre io, intrappolato in un corpo di donna”.
“Si, come ti pare. Però smettila lo stesso. Finché rimarrai così cerca di soffocare i tuoi istinti”, gli disse Sam in tono brusco.
“Come se fosse una cosa facile”, rispose Dean, girandosi di nuovo verso la barista e facendole cenno di venire lì.
“Cosa vi porto ragazzi?”, chiese la donna in maniera gentile.
“Un Whiskey e una birra per me. Un’aranciata per lui”, le disse Dean, con un sorrisino beffardo.
Sam lo guardò di traverso e disse alla barista, “No, una birra anche per me, per favore”.
“Ok, arrivano subito”. La ragazza si girò e andò a prendere quello che le avevano chiesto, mentre Dean le guardava il sedere.
Non c’era molta gente nel locale, che a dire il vero non era un granché. Era piuttosto vecchio, tutto in legno, con una ventina di tavoli e un jukebox in un angolo. Alle pareti erano appese foto di moto Harley Davidson.
Sul lato opposto al bancone del bar c’era un biliardo e in quel momento non stava giocando nessuno.
Dean lo indicò al fratello e gli disse, “Che ne dici di una partita? E’ una vita che non giochiamo”.
“Veramente non ho molta voglia Dean. Magari un’altra volta”, rispose il fratello.
“Sei proprio palloso Sam”.
Dean finì la birra e si alzò, dirigendosi verso il biliardo.
C’erano dei motociclisti seduti ai tavoli lì vicino. Dean li guardò e disse “Chi ha voglia di fare una partita? Scommettiamo duecento dollari?”
Alcuni fecero qualche commento non proprio gentile, poi uno di loro  si alzò e rispose, “Ok bambolina, facciamoci questa partita”.
Era un uomo di una quarantina d’anni, non molto alto ma robusto, calvo e con la barba, vestito di pelle nera con le braccia coperte di tatuaggi.
Sam aveva osservato la scena dal bancone e pensò, preoccupato, che probabilmente Dean si sarebbe messo nei guai. Quella non era una compagnia adatta ad un donna.
Iniziarono a giocare e con sua enorme soddisfazione Dean constatò che le sue doti di giocatore erano rimaste intatte.
Finirono la partita in poco più di dieci minuti e tra un tiro e l’altro si scolò un'altra birra e un paio di tequile che gli avevano offerto i motociclisti che si stavano divertendo un mondo a guardalo giocare.
Vinse senza sforzo e l’uomo, un po’ contrariato, propose la rivincita, stavolta scommettendo il doppio. Dean ovviamente accettò con entusiasmo, anche se cominciava a sentirsi un po’ brillo.
Quel tizio l’avrebbe pagata per averlo chiamato bambolina.
Sam a quel punto si avvicinò, temendo che la cosa prendesse una brutta piega, e disse, “Diana, si sta facendo tardi, che ne dici di andare?”
Il motociclista guardò Sam con aria indispettita dicendogli in maniera brusca, “Ehi amico, lei mi deve una rivincita. Vedi di farti gli affari tuoi”.
Sam stava per rispondergli a tono ma Dean si intromise.
“E’ tutto ok, Sam. Gioco questa partita e andiamo”.
Il fratello acconsentì malvolentieri e tornò a sedersi al bancone, sempre più convinto che le cose sarebbero finite male.
Dean vinse anche la seconda partita a mani basse, nonostante avesse iniziato a sentirsi poco bene, con il sottofondo dei commenti sarcastici dei motociclisti nei confronti del loro amico, che si era fatto stracciare da una donna.
“Va bene bellezza, mi arrendo. Vieni a prendere i tuoi soldi”, disse l’uomo, agitando le banconote con la mano.
“Dean si avvicinò ma quando fu a pochi centimetri l’uomo lo attirò a se in maniera brusca e gli disse, “Prima però dammi un bacio, dolcezza”.
“Lasciami scimmione”, gli urlò Dean divincolandosi, senza riuscire a liberarsi dalla stretta.
“Su piccola, non fare tanto la difficile. Non voglio farti del male”, continuava ad insistere l’uomo.
A quel punto Dean, avendo capito che quell’energumeno era molto più forte di lui, fece l’unica cosa che gli era venuta in mente.
Gli diede una testata sul viso con tutta la forza che aveva.
L’uomo lo mollò immediatamente urlando per il dolore.
“Brutta stronza, mi hai rotto il naso”, gli gridò contro, mentre il sangue cominciava a colargli sulla maglietta.
Poi, in preda alla rabbia, gli diede uno schiaffo così forte da far volare Dean contro il muro.
A quel punto Sam, che era andato in bagno e non aveva assistito alla scena dall’inizio, si precipitò verso l’uomo e lo stese con due pugni.
Vide che gli altri motociclisti, nel frattempo, si erano alzati e si dirigevano verso di lui con aria minacciosa.
Allora Sam tirò fuori la pistola e la puntò contro di loro.
“Rimanete dove siete”, gridò e prese Dean per un braccio. 
Lo trascinò verso l’uscita, mentre i motociclisti li guardavano rabbiosi, senza osare avanzare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


I ragazzi si diressero correndo verso l’Impala parcheggiata sul retro del locale, ma quando arrivarono alla macchina Dean si liberò della stretta di Sam e corse verso il boschetto ai margini del parcheggio.
Si appoggiò con una mano ad un albero, mentre con l’altra si teneva i capelli, e iniziò a vomitare.
Sam pensò che uomo o donna che fosse, Dean attirava i guai. Ma almeno i motociclisti non li avevano seguiti.
Si avvicinò al fratello, che nel frattempo aveva smesso di rigettare e gli disse, “Come va Dean?”
“Come vuoi che vada? Non capisco, ho bevuto solo…”. Un altro conato di vomito gli impedì di finire la frase.
Quando sembrò che non avesse più niente da rimettere si sedette sul bordo del marciapiede, tenendosi la testa tra le mani.
Sam si accovacciò davanti a lui e cercò di consolarlo.
“Coraggio Dean, non è nulla di grave. Evidentemente il tuo corpo di donna non regge bene l’alcool come la tua versione maschile. Alzati e torniamo a casa”.
Dean fece per alzarsi ma ricadde a terra pesantemente.
“Oddio, sto malissimo. Sparami e lasciamo qui”, gli disse, sdraiandosi sul prato.
“Mammamia, come sei  melodrammatico”, rispose Sam.
“Dai, andiamo via”, aggiunse.
Quando vide che il fratello non accennava a muoversi lo sollevò di peso e lo prese in braccio, portandolo fino alla macchina.
In quel momento sperò con tutto il cuore che Dean si ricordasse tutto l’indomani. L’avrebbe preso in giro a vita per questo.
Salirono in macchina e Sam guidò verso il bunker. Arrivarono dopo una decina di minuti, ma Dean nel frattempo era praticamente svenuto.
Sam provò a svegliarlo, ma a parte qualche mormorio incomprensibile non ottenne nessuna reazione. Si rassegnò a prenderlo di nuovo in braccio e lo portò nel bunker, fino alla sua stanza.
Fortunatamente  la versione femminile di Dean pesava almeno una trentina di chili meno di quella maschile.
Lo mise sul letto e dopo avergli tolto gli stivali lo coprì con una coperta.
Poi andò a prendere una borsa con il ghiaccio e gliela posò sulla guancia, dove l’aveva colpito il motociclista. Era arrossata e stava iniziando a gonfiarsi.
Certo, non era stata proprio una serata ideale, ma tutto sommato era stato bello uscire con suo fratello/sorella, come due persone normali e dimenticarsi per un po’ delle enormi responsabilità che gravavano sulle loro spalle,  pensò Sam mentre lasciava la stanza.
Quando Dean si svegliò, il mattino dopo, aveva la testa che gli martellava e la  nausea. Vide che sul comodino c’erano un bicchiere pieno d’acqua e il tubetto delle aspirine.
Ringraziò mentalmente il fratello, ne prese due, si alzò e  andò verso il bagno, sperando che una doccia l’avrebbe fatto sentire meglio.
Si spogliò e si guardò allo specchio.
Aveva gli occhi segnati e il viso stanco, ma la guancia non era gonfia, solo un po’ arrossata. Per sua sfortuna si ricordava più o meno tutto della sera precedente, compreso Sam che lo salvava dal bruto e lo portava in braccio come un cavaliere con una damigella in pericolo.
Sapeva che il fratellino l’avrebbe sfottuto a vita, anche se avesse finto di non ricordare nulla. Ma in fondo se l’era cercata.
Se fosse rimasto tranquillo nel bunker non sarebbe successo niente.
Ma non tutto il male viene per nuocere, pensò. Quella serata era stata un duro colpo per la sua dignità ma gli aveva ricordato che esisteva altro oltre alla caccia, e ai demoni e ai mostri.
Effettivamente dopo la doccia si sentiva un po’ meglio. Entrò in cucina, si versò una tazza di caffè e andò nella biblioteca.
Sam stava rimettendo al loro posto alcuni libri e quando lo vide lo salutò dicendogli, “Buongiorno principessa, abbiamo dormito fino a tardi questa mattina”.
Dean lo fulminò con lo sguardo, ma non aveva neanche la forza di ribattere. Si sedette e bevve un sorso di caffè, poi appoggiò i gomiti sul tavolo, tenendosi la testa fra le mani.
Sam decise di non infierire ulteriormente e gli chiese, “Come stai? Come va il dopo sbornia?”.
“Ho la nausea e un mal di testa feroce, sono ancora una donna, ma a parte questo va tutto benissimo”, rispose  Dean con sarcasmo.
“Beh, per il mal di testa e la nausea non posso fare granché, ma per  l’altro problemino penso di poterti aiutare”, gli disse Sam, mentre continuava a mettere via i libri.
Dean impiegò qualche secondo a realizzare quello che il fratello aveva appena detto, poi alzò la testa e disse, “Sammy, hai trovato un contro incantesimo?”.
“Penso proprio di si. Entro un paio di giorni, se tutto va bene, sarai di nuovo Dean Winchester il macho, il guerriero”, rispose Sam, sorridendo.
Dean si alzò e corse verso il fratello, saltandogli  in braccio e dicendo, “Si, si. Quanto amo il mio fratellino geniale”.
“Ok, Dean ti spiace mollare la presa. Non mi sento molto a mio agio”, gli disse Sam con imbarazzo, mentre lo rimetteva a terra.
Anche Dean era imbarazzato ora, aveva dato a Sam un altro motivo per sfotterlo fino alla fine dei loro giorni.
Cercò di giustificarsi dicendo, “Scusa, hai ragione, Devono essere gli ormoni femminili. Grazie al cielo presto tutto questo sarà solo un incubo”.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Dean si sedette su una delle poltrone e chiese a Sam cosa aveva trovato.
Il fratello rispose, “Fino a ieri abbiamo cercato un incantesimo per cambiare il sesso di una persona, ma senza trovare nulla. Allora ho pensato che forse stavamo cercando qualcosa di troppo specifico. Quindi mi sono concentrato sul trovare un modo per annullare un incantesimo, piuttosto che farne un altro”.
“Bravo fratellino. Io ho preso tutto il fascino in famiglia, ma tu hai un cervello fantastico. Che aspettiamo. Mettiamoci all’opera”, disse Dean con entusiasmo.
“Non è così semplice Dean. Ho trovato la formula su una copia di un trattato del sedicesimo secolo, ed è scritta in latino. Mi ci vorrà un po’ di tempo per tradurla”.
“Ti prego, fai in fretta”, rispose Dean, mentre usciva dalla stanza.
Ricomparve dopo un paio d’ore, e si sedette di fronte al fratello, senza dire nulla.
Sam lo guardò e disse, “Sembri un cane bastonato. Non hai ancora smaltito la sbornia?”
“No, non è questo. Ho la pancia gonfia, mi sento come se stessi per esplodere e le tette non le posso neanche toccare per quanto mi fanno male.   Tra l’altro stamattina ho avuto l’impressione che fossero più grandi. E poi… non lo so. Dovrei essere al settimo cielo, visto che quest’incubo sta per finire, ma ho il morale sotto terra. Mi metterei a piangere”, rispose Dean sconsolato.
Sam dovette fare uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridere. Cercò invece di assumere un’espressione preoccupata e disse, “Credo di sapere quale sia il problema. E non ti piacerà”.
“Che c’è ora? Cosa può capitarmi di peggio?”.
“Mai sentito parlare di sindrome premestruale?”, gli chiese Sam.
Sul viso di Dean si dipinse il panico.
“Cosa?”
“Sindrome pre…”.
“Si, ho capito non sono sordo. Stai scherzando vero?”
“No, per niente. Ho vissuto abbastanza con delle donne da saperne riconoscere i sintomi”. 
Poi aggiunse, tanto per dargli il colpo di grazia, “Direi che, se sarai ancora donna, in due o tre giorni ne avremo la conferma”.
 A quel punto un’espressione di puro terrore si dipinse sul volto di Dean.
Si alzò e disse al fratello con un tono isterico, “No, tutto ma non questo. Posso affrontare vampiri, mutaforma, demoni e tutti i mostri del purgatorio ma questo no. Hai finito di tradurre la formula? Devi farmi tornare uomo subito. Sono stato chiaro?”.
Sam a quel punto non ce la faceva quasi più a trattenersi, ma riuscì a fingersi arrabbiato e rispose, “Ehi, vedi di abbassare i toni principessa. Sono giorni che mi faccio il culo per risolvere il tuo problema.”
“Beh, forse non te lo sei fatto abbastanza”, ribatté Dean, acido.
“Sai che ti dico? Traducila da solo la formula. Io ho chiuso!”. Sam si girò e, con un sorriso a trentadue denti, fece per andarsene.
Dean lo seguì e lo afferrò per un braccio per trattenerlo. Sam, prima di girarsi assunse di nuovo un espressione seria e guardò il fratello, aspettando di sentire cosa aveva da dire.
“Non scherzare Sam. Non vorrai mica lasciarmi in questo casino?”, gli disse Dean con aria supplichevole.
“Pensi che non mia sia impegnato poi tanto fino ad ora. Magari tu puoi fare di meglio”.
“Dai Sammy, non dicevo sul serio. Scusami. Perché non ti rimetti al lavoro?”.
Sam lo guardava senza dire nulla, e non si mosse da dove si trovava.
“Andiamo fratellino. Farò tutto quello che vuoi. Se mi farai tornare normale sarò il tuo schiavo per un mese. Che ne dici? Abbiamo un accordo?”.
Sam esitò prima di rispondere, indeciso se tenere il fratello sulla corda ancora un po’. Si stava divertendo troppo.
Ma poi vide la sua espressione e si intenerì. Temeva che, con tutti gli ormoni in subbuglio, sarebbe scoppiato in lacrime e non aveva intenzione di assistere ad una scena del genere.
“Va bene, accetto.  Ma giusto perché mi fai pena”, acconsentì Sam mentre tornava al tavolo. Ci sarà da divertirsi per un mese, penso tra sé.
Passò all’incirca un’ora e Sam si rivolse a Dean, sempre più depresso, dicendogli, ”Ok, sorella, ho finito. Tutti gli ingredienti che ci servono dovrebbero essere nel magazzino del bunker. Tutti tranne uno”.
“E quale sarebbe questo ingrediente?”, chiese Dean.
“Un pezzetto della strega. Tra un paio d’ore sarà buio. Partiamo subito. Andiamo a recuperare quello che ci manca”.
“Perfetto. Disseppellire un cadavere in putrefazione è proprio quello che mi ci vuole. Sarà una serata fantastica”, bofonchiò Dean mentre andava nella sua stanza a prepararsi.
“E non chiamarmi sorella!”, gli gridò dal corridoio.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Presero l’impala e si diressero di nuovo a Lexington e, anche stavolta, Dean lasciò la guida a Sam.
Dean era taciturno e non aprì bocca per tutto il viaggio se non per rispondere a monosillabi al fratello.
Arrivarono in un paio d’ore e parcheggiarono l’auto in un vialetto sterrato che si addentrava per qualche chilometro nel bosco dove avevano seppellito il cadavere della strega.
“Meno male che non l’abbiamo bruciata”, disse Sam, “Altrimenti avresti detto addio ai tuoi attributi per sempre”.
“Sam, non dirlo neanche per scherzo. Sono donna da meno di una settimana e già non ne posso più. Ma chi ha detto che sono il sesso debole?”, disse Dean, atterrito al solo  pensiero di rimanere così a vita.
Sam allora non poté trattenersi dall’infierire ulteriormente e ribatté, “Su, non farla tanto tragica. Tutto sommato ti è andata bene. Qualche altro giorno e ti sarebbero venute anche le mestrua…”
“No, non… osare nemmeno pronunciare quella parola”, lo interruppe Dean, mentre scendeva dalla macchina, avviandosi nel bosco, verso il luogo dove avevano sepolto la donna.
Sam prese le pale dal portabagagli e il kit del pronto soccorso e si incamminò dietro al fratello.
Dopo qualche minuto arrivarono nella piccola radura dove avevano seppellito la strega e Sam, dopo aver posato la cassetta a terra, allungò una delle pale a Dean, che lo guardò senza accennare a prenderla.
“Allora? Non ho intenzione di passare qui  tutta la notte”, gli disse.
“Non vorrai mica far scavare una signora”, rispose Dean.
Sam fece il gesto di guardarsi intorno con la testa e rispose, “Non vedo nessuna signora. Prendi la pala e datti da fare”.
Dean controvoglia la prese e iniziò a scavare insieme al fratello. Dopo una mezz’ora, sudato e con il fiatone, gettò la pala a terra e andò a sedersi, poggiandosi con la schiena ad un albero.
“Dean, che diavolo stai facendo?”, lo rimproverò Sam.
“Non ce la faccio più. Abbi un po’ di comprensione”.
Sam stava per ribattere in malo modo, ma poi si rese conto che non stava fingendo, era veramente sfinito e lo lasciò in pace, continuando a scavare da solo.
Dopo un’altra mezz’ora  sentì finalmente il corpo sotto la pala.
“Dean prendi una siringa dalla cassetta del pronto  soccorso. Vediamo se riesco ad aspirare qualcosa”, disse mentre con il coltello tagliava il sacco che conteneva il cadavere.
“Che schifo, c’è una puzza insopportabile”, esclamò Sam, coprendosi il naso e la bocca con un fazzoletto”.
Dean si accovacciò vicino al fratello e gli porse la siringa. Mentre Sam scostava un altro po’ il sacco per potere infilare la siringa nel corpo e aspirare un po’ di sangue, Dean fu investito da un odore nauseabondo.
“Oddio, sto per vomitare”, disse allontanandosi dalla fossa.
Sam nel frattempo aveva finito. Si rialzò e riprese la pala, per richiudere la buca.
“Dean, tutto bene?”, chiese al fratello.
Dean aveva lo stomaco sottosopra ma era riuscito a trattenersi dal rigettare e rispose, “Diciamo di si. Posso farcela”.
Dopo una decina di minuti Sam aveva riempito di nuovo la fossa e aveva sparpagliato sulla superficie un po’ di foglie, in modo da coprire la terra smossa.
“Ok, possiamo andare”.
“Grazie al cielo”, rispose Dean.
Arrivarono al bunker poco prima di mezzanotte e Sam si mise subito all’opera. Raccolse tutti gli ingredienti di cui aveva bisogno, e li sistemò in una ciotola.
Dopo aver aggiunto il sangue della strega gli mancava solo una parte della vittima dell’incantesimo, ossia di Dean, che nel frattempo si era dileguato.
Lo chiamò, ma non ebbe risposta. Andò a cercarlo in cucina e in bagno, ma non c’era. Allora provò nella sua camera, ma la porta era chiusa a chiave.
“Dean, sei li dentro?”.
“Si, dammi un paio di minuti e arrivo”, rispose senza aprire.
“Ok, sbrigati”, ribatté Sam un po’ perplesso.
In effetti Dean comparve nella biblioteca poco dopo, con un sorrisetto malizioso stampato sul viso.
“Eccoti finalmente. Si può sapere cosa stavi facendo. Morivi dalla voglia di tornare te stesso al più presto e poi sparisci così?”.
“Beh Sam, quella in cui mi trovo è una situazione unica e irripetibile. Avevo la possibilità di dare una risposta ad uno dei grandi interrogativi della scienza, e non potevo tirarmi indietro, non so se mi spiego”.
“Veramente no. Puoi essere un po’ più esplicito?”
“Avanti Sammy, non dirmi che non ti sei mai chiesto se una donna provi le stesse… sensazioni in determinate circostanze”.
A quel punto Sam afferrò cosa intendeva il fratello.
“Ok, ora mi sono esplose nella mente delle immagini che mi perseguiteranno a vita”.
“Dai Sammy, non fare sempre il puritano. Non sei curioso?”
“Ok, qual è la risposta al grande interrogativo?”, lo assecondò.
“Ti piacerebbe saperlo. Posso dirti che, ripensandoci, essere donna ha i suoi lati positivi”, rispose Dean.
“Ma ora facciamola finita. L’incantesimo è pronto?”, aggiunse.
“Quasi, ho solo bisogno di un po’ del tuo sangue”.
Dopo aver aggiunto anche il sangue di Dean Sam pronunciò una formula in latino e gettò un fiammifero nella ciotola, da cui si sprigionò una fiamma azzurrina.
“Sam, non succede niente. Sei sicuro di aver fatto tutto bene?”, chiese Dean un po’ ansioso.
“Si, ho seguito tutto alla lettera. Probabilmente ci vorrà qualche ora perché funzioni. In fondo non sei diventato donna subito, quando la strega ha fatto l’incantesimo”.
“Andiamo a dormire e vedrai che domani sarai di nuovo un uomo”, aggiunse.
“Spero proprio che tu abbia ragione Sammy”.
Versò le sette del mattino Sam fu svegliato dal rumore della porta che si spalancava e da Dean che lo chiamava.
“Fratellino svegliati. Guarda, sono di nuovo io, in tutto il mio splendore. È tornato tutto al suo posto, ho controllato”, disse, posando una mano sull’inguine.
“Sono contento Dean. Come uomo sei fastidioso, ma come donna eri insopportabile”.
Dean stava per uscire dalla stanza quando Sam lo richiamò, “Dean, preparami la colazione, e poi ci sono i vestiti da lavare”.
“Come scusa?”, gli chiese il fratello.
“Sarò il tuo schiavo per un mese. Ti ricorda qualcosa?”.
“Va bene”, rispose Dean con rassegnazione, “Ma non esagerare, fratellino”.
Sam passò la giornata a comandare Dean a bacchetta, intenzionato a sfruttare al massimo il mese che aveva a disposizione.
La sera, verso le nove, Dean si preparò ad uscire. Sam era in biblioteca e quando il fratello lo salutò gli chiese dove stesse andando.
“Ti ricordi la barista dell’altra sera ? Devo sincerarmi che funzioni tutto alla perfezione, e chi meglio di lei potrebbe aiutarmi in questo?”
“Sei veramente incorreggibile. La tua incursione nell’altra metà del cielo non ti ha insegnato proprio niente”, rispose Sam.
“Qui ti sbagli fratellino. Ho imparato due o tre trucchetti che mi saranno molto utili con le signore. Se prima ci sapevo fare ora le farò impazzire Sammy. Lo faccio per loro, sai. Perché sono un inguaribile altruista”.
Fece l’occhiolino al fratello e si avviò per le scale.
Sam non si lasciò sfuggire l’occasione e gli urlò dietro “Dean, sei sicuro che sia prudente andare da solo? Qualche cattivone potrebbe aggredirti!”
“Ah, ah, come sei spiritoso”.
“E mi raccomando, non bere troppo. Non ci sarò io a riportarti a casa in braccio”, continuò.
“Mi sfotterai finché vivremo, vero Sam?”.
“Puoi scommetterci, fratellone. Finché vivremo. E anche oltre”, rispose Sam ghignando, mentre Dean si chiudeva la porta alle spalle.

N/A - Eccoci arrivati alla fine della storia. Grazie a tutti voi che l'avete letta e spero che vi siate divertiti a leggerla come io mi sono divertita a scriverla. Un ringraziamento particolare a tutte voi che vi siete prese qualche minuto per recensire la storia, e a chi vorrà farlo.

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