Dean/Diana di Greeneyes74 (/viewuser.php?uid=698573)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Sam era rientrato dalla sua solita corsa mattutina e dopo aver fatto la doccia ed essersi rivestito era andato in cucina dove aveva trovato Dean intento a preparare la colazione. Da quando vivevano nel bunker il fratello aveva scoperto il suo lato domestico e gli piaceva cucinare e perfino rimettere in ordine.
Sam lo prendeva in giro per questo, ma in realtà era contento per lui. Dean gli aveva detto che considerava quel luogo la loro casa ed era entusiasta di avere una stanza tutta sua, per la prima volta da quando la loro mamma era morta e la loro vita era cambiata per sempre.
Sam non condivideva questi sentimenti, probabilmente perché non sapeva cosa significasse avere una casa, era troppo piccolo all’epoca, ma ciò non gli impediva di essere felice per il fratello.
“Buongiorno. Vedo che anche oggi sei in preda alla sindrome della casalinga disperata”, gli disse Sam ghignando.
Dean si girò e gli tirò in faccia uno straccio bagnato.
“Mamma mia, dovresti dare una spuntata a quel mocio che hai sulla testa”, gli disse Dean, guardandolo con aria schifata e aggiungendo, “E comunque non mi sembra che la mia cucina ti dispiaccia”.
“Beh, devo riconoscere che effettivamente non te la cavi male”, gli rispose Sam, che aveva iniziato a mangiare le uova con la pancetta che il fratello aveva cucinato, ignorando il commento sui suoi capelli.
Si sedette a tavola anche Dean e disse, “Sto impazzendo a stare chiuso qui dentro. Mentre aspettiamo notizie da Kevin perché non ci dedichiamo ad un caso che ho trovato ieri sera? Ho bisogno di cambiare aria”.
“Va bene. Anch’io mi sono stancato di stare senza fare niente. Di che si tratta?”, rispose Sam, con aria interessata.
“Una serie di morti sospette a Lexington, in Nebraska. Sono morti cinque uomini, apparentemente tutti di infarto. Ma la cosa strana è che erano persone atletiche e sane, tutte sotto i trentacinque anni. E inoltre non sono state trovate su nessuno di loro le lesioni tipiche lasciate sui tessuti cardiaci da un attacco di cuore. Penso ci sia di mezzo una strega”.
“Andiamo allora, e poi Lexington è a poco più di due ore di macchina”, acconsentì Sam.
“Non vedo l’ora di far fuori una di quelle stronze”, rispose Dean con entusiasmo.
Un paio di giorni dopo avevano effettivamente avuto la conferma che si trattava di una strega. Era una donna molto attraente di circa trentacinque anni, o almeno così sembrava. Ma con le streghe non si potava mai dire. Sembrava avesse dei conti in sospeso con il genere maschile, in particolare con la sottospecie donnaiolo impenitente, e aveva dato il via alla sua vendetta cominciando ad uccidere ogni sciupafemmine che le capitava a tiro.
Dean si era offerto di fare da esca, anche perché incarnava bene il genere, ma quando si erano ritrovati soli nella stanza del motel la donna, che aveva capito che era un cacciatore, aveva tentato di farlo fuori.
Dean però, con l’aiuto di Sam che li aveva seguiti, aveva avuto la meglio ed erano riusciti a liberarsi di lei.
Era accaduta però una cosa piuttosto strana. Prima di morire la strega aveva guardato Dean con un ghigno malvagio stampato sul viso, e gli aveva detto che non sarebbe finita lì.
Dopo essersi sbarazzati del corpo erano subito ripartiti ed erano arrivati al bunker poco prima di mezzanotte.
Erano entrambi molto stanchi ed erano andati subito a dormire.
Il mattino dopo Sam fu svegliato da una voce di donna che urlava il suo nome. Prese la pistola e corse verso la stanza di Dean, da dove provenivano le grida.
Aprì la porta e quello che vide lo lasciò senza parole.
Dean non c’era ma al suo posto vide una bellissima donna. Aveva gli occhi verdi del fratello, un bel viso dai lineamenti regolari, le labbra carnose e qualche lentiggine sul naso e sugli zigomi. I capelli erano castano chiaro, lisci, lunghi fino a metà schiena.
Era alta, slanciata e aveva addosso un paio di boxer che teneva su con una mano perché erano troppo larghi e una maglietta grigia, anch’essa troppo larga.
Un sospetto si affacciò alla mente di Sam che disse, dopo essersi ripreso dalla sorpresa, “Dean? Sei tu?”
“Certo che sono io, idiota. Chi vuoi che possa entrare nel bunker”, rispose la donna con un espressione di panico dipinta sul volto.
“Deve essere stata quella maledetta strega”, proseguì,” ecco perché se la rideva prima di crepare. Oddio Sam, cosa facciamo adesso. Sono una donna, ti rendi conto?”
Sam non poté trattenere un ghigno.
“Stai calmo… ehm, calma. Troveremo una soluzione”, disse a Dean, con un’espressione più divertita che preoccupata sul viso.
“Smettila di sghignazzare. Questa è una cosa terribile. Merda, non ho più i gioielli di famiglia! E ho le tette!”.
“Si, le ho notate, e devo dire che sono anche della giusta misura, né grandi né piccole”, rispose Sam sempre più divertito.
Dean gli tirò un cuscino e lo cacciò dalla stanza, ordinandogli di mettersi a cercare subito un modo per farlo ridiventare normale.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Dean/Diana
Sam
andò a fare
colazione e si mise subito a consultare i libri della biblioteca.
Passarono una
ventina di minuti ma di Dean non c’era traccia.
Andò a cercarlo nella sua
stanza ma non era lì. Si diresse quindi verso il bagno.
Lo trovò davanti
allo specchio, intento a fissare la sua immagine riflessa. Aveva fatto
la
doccia ed aveva addosso solo un asciugamano. Mentre si guardava non
poté fare a
meno di pensare che anche come donna non era niente male.
Quando si accorse
della presenza del fratello si girò.
“Dean, ti
dispiace coprirti? L’asciugamano intorno alla vita non basta,
tiralo un po’ più
su”, gli disse Sam, alquanto a disagio.
“Ops, hai
ragione fratellino” rispose. Con un gesto deliberato
aprì l’asciugamano e
lentamente lo riposizionò a coprire anche il seno, fissando
Sam che nel
frattempo aveva abbassato lo sguardo.
“Che c’è, sei
imbarazzato?”, gli chiese con un tono canzonatorio.
“A dire il vero
si, sono imbarazzato. Potresti evitare di esibirti in questo modo
d’ora in
avanti?”
“Eppure hai già
visto delle donne nude, no?”, gli rispose con un sorrisetto
beffardo.
“Beh, nessuna di
loro era… mia sorella”.
“Allora datti da
fare per trovare un contro incantesimo. Rivoglio i miei
attributi!”, replicò
Dean, con un tono acido.
“E non chiamarmi
sorella!”, soggiunse con rabbia.
“Va bene, Diana”,
rispose Sam, mentre usciva ridacchiando, accompagnato da Dean che lo
apostrofava con degli epiteti non proprio degni di una signora.
Sam ritornò in
biblioteca e si rimise a consultare i volumi.
Dopo una buona
mezz’ora Dean comparve nella stanza. Aveva addosso i suoi
soliti vestiti. La
maglietta e la camicia era un po’ larghe, ma potevano andare.
I pantaloni
erano leggermente lunghi e con la cinta si tenevano su, anche se non
erano
certo belli a vedersi. Aveva i capelli spettinati e i piedi nudi.
Si sedette di
fronte al fratello e gli disse, “Allora? Ti prego dimmi che
hai trovato
qualcosa”.
Sam lo guardò,
cercando di mantenere un’espressione seria e rispose,
“Purtroppo ancora no. A
quanto pare un incantesimo in grado di cambiare il sesso di una persona
non è
una cosa all’ordine del giorno”.
Sam prese alcuni
libri che erano accanto a lui sul tavolo e li porse al fratello, che lo
guardò
con aria interrogativa.
“Tieni Dean,
comincia a cercare anche tu. In due faremo prima”.
Dean a
malincuore prese i libri e cominciò a leggere il primo. Le
ricerche non erano
una sua specialità, anzi era la parte del lavoro che
più l’annoiava, ma in
questo caso non poteva tirarsi indietro.
Non aveva certo
intenzione di rimanere in quello stato. Lui era Dean Winchester, un
cacciatore,
e un amante delle belle donne, forte
e
virile. Doveva assolutamente tornare ad essere un uomo, il prima
possibile.
Passarono un
paio d’ore e Dean si era già stancato di fare
ricerche. Era quasi ora di
pranzo, per cui si alzò e s’incamminò
verso la cucina.
“Dove stai
andando?”, gli chiese Sam, un po’ irritato.
“Ho fame, vado a
preparare qualcosa da mangiare”, gli rispose Dean, tenendosi
il seno con le
mani.
“Perché ti tieni
le tette?”, disse Sam con un sorrisetto stampato sul viso.
“Mi fanno male,
e poi sobbalzano ad
ogni passo. Ora
capisco perché le donne portano il reggiseno”.
“Sam, se non la
smetti di sghignazzare quando torno in me te la faccio
pagare” soggiunse.
“Va bene, va
bene. Come siamo permalose. Cercherò di rimanere serio
d’ora in poi. Ma come
mai sei a piedi scalzi?”, gli chiese Sam che prima non si era
accorto di quel
particolare.
“Secondo te cosa
dovrei mettermi? Le mie scarpe sono di almeno quattro numeri troppo
grandi”,
rispose con rassegnazione.
“Ok, dopo
mangiato andiamo a fare shopping”, disse Sam, stavolta senza
ridacchiare.
“Cosa? Perché?
Non ho intenzione di rimanere così ancora a lungo. Sammy,
dimmi che non rimarrò
così ancora a lungo”, rispose Dean con
un’espressione di panico sul volto.
“Dean, sto
facendo tutto il possibile per risolvere il problema, ma non so quanto
tempo ci
vorrà. Potrebbero volerci giorni, per cui è
meglio prepararsi”.
Dean lo guardò
con aria disperata, poi si girò e uscì dalla
stanza. Sam pensava che tutto
sommato non l’aveva presa così male.
Magari questa
esperienza poteva far bene al suo fratellone, che di solito non si
comportava
proprio come un gentiluomo con le donne. Sam pensò che la
strega avesse scelto
bene la sua vendetta.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Dopo
aver
pranzato andarono in un centro commerciale poco lontano e per prima
cosa
comprarono le scarpe.
Dean aveva
adocchiato un bel paio di decolleté di pelle nera, con tacco
dieci.
Sam lo guardò
con disapprovazione e gli disse, “Non credo sia una buona
idea Dean. Non devono
essere molto comode, e poi sei già alto abbastanza senza tacchi”.
“Andiamo Sam, i
tacchi rendono le donne belle irresistibili”, rispose,
ammiccando, mentre si
sedeva per provarle.
Le indossò e poi
si alzò, facendo qualche passo con un’andatura
molto incerta e rischiando quasi
di cadere.
Tornò a sedersi
e si tolse subito le scarpe.
“Sam, le donne
devono essere pazze. E’
come indossare
uno strumento di tortura. Penso che non guarderò mai
più una donna sui tacchi
con gli stessi occhi”.
Dean ripiegò
quindi su un paio di stivali bassi, neri, stile motociclista, che
indossò
subito e poi si diressero verso un negozio di abbigliamento.
Presero due paia
di jeans elasticizzati, delle t-shirt e un paio di camicie a quadri
come quelle
che portavano di solito, ma in versione femminile.
Quando arrivarono
ad un punto vendita di intimo, a dire il vero non proprio per educande,
Sam
cominciò a sentirsi un po’ a disagio.
Era l’unico uomo
presente e Dean stava puntando su un tipo di biancheria, perizomi e
corpetti,
non proprio del tipo da indossare tutti i giorni.
“Dean, lascia
stare quella roba. Non devi andare a fare la ballerina di lap
dance”, disse Sam
con aria imbarazzata.
“Sammy, queste
cose sono fantastiche. Mi sto eccitando solo a guardarle”,
rispose Dean con
un’espressione divertita.
“Falla finita, e
abbassa la voce. Si sono girate tutte e guardarti.
E poi non ti sono bastate le scarpe? Non
credo che i perizomi siano molto più confortevoli. Prendi
qualcosa di normale e
andiamo”.
Dean non poteva
lasciarsi sfuggire l’occasione di far morire Sam dalla
vergogna, per cui disse,
a voce abbastanza alta, “Tesoro che ne dici di questo
completino? Ti sembra abbastanza
in tema con quello che hai in mente per stasera?”.
Aveva in mano un
completino nero di pizzo con degli inserti in pelle. Le mutandine erano
praticamente un triangolo di stoffa trasparente con dei laccetti e
anche il
reggiseno non sembrava avrebbe coperto granchè. Come
ciliegina sulla torta
c’erano un paio di manette foderate con la stoffa di peluche
a corredo.
Sam nel
frattempo era diventato di mille colori e lo guardava come se volesse
incenerirlo, ma non disse nulla.
“Va bene, va
bene, la smetto. Ma non so che misura porto di reggiseno. Vado a
chiedere aiuto
a quella commessa. Che tra l’altro è uno
schianto!”.
Prima che Sam
potesse dirgli qualcosa era già andato dalla ragazza. Non
poteva sentire cosa
dicevano ma, anche in un corpo di donna, Dean aveva il tipico
atteggiamento da
rimorchio che sfoderava ogni volta che ne aveva l’occasione.
La commessa però
non sembrava infastidita. Gli accostò un paio di reggiseni
al petto e poi
gliene diede alcuni da provare.
Dean andò nel
camerino e dopo qualche minuto uscì, con indosso i nuovi
vestiti e uno dei
reggiseni che aveva scelto.
I jeans attillati
mettevano in risalto le lunghe gambe e il sedere, mentre la maglietta
gli
fasciava il seno mettendolo in evidenza.
Certo, il modo
in cui si muoveva e parlava era tutt’altro che femminile, ma
nell’insieme era
davvero bella.
Sam lo guardò e
disse “Wow sorella, sei proprio un bel bocconcino”.
Dean gli diede
un calcio su uno stinco, facendogli
piuttosto
male e poi si diresse verso la cassa.
Tornarono al
bunker e si immersero di nuovo nelle ricerche.
Passò tutto il
pomeriggio e parte della serata, ma non riuscirono a cavare un ragno
dal buco.
“Sam, non ce la
faccio più a leggere. Abbiamo passato ore sui libri e siamo ancora al punto di
partenza. Direi di
passare al piano B”, disse al fratello, che lo
guardò con aria interrogativa.
“E quale sarebbe
questo piano B?” gli chiese Sam.
“Castiel. Ho
provato a chiamarlo ma la mia voce suona un tantino diversa. Provaci
tu, forse
risponderà”.
“Ok, facciamo un
tentativo. Cas, sono Sam. Amico abbiamo bisogno di te qui. Dean ha un
problemino, non è più lui. Per favore, vieni
qui”, disse Sam, guardandosi
intorno per vedere se l’angelo compariva.
Passò qualche
minuto e Sam tentò ancora, ma senza nessun risultato.
“Niente da fare
Dean. Penso che Cas abbia qualcosa che non va. Da quando ha ucciso Alfi
è
sparito e non si è fatto più sentire. Credo che
dovremo cavarcela da soli”.
Dean lo guardò
con aria sconsolata, e gli disse, “Io per stasera ho chiuso.
Vado a dormire”.
Mentre si
incamminava verso la sua stanza Sam gli disse, “Buonanotte
sorellina”.
Dean senza
neanche girarsi gli mostrò il dito medio e sparì
nel corridoio.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Passarono
un
paio di giorni, ma non avevano fatto nessun progresso. I libri da
consultare
erano davvero tanti e Dean non era di grande aiuto.
La terza sera
Dean disse a Sam, “Sammy, ho bisogno di uscire un
po’ da qui. Andiamo a
prenderci una birra da qualche parte”.
“Sei sicuro di
voler uscire? Nel tuo… stato?”, gli rispose Sam un
po’ preoccupato.
“Quale stato?
Non sono mica incinta. Dai, andiamo, per oggi abbiamo letto abbastanza.
Quando
questa storia sarà finita non aprirò
più un libro per qualche mese”.
Sam non era
molto convinto, ma acconsentì. Aveva le scatole piene dei
piagnistei di Dean
per quel giorno.
Presero l’Impala
e andarono in un bar ad una decina di chilometri di distanza.
Stranamente Dean
non aveva voglia di guidare e lasciò che lo facesse Sam,
senza neanche fare
commenti sul suo stile di guida, come faceva quelle rare volte che gli
cedeva
il volante.
Sam pensò che non
era un buon segno.
Quando
arrivarono Sam parcheggiò e prima di scendere disse al
fratello, “Dean, per
favore cerca di non dare spettacolo. E prova a comportarti come una
donna”.
Dean lo guardò
con aria confusa.
“Che vuoi dire,
fratellino?”
“Voglio dire che
uno scaricatore di porto è più femminile di te.
Prova a muoverti e a parlare
con un po’ più di grazia”.
“Vuoi dire come
te?”, rispose sarcastico.
“Ah ah. Molto
divertente. Sai che ti dico. Fai come vuoi. La figura di merda la farai
tu, non
io”.
“Sai quanto me ne
importa. Ho altri problemi al momento. Come trovare il modo di tornare
ad
essere me stesso”.
Detto questo
Dean scese dalla macchina e si diresse verso il locale, arrabbiato,
senza
aspettare il fratello.
Sam lo seguì
dopo un paio di minuti e lo trovò seduto al bancone del bar.
Si sedette accanto
a lui e notò che stava fissando insistentemente la barista,
indubbiamente una
bellezza.
Gli diede una
gomitata sul fianco e disse, “Dean, smettila!”.
“Ahi, ma che
vuoi? Cosa sto facendo di male?”, gli rispose con aria
ingenua.
“Stai spogliando
la barista con gli occhi. Ti sei dimenticato che sei una
donna?”, gli chiese
Sam, cercando di non farsi sentire da nessuno.
“Non sono una
donna. Sono sempre io, intrappolato in un corpo di donna”.
“Si, come ti
pare. Però smettila lo stesso. Finché rimarrai
così cerca di soffocare i tuoi
istinti”, gli disse Sam in tono brusco.
“Come se fosse
una cosa facile”, rispose Dean, girandosi di nuovo verso la
barista e facendole
cenno di venire lì.
“Cosa vi porto
ragazzi?”, chiese la donna in maniera gentile.
“Un Whiskey e
una birra per me. Un’aranciata per lui”, le disse
Dean, con un sorrisino
beffardo.
Sam lo guardò di
traverso e disse alla barista, “No, una birra anche per me,
per favore”.
“Ok, arrivano
subito”. La ragazza si girò e andò a
prendere quello che le avevano chiesto,
mentre Dean le guardava il sedere.
Non c’era molta
gente nel locale, che a dire il vero non era un granché. Era
piuttosto vecchio,
tutto in legno, con una ventina di tavoli e un jukebox in un angolo.
Alle pareti
erano appese foto di moto Harley Davidson.
Sul lato opposto
al bancone del bar c’era un biliardo e in quel momento non
stava giocando nessuno.
Dean lo indicò
al fratello e gli disse, “Che ne dici di una partita?
E’ una vita che non
giochiamo”.
“Veramente non
ho molta voglia Dean. Magari un’altra volta”,
rispose il fratello.
“Sei proprio
palloso Sam”.
Dean finì la
birra e si alzò, dirigendosi verso il biliardo.
C’erano dei
motociclisti seduti ai tavoli lì vicino. Dean li
guardò e disse “Chi ha voglia
di fare una partita? Scommettiamo duecento dollari?”
Alcuni fecero
qualche commento non proprio gentile, poi uno di loro si
alzò e rispose, “Ok bambolina, facciamoci
questa partita”.
Era un uomo di
una quarantina d’anni, non molto alto ma robusto, calvo e con
la barba, vestito
di pelle nera con le braccia coperte di tatuaggi.
Sam aveva
osservato la scena dal bancone e pensò, preoccupato, che
probabilmente Dean si
sarebbe messo nei guai. Quella non era una compagnia adatta ad un donna.
Iniziarono a giocare
e con sua enorme soddisfazione Dean constatò che le sue doti
di giocatore erano
rimaste intatte.
Finirono la partita
in poco più di dieci minuti e tra un tiro e
l’altro si scolò un'altra birra e
un paio di tequile che gli avevano offerto i motociclisti che si
stavano
divertendo un mondo a guardalo giocare.
Vinse senza
sforzo e l’uomo, un po’ contrariato, propose la
rivincita, stavolta
scommettendo il doppio. Dean ovviamente accettò con
entusiasmo, anche se
cominciava a sentirsi un po’ brillo.
Quel tizio
l’avrebbe pagata per averlo chiamato bambolina.
Sam a quel punto
si avvicinò, temendo che la cosa prendesse una brutta piega,
e disse, “Diana,
si sta facendo tardi, che ne dici di andare?”
Il motociclista
guardò Sam con aria indispettita dicendogli in maniera
brusca, “Ehi amico, lei
mi deve una rivincita. Vedi di farti gli affari tuoi”.
Sam stava per
rispondergli a tono ma Dean si intromise.
“E’ tutto ok,
Sam. Gioco questa partita e andiamo”.
Il fratello
acconsentì malvolentieri e tornò a sedersi al
bancone, sempre più convinto che
le cose sarebbero finite male.
Dean vinse anche
la seconda partita a mani basse, nonostante avesse iniziato a sentirsi
poco
bene, con il sottofondo dei commenti sarcastici dei motociclisti nei
confronti
del loro amico, che si era fatto stracciare da una donna.
“Va bene
bellezza, mi arrendo. Vieni a prendere i tuoi soldi”, disse
l’uomo, agitando le
banconote con la mano.
“Dean si
avvicinò ma quando fu a pochi centimetri l’uomo lo
attirò a se in maniera
brusca e gli disse, “Prima però dammi un bacio,
dolcezza”.
“Lasciami
scimmione”, gli urlò Dean divincolandosi, senza
riuscire a liberarsi dalla
stretta.
“Su piccola, non
fare tanto la difficile. Non voglio farti del male”,
continuava ad insistere
l’uomo.
A quel punto
Dean, avendo capito che quell’energumeno era molto
più forte di lui, fece
l’unica cosa che gli era venuta in mente.
Gli diede una
testata sul viso con tutta la forza che aveva.
L’uomo lo mollò
immediatamente urlando per il dolore.
“Brutta stronza,
mi hai rotto il naso”, gli gridò contro, mentre il
sangue cominciava a colargli
sulla maglietta.
Poi, in preda
alla rabbia, gli diede uno schiaffo così forte da far volare
Dean contro il
muro.
A quel punto
Sam, che era andato in bagno e non aveva assistito alla scena
dall’inizio, si
precipitò verso l’uomo e lo stese con due pugni.
Vide che gli
altri motociclisti, nel frattempo, si erano alzati e si dirigevano
verso di lui
con aria minacciosa.
Allora Sam tirò
fuori la pistola e la puntò contro di loro.
“Rimanete dove siete”,
gridò e prese Dean per un braccio.
Lo trascinò verso l’uscita, mentre i motociclisti
li guardavano rabbiosi, senza osare avanzare.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
I
ragazzi si
diressero correndo verso l’Impala parcheggiata sul retro del
locale, ma quando
arrivarono alla macchina Dean si liberò della stretta di Sam
e corse verso il
boschetto ai margini del parcheggio.
Si appoggiò con
una mano ad un albero, mentre con l’altra si teneva i
capelli, e iniziò a vomitare.
Sam pensò che
uomo o donna che fosse, Dean attirava i guai. Ma almeno i motociclisti
non li
avevano seguiti.
Si avvicinò al
fratello, che nel frattempo aveva smesso di rigettare e gli disse,
“Come va
Dean?”
“Come vuoi che
vada? Non capisco, ho bevuto solo…”. Un altro
conato di vomito gli impedì di finire
la frase.
Quando sembrò
che non avesse più niente da rimettere si sedette sul bordo
del marciapiede,
tenendosi la testa tra le mani.
Sam si
accovacciò davanti a lui e cercò di consolarlo.
“Coraggio Dean,
non è nulla di grave. Evidentemente il tuo corpo di donna
non regge bene l’alcool
come la tua versione maschile. Alzati e torniamo a casa”.
Dean fece per
alzarsi ma ricadde a terra pesantemente.
“Oddio, sto
malissimo. Sparami e lasciamo qui”, gli disse, sdraiandosi
sul prato.
“Mammamia, come
sei melodrammatico”,
rispose Sam.
“Dai, andiamo
via”, aggiunse.
Quando vide che
il fratello non accennava a muoversi lo sollevò di peso e lo
prese in braccio,
portandolo fino alla macchina.
In quel momento
sperò con tutto il cuore che Dean si ricordasse tutto
l’indomani. L’avrebbe
preso in giro a vita per questo.
Salirono in
macchina e Sam guidò verso il bunker. Arrivarono dopo una
decina di minuti, ma
Dean nel frattempo era praticamente svenuto.
Sam provò a
svegliarlo, ma a parte qualche mormorio incomprensibile non ottenne
nessuna
reazione. Si rassegnò a prenderlo di nuovo in braccio e lo
portò nel bunker,
fino alla sua stanza.
Fortunatamente la
versione femminile di Dean pesava almeno
una trentina di chili meno di quella maschile.
Lo mise sul letto
e dopo avergli tolto gli stivali lo coprì con una coperta.
Poi andò a
prendere una borsa con il ghiaccio e gliela posò sulla
guancia, dove l’aveva colpito
il motociclista. Era arrossata e stava iniziando a gonfiarsi.
Certo, non era
stata proprio una serata ideale, ma tutto sommato era stato bello
uscire con
suo fratello/sorella, come due persone normali e dimenticarsi per un
po’ delle
enormi responsabilità che gravavano sulle loro spalle, pensò Sam mentre
lasciava la stanza.
Quando Dean si
svegliò, il mattino dopo, aveva la testa che gli martellava
e la nausea. Vide
che sul comodino c’erano un
bicchiere pieno d’acqua e il tubetto delle aspirine.
Ringraziò
mentalmente il fratello, ne prese due, si alzò e andò verso il
bagno, sperando che una doccia
l’avrebbe fatto sentire meglio.
Si spogliò e si
guardò allo specchio.
Aveva gli occhi
segnati e il viso stanco, ma la guancia non era gonfia, solo un
po’ arrossata. Per
sua sfortuna si ricordava più o meno tutto della sera
precedente, compreso Sam
che lo salvava dal bruto e lo portava in braccio come un cavaliere con
una damigella
in pericolo.
Sapeva che il
fratellino l’avrebbe sfottuto a vita, anche se avesse finto
di non ricordare
nulla. Ma in fondo se l’era cercata.
Se fosse rimasto
tranquillo nel bunker non sarebbe successo niente.
Ma non tutto il
male viene per nuocere, pensò. Quella serata era stata un
duro colpo per la sua
dignità ma gli aveva ricordato che esisteva altro oltre alla
caccia, e ai
demoni e ai mostri.
Effettivamente
dopo la doccia si sentiva un po’ meglio. Entrò in
cucina, si versò una tazza di
caffè e andò nella biblioteca.
Sam stava
rimettendo al loro posto alcuni libri e quando lo vide lo
salutò dicendogli,
“Buongiorno principessa, abbiamo dormito fino a tardi questa
mattina”.
Dean lo fulminò
con lo sguardo, ma non aveva neanche la forza di ribattere. Si sedette
e bevve
un sorso di caffè, poi appoggiò i gomiti sul
tavolo, tenendosi la testa fra le
mani.
Sam decise di
non infierire ulteriormente e gli chiese, “Come stai? Come va
il dopo
sbornia?”.
“Ho la nausea e
un mal di testa feroce, sono ancora una donna, ma a parte questo va
tutto
benissimo”, rispose Dean
con sarcasmo.
“Beh, per il mal
di testa e la nausea non posso fare granché, ma per l’altro
problemino penso di poterti aiutare”,
gli disse Sam, mentre continuava a mettere via i libri.
Dean impiegò
qualche secondo a realizzare quello che il fratello aveva appena detto,
poi alzò
la testa e disse, “Sammy, hai trovato un contro
incantesimo?”.
“Penso proprio
di si. Entro un paio di giorni, se tutto va bene, sarai di nuovo Dean
Winchester il macho, il guerriero”, rispose Sam, sorridendo.
Dean si alzò e
corse verso il fratello, saltandogli in
braccio e dicendo, “Si, si. Quanto amo il mio fratellino
geniale”.
“Ok, Dean ti spiace
mollare la presa. Non mi sento molto a mio agio”, gli disse
Sam con imbarazzo,
mentre lo rimetteva a terra.
Anche Dean era
imbarazzato ora, aveva dato a Sam un altro motivo per sfotterlo fino
alla fine
dei loro giorni.
Cercò di
giustificarsi dicendo, “Scusa, hai ragione, Devono essere gli
ormoni femminili.
Grazie al cielo presto tutto questo sarà solo un
incubo”.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Dean
si sedette
su una delle poltrone e chiese a Sam cosa aveva trovato.
Il fratello
rispose, “Fino a ieri abbiamo cercato un incantesimo per
cambiare il sesso di
una persona, ma senza trovare nulla. Allora ho pensato che forse
stavamo
cercando qualcosa di troppo specifico. Quindi mi sono concentrato sul
trovare
un modo per annullare un incantesimo, piuttosto che farne un
altro”.
“Bravo
fratellino. Io ho preso tutto il fascino in famiglia, ma tu hai un
cervello
fantastico. Che aspettiamo. Mettiamoci all’opera”,
disse Dean con entusiasmo.
“Non è così
semplice Dean. Ho trovato la formula su una copia di un trattato del
sedicesimo
secolo, ed è scritta in latino. Mi ci vorrà un
po’ di tempo per tradurla”.
“Ti prego, fai
in fretta”, rispose Dean, mentre usciva dalla stanza.
Ricomparve dopo
un paio d’ore, e si sedette di fronte al fratello, senza dire
nulla.
Sam lo guardò e
disse, “Sembri un cane bastonato. Non hai ancora smaltito la
sbornia?”
“No, non è
questo. Ho la pancia gonfia, mi sento come se stessi per esplodere e le
tette
non le posso neanche toccare per quanto mi fanno male.
Tra l’altro stamattina ho avuto
l’impressione che fossero più grandi. E
poi… non lo so. Dovrei essere al
settimo cielo, visto che quest’incubo sta per finire, ma ho
il morale sotto
terra. Mi metterei a piangere”, rispose Dean sconsolato.
Sam dovette fare
uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridere. Cercò
invece di assumere
un’espressione preoccupata e disse, “Credo di
sapere quale sia il problema. E
non ti piacerà”.
“Che c’è ora?
Cosa può capitarmi di peggio?”.
“Mai sentito
parlare di sindrome premestruale?”, gli chiese Sam.
Sul viso di Dean
si dipinse il panico.
“Cosa?”
“Sindrome pre…”.
“Si, ho capito
non sono sordo. Stai scherzando vero?”
“No, per niente.
Ho vissuto abbastanza con delle donne da saperne riconoscere i
sintomi”.
Poi aggiunse, tanto per dargli il colpo di
grazia, “Direi che, se sarai ancora donna, in due o tre
giorni ne avremo la
conferma”.
A quel punto
un’espressione di puro terrore si
dipinse sul volto di Dean.
Si alzò e disse
al fratello con un tono isterico, “No, tutto ma non questo.
Posso affrontare
vampiri, mutaforma, demoni e tutti i mostri del purgatorio ma questo
no. Hai
finito di tradurre la formula? Devi farmi tornare uomo subito. Sono
stato
chiaro?”.
Sam a quel punto
non ce la faceva quasi più a trattenersi, ma
riuscì a fingersi arrabbiato e
rispose, “Ehi, vedi di abbassare i toni principessa. Sono
giorni che mi faccio
il culo per risolvere il tuo problema.”
“Beh, forse non
te lo sei fatto abbastanza”, ribatté Dean, acido.
“Sai che ti
dico? Traducila da solo la formula. Io ho chiuso!”. Sam si
girò e, con un
sorriso a trentadue denti, fece per andarsene.
Dean lo seguì e
lo afferrò per un braccio per trattenerlo. Sam, prima di
girarsi assunse di
nuovo un espressione seria e guardò il fratello, aspettando
di sentire cosa
aveva da dire.
“Non scherzare
Sam. Non vorrai mica lasciarmi in questo casino?”, gli disse
Dean con aria
supplichevole.
“Pensi che non
mia sia impegnato poi tanto fino ad ora. Magari tu puoi fare di
meglio”.
“Dai Sammy, non
dicevo sul serio. Scusami. Perché non ti rimetti al
lavoro?”.
Sam lo guardava
senza dire nulla, e non si mosse da dove si trovava.
“Andiamo
fratellino. Farò tutto quello che vuoi. Se mi farai tornare
normale sarò il tuo
schiavo per un mese. Che ne dici? Abbiamo un accordo?”.
Sam esitò prima
di rispondere, indeciso se tenere il fratello sulla corda ancora un
po’. Si
stava divertendo troppo.
Ma poi vide la
sua espressione e si intenerì. Temeva che, con tutti gli
ormoni in subbuglio,
sarebbe scoppiato in lacrime e non aveva intenzione di assistere ad una
scena
del genere.
“Va bene,
accetto. Ma giusto
perché mi fai pena”,
acconsentì Sam mentre tornava al tavolo. Ci sarà
da divertirsi per un mese, penso
tra sé.
Passò all’incirca
un’ora e Sam si rivolse a Dean, sempre più
depresso, dicendogli, ”Ok, sorella,
ho finito. Tutti gli ingredienti che ci servono dovrebbero essere nel
magazzino
del bunker. Tutti tranne uno”.
“E quale sarebbe
questo ingrediente?”, chiese Dean.
“Un pezzetto
della strega. Tra un paio d’ore sarà buio.
Partiamo subito. Andiamo a
recuperare quello che ci manca”.
“Perfetto. Disseppellire
un cadavere in putrefazione è proprio quello che mi ci
vuole. Sarà una serata
fantastica”, bofonchiò Dean mentre andava nella
sua stanza a prepararsi.
“E non chiamarmi
sorella!”, gli gridò dal corridoio.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Presero
l’impala
e si diressero di nuovo a Lexington e, anche stavolta, Dean
lasciò la guida a
Sam.
Dean era
taciturno e non aprì bocca per tutto il viaggio se non per
rispondere a monosillabi
al fratello.
Arrivarono in un
paio d’ore e parcheggiarono l’auto in un vialetto
sterrato che si addentrava
per qualche chilometro nel bosco dove avevano seppellito il cadavere
della
strega.
“Meno male che
non l’abbiamo bruciata”, disse Sam,
“Altrimenti avresti detto addio ai tuoi
attributi per sempre”.
“Sam, non dirlo
neanche per scherzo. Sono donna da meno di una settimana e
già non ne posso più.
Ma chi ha detto che sono il sesso debole?”, disse Dean,
atterrito al solo pensiero
di rimanere così a vita.
Sam allora non
poté trattenersi dall’infierire ulteriormente e
ribatté, “Su, non farla tanto
tragica. Tutto sommato ti è andata bene. Qualche altro
giorno e ti sarebbero
venute anche le mestrua…”
“No, non… osare nemmeno
pronunciare quella parola”, lo interruppe Dean, mentre
scendeva dalla macchina,
avviandosi nel bosco, verso il luogo dove avevano sepolto la donna.
Sam prese le
pale dal portabagagli e il kit del pronto soccorso e si
incamminò dietro al
fratello.
Dopo qualche
minuto arrivarono nella piccola radura dove avevano seppellito la
strega e Sam,
dopo aver posato la cassetta a terra, allungò una delle pale
a Dean, che lo
guardò senza accennare a prenderla.
“Allora? Non ho
intenzione di passare qui tutta
la notte”,
gli disse.
“Non vorrai mica
far scavare una signora”, rispose Dean.
Sam fece il
gesto di guardarsi intorno con la testa e rispose, “Non vedo
nessuna signora.
Prendi la pala e datti da fare”.
Dean controvoglia
la prese e iniziò a scavare insieme al fratello. Dopo una
mezz’ora, sudato e
con il fiatone, gettò la pala a terra e andò a
sedersi, poggiandosi con la
schiena ad un albero.
“Dean, che diavolo
stai facendo?”, lo rimproverò Sam.
“Non ce la
faccio più. Abbi un po’ di comprensione”.
Sam stava per
ribattere in malo modo, ma poi si rese conto che non stava fingendo,
era
veramente sfinito e lo lasciò in pace, continuando a scavare
da solo.
Dopo un’altra
mezz’ora sentì
finalmente il corpo sotto
la pala.
“Dean prendi una
siringa dalla cassetta del pronto
soccorso. Vediamo se riesco ad aspirare
qualcosa”, disse mentre con il
coltello tagliava il sacco che conteneva il cadavere.
“Che schifo, c’è
una puzza insopportabile”, esclamò Sam, coprendosi
il naso e la bocca con un
fazzoletto”.
Dean si
accovacciò vicino al fratello e gli porse la siringa. Mentre
Sam scostava un
altro po’ il sacco per potere infilare la siringa nel corpo e
aspirare un po’
di sangue, Dean fu investito da un odore nauseabondo.
“Oddio, sto per
vomitare”, disse allontanandosi dalla fossa.
Sam nel
frattempo aveva finito. Si rialzò e riprese la pala, per
richiudere la buca.
“Dean, tutto
bene?”, chiese al fratello.
Dean aveva lo
stomaco sottosopra ma era riuscito a trattenersi dal rigettare e
rispose,
“Diciamo di si. Posso farcela”.
Dopo una decina
di minuti Sam aveva riempito di nuovo la fossa e aveva sparpagliato
sulla
superficie un po’ di foglie, in modo da coprire la terra
smossa.
“Ok, possiamo
andare”.
“Grazie al cielo”,
rispose Dean.
Arrivarono al
bunker poco prima di mezzanotte e Sam si mise subito
all’opera. Raccolse tutti
gli ingredienti di cui aveva bisogno, e li sistemò in una
ciotola.
Dopo aver
aggiunto il sangue della strega gli mancava solo una parte della
vittima dell’incantesimo,
ossia di Dean, che nel frattempo si era dileguato.
Lo chiamò, ma
non ebbe risposta. Andò a cercarlo in cucina e in bagno, ma
non c’era. Allora
provò nella sua camera, ma la porta era chiusa a chiave.
“Dean, sei li
dentro?”.
“Si, dammi un
paio di minuti e arrivo”, rispose senza aprire.
“Ok, sbrigati”,
ribatté Sam un po’ perplesso.
In effetti Dean
comparve nella biblioteca poco dopo, con un sorrisetto malizioso
stampato sul
viso.
“Eccoti
finalmente. Si può sapere cosa stavi facendo. Morivi dalla
voglia di tornare te
stesso al più presto e poi sparisci
così?”.
“Beh Sam, quella
in cui mi trovo è una situazione unica e irripetibile. Avevo
la possibilità di
dare una risposta ad uno dei grandi interrogativi della scienza, e non
potevo
tirarmi indietro, non so se mi spiego”.
“Veramente no.
Puoi essere un po’ più esplicito?”
“Avanti Sammy,
non dirmi che non ti sei mai chiesto se una donna provi le
stesse… sensazioni
in determinate circostanze”.
A quel punto Sam
afferrò cosa intendeva il fratello.
“Ok, ora mi sono
esplose nella mente delle immagini che mi perseguiteranno a
vita”.
“Dai Sammy, non
fare sempre il puritano. Non sei curioso?”
“Ok, qual è la
risposta al grande interrogativo?”, lo assecondò.
“Ti piacerebbe
saperlo. Posso dirti che, ripensandoci, essere donna ha i suoi lati
positivi”,
rispose Dean.
“Ma ora
facciamola finita. L’incantesimo è
pronto?”, aggiunse.
“Quasi, ho solo
bisogno di un po’ del tuo sangue”.
Dopo aver
aggiunto anche il sangue di Dean Sam pronunciò una formula
in latino e gettò un
fiammifero nella ciotola, da cui si sprigionò una fiamma
azzurrina.
“Sam, non
succede niente. Sei sicuro di aver fatto tutto bene?”, chiese
Dean un po’
ansioso.
“Si, ho seguito
tutto alla lettera. Probabilmente ci vorrà qualche ora
perché funzioni. In
fondo non sei diventato donna subito, quando la strega ha fatto
l’incantesimo”.
“Andiamo a
dormire e vedrai che domani sarai di nuovo un uomo”, aggiunse.
“Spero proprio che
tu abbia ragione Sammy”.
Versò le sette
del mattino Sam fu svegliato dal rumore della porta che si spalancava e
da Dean
che lo chiamava.
“Fratellino
svegliati. Guarda, sono di nuovo io, in tutto il mio splendore.
È tornato tutto
al suo posto, ho controllato”, disse, posando una mano
sull’inguine.
“Sono contento
Dean. Come uomo sei fastidioso, ma come donna eri
insopportabile”.
Dean stava per
uscire dalla stanza quando Sam lo richiamò, “Dean,
preparami la colazione, e
poi ci sono i vestiti da lavare”.
“Come scusa?”,
gli chiese il fratello.
“Sarò il tuo
schiavo per un mese. Ti ricorda qualcosa?”.
“Va bene”,
rispose Dean con rassegnazione, “Ma non esagerare,
fratellino”.
Sam passò la
giornata a comandare Dean a bacchetta, intenzionato a sfruttare al
massimo il
mese che aveva a disposizione.
La sera, verso
le nove, Dean si preparò ad uscire. Sam era in biblioteca e
quando il fratello
lo salutò gli chiese dove stesse andando.
“Ti ricordi la
barista dell’altra sera ? Devo sincerarmi che funzioni tutto
alla perfezione, e
chi meglio di lei potrebbe aiutarmi in questo?”
“Sei veramente
incorreggibile. La tua incursione nell’altra metà
del cielo non ti ha insegnato
proprio niente”, rispose Sam.
“Qui ti sbagli
fratellino. Ho imparato due o tre trucchetti che mi saranno molto utili
con le
signore. Se prima ci sapevo fare ora le farò impazzire
Sammy. Lo faccio per
loro, sai. Perché sono un inguaribile altruista”.
Fece l’occhiolino
al fratello e si avviò per le scale.
Sam non si
lasciò sfuggire l’occasione e gli urlò
dietro “Dean, sei sicuro che sia
prudente andare da solo? Qualche cattivone potrebbe
aggredirti!”
“Ah, ah, come
sei spiritoso”.
“E mi
raccomando, non bere troppo. Non ci sarò io a riportarti a
casa in braccio”,
continuò.
“Mi sfotterai
finché vivremo, vero Sam?”.
“Puoi
scommetterci, fratellone. Finché vivremo. E anche
oltre”, rispose Sam
ghignando, mentre Dean si chiudeva la porta alle spalle.
N/A -
Eccoci arrivati alla fine della storia. Grazie a tutti voi che l'avete
letta e spero che vi siate divertiti a leggerla come io mi sono
divertita a scriverla. Un ringraziamento particolare a tutte voi che vi
siete prese qualche minuto per recensire la storia, e a chi
vorrà farlo.
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