Between Good and Evil

di DarkEyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beginning ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** Beginning ***


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I

 

 

 

Il vento freddo di fine novembre batteva sui vetri, soffiando in sibili tra le fronde degli alberi e rendendo tetra e misteriosa la notte. Una pallida mezza luna illuminava il cielo stellato velata appena da qualche nube passeggera, che sospinta dal vento si dirigeva verso il nord, abbandonando Londra. Shannen Bloom raggomitolata nel suo letto, a orecchie tese ascoltava i sospiri del vento, era quasi mezzanotte, la stanchezza la faceva sbadigliare frequentemente ma lei non riusciva a dormire. Da soli due mesi si era trasferita nella casa degli zii e non si era ancora abituata alla nuova vita. La zia del padre con cui aveva vissuto fino a prima a Los Angeles aveva perso il lavoro e non era più riuscita a prendersi cura di lei, dopo averlo fatto per quindici anni. E così era stata mandata a malincuore in Inghilterra dai parenti della madre, il fratello con precisione, che non aveva mai conosciuta in vita sua. Ne aveva visto qualche foto da bambina, sua madre gliele aveva mostrate. Ma ora sia lei che suo padre non c’erano più, partiti per un viaggio quando lei aveva solo tre anni, dopo mesi di ricerche furono trovati morti. Ora Shannen non si sentiva più tanto sola, aveva trovato una famiglia sostituta in casa degli zii. Ma in passato aveva sofferto anche troppo…

Paul Jonson, suo zio, le ricordava molto sua madre, anche se lei nella mente ne aveva un ricordo sfocato. Ma da vecchie foto ne riusciva a intravedere lo stesso taglio d’occhi, simile anche al suo, lungo e orientale. Ma per il resto tutta la famiglia Jonson aveva poco di simile a lei, che aveva ereditato i geni del padre. I suoi lunghi capelli erano neri e lisci, gli occhi chiari tra il celeste e il verde e la carnagione chiara e luminosa. Invece i Jonson, compresi i due figli Katie e Sean, andavano fieri della loro carnagione scura e degli occhi nocciola. Paul Jonson aveva capelli biondo cenere in cui brillavano pennellate di argento dovute all’età, invece la moglie Mary era castana. La famiglia aveva accolto subito in casa loro Shannen e Paul era stato felice di poter vedere finalmente la figlia della sua adorata sorellina ormai morta.

Shannen guardò assonnata l’orologio che aveva sul comodino, era mezzanotte precisa e le era sembrato di sentire un rumore provenire dalla finestra. Si rigirò nel letto poco convinta dando così le spalle alla finestra e fissando il muro di fronte a lei. Chiuse gli occhi e strinse il medaglione che aveva al collo, unico ricordo di sua madre. TOC. Ed eccolo di nuovo il rumore, ora l’aveva sentito sul serio, il cuore le batteva all’impazzata. Tremante accese la lampada sul comodino e si alzò diretta alla finestra. Scostò appena le tende, fuori era buio pesto, la luna era stata velata del tutto da un grosso nuvolone. Aprì di più le tende, girò la maniglia per guardare fuori, quando una forte folata di vento la invase in pieno viso, spalancando le ante di vetro che sbatterono fragorosamente contro il muro, depositando sul pavimento foglie e cartacce. Shannen arretrò di qualche passo coprendosi gli occhi per la luce accecante che proveniva da fuori, attraverso le ciglia le parve di vedere una sagoma nera. Aprì la bocca per urlare, ma una mano gliela tappò bloccandola in una stretta che non le permetteva alcun movimento. Shannen era in preda al panico, si agitò contorcendosi cercando di divincolarsi dall’aggressore, la luce continuava ad accecarla, il batticuore e la mano stretta sulla bocca le impedivano di respirare. Le sembrò di morire soffocata.

“Se ti agiti è peggio, sta calma non voglio farti del male” sussurrò piano una voce al suo orecchio, e lei ne poté sentire l’alito caldo sulla nuca. Così pian piano si calmò sentendo la stretta allentarsi, anche la luce diminuì il suo bagliore accecante che illuminava l’intera stanza, e Shannen poté finalmente aprire gli occhi. Si voltò di scatto e dietro di lei si trovò un ragazzo vestito d’argento che la fissava serio. Shannen sentiva i suoi occhi percorrerla da capo a piedi e rimase pietrificata.

“Sei Shannen vero?” domandò il ragazzo sempre serio.

“Tu chi sei?” disse Shannen fissandolo di sbieco, lui rimanendo calmo rispose “Non ho tempo per le domande inutili.. sei o non sei Shannen?”

Lei intimorita fece un passo indietro ma continuò a non rispondere, guardandolo fisso in volto, aveva dei profondi occhi grigi, gelidi. Rimasero in silenzio qualche minuto continuando a scrutarsi battaglieri, lei fissava il suo strano abbigliamento, lui le fissava… Shannen si domandò cosa diavolo le stesse guardando fisso in petto. Subito ebbe la risposta poiché il ragazzo con un balzo le si avvicinò infilandole una mano nello scollo della camicia da notte ed estraendone il medaglione. Shannen si divincolò e ritrasse il ciondolo dalle sue mani.

“Se non vuoi rispondermi non importa, ora lo so che sei tu!” sorride beffardamente lui e Shannen aggrottò la fronte sempre più confusa e impaurita.

“Bene” proruppe lui “Ora vieni con me!”

Shannen indietreggiò urlando di lasciarla stare, urlò più che poteva sperando di svegliare qualcuno della casa, ma sembrava che nessuno sentisse le sue urla tranne lei. Alla fine si ritrovò con le spalle al muro: la finestra dietro di lei e lo sconosciuto davanti. Questi le afferrò un braccio, la tirò verso di se e stringendola per la vita esclamò “Si parte!”. La luce accecante invase di nuovo la stanza e mentre Shannen urlava disperata lui come con un balzo la trascinò nel bagliore. Le sembrò di vorticare tra mille venti contrari e sebbene cercasse di aprire gli occhi, la forte luce le impediva di veder qualcosa. Sempre imprigionata nella stretta del ragazzo, si lasciò trasportare da quelle onde di energia, sentiva attorno a lei vibrare l’aria. Passarono minuti indecifrabili, dieci o forse meno, quando si risvegliò come da un lungo torpore, era tutta frastornata. La prima cosa che vide fu il cielo, di un intenso turchese senza nuvole. L’aria era frizzante e docili cinguettii la rallegravano, cercò di rialzarsi puntando le dita sotto di se e così sentì il fresco contatto con l’erba umida. In piedi cercò di non vacillare, le girava un po’ la testa, e si guardò intorno in cerca del ragazzo. Lo vide seduto qualche metrò più in là sotto un albero, guardava un foglio forse una mappa. Shannen senza pensarci, d’istinto, si voltò dall’altra parte e incominciò a camminare a passo svelto, voleva scappare via.

“Dove credi di andare?” le urlò dietro il ragazzo “Non sai dove siamo, ti perderesti e dovrei rimettere tempo prezioso a cercarti” aggiunse con tono aspro. Shannen si fermò e sbuffò, guardò dinanzi a se e c’erano solo alberi e alberi, forse il ragazzo aveva ragione e così a testa bassa e con la coda tra le gambe tornò indietro verso di lui. Quando gli fu vicino lui la fissò sorridente.

“Ti gira la testa vero?” le domandò e lei annuì debolmente.

“Capita le prime volte…”

“Prime volte di cosa?” chiese lei stizzosa accasciandosi sull’erba alla sua sinistra, era così stanca che le gambe le tremavano.

“Orbitare! Non sei abituata, sei un’umana” rispose lui continuando a fissare la cartina e usando strane parole come se fosse la cosa più normale del mondo. Shannen deglutì a fatica sbattendo le palpebre più volte, non capiva o forse capiva, ma era tutto troppo assurdo.

“Basta ora mi sono davvero stancata! Dimmi chi sei, dove sono e cosa vuoi da me?!” esclamò in una raffica di parole diventando rossa sulle guance, sembrava davvero furiosa. Lui invece sembrava divertito, i suoi occhi ridevano sebbene la bocca rimanesse in espressione seria. Le disse di calmarsi e aggiunse:

“Io sono Alex e mi hanno inviato sulla Terra per prenderti e portarti qui a Kendar, una dimensione parallela alla vostra ma… molto diversa!”

“Si come no! Non dire idiozie!” rise senza allegria, ma poi vedendo il volto di Alex rimanere serio e impassibile smise “Ma davvero? Non stai scherzando…” disse guardandolo ad occhi sgranati e lui annuì deciso, Shannen si portò le mani alla bocca.

“Per favore ditemi che sto impazzendo, che tutto questo è solo frutto della mia immaginazione!! Ma che centro io?”

“Presto lo scoprirai, io ho l’ordine di non rivelarti niente.”

Shannen sospirò disperata rannicchiandosi su di se e poggiando la fronte sulle ginocchia, le lacrime cominciarono a bruciarle agli angoli degli occhi, tutte quelle emozioni e la sensazione ormai che tutto era vero le ribollivano dentro, aveva voglia di urlare e mandare tutto al diavolo. Ma lì in quell’assurda situazione e con quello sconosciuto al suo fianco, non voleva dimostrare le sua debolezza voleva sembrare forte e pronta a tutto. Cercò di inghiottire le lacrime ma le uscì un flebile singhiozzo dalle labbra e visto che lui non poteva vederla in volto, poiché era nascosto tra le braccia, cominciò a piangere piano e sommessamente. Forse presto si sarebbe svegliata da quel brutto sogno e avrebbe riso di tutto, pensò.

“Non è un sogno… mi dispiace” sussurrò lui, lei rizzò il capo sorpresa e lo guardò ad occhi spalancati. “Come sai che io… cioè tu.. Io lo stavo pensando!” balbettò confusa asciugandosi le lacrime, gli occhi di lui risero di nuovo di lei.

“Se voglio posso riuscirci”

“Ma leggi nel pensiero?”

“Si posso leggere la mente, ho dei poteri, cioè qualche potere.. sono solo un cavaliere di II ordine non sono poi così formidabile!” scoppiò a ridere Alex “Poi capirai meglio e.. anche tu saprai fare qualcosa di simile.. anzi.. di molto meglio!” terminò la frase ridiventando serio.

“Io?? Wow!” esclamò esterrefatta Shannen, la situazione sembrava cominciare a piacerle.

“Ora dobbiamo andare però” disse lui alzandosi in piedi di scatto.

“Dove?”

“Devo portarti al Castello è lì che ti aspettano. Purtroppo per la nostra sicurezza non posso orbitare e ci tocca andare a piedi” spiegò lui indicando un sentiero che si tuffava nel folto bosco alla loro destra. Si incamminarono nel bosco, lui avanti e lei qualche passo indietro, evidentemente Alex si fidava di Shannen dato che non riteneva necessario tenerla d’occhio, o forse sapeva che lei non si sarebbe allontanata poiché non era pericoloso star con lui ma stare lontano da lui. Appena entrarono nella folta boscaglia Shannen rabbrividì per il freddo, lì il sole a stento filtrava tra i fitti rami degli alberi ed inoltre il terreno umido sembrava ghiaccio sotto i suoi piedi nudi. Camminando lei lo osservava, si accorse che alla vita aveva appeso tre o quattro sacchetti e la guaina di una spada, sulla corazza dietro le spalle era disegnato uno stemma, una stella circoscritta e vari piccoli simboli al suo interno. Fissò i suoi capelli neri e lucenti come il velluto dalle striature blu, ripensò al suo sguardo alle volte così gelido e scostante e così diverso dalla sua inaspettata gentilezza. Si chiese quanti altri segreti le nascondesse e quante altre cose avrebbe presto scoperto. Per un attimo trattenne il respiro domandandosi se lui le stesse ascoltando i pensieri, spaventata incominciò a canticchiare nella mente una canzone sperando di confonderlo. Camminarono per circa un’ora, quasi sempre in silenzio, Alex sembrava un tipo abbastanza schivo, poi ad un tratto lui si fermò e si avvicinò ad un rigoglioso cespuglio.

“Se hai fame mangia queste, non so se troveremo altro” disse inginocchiandosi e raccogliendo dei frutti vermigli simili a more. Shannen ne assaggiò uno era aspro e dolce insieme, succoso. Ne mangiarono a sazietà cercando di non incrociare i loro sguardi, c’era una strana aria di tensione. Un fruscio alle spalle la fece sobbalzare e guardò impaurita Alex, anche lui aveva sentito e alzandosi in piedi si preparò a sguainare la spada. Il fruscio si spostò verso destra e il cuore di Shannen ebbe un sussulto.

“Non preoccuparti” bisbigliò lui e Shannen si nascose alle sue spalle, aspettarono qualche minuto fermi così, immobili senza che accadesse più nulla. Alex riabbassò le braccia e si voltò verso lei.

“Forse era qualche animale, comunque stiamo allerta” disse serio con sguardo penetrante, lei annuì.

Camminarono fino a quando il sole tramontò e il cielo si tinse di blu scuro puntellato di stelle luminose.  Alex decise di fermarsi per la notte, raccolse qualche ramo secco e foglie e li riunì tutti in un cerchio di pietre. Poi schioccò le dita dalle quali ne uscì una fiammella e accese il piccolo falò. Shannen lo guardò esterrefatta e lui sorrise divertito. Si sederono vicini accanto al fuoco, lei tremava per il freddo, era scalza e in camicia da notte, psicologicamente turbata e sconvolta. Alex allora aprì uno dei sacchetti che aveva in vita e dal quale ne uscì, in uno sfavillante luccichio celeste, un lungo mantello nero. Glielo porse gentilmente coprendole le spalle e lei sorrise imbarazzata, pensando che dietro quegli occhi di ghiaccio si nascondeva un animo gentile.

“Sono crudele solo con chi mi fa arrabbiare!” ammiccò lui e sorrise, Shannen invece sbuffò inviperita dal fatto che lui ascoltasse i suoi pensieri. Non era più libera nemmeno nella sua mente e avrebbe dovuto fare attenzione a ciò che le passava per il cervello, nel caso fosse stato qualcosa di intimo e segreto.

“Mi dispiace…” sussurrò lui con uno sguardo dolce.

“Di cosa?”

“Di.. entrarti nella mente, di impicciarmi. Ma.. sono curioso, curioso di sapere cosa pensa un’umana, una terrestre..” ammise Alex arrossendo leggermente, Shannen sorrise poi tornando seria gli disse

“Sai.. io non so perché mi sto fidando di te e perché non stia urlando via spaventata da tutto questo. E’ tutto assurdo per me, i poteri, la dimensione parallela, e tu.. Cioè voglio dire, nulla mi assicura che tu non voglia farmi del male! Ma io mi sto fidando lo stesso di te…”

Alex la guardò per un attimo negli occhi poi fissò le fiamme del fuoco dinanzi a loro.

“Tu devi pensare che se ora sei qui è solo per un buon motivo che presto ti verrà svelato, inoltre se avessi voluto farti del male, l’avrei già fatto senza nemmeno perdere tempo a portarti qui. Io ho il compito di proteggerti!” disse fermamente Alex “E poi l’hai detto stesso tu.. dentro sono una persona buona, e non ti farei mai del male…” aggiunse puntandole addosso i suoi occhi grigi, Shannen sorrise un po’ imbarazzata e chinò il capo. Alex con le dita sottili le scostò una ciocca di capelli dal viso, lei sussultò e sentì uno strano fervore invaderla e il cuore palpitarle velocemente. Percepiva un’energia, una forza che l’attraeva, la spingeva verso il ragazzo. Erano come scariche elettriche che passavano da quegli occhi glaciali ai suoi e le invadevano poi il corpo, il sangue, la mente. Alex provò quella stessa energia e si abbandonò ad essa anche se non riusciva a capire cosa stesse accadendo, quell’energia gli sembrava la stessa che sentiva quando usava la magia. Chiuse gli occhi e la sua mano si mosse da sola ad accarezzare i lunghi capelli neri di Shannen, lei sospirò e si sporse verso di lui socchiudendo le palpebre.

Ma qualcosa la tirò indietro, si ritrovò distesa sulla schiena con le braccia immobilizzate. Scalciò a più non posso urlando ma solo dopo qualche secondo si accorse dell’essere che la teneva bloccata con le sue lunghe braccia squamose e di un cupo colore blu. Provò a guardargli il viso, ma era completamente ombrato dal cappuccio scuro del mantello che lo copriva. Shannen allungò lo sguardo verso Alex, era in piedi a pochi centimetri dal fuoco e aveva una lama puntata alla gola. Gridò il suo nome, lui si voltò appena a guardarla, era serio e i suoi occhi grigi sembravano due iceberg. Aveva una spada puntata contro pronto a colpirlo al minimo passo falso, lo sconosciuto che la impugnava era nascosto dal mantello, ma il simbolo che portava ricamato sulla spalla Alex lo sapeva bene a chi apparteneva. Alex lo sapeva cosa volevano quei due mostri, volevano lei. Erano riusciti a trovarli nonostante non avesse orbitato proprio per non farsi intercettare. L’altro mostro dalle squame blu con una corda legò i polsi e le caviglie di Shannen, anche se non con poca difficoltà visto che lei si agitava come un’ossessa. Alex rimase immobile, pensava, non sapeva cosa fare, doveva salvarla a tutti i costi. Si concentrò, strinse i denti e i pugni forte, accumulò in se le energie del fuoco vicino, della terra sotto i suoi piedi e dell’aria intorno a lui, chiuse gli occhi e orbitò. Il più veloce che poté, riapparendo alle spalle del suo nemico con la spada stretta in mano. Il mostro si voltò infuriato ma Alex prontamente lo trafisse diritto in petto, estraendo poi la lama grondante di un viscido liquame nero. Il mostro si abbatté a terra senza vita, Alex trionfante si voltò per riprendersi la ragazza, ma di lei rimaneva solo il mantello nero.

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Capitolo 2
*** II ***


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II

 

 

 

Era stato un sogno, solo un orribile sogno. Come aveva potuto credere che fosse vero la magia, il mondo parallelo, Kendar. Certo che la sua fantasia di notte lavorava intensamente, dato che era stata capace di creare quella storia così assurda nei suoi sogni. Altro che bosco, lei ora si trovava al calduccio nel suo letto coperta fin sulla testa da morbide trapunte, respirando odore di incenso e ascoltando lo scoppiettio del fuoco nel camino.

“..incenso…camino..” borbottò con la faccia schiacciata nel cuscino, poi aprì di scatto gli occhi e balzò giù dal letto con il cuore che le batteva forte. Lei non aveva il camino in camera sua, nemmeno incenso e non aveva assolutamente un letto a baldacchino.

“Dove diavolo sono…!” disse quasi urlando e corse verso la porta, provò ad aprirla ma questa era chiusa a chiave. Imprecò di brutto. Passò dinanzi ad uno specchio e intravide la sua figura, stupefatta tornò indietro per guardarsi meglio. Aveva indosso una sottoveste di seta bianca e alcune ciocche di capelli erano state intrecciate con nastri rosa. Balbettò parole sconnesse e si disse che doveva capire al più presto dove era e uscire di lì. Le fulminò nella mente il pensiero di Alex e la spada puntata contro di lui, queste erano le ultime cose che ricordava prima di un gran buio e del risveglio in quella stanza. Corse alla tenda e la scostò per aprire la finestra, la luce del sole la colpì in pieno viso e solo dopo si accorse delle sbarre che la tenevano prigioniera. Disperata si accasciò ai piedi del letto.

“Sono in trappola..” bisbigliò e una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia. Un senso di paura le stringeva la gola, non riusciva a capire dove si trovasse e chi l’avesse portata in quel posto, pensava ad Alex e temeva per la sua incolumità… l’ultima immagine che aveva di lui non era delle più positive.

Ad un tratto la porta della camera si aprì e comparve sulla soglia uno strano esserino, una piccola elfa dai capelli rossi legati in due trecce e orecchie a punta, che si richiuse la porta alle spalle e si avvicinò a Shannen sorridendo.

“Ciao!” esclamò inclinando leggermente il capo con voce stridula “Io sono Elly, sono qui per pulire la stanza e vestirti per il pranzo!” annunciò allegramente. Shannen la guardò confusa ma prima che potesse dire qualcosa l’elfa riprese a parlare.

“Al tuo arrivo qui ti ho lavata, pettinata e vestita mentre eri priva di sensi. Ora, visto che sei cosciente, potresti anche collaborare!!” urlò diventando improvvisamente isterica. Shannen balzò in piedi spaventata, la faccia lentigginosa di quell’esserino le metteva paura, in quegli occhi acquosi c’era una strana luce.

“Siediti qui!” trillò l’elfa spingendola sul letto, poi aprì l’armadio e cacciò fuori un abito rosa.

“Metti questo!” le ordinò “Altrimenti te lo infilo io con la forza. Se hai bisogno di biancheria la trovi qui, le scarpe qui..” le spiegò l’elfa indicando i vari posti con gesti veloci delle braccia.

“Ok…” mormorò Shannen.

“Devo pulire la stanza, quindi fai veloce!” le comandò ancora l’elfa, Shannen si girò dandole le spalle e si tolse la sottoveste rimanendo mezza nuda, sentì gli occhi dell’esserino puntati su di lei. Con difficoltà si vestì, l’abito rosa era lungo fino ai piedi, aveva una scollo rotondo che scopriva l’attaccatura del seno e maniche larghe bordate di pizzo bianco. Shannen chiese timidamente all’elfa di chiuderle l’abito dietro le spalle e questa senza dire una parola le tirò su la zip, e mentre la ragazza si infilava un paio di scarpine dal tacco alto lei finì di rassettare il letto e accendere altro incenso nella camera. Quando vide che Shannen era pronta la prese per un polso e la tirò fino alla porta.

“Qui fuori ci sono due guardie che ti porteranno dal mio Signore” le disse Elly “Mi raccomando.. sta attenta e non scherzare con il fuoco!” aggiunse sommessamente acquistando un’aria docile e preoccupata, Shannen lesse nei suoi occhi il terrore e la paura. L’elfa aprì la porta e scomparve a destra del corridoio, le due guardie invece, squamose e blu come l’essere che l’avevano rapita, condussero Shannen verso sinistra. Il pavimento del corridoio era ricoperto da un lungo tappeto viola e le mura e il soffitto erano di pietra, ad intervalli regolari lungo le pareti apparivano altre porte chiuse o arazzi dai colori cupi. Alla fine del corridoio c’era una scala che Shannen fu costretta a scendere, poi percorse un altro lungo corridoio che terminava con una grande porta di legno. Le guardie che erano dietro di lei si voltarono e andarono via mentre le altre due che si trovavano dinanzi alla porta aprirono i battenti e la spinsero all’interno. Si ritrovò in una stanza semibuia, un candeliere pendeva dal soffitto per illuminarla dandole un’aria spiritata, al centro troneggiava un tavolo apparecchiato per due a lume di candela, attorno divani, tappeti e mobilia antica facevano la loro bella e macabra presenza. Shannen sbatté le palpebre per abituarsi al buio e intravide una figura seduta al tavolo. Le guardie la spinsero verso la sedia vuota e la fecero accomodare senza troppa gentilezza.

“Finalmente ci incontriamo” disse lo sconosciuto seduto di fronte a lei e alla debole luce della candela Shannen poté in qualche modo vederlo meglio. Era un uomo, dimostrava trenta anni   anni circa, magro aveva zigomi alti e mascella forte, i capelli erano chiari, molto chiari e abbastanza lunghi, mentre gli occhi invece erano scuri come due pozzi neri in cui lei si sentiva annegare. La voce era profonda e affascinante come il suo viso. Shannen ne rabbrividì.

“Chi sei?” chiese lei sentendo le sue parole vibrare nella sala. L’uomo si schiarì la voce e bevve un sorso di vino dal suo bicchiere, aveva mani curate e bianche.

“Il tuo più grande incubo o.. la tua più grande possibilità” rispose lui sibillinamente “Dipende da te mia cara” aggiunse penetrandola con il suo sguardo ipnotico.

“Capisco la tua perplessità, dopotutto sei qui da poco e non sai ancora nulla di questo mondo. Non sai perché sei qui vero?”

“No…” sussurrò Shannen, sentiva un nodo alla gola che le impediva di parlare, forse era paura o forse soggezione.

“Peccato!” esclamò l’uomo schioccando le dita “Ma sarà meglio non guastarci il pranzo parlando di.. come dire..  lavoro!”

“Lavoro? Io vorrei almeno capire dove sono e con chi ho il piacere o il .. dispiacere di mangiare!” disse Shannen recuperando coraggio e con il tono impertinente che da sempre la caratterizzava. L’uomo la fissò intensamente poi fece un gesto con la mano e uno dei mostri blu andò ad aprire la grossa tenda alla loro destra che illuminò l’intera sala con i dolci raggi del sole. Tutto sembrò prendere un altro aspetto, anche l’uomo sembrava meno minaccioso alla luce naturale.

“Meravigliosa! Non avrei mai pensato che tu potessi essere così..!” disse sorridendole e Shannen arrossì imbarazzata. “A questo punto l’attesa è stata più che premiata!” aggiunse lui.

“Quale attesa? Io non capisco..” disse lei confusa, in quel momento non le importava se lui fosse il cattivo, voleva solo capire e mettere in ordine le cose. Lui allora si alzò e le si avvicinò, si mise in piedi alle sue spalle e cominciò a parlare:

“Da quando è morto mio padre attendo il tuo arrivo, non puoi capire che importanza hai per me.. tu possiedi qualcosa che io desidero, tu sei speciale, non una semplice umana. Ho bisogno di te come l’assetato dell’acqua.. Combatterei contro tutti pur di averti. Qualcosa di magico ci lega.. e tu non ne hai nemmeno idea.. mia cara”

Mentre parlava la sua voce si fece sempre più languida e ipnotica, Shannen si sentiva in balia di quelle parole, di quel suono.

“Tu.. cosa vuoi da me..?” chiese ad occhi chiusi completamente rilassata, si sentiva strana senza forze, lui si chinò sul suo collo e le bisbigliò “Chiamami Wiliams.. di il mio nome!”

 “Wi..li..ams” mormorò Shannen ormai stordita, lui sorrise soddisfatto e la baciò sul collo piano, poi sulla gola, lei era ormai nelle sue mani. Poi infilò le dita nella scollatura dell’abito a sfiorarle il cuore palpitante, il seno, ma come se avesse messo la mano sul carbone ardente, la ritirò urlando. Shannen riaprì gli occhi come svegliandosi da un sonno profondo e si voltò a guardare lui, Wiliams, che con le mani si copriva il volto gemendo.

“Guardie! Guardie!” Due esseri blu arrivarono prontamente “Perché diavolo nessuno ascolta i miei ordini!” urlò inferocito “Avevo detto di toglierle il medaglione, portateglielo via ora!!”

Così le due guardie le si gettarono addosso stringendole le braccia sui braccioli della sedia per impedirle di muoversi.

“Cosa volete! Lasciatemi!” gridava la ragazza “No, no! Il mio medaglione…è mio! Non toccatelo!” Ma le sue urla furono inutili poiché con forza le venne strappato l’oggetto dal collo e su ordine di Wiliams portato in un luogo sicuro dai due mostri. Intanto lui continuava a tenere il volto coperto e nella sala scese il silenzio, Shannen gli balzò furiosa davanti.

“Perché? Lo rivoglio! Era di mia madre, è mio tu non puoi prenderlo, restituiscimelo subito, io…”

“Tu cosa?!” la interruppe Wiliams con un ringhio e mostrando il suo volto mostruosamente mutato. Gli occhi prima neri erano due sfere di rosso sangue, il viso livido e quasi scheletrico, dalle labbra violacee spuntavano canini aguzzi e lucenti. Shannen urlò terrorizzata.

“Tu sei… un..” balbettò inorridita arretrando da lui.

“Vampiro! Si mia cara!” rispose lui sogghignando “Grazie al tuo medaglione hai scoperto subito la mia vera natura, avevo ordinato che ti fosse tolto. Ma a quanto pare qui nessuno mi ascolta!” spiegò ringhiando più che parlando, con aria di scherno sul viso e con un ghigno che mostrava i suoi denti acuminati.

“Tua madre lo usava spesso per difendersi da noi” aggiunse ridacchiando, Shannen spalancò gli occhi cerulei.

“Mia madre?” balbettò indietreggiando ancora di più e cadendo sulla sedia alle sue spalle, era sconvolta e si chiese cosa significassero le parole di quel mostro, cosa centrava sua madre in quella storia. Forse anche lei era stata in quella dimensione e aveva lasciato il gioiello alla figlia perché sapeva che le sarebbe servito per proteggersi.

“Impossibile! Tu menti” urlò al vampiro con quanto fiato le rimaneva in gola.

“Lo so che per te è difficile da capire.. ma credimi presto tutto ti sarà più chiaro, e soddisferai ogni mio volere che tu voglia o no!!” rise di gusto Wiliams.

“No! Mai!” esclamò lei furiosa. Wiliams la guardò serio, in un secondo il suo viso riprese le fattezze normali, gli occhi ritornarono neri e ipnotici e l’uomo riacquistò il suo fascino. Le saltò addosso bloccandola sulla sedia, con brutalità la baciò spingendo la bocca sulla sua quasi a farle mancare il respiro. Le labbra erano fredde, Shannen cercò di spingerlo via ma lui era una belva sulla sua preda, la teneva in trappola schiacciata sulla sedia.

Si staccò da lei ridendo, si leccò le labbra compiaciuto.

“Sapore di umana.. non l’avevo mai provato!” sorrise. Shannen si asciugò la bocca con il dorso della mano in segno di disprezzo, le veniva da vomitare, urlare, piangere.

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Capitolo 3
*** III ***


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III

 

 

 

Shannen passò giorni indecifrabili chiusa nella sua gabbia dorata, ad ogni pasto l’elfa Elly le portava un vassoio con il cibo e rimaneva a fissarla fino a quando non aveva finito di trangugiare tutto. La ragazza cominciò a sospettare che la drogassero, infatti ogni volta dopo aver mangiato si sentiva strana, assonnata e si addormentava in pochi secondi. Il sonno però non era mai tranquillo ma pieno di strane visioni.

Anche quel giorno come di consueto arrivò Elly col solito vassoio di cibo, lo appoggiò sul letto e si sedette su una poltrona aspettando che Shannen mangiasse, la ragazza lentamente ingoiò le vivande cercando di non incrociare lo sguardo indagatore dell’esserino. Poi si distese sul letto a fissare il soffitto mentre Elly andava via col vassoio vuoto, chiuse gli e iniziò a sentirsi rilassata, molto rilassata, forse anche troppo.

Senza volerlo pensò ad Alex e si chiese se la stesse cercando, sarebbe stato bello vederlo apparire lì, con il suo potere orbitante, e correre ad abbracciarlo per poi stringersi al suo collo e farsi portare in salvo. Avrebbe preferito baciare lui e non quel vampiro spaventoso. Inoltre ancora non le era chiaro il perché lei fosse in quella dimensione, forse sua madre aveva dei poteri, non era un’umana.. assurdità! La verità era che sua madre era normalissima e il vampiro solo un bugiardo. Un affascinante bugiardo che.. in qualche modo era riuscita ad incantarla con la sua voce e il suo sguardo, lei non si sarebbe mai fatta toccare da quel mostro era più che logico che in quel momento lei non fosse cosciente. Aveva usato su di lei sconosciuti poteri per annebbiarle il cervello di magia nera, ma nonostante ciò lei non riusciva a smettere di pensare a quel bacio e alle sue labbra. Si stava pian piano accorgendo che le era piaciuto, strane emozioni oltre alla paura e alla rabbia l’avevano pervasa quando aveva sfiorato il bel vampiro. Forse era il fascino del macabro e del proibito a spingerla a pensare quelle cose, in fondo che male faceva? Un bacio non avrebbe fatto di lei una vampira. Aveva voglia di guardare ancora quei profondi occhi neri, le sembrava di perdersi in quei due antri bui e misteriosi; e poi quella voce vellutata che vibrava come corde di violino nella sua testa. Stava diventando un pensiero fisso, non avrebbe dovuto dar spazio a queste fantasie ma immaginare lei e il vampiro travolti in un turbine di passione era l’unica cosa che le sollevava il morale.

 

Si alzò dal letto stordita, le avevano di nuovo messo della droga nel cibo, le vorticava tutto intorno e aveva dormito per quasi due ore. Si stiracchiò per bene cercando di darsi una svegliata e fissò il suo volto nel grande specchio appeso alla parete della camera. I lunghi capelli neri erano ancora intrecciati con quei ridicoli nastri rosa, li sciolse nervosamente e li gettò via. Andò all’armadio e tirò fuori un lungo abito nero, era davvero stupendo, sul davanti portava un intreccio di fili argentati e lo scollo quadrato era bordato da piccoli diamanti. Lo indossò e tornò a sedersi dinanzi allo specchio, si spazzolò i capelli scuri e scrutò curiosa il suo riflesso, sul volto chiaro brillavano gli occhi cerulei tra il celeste e il verde bordati da folte ciglia nere. Assomigliava ad una signora del male vestita in quel modo, una degna compagna di un vampiro. Rabbrividì a quel pensiero e scattò in piedi decisa a cambiarsi di nuovo d’abito ma in quel momento entrò una guardia ad annunciarle che il vampiro voleva vederla. Questa volta il mostro blu la fece svoltare a destra, discesero due rampe di scale e la condusse in quella che doveva essere la biblioteca. Una sala quadrata e semibuia dove tre intere pareti dal pavimento al soffitto erano coperte da ripiani zeppi di libri, sulla quarta c’era un camino acceso e sopra di esso appesa una grande cartina scolorita. Wiliams sedeva semisteso sul divano davanti al fuoco, leggeva un libro dalla copertina di pelle nera, quando la vide arrivare fece un cenno alla guardia che spinse Shannen accanto a lui.

“Sei bellissima!” le disse guardandola e posando il volume sul tavolino alla sua sinistra, lei accennò un sorriso che però voleva essere una smorfia di disgusto.

“Non essermi ostile Shannen!” le disse con l’aria di chi sta dando un buon consiglio. Era patetico pensò lei sbuffando.

“A te non conviene… qui sei in un altro mondo, nel mio castello, tutto in questo luogo è in mio potere, ti ritroveresti sola contro tutti…” spiegò il vampiro cominciando ad usare quel suo tono di voce soffuso e lento. Shannen non rispose e continuò a guardarlo fisso negli occhi profondi, le vennero in mente le fantasticherie sul vampiro ma con un battito di ciglia le scacciò via dai suoi pensieri. Wiliams le si avvicinò, poté sentire il suo odore muschiato, e le accarezzò i capelli ma Shannen si scostò infastidita.

“No, no no tesoro!” la riproverò lui sommessamente come se fosse stata una bambina colta con le mani nella cioccolata. “Non opporti, non farlo..” Le sue dita fredde le sfiorarono una guancia, Shannen chiuse gli occhi, si sentiva di nuovo frastornata e debole.

“Cosa.. mi stai facendo..?” chiese con quel filo di voce che le rimaneva, lui le stava baciando i capelli e respirando il profumo della sua pelle.

“Niente che tu non voglia” rispose Wiliams baciandola sul collo “Non dirmi che non ci hai mai pensato, che non l’hai mai sognato.. io so che tu lo vuoi..” disse ancora continuando a baciarla tra il collo e la spalla mentre le mani andavano a poggiarsi sui fianchi per sorreggerla. Shannen era completamente in trance e stupita si chiese come lui potesse sapere dei suoi sogni, mormorò qualcosa e si abbandonò completamente poggiando il capo sulla spalla del vampiro. Wiliams la baciò sulla fronte, le passò una mando dietro la nuca e avvicinò il viso della giovane al suo. Lei aprì appena gli occhi per smarrirsi in quelli neri del vampiro che la baciò sfiorandole le labbra con la lingua, dischiuse lentamente la bocca e si persero in un lungo e profondo bacio ritmato dai loro respiri affannosi e dal pulsare veloce del cuore di Shannen. Le mancava il respiro quasi le battesse in gola, sentiva dentro di lei una strana energia crescere, la mente era completamente buia e riusciva solo ad assaporare quella bocca dal gusto agrodolce. Non c’era dolcezza in quei baci solo passione, come un’onda che ti avvolge e ti trasporta inerme nel fondo del mare; si sentiva annegare in quel bacio dall’incessante foga. Inoltre era incapace di reagire e di allontanarlo, le braccia non rispondevano al suo comando, solo la mente avvolta nel buio era riuscita a trovare uno spiraglio dove pensare e mettere a fuoco la situazione. Tentò di aprire gli occhi ma erano troppo pesanti e stanchi, lui intanto continuava a percorrerle la pelle con le sue labbra fredde. La baciò all’attaccatura del seno respirando quel profumo di umana che gli esaltava i sensi mentre con le braccia le cingeva la vita stringendola come tra le spire di un serpente.

Shannen non riusciva ad opporsi era completamente persa nelle sue braccia, e che fosse sotto qualche sortilegio o meno, non le importava più poiché sentiva solo un’ irrefrenabile attrazione per il vampiro; ed in quel momento con sua sorpresa riuscì a muovere una mano che volò a sfiorare con delicatezza il viso di Wiliams, lui si bloccò. Shannen non poteva vedergli il volto dato che era ancora ad occhi chiusi ma sentiva il suo stato d’animo, era sconcertato e spaventato. Wiliams si staccò di colpo da lei, che ricadde distesa sul divano come un fiore appassito.

“Sei solo una bambina…” sussurrò lui con voce tremante tra la rabbia e lo stupore, a lei parvero così assurde quelle parole. Rimase stesa sul divano senza potersi muovere per qualche minuto o forse più, quando sentì entrare in lei, nel suo petto, come una forte sensazione di vigore. Stava riemergendo dal fondo del mare e ora poteva respirare. Si risvegliò e aprì gli occhi confusa, le girava la testa, si tirò a sedere tenendosi la fronte con una mano, Wiliams non era più accanto a lei ma in piedi davanti al camino e le dava le spalle, beveva un bicchiere di liquido ambrato e fissava le fiamme. Lei gli si avvicinò e gli sfiorò la schiena con le dita, lui si voltò di scatto e la guardò con i suoi grandi occhi neri, profondi, tristi.

“Cosa…” provò a mormorare Shannen, avvertiva in lui un senso di frustrazione, aveva affinato una sensibilità telepatica per gli stati d’animo altrui. Lui strinse la mandibola con sguardo furente, scagliò il bicchiere nel fuoco con uno scatto d’ira, Shannen sobbalzò.

“Cosa un bel nulla!” urlò lui “Cosa credi di fare? Sei solo una.. bambina!!”

“Cosa stai dicendo?” domandò lei confusa perché non capiva a cosa lui alludesse con quella frase, Wiliams la guardò intensamente poi in un balzo le gettò le mani al collo spingendola contro la parete accanto al camino, le stringeva la gola e la guardava con occhi furiosi.

“Lasciami… lasciami..” boccheggiò Shannen, lui voleva soffocarla, voleva ucciderla. Lei provò a divincolarsi ma lui era troppo forte, l’aria non le arrivava più ai polmoni e sentiva che stava per perdere i sensi, ma Wiliams in quell’istante allentò leggermente la presa permettendole di respirare ma non di muoversi.

“Vuoi uccidermi?” singhiozzò con voce strozzata lei, Wiliams la fissò negli occhi.

“Avrei dovuto farlo dopo aver ottenuto ciò che voglio da te” rispose lui serio “Ma stai.. stravolgendo i miei piani” aggiunse perdendo sicurezza nella voce. Le tolse le mani dalla gola e la bloccò alla parete per le braccia, unendo i loro corpi stretti contro il muro, Shannen sentiva il suo respiro sul viso.

“Cosa vuoi dire?” sussurrò lei sfiorandogli il mento con le labbra, erano troppo vicini, lui sospirò ad occhi chiusi.

“Il mio potere non ha avuto effetto su di te” spiegò Wiliams con la sua voce calda e lei fu inondata d’aroma di muschio “E’ stato momentaneo, sono riuscito a renderti arrendevole una volta ma sei stata salvata dal tuo medaglione… questa volta sarebbe dovuto essere diverso ma..” fece una pausa e si strinse ancora di più su di lei sentendo le forme della ragazza premergli contro il petto, sentiva anche il suo cuore giovane palpitare veloce.

“Ma sei riuscita a opporti, sei riuscita a muoverti! Ma non è questo il problema più grande..”

“E.. qual è?” chiese Shannen in un sibilo, Wiliams le si avvicinò a pochi millimetri, viso contro viso, occhi negli occhi e l’adrenalina che saliva. Shannen senza accorgersene si protese e lo baciò sulle labbra dolcemente, come mai avrebbe pensato di fare con quel vampiro, lei questa volta era cosciente dei suoi movimenti, delle sue azioni, era lei a desiderarlo. Wiliams lasciò lentamente la presa facendo scivolare le mani lungo le braccia circondandole la vita, Shannen si strinse al suo collo, s’abbandonarono in un bacio dolce e ardente. Alla fine si guardarono negli occhi, lei imbarazzata, lui confuso. Wiliams la spinse via sul pavimento.

“E’ questo il problema!” esclamò seccato, si leccò le labbra e con occhi bui uscì dalla biblioteca.

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Capitolo 4
*** IV ***


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IV

 

 

 

Il sole stava tramontando dietro le montagne, tingendo il cielo di rosso e viola, qualche stella cominciava a brillare in alto e la luna trasparente come un velo era pronta a vegliare anche quella notte sul sonno dei dormienti. Wiliams dalla finestra della sua camera la guardava pensieroso comodamente seduto nella poltrona di velluto porpora, accanto al tavolino, e fumando. Pensava a Shannen e si sentiva confuso dai suoi stessi pensieri, così ambigui. Doveva trovare al più presto una soluzione, doveva prendere in mano le redini della situazione e porre fine a quel caos. Teorizzato negli anni il suo piano era sembrato così semplice ma in quel momento sentiva tutto crollargli addosso, per una sciocchezza. Forse si stava preoccupando per nulla.

“Pensieroso mio Signore?” chiese una voce ironica nel buio alle sue spalle, Wiliams non si mosse e prese una lunga boccata dalla sigaretta.

“Vieni pure avanti Morder.” lo invitò, e l’uomo si mosse dall’ombra alla luce rosea della finestra.

“Problemi Signore?” gli domandò.

“Forse…” sospirò Wiliams “O forse me li sto creando io”

“Colpa dell’umana?” chiese Morder con faccia perplessa poi prese una sedia da un angolo e si sedette di fronte al vampiro, questi gli offrì una sigaretta ma lui la rifiutò facendo un cenno con la mano.

“Già! Da quando è qui i suoi poteri sono aumentati nonostante non stia facendo alcuna pratica. Ora è in grado di percepire i sentimenti altrui” spiegò Wiliams serio in volto mentre una nuvoletta di fumo azzurrino fuoriusciva dalle sue labbra ceree.

“Empatia!” esclamò Morder eccitato e lui annuì.

“Si ma oggi è successo dell’altro…” aggiunse il vampiro e Morder lo guardò interrogativo “E’ riuscita ad uscire dalla trance.. dalla trance dell’ipnosi”

Morder sgranò gli occhi e balbettò “Come… come è possibile?”

“Infatti come!” scattò in piedi Wiliams andando alla finestra con ancora il mozzicone tra le dita “Era accondiscendente.. ecco come! Questo è l’unico modo per svegliarsi dalla trance, volere ciò che si è costretti a fare”

“E lei come poteva saperlo?” domandò Morder preoccupato.

“Infatti non lo sapeva…” mormorò il vampiro gettando la sigaretta sul pavimento e spegnendola col tacco della scarpa.

“Cosa vorresti dire??!” sbottò Morder quasi urlando, Wiliams si voltò e lo guardò con espressione grave sul volto.

“Quello che ho detto!” rispose asciutto.

“Non starai mica pensando che…”

“Io non penso nulla Morder!” disse furioso Wiliams, l’altro sospirò cercando di calmarsi poi parlò.

“Beh.. allora da tuo consigliere e fedele alleato, ti suggerisco di agire al più presto, prima che la situazione peggiori. Lo sappiamo bene come possono essere rischiosi per noi i sentimenti umani e quali poteri hanno, inoltre lei è pericolosa.. se come dici tu sta ampliando i suoi poteri da sola… bisogna agire ora! Stanotte! Inoltre c’è il rischio di essere attaccati a giorni, so che al Castello si sono mobilitati e non ci metteranno molto ad intercettare l’umana.”  Wiliams abbassò lo sguardo, poi tornò a fissarlo serio e cupo in volto.

“Chi ci dice che lei sappia come usarlo?” chiese pacato e tornò a sedersi sulla poltrona di velluto porpora.

“La madre le ha lasciato il medaglione, di sicuro le avrà spiegato come..”

“Non credo!” lo interruppe il vampiro velocemente “E’ del tutto spaesata, confusa, non sa nulla. Forse avrebbe scoperto tutto al Castello, le avrebbero spiegato lì le sue potenzialità. E questo è un vero problema perché nemmeno noi sappiamo di cosa si tratta!”

“Mio Signore non perdiamo la calma” disse Morder con un sorrisetto beffardo “Lasciate fare a me, farò delle ricerche..”

“Ok!” tagliò corto Wiliams “Conto su di te! Ora va e lasciami solo” lo congedò e questi dopo un leggero inchino si avviò verso la porta.

Quando fu fuori, Wiliams si alzò e lentamente si avvicinò al grande specchio ovale appeso alla parete della camera. Con delicatezza quasi teatrale poggiò la mano sulla liscia superficie che prese a cristallizzarsi come opaco ghiaccio, poi la sua mano si spinse oltre lo specchio e lo oltrepassò come se fosse fatto di acqua, l’attraversò con tutto il corpo. Apparve in una piccola stanza circolare dalle pareti altissime, il luogo era buio e umido completamente di roccia, al centro si ergeva un pilastro di pietra su cui era poggiato il ciondolo di Shannen racchiuso in una densa bolla. Sul soffitto in perpendicolare al pilastro un varco circolare illuminava di raggi lunari argentei il ciondolo, che era stato aperto e al cui interno era stato incastonato un cristallo dalle venature violacee. Wiliams lo fissò con occhi lucenti, tremava dall’emozione alla vista di quel piccolo oggetto che avrebbe realizzato il suo più grande desiderio.

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Capitolo 5
*** V ***


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V

 

 

 

Durante la notte Shannen si svegliò di soprassalto pensando ad Alex, lo aveva sognato e un senso di tristezza e angoscia la pervase. Nel suo sogno Alex era vestito d’argento e le parlava, le sussurrava parole che si spegnevano prima di arrivare al suo orecchio, lei aveva provato ad urlargli qualcosa ma solo aria muta era uscita dalla sua bocca. E così si era svegliata sconvolta dall’impossibilità di parlare e udire. – Pensami – era stata l’unica parola certa che era riuscita a leggergli sulle labbra. Certo che l’avrebbe pensato, lei lo pensava sempre, o forse no? No.. forse si sbagliava.. prima di quella notte nella sua testa c’era stato solo il vampiro. Probabilmente era questo il suo errore, per questo motivo l’avevano abbandonata a quel destino crudele, perché lei si era fatta ingannare così facilmente e ora Alex non aveva più fiducia in lei..

Pensò agli occhi grigi di Alex, magnetici e gelidi, alle sua voce calda e i suoi atteggiamenti gentili. Ripensò alla sensazione provata quando la sua mano le aveva sfiorato il viso, il batticuore e il desiderio di potergli stare più vicino, di avere un lieve e dolce bacio. Ripensò ad ogni istante passato con lui, alla paura quando lo vide per la prima volta e il sollievo nel sentire le sue parole di conforto. Ripensò alla sua sagoma nel buio della notte e al suo sorriso che la faceva emozionare.

La porta della stanza si aprì destandola da quei pensieri, di scatto si tirò a sedere nel letto trattenendo il fiato. Nel buio brillante di raggi lunari riconobbe l’ombra del vampiro che si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso lei.

“Cosa ci fai qui?” chiese in tono aspro Shannen e lui si accomodò sul bordo del letto, nell’oscurità si vedeva solo il suo viso pallido e i capelli chiari su cui rilucevano i bagliori argentei della luna. Era tutti vestito di nero come la notte e gli occhi profondi e bui erano due caverne, antri inesplorati dove la curiosità porta a perdersi, erano magnetici e voluttuosi, l’attraevano e la stordivano, la facevano impazzire e desiderare.

“Smettila!” sbottò la ragazza stringendo le palpebre e chinando il capo, ormai aveva capito come funzionava il suo potere ipnotico.

“Questa volta non era mia intenzione…” sussurrò lui, poi si schiarì la voce e riprese con tono forte e sicuro “Volevo vederti.” rispose alla precedente domanda. Shannen riprese a guardarlo, lui ora fissava con gli occhi il vuoto, a quanto pare non voleva renderla inerme.

“Perché?” chiese lei piano coprendosi con le lenzuola le spalle scoperte dalla sottoveste che indossava.

“Sai è strano.. da quando sei qui tutto è cambiato, hai distrutto tutti i miei piani elaborati in anni e anni, con un solo sorriso in un solo attimo” sospirò il vampiro “Ma è inutile che ci prendiamo in giro, dobbiamo parlare e mettere in chiaro le cose, spiegare, perché io non ho smesso di puntare al mio progetto e tu sei qui solo per questo. Perché mi servi!” concluse con tono duro. Shannen strinse con forza le dita intorno al lembo delle lenzuola, una fitta allo stomaco le fece mordere il labbro inferiore. Non riusciva a capirne il motivo ma quelle parole erano come pugnalate in petto, ma cosa le stava accadendo?

“Ho bisogno del tuo potere per attivare il talismano, ho bisogno di te per diventare immortale!” ringhiò il vampiro, i suoi occhi lampeggiarono.

“..immortale? Ma i vampiri non lo sono già?” chiese Shannen inarcando un sopracciglio.

“Certo, noi viviamo per millenni fino a quando qualcuno non ci trafigge il cuore. Ma io devo diventare invulnerabile a questo! Così potrò diventare il signore di Kendar!”

“Tu sei pazzo! E anche se volessi non saprei aiutarti” sbuffò Shannen, lui si voltò a guardarla e rise.

“Non temere! Imparerai anche questo da sola così come hai imparato a difenderti dai miei poteri” concluse la frase con aria seccata.

“E’ per questo che.. oggi mi hai respinta a quel modo?” domandò Shannen sommessamente, lui trasalì, sembrava di nuovo confuso.

“No.. non esattamente..” incespicò preso alla sprovvista.

“Perché allora?” insistette la ragazza.

“Tu non puoi capire…” disse lui evasivo.

“Perché?”

“Tu hai..”

“Io cosa?” incalzò Shannen, percepiva in lui una forte agitazione, stava cercando di nascondere qualcosa, e lei era decisa a scoprire cosa.

“Tu!!” le puntò l’indice contro “Tu con i tuoi sentimenti non puoi venire così, qui, a confondermi a rendermi arrendevole, desideroso di te, del tuo corpo, dei tuoi baci…” urlò tutto d’un fiato Wiliams, poi lentamente continuò “.. i tuoi baci così pieni di dolcezza, di tenerezza nei miei confronti, pieni di quell’ardore adolescenziale, sensualità proibita. Col tuo profumo e sapore nuovo e sconosciuto, tu non puoi…”

Shannen rimase immobile, gelata da quelle parole impensate, sorpresa, colpita, felice in parte ma per questo motivo spaventata. Si sistemò con mano tremante una ciocca di capelli dietro l’orecchio, gesto abituale quando era imbarazzata, cercando di non guardarlo. Lui ansimava furioso con se stesso, lei lo sentiva, e guardava nel buio dall’altra parte tenendosi il capo tra le mani.

“Perché non posso? Non era questo che volevi?” ruppe lei quel silenzio di ghiaccio che aleggiava tra di loro, Wiliams si voltò lentamente verso lei con espressione stupita sul volto, era sorpreso da quella domanda. Già perché non poteva? In fondo non sarebbe andato che tutto a vantaggio del suo piano, dei suoi voleri, sarebbe stata un’ottima opportunità se solo…

“No! Non era questo che avevo in mente!” rispose lui risoluto “Tu non capisci che..”

“Forse tu non vuoi?” lo interruppe Shannen con lo sguardo spaventato per la domanda e per la sfrontatezza con cui l’aveva posta, il cuore le pulsava a ritmo incessante in petto. Lentamente strisciò fuori dalle lenzuola e si fermò accanto a lui.

“Ma tu vuoi!” esclamò, percependo improvvisamente i suoi pensieri, lo fissò negli occhi con il viso a pochi centimetri dal suo.

“Io.. lo sento..” sussurrò tremante. Wiliams arretrò con il capo, era spaventato, si sentiva avvolgere come da un caldo vortice che gli annebbiava la mente e sapeva che quello era l’effetto dei sentimenti umani di quella ragazza. Si sentiva inerme di fronte a lei, non riusciva più a controllare le sue emozioni, lì con lei diventata un semplice uomo. Il vampiro crudele e spietato, assetato di sangue e di potere scompariva dinanzi a quegli occhi cristallini, a quella bocca di ciliegia.

“Per questo sei venuto qui..” continuò Shannen carezzandogli le labbra con la punta delle dita, era decisa a continuare fino in fondo a provocarlo. Wiliams chiuse gli occhi, provò a reagire a scacciare quell’ondata di calore che stava stringendo il suo cuore gelido, ma fu inutile.. era ormai inutile negare a se stesso che era andato da lei per averla e farla sua. Non gli importava più nulla di quello che sarebbe successo, avrebbe ceduto solo quella notte e dopo niente più, perché di quel fragile vampiro non sarebbe esistito più nulla. Al mattino avrebbe reclamato da lei ciò che gli spettava, avrebbe reclamato il suo aiuto e soprattutto il suo potere.

Le prese il viso tra le mani e con decisione la baciò, assaporò le sue labbra morbide, le poggiò le mani sui fianchi e la fece sedere sulle sue gambe provando l’intensa sensazione dei loro corpi a stretto contatto. Risalì con le mani lungo le sue cosce per poi infilarsi nella sottoveste carezzando la schiena, lei rimase senza fiato per il contatto di quelle mani fredde sulla sua pelle calda e si strinse più forte al suo collo. Si scambiarono sguardi d’intesa e si adagiarono tra le lenzuola, febbrilmente si sfilarono qualsiasi tessuto dividesse i loro corpi.

Wiliams steso sopra di lei continuava a torturarle le labbra con profondi baci e ogni tanto lei sentiva contro la lingua la punta tagliente dei suoi canini, ma la cosa assurda era che se da un lato questo un po’ la spaventava dall’altro la elettrizzava molto. Lui si mosse piano e scese a baciarle il seno, a lasciare scie di saliva lungo il suo ventre facendole perdere qualsiasi contatto con la realtà. La sensazione che provava era fortissima amplificata anche dall’empatia, percepiva il piacere di Wiliams premerle sulla pelle come un denso velo di languore. Aprì appena gli occhi e attraverso le lunghe ciglia vide qualcosa di straordinario: la carnagione cerea del vampiro brillava, ardeva di una lucea argentea come se sotto la sua pelle risplendessero raggi lunari, il suo corpo riluceva illuminando la camera buia. Fissò le proprie mani poggiate sulle spalle del vampiro e si accorse che anche lei brillava, di una luce meno bianca e meno forte, emanando un bagliore azzurrino che si andava fondendo con quello argenteo che circondava Wiliams.

Quando i loro corpi si unirono l’energia che li circondava crebbe ancora di più trasformandosi in una bolla luminosa, una piccola alcova al cui interno tutto era dilatato e rarefatto.

Il cuore di Shannen prese a battere freneticamente e il respiro le si spezzò in gola, stava andando in iperventilazione, l’aria era pesante e le emozioni troppo forti da gestire. Si dimenò e poggiò le mani sul petto di Wiliams per allontanarlo, per allontanare la sua energia che la opprimeva.

“Non.. non respingerla..” le sussurrò Wiliams con voce ansimante “E’ solo magia, la nostra magia.. accoglila dentro di te”. Lei fece per obiettare poi provò ad obbedire, si rilassò respirando profondamente e l’energia l’avvolse travolgendola completamente come un’onda calda. Wiliams d’un tratto uscì da lei scivolando ancora più giù tra le sue gambe e con il viso all’altezza dell’inguine prese a leccarle la pelle, una piccola zona della coscia, graffiandola con i denti e pizzicandogliela appena. Shannen alzò la testa e lo guardò confusa, perplessa, si sentiva stranamente vuota e incompleta senza di lui, ma Wiliams non sembrò preoccuparsi minimamente di ciò. Continuò a solleticarle la pelle con la punta della lingua e poi lo fece, la morse trafiggendole la carne sottile con i canini. Shannen strillò e d’impulso cercò di svincolare la gamba ma fu inutile, lui la teneva ferma saldamente sul letto apparentemente senza sforzo. Lei gemette e gli occhi le si riempirono di lacrime, aveva paura, gli bisbigliò tra i singhiozzi di smetterla, di lasciarla stare. Wiliams sembrava non sentirla, per nulla preoccupato le accarezzò dolcemente l’altra gamba con la mano libera come se volesse calmarla. La ferita cominciò a bruciare lì dove era stata morsa estendendosi a tutta la gamba come se sotto la pelle le scorresse lava bollente, inarcò la schiena per il dolore e si riaccasciò stringendo convulsamente tra le mani le lenzuola mentre nella testa le riecheggiava uno strano rumore ovattato, quello della bocca del vampiro che succhiava il suo sangue.

L’agonia durò qualche minuto poi Wiliams si staccò dalla sua gamba e tornò su di lei, dentro di lei muovendosi piano, la baciò sulle labbra e lei assaggiò il sapore del suo stesso sangue, dolce e ferroso. Lui arricciò il labbro superiore mostrando i canini lucenti e si graffiò sul polso dove apparve una riga scarlatta, l'avvicinò alla sua bocca e la costrinse a bere. Lei serrò le labbra e scosse il capo, non voleva assolutamente farlo, ma una leggera goccia le finì sulla lingua... era dolce come nettare, ne voleva ancora. Si ritrovò a succhiare dal suo polso senza sapere come e mano a man che ne ingoiava si sentiva più forte, più felice, più eccitata. Wiliams le sussurrò di lasciarlo andare e lei un po' contrariata obbedì, ora le loro auree splendevano più che mai quasi accecandole gli occhi e tutte le sensazioni erano più forti, amplificate. Sentì il vampiro muoversi dentro lei sempre più velocemente, si unirono tra spasmi e gemiti, movimenti fluidi, raggiungendo l’apice del piacere in un solo sospiro unisono. E  alla fine si addormentarono così, l’uno nelle braccia dell’altro, con impalpabili sorrisi dipinti sul volto.

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