Perchè non è questo che il destino ha in mente per noi due

di Serenella88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Notte di pensieri ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Pensieri di notte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Roma, antica città, ora vecchia realtà ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Il destino ci mette lo zampino ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. C'è chi sale e chi scende ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Più cancelli e più ti resta il segno ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. Il nostro solito Destino ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Quanti segreti che appartengono al mare ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Sapore di mare ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Tutte le strade portano a Roma ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. Benvenuti al mondo ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. Un fratello e una sorella ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. Oltre le distanze ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. Il giorno che non avrei mai voluto ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. Anche il troppo amore fa male ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. Senza di te ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. Ad ogni costo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Notte di pensieri ***


Capitolo 1. Notte di pensieri

Sara

Ed eccomi qua, finalmente sola con i miei pensieri, cercando di trovare una calma che non riuscirò a trovare e tentando di dare risposte a delle domande che anche solo a pensarle mi tolgono il respiro. Sono a Torino da ormai due mesi e presto o tardi nonostante quello che mi dice continuamente Marco dovrò trovarmi una casa tutta per me, e se Dio vorrà non sarà solo per me. Mio fratello e Maria mi hanno aiutato e mi stanno aiutando con tutto l’amore del mondo, ma tra pochi giorni nasceranno i loro gemelli, quando ritorneranno tutti a casa saranno un reggimento e non ci sarà più spazio per me e per il bambino, anzi la bambina che porto in grembo. E’ vero che Maria è una Martini e chiunque ha vissuto in casa Martini sa che loro più sono e più si divertono, più ospitali e caciaroni di loro non ne avevo mai conosciuto, ma 4 bambini e due adulti di questi tempi mi sembra già una famiglia un tantinello numerosa, non vi pare?

Marco se potesse mi sorveglierebbe a vista, povero fratellone mio, tra me, Maria, i bambini e i gemellini in arrivo ha avuto un periodo di forte stress, sto cercando ed ho cercato di pesare su di loro il meno possibile, so anche che lui soffre tantissimo per la mia scelta, glielo leggo negli occhi, ma noi Levi abbiamo una tempra forte, siamo cocciuti e questo lui lo sa bene. Maria, invece, è stata un angelo mi ha sostenuto sempre e comunque, è andata perfino contro Marco, pur di aiutarmi e di difendere la mia posizione.

Io avrei fatto ogni cosa da sola ma purtroppo pure stavolta qualcosa ha deciso per me, anzi per meglio dire qualcuno, nella fattispecie è stato Stefano in qualche modo a “tradirmi”. Lo capisco e probabilmente pure io avrei fatto la stessa cosa perchè nonostante tutto ho dovuto constatare ben presto che avevo bisogno d’aiuto e che proprio tutto, tutto da sola non potevo farlo e nemmeno solo con l’aiuto di Stefano. Per quanto mi voglia bene e per quanto ne voglia io a lui non è una persona di famiglia, e su certi aspetti non potevo investire lui, non poteva essere il mio unico interlocutore.

Ma andiamo con ordine, quando Lorenzo è partito per New York per chiarire i suoi sentimenti con Veronica e per lasciarla, anche io sono andata da Stefano per spiegargli che, purtroppo, non lo amavo nel modo in cui meritava di essere amato lui e che nel mio cuore c’era sempre stato Lorenzo. Mi sono sentita male e lui ha chiamato i soccorsi, Oscar è stato duro con me e mi ha spiegato che il mio problema cardiaco andava tenuto sotto controllo, perché stavo mettendo seriamente in pericolo la mia vita. Lorenzo è tornato la settimana successiva ed io l’ho lasciato, visto che sono stata da Stefano tutto il tempo, fargli credere qualcosa che non era vero non è stato difficile, anche se è stato straziante. Ogni volta che ripenso a quello che ho avuto il coraggio di dirgli e a quello che lui ha detto a me, mi sento andare in mille pezzi. Mi ritrovo a piangere fino a che non ho più lacrime da versare. Ha creduto senza dubbio che fossi ritornata con Stefano ed era proprio quello di cui io avevo bisogno per mettere in atto il mio piano, un paio di settimane dopo ho fatto recapitare dei regali a tutti, dei biglietti per ringraziarli di quello che avevano fatto per me e di tutto quello che mi avevano dato nei mesi trascorsi insieme come una vera e propria famiglia. Ho lasciato una lettera per Lorenzo chiedendogli di perdonarmi, non so nemmeno se l’ha letta. Non so più nulla di lui da tre mesi e non lo rivedo da 5, non ho più chiamato casa Martini e non ho più visto ne parlato con nessuno di loro, tranne Maria, lei è così carina da evitare qualsiasi riferimento possa crearmi dispiacere ma da quanto ho intuito i Martini hanno accettato la mia decisione di allontanarmi e non l’hanno messa in discussione, hanno fatto ciò che gli avevo chiesto: dimenticarmi. Nessuno può immaginare il male che questo mi fa. Ma anche in questo caso ho scelto io e dalle scelte non si torna indietro.

Di sicuro non posso andare a PioggioFiorito bussare alla porta di quella che sento ancora come la mia casa ed implorarli di perdonarmi, di mettere una pietra sopra a tutto quello che è stato. E meno che mai posso andare da Lorenzo anche se è l’unica cosa che desidererei. Ecco proprio per evitare stupidaggini e nostalgie come queste che ho dovuto fare un’altra scelta importante, sono andata via da Roma. Ho messo 524 km di distanza ed ho sperato che bastassero, come se la distanza fisica incidesse su quello che prova il cuore. Quando pensavo di aver messo tutto a posto, di aver in qualche modo sistemato ogni cosa, come sempre ci ha pensato il destino a sconvolgermi i piani. Non il mio cagnone che ogni tanto andavo a trovare sulla spiaggia di Ostia, ma il fato quello che da sempre ha intrecciato la mia vita a quella di Lorenzo fin da quel primo incontro in aereo, ormai avvenuto un anno e mezzo fa. Una sera mentre ero ancora da Stefano, per la precisione stavo preparando la valigia per andarmene, mi sono sentita di nuovo male, ho temuto il peggio e contro la mia volontà Stefano mi ha portato a Villa Aurora, ho pregato tutti i santi che non ci fosse di turno Lorenzo, per fortuna non c’era lui, ho raccomandato a chiunque fosse presente di non divulgare notizie sulla mia presenza in clinica, ho fatto i prelievi e quando Oscar ha avuto i risultati, io non dimenticherò mai più finchè vivrò la sua espressione, la sua espressione quel misto di gioia e di preoccupazione che lo pervadeva.

Ed è così che ho scoperto di essere incinta, non ci potevo credere, non ci potevo credere, anzi ancora oggi a tratti stento a credere che il mio sogno, il sogno più bello e più grande della mia vita si stia compiendo. Mi sono passate mille cose per la testa in pochi secondi, la felicità immensa, la tenerezza nel realizzare che nel mio ventre c’era un bambino mio, nostro, quel desiderio matto e disperato di correre dal padre e dirglielo. Dirgli che il destino oltre al nostro amore, aveva avuto ancora una gioia immensa da riservarci, ma poi ho guardato ancora Oscar e la sua espressione è cambiata rapidamente e radicalmente. E’ stato categorico, avrei dovuto scegliere come se non lo avessi fatto già abbastanza negli ultimi tempi, o me o il bambino, ha tentato di spiegare a Stefano e di fare leva su di lui, ha capito che io ero categorica e irremovibile, ma Stefano mi ha guardato e non ha detto nulla. In fondo, in fondo lui nulla poteva dire, non ci sono volute parole, ma solo uno sguardo ed era tutto chiaro tra noi due, anche l’ecografia lo ha confermato, sei settimane di gravidanza corrispondevano esattamente, questa bambina è stata concepita presumibilmente la notte prima che Lorenzo partisse per New York. E’ nostra. Un figlio mio e di Lorenzo. Nostra figlia. Nessuno può chiedermi di rinunciarvi, nessuno.

E’ stato uno shock, ma io l’ho subito interpretato come un segno, questa bambina è il frutto di un amore, di un grande amore ed ha diritto di nascere e di vivere, a qualsiasi costo, se c’è e perché vuole venire al mondo ed io lotterò con tutte le mie forze per lei. E poi se ha preso almeno un pochino della tempra dei Levi sarà forte e sana e la vita le sorriderà ne sono certa.

Qualche giorno dopo Enrica è venuta a casa di Stefano, lui era uscito da poco ed anche se ho mentito ed ho provato ad allontanarla, Enrica ha capito, menomale che non ha compreso tutto altrimenti sarei stata rovinata già mesi fa, d’altronde io e lei avevamo sempre avuto un feeling particolare, una certa intesa e confidenza, quando mi ha chiesto se ero incinta di Stefano, ho provato a negare ma non ci sono riuscita, almeno non ha sospettato che la bambina è di Lorenzo, non poteva saperlo. Sono crollata, per fortuna solo parzialmente ed ho fatto danni limitati, le ho chiesto, anzi l’ho pregata di non dirlo a lui. E credo che abbia rispettato la mia richiesta, ha convenuto con me che lo avrebbe solo fatto soffrire di più e basta. Ho mentito, ho detto solo bugie, tante bugie lo so, ho omesso, ho negato, ho sottotaciuto ma io non potevo affrontate Lorenzo, non avrei potuto, se poi avesse saputo della gravidanza sarebbe stato solo peggio davvero. Avrebbe sospettato, mi avrebbe chiesto ed io in quel momento non so se avrei retto, probabilmente stremata avrei ammesso tutto, se ero stata così trasparente per Enrica figuriamoci per lui.

Dovevo attuare sempre di più il mio proposito di andarmene via da Roma, volevo solo attendere che passasse il primo trimestre di gravidanza che di solito è quello più rischioso per le primipare, ma la mia gravidanza è diversa dalle altre, speciale anche in questo altrimenti non sarei io, è continuamente a rischio. Stefano, Oscar, luminari di ogni specie hanno provato a convincermi ad abortire e non ci sono riusciti, Stefano allora ha tentato la carta familiare, ecco perché prima dicevo che mi ha “tradito”, ha chiamato Marco, gli ha detto che doveva venire a Roma perché c’era una faccenda delicata di cui doveva parlargli, ovviamente lui, Maria e i bambini sono arrivati e da quel momento in poi un’altra famiglia ed anche il mio fratellone è stato coinvolto nel mio “segreto”. Marco ha dato di matto, Maria, invece, è stata subito più ragionevole, forse perché è una neuropsichiatra anche se infantile o forse perché prima di tutto è una donna, è già madre, ed ora che anche lei è incinta più di nessun altro può capirmi. Ha provato a spiegare a Stefano e a suo marito che una donna è madre già nel momento in cui sente di essere incinta, che per gli uomini è diverso, il legame simbiotico tra madre e figlio è innato, è istintivo, è biologico, è primitivo, al contrario per il padre si sviluppa solo dopo la nascita, in un arco di tempo più lungo. Mi è stata di grande aiuto, lei e Tea sono state preziose per me in quel momento. Marco e Maria sanno tutto, proprio tutto, anche la verità sul padre del bambino, diciamo che in qualche modo loro sono i depositari delle mie volontà, anche perché mi piaccia o no, io lotterò per dare la vita alla mia bambina e so che sarà così, ma purtroppo non so se potrò esserle accanto e loro che saranno i suoi zii devono sapere chi è il suo papà e chi dovrà occuparsi della sua cura affinché il mio sacrifico non sia vano.

Ora sono alla 22° settimana e sostanzialmente procede tutto bene, anche con il cuore malconcio il mio fisico sta riuscendo a sopportare la gravidanza, sto facendo appello a tutte le mie forze per lei, per quanto riguarda la sua crescita e il suo sviluppo sto usando tutte le precauzioni e le prescrizioni che mi danno i medici, per quanto riguarda me le cose vanno un po’ diversamente, ma ho scelto così. Non sono una santa, non sono una martire e l’idea di morire mi spaventa… mi spaventa da morire, ecco! Lo ammetto, ma cerco di esorcizzare la paura, l’ansia, il panico e quando lo sconforto prende il sopravvento ci metto poco per far ritornare tutto sotto controllo, mi basta coccolare la mia pancia che cresce a vista d’occhio e mi basta immaginare la mia bambina ed il mondo diventa meraviglioso, se riesco a dare la vita a lei, allora sì che la mia vita avrà avuto un senso.

Oh mio Dio sono già le 2.00 considerando che domani ho la sveglia alle 6, mi tocca andarmene a letto prima di subito, dubito che riuscirò a dormire, ma devo provare almeno a riposarmi, domani sarà una giornata lunga e stancante ed anche scomoda visto le tante ore che dovrò trascorrere in auto. Marco già si lamenta che chiunque lo vedrà in giro con due donne incinte e due bambini non avrà, di lui, un’opinione positiva, in effetti prolifico sì ma addirittura presunto “bigamo” e con due donne incinte al seguito neanche fosse Rodolfo Valentino! Un po’ troppo anche per il bello e impossibile di casa Levi.

Domani torniamo tutti insieme a Roma, vado da Stefano, è sempre carinissimo e si è offerto di ospitarmi per due settimane, Marco e Maria invece vanno a PioggioFiorito. Io non avrei potuto, c’hanno pure provato a convincermi e sospetto il perché, Marco in cuor suo spera sempre che io cambi idea, che rinunci alla bambina per curarmi e stranamente deve essere convinto che l’unico in grado di farmi cambiare idea è Lorenzo. Nulla di più errato. Anzi semmai l’amore di Lorenzo non può far altro che convincermi che non torno indietro e che la scelta che ho fatto è la migliore.

Maria è in prossimità della data del parto e lei e il mio fratellone hanno deciso di far nascere i  bambini nella loro città, io invece tra pochi giorni ho un consulto molto importante con un professore specializzato per i casi con il mio che è stato promotore in America di una ricerca sperimentale innovativa ed ora vuole attuare i suoi progetti anche in Italia, la sua cura potrebbe essere una manna del cielo per portare a termine con meno rischi la mia gravidanza e per tenere sotto controllo maggiore il mio cuore.

Ora è meglio che tenti di dormire, anche poche ore di sonno mi faranno bene, buonanotte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Pensieri di notte ***


Capitolo 2. Pensieri di notte

Lorenzo


Mi alzo di soprassalto, sono tutto sudato, ancora quel sogno, anzi per meglio dire quell’incubo, ma cosa diavolo vorrà dire? So solo che mi mette tanta tensione addosso, mi angoscia, non faccio altro che chiedermi cosa vorrà dire? Che significa? Il contesto è confuso… sento voci note intorno a me ma non le distinguo bene, mi sembra di essere in clinica, sicuramente in sala operatoria, l’odore del disinfettante che si usa prima di andare al blocco operatorio lo avverto distintamente. E’ nauseante. Ma io non credo che metterò mai più piede in sala operatoria cosa ci faccio lì? Chi c’è su quel lettino, con quei tubi attaccati? Poi mi sembra di sentir piangere, chi piange? Non riesco più a ricordare nulla, nonostante mi sforzi, in genere a questo punto mi sveglio spaventato e prima di ritrovare la calma ci metto un po’.

Meglio scendere di sotto e prepararmi una camomilla, quando arrivo in cucina chiudo gli occhi e prima di riaprirli mi passo una mano sul viso, devo essere masochista questo è chiaro, non so se lo ero già prima oppure lo sono diventato dopo. Sta di fatto che poche persone continuerebbero a vivere in una casa che ha rappresentato il luogo di una storia d’amore che è stata tutto per lui! I ricordi mi uccidono. Per non parlare del fatto che il suddetto amore che è sbocciato con una tale forza da invadermi la vita intera, come una magia, poi puff è andato in frantumi con la stessa rapidità, e i pezzi sono ancora lì sul pavimento ed io fatico a raccoglierli.

Ogni volta che di notte vengo qui, lo so che una parte di me si illude di poter trovare ancora lei, lei che magari è insonne come me, lei con cui parlare, lei che mi consola, lei che mi tira su il morale, lei che mi contagia con la sua allegria, lei che mi asciuga le lacrime e mi abbraccia senza dire una parola.

Invece mi ritrovo sempre solo, con lei come un chiodo fisso nella testa e come una pietra che pesa sul mio cuore schiacciandolo. Lei che ora non può alleviare il mio dolore in alcun modo, perché il mio dolore più grande è proprio lei.

Senza contare, come mi sento, quando mi viene in mente quella notte in cui l’ho trovata in cucina con Stefano oppure le volte che li ho visti baciare o ancora quando lei lo coinvolgeva in qualche sua follia e lui la assecondava senza remore.

Io no.

Non ho fatto lo stesso.

Se Sara non ha scelto me alla fine non è solo colpa sua, sì all’inizio l’ho incolpata, l’ho insultata, l’ho trattata malissimo, ma ormai con il passare del tempo ho capito che una certa dose di colpe le ho anche io, in fondo non le ho mai dato sicurezze sui miei sentimenti, lei c’è sempre stata per me io, forse, non ci sono mai stato per lei, almeno non come ha fatto Stefano. Probabilmente quando mi sono abbandonato a lei, quando volevo vivere il nostro amore senza remore era troppo tardi.

L’ho persa ancor prima di averla, davvero, conquistata.

Lei non ha creduto in noi, non ha dato nemmeno una chance a noi due e questo non cambia, diciamo che a discapito dei sincronismi che avevano caratterizzato il nostro amore nel momento più importante siamo andati fuori tempo, quando era lei a crederci non ha trovato me e quando io volevo disperatamente lei, lei non c’era più.

Non la vedo da circa cinque mesi, sono partito per New York, lei aveva promesso di aspettarmi e invece al ritorno era da Stefano e dopo quella sera, quella sera che mi ha cambiato la vita non l’ho più rivista, mi ha distrutto ed io volevo ripagarla con la stessa moneta, ogni sua parola è stata una coltellata ed io sono stato pessimo, le ho augurato tutto il male del mondo, quello stesso male che in quel momento lei a me non lo stava augurando, me la stava facendo provare. Non so come stia, dove stia, se sia felice, lo spero per lei, anche se il fatto che la sua felicità non sia con me è qualcosa che forse non riuscirò ad accettare mai. Qualche settimana dopo tutti hanno ricevuto dei suoi regali d’addio, io una lettera, l’ho letta una sola volta ed ho volutamente evitato di rileggerla, l’ho accartocciata e l’ho buttata via per sempre, l’avrei imparata a memoria e non è quella che voglio ricordarmi se penso a lei, non so bene le parole che ha usato, ma il concetto era chiaro DIMENTICAMI LORENZO E PERDONAMI SE PUOI.

Sì perdonare posso, in fondo, giuro che lo vorrei, vorrei costringerla ad amarmi ma non è possibile. Posso perdonarla, ama lui non v’è dubbio, e proprio come ho sperimentato io stesso non si può stare con qualcuno che non si ama, neanche se si è condiviso un matrimonio e un figlio. Io non potrei più stare con Veronica e forse con nessun altra finchè amerò lei e lei non potrebbe stare con me visto che ama lui. Di questo posso perdonarla.

Ma dimenticarla? Non può chiedermi di dimenticarla, perché io lo giuro ci sto provando, ma non ci riesco .

Menomale che c’è Tommy nella mia vita, mio figlio e il mio lavoro sono le cose di cui sono ancora orgoglioso. Tommy cresce a vista d’occhio nonostante qualche colpo di testa a scuola sostanzialmente se la cava, la sua media è un classico, rasenta la sufficienza nel primo quadrimestre e poi la raggiunge quasi in tutte le materie nel secondo.

In amore meno deciso il figliolo, avrà preso da me? Non glielo auguro altrimenti rischia davvero di ritrovarsi un cuore a pezzi come quello di suo padre. Tra pochi giorni tornerà Giada si fermerà a Roma per due settimane e verrà a stare da noi, non lo so perché ho avuto l’impressione che Tommy non abbia fatto proprio i salti di gioia a questa notizia, anzi mi è sembrato piuttosto perplesso eppure quando glielo avevo chiesto l’ultima volta mi aveva detto che non erano tornati insieme ma che avevano stabilito un rapporto perlopiù amichevole. E poi l’altra sera ho intercettato uno sguardo tra lui ed Elena che era molto diverso dal solito, avevano una luce particolare, non lo so perché ma anche solo per un istante mi hanno ricordato la complicità che c’era tra me e Sara e questa cosa non mi piace per niente.

Chiederò agli zii e ad Ave di darmi una mano per capire se c’è qualcosa che mi sta sfuggendo, no… no meglio solo ad Enrica e ad Ave, zio Libero si preoccupa, va in ansia, meglio non agitarlo, una storia tra i suoi due nipoti adolescenti? Assolutamente no! Come minimo zio Libero chiama mio cugino Lele e lo fa ritornare da Parigi, Veronica da New York non prima di aver messo sotto chiave Elena e aver cambiato la stanza a Tommy per evitare che si incontrino di nascosto. Forse il mio è solo un presentimento sbagliato. D’altronde le ultime vicende dimostrano che in amore sono un impiastro, ci capisco poco e nulla.

Sul lavoro, invece, sto decisamente migliorando, la sala operatoria è ancora un tabù, ma un chirurgo può trovare delle gratificazioni lavorative anche in altri ambiti, la ricerca per esempio, tra pochi giorni rientrerà a Roma, il professor Scarfoglio, Emilio è italiano come me e ci siamo già incrociati a New York, avevo già avuto modo di confrontarmi con lui per la sua ricerca e per la cura sperimentale che ha introdotto in America, ora vuole istituite un gruppo scientifico anche qui a Roma e mi ha chiesto una collaborazione. Ci incontriamo la prossima settimana nella clinica dove lavora lui e ne discutiamo. Questo non significa che lascio Villa Aurora, solo che impegnerò il mio tempo su due fronti e visto che il tempo non mi manca di certo e soprattutto il bisogno di tenere la testa occupata in questo momento è fondamentale, spero di trovare un accordo per iniziare questa nuova avventura.

Sempre a proposito di ritorni, domani arrivano anche Maria, Marco e i piccoli, gli zii non ci stanno più nella pelle, anche a me fa piacere, in fondo ultimamente in questa casa eravamo rimasti troppo pochi, che sfizio c’è, svegliarsi al mattino e sapere che ad un preciso orario il bagno è per forza di cose libero?

Anche in clinica fremono tutti, Tea non ci sta più nella pelle, è felice di occuparsi del parto di Maria, avere due gemellini non è mica uno scherzo! Avere un figlio, un’idea che non mi sfiorava più la mente da un secolo, quando è arrivato Tommy io e Veronica eravamo giovanissimi, è stato tutto così travolgente, a tratti confuso, a tratti divertenti, a tratti estremamente faticoso. Talvolta ci sentivamo così insicuri, temevamo di non essere dei buoni genitori, ci preoccupavamo di mille cose anche le più stupide ed insignificanti e certe volte abbiamo perso di vista la cosa più importante, goderci quei momenti perché fuggono via e non tornano più. Sì abbiamo commesso degli errori, ma tutto sommato con Tommy abbiamo fatto un buon lavoro, io negli ultimi tempi sento di avere una sintonia con lui, un feeling che mi piace, che mi gratifica e spero che per lui possa essere un punto di riferimento, quello a cui se sei nei guai o ti ci stai infilando ti senti tranquillo di andarglielo a raccontare, sapendo di trovare una spalla su cui piangere, un appiglio a cui aggrapparti, una persona fidata che ti darà un consiglio senza per forza condannarti.

Io mi sentirei pronto ad avere un altro figlio, di sicuro avrei molta esperienza, viste le tribolazioni che mi ha fatto passare Tommy, certo magari farei anche gli stessi errori, ma oggi sento di avere una maturità che mi permetterebbe di godere la gioia dell’arrivo di un bambino in maniera diversa, più profonda.

Alzo lo sguardo e guardo l’orario, le tre? Oh, diamine! Ho bevuto una doppia camomilla, speriamo faccia effetto, ma a pensarci bene forse avrei bisogno di altro. Se mi ritrovo in questa cucina alle tre del mattino, ripensando a Sara, al mio rapporto con Tommy, al lavoro, al ritorno dei miei cugini e finisco pur per fantasticare su un altro figlio dopo che il mio matrimonio è irrimediabilmente finito e la donna che amo convive felicemente con un altro, cosa vuoi che possa acquietare una doppia camomilla? Un consulto psichiatrico, forse, mah…

Torno in camera e ci provo a dormire, buonanotte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Roma, antica città, ora vecchia realtà ***


Capitolo 3. Roma, antica città, ora vecchia realtà

Casa Martini

Siamo tutti riuniti per la cena intorno al tavolo, Libero è come di consueto a capotavola, Enrica alla sua destra, Ave alla sua sinistra, le sue ancelle come le ho ribattezzate, Tommy è accanto a me da un lato, Elena di fronte a lui, non si guardano granché, ma io sono sempre dell’opinione che questi due qui meglio tenerli d’occhio, dall’altro lato c’è Bobò vicino a lei.

“Quindi di Marco e Maria ancora non si hanno notizie, vero?” chiede ansioso Libero.

“Tesoro te l’ho detto, me l’hai già chiesto un quarto d’ora fa, stanno arrivando, saranno qui a momenti”

“E te lo richiedo ogni quarto d’ora finchè non li vedo arrivare”

“Signor Libero gliel’ha detto anche la signora Enrica, saranno qui a momenti, non si agiti, su” risponde con il suo accento tipicamente veneto anche Ave.

“Io non sono agitato, solo che si fredda il pollo ed è un peccato”

“Zio stamattina eri preoccupato per la colazione, a pranzo per le lasagne, ora per il pollo?” intervengo per far notare a Libero che forse un tantino agitato lo è davvero.

“Sì perché è da stamattina che aspettiamo, arrivano a momenti, a momenti ma questo momento non arriva mai”

In quel frangente la porta sul retro, quella che da direttamente sulla cucina si apre “Ciao famiglia, ci stavate aspettando?” chiede raggiante Maria con il suo bel pancione, tiene per mano Palù, poco dopo è seguita da Jonathan e da Marco che ha a tracolla una grande borsa “Martini, buonasera” dice fingendo di asciugare il sudore dalla fronte e facendo chiaramente intuire che il viaggio è stato faticoso.

Gli altri fanno a gara per abbracciarli, Ave e Libero prima di tutti, i due esuberanti della famiglia d’altronde sono loro, poi tocca ad Enrica, ai ragazzi ed infine li saluto anch’io.

Ovviamente li hanno riempiti di domande sul loro pseudo ritardo, diciamo che erano attesi in tarda mattina, al massimo a pranzo e sono arrivati a cena e non gli è concesso nemmeno il beneficio di avere al seguito due bambini ed una donna incinta di due gemellini quasi al termine della gravidanza. I Martini sono tremendi.

Ci riaccomodiamo tutti insieme a tavola.

“Maria, tesoro mio, ma non è che non sei stata bene durante il viaggio?” chiede Libero carezzandola

“No, nonno, sto benissimo, mai stata meglio” risponde Maria sorridendo

“Menomale tesoro, si vede dal viso che sei tranquilla, rilassata” osserva Enrica

E poi arriva la voce della verità, Johnny che ci tiene a precisare “Veramente è stata zia Sara a sentirsi male...”

Io a quel nome sussulto e Marco tossisce nervosamente, stava bevendo e gli è andata di traverso l’acqua.

Jonathan stava continuando ma il padre purtroppo l’ha interrotto, non capisco perché nessuno chieda spiegazioni in merito e allora d’istinto lo faccio io, io che dovrei solo stare zitto “Sara?” chiedo guardando Marco, ma a rispondermi è Maria “Si… si Sara era con noi, siamo ritornati insieme, ha trascorso un periodo a casa nostra a Torino ed ora siamo tornati insieme a Roma”

Ho come l’impressione che Maria speri che questa spiegazione lasci cadere l’argomento, ma adesso è l’altra voce dell’innocenza ad intervenire “Povera zia ha cercato di non farci preoccupare, ma il suo stomaco ha fatto i capricci, forse perché la macchina ha dato fastidio al ba…”

Ed anche stavolta è Marco ad interromperla, ma non tossendo facendo peggio parlando “La macchina, sì la macchina le ha dato disturbo e quindi ci siamo dovuti fermare ed ecco perché abbiamo fatto tardi” dice concitato.

I ragazzi danno poca importanza al dialogo, i bambini hanno visto spegnere la loro voglia di raccontare dai genitori, Libero ed Ave guardano Enrica e stranamente non fiatano, loro, loro che di solito s’impicciano di tutto e di tutti, non sono incuriositi proprio stavolta che si parla di Sara.

Io ancora continuo “Ma adesso il malessere è passato? Dov’è? Posso sempre darle un’occhiata se serve” non ho intenzione di mollare, i cazzotti li voglio prendere tutti uno ad uno fino alla fine. Miro evidentemente ad arrivare al K.O. Sul fatto che mi preoccupi che sia stata male e che mi sono offerto di visitarla posso pure passarci su, sono un medico diciamo pure che è deformazione professionale, ma sul perché chieda dove sia, è sicuramente dovuto al fatto che sono idiota e che quel consulto dallo psichiatra che paventavo ieri sera mi serve molto più e molto prima del previsto.

“Si… si certo… tutto bene” mi risponde Maria e lo fa solo parzialmente ignorando il quesito cui, forse, tenevo di più “Dov’è?”

E allora interviene Enrica “Sono cose che succedono quando si fanno parecchie ore di auto, indisposizioni passeggere, ora credo che Sara sia da Stefano e dopo una bella dormita si sentirà sicuramente meglio”

Non replico più perché giustamente sto cercando di capire da quando sono diventato veramente masochista, cosa mi aspettavo che mi fosse risposto? E’ da Stefano, dove altro poteva essere altrimenti e che cosa l’ho chiesto a fare io? E soprattutto quale visita volevo fare? Qua l’unica visita che occorre è per confermare che sono notevolmente cretino! Sara ha già qualcuno che si prende cura di lei e quel qualcuno non sono io e non posso essere io, c’è Stefano nella sua vita, c’è Stefano accanto a lei. Punto e basta.

Poco dopo gli altri si spostano in salotto per le consuete chiacchiere dopocena, io invento una scusa e mi ritiro, non ho voglia di sentire i loro discorsi, meno che mai se dovesse spuntare qualcosa su Sara di nuovo, per stasera è andata così e non voglio più pensarci, mi serva da lezione perché nei prossimi giorni sarà nominata sicuramente, anzi molto probabilmente la rivedrò in clinica per il parto di Maria, in fondo, i gemellini sono anche nipoti suoi. Meglio tenere la bocca chiusa se dovessi ancora sentir parlare di lei, meglio evitare le stanze per la degenza delle partorienti quando toccherà a Maria, giusto per precauzione, anzi forse il nuovo impegno con Scarfoglio è proprio quello che ci vuole, prendere delle boccate d’aria fuori dalla clinica mi farà bene.

E nonostante tutto, nonostante i miei propositi di non far intuire quanto ancora mi bruci quella ferita, nel cuore c’è ancora lei, lei che non lascia più ragionare in pace la mia testa, lei che tento di ignorarla, di criticare, di allontanare, di sminuire, ma è sempre lei che mi manca disperatamente, che credo ancora sia la donna che ho sempre desiderato di avere e che non sapevo di volere, lei che è l’unica cosa che ora vorrei. E invece lei stasera è nella casa in cui convive con lui, stanno insieme, condividono le piccole e le grandi cose, faranno i loro progetti, vivranno il loro amore, mentre io sono ancora qua, sono geloso, sono illuso, sono deluso, sono amareggiato, sono ancora perdutamente innamorato di lei.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Il destino ci mette lo zampino ***


Capitolo 4. Il destino ci mette lo zampino

 

Sara

Casa Valenti

Stefano: “Sara tutto bene?” mi chiede bussando alla porta “Ma quanto è premuroso questo ragazzo, mi sta coccolando come forse non mi è mai capitato in vita mia”.

“Si… si benissimo, arrivo” poco dopo lo raggiungo in cucina “Che bella colazione, grazie, tutta per me?” commento osservando le fette biscottate, il latte, il caffè, la spremuta, uno yogurt.

“No, veramente è per la bambina” mi risponde lui.

“Simpatico, davvero! Alla bambina faranno pure bene tutte queste cose, ma io diventerò una mongolfiera”

“Ma smettila, che sei in formissima e poi la gravidanza ti dona, lo sai?”

“Oh Stefano, grazie tu si che sai come lusingare una panciona che deve fare i conti con la sua autostima”

“Stai meglio adesso?” mi chiede di nuovo lui.

“Si molto, grazie! Ma non è che in tre minuti esatti cambi chissà cosa, sto proprio come tre minuti fa, anzi ora con lo stomaco decisamente più soddisfatto”

“Hai ragione sono un po’ apprensivo” ammette lui

“Il tuo concetto di “po’” sarebbe da rivedere.”

“Però l’altra sera quando sei rientrata da Torino, eri pallida, con il viso smagrito, mi sono veramente preoccupato e se fosse stato per me, ti avrei portato in ospedale”

“Stefano frena frena, mi rimangio tutto sulla tua capacità di innalzare l’autostima, stai perdendo punti amico mio e sul fatto che mi avresti portato in ospedale, penso che se fosse stato per te sarei ricoverata ininterrottamente da 5 mesi circa. Dai rilassati”

“Va bene proverò ad essere meno soffocante, però sono preoccupato perché non posso accompagnarti alla visita con il professor Scarfoglio, io ti prometto che farò di tutto per raggiungerti il prima possibile, ma non credo di riuscirci”

“Tu sei un angelo, ma non è necessario che mi accompagni, guarda che so cavarmela anche da sola e poi te l’ho detto passo prima per Ostia, voglio andare a trovare Destino, povero cagnolone non lo vedo da un pezzo e mi manca tantissimo. Poi vado in ospedale e dopo magari ci sentiamo e mangiamo qualcosa insieme a pranzo, nel pomeriggio, invece, incontro Marco, Maria e i bambini al parco mi faranno il terzo grado anche loro sul consulto con il professore. Marco voleva far spostare l’ultima ecografia a Maria per venire con me, quello pure non scherza, mica ragiona tanto”

“Senti chi parla! Sarà una caratteristica di famiglia”

Rido e gli do dello scemo, poco dopo mi preparo e prendo il mio taxi che mi aspetta di sotto, nel frattempo fino a che non ho richiuso la portiera Stefano mi deve aver fatto mille raccomandazioni, alcune anche ripetute più volte, sono tentata di accendere il telefono e registrare tutto quando parla il dottore così potranno ascoltare pure loro le sue esatte parole che chissà come mai io immagino già, sono le stesse che sento da mesi ormai.

 

Spiaggia di Ostia

(Lorenzo)

Questo posto è magico, mi trasmette una calma straordinaria, nonostante sia un luogo di ricordi, dei nostri ricordi, mi da la carica e mi fa sentire meno fragile, più forte. E poi come suo solito compare lui che mi corre incontro e comincia a chiedere le mie attenzioni, le mie coccole “Eccola qua la tua pappa. Eccola qua, dammi il tempo di versartela nella ciotola” ma lui ha voglia di giocare, di leccarmi e in men che non si dica stiamo giocando sulla sabbia ed io dopo come ci vado in clinica? “Cagnone dispettoso!” ci facciamo una corsetta insieme e poi guardo l’orario, è già tardi purtroppo, lui si ferma a mangiare, io lo accarezzo ancora un po’ e poi lo saluto. Ci vediamo presto, tra due o tre giorni al massimo e sono qui.

 

***

(Sara)

Ah finalmente ci sono! Spiaggia mia quanto mi sei mancata! Sapessi quante volte ti ho pensato nelle serate uggiose dell’inverno torinese, mi sarai tornata in mente tantissime volte… anzi se proprio devo ammetterlo ogni santo giorno, ho ripensato a tutte le volte che sono venuta qua. La prima volta ero con Lorenzo e stavamo cercando Tommy ed Elena, la tensione era fortissima, lui era incacchiato davvero ed io non sapevo come abbassare i toni, Tommy l’aveva fatta grossa, ma in fondo era solo una ragazzata e Lorenzo, come al solito, l’aveva presa come un affronto personale, come il capriccio di un bambino viziato a cui doveva dare la punizione. Poi ho incontrato Destino e non ho resistito, mi sono lasciata trascinare dalla voglia di giocare con lui e di fare un bagno insieme e lo so che Lorenzo mi ha rimproverato tutto il viaggio di ritorno, ma il nervosismo dopo si è affievolito e credo proprio che il musone abbia anche fatto lo sforzo di sorridere. Quando siamo ritornati qui noi due da soli, invece, è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Ci ho ripensato milioni di volte a noi due, a quando eravamo qui, alle parole che ci siamo detti, a com’eravamo felici, forse non avevo mai visto Lorenzo così felice in tanti mesi, io non lo ero mai stata tanto in tutta la mia vita. Era così dolce, mi sono sentita la donna più fortunata della Terra, anche se ero ben consapevole che i battiti accelerati del mio cuore non erano solo per il nostro immenso amore. Lui non voleva partire ed io non avrei voluto lasciarlo andare eppure sono 5 mesi che non siamo più insieme e mi manca troppo. E’ insopportabile! A Roma poi e in posti come questo non riesco a fare a meno di pensare a lui!

A volte non so se siano i posti a farti mancare una persona a farti ricordare ogni piccolo dettaglio di lei o semplicemente siamo noi a pervadere i contesti della persona che ci manca, leghiamo la sua immagine, il suo viso, le sue abitudini a quel luogo, a quel momento, a quella situazione e dopo non siamo più in grado di distinguerli, di separarli. Passi pure per gli ambienti, ma il tempo? Il tempo non dovrebbe attenuare la nostalgia? Come fa a mancarmi ancora così?

Mentre sono assorta nei miei pensieri, non mi sono accorta che Destino è arrivato, si è messo accanto a me che sono seduta sul tronco di un albero poggiato a terra e mi sta leccando le mani. Non vi dico la mia felicità, me lo spupazzo tutto, mi ha riconosciuto subito il mio cagnolone, ci divertiamo a giocare un po’, correre non posso proprio correre, tra la pancia, il caldo e il riposo che devo osservare, ma lui si accontenta e mi sta sempre vicino. Ho come l’impressione che sia un po’ stanco “Batti la fiacca, eh pigrone, non ti va di andare a prendere il bastone da solo? Che hai fatto avventuriero?” gli chiedo giocando con le sue orecchie, poi mi avvicino a quella che è una ciotola più in là, sotto una sorta di capanna fatta di rami, e noto che non è vuota. “Ah ma allora ho capito tutto, ti sei già divertito con qualcun altro, eh bravo!” mi fingo offesa e lui è buffissimo perché capisce e mi coccola “Ma che dici devo essere gelosa? Chi è quest’altra o forse quest’altro che ti porta da mangiare? Tu vuoi più bene a me non è vero?” Mi lecca il viso ed io credo che sia un po’ ruffiano “Va bene, va bene perdono te e lui o forse lei non lo so, ma solo perché sono stata via parecchi mesi e ha fatto bene a prendersi cura di te. Però sappi che tu sei sempre il cagnolone! Infatti, io non ti avevo portato semplicemente da mangiare, guarda qui? Un osso di gomma tutto per te, così potrai giocarci quanto vuoi e ti sentirai meno solo, anche se ripensandoci, forse la compagnia non ti manca, eh? Furbetto”

Resto un altro pò con lui e poi mi rendo conto che è tardi, devo tornare a Roma per la visita con il professore, lo saluto e gli prometto che ci vedremo presto, molto presto, tra due o tre giorni al massimo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. C'è chi sale e chi scende ***


Capitolo 5. C'è chi sale e chi scende

 

Roma

Clinica “Viale dei Fiori”

Lorenzo

Ho appena finito il mio colloquio con Emilio Scarfoglio, parlare con una persona del suo spessore, del suo sapere scientifico è sempre stimolante, poi Emilio è così simpatico, alla mano, non ti mette mai in soggezione, ha sempre la battuta pronta, anche se quando si tratta di lavoro è rigoroso ed inflessibile. Farò parte del suo gruppo di ricerca, nella fattispecie coordinerò l’equipe addetta della sperimentazione del farmaco, altri si occuperanno della sua produzione, dello sviluppo. Emilio ha fiducia in me ed io ne sono orgoglioso, non voglio deluderlo. Un nuovo impegno lavorativo mi permetterà di prendere una boccata d’aria fresca e non credo possa farmi male. Mi dirigo all’ascensore, è ora di andare a Villa Aurora.

 

Sara

Maledetto panico che mi assale sempre ogni volta che vedo un ospedale, beh diciamo che non mi capita sempre, ma solo quando so che in quell’ospedale ci andrò come paziente! Uffà, entro nella hall ed una signorina molto gentile mi accoglie e mi indica il piano e il numero della stanza in cui potrò trovare il professore. Mi guardo intorno da un lato le scale dall’altro ascensore, beh quarto piano, andrà meglio l’ascensore. Mi avvio lì e lo prendo, è uno di quelli da ospedale proprio! Grandissimo, moderno, grigio, salgo e premo il piano 4. Pochi minuti, il display indica 1… poi 2… poi stop, si spengono i neon e si accende la luce d’emergenza. “Fantastico sono rimasta chiusa dentro!” Guardo il cellulare, magari posso avvertire qualcuno, ovviamente non c’è linea per chiamare, un classico!

 

Lorenzo

Ripasso mentalmente la giornata che devo affrontare, prima la clinica, poi palestra con Tommy, ormai è diventato un appuntamento fisso il nostro, vedo i piani scorrere sul display dell’ascensore 3…2… stop, il quadro va in tilt e si spegne tutto, poco dopo si ripristina l’illuminazione ma è solo quella d’emergenza, black out? Beh una clinica così all’avanguardia e non è andato ancora in funzione il generatore alternativo? Mah! Prendo il cellulare ed ennesimo colpo di fortuna, si spegne, è morto. Straordinari smartphone! Questi aggeggi collegano due punti estremi della sfera terrestre e poi quando ti servono, hai sempre la batteria scarica!

 

Sara

“Ehi… EHI C’è QUALCUNO?” mi sono attaccata al bottone con la campanella per far scattare l’allarme, non sono ancora in ansia vera e propria ma questa situazione non mi piace per niente. “VOGLIO USCIRE DI QUI, VI PREGO, FATE PRESTO!” ma perché nessuno mi da un segnale? Ma cosa diamine è successo? Almeno se ne sono accorti che c’è una donna chiusa in ascensore?

 

Lorenzo

Sento abbastanza distintamente la voce di una donna, inizialmente penso che sia l’hostess di accoglienza o qualcuno del personale che in qualche modo vuole rassicurarmi e dirmi che è tutto sotto controllo e che tra pochi minuti sarò fuori di qui, ma poi le sue parole mi diventano più nitide, sta chiedendo aiuto anche lei? Ma che succede?

>>> Sara: “QUALCUNO MI SENTE? Vi prego, rispondetemi”

Lorenzo: “CI SONO ANCHE IO QUI, STIA TRANQUILLA NON è SOLA” cerco di rassicurarla e mi rendo conto benissimo di come si sente poiché sto vivendo la sua stessa situazione. Ho capito chi è, deve essere qualcuno rimasto bloccato come me nell’ascensore accanto, come i grandi ospedali, i grandi hotel, qui ci sono due ascensori contigui e come si è fermato il mio che scendeva, si deve essere fermato anche il suo che saliva.

(Sara) “C’è qualcuno, allora? Non sono sola, ma dov’è? Chi è lei? Perché non mi aiuta a venire fuori da qui? La prego non mi piace la sensazione di essere imprigionata, io sono uno spirito libero”

(Lorenzo) “Si avvicini, si avvicini alla parete, quella dove c’è la tastiera, così la sento meglio e possiamo abbassare di qualche tono la voce, nel frattempo continuiamo a premere il campanello d’allarme, almeno qualcuno verrà ad aiutarci”

(Sara) “Eccomi, ma lei dov’è? Non è fuori che sta cercando di far ripartire sto coso?”

(Lorenzo) “No, sono nell’ascensore accanto, bloccato proprio come lei!”

(Sara) “Ah! Bella sfortuna davvero! Beh almeno possiamo farci compagnia, le va?”

(Lorenzo) “Va bene… va bene… è ancora molto agitata? Prima urlava come una matta”

(Sara) “No… beh si… forse un pochino, io di solito non do di matto così, oddio forse faccio pure peggio, però non lo so che mi prende devono essere gli ormoni, la gravidanza non lo so, ma se solo penso all’idea che sono chiusa qui e non posso uscire, mi viene il panico”

Qualcuno dall’esterno li avvisa che sanno della loro presenza in ascensore e che hanno già allertato i servizi preposti, pochi minuti e cercheranno di farli uscire.

(Sara) “VOGLIO USCIRE!!!!” Ricomincio ad urlare perché invece di sentirmi più tranquilla ora che mi hanno ricordato che sono chiusa dentro, mi sento peggio!

(Lorenzo) “Non ci pensi, dia retta a me non ci pensi… si convinca che può uscire quando vuole, che non ci siano problemi di alcun tipo e parliamo d’altro se vuole, così si distrae, va bene?”

(Sara) “Si parliamo d’altro però io l’avviso, quando sono nervosa, parlo tanto, se comincio non la finisco più non dica dopo che non l’avevo avvertita”

(Lorenzo) Sorrido come un cretino e penso “Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza, ahimè!”

(Sara) “C’è ancora? Ha già rinunciato ad ascoltarmi?”

(Lorenzo) “No… no sono qui, ho capito male oppure lei è incinta?”

(Sara) “Si sono incinta, poco più di 5 mesi”

(Lorenzo) “Ah capisco, che bello, è suo marito o il suo compagno è qui in clinica, nei paraggi? Magari può chiamarlo, la farebbe sentire più serena, il mio è scarico e non da segni di vita”

(Sara) “Sono da sola e comunque anche se fosse carico, non c’è linea, solo chiamate d’emergenza ma non mi pare il caso visto che hanno già avvertito i soccorsi, poi magari se li chiamo anche io li distraggo e li faccio ritardare e…”

(Lorenzo) “Eh… eh… è maschio o femmina?” domando a bruciapelo per distoglierla dalla sua ansia e gli chiedo della gravidanza perché è l’unica informazione che so di lei.

(Sara) “Femmina, è una femmina” ripeto respirando forte

(Lorenzo) “Ah, una bambina, come si chiamerà?”

(Sara) “Non c’ho ancora pensato veramente”

(Lorenzo) “Capisco, quindi era qui per una visita?”

(Sara) “Si, esatto, anche lei?”

(Lorenzo) “No, decisamente no, io sono un medico”

(Sara) “Ma davvero? Lo sa che questa cosa mi tranquillizza molto di più dottore?”

(Lorenzo) “Beh anche se la situazione è un po’ particolare, parliamo ormai già da un pò e non ci siamo ancora presentati, io sono L…”

Le luci si riaccendono interrompendo Lorenzo ed anche la pulsantiera dell’ascensore s’illumina nuovamente in modo normale.

“Dottor Martini, Signora Levi mi sentite?” Perfetto, ciò che non hanno fatto loro in mezz’ora ci ha pensato a farlo il vigile del fuoco in una sola frase dall’esterno degli ascensori.

(Lorenzo) “SARA?” chiedo passandomi una mano nei capelli e scompigliandomeli tutti.

(Sara) “LORENZO?” domando mettendo subito dopo una mano davanti alla bocca. Non è possibile.

(Vigile del Fuoco) “Adesso l’ascensore si rimette in moto e vi conduce al piano che avevate selezionato, solo un paio di minuti e sarà tutto finito”

L’ascensore infatti riparte e nonostante loro due cerchino di chiamarsi ancora non riescono più a sentire l’uno la voce dell’altro.

(Sara) Arrivo al quarto piano e trovo un assistente del professore che si scusa per l’inconveniente, cerca di rassicurarmi e mi conduce nella stanza del luminare.

(Lorenzo) Giungo nell’atrio, mi accoglie la receptionist, la ragazza cerca di spiegarmi che il black out nonostante l’immediata accensione del generatore d’emergenza ha mandato in tilt la centralina dell’ascensore, ma non me frega un bel nulla, chiedo a che piano si trovi GINECOLOGIA in questa clinica, il sesto, faccio le scale di corsa cercando di raggiungerla, ma anche guardandomi più volte intorno non la trovo.  Mi avvicino ad una finestra e prendo una boccata d’aria, ma cosa ci faccio io ad inseguire ancora lei? Lei che sta avendo un figlio, una figlia per l’esattezza, da un altro? Riscendo nuovamente le scale e mi dirigo a Villa Aurora. Possibile che il luogo che doveva diventare la mia boccata d’ossigeno me l’ha fatta “ritrovare” nuovamente dopo tanti mesi?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Più cancelli e più ti resta il segno ***


Capitolo 6. Più cancelli e più ti resta il segno

Villa Aurora

(Lorenzo) Arrivo a Villa Aurora, sono nervoso, molto nervoso, oggi in palestra giuro che il sacco lo sfondo per quanta rabbia sento dentro, alzo il capo e vedo nei giardinetti che circondano la villa Elena e Tommy che parlano, lui sembra volerla convincere di qualcosa mentre lei resta ferma sulla sua posizione. Bel caratterino la cuginetta! Mi avvicino, questi due continuano a non raccontarmela giusta, “Tutto bene?”

“Papà, ciao, si… si tutto bene”

“Ciao” è telegrafica lei

“Tu stai bene?” osserva mio figlio “Hai una faccia!”

“Mai bella quanto la tua, mi spiegate che state facendo qui?” chiedo arrivando al punto

“Siamo venuti con i nonni per l’ultima ecografia di Maria” cerca di spiegare Elena

“Suppongo, però, che l’ecografia si stia tenendo dentro, dove sono anche tutti gli altri, voi perché fuori?”

“Volevamo prenderci una boccata d’aria, pà! Non farla lunga, andiamo dentro su, avranno finito”

Entriamo tutti e tre insieme nella hall, d’istinto mi metto tra di loro, poi un giorno o l’altro capirò che sta succedendo tra questi due.

Dallo studio di Tea escono Libero ed Enrica visibilmente emozionati, sono seguiti da Ave che tiene per mano i bambini, Bobò è con Alice nell’atrio. Libero piange e questo non mi meraviglia di sicuro.

“Zio, problemi?” domando per sicurezza

“No, Lorenzo no, solo che siamo al quinto, sesto, no forse settimo pronipote, insomma tanti, mica uno scherzo? Il tempo passa ed in momenti come questi ti rendi conto di quante cose belle ti circondano. Abbiamo fatto tanta fatica, però abbiamo avuto anche così tanta gioia in cambio”

“Dai caro non essere melò come tuo solito” osserva Enrica

Si aggiungono anche Marco e Maria e lei dice “Nonno ma già piangi come una fontana? E quando nascono che facciamo? No, no forse ho capito stai piangendo perché potrebbero nascere una settimana prima, sei già preoccupato per quando arriveranno a casa?”

(Lorenzo) Gli altri ridono e io guardo loro, poi guardo Marco e mi viene spontaneo dargli la stoccata “A proposito di nuovi arrivi, ho saputo della lieta notizia, auguri! Ora che Sara e Stefano aspettano un figlio tu diventerai zio”

(Marco) rimango di stucco. Guardo Maria e poi di nuovo lui, credo di dover aprire bocca per rispondere, ma cosa devo dire? E soprattutto Lorenzo cosa sa realmente? Come lo sa? Io sto per diventare zio, è vero, ma non Stefano e lui che sta per diventare… blocco il flusso dei miei pensieri e rispondo “Grazie… Grazie” taglio corto

(Lorenzo) li guardo nuovamente tutti ed ora è lampante “Ah ma allora adesso capisco, lo sapevate già! Bene sono contento di essere stato proprio l’ultimo a sapere le cose. Che imbecille!” dico andandomene

“No Lorenzo, aspetta, ascolta” cerca subito di trattenermi Libero.

“Lorenzo” mi chiama anche Enrica e il modo in cui lo fa mi da l’impressione che sia proprio lei quella che sapeva.

“Non c’è bisogno che ascolti nulla, non c’è bisogno che nessuno si giustifichi, tra me e Sara ammesso che ci sia stato qualcosa, è passato, finito, dimenticato, ne potete parlare, vi potete incontrare, anzi può venire anche a casa con Stefano se a voi fa piacere, ma ci mancherebbe altro, d’altronde quella è casa vostra, se sono di troppo posso anche andare via io, non ci sono problemi, davvero”

(Libero) “No Lorenzo, lo vedi che, invece, c’è bisogno che ascolti?”

(Marco) devo stare zitto, devo stare zitto altrimenti sbotto, ma appena incontro la mia sorellina devo capire a che gioco sta giocando, prima s’isola dal mondo intero per non vederlo, per non fargli scoprire della gravidanza e poi adesso lui lo sa, mah! E comunque se non la smette gli rispondo io al signorino “Ammesso che tra lui e mia sorella ci sia stato qualcosa?” E la figlia che lei sta cercando disperatamente di far nascere sana a discapito della sua vita e del loro amore che cos’è?

(Libero) “Noi a Sara vogliamo bene e tu lo sai, ma non è che ci vediamo di nascosto o facciamo i complotti alle tue spalle e ti trattiamo da bambino scemo, mi dispiace se pensi questo”

(Lorenzo) respiro profondamente e cerco di calmarmi

(Enrica) “Sara si è confidata con me qualche tempo fa poi l’abbiamo persa di vista, non te l’abbiamo detto perché non volevamo farti soffrire, solo questo”

(Lorenzo) “Va bene… va bene… lasciamo perdere, non è nemmeno necessario parlarne o discuterne, ora, se volete scusarmi, devo cominciare il mio giro di visite”

Primo pomeriggio. Parco.

Sono seduta al chiosco e bevo una spremuta, ripenso alle parole di Scarfoglio, il suo farmaco ha davvero grandi potenzialità ma c’è un grosso problema temporale, in Italia non sarà disponibile prima di due mesi e non può essere importato dall’estero, farmelo somministrare in America significa affrontare un viaggio che ora nelle mie condizioni non posso permettermi, mi affaticherebbe troppo e se mi affatico io a subirne le sofferenze è la mia bambina. Tra due mesi io dovrei essere al settimo mese di gravidanza, ma non so davvero cosa sarà accaduto, nessun medico può prevederlo, diciamo che ci sono diverse possibilità, potrei essere ancora incinta ma con notevoli difficoltà viste le mie condizioni, potrei aver dato alla luce la mia bambina e magari tenerla vicina mentre sto cercando di superare la mia malattia, oppure potrebbe esserci lei ma non io. Bevo tutto di un fiato, che tristezza pensare che praticamente con la mia vita potrei fare count down. Marco, Maria e i miei adorati nipotini mi distolgono dai miei funesti pensieri. Jonathan e Palù giocano sulle giostre, ci raggiunge anche Stefano, non siamo riusciti a beccarci a pranzo, meglio così, almeno parlo una volta e per tutte e li affronto tutti insieme. Gli ripeto parola per parola ciò che mi ha spiegato il professor Scarfoglio e ne sento di tutti i colori, chi pensa a voli speciali per portarmi a New York, chi studia modi più o meno legali per introdurre il farmaco in Italia, cerco di farli ragionare, l’unica soluzione al momento è aspettare. Aspettare pur sapendo che probabilmente non ho due mesi a disposizione.

Dopo aver discusso per più di due ore, sono esausta e voglio tornare a casa, invece Marco non ha ancora finito.

(Marco) “Quando decidi di cambiare idea, sarebbe gradito avvisarci sorellina”

(Sara) “Marco ne abbiamo parlato già mille volte lo sai che non cambio idea”

(Marco) “Non mi riferivo alla bambina, ma al padre”

AH! E adesso cos’altro è successo con Lorenzo? Non avrà mica scoperto qualcosa? “Ma io non cambiato idea nemmeno riguardo a Lorenzo, che stai cercando di farmi capire fratellone, vi prego non ditemi che avete fatto danni irreparabili, vi prego”

(Maria) “Tranquilla Sara, noi non abbiano detto nulla di più di quello che ha saputo da te, il punto sta proprio lì non sapendo cosa gli avessi detto tu siamo dovuti rimanere praticamente in silenzio”

(Sara) Sospiro di sollievo “Bene, allora non sa nulla, io non gli ho detto quasi niente, quindi”

(Marco) “Ma sapeva della tua gravidanza? E’ diventato un mago per caso?”

“Magari si sono semplicemente incontrati” incalza Maria

(Sara) “Niente di tutto ciò, non ci siamo visti, almeno tecnicamente, e quando gli ho detto che ero incinta non sapevo che fosse lui” rido e mi rendo conto che la mia spiegazione è alquanto “strana” ma è andata così.

Marco mi guarda come se fossi un extraterrestre “Sara siamo sicuri che le cadute che hai preso da piccola non abbiano lasciati danni al cervello?”

(Sara) “Sicurissima. Stamattina Lorenzo ed io eravamo insieme alla clinica “Viale dei Fiori”

“Insieme?” sbotta Stefano che da quando avevamo toccato l’argomento era stato zitto

(Sara) “Insieme nel senso di essere nello stesso posto, ma ognuno per conto proprio, io dovevo fare il consulto, lui non lo so perché era lì, siamo rimasti chiusi nell’ascensore mezz’ora e abbiamo parlato ed io come al solito ho parlato troppo perché ero agitata, ma non sapevo fosse lui, altrimenti non gliene avrei parlato”

(Marco) “Tu resti chiusa nello stesso ascensore con il tuo ex, gli dici che sei incinta e non lo riconosci? Eravate al buio e avevi le orecchie e gli occhi fuori uso?”

(Sara) “Spiritoso, non è andata così! Non eravamo nello stesso ascensore, ma in due diversi che si sono trovati allineati al momento del black out, eravamo vicini, ci siamo parlati ma nel trambusto io non ho riconosciuto la sua voce, mi giungeva lontana e come diamine potevo sapere fosse lui?”

“Destino, eh!” osserva Stefano.

(Sara) “Ma Lorenzo cosa vi ha detto? Come ha reagito? Sospetta qualcosa oppure il fatto che sia passato del tempo ha rimescolato un po’ le carte?” è inutile nascondere che sono inquieta

(Marco) “Non sospetta un tubo, anzi, a tal proposito io non ho una grandissima opinione del tuo Lorenzo” e imito l’aria sognante che ha mia sorella quando lo nomina “Non capisce niente, neanche quello che dovrebbe essergli evidente, è stato solo bravo a far sentire tutti in colpa per non averlo informato del tuo stato”

(Maria) “Amore, dai, non esagerare, diciamo che anche lui ha sofferto molto, ci sono tante cose che non sa, per lui è difficile capire e se è scontroso certe volte e perché non immagina nemmeno cosa stia accadendo”

(Sara) “Maria ha ragione, in fondo sono stata io a fare delle scelte controverse, l’ho lasciato, gli ho fatto credere di amare un altro ed ora che ha scoperto che sono incinta, è più facile pensare che attenda un figlio dal mio compagno, anzi ora che ci penso, a distanza di tempo, il suo punto di vista non fa una piega perchè c’è anche un’altra cosa da considerare”

(Marco) “Cosa?”

(Sara) “Lorenzo deve aver creduto che io prendessi la pillola, io non ho mai negato e lui non me l’ha mai apertamente chiesto, diciamo che il capitolo precauzioni è stato un omissis”

“Io al contrario ho sempre saputo che lei non poteva prenderla e quindi ci siamo comportati di conseguenza fin dall’inizio” interviene Stefano

(Marco) “Se non sono cose complicate non ti piacciono, eh sorellina? Però si potrebbe dire che anche questa bambina è un segno del destino… il vostro solito destino ancora una volta” commenta Marco poco prima di salutarci e di andare via.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. Il nostro solito Destino ***


Capitolo 7. Il nostro solito Destino

 

(Sara)

 

Ho bisogno di evadere, ho bisogno di pensare, di cercare un po’ di pace per la mia testa visto che non posso trovarla per il cuore. Povero cuore mio, fisicamente provato dalla mia malformazione congenita, dalla gravidanza ma ancora più dolente per i sentimenti e le emozioni che prova e che sono diventati una matassa difficile da dipanare. Uffà! Ci sono momenti in cui rischio di “scoppiare”, fasi in cui nego, mi illudo, fingo, mi ripeto che sto bene, che dovrei solo essere felice perché questo dovrebbe essere il momento più bello della mia vita. Prego affinchè la mia bambina sia viva e sana, prego affinchè sia felice in ogni caso. Poi però ritorno cupa, triste, malinconica, temo di non essere presente quando avrà bisogno di me. Come se non bastasse penso a Lorenzo e lo vorrei accanto, cosa darei per vivere quest’attesa nella “normalità”,  condividendo con il mio amore le piccole cose, in questo momento vorrei essere presa dai dubbi per il colore delle pareti della camera della mia bimba e vorrei frequentare un tipico corso preparto.

Invece non posso fare sforzi, non so nemmeno se riporrò mai mia figlia nella culla che ho ordinato per lei, sono terrorizzata dal parto perché potrebbe essere troppo presto per lei o per forza di cosa troppo tardi per me e Lorenzo… Lorenzo non è al mio fianco, anzi, siamo divisi da un muro di bugie, omissioni, lontananze dovute, volute. A volte mi faccio forza pensando che sto facendo la cosa più giusta per tutti, ma non posso impedirmi di pensare che forse lui si sta rifacendo una vita, che forse si sta dimenticando di me, magari se ne è già dimenticato! In fin dei conti non è quello che gli ho chiesto? Perdonarmi e dimenticarmi. Sul latte versato non si piange. Voglio stare da sola ma no, non troppo, ho comprato un regalo a Destino, così anche lui potrà avere sempre qualcosa di me, vado ad Ostia.

 

(Lorenzo)

 

Di nuovo quell’incubo, non è possibile! Apro gli occhi e fisso il soffitto cercando di ritrovare la calma, poi mi siedo in mezzo al letto e mi accorgo di essere tutto sudato, agitato. “E’ una bambina… una bambina, quella che piange nel mio sogno è una bambina, una neonata per l’esattezza, ma cosa significa? Io non sono un ginecologo, ma come è possibile che stia assistendo a un parto? E poi quella donna sul lettino, chi è? Perché sono tutti così disperati? Il battito… i monitor… il suo cuore non batte più? Ohohohoh basta!” mi prendo la testa tra le mani e poi me le porto alla fronte tenendo indietro i capelli. “Non voglio pensarci mai più, non voglio fare mai più quest’incubo, mai più” Magari potessi controllarlo!

Oggi è domenica, niente cliniche, niente ricerche, niente pazienti, niente ascensori che si bloccano, la domenica si dedica alla famiglia. Peccato che in famiglia si siano già tutti organizzati, Tommy va al mare con i cugini,  Enrica, Libero ed Ave portano i bambini in piscina, Marco e Maria si riposano in vista della nuova fatica che tra poco li attende ed io? Semplice, primo aspetto fondamentale bagno libero e poi… poi? Poi mi farò trascinare da quello che verrà nella giornata. Sospiro chissà chi è stato a farmi capire che la vita si può vivere anche così.

Mentre mi lascio scivolare sulla pelle un refrigerante getto di acqua fresca nella mia mente ancora quella considerazione “è una bambina” No, non sto pensando all’incubo ricorrente, no diciamo all’altro incubo della mia vita, quello da cui però non posso risvegliarmi perché è realtà. Sara è incinta ed aspetta un figlio da Stefano, una bambina appunto! Quando ho ricollegato i pezzi e sono giunto alla conclusione che Sara fosse incinta ho provato in pochissimi secondi netti due emozioni fortissime peccato che fossero l’una l’opposto del’altra. Prima per un attimo, ma solo per un attimo ho pensato a noi due, alla bambina, pochi secondi di felicità semplice e pura successivamente, però, è subentrata subito la razionalità, Sara ha scelto Stefano e subito dopo aver annullato quello che c’era stato tra noi deve aver scoperto di essere incinta del suo compagno. Volevo sprofondare. Dolore semplice e puro e purtroppo per me non è durato pochi secondi. La bambina non può essere mia, non sarebbe potuta essere mia, Sara usava la pillola e se ci fosse stata anche una remota possibilità me l’avrebbe detto ora non sarebbe con lui ma con me. Invece proprio dopo essere stata mia, si è sentita pronta per un progetto così importante con lui. Questa consapevolezza di essere stato niente per chi per me ha rappresentato tutto mi toglie il respiro. Non c’è più speranza per noi, ammesso che ce ne sia mai stata. Devo smettere di pensare a lei, devo smettere di volerla ancora, insomma ora è chiaro qual’era il nostro destino, stare lontani.

 

(Sara)

Congedo il taxi, arrivo alla spiaggia e finalmente posso togliere le scarpe… adoro sentire la sabbia sotto i miei piedi, la spiaggia non è per nulla isolata, anzi, è fin troppo popolata, meglio, mi sentirò meno sola. Passeggio, stringendo a me la borsa da un lato e tenendo i sandali nell’altra mano, cerco di respirare l’aria permeata dalla brezza marina che è sicuramente salutare per me e per la piccolina. Di “Destino” non c’è traccia come suo solito si fa attendere il signorino…

 

(Lorenzo)

Arrivo ad Ostia, dal parcheggio semipieno mi rendo subito conto che c’è un bel po’ di gente in giro, stamattina mi sono messo pratico, jeans, maglietta, scarpette e occhiali da sole, d’altronde visto come mi sporco con Destino tra la sabbia, le sue zampe e gli schizzi d’acqua inutile quando non devo andare a lavoro venire qui con abiti troppo formali.

Scruto la battigia, non mi sbagliavo la gente non manca affatto, coppie di anziani che passeggiano, genitori con bimbi piccoli che giocano, sportivi che variano dagli aquiloni, ai surf, al jogging, ce n’è per tutti i gusti. Tra poco sarà davvero estate ed ormai nell’aria si sente già quella voglia incontrollabile di mare, sole, relax. E Destino, dov’è? Vedo qualche cane in lontananza ma sono tutti animali domestici con i loro padroni, meglio andare alla sua “tana”.

“Ma che strano, davvero troppo strano” dico mentre noto che la ciotola è quasi piena, dopo due o tre giorni in genere è vuota, poi c’è dell’acqua e infine una borsa femminile molto colorata e un paio di scarpe sempre femminili appoggiate accanto, ma di chi sono?

Bene adesso mi tocca “dividere” anche Destino rifletto e il mio cuore accelera i battiti pensando a Sara, la mia mente si rifiuta, o meglio, la parte “razionale” di me che ha ancora una certa autorità si impone di non fare considerazioni stupide e dettate solo dall’emotività.

Poggio le provviste che avevo portato a quel fedifrago che non ci ha pensato un attimo a voltarmi le spalle e a farsi corrompere da qualche donzella. Non farti fregare Destino le donne fanno così prima ti fanno perdere la testa, capisci che non ne puoi più a fare a meno e quello spesso è il momento in cui sono loro a scoprire che posso stare anche senza di te.

Mi guardo attorno e finalmente lo vedo, molto ma molto lontano mi sembra di distinguere una sagoma femminile, ha un qualcosa di familiare, credo proprio che sia arrivato il momento di conoscere colei che si è preoccupata della cura di Destino, voglio anche mettere in chiaro che sebbene l’ho lasciato in spiaggia per la sua libertà, questo cane e mio e di Sara… oddio io non so nemmeno se lei l’ha più rivisto, diciamo che è mio, ci tengo a lui, non vorrei che me lo portassero via.

Appena Destino mi riconosce, mi distoglie dai pensieri “possessivi” e mi corre incontro, ovviamente si alza, mi spinge a terra e comincia la nostra lotta per gioco.

“Abbiamo fatto amicizia, eh?” gli dico mentre giochiamo “tu sei un furfante, doppiogiochista, paragnosta” e poi vengo distratto da un suono metallico, mi concentro sul suo collo e noto qualcosa di nuovo, una catenina con una targhetta.

“Ma questa signora che si è messa in testa?” mi chiedo visibilmente alterato, quando finalmente il cane si decide a farmela vedere, leggo cosa c’è scritto “DESTINO”. Ed ora sì che è tutto chiaro… solo un’altra persona al mondo sa che quel cane si chiama così, solo LEI.

Destino mi molla dirigendosi verso la sua ciotola ed io rimango immobile, mi alzo e non riesco a fare un passo… il cuore batte all’impazzata e la testa è un turbine di emozioni e di sensazioni. Ancora lei.

(Sara)


“Ma guarda tu che screanzato! Mi ha mollato nel bel mezzo della passeggiata per correre verso la sua tana. Non c’era dubbio che tra me e questo cane ci fosse subito feeling, è uno spirito libero e ribelle proprio come me anzi forse anche più di me.” Sono un po’ affaticata e quindi continuo a prendermela con comodo, gli occhi mi si velano di lacrime non so più se riuscirò a tornare qui… dopo aver detto tanti addii mi devo accingere a viverne un altro. Arrivo alla tana di Destino che poi non è altro che una sorta di capanna fatta di rami e di foglie, una specie di piccolo rifugio che qualche pescatore ha fatto nella parte alta della spiaggia per ricoverare remi, tavole da surf, ormeggi per le barche, insomma per Destino è una reggia, per i bambini un punto di gioco, per gli adulti un fugace ricovero.

“Qualcuno qui non conosce le buone maniere…” dico entrando e riparandomi all’ombra, ma proprio in quel momento succede quello che non pensavo accadesse, quello che ho cercato di evitare con tutta me stessa per così tanto tempo, ma anche quello che il mio cuore ha desiderato più di ogni altra cosa da 5 mesi. Non è possibile, non doveva succedere, proprio ora…

“Sara” pronuncia lui in un sibilo “Ciao” mi saluta schiarendosi la voce

Non so perché ma ho come l’impressione che sia più rilassato di me, come se sapesse che ci fossi anche io, forse mi ha vista arrivare… “Ciao” lo saluto anche io ed incrociare il suo sguardo è un errore madornale, catastrofico, irreparabile, l’errore che non ho più fatto per troppo tempo, l’errore che dovevo evitare di rifare.

(Lorenzo) Sono anche riuscito a parlare… ho salutato… ho associato il saluto al suo nome… sono ancora lucido, sono perfettamente a mio agio, sono ancora padrone di me stesso. “Dio com’è bella, come è possibile che sia ancora più bella di come la ricordavo?” non riesco a staccarle gli occhi di dosso, noto il suo vestitino a fiori premaman che lascia intravedere la dolce attesa, la pancia ben pronunciata, le forme arrotondate e rigogliose, i capelli sono diventati meno ricci e più lunghi ed i suoi occhi sono ancora due stelle limpide e luminose, ma sono tristi, perché? Sembrano velati da qualcosa, ma cosa? “Che cos’hai amore mio?”

(Sara) Mi si è seccata la lingua e non è per il caldo, ne per la passeggiata, tremo e sono tutta scombussolata… “Santo cielo Lorenzo ma quanto mi sei mancato? Ma come ho fatto? Come ho potuto anche solo architettare di starti lontana… Lorenzo non vorrei stare senza di te nemmeno un secondo in più” penso dentro di me

(Lorenzo) “Cretino… sono un cretino… è bella, è un incanto, è la donna che amo ancora, inutile negarlo almeno a me stesso, ma com’è possibile che non mi renda conto, che è incinta, che probabilmente è in procinto di sposarsi con un altro, e che non è più il mio amore?” dico rimproverandomi perché ormai sono senza speranza.

(Sara) “Come stai?” complimenti Sara è quest’anno il premio frasi retoriche per sbloccare le conversazioni è tuo.

(Lorenzo) “Eh? Ah! Bene…bene…” riesco a farneticare e una parte di me, quella razionale per intenderci, vorrebbe dirle che grazie a lei sto ancora faticosamente ricostruendo i pezzi, che a volte mi sembra di essere a buon punto ed altre invece di essere ancora al punto di partenza. Che se dopo la fine della mia storia con Veronica credevo di avere toccato il fondo, mi ero sbagliato, non avevo capito niente perché non mi ero mai sentito lo schifo che mi sono sentito da quando non c’è più lei nella mia vita.

(Sara) Il suo tono è freddo, amaro, sento un vuoto nello stomaco, io lo so che non sei stato bene, che ti ho fatto soffrire così tanto… io lo so che ti sarò sembrata cattiva di una cattiveria gratuita, che avrai pensato che ti ho solo illuso, per te io ho solo “giocato” come avrei sempre fatto anche con le altre persone a me care, ma non è così… io sto solo cercando di proteggerti come posso amore mio. Più che posso e per tutto il tempo che mi resta.

(Lorenzo) “Tu? Come stai?”

(Sara) “Bene… bene…” ma che originalità, non c’è che dire “Non sapevo ti occupassi di… di Destino” affermo per stemperare la tensione di tutto quello che non ci stiamo dicendo a voce ma che purtroppo i nostri occhi non nascondono all’altro.

(Lorenzo) “Nemmeno io sapevo che tu lo facessi” sento la rabbia montarmi dentro, devo darci un taglio, mi sento soffocare, sono arrabbiato e non riesco ancora a fingere, volevo rivederla ma non devo, voglio andarmene.

(Sara) “Infatti sono stata via qualche mese, ho rivisto Destino solo pochi giorni fa, quando sono ritornata con Marco e Maria”

(Lorenzo) Annuisco e non riesco più ad aggiungere niente “Senti, scusami, io non ce la faccio, non è possibile stare qui, pensare a quello che è successo, a ciò che non è successo, ora tu sei con Stefano aspettate una bambina, io… Ciao Sara” le dico uscendo velocemente dalla capanna.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. Quanti segreti che appartengono al mare ***


Capitolo 8. Quanti segreti che appartengono al mare

(Sara)

 

Tutto intorno comincia a girare e fatico a tenermi sulle mie gambe, gli occhi mi si chiudono, sono stanca, troppo stanca e cala il buio improvvisamente.

 

(Lorenzo)

 

“Perfetto, bravo, complimenti, standing ovation, una pietra sopra, ecco cosa devo metterci! Tra me e Sara è finita… la voglia di rivederla, la sua mancanza prima o poi finiranno, dovranno finire, ne sono certo! Devo riuscire a togliermela dalla testa”

Mi avvio verso il parcheggio quando Destino mi raggiunge e richiama la mia attenzione, gli faccio capire che non è aria, lo saluto e gli dico che passerò a trovarlo presto. Intanto prometto a me stesso che la prossima volta mi assicurerò non ci sia lei, così evitiamo incontri (s)piacevoli.

Ma Destino non molla, testardo questo cane, eh, proprio come lei. Alla fine non mi lascia scelta, quasi mi obbliga a seguirlo, cosa vorrà adesso?

Anche il cane a fare da Cupido non è possibile!

Mi guardo attorno mentre mi avvicino al rifugio dove Destino mi sta portando, ma Sara dov’è? Se ne sarà andata via anche lei? Appena entro mi rendo conto subito di sbagliarmi, lei è lì, per terra, priva di sensi.

Cerco di non perdere il controllo ma non è facile, è vero che sono un medico, ma proprio perché lo sono non vorrei mai, ma mai ritrovarmi a soccorrere persone a me troppo care, le persone che amo.

Sento il polso, il battito è irregolare, troppo rallentato.

“Ma cosa diavolo succede?”

Provo a svegliarla chiamandola, ma lei sembra non dare segni, forse è il caso di chiamare un’ambulanza, ma proprio mentre estraggo il telefono dalla tasca Sara comincia a muoversi, si divincola “Lorenzo… Lorenzo non te ne andare… non mi lasciare” mormora agitata

(Lorenzo) “Sono qui, Sara sono qui, sono qui” le ripeto tenendola tra le mie braccia e baciandole la fronte.

Apre gli occhi e pian piano sembra mettere a fuoco l’accaduto.

(Sara) “Sono svenuta, vero?” mi chiede ancora intontita

(Lorenzo) “Si… credo di si, stavo per chiamare Villa Aurora per farmi mandare un’ambulanza”

(Sara) “No” sobbalza e si scosta da me, rialzandosi in piedi “Sto benissimo, non occorre, forse ho mangiato poco, non ho bevuto neanche molto e mi devo essere affaticata in spiaggia giocando con Destino”

Perché mi sembra terrorizzata?” la osservo dubbioso e non mollo di certo “Adesso Sara viene con me in clinica, un check up non le farà male” penso in cuor mio

(Lorenzo) “Diciamo che tutti gli elementi che hai citato possono causare un mancamento ancora di più se si è in gravidanza ma ritengo opportuno un controllo in ospedale”

(Sara) “Mah no… non è necessario, credimi, sto già molto meglio”. Dio ti prego, no! “Quanto ci metterà Lorenzo a capire che sto mentendo?”

(Lorenzo) “Senti Sara chissà perché qualcosa mi dice che oltre ai viaggi in aereo hai anche il panico degli ospedali, ma non c’è bisogno di agitarti, ti accompagno io, chiamiamo anche Stefano se ti fa sentire più tranquilla, ti prometto che mi occupo io di te se vuoi sentirti più sicura. Non ti lascio. Il tuo battito cardiaco prima mentre eri svenuta non mi è piaciuto per niente, meglio dare un’occhiata, è solo una precauzione non ti allarmare”

(Sara) “No… Lorenzo non voglio, si hai ragione, lo ammetto, hai colto perfettamente nel segno, l’idea di andare in ospedale mi fa venire l’ansia. Poi se chiamo Stefano va in panico anche lui, è poi l’hai detto anche tu no, sarebbe solo una precauzione, non è necessario credimi. E poi… poi lo sai ho fatto un controllo alla clinica “Viale dei Fiori” solo pochissimi giorni fa ed era tutto a posto. Tutto perfetto, quindi”

(Lorenzo) “Ascolta io adesso vado a prendere la borsa medica in macchina, ti controllo la pressione e risento il battito e se qualcosa non mi convince neanche la minima cosa io te lo giuro che non sento ragioni e ti porto di peso in clinica”

(Sara) “Non ce ne sarà bisogno ne sono sicura”

(Lorenzo) Lei sorride per sciogliere la tensione e di rimando sorrido anche io, era una vita che non mi capitava più di sorridere così, non mi capitava di sorridere con lei “E tanto per cambiare alla fine si fa sempre come decidi tu”

(Sara) “Ma non è vero… io sono molto democratica” ride ancora lei

(Lorenzo) “Eh!” la prendo in giro io “Molto democratica, tra poco scoprirai quanto sono democratico io se qualcosa non mi convince”

Lei sbuffa ed io mi dirigo in macchina per attuare il mio proposito.

 

(Sara)

 

“Ti prego… ti prego… non tradirmi” supplico il mio cuore di tenere duro ancora una volta, almeno questa volta. Sento che posso farcela anche se questa volta è più difficile perché ho di fronte proprio colui che sul mio cuore ha più potere di me.

“Pensavo che ti saresti data alla fuga” dice lui interrompendo i miei pensieri

Rido “Invece io sono convinta che non sarà necessario andare da nessuna parte” mi zittisco e permetto a Lorenzo di visitarmi tranquillamente, neanche a dirlo è molto scrupoloso, almeno per quel che può. Ma io mi sento sostanzialmente meglio, per questa volta non ci sarà nessuna emergenza, nessun pronto soccorso, per questa volta…

 

(Lorenzo)

 

Fisicamente mi sembra tutto a posto… ma è strano… poi la guardo… siamo vicini… così tanto vicini… i miei occhi si specchiano nei suoi… eppure è strano. Perché ho di nuovo quella sensazione? Quella sensazione che lei non sia felice, c’è un velo di tristezza in quegli occhi, cosa la preoccupa? Siamo troppo vicini ed io così potrei fare qualche sciocchezza… potrei fregarmene di tutto e farei un errore, l’ennesimo, non posso più fidarmi di lei, non devo più fidarmi di lei e meno che mai di me stesso, non posso dimenticare quello che dovrei ricordarmi come un monito. Sara non ama me.

 

(Sara)

 

Mi avrebbe baciata, mi stava per baciare ed io non lo avrei fermato, si è fermato lui, non posso biasimarlo se in alcuni momenti leggo tanto dispiacere, rabbia, delusione, rancore nei suoi occhi. Il blu dei suoi occhi è velato di tristezza. Non posso biasimarlo se una parte di lui mi odia probabilmente è la parte che mi ha amato di più. Almeno ha desistito sul proposito di portarmi in ospedale.

(Lorenzo) “Ti ha accompagnato Stefano?”

(Sara) “Eh… no… no, oggi doveva seguire un evento importante, una nuova apertura in centro”

(Lorenzo) “Capisco”

(Sara) “Sono venuta in taxi”

(Lorenzo) “Ti posso riaccompagnare io?”

(Sara) “Va bene, solo che volevo rimanere ancora un po’, non mi va di stare sola, la giornata è così bella, ancora lunga da vivere”

(Lorenzo) Sorrido “è sempre lei, il suo modo di essere non cambierà mai” penso e mi rendo conto che nemmeno a me va di tornare subito a casa “Hai ragione, allora ti propongo di andare a mangiare insieme, conosco un posto qua vicino molto carino e visto che secondo te sei svenuta perché hai preso troppo sole, ti sei affaticata molto, non hai mangiato e bevuto a sufficienza direi che è anche un ottimo rimedio per la tua salute”

(Sara) “Ahahahah, molto spiritoso dottore, accetto volentieri” e così dicendo recupero le mie scarpe e la mia borsa e ci avviamo insieme.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. Sapore di mare ***


Capitolo 9. Sapore di mare

Casa Martini

 

(Marco) “Amore hai sentito Sara, sai cosa sta combinando?” chiedo perplesso

(Maria) “Veramente non lo so… ma credo fosse sola Stefano aveva l’inaugurazione di un locale in centro”

(Marco) “Ah! Ora la chiamo, già mi fa stare in pena quotidianamente, quando poi è anche sola non sono tranquillo per niente”

 

Ristorante “Sapore di mare”

 

(Lorenzo) “Ma allora eri veramente affamata?”

(Sara) “Infatti non mentivo, anzi ho una voglia matta di fare il bis con il dolce ma mi trattengo”

(Lorenzo) “Altra panna? Sara è vero che devi mangiare per due, ma bada bene che essere incinta non significa abbuffarsi di dolci in maniera sconsiderata, diventa tutta ciccia” la prendo in giro io.

(Sara) “Non sono sconsiderata e soprattutto non sono cicciona” mette il broncio lei.

(Lorenzo) “Infatti sei bellissima” Cacchio, no! Non sono riuscito a controllarmi e l’ho detto, bravo decerebrato.

Squilla il suo cellulare che, provvidenzialmente, interrompe il momento “Lorenzo-deficiente”, molto probabilmente sarà Stefano e speriamo che questo consenta al mio cervello di riprendere a fare il suo dovere.

(Sara) “Pronto?”

(Marco) “Sorellina dove sei? A casa?”

(Sara) “Dove sono?” ripete la domanda Sara cercando di prendere tempo “A casa no”

(Marco) “Al locale con Stefano?” chiede ancora Marco

(Sara) “No” ripete la sillaba lei

(Marco) “Allora me lo dici tu o devo tirare ad indovinare io?”

(Sara) “Mah… no”

(Marco) “E sono tre no Sara, altre parole oppure non so magari una frase di senso compiuto fino alla fine della telefonata riesci a dirmela?”

(Sara) “Che scemo che sei, sono ad Ostia, ho fatto una passeggiata in spiaggia, ho salutato Destino il cane di cui ti avevo parlato, ho mangiato una cosa”

(Marco) “Allora vengo a prenderti io, inutile che chiami un taxi”

(Sara) “Mah… no”

(Marco) “Oddio ci risiamo con i no!”

(Sara) “Non è necessario davvero”

(Marco) “Ma stai bene?”

(Sara) “Si”

(Marco) “Sicura?”

(Sara) “Si?”

(Marco) “Bene adesso siamo passati ai si, complimenti sorellina, facciamo progressi”

(Sara) “Dai, smettila. Ci vediamo stasera, va bene? Salutami la famiglia”

(Marco) “Va bene, non mancherò”

(Maria) “Che dice?”

(Marco) “Non è quello che dice e cosa non dice che mi preoccupa”

(Maria) “In che senso?”

(Marco) “Non voleva dirmi dove fosse e poi invece di riempirmi di chiacchierare come suo solito era ermetica prima mi ha risposto con una serie di no, poi con una raffica di si, non era da sola io la conosco e non ha voluto assolutamente che andassi a prenderla, che mi nasconde?”

(Maria) “Cosa vuoi che nasconda, forse Stefano  si è liberato e la raggiunge lui”

(Marco) “Mah!”

(Sara) Quando chiudo la telefonata guardo Lorenzo e mi accorgo subito che è teso, nervoso, arrabbiato, muto. Forse non ha capito che era Marco a telefono, avrà pensato a Stefano, forse è meglio così altrimenti uno dei due avrebbe commesso qualche errore o forse lo avremmo commesso tutti e due.

(Lorenzo) “E’ meglio tornare a casa, c’è sicuramente qualcuno che ti reclama” si alza e paga il conto ed io lo seguo.

(Sara) Cala il silenzio, un silenzio che vale più di mille parole, c’è un turbinio di emozioni e di sensazioni che ci unisce e ci divide ed è sfiancante, io lo so, io lo sento che anche lui sta lottando contro se stesso proprio come sto facendo io. Lui vuole me ed io lui. Ma ognuno combatte per tenere lontano l’altro. E non è il fascino del proibito, no, è la sofferenza di chi vorrebbe che si trattasse solo di un brutto sogno. Di chi ha accanto quello che desidera, ha tutto quello che poteva desiderare ma non nei modi, nelle condizioni in cui avrebbe voluto viverle. Sono stanca, sono esausta. Sta diventando un peso troppo grande da portare.

 

(Lorenzo) Non riesco più a dire una parola e a quanto pare sono riuscito nell’impresa di zittire anche lei, si vede che lei è più tranquilla di me che sono inquieto. Lei è logorroica quando è agitata, ora non avrebbe motivi per essere agitata anzi credo che stia vivendo uno dei momenti migliori della sua vita, perché dovrebbe essere agitata? Perché dovrebbe essere inquieta per me? In fondo io cosa sono stato una parentesi, solo una parentesi. Noto con la coda dell’occhio che si è addormentata, mi volto a guardarla e non posso fare a meno di pensare sempre alla stessa cosa. Tutto quello che vorrei è solo lei. Tutto quello che vorrei, adesso è accanto a me ma non è più mio, non ci sono più le condizioni per averlo, non mi appartiene più.

Cercando di non farla svegliare, le abbasso un po’ il sediolino, poi le accarezzo il viso sussurandole un buon riposo.

 

Casa Martini

 

Sono tutti in fermento, è in arrivo Giada che si fermerà una settimana a Roma per poter stare dai Martini visto che le mancano tanto, se è fortunata potrebbe anche assistere alla nascita dei gemellini di Marco e Maria il cui arrivo è previsto a breve.

(Libero) “Allora, tutto pronto tutti pronti?” dico passando in rassegna con lo sguardo gli altri, ci sono Maria, Marco, Jonathan e Palù seduti sul divano, in piedi poco distanti Elena, Bobò ed Alice che è stata coinvolta dal ragazzo per l’occasione, Tommy e dalla parte opposta, mancano Ave ed Enrica che si sono incaricate di andare a prendere la ragazza alla stazione “Ma voi che dite, nonostante la guida sportiva di Enrica, arriveranno tutte intere tutt’è tre?” chiedo per strappare un sorriso, ma io sotto sotto delle diavolerie della mia consorte sono sinceramente preoccupato.

“Ma dai Libero, vedrai che se la caveranno benissimo” mi rincuora Marco.

“Ma tuo padre?” chiedo ancora a Tommy. Lorenzo deve essere uscito a metà mattina e non si è più visto, quest’altro ragazzo che mi combina?

(Tommy) “Non lo so aveva delle commissioni da fare, sarà in giro, ovunque sia cambierei volentieri il suo posto con il mio”

Elena lo guarda imbronciata e si volta dall’altra parte.

Io faccio una smorfia, non capisco molto l’atteggiamento così scontroso di Tommy, dato che proprio lui ha fatto presente alla famiglia che i rapporti con Giada sono diventati sostanzialmente civili e poi da quando ho capito con Ave ed Enrica, a dirla tutta la ragazza torna proprio per lui.

Finalmente bussano, apro la porta ed ecco Giada, sempre bella come il sole “Bella di nonno” le dico accogliendola e poi faccio entrare anche le due comari.

Saluti, baci, abbracci, qualche lacrima e quell’affetto che solo a casa Martini si riesce ad assaporare.

(Lorenzo) Siamo arrivati a Roma e quando mi accorgo che lei comincia a svegliarsi, mi concentro sulla strada e sulla guida, l’indirizzo di casa di Stefano lo conosco mio malgrado e proprio dopo essere stato in quella casa che la mia vita ha preso una piega completamente diversa.

(Sara) “Ma quanto ho dormito?” chiede lei dolcemente

(Lorenzo) “Un po’” sorrido e tanto per cambiare la trovo bellissima, sempre più bella e combatto con quella voglia incontrollabile di abbracciarla, coccolarla, proteggerla, di sentirla di nuovo mia, nonostante tutto.

Siamo quasi giunti sotto il portone di casa di Stefano, forse dovrei dire di casa sua, ma mi fa troppo male e pensare che la sua casa un tempo era anche casa mia.

(Sara) Com’è pensieroso. Chissà se anche solo per un istante, anche solo per sbaglio pensi ancora a me, a noi due, sì forse ci avrà pure pensato, l’attrazione che c’è ancora tra noi è innegabile, ma con la sua testa deve essersene fatto una ragione e pure il cuore presto o tardi troverà pace “Mi dispiace averti dato tanto disturbo”

(Lorenzo) “Nessun disturbo, anzi, tornare in macchina con te è stato…”

(Sara) “Noioso… ho dormito tutto il tempo”

(Lorenzo) “E’ stato bello… mi ha fatto ripensare ai vecchi tempi. Mi raccomando riguardati e riposati”

(Sara) il modo in cui me lo dice mi scioglie. E’ l’amore mio, non c’è niente che potrà mai cambiare questo. “Grazie” gli dico accarezzandolo e poi lo bacio su una guancia, lui alla mia carezza si gira e per poco, solo per poco le nostre labbra che sono a pochissima distanza non si sfiorano, lui si gira allontanandosi, recupero quel poco di lucidità sufficiente a scostarmi, scendere dall’auto e non rivolgere mai più lo sguardo nella sua direzione.

 

Casa Martini

 

Bussano di nuovo alla porta, chi sarà?

(Marco) vado ad aprire io ed è Lorenzo. Ci salutiamo e poco dopo essere entrato si accorge anche lui di Giada e le da il bentornato.

“Sai signorina stasera quando vedo Sara le dico che sei qui a Roma, sicuramente sarà felice anche lei di salutarti”

(Lorenzo) “Ma magari stasera  Sara è stanca…” mi zittisco immediatamente e mi ritrovo addosso gli occhi di tutti, in particolare, quelli inquisitori di Libero e di Marco, ho parlato troppo. Questa è la giornata del troppo.

“Come è stanca… chi è stanca?” mi chiede Libero

(Lorenzo) “Sarà stanca Giada, intendo Giada vero?” tento di mascherare, ma la frittata ormai mi pare fatta.

La ragazza annuisce e poi in men che non si dica “i giovani” lasciano campo libero spostandosi al piano di sopra.

“Oh, Maria Vergine, ma cosa è successo qui? Ma cos’è sta roba qua terra?” chiede Ave indicando il percorso che ho fatto.

 “Ma questa mi sembra sabbia” afferma Enrica.

“Sei stato al mare?” chiede disinteressato Libero.

(Lorenzo) Lo dicevo io che ormai la frittata è fatta.

(Marco) incontro lo sguardo di Maria e ci capiamo al volo. Tutti al mare questa giornata?

“In spiaggia, sicuramente” aggiunge mia moglie.

“Beh si… si” sorride lui sornione “E che Destino… è stata colpa sua mi ha sporcato, a lui piace rotolarsi nella sabbia, insomma vado a fare una doccia”

(Marco) “Destino, eh?”

“Si, lui, vado” si dilegua anche Lorenzo

“Destino” ripete Maria avvicinandosi e baciandolo

(Marco) “Qualcuno mi deve qualche spiegazione, direi”. Mia sorella non finisce mai di stupire.

“Ma se poi qualcuno desse una spiegazione pure a noi qua, non farebbe male, ma che siamo diventati tappezzeria?” chiede Libero.

“Signor Libero ma se è tutto chiaro, se!” aggiunge Ave

“Certo caro, più chiaro di così. E’ destino” conferma Enrica.

“Beate voi che subito capite tutto, subito vedete chiaro, si vede che è a me si vede appannato, che vi devo dire? Andiamo a cucinare altrimenti stasera non si cena e mi pulite le lenti così vedo chiaro pure io!” conclude Libero.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Tutte le strade portano a Roma ***


Capitolo 10. Tutte le strade portano a Roma

(Lorenzo) “Buongiorno famiglia” dico dopo aver avuto il consenso ad usare quest’espressione che si tramanda di generazione in generazione, è più preziosa di qualsiasi eredità.

“Ciao Lorenzo” ricambia Libero

“Ciao caro, succo d’arancia?” mi chiede Ave.

Mi siedo accanto a Tommy per fare colazione, poi Enrica mi domanda i programmi della giornata e tanto per cambiare sono di corsa altrimenti rischio di fare tardi, come al solito sono pieno di cose da fare, passo prima alla clinica per il progetto di sperimentazione del farmaco e poi vado a Villa Aurora.

Chiedo a mio figlio che cosa farà lui, magari riusciamo a vederci a pranzo, poi saluto tutti e scappo via, Emilio mi starà aspettando, non ho ben capito di cosa doveva parlarmi.

(Marco) “Amore ma tu sei sicura? Perché non mi aspettate, io porto i bambini a scuola, passo alla mia vecchia redazione e sono subito da voi”

(Maria) “Ma non è il caso, fai pure tutte le tue cose con calma, lo sai Sara ci tiene a comprare insieme i camicini della fortuna per i gemellini e poi io lo farò per lei, quando nascerà la piccolina, è di buon augurio”

(Marco) “Io non sono tranquillo, l’ha detto anche Tea, al parto ormai mancheranno giorni, forse ore, Sara sappiamo bene la sua situazione, vengo anche io”

(Maria) “Viene Giada con noi, non essere ansioso, amore non accadrà nulla, nulla, anzi dovesse accadere qualcosa sei la prima persona che chiamo, promesso”

(Libero) “Marco stai tranquillo, escono un paio d’ore e ritornano, poi guarda Maria è così solare, ti sembra il volto di una che sta per partorire. We nipote però mi raccomando qualsiasi cosa dovesse accadere chiamate anche qui, vero?”

(Maria) “Sicuro”

(Libero) “ Sono contento che venga anche Giada con voi”

(Giada) “Si mi fa piacere accompagnare Maria e Sara nello shopping premaman, d’altronde loro” guarda Elena, Tommy e Bobò “hanno la scuola così mi sentirò meno sola in questa mattinata”

(Libero) “Ecco, appunto la scuola, piccoli e grandi, dall’asilo alle superiori tutti in riga dai vostri professori. E ho fatto pure la rima”.

Clinica “Viale dei Fiori”. Roma

(Lorenzo)

Ho avuto un lungo colloquio con Emilio, abbiamo parlato di tante cose, c’è parecchio lavoro da fare, mi ha parlato di un caso clinico che lo ha molto colpito, mi ha detto che pochi giorni fa ha visitato una ragazza, il cui cuore è gravemente compromesso. Come se non bastassero le complicazioni cardiache, questa donna sta portando avanti una gravidanza, chiunque sia non so se considerarla una pazza con uno spirito di sacrificio da martire o una persona eroica, coraggiosa e generosa oltre ogni estremo. Il farmaco di cui si occupa Scarfoglio, ormai è entrato a pieno regime nel sistema sanitario nazionale americano e potrebbe essere l’unico modo per aiutare un cuore affetto da quel tipo di disturbo a sopportare una gravidanza ed un eventuale parto. Sarebbe una possibilità, nemmeno una certezza, a New York è stato già utilizzato con donne in gravidanza e la vera rivelazione è che in tutte le sperimentazioni non crea danni al nascituro. Ma in America non ci sono le stesse risorse, le stesse politiche, gli stessi protocolli che per fortuna o purtroppo ci sono qui in Italia, bisogno rispettare dei tempi e accreditare una serie di risultati prima che sia possibile l’introduzione sul mercato.

Per questa donna e per altre persone che lo avevano già contattato da tutta Italia sapendo della sua permanenza a Roma, Emilio è convinto della necessità di finalizzare il suo lavoro di ricerca e di utilizzo del suo farmaco. Per velocizzare ciò mi ha chiesto di andare a New York qualche giorno, il suo obiettivo è di far valutare al ministero italiano non solo i dati che stanno emergendo dal lavoro che stiamo facendo qui che è nato da troppo poco tempo e che ha tempi ancora lunghi, ma di creare una comparazione con i risultati americani già accreditati per dimostrare la validità, la qualità, l’efficienza, l’efficacia, gli eventuali effetti collaterali del medicinale.

La prossima settimana ritornerò qualche giorno a New York, sto pensando di portare anche Tommy con me, io lavorerò tanto ma per lui potrebbe essere un occasione per stare con la madre, ovviamente ne parlerò prima con lui e poi con lei, se non sono d’accordo la mia può restare benissimo solo un’idea. Poi devo tener presente proprio le ultime vicissitudini di Tommy, non mi piace per niente quell’aria da cane bastonato che ha, mi ricorda qualcuno che conosco troppo bene, diciamo che riflette quello che vedo al mattino quando mi specchio, pene d’amore in vista anche per lui? Non può aver ereditato la mia sfiga in amore, no! Fortuna sua che è ancora giovane e di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora parecchia, ne ho parlato anche con i nonni pure loro si aspettavano reazioni diverse all’arrivo di Giada, sono sempre complici tra loro, giocano, escono, ridono, si prendono in giro, ma c’è un sottofondo un po’ particolare, come di qualcosa che si è spezzato, si è irrimediabilmente perso ed è cambiato. Non credo che con Veronica si aprirebbe, però magari fare un viaggio insieme nella nostra vecchia città potrebbe aiutarlo a schiarirsi le idee o farsele venire se ne fosse un po’ a corto. Sto andando a Villa Aurora, accendo la radio, siamo a metà mattinata ed i miei pensieri sono già troppi, meglio metterci uno stop ascoltando un po’ di buona musica e tanto per cambiare il raccordo è intasato, anche a quest’ora, incidente o lavori in corso? Meglio concentrarmi sulle note e non perdere la pazienza che la giornata è ancora lunga.

 

(Sara)

Perfetto, siamo sul raccordo e siamo bloccate, la nostra destinazione è un grande ipermercato che hanno aperto da poco, all’interno c’è un centro per la prima infanzia che è da perderci la testa, voglio comprare i camicini della fortuna per i miei nipotini, i gemellini che nasceranno a breve, poi forse ne approfitto per comprare qualcosina anche alla mia “pupa”, acquisto qualsiasi cosa riguardi un neonato da ormai 5 mesi e non mi sembra mai abbastanza. Non sarà mica che vorrei compensare quella che potrebbe essere la mia assenza con oggetti di ogni tipo? Un po’ sciocco forse, ma una parte di me la pensa così. Altra novità guido io, come mio solito ultimamente andando contro l’opinione di tutti a Torino ho preso lezioni di guida e da quel momento, anche se a Roma non avevo ancora avuto l’occasione, guido regolarmente, è vero sono le auto di altri, ma se ne avrò la possibilità me ne piacerebbe prendere una tutta per me. Ho sempre avuto il panico solo a sentir parlare di mettermi al volante, poi ho preso sempre più coscienza che sto rischiando di morire e tante paure che avevo, inclusa questa, ho deciso di sfidarle e di vincerle. E’ sempre così si fa di necessità virtù, inoltre se dovessi morire voglio avere il minor numero di rimpianti possibile, e non avendo potuto o non potendo più rifare alcune cose i rimpianti saranno comunque tanti. La mia battaglia è di renderli sempre meno.

>>>>>>>> “Ahhhhhhhh!” urla Maria che da qualche tempo era silenziosa e con un’ espressione dolorante sul volto.

(Sara) “Che succede?” chiedo rivolgendole distrattamente un’occhiata

(Maria) “Mamma mia, mamma mia è tremendo!”

“Cosa? Ti senti male Maria?” chiede preoccupata Giada.

(Maria) “No, sembra passato… mio Dio una fitta, una fitta, io me l’ero dimenticata quanto facessero male, mio Dio”

(Sara) “Torniamo a casa?” Domando un po’ intimorita dalla probabile risposta di Maria.

(Maria) “Si… si al più presto” mi dice lei che non si lamenta ma le si legge chiaro in viso che è dolorante.

(Sara) “Facile a dirlo, è praticamente tutto bloccato” noto sconsolata che siamo in piena coda nel traffico e ci muoviamo come una formica ormai già da un po’.

“Maria come ti senti?” le chiede di nuovo Giada

(Maria) “Forse un po’ meglio, ma credo che sia arrivato il momento, spero solo di tornare a casa trovare Marco, prendere la valigia e andare in clinica. Ahhhahhahhahahahaaaa”

(Sara) “Non credo vada meglio, tesoro” le dico dopo l’ultimo grido che ha lanciato.

“Sara forse dobbiamo saltare la parte casa Martini e Marco, ma almeno in clinica quella è la parte fondamentale non posso saltarla” risponde Maria che non ha perso l’ironia nonostante penso stia soffrendo qualcosa di indicibile.

(Sara) “Giada prendi un fazzoletto e comincia a sventolarlo dal finestrino, al prossimo svincolo esco dal raccordo e cerchiamo di arrivare a Villa Aurora il più presto possibile”

(Maria) “Marco…. Voglio Marco” ripete mia cognata che ormai ha il volto segnato da qualche lacrima

(Sara)

Giada prende il cellulare di Maria e prima cerca di rintracciare mio fratello che non è raggiungibile e poi Casa Martini dove il telefono risulta stranamente staccato e menomale che tutti si erano raccomandati di chiamare per qualsiasi evenienza ed ora che siamo in piena emergenza non riusciamo a metterci in contatto con nessuno.

Io continuo a suonare il clacson all’impazzata imprecando e chiedendo a chi mi è davanti di spostarsi ma non riusciamo a proseguire di molto, recupero strada molto faticosamente.

I minuti passano e le contrazioni di Maria diventano sempre più forti e più ravvicinate, lei cerca di non farci preoccupare, di attenuare il dolore respirando come le hanno insegnato a fare e tenta di rimanere lucida ripensando alla sua esperienza con Palù.

Devo rimanere calma, se mi faccio prendere dal panico anche io siamo fritte, chiedo a Giada di riprovare a chiamare qualcuno ma la situazione rispetto a prima non cambia.

“Oddiodiodio speriamo che non debba fare come Alice” dice Maria sempre intenta a tenere sotto controllo la respirazione.

(Sara) “Perché che ha fatto Alice e soprattutto chi è Alice?” le domando perplessa.

(Marco) “Io ero una ragazza avrò avuto più o meno l’età di Giada ed insieme alla nostra colf dell’epoca abbiamo aiutato mia zia Alice a far nascere i miei fratelli, siamo rimaste bloccate in ascensore e i gemelli mica ne hanno voluto sapere di aspettare, Bobò è nato lì in ascensore con papà che dava indicazioni mediche al telefono”

(Sara) “Gli ascensori bloccati, i gemelli, i parti fuori dal comune tutto ritorna, voi Martini sempre così innovativi eppure tradizionalisti. Però tesoro tu non puoi partorire qui, non puoi te lo proibisco perché a noi manca la materia principale: un medico e siccome ora tuo padre è in Francia rintracciarne uno a telefono mi pare difficile”

(Maria) “Veramente anche io sono medico e poi ho già avuto una bambina, Saraaaaaaaa, ah Saraaaaaaaa ti prego promettimi che se fosse necessario mi aiuterai”

(Sara) “Va bene…. Va bene…. Ma in tal caso mi spieghi come fai ad essere medico e paziente nello stesso tempo?”

“Ahahhahahahahah” non c’è posto nemmeno per una risata solo dolore per la mia dolce e allo stesso tempo grintosa cognata.

E dopo l’urlo distinguo chiaramente uno scroscio d’acqua, Maria ha rotto le acque, l’uscita dell’autostrada è ancora troppo lontana e i suoi dolori sono strazianti, c’è una piazzola di sosta vicino, accosto lì e penso di essere una stupida a non averci pensato prima. “Mi sbagliavo un medico in famiglia che possiamo rintracciare a telefono c’è: chiamo Lorenzo”

***Spazio autrice:

Piccola nota per scusarmi di aver aggiornato così tardi... purtroppo ho avuto un febbrone da cavallo con questo caldo che mi ha mandato momentaneamente KO! Pardon... questa settimana cercherò di rimediare e di recuperare il tempo perso. Intanto vi ringrazio sempre del vostro affetto e aspetto le vostre recensioni. Buona domenica.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. Benvenuti al mondo ***


Capitolo 11. Benvenuti al mondo

Maria mi sorride rilassandosi un pochino, ma solo un pochino, insomma l’idea di Lorenzo piace anche a lei prendo il suo telefono e seleziono il suo numero.

(Lorenzo)

Niente da fare, sempre intasato nel traffico si comincia a procedere ma ancora molto lentamente, intanto ho avvisato Oscar che farò tardi in clinica. Non c’è che dire la giornata promette bene. Mi squilla il cellulare, do un’occhiata al display e metto l’auricolare “Cuginetta dimmi tutto”

“Lorenzo sono Sara” mi dice con tono agitato. Chiama con il numero di Maria ed in sottofondo sento delle grida concitate.

(Lorenzo) Comincio ad avvertire una certa tensione “Sara che succede? Stai male?”

(Sara) “No… non io… Lorenzo siamo in bel casino e solo tu puoi aiutarci” mi dice lei mentre le urla di sottofondo diventano sempre più forti

(Lorenzo) “Va bene… va bene… spiegami perché mi sto preoccupando, cosa è successo?”

(Sara) “Siamo sul raccordo autostradale, sono con Giada e con Maria che ha le contrazioni, eravamo in un ingorgo, c’è molto traffico, ho sostato in un’area di emergenza, non riusciamo a parlare con nessuno a casa, ho paura che i gemelli possano nascere qui”

(Lorenzo) Non sono riuscito a dire una sola parola mentre lei ha tentato confusamente di spiegarmi “Maria sta partorendo in autostrada?”

(Sara) “Temo di si, ha rotto le acque e le contrazioni sono  molto ravvicinate, non so cosa fare Lorenzo”

E per il modo in cui dice il mio nome sposterei una montagna pur di aiutare lei e mia cugina.

(Lorenzo) “Sono sul raccordo anche io, al km 25 e sono bloccato nel traffico” le dico sperando fermamente di non averle superate altrimenti è tutto molto più difficile.

(Sara) “Siamo al km 27, siamo vicini, Dio ti ringrazio”

(Lorenzo) “Menomale, facciamo così io adesso riaggancio pochi minuti chiedo subito a Villa Aurora di mandare un’ambulanza, farò in modo che ci sia anche Tea. Fai continuare Giada a telefonare casa, a Marco, qualcuno dovrà rispondere. Ti richiamo sul tuo numero al più presto, va bene? Sto arrivando Sara, ma tu sta tranquilla”

(Sara) “Fai presto ti prego, ho paura che di tempo ormai ce ne sia ben poco”.

Marco fissa il suo cellulare, non c’è linea, niente, cerca di spostarsi all’interno della stanza della direzione e nessun risultato, lì non c’è campo. Fortuna che la segretaria del suo ex capo lo avverte che ci vorrà solo una mezz’oretta e poi finalmente potrà andare.

“Che vuoi che sia mezz’oretta, poi Maria stava benissimo stamattina a colazione e in ogni caso ci sono i nonni a casa, c’è Sara con lei, c’è Tea a Villa Aurora, c’è Lorenzo, non avrà bisogno ma se ce ne fosse una Martini non è mai sola e poi si tratta di mezz’ora, tra mezz’ora la chiamo e sarà tutto a posto”

(Ave) “Signor Libero ma cosa fa?” gli chiedo mentre preme tasti sul telefono di casa

(Libero) sobbalzo questa donna ha il potere di farmi prendere degli spaventi, spunta da dietro le finestre, le pareti, le tende, ma chi è un agente della CIA? “Sto controllando il telefono, cosa vuoi saperne tu”

(Ave) “Eh beh certo cosa posso saperne io, l’ho già controllato io poco fa, tutto a posto nessuna chiamata”

(Libero) “Appunto nessuna chiamata, non ho capito non posso controllare pure io, c’è il divieto per caso”

(Enrica) “Cosa smanettate con quel cordless l’ho già controllato io un quarto d’ora fa, nessuna chiamata, piuttosto venite a darmi una mano che tra poco si pranza”

(Ave) “ndemo su”

Libero “ndemo”

 

(Maria) “Cosa ha detto Lorenzo?”

(Sara) “E’ a due km da qui, sta arrivando Maria, respira Maria”

(Maria) “Devo scendere, non posso restare in questa posizione ancora a lungo, non ce la faccio più Saraaaaaaaaa” dico mentre continuo a piangere

(Sara) “Aspetta, resisti ancora pochi minuti, solo pochi minuti” scendo e con l’aiuto di Giada abbassiamo i sediolini di dietro, sistemiamo sopra una coperta che era nel cofano, abbiamo creato un posto in cui può sdraiarsi alla meglio, deve essere poco comodo a dire il vero, anche se credo che con le contrazioni che ha non si accorgerebbe nemmeno se fosse distesa sul letto di un fachiro.

Con il mio aiuto, quello di Giada e praticamente aggrappandosi alla macchina Maria si accomoda dietro, ed anche se non sono medico e certe cose le ho viste solo recitate nei film, sui manuali di scienze e nei documentari, non ci vuole molto a capire che ormai è pronta, è perfettamente dilatata, il mio secondo nipotino sta per nascere ed io non so cosa fare. Lorenzo, dove sei?

 

(Lorenzo) Anche se mi ha precisato che siamo a due km di distanza ho cercato di farmi spazio il più possibile tra le vetture e non ho staccato gli occhi da nessuna delle aree di sosta che ho sorpassato, finalmente sono arrivato, posteggio a poca distanza e prendo immediatamente la mia borsa dal bagagliaio non credo servirà a molto, ma è l’unica cosa che ho e purtroppo credo che dovrò farmela bastare.

(Sara) Mi volto e per fortuna lui è qui, Lorenzo è qui, ed anche se la situazione è un tantino paradossale e alquanto fuori dagli schemi ora mi sento meno agitata perché c’è lui con me.

“Ciao” mi dice frettolosamente avvicinandosi subito a Maria che ormai con le sue urla deve attirato l’attenzione di mezzo raccordo, forse anche tutto.

“Lorenzo…. Lorenzo per favore aiuta i miei bambini, Lorenzo ti prego fai di tutto per loro, ti prego” lo implora mia cognata e nessuno può comprenderla meglio di me in questo momento.

“Ce la faremo Maria… ce la faremo, ho sentito Oscar e Tea sono a qualche km da qui, stanno arrivando, qualunque cosa accada tra poco sarai in ambulanza e diciamo che questo sarà solo un modo originale per raccontare come sono venuti al mondo”

(Sara) Maria sorride e piange insieme, ma soprattutto urla, le tengo una mano che quasi mi stritola mentre seguo le istruzioni di Lorenzo, sta per nascere, si vede già la testa non c’è più tempo e tra le urla di Maria finalmente distinguiamo chiaramente un’altra cosa: il pianto disperato di un neonato. E’ nato!

(Maria) “Benvenuto al mondo piccolo mio” gli augura mia cognata mentre Lorenzo glielo poggia sul ventre.

Nel frattempo in lontananza un altro suono richiama la nostra attenzione, le sirene di un’ambulanza, stanno arrivando anche i soccorsi e ci ritroviamo io e Lorenzo a guardarci entrambi con gi occhi ricolmi di lacrime, a me sfuggono, lui le ricaccia indietro tirando su col naso.

“Marco… io voglio Marco…. Sara voglio Marco” chiede Maria

(Sara) “Provo a chiamarlo, ci riprovo”

“Ho avuto un’idea” afferma Giada “I ragazzi a quest’ora sono usciti da scuola, stanno tornando a casa, avverto loro, lo diranno ai nonni e sicuramente troveranno un modo per rintracciare anche Marco, così ci potranno raggiungere tutti in clinica”

(Lorenzo) “Brava Giada, ottima idea, chiama Tommy con il mio cellulare”. Così facendo la ragazza si allontana.

 

Casa Martini. Ingresso.

Elena, Bobò e Tommy sono appena entrati dalla porta stanno poggiando a terra i loro zaini quando squilla il cellulare di quest’ultimo “Papà dimmi”

(Giada) “Tommy sono io”

(Tommy) “Giada?” chiedo perplesso “E’ come mai hai chiamato dal numero di cellulare di mio padre?”

(Giada) “Siete a casa? Ascolta stiamo provando a chiamare al numero fisso da stamattina ma è sempre staccato”

(Tommy) “Aspetta” dico prendendo in mano il telefono e rendendomi conto che qualcuno aveva inserito la deviazione delle chiamate sul numero di cellulare di nonna Enrica, che sono più le volte che è spento che quelle in cui è acceso, “Adesso è di nuovo attivo, ma cosa succede? Io sento un gran baccano, ma dove siete?”

E in men che non si dica mi trovo circondato da tutti i presenti in casa e proprio in quel momento apre la porta anche Marco con Johnny e Palù.

(Giada) “Siamo in una piazzola di sosta dell’autostrada, ci ha appena raggiunto l’ambulanza, Maria ha partorito, ora è con Lorenzo e Sara, tra poco andremo tutti a Villa Aurora”

(Tommy) “Frena… frena… come andate a Villa Aurora, che significa Maria ha partorito?”

Lo sgomento degli altri è palese, metto il vivavoce ma Marco quasi mi strappa il cellulare di mano per parlare con Giada che gli ribadisce le stesse cose, scandendogli più volte che Maria e il bambino stanno bene e che andranno alla clinica il prima possibile.

(Sara)

Tea, Oscar e Lorenzo valutano le condizioni di Maria, l’altro bambino che poi dovrebbe essere una femminuccia non ha ancora fretta di nascere come il suo fratellino, si sa noi donne sappiamo farci attendere fin da prima di venire al mondo.

Mentre mia cognata è ormai sulla barella, Giada corre verso tutti noi, “è Marco vuole parlare con te” dice mentre passa il telefono a  Maria.

“Amore… amore mio… è nato… è nato Lorenzo” dice commuovendosi e guardando suo cugino “Se non fosse stato per lui, non so come avrei fatto” e il nostro medico in famiglia cerca di minimizzare ma stavolta una lacrima non è riuscita a trattenerla nemmeno lui.

“Amore stiamo andando a Villa Aurora, ti prego vieni presto non vorrai perderti anche la nascita della nostra piccola Sara, forza che io e la nostra secondogenita ti aspettiamo” gli dice guardando me e sarà per la tensione, l’emozione, la gioia, gli ormoni della gravidanza e tutto lo stress accumulato scoppio a piangere anche io, un pianto liberatorio, un pianto a dirotto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. Un fratello e una sorella ***


Capitolo 12. Un fratello e una sorella

(Lorenzo)

Maria viene portata via in ambulanza, Giada sceglie di farle compagnia tenendo lei in braccio il mio omonimo, Maria gli tiene una manina per non staccarsi da lui, nonostante sia sfinita e nonostante pare che le contrazioni stiano riprendendo vigore per il prossimo parto che dovrà affrontare. Mi volto verso di lei… ora che ci penso non ho mai visto piangere Sara, la vedo fragile anche se al tempo stesso cerca di essere sempre forte, indipendente, tenace. Mi avvicino e non posso controllare il mio impulso di abbracciarla.

“Niente male come prima parte della giornata, sei stata bravissima a tenere i nervi saldi fino ad ora, se Maria e il bambino stanno bene è anche merito tuo. Inoltre ti ammiro per una futura partoriente assistere ad un parto deve essere ciò che di peggio può capitarle. Complimenti per il coraggio”.

Lei annuisce, si stacca da me e si asciuga le lacrime “Meglio non pensare al mio parto. Comunque il merito è tuo, senza di te non ce la saremmo cavate e lo sai! E’ stata una fortuna che tu fossi a 2 km da noi, una fortunata coincidenza” dice cercando di sorridere

(Lorenzo) “Io lo chiamerei destino, per un periodo ogni volta che avevo bisogno di aiuto, di una spalla su cui piangere, di una persona con cui sfogarmi c’eri sempre tu accanto a me ed ora sembra che il destino si stia divertendo ancora a giocare con noi, a ruoli invertiti”

(Sara) “Destino, dici? Ma forse come mi ha detto una volta una persona sono solo scelte che più o meno consapevolmente ci portano ad avvicinarci o ad allontanarci, lo scegliamo noi se percorrere una strada o un’altra, se stare con una persona oppure no” mi dice chinando il capo e non guardandomi negli occhi

(Lorenzo) “E le variabili… le sorprese, insomma quante probabilità c’erano che mia cugina partorisse in strada e noi fossimo a così poca distanza, nemmeno fosse stato tutto calcolato sarebbe accaduto, eppure è successo… non credi che a volte siano le cose che non ti aspetti, gli incontri che non programmi, le emozioni impreviste che vivi insieme a farti capire che oltre le scelte c’è qualche altra cosa di cui non puoi non tenere conto, in fondo a me con te è successo, io stavo partendo per New York per tornare con la mia ex moglie e invece ti sei materializzata dai miei sogni nella mia realtà”

(Sara) “Non ha senso parlare di ciò che è stato, avevo ragione io ma avevi ragione anche tu non tutte le variabili e le sorprese sono piacevoli, purtroppo non tutto quello che accade unisce due persone”

(Lorenzo) “Che cosa ti aspettavi deficiente che ti buttasse le braccia al collo e ti dicesse cresciamo insieme il figlio mio e di un altro? E soprattutto tu saresti stato disposto a ciò? Come ti considerano gli altri? L’uomo razionale, freddo, distaccato? Non sei più tu! Ormai non riesci più a tenere sotto controllo ciò che provi, sembri un ragazzino di 15 anni che fa tutto quello che dice il tuo cuore senza un minimo di raziocinio, la prossima volta che la vedi che fai ti butti direttamente ai suoi piedi pregandola di tornare con te? No! Non accadrà, non ci sarà una prossima volta lo giuro”

(Sara)

“Te la senti di guidare?” mi chiede lui gelido, non c’è più nessuna traccia di premura nelle sue parole, in quello sguardo che ormai non è più diretto ai miei occhi.

Annuisco e lui sale sulla sua macchina senza più guardarmi e senza rivolgermi più nemmeno una parola. L’ho perso di nuovo, l’ho perso ancora e purtroppo è solo colpa mia e delle mie scelte, il destino continua a giocare con noi ed io continuo a decidere per tutti e due, anzi per tutti e tre, entro in auto e mi appoggio al volante ricominciando a piangere. Non ce la faccio più e pure una parte di me continua ancora a darmi coraggio e a dirmi di non mollare proprio adesso.

 

(Lorenzo)

Arrivo in clinica e ci sono tutti, la sala d’attesa è completamente “occupata” dai Martini, Marco è dentro con Maria, apprendo da Libero che è nata anche Sara, non faccio una piega “Mi dispiace piccolina ma non puoi avere la mia solidarietà maschile se da grande spezzerai i cuori degli altri come sceglie di fare la tua omonima zia”. Jonathan e Palù continuano a chiedere di vedere Lollo “Caro cugino acquisito non ti fidare mai di una che si chiama Sara nemmeno se è tua sorella” Marco e Maria poi, bella fantasia a chiamare i due figli come noi, giusto dovessi per qualche motivo dimenticarmi di lei, i figli di mia cugina mi ricorderanno per sempre di noi. Più che destino sta diventando una congiura, devo andare via di qua, partire per New York deve essere la mia via d’uscita. Preferisco rintanarmi nel mio studio, tra poco arriva anche la parte che rappresenta la famiglia Levi ed io per oggi ne ho abbastanza!

 

(Sara)

Quando giungo alla reception, Gloria mi indica la stanza di Maria, sono tutti dentro con lei, anche i due battuffolini, Marco e Johnny tengono insieme Lollo e mia cognata e Palù coccolano vicine Saretta. Non ho più lacrime nemmeno per emozionarmi ma sono così felice di vederli tutti insieme. E’ una gioia che mi fa bene, che in qualche modo mi tranquillizza, li guardo tutti e penso che comunque vada la mia piccolina, anche se non ci dovessi essere io, non sarà mai sola.

Neanche a dirlo i Martini che non mi vedevano da mesi, mi sommergono di baci e di abbracci, anche Tommy che per ovvie ragioni mi saluta in modo frettoloso, apprezzo comunque che si sia avvicinato a me. L’ho sempre saputo che sotto sotto questo ragazzo è molto più maturo di molti suoi coetanei, è sensibile e non mi butterà di certo le braccia al collo ma almeno non mi porta rancore.

Del padre nessuna traccia, meglio così per lui, per me e per tutti gli altri. Tea ci fa accomodare fuori poco dopo non possiamo stancare troppo Maria, è stata una giornata ricca di emozioni per tutti, ci rincontriamo per caso proprio io e Tommy alle macchinette, lui prende uno snack, io invece un succo di frutta che però si blocca all’interno del distributore, perfetto! Ci mancava solo di dover lottare con quell’aggeggio infernale, del resto poi con la pancia non mi sarebbe proprio possibile, Tommy mi guarda, accenna un sorriso e da lui uno strattone alla macchinetta che rilascia il suo ostaggio ed io posso prendere la mia bevanda.

(Sara) “Grazie” gli dico “Senti Tommy a me dispiace per come sono andate le cose, davvero, io non avrei mai voluto far soffrire tuo padre, io non volevo prendere in giro nessuno, credimi”

(Tommy) “Magari non ne avevi l’intenzione anche se purtroppo è accaduto, è normale che non me la sento di vederti come un’amica, cerca di capirmi mio padre ci sta ancora troppo male per la vostra rottura. Purtroppo ho sperimentato anche io che l’amore fa male sia quando è troppo sia quando è troppo poco. Non è colpa di nessuno, lo so che non si sceglie di chi innamorarsi e non si può nemmeno rimanere insieme solo per non far  soffrire l’altro. E’ così”

Annuisco e capisco che questo ragazzo mi sta diventando anche saggio, poi mi rivolgo alla mia bambina che da quando ha sentito la voce di Tommy, ha cominciato a scalciare furiosamente. “Hai capito piccolina, avrai un fratello maggiore non male, i punti di riferimento non ti mancheranno. Vedi quando sono stata fortunata a conoscere e ad essere amata da tutti loro, non puoi non conoscerli, meriti il privilegio di essere una Martini”

Tommy si è accorto della mano che ho sul grembo e mi accarezza la pancia anche lui “Si muove. E’ maschio o femmina?” chiede sorridendo di nuovo

(Sara) “E’ femmina. Deve essersi accorta della tua presenza, in genere è pigra, ma adesso si sta dando da fare. Hai mai avuto voglia di avere un fratello o una sorella?” gli domando bruciapelo.

(Tommy)“Praticamente ogni Natale che mi ricordo fino ai 12/13 anni, poi ho capito che era inutile ed ho smesso di esprimerlo come desiderio. Mamma e papà mi hanno avuto molto giovani e avevano scelto di aspettare per un eventuale secondo figlio, poi si sono concentrati troppo sulla carriera, sulla casa, sulle scelte educative di cui dovevo essere vittima e infine sui loro litigi. A me avrebbe fatto piacere avere un alleato in casa e invece alla fine i loro occhi fino a poco tempo fa erano fin troppo puntati su di me quando non ne avevo bisogno e troppo poco quando li volevo accanto. In compenso ora ho tanti cugini, ormai è andata così”

(Sara) “Beh mai dire mai, potrebbe ancora accadere” gli lancio un messaggio parecchio implicito.

(Tommy) “Mah, non credo proprio. Mamma non ne ha nessuna intenzione è troppo concentrata sulla sua cattedra, Fabio glielo aveva proposto una volta e lei aveva detto che alla sua età un figlio gli avrebbe compromesso irrimediabilmente la forma fisica. Papà… beh papà meglio non parlarne”

(Sara) “Meglio non parlarne” ripeto anche io.

(Tommy) “Auguri Sara” mi dice allontanandosi.

Ed io non posso fare a meno di mormorare un “perdonami anche tu Tommy”.

 

(Marco)

Dopo essermi assicurato che i grandi sono a casa con nonni, cugini e zii, dopo aver osservato ore ed ore i piccolini che sono nel nido e dopo aver lasciato anche Maria preda di un meritato sonno ristoratore, cerco Lorenzo ed anche se è quasi notte scopro che è ancora qui in clinica. Mi avvicino al suo studio e busso, praticamente non l’ho visto da stamattina a colazione eppure Maria non ha fatto altro che ripetermi che se tutto è finito nel migliore dei modi lo dobbiamo a mia sorella e a Lorenzo. Giustamente due che seppure sono destinati a stare insieme ora vorrebbero essere distanti anni luce l’uno dall’altra e poi si ritrovano a condividere l’esperienza di un parto. Magari è profetico, il prossimo parto a cui sarebbe giusto che partecipassero entrambi dovrebbe essere quello di Sara, della loro bambina io spero tanto che la mia sorellina non paghi un prezzo troppo alto per la sua scelta.

(Lorenzo) “Avanti” dice lui intento a leggere quella che sembra una cartella clinica e poi a consultare qualcosa sul pc poi quando alza lo sguardo e mi vede è piuttosto sorpreso. Non ci stiamo proprio simpatici inutile nasconderlo eppure sono profondamente convinto che oltre una “specie” di parentela quello che ci unisce e al tempo stesso ci porta su due fronti diversi è il tanto amore che proviamo entrambi per la stessa persona.

(Marco) “Disturbo?” chiedo per rompere il ghiaccio

(Lorenzo) “No… no accomodati pure, problemi? Maria e i bambini stanno bene?” mi domanda perplesso

(Marco) “Si certo, si stanno tutti bene, io volevo ringraziarti Lorenzo. Se è andato tutto davvero bene lo devo a te, grazie”

(Lorenzo) “Mah, figurati, sono un medico ho fatto solo il mio dovere e poi c’era bisogno di un altro Lorenzo in famiglia, certo non è un Martini ma un Levi però sono comunque orgoglioso di averlo fatto nascere, magari gli trasmettiamo anche la passione per la medicina, i Martini vizi, virtù, pregi e difetti sono contagiosi ormai lo saprai bene anche tu”

(Marco) “Già… Levi e Martini…” rifletto io a malincuore pregando in cuor mio che presto ci possa essere una nuova esponente di queste due “dinastie” che ormai sono indissolubilmente legate. I miei figli sono i cuginetti, della bambina che aspettano loro, noi inevitabilmente e reciprocamente zii delle nostre creature, magari anche cognati, perché Sara si ostina così tanto a non volergli dire niente, perché io la sto assecondando in questa sua follia? E’ tutto così illogico! Mi passo una mano nei capelli teso.

(Lorenzo) “Lascia perdere Levi e Martini non sempre funziona, fidati ti ritrovi con un cuore a mille pezzi! Tanti auguri a te e Maria per tutto, voi vi siete un vero esempio di due persone che si amano, che cercano di stare insieme nonostante tutto, che hanno una base solida, un equilibrio ammirevole. Siete molto fortunati Marco e lo meritate”

(Marco) “Le cose si costruiscono poco a poco, faticosamente, passo dopo passo, i rapporti sono un enigma ogni giorno, anche noi ne abbiamo passate tante, ci siamo allontanati per nostra volontà o per le situazioni di fronte alle quali ci ha messo la vita”

(Lorenzo) “Tu non amavi un’altra dai cui aspettavi una figlia, ne tantomeno Maria”

(Marco) “Senti io lo so che sono la persona meno adatta a parlare di te con Sara”

(Lorenzo) “E’ tua sorella non potresti fare a meno di difenderla”

(Marco) “Si hai ragione non posso fare a meno di difenderla ma se c’è una cosa che posso dirti e che Sara è capace di provare così tanto amore, in un modo che nessuno di noi due può capire e non possiamo giudicarla credimi anche se non condividiamo”

(Lorenzo) “Se tua sorella ama così follemente un altro io non voglio ne giudicarla, ne condividere niente con lei, ne capire un tubo, voglio solo cancellarla dalla mia vita il più presto possibile ed ora per favore apprezzo che sia venuto qui a ringraziarmi non credo ci sia altro da aggiungere. Buonanotte”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. Oltre le distanze ***


Capitolo 13. Oltre le distanze

 

Dieci giorni dopo.

(Sara)

Non ho dormito nemmeno un’ora piena, sono così stanca, ormai mi costa fatica fare qualsiasi cosa anche la più stupida e banale, menomale che Stefano non mi sembra si sia accorto della mia insonnia. Non mi sento bene per niente, i medici mi avevano preparato a questa evenienza, devo stringere i denti ad ogni costo, la mia piccolina sta crescendo abbastanza bene, tutte le mie forze devono essere per lei e paradossalmente l’unica cosa che può darmi più forza di tutto è proprio pensare a lei. Domani andrò di nuovo a Viale dei Fiori, il professor Scarfoglio mi visita praticamente ogni due giorni per tenere sotto controllo la mia situazione cardiaca, mi ha detto che grazie ad un suo collaboratore italo-americano forse ci sono delle nuove possibilità per il mio cuore e per la bambina, nel pomeriggio invece passo da Tea ed Oscar a Villa Aurora, devo fare un’altra ecografia ho chiesto a lei di occuparsi del mio parto e di tenere all’oscuro Lorenzo fino a quando non sarà necessario, il momento in cui lo scoprirà non posso più rimandarlo all’infinito. Anzi visto che praticamente passo in quelle due cliniche la maggior parte del mio tempo libero mi stupisco di come non ci siamo mai più incontrati negli ultimi giorni, non ho capito cosa facesse a Viale dei Fiori il mese scorso, forse avrà dei colleghi lì, a Villa Aurora invece che è un po’ la sua seconda casa mi hanno detto che è fuori per dei lavori di ricerca, pare sia a New York me l’hanno confermato anche Marco e Maria.

Bella fortuna non incontrarlo, vero?

No, non è vero, io non sono sadica, io lo so di fargli male da morire quando lo allontano da me, ma sono sostanzialmente masochista perché faccio male soprattutto a me stessa e sono pure una stupida gelosa. Oscar dice che sta seguendo degli studi molto importanti tra l’Italia e gli Stati Uniti ed io non posso nascondere di aver collegato subito New York a Veronica e alla vita che lui stava scegliendo prima di imbattersi in quello che credevamo il “nostro” destino.

Sono tornati insieme?

Non dovrei essere così nervosa al pensiero, nervosa e gelosa da morire, in fondo Veronica potrebbe essere importante anche per la mia bambina, Lorenzo e Tommy non potranno fare tutto da soli anche se ben assistiti dai nonni, da mio fratello, da Maria, dai cugini. Piango disperata, sapere di star lottando con tutta me stessa per mettere al mondo mia figlia e dover anche solo pensare che poi a crescerla potrebbe essere un’altra donna è crudele! Stefano mi porta la colazione e interrompe i miei pensieri, dal suo viso capisco che devo essere inguardabile. Gli impedisco di parlare, non sono in grado di reggere nemmeno una conversazione. Prendo le uniche medicine che posso assumere, bevo la spremuta e cerco di riposare un po’. Questa giornata è già troppo lunga per i miei gusti.

 

(Lorenzo)

Sono sul volo New York-Roma, sono stato in città dieci giorni, ho cenato un paio di volte con Veronica e il suo nuovo collega e compagno, sono contento per lei, erano molto in sintonia, molto più di quanto lo è stata con me in alcuni degli anni del nostro matrimonio e mi fa piacere anche che dopo averla ferita finalmente ha trovato un nuovo amore, mi sarei sentito in colpa se avessi fatto danni irreparabili al suo cuore. Dimenticavo che il cuore dai danni irreparabili è il mio, solo il mio!

Sono fiero di me e del mio lavoro, finalmente il nostro progetto è alla fase conclusiva, la prossima settimana abbiamo un incontro al Ministero della Salute, a breve il farmaco di Emilio sarà disponibile anche sul mercato italiano. E’ un vero orgoglio e mi fa bene pensare che anche grazie al mio impegno tante persone avranno delle chance di vita in più. Emilio poi negli ultimi giorni mi ha parlato continuamente, di quella ragazza che sta seguendo a Roma, di cui mi aveva anche già accennato, le sue condizioni stanno peggiorando e salvarle la vita sta diventando una corsa contro il tempo. Non so il suo nome Emilio per privacy non mi dice mai quello dei suoi pazienti in genere li classifica e li numera in base alla gravità ed era sinceramente dispiaciuto quando mi ha detto che ormai è lei ad essere diventata Caso1! Mi ha, inoltre, accennato che la vede domani e che ritiene opportuno anche la mia presenza all’incontro.

Tra poco decolliamo ed io ho scoperto che sugli aerei caso mai fosse possibile una certa persona mi viene in mente ancora più spesso, come se non fosse già onnipresente nei miei pensieri. Osservazione stupida: forse non può essere diverso da così perché quella persona l’ho conosciuta proprio su un aereo, guarda caso un volo che doveva essere New York-Roma mi guardo accanto almeno stavolta c’è un uomo, nessuna mezza matta che mi sconvolge la vita e poi se la cava con un “mi sono sbagliata, non tutte le sorprese sono belle, torna pure all’insulso da cui sei venuto perché io voglio un altro e voglio avere una famiglia con lui!”

Sara…. Sara…. Sara….

Vado con la mente a qualche mese fa quando ho fatto questo volo con il cuore in gola dopo aver lasciato Veronica, contavo i minuti che mi separavano da lei, ho fatto mille progetti, ho immaginato mille modi di stare insieme, tante di quelle cose da fare che forse non ci saremmo annoiati per una vita intera. Volevo sposarla, volevo legare la mia vita alla sua, non volevo stare senza di lei nemmeno un attimo in più perché in quei due giorni qui a New York mi era mancata troppo. Non potevo sapere che avrei dovuto convivere con la sua mancanza per il resto della mia esistenza. Ora sono quasi sei mesi che lei non fa nemmeno più parte delle mie giornate  e se ci siamo incontrati è stato solo per sbaglio o per caso.

Sto migliorando lo ammetto, adesso sono capace di ricacciare indietro le lacrime quando si presentano ai miei occhi pensando a noi, le fasi depressive/melanconiche sono diminuite e riesco a gestirle meglio, ma non posso negare che a volte mi chiedo come riesco ad andare avanti pensando che lei non è mia e non lo sarà mai più?

 

Casa Martini.

(Marco) La telefonata di Stefano non mi è piaciuta per niente, ne sono convinto Sara non sta bene, lei minimizza, lui la asseconda senza affrontarla per non farla arrabbiare, per non farla stancare, ma ho paura che sia arrivata al limite il suo cuore non ce la fa più e la settimana prossima, Sara entrerà nel sesto mese di gravidanza, troppo presto per la bambina mentre sta diventando troppo tardi per lei e quello che ho sempre temuto sta diventando realtà.

(Libero) Mamma mia che faccia ha Marco, è cupo, pensieroso, preoccupato, Maria ha appena allattato i gemelli che stanno riposando sotto l’attenta vigilanza di Ave, Enrica sta rimettendo in ordine dopo la colazione, a guardare bene anche mia nipote è taciturna, assorta ma non credo sia colpa dei bambini e non ci sono problemi nemmeno con i gemellini, anzi gli ultimi arrivati sono davvero una benedizione, dormono regolarmente tra una poppata ed un’altra. Che starà succedendo adesso a questi due ragazzi?

(Enrica) Le facce di Marco e Maria non mi piacciono per niente. Aveva ragione Ave allora deve esserci qualcosa non va, mi ha detto che poco fa li ha sentiti avere un confronto duro dopo che Marco ha ricevuto una misteriosa telefonata. Pare che fosse particolarmente agitato e nonostante Maria avesse tentato di rassicurarlo è stato inutile, da quando sono entrati a far colazione è calato il gelo tra loro. Sarà forse necessario l’intervento di noi nonni? E’ il caso di parlarne con Libero ed Ave.

Marco “Vado a prepararmi”

Maria “Esci?”

Marco “SI” rispondo nervoso per poi abbassare il tono “Credo sia meglio affrontare la situazione”

(Maria) Accompagno mio marito in camera nostra, io sono sempre stata dalla parte di Sara fin dal principio ma forse comincio a credere anche io che non può più fare tutto da sola, deve coinvolgere ed ascoltare anche le persone che ha accanto, chi fa parte della sua famiglia e chi ha il diritto/dovere di stare al suo fianco in questo momento.

(Marco) vado a casa di Stefano, lui doveva andare via per un impegno di poche ore ma a me non va che Sara stia sola e meno che mai ora che non si sente bene, adesso credo di aver raggiunto il limite anche io, lei deve essere ricoverata, deve stare sotto controllo medico costante e bisogna prendere le decisioni più giuste per mia sorella e per la bambina. Con le buone o con le cattive voglio portarla a Villa Aurora, Sara non può più decidere da sola.

 

(Lorenzo)

In aereo, ho gli occhi socchiusi tra veglia e sonno, tra riflessioni e ripensamenti, tra razionalità e follia, tra supposizioni e certezze, la mia mente divaga e sembra proiettare un film, un film che inizia da una sera di mesi fa quando ho bussato alla porta della casa di Stefano, quando Sara mi ha lasciato.

(Lorenzo) “Che cos’è questa storia? Cosa sta succedendo”

Davanti agli occhi le immagini di Sara che non vuole fare la tac quando sviene a seguito della rapina al bar, il bip assordante del suo misuratore da braccio impazzito quando abbiamo fatto jogging insieme e poi le telefonate di Savino, le gare da professionista lasciate in modo così misterioso

Sara “Quando sei partito sono venuta da Stefano per parlargli di noi e mi sono resa che stavo commettendo uno sbaglio, io credevo che tra noi potesse funzionare, ma non è così”

Ripenso a quanto sono stato male dopo quelle parole, risento nelle mie orecchie le accuse che le ho lanciato, il mio dolore, il risentimento verso Sara

Sara “Lorenzo mi dispiace ma la vita qualche volta è così… piena di sorprese…” PIENA DI SORPRESE… PIENA DI SORPRESE” questa frase riecheggiando nella testa mi riporta a quando ci siamo parlati in ascensore, a quando mi ha detto di essere incinta, all’incontro in spiaggia quando siamo andati entrambi da Destino, al momento in cui abbiamo aiutato insieme Maria nel parto sull’autostrada.

Lorenzo “Io ti auguro tutto il male del mondo Sara”

Le immagini di quell’incubo, quella donna che sta partorendo una bambina e che al tempo stesso sta morendo perché il suo cuore sembra non battere più… Sara aspetta una bambina… Sara è svenuta in spiaggia… Sara non vuole andare in ospedale con me, Sara è preoccupata, è triste, Sara era a Viale dei Fiori quando ci siamo parlati in ascensore… Emilio, in quella clinica, sta seguendo il Caso 1, una ragazza incinta il cui cuore ha una malformazione e potrebbe cedere durante la gravidanza…

SARA… SARA… SARA…

I tasselli sembrano prendere forma come in un puzzle, le frasi dette a metà e quelle non dette, i  segnali, gli episodi, le coincidenze, quell’incubo, così come grazie ad un sogno ho capito di amarla, grazie a quel sogno ho compreso che era lei la donna che stavo rincorrendo quella che non volevo perdere, non è possibile che ora sia un incubo a volermi dire qualcosa, che significa quell’incubo? Sara è malata? Sara… la mia Sara potrei perderla per sempre?

Quell’incubo non può diventare realtà.

Non può essere… non può essere… io devo essere impazzito, è solo una supposizione, è stupida, senza senso, ci deve essere una ragione, una spiegazione, non c’è nulla di concreto, è solo una fantasia, è irreale.

Non è vero.

Adesso torno a Roma e scopro che la donna che sta seguendo Scarfoglio è un’altra, che tutte quelle circostanze non significano un bel nulla, che Sara sta benissimo e che è felice con Stefano ed io ci rimarrò come un coglione, ma preferisco fare per l’ennesima volta la figura del coglione piuttosto che avere quella conferma. Non può essere Sara la donna che sta morendo.

 

(Sara) Stefano è andato via da pochi minuti, mi ha fatto le solite mille raccomandazioni e mi ha pregato di chiamarlo per qualsiasi cosa… io sono troppo stanca… davvero troppo… le lacrime cominciano a rigarmi il volto anche contro la mia volontà… vorrei Lorenzo… è l’unica cosa che vorrei… è vero sono stata io ad allontanarlo, io a rifiutarlo, ho scelto io di restare sola, ma non ce la faccio più… amore mio… mi appoggio sul divano e non riesco più a tenere gli occhi aperti, è tutto troppo faticoso… sono sola con la mia bambina e sono stanca… poi finalmente arriva la pace, non penso più a niente… non sento più niente.

 

Casa Martini.

(Libero)

Mi trovo per caso nei pressi della camera da letto dei ragazzi, è palese che c’è qualcosa che non va e sto cominciando a preoccuparmi, Ave, tanto per cambiare, sta tenendo d’occhio i gemellini nella stanza accanto ed Enrica sta spolverando un vaso che odia poco distante da me.

“Preferisco venire anche io, sei troppo agitato Marco e lei non può subire pressioni soprattutto ora che sta male”

Enrica “Maria sta male?” mi domanda mia moglie che non riesce a sentire bene

Libero “No… fammi sentire che come al solito tu fraintendi sempre le cose”

Enrica “Ah io, eh?”

(Marco) “Maria il tempo degli egoismi è finito... Sara deve andare in ospedale al più presto e deve affidarsi ai medici solo loro possono  sapere cosa è più giusto fare”

“Oh mio Dio, cos’ha Sara?” chiede Enrica

Libero “Marco è fuori di sé deve essere qualcosa di grave”

Ma proprio in quel momento i miei nipoti escono fuori dalla stanza e ci beccano proprio con il dito nella marmellata.

“Nonno, Nonna, Ave che ci fate qui?” chiede Maria a mo’ di rimprovero

“Io stavo controllando i putei, dormono, tutto bene” risponde subito Ave

Enrica “Io cara mi sto occupando delle pulizie, in questo casa c’è sempre un gran da fare”

(Libero) Poi tutti e due guardano me e lo sapevo che quello che non aveva una scusa pronta ero io “Passavo di qua per caso, ho detto fammi andare un po’ al piano di sopra che… oh inutile che dica bugie, ero preoccupato sono venuto a controllare che tutto andasse bene ed ho anche sentito e quello che ho sentito non mi è piaciuto per niente. Sara non è una di famiglia è vero, ma per noi è come se lo fosse, è tua sorella e ormai siete tutti e due dei “nostri”

Maria “Sara sta male nonno, la vogliamo raggiungere per starle vicino e per capire se è possibile un ricovero a Villa Aurora”

Ave “Oh, mamma ma sta così male sta putea!”

“E per la gravidanza ci sono complicanze?” chiede Enrica

Marco “Mia sorella ha una malformazione cardiaca eh si la gravidanza rende tutto molto difficile”

Io, Enrica ed Ave restiamo senza parole, Maria prende la sua borsa dalla sedia, il cellulare e si raccomanda di chiamarla per qualsiasi cosa, hanno fretta di uscire vogliono raggiungere Sara e noi tre che ora comprendiamo tanti “misteri” di quella ragazza mezza matta ci guardiamo un po’ sconsolati, ci siamo raccomandati anche noi a loro di farci sapere qualsiasi cosa accada.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. Il giorno che non avrei mai voluto ***


Capitolo 14. Il giorno che non avrei mai voluto vivere

(Marco)

Quando arriviamo a casa di Stefano proviamo a citofonare a più riprese ma non otteniamo nessuna risposta, Maria compone il numero di Sara che squilla sempre a vuoto, comincio ad essere sempre più fuori di me e sempre più preoccupato, riusciamo ad arrivare alla porta, urlo e suono dando inoltre dei colpi al portoncino, qualcosa mi dice che Sara è lì dentro e il fatto che non dia segni mi angoscia.

Maria chiama Stefano che le da la conferma di quello che temevo, è andato via da casa sua una mezz’ora prima e Sara gli aveva promesso di andare a riposarsi un po’. Prego con tutte le mie forze che mia sorella abbia solo il sonno pesante, che apra questa maledetta porta da un momento all’altro e ci rendiamo conto tutti di esserci presi solo un brutto spavento. Ma i minuti passano e non succede nulla. Stefano sta rientrando con le chiavi per sincerarci di cosa stia accadendo io nel frattempo chiamo Oscar che ritiene opportuno inviare qui un’ambulanza. Ho tanta paura come forse non ne ho mai avuta in tutta la mia vita.

Neanche a dirlo Stefano si è scapicollato qui, apre ed entriamo subito per cercare Sara, poco dopo la vediamo sul divano distesa, è pallida come un fantasma e subito mi avvicino per vedere se respira, il respiro è lento quasi impercettibile ed anche il polso ha il battito lentissimo. Maria richiama Oscar, che fortunatamente è a bordo dell’ambulanza, sono a pochi minuti da qui.

“Resisti sorellina mia, resisti, per te e per la tua bambina resisti, non lasciarci ora”

 

Due ore dopo.

(Lorenzo)

Sono appena atterrato a Roma, sono inquieto, nervoso, teso, quei maledetti brutti pensieri non mi lasciano in pace, è come un’ossessione, più cerco alternative, spiegazioni diverse, chiavi di lettura differenti e più tutto mi sembra portare nella stessa unica direzione. L’unica che non vorrei, la più drammatica.

Mi sento il cuore attanagliato da un peso e lo so che non è normale ma in questo momento vorrei solo due cose: riabbracciare Tommy e stringerlo per assicurarmi che vada tutto bene e poi anche solo per un momento rivedere lei, ho bisogno di vedere e di sapere che Sara sta bene perchè gli incubi passano, non durano mai più di pochi minuti. E’ sufficiente solo aprire gli occhi, mettere a fuoco e tutto per incanto va a posto e riprende il proprio ordine delle cose.

Riaccendo il cellulare e recupero il mio bagaglio, prima Tommy e poi lei mi ripeto inquieto, e non fa niente se ci soffrirò ancora, non fa niente se ho promesso cento volte di non volerne più sapere niente, tanto poi duecento volte ho infranto la promessa, al diavolo tutto ho solo bisogno di sentire lei.

 

(Villa Aurora)

(Tommy)

Siamo tutti nella sala d’attesa della clinica e dopo la grande gioia per la nascita dei gemellini di Marco e Maria ora la tensione si taglie a fette, siamo tutti tristi e preoccupati, nessuno dice una parola solo talvolta ci chiediamo perché non ce ne siamo mai accorti e perché Sara non ci ha mai detto che stava molto male e che la sua gravidanza era così difficoltosa. Ora più che in tutti questi dieci giorni mi manca papà. Se ci fosse anche lui mi sentirei meno preoccupato per Sara, non solo perché è mio padre ma perchè lui è uno dei migliori davvero e sono sicuro che nelle sue mani lei sarebbe al sicuro. Chi sa se papà sa qualcosa del problema di salute di Sara e chissà se in qualche modo questa brutta storia possa avere a che fare anche con la loro rottura. Stiamo aspettando un professore da un’altra clinica, che si chiama Viale dei Fiori, forse se non ho capito male è il luminare con cui collabora mio padre per la ricerca su quel nuovo farmaco che stanno sperimentando. Qualcosa mi dice che appena arriverà a Roma sarà anche papà a raggiungerci il più in fretta possibile.

Guardo il cellulare che vibra. E’ proprio lui.

“Pà” rispondo subito.

(Lorenzo) “Tommy, ciao. Senti sono appena atterrato, sono di nuovo a Roma finalmente, tu dove sei?”

(Tommy) “In clinica, a Villa Aurora”

(Lorenzo) “In clinica? Come mai? Come stai?”

(Tommy) “Io sto bene, sto bene, si tratta di Sara, lei…”

(Lorenzo) “Arrivo subito”. E tutto ancora una volta sembra confermare la mia assurda ma sempre più realistica intuizione, Sara sta male ed il mio posto, nonostante tutto è ancora accanto a lei.

 

(Maria)

Siamo nello studio di Oscar, stiamo attendendo il professor Scarfoglio, era all’università per un seminario ma quando gli hanno spiegato la situazione ha affermato che sarebbe venuto il prima possibile per concordare sul da farsi. Sara, intanto, è stata sedata, grazie ad un lungo massaggio cardiaco sono riusciti a rianimarla, il suo cuore ha ripreso a battere ma è inutile dire che il quadro clinico è pressappoco disperato. Disperato come il mio Marco. E a dirla tutta sono terribilmente angosciata anche io, per non parlare della nostra “famiglia” che ha praticamente invaso Villa Aurora, nessuno di noi vuole perdere Sara, lei non vuole rinunciare alla sua bambina e c’è chi sta perdendo più di tutti ed ancora non ne sa niente, io non oso nemmeno immaginare il momento in cui Lorenzo scoprirà tutto quello che è successo e comprenderà tutto quello che può accadere.

 

(Lorenzo)

Sono arrivato con un taxi direttamente dall’aeroporto, ho intimato all’autista di correre il più in fretta possibile, ho provato a richiamare Emilio, ho visto che mentre ero ancora in aereo mi aveva contattato ma non sono riuscito a trovarlo. Ho tentato di pensare e ripensare ai dati clinici di cui sono venuto a conoscenza durante la ricerca sul Caso1, non riesco ad essere lucido, a tratti mi sembra evidente che quella donna, quella ragazza sia Sara, mentre in certi momenti non posso fare a meno di considerare, forse di sperare con tutto me stesso, che non può essere lei, insomma questa ragazza ha scoperto di essere malata quasi due anni fa quindi prima ancora che io conoscessi Sara ciò significa che se così fosse Sara avrebbe mentito a tutti e soprattutto a me, tutto quello che abbiamo condiviso l’avrebbe fatto consapevole che non le sarebbe rimasto molto da vivere e non è possibile che sia stato così. Poi Marco, Stefano insomma è pur vero che negli ultimi mesi non ho praticamente visto Sara ma loro si, come potrebbero sapere una cosa del genere e nasconderla? Per non parlare della gravidanza, questa donna quando è rimasta incinta le avranno spiegato che è praticamente impossibile salvare entrambe. Quindi ribadisco il fatto che non può essere stata Sara a fare questa scelta assurda e soprattutto non gliel’avrebbe permesso chi le è vicino.

Sono angosciato, confuso, sragiono e so solo una cosa voglio vederla!

Ho bisogno di vederla.

Finalmente il taxi posteggia davanti Villa Aurora, lo pago e scendo al volo senza nemmeno premurarmi del resto ne del bagaglio che ho praticamente lasciato al tassista. Quando entro i Martini mi circondano e dalle loro facce capisco sempre di più che l’impossibile è diventato possibile, che quel maledetto incubo sta diventando realtà, che tutto ciò che mi è sembrato inspiegabile era molto più chiaro di quanto pensassi. Tommy mi abbraccia, io lo saluto e poi non capisco bene cosa mi dicono ma mi faccio spazio continuando a ripetere “devo andare dentro… devo andare dentro” Gloria mi saluta e mi dice solo “sono tutti riuniti nella stanza di Oscar” attraverso quel corridoio come un lampo.

 

(Marco)

Oscar ci sta spiegando che il farmaco di Scarfoglio in Italia non è ancora utilizzabile, stanno aspettando un incontro al Ministero per la prossima settimana, devo rispettare un protocollo, io sono talmente arrabbiato che sfonderei un muro e manderai al diavolo chiunque mi parlasse di burocrazia e protocolli e non si rende conto che qui stanno morendo una donna e la bambina che porta in grembo.

La porta si spalanca, la sensazione è che chiunque l’abbia aperta l’abbia fatto con violenza e rabbia, la mia stessa rabbia, non è Scarfoglio come abbiamo pensato tutti quando ci siamo voltati in direzione dell’entrata, è Lorenzo.

Io non so cosa sappia, se sappia, come mai ora sia qui, ma so soltanto che lo fisso negli occhi e quando lui ricambia il mio sguardo è palese che quel momento è arrivato: il giorno che non avrei mai voluto vivere.

 

(Lorenzo)

Apro la porta con impeto, adesso qualcuno mi deve spiegare e di spiegazioni me ne deve dare tante, poi dopo andrò da lei, ma adesso devo capire ogni singolo dettaglio di questa situazione non accetterò più che mi venga omesso niente, niente!

Guardo Oscar, il suo viso è triste e preoccupato, fa cenno di no con la testa quasi volesse dirmi che non c’è più niente da fare e questo lo vedremo, poi ovviamente mi giro verso Stefano mi prudono le mani io se potessi lo prenderei a sberle ma non si rende conto che sta perdendo la donna che ama? Che non avrebbe mai dovuto progettare un figlio con lei nel suo stato? Sara non dovrebbe essere incinta meno che mai al sesto mese di gravidanza! Guarda dritto davanti a sé non nego che è terrorizzato anche lui ma non glielo perdono, a lui non gliela perdono e se dovesse accadere qualcosa a lei lo riterrò diretto responsabile.

Maria è accanto a Marco, credevo di conoscere bene mia cugina e, invece, mi sono sbagliato di grosso, lo sapeva, sapeva anche lei e nonostante tutto ha taciuto, leggo una certa tenerezza nei suoi occhi nei miei riguardi, non voglio essere compatito da nessuno, non c’è niente da compatire.

Infine fisso Marco e lui diversamente dagli altri due mi tiene testa con lo sguardo, tra noi due non c’è mai stato buon sangue è evidente, ma ho sempre avuto stima e rispetto di lui, in queste ore in cui piano piano tutto ha assunto questa dimensione drammatica ho fatto appello a lui mentalmente ed ho sperato nel fatto che se si fosse trattato di Sara lui non lo avrebbe permesso, ho sbagliato anche con lui! Non c’è nessun su cui avrei potuto riporre la mia fiducia per sapere la verità? Nessuno? E’ stata Sara a volere i loro silenzi e perché? Cosa ha pensato che se fosse morta e noi nemmeno ce ne fossimo accorti sarebbe stato meglio? Sarebbe stato meno devastante?

Gli sguardi, la tensione, il silenzio che è calato da quando sono entrato qui e i miei pensieri si dissolvono di fronte a Emilio che entra nella stanza approfittando del fatto che l’ho lasciata aperta “Buongiorno a tutti, Lorenzo ci sei anche tu mi fa piacere trovarti già qui, non so se hai già avuto modo di parlare con i signori Levi, con il dottor Nobili, la situazione di Sara Levi è ulteriormente degenerata, dopo è necessario fare un punto sulla ricerca e sui risultati proprio per capire come procedere con il Caso1”

Se c’è ne fosse stato bisogno Emilio me ne da la conferma il Caso1 è Sara. Do un pugno ad un armadietto dei medicinali sfondando un vetro, questo è il giorno che non avrei mai voluto vivere.

N.d.A. Nel ringraziarvi immensamente di tutte le vostre recensioni, preferenze, del vostro seguito vi informo che per me è in arrivo un'altra settimanina di vacanza e quindi ci riaggiorniamo dalla settimana del 15/09, intanto spero che questo capitolo sia gradito.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. Anche il troppo amore fa male ***


“Lorenzo, ma che ti prende?” mi rimprovera Emilio, se fino a poco tempo ero io a non capirci nulla, ora la situazione è più difficile da comprendere per lui. Emilio ha bisogno di Lorenzo medico, ricercatore, di Lorenzo professionale con cui confrontarsi per i risultati dell’introduzione al farmaco a cui lavora, non sa di certo che la donna che per lui è il Caso 1, per me è la donna più importante della mia vita, la donna che amo. Come dirgli che mi è appena crollato il mondo addosso che riesco ad essere tutto tranne che professionale e impeccabile, ho un rabbia in corpo e un dolore che mi fanno sentire sottosopra. Io non voglio che Sara muoia non posso permetterlo, anche se lei non è più mia, anche se ama Stefano anche se vuole a tutti i costi questa bambina da lui io le devo impedire di morire, non la lascerò morire. NO!

“Emilio tu non puoi capire… io conosco il Caso1, Sara è” guardo Stefano e Marco “è una persona a cui voglio bene, è una mia amica, l’ho scoperto solo poco fa e quindi sono ancora sotto shock, non riesco a fare un punto sulla ricerca ora, non ne sono in grado. Di sicuro qui in Italia non possiamo ancora usare il farmaco. Anzi” mi volto verso Oscar chiedendogli “Dov’è Tea?”

 (Oscar) “E’ in ginecologia, perché?”

Maria e Marco si guardano mentre Stefano continua a tacere e a restare sul fondo, ma come riesce a starsene in disparte mentre sta per accadere una tragedia, pare che non gliene freghi nulla, che non si senta in diritto di intervenire, forse dato che lui non è medico non si rende conto, io non lo so, non so cosa pensare, non lo so!

(Lorenzo) “A che settimana di gravidanza è Sara?” chiedo truce a quella specie di uomo che mi sembra un invertebrato per come sta affrontando la situazione.

(Stefano) “E’ quasi al sesto mese” risponde lui fievole.

(Lorenzo) “Ho chiesto a che settimana è?” ripeto ancora più duro.

(Maria) “23! 23 esima settimana” mi risponde Maria annuendo con la testa verso Marco. Non capisco bene le espressioni che si scambiano mia cugina e suo marito ma ormai dopo oggi non credo di capire più un bel nulla delle persone che mi stanno vicino.

(Lorenzo) “Bene” dico ottimista “E’ ancora possibile un aborto terapeutico, la legge lo consente fino alla 24esima settimana, potremmo parlarne con Sara e poi chiamare Tea per predisporre l’intervento, subito dopo credo che Sara debba essere operata da Emilio, ho visto le sue ultime risonanze, quel cuore sta per esplodere da un momento all’altro se non si interviene chirurgicamente”

(Marco) “Sara non abortirà mai Lorenzo, mai” mi risponde Marco mordendosi un labbro “E da quando lo so che ci provo, ci ho provato in tutti i modi ma lei non vuole, il suo obiettivo è concentrare tutte le sue forze per la bambina, Sara ha scelto di far nascere la creatura che aspetta”

(Lorenzo) “Mai voi siete impazziti, TUTTI, voi siete pazzi. Le possibilità sono praticamente nulle per questa bambina, se lei abortisse oggi stesso o al massimo domani per Sara ci sarebbero ancora delle chances, è giovane, guarirà, aspetterà qualche mese dopo l’operazione e poi potrà avere altri figli, quanti ne vuole”

(Maria) “Non lo farà” mi risponde anche Maria

(Lorenzo) “Questo è un suicidio, vi rendete conto, così moriranno entrambi?”

Arrivo di fronte a Stefano e sono convinto che perderò il controllo, questo è veramente troppo “E TU? TU? Lo capisci che Sara sta morendo che sarebbe un sacrificio inutile, solo tu puoi convincerla, perché non ci provi, obbligala se è necessario, hai poche ore ma devi farcela”

(Stefano) “Non mi ha mai ascoltato e non lo farebbe nemmeno adesso, Sara non rinuncerà a sua figlia per niente al mondo”

(Lorenzo)“Ne avrete altri di figli maledizione! Perché? Perché vuole per forza questa? Perché deve essere QUESTA bambina?”

Il display che segnala le emergenze si illumina

“E’ da Sara” dice Oscar guardando Emilio, io esco come una furia per dirigermi verso la rianimazione.

 

(Sara)

Mi sono svegliata da poco ed intorno è tutto bianco, sento l’odore del disinfettante, sono in ospedale, lo sapevo sono finita a Villa Aurora, sono attaccata a macchine rumorose e sono sola, guardo il mio pancione e mi correggo, no non sono sola.

Non riesco a respirare, mi manca l’aria e tenere gli occhi aperti è troppo faticoso, i rumori nella stanza aumentano, distinguo chiaramente un allarme che non so bene da dove venga.

E’ troppo forte.

Mi sento chiamare c’è qualcuno… C’è qualcuno che mi chiama.

Mi chiama disperatamente ma io non riesco a rispondere e poi metto a fuoco con gli occhi velati dalle lacrime il suo viso, è Lorenzo.

Non so bene cosa dico, so solo che lo chiamo, probabilmente lo imploro, mormoro qualcosa prima di crollare di nuovo nel buio. Forse era un sogno o forse lui è davvero qui, qualsiasi delle due ipotesi mi rasserena.

Mi basta che lui sia qui con me. Vorrei tanto che lui fosse qui con me, vorrei vederlo anche se fosse per l’ultima volta.

 

(Lorenzo)

Corro come un matto nel corridoio travolgendo chiunque e qualunque cosa trovi davanti, grazie al campanello d’allarme arrivo nella stanza ed appena entro la chiamo ripetutamente, cerco di non farle perdere conoscenza ma purtroppo non ci riesco, non so quanto fosse lucida, quanto fosse consapevole della mia presenza so solo che mi ha detto più di quanto avrei mai potuto immaginare

“Lorenzo… amore salva la nostra bambina. La nostra bambina… Lorenzo”.

Resto immobile e non riesco più a muovere un muscolo, sono impietrito, paralizzato “La nostra bambina” rivivo i miei stati di shock, il mio blocco totale nelle situazioni di emergenza, lo sto facendo di nuovo, mi sta sfuggendo di mano il controllo della situazione e sta capitando quando ho nelle mani la vita della donna che amo di più al mondo e della nostra bambina. Oscar ed Emilio intervengono prontamente e finalmente vedo i battiti sul monitor tornare regolari e sento quei bip assordanti smettere di dare l’allarme.

Sei un fallito Lorenzo Martini lei ti affida se stessa e la vostra creatura e tu non sei capace nemmeno di rianimarla.

Sara e la nostra bambina.

Esco dalla stanza sconvolto. Mi sento crollare.

Scopro nello stesso giorno che io e Sara stiamo per avere una figlia, che la bambina che lei sta disperatamente tentando di proteggere è la nostra, ma io non riesco a togliermi dalla mente l’altra cosa incredibile che ho scoperto oggi: Sara sta morendo e per me è solo lei la cosa più importante ora, ad ogni costo.

Io non voglio perdere Sara, nonostante tutto, non voglio.

Non posso.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. Senza di te ***


Capitolo 16. Senza di te

(Maria)

Vedo Lorenzo  tornare in corridoio e ripercorrerlo avanti e indietro con una strana lentezza, è così assorto nei suoi pensieri che non si renderebbe conto di ciò che gli capita intorno nemmeno se fosse sotto un bombardamento. E’ proprio vero che noi medici siamo le persone meno adatte ad intervenire negli stati di emergenza che riguardano noi stessi o le persone a noi più care ed anche un chirurgo di fama internazionale come Lorenzo non ha fatto eccezione, poco fa non è riuscito a muovere un dito per rianimare Sara. Certo ricevere quella confessione avrebbe sconvolto chiunque, alla fine la mia coraggiosa cognatina è riuscita a far da sola ciò che avrebbe dovuto fare già mesi fa.

Ora Lorenzo sa tutto, ma proprio tutto, credo anche sia fuori di sé e non lo biasimo perché sicuramente si è sentito tradito e deluso da noi tutti ed in particolare da Marco e da me, spero che possa capire che Sara le ha provate tutte disperatamente per proteggere lui e noi abbiamo solo cercato di assecondare e tutelare lei. Abbiamo sbagliato non vi è dubbio, ma a modo nostro volevamo solo aiutarli ed ora il nostro obiettivo è non lasciarli soli qualunque cosa accada.

(Maria) “Lorenzo”

Lui si blocca immediatamente e mi fissa abbattuto “Si è ripresa, vero?” mi chiede preoccupato.

“Si… si… ora va meglio. Lorenzo non devi certo sentirti in colpa, è naturale quello che è successo poco fa, oggi è stata una giornata difficile, sarai stravolto ed è normale”

“Stravolto?” ripete lui alzando la voce “Giornata difficile la definisci tu? Io direi assurda, irreale, illogica, irrazionale, paradossale, impossibile. Stravolto… no io non lo so nemmeno come mi sento. Ma come mi dovrei sentire?”

“Io ti capisco…”

“No Maria, non mi capisci, nemmeno tu che sei una terapeuta mi puoi capire, non puoi. Mi sapresti spiegare quale è lo stato d’animo che si addice ad un uomo che scopre che la donna che ama sta morendo, anzi si sta suicidando per far nascere sua figlia, la loro figlia? No aspetta forse così può essere anche facile, in fondo in fondo non sarei nemmeno il primo o l’unico che si trova di fronte al dramma di poter perdere o la donna che ama o la figlia. Anche la tragedia per noi doveva essere singolare, certo. Effetti speciali, menzogne dette ad arte, lontananze. E allora perché dirmelo che era malata da prima di conoscerci, perché dirmi che era rimasta incinta, perché dirmi che si sta lasciando morire per dare solo pochissime possibilità di vita alla bambina, mah no dai è più semplice riempiermi di bugie, di omissioni, di false idee. Diciamogli che sto con un altro, inventiamo solo stupidaggini e chissenefrega mai se dovesse soffrire come un cane. In fondo si tratta solo di metterlo dinanzi al fatto compiuto”

“Non essere ingiusto Lorenzo, non è andata così”

“Tu dici, io non credo. So solo che in questo momento ho tanta rabbia in corpo Maria, sono deluso, arrabbiato, mi sento tradito, mi sento messo al muro, mi sento solo, ho una fottuta paura che mi rende difficile anche respirare. La sto perdendo Maria, la sto perdendo per sempre” e le lacrime riempiono i miei occhi

(Maria)

Vedo mio cugino che sta per scoppiare a piangere e commuove anche me, lui e Sara mi fanno una tenerezza incredibile e spero tanto che questa prova così difficile che stanno per affrontare si possa risolvere al meglio. Nessuno dei due vuole perdere l’altro e noi Martini ormai non possiamo fare a meno di loro.

Stefano e Marco ci interrompono

(Maria) “Oscar ed Emilio sono ancora dentro” chiedo a mio marito per ricompormi

(Marco) “Stavano uscendo, Sara si è svegliata”

Lorenzo ci sorpassa e si dirige di nuovo in quella stanza, stavolta è il momento di un confronto tra lui e Sara ed io e mio marito ci cerchiamo con lo sguardo condividendo la pena per quello che sta accadendo.

Sara

Quando apro gli occhi, mi sento così stanca, senza forze, metto a fuoco lentamente dove mi trovo e poi riconosco le voci di Oscar e del professor Scarfoglio, da fuori la stanza mi sembra di intravedere di spalle Marco e Stefano, e Lorenzo? Allora l’ho davvero solo sognato?

“Come va?” mi chiede Oscar

“Mhm” mugugno

“Inutile nascondere la situazione signorina Levi, proverò a sentire il Ministero per ottenere l’autorizzazione a somministrarle il mio farmaco, non le restano più che pochi giorni ormai, la situazione sta precipitando ogni ora è preziosa per il suo cuore”

Le lacrime scendono senza che io riesca a fermarle, cerco di farmi forza ancora una volta. “Non si piange Sara, non si piange” mi ripeto come un mantra. Ed ancora una volta mi manca lui.

(Lorenzo) “Oscar, Emilio posso restare solo con Sara”

Quando rialzo lo sguardo in direzione della porta mi accorgo che è davvero inutile piangere e pensarlo sospirando perché Lorenzo è qui di fronte a me, non è un miraggio ne una fantasia e a giudicare dalla sua espressione del viso, dal suo tono di voce è giunta la resa dei conti anche tra noi due, temo ci saranno morti e feriti e forse non solo figurativi.

“Va bene, però mi raccomando Lorenzo, mi raccomando sai benissimo quale sono le sue condizioni” quasi lo prega Oscar

“Dopo ho bisogno di parlarti urgentemente, ti aspetto nel tuo studio” gli intima il professor Scarfoglio.

Quando richiudono la porta, sento il suo sguardo su di me, lo ricambio ed in quegli occhi in cui mi rispecchio leggo i sentimenti e le emozioni che ho cercato di evitargli per quasi 6 lunghi mesi, non riesco più a proteggerlo ora, non posso fare più niente e fa male… fa male a me e a lui.

“Cosa sai?” gli chiedo quasi per rompere il ghiaccio

“Tutto… ora so tutto… faccio parte del gruppo di ricerca di Emilio e per lunghi mesi ho lavorato alla sperimentazione di quel farmaco, al suo utilizzo in America ma non sapevo che tu eri tra le pazienti di Scarfoglio, non lo sapevo che il Caso1 che non ci faceva dormire la notte eri tu, poi qualcosa ha cominciato a non quadrarmi, io non so come ne perché, so solo che stamattina in aereo ho fatto il viaggio peggiore della mia vita, quel volo New York – Roma è stato un incubo”

“Che strano pensavo che il viaggio peggiore della tua vita fosse stato quando ci siamo conosciuti, il vero incubo sono stata sicuramente io durante il volo New York - Roma” mi sforzo di scherzare per sdrammatizzare, le sue labbra si increspano in un mezzo sorriso ma l’effetto non è quello sperato

“Tu sei stata la cosa più bella che potesse capitare nella mia vita ed io non me ne ero nemmeno reso conto, durante il volo di stamani tutti i pezzi del mosaico sono andati al loro posto, ho pensato e ripensato così tanto a te, a noi, ho cominciato a sospettare che la paziente di Scarfoglio fossi tu, i tuoi occhi Sara, ogni volta che ti ho guardato nonostante la gravidanza, nonostante mi dicevi quanto amavi Stefano ed eri felice con lui, loro non erano felici, tu non eri felice, eri tormentata e poi ho ripensato alla risonanza che non hai mai voluto fare con me, al fatto che hai lasciato il mondo delle corse, alle volte in cui sei stata male, quando sono atterrato ho chiamato Tommy e quando mi ha detto che erano tutti qui per te niente è stato più lo stesso. Una parte di me continua a sperare che sia solo un incubo, ma nessun incubo dura dieci ore ininterrotte ed ogni momento che passa tutto diventa più drammatico e più difficile. Sono disperato Sara, non voglio perderti”

“Lorenzo noi dobbiamo lottare insieme ma non per me, io…”

 “So anche della bambina ed è quella la cosa a cui non riesco più a smettere di pensare”

“Chi te l’ha detto?”

“Tu”

Lo guardo incredula… allora prima…

“Prima mi hai supplicato di salvare nostra figlia”

“Lo farai?”

“Tu prima l’hai affidata a me Sara ed io non sono stato neanche capace di rianimarti, io non posso salvarla Sara, non posso salvarla, ma se c’è una cosa che posso fare è operarti, posso salvare te, l’ho capito proprio poco fa quando sono uscito da quella porta ed ho percorso quel corridoio su e giù forse cento volte, non ti lascerò morire Sara, non è questo che il destino ha deciso per noi”

“Ma questo significa rinunciare a nostra figlia? Io non voglio perdere la mia bambina, non rinuncerò mai a lei”

“Sara ragiona ci vorrà del tempo, ma se tu vorrai ne potremo avere altri di figli, Sara io ti amo, non ho mai smesso di amarti anche quando hai fatto di tutto per mettermi in condizione di odiarti ed ora so per certo che neanche tu hai mai smesso, tu non mi hai mai lasciato per Stefano, noi due possiamo ancora avere un futuro”

“Non si può ragionare Lorenzo, non posso ragionare e pensare di liberarmi di nostra figlia, della mia bambina, se non ti ho mai confessato di essere incinta e perché sapevo che mi avresti chiesto di rinunciare a lei, sapevo che mi avresti posto di fronte a questa scelta ed io voglio che la mia piccola viva più di ogni altra cosa”

“Sara non posso accettarlo… non posso… Non lo capisci che il tempo che resta è troppo poco, ogni opportunità che concedi a lei è una in meno per te, ti prego amore, non me ne frega niente se fino ad adesso abbiamo commesso tanti sbagli, non ci siamo amati nel modo giusto, nei momenti più opportuni, siamo stati lontani però ti prego Sara dammi ascoltami e permettimi di intervenire”

“Mai Lorenzo, mai, per me il discorso si chiude qui, avevo messo in conto che non saresti stato dalla mia parte, promettimi solo che avrai cura di lei, non dovrà essere lei a pagare il prezzo delle mie scelte”

“Senza di te io non potrò avere più cura di nulla, mi dispiace Sara” mi dice in lacrime andandosene, adesso siamo in due ad avere un cuore sanguinante. In pezzi.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. Ad ogni costo ***


Capitolo 17. Ad ogni costo

(Tommy)

Siamo fuori la stanza di Sara, sono con i nonni, Marco, Maria e Stefano sono dentro con Oscar stanno aspettando Scarfoglio, gli altri sono con Ave a casa, i nonni avrebbero voluto che ci rimanessi anche io ma non potevo, voglio stare qui e sapere cosa accade a Sara, adesso so tutto anche io e mi sembrava impossibile tutto quello che mi è stato raccontato, non ho mai odiato Sara non le sono mai stato profondamente ostile perché sapevo che tra lei e mio padre c’era qualcosa di speciale, una parte di me ha sempre creduto che il loro amore non fosse finito. Non condivido ciò che ha fatto, forse non avrebbe cambiato il momento che stiamo vivendo ma avrebbe dovuto fidarsi di noi Martini, avrebbe dovuto parlarne con noi, le saremmo stati vicini fin dall’inizio, lei ha cercato di non farci soffrire ma adesso è terribile, molto più terribile, non ho notizie di papà da ieri sera, da quando è uscito dalla sua stanza e mi ha detto tutta la verità. Non ho mai visto mio padre così, mai, mi ha chiesto di capirlo se in questo momento voleva stare solo, mi ha detto che non sa se sarà in grado di aiutare Sara e la bambina, era triste e demoralizzato, abbattuto, vinto. Ma io in questi mesi ho imparato a conoscere mio padre, ho capito che ha la scorza dura, che è più forte di quanto lui stesso possa pensare e che l’amore di Sara è la svolta della sua vita. Sara e questa bambina, la mia sorellina sono quello di cui abbiamo bisogno. Noi quattro insieme possiamo essere una famiglia, la famiglia che io e papà non siamo mai stati, che non abbiamo mai vissuto, la famiglia che abbiamo sperimentato da quando siamo a casa Martini. Si lo so, che mi lamenterei delle loro invadenze, di poppate, pannolini e subbugli per una neonata in casa, lo so che impazziranno loro, che mi useranno come babysitter, che magari certi giorni rimpiangerò quello che adesso sto immaginando e sto sperando. Però non riesco a pensare a niente di più bello di tutto ciò se dovesse accadere e stamattina sono andato in chiesa con i nonni e forse per la prima volta nella mia vita ho pregato, ho pregato con il cuore in mano che Sara e la bambina possano far parte della vita di papà e della mia.

 

(Maria)

Stiamo attendendo il professore che dovrebbe avere notizie in merito alla somministrazione del farmaco per Sara, è la nostra unica ed ultima speranza, mia cognata sta male, è così evidente ormai ed è straziante, cerca di minimizzare e di sdrammatizzare ma le si legge chiaro in viso che è molto spaventata anche lei. Di mio cugino si sono perse le tracce da ieri sera, dopo aver parlato con lei, ha visto Tommy e poi non si sa che fine abbia fatto non è stato in clinica, non è rientrato a casa, ha il telefono staccato. Sara non ha fatto cenno del loro colloquio, facile immaginare che lui le abbia chiesto di salvare se stessa e lei abbia difeso strenuamente la sua scelta di continuare la gravidanza. Questa sua sparizione adesso non me la spiego, di sicuro aveva bisogno di assestare il colpo o meglio i colpi che ha ricevuto tutti insieme però che significa mollare tutto così? Sta abbandonando Sara e la bambina al loro destino?

Entra Scarfoglio, accenna appena ad un saluto ma è inutile girarci intorno, non c’è bisogno di parole per capire, fa no con la testa e mio marito diventa una furia, temo che possa aggredire fisicamente il professore, come se fosse colpa sua, cerco di calmarlo ed usciamo dalla stanza accompagnati dal luminare e da Oscar. Adesso sembra davvero non ci sia più niente da fare, Sara resta con Stefano, anche stavolta non la lascia sola.

(Stefano) “Lo sai che cosa mi fa davvero rabbia? Che quel dottorino ha avuto pure la presunzione ieri di aggredirmi, di prendersela con me, di dirmi che io non mi rendevo conto di quello che stava accadendo, della pazzia che ti stavo facendo compiere, adesso invece che lo sa, che ha finalmente capito che cosa sta perdendo, non c’è, è inesistente, irrintracciabile, scomparso dalla circolazione, bel comportamento da parte sua non c’è che dire”

(Sara) “Stefano tu non puoi capire, Lorenzo non mi ha abbandonata, mi ha pregata, mi ha supplicata di affidarmi a lui, ma la mia risposta è stata sempre la stessa, se ne è andato perché non vuole vedermi morire, la sua non è una dimostrazione di menefreghismo o di non amore, anzi il suo modo di amare è assoluto e incondizionato”

(Stefano) “Forse è per questo che tra noi non poteva funzionare, non è il mio modo di amare, io non sarei mai capace di lasciare sola la persona che amo, di separarmi da lei”

(Sara) “L’ho fatto anche io con lui, è il nostro modo di amarci, forse estremo, masochistico, folle, ma credimi è sconfinato, io amerò Lorenzo fino all’ultimo dei giorni che mi sarà concesso e so che sarà così anche per lui, quando mi perderà per Lorenzo sarà un dolore immenso, ma la nostra bambina e l’amore che c’è stato tra noi sono per ciò per cui è valso la pena vivere, io riesco ad essere serena proprio pensando a questo, sono le due cose che mi danno una grande forza”

In corridoio.

(Marco) “Sono fuori di me, sono fuori di me, sono fuori di me, Sara non può morire, devo aiutarla, devo aiutarla”

(Libero) “Non ci sono belle notizie, vero?” chiedo pur conoscendo già la risposta

(Enrica) “Il Ministero non ha dato il placet” constato sconsolata.

(Maria) “Amore cerca di calmarti, ti prego, ci deve essere un altro modo”

(Marco) “No non c’è un altro modo, lo sai bene anche tu, il farmaco di Scarfoglio era la nostra unica speranza, ma per la burocrazia mia sorella è solo un numero, un caso”

(Tommy) “Andiamo a parlare con il Ministro allora!”

(Marco) mi volto in direzione del ragazzo e penso che pur volendo strangolare il padre per la sua fuga, il figlio invece è molto più concreto “hai ragione, Tommy hai proprio ragione”

(Maria) “Ma non ci riusciremo mai, Marco ragiona”

(Libero) “No Maria ragiona tu, mi meraviglio di te, dopotutto quello che siamo riusciti a fare noi Martini adesso ci spaventa un Ministro e un Ministero a noi?”

(Marco) “Appunto tesoro, appunto devono capire che stanno morendo una ragazza ed una bambina, il farmaco è regolarmente usato in America e non ha prodotto controindicazioni lesive, dobbiamo provarci Maria, io ci vado”

(Libero) “Aspetta… aspetta… noi ci andiamo, è che vi lasciamo soli in questa cosa? Non esiste proprio”

(Tommy) “Voglio venire anche io. In fondo l’idea è stata mia”

(Enrica) “Consideratemi già dei vostri”

(Maria) “No… no aspettate voi, se andiamo tutti insieme non ci riceveranno mai, dobbiamo giocare d’astuzia, inventarci qualche escamotage, insomma dobbiamo provarci alla Martini per intenderci”

(Marco) “Hai ragione amore mio, infatti, mi sta venendo già una certa idea, Stefano è da Sara, vero? Bene deve venire con noi. Il caffè deve essere il nostro cavallo di Troia. Lo prenderanno anche al Ministero il caffè, lui deve farci entrare al Ministero, Tommy tu ci aiuterai ed io e Libero faremo il resto, preferisco che tu ed Enrica restiate qui con Sara non mi va che lei resti sola”

(Libero) “Piano ottimo. Io lo sapevo che Levi e Martini avevano feeling e questo vale per gli amore attuali e quelli futuri… andiamo forza, andiamo a chiamare anche Stefano”

Ufficio di Oscar.

(Emilio) “Quindi nemmeno qui a Villa Aurora avete notizie di Lorenzo?”

(Oscar) “No… purtroppo no”

(Emilio) “Ormai è chiaro che Sara Levi per Lorenzo non è solo un’amica, ho anche saputo che la bambina che aspetta è sua”

(Oscar) “Lorenzo non lo sapeva. Sara lo ha lasciato mesi fa e come sai è tornata a Roma da poco per essere seguita da te, Lorenzo non era a conoscenza della situazione l’ha scoperta solo ieri”

(Emilio) “Ma adesso devo sollevarlo dall’incarico per la ricerca e interromperò i suoi rapporti con “Viale dei Fiori” concorderai con me che la condotta professionale di Martini in questi ultimi due giorni è stata a dir poco discutibile. Anche ieri, se non ci fossimo stati noi due, non è stato in grado di intervenire per rianimare la paziente”

(Oscar) “La paziente in questione era la donna che ama e che gli aveva appena confessato che la bambina che aspetta è figlia loro. Credo che chiunque di noi sarebbe rimasto paralizzato dallo shock”

(Emilio) “Non un medico, non di fronte ad una tale emergenza. I rapporti tra la mia ricerca e Lorenzo si chiudono qui, se vuole un consiglio dottor Nobili gli eviti anche di seguire la paziente professionalmente. Potrebbe essere molto dannoso e le dirò di più, se il fatto di aver condotto la mia ricerca inciderà in qualche modo sul trattamento farmacologico di Sara Levi lo segnalerò direttamente all’ordine dei medici. Anche quando non sono concorde con la stessa io ho sempre rispettato la deontologia professionale ed esigo il medesimo comportamento dagli altri medici”

(Oscar) “Io non esiterò a sostenere Lorenzo come amico e come medico, anche io su certe cose non transigo professor Scarfoglio”

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