Seven days of RumBelle

di Stria93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1 - Doccia ***
Capitolo 2: *** Giorno 2 - Alcool ***
Capitolo 3: *** Giorno 3 - Voce ***
Capitolo 4: *** Giorno 4 - Bambini/Figli ***
Capitolo 5: *** Giorno 5 - Lenzuola ***
Capitolo 6: *** Giorno 6 - Modi impliciti per dire ***
Capitolo 7: *** Giorno 7 - Gelosia ***



Capitolo 1
*** Giorno 1 - Doccia ***


1

Giorno 1 - Doccia



- Uff... -
Belle tirò un gran sospiro e si portò le mani ai fianchi in modo da riprendere fiato almeno per un momento, prima di ricominciare a strofinare con forza il vetro incrostato della finestra.
Le pesanti tende che, per molti anni, avevano impedito il passaggio del più piccolo raggio di luce nelle immense stanze del Castello Oscuro, avevano occultato anche le indecenti e disastrose condizioni in cui versavano le imponenti vetrate, e, ora che aveva provveduto a rimuovere tutti quei drappi polverosi, la giovane si era ritrovata dinanzi uno spettacolo desolante, così, armandosi di buona volontà, si era subito messa al lavoro per restituire un aspetto quantomeno dignitoso e accettabile a quelle antiche imposte.
La ragazza credeva che non ci fosse mansione più noiosa e stancante della pulizia della numerosissima ed eccentrica collezione di Rumpelstiltskin, ma quel giorno dovette ricredersi.
Stare in bilico su quella scaletta di legno, che le permetteva a stento di raggiungere la sommità delle altissime e maestose finestre, costretta a piegarsi continuamente per inzuppare lo straccio nel secchio posato ai suoi piedi, per poi sfregarlo con decisione sulla superficie di fronte a lei, il tutto stando ben attenta a non perdere l'equilibrio, era quanto di più faticoso avesse mai provato da quando viveva al grande maniero del Signore Oscuro come domestica.
La ragazza si sentiva le spalle e la schiena a pezzi, i polpastrelli delle sue dita candide e affusolate, per nulla abituate ai lavori domestici, le si erano raggrinziti a causa del contatto prolungato con lo straccio umido e, per finire, aveva perso quasi del tutto la sensibilità del braccio a forza di frizionare energicamente la vetrata che, come se non bastasse, sembrava totalmente e immune ai suoi ostinati tentativi di liberarla dallo sporco accumulatosi in chissà quanti anni.
- Si batte la fiacca, dearie? -
Belle, che, fino a pochi secondi prima, si trovava completamente sola in quell'immensa stanza, sobbalzò nell'udire la voce acuta del suo padrone ad un soffio da lei, solo qualche metro più in basso.
Accadde tutto in una manciata di secondi: la scaletta prese a traballare pericolosamente a causa del movimento improvviso della giovane che, nel suo maldestro tentativo di mantenere l'equilibrio, urtò con il piede il secchio che si trovava al suo fianco, il quale si rovesciò, riversando l'intero contenuto proprio sulla testa del malcapitato Signore Oscuro, prima che questi potesse avere il tempo di scansarsi o mettere in atto una qualunque magia per sfuggire a quella doccia indesiderata e del tutto imprevista.
Gli istanti che seguirono, parvero durare ore. Belle si era portata le mani alla bocca e tratteneva il respiro mentre, impietrita, fissava il suo padrone zuppo dalla testa ai piedi, con i capelli bagnati che gli nascondevano buona parte del viso e le ampie maniche della camicia di raso che sgocciolavano sul grande e coloratissimo tappeto proveniente da Agrabah, di valore inestimabile.
Oh, cielo! Ora sì che sono nei pasticci!
Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, il folletto alzò una mano, scostandosi dal volto la chioma gocciolante, e rivolgendo un'occhiataccia alla sua sciagurata domestica, che lo osservava dall'alto della scala, con i suoi occhioni azzurri sgranati.
Ma, prima che Rumpelstiltskin potesse iniziare ad inveirle contro, Belle scoppiò improvvisamente in una risata argentina e incontrollata.
Ben consapevole che quel gesto non avrebbe di certo migliorato la sua situazione, la giovane cercò di fermarsi, ma non ci riuscì: la vista del Signore Oscuro, fradicio come un pulcino appena uscito dall'uovo, era quanto di più comico avesse mai visto. Neanche la sua espressione adirata e il suo sguardo furibondo riuscivano ad intimidirla, semmai contribuivano a rendere il suo aspetto ancora più strambo.
Rumpelstiltskin strinse i pugni e digrignò i denti di fronte all'insolenza di quella ragazzina che non solo gli aveva appena scaraventato un secchio d'acqua in testa, ma ora si stava anche prendendo gioco di lui e osava ridergli in faccia con tanta irriverenza, quasi si trovasse alla presenza di un giullare di corte invece del mago più potente e temuto di tutti i reami!
- Ti diverti, dearie?! - ringhiò.
La ragazza, ormai con le lacrime agli occhi, fece del suo meglio per arrestare le risate e cercò di assumere un atteggiamento contrito e dispiaciuto per il guaio appena combinato e per quella sua reazione, decisamente inopportuna e fuori luogo. - Mi dispiace. Non intendevo ridere di voi, davvero, è solo che... Be', avete un aspetto così buffo. -
Contrariamente a quanto Belle si sarebbe aspettata, il folletto non la prese a male parole, anzi, l'espressione irata si tramutò lentamente in un sorriso, o meglio, sulle sue labbra si dipinse quel ghigno furbo e beffardo che egli sfoderava quando aveva in mente qualcosa che, almeno per lui, sarebbe risultato estremamente divertente.
- Ah, e così mi trovi buffo, dearie? -
Fu questione di un attimo: bastò un rapido, quasi impercettibile schiocco di dita di Rumpelstiltskin, e una vera e propria cascata d'acqua gelida colpì in pieno la domestica, che strillò per la sorpresa.
Fu così il turno del Signore Oscuro a lanciare una delle sue caratteristiche risatine stridule, gustandosi l'espressione basita della giovane, che ora non rideva più e se ne stava in cima alla scala grondando acqua, impotente, incredula e finalmente attonita, il sorriso di poco prima completamente scomparso.
- Ecco! Ora siamo pari, dearie, e per questo non ti punirò per ciò che hai combinato. Ma prova solo a giocarmi un simile scherzo un'altra volta e... -
- Giocarvi uno scherzo?! Siete stato voi a comparire all'improvviso alle mie spalle! Fate sempre così! Vi divertite a spaventarmi e non è colpa mia se il secchio si è rovesciato. Non sarebbe successo se foste entrato dalla porta, come tutte le persone normali. -
Il volto di Rumpelstiltskin si rabbuiò, ogni traccia di divertimento svanì e i suoi lineamenti irregolari si contrassero in una smorfia. - Dimentichi, mia cara, che io non sono affatto una persona normale. E ora rimettiti al lavoro. Queste finestre dovranno splendere come specchi al mio ritorno. -





Da Stria93: Non sono morta, gente! :D
Se la mia attività su EFP si è ridotta tanto nell'ultimo periodo è stato solo a causa di questa carinissima iniziativa che mi ha tenuta impegnata non poco, consumando ogni goccia di ispirazione e inventiva.
Per chi non la conoscesse, la RumBelle Week è nata da una proposta lanciata nel gruppo della pagina facebook Rumbelle Remilie come un modo simpatico per dare visibilità a questa stupenda coppia e per permettere a ciascuno di esprimere la propria passione per la storia d'amore di Belle e Rumpel attraverso la realizzazione di fanfiction, disegni, video e chi più ne ha, più ne metta, a seconda del proprio “campo”.
Ad ognuno dei prossimi giorni di questa settimana, da oggi a sabato, è stato assegnato, tramite votazione, un prompt da sviluppare.
Questa è la prima volta che mi confronto con dei temi prestabiliti, che non abbia scelto io, da rispettare durante la stesura della storia, e mi auguro di non aver combinato disastri, né in questo senso né in altri, tipo la caratterizzazione dei personaggi. XD
A parte un paio di eccezioni, le storie saranno abbastanza brevi, anche se nessuna sarà nell'ordine delle flash. Purtroppo ho dovuto sacrificare un po' la lunghezza per riuscire a portare a termine nel tempo stabilito tutti e sette i prompt. :)
Come sempre, i vostri preziosissimi commenti sono più che benvenuti e ringrazio fin da questa prima giornata tutti coloro che leggeranno, inseriranno la raccolta in una qualche lista e, soprattutto, chi vorrà lasciarmi il proprio parere, anche piccolo piccolo, giusto per sapere se sto andando nella direzione giusta o se è il caso che mi dia all'ippica o alla raccolta di funghi, dato che è stagione. :P
Se vorrete, l'appuntamento è per domani con il secondo prompt della settimana. Preparate i bicchieri perché si parlerà di... Alcohol! ;)
Un bacione grandissimo, miei adorati dearies! Mi siete mancati! <3

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Capitolo 2
*** Giorno 2 - Alcool ***


2

Giorno 2 – Alcool



Il signor Gold aveva sempre evitato di mettere piede al Rabbit Hole, tranne ovviamente quando si trattava di riscuotere l'affitto. L'aveva sempre ritenuto un postaccio, un locale rozzo e malfamato, dove si radunavano tutte le canaglie, gli ubriaconi e i perdigiorno della città. Non certo un posto per lui! Aveva gusti molto più raffinati, il signor Gold, e la musica rock, l'odore di sigarette, mischiato a quello della birra di scarsa qualità, e l'atmosfera peccaminosa che si respirava in quel luogo, cozzavano in modo stonato con i suoi completi eleganti, curati in ogni minimo dettaglio, e con il suo portamento signorile, serio e austero. Eppure, da qualche settimana, il padrone della città era diventato un assiduo frequentatore proprio di quel bar che aveva così a lungo denigrato.
La ragione di ciò aveva un corpo sinuoso e sensuale, due occhi maliziosi che parevano lapislazzuli incastonati in un intrigante viso di porcellana, e un nome che scivolava come velluto sulla lingua di chi lo pronunciava: Lacey.


Anche quella sera, i due varcarono la soglia del locale, la donna al braccio di lui, avvolti da un'aura di potere e timore che azzittiva, almeno per qualche minuto, tutti gli altri avventori. Pareva che perfino i ritmi rockeggianti provenienti dal juke-box si affievolissero al loro ingresso.
Era ovvio che, sia Lacey che Gold, fossero ben consapevoli dell'effetto che la loro presenza esercitava sulle persone che li circondavano, e non facevano certo mistero del loro compiacimento, scambiandosi ghigni soddisfatti e divertiti.
Quando raggiunsero il bancone, presero posto su due alti sgabelli e il succinto vestito di pizzo nero della ragazza, dalla scollatura alquanto audace, si ritirò ancora di più lungo le sue cosce, svelando altri centimetri di quelle gambe d'avorio, sapientemente accavallate in modo che restasse ben poco lavoro all'immaginazione.
- Signor Gold! È un piacere rivederla qui. - Il barista li accolse con un sorriso entusiasta; ancora faticava a credere che l'uomo più potente e ricco di Storybrooke si avventurasse al Rabbit Hole quasi tutte le sere, sempre in compagnia di quella sua provocante fidanzata.
Gold alzò una mano in un gesto imperioso e l'altro ammutolì all'istante, come un servo dinanzi al suo temibile padrone. - Lascia perdere questi convenevoli e portaci il solito. -
L'uomo dietro il bancone annuì e si affrettò ad eseguire l'ordine, prendendo ad armeggiare con bicchieri tintinnanti e bottiglie.
Lacey si guardò un po' intorno con aria annoiata e sbuffò teatralmente. - Possibile che nessuno ascolti musica decente in questo posto? - Dopodiché si rivolse al suo accompagnatore. - Hai una moneta? -
- Ma certo, dearie. - rispose lui, porgendole quanto richiesto.
La donna scese dallo sgabello e si diresse al juke-box, ancheggiando sui tacchi vertiginosi e facendo voltare parecchie teste maschili.
Passò attentamente in rassegna l'elenco delle canzoni e, infine, la sua scelta cadde su un brano dei Van Halen: Ain't talkin' 'bout love.
Lacey si morse il labbro e sorrise, soddisfatta della propria decisione, mentre l'inconfondibile ed energico suono di una chitarra elettrica si diffondeva in tutto il locale, facendo vibrare le pareti.
Un titolo appropriato. Pensò amaramente Gold, seduto al bancone, mentre osservava la sua compagna prendere posto di nuovo accanto a lui. Qualunque cosa ci sia tra noi due non è di certo amore.
Subito si maledisse per aver permesso alla sua mente di formulare quello scomodo pensiero. Da settimane Gold cercava di convincersi che Lacey potesse bastargli e che la travolgente passione e la complicità che li univano fossero sufficienti per sopperire al ricordo del legame unico che lui e Belle avevano condiviso, così speciale eppure di natura così diversa rispetto a quello che lo vincolava alla donna dagli occhi ardenti di fiamme cobalto che sedeva al suo fianco e tamburellava con le unghie smaltate di blu scuro, seguendo distrattamente il ritmo della musica.
Detestava ammetterlo, ma ogni notte, quando si perdeva nel corpo caldo e smanioso di Lacey, cercava disperatamente qualcosa di Belle, un segno che potesse ricordargli che lei c'era stata davvero e continuava ad esistere da qualche parte, che non l'aveva abbandonato per sempre.
Le sue elucubrazioni si dissolsero quando il barista mise loro davanti le rispettive ordinazioni, che erano sempre le stesse, ogni sera: Scotch Whisky per lui, Tequila Boom Boom per lei.
Il signor Gold e Lacey alzarono i rispettivi bicchieri e li fecero tintinnare l'uno contro l'altro, poi l'uomo buttò giù con decisione un sorso del suo drink, sperando di soffocare sul nascere quel malessere che lo aveva punto come una spina velenosa nel momento in cui aveva incautamente permesso a se stesso di indugiare sul dolce ricordo di Belle.
Il calore confortante dell'alcool gli infiammò piacevolmente la gola e il ventre, mentre i suoi pensieri si facevano già più leggeri e la sua mente si acquietava, allentando la stretta morsa delle preoccupazioni che l'affliggevano e che sembravano sciogliersi nel liquore come neve accanto al fuoco vivo.
Il fantasma di Belle svanì con la stessa velocità con la quale si era materializzato nella sua testa, così, ormai libero da ogni inquietudine e senso di colpa, egli si godette appieno la visione della donna seduta accanto a lui che, con fare fin troppo sensuale, leccava via il sale dal dorso della sua mano diafana, beveva la tequila tutta d'un fiato e si metteva tra le labbra carnose e scarlatte la fetta di limone.
Lacey sapeva che il suo uomo si stava gustando lo spettacolo e, in modo da deliziarlo ulteriormente, si passò lentamente la lingua sull'angolo della bocca, rivolgendogli uno sguardo intenso e colmo di lussuriose promesse.
Ottenne l'effetto sperato, perché un lampo di selvaggio desiderio balenò negli occhi scuri del suo accompagnatore.


Dopo altri quattro giri di Scotch Whisky e Tequila, la donna si sporse in avanti verso Gold e gli sussurrò nell'orecchio con tono suadente. - Che ne dici di andare in un posto più tranquillo? -
Lui fremette udendo la sua voce vellutata e il suo respiro caldo e dolciastro accarezzargli il collo. - Ogni tuo desiderio è un ordine, dearie. -


Appena i due si lasciarono alle spalle il Rabbit Hole, imboccarono una stradina poco illuminata e completamente deserta.
- Qui è abbastanza tranquillo, dearie? -
- Può andare. -
Così dicendo, Lacey afferrò l'uomo per la giacca e lo attirò a sé, baciandolo con passione e mordendogli il labbro, famelica.
Il signor Gold ricambiò con lo stesso impeto e avvertì il sapore di tequila della bocca di lei, unirsi a quello di Scotch Whisky della sua.
Quel bacio ad alta gradazione alcolica fu solo il principio di una notte infuocata.




Da Stria93: Ed eccoci al secondo giorno della RumBelle Week, anime belle! :)
Come preannunciato, il prompt di quest'oggi è “Alcool”, e devo dire che mi ha messa parecchio in difficoltà. Ho cercato più e più volte di immaginare Belle e Rumpel alle prese con questo tema, nei modi più svariati; ma, alla fine, ho ripiegato su Lacey, della quale conosciamo bene la passione per questo tipo di bevande. ;)
Sebbene si tratti di un personaggio di cui non scrivo spesso, ammetto di divertirmi molto ad immaginarla a fianco del nostro signor Gold. Grazie a lei riesco anche ad essere più disinvolta nel descrivere situazioni un po' più piccanti e decisamente meno fluffose ma cariche di quella passionalità e sensualità che questa coppia mi ha sempre trasmesso e che spero di essere riuscita ad esprimere attraverso questo scritto. :P
Detto ciò, non posso che ringraziare con tutto il cuore Ariki, Chrystal_93, Euridice100, Julie_Julia, Lady Clopette, Rumple_bumple, seasonsoflove per aver recensito il primo capitolo e rassicurarle riguardo al fatto che cercherò di rispondere il prima possibile; Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia, padme83, Rusty 93 per aver inserito la raccolta tra le preferite/ricordate/seguite.
Ringrazio naturalmente anche ogni singolo lettore.
Se vorrete, domani sarò ancora qui con il terzo prompt: VOCE.
Baci a tutti! :*



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Capitolo 3
*** Giorno 3 - Voce ***


3

Giorno 3 - Voce



Rumpelstiltskin parcheggiò la Cadillac nera a pochi metri dal locale di Granny, dal quale si poteva già udire un gran brusio di voci allegre, risate e bicchieri tintinnanti.
Spense il motore e si voltò verso sua moglie, seduta accanto a lui dal lato del passeggero. Lei gli sorrise, raggiante ed emozionata al pensiero della serata che li attendeva.
- Dobbiamo proprio farlo, Belle? Siamo ancora in tempo per ripensarci e tornare a casa. -
- Dài, Rumpel, me l'avevi promesso! Non sono mai stata al karaoke e Ruby mi ha assicurato che ci sarà da divertirsi. -
Oh, su questo non c'è dubbio. Pensò l'uomo. Per lei e tutti gli altri sarà molto divertente vedere il Signore Oscuro esibirsi come un fenomeno da baraccone sulle note stonate di qualche stupida canzoncina.
Belle intuì i suoi pensieri e gli prese dolcemente una mano. - Amore, andrà tutto bene. Non dobbiamo cantare per forza. Ci siederemo in un angolo, ordineremo qualcosa da bere e ascolteremo gli altri, poi ce ne andremo. Non siamo obbligati a fare nulla che non vogliamo. -
Rumpelstiltskin sospirò: dubitava molto che la signorina Lucas avrebbe concesso a lui e a Belle di starsene in disparte, sorseggiando un tè in tutta tranquillità.
- D'accordo, sweetheart. Andiamo. - disse, sforzandosi di sorridere e di non imprimere alla propria voce un tono troppo mesto e rassegnato.
La giovane gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra e si affrettò a scendere dall'auto, pronta per affrontare quella nuova, eccitante esperienza.
Rumpelstiltskin le offrì il braccio, galante come sempre, e, insieme, si avviarono verso la tavola calda.
Quando varcarono la soglia, l'uomo si sentì morire. Pareva proprio che mezza Storybrooke avesse deciso di riunirsi da Granny quella sera e, fatto ancora più irritante, ogni singola testa presente nel locale si era voltata verso la coppia che era appena entrata e ora, decine e decine di volti li osservavano con morbosa e malcelata curiosità.
Rumpelstiltskin prese a frugare con lo sguardo l'intero luogo, alla disperata ricerca di un angolino appartato e lontano dagli occhi indiscreti degli avventori. Adocchiò un minuscolo tavolino e due sedie vuote che potevano fare al caso suo, poco distanti dal bancone e, per contro, parecchio lontani dalla postazione, leggermente rialzata, dove l'intero gruppo dei nani si stava esibendo in un possente coro di “Heigh Ho”.
Fece per condurre Belle verso quel rifugio sicuro, quando Ruby Lucas spuntò dalla folla e si gettò al collo di sua moglie.
- Belle! Come sono contenta di vederti! Devo ammetterlo: non credevo che saresti mai riuscita a convincere tuo marito a venire qui stasera! - disse, ammiccando in direzione dell'uomo.
- Di certo saprà che mia moglie è una donna piena di risorse, signorina Lucas. - ribatté lui, senza riuscire a dissimulare una nota d'orgoglio nella propria voce.
Belle gli rivolse un gran sorriso. - Se ti può consolare, Rumpel, è stato tutt'altro che facile persuaderti a partecipare a questa serata. -


Con grande sollievo di Rumpelstiltskin, Ruby abbandonò presto quella conversazione per unirsi al Dr.Whale alla postazione karaoke, dalla quale l'affascinante medico aveva appena attaccato con Thriller, di Michael Jackson, così lui e Belle riuscirono finalmente a prendere possesso dell'unico tavolo libero rimasto nel locale.
- Vedi, Rumpel? Non è così male, dopotutto. - mormorò la ragazza, accarezzando le dita del marito, ancora intrecciate alle sue.
L'uomo annuì. - No, sweetheart. In effetti non lo è. -
Non voleva deluderla, eppure, il suo sesto senso gli diceva che il peggio doveva ancora arrivare.
Pochi minuti dopo, la voce calda e tonante di Granny riuscì a sovrastare gli acuti di Ruby e Whale per domandare loro cosa desiderassero da bere.
- Due tè freddi al limone, per favore. - rispose Belle, gioviale.
- Arrivano subito! - La donna si appuntò le ordinazioni sul taccuino e si allontanò, lasciandoli soli.
Rumpelstiltskin osservò la gioia e l'entusiasmo che illuminavano l'angelico volto della sua amata e, in quel momento, si disse che avrebbe sopportato qualsiasi cosa pur di vederla così felice e radiosa.
Sei il Signore Oscuro! Cosa sarà mai affrontare una serata canora?!


Tra una canzone e l'altra, si erano ormai fatte le 23:00.
Sul piccolo palco, allestito per l'occasione, si erano succeduti cantanti, più o meno talentuosi, coppiette che avevano intonato duetti romantici e melensi e cori di nani che avevano reso onore alla loro fama di minatori canterini e fischiettanti.
Dopo il loro ingresso, nessuno aveva più fatto caso alla curiosa coppia formata dal padrone della città, bastardo e senza cuore, e dalla dolce bibliotecaria dagli occhi turchini e limpidi come acqua di fonte.
Rumpelstiltskin stava finalmente per rilassarsi un poco, quando Ruby strappò il microfono a Leroy, che stava terminando la sua esibizione e parve molto contrariato.
La lupacchiotta aveva uno sguardo furbo che non prometteva nulla di buono. - Bene! E ora, signore e signori, vorrei invitare qui sul palco i piccioncini più schivi della città. Così timidi da essersi sposati in gran segreto nella foresta, senza dire niente a nessuno! Coraggio, sposini! Fatevi avanti, tanto avete capito benissimo a chi mi sto riferendo! -
Rumpelstiltskin strinse più forte la mano di Belle nella sua. Ormai, i due avevano nuovamente addosso gli occhi di tutto il locale.
- Avanti, ragazzi! Abbiamo preparato una splendida canzone per voi! - li incitò Ruby.
- Rumpel? Andiamo? -
L'uomo guardò sua moglie, rossa in viso ma sorridente.
- Suppongo di non avere altra scelta, dearie. - sospirò.
La coppia si alzò lentamente dal tavolo, senza smettere di tenersi per mano. La folla, attonita, si scostò per lasciarli passare, come se fossero stati due criminali condannati al patibolo.
Rumpelstiltskin li avrebbe volentieri tramutati tutti in lumache, dal primo all'ultimo, ma si lasciò condurre da Belle fino al palchetto, dove Ruby li accolse con un sorriso smagliante.
- Un bell'applauso al signore e alla signora Gold! -
L'entusiasmo della ragazza sembrò non riuscire a contagiare il pubblico, dal quale si levarono sporadici, esitanti e timorosi battiti di mani.
Lei non vi fece caso e iniziò ad armeggiare con l'attrezzatura, scorrendo i titoli delle canzoni e soffermandosi, infine, sulla prescelta.
- Ho pensato che fosse perfetta per voi due. - disse, strizzando l'occhio a entrambi.
Così dicendo, senza tanti complimenti, rifilò loro due microfoni e scese dal palco, mentre una dolce melodia riempiva l'ambiente.
Belle e Rumpelstiltskin riconobbero immediatamente l'incipit della canzone. Si trattava di un pezzo particolarmente romantico tratto dal film La Bella e la Bestia, che i due avevano visto insieme innumerevoli volte.
All'improvviso, Rumpelstiltskin si sentì molto meno a disagio e i suoi occhi incontrarono l'oceano profondo di quelli di Belle, che iniziò a cantare dolcemente:


Tale as old as time,
True as it can be
Barely even friends
Then somebody bends
Unexpectedly


L'uomo chiuse gli occhi e si beò della voce di usignolo della sua amata che si diffondeva tutto intorno a lui, dentro di lui.
All'improvviso non si trovava più nel locale di Granny, o a Storybrooke, o nella Foresta Incantata, o in qualunque altro luogo fisico. No, era in un posto ameno, un paradiso dove esisteva solo il melodico canto di quella serafica creatura che era sua moglie, il suo Vero Amore.
Ad un tratto seppe che era giunto il suo momento di attaccare e non ebbe alcuna esitazione:


Just a little change
Small to say the least
Both a little scared
Neither one prepared...


Insieme. Le loro voci si unirono in un intreccio perfetto e soave:


Beauty and the Beast


Seguitarono a cantare per i restanti tre minuti che li separavano dalla nota finale e, quando la musica si dissolse, il silenzio che regnava nel locale era completo.
Nessuno fiatava, come se il loro duetto avesse trasformato tutti i presenti in statue di pietra all'ascolto delle loro voci.
Solo dopo un lungo minuto, Ruby prese ad applaudire con entusiasmo, seguita a ruota da Archie, visibilmente commosso, e, via via, anche dal resto della folla.
- Be', sembra che non siamo stati così terribili. - commentò Belle, regalando un sorriso luminoso a suo marito.
- No, dearie, direi di no. - ammise lui, sorridendo a sua volta.
Questa me la paghi, signorina Lucas!





Da Stria93: Bentrovati, miei cari, a questo terzo appuntamento giornaliero con i RumBelle. :)
Se “Alcool” mi ha dato parecchio da pensare, questa shot si è praticamente scritta da sola.
Oggi ho veramente poco da dire. Lascio a voi l'ardua sentenza e passo subito a ringraziare Chrystal_93, Euridice100, padme83, Rusty93 per aver recensito il capitolo di ieri; Ariki, Beabizz, Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia, padme83, Rusty 93 per aver inserito questa raccolta tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i lettori che sono passati da qui.
Scusate se non riesco a stare al passo con le recensioni e le risposte, ma non temete: prima o poi recupererò tutto. :)
L'appuntamento è, come al solito, per domani, con uno dei prompt che mi ha dato più soddisfazione sviluppare per questa week: BAMBINI/FIGLI.
Un bacio, meravigliose creature! <3


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Capitolo 4
*** Giorno 4 - Bambini/Figli ***


4


Giorno 4 – Bambini/Figli




Belle infilzò svogliatamente con la forchetta l'ultimo boccone di cibo rimasto nel suo piatto e se lo portò alla bocca. Se c'era una cosa che detestava particolarmente dei lunghi viaggi che portavano Rumpelstiltskin lontano dal castello, era proprio il momento dei pasti, che era costretta a consumare in piena solitudine. Perfino le pietanze più deliziose parevano insipide e insapori senza la compagnia di qualcuno con cui condividerle.
Quella mattina, dopo colazione, il folletto l'aveva avvisata che si sarebbe allontanato dal castello per qualche ora per andare a ritirare della merce. Si era tenuto piuttosto sul vago, ma ciò non rappresentava affatto una novità per lei, che non aveva indagato oltre sui suoi loschi affari.
Il suo padrone aveva detto che sarebbe stato via poche ore, ma troppo spesso, da quel punto di vista, le sue parole si erano rivelate inattendibili.
La ragazza sospirò, posando la forchetta nel piatto vuoto: probabilmente non avrebbe rivisto Rumpelstiltskin almeno fino al giorno seguente.
Stava per alzarsi da tavola e riportare le stoviglie in cucina, quando udì l'inaspettato ma inconfondibile rumore del pesante portone d'ingresso che si spalancava, per poi chiudersi nuovamente con un sonoro e cupo cigolio. Contro ogni sua previsione, il Signore Oscuro doveva essere già tornato, e Belle era lieta che, almeno per quella volta, la sua assenza da casa si fosse limitata alla sola mattinata.
La giovane uscì dalla sala dell'arcolaio e si diresse a passo spedito incontro al folletto. Quando lo vide, notò che reggeva un groviglio di stracci tra le braccia; molto probabilmente si trattava di altre vesti che le sarebbe toccato lavare.
- Rumpelstiltskin! Siete già di ritorno! - esclamò, incapace di trattenere la gioia.
Ma il Signore Oscuro le lanciò uno sguardo d'avvertimento e si portò un dito alle labbra, facendole cenno di tacere.
Troppo tardi. Uno strano versetto si levò dall'ammasso di stoffa portato dal folletto. Belle sgranò gli occhi, certa di aver appena udito il vagito di un bambino.
I gridolini proseguirono, facendosi sempre più acuti.
- Ecco fatto. Grazie tante, dearie. Ci avevo messo un'ora per far addormentare questo mostriciattolo. - brontolò l'Oscuro, estremamente seccato.
Sempre più incredula, la giovane si avvicinò al suo padrone e diede un'occhiata al fagotto che ora, poteva vedere chiaramente, si agitava come un forsennato nella stretta salda di Rumpelstiltskin.
Un paio di occhioni verdi, guance rosa e paffute, un ciuffetto di capelli color miele, e una boccuccia sottile e sorridente accolsero lo sguardo sbigottito di Belle, che ancora faticava a credere a ciò che stava vedendo.
- Ma... Rumpelstiltkin, questo è... -
- Sì, dearie. Questo è un bambino, e anche molto vivace se lo vuoi sapere. Immagino che tu ne abbia già visti altri. -
- So che cos'è un bambino. Ma perché l'avete portato qui? Cos'è successo? -
- Non capisco perché tu sia così sorpresa, dearie. Ti avevo detto che stamani sarei andato a prendere della merce, no? -
Belle sperò con tutto il cuore di aver sentito male. - Cosa? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al cielo, spazientito. - La merce, dearie! Eccola qui! -
- Un... Un bambino?! - La giovane era inorridita. - Ma dove sono i suoi genitori? -
Il Signore Oscuro fece una smorfia amara e un'ombra attraversò i suoi occhi ferini. - Sua madre è morta di parto e suo padre ha deciso di abbandonarlo. Me lo ha venduto per qualche filo d'oro. - Dall'espressione del suo viso e dal tono gelido e sprezzante della sua voce si capiva chiaramente quanto egli fosse disgustato dal comportamento di quell'uomo che aveva ceduto la propria creatura in cambio di un po' di metallo.
- Ha abbandonato il suo stesso figlio? - La giovane sembrava totalmente incapace di credere che una tale assurdità potesse accadere, e il suo sguardo pieno d'orrore e biasimo ebbe l'effetto di una stilettata incandescente al cuore del folletto.
Oh, Belle! Se sapessi cosa io ho fatto al mio Baelfire! Se conoscessi la terribile verità! Guarderesti anche me in quel modo?
Cercò di allontanare da sé quel doloroso pensiero, e prese a far ballonzolare il bimbo che teneva tra le braccia e che iniziava a protestare, decisamente annoiato da quella conversazione che, a sua insaputa, lo riguardava.
Il piccolo sembrò apprezzare il gioco e lanciò un cinguettio di felicità, seguito da una risatina divertita.
Belle era ancora indignata al pensiero di un genitore disposto a barattare il proprio bambino per del volgarissimo oro, tuttavia non poté impedirsi di sorridere, intenerita da quello strano spettacolo. - E ora che ne sarà di lui? Resterà qui con noi? -
- Ma certo che no, sciocchina! Devo portarlo al re e alla regina di un regno che si trova poco lontano da qui. Non riescono ad avere figli da soli e hanno urgentemente bisogno di un erede. Tranquilla, dearie, hanno promesso che si occuperanno di lui come se fosse loro e lo cresceranno con tutti i riguardi. - aggiunse in fretta, notando la smorfia contrariata della ragazza dinanzi alla prospettiva che un bimbo innocente venisse usato in quel modo, come un oggetto, nulla più che merce di scambio.
- Ad ogni modo, - proseguì Rumpelstiltskin - la consegna è fissata per questa sera a mezzanotte, il che vuol dire che questa creaturina urlante sarà nostra ospite per tutto il pomeriggio. -
Il cielo terso negli occhi di Belle s'illumino all'improvviso, come se le nubi di poco prima si fossero diradate lasciando di nuovo il posto ad un sole splendente. - Posso tenerlo in braccio? - domandò, tendendo le mani verso il fagottino, speranzosa.
- Certo, dearie. È ovvio che puoi, dato che sarai tu ad occuparti di lui per le prossime ore. -
- Prego? -
- Ma naturalmente! Non crederai che io abbia il tempo di prendermi cura di questo marmocchio, vero? -
L'Oscuro non attese neanche una risposta e passò alla giovane il suo carico, che ancora agitava manine e piedini sotto il groviglio di stracci, ridendo vivacemente.


L'orologio suonò le undici di sera.
La sala dell'arcolaio era illuminata dalla luce calda e rossastra del fuoco che scoppiettava e crepitava nel camino di pietra, donando un tocco di intimità e accoglienza all'ambiente austero. Belle sedeva sul divano e cullava dolcemente il bimbo che aveva accudito durante quel bizzarro pomeriggio, intonando una vecchia ninnananna di Avonlea che aveva imparato dalla sua balia anni addietro.
Rumpelstiltskin, nascosto in un angolo buio, ascoltava rapito la voce della sua domestica e osservava quel quadretto familiare, incapace di non pensare al suo adorato Bae.
Cosa non avrebbe dato per poterlo rivedere! Cosa non avrebbe fatto per stare di nuovo con lui!
Presto succederà, figliolo. Presto ti raggiungerò, ovunque tu sia.
Lentamente, uscì dalla penombra e si avvicinò alla ragazza. Il bambino dormiva placidamente, al sicuro tra le sue braccia, e al folletto quasi dispiacque doverlo portare via.
- Dearie? È ora. - sussurrò piano.
La giovane si morse il labbro e, per un attimo, sembrò esitare, ma, alla fine, non senza una certa riluttanza, porse il piccolo, avvolto in una morbida coperta, al Signore Oscuro, che lo prese delicatamente.
- Lo tratteranno bene, non è vero? -
Rumpelstiltskin annuì, serio. - Hai la mia parola, Belle. -
Giunto sulla soglia della porta, il folletto si voltò per rivolgere un ultimo sguardo alla sua domestica, che fissava mestamente le fiamme che danzavano nel camino, persa in chissà quali pensieri. Se l'era cavata decisamente bene quel giorno, nonostante si fosse trovata alle prese con un bimbo tanto piccolo. Certamente sarebbe stata una madre meravigliosa.
La madre che avrei voluto per il mio Bae. La madre che lui avrebbe meritato.





Da Stria93: E in un baleno siamo già arrivati al quarto giorno della RumBelle Week, meraviglie mie! Tempus fugit.
Sarò sincera: questo prompt mi è piaciuto tantissimo e la stesura di questa storia a metà tra il fluff e l'angst finale, mi ha dato una grandissima soddisfazione.
L'idea era quella di trovare un equilibrio tra la tenerezza che il piccolo ospite del Castello Oscuro suscita in Belle – e anche in Rumpel, anche se lui non lo ammetterebbe mai - e i drammi più profondi che hanno segnato la vita del folletto, legati proprio all'abbandono, dapprima suo e poi di suo figlio.
Se io sia riuscita nel mio intento oppure no, lo giudicherete solo voi. ;)
Una piccola precisazione: il bambino della storia NON è James, il gemello di David adottato da Re George, anche se potrebbe sembrarlo. In realtà non è nessuno in particolare, ma solo il frutto dell'ispirazione del momento. XD
Un grazie enorme va a Ariki, Chrystal_93, Lady Clopette, padme83 per aver recensito “Voce”, tengo molto a ringraziare anche tutti coloro che recensiranno in seguito perché io stessa ho potuto notare quanto sia difficile tenere il passo con questa iniziativa; Ariki, Beabizz, Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia, padme83, Rusty 93 per aver inserito questa raccolta tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i lettori che silenziosamente seguono questa raccolta.
Per oggi è tutto, dearies; ci si rilegge domani con LENZUOLA. ;)
Bacionissimi! :*

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Capitolo 5
*** Giorno 5 - Lenzuola ***


5

Giorno 5 – Lenzuola




La pendola nella sala dell'arcolaio stava terminando di rintoccare le sette di mattina quando una trafelata Belle comparve, senza fiato, sulla soglia della porta e si appoggiò allo stipite, ansimando a causa del tanto correre e reggendo tra le mani un vassoio d'argento che oscillava pericolosamente.
Era l'ennesimo ritardo che collezionava e, nonostante vivesse al Castello Oscuro ormai da mesi, a volte faticava ancora ad alzarsi all'ora richiesta dal suo padrone.
- Perdonatemi, sono in... -
- Ritardo. Sì, dearie, me n'ero accorto. -
Il Signore Oscuro sedeva al suo solito posto al grande tavolo rettangolare, in attesa che quella dormigliona della sua domestica gli servisse la colazione.
La ragazza gli si avvicinò e posò il vassoio colmo di cibo proprio di fronte a Rumpelstiltskin, che non la degnò di uno sguardo e si servì una generosa fetta di crostata ai frutti di bosco.
Belle, che si sarebbe aspettata una sonora ramanzina per essersi svegliata tardi anche quel mattino, rimase molto sorpresa dalla pacatezza e dall'indifferenza del folletto, che, solitamente, non perdeva mai occasione per rimproverarla.
- Ehm... Non siete arrabbiato? -
Rumpelstiltskin alzò gli occhi dal piatto e si voltò versò la giovane, con aria assente.
- Come hai detto, dearie? -
Belle si morse il labbro e spostò il peso da un piede all'altro, nervosa. - Vi ho chiesto se non siete arrabbiato per il mio ritardo. Di solito non mancate mai di riprendermi per le mie mancanze. -
Il folletto scrutò con intensità la sua domestica, poi tornò a rivolgere l'attenzione al primo pasto della giornata.
- Ritieniti fortunata, dearie. Oggi non ho intenzione di sprecare il mio tempo dietro alla tua incompetenza. Ho degli affari urgenti da sbrigare, e degli accordi da concludere. -
Ma Belle non credette a quella spiegazione. C'era qualcosa di molto strano nel comportamento del folletto. Sembrava incredibilmente stanco, come se non dormisse da giorni. Perfino troppo stanco per divertirsi a rimbrottarla, il che era tutto dire dato che quello sembrava essere diventato il suo passatempo preferito, dopo la filatura.
La giovane decise di indagare più a fondo, ponendo una domanda apparentemente innocente. - Avete riposato bene stanotte? -
Di nuovo, l'Oscuro prese a scrutare la sua domestica, sorpreso e insospettito. - E perché t'interessa tanto la qualità del mio riposo, dearie? -
Belle fece spallucce. - Volevo solo essere gentile. In realtà, mi sembrate un po' sciupato stamattina. - Pronunciò quell'ultima frase con cautela, temendo di risultare un po' troppo invadente.
Rumpelstiltskin studiò quegli occhioni limpidi e attenti che lo osservavano con sincera preoccupazione. Non ricordava neanche l'ultima volta che qualcuno si era interessato alla sua salute.
Alla fine sospirò. - Ho difficoltà a dormire negli ultimi tempi. Non che sia una novità, a dire il vero. Ma, di contro, vedo che questo problema non sfiora neanche lontanamente te, dearie. -
Un lieve ghigno comparve sulle labbra del Signore Oscuro, mentre si sforzava di riportare la situazione alla normalità, prendendo in giro la sua domestica e cercando di spostare la sua attenzione da quella confessione che si era lasciato sfuggire e che, per i suoi gusti, lo rendeva troppo umano e vulnerabile agli occhi della giovane.
- Mi dispiace molto. - mormorò Belle, sincera.
Rumpelstiltskin fece un gesto secco con la mano, come per dire che non era nulla. - Non importa. Come ho già detto, non è una novità per me. Ad ogni modo non sono cose che ti riguardano, dearie. E ora devo andare; ho una questione molto importante da discutere con i sovrani di un reame lontano e devo partire immediatamente. Tornerò tardi, quindi non aspettarmi alzata. -
Così dicendo, si avviò verso la porta e scomparve nel corridoio che portava all'ingresso del castello.
Rimasta sola nella sala dell'arcolaio, Belle sospirò: c'era da aspettarselo. Ultimamente, il folletto trascorreva molto più tempo in qualche luogo sperduto e remoto che a casa propria.


Anche quella mattina, la ragazza si dedicò alle sue mansioni quotidiane.
Le sue mani si muovevano automaticamente, ormai avvezze ai lavori domestici, ma la sua mente continuava a soffermarsi sul pensiero di Rumpelstiltskin. Non le era mai capitato di vederlo così stanco. Il suo padrone poteva vantarsi di non essere umano quanto gli pareva, ma il suo aspetto non mentiva ed era chiaro come il sole che avesse urgentemente bisogno di una buona dormita.
Belle avrebbe voluto aiutarlo, ma non sapeva proprio quali rimedi esistessero contro l'insonnia. Ricordava che, da piccola, per un certo periodo, aveva sofferto dello stesso disturbo a causa dell'enorme carico di lavoro che le sue esigentissime istitutrici le affibbiavano ogni giorno. Il medico di corte le aveva così preparato un infuso di erbe, da bere ogni sera prima di coricarsi e, nel giro di una settimana, la piccola era tornata a dormire come un ghiro.
Tuttavia, la giovane non aveva idea di come si preparasse quella particolare bevanda, né di quali fossero gli ingredienti che la costituivano.
Come poteva fare?
La soluzione non tardò a materializzarsi, chiara e semplice, tra i pensieri di Belle: qual era l'unico luogo in grado di rispondere ad ogni domanda e che poteva dispensare sempre i consigli giusti per qualsiasi tipo di problema? Ma naturalmente, la biblioteca!
La ragazza non perse tempo e si precipitò su per le scale, iniziando a scorrere i titoli dei volumi riposti sugli scaffali.
Il suo sguardo si soffermò su un tomo che poteva fare al caso suo: Erbe e piante officinali, impieghi e proprietà.
La giovane estrasse il libro dal vano in cui era stato sistemato e soffiò via lo spesso strato di polvere che lo ricopriva, dopodiché si accomodò sulla poltrona e iniziò a sfogliarne le pagine, inspessite e ingiallite dal tempo.


La ricerca richiese parecchi minuti. Belle non immaginava che le erbe e le piante officinali potessero essere utilizzate in tanti modi diversi per curare i malanni più svariati.
Dopo mezz'ora di lavoro, finalmente la ragazza trovò ciò che stava cercando: un intero capitolo dedicato alla cura dell'insonnia impiegando la lavanda.

La tipica essenza, propria della lavanda, è un ottimo sedativo: utile in caso di ansia, insonnia, agitazione e nervosismo. Esercita un'azione riequilibratrice, essendo sia tonica che sedativa. Per curare gli stati di insonnia e favorire il riposo notturno si consiglia di procurarsi un piccolo mazzo di lavanda fresco da posizionare sotto il cuscino.

Belle sorrise: sapeva esattamente dove andare a procurarsi qualche rametto di lavanda.
Le era capitato spesso di passeggiare nell'immenso giardino che circondava il Castello Oscuro, e più volte era stata investita dal tipico aroma di quella pianta.
Sarebbe stato facilissimo.


Nel giro di un'ora, la giovane era riuscita a mettere insieme un folto mazzetto profumato, legato con il suo nastro per capelli, e si apprestava a rientrare nel castello.
A quel punto non avrebbe dovuto far altro che recarsi nella camera da letto del suo padrone e porre il piccolo bouquet sotto il suo guanciale.
Venne colta da un leggero fremito di emozione a quel pensiero. Rumpelstiltskin non le aveva mai permesso di accedere alle sue stanze, nemmeno per pulire; di sicuro non sarebbe stato felice di sapere che la sua domestica vi si era introdotta abusivamente durante la sua assenza, ma avrebbe visto le cose sotto un altro aspetto quando, la mattina seguente, si fosse svegliato da una lunga notte di sonno ristoratore.
Belle si affrettò a raggiungere la grande porta che conduceva alla camera del folletto e pregò che non fosse chiusa a chiave o, peggio, protetta da qualche incantesimo.
Allungò una mano e, molto lentamente, sfiorò uno dei due battenti in ottone, trattenendo il fiato. Si sentiva come se stesse violando un tempio, come se stesse profanando un luogo sacro nel quale la sua presenza non era ammessa.
Con sua enorme sorpresa, l'uscio si mosse docilmente sui cardini, emettendo un sinistro cigolio. Niente incantesimi di alcun tipo, per fortuna.
Decisamente più rassicurata, la giovane entrò nella stanza in punta di piedi, come se temesse che il Signore Oscuro in persona potesse saltare fuori da qualche angolo da un momento all'altro e cacciarla via in malo modo.
Rimase senza parole quando si ritrovò in una delle camere più maestose che avesse mai visto.
Neanche la stanza da letto di suo padre, al palazzo reale di Avonlea, avrebbe potuto eguagliare la magnificenza di quei soffitti a volta, alti e affrescati in modo da sembrare un cielo stellato, dei mobili di legno pregiato, finemente intarsiati e decorati, dell'enorme letto a baldacchino, con le tende di broccato d'oro legate a colonne d'avorio intagliate, e degli splendidi arazzi colorati che ornavano le pareti di pietra e raffiguravano le gesta di prodi cavalieri che sconfiggevano mostri e draghi.
Belle rimase per qualche minuto a contemplare il tutto a bocca aperta. Si sentiva incredibilmente piccola in quell'ambiente, che pareva essere stato costruito dai migliori artisti appartenenti al popolo dei giganti.
L'intenso aroma della lavanda che teneva tra le mani e le solleticava il naso la riscosse, riportandole alla mente il motivo per il quale aveva varcato quella soglia proibita.
La ragazza raggiunse il letto, completamente disfatto, come se qualcuno si fosse girato e rigirato tra le coltri più volte.
Provando una sorta di timore reverenziale, Belle lambì con le dita le pregiatissime lenzuola di seta color porpora. Erano morbide e piacevoli al tatto, e la ragazza venne colta da un'improvvisa voglia di stendersi sul materasso e di lasciarsi avvolgere da quel tessuto soffice e leggero.
Qui è dove dorme Rumpelstiltskin.
Quell'improvvisa quanto ovvia constatazione fece avvampare la giovane che s'immaginò il suo padrone sdraiato su quel letto e coperto solo da quei veli di seta, con i capelli ondulati e ribelli sparsi sul cuscino ad incorniciargli il volto disteso nel sonno.
La ragazza trattenne il fiato e, improvvisamente, ebbe la sensazione che la temperatura nella stanza fosse salita di colpo, come se qualcuno avesse acceso un fuoco nell'enorme camino di marmo, nonostante fosse primavera inoltrata e fuori dalle finestre splendesse un bel sole.
Cercando di non indugiare oltre sull'immagine che la sua mente viziosa le aveva mostrato, sollevò leggermente il guanciale e sistemò con cura il mazzetto di lavanda.
Sapeva che, a quel punto, una volta compiuta la sua missione, avrebbe dovuto andarsene, ma non ci riuscì.
Mossa da una forza ben superiore alla sua volontà, Belle si guardò fugacemente intorno, poi si sedette sul bordo del letto e prese tra le mani le lenzuola, accarezzandole come se si fosse trattato di un tesoro inestimabile.
Le faceva uno strano effetto pensare che ogni notte, o quasi, Rumpelstiltskin si coricasse tra quelle coltri, come un qualunque uomo che, quando cala l'oscurità, cerca protezione e risposo nell'abbraccio del sonno.
Assecondando ciò che l'istinto le suggeriva e mettendo a tacere ogni scintilla di razionalità e buon senso, Belle si portò le lenzuola al viso e inspirò profondamente il famigliare odore dolciastro e speziato del corpo del suo padrone, inebriandosene.
Quel momento di piacevole irragionevolezza sfumò quando sopraggiunse una corrente d'aria che attraversò la camera e fece sbattere l'anta di una finestra, provocando un rumore secco.
La giovane balzò in piedi, temendo che il Signore Oscuro fosse già di ritorno. Solo dopo qualche secondo si rese conto che si era trattato solo di uno scherzo del vento.
In ogni caso, decise che era meglio allontanarsi da quella stanza e tornare alle sue occupazioni, prima di mettersi in qualche guaio.


La falce argentata della luna, regina immobile e solitaria del suo angolo di cielo nero, vegliava placida e fredda sul Castello Oscuro ormai da ore quando Rumpelstiltskin rientrò dal suo viaggio.
Le stanze della sua magione erano deserte, buie e silenziose. Belle doveva già essere andata a dormire da un pezzo e lui si diresse con passo felpato alla sua camera, cercando di non provocare il minimo rumore per non rischiare di svegliarla.
Una volta barricatosi nella sontuosa stanza da letto, si svestì velocemente e si distese sul materasso con un sospiro stanco. Era esausto. Odiava ammetterlo, ma la mancanza di sonno si faceva sentire, specialmente dopo una giornata impegnativa e lunga come quella che si era appena conclusa. Aveva solo voglia di chiudere gli occhi e scivolare tra le braccia di Morfeo fino al mattino dopo, con la speranza che i fantasmi del passato non tornassero a tormentarlo, impedendogli di addormentarsi o perseguitandolo in sogno, come erano soliti fare.
Ma, improvvisamente, un inusuale e fresco aroma punse le narici del folletto. Gli occorsero pochi istanti per riconoscerlo. Lavanda.
Il Signore Oscuro si mise a sedere tra le coperte e seguì la scia di profumo, alla ricerca della sua fonte.
Quando sollevò il cuscino, trovò un mazzolino di fiori viola legati insieme da un nastro. Lo stesso nastro blu che, quella mattina, aveva notato tra i capelli della sua domestica, morbidi e preziosi proprio come la seta delle lenzuola che si avvolgevano intorno a lui in quel momento.
Ma che diavolo... ?
Rumpelstiltskin aveva sempre vietato alla giovane l'accesso alle sue stanze, ma evidentemente ella gli aveva disubbidito. Per cosa poi? Per fargli trovare sotto il guanciale quei rametti di lavanda? Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
Il folletto ripensò a quella mattina e alla confessione che era trapelata dalle sue labbra circa le sue difficoltà a dormire. Sapeva che quella particolare pianta poteva favorire il sonno. Possibile che Belle ne fosse a conoscenza e gliel'avesse posta sotto il cuscino proprio a quello scopo?
Gli pareva inconcepibile che quella ragazza si fosse data tanta pena per lui, eppure non riusciva a trovare una spiegazione diversa per quell'inaspettato e profumatissimo dono.
Ma, se si affinava l'olfatto e si prestava attenzione, si poteva percepire anche un'altra essenza che, timidamente, si affiancava a quella predominante della lavanda. Un aroma più delicato e dolce, proveniente dalle lenzuola.
Rumpelstiltskin ne afferrò un lembo e inspirò a fondo, riconoscendo un famigliare miscuglio di rosa e vaniglia. Il profumo di Belle; del suo corpo armonioso, della sua pelle di latte e dei suoi capelli di mogano e fuoco.
Un lieve sorriso comparve sul volto tirato dell'Oscuro, dopodiché egli sciolse delicatamente il nodo che teneva insieme il mazzo di lavanda e posò il nastro blu sul guanciale, accanto a sé, prima di sistemarsi meglio tra le coltri e addormentarsi profondamente.






Da Stria93:
Eccomi qui, dearies! :)
Nuovo giorno, nuovo capitolo e questa volta devo ammettere di non essere proprio soddisfatta.
La shot in questione è nata da un'esperienza autobiografica che ho vissuto in prima persona qualche tempo fa. Infatti ho testato personalmente le proprietà sedative della lavanda, usando qualche goccia di olio essenziale sulle lenzuola e sul cuscino per combattere una leggera forma di insonnia.
Questo rimedio si è rivelato abbastanza efficace e quando sono stati votati i prompt per questa iniziativa ho subito pensato di usare questa esperienza per la stesura della storia avente come tema proprio le lenzuola.
Mi sembrava un'idea carina eppure c'è qualcosa di questa OS che non mi convince pienamente.
Come al solito, rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti a Chrystal_93, Euridice100, Lady Clopette, PoisonRain, seasonsoflove per avermi lasciato il loro infinitamente prezioso parere; Ariki, Beabizz, Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia, padme83, PoisonRain, Rusty 93 per aver inserito la raccolta in una delle varie liste; e tutti voi, miei cari e non meno importanti lettori silenziosi.
Il vostro sostegno è il carburante che alimenta la mia voglia di scrivere, la mia autostima e il desiderio di fare sempre meglio. :)
A domani con MODI IMPLICITI PER DIRE “TI AMO”, che, insieme al prompt di ieri, è stato il tema che mi ha maggiormente soddisfatta dell'intera week.
Bacioni! :***



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Capitolo 6
*** Giorno 6 - Modi impliciti per dire ***


6

Giorno 6 – Modi impliciti per dire “ti amo”




Belle terminò di catalogare l'ultimo libro della sezione “poesia inglese” e lo ripose con cura sullo scaffale.
Da quando Rumpelstiltskin le aveva proposto di occuparsi della biblioteca, la ragazza si era messa subito al lavoro con entusiasmo. Intendeva aprire l'edificio al pubblico il prima possibile, ma c'erano ancora molti dettagli da sistemare prima di allora. Il tutto era, peraltro, rallentato dal fatto che la giovane si soffermasse a sfogliare e leggere con avidità qualche pagina di ogni singolo libro che le capitasse tra le mani.
L'orologio della torre di Storybrooke rintoccò dodici volte e Belle si stupì di come il tempo fosse trascorso in fretta quella mattina.
Mezzogiorno. È già ora di pranzo.
A quel pensiero, lo stomaco della ragazza cominciò a brontolare, reclamando cibo e protestando per il prolungato digiuno al quale era stato sottoposto.
Belle si alzò dal tavolo a cui stava lavorando e si diresse verso la piccola scala nascosta che conduceva all'appartamento riservato al responsabile della biblioteca. Quando si trovò a passare davanti alla finestra, non poté trattenersi dal lanciare un'occhiata verso il banco dei pegni di Rumpelstiltskin. Il cartello con la scritta CHIUSO, affisso alla porta, era ben visibile perfino dall'altro lato della strada, dove si trovava lei.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che il gestore del negozio se ne fosse tornato a casa per pranzare, ma Belle sapeva che l'uomo era barricato nel retro, a consumare il proprio pasto in solitudine.
La tentazione di attraversare la striscia di asfalto che, come un fiume nero e solido, separava la biblioteca dal banco dei pegni si fece forte, ma la giovane s'impose di proseguire per la propria strada. Quanto accaduto la settimana prima era ancora ben impresso nella sua mente, così come il fatto che Rumpelstiltskin preferisse mentirle e nasconderle la verità piuttosto che aprirsi con lei. Certo, alla fine si erano chiariti e Belle aveva appreso il vero motivo di molte delle fraintendibili azioni dell'uomo, ma qualcosa le diceva che se fosse tornata da lui troppo presto, questi avrebbe potuto nuovamente cadere nell'errore di trattarla come una statuina della sua collezione: un oggettino prezioso e delicato da proteggere e da custodire gelosamente. Belle aveva invece sempre anelato l'indipendenza, e finalmente se la stava conquistando, poco a poco. Ora aveva un lavoro, una casa sua e una vita nuova che non comprendeva unicamente Rumpelstiltskin.
Facendo appello a una cospicua dose di volontà, la giovane distolse lo sguardo dalla finestra e iniziò a salire i gradini.


Una volta entrata nel piccolo appartamento, la ragazza venne investita da un profumino invitante, al quale il suo stomaco vuoto rispose con un sonoro gorgoglio di approvazione.
Ma cosa... ?
Belle si diresse in cucina a grandi passi, temendo di aver dimenticato del cibo sui fornelli.
Ma non è possibile. Se così fosse sentirei odore di bruciato, invece questo profumo è ottimo.
Ed ecco che, finalmente, la giovane comprese da dove provenisse quell'aroma sfizioso.
Sul minuscolo tavolino della cucina era posato un sacchetto per alimentari che recava il marchio adesivo della tavola calda di Granny e, accanto ad esso, distesa sulla superficie di legno, faceva bella mostra di sé un'unica e bellissima rosa rossa, identica a quella che Rumpelstiltskin le aveva offerto in dono più di ventotto anni prima al Castello Oscuro.
Belle non riuscì a trattenere un sorriso davanti a quella sorpresa così inaspettata. Non c'era alcun biglietto, ma quel fiore era un indizio più che sufficiente per farle capire l'identità del misterioso mittente.
La giovane si affrettò a prendere un piatto e un bicchiere dalla credenza, dopodiché, eccitata come una bambina curiosa di scartare i propri regali il giorno di Natale, estrasse dal sacchetto un hamburger dall'aspetto delizioso, una confezione di patatine fritte e una lattina di tè freddo al limone: il suo preferito.


Nel frattempo, chiuso nel retro del suo negozio, a pochi metri di distanza, Rumpelstiltskin scoccava continue occhiate ai vetri della finestra sopra la biblioteca. Sperava di scorgere qualcosa, un qualunque segnale che potesse fargli capire se il suo dono era stato gradito oppure no.
Non aveva voluto risultare troppo invadente facendosi trovare nell'appartamento di Belle per pranzare con lei. Era certo che la ragazza non avrebbe preso bene una simile sfacciataggine da parte sua, e così, quella mattina, si era limitato a chiudere il banco dei pegni per qualche minuto, a recarsi da Granny e, per quanto gli fosse costato, al Game of Thorns, che aveva indubbiamente le più belle rose che si potessero trovare a Storybrooke. Moe French l'aveva guardato in cagnesco ma, alla fine, gli aveva venduto la rosa rossa migliore che avesse in negozio.
Grazie alla magia, aveva poi fatto in modo che il tutto comparisse sul tavolo della cucina di Belle, poco prima di mezzogiorno.
Non si trattava di un modo per convincerla a tornare da lui, semplicemente aveva desiderio di farle una sorpresa, di farle capire quanto le mancasse e come pensasse a lei ogni giorno, pur rispettando la sua volontà e la sua privacy. Non si era neanche dato la pena di scrivere un biglietto, certo che ogni parola sarebbe risultata superflua e che la giovane avrebbe comunque capito il significato del fiore, riconducendolo a lui.


Belle mangiò di gusto, ripromettendosi di passare da Granny per complimentarsi.
Lavò rapidamente le stoviglie e ripose la rosa in un vaso, dopodiché si affacciò alla finestra che dava sulla strada principale di Storybrooke. Il banco dei pegni sembrava deserto e la ragazza si chiese se Rumpelstiltskin stesse pensando a lei in quel momento. Avrebbe dovuto, in qualche modo, fargli capire che aveva apprezzato il suo gesto, ma sentiva che presentarsi al negozio e ringraziarlo di persona sarebbe stato troppo ovvio, troppo banale.
Si sentiva così combattuta e confusa. Voleva rivederlo, ma sapeva anche che recarsi da lui non era una buona idea. Desiderava invece fargli giungere un segno, qualcosa di apparentemente privo di importanza ma che potesse, agli occhi di Rumpelstiltskin, risultare significativo ed eloquente. Qualcosa che parlasse per lei, esprimendo adeguatamente ciò che ella sentiva nel proprio cuore.
Inspiegabilmente, balenò tra i suoi pensieri l'immagine dell'ultimo libro che aveva catalogato quella mattina e, in particolare, di una pagina che l'aveva eccezionalmente colpita.
Le sue labbra rosate s'incresparono in un sorriso, mentre un piano perfetto iniziava a prendere forma nella sua mente..


Il mattino dopo, Rumpelstiltskin stava lucidando mestamente uno strano utensile d'argento nel retro del negozio. Non aveva avuto alcuna notizia da Belle e iniziava a temere di aver compiuto l'ennesimo passo falso che l'avrebbe allontanata da lui ancora di più.
Ad un tratto, il campanellino della porta d'ingresso trillò, annunciando l'arrivo di un visitatore.
L'uomo si alzò, appoggiandosi all'impugnatura d'argento del suo bastone, e zoppicò svogliatamente al di là della tenda che separava il banco dei pegni vero e proprio dal retrobottega.
Ma, nonostante il campanello oscillasse ancora, non c'era alcuna traccia di clienti e il locale era deserto, fatta ovviamente eccezione per tutti gli oggetti esposti.
Rumpelstiltskin pensò che si fosse trattato di uno scherzo di qualcuno che volesse fare lo spiritoso, oppure di una folata di vento che aveva fatto sbattere la porta, ma, dopo qualche secondo, si accorse di qualcosa appoggiato sul bancone che, ne era certo, non c'era fino a pochi minuti prima.
Incuriosito, si avvicinò e vide che si trattava di un libro proveniente dalla biblioteca di Storybrooke. Una rosa rossa era stata riposta tra le pagine, a mo' di segnalibro.
Belle!
Il cuore dell'uomo fremette mentre, con mani tremanti, sollevava il volume per osservarlo meglio.
I Sonetti, di William Shakespeare.
Rumpelstiltskin aprì il tomo nel punto segnato dalla rosa, scostandola con delicatezza.
La pagina in questione riportava il sonetto 116 del grande poeta inglese:


Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato

Rumpelstiltskin terminò di leggere, mentre il cuore gli batteva furiosamente nel petto, scalpitando come un cavallo imbizzarrito.
Non aveva dubbi. Quelle meravigliose parole d'amore erano un chiaro messaggio che Belle aveva voluto recapitargli. Era il suo modo per dirgli che, nonostante tutto, nonostante ciò che era accaduto tra loro, i suoi sentimenti per lui non erano mutati.
Oh, Belle. Mia dolce Belle.
L'uomo strinse a sé il libro, come se si fosse trattato del corpo profumato e armonioso della donna che amava e che gli aveva fatto trovare appositamente quell'oggetto sul bancone del negozio.
Solo in quel momento si accorse di un post-it apposto sul retro della copertina. Il foglietto giallo recava una scritta a mano, vergata in una calligrafia raffinata ed elegante, ma, al contempo, chiarissima: Tutti i libri prelevati dalla biblioteca devono essere restituiti. Grazie.
Rumpelstiltskin sorrise. Ma certo, avrebbe provveduto immediatamente.


Belle si trovava tra due enormi scaffali colmi di tomi dedicati alle scienze naturali.
Ma il suo cervello si rifiutava di collaborare alla catalogazione quella mattina, e uno snervante senso di attesa la stava logorando da parecchi minuti, da quando era sgattaiolata di soppiatto nel negozio di Rumpelstiltskin e, in tutta fretta, aveva lasciato la copia de I Sonetti sul bancone, per poi andarsene di corsa.
Sussultò quando le giunse alle orecchie il cigolio della porta della biblioteca che si apriva lentamente.
Si affrettò a sistemarsi la gonna e la camicetta che indossava e si ravvivò i capelli, prima di dirigersi alla reception.
Come previsto, quando raggiunse l'ingresso, si ritrovò davanti un esitante e incerto Rumpelstiltskin, che teneva tra le mani il volume che raccoglieva i componimenti di Shakespeare. Era visibilmente emozionato.
- Ciao. - mormorò timidamente.
- Ciao. -
Tra i due scese un silenzio imbarazzato, che fu rotto dall'uomo. - Io... sono venuto a restituire il libro. - disse tutto d'un fiato, porgendo il piccolo tomo alla ragazza.
Belle lo prese tra le mani e lo posò sul bancone dell'accettazione.
- Grazie. L'hai trovato... interessante? -
Rumpelstiltskin sorrise, intendendo il vero significato di quella domanda.
- Oh, sì. Credo di aver compreso appieno il messaggio di Shakespeare. -
- Mi fa molto piacere. - disse la giovane, sorridendo a sua volta.





Da Stria93: Penultimo giorno! Non ci posso credere! T.T
Momento depressione a parte, ben ritrovate, meraviglie! Oggi pubblico un po' prima perché tra poco devo scappare in università e non so se avrò tempo stasera. :)
Dunque, questo prompt mi ha fatta sudare un bel po'. Non so quanto mi ci sono arrovellata per trovare un'idea che potesse fare al caso mio. Dapprima vuoto totale e poi, all'improvviso, ho iniziato a scrivere, decisamente poco convinta, e più scrivevo più si delineava nella mia mente l'idea che poi ho effettivamente portato a termine, con qualche aggiustamento qua e là.
Che modestia!” penserete voi, ma ogni tanto credo sia lecito mettere un po' da parte le insicurezze e i dubbi per godersi la soddisfazione del proprio lavoro. ;)
Comunque, non è assolutamente detto che il mio giudizio combaci con il vostro. Ci mancherebbe!
Quindi non fate caso alle mie parole ed esprimete il vostro parere senza alcuna remora, mi raccomando.
Ormai vi avrò annoiati a morte con questa solfa, ma anche oggi ringrazio con tutta me stessa Ariki, Chrystal_93, Lady Clopette, padme83 per aver lasciato il proprio commento al capitolo precedente, chiunque recensirà in seguito; Ariki, Beabizz, Dearly_Beloved, Emyscarano, janecaulfield, Julie_Julia, padme83, PoisonRain, Queen Elizabeth, Rusty 93 che hanno inserito la raccolta tra le preferite/ricordate/seguite; e tutti i lettori.
Scusate ma oggi sono proprio di corsissima. xD
Vi lascio con la promessa di recuperare al più presto sia con le recensioni che con le risposte e ricordandovi l'appuntamento di domani con, ahimè, l'ultimo prompt della week: GELOSIA.
Bacioni dalla vostra Stria! :***

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Capitolo 7
*** Giorno 7 - Gelosia ***


7

Giorno 7 – Gelosia




Era trascorso un giorno da quando Rumpelstiltskin era tornato dall'avventura che avrebbe potuto distruggere ogni possibilità di un lieto fine per sé e la sua amata Belle.Erano stati giorni bui e difficili per entrambi, ma, alla fine, tutto si era risolto per il meglio anche quella volta; Pan era stato sconfitto ed Henry era tornato a casa sano e salvo, insieme a tutti gli altri.
Sembrava che nulla avrebbe più potuto separare i due amanti. Avrebbero potuto finalmente dedicarsi alla costruzione di quella famiglia che tanto avevano desiderato.


Belle e Rumpelstiltskin sedevano una di fronte all'altro al tavolo della grande e attrezzatissima cucina della villa color salmone. Il piano cottura e i fornelli erano stipati di utensili e pentole di ogni tipo, e, dal forno, un ottimo profumino si era diffuso nella stanza, propagandosi poi per tutta la casa.
Rumpelstiltskin stava facendo letteralmente piazza pulita della sua generosa dose di lasagne e Belle non poté fare a meno di sorridere, osservando il Signore Oscuro abbuffarsi in quel modo. - Sei affamato, vedo. -
- Sono deliziose, sweetheart. Davvero deliziose. -
Il sorriso di lei si allargò. - Ho avuto una brava insegnante. Granny in persona mi fatto imparare a cucinare questi manicaretti. -
- Be', in tal caso, direi che l'allieva ha superato la maestra. -
- Non esagerare, Rumpel. Granny rimane pur sempre la cuoca migliore di tutta la Foresta Incantata. -
- Potresti tranquillamente soffiarle il titolo. - osservò Rumpelstiltskin con un ghigno.
- Oh, no! Non sia mai! Non intendo certo affrontare la sua balestra! -
Entrambi scoppiarono a ridere, spensierati e allegri come non lo erano da molto tempo, ma, un attimo dopo, il viso di Belle si rabbuiò e i suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi.
- Che c'è che non va, sweetheart? - domandò l'uomo, preoccupato da quel repentino cambiamento di umore.
La ragazza scosse la testa. - Niente. Sono una sciocca a rattristarmi ora che siamo finalmente insieme. Non dovrei pensare al passato, è solo che, quando eri via e non sapevo se saresti mai tornato da me, è stato così brutto ritrovarmi in questa casa vuota e silenziosa, senza sapere se avremmo mai potuto tornare ad essere qui insieme e felici. Ho paura di svegliarmi domani e di rendermi conto che tutto questo non è stato altro che un sogno; di scoprire che tu non sei affatto tornato e di trovarmi di nuovo sola. -
Rumpelstiltskin le prese delicatamente una mano e parlò con tono sinceramente addolorato. - Mi dispiace molto che tu abbia di nuovo sofferto a causa mia, Belle. -
Lei intrecciò le sue dita delicate a quelle dell'uomo che amava, forti e rese ruvide dai tanti anni di lavoro all'arcolaio.
Si sforzò di tornare a sorridere. - Ora è tutto finito. E poi, adesso che ci penso, non sono mai stata davvero sola; molte persone mi hanno aiutata e mi sono state vicine durante la tua assenza. -
Rumpelstiltskin fece una smorfia scettica. Dubitava che chiunque, a Storybrooke, potesse provare un senso di sincera solidarietà per “la sgualdrina della Bestia”.
Evidentemente l'espressione del suo viso doveva aver tradito i suoi pensieri, perché la giovane lo guardò con aria di rimprovero.
- Non fare quella faccia, Rumpel. Granny e Ruby hanno insistito perché pranzassi alla tavola calda tutti i giorni, e anche Archie e Leroy sono stati molto gentili con me. -
L'ultima frase pronunciata dalla ragazza ebbe un brusco e inaspettato effetto sulle emozioni di Rumpelstiltskin, che, all'improvviso, si sentì gelare e ritirò la mano da quella della ragazza. - Lo sono stati? -
Belle non fiutò il pericolo insito in quella domanda e annuì con tranquillità. - Sì, mi hanno tirata su di morale, ciascuno a modo proprio. Leroy cercava di farmi ridere con qualche battuta delle sue, e Archie aveva sempre le parole giuste per consolarmi nei momenti più difficili. Sai, qualche volta mi ha anche invitata nel suo studio per parlare. Mi ha aiutata a non chiudermi nel mio dolore e ad affrontare il futuro, qualunque esso fosse. Si è rivelato davvero un caro amico. -
Rumpelstiltskin si era irrigidito sulla sedia, come una statua di ghiaccio. Le sue mani stringevano forte il coltello e la forchetta, tanto che le sue nocche si erano fatte esangui.
- Ti ha invitata nel suo studio? - chiese, cercando di non suonare troppo infastidito. Tentativo alquanto malriuscito, perché Belle si lasciò scappare una risatina e gli rivolse uno sguardo malizioso.
- Che c'è, amore mio? Sei forse geloso? -
- Certo che no, dearie. Ma quel grillo dovrà stare in guardia se non vuole finire spiaccicato contro il parabrezza della mia Cadillac, o sotto una delle ruote. -
- Rumpel! - La giovane impallidì all'istante e, abbandonata l'aria divertita, lo fissò con gli occhi sbarrati, orripilata.
Rumpelstiltskin capì di aver pensato a voce alta e di essersi spinto un po' troppo oltre, così cercò subito un modo per correre ai ripari e rassicurare la ragazza.
- Su, non fare così, sweetheart. Stavo solo scherzando, ovviamente. -
Belle si rilassò un poco, ma il suo sguardo continuava a tradire una certa inquietudine.
L'uomo, allora, si esibì in una risata forzata. - Oh, dearie! Dopo tutto questo tempo ancora ti fai spaventare dalle mie battute di pessimo gusto?! Non devi preoccuparti, non intendo fare del male al povero Dottor Hopper. - per ora, ma se dovesse di nuovo avvicinarsi a te... staremo a vedere.
Il bel volto della ragazza riprese un po' del suo colore rosato, mentre sulle sue labbra si disegnò nuovamente il sorriso di cui gli occhi di Rumpelstiltskin avevano così disperatamente bisogno, e del quale non sarebbero mai stati sazi.
- Menomale! Ma, ti prego, non uscirtene mai più con certe frasi. -
L'uomo sogghignò. - Sei sempre stata una credulona, sweetheart. -




Da Stria93: Ed eccoci arrivati, meraviglie mie, all'ultimo giorno della RumBelle Week.
Sembra solo ieri che tutte iniziavamo a pubblicare il primo capitolo. Questa settimana è volata via letteralmente, e mi dispiace tanto che i sette prompt si siano esauriti così in fretta.
Comunque è stata una bellissima esperienza che spero di poter replicare in futuro.
Quest'ultimo prompt è stato, senza ombra di dubbio, quello che più mi ha messa in difficoltà. Non trovando di meglio, mi sono limitata a descrivere una brevissima scenetta, con l'intento di rievocare “Skin Deep” e il momento in cui Belle rimane allibita di fronte alla battuta di Rumpel a proposito di scuoiare i bambini.
Ben inteso, io adoro Archie dalla prima stagione e non vorrei mai che Rumpel lo mettesse sotto con la sua auto, ma dovevo pur trovare una vittima della gelosia del nostro Signore Oscuro. ;)
Spero che anche questa storia conclusiva vi sia piaciuta, nonostante non sia nulla di eccezionale, e mi auguro ancora di più che questa raccolta vi abbia strappato almeno un sorriso.
Stavolta, i ringraziamenti si allargano a tutte le autrici che hanno partecipato alla week e ne hanno resa possibile la realizzazione. È bello vedere che la passione per i RumBelle sia così diffusa.
E poi ringrazio di tutto cuore tutte le persone che mi hanno lasciato, o mi lasceranno, i loro commenti, spronandomi ad andare avanti e alimentando la mia passione per la scrittura con le loro meravigliose parole; chi ha inserito, o inserirà in futuro, la raccolta in una delle liste, e tutti, e dico proprio tutti coloro che mi hanno seguita silenziosamente durante questa bellissima iniziativa.
Vi mando un bacio grandissimo e spero di tornare a pubblicare presto. :*


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