Anime perdute

di Ice Star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ~epilogo~ ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

Era una giornata tranquilla e i Mugiwara si erano separati per girare l'ennesima isola:

Zoro era rimasto di guardia alla nave, approfittandone per allenarsi con tranquillità.

Chopper e Sanji erano andati a fare la spesa e a cercare qualche nuova medicina.

Usopp e Franky si erano diretti alla falegnameria, per trovare dell'ottima legna per la Sunny.

Rufy e Brook erano andati a girovagare senza meta, fermandosi di tanto in tanto in qualche locanda.

Nami e Robin erano andate a fare compere ed ora, piene di buste,si stavano gustando una limonata sedute su di una panchina.

 

L'isola su cui erano approdati quella mattina era un'isola di piccole dimensioni dal clima autunnale.

Al centro si innalzava un'imponente montagna, interamente ricoperta da foreste con foglie color oro, mentre sulla costa vi erano numerose cittadine.

Niente Marina o Governo mondiale, potevano stare tranquilli.

 

Nami si guardò intorno, incantata dai giochi di luce delle foglie degli alberi:la piazza intorno a loro era molto grande, circondata interamente da alberi con foglie rosse e dorate.La luce, passando attraverso i rami, regalava al posto un'atmosfera incantata e rilassante.

Le case, inoltre, erano dipinte con gli stessi colori delle foglie autunnali, quasi a volersi omologare al magico ambiente che le circondava.

 

Alle loro spalle vi era una fontana, al centro della quale si ergeva la statua di un'umile donna con un'otre tra le mani, dalla quale zampillava l'acqua limpida.

-E' un posto meraviglioso- disse Nami, dando voce ai suoi pensieri

-Si, è così rilassante..- asserì Robin, osservando due bambini giocare a palla sereni.

Uno aveva dei corti capelli neri e gli occhi castani, mentre l'altro aveva dei capelli castani, lunghi fino alle spalle, e due occhioni verdi, contornati da un paio di occhiali da vista dalla montatura quadrata.

 

-Guarda come si divertono..- disse pensierosa, la mora-..sarebbe bello poter tornare bambini....-

La rossa osservò il volto rilassato e lo sguardo perso della compagna, per poi posare gli occhi sui due bambini intenti a giocare

Tornare bambini....senza colpe, senza paura, senza doveri o dolori....Sarebbe meraviglioso”pensò la navigatrice.

-Allora, sorellina....cosa mi dici di Bushido-san?-domandò a bruciapelo l'archeologa, cambiando bruscamente argomento.

Nami trasalì, puntando il suo sguardo confuso e imbarazzato negli occhi della compagna

-M-Ma...che dici Robin?Cosa centra quel buzzurro adesso?- le rispose impacciata la ragazza, avvampando in viso

-Non gli hai ancora detto ciò che provi?Sai da tempo di amarlo..- continuò saggiamente la donna, mentre sorseggiava la limonata dalla cannuccia

-I-Io...non ci riesco...-ammise, abbassando tristemente lo sguardo -ogni volta che ne ho l'occasione, mi blocco..- girò piano la cannuccia nel bicchiere, osservando atona la limonata

-Hai solo paura di un suo rifiuto, ma la devi superare....anche lui prova le stesse cose e...-

-Come fai a saperlo?!Come fai ad esserne così sicura?! E se lui mi rifiutasse!? Io....io non lo sopporterei!-

-Se non ci provi, non lo saprai mai! Preferisci tenerti tutto dentro e restare incerta per sempre....o dirgli tutto e rischiare di essere felice?!-

Nami strabuzzò gli occhi.

Robin non aveva mai alzato la voce, in nessuna occasione ed ora....le stava urlando contro.

-C-Che ti prende?Perché urli?- le domando in un sussurro

-Non mi vuoi ascoltare. Questo è l'unico modo per farmi sentire...e poi...colui che ami ti ricambia..-le rispose, puntando lo sguardo al cielo

-..Non sono arrabbiata con te, voglio solo che tu sia felice!- sorise bonaria, voltandosi nuovamente verso l'amica.

-Ma anche il tuo amore è ricambiato...- sussurrò Nami -..Anche Rufy ti ama!- disse sorridendo

-Non credo che Rufy amerebbe una donna più vecchia di lui e noiosa come me...- disse triste la mora, guardando nuovamente i bambini che giocavano.

 

All'improvviso i due bambini vennero raggiunti da una terza bambina, che teneva qualcosa in braccio.

La bambina aveva due occhioni azzurri e dei lunghi capelli biondi, raccolte in due treccine;il suo viso sembrava triste e preoccupato.

Nami lasciò perdere l'argomento e, incuriosita, si avvicinò alla piccola, chiedendole il perché della sua agitazione.

-L'ho trovato davanti casa, era ridotto così....non so cosa fare...- disse la piccola, osservando il gattino tra le proprie braccia.

Il piccolo era un gatto dal pelo nero e corto, con tre strisce bianche sulla punta della coda. Aveva un' orecchio lacerato, la zampetta anteriore probabilmente rotta, ed era ricoperto di graffi in più punti;in più era tutto bagnato!

-Cosa vuoi fare, Nami?- domandò l'archeologa che, avvicinatasi alla compagna, aveva notato il suo sguardo pensieroso.

Nami tese le braccia e prese il gattino sotto i volti comfusi dei bambini

-Non vi preoccupate, conosco qualcuno che riuscirà ad aiutarlo..- sorrise bonaria, cedendo la limonata alla bambina.

-Si!- disse la piccola -Ma poi....mi dirai se sta bene?-chiese imbarazzata.

-Certamente!- rispose gaia la ragazza.

-Allora...io sono Riku e loro sono Kenta e Heiji...-disse la piccola Riku, indicando rispettivamente il bambino con gli occhiali e quello dai capelli corvini.

-Piacere, io mi chiamo Nami e lei è Robin..-rispose la rossa

La piccola sorrise, correndo via con i suoi amici -Grazie per la limonata, Nami!- salutò da lontano.

-Sarà stato un bene dire loro i nostri nomi?-domandò dubbiosa la mora

-Non ti preoccupare, sono solo dei bambini..-rispose, salutando con la mano i tre bambini.

-Si, hai ragione....allora, mi occupo io delle buste?-domandò Robin, incamminandosi verso la panchina su cui si erano sedute in precedenza.

-Si, grazie...-rispose Nami, osservando pensierosa il piccolo micio tra le sue braccia.

E' strano....quando guardo questo gattino....è come se non fosse la prima volta che lo vedo...”

-Andiamo!- la richiamò la mora, caricandosi il peso della maggior parte delle buste

-Si...-

Le due si incamminarono verso la nave...

 

 

Intanto, nelle vie dedicate ai negozi alimentari....

 

Sanji camminava tranquillo, carico di buste piene di cibo.

Chissà come saranno felici le mie dee....cucinerò per loro qualcosa di delizioso e per ripagarmi loro....” pensò il cuoco dongiovanni, crogiolandosi tra pensieri poco casti ed anche surreali.

-Ehi, Sanji...- lo richiamò il piccolo Chopper, tramutato nella sua forma animale ed anche lui con lo zaino carico di erbe mediche appena e cibarie appena acquistate -..sento uno strano odore..-

-Cosa?- domandò il biondo, voltandosi serio verso il compagno -Ci sono dei Marines o dei cacciatori di taglie?-

-No..-rispose il piccolo medico, annusando l'aria intorno a sé e dirigendosi verso una piccola via -..è l'odore di Zoro!-affermò convinto

-Che?Il marimo? Non è possibile, aveva detto che sarebbe rimasto a guardia della nave- disse il cuoco, accendendosi una sigaretta

-Ma lo sento...proviene da quel vicolo..- disse la renna, dirigendosi verso un vicolo buio.

Sanji seguì il compagno e, voltato l'angolo, si ritrovò in un vicolo cieco.

Chopper si era tramutato nella sua forma normale e si era inginocchiato di fronte al muro.

Era immobile.

-Ehi, Chopper..-lo richiamò il cuoco, avvicinandosi -..andiamocene, quì non c'è nien..-

Appena vide ciò che la renna teneva tra gli zoccoli, gli cadde la sigaretta dalle labbra e rimase senza parole.

-Dobbiamo avvertire gli altri!Deve essere successo qualcosa a Zoro!- urlò la piccola renna.

Ai piedi del muro vi erano le tre spade di Zoro accatastate assieme ai suoi vestiti, sporchi di sangue.

 

I due raccolsero tutto e si avviarono di corsa verso la nave.

 

Ma, cosa può essere successo a Zoro?!...”pensò il piccolo medico mentre, ritrasformatosi nella sua forma animale, correva al massimo della velocità.....






Angolo dell'autrice

Dopo un pò di tempo di inattività sono tornata con questa mia folle idea!! 
Spero che vi abbia incuriosito e che mi lasciate qualche recensione con consigli, pareri o anche critiche.Tutto serve per migliorare  ^^
Bhe.....chissà se nelle vostre menti avete qualche idea su ciò che sta succedendo....se è così, DIMENTICATEVELE perchè la storia è mooooltooo intricata e non so nemmeno io da dove mi sia venuta l'idea.
Alla prossima^-^
Baci,
Star

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

Erano arrivate alla Sunny in pochi minuti.

Salita a bordo, Robin si diresse nella loro cabina, dove poggiò tutte le buste.

Intanto, Nami aveva portato il gattino in infermeria e lo aveva poggiato sul letto.

Dopo ciò, si diressero in cucina, dove si trovava il resto della ciurma.

Rufy e Usopp stavano giocando a carte, Franky stava aggiustando un piccolo marchingegno, mentre Brook sorseggiava una tazza di t .

-Dove sono Chopper e Sanji-kun?- chiese Nami, non vedendoli in giro

-Non sono ancora tornati...- rispose il cecchino, pescando una carta dal mazzo del capitano, che fece una faccia triste.

-E non c'è neanche Bushido-san...- affermò la mora, osservando poi il volto felice del cecchino.

-Ho vinto io!-esultò il nasone, gettando le carte sul tavolo

-Ancora...-disse sconsolato il moro, poggiando la testa sul tavolo ed osservando l'archeologa:

la donna indossava un vestito rosa, lungo fino al ginocchio e con dei motivi floreali viola;sulle spalle aveva poggiato un copri spalle nero, abbinato alle scarpe col tacco.

E' davvero bella...” pensò Rufy, ” Peccato che mi consideri solo un poppante...”

Nami si guardò in giro -E' vero..-affermò pensierosa, risvegliando il capitano dalla sua trance-..ma doveva restare di guardia alla nave..-

-Non sappiamo dove sia il fratello, ma quando siamo tornati non c'era nessuno a bordo!- aggiunse Franky

All'improvviso si sentì il tonfo di qualcosa che cadeva, poi fece il suo ingresso un Chopper tutto affannato e dallo sguardo allucinato.

-Cosa è successo, Chopper-san?- gli chiese lo scheletro, poggiando la tazzina da thè sul piattino

Alle spalle di Chopper arrivò Sanji, anche lui con sguardo serio e allucinato e, in più, con un bernoccolo in fronte

-Cosa ti è successo alla faccia, fratello?-

-Cosa? No, niente....Chopper mi ha calpestato nella furia di arrivare qui...-

-Chopper!- lo chiamò Nami, tirandolo per una zampa -Ho proprio bisogno di te, c'è qualcuno che devi curare!-

-Cosa?Davvero?- disse il piccolo medico, incamminandosi per l'infermeria

-Aspetta...dobbiamo parlare di quella cosa- lo richiamò il cuoco, uscendo sul ponte ed indicando qualcosa.

-Se c'è qualcuno che devo curare, lo curerò..- disse la renna, sicura di sé -..poi ne parleremo tutti assieme!-

-Di cosa dovete parlarci? E chi è che Chopper deve curare?- chiese ingenuamente il capitano

-E' ridotto male, ma non è pericoloso...-disse Nami, seguendo il piccolo medico

-Dobbiamo parlare di una cosa importante..- disse il biondo, accendendosi una sigaretta -..ma devono essere presenti tutti-

Robin notò il velo di preoccupazione nello sguardo del compagno, ma decise di non fare domande.

Decise,invece,di attendere pazientemente il ritorno di Nami e Chopper, per poterne sapere di più.

 

 

-Allora, Copper?Come sta?-chiese la rossa, osservando la piccola creatura priva di sensi, stesa sul lettino.

-Beh...non mi aspettavo di dover curare un gatto..-rispose il piccolo medico, prendendo delle bende -..è un po' malridotto, ma starà bene in poco tempo-

-Cos'ha di preciso?Sembra che stia davvero molto male..-disse la ragazza

-La zampa anteriore destra è slogata, ci vorranno due giorni prima che guarisca;l'orecchio non è totalmente lacerato, ci vorranno almeno un paio di settimane;i graffi sono stati causati da qualche animale che lo ha attaccato, forse un cane o un' altro gatto...-disse la renna, bendando la zampa del micio

-Più tardi chiederò a Robin di capire che razza di gatto è...Chiederò a Rufy se lo posso tenere finché non guarirà...me ne occuperò io e...-disse eccitata Nami

-Si, si..-rispose Chopper sovrappensiero.

Era troppo preoccupato per Zoro, non riusciva ad ascoltare ciò che gli diceva la compagna.

La sua voce sembrava distante anni luce,mentre nella sua testa si ponevano mille domande

Chissà perché le cose di Zoro erano in quel vicolo...Di certo non le ha lasciate spontaneamente,non lascerebbe mai le sue spade incustodite,ma....cosa gli può essere successo?E' stato catturato dalla marina?O dai cacciatori di taglie?....Non è possibile, Zoro è troppo forte per farsi battere! Ma allora...dov'è Zoro?”

Chopper mise un'ultima fascia attorno all'orecchio sinistro del gattino.

Si alzò.

Mise le bende e il disinfettante in un armadietto e si diresse verso la porta.

Nami era confusa dal comportamento del compagno, era troppo silenzioso ed il suo sguardo non presagiva nulla di buono.

-Prendi il gatto ed andiamo in cucina, dobbiamo sbrigarci-disse con tono atono la renna

-O-Ok...-la rossa obbedì.

Prese in braccio il micio ancora addormentato.

Seguì il compagno fuori dalla porta e si diresse in cucina.

Fuori dalla porta c'era Sanji, che teneva in braccio qualcosa, a prima vista, familiare.

Ma cosa succede?....”

-Dai, entrate..-disse il biondo.

Appena Nami fu nella stanza, Sanji entrò e chiuse la porta.

-Di cosa dovete parlarci di così importante?-chiese Rufy

-Di questo..-rispose Chopper, poggiando gli oggetti di Zoro sul tavolo.

Tutti, nessuno escluso, sgranarono gli occhi vedendo le spade ed i vestiti del compagno.

-M-Ma...dov'è Zoro?-chiese Usopp, totalmente confuso.

-Stavamo camminando per strada, quando Chopper ha fiutato l'odore del Marimo.

Si è diretto in un vicolo cieco, dove abbiamo trovato queste cose- spiegò brevemente il biondo

-Si,è andata così, però....non c'era nessuna traccia di Zoro e poi...i vestiti sono sporchi di sangue-abbassò il musetto preoccupato, spostando lo sguardo al pavimento.

Ognuno di loro stava cercando un motivo plausibile per l'accaduto ma, nonostante lo sforzo,nessuno sembrava tale.

Non capisco....il buzzurro non si farebbe mai sconfiggere e non abbandonerebbe mai le sue spade...” pensò la navigatrice, con un filo di tristezza, senza accorgersi che il micetto poggiato sulle sue gambe si stava svegliano.

-Sono certo che sta bene!-disse Rufy, sorridendo -Se ci fosse stato qualche pericolo, anche qualcun' altro sarebbe sparito, no?-

-Già, Rufy ha ragione:se l'obbiettivo è l'intera ciurma, perché attaccare uno solo di noi?Ma è anche vero che Bushido-san non lascerebbe mai i suoi indumenti e le sue spade incustodite..-riflettè la donna.

-AHIA!-Nami balzò improvvisamente in piedi, facendo cadere il micio che teneva in braccio.

Tutti si voltarono verso la navigatrice, osservando il gatto ringhiante ai suoi piedi.

-Cosa succede, Nami?-chiese la mora, avvicinandosi alla compagna

-Mi ha graffiato....-le rispose la ramata, toccandosi il dorso della mano sinistra.

Aveva alcuni graffi che coloravano di rosso sangue la sua candida pelle.

Chopper corse subito da lei con una benda, presa dal suo inseparabile zaino.

Una goccia di sangue cadde sul pavimento ed il piccolo felino sembrò calmarsi di colpo.

Fece qualche passetto indietro, zoppicando e guardandosi intorno.

Sembra spaesato e confuso, ma....ora si è calmato...”pensò la navigatrice,osservando gli occhi verde chiaro del micetto.

Nami gli si avvicinò piano, allungando la mano ferita ed ancora sanguinante.

-Potrebbe graffiarti di nuovo...-sussurrò la piccola renna

Non lo farà...” pensò sorridendo dolcemente, la rossa.

Il piccolo micio scostò la testa dalla presa della ragazza, osservando il liquido cremisi sul dorso.

Si avvicinò di più, per poi leccare delicatamente le ferite da lui causate.

 

-Ma è un Singapura...- disse la mora, cercando di sviare il discorso “Zoro-scomparso”

-Un...che?-chiese stranito il cecchino -Ma che stai dicendo?-

-La razza del gatto, è un Singapura- rispose con calma, la donna

-Come fai a saperlo?-chiese curioso il capitano

La donna sorrise, facendo perdere un battito al ragazzo

-L'ho letto su un libro, non molto tempo fa:”Il Singapura colpisce per la sua piccola taglia che è veramente mignon. E' un gatto compatto con il dorso leggermente arcuato, la groppa rotonda, la cassa toracica ben sviluppata e rotonda”...Come avete capito, colpisce molto per la sua piccola taglia, ma anche per il suo carattere.-

-Come fai a ricordare ogni cosa che leggi?-chiese Rufy, completamente stregato dalla melodiosa voce di Robin.

La donna arrossì leggermente, per le attenzioni del ragazzo, per poi riprendere a parlare.

-Ecco...non l'ho letto molto tempo fa, per questo me lo ricordo- sorrise bonaria

-E com'è il carattere del Singapura?-chiese Chopper, mentre fasciava la mano di Nami

-Beh...vediamo se ricordo le parole precise..-l'archeologa chiuse un' attimo gli occhi, cercando di visualizzare le parole del libro, letto pochi giorni prima.

Aprì gli occhi e cominciò a parlare con voce calma e sicura, come se quelle parole le conoscesse da sempre:

-”Il Singapura è un gatto di indole tranquilla, è schivo e a volte diffidente, ma soltanto di rado può graffiare o mordere. Il Singapura è un gatto che si affeziona moltissimo al suo proprietario e si lega sopratutto ad una persona della famiglia. Comunica con il proprietario non miagolando, ma richiamandolo con piccole zampate o morsettini, molto di rado si può ascoltare la sua voce”....E' tutto ciò che ricordo.

E' per il fatto che non comunica con nessuno, al di fuori del suo padrone, che il Singapura è una specie molto”strana”...per così dire...-

-Ooh mia deaaaa, sei sempre così intelligente e così affascinanteeee!!!!-urlò il cuoco girando in un vortice di cuori rosa, causando l'immediato broncio sul viso del capitano.

-Ma allora non comunicherà molto con me...-disse il piccolo Chopper

-Se vogliamo tenerlo e curarlo, dobbiamo dargli un Suuuuuuper-nome!-propose il carpentiere

-SI! Che ne pensate di “Blacky”?-propose il cecchino

-Blacky è un nome da cane, idiota!-gli disse il cuoco, riempiendo poi un piattino con dell'acqua

-Che ne pensate di “Bone”?Yhohohoho-propose scherzosamente lo scheletro

-Non credo che ad un gatto farebbe piacere chiamarsi “Osso”-rispose la mora, con aria seria

-E-Era uno scherzo, Robin-san...era umorismo...-disse il Brook, abbassando la testa

 

Intanto, Nami stava ascoltando distrattamente la conversazione, osservando il micio accanto ai suoi piedi.

Sanji gli si avvicinò, poggiandogli di fronte al muso il piattino che appena riempito con l'acqua

-Credevo fosse assetato..- disse il biondo, rispondendo allo sguardo curioso della rossa, per poi tornare dagli altri.

Nami fissò il micetto avvicinarsi al piccolo piatto ed osservare con occhi curiosi la sua immagine.

Come se non sapesse di essere un gatto.

Aveva gli occhi persi e confusi ; si guardava continuamente intorno, osservando tutto e tutti.

Come se non capisse cosa stesse succedendo.

 

 

E, in parte, era così.....



Angolo dell'autrice

Ciao genteee!!!
Questo capitolo non porta molti sviluppi nella storia ma l'ho usato per "presentarvi" il piccolo micetto.
Tutto ciò che ho scritto a proposito di questa razza di gatto non è inventato, è tutto vero. Ho scelto il Singapura come razza perchè mi ha affascinata con il suo carattere e il suo fisico piccolo ma forte.
Volevo dirvi che, nonostante siamo rimaste in poche (da quello che leggo nelle storie e nelle recensioni), noi Zonamiste continueremo a scrivere perchè siamo convinte che questa coppia funzioni percui: ZONAMISMO FOREVER!!
Volevo anche ringraziare le persone che hanno già inserito la storia tra le preferite e/o le seguite, siete troppo gentili.
Ringrazio tutti coloro che recensiscono oppure leggono in silenzio, sono contenta che la storia vi incuriosisca e spero di non deludervi.
Un ringraziamento speciale va a LADYLYLLA perchè mi aiuta sempre ispirandomi nuove idee per migliorare le mie storie.Il nome "Riku" che ho dato a quella piccola bambina, l'ho "preso in prestito" da un personaggio creato da lei che però non ha nulla a che fare con la storia. In seguito credo che dovrò ringraziarti ancora, amica mia ;)
Bhè, spero di non avervi annoiato con questo luuuuungo angolo.
Alla prossima^-^
Baci,
Star



Un piccolo modo per farvi vedere com'è un Singapura

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

 

Appena finito di cenare,tutti si diressero sottocoperta per dormire.

Di Zoro, neanche l'ombra.

Nami non riusciva a spiegarsi il comportamento scostante ed apatico del micio:si scostava dalle sue carezze,mangiava poco e,a detta di Chopper,non sapeva neanche miagolare!

Ma come fa un gatto a non sapere come si miagola?!...” pensò la rossa mentre, con il suddetto micio tra le braccia,si dirigeva sottocoperta.

Appena giunta nella sua stanza, il gatto, ancora zoppicante, le saltò dalle braccia, per poi raggomitolarsi sul tappeto, accanto al suo letto.

In pochi istanti si addormentò.

Si addormenta in un attimo..” pensò sorridendo”...proprio come il Buzzurro...”.

Al pensiero del compagno ancora scomparso, il sorriso le sciamò dalle labbra.

Sovrappensiero e ancora preoccupata per lo spadaccino, la ragazza si sedette sul tappeto e prese ad accarezzare il piccolo felino sulla testa e dietro le orecchie.

I suoi pensieri furono interrotti da uno strano suono proveniente dalla gola del gatto, probabilmente delle fusa.

-Robin ha detto che questa specie di gatti comunica solo con il proprio padrone, lo fa attraverso delle zampate o dei morsettini....chissà se mi considera la sua padrona..-disse sorridendo dolcemente

-Chi lo sa- rispose la candida voce della mora, appena entrata nella stanza.

Nami sobbalzò per la sorpresa.

Non aveva sentito i passi della compagna, persa com'era tra i suoi pensieri.

Mentre la mora si dirigeva verso l'armadio e prendeva una camicia da notte, Nami riabbassò lo sguardo al micio addormentato, pensando al compagno scomparso.

-Se stai pensando a Bushido-san, sappi che tutti sono preoccupati...- disse l'archeologa, iniziando a cambiarsi

-Lo so..-rispose atona la rossa, senza alzare lo sguardo -...ma Rufy ha detto di non preoccuparsi, è strano che lui non abbia capito che qualcosa non va-

-Certo che ha capito che qualcosa non va, voleva solo non far preoccupare nessuno- rispose la donna, sistemandosi la camicia viola appena indossata -Ma credo che sia il più preoccupato di tutti. In fondo, Bushido-san è il suo migliore amico, no?-

-Si lo è -rispose la rossa,alzandosi dal tappeto.

Prese la sua camicia da notte azzurra dall'armadio e la indossò velocemente, buttandosi poi sul letto.

-E credo che tu abbia ragione, Rufy cerca sempre di tirarci su di morale ogni volta che capita qualcosa-

-Già..- rispose sovrappensiero l'archeologa, sedendosi sul suo letto.

Devo fare qualcosa per lei, ma se non vuole neanche dichiararsi....come faccio?Insomma...perché Rufy non le dice niente di ciò che prova?! ” pensò la rossa, infuriata per il comportamento infantile del capitano.

Ma poi, tra i suoi pensieri si fece largo il volto di una persona a lei nota, l'unica capace, con i suoi strambi capelli verdi e il suo unico occhio nero pece, di farle battere il cuore a mille.

Almeno ciò che Robin prova per Rufy è ricambiato, mentre io.....non ho speranze..” pensò sconsolata, mentre le palpebre le si chiudevano piano.

La mora si voltò verso la compagna,ormai addormentata e ne osservò il volto preoccupato e triste.

Si alzò senza far rumore e, silenziosamente, si avvicinò al suo letto e le tirò la coperta fin sopra le spalle.

Le poggiò un bacio su una tempia, proprio come farebbe una madre, e le sussurrò un “buonanotte”, per poi tornare al proprio letto, sedersi e leggere un libro.

Spero che Bushido-san stia bene e che questo presentimento che ho sia solo frutto della mia fantasia...”

 

 

 

-Nami...-

Era un sussurro lontano.

-Nami...-

Una voce lontana che la stava chiamando da un punto indefinito.

-Nami, apri gli occhi...-

Aprì gli occhi, come le era stato detto da quella voce.

Non vedeva nulla, solo il suo corpo che fluttuava nell'oscurità.

Strinse un paio di volte le mani, osservandone i palmi bianchi, per poi vedere il buio attorno a sé.

-Dove sono?- si chiese

-Nami, aiutami...-

Di fronte a lei comparve un'ombra .

Si avvicinò piano, notando come i suoi suoi passi riecheggiassero intorno a lei, nonostante i suoi piedi poggiassero nel vuoto.

-Nami...ti..ti prego...-la voce acquistò un timbro basso e baritonale, mentre il respiro della rossa si faceva affannato.

-C-Chi sei?- domandò piano la ragazza, avvicinandosi a quell'ombra, che pian piano andava schiarendosi.

Nami si mise una mano davanti alla bocca, mentre i suoi occhi nocciola sbiancavano di fronte a ciò che vedeva: Zoro.

Lo spadaccino stava in piedi di fronte a lei,con in dosso solamente i boxer.

L'imbarazzo della ragazza scomparve quasi subito, notando poi i numerosi graffi e lividi sul torace del verde.

-Z-Zoro..- disse incredula, per poi correre verso di lui.

Appena la navigatrice gli gettò le braccia al collo, lo spadaccino scomparì, per poi riapparire alle sue spalle.

-Non sono....veramente qui...- disse affannosamente il verde

-Cosa significa che non sei qui? Perché dovrei salvarti?- chiese agitata la rossa

-Non lo so....non so perché solo tu puoi salvarmi, così....così come non so dove mi trovo...so solo che..-fece una lunga pausa, prendendo fiato -.. sono morto, in un certo senso- sorrise amaro.

-M-Morto?-chiese incredula.

-Ma non per sempre!- cercò di correggersi -Dovete aiutarmi....sono tutti in pericolo....siamo in pericolo-

-Siete in pericolo? Chi?-chiese completamente confusa

-Non so quanti siamo....siamo anime perdute, Nami...- assunse un'espressione seria

-Parla, ti ascolto..-

-Ci sono delle persone che, come me, finiscono non so dove....- tossì violentemente, per poi riprendere a respirare in modo pesante -..le nostre anime...vengono..-il suo voltò si oscurò, diventando serio-...Non ho più tempo....- disse improvvisamente spaventato

-M-Ma...cosa facciamo per aiutarti?Non ho capito molto...-

-N-Non lo so...- prese un profondo respiro -...ma dovete ritrovare quella bambina...-

-La piccola Riku? E perché?-

-Lei ha un legame, sua.. Non ho più tempo....- continuò a ripetere

-Cosa succede?-

Zoro si avvicinò piano alla rossa, guardandola negli occhi

-Non ho più tempo, io....sappi che quel gatto, sono io.-

Nami strabuzzò gli occhi, ricordandosi la strana sensazione alla vista di quel micio.

Scosse violentemente la testa a destra e sinistra, ondeggiando i suoi ricci ramati.

-Io posso capire ciò che dici, ciò che senti e ciò che pensi...Nami, io ti starò vicino, ma..-il suo volto divenne sofferente e trattenne a stento un colpo di tosse -...sbrigatevi...fa male..-

Detto ciò il corpo di Zoro si dissolse come vapore, lasciando la ragazza preda del buio

-Ma cosa sta succedendo?Dov'è Zoro?...- si chiese, in preda ai singhiozzi e alle lacrime

E ora che faccio?” pensò sconsolata

 

-Nami!Nami, svegliati!-

Oh no...un'altra voce...” pensò, mentre una strana luce la circondava.

 

Aprì piano gli occhi, sentendo delle voci in sottofondo.

Si risvegliò nella sua stanza, osservando il volto preoccupato di Robin, seduta accanto a lei.

-Cosa è successo?- le chiese, mettendosi seduta

-Stavi piangendo nel sonno ed ho cercato di svegliarti- rispose la donna

-Il rumore ha svegliato anche noi-

-Tutto bene, Nami-swan?-

Sentendo le voci di Sanji e di Usopp, la rossa si accorse della presenza dei compagni, anch'essi preoccupati.

-Si, si...ora sto bene, ma...ho qualcosa di importante da dirvi-affermò seria, osservando il piccolo gatto nei profondi occhi verdi.

Si accorse che anche lui la stava osservando.

Il suo sguardo verde le faceva venire i brividi, come solo il suo faceva.

Ma che diavolo sta succedendo?.....E' tutto così assurdo...” pensò confusa, mentre si passava una mano tra i lunghi capelli ramati.

 



Ma ciò che Nami aveva saputo, era nulla in confronto alla verità....




Angolo dell'autrice

Ciao gente!!
So che questo capitolo vi fa pensare che Zoro è il gatto, ma.... in parte è così e in parte no...
Mi spiace, non posso spiegarvela in nessun altro modo e mi dispiace di avervi incasinato il cervello ;_;
Volevo ringraziare tutti quelli che seguono la storia , la recensiscono o la leggono solamente, siete tutti davvero gentilissimi!!!
un rigraziamento speciale va, come sempre, a ladylylla che con i suoi complimenti mi sprona a continuare .
Voglio ringraziare anche tutti gli altri recensori che mi sostengono lasciandomi parole gentili e, davvero, troppi complimenti :D
Alla prossima^-^
Baci,
Star

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 

Odiava la brutta sensazione di avere gli occhi di tutti puntati addosso.

Ma, con ciò che avevano appena sentito uscire dalle sue labbra, sarebbe stato strano il contrario.

-Ma quello che ci hai raccontato è assurdo, impossibile, fuori dal normale, contro natura...- Usopp era andato nel pallone e non smetteva più di dire parole senza senso.

Aveva raccontato del sogno e di ciò che le aveva detto Zoro e ne erano rimasti tutti scioccati.

La guardavano come fosse pazza.

-Io vado un secondo a prendere una cosa...- disse Robi, dopo essere rimasta in silenzio per tutto il tempo.

Rufy seguì la figura della donna uscire dalla stanza, per poi tornare ai suoi pensieri.

Accidenti, anche a me sembra strana questa storia.....” pensò la rossa, mordendosi il labbro.

Sentì qualcosa di morbido sulle ginocchia.

Abbassò lo sguardo, incontrando gli occhi verdi e rassicuranti di quello che sarebbe dovuto essere Zoro.

Gli passò una mano sulla testolina, vedendo i suoi occhi chiudersi e sentendo le prime fusa.

-Eccomi...- la voce della mora ruppe il gelido silenzio, mentre, con un fruscio, poggiava un foglio sul tavolo.

Tutti osservarono quel semplice pezzo di carta bianco, con sopra scritte due parole:

 

 

SI” “NO”

 

 

-Cosa significa, Robin?- chiese Usopp, avvicinandosi alla donna

-Se questo gatto è davvero Bushido-san, può capire quello che diciamo e rispondere alle nostre domande..-

-Ho capito!- intervenne Franky battendosi il pugno sul palmo della mano -Noi gli facciamo delle domande a cui lui risponderà “SI” o “NO” indicando con la zampa la risposta-

-Esatto, Franky- sorrise la mora

-Ma, se quel gatto non fosse Zoro?- azzardò il cecchino

-Lo è- rispose sicura Nami, poggiando il micio sul tavolo

-Non resta che provare...- disse Rufy, prendendo il foglio e mettendolo di fronte al gatto -...Allora....racconta cosa ti è successo!-

-IDIOTA!- intervennero Nami e Sanji colpendo il ragazzo con un pugno e un calcio, mandandolo contro il muro

-MA NON STAI MAI AD ASCOLTARE?!?- gli chiese Nami con i denti a squalino

-Robin-san ha avuto un'idea geniale e tu non capisci mai nulla...-

Rufy si mise seduto, alzandosi il cappello dagli occhi e guardando interrogativo i compagni

-Ma Robin ha detto che potevamo fargli delle domande...- disse con tono bambinesco

-SI MA DELLE DOMANDO A CUI SI POSSA RISPONDERE CON UN “SI” O CON UN “NO”!! BAKAA!- urlò Nami per l' ennesima volta.

Tutta la ciurma scoppiò in una fragorosa risata e, appena il moro si accorse delle risate di Robin, si coprì il volto imbarazzato con il cappello.

-Allora..- il cuoco riprende il discorso -..fai tu le domande, Robin-san-

Accidenti, prima quel marimo ed ora anche quel babbeo del capitano, ma perché a loro tutte le fortune?!”

-Ok..- rispose l'archeologa, avvicinandosi al tavolo -Prima domanda: Capisci quello che diciamo?-

Il gattino la guardò un'attimo, per poi poggiare la zampa sul foglio:

“Si”

-Wow...ma allora capisce davvero!- disse incredulo il cecchino

-Seconda domanda..- riprese Robin -..tu sei un vero gatto?-

“No”

-Ma che domanda era?-

-Fidati, Franky...so quello che faccio. Ora continuo...Terza domanda:.....-

-Aspetta, Robin! Voglio fargli io una domanda- intervenne il capitano

-D'accordo, Rufy.-

-Hai capito che tipo di domande devi fargli?-

-Non sono così scemo, Usopp....Devo fargli delle domande a cui possa rispondere con un SI o un No-

-A quanto pare ha capito...- sussurrò il cyborg allo scheletro

-A quanto pare si...ma non sappiamo che domanda gli farà, Yohohohoh!- rise il musicista

-Allora....- disse il moro sedendosi di fronte al gatto.

Chiuse un secondo gli occhi per poi riaprirli e sbattere il pugno sul palmo chiuso della mano -Ho trovato.....Tu sei innamorato di Nami?-


-RUFY!!!- urlò una navigatrice più rossa dall'imbarazzo che dalla rabbia

-MA COSA DICI, IDIOTAA!!!-

Tutta la ciurma era scoppiata in una fragorosa risata, mentre un cuoco infuriato ed una paonazza navigatrice inseguivano il Capitano con il solo scopo di ucciderlo.

-Dai...torniamo alle cose serie...per favore...- Chopper cercava di fermare la corsa dei tre compagni cercando, allo stesso tempo, di frenare le risate.

Se anche Rufy se n'è accorto....non sono così bravi a nascondere i loro sentimenti” pensò la mora, osservando il piccolo micio guardarsi intorno imbarazzato, cercando di far finta di nulla.

-Torniamo seri, per favore...-

Nico Robin si riavvicina al piccolo micio, osservandolo in qui profondi occhioni verdi.

Mentre tutti la osservavano, calmando i bollenti spiriti, la donna si era ormai persa nei suoi pensieri

Questi occhi esprimono dolore, tristezza, senso di vuoto e di disorientamento....ma non ne capisco il motivo...”

-Ehm...Robin...Potrei fargli io una domanda?-

-Cosa?Eh?...- l'archeologa si guardò intorno per poi osservare il piccolo Chopper al suo fianco

-Vorrei fargli una domanda...- disse in un sussurro

-Ma certo che puoi- sorrise bonaria

Il piccolo medico sorrise dolce, per poi avvicinarsi al gatto seduto sopra il tavolo

-Allora....è vero che tu sei Zoro?-

“SI” “NO”

Il gatto aveva poggiato le zampe anteriori su entrambe le risposte, mandando la ciurma in confusione

-Cosa vorrà dire indicando tutte le risposte?- chiese Usopp, grattandosi la nuca

-Non saprei, fratello...-

-Non saprei cosa dire, davvero...- disse la piccola renna

-Io dico che questo gatto è un semplice micetto.. Yohohohoh..-

-NO! LUI E' ZORO...- urlò la rossa

Tutti si voltarono a fissarla, sorpresi da tanta sicurezza

-Come fai a dirlo, Nami-swan?- Sanji si accese una sigaretta, avvicinandosi alla compagna

-Io...io vi ho raccontato quello che ho sognato e sono certa che quello era Zoro..- sussurrò a denti stretti

-Sono certo che Nami dice la verità- affermò Rufy con naturalezza

-Si, lo credo anche io..- lo appoggiò il cuoco, portando il viso a pochi centimetri dal muso del piccolo felino -..questo gatto sembra stupido proprio come quel marimo da strapazzo-

In pochissimi istanti il micio saltò sul volto del biondo, ringhiando e sfoderando gli artigli.

-TOGLIETEMI DI DOSSO QUESTA BESTIACCIA!!!- il cuoco cercava inutilmente di liberarsi, mentre il gatto gli si era aggrappato ai capelli.

Subito, tutta la ciurma si riversò addosso al cuoco, cercando di fermare il felino.

-DOV'E' QUEL GATTO???-

-NON LO SO, USOPP, NON LO VEDOOOO!!-

-QUELLO ERA IL MIO STOMACO, RUFY-SAN!! Anche se io....lo stomaco non ce l'ho Yohoho!!-

-AHIOOO LE CORNAAA!!-

-SCUSA FRATELLINO, NON TI AVEVO VISTO!-

-MA DOVE ANDATE IMBECILLI!! NON C'E' NESSUNO CHE MI AIUTA!?-

Si era creato un vero putiferio dove tutti avevano iniziato a colpirsi a vicenda, perdendo di vista l'obbiettivo iniziale.

Solo Nami e Robin erano rimaste fuori dalla mischia, osservando la baraonda scatenata da un piccolo felino.

-Ora siamo certi che quel gatto è proprio Bushido-san- affermò la mora ridendo

-BASTAAA!! FERMATI ZOROOO!!- urlò Nami, correndo verso quella cagnara.

Il micetto, udite le parole della rossa, si staccò dal volto di Sanji, andando in contro alla ragazza, per poi accoccolarsi sulle sue spalle.

Il putiferio cessò immediatamente, mentre Chopper cercava di curare i graffi sulla nuca di Sanji.

-Accidenti, devo ancora preparare la colazione..- sbuffò il biondo

-Se resti immobile un altro po' riuscirò a disinfettare bene queste ferite- gli rispose il piccolo medico.

 

Vicino la porta, intanto, Nami sentiva i baffi del gatto solleticarle il collo, mentre il suo musetto si era stanziato nell'incavo tra spalla e mandibola.

Allora è vero che sei tu..Zoro....Ma cosa ti è successo?..”pensò la rossa, accarezzando la testa del micio.

 

 

Chissà se sarebbero mai riusciti a capire il perché della strana risposta data dal gatto....




Angolo dell'autrice

Ciao gente!
Scrivere questa storia mi appassiona molto e credo che sia la cosa più bella che un'autrice possa desiderare.
Spero che la storia vi piaccia e ringrazio tutti coloro che seguono, recensiscono e leggono silenziosamente la storia, siete davvero speciali!
Alla prossima^-^
Baci,
Star

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 

 

-Cosa dobbiamo cercare?-

-Un negozio per animali, Chopper-

-E perché, Usopp?-

-Perché i gatti non mangiano il cibo fatto per noi- rispose Sanji, sbuffando una nuvola di tabacco

-Già....e dobbiamo trovare del cibo per gatti per questo micetto- aggiunse Nami, accarezzando il micetto seduto sulla sua spalla

-Nami-san, come mai il piccolo Zoro-san ti si è appollaiato sulla spalla? E' un gatto o un pappagallo?-

-Anche i gatti possono appollaiarsi sulle spalle dei loro padroni, Brook-

-Davvero, Chopper-san? Non lo sapevo...e perché?-

-Beh...Da cuccioli i gatti tendono ad avvicinarsi moltissimo al muso della mamma e dei fratellini, questa è una cosa che li fa sentire sicuri perché il loro musino è una delle parti dove gli odori sono molto forti e riconoscibili. La madre infatti sin dal primo attimo di vita dei suoi cuccioli, si fa riconoscere oltre che dai suoni che emette anche dai suoi odori e il muso ha odori ben precisi che permette ai cuccioli di riconoscere madre e fratellini quando ancora hanno gli occhi chiusi, lo stesso vale per il padrone di un gatto.....-

-Wow quante cose sai Chopper-san,!!-

-No....Robin mi ha dato qualche libro... non serve che mi aduli così mi metti in imbarazzo- e, in meno di un secondo, il piccolo medico stava ciondolando come suo solito, completamente arrossito

-Ma allora... Zoro-san ha scelto Nami-san come sua padrona!- dedusse lo scheletro, osservando il micetto che sonnecchiava sulle spalle della navigatrice, nascosto dai lunghi capelli ramati

-Credo che sia così Brook- rispose Chopper, cercando con gli occhi un negozio di animali

-A proposito...Robin è rimasta a bordo della nave con Rufy, vero?-

-Si, Usopp, perché?-

-Beh, Nami....Se loro due sono a bordo, dov'è andato Franky?-

-A quanto mi ha detto, gli serviva altro carburante per la Sunny ed è andato a cercare un negozio...- rispose la ramata, poggiandosi l'indice sul labbro inferiore.

-Secondo me è solo una scusa Yohohohohoho-

-Una scusa? In che senso Brook?-

-Devi sapere, piccolo Chopper-san, che a bordo della nave sono rimasti solo in due-

-Si, come ha detto Usopp sono rimasti Robin e Rufy......e allora?-

-Sono cose che non puoi capire, Chopper- disse la navigatrice con un sorriso tirato, dando un pugno allo scheletro

-Si, si Nami-swan ha ragione, lascia perdere- la spalleggiò il cuoco, con una punta di acidità nella voce.

-Ehi...- li richiamo il cecchino -...quello non è un negozio per animali?- domandò ai compagni, indicando con l'indice un'insegna con sopra scritto “Animals&Co” in un rosa elettrico.

Al richiamo del nasone tutti si diressero verso il negozio, osservando la strana vetrina contornata di cuori rosa

-Non credo che questo posto mi piacerà molto...- disse Sanji rabbrividendo per una strana sensazione

-Coraggio, entriamo!!- gli rispose Nami, tirandolo all'interno del negozio per la cravatta.

 

 

 

-Lo sapevo che non dovevo entrare qui...- affermò il biondo, osservando il commesso

-A-Anche io con-concordo con te, Sanji-san- gli diede manforte lo scheletro, osservando anche lui il commesso.

L'uomo in piedi dietro la cassa era alto e molto, forse troppo magra.

Aveva i capelli lisci, lunghi fino alla spalla e neri, tenuti separati da una perfetta riga centrale ; aveva gli occhi marroni, contornati da un pesante strato di i liner nero e da un pesantissimo ombretto blu ; sulle labbra portava un rossetto rosso, mentre le unghie erano smaltate di blu. Portava una camicia azzurra legata all'altezza dell'ombelico e un paio di jeans blu scuro aderenti; legato al collo aveva un foulard blu elettrico e ai piedi indossava un paio di sandali marroni con i calzini bianchi.

-Saaaaalveee dolcettini cari! Io sono Kenta!!- disse con la sua voce roca, voce che stonava molto con il suo abbigliamento femminile.

Sanji e Brook rabbrividirono, sentendo gli occhi dell'uomo puntati su di loro.

Anche l'interno del negozio era completamente rosa.

Sulle pareti a destra e a sinistra vi erano degli scaffali blu scuro mentre, dietro al piccolo banco aon la cassa che si trovava al centro, c'era una piccola porta rossa che, probabilmente, portava al retro bottega.

-S-Salve- rispose Nami, con la voce tremolante, mentre il gatto appollaiato sulle sue spalle cominciava a digrignare i denti -E-Ecco, noi vorremmo...-

La rossa non fece in tempo a formulare la sua richiesta che il micio, con un solo balzo, si fiondò addosso ad un barboncino nero con in testa un fiocco rosa seduto su di un cuscino rosso, accanto al bancone della cassa.

Ma, appena saltato dalla spalla di Nami, questa afferrò il gatto per la collottola, tenendolo sospeso a mezz'aria.

Tutti guardarono straniti la scena mentre un'irritata navigatrice rimproverava il piccolo felino dagli occhi verdi

-Smettila di comportarti come se non avessi bisogno di nulla e potessi fare quello che vuoi, in queste condizioni non puoi metterti ad aggredire il primo animale che ti capita a tiro!! Capito?!-

Come risposta ottenne solo un ringhio sommesso, seguito da vari versi di disapprovazione per la scomoda ed innaturale posizione.

-Ma questo è un bellissimo esemplare di Singapura!!!- esclamo Kenta, avvicinandosi col viso al micetto ancora a mezz'aria

-Come ha fatto a capirlo?-

-Mio caro amico naso lungo...i Singapura sono una razza di gatto molto particolare e la si riconosce subito per la sua piccola taglia, ma credo che voi le sappiate già tutte queste cose, vero?-

-Certo che lo sappiamo e siamo qui proprio per lui!- rispose Nami, che non accennava proprio a lasciar andare il piccolo felino.

-Prima di tutto, cara signorina dai capelli rossi, lo metta giù...- disse con calma Kenta, allungando le mani verso il piccolo micio per prenderlo

-I-Io non lo farei......io ci ho provato ed ha tentato di graffiarmi!- affermò il cecchino ricordando di come, dopo aver tentato di toglierlo dalle spalle di Nami, il gatto lo avesse quasi graffiato

-Non preoccuparti, naso lungo, io ci lavoro con i gatti, so come trattarli- aggiunse con voce effemminata

Lo strano uomo si avvicinò al micio che, leggermente inorridito, cercò di ritrarsi dal suo tocco, senza successo.

Kenta lo afferrò delicatamente, mettendo una mano sotto il suo torace, all’altezza delle zampe anteriori, e l’altra mano dietro le zampe posteriori, formando una specie di “gabbia” per tenerlo a mezz'aria.

-E' così che bisogna sollevare un gatto perché non ci aggredisca. Evitate di afferrarlo troppo spesso dalla collottola e, se lo prendete semplicemente in braccio, state certi che si aggrapperà impaurito ai vostri indumenti-

Sanji, Usopp e Nami lo ascoltavano attenti mentre Chopper e Brook osservavano le grandi varietà di cibo e di giocattoli per animali posizionati sugli scaffali.

Il piccolo micio non sembrò dispiaciuto e, dopo essere stato messo sul bancone, si mise seduto e vigile, osservando con i suoi grandi occhi verdi tutto l'ambiente circostante.

-Allora, credo che abbiate questo gatto da pochissimo tempo se non sapete nemmeno come prenderlo in braccio, sbaglio?-

-Si, lo abbiamo con noi da poco tempo ed eravamo venuti qui per cercare del cibo ma, se ci potesse dare qualche aiuto...-

-Mia cara fanciulla...- disse l'uomo prendendo in braccio il barboncino -..io lavoro da tempo con gli animali ma non ho alcuna voglia di mettermi a fare lezioni a voi ragazzini..-

-RAGAZZINI A CHI? RAZZA DI...-

-NO! FERMATI SANJI!!!- Usopp trattenne il compagno per le spalle, cercando di calmarlo

-Sanji-san, non serve arrabbiarsi per niente...è inutile Yohoh-

-Non vorrai che scoprano chi siamo, vero?- sussurrò il cecchino

-No, nasone ma questo non lo sopporto proprio...- rispose sussurrando al compagno, calmando la sua furia

-Ma non può proprio aiutarci?- chiese con occhi dolce la navigatrice

-Non saprei.....- ci pensò su l'uomo, accarezzando il folto pelo del cane -....dovrei avere un libro in magazzino....potrei anche darvelo assieme al cibo, tanto non mi serve-

-Davvero?!-

-Certo signorina, torno subito!- affermò convinto, poggiando il cane sul cuscino rosa e sparendo, camminando in modo molto femminile, dietro la porta rossa.

-Hai visto come cammina quello?-

-Si certo....-

-Ma perché cammina così?-

-Chopper-san quello è un esemplare di uomo chiamato comunemente ga...-

 

SDENG SDONG SDENG

 

Sanji, Usopp e Brook furono stesi da un sonoro pugno della rossa

-NON DITE MAI PIU' COSE SIMILI A CHOPPER! SONO STATA CHIARA?-

-Limpida come l'acqua, Nami-san-

-Ma io non ho detto nulla.....cosa c'entro?-

-Come sei bella quando ti arrabbi, Nami-swaaaan!!-

-Ma perché li hai stesi Nami?- chiese la piccola renna, osservando curioso la compagna

-No, niente Chopper, non preoccuparti!-

-Sono tornato dolcettini cari!!!- volteggiò nella stanza Kenta, poggiando sul tavolo un sacco con all'interno quattro confezioni di cibo per gatti ed un libro dalla copertina bianca e tre parole stampate in rosso: “TUTTO SUI GATTI

 

Sanji prese il sacco in spalla mentre Nami prese il libro e, dopo aver pagato ed aver fatto salire il micio sulle sue spalle, si diresse alla nave con i compagni

Nel cammino, Chopper era molto pensieroso e Nami, accortasi di ciò, gli andò vicino, rallentando il passo

-C'è qualcosa che non va Chopper?-

-Cosa?Eh?...-sembrò essersi risvegliato da una specie di trans - No, no, è tutto a posto Nami!-

-Ne sei proprio sicuro?- chiese con tono apprensivo

-Ecco...mi domando come mai, nonostante ci siano molte piante ed anche molti animali, non si senta nulla-

-In che senso?-

-Nelle piante dovrebbero esserci gli insetti mentre, nelle case ci sono molti animali domestici ma nessuno di questi emette versi e c'è troppo silenzio-

-Hai ragione...me ne accorgo solo ora- affermò, dopo aver ascoltato l'immenso silenzio che inondava l'aria dell'isola

-Inoltre quel negozio di animali non vende animali ma solo cibo e giocattoli, come mai?-

-Non saprei risponderti...- disse sempre più pensierosa

-EHI CHOPPER, NON RESTARE INDIETRO!- lo richiamò il cecchino

-ARRIVO!!- Chopper corse verso i compagni, lasciando la rossa indietro da sola, assieme ad un gatto dal pelo nero addormentato sulla sua spalla.

Chissà come mai tutto questo silenzio....” pensò Nami, prima di essere richiamata dai compagni.

-C'è troppo silenzio qui!-

Accelerò il passo, mentre un occhio verde e pigro si socchiudeva e fissava il suo volto attraverso i suoi ricci ramati.

Se solo potessi vedere con i suoi occhi, quest'isola non ti sembrerebbe più così silenziosa, mocciosa”

 

 

Peccato che Zoro, in quelle condizioni, non potesse parlare.....





Angolo dell' autrice folle

Ciaoooo gente!!!
Spero di avervi incuriosito almeno un poco con questo capitolo e spero anche di non avervi annoiato.
Grazie a tutti quelli che recensiscono la storia, lasciandomi troppi complimenti....siete davvero troppo gentili e mi fate sentire davvero molto apprezzata anche perchè le storie che scrivo non sono altro che frutto della mia pazzia e spero che vi piaceranno le mie idee future :D
Ringrazio anche quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e/o le preferite oppure le ricordate, siete davvero fantastici.
Vorrei solo aggiungere che, per rendere la storia più reale, faccio delle piccole ricerce sui gatti, sul loro comportamente, sul modo di trattarli ecc......percui, tutto quello che scriverò non è di mia invenzione.
Ancora grazie a tutti ^-^
Baci,
Star


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

 

Erano ormai due ore che i suoi compagni erano scesi a terra e si stava annoiando a morte.

Appena Nami aveva avuto l'idea di scendere con Sanji, Usopp, Brook e Chopper, Franky aveva deciso di cercare del carburante per la nave e Robin si era rinchiusa in biblioteca alla ricerca di informazioni.

E lui, era stato “gentilmente invitato” dalla navigatrice a restare a guardia della nave per permettere alla sua sorellona di leggere tranquilla e per evitare problemi.

-Che noia....- disse Rufy, sbuffando per l'ennesima volta, sdraiato sull'erba del ponte

-Certo che potevano anche lasciare Zoro a bordo, mi sarei divertito con lui...è più carino e meno antipatico trasformato in gatto...-

Preso da un'illuminazione Rufy saltò in piedi, alzando le braccia in aria -Ma certo! Lo terremo sotto forma di gatto, così è più carino e meno scorbutico!-

-Non credo che la navigatrice sarebbe tanto contenta...- disse una voce dalla porta che dava sulla zona notte

-Robin!- disse sorpreso, voltandosi verso di lei

La guardo incantato mentre lei, nel suo bellissimo abito lilla a maniche lunghe che, essendo lungo fino a metà coscia ed essendo molto stretto, non lasciava molto spazio alla fantasia, lo fissava felice della reazione.

Wow ….è bellissima....davvero troppo bella”

Robin aveva indossato apposta quell'abito che la sua sorellina l'aveva praticamente costretta a comprare, con la scusa di incantare il capitano.

A quanto pare una scollatura abbondante e un vestito praticamente molto corto lo incantano davvero”

 

-C-Che ci fai qui?- interruppe l'imbarazzante silenzio con voce malferma -Non stavi leggendo in biblioteca?-

-Si, ma volevo fare una pausa e ti ho sentito urlare- sorrise divertita

Rufy non poté far altro che calarsi il cappello sugli occhi ed abbassare lo sguardo, sempre più imbarazzato dalla situazione.

Non sapeva cosa dire né cosa fare.

Non sapeva nemmeno se dire o fare qualcosa fosse la scelta giusta.

Ma fu la voce di lei a rompere il silenzio per la seconda volta

-Comunque, non credo che sarebbe una buona idea tenere Bushido-san trasformato in gatto....sempre se sia così...- sussurrò pensierosa le ultime due parole

-Cosa intendi dire? Pensi che quel gatto non sia Zoro?-

-Il fatto che mi incuriosisce di più e la risposta che ha dato alla domanda che gli ha fatto Chopper-

Lo sguardo della mora si faceva sempre più pensieroso e Rufy pensò che fosse ancora più bella con quell'aria da detective.

-Ricordi quello che ha risposto, capitano?- la sua voce dolce ridestò il ragazzo dai suoi pensieri

-Beh, veramente....io....no- disse con aria distratta

-Il piccolo dottore gli aveva chiesto se lui fosse veramente Bushido-san e lui aveva risposto sia si che no...non riesco a capirne il motivo-

Ed io non capirò mai il motivo di questa strana sensazione...”

-Capitano....mi stai ascoltando?- chiese Robin

Rufy la guardò, tornando di nuovo in sé

-Ecco io...è che mi annoio un po' ed anche questa storia è noiosa...-

-Certo che devi annoiarti proprio tanto per distrarti così, Rufy..- aggiunse con un sorriso birichino mentre si rigirava il cappello di paglia sulle dita della mano.

Con aria divertita se lo mise in testa, nascondendo parte dei suoi lunghi capelli corvini.

Com'è bella con il mio cappello in testa...le sta proprio bene...un momento....ma quello...”

-Ma quello è il mio cappello!!!- urlò sorpreso, accorgendosi del furto

-L'ho preso sotto ai tuoi occhi senza che tu te ne rendessi conto, capitano- sorrise divertita dallo sguardo confuso del ragazzo.

Accidenti, sono arrivato a distrarmi fino a questo punto?!” pensò arrabbiato con se stesso.

Si avvicinò con passo sicuro alla donna, mentre i suoi occhi ricadevano in una marea di pensieri.

-Cos'è che ti turba così tanto, capitano?-

Non si era nemmeno accorto che Robin le si era avvicinato e che ora i loro visi ed i loro corpi erano ad un soffio di distanza

-Ecco....io.....- “Perché mi sento perso ogni volta che ti vedo? Perché, quando ti guardo, non posso far altro che fissare i tuoi occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare? Perché non faccio altro che pensare a te? Chissà se sei in grado darmi una risposta Robin....”

-Non è niente, sto bene- sorrise forzatamente, sviando lo sguardo della donna dal suo

Robin si tolse il cappello dalla testa e lo poggiò su quella di Rufy, portando poi la mano sulla sua guancia.

Entrambi erano come scottati da quella vicinanza, tanto inusuale quanto pericolosa per il loro rapporto.

Lui, infantile e privo di buon senso che non sapeva nemmeno dare un nome ai suoi sentimenti.

Lei, matura ed intelligente che aveva paura di mostrare quel sentimento da poco scoperto.

Entrambi pieni di dubbi e paure, ma anche pieni di sogni e speranze tra cui l'amore.

Senza nemmeno rendersene conto, immersi nei loro pensieri, le loro labbra erano oramai e pochissimi millimetri di distanza.

Rufy stava per azzerare quella distanza, avvicinando le sue labbra a quelle carnose della donna.

-EHI! SIAMO TORNATI!!!-

La voce di Usopp li ridestò da quello stato di trans, facendoli allontanare di due metri in pochissimi secondi.

Quando Nami salì a bordo in testa ai suoi compagni, vide un Rufy completamente rosso in viso ed una Robin che si dirigeva in cucina, anche lei con le guance leggermente arrossate.

Spero che il nostro arrivo non li abbia interrotti....”

-C-Ciao Usopp-

-Ehi, Rufy! Sai cosa abbiamo trovato?- chiese entusiasta

-No, cosa?- era sempre più curioso

-C'era un tipo così strano in quel negozio di animali! Dovevi vedere le facce di Sanji e Brook...- affermò sghignazzando e cercando di imitare le facce stravolte dei due compagni.

Chopper rideva allegramente alle buffonate del nasone, mentre il moro non lo osservava nemmeno, perso com'era a fissare la porta della cucina.

Ma cosa stavo per fare? Avrei combinato un casino ma ora....cosa farà Robin?....”

Sanji si accorse dello strano comportamento del capitano e, portandosi dietro il sacco con il cibo per gatti, si diresse in cucina.

Aperta la porta, vide l'archeologa intenta a preparare del caffè, completamente immersa nei suoi pensieri.

Il cuoco poggiò il sacco sul ripiano della cucina e le si avvicinò, fermandosi al suo fianco

-Come va mia dolce sirena? Hai scoperto qualcosa di nuovo?- chiese in tono gentile

-No, cuoco.....purtroppo non ho scoperto nulla di interessante- disse con voce pensierosa

-Cosa c'è che ti preoccupa?- si accese una sigaretta, osservando la donna con sguardo serio

-Cosa? Che intendi dire?- chiese sorpresa, voltandosi verso di lui

-Tu e Rufy siete strani....cos'è successo mentre eravate soli?-

-Niente...davvero...- “Cosa non è successo, piuttosto..” tornò con lo sguardo sulla caffettiera, versandone il contenuto in una tazza

-Qualunque cosa sia successa, non pensarci troppo. Rufy è un tipo impulsivo ed anche molto ingenuo, forse non ha ancora capito cosa gli sta succedendo.....Devi solo dargli un po' di tempo-

Si voltò, prese il sacco dal bancone e, inginocchiandosi a terra, ne svuotò il contenuto dentro uno sportello.

Robin prese silenziosamente la sua tazza, uscendo poi dalla cucina e pensando alle parole del biondo.

Chissà se col tempo capirò anche io cosa fare.....”

 

-Ehi Robin!!- la voce della sua sorellina che le correva incontro su per le scale, la ridestò dai pensieri

-Nami, sono contenta che abbiate trovato del cibo adatto a Bushido-san- sorrise dolcemente

-Si! Ma abbiamo trovato anche altro. Guarda qui!- affermò con occhi allegri e brillanti, degni di una bambina.

Robin spostò lo sguardo dagli occhi nocciola della ramata al libro che stringeva tra le mani

-”Tutto sui gatti”....a cosa ti serve quel libro?- domandò curiosa

-Noi non abbiamo mai avuto modo di occuparci di un animale, ma ora che Zoro si è trasformato in quel gatto dobbiamo sapere cosa fare e come trattarlo. Ho forse sbagliato?-

L'archeologa rispose con un cenno di dissenso allo sguardo dispiaciuto della rossa, sorridendole, poi, con fare materno.

-No che non hai sbagliato, Nami. Se vuoi prenderti cura di lui dovrai sapere tutto e di più sui gatti, no?-

La ramata annuì, accarezzando il micio ancora addormentato sulla sua spalla.

Robin, tenendo la tazzina con una mano, indicò alla compagna la porta che dava nella zona notte.

-Nella biblioteca, mentre leggevo dei libri, ho pensato di scrivere vari foglietti per Bushido-san-

-Vari foglietti? Che genere di foglietti?- domandò curiosa, senza smettere di accarezzare il piccolo felino.

-Sono copie di quello che ho usato per porre delle domande a Bushido-san. Ho il presentimento che rimarrà in questo stato per un po' ed ho fatto in modo che ognuno di noi potesse averne uno, per ogni evenienza-

-Ma tu sei geniale, Robin! Hai avuto un'ottima idea, così tutti potranno comunicare con lui-

-Si. Sono nella biblioteca, puoi andarli a prendere se vuoi-

-Vado subito!- corse velocemente giù per le scale, dirigendosi nella zona notte.

Spero che quei fogli non ci servano per molto...e spero anche di scoprire presto cosa nasconde quest'isola...”

 

Robin bevve lentamente il suo caffè, osservando la piccola isola autunnale in tutto il suo fascino.

 

Peccato che fosse ignara della verità che si celava dietro quel paradisiaco luogo naturale.

Ignara di essere molto prossima nello scoprire la verità....

 


Angolo dell'autrice 

Salve a tutti!!
Mi dispiace di avervi fatto aspettare ma si sà che "la fame è il miglior contorno" e cosa c'è meglio della curiosità e della voglia di leggere per assaporare bene un capitolo?
Spero che la storia vi stia piacendo e che non vi stia annoiando.
Vi chiedo solo un piacere: se notate errori gravi di qualsiasi genere segnalatemelo in modo che possa premunirmi per il resto della storia, grazie u.u
Voglio ringraziare chi mi segue e recensisce la storia, siete davvero molto gentili e mi lasciate complimenti che non mi merito ;_; 
Grazie anche a coloro che seguono la storia e la leggono silenziosamente perchè non hanno tempo o possibilità di recensire.
Detto ciò, ci sentiamo alla prossima^-^
Baci,
Star

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

 

Si sedette sul letto, poggiandosi il libro sulle gambe.

Accanto a sé il piccolo Buzzurro-felino si era accoccolato sulla coperta, osservandola curioso.

Era davvero strano pensare che il dolce e tenero micetto al suo fianco non fosse altro che quel buzzurro maleducato di Zoro.

Ma, in fondo, era il suo buzzurro maleducato e per questo doveva imparare a prendersene cura.

Aprì il libro bianco immacolato, osservandone le prime pagine con l'indice stampato in nero su dei fogli leggermente ingialliti.

Lesse mentalmente i titoli dei vari capitoli, sorprendendosi della quantità di informazioni che ne avrebbe ricavato

Introduzione generale...Aspetto fisico e carattere.....Salute e malattie...Cibo, dieta ed igiene...Curiosità varie...Sembra tutto molto interessante e spero che sia anche utile..”

Poggiò la schiene alla testata del letto, allungando le gambe longilinee e lasciate a nudo dai corti shorts in jeans.

Rilassò le spalle e, coprendosi il ventre con la maglietta a maniche corte rossa, fin troppo corta, si mise il libro sulle cosce, trovando così una posizione comoda.

Mentre la rossa cominciava a leggere quel libro, nella speranza che le fosse utile, il piccolo micetto dagli occhi verdi, le si avvicinò e, senza che lei se ne accorgesse, si appisolò con il musetto poggiato sulla sua gamba.

 

“Capitolo 1: Descrizione fisica generica di un gatto allora.... Il gatto è un mammifero che appartiene alla famiglia dei felini, come il leone. È un carnivoro: ha mascelle e canini strutturati in modo da poter mangiare la carne. Il suo corpo, ricoperto di pelliccia, è robusto e agile. Come tutti i mammiferi, i piccoli del gatto crescono nel ventre che è dotata di mammelle per l’allattamento. Il gatto possiede visto e udito molto sviluppati. Le sue zampe e i suoi baffi sono sensibilissimi al tatto.... ”

 

 

Quindi i baffi di un gatto e le sue zampe sono sensibili, mentre i sensi sono molto acuti.....Bisognerà evitare il frastuono per non infastidirlo. Vediamo che altro c'è scritto....”

 

“Il gatto è un dormiglione: trascorre due terzi della sua vita dormendo (da 12 ore a 15 ore al giorno). Talvolta, quando dorme raggomitolato, è scosso da piccoli movimenti irregolari accompagnati da lievi mormorii. Non è grave: sta solo sognando!

 

Beh, visto che si tratta di Zoro credo che dormirà anche più di un semplice gatto....”

 

“Quando un gatto cade e precipita dall’alto, riesce quasi sempre a rigirarsi in aria in modo da ricadere sulle proprie zampe. Non appena inizia la caduta, esso spalanca gli occhi ed estrae le unghie per aggrapparsi al suolo quando toccherà terra. Nel tentare di raddrizzarsi, dapprima gira la testa, poi il resto del corpo in modo che le zampe anteriori siano rivolte verso il suolo. In questo modo il gatto ricade sulle sue zampe.... “

 

Ecco perché i gatti cadono sempre in piedi....É tutta questione di equilibrio....certo che questo libro è molto interessante....”

Si calò totalmente nella lettura, mentre le ore passavano lentamente

 

 

 

 

Passarono circa un paio d'ore ed era quasi ora di cena.

Senza rendersene conto aveva già letto quasi metà del libro, imparando le basi principali sul fisico il comportamento e sul come curare un gatto.

Chiuse il libro e, tenendovi l'indice all'interno per tenere il segno, allungò le braccia stiracchiandosi.

Appena cercò di alzarsi per prendere un foglio da inserire tra le pagine, si accorse del piccolo micetto che si era addormentato sulla sua gamba.

Scrollando delicatamente l'arto lo fece scivolare dal letto e, dopo aver inserito un foglio nel libro ed averlo posato sulla scrivania, tornò a sedersi sul letto, accarezzando il morbido pelo del micio.

Chissà se sarò in grado di prendermi cura di lui....”

La ramata sbadigliò e, aspettando il richiamo per la cena, si appisolò sul letto, proprio accanto al gattino.

 

 

 

-M-Ma....dove sono?-

Nami si ritrovò sospesa nell'oscurità.

Si guardò attorno, ricordando del suo precedente “incontro” con il suo Buzzurro.

-Zoro....ZORO SEI QUI?!-

Si mise ad urlare a gran voce il nome del compagno guardandosi intorno, in attesa del suo arrivo.

-Sono qui....non serve urlare.....- una voce baritonale ed affannata la fece voltare.

Zoro era lì....il suo Zoro era proprio lì davanti a lei.

-ZORO!- Nami gli corse in contro, bloccandosi a pochi passi da lui e ricordandosi di non poterlo toccare.

-Ti....ti trovo bene mocciosa.....- la sua voce era sempre più bassa e il suo respiro sempre meno regolare.

-Io, invece, vedo che stai peggio dell'ultima volta che ti ho visto.....- disse dispiaciuta, osservando le ferite e il dolore sempre più evidenti.

-Lo.....lo so.....sto sempre peggio e ….. e fa sempre più male......- si portò una mano sul petto e la strinse proprio all'altezza del cuore.

-Cosa ti succede Zoro? Siamo tutti preoccupati a bordo e non abbiamo idea di cosa fare per salvarti...-

al pensiero dello spadaccino in preda al dolore più atroce, le prime lacrime si affacciarono sul volto della ramata navigatrice, mentre il verde cercava di calmare il senso di impotenza che aveva da troppo tempo ormai.

-N-Non so dove sono......nessuno di noi lo sa con precisione......ci troviamo da qualche parte su quest'isola ma non posso e non......non devo dirti di più....-

-”Noi”? “Troviamo”? Perché parli al plurale? In quanti siete?- era sempre più ansiosa di saperne di più ma il ragazzo non riusciva a parlare.

In preda al dolore, lo spadaccino si accasciò a terra ed iniziò a contorcersi dal dolore.

-Zoro....ZORO CHE SUCCEDE?- non potendo fare nulla per lui, la rossa si inginocchio al suo fianco e, spaventata dalle urla di dolore del compagno, cominciò a piangere.

-I-Io....non AAAAAH........- strinse di nuovo il pugno all'altezza del cuore, cercando di parlare -

N-Nami....fa AAAAAH fa ….male....-

-Lo so Zoro, lo vedo che stai soffrendo. Però, se non mi dici cosa fare, non riusciremo ad aiutarti-

-....mocciosa io....ho...ho paura....AAAAH..- la voce gli veniva sempre meno, mentre il petto cominciava ad essere sempre più pesante.

Nami strabuzzò gli occhi, osservando le lacrime scorrere dall'unico occhio del verde, serrato in uno spasmo di dolore.

-C-Cosa?...- iniziò a tremare incontrollata, pensando a quali temibili avversari e dolori avrebbero dovuto affrontare questa volta.

-..A-Ascoltami......mocciosa.....- era finalmente riuscito a placare parte del dolore che lo attanagliava, potendo così parlare alla ragazza.

-...Posso solo dirti che....fa male e....l'isola è davvero troppo rumorosa.....per lei è troppo rumorosa e piena di orrori....-

-M-Ma che dici? L'isola è fin troppo silenziosa e...chi è lei?- era sempre più confusa e non sapeva cosa pensare

-Nami!....i-io non....non mi è possibile dirti altro ma sappi che...se non arriverete in tempo non ci sarà più alcuna possibilità di salvezza per nessuno di noi....-

Proprio come la volta precedente, il corpo del ragazzo cominciò a dissolversi come vapore, mentre un'ultima lacrima ricadeva dalla sua guancia color bronzo e, finendo a terra, dipinse tutto di un rosso sangue dai riflessi agghiaccianti.

La ragazza era in preda allo shock e all'orrore di quel macabro colore, assieme alla confusione e alla preoccupazione.

-C-Che faccio adesso?- singhiozzò lieve

 

Nami! Nami svegliati....”

Ma questa voce....”

 

Nami aprì lentamente gli occhi, incontrando quelli chiari di Robin che, con aria preoccupata, le scuoteva la spalla.

-Ma cosa....cos'è successo?- chiese confusa osservando i nakama accalcati davanti alla porta

-Ti abbiamo sentita urlare il nome di Bushido-san e siamo corsi a vedere cosa fosse successo e...-

-E stavi dormendo- concluse il piccolo medico al posto della donna.

-E-Ecco io....-

La ragazza si alzò lentamente, sedendosi sul letto ed osservando la preoccupazione sui volti dei suoi compagni.

Si passò una mano sul viso, asciugandosi le lacrime ce, inaspettatamente, aveva versato anche nella realtà.

-É tutto a posto Nami-swan?- il cuoco entrò nella stanza, restando comunque lontano dal letto.

-Si si...ora sto bene...- sorrise forzatamente, cercando di rassicurare tutti, cosa che non le riuscì molto bene.

I suoi occhi, nonostante quel sorriso, erano spaventati e pieni di dolore.

-Andiamo via...- affermò serio il capitano, lanciando un ultimo sguardo alle due donne.

Uno ad uno, tutti i pirati lasciarono la stanza, permettendo a Nami di sfogarsi con la sua sorellona.

-Cosa è successo?- le domandò la candida voce dell'archeologa.

Il suo tono basso e la sua voce sicura, bastarono per far esplodere la rossa in un fiume di parole, descrivendo ogni istante di quel terribile incubo.

-Ha davvero detto “per lei”?-

-Si...e, inoltre, parlava al plurale...- si era calmata dopo essersi sfogata con la mora, a cui stava dando ulteriori spiegazioni.

-Ho capito...ora è meglio se ti riposi un po', sembri ancora scossa- sorridendo dolcemente, la donna si alzò e si avvicinò alla porta.

-Se vuoi, più tardi, ti porto la cena in camera così potrai mangiare in pace...-

-Si, grazie Robin..- sorrise di cuore, osservando la porta della stanza chiudersi dietro alla snella figura della compagna.

 

Si voltò lentamente , notando solo in quel momento la figura del piccolo felino ancora addormentato accanto a cui si era appisolata.

Avvicinò piano una mano, notando le piccole scosse che facevano tremare il pelo nero e folto del micetto.

Ma certo, era scritto anche sul libro....quando un gatto trema mentre dorme sta solo sognando”

Sorrise, addolcita dal piccolo felino che sembrava dormire e sognare sereno.

All'improvviso notò qualcosa brillargli sotto l'occhio destro e, passandovi sopra l'indice, si accorse che era acqua.

Ma questa è...un lacrima? Ma allora...io non ho sognato nulla...era veramente Zoro che cercava di parlarmi....”

Sconvolta da questa nuova scoperta fissò con occhi spalancati il musetto privo di espressione del gatto, lo guardò con occhi diversi, come se fosse la prima volta che lo vedesse.

In quel momento, si rese finalmente conto che Zoro, il suo Zoro, era in pericolo e che, come le aveva detto, solo lei avrebbe potuto salvarlo.

 

 

Ma cosa fare per salvare lui e tutte quelle anime perdute di cui affermava far parte?





Angolo dell'autrice ritardataria

Sssssssalve a tutti gente!!!
Mi dispiace per il ritardo nel pubblicare il capitolo ma ho avuto molto da fare tra lo scrivere i capitoli dell'altra long e lo scrivere nuove idee che, magari, userò per la ZoNami week; inoltre, sono anche malata ;_;
Comunque non mi capacito di come voi lettori riusciate a reggere la lettura di una storia così......COSI'
Insomma io scrivo cose che uccidono il cervello e voi continuate a leggere, per non parlare di coloro che recensiscono lasciandomi splendidi ed immeritati complimenti. Non smettero mai di ripetere quanto sia importante il parere di un lettore per noi autrici, siete tutti stupendi, GRAZIE!!
Spero che questa storia non vi stia annoiando :)
Baci,
Star^-^

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

 

Non aveva ancora toccato il piatto.

Con sguardo perso, era totalmente immersa nei suoi pensieri, avendo da poco compreso la gravità della situazione.

Credeva che si sarebbe risolto tutto facilmente, con una magia forse, ma la realtà era ben diversa.

Zoro, il suo Zoro, era in pericolo e, come se non bastasse, stava anche soffrendo.

Non sapevano nemmeno di che pericolo si trattasse e nemmeno se o contro chi avrebbero dovuto scontrarsi per salvarlo.

In più, dall'ultima volta che gli aveva “parlato” sembrava che stesse soffrendo come non mai e poi aveva....

 

-....mocciosa io....ho...ho paura....AAAAH..-”

 

La voce dello spadaccino in preda agli urli e agli ansimi di dolore le fece sentire un brivido lungo la schiena, assieme ad un calore sulla gamba.

Abbassò lo sguardo alla sua gamba destra, osservando il piccolo micio che si strusciava sul suo polpaccio.

Come se avesse ascoltato i suoi tristi pensieri, quel piccolo gettino l'aveva riportata alla realtà, permettendole di ascoltare il gran baccano che facevano i suoi compagni.

Come al solito, la cucina era un vero e proprio campo di battaglia che vedeva come sfidanti il capitano contro il resto dell' equipaggio, con il fine di riuscire a salvare un po' di cibo dalla sua insaziabile ingordigia.

-Hei Rufy...perché rubi sempre dal mio piatto?-

-Non ti preoccupare, puoi mangiare dal mio, Chopper-

-Davvero posso, Robin?- chiese con occhi luccicanti alla donna seduta accanto a lui

-Certo- rispose con un sorriso materno, osservando la piccola renna che, finalmente, riusciva a mangiare qualcosa

-Ma non devi, mia dea. Non è certo colpa tua se... QUEL BAKA DEL CAPITANO MANGIA SEMPRE TUTTO!!- disse con i denti a squalino ed una vena che gli pulsava sulla fronte

-SANI HA RAGIONE, ANCHE NOI VOGLIAMO MANGIARE!!!-

-Ben detto Usopp-san. Il mio stomaco brontola, anche se..io lo stomaco non ce l'ho Yohohohoh!-

-IO INVECE CE L'HO E VOGLIO MANGIARE!-

-IO CONCORDO CON IL FRATELLO NASOLUNGO!!- il carpentiere sbatté un'enorme mano sul tavolo, completamente infuriato.

Il piccolo gattino salì sulle sue gambe, osservando curioso la scena.

Mentre tutti inveivano contro il capitano che rubava da ogni piatto, un ultimo cosciotto di pollo era rimasto incustodito proprio nel suo piatto.

Non amando quello strano cibo che avevano comprato appositamente per lui, il furbo felino salì sulla tavola e, sotto gli occhi sorpresi della navigatrice, rubò in meno di un secondo il suo obbiettivo senza che nessuno si accorgesse della sua presenza.

Nami abbassò la testa sotto la tavola, osservando il gatto che mangiava compiaciuto la sua preda, mentre i suoi compagni continuavano a litigare.

Con la mano davanti alla bocca cercò di trattenere invano una risata che, allegra, risuonò per tutta la stanza.

Era da quando avevano perso ogni traccia di Zoro che non si lasciava andare ad una risata allegra, cristallina e sincera e, di questo, i suoi nakama furono piacevolmente sorpresi.

Perfino Rufy smise di masticare e, con le guance stracolme di cibo, tentò di chiederle il motivo di tanta improvvisa allegria

-NON SI PARLA A BOCCA PIENA!! STAI SPUTANDO CIBO OVUNQUE!!- lo sgridò il cuoco

-Comunque anche io vorrei sapere come mai sei così felice, Nami..- sorrise la mora.

Nami si asciugò una lacrima, questa volta causata dalle risate, ed indicò con la mano il pavimento sotto il tavolo.

Tutti abbassarono la testa e, increduli, videro il piccolo Zoro con il musetto sporco di salsa che, ancora intento a mangiare, stava ripulendo l'osso dalla carne rimasta.

Solo il capitano che, una volta ingoiato tutto il cibo che gli riempiva le guance in una sola volta, riprese a mangiare a più non posso senza vedere ciò che attirava la curiosità di tutti.

Osservò il suo piatto, convinto che vi fosse rimasto un ultimo cosciotto di pollo ma, non trovandolo, cominciò ad urlare disperato, cercando la carne in ogni parte della stanza.

Capendo il motivo di tanta disperazione ed osservando il micio che sgranocchiava il famoso cosciotto rubato, tutti scoppiarono in una fragorosa risata mentre il capitano, trovato il gatto sotto al tavolo, cominciò un comico ed esilarante inseguimento al ladro.

Inutile dire che, essendo molto più piccolo e molto più prestante nel saltare da un mobile all'altro, il piccolo felino era avvantaggiato in quella folle corsa.

Saltando sul tavolo e sulle teste dei propri compagni, il capitano inseguiva quel gatto senza tregua, non degnando d'attenzione chi calpestava con i suoi sandali.

-EHI, RUFY!! NON PUOI CAMMINARCI SOPRA COME FOSSIMO ZERBINI!!- urlò il nasone accarezzandosi il bernoccolo in testa

-N-Noi siamo tuoi compagni...ed Usopp ha ragione- piagnucolò il piccolo Chopper

-Yhohoohohoh Rufy-san, dubito che riuscirai a prenderlo- rise lo scheletro, dopo aver evitato il capitano

-Si!! Così fratelli, potete farcela!! Sieteeee Suuuper!!- li incitava il cyborg, scansandosi dalla furia del ragazzo di gomma

-NON PROVARE A METTERE I PIEDI SUL TAVOLO, BRUTTO MALEDUCATO!!- urlava il cuoco, attento ai piatti che non aveva avuto il tempo di sparecchiare.

Nami, invece, era troppo intenta a ridere per poter sgridare in qualche modo il moro che, senza osservare dove metteva i piedi, si ritrovò presto con la faccia per terra.

Sarebbe stato semplice rialzarsi, se non avesse sentito qualcosa di morbido premere contro il suo petto, invece del duro pavimento di legno.

Alzando gli occhi, incrociò quelli azzurro cielo dell'archeologa, restandone, come sempre, incantato.

Il piccolo gatto, senza che lui lo avesse visto, era saltato sulla spalla della donna e poi, con un balzo, si era appollaiato sulle cosce della rossa. In questo modo, il capitano, ignaro della presenza della mora davanti a sé, le era caduto addosso, schiacciandola sul pavimento con il suo peso e facendo cadere la sedia lontano dal tavolo.

Edo ora la scena di quel pomeriggio si ripeteva: azzurro perso nel nero e nero perso nell'azzurro.

In quell'istante, in cui i loro occhi erano attratti come calamite, non vi era nessun altro attorno a loro e non sentivano nemmeno i loro corpi, schiacciati l'uno sull'altra.

Tutto ciò che erano capaci di vedere erano le loro iridi colorate e tutto ciò che erano in grado di sentire erano i battiti accelerati dei loro cuori ed i loro respiri affannati.

Purtroppo per loro, la stanza era piena di occhi indiscreti e, con un calcio dritto in testa, il cuoco mise fine a quel momento idilliaco.

-TOGLITI DA LÍ! STAI SCHIACCIANDO ROBIN-CHAN CON LA TUA PESANTE E ROZZA PRESENZA!!!- urlò con gli occhi in fiamme.

Con il volto rosso dall'imbarazzo, Rufy fece leva sul pavimento, alzandosi così dal corpo della compagna che, altrettanto imbarazzata, si fece aiutare dalla sua sorellina.

Tutti si dimenticarono presto dell'accaduto con una sonora risata e qualche battuta.

Presi dall'euforia generale, cominciarono a festeggiare senza un'apparente motivo e, come sempre, fiumi di alcool cominciarono a scorrere nei loro boccali.

Erano passate un paio d'ore ma nessuno sembrava intenzionato ad andare a dormire o smettere di cantare e ballare.

In un angolo della stanza, Nami stava facendo una gara di bevute con il cuoco.

O meglio: il cuoco era stramazzato sul tavolo completamente brillo dopo il decimo boccale di birra.

Osservando il compagno dormire e parlare nel sonno, mentre un rivolo di sangue gli scendeva dal naso, la ragazza beveva un altro po' di rum, rimpiangendo le gare di bevute con lo spadaccino.

-Accidenti che noia...anche bere è noioso senza quel buzzurro squattrinato! E poi Sanji non regge per niente l'alcool!- sbuffò contrariata.

-E dai Namsci non tsci arrabbiarsce sigh!- cercò di calmarla un Usopp singhiozzante

-Yohosighyohosighoh divertiti belliscima Nami-scian- lo appoggiò un Brook totalmente brillo che, seppur non riuscisse a tenersi in piedi, continuava a stonare qualche nota con la sua chitarra

-Sciorellaaaaaaa! Ma perché sei coooosì triiiiiiisteeeeee!- urlò Franky, sedendosi con un tonfo accanto a lei

-Non sono triste ma voi siete tutti ubriachi per cui...LA FESTA FINISCE QUI ANDATE TUTTI A DORMIRE!!- urlò spaventandoli

-Ma dai, Nami sigh noi vogliamo ballare ancora!!!-

-No, Chopper, siete troppo ubriachi, tornate nelle vostre stanze!-

-Ok..- sussurrarono tristi.

Dopo aver recuperato il biondo privo di sensi barcollarono verso la zona notte, sbattendo, di tanto in tanto, la faccia contro il muro con un sonoro “Aia”.

-Aspetta, Chopper- lo fermò la rossa, osservandosi intorno

-Dove sono Robin e Rufy?- domandò curiosa

-Robin non ha bevuto e ha sigh...ha deciso di fare il turno di guardia e sigh Rufy ha sigh....era ubriaco e diceva di dover andare in bagno sigh...- barcollò ancora un po', per poi cadere per terra non riuscendo più ad alzarsi.

-Ho capito. Vieni Chopper, ti aiuto io..- sorrise dolce, prendendo il piccolo medico tra le braccia

-Portami in infermeria...- sussurrò stanco

-Perché? Non sarebbe meglio se ti portassi nella tua stanza?-

-Domani starò malissimo e sigh...e credo sia meglio svegliarsi in infermeria con le medicine a sigh..a portata di mano..- si addormentò ormai stanco.

-Va bene, come vuoi..- sussurrò piano, dirigendosi dove il medico le aveva chiesto.

Arrivata nella stanza, poggiò la renna sul lettino, coprendolo con il leggero lenzuolo bianco.

Si guardò in giro, osservando, nella poca luce che la luna le dava, il disordine che regnava lì:

nonostante le medicine fossero ben ordinate sullo scaffale e sui vari ripiani assieme a molti libri, la scrivania era invasa da piccole boccette e tomi di ogni tipo.

Mentre sentiva il leggero russare di Chopper, la navigatrice cominciò a sistemare un poco tutti quegli enormi libri e, dentro ad un libro, trovò alcuni appunti del medico.

Anche se era considerato un bambino, aveva una scrittura davvero molto bella, ordinata e facile da leggere e, dato che si trattavano di poche righe, anche con poca luce la rossa riuscì a leggerle:


“Robin ha trovato qualcosa di concreto, dopo tanto tempo passato a cercare.
Si tratta di un'antica leggenda legata a quest'isola, isola di cui abbiamo scoperto anche il nome....
Mi ha raccontato una piccola parte della storia e, da quello che so, spero con tutto il cuore che non si tratti della verità altrimenti la vita di Zoro sarebbe in serio pericolo e noi non lo rivedremo più.
Non mi ha voluto dire se o quando dirà tutto agli altri ma mi ha assicurato di voler trovare delle prove concrete ed io, come dice sempre Zoro, ho fatto una promessa e devo mantenerla.
Spero solo che Zoro possa tornare normale.
Era tantissimo tempo che qualcuno non mi tratta come se fossi un figlio e lui mi fa davvero sentire amato...anche gli altri lo fanno e mi trovo bene ma con Zoro è tutto diverso.
Spero di poterlo presto riabbracciare....”


Il foglio era evidentemente bagnato da delle piccole lacrime e la ragazza, sconcertata da quanto appreso, corse velocemente e silenziosamente nella sua stanza.

Non riuscì a sentire il rumore di un altro tomo che cadeva e da cui uscivano altri piccoli foglietti con degli appunti, né sentì il dolce sussurro di un Chopper immerso nei sogni:

-Zoro io...io ti voglio bene....- sussurrò con un dolce e timido sorriso, mentre una lacrima scendeva dai suoi occhioni chiusi.

 

 

Nami entrò nella sua stanza e, ricordandosi che Robin era di guardia, si buttò sul letto con malagrazia, senza preoccuparsi di fare o meno rumore.

Cominciò a singhiozzare piano, immaginandosi quale terribile scoperta avessero fatto il piccolo dottore e la sua sorellona.

Aveva ormai bagnato il cuscino ed aveva completamente perso ogni briciolo di sonno e, non riuscendo a distrarsi, si appollaiò sul letto, incrociando le braccia sulle gambe piegate al petto, nascondendovi la testa.

Non si accorse che due occhioni verdi l'avevano osservata tristi ed impotenti per tutto il tempo.

 

 

Chissà cosa narrava la leggenda di cui Chopper aveva tanto timore....


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 

 

Non aveva nemmeno provato a chiudere occhio durante la notte, quando entrò in cucina.

Tutti la fissarono per qualche istante, colpiti dalle occhiaie violacee e dai capelli spettinati ma, dando la colpa ai fiumi d'alcool della sera prima, non diedero troppa importanza allo strano aspetto della navigatrice. Era così stanca da aver indossato le prime cose che aveva trovato: un paio di jeans ed un bikini giallo con delle stelline rosse disegnate sopra.

Solamente un paio d'occhi azzurro cielo ed un paio verde chiaro continuarono a fissare i movimenti lenti e pesanti della rossa.

I suoi compagni, chi più chi meno, erano ancora sotto gli effetti dei fumi alcolici della sera prima:

solamente Robin che leggeva un libro seduta al tavolo, sembrava essere più in forma degli altri. Sanji, seppur mezzo addormentato, stava preparando la colazione con una cicca spenta tra le labbra mentre lo scheletro tentava, con un forte mal di testa che non lo aiutava di certo, di accordare la sua chitarra. Il resto dell'equipaggio, invece, ronfava alla grande con la testa abbandonata sul ripiano in legno del tavolo.

Solamente il capitano dormiva con la testa che dondolava all'indietro dalla sedia e, data la sua gommosità, il collo gli si allungava, fino a poggiare il cappello sul freddo pavimento.

Ma, persa nei suoi pensieri, Nami non si era nemmeno accorta del precario stato di salute degli altri.

I suoi occhi erano fissi sul cucchiaino che ruotava nella tazza di caffè che il cuoco le aveva gentilmente offerto. Non aveva nemmeno risposto alle sue moine e, facendo finta di avere mal di testa come gli altri, chiese solamente un po' di silenzio.

-Io vado a riposare un po' mi gira la testa...- disse con una mano all'altezza delle meningi dopo aver bevuto il caffè.

Andò verso la porta e, come fulminata da un'idea, tornò sui suoi passi.

Mise la mano in tasca alla ricerca di qualcosa, sotto lo sguardo ancora brillo degli altri.

Tirò fuori l'arto, mostrando alcuni foglietti che, in pochi istanti, distribuì a tutti i Nakama.

-Ma questo non è il foglio che aveva scritto Robin?- domandò il cecchino alla renna, seduto accanto a lui

-Sì...lo è...- rispose biascicando il medico

-Yoho...A cosa ci servono, Nami-san?-

-Allora Brook, questi foglietti lo ha scritti Robin e, come spero ricordiate, servono per comunicare con Zoro- spiegò con calma e regolando il volume della voce per non nuocere ai timpani dei compagni

-Ne ho fatti varie copie in modo che ognuno di noi possa tranquillamente comunicare con Bushido-san- prese parola l'archeologa.

-Hai avuto un'ottima idea, Robin-chan...- affermò il cuoco, nascondendo il pezzetto di carta nella tasca interna della giacca.

-Concordo con il fratello! É una supeeeeeer idea!!- sussurrò il cyborg, mettendo il foglio all'interno del suo corpo d'acciaio.

Non voglio sapere dove finirà quello sfortunato pezzo di carta...” pensò Usopp, riponendolo nella sua inseparabile borsa a tracolla.

-Anche io penso che abbiate avuto un'idea eccellente, madamigelle! Yoho- lo scheletro gettò con poco riguardo il foglio tra i suoi capelli

-Non rischi di perderlo se lo tieni lì, Brook?- domandò curiosa la renna, fissando la sua acconciatura afro

-Ma no, Chopper-san! Devi sapere che i miei capelli sono un posto sicuro!- gli bisbigliò all'orecchio

-Sarà, ma io lo metterò in tasca, così non lo perdo!- affermò sicuro infilandosi la carta nella tasca dei suoi pantaloncini

-E tu dove pensi di metterlo, Rufy?- si voltò curioso il cecchino.

Tutti si fissarono tra loro, ascoltando il ronfare del capitano.

Si voltarono verso di lui, accorgendosi che non aveva sentito nemmeno una parola riguardo la faccenda e, solamente quando si ritrovò con il naso sul pavimento e un bernoccolo fumante in testa, riuscì ad aprire gli occhi.

-Aia... ma....che succede?- domandò assonnato, massaggiandosi la testa

-Succede...CHE DEVI ASCOLTARE QUANDO QUALCUNO DICE QUALCOSA DI IMPORTANTE!!- urlò la rossa con i denti a squalino ed il pugno ancora a mezz'aria.

-Ma Nami...non urlare ho mal di testa....- disse a mezza voce il corvino, tappandosi le orecchie con le mani

-Ha si? E dimmi...dove diavolo ti eri cacciato ieri sera!?!- alzò la voce di proposito

-Non lo so...mi sono svegliato nella mia stanza però....smettila di urlare...- chiese supplichevole

-Ok, va bene..- abbassò il tono, spostando lo sguardo ai compagni doloranti seduti al tavolo.

Osservò uno strano rossore sulle guance della compagna che, furtivamente, osservava Rufy.

Chissà se è successo qualcosa tra lei e Rufy sta notte...” pensò divertita.

-Ehi, Nami..- la chiamò il piccolo medico, avvicinandosi a lei

-Che c'è? Qualcosa non va, Chopper?-

-No, ecco io...- balbettò parole incomprensibili, torturandosi gli zoccoli

-É qualcosa che non mi vuoi dire?- sorrise dolce, inginocchiandosi di fronte al Nakama

-Vorrei dirti un paio di cose...- la osservò con sguardo dolce

-Certo, dimmi pure- “Alle volte sembra un bambino eppure...eppure ha sofferto davvero molto in passato ed ora....custodisce un segreto che, probabilmente è più grande di lui...” pensò intenerita

-Volevo ringraziarti per avermi portato a letto ieri- sciolse la voce

-Non c'è di ché-

-E poi....oggi pomeriggio dovremmo stare tutti bene per cui...potremmo anche scendere e cercare quella bimba di cui ci hai parlato!- proferì con voce allegra

-Chi? Parli di Riku, vero?-

Già...quella bimba...”

-Sì, è proprio quello il suo nome. Zoro ci...ti aveva detto che è importante e che dobbiamo cercarla!-

-Aspetta un momento! Se scendiamo a terra rischiamo di perderlo, quel buzzurro!- pensò a voce alta

-Ma ora è un gatto, lo potrai tenere sott'occhio, no?- chiese curioso

-Appunto perché è un gatto dobbiamo fare in modo che sia più riconoscibile degli altri, forse potrei....- si alzò in piedi con un'idea che le ronzava in testa.

-Ehi Usopp!- chiamò il compagno, poggiandogli una mano sulla spalla.

Questo alzò il volto dal ripiano su cui aveva abbandonato il capo ed osservò la ramata con sguardo interrogativo.

-Ricordi che qualche settimana fa avevi sbagliato qualcosa nel lavare i panni? Cos'era successo?-

-Cosa? Ma di che parli?- domandò il cyborg, seduto accanto a loro

-Ho capito di cosa parli...- sussurrò il nasone, sedendosi composto sulla sedia

-Allora? Cos'è successo?- chiese, sempre più curiosa di poter mettere in atto ciò che aveva in mente

-Ecco io...ho lavato i vestiti con dell'acqua troppo calda e ricordo che...- era in evidente imbarazzo nel ricordare quella piccola disavventura

-Che.....?- lo spronò l'azzurro, anche lui incuriosito

-Che alcuni vestiti si sono ristretti!- concluse con il volto in fiamme

-Cosa? Si sono solamente ristretti i vestiti, non è successo nulla di grave!- disse esasperato

-Ti sbagli, Franky....se non erro, Usopp, non si sono “solamente ristretti” ma erano diventati tanto piccoli da poter essere indossati esclusivamente da dei minuscoli topolini, vero?-

-C-C-Così piccoli?! HAHAHA- immaginandosi dei topi con in dosso alcuni degli abiti dei suoi compagni, il cyborg esplose in una fragorosa risata.

-Che succede?- s'intromise Chopper, poggiandosi gli zoccoli sulla testa

-Si sono solo ristretti dei vestiti, non ho ucciso nessuno...- tentò di difendersi il cecchino

-Non intendevo questo- disse calma

-E cosa vuoi allora?- domandò esasperato dall'imbarazzo

-Tra quegli abiti c'era anche una panciera del buzzurro?-

-Se non ricordo male sì, c'era ma....perché me lo chiedi?-

-E li abbiamo buttati quei vestiti?- chiese ancora

-No, non ne ho avuto modo. Dovrebbero essere nell'armadio in lavanderia...- disse sovrappensiero

-Grazie per avermelo detto!- svelta uscì dalla cucina, lasciando senza risposta la curiosità del Nakama.

Se dobbiamo scendere di nuovo a terra non vorrei rischiare di perderlo...” pensò sorridendo furba.

 


-Ehi, Robin!-

Accidenti...”

Presa alla sprovvista la mora chiuse in fretta il tomo che aveva tra le mani e, con un etereo sorriso sulle labbra, alzò la testa verso il capitano.

-Cosa c'è, Rufy?-

-Ecco io...- perse le parole nella testa, osservando la formosa figura della donna sdraiata sul prendi sole.

Indossava solamente un paio di pantaloncini in jeans che le arrivavano appena sopra il ginocchio ed una maglietta senza maniche rossa che risaltava molto l' abbondante scollatura senza renderla esagerata.

-Hai bisogno di qualcosa di importante, capitano?- sottolineo l'ultima parola con la voce

-Io...cosa è successo ieri sera? Ricordo di essere salito a coffa e tu eri di guardia ma poi..- si mise una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi -..non ricordo più nulla....-

Cosa è successo?....Spero di non aver combinato qualche guaio...” si morse un labbro, osservando le iridi azzurre della compagna

-Nulla di importante, davvero- mentì

-Allora...va bene!- sorrise come al solito, correndo via come un razzo.

 

 

-Rrrrrrobin...-

-Cosa? Che ci fa qui, Rufy? Sei ubriaco...-

-Io...sei bellissima, lo sciai?-

-Ecco io...cosa vuoi, Rufy?-

-Voglio te...sei stupenda....- poggiò rudemente le labbra su quelle della donna, forzandola in un bacio che sapeva solo di malizia.

-LASCIAMI!!- urlò dimenandosi dalla sua presa

-Io...- dopo aver visto un'ultima volta i suoi occhi azzurro cielo pieni di lacrime, si addormentò sul pavimento.

Usando i suoi poteri, Robin lo aveva adagiato sul letto nella sua stanza, capendo, in cuor suo, che nulla avrebbe potuto provare il moro nei suoi confronti. Sarebbe rimasta dola per sempre.”

 

 

-E un'altra cicatrice va a fare compagnia alle altre sul mio cuore...- sussurrò a fior di labbra, mentre uno strano mal di testa le faceva vorticare i pensieri in mille parole senza senso.

Cosa mi sta succedendo?” si chiese osservando la gigantesca montagna che aveva davanti agli occhi

 

Chissà se aveva a che fare con la misteriosa leggenda di cui era venuta a conoscenza...






Angolo dell'autrice

Salve a tutti gente!!!
Sono davvero felice che qualcuno continui ancora a leggere questa...."cosa".
Lo so che questi capitoli vi stanno annoiando ma sappiate che dal prossimo in poi vi saranno parecchie svolte nella storia che vi porteranno alla risposta alla prima domanda che tutti vi siete posti: "Dove diavolo è finito Zoro?!"
Spero davvero che la storia non vi stia annoiando e vorrei ringraziare chi mi segue e recensisce ogni singolo capitolo della storia sopportando i miei deliri mentali: SIETE STUPENDI  T^T
Grazie anche a che legge silenziosamente!
Alla prossima^-^
Baci,
Star

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

 

 

Non aveva ancora capito cosa avesse in mente quella testolina rossa.

Appena l'aveva vista parlare con il cecchino, aveva da subito notato uno sguardo strano nei suoi occhi caramello, come di qualcuno che progetta qualcosa.....ma il problema stava proprio nel capire cosa avesse in mente.

Dopo aver detto un paio di parole al compagno, si era dileguata e lui, da bravo gatto, era scivolato attraverso il piccolo spazio lasciato tra la porta e lo stipite.

La seguì senza fare il minimo rumore fino a che non la vide dirigersi sottocoperta. Scese le scale con un paio di balzi, attento a non metter le zampe in fallo. Continuò a tenere d'occhio la formosa figura della ragazza, curioso di conoscere la sua meta.

La ramata cominciò a guardarsi intorno e, sorridendo, entrò nell'ultima porta a destra.

Certo che la nave sembra più grande ora.....però è stancante camminare...” pensò il piccolo Zoro, ridotto alle sembianze di un micetto.

 

Dopo essere riuscito ad entrare nella stanza, che comprese essere la lavanderia, la osservò cercare qualcosa negli armadi in modo frenetico.

Con un balzo si appollaiò sul davanzale della piccola finestra che dava sul mare, accuratamente chiusa e si apprestò ad osservare la strana rabbia della rossa.

Era da una buona buona mezz'ora inginocchiata con la testa infilata dentro un piccolo armadietto in legno e, mentre lanciava qua e là alcuni vecchi vestiti da buttare, malediceva un qualcosa di non ben definito a mezza voce, mentre, attorno a lei, vi erano ormai magliette, gonne, pantaloni e vari vestiti ovunque. Persino lui era dovuto stare attento a schivarli per non finirne investito.

Se solo avesse potuto, lo spadaccino si sarebbe sbellicato dalle risate ma bastavano il pelo dritto e gli occhi ben chiusi a sottolineare il suo divertimento a tale spettacolo.

 

Ancora un paio di vecchie magliette buttate all'aria e la cartografa tirò la testa fuori da quel piccolo mobiletto, stringendo nelle mani un sacchetto bianco con gli occhi di una bambina che aveva appena trovato un giocattolo prezioso.

Osservando la sua espressione felice, Zoro era sempre più curioso di conoscere la tappa finale di quella stramba caccia al tesoro ed allungò la testa senza farsi vedere.

Purtroppo perse l'equilibrio e cadde dal piccolo davanzale ma, da bravo felino, riuscì, con un'unica mossa a ribaltarsi durante la caduta e ad atterrare così sulle quattro zampe senza farsi male.

 

-E tu che ci fai qui?!- disse Nami con tono curioso e sorpreso.

Il micio mosse pochi passi verso di lei e, prendendo il piccolo sacchetto con i denti, cominciò a tirarlo.

-Eh, no! Queste sono mie!!- disse furente, cominciando un tiro alla fune con il piccolo felino.

Nonostante fosse un gatto davvero piccolo aveva una forza impressionante e da come tirava quel lembo di stoffa, anche i suoi denti dovevano essere molto robusti e forti.

-E dai, buzzurro!!! Molla!- disse rossa in viso per lo sforzo.

Detto fatto. Il piccolo gatto aprì improvvisamente la bocca, mollando la presa e facendo cadere la navigatrice per terra.

-Aia! Brutto micio dei miei stivali...- borbottò a denti stretti, massaggiandosi il fondo schiena dolorante.

Senza farsi vedere né sentire Zoro sgattaiolò via dalla lavanderia, dirigendosi verso una meta sconosciuta e lasciandosi alle spalle una navigatrice furibonda e imprecante.

 

La rossa rovistò fra i minuscoli pezzi di stoffa che erano caduti dalla sacca e, dopo qualche minuto, trovò ciò che cercava.

Finalmente l'ho trovato....” sorrise sorniona

-NAMI!! VIENI IMMEDIATAMENTE IN CUCINA?!- la voce del capitano la richiamò improvvisamente sul ponte, risvegliandola dai suoi pensieri.

Stringendo il pezzetto di stoffa tra le mani uscì sul ponte e, seguendo il moro, si riunì al resto della ciurma in cucina.

-Ragazzi, che succede?- chiese entrando nella stanza.

Qualcosa non va....”

-Siediti, Nami-san- la invitò il cuoco, senza però perdersi nelle solite moine smielate.

Si sedette, come richiesto, al suo solito posto e osservò i suoi Nakama prendere spazio sul tavolo: Rufy a capotavola, lei alla sua sinistra e Sanji alla sua destra. Alla destra del biondo vi erano Usopp e Franky mentre alla sinistra della navigatrice vi erano Chopper e Brook. Solamente Robin rimase in piedi e, dopo aver poggiato un enorme tomo sul tavolo, si mise alle spalle del capitano e cominciò a parlare con voce grave.

-Quando sono rimasta a bordo della nave a fare alcune ricerche, ho scoperto qualcosa che potrebbe aiutarci ma avrei voluto prima dimostrare la veridicità di quanto scoperto...- fissò con sguardo preoccupato il vecchio libro, stranamente spaventata dai suoi stessi pensieri

-Ti prego, Robin...- sussurrò piano il piccolo Chopper, attirando su di sé l'attenzione -...parla...-

-Che sta succedendo?- domandò serio il cecchino, facendo passare lo sguardo dal piccolo compagno alla donna.

-Robin, parla!- s'intromise il capitano, parlando con un tono che non ammetteva alcun tipo di replica

-Hei, Chopper...va tutto bene?..- sussurrò la ramata poggiandogli un braccio sulla spalla.

Il piccolo medico si limitò ad annuire mentre attendeva la risposta della mora.

-Capitano...leggi quello che c'è scritto su quella pagina- chiese cortesemente l'archeologa, indicando la pagina su cui il libro era aperto

-Va bene- il ragazzo tirò a sé il tomo e, dopo aver osservato la strana scrittura con cui quelle parole erano incise sulla carta, si apprestò a leggere:

 

"Solo coloro che hanno il cuore ricoperto da cicatrici e che non si fidano di alcuno, al di fuori di se stessi, saranno rinchiusi nelle viscere della terra mentre le loro strazianti grida di dolore non potranno essere udite da nessun orecchio umano.

Le loro anime, però, saranno condannate a vagare per l'eternità sotto altra forma su questa terra, osservando impotenti il dolore dei loro cari, soffrendo con loro nell'ombra. C'è un solo modo per sciogliere la maledizione: c'è bisogno di....."

 

-Qui la pagina è strappata e non posso leggere il continuo...- ripose il libro al centro del tavolo, ripetendosi mentalmente quelle strane parole

Strappata? Ma cosa....” Chopper volse lo sguardo al volto dell'archeologa che rispose alla sua muta domanda con un'occhiataccia molto eloquente.

La piccola renna abbassò lo sguardo alle venature del legno del pavimento, ascoltando la conversazione che stava lentamente prendendo forma.

-Non capisco cosa centri questa leggenda con quello che è successo a Zoro-san...- ruppe il silenzio lo scheletro

-”Sanran tamashī “- si limitò a rispondere la mora

-San...che?-

-Sanran tamashī è il nome di quest'isola Sanji- rispose il piccolo medico

-E questa parola ha un significato?-

-Certo, Franky...- la mora si mise tra Rufy e Nami, quasi a voler trovare la forza di parlare.

Ma che succede?...I tuoi bellissimi occhi azzurri sono velati e quasi vuoti....Perché? Hai così paura, Robin?...”

-In giapponese quelle parole vogliono dire letteralmente: “Anime disperse” o “Anime perdute”, se preferite- sussurrò a denti stretti

-Ci stai dicendo che il buzzurro è stato vittima di questa maledizione delle anime e che quel gatto non è altro che la sua anima che, costretta a vagare su questa terra, sta....soffrendo?- riepilogò la rossa

-Sì, è quello che ho scoperto ma...non ho ancora avuto modo di appurare la veridicità di quanto si racconta- rispose brevemente, calmando il respiro che era diventato leggermente affannato.

Nessuno riuscì a comprendere l' ansia della donna che cercava, invano, di nascondere la paura.

-Robin, c'è altro che devi dirci?- chiese a bruciapelo il corvino, voltando leggermente il capo e fissandola negli occhi.

-No, ma il dottore ha altro da aggiungere- indicò con la mano il piccolo Chopper che, tremante, si alzò in piedi sulla sedia.

-Quando sono sceso a terra con Usopp, Nami, Sanji e Brook io...- la voce scomparì improvvisamente mentre gli occhi, illuminati dal sole dei metà mattino, sembravano più bianchi di quanto non fossero realmente.

Devo dirlo davvero?....Non riesco a credere nemmeno io a quello che ho visto....”

-Coraggio Chopper...- sussurrò Nami, stringendogli uno zoccolo.

La renna sorrise e, fissando il vecchio libro al centro del ripiano, parlò.

-Ho visto una ragazza ma non era umana. Voglio dire che...mi è sembrata strana ma non saprei dire il perché...-

Non posso dire perché...”

-Dove l'hai vista?-

-Ecco io...- si ritrovò ancora una volta privo di voce, fissando gli occhi neri del suo capitano -...Non molto lontano dal porto, in mezzo agli alberi- rispose.

Il pesante silenzio in cui era calata la stanza sembrò durare secoli e secoli.

Risvegliatasi dallo stato di trance in cui si era persa, la rossa si alzò in piedi e, facendo scricchiolare la sedia, attirò su di sé gli sguardi dei presenti.

-Dobbiamo scendere e ritrovare Riku, la bimba che ha trovato Zoro. Trovata lei, forse, troveremo altri pezzi di questo puzzle senza senso-

Annuirono in silenzio, ascoltando il piano che la cartografa aveva in mente.

 

-Tutto chiaro quello che ha detto Nami?-

-Sì, capitano- risposero all'unisono

-Preparatevi a scendere. Sarà una dura caccia al tesoro-

Si alzarono in piedi e, con mille dubbi in mente, prepararono l'occorrente per quella strana avventura, pronti a combattere anche contro demoni e fantasmi per recuperare il loro compagno.

Sarà anche più dura di quanto pensi, Rufy....” pensò il nero felino che, accovacciato sulla balaustra, osservava i movimenti di ogni membro dell'equipaggio.

 

 

Chissà cosa legava quella bimba dalle treccine d'oro a quella strana leggenda.....


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 

 

Avevano seguito il suggerimento della ramata sul dividersi in piccoli gruppi e girare il paese alla ricerca di informazioni, anche se, dopo la scoperta fatta, credevano fosse meglio restare insieme.

Era parso strano a tutti il comportamento dell'archeologa che aveva tanto insistito per scendere con il piccolo Chopper eppure, nessuno aveva fatto domande.

 

-Ma perché sono stato incastrato con voi due?- sbuffò una nuvola di tabacco osservando il capitano ed il cecchino che inseguivano una farfalla

-Ma dai, Sanji! Divertiti un po' con noi!!!- ribatté Usopp, saltando sopra ad una siepe su cui si era posata la farfalla dalle ali gialle

-No, lui deve cucinare perché io ho fame!!- lo contraddisse Rufy, allungando un braccio ed aggrappandosi ad un lampione come se fosse stato una scimmia

-SMETTETELA DI GIOCARE, VOI DUE! ABBIAMO COSE IMPORTANTI DA FARE!!- gettò il mozzicone per terra e, dopo aver convinto i due a seguirlo, si diresse verso il piccolo mercato nel centro città.

-Ok, Sanji...- sussurrarono cecchino e capitano completamente ricoperti di lividi e bernoccoli.

 

 

-Secondo te come mai Robin-san ha insistito così tanto per andare con Chopper-san?-

-Non te lo saprei dire, mucchio d'ossa-

-Avrà avuto le sue ragioni-

-Certo, sono sicuro che è così, Nami-san ma...- si voltò, avvicinandosi ad una giovane biondina intenta a comprare della frutta.

-Gentile donzella, non è che mi mostrerebbe le sue mutan..-

-Niente ma. Se Robin ha qualcosa in mente sono certa che non sarà nulla di pericoloso- dopo aver steso il compagno con un pugno lo portò via, scusandosi con la giovane.

-Sì, concordo con la sorella. Se Nico Robin fa qualcosa, pensa sempre alle conseguenze- prese lo scheletro per i capelli, trascinandolo.

Brook, senza avere più nulla da ribattere, si fece trasportare malamente dal compagno osservando incantato la montagna che, imponente, si stagliava al centro dell'isola.

Nami accarezzò la testolina di Zoro appollaiato sulle sue spalle, intento a sonnecchiare con mezzo occhio aperto e vigile. Per tutta risposta alle carezze, spostò la coda ad accarezzarle una guancia, facendola ridere per il leggero solletico.

-Cos'ha sulla coda il fratello-miao?- domandò il cyborg

-”Fratello-miao”?- chiese dubbiosa la ragazza

-É da quando Zoro-san è un gatto che si ostina a chiamarlo così- spiegò il musicista alzandosi e staccando i capelli dalla mano del cyborg

-Ho capito. Comunque quello che ha sulla coda non è altro che la sua panciera- sorrise sentendo le vibrisse del micio solleticarle la carotide.

-É quello che volevi sapere dal fratello naso-lungo, vero?-

-Si, Franky, hai indovinato!-

Certo, perché se indosso una stupida panciera in miniatura cambia qualcosa no?” pensò spazientito Zoro, muovendo la coda con fare annoiato.

-Quanto manca, Nami-san?-

-Non molto...Ecco, è laggiù che io e Robin abbiamo incontrato per la prima volta Riku!- disse sicura, indicando la panchina su cui pochi giorni prima lei e la compagna parlavano.

-Allora dobbiamo chiedere qui in giro. Qualcuno dovrà pur conoscere quella bambina, no?-

Hai ragione, Franky....peccato che non la conoscano così bene....”

-Ehi!! É lei!- urlò la rossa, puntando l'indice verso la fontana

Quella è la bambina che mi ha trovato....”

-Ne sei sicura? É quella bimba con le treccine?- domandò il cyborg osservando una bambina dalle treccine bionde e dai grandi occhi azzurri giocare con altri due bambini.

-Sì, è lei- disse sicura

Sì, lo è senza dubbio...”

-Allora andiamo a parlarle, Nami-san- si avviò lo scheletro

-Sì!-

Se solo non mi fossi lasciato incantare forse....forse non avrei cacciato i miei compagni nei guai”

 

 

-P-Perché hai insistito tanto per farti accompagnare da me, Robin?- domandò con voce malferma, osservando gli alberi intorno a lui

-Mi pare ovvio il perché- rispose fredda, saltando una radice

-Ma non dovevamo cercare nei dintorni del porto?- scostò un ramo di fronte a sé, seguendo la mora

-Perché tu non hai visto quella ragazza nei pressi del porto, ma qui, in mezzo al bosco- si fermò, poggiando una mano al tronco di un albero

-Sì. Io l'ho vista in mezzo agli alberi e...quel volto era...pauroso. Poi, quando mi ha notato, è corsa via verso il cuore del bosco- si avvicinò a lei, osservando la stanchezza sul suo volto e il rossore delle guance.

Era da quando aveva fatto quella scoperta sulla maledizione, che aveva continui mal di testa, capogiri ed andava in apnea per qualche minuto senza alcun motivo.

-Ti fa ancora male, Robin?- si avvicinò di più, osservandola da vicino -Siediti...- le disse da bravo medico.

L'archeologa si poggiò con la schiena al grande tronco di un albero e, seduta per terra, riprese a respirare regolarmente.

-Dimmi, ti capita spesso?- domandò il piccolo Chopper, ascoltando le sue pulsazioni

-No ecco...questa è la terza volta che mi capita...più spesso ho mal di testa ma nulla di grave- sorrise debolmente

-Ricordo che anche Zoro sembrava star male prima di...di sparire- ripose lo stetoscopio nel suo zainetto, guardandola dispiaciuto

-Cos'aveva di preciso?- si rimise in piedi, come se nulla fosse successo

-Mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno ma...ecco lui...Diceva di avere spesso mal di testa e, inoltre, sentiva un rumore, come un ronzio che gli tappava le orecchie- spiegò brevemente

-Anche lui non respirava?- riprese a camminare verso il cuore della foresta, rallentando però il passo

-No, non mi pare. Ma quello che ti ho detto è successo circa uno o forse due giorni prima che attraccassimo. Tu, piuttosto...lo senti? Il ronzio, intendo...- chiese in un sussurro, sedendosi di fronte a lei

-Mi è capitato solo una volta. É come quando un lumacofono non funziona-

-Come quando parli al lumacofono e non c'è più segnale? É così?-

-Si, è così. Sembra che qualcuno stia tentando di parlarmi, ma c'è qualcosa che lo disturba- si poggiò la mano sulla tempia e non parlò, come se stesse ascoltando qualcosa di importante

-Ehi, Robin! C'è qualcuno laggiù!- urlò il piccolo, indicando una colonna di fumo

-Sembrerebbe essere del fumo che proviene da un camino...- ragionò a voce alta

-Se è una casa, vuol dire che qui nel bosco ci vive qualcuno, no?- si issò in piedi, alzando il musetto al cielo

-Andiamo a vedere, potremmo trovare chi cerchiamo- con un etereo sorriso si alzò, seguendo il compagno

 

 

-Dici che c'è qualcuno lì dentro?-

-Se esce il fumo dal comignolo, credo di sì!-

-Allora andiamo a vedere!- disse allegro, avviandosi verso quella casetta.

All'apparenza era una di quelle solite casette da cartolina, quelle con il tetto di tegole rosse, i muri in mattone e le finestre quadrate con vasi di fiori colorati e tendine gialle alle finestre. Eppure, in quella piccola casetta poggiata su un enorme prato verde, Nico Robin sentiva che qualcosa non andava.

-E voi chi siete?!- domandò una candida voce alle sue spalle

-Ma cosa...- Robin si voltò osservando la giovane ragazza.

Indossava un semplice kimono bianco con dei ghirigori rossi, proprio come quelli delle antiche principesse giapponesi del periodo Edo. La sua pelle lattea contrastava molto con i lunghi capelli d'ebano che erano strettamente legati in una treccia, da cui solamente due ciocche erano sfuggite, accarezzando le morbide guance della ragazza. In compenso, l'azzurro ghiaccio dell'unico occhio visibile era messo in risalto dalle rosse labbra e dalla candida pelle, mentre l'occhio destro era nascosto sotto una garza, accuratamente sistemata sulla fronte e sul lato sinistro del viso.

Sembrava una vera dea.

-Chi siete e da dove arrivate?- domandò per la seconda volta, inasprendo la voce e risvegliando la donna dai suoi pensieri

-Io...io sono un'archeologa e viaggio per il mondo alla ricerca del passato. Sono capitata su quest'isola ed avevo deciso di esplorare il bosco quando, dopo essermi persa, ho notato il fumo che usciva dal comignolo. Così mi sono diretta qui- mentì spudoratamente, soppesando l'idea se fidarsi o meno di quella ragazza.

All'apparenza non dovrebbe avere più di venti....forse ha venticinque anni...”

-Vieni, ho visto che il tuo piccolo animale è già andato a vedere la mia casa- sorrise dolcemente

-Sì, lui è...curioso- rispose cordialmente al sorrise, seguendola -Vedo che stavi raccogliendo frutti di bosco- osservò indicando il cestino che la giovane teneva appeso ad un braccio

-Sì. Ho trovato qualche mora e qualche fragolina di bosco, ma, di questi tempi, ci sono troppi animali in giro- il suo sguardo s'incupì improvvisamente mentre osservava il bosco

-Io mi chiamo Robin- cambiò bruscamente argomento

-Io sono Kiku, piacere- rispose dolce

Che sia lei la donna che ha visto Chopper?....Lo scoprirò presto però...”

Si poggiò una mano sulla testa, sentendosi improvvisamente strana, come se fosse diventata più leggera

Accidenti....questo ronzio diventa sempre più insopportabile...”

-Cos'hai? Ti senti male?- domandò con voce tremolante Kiku

-No, è tutto a posto- sorrise cordiale

 

 

 

Sei sicuro che andare per di qua, Sanji?-

-Certo. Avete dimenticato cosa ci ha detto il fruttivendolo?-

-Che non potevo mangiare la frutta! Però era così buona...-

-NO, BRUTTO INGORDO CHE NON SEI ALTRO!!- gli diede un calcio in testa, facendolo finire con il volto nel fango

-Ci fai sempre fare brutte figure. Ma non ti rendi conto che non puoi mangiare ogni cosa che trovi sottomano?- ormai stufo di dover trascinare il capitano svenuto, Usopp si sedette su di una roccia, abbandonò il moro sotto a quella che sembrava essere una quercia e si mise ad osservare ciò che avevano attorno.

Alberi, erba, fango, rocce e insetti. Non c'era altro attorno a loro se non una foresta pullulante di fastidiosissime zanzare ed insetti di ogni genere.

-Ma perché siamo venuti in questo posto?- domandò ancora, schiacciando un verme che che tentava di entrargli in una scarpa

-Perché il tizio che vende la frutta giù al mercato, ha detto di aver visto la bambina che cerchiamo addentrarsi spesso nel bosco per cui...- sbuffò una nuvola di fumo, sedendosi sopra la schiena di Rufy, in modo da non sporcarsi

-Eccoci qui a cercare una bimba di circa sette anni in un bosco che ricopre quasi l'intera isola. Altro che ago nel pagliaio- sospirò pesantemente

-Ehi, non vi sembra di sentire un profumino?- chiese il corvino alzando la faccia dal fango

-Ti sei già ripreso, eh? Io non sento nulla, credo che il calcio di Sanji ti abbia fritto il cervello-

-No, Usopp. Lo sento anch'io- lo contraddì il biondo, annusando l'aria e mettendosi ritto in piedi

-Cosa?- si unì ai compagni, alzandosi -Avete ragione! Ma da dove viene?-

-Da lì!- rispose il cuoco indicando una colonnina di fumo nel cielo azzurro

-Deve esserci una casa e ciò vuol dire che qua ci abita qualcuno...-

-NON IMPORTA, A ME BASTA MANGIARE!!!- come un fulmine il ragazzo di gomma corse via, lasciandosi dietro una nuvola di polvere e bava

-DOVE CREDI DI ANDARE TU??? ASPETTACI!!!- cominciarono a rincorrerlo dirigendosi verso quella che era una piccola casetta.

 

 

-Yohohoh Yohohooooo!! Per il bosco camminiam e sempre più ci perdiam la la la-

-Non è il momento di cantare, mucchio d'ossa!!-

-Sei certa che sia per di qua, Riku?-

La bimba si lisciò il corto vestitino viola che indossava, togliendo da sopra la gonna del fango poi si voltò verso la ramata e sorrise, annuendo energicamente con la testa.

-Sì, Nami...- sussurrò come spaventata -Ma perché volete venire a casa mia?- domandò fissandola con i suoi profondi occhi azzurri

-Vorremmo parlare con i tuoi genitori, non c'è nessun motivo speciale-

La bimba osservò il sorriso dolce della ragazza piegata di fronte a lei e, in punta di piedi, guardò quelle due strambe persone che Nami aveva definito “amici”.

La rossa seguì il suo sguardo curioso, vedendola leggermente inquietata dalla presenza del cyborg e dello scheletro.

-Non preoccuparti, non sono cattivi-

-Cosa? D-Davvero?- allungò di più il collo guardandoli litigare

-Sì, davvero. Sono buoni e gentili e, spesso, stupidi ma non sono cattivi e non ti faranno del male-

-I-Io..- all'improvviso Brook aveva impugnato la chitarra, continuando a cantare quel motivetto improvvisato mentre Franky aveva cominciato uno stupido ed esilarante balletto a ritmo della musica.

Eppure, alla piccola Riku non erano sembrati così pazzi la prima volta che li aveva visti, quando avevano appena attraccato.

Chissà dov'è quella donna....se non sbaglio si chiama Robin...anche lei era...”

I suoi strani pensieri furono interrotti da qualcosa che le accarezzava una gamba, facendole il solletico.

-Ehi! Ma tu sei quel piccolo micetto che stava male. Vedo che sei guarito!- lo prese malamente in braccio

-Ehi, piano o rischi di essere graffiata!-

Il piccolo Zoro si aggrappò con le unghie alla stoffa del vestitino della bimba, emettendo suoni di disapprovazione.

-Mettilo giù, dai. Non credo che gli piaccia essere preso in braccio-

-Ok..-

Mentre lo riportava con le zampe a terra, Riku notò la mini-panciera che copriva i tre anelli di pelo verde sulla coda del gatto.

Ma quella specie di cintura è la stessa che....”

 

 

““Era mattino presto e la piccola Riku aveva notato una grande nave con la bandiera pirata avvicinarsi alla costa.

Curiosa di vedere a chi sarebbe toccato scendere nell'inferno, la bimba si nascose tra i banchi di pesce, osservando da lontano lo strambo gruppo di persone che si apprestavano a mettere i piedi a terra.

La piccola fece ondeggiare le sue treccine, cercando di non pensare alla puzza di pesce che le tappava il naso. Lei sapeva che qualcuno, tra quelle nove persone, sarebbe rimasto per sempre sulla loro isola.

Onee-chan* può vedere e sentire ma io posso percepire...” pensò, nascondendosi ancor di più.

Li guardò uno ad uno, studiando i loro abiti, il loro aspetto fisico ed il loro modo di muoversi.

C'erano un ragazzo con un buffo cappello di paglia che correva da ogni parte assieme ad un tizio con un lungo naso ed una renna; una ragazza dai capelli rossi tentava di parlare, tirando, di tanto in tanto, un pugno ai tre; attorno a lei volteggiava un ragazzo biondo con una sigaretta tra le labbra che battibeccava con un tipo dai capelli verdi; poco più distanti uno scheletro dai capelli a fungo, un tizio dai capelli blu e dalle mani enormi ed una donna dagli occhi azzurri e dai capelli neri si tenevano lontani dal casino dei compagni, osservandoli divertiti.

Si soffermò però sullo sguardo di ognuno di loro, cercando di capire chi stesse soffrendo.

Li guardò in volto, uno ad uno fino a che non vide ben due persone da cui percepì un'aura tetra.

É la prima volta che, appena scesi a terra, ci sono già due persone predestinate...eppure quello sembra messo peggio...”

Puntò lo sguardo su un unico occhio nero pece che, apparteneva al tizio dai capelli verdi, un ragazzo alto e muscoloso.

Lo studiò attentamente dall'alto in basso, impiantandosi in testa la sua figura avvolta in una specie di kimono da uomo verde-nero con una cintura di stoffa rossa alla vita, alla quale erano assicurate ben tre spade e, sotto la stoffa, si intravedevano i pantaloni neri ed una strana e larga cintura verde.

Al contrario dei suoi compagni, quel ragazzo risalì sulla nave.

Seguì con lo sguardo i suoi passi lenti che, uno dopo l'altro, lo stavano riportando a bordo. Il giovane si bloccò un paio di volte e, premendo una mano tra i capelli, chiuse l'occhio e scosse il capo, come a voler mandare via dei pensieri.

Lo sente...sente il ronzio e presto....verrà preso..” pensò spaventata.

La piccola spostò gli occhi dal giovane, alla formosa figura di una donna dai capelli neri che si allontanava con una ragazza dai capelli rossi.

Anche lei verrà presa, anche se non lo sa ancora...” sorrise malinconica, allontanandosi velocemente dal porto.

Si voltò un'ultima volta verso quella grande nave dalla buffa polena, domandandosi se quelle sensazioni potessero mai rivelarsi infondate. Con un triste sorriso sulle labbra, corse via dal porto, abbandonandosi alle spalle la tristezza e il dolore che presto quei ragazzi avrebbero provato.

-Eppure...sembrano così simpatici-””

 

 

-Il ragazzo dai capelli verdi...- sussurrò pensierosa, osservando il micio che si appollaiava sulle spalle della ramata

-Cosa? Tu conosci Zoro?- domandò Nami

-Ho capito...è lui- sorrise enigmatica

-Ma che dici?- non ci capiva nulla, chiedendosi se quella bimba non si stesse sentendo male

-Venite, di qua!!- si diresse fulminea verso una direzione, indicando una colonna di fumo che si alzava in cielo -Lì c'è casa mia ed ora la mia Onee-chan sta cucinando!-

Vedendo la rossa che si allontanava, Brook e Franky presero a seguirla, ascoltando le parole di Riku.

-Siamo sicuri che dobbiamo andare con lei?-

-Certo! Zoro-san ci ha detto di trovare la bimba e lo abbiamo fatto Yoho- mise a posto la chitarra, accelerando l'andatura

-Brook ha ragione. Ora andiamo a parlare con sua sorella e poi vedremo cosa fare- rispose svelta, stando attenta a non far cadere il micio addormentato dalla spalla.

Come fa a conoscere Zoro?....Quando lo ha visto?...” puntò lo sguardo sulla testolina della piccola che le correva davanti, cercando inutilmente una risposta

Ero certo che lo sapesse....in fondo, senza saperlo, mi ha condannato.....” un paio di occhi verdi fissarono quelle buffe treccine, cercando di non pensare al calore che lo invadeva

 

 

Chissà cosa scopriranno, una volta arrivati alla piccola casetta di quella misteriosa ragazza....

 




 

Piccole note:
*Onee= in giapponese è un modo usato per chiamare le sorelle più grandi, lo stesso vale per Onii che è maschile e vuol dire “fratello maggiore”.

A seconda del suffisso usato si può capire il grado di confidenza, ad esempio si può usare -chan (molta confidenza), -san (più formale), -sama (altro modo formale).


Lo scorso capitolo ho descritto Nami che metteva l'haramaki in miniatura a Zoro ma ho dimenticato l'immagine che mi ha ispirato l'idea. Eccola:

 

 

Vorrei ringraziare Place per avermi passato alcuna immagini inerenti a “Zoro-gatto” e soprattutto questa che mi ha ispirata.

Grazie, Place, sei sempre così gentileeeeee T^T

Star

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

 

 

-Allora sei una pirata e li è un tuo compagno, giusto?- chiese con tono cordiale, versando del tea in tre tazzine

-Esatto-

-E perché non me lo hai detto subito?- le porse il bicchiere dando l'altro alla piccola renna

-Sai, i pirati non hanno una bella reputazione- sorrise eterea

-Ti devo dare ragione, ma voi non mi sembrate né pericolosi né malvagi- ribatté con voce candida

-Ehm...ecco io...- la piccola renna cercò di sviare lo sguardo, tremendamente imbarazzato per la situazione.

-Cosa c'è? Piccola renna?- sorrise Kiku, socchiudendo l'occhio

-No, nulla...- più che imbarazzo, il suo sguardo trapelava preoccupazione

-Scusate un momento, devo controllare il pranzo che è sul fuoco- si alzò con l'eleganza di un cigno, avviandosi in un'altra stanza.

Senza la padrona di casa in giro, Robin era libera di osservare quella piccola casa. Era davvero molto piccola ed ora erano comodamente seduti su dei cuscini, con le tazze da tea poggiate su di un basso tavolino alla giapponese. Ora che ci pensava bene, anche il nome di quella ragazza ed il resto della casa, con le porte scorrevoli ed i quadri di fiori di ciliegio alle pareti, sapevano di giapponese, così come lo strano nome dell'isola.

Vediamo un po'...Se non erro, il suo nome, Kiku, in giapponese vuol dire...”

-Ehm...Robin – il sussurro tremolante del piccolo Chopper la riportarono alla realtà, voltandosi verso il suo musetto

-Cosa c'è? Qualcosa non va, dottore?- lo fissò negli occhi

-É lei- disse greve, abbassando lo sguardo

-Ne sei certo? E credi che ti abbia riconosciuto?-

-Sì, è lei. Ma quella volta il suo volto non era bendato; dubito che sappia chi sono, perché quella volta è scappata dopo aver sentito il baccano che facevamo e non dopo essersi accorta di me-

-Capisco...- si tolse il piccolo zaino dalle spalle, tirandone fuori il famoso tomo.

Lo aprì esattamente sulla pagina strappata e, dopo aver preso un pezzo di carta dalla tasca, lo dispiegò e lo risistemò al suo posto. Ora la pagina era completa.

-P-Perché lo hai fatto, Robin?-

-Che intendi?- chiese pensierosa, senza spostare lo sguardo dalle frasi del libro

-Tu ami e rispetti i libri, perché hai strappato quella pagina-

-Hai ragione..- sorrise amaramente -....ma era un'emergenza. Gli altri non avrebbero mai dovuto sapere delle nostre scoperte. Se solo Nami non avesse letto i tuoi appunti...-

-Mi dispiace. Lei mi aveva accompagnato in camera e solo la mattina dopo mi sono accorto della confusione, ma sono certo che li abbia letti- spostò lo sguardo alla tazza di tea, sinceramente dispiaciuto

-Non è colpa tua. Tanto, prima o poi, saremmo dovuti scendere per cercare quella bimba, non ti preoccupare...- sorrise eterea, alleggerendo il piccolo cuore tormentato della renna

-Sono felice che tu non sia arrabbiata con me, Robin- sorrise felice

-E come potrei, in fondo avremmo dovuto dire a tutti come stavano le cose, prima o poi...- riabbassò gli occhi al tomo.

In quel momento non sentì nulla. Attorno a lei, la giovane archeologa, non sentiva niente. Né le risate del piccolo nakama, né il frusciare del vento dalla piccola finestra lasciata aperta, né la voce di Kiku che si scusava per l'attesa mentre rientrava nella stanza. Riusciva a vedere tutto ma non sentiva nulla.

-Vieni con me...” risuonò un'eco lontana nella sua mente “-Vieni con me, piccola.....sarai felice....-”

Era una voce dolce e delicata come una rosa, ma Robin sapeva bene che ogni rosa possiede sempre delle spine.

-Chi sei?- sussurrò appena, senza farsi sentire da nessuno

-Una tua amica-

-Non ci credo-” cominciò a parlare nei suoi pensieri, ascoltando quella soave voce

-Sì, lo sono. Raggiungimi e guarda tu stessa se dico il vero..-

-Perché dovrei?-

-Perché posso darti ciò di cui hai bisogno-

-Ah, sì? E dimmi, di cosa avrei mai bisogno?-

-Di amore...-”

La mora sbarrò gli occhi e, con un movimento rigido e veloce si alzò.

-Cos'hai Robin? Stai per caso male?- alla vista del sudore freddo e del pallore della donna, il piccolo medico si preoccupò

-No, non ho nulla. Scusate, ma ho bisogno di un po' d'aria, fa caldo qui dentro- poggiò il libro per terra, accanto al compagno e si sbrigò ad uscire all'aperto.

Una volta fuori, raggiunse a grandi falcate il margine del bosco e poggiò la schiena sul tronco di un vecchio albero. Sentì ancora la stessa voce con cui aveva conversato prima ma, questa volta, le disse qualcosa di davvero inaspettato, qualcosa che le fece accapponare la pelle.

-Ed ora che faccio? Torno indietro oppure....- il suo sguardo ceruleo si perse verso la maestosità dell'enorme montagna ricoperta da boschi tinti d'oro e di rosso.

 

-Ma è una casa!- si guardò attorno cercando la presenza di qualcuno

-Finalmente...ti abbiamo...raggiunto...- ansimò il cecchino prendendo grandi boccate d'aria

-Brutto testone! Ma che diavolo t'è preso?- lo sgridò il cuoco, dandogli un calcio in testa

-Ma lì c'è una casa e mi sembra di sentire un profumino...- rispose some se non gli fosse appena uscito un'enorme bernoccolo sulla testa, proprio sotto il cappello

-E smettila di sbavare, razza di.....aaah non ne posso più! Ma fai quel che ti pare!- Sanji si accese una sigaretta, seguendo il capitano verso quella piccola casetta dalle tegole rosse e le finestre piene di fiori colorati

-Ehi, aspettatemi!- Usopp li rincorse, ancora senza fiato e stanco per il faticoso inseguimento

 

-C'è nessuno?!- urlò cappello di paglia con le mani a coppa attorno alla bocca

-Eh?- da dietro l'angolo spuntò Robin, con sguardo sorpreso -C-Capitano...-

-Robin-chaaaaaaaan!!!! Anche tu qui, ma che bellissima coincidenza!- si sciolse in mille cuori attorno a lei

-Ehilà, Robin! Anche tu e Chopper siete venuti qui per mangiare?- alzò una mano in segno di saluto il moro

-No, noi abbiamo visto il fumo e...-

-Anche noi, per non parlare della corsa che ci ha fatto fare questo testone!- si aggiunse Usopp, indicando in malo modo il compagno

-Capisco...- rispose piatta

-Cos'hai Robin? Stai male?- chiese apprensivo il biondo, improvvisamente serio

-No,no! É tutto a posto- sorrise forzatamente, ancora presa da qualche capogiro

-Sei sicura?-

C'è qualcosa di strano in lei...i suoi occhi sono...spenti, come assenti....”

-S-Sì...capitano...-

Spero non si accorgano di nulla....”

-Allora entriamo, no?- propose il cecchino

-Sì!- dissero all'unisono

-Che succede? Come mai tutto questo baccano?- Kiku si affacciò dalla porta e, dietro le sue gambe, Chopper si guardò intorno spaesato

-Ma cosa vedono i miei occhi!? Oh, sublime donzella, mi permetta di fare le presentazioni- con un balzo, il cuoco si inginocchiò di fronte alla giovane, prendendo una mano tra le sue

-I-Io...io mi chiamo Kiku, piacere- disse la ragazza, leggermente in imbarazzo

-Io sono Sanji ma se vuoi, dolce Kiku, puoi chiamarmi anche Mister Prince- le fece il bacia mano per poi alzarsi da terra e rotearle attorno in mille cuoricini rosa

-Io invece sono Rufy, il capitano e lui è Usopp- sorrise il moro, indicando prima se stesso e poi il compagno che chiacchierava con il piccolo medico

-EEEEHI!!! Onee-chaaaaan!!- gridò una bambina saltellante e dalle treccine d'oro aggrappandosi al suo kimono

-Riku!- sorrise -Già di ritorno?- domandò con voce dolce, accarezzandole i capelli

La piccola scosse la testa e poi, con braccio teso, indicò tre figure che si stavano lentamente avvicinando.

-Ma quelli sono...NAMI! BROOK! FRANKY!- il moro urlò a gran voce, agitando un braccio in loro direzione

I tre affrettarono il passo e, dopo le dovute presentazioni con tanto di bernoccolo per le spudorate domande dello scheletro, entrarono in casa, seguiti dalla bambina e dalla ragazza.

-Che fai, archeologa, non entri?- chiese Kiku osservandola pensierosa e ferma alle sue spalle.

La donna sorrise e la seguì dentro la casetta, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo alla montagna all'orizzonte, su cui si stagliava il sole del primo pomeriggio.

 

 

Una volta entrati, dato il poco spazio presente, si misero seduti per terra, chi intorno al tavolo e chi poggiato alle pareti.

-Dunque, avete detto di aver cercato la mia sorellina in città e, anche se alcuni non l'hanno trovata, vi siete tutti diretti qui, ho sbagliato qualcosa?-

-No, Kiku, è tutto esatto- sorrise sorniona Nami, mentre passava distrattamente una mano sul collo e sul dorso del piccolo micio, sdraiato sulle sue ginocchia

-Quello è il ragazzo dei capelli verdi- disse solenne la piccola Riku, indicando il micetto

-É il ragazzo di cui mi avevi parlato? Quello che hai visto al porto qualche giorno fa?- chiese la sorella maggiore, fissandola negli occhi.

A prima vista, non sembravano essere sorelle, sangue dello stesso sangue. La maggiore era così posata, con i capelli scuri e la pelle diafana, mentre la piccola aveva i capelli molto chiari e la pelle un poco più scura, forse dovuta al troppo tempo passato a giocare all'aperto. Ma, se le si guardava negli occhi per pochissimi istanti, si poteva notare la stessa tonalità di azzurro cielo, con qualche impercettibile sfumatura di blu mare. Avevano le stesse identiche iridi, quasi fossero state bambole costruite dallo stesso artigiano.

-Come fa a conoscere Zoro?- irruppe i pensieri di tutti l'ingenuo capitano, sempre pronto a far domande incomprensibili

-Chi sarebbe Zoro?- chiese candidamente la bimba

-Ma è il nostro compagno dai capelli verdi, quello che hai detto tu!- la incalzò il nasone

-Intendi il gatto?- lo indicò con la manina paffuta

-Esatto, piccola. Quella testa di muschio si è trasformato in un gatto- commentò il cuoco, ricevendo un ringhio sommesso ed uno sguardo di fuoco da parte del piccolo felino

-Che vuoi, palla di pulci?! Ho detto solo la verità!- digrignò i denti, mentre Zoro si alzò sulle zampe posteriori, poggiando quelle anteriori sul basso tavolino da tea

-Smettila di dire certe cose, Sanji. E tu, buzzurro, non scaldarti, okay?- la rossa mise due mani attorno al suo corpo, ritirandolo verso di sé e calmandolo.

In pochi istanti un chiacchiericcio si espanse tra tutti i membri che, stufi della stressante situazione, si misero a parlare di corde di chitarra, di strambe avventure con mostri inesistenti e di splendide creazioni da inventare.

La piccola Riku, spaventata dai toni di voce troppo alti e rumorosi, si nascose dietro la schiena della sorella, mostrando solo i suoi occhioni azzurri.

-Non devi avere paura, non siamo cattivi- sorrise l'archeologa, seduta proprio accanto a lei

-Anche tu sparirai...- disse atona la piccola.

Il silenzio piombò nella stanza, mentre quelle parole, pesanti come macigni, gravavano nella testa di tutti.

-Che cosa stai farneticando?- chiese Rufy con sguardo serio

-Ecco io...- la piccola tremò leggermente di fronte a tanta autorevolezza

-Non avere paura, di' quello che devi dire- sorrise la maggiore

-Ecco....Io posso prevedere chi scomparirà- disse semplicemente, nascondendosi ancor di più

-E come fai?- domandò affascinato il piccolo medico

La piccola sorrise e, sistemandosi accanto a sua sorella, spiegò brevemente ciò che sapeva:

-La mia è solo una sensazione. Q-Quando le navi approdano e vedo le persone scendere, le osservo una ad una e quando vedo uno sguardo diverso dagli altri, sento sulla pelle una strana sensazione- si torturò le dita, abbassando lo sguardo

-Cosa intendi per “sguardo diverso”- la sollecitò con tono dolce la ramata

-Uno sguardo più freddo e distante. Dev'essere uno sguardo sofferente e che esprime dolore al primo impatto- la sua voce di bimba sembrava inadatta ad una spiegazione tanto tecnica e dettagliata di un fenomeno strano.

-E quando vedi uno sguardo simile senti dei brividi, o qualcosa del genere?- s'intromise il biondo

-Sì, è come se ci fosse una calamita che mi costringe a fissare quella persona e, dopo qualche istante, è come se vedessi attorno alla sua figura una specie di alone scuro, quasi nero- spiegò frettolosamente, abbassando poi lo sguardo alle ginocchia, lasciate scoperte dal tessuto viola.

Giocherella con un lembo della stoffa, piegandolo tra le dita paffute delle sue rosee manine mentre, nelle sue orecchie, sente solo un silenzio innaturale, di quelli che si odono solo nei cimiteri.

Rialza gli occhi, osservando ad uno ad uno quei volti così diversi e particolari ma anche così simili, con quella tristezza velata a preoccupazione sul volto. Tutti fissavano il nulla, perdendo lo sguardo sulle assi del legno del muro o sul tavolo o fuori dalla finestra, ovunque, pur di non incontrare un altro paio d'occhi in cui specchiarsi.

Lo trovava buffo, Riku, quel comportamento da piccoli scoiattoli spaventati che, udito un pericolo, si rintanano nei loro alberi sicuri.

-C-Che succede?- domandò con voce lieve, catturando tutti gli sguardi presenti

-Stiamo pensando a come salvare Zoro e a come proteggere Robin- il moro, seduto proprio di fronte a lei, sposta lo sguardo dal suo visetto a quello più maturo dell'archeologa che, come scottata da quegli occhi scuri, volta il capo verso la compagna.

-Di cos'hai paura, archeologa?- domanda la sua sorellona, tenendo l'occhio chiuso e portandosi una tazza di tea caldo alle labbra

-Io?- volta il viso verso la ragazza

-Sì, tu. Hai uno sguardo sfuggente e chiunque capirebbe che qualcosa ti preoccupa.....più degli altri- sottolineò l'ultima frase, assottigliando lo sguardo sulla sua figura.

La piccola biondina saettò lo sguardo dal volto di Kiku a quello di Robin, intenta a mordersi il labbro con fare nervoso.

-Onee-chan ha ragione, cosa c'è che non va?- la incalzò la piccola col suo tono infantile

Ora, gli sguardi persi e preoccupati, erano concentrati sulla donna, curiosi e pieni di domande.

-Non c'è nulla, davvero- sorrise eterea, calmandosi e smettendo di stringere tra i denti la pelle

-Per caso, il vostro compagno si sentiva debole ed aveva ronzii e mal di testa circa...uno o due giorni prima di attraccare?- cambiò argomento la giovane, poggiando la tazzina sul tavolo e passando lo sguardo di volto in volto

-No, non mi sembra- disse il capitano, girando lo sguardo e guardando il cecchino ed il musicista da sopra la spalla.

Entrambi mossero il capo in segno di diniego e lo stesso fecero il carpentiere, la navigatrice e il cuoco.

-Sì, aveva mal di testa, due mattine prima dell'attracco mentre la sera prima mi disse che uno strano ronzio gli tappava le orecchie- disse con voce insicura il piccolo Chopper, lanciando sguardi sfuggenti all'archeologa

-Perché non ce lo hai detto, Chopper?!- tuonò con severità il capitano, osservandolo di sbieco

-Z-Z-Zoro....lui....voleva che non lo dicessi a nessuno....non voleva farvi preoccupare....- singhiozzò la renna, asciugandosi le lacrime.

Anche la piccola Riku cominciò a piangere, data la grande sensibilità e l'empatia che vi è tra i bambini e, con le guance arrossate, si aggrappò al kimono della sorella maggiore, tentando di nascondere i singhiozzi.

Il capitano si alzò e, sotto lo sguardo di tutti, si sedette a gambe incrociate di fronte alla piccola renna, che si era rintanato in un angolo della stanza. Con il cappello calato sugli occhi non si poteva scorgere il suo sguardo ma, quando allungò una mano verso di lui, Chopper arretrò istintivamente, impaurito all'idea di essere punito o sgridato.

Con grande sorpresa, il ragazzo appoggiò il palmo della mano sulla testa del medico e, sfregandolo con somma dolcezza, sorrise apertamente, lasciandolo attonito.

-Sei un bravo medico ed anche un ottimo amico. Hai fatto bene a tenere quel segreto, anche perché rivelarlo non avrebbe cambiato le cose- spiegò sereno.

Gli occhioni del dottore osservarono ad uno ad uno i volti dei suoi Nakama, trovandoli sorridenti e pieni di dolcezza.

-M-Ma se io...s-se avessi detto qualcosa forse Zoro...- abbassò lo sguardo

-Non sarebbe cambiato nulla, Zoro avrebbe fatto finta di nulla...-

Il piccolo micio, interpellato nella discussione, si frappose tra i due, sedendosi di fronte a Chopper.

Il moro prese un foglietto dalla tasca e, dispiegandolo davanti al gatto, gli fece una domanda:

-Allora, Zoro. Sei arrabbiato con Chopper perché non ha detto agli altri dei tuoi dolori?-

Con un movimento rapido, la zampa del felino si poggiò sul 'NO' che aprì un sorriso sul musetto della renna.

-Grazie, Zoro...-

Per tutta risposta, lo spadaccino si avvicinò al medico e, con qualche fusa, si strusciò sulle sue zampe.

Tutti risero di gusto all'imbarazzo del piccolo Chopper e alle strambe e prive di senso battute del cyborg.

 

-Andiamo, ciurma!- affermò convinto il capitano, alzandosi in piedi ed interrompendo quella dolce atmosfera

-E dove?- domandò lo scheletro

-Ma a cercare Zoro, ovviamente-

-No, non lo troverete. Lei non ve lo permetterà...- sussurrò Riku

-Lei? Lei chi?- chiese Usopp

-Prima che ve ne andiate, vorrei raccontarvi una storia- si sollevò in piedi, osservando la piccola bimba seduta al suo fianco che faceva segno di no con la testa.

-Che storia?- picchiettò un piede a terra il cuoco

-Dite la verità, vi siete chiesti perché ho una benda sul volto?- sorrise, passando i polpastrelli sulla benda.

-Veramente sì- rispose calmo il moro, rimettendosi seduto accanto al medico

-Ora vi racconterò una vecchia storia, legata ad un'antica leggenda. Finalmente, potrete capire perché il vostro compagno è perduto per sempre....-

 

 

Nei minuti che seguirono, il silenzio era spezzato solo dalla candida voce della ragazza; una voce troppo candida per tali parole.....

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

 

 

Per  Piper_Parker

 

 

 

 

Il silenzio che piombò dopo quella semplice frase, venne rotto solamente dal fruscio del vento che, attraverso la finestrella lasciata aperta, portava con sé un dolce aroma di pioggia.

-P-Perduto...per sempre?- deglutì rumorosamente il cecchino

-Esatto- un ghigno sadico attraversò il candido volto di Kiku, rendendola molto simile ad un demone sanguinario

-Avanti, racconta- disse gelida l'archeologa

-Quando una nave raggiunge queste acque, ci vogliono uno o due giorni per avvistare l'isola e, durante quel lasso di tempo, una persona a bordo comincia ad avere strani mal di testa, dolori privi di logica e ronzii che rimbombano nei timpani....-

 

 

Da poche ore il clima si era stabilizzato e la Sunny era entrata in una fascia climatica autunnale, ciò significava una sola cosa: erano nei pressi di un'isola.

Tutti i componenti della ciurma erano occupati con i loro soliti passatempi: cucinare, leggere, pescare, macinare erbe, dormire, costruire qualcosa, strimpellare qualche motivetto e disegnare cartine.

Tutto procedeva tranquillamente e lo spadaccino si stava rilassando sul ponte, ascoltando le strambe avventure del “Mirabolante avventuriero Usopp”, mentre capitano e medico lo elogiavano a gran voce.

D'un tratto la porta dello studio della navigatrice si spalancò, facendo entrare in scena la ramata con un diavolo per capello.

A passo di carica si diresse verso la balaustra, controllò la rotta, scese le scale e, con un sonoro sbuffo, si sedette su di una sedia accanto alla compagna, gettando le braccia sul piccolo tavolino che le divideva.

-Qualcosa non va?- chiese cordiale l'archeologa

-Quelle stupide cartine....- disse con voce piatta Nami, poggiando il mento sul palmo della mano

-Le ultime isole che abbiamo visitato avevano una struttura complessa ed è parecchio tempo che ci lavori, perché non ti riposi un po'?- propose saggiamente

-Credo che lo farò, in fondo stiamo per raggiungere una nuova isola- sorrise furba, osservando di sottecchi lo spadaccino

-Vuoi andare a fare un po' di compere?- rise la mora, osservando l'espressione spaventata del nakama

-Perché no?- si voltò leggermente, fissando il verde – E tu mi accompagnerai, vero Zoro?-

-No- fu la secca risposta del ragazzo che, come se nulla fosse, chiuse gli occhi cercando di prendere sonno

-E perché no? Devo forse ricordarti il debito che hai?- chiese gelida

-Puoi alzare il debito quanto ti pare, oramai non mi basterebbero dieci vite per saldarlo- si sistemò più comodamente, soffiando stanco dal naso

-Davvero? Ma dai, perché non mi accompagni?- domandò con tono bambinesco, mettendosi in piedi a pochi passi da lui nella sua solita posizione con le mani ai fianchi e le guance gonfie

-Io non ho intenzione di fare da bambinaio ad una mocciosa come te, perderei solo tempo- rispose ghignando, sperando in una qualche scaramuccia per alleviarle lo stress

La ragazza abbassò lo sguardo e, forse per i nervi a fior di pelle, rispose con tono più velenoso di quanto avesse voluto

-Sono solo questo, vero? Una mocciosa...- si morse il labbro, attirando su di sé tutti gli sguardi -Sappi che ho sempre pensato che fossi solo uno stupido arrotacoltelli senza cervello, ma credevo che...pensavo che....ma....MA ORA SO CHE DENTRO QUEL CORPO CON CUI TI DIVERTI TANTO A COMBATTERE NON C'É MAI STATO UN CUORE!! SEI SEMPRE STATO UHN CORPO VUOTO E FREDDO!- ringhiò a denti stretti, per poi dirigersi velocemente verso la sua stanze, sbattendo la porta.

Zoro continuò a fissare il punto in cui la rossa stava in piedi, come se fosse ancora lì. Aveva uno sguardo vacuo e leggermente scioccato ma c'era anche qualcosa di indefinito, in quegli occhi vi era anche un velo di tristezza.

-Ma che gli è preso alla sorella? Ha proprio esagerato-

-Credo che fosse solo nervosa, ma presto si calmerà, Yohohohoh-

-Fatto sta che il boss ha ragione, ha proprio esagerato-

-Tu dici, Usopp?-

-Certamente, Chopper. Non doveva dire certe cose-

Lo spadaccino, sotto gli sguardi curiosi di tutti, si alzò in piedi e, a testa bassa, si diresse verso la palestra.

Che cazzo le è preso a quella mocciosa?! Sapevo che pensava che fossi solo uno stupido idiota ma che fossi addirittura insensibile e senza cuore...”

Ringhiò a denti stretti e, poggiando le spade accanto a sé, si sdraiò nel centro della palestra, chiudendo gli occhi e calmando il respiro troppo accelerato per la rabbia.

Improvvisamente uno strano e fastidioso ronzio gli tappò le orecchie, mentre un forte mal di testa gli pulsava nel cranio, facendolo ringhiare per il dolore.

Si sedette di scatto e, con la testa fra le mani, cominciò a dimenarsi per il dolore: il ronzio si faceva più forte mentre la testa sembrava esplodergli. Si mise una mano davanti agli occhi e poi, riaprendoli piano, osservò l'arto tremare di fronte al suo viso, mentre del sudore freddo gli bagnava tutto il corpo.

Ma che mi succede?....” “

 

 

-Ma perché accade?-

-Devi sapere, Cappello di paglia, che tanto tempo fa erano le persone dell'isola a provare certi dolori e poi, poco tempo dopo, sparivano misteriosamente. Per limitare questa tragedia, gli abitanti hanno fatto in modo di trasformare questa piccola isola sconosciuta in una meta turistica e commerciale-

-In modo che fossero i naviganti ed i turisti a scomparire e non gli abitanti-

-Esattamente cuoco- sorrise Kiku, cercando di ricordare le parole di quella strana storia

-Puoi anche riprendere- la incitò la rossa che, tra le braccia, sentiva tremare il piccolo micio, come se fosse spaventato dalle parole appena sentite.

Abbassò lo sguardo, fissando i grandi occhi verdi puntati sulla figura in bianco della giovane. Le iridi verdi erano attente e sgranate, mentre le orecchie erano dritte a captare ogni singola sillaba di quella candida voce.

-Quando una persona comincia ad avere questi sintomi, significa che il suo destino è ormai segnato, perché una volta scesa a terra, quell'individuo scomparirà per sempre. Se mi state per domandare se c'è un criterio secondo cui una persona deve avere qualcosa di “speciale” per scomparire, sì, c'è-

La sua dolcissima voce sembrava ricadere nella stanza soffice come neve ma, allo stesso tempo, le parole che usava sembravano strisciare sibilando lungo le pareti, nascondendosi negli angoli bui ed irraggiungibili della stanza, rendendone il significato criptico e privo di senso.

-E quale sarebbe?-

-Tu dovresti saperlo bene, archeologa- sorrise di nuovo, ma questa volta il sorriso era più di scherno che di circostanza. Kiku sembrava stranamente divertita dalla situazione mentre, con sguardo criptico, osservava la donna tremare leggermente, senza darlo realmente a vedere.

-Quando hanno iniziato a scomparire i naviganti e le persone di passaggio..- riprese -..la gente del posto ha tirato un sospiro di sollievo, perché lei si divertiva di più con le persone sconosciute. Quelle che cerca sono persone che hanno perso la fiducia in se stesse, persone che hanno vissuto da sole per molto, troppo tempo, fino a dimenticarsi cosa voglia dire provare dei sentimenti verso qualcuno. Lei fa sentire loro la sua voce e, come una madre apprensiva, li dissuade dal resisterle e li attira come api al miele. Cerca persone che abbiano appena subito un dolore: la perdita di fiducia in qualcuno, il sapere di non essere ricambiati dalla persona amata, la perdita di un caro....-

 

“”...Si era fatto visitare da Chopper ma non aveva ottenuto alcun risultato, se non impensierire il nakama.

-Perché non lo diciamo agli altri? Forse anche qualcun altro sta male, forse si tratta di una specie di mal di mare o...- continuava a parlare molto velocemente, con la voce sempre più acuta

-Non preoccuparti, Chopper- bloccò il suo mare di parole poggiandogli una mano sulla testa

-Ma Zoro...-

-Non preoccuparti, davvero, sto bene. Probabilmente sono solo stanco per i troppi allenamenti o forse è troppo tempo che non scendo a terra. Vedrò di riposarmi e di rallentare il ritmo, va bene?- sorrise con fare paterno, cercando di rassicurarlo

-Ma devi promettermi che cercherai di affaticarti un po' meno durante gli allenamenti, ok?-

-Te lo prometto-

Con un sorrisetto felice di Chopper e le rassicurazioni di Zoro, la visita si concluse in quel modo.

Da circa ventiquattro ore non aveva avuto nulla, nemmeno un po' di mal di testa ma, dato che avevano già avvistato l'isola, decise che sarebbe stato meglio restare un po' a bordo, giusto per riposare nel silenzio più totale.

Una volta attraccata la nave ad un porticciolo di una piccola cittadina, erano scesi tutti a terra e, sotto le dispotiche regole della navigatrice si erano divisi in gruppi. Non appena fece il proprio nome, la rossa guardò di sottecchi il verde, sperando di farsi perdonare per la sfuriata di qualche giorno prima, invitandolo a bere da qualche parte.

Da quella litigata, infatti, Zoro le era stato lontano il più possibile evitando sguardi, discussioni ed anche semplici parole come “buongiorno” o “buonanotte”. Ma i suoi piani andarono in fumo perché, appena detto il suo nome, lo spadaccino si era fatto avanti e con la scusa degli allenamenti era ritornato a bordo della nave, cercando di allontanarsi da tutto e da tutti.

Dopo che gli altri ebbero preso strade diverse, il verde risalì il piccolo ponte per tornare a bordo ma un improvviso capogiro lo costrinse a fermarsi e a sigillare gli occhi.

Merda...non di nuovo....” pensò sconsolato ritornando con passo insicuro a bordo.

Deciso a riposarsi un po' si sdraiò sul ponte erboso e chiuse gli occhi, sempre vigili a ciò che gli accadeva attorno.

Di nuovo, quello strano e fastidioso ronzio gli riempì i timpani, costringendolo a tapparsi le orecchie

-Perché non mi vieni a fare compagnia? In fondo sei tutto solo...-” disse una dolce voce nella sua testa, prendendo il posto del terribile rumore

-C-Che? Ma che cazzo succede?- si guardò attorno, cercando con gli occhi della mente una qualche presenza.

Non la trovò: sulla nave era tutto tranquillo, ma quella voce non accennava minimamente ad andarsene.

-Perché non vieni con me, caro Zoro?-

-Chi sei? Dove sei?-” si guardò attorno con sguardo smarrito, cercando un segno, un qualsiasi segno, che gli facesse capire di non essere pazzo

-Sono una tua amica....perché non vieni un po' con me? Lì nessuno ti capisce-

-Ma che dici? Qui ho i miei amici, loro sono la mia famiglia e poi c'è....-

-La ragazza dai capelli rossi, vero? Peccato che le sue parole ti abbiano ferito, povero cucciolo....-

-Ehi, non sono un cane!-

-No, non lo sei. Però, guardandoti bene, sembri più una tigre. Anzi no, un micetto spaurito-

-Smettila di dire stronzate e dimmi dove sei! Come fai a parlarmi nella testa!?!-”

Nessuna parola né alcuna voce rispose alla sua domanda, nella sua testa udiva un solo suono, il suono di...”

 

 

-Un flauto?- chiese sospettoso il cecchino

-Ma cosa centra con le sparizioni? Le persone sentono un flauto suonare e con ciò?- aggiunse Nami

-Un flauto è tutto ciò che le persone, prima di sparire per sempre, riescono ad udire. Mai sentito parlare del “Pifferaio magico”?-

-É solo una vecchia fiaba-

-Se la conosci, perché non ce la illustri?- osservò gli occhi cerulei della mora che, con sguardo stranamente preoccupato, cominciò a raccontare

-Un uomo con un piffero si presenta in una città e propone di disinfestarla dai ratti; il borgomastro acconsente ma, dopo che l'uomo, usando la strana musica del suo piffero porta via i ratti, gli nega la paga promessa. Il pifferaio, per vendetta, riprende a suonare ed attira a sé tutti i bambini della città. Purtroppo non potrei dirvi il finale, dato che nelle varie culture sono stati creati finali differenti. Vi sono alcuni lieto fine, in cui i bambini riescono a fuggire, ma in altre storie tutti i bambini vengono uccisi. Continuo a non capire cosa centri con quest'isola e questa leggenda- terminò il racconto, osservando il proprio scetticismo riflesso negli occhi di tutti i compagni

-Sanran tamashī, ovvero anime disperse. Quest'isola porta questo nome perché, òa òeggenda che vi sto narrando non è altro che la realtà-

-Quando una persona scompare sente un flauto che, con la sua dolce melodia lo porta ad addentrarsi nel bosco- disse timida la piccola Riku, riabbassando velocemente lo sguardo

-É come ha detto lei. Quella nenia inibisce i sensi e, anche se controvoglia, il malcapitato viene costretto ad addentrarsi nel bosco....-

 

“”..Non capiva più nulla.

Appena quella voce era scomparsa, aveva sentito solamente il delicato suono di un flauto e, come invaso da qualche strana sensazione, si era alzato ed era sceso dalla nave.

Da una buona mezz'ora oramai, camminava nel bosco, arrancando in mezzo alle piante e all'acqua salmastra di alcune pozzanghere, seguendo una strada già tracciata nella sua mente.

Era come se si fosse improvvisamente trasformato in un burattino privo di coscienza e, anche se la sua mente ed i suoi sensi erano svegli, nemmeno la sua forze riusciva a combattere quella sensazione di torpore misto a dolore che lo invadeva.

Prese a camminare più lentamente e riuscì a sentire il sangue colare dai graffi e dalle ferite causate dai rami e dalle spine sul suo volto, sul suo petto e sui suoi arti. Si sentiva indolenzito e stanco per la lunga “passeggiata” fuori programma e, se avesse potuto, si sarebbe messo seduto e si sarebbe riposato molto volentieri. Ma quelle note che comandavano quei fili invisibili, non smettevano di risuonare nella sua mente e solo di fronte ad una grotta, in mezzo ad alberi e rovi, la musica si fece più flebile e dolce.

Merda...non ci capisco nulla....non riesco a controllare un solo muscolo..se solo...se solo potessi chiamare aiuto....”

Si fece largo tra le sterpaglie e, una volta entrato, la musica cessò di colpo, ma il suo corpo e la sua mente non rispondevano ancora. Si sentiva come un uccellino chiuso in gabbia a cui era stato negato anche il poter sbattere semplicemente le ali.

-Vedo che sei arrivato, Roronoa Zoro...- disse una dolce voce dal buio che lo circondava.

Il suo occhio socchiuso non gli permettevano di vedere nulla e la sua vista, indebolita dalla stanchezza, non era d'aiuto.

In lui sentì vibrare qualcosa, era uno strano senso d'impotenza provato poche volte prima di allora, e che gli logorava l'animo. Solo contro pochi nemici si era sentito in quel modo e tutte le volte non era andata a finire molto bene; solamente la sua forza fisica ed il suo spirito lo avevano tenuto in vita.

L'istinto, però, gli suggeriva che non si sarebbe conclusa alla meglio quella volta; col senno di poi, dar retta all'istinto era tutto ciò che gli restava.

-Non ti preoccupare, non ti farò del male-

Improvvisamente la terra prese a tremare e attorno ai suoi piedi spuntarono rocce aguzze di ogni dimensione. Senza potersi muovere, lo spadaccino venne colpito ed i suoi già logori abiti si tinsero di rosso cremisi mentre la sua carne veniva dilaniata in più punti. Le braccia e le gambe erano praticamente maciullate e, attraverso la carne, il sangue ed i brandelli di pelle si potevano vedere anche le ossa; i tendini della schiena e del petto erano solamente sfregiati, ma lo yukata logoro si era inzuppato a tal punto da diventare una seconda pelle e diventare un tutt'uno con la carne esposta all'aria.

Sentiva dolore, lo spadaccino, ma il suo volto era impassibile. Una maschera di fango e sangue impassibile a qualsiasi sentimento, il cui unico occhio era uno specchio vitreo e grigio.

-Quegli abiti sono un po' rovinati, che ne dici di farli sparire?- propose la voce misteriosa con un tono divertito. Come per incanto i suoi abiti scomparirono assieme alle sue spade, lasciandolo con in dosso solamente i boxer.

Fermo ed immobile come una statua, il dolorante e ferito Zoro si sentiva impotente e nella sua mente si faceva largo una strana ed inquietante idea: che la morte, dopo tante beffe subite, fosse venuta a reclamare il suo spirito?

-Non ti preoccupare, povero spadaccino dal cuore ferito, non morirai. Non ancora- con una risata maligna una figura snella si fece avanti e tutto ciò che lo spadaccino poté vedere furono due candide mani che gli trapassarono il petto come se la sua carne non fosse che burro.

-Non ti farà male, sarà una cosa veloce...- assicurò quella voce che, oramai, di dolce non aveva più nulla.

Le sentiva, quelle mani che gli sondavano il petto alla ricerca di qualcosa.

Nemmeno mille lame infilate nel petto nel medesimo istante avrebbero potuto procurargli tanto dolore quanto facevano quelle esili dita. Dentro di lui qualcosa stava letteralmente bruciando ed il suo corpo, fermo e privo di coscienza, non gli permetteva nemmeno di urlare. Un'unica e fredda lacrima scese dal suo occhio nero pece ed opaco, segnando una riga sulla guancia e pulendola dal sangue e dal fango.

-Oh, poverino...ti sto facendo male?- piagnucolò fintamente dispiaciuta la voce

M-Maledetta...” se solo avesse potuto, Zoro avrebbe iniziato a ringhiare e a combattere contro quell'oscura presenza.

Quelle snelle e fine falangi gli bloccarono di nuovo il fiato ed il cuore ma, dopo tante ricerche, uscirono dalla sua carne stringendo qualcosa di brillante.

Il corpo del giovane cadde a terra esanime, mentre tra le diafane dita di quella misteriosa figura prendeva forma un piccolo micetto dal pelo nero, con solo tre anelli verdi attorno alla coda.

La terra attorno a Zoro cominciò a muoversi e la sua sagoma priva di vita prese ad affondare tra quelle che si rivelarono essere sabbie mobili.

Con il corpo ancora sporco di sangue e terra ormai secchi, l'occhio ormai grigio spalancato e privo di espressione e la pelle sempre più simile al colore dell'avorio, Zoro scomparì tra le sabbie.

-L'avevo detto che eri un piccolo gattino....-

Pian piano e con molta pazienza quelle sabbie inghiottirono l'intera figura dello spadaccino, mentre il piccolo micio, anch'esso quasi esanime, riusciva finalmente ad aprire un occhio, fissando la misteriosa figura che lo teneva tra le mani ghignando.....”

 

-Io non capisco come la storia del piffero centri con la benda che hai sul viso- affermò con ingenuità Rufy, piegando la testa di lato.

Kiku sorrise candida e, portando le mani dietro la nuca, sospirò

-Sapevo che me lo avreste chiesto ed il resto della storia centra proprio con questo...-

-Non farlo, Onee-chan...- la supplicò la bimba, osservandola con sguardo spaventato

-Non preoccuparti piccola...- sorrise materna.

Sotto gli occhi curiosi di tutti, la giovane prese a liberare il volto dalla benda.

Un ultimo giro e la garza cadde ai suoi piedi, mentre degli sconcertati pirati osservavano il suo....

 

.....occhio tinto dalla neve brillante. Tutto ciò che il piccolo micio riuscì a vedere furono due occhi bianchi e lucenti lo fissavano divertito, con quelle iridi rosso cremisi.

Improvvisamente, come per magia, si ritrovò in mezzo ad una prateria, al limitare del bosco; cercò inutilmente di muoversi, ma la sua mente piombò nel buio, mentre una piccola vocina si avvicinava velocemente.....”

 

Il piccolo Zoro cominciò a dimenarsi tra le braccia di Nami e gli occhi di tutti si puntarono su di lui.

Tra tutti gli sguardi quell'occhio argentato accanto a quello azzurro gli fecero tornare alla mente quei momenti.

 

 

Ma chissà perché il volto della giovane Kiku era così identico a quello della misteriosa figura.....

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

 

 

-Zoro! Zoro, calmati! Buzzurro!- la rossa tentò invano di calmare il piccolo felino che, come indemoniato, continuava a dimenarsi tra le braccia della ragazza.

-Ma che gli prende?- chiese il piccolo medico

-Non ne ho idea- rispose con voce tremante il cecchino

-A me sembra spaventato- disse pensieroso il cuoco, osservando gli occhi spalancati del gatto

-Spaventato? E perché mai Zoro-san dovrebbe aver paura del volto di quella giovane fanciulla?-

-Non lo so, mucchio d'ossa, ma ci dev'essere una spiegazione al suo strano comportamento-

Gli unici che non partecipavano alla conversazione erano il capitano e l'archeologa che, seduti agli antipodi della stanza, fissavano impassibili la scena.

La giovane aveva metà del volto sfigurato. L'occhio destro aveva l'iride bianca, leggermente argentata e la pupilla rosso sangue sembrava tagliarla in due verticalmente, come quelle dei gatti; attorno all'occhio la pelle era rossa, come bruciata, ed il sopracciglio era l'unica parte intatta; persino la guancia e l'orecchio destro erano nelle medesime condizioni ma la punta dell'orecchio era leggermente aguzza, come quella degli elfi. Sembrava che si fosse bruciata il volto in qualche incendio ma, alla domanda curiosa del capitano, Kiku rispose di essere semplicemente nata in quel modo.

-Hai già visto il mio volto. Vero, spadaccino?- Kiku fece il giro del tavolo e, inginocchiatasi di fronte a Nami, fisso gli occhi del piccolo micio che, da un momento all'altro, si era come pietrificato.

Con malagrazia e senza domanda alcuna, la giovane prese il micio e lo poggiò esattamente ad un angolo della stanza, allontanando gli altri.

-Ma che fai?!- protestò la ramata, mettendosi in piedi

-Sapete cosa vuol dire il mio nome in giapponese?- rispose con una domanda

-Ascoltare, sentire. É questo che vuol dire il tuo nome- rispose Robin

-Esattamente e, ovviamente, c'è un motivo- fece un paio di passi indietro, per poi sedersi sulle ginocchia a qualche metro dal gatto

-Ah, sì? E quale?- chiese Sanji, ormai esasperato dalla situazione

-Avete visto il mio viso, no? Il mio occhio è per vedere e il mio orecchio per sentire- sottolineo con enfasi l'ultima parola.

-Cosa vuoi fare al gattino, Onee-chan?- chiese Riku, piegando la testa di lato

-Tu mi avevi avvertita che c'erano ben due persone a bordo di quella nave che sarebbero scomparse ma io non ti ho ascoltata, mi dispiace, sorellina. Ora non ci resta che aiutarli e confido in loro, potrebbero anche riuscire a sconfiggerla e liberarci da lei....- pronunciò con voce seria, dando le spalle a tutti i presenti e focalizzando lo sguardo sul piccolo felino.

Zoro, dal canto suo, non si sentiva in pericolo e non aveva la necessità di scappare. Nonostante quella ragazza somigliasse così tanto alla misteriosa donna che lo aveva ridotto a quel modo, si fidava di lei, pur non sapendone il motivo.

Quell'occhio argenteo lo metteva in soggezione, doveva ammetterlo, ma si sentiva lo stesso protetto e al sicuro.

-In questi giorni le voci sono diventate più insistenti, riesco sempre meno a riposare- pronunciò con un lamento la corvina, portandosi una mano alla testa

-Perché non me lo hai detto, sorellona?- domandò preoccupata la biondina

-Non volevo farti preoccupare- rispose secca -Ma in quelle voci c'era anche qualcosa di strano, qualcosa di nuovo- proseguì abbassando il tono della voce

-Cosa di preciso?- Nami s'intrufolò nella conversazione, rimettendosi seduta ed osservando da lontano la ragazza

-C'è una voce in più, ma non è strano. Quello che mi ha più sorpresa era il fatto che, nonostante il timbro fosse baritonale e la voce molto bassa, era più forte delle altre. Ma non è tutto qui- Kiku sembrava stranamente a disagio e prese a stringere tra le dita la stoffa bianca del kimono

-Cos'altro c'è?- chiese il cecchino

-Le voci sono tristi, quasi strozzate e, soprattutto, pregano perché le loro anime vengano liberate. Ma quella voce aggiuntasi da poco a quel coro straziante, è sempre stata ferma e sicura; le poche volte che la sentivo diceva che nessuno sarebbe mai venuto a salvarlo perché nessuno si sarebbe mai preoccupato di uno “stupido arrotacoltelli senza cuore e freddo”- si voltò lentamente, osservando i volti stupiti e stralunati di tutti i suoi ospiti.

I Mugiwara erano davvero shoccati dalle parole della corvina e, guardandosi negli occhi, non riuscivano davvero a comprendere quella sfiducia da parte del compagno .

-Dicci cosa dobbiamo fare per salvare Zoro!- pretese risposte il ragazzo di gomma.

Ma Kiku, pur avendo sentito la sua voce, non si voltò una seconda volta, restando con lo sguardo immerso nelle pozze verde chiaro degli occhi del gatto.

-Fate silenzio!- li azzittò la piccola Riku a denti stretti, con l'indice sopra le labbra.

-Ma che dici, petit mademoiselle?- chiese galante lo scheletro

-Lasciatela ascoltare. Solo lei può vedere e sentire- affermò sicura di sé, perdendo lo sguardo tra i ghirigori rossi sulla schiena della corvina.

Stando in silenzio tutti i Mugiwara fissarono la ragazza con un punto interrogativo nello sguardo.

La giovane cominciò un lungo dibattito con il micio, ma l'unica voce che si udì era la sua, dolce e, alle volte, aspra. Si sentivano delle domande come “Perché non mi racconti di te?” oppure delle brevi risposte secche come “sì” e “no” accompagnati da un leggero movimento della testa.

-Ma che succede?- bisbigliò il cyborg al cecchino

-Non lo so...- rispose il nasone

-Sembra che gli stia parlando...- pensò a voce alta il cuoco

-Ehi, sapete cosa sia preso a Nami?- domandò Chopper, spostando lo sguardo verso la compagna.

Dal momento in cui Kiku aveva detto che Zoro pensava di non essere salvato, la sua mente si era bloccata. Era rimasta ferma ed immobile, lo sguardo spento perso nel vuoto e la mente che vagava chissà dove.

Nella sua mente rivedeva il suo corpo ricoperto di cicatrici e le lacrime che gli rigavano il volto, mentre le chiedeva aiuto. Perché avrebbe dovuto cercarla in sogno e dirle che solo lei avrebbe potuto salvarlo, se non voleva essere salvato? Non aveva alcun senso...

-Sarà per quelle parole- rispose il musicista, osservando il suo leggero tremore

-Quello che Nami-san ha detto alla testa d'alga, mi duole ammetterlo, era troppo duro anche per un tipo marmoreo come lui- Sani si picchiettò l'indice ed il medio della mano destra sulle labbra, simulando il movimento di fumare una sigaretta

-Oh, Kami...... contieniti, Sanji! Non penserai di metterti a fumare qui?!- lo rimproverò a denti stretti il nasone

-Io mi sto contenendo! Razza di pinocchio troppo cresciuto- rispose idrofobo digrignando i denti

-Chi sarebbe un pinocchio?- rispose a tono Usopp, facendo per alzarsi

-Non litigate adesso! Non è il momento....- si frappose fra loro il piccolo Chopper

-Fate silenzio!!- li rimproverò Kiku, voltandosi severa verso di loro.

Tutti raggelarono una volta posato lo sguardo sul suo occhio destro. Sembrava una luna piena che grondava sangue, il sangue di innocenti divorati da un demone.

Nelle loro menti aleggiavano mille domande che non avevano ancora risposta e, tra queste, quella più importante che riguardava il modo in cui quella strana ragazza li avrebbe potuti aiutare a ritrovare il loro compagno.

Sempre che si potessero fidare di quella ragazza....

-Ho finito di parlare con lui. Non può dirmi molto in più rispetto a ciò che so già- si alzò in piedi, dando le spalle a Zoro

-In che senso? Hai parlato con lui?- chiese dubbioso il capitano, osservando il muto gatto che agitava fremente la coda

-Esattamente. Voi lo vedete come un semplice gatto, ma io vedo ciò che è in realtà, vedo la vera forma della sua anima, vedo il suo corpo- spiegò con fare autoritario e freddo, riposando lo sguardo sul felino dietro di lei

-E tu l'avevi mai visto prima?- domandò l'archeologa

-No, mai- rispose secca

-Allora descrivicelo-

-Perché dovrei?-

-Per dimostrare che dici il vero sulle tue capacità- sorrise enigmatica

-D'accordo, come vuoi- ghignò, roteando su se stessa e studiando il micio che aveva di fronte

-É alto, muscoloso ed ha molte cicatrici, ma le più evidenti sono quella verticale sull'occhio sinistro e quella che gli taglia in obliquo il torace dalla spalla sinistra al fianco destro. All'orecchio sinistro ha tre orecchini e, per il resto, indossa solo un paio di boxer neri ed è ricoperto di graffi e ferite fresche. Non potrei dirvi né il colore dei capelli né quello degli occhi, dato che le anime hanno una tonalità di colore che deriva dalla loro coscienza, ma.....non avevo mai visto un'anima così scura-

-Cosa vuol dire in parole povere?- Usopp alzò la mano come uno scolaretto, chiedendo spiegazioni

-Vi spiego: ognuno di noi ha fatto, fa o farà cose di cui pentirsi nella propria vita e la coscienza è una specie di memoria che canalizza tutti gli avvenimenti di cui vorremmo dimenticarci come il fatto di aver fatto del male a qualcuno o aver commesso un atrocità molto grave. Anche se questi ricordi dovessero in qualche modo essere rimossi dalla mente, la coscienza ne terrà sempre conto e l'anima, da bianca, pura ed infantile, comincerà a prendere colore. Ogni colore indica chi siamo ed io posso vedere le anime di tutti- si voltò nuovamente verso i pirati, studiando i loro volti dubbiosi

-In pratica, ci stai dicendo che i bambini, essendo puri ed innocenti, hanno anime bianche, mentre gli adulti hanno anime colorate. Tu, a seconda del colore di un'anima, puoi capire se quella persona ha commesso peccati ed anche che tipo di persona è?- ricapitolò il cuoco, cercando di semplificare le parole della giovane

-Esatto, è così- piegò le braccia sotto i seni, studiando uno ad uno le loro figure

-Che stai facendo?- domandò lo scheletro sentendosi improvvisamente a disagio

-Vedo le vostre anime...- rispose sovrappensiero, fissando il musicista -La tua anima è grigia, ciò vuol dire che è molto vecchia e sembra quella di un morto-

Fece qualche passo alla sua sinistra, osservando medico e carpentiere. Nella sua mente non vedeva solamente la figura della persona di fronte a sé, ma riusciva ad intravedere una luce che circondava come una seconda pelle i loro corpi, irradiata da un piccolissimo bagliore situato all'altezza del cuore.

Sembrava che da una minuscola lucina nel petto, altre piccole lucine venissero accese attorno alla figura di ogni persona e, seppur fosse abituata a studiare e catalogare le anime, Kiku restava sempre incantata da quel bellissimo spettacolo di cui lei poteva essere l'unica spettatrice.

-Tu sei un tipo costruttivo, ne hai passate tante nella tua vita ma il fatto che la tua anima sia azzurra vuol dire che sei sempre riuscito a ricominciare da zero. Tu, invece, hai un'anima bianca ma con qualche punta di rosa, il che vuol dire che sei gentile e privo della capacità di mentire o fare del male- sorrise dolce verso il medico, facendolo arrossire mentre Franky e Brook si scambiavano occhiate dubbiose.

-Tu hai un'anima che tende al beige. Sei un inguaribile bugiardo ma non fai del male agli altri. Allo stesso tempo hai sogni semplici ma che, a tuo parere, sono molto ambiziosi e, seppur non lo dimostri, sei determinato a realizzarli- un imbarazzatissimo Usopp abbassò lo sguardo alle ginocchia, incrociando le braccia al petto e schivando gli sguardi dei compagni

-Un'anima gialla, è da tanto che non ne vedevo una- sorrise raggiante, osservando la faccia allibita del cuoco

-C-Che significa?- alzò un sopracciglio, soppesando lo sguardo indagatore della corvina

-Vuol dire che sei un uomo leale e combattivo, hai sofferto molto e ciò ti ha portato a provare rispetto nei confronti di chi soffre e non riesci a star fermo di fronte a qualcuno che chiede aiuto-

-I-Io...non capisco come diavolo fai a...-

-Lo fa da sempre!- squittì la piccola Riku, con un sorriso smagliante -La mia onee-chan lo fa da sempre e non ha mai sbagliato- cominciò a gongolare, ripuntando lo sguardo sognante su di lei

-Tu sei un tipetto tosto, rossa- ghignò alla ramata, che le lanciava sguardi di sfida -La tua anima è di un arancione molto acceso, quasi come il fuoco e ciò vuol dire che sei un tipo tenace, che non si ferma di fronte alle avversità. Sei astuta e sai come raggirare le persone senza mettere in gioco i sentimenti. Hai sofferto anche tu molto, come tutti, da quanto ho notato, però.....hai sofferto davvero molto ed hai rinchiuso il dolore dentro il tuo cuore e, per qualche motivo, hai lottato da sola contro dei pericoli....vedo che hai paura nel ricordare ma.....c'è qualcosa che ti spinge ad andare avanti, anche se hai paura di ciò che provi......Sei forte ragazza, non lasciar andare quei sentimenti...- sorrise anche a lei con fare enigmatico, continuando quella strana esibizione.

Per un attimo a Nami era sembrato di vedere della tristezza e della compassione negli occhi di quella ragazza, come se quelle parole così dolci e amare allo stesso tempo fossero dirette ad entrambe. Forse stava parlando a se stessa....

-Tu sei il più interessante e complicato- si inginocchiò di fronte a Rufy, ricambiando le sue occhiate sospettose con sguardi fermi ed indagatori e riportando l'attenzione di Nami su di sé

-La tua anima è rossa ma sei un tipo piuttosto complicato da comprendere- si portò la mano sinistra a coprire l'occhio azzurro, lasciando a quello destro il compito di studiare l'anima del ragazzo

-E cosa vorrebbe dire?- incrociò le braccia al petto, lasciando cadere il cappello sulle spalle

-Che ne ha passate tante, dato che il rosso è il colore del sangue ma....non vuol dire che tu hai fatto del male, dato che il sangue che scorre è il tuo...- socchiuse l'occhio, accecata dal bagliore che proveniva da quel corpo.

Rufy aveva un'anima davvero molto forte ma non vibrava come le altre; tutte le anime vibrano, se spaventate o colte di sorpresa ma quell'affermazione non aveva fatto vacillare il moro nemmeno per un secondo e la sua anima, fiera e potente, aveva continuato a restare immobile nel suo petto.

-Hai sofferto davvero molto, ma sei sempre riuscito ad andare avanti perché qualcosa ti ha spinto a continuare eppure....quel dolore non ha mai lasciato il tuo cuore, anche se preferisci nasconderlo sotto degli enormi sorrisi luminosi...- facendo leva con le mani sulle ginocchia si alzò in piedi e fece due passi verso l'archeologa.

I mugiwara si scambiarono sguardi dubbiosi e pieni di interrogativi, chiedendosi se quella strana dimostrazione sarebbe potuta servire a qualcosa.

Il loro capitano, invece, come colto sul vivo sentì un brivido freddo attraversargli la schiena mentre sentiva i passi lenti della ragazza che si dirigeva verso Robin, dall'altra parte della stanza.

-Allora, archeologa, vediamo la tua anima...- con le mani unite dietro la schiena, Kiku camminò di fronte a lei, fissandola e studiandola apertamente

-Allora? Cosa vedi?- domandò curioso il piccolo Chopper

-Nulla, non vedo nulla....- rispose seria e preoccupata

-Cosa significa?- chiese la ramata

-Che tu non sei Nico Robin, vero?- si piegò sulle ginocchia di fronte a lei, osservando la figura grigia e priva di anima che aveva di fronte -L'avevo vista la tua anima:una splendida anima color viola e dai mille significati ma ora...quando hai fatto lo scambio?-

-Quando sono uscita a prendere una boccata d'aria, pochi istanti prima dell'arrivo degli altri...- la fissò, come se stessero parlando del più e del meno

-Ma di che parlate?- chiese irritato Sanji

-Del fatto che ha usato i suoi poteri per seguire la voce, o sbaglio?- disse la corvina.

Gli occhi di Robin persero lucidità e diventarono due specchi vuoti e privi di vita, mentre piccole e timide lacrime le scendevano lungo le guance.

-I-Io...quella donna è......è riuscita ad incantarmi ma...non riesco a comandare il mio corpo io....-

-Ma che dici Robin? Tu sei qui e...-

-Sì, Usopp ha ragione, di che state parlando!?-

-Mi spiace, Chopper...ma non è così....- la donna pose lo sguardo su di loro, ghiacciandoli con i suoi occhi vacui

-Robin! Robin! Ma che stai farneticando?- con poche falcate il capitano si inginocchiò di fronte a lei scuotendola per le spalle

-Oh, capitano....io mi sono lasciata incantare da quelle dolci promesse....mi aveva detto che non avrei più sofferto e che avrei scordato il dolore....Così sono andata ed ho messo questa copia al mio posto...-

Le gambe della donna cominciarono lentamente a dissolversi in tanti petali rosa, sotto lo sguardo attonito e sconvolto di tutti i presenti

-Soffrire? Ma io pensavo che fossi felice! Di che parli?- come se non si fosse accorto di nulla, Rufy continuò a scuoterla per le spalle mentre la sua voce diventava più aspra e preoccupata

-Per te....non ricordi quella notte.....quella della festa?- sorrise amara puntando lo sguardo ceruleo in quello pece di lui

-Io non...- boccheggiò qualche istante, privo di parole

-Robin, che succede?- chiese in lacrime il piccolo dottore

-Chopper, andrà tutto bene, vedrai....- il cecchino gli passò le braccia attorno al corpo, portandolo contro il suo petto ed accarezzandolo piano, nascondendo quel doloroso spettacolo ad i suoi occhi dolci ed innocenti

-Ma io....prima Zoro e poi...poi...- cominciò a singhiozzare silenziosamente, inzuppando la salopette del nasone con le sue lacrime, sentendo il respiro farsi sempre più pesante

 

-Io ricordo...- affermò il moro con uno sguardo leggermente spaventato -Ero ubriaco e poi....io....non volevo, Robin!- la scosse violentemente per le spalle

-E invece sono certa che lo volevi....io ho sempre provato qualcosa per te ma tu....mi consideri solo una compagna, niente di più..-

-Non è così, Robin!-

-No? Allora dimmi come stanno le cose....- sussurrò velenosa, ascoltando i respiri irregolari di tutti quelli che le stavano attorno

-Io ti amo, Robin. Ti amo da sempre ma credevo che tu mi considerassi solo un ragazzino e non un uomo o.....qualcuno con cui stare per....per tutta la vita-

-E-E....quella notte?- le lacrime cominciarono a scendere più copiosamente, mentre il suo cuore si gonfiava di una strana ed incontrollata gioia

-Te l'ho detto che ero ubriaco ma non volevo ferirti......vuol dire che è solo colpa mia se tu...- osservò il suo corpo, trasformato in petali fino al petto

-Io....- il ragazzo le prese il volto con le mani, asciugando le piccole lacrime che continuavano a rigarlo

-Non mollare- s'intromise Kiku, osservandoli seri ed irremovibile -Ora sai che qualcuno verrà a salvarti e non devi mollare, capito? Dillo alla tua mente, al tuo cuore e alla tua anima: se continuerai a lottare, lei non ti prenderà-

-Ho capito....- annuì lieve, mentre tutto ciò che restava del suo corpo erano il volto e le braccia

-Robin, mi dispiace..- una minuscola lacrima scese lungo la guancia del moro

-Rufy...- allungò piano una mano verso il suo volto -...ti prego....salvami....- il suo volto e la mano che si trovava a pochissimi millimetri dal volto del ragazzo scomparvero in un turbinio di petali rosa, lasciando i presenti nello sconcerto più totale.

-R-Robin...lei è...- Nami si mise una mano davanti alla bocca con occhi sgranati

-Robin....non può...essere...- singhiozzò il piccolo medico osservando i petali sparire nell'aria

-No, non ci credo- disse il biondo guardando nel punto in cui si trovava la donna fino a pochi istanti prima.

-La sorella......ma che diavolo sta succedendo?- mormorò il cyborg puntando lo sguardo verso la figura immobile dello scheletro, perso in mille pensieri.

-Devono salvarla, sono ancora in tempo...-” risuonò una voce baritonale nella mente di Kiku che si voltò verso il gatto, rimasto immobile per tutto il tempo.

-Cosa vuoi dire?- chiese a voce alta attirando su di sé gli sguardi di tutti

-Per nessuno c'è più speranza ma lei....se continua a lottare potrebbe non prendere la sua anima e potrebbe vivere-”

-Lo sai che non è così. Se anche solo un'anima venisse salvata, il cerchio si distruggerebbe e tutti coloro che sono bloccati sarebbero liberi- concentrò lo sguardo sulla figura statuaria dello spadaccino. Aveva la schiena poggiata al muro, una gamba piegata ed una allungata di fronte a sé, mentre un braccio era poggiato sulla gamba piegata, l'altro era abbandonato inerme al suo fianco.

-E a cosa servirebbe? La maggior parte di noi sono morti, i corpi sono decomposti e non si possono riportare in vita i morti...-”

-Scommetto che la tua anima era verde, un tempo....Non credo che un tipo come te, di cui tutti i mari parlano come se fossi un pericoloso criminale impossibile da catturare, possa essere un tipo arrendevole e privo di speranza!- lo sguardo di tutti si concentrò sulla sua figura formosa e leggermente agitata che, presa dalle parole, aveva cominciato a gesticolare e ad alzare i toni

-Vuol dire che non mi conosci bene, piccola strega. Io ho le mani sporche di sangue come nessun altro e non posso tornare indietro. Ho fatto del male a delle persone solo per salvarmi la pelle, eppure solo ora mi rendo conto degli errori che ho fatto....Nico Robin ha passato la sua intera vita a scappare e sopravvivere e non merita una fine simile, mentre io...-” si guardò le grandi mani con l'occhio vacuo e perso, mentre nella sua testa rivedeva il liquido cremisi scorrergli sulle dita, sui polsi e sulle braccia, ricoprendolo totalmente

-MI STAI DICENDO CHE VORRESTI MORIRE COSÍ? IO SO COSA VUOL DIRE PERDERE QUALCUNO E NON PERMETTERÒ A QUALCUN'ALTRO DI PASSARE QUELLO CHE HO PASSATO IO SE POSSO EVITARLO!!- non si era nemmeno resa conto di aver urlato quelle parole con tutto il fiato che aveva in corpo e non si era resa conto di aver detto tutto con un unico respiro.

-Forse hai ragione....ma tu non sei mai stata da questa parte, non sai cosa si prova a vedere soffrire qualcuno a causa tua....non sai cosa voglia dire non essere amati ma odiati dalla persona che ci sta più a cuore...-” Kiku osservò attentamente la sua figura e, seguendo il suo sguardo, posò gli occhi sulla navigatrice che la studiava attenta

-Di che parli? Che succede?- domandò il cuoco spostando lo sguardo da lei al piccolo felino

-Nulla, dobbiamo andare- si era dimenticata che nessuno, a parte lei, poteva sentire la voce dello spadaccino e, agli occhi dei pirati, quella conversazione non era mai avvenuta.

Di certo avevano visto solamente lei che urlava frasi incomprensibili ad un gatto.

Eppure, seppur non avessero sentito, dalle parole della ragazza i mugiwara capirono che il loro compagno aveva gettato la spugna e non aveva più speranze.

 

Con uno scatto fulmineo, Rufy si alzò in piedi e, afferrando la ragazza per le spalle, la scaraventò contro il muro, lasciando tutti impietriti.

-Dov'è che dovremmo andare? Parli sempre di qualcuno che ruba le anime, che cattura le persone ma chi è? Chi diavolo è che ha rapito il mio migliore amico e la donna che amo? RISPONDI!-

Kiku era senza parole di fronte al dolore e alla rabbia che scatenava quel ragazzo attraverso le sole parole. Nessuno l'aveva mai trattata a quel modo e nessuno si era mai salvato dalle grinfie di quella donna.

Vedendo lo sguardo della ragazza perso nel vuoto e sentendo i respiri smorzati dei suoi nakama, il capitano la scosse di nuovo, ripetendole la stessa domanda.

-Diglielo, onee-chan...- gemette la piccola Riku, rintanatasi dietro le spalle del biondo

-Dire cosa?- domandò il cuoco voltandosi verso di lei

-Diglielo- ripeté con voce rotta dal pianto continuando a stringere la giacca di Sanji, senza ascoltarlo

-Stai tranquilla, andrà tutto bene...- il biondo la prese delicatamente per le spalle e la mise seduta tra le sue gambe incrociate ascoltando il suo singhiozzare incontrollato

 

-Lei è...- la corvina si decise a parlare mentre tutti gli occhi le erano puntati addosso -Quella donna è nostra madre...-

 

 

 

Quella semplice rivelazione aveva aperto gli occhi a tutti, lasciando che il corso degli eventi mutasse inesorabilmente....

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15


 

 

Come scottato dalle parole della giovane, Rufy la lasciò andare e, fissandola con occhi vacui, fece un paio di passi all'indietro.

-V-Vostra madre?- Sanji abbassò gli occhi alla piccola bimba che tremava incontrollata rannicchiata e seduta sopra le sue gambe

-Sì....nostra madre...- Kiku scivolò con la schiena lungo il muro, finendo inginocchio a terra mentre delle piccole lacrime le rigavano il volto. Sembrava una bambola di porcellana oppure uno di quei bellissimi ed incantevoli angeli piangenti che vengono ritratti all'ombra della luna, intenti ad osservare il mondo con occhi vacui e lontani.

Gli sguardi impietriti dei pirati si spostavano dalla maggiore alla minore, guardando con dolore le lacrime che bagnavano entrambi i loro volti.

Sanji abbracciò piano la piccola creaturina tra le sue forti braccia, sentendola piangere contro il suo petto. Agli occhi di tutti sembrò un gesto affettuoso che, fatto da un tipo donnaiolo e frivolo come il cuoco, era carico di parole e sentimento.

-E.....ora cosa...cosa dovremmo fare?- domandò il cecchino con il cuore in gola, passando piccole carezze sulla schiena dell'ancora singhiozzante Chopper

-Non lo so.....non so più nulla, ormai....- Rufy si prese la testa fra le mani, perso in mille pensieri.

Quel piccolo gesto fece cadere tutti nello sconforto più totale, facendo loro capire la gravità della situazione: se anche il capitano si era gettato nello sconforto più totale, la situazione era più grave del previsto.

 

 

Zoro, rimasto muto e in disparte per tutto il tempo, si guardò attorno muovendo in modo frenetico la coda. Si trovava in un angolo della stanza e, di fronte a sé aveva tutti i presenti che, più o meno, sembravano tutti frastornati o storditi: Rufy scuoteva in modo energico la testa, sussurrando parole udibili solo da se stesso; Kiku, di fronte a lui, fissava il vuoto e piangeva silenziosa ed incontrollata, come esanime; Sanji ed Usopp si scambiavano occhiate tristi mentre cullavano rispettivamente Riku e Chopper, entrambi singhiozzanti ed affannati; Franky e Brook si guardavano attorno spaesati, calcolando cosa e se dire qualcosa; nell'angolo opposto al suo, Zoro poté vedere un'angosciata Nami che, con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le braccia, stava chiaramente piangendo.

É inutile che ti nascondi.....ti vedo....” pensò il gatto, muovendosi sinuosamente verso di lei.

La corvina vide la scura figura dello spadaccino passarle davanti con un'espressione mista tra rabbia e dolore e, con passo di marcia, dirigersi verso la navigatrice.

Non capiva cosa le fosse preso per mettersi a piangere in quel modo ma, il solo ricordo di sua madre e del dolore che aveva causato loro, l'aveva intontita e portata in uno stato di trance.

Seguendo con la testa i suoi lenti passi, Kiku vide Zoro sedersi accanto alla ramata ed accarezzarle piano la spalla.

Non può sentire il tuo tocco e lo sai....sciocco...” sorrise amara tra le lacrime

..Ma cosa...?” si stupì, nel vedere Nami alzare di scatto la testa e cercare qualcuno o qualcosa al proprio fianco.

Coprendosi l'occhio destro ed osservando quello che avrebbe visto chiunque, Kiku vide il gatto ad un paio di metri di distanza che, seduto sulle zampe, la fissava solamente.

Com'era possibile che qualcuno oltre a lei e sua sorelle potesse percepire il tocco di un'anima? Eppure quel ragionamento le era familiare, come se avesse sentito parlare di qualcuno in grado di farlo.

Fulminata da quell'idea scattò in piedi e, sotto gli sguardi sorpresi ed attoniti di tutti, si recò in un'altra stanza asciugandosi il viso, che, privo di lacrime, sembrava serio e deciso.

-C-Che le è....preso?- deglutì il cecchino

-Non lo so, ma sembrava piuttosto decisa a fare qualcosa Yohohohoh-

-E....cosa?- singhiozzò il piccolo medico tirando su col naso

-Forse è andata a prendere un'accetta per ucciderci tutti e poi avrà in mente di eliminare i nostri corpi.

Chissà che puzza la carne decomposta.....Ooooooh, ma io non ho più carne perché sono uno scheletro!! Yohohohoho!-

I mugiwara guardarono lo scheletro con un misto di pietà ed incredulità sul volto, mentre un gocciolone scivolava sulle loro nuche.

-Ma ti sembra il momento di fare ragionamenti simili?- sbraitò il cuoco con una sfilza di denti a squalino, facendo sobbalzare la piccola tra le sue braccia

-Il fratello ha ragione, non è il momento di dire certe caz....ehm....sciocchezze!- si grattò la testa il cyborg

-Anche tu devi stare attento a quello che dici, Franky- lo bacchettò il cecchino, facendo ridere leggermente il piccolo medico

-Ma che dite, ragazzi? Vi sembra il momento di litigare o fare gli idioti?- entrò in gioco la navigatrice, osservando le occhiate divertite che si lanciavano i suoi nakama.

-Smettetela di fare gli scemi. Non avete capito che abbiamo perso Zoro e Robin e non li rivedremo mai più?- affermò atono il moro, smorzando la piccola vena d'allegria che si era venuta a formare tra loro.

-Non dire così, Rufy! Non è da te abbatterti!- affermò Usopp

-Sì, il nasone ha ragione: da quando ti dai per vinto se un compagno chiede il tuo aiuto? Ancor meglio se i compagni sono due, no?-

-Il fratello biondo ha ragione, capitano! Non dobbiamo mollare-

-Sì, Rufy-san! Non mollare Yohoh-

-Sì...non mollare...- Chopper si asciugò con estrema velocità le lacrime, osservando gli occhi spalancati e stupiti del capitano

-Io......non so che dire....-

-Alzati, che dobbiamo raggiungere Zoro e Robin- sorrise la rossa, porgendogli la mano.

Rintronato dal panico che lo aveva assalito, non si era nemmeno accorto che la navigatrice si fosse alzata e gli fosse arrivata di fronte.

Ma che cosa gli era successo per mollare così facilmente una battaglia? Monkey D. Rufy non si abbatteva al primo colpo, non se due compagni gli chiedevano aiuto!

Ma che sciocco....sono solo uno stupido ad essermi abbattuto così.....per quale motivo poi? Non lo so....”

Con il suo solito sorriso a trentadue denti afferrò la mano della ragazza e balzò in piedi con uno scatto, rimettendosi a posto il cappello sulla testa.

-Riuscirete a sconfiggerla!- la piccola Riku si alzò in piedi e, scostandosi dal caldo abbraccio del cuoco, si mise al centro della stanza focalizzando tutta l'attenzione su di sé.

-Ma....è tua madre....- sussurrò Nami, mentre caldi ricordi le sfioravano il cuore

-Lo so, ma è cattiva. É sempre stata cattiva con tante persone e voglio che nessuno debba più soffrire, io.....non la voglio una mamma che mi fa del male!- strinse i pugni e si asciugò con testardaggine le lacrime che, più testarde di lei, non avevano intenzione di fermarsi.

Rufy, voltandosi verso di lei, la raggiunse con un paio di falcate e, dopo essersi inginocchiato ed aver raggiunto la sua altezza, la strinse al petto, facendole poggiare la fronte sulla sua spalla.

-Se è quello che vuoi, smetterai di soffrire. Te lo prometto, piccola- sussurrò tra i suoi capelli, ascoltando i suoi singhiozzi soffocati sul proprio petto.

Tutti sorrisero, inteneriti dalla dolcezza del loro capitano e dal piccolo sorriso che, seppur timido, affiorava pian piano dalle salate gocce di speranza che allagavano un paio di occhioni azzurri e profondi come il cielo.

-G-Grazie....gr....grazie...- nascose il viso nella stoffa della sua casacca rossa, inzuppandola leggermente.

 

-Ehi....che succede, Riku?- Kiku entrò nella stanza, stupita dai sorrisi ebeti dei presenti e dalle lacrime della sorella

-N-Niente onee-chan...- si staccò dal petto di Rufy, asciugandosi di nuovo il viso e tirando su col naso

-Cos'è quel libro?- domandò il moro mettendosi in piedi ed indicando il tomo che la corvina stringeva al petto

-É un vecchio manuale ma....no, non si può definire manuale ma...è una sorta di diario, ecco- arrossì imbarazzata, aprendo il volume sul tavolo.

Si precipitarono tutti ad osservare ciò che vi era scritto sopra, salendo, alle volte, uno sulle spalle dell'altro.

-Non salirmi addosso, razza di morto vivente-

-Hai ragione, Usopp-san....sono un morto vivente YOHOHOHO-

-No....n-no....togliti di dosso, Franky....non puoi poggiarti su di me, ma ti rendi conto di quanto tu sua pesante?!-

-Scusa fratello, non volevo.....-

-Ehi, Nami-san! Perchè non ti siedi accanto a me?-

-Io posso salirti sopra, Sanji?-

-No, tu non pesi meno di Franky!-

-Ma non sono fatto di metallo!-

-Sì, ma dovrai pur metterla da qualche parte tutta la roba che spazzi dal tavolo, no?-

-Beh......allora mi metto tra Usopp e Brook hihihih-

-Perché non ti siedi accanto a me, Nami-san?-

-Grazie Brook. Vieni, Chopper, puoi sederti accanto a me-

-Grazie, Nami-

-Ma....io volevo sedermi tra Nami-swan e la dolce Kiku....-

-E non disperare, sarà per un'altra volta!-

-Taci, stupido pinocchio!-

 

Kiku e Riku, sedute una accanto all'altra, osservavano mute e stravolte lo strano siparietto che si era venuto a creare tra quegli strani personaggi che continuavano a definirsi pirati.

Ma sono davvero dei pirati? Seriamente? Ma dove sta finendo questo mondo...” con un sospiro, la corvina si portò una mano alla testa, sentendo il mal celato divertimento della minore che, con gli occhi socchiusi, ridacchiava allegra.

Sorrise, osservando di nuovo quel buffo e mal assortito gruppo di ragazzi e, in cuor suo, sapeva che nonostante l'aspetto erano persone forti e caparbie e contava su di loro per liberare l'isola da quella terribile leggenda.

-Allora, siamo tutti sistemati. Puoi anche leggere se devi dirci qualcosa- sorrise cordiale la ramata, accarezzando il pelo del gatto accoccolato sulle sue ginocchia.

-Bene...se siete tutti a posto, vorrei leggervi questo...ehm....diario...-

-Ma non è il tuo vecchio diario, onee-chan? Quello su cui descrivevi le anime, i colori e tutto il resto?- si alzò leggermente sulle ginocchia, riconoscendo l'elegante grafia della maggiore

-Sì e credo che avrò altro da appuntare. Sulla fermezza e l'immobilità di un'anima; un'anima forte e singolare...- sorrise di sbieco, fissando il capitano che ricambiò con un'occhiata interrogativa

-Bene e cosa ci sarebbe di così importante nel tuo diario?- chiese il cyborg con una punta di scetticismo nella voce

-Lei....mia madre...- tremò in modo impercettibile, mentre la biondina spalancò un poco gli occhi -Lei mi aveva raccontato, quando ero ancora piccola, di come funzionassero le sue leggi. Lei prendeva le persone, ne tirava fuori l'anima e si divertiva nel vederle soffrire. Cercava di farmi capire che quella fosse una cosa giusta da fare e si sa: i bambini fanno solo ciò che gli dicono i genitori. All'epoca ero davvero piccola ma anche molto sveglia.....abbastanza dal vedere la sua crudeltà....- abbassò lo sguardo alle pagine consumate di quel tomo dimenticato

-E c'è qualcosa di importante? Un modo per salvare i nostri compagni?- domandò Rufy con sguardo serio

-Sì, c'è. Devo ringraziare la rossa e lo spadaccino per essermene ricordata- guardò in loro direzione

-Cosa? E perché?- la ramata la squadrò interrogativa, mentre Zoro alzò di poco il muso e drizzò le orecchie.

-Cosa avremmo fatto?...Sono curioso di sentire, piccola streghetta-” sentì rimbombare la sua calda voce nella testa, mentre la sua scura figura era sdraiata a terra con la testa poggiata sulle diafane gambe di Nami

-Avete fatto molto. E tu, spadaccino, smettila di chiamarmi a quel modo, non sono una strega!- puntò l'indice contro il suo invisibile interlocutore, mentre i pirati si scambiavano occhiate divertite ed interrogative

-Ma....di che parli?- la rossa abbassò lo sguardo al micetto che, come divertito, le solleticava le gambe con movimenti lenti e pigri della coda.

-Nulla, nulla.....possiamo riprendere il discorso, se volete- con un ultimo sorriso divertito in direzione del volto impassibile dello spadaccino, Kiku prese a sfogliare il libro, alla ricerca di ciò che la interessava

-Di cosa stavi parlando? Ah, sì....Zoro e Nami hanno fatto qualcosa che ti ha fatto ricordare...ehm....qualcosa?- si grattò la testa, facendo ricadere il cappello sulle spalle

-Ma stai a sentire quando uno parla? Ha detto che conosce un modo per salvare i nostri compagni- spiegò con calma il cecchino

-Mi spiace deludervi, forse potrete salvare l'archeologa ma....- fissò nuovamente lo sguardo su Zoro con una vena di tristezza nella voce -....potete provare a salvare anche lui, ma il risultato non è garantito-

-Quante possibilità abbiamo?-

-Beh.....forse parliamo di meno del dieci per cento di possibilità di salvarlo. Se invece la vostra compagna sta tuttora combattendo con la convinzione che la salverete, il successo è assicurato- cercò invano di condire la sua negatività con la buona notizia riguardante Nico Robin.

-Adesso non preoccupiamoci di calcoli o cose varie, dicci quello che sai- ribatté perentorio il capitano, facendo sfuggire un sorrisetto divertito a tutti.

In fondo, anche se avessero dovuto affrontare qualcuno di così pericoloso da non avere nemmeno una minuscola probabilità di vittoria, Rufy non si sarebbe mai e poi mai sognato di mollare prima di averle suonate a qualcuno.

-Allora, qui ho scritto le parole che vengono riportate anche in molti libri di leggende varie. Alcune sono solo dicerie, ma altre, seppur sembrino frivole, sono reali e tangibili. Ora vi leggerò quello che c'è scritto...-

Trovata la pagina giusta, si apprestò a leggere le parole scritte in un tempo così lontano ma così palpabile nel medesimo istante, quasi le stesse scrivendo in quel momento, davanti gli occhi dei pirati

 

-”Secondo note dicerie popolari, quest'isola dal nome tanto macabro quanto sporco di sangue, è abitato sin dalla sua nascita da una creatura dall'aspetto tanto dolce quanto falso. É una donna di bell'aspetto che, spesso, si nasconde tra gli abitanti ma, appena ne ha la possibilità, rapisce persone in modo casuale e privo di schema. Scompaiono sempre più spesso piccoli orfani, anziane donne turbate dalla morte di un figlio o di un marito, ragazzi e ragazze che hanno perso l'amore di un padre, una madre o della loro anima gemella, bambini sgridati dai genitori e tante altre persone di tutte le età, etnie e ceti sociali. Dopo tanto tempo si è finalmente capito lo schema della leggendaria figura misteriosa: rapisce solo chi ha subito da poco un dolore al cuore e, tutti coloro che hanno subito perdite o danni di ogni genere, si apprestano sempre più spesso a lasciare l'isola per dirigersi nei quattro angoli del mondo. Nonostante le persone scompaiano, gli animali del posto continuano a moltiplicarsi e di rado si sentono i loro versi; ciò è dovuto al fatto che quelle bestie sono i resti della anime degli scomparsi ma, da secoli, nessun animale è mai morto e la popolazione delle foreste è aumentata...”-

 

-Il silenzio...- sussurrò il piccolo Chopper tremando un poco

-Cosa?- domandò in sua direzione la piccola Riku

-Quando siamo scesi, mi sono accorto da subito che vi erano molti animali, eppure c'era troppo silenzio-

-Per me che posso vedere e sentire la realtà, quest'isola è piena di rumori e caos...- sospirò sovrappensiero Kiku, socchiudendo per un lungo attimo gli occhi

-Ma allora.....sei tu la persona a cui si riferiva Zoro....- con lo sguardo perso tra le venature scure del basso tavolino, Nami attirò l'attenzione con il suo leggero ed incontrollato tremore

-Io? Ma di che parli?-

-Sì, Kiku, sei tu. Zoro mi ha detto che per lei l'isola è rumorosa e piena di orrori. Sei tu quella lei che citava in continuazione- spiegò tutto con un solo fiato, ricordandosi di quegli strani incontri con il suo buzzurro

-Cosa? Tu hai incontrato lo spadaccino dopo che è scomparso?- si inquietò leggermente osservandola scrupolosa

-Sì, ma è successo solo in sogno e non........non so perché....- riposò lo sguardo sul gatto mezzo addormentato e riprese ad accarezzarlo, affondando le dita nel suo manto scuro e morbido

-Questo da delle fondamenta alla mia teoria....Ora lasciate che vi legga il seguito e riuscirete finalmente a capire...-

Con un cenno d'assenso di gruppo, i mugiwara si apprestarono ad ascoltare quella dolce voce carica di nostalgia e freddezza che accarezzava piano il loro udito

 

-”Nessuno sa dove siano finiti gli sventurati che la misteriosa donna catturava dato che, seguendo le poche tracce a disposizione, nessuno è mai riuscito ad addentrarsi tanto in profondità nel bosco e, di conseguenza, non si sono mai ritrovati né abiti né oggetti appartenuti alle vittime; anche i loro corpi sono scomparsi assieme a quel delicato suono che tutti sentivano. É difatti il suono di un flauto a presagire la morte di qualcuno, un flauto che viene da lontano e che solo lo sventurato riesce a captare. Nonostante non vi sia mai stato il caso di un ritrovamento o di un qualche segno degli scomparsi, vi sono delle incisioni in una grotta che si trova sul fianco dell'alta montagna che si innalza sull'isola; quest'iscrizione è stata tradotta da una lingua antica e riportata nelle leggende popolari, ecco cosa narra: <

Le loro anime, però, saranno condannate a vagare per l'eternità sotto altra forma su questa terra, osservando impotenti il dolore dei loro cari, soffrendo con loro nell'ombra. C'è un solo modo per sciogliere la maledizione: c'è bisogno di della compassione e della presenza dell'unica persona che può vedere e sentire l'anima dello sventurato. Questa persona è difficile da trovare ma è altrettanto facile da riconoscere dato che la sua anima è legata da sempre allo scomparso, anche se i due non si sono mai conosciuti: si tratta dell'anima gemella>>.

Non si sa né come né perché ci sia bisogno dell'anima gemella di una delle vittime e non si sa nemmeno come essa possa aiutare. Si può solo dire che se anche una sola anima sfuggisse dalle catene della donna chiamata Shiroi me , tutte le anime sarebbero finalmente libere...”-

 

 

-Cosa vuol dire “Shiroi me ”? Presumo sia giapponese..- rifletté ad alta voce Sanji

-E presumi bene, in giapponese vuol dire “ Gli occhi bianchi” e credo sia lampante il perché- sorrise amara, passando due dita sulla palpebra destra che celava il suo occhio

-Comunque la leggenda non ci dice molto, solo che serve la presenza dell'anima gemella...-

-Franky-san ha ragione, non ci dice come questa persona possa aiutarci....-

-Ma poi cosa c'entrano Zoro e Nami col fatto che tu ti sia ricordata di questa storia?- intervenne il cecchino

-C'entrano perché prima l'anima dello spadaccino ha donato una leggera carezza sulla spalla della rossa ma lei non avrebbe dovuto percepirla, eppure...-

-Io ho sentito una specie di carezza sulla spalla ma quando ho alzato lo sguardo, il gatto era distante da me qualche metro...- alzò gli occhi al soffitto per poi ripuntarli sulla corvina

-Non avete capito, vero?- chiese secca

-No- risposero in coro

-Ora vi spiego: solo l'anima gemella del qui presente spadaccino dalla testa di coccio avrebbe potuto sentire una carezza e se aggiungiamo anche i sogni in cui lei vedeva la sua anima....insomma, siete davvero così ottusi?!-

-V-Vuoi dire che.....che......NAMI-SWAN É L'ANIMA GEMELLA DEL MARIMO??!!! NON PUÒ ESSERE VERA UNA TALE ASSURDITÀ!!- Sanji balzò in piedi con occhi furenti

-Yohohhohohohohoho, ora ho capito!!- prese a ridere il musicista, osservando la sfuriata del cuoco

-Anche io, mucchietto d'ossa!- gli fece il segno dell'ok il carpentiere

-Anche io, boss, e devo dire che lo sapevo già!-

-Davvero, Usopp??- domandò con occhi luccianti il medico, alzandosi dal suo posto e zampettando allegro verso il compagno, pronto ad ascoltare una delle solite balle

-Io non capisco....- Rufy si infilò un dito nel naso, osservando dubbioso i compagni

-Ora ti spiego: i tuoi due compagni, quello dai capelli verdi e quella dai capelli rossi...- Riku cominciò a spiegargli brevemente i fatti, aspettandosi una qualche reazione

-Intendi Zoro e Nami?-

-Sì, loro. Loro sono anime gemelle e vuol dire che sono destinati a stare insieme per sempre-

-Ma loro staranno insieme per sempre, sono amici e tutti noi lo siamo- ribatté con un sorriso ingenuo

-Intendo dire che si ameranno, si scambieranno baci ecc...-

-Ah, ora ho capito. Ma questo lo sapevo già!- affermò con un sorriso a trentadue denti, mentre tutto il caos attorno a lui si bloccava di colpo

-C-Cosa?-

-Sì, Sanji, l'ho capito da tanto che quei due si amavano, era facile notarlo, perché?-

Le mascelle di tutti i presenti arrivarono fino al suolo e, se non vi fosse stato un pavimento, avrebbero, con molta probabilità, raggiunto l'altro estremo del mondo

-T-Tu....lo sapevi?- chiese la navigatrice, ancora sotto shock

-Ma....sì, ora che ce lo fai notare, capitano...era evidente.....- Franky si prese il mento tra indice e pollice

-Hai ragione, Rufy-san! Ora mi toccherà creare una canzone per il nuovo amore sbocciato! Yohohoho-

-Ma....cosa....come...?- ancora sorpresa dalle parole appena udite, Nami non riuscì a formulare una frase di senso compiuto e sentendo le guance andare a fuoco cercò di scostare gli occhi da quelli dei compagni.

Riabbassò lo sguardo nocciola al musetto del piccolo felino che la osservava curioso e si chiede mentalmente se Zoro fosse imbarazzato quanto lei oppure no per ciò che aveva sentito.

-Smettetela di giocare, è ora di andare!- Kiku si alzò in piedi e, dopo aver chiuso il libro, prese la benda che aveva lasciato cadere vicino al tavolo

-Aspetta, dove dovremmo andare?- s'incuriosì Usopp

-Ricordi la grotta in cui sono state trovate quelle incisioni? So dove si trova e, con molta probabilità, è lì che lei li cattura...-

Seguendo l'esempio della giovane, tutti si alzarono in piedi e, dopo aver rimesso in moto i muscoli ed essersi mentalmente preparati a ciò che li attendeva, uscirono uno dopo l'altro dalla casetta, osservando il sole di metà pomeriggio che illuminava la distesa d'erba attorno a loro.

 

 

-Tu lo sapevi? Parlo della storia dell'anima gemella....-” la giovane Kiku osservò la figura scura di Zoro che camminava accanto alla rossa

-Ovviamente, altrimenti perché avrei detto a Nami che lei è l'unica a potermi salvare?...-”

Prima di rimettersi la benda e far scomparire quell'anima dalla sua vista, la corvina notò un leggero colorito verde illuminarlo all'altezza del cuore ed un filo rosso unire la sua mano sinistra a quella della ramata.

Il filo rosso del destino, eh?...” sorrise sovrappensiero, e, voltando leggermente la testa nell'atto di rimettersi la benda, vide un altro filo che, dalla mano del giovane capitano, si perdeva nella foresta “Che lui sia....sorrise furba, rimettendosi finalmente la benda e vedendo scomparire dalla sua vista il ghigno strafottente dello spadaccino

 

 

La storia aveva svolte strane ed i pirati vissero momenti così assurdi che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare quell'avventura.....

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


A Piper e alla sua infinita gentilezza​





CAPITOLO 16

 

Camminavano in silenzio, stando attenti a tutto ciò che accadeva loro intorno.

Gli alberi tinti di rosso e giallo dalla stagione, che predominava su quell'isola formavano una specie di tunnel ed i timidi raggi di sole pomeridiani faticavano ad attraversare quel soffice manto naturale ma, facendo capolino tra una foglia e l'altra, colpivano il terreno umido sotto i loro piedi, rendendo tutto più luminoso. Grazie a ciò, i nostri eroi si trovarono a passeggiare in uno di quei bellissimi paesaggi che vengono dipinti in vecchi quadri e che si vorrebbero visitare a qualsiasi costo.

Peccato che non fossero esattamente dell'umore adatto per certe considerazioni.

In testa al gruppo, Kiku guidava i pirati verso la montagna; accanto a sé la piccola Riku camminava allegra chiacchierando con un divertito Chopper di giochi e buffi scherzi; dietro di loro, Rufy ed Usopp, entrambi a testa bassa ma con uno sguardo meno triste di prima, si facevano forza l'un l'altro, lanciandosi occhiate e sorrisi amichevoli; Brook aveva improvvisato una piccola canzoncina priva di parole e, sulle note della chitarra, Franky mimava alcune piccole pose e passi di danza privi di schema; a chiudere il gruppo, Sanji e Nami non parlavano né si guardavano ma lui, finalmente uscito da quella casa, si stava fumando con gusto la sua sigaretta.

Un passante occasionale avrebbe potuto guardarli da lontano e, osservandoli uno ad uno, pensare che si trattasse di un semplice gruppo di ragazzi intenti a fare una scampagnata nel bosco, per passare il tempo nell'aria frizzante di un solito autunnale pomeriggio. Eppure, nonostante l'aria spensierata, ognuno di loro era carico d'ansia e tensione e, tra risate e note danzanti, l'angoscia per l'imminente avventura era ormai palpabile.

Nami alzò lo sguardo dalle foglie degli alberi che passavano sotto i suoi piedi all'esile figura di Kiku, distante da lei e coperta da quelle più grosse ed imponenti dei suoi nakama. Presa da un improvviso moto di curiosità e volendo trovare risposte alle sue piccole domande, la rossa si fece largo tra i compagni e si affiancò alla giovane sotto gli sguardi noncuranti degli altri.

-Ehi!- salutò con un sorriso ed un cenno della mano

-Che vuoi?- rispose fredda, senza nemmeno guardarla

-Ecco io....sei certa della strada?- cercò di rompere quella fredda atmosfera

-Certo...non è che ti dispiacerebbe metterti dall'altra parte?- domandò a bruciapelo

-Eh? Ah, certo!- senza accorgersene, la navigatrice si era messa alla sua destra, proprio nel suo punto cieco -Scusa, è che sono abituata a mettermi a destra delle persone- ragionò a voce alta

-È per via dello spadaccino....- la squadrò la corvina, facendole venire i brividi per il colore chiaro dell'occhio sinistro

-Cosa?-

Sembra che il suo occhio sia fatto d'acqua..ghiacciata...”

-Zoro, il vostro compagno. Ha l'occhio sinistro cieco e per questo ti metti sempre alla sua destra. Forse hai preso l'abitudine di farlo con tutti senza nemmeno rendertene conto.....- si toccò con la punta delle dita la benda che le copriva la parte destra del volto e Nami, per la seconda volta, vide quella che sembrava essere nostalgia riempirle gli occhi.

-Forse hai ragione, ma perché sembri così nostalgica?- non aveva più voglia di intavolare altri discorsi e decise di andare dritta al punto

-Io? Io non..-

-Non mentire, anche quando mi hai parlato della mia anima hai detto delle parole che.....sembravano rivolte più a te che a me- spiegò brevemente, senza giri di parole

-So quello che provi per....lo spadaccino...- puntò l'occhio azzurro sul micetto che, appollaiato sulle spalle di Nami, ronfava tranquillo -Io....mi sono successe molte cose che vorrei dimenticare..- il suo sguardo divenne serio e triste e la rossa ebbe quasi l'impressione che stesse per scoppiare a piangere

-Ha a che fare con questa leggenda?- abbassò il tono ed ammorbidì la voce, osservando un piccolo sorriso dolce amaro spuntare sulle rosee labbra della giovane.

-No, ma c'entra con mia madre...Lei mi ha portato via qualcuno di importante, mentendomi e facendomi del male- si morse un labbro e le sue guance si tinsero di rosso per la rabbia

-Se non vuoi parlarne, non sei costretta- osservando la reazione della corvina, Nami mosse velocemente le mani davanti a sé e, se possibile, abbassò ancor di più il tono

-Sei molto gentile, ma credo che avrei bisogno di parlarne un po', sempre se vuoi ascoltarmi- alzò lo sguardo su di lei. Era uno sguardo dolce e triste che chiedeva aiuto in modo silenzioso e la ramata non poté far altro che annuire con un tenue sorriso.

-Conosci la leggenda del filo rosso del destino?- la voce tremante tradiva la sua timidezza

-No, perché?-

-Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi. Sembra strano ed infantile, ma è vero, anche se la leggenda è un po' differente dalla realtà-

-Vuoi dire che ognuno di noi ha qualcuno a cui è già predestinato?- alzò le sopracciglia, mostrando tutto il suo scetticismo

-Sì, ma potremmo anche non incontrarla mai quella persona a cui siamo legati. Devi sapere che le anime gemelle sono davvero legate da un filo rosso che le unisce da sempre e, seppur sia difficile, non è impossibile che le due anime si trovino e vivano per sempre insieme-

-Sembra una fiaba- affermò divertita

-È vero, lo sembra- l'appoggiò con un sorriso

-Ma se tu dici che è vero, vuol dire che hai visto il filo?- alzò la mano sinistra, osservandone il mignolo

-Ti lega allo spadaccino e tu provi qualcosa per lui, giusto?- indicò il felino con l'indice, per poi spostarlo al suo viso

-Io...ecco non..sì, è vero ma...come potrò salvarlo?- le guance si tinsero di rosso quasi come i suoi lunghi capelli ed i labbro venne torturato tra i denti

-Questo non so dirvelo nemmeno io, so solo che puoi farlo- annuì seria, riportando lo sguardo alla strada di fronte a sé

-Aspetta un momento, questo cos'ha a che fare con la tua storia?-

-Io....incontrai un ragazzo, tempo fa e mi innamorai di lui- arrossì vistosamente, portando l'iride color cielo tra le foglie rosse degli alberi

-Davvero? Non lo avrei mai immaginato. È per questo che hai detto di sapere ciò che provo?-

-Sì, perché sei così dubbiosa?- domandò di rimando

-No, è che prima vi siete parlati o almeno così mi è sembrato e tu hai sorriso in un modo strano e....mi è sembrato che foste....molto intimi, ecco- si morse un labbro, nella vana speranza di potersi rimangiare quanto detto

-Non siamo “intimi”, come dici tu. Dimmi, se tu fossi rinchiusa da qualche parte ed avessi un'unica persona con cui parlare, non si creerebbe un rapporto di amicizia?- sorrise eterea

-Ecco....penso di sì- annuì un paio di volte con la testa

-È esattamente quello che è successo allo spadaccino....-

-Allora: tu sai ciò che provo perché....sei stata innamorata- affermò con una punta di malizia assottigliando lo sguardo

-Sì, è così. Non è nemmeno successo molto tempo fa, forse un anno o un anno e mezzo fa....- sospirò osservando gli occhi nocciola della sua interlocutrice -Il suo nome era Kayne ed era un viaggiatore solitario. Diceva sempre di voler girare tutto il mondo ma, dopo solo una settimana passata qui, mi disse di essersi innamorato di me e di voler restare qui-

-Un tipo molto deciso ed anche molto romantico- commentò dolce la rossa

-Ed era anche molto bello. Aveva dei capelli corti, di un biondo cenere molto chiaro, ed un paio di occhi verde smeraldo, mentre il suo fisico era asciutto e tonico e la sua pelle abbronzata a causa dei viaggi per mare. Era dolce, romantico ed anche sicuro di sé, ma non era uno spaccone. Un giorno però, mi disse di sentirsi male, disse di avere mal di testa ed una strana voce che gli ronzava nelle orecchie-

-Non ci credo! Ma perché proprio lui?- Nami tentennò, immaginandosi la fine di quel racconto

-Lui era orfano e forse è per questo che lo prese. Una notte, dopo essermi assicurata che dormisse sereno, andai nella grotta ed incontrai quella donna da cui ero scappata con Riku. Lei mi disse che era un ragazzo perfetto per poterlo lasciare nel bosco e quando le dissi che lo amavo, scoppiò a ridere affermando che, con il dolore, sarei presto diventata come lei. Non puoi capire cosa ho provato nel vedere Kayne arrivare come in trans alla grotta- abbassò lo sguardo ai piedi, torturandosi le dita

-Cosa? Davvero?- si mise una mano sulle labbra, immaginandosi il dolore di quella povera ragazza e pensando che la musica alle sue spalle fosse troppo allegra per fare da colonna sonora ad un racconto tanto straziante

-Lei gli mise le mani nel petto, dopo avermi imprigionata tra degli spuntoni di roccia apparsi dal nulla. La vidi, la sua anima verde come i suoi occhi, l'anima di un guerriero solo e comunque pieno di speranze per il futuro, che veniva trasformata in qualche animale. Non seppi cosa ne fece, della sua anima, perché svenni con le sue risate divertite nelle orecchie e mi risvegliai nella radura dove c'è la mia casa, con Riku che mi chiamava tra le lacrime. È stato un dolore davvero straziante e da allora mi sono rinchiusa nella mia piccola casa, mentre la mia sorellina cresce e si diverte spensierata- passò lo sguardo alla testolina bionda di Riku, che ascoltava estasiata le avventure che il piccolo medico le raccontava. Le parve di sentire qualcosa riguardante ad un'isola nel cielo e si chiese che razza di avventure avessero vissuto quei pirati.

-Scusa se lo domando, ma come mai tu e tua sorella siete così diverse?- la voce di Nami la fece voltare di nuovo verso di lei con uno sguardo interrogativo

-Che intendi?-

-Insomma avete gli stessi occhi azzurri ma la pelle, la forma del viso, i capelli ed anche il carattere sono leggermente diversi. Forse sto dicendo solo delle sciocchezze ma....-

-Non siamo proprio sorelle- le parole di Kiku bloccarono quelle della rossa che, stupita, fissò la piccola che si trovava alla destra della ragazza

-Davvero? Ma....avete comunque gli stessi occhi- affermò convinta

-Quel demone che è nostra madre voleva avere un figlio simile a lei ed ha cominciato ad usare alcuni uomini per avere dei bambini. Io sono nata con metà del volto uguale al suo e mio padre aveva la pelle molto chiara ed i capelli neri. Il padre di Riku, invece, doveva avere i capelli biondi e la pelle leggermente più scura della mia; lei ha solo quello strano sesto senso per le persone che stanno per essere rapite. Non vede né sente quello che vedo io, ma appena si ferma a guardare un gruppo di persone appena arrivate sull'isola, riesce ad individuare il prossimo sfortunato-

-Ho capito, ma se né tuo padre né il suo avevano gli occhi azzurri, vuol dire che...-

-Lei può far cambiare colore ai suoi occhi e da rossi diventano azzurri e la sua pelle può diventare normale e liscia, è così che, alle volte, scende in paese a scegliere le vittime di persona- strinse i pugni lungo i fianchi, digrignando i denti in una sorta di ringhio mal trattenuto.

-Vuoi dire che...potremmo anche averla incontrata per strada e....non essercene accorti?- deglutì rumorosamente, sperando in una risposta negativa.

-Potreste, è vero. Ma lei non ha mai contatti con coloro che rapisce prima di prenderli- scosse la testa a destra e sinistra, muovendo la treccia sulla schiena.

-Ho capito...-.

La conversazione finì lì ed il silenzio tornò a regnare tra loro, rotto solamente dalle note allegre del musicista.

 

 

Continuarono a camminare per un po' e, quando finalmente arrivarono ai piedi della montagna, il sole era quasi al tramonto.

Gli alberi sembravano ancor più brillanti con la luce rosso-arancio del sole e l'aria si stava lentamente rinfrescando.

-È meglio se rimandiamo il tutto a domani, non è un bene camminare per gli stretti sentieri della montagna col buio, anche se non dobbiamo percorrere molta strada- affermò Kiku.

-Cosa? Sul serio? Non abbiamo tempo da perdere!!- protestò il capitano.

-Possiamo dormire nella radura, tra quegli alberi lì e prepararci per domani- aggiunse la ramata indicando un punto imprecisato alla sua sinistra.

-Io potrei trovare un po' di castagne da mangiare- sbuffò una nuvoletta di fumo il biondo

-Potremmo anche trovare qualche bacca- pensò il cecchino guardando i cespugli attorno a sé.

-Allora mangeremo qualcosa che Usopp e Sanji cercheranno nel bosco e poi, dormiremo su dei letti di foglie. Non è male!-

-Sì, la sorella ha ragione, meglio riposare un po'-

-Concordo con Nami-san-

-Allora è deciso!- sorrise il capitano.

 

 

Dopo aver fatto il pieno di castagne e bacche cucinate alla meglio da cuoco, andarono a dormire su delle specie di materassi che Nami, Kiku, Riku e Chopper avevano preparato con le foglie trovate lì attorno.

La radura in cui si erano stanziati non era molto grande né molto piccola ed era cintata dagli alberi che, con il calar della notte, erano diventati oscuri sorveglianti dei loro sogni.

Nonostante la frescura autunnale, si addormentarono tutti più o meno serenamente e nessuno si accorse di un paio di occhi verde brillante che si allontanavano furtivi nella foresta per poi seguire il sentiero su per la montagna.

 

 

Chissà come mai Zoro si era allontanato furtivo dai compagni....

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Dedicato a tutti voi che continuate a leggere ciò che scrivo.
Grazie....




CAPITOLO 17

 

Doveva allontanarsi il più possibile da loro, era solo questo che gli ronzava in quella piccola testa da gatto.

Aveva agito d'istinto, scappando velocemente nella foresta al calar delle tenebre, ma in quel momento, alla luce del sole che albeggiava e verso quella che sapeva essere la sua fine, si pentì di aver seguito il proprio istinto.

Continuavano a dire che lo avrebbero salvato, ma sapeva di non avere più speranza. Al contrario, se la sua anima fosse stata ancora nel corpo, Robin sarebbe potuta tornare indietro, al sicuro, ma c'era bisogno di sbrigarsi ed era per quel motivo che si era avventurato di notte tra gli alberi bui e su per quella rovinosa montagna: assicurarsi dell'esistenza di una scappatoia per la compagna.

Si fermò per un paio di secondi e, voltando la testa indietro, vide solo una tortuosa discesa che, ruotando tutt'attorno alla montagna, era l'unica strada per tornare sui propri passi.

Zampettò verso il bordo del dirupo e, guardando in basso, si rese conto di aver percorso già molta strada. Si stupì per non aver perso l'orientamento ma, se qualcosa ti attira come un'ape al miele, è difficile perdere la bussola.

Così si sentiva Zoro: un'ape richiamata al miele, uno stupidissimo insetto finito nella tela del ragno e col destino già segnato.

Mosse la coda con fare arrabbiato ed i suoi occhi smeraldini, si puntarono sull'haramaki verde in miniatura che spiccava sul suo pelo nero. In quell'istante si ricordò di Nami, la sua mocciosa; era anche per lei che aveva deciso di tornare nella tana del lupo, per dimostrarle che non c'erano più speranze e per dirle che sarebbe potuta vivere benissimo anche senza la sua presenza.

In fondo....uno spadaccino non è vitale a bordo di una nave pirata......sono sempre stato un peso per loro e la mocciosa aveva ragione a definirmi uno stupido arrotacoltelli senza cuore......non riusciranno a salvarmi, però....” osservò la strada che aveva ancora da percorrere e, nonostante la stanchezza della notte passata a zompettare unita alla fame e alla sete, riprese il cammino con un'unica idea in testa:

Per Robin c'è ancora speranza.....”.

 

 

 

 

Con un movimento lento delle gambe e delle braccia Nami si stiracchiò, muovendosi piano sul giaciglio di foglie improvvisato. Aprì gli occhi ancora assonnati e, sedendosi e continuando a distendere gli arti, si lasciò sfuggire un sonoro sbadiglio.

Si passò una mano tra i lunghi capelli, cercando di sistemarli alla meglio e si guardò attorno abituandosi presto alla luce del sole già alto.

Anche gli altri, chi più chi meno, erano già in piedi e si stavano preparando a quella che si prospettava essere una delle più dure giornate di quel periodo: Sanji cucinava qualcosa su di un fornello fatto di mattoni e una pentola di terracotta che aveva costruito il carpentiere che, usando le sue enormi mani, sventolava sul fuoco con un ventaglio di carta tirato fuori da chissà dove; accanto a loro Kiku osservava la sorellina che, in preda alle risate, si contorceva a terra, facendo sfuggire anche alla rossa un sorriso; la causa di quelle risate fu presto trovata perché, in piedi davanti a loro e con dei buffissimi baffi disegnati sotto il lungo naso, Usopp stava evidentemente raccontando qualche buffa storiella causando anche le risate di Chopper e di Brook, seduti poco lontano; voltando lo sguardo alla sua sinistra, la navigatrice vide il capitano intento a ronfare a pancia in giù sulla terra umida e fredda, molto probabilmente era stato buttato a terra per essere svegliato con evidente insuccesso.

Rise, con una mano davanti alla bocca, osservando la buffa espressione di Rufy che sbavava domandando del cibo.

-Nami-swaaaaaan! Ben svegliata, mia dea!- come ogni mattina, il biondo le piroettò attorno immergendola di cuoricini rosa.

-Buongiorno a te, Sanji-kun- rispose sorridente.

-Vedo che oggi ti senti meglio, rossa!- affermò Kiku osservandola.

-Sì, lo vedo anch'io! Non è che oggi avresti voglia di mostrarmi le tue mutand...-

Neanche il tempo di terminare la sua solita e sconcia richiesta, che lo scheletro si ritrovò con la faccia infossata nel terreno ed un bernoccolo in bella vista tra i capelli afro.

-NON FARMI CERTE DOMANDE DI PRIMA MATTINA, RAZZA DI MANIACO!!- con sguardo omicida e denti a squalino la rossa spaventò tutti ma, tornata normale, decise di svegliare il moro.

-È inutile che ci provi, nemmeno le cannonate sveglierebbero il nostro suuuuuper-dormiente capitano- cercò di fermarla il cyborg, continuando a tenere acceso il fuoco.

-Non preoccuparti, Franky, ho i miei metodi io...- con un ghigno poco rassicurante la rossa si fermò esattamente accanto al ragazzo e, con estrema lentezza, caricò il pugno all'indietro.

-Credo che Rufy si sveglierà presto....- rise isterico il cecchino, osservando gli occhi spiritati della ramata.

-Ahio!!- detto fatto.

Con un balzo degno del miglior saltatore del mondo, Rufy si svegliò con un bernoccolo fumante in testa.

-Che succede?- si passò un pugno chiuso sopra un occhio, ancora mezzo addormentato.

-Buongiorno, Rufy- gli sorrise eterea la rossa, riportando il pugno lungo il fianco.

-Buongiorno, Nami!!- rispose con un sorriso a trentadue denti, mettendosi in piedi con un balzo.

-Ma non gli fa male?- chiese Riku con tono infantile alla sorella, indicandosi il capo.

-Non preoccuparti, lui è fatto di gomma e non sente dolore- le poggiò una mano tra i capelli accarezzandola piano.

-Okay!- le labbra rosee della bimba si piegarono all'insù, mentre Usopp e Chopper, con due bacchette nel naso che tenevano loro la bocca aperta, ballavano in modo imbarazzante e privo di ritmo, scandito dalla chitarra del musicista che strimpellava alle loro spalle.

Nami sorrise di nuovo, sorrise come non faceva da qualche giorno, preda di pensieri tristi e dolorosi riguardanti il suo buzzurro e, in quel momento, anche Nico Robin.

Sollevando gli occhi dal terreno ricoperto di foglie in cui aveva perso lo sguardo, si osservò attorno, alla ricerca della felina figura del nakama. Accanto al giaciglio su cui aveva dormito, ce n'era uno più piccolo fatto apposta per lui, ma era vuoto.

-Ehi, ragazzi! Sapete dov'è Zoro?- aveva una strana sensazione, come il presentimento di qualche disgrazia imminente.

-No, da quando mi sono alzato non l'ho visto. E tu, Chopper-san?- lo scheletro fermò la musica e tutti i pirati puntarono gli occhi sulla rossa.

-No, nemmeno io. Ma Sanji si è svegliato prima di tutti- allungò lo zoccolo indicando il cuoco.

-Sì, mi sono alzato prima degli altri, ma non ho notato se il posto accanto al tuo fosse vuoto, Nami-san- sbuffò una nuvola di fumo, sbucciando le castagne che, nel frattempo, si erano ben cotte.

-Forse si è perso...-

-Sì, credo che il fratello naso-lungo abbia ragione- asserì il cyborg, spegnendo il fuoco.

-E che facciamo? Come ritroviamo il micetto?- si preoccupò la piccola Riku.

-Non c'è bisogno di preoccuparsi, seguiremo il filo e lo ritroveremo- Kiku abbassò gli occhi alla tazza che le aveva servito il cuoco: si trattava di un infuso di spezie selvatiche e, un po' di calore, non le avrebbe fatto male con il fresco di quella mattina.

-Cosa intendi con “seguire il filo”?- chiese Rufy spostando l'attenzione dal cibo alla giovane.

-Io vedo le anime e, osservandole, posso vedere il filo rosso del destino che lega fra loro le anime gemelle. Per chi non conoscesse la leggenda, si tratta di un filo rosso che collega i mignoli sinistri di un uomo ed una donna. Coloro che sono uniti da questo filo sono anime gemelle- non aveva alzato gli occhi dalla sua tazza nemmeno per un momento, certa di avere gli occhi di tutti a scandagliarla come se fosse una rarità.

-E seguendo il filo che Nami ha legato al dito, troveremo Zoro! Capito!!- il capitano riassunse la storia e sorrise a trentadue denti, fissando la compagna che si era mimetizzata con i capelli.

-Che vi succede? Sanji! Brook! Vi sentite male?- preoccupato, il piccolo Chopper si avvicino ad i nakama che, dopo aver sentito la storia, si erano seduti al limitare della radura, in una zona ombrosa.

Sanji si era definitivamente arreso all'evidenza e stava singhiozzando frasi sconnesse, mentre Brook, oltre a parlare in modo sconnesso, rideva in modo isterico.

-Non ci credo....la mia dea....non ci credo....la mia dea....-

-Yoh-oh-oh....Nami-san....non vedrò le sue mutandine....non potrò più importunarla....Yoh-oh-oh...-

-Non ti preoccupare, Chopper! Sono solo tristi del fatto che Nami e Zoro siano anime gemelle!- alzando la voce, il cecchino girò abilmente il dito nella piaga, osservando i due compagni piangere silenziosamente.

-Ma come faremo a trovare Nico Robin?- incrociando le enormi braccia al petto, Franky alzò il volto al cielo, pensando ad alta voce.

-Sì, sì! Seguiremo il filo legato alla mia mano, guarda!!- con un balzo, il cuoco era già di fronte alla corvina che, scettica, si era ritrovata la mano sinistra del ragazzo vicino al volto.

Come se nulla fosse, la ragazza allontanò la mano dal suo viso e, dopo aver soffiato sul liquido nella tazza, ne bevve un paio di sorsi.

-Io so già come trovarla e non sei tu ad essere la sua anima gemella. Essere l'anima gemella di qualcuno non vuol dire per forza doversi amare e vivere insieme, questo sta alle persone interessate deciderlo, tutto qui...- bevve di nuovo e, in un solo sorso, svuotò la tazza.

-Aspetta, hai detto che non è lui ad essere legato a Robin. Allora tu sai chi è legato a lei...- il nasone si mise una mano sotto il mento, osservandola curioso.

-Hai un ottimo spirito d'osservazione, nasone- ghignò verso di lui, poggiando la tazza di fronte a sé -C'è qualcuno che è legato a quella donna, e credo che molti di voi abbiano capito di chi si tratti- osservò di nuovo il cecchino che, sentendosi chiamato in causa, mosse la testa in segno negativo.

Anche Chopper, Sanji, Brook e Franky lo imitarono.

-Seriamente? Davvero nessuno di voi ha capito nulla?- Kiku si spiaccicò una mano in faccia, sospirando sconfitta.

Ma c'è qualcuno qui con un po' di cervello oppure....”

-Rufy- la ramata bloccò i suoi pensieri, fermando anche il tenue vociare dei compagni -Robin e Rufy sono anime gemelle, vero?-

La corvina alzò lo sguardo su di lei che, nel frattempo, era rimasta in piedi al centro della radura.

-Non dire sciocchezze, Nami-swan! La bellissima Nico Robin e quel pozzo senza fondo privo di educazione di Rufy?!- indicò il capitano che, sentendosi chiamato in causa, si voltò verso di loro con le guance gonfie e piene di castagne, mentre un rivolo di bava gli scendeva dalle labbra.

-B-Beh....in effetti.....-

Sembra più un criceto che un essere umano....”

-E invece è come ha detto lei. Loro due sono anime gemelle, esattamente come lei e lo spadaccino-

Alzò lo sguardo, ghignando apertamente alle espressioni dei presenti: Sanji si era pietrificato con un paio di lacrimoni sotto gli occhi; Brook era steso a terra come morto; Chopper, Usopp e Franky piangevano di felicità per gli amori sbocciati; Rufy si guardava intorno completamente rosso in viso, avendo capito la storia delle anime gemelle e Riku rideva a crepapelle assieme a Nami.

Certo che sono proprio dei personaggi buffi questi pirati....”

-Comunque..- riprese la ramata asciugandosi le lacrime dovute alle troppe risate -...non abbiamo ancora capito dove si trovi Zoro...- il sorriso le era completamente sparito dal volto, lasciando spazio al dubbio e alla preoccupazione.

-Potrebbe essersi perso come ha detto Usopp-san- propose Brook.

-Forse il mucchietto d'ossa e naso lungo hanno ragione- asserì il cyborg beccandosi delle occhiatacce dai due interpellati.

-Forse avete ragione....ma perché si sarebbe dovuto allontanare?-

-Non preoccuparti, Nami-swan!- le poggiò una mano sulla spalla il cuoco -Se, come ha detto la bellissima Kiku, grazie a te possiamo trovare il marimo, non dobbiamo avere paura, no?-

-Sì, hai ragione Sanji- rispose al sorriso dell'amico, distendendo il volto rassicurata.

-Bene, credo che potremmo anche andare...- interruppe la corvina, alzandosi in piedi e scuotendosi il kimono dalla terra.

Tutti annuirono, stranamente fiduciosi e meno tesi del giorno precedente e, con cuor di leone, si diressero verso i piedi della montagna.

 

 

 

 

 

-Ora che facciamo?-

-Non iniziare a lamentarti, Rufy!-

-Che posso farci se mi annoio, Usopp?-

-Stai zitto, babbeo!-

-Concordo con Sanji!-

-Uffi- sconsolato si gettò a terra a peso morto, osservando con ben poca curiosità le mosse della corvina.

Kiku si era tolta al benda dal viso e, con quell'occhio che metteva i brividi, si guardò tutt'attorno.

-Dobbiamo seguire il sentiero che ruota attorno alla montagna- disse sicura di sé, osservando una piccola stradina che, girando attorno alla montagna, portava alla cima di essa.

-Ne sei certa?- volle essere sicura la rossa.

-Entrambi i fili legati alle vostre mani vanno in quella direzione. Non so che cos'abbia in mente lo spadaccino ma......ho uno strano presentimento- deglutì rumorosamente, mentre una manina le tirava un lembo del vestito.

Abbassò lo sguardo, incontrando gli occhi colmi di lacrime di sua sorella e, inginocchiandosi di fronte a lei, le chiese cosa fosse successo.

-Ho paura....sta succedendo qualcosa e....il gattino non sta bene...- scosse la testa a destra e a sinistra, facendo vorticare le treccine bionde.

-Ma di che parla?- domandò Franky con il solito tono scettico nella voce.

-Ve l'ho detto che ha una specie di sesto senso. Se dice che qualcosa non va, vuol dire che qualcosa non va- lo fulminò con lo sguardo dopo essersi rimessa in piedi.

-Ora muoviamoci e tu non avere paura, non ti accadrà nulla- sorrise dolce alla piccola Riku, prendendole la mano e cominciando a seguire il sentiero.

Le cose si mettono sempre peggio! Ma cos'è saltato in mente al buzzurro, accidenti!!”

 

 

 

 

 

Non sentiva nulla, a parte l'intenso mal di testa che le annebbiava i sensi.

Mosse di poco la testa, aprendo gli occhi ed osservando i suoi capelli ebano che le ricadevano davanti al viso.

Non smetteva di pulsare, quella tremenda emicrania che minacciava di farle esplodere il cranio ma, quando tentò di portarsi una mano alla nuca, si accorse di essere completamente bloccata.

Mosse veloce gli occhi azzurro cielo attorno a sé, accorgendosi di essere intrappolata in una posizione alquanto scomoda: i piedi non poggiavano a terra e la schiena era piegata leggermente in avanti mentre la testa pendeva dal collo, troppo esile per sopportare il peso del suo cervello; le braccia e le gambe erano bloccate da degli spuntoni di roccia che, sia dal muro alle sue spalle, sia dalla roccia sotto di lei, la inglobavano in una specie di reticolato di pietra. Anche il busto ed il bacino erano immobili ed i suoi vestiti, ormai logori, erano inzuppati dal suo stesso sangue.

Strinse gli occhi, sentendo una dolorosa fitta partirle dal fianco destro e diramarsi in tutto il corpo. Sporse il volto in avanti e vide, con non poca sorpresa, un taglio lacerarle la candida pelle all'altezza delle costole.

Digrignò i denti, mentre il suo corpo cominciava a scaldarsi sempre di più in preda alla febbre.

Ma cosa...succede?....”

-Vedo che ti sei svegliata, mia cara ospite...- una voce dolce e gelida irruppe i suoi pensieri, mentre un paio di occhi perfettamente identici a quelli di Kiku brillavano nel buio di quella piccola grotta.

Solo in quel momento Robin si guardò attorno, constatando di essere in una grotta, probabilmente sul lato di una montagna, ma non sapeva né come né quando fosse arrivata lì. Osservando la luce alla sua destra, dalla parte opposta a quella da cui giungeva la voce, vide il cielo colorarsi lentamente d'oro e capì che era appena l'alba.

Stanno arrivando....lo so....non devo mollare....”

-Ancora con questi pensieri? Devo ammetterlo, è la prima volta che non riesco ad estrapolare l'anima da un corpo....- rise, la strana voce che, per quanto dolce potesse essere, nell'archeologa non provocava altro che brividi.

-C-Chi....sei?- la voce era affannata a molto bassa.

-Indovina indovinello, chissà chi è questo demone cattivello?- cantilenò divertita nel vederla tossire e sputare sangue .

-Ti ho chiesto....chi sei....rispondi- tossì violentemente per un altro paio di volte ed un rivolo di sangue le scese lungo il mento, sporcandole la gola.

-Non dovresti stancarti così, povera piccola pecorella smarrita- una sfilza di denti bianchi come la neve brillò nel buio e Robin spalancò gli occhi in un moto di sorpresa mista a paura.

-C-Che vuoi....da me?- cercò di dimostrarsi impassibile nonostante il calore della febbre ed i brividi di freddo della paura.

-Ma come? Ti sei già dimenticata di me?- disse con falsa tristezza -Ti avevo promesso l'amore e la felicità senza più sofferenze! E tu cosa fai? Ti ribelli a me e non mi permetti di prenderti l'anima! MA CHI TI CREDI DI ESSERE?- gli occhi divennero totalmente rossi e la mora ebbe come l'impressione che stessero prendendo fuoco.

Non rispose né pensò a nulla, avendo ormai capito che quel demone, chiunque fosse, aveva al capacità di leggerle nel pensiero.

-Non dici nulla, eh? Sei solo una lurida puttana che non mi permette di assistere allo spettacolo!- i denti brillarono di nuovo nel buio ed un sorriso dolce accompagnato ad un paio di occhi dalla luce folle fecero impallidire la povera donna.

-Sai cosa ti faccio? Ora mi diverto un po' con te....- canticchiando una canzoncina le cui parole non erano udibili alla mora, mosse gli occhi verso la parete alle sue spalle.

Accadde tutto in un solo attimo.

Il rumore di qualcosa che rompeva la roccia, un dolore acuto all'altezza dell'addome, il freddo che l'abbracciava con somma delicatezza.

Abbassando gli occhi, Nico Robin si rese conto che un altro spuntone di pietra le aveva perforato la carne, esattamente all'altezza dell'ombelico, trapassandola da parte a parte.

Non riusciva più a sentire la carne ma riusciva ancora a vedere i brandelli della sua stessa pelle che ricadevano scomposti assieme a qualche pezzo di tessuto in un lago di sangue ai suoi piedi.

Il suo cervello, sempre freddo e calcolatore, era andato completamente in tilt e non sapeva cosa fare.

Non aveva nemmeno gridato, perché il dolore era attutito dallo stato di torpore della febbre, ma sapeva benissimo che, in condizioni talmente disperate, non sarebbe sopravvissuta a lungo.

Solo in quel momento ebbe un'illuminazione.

-Treinta Fleur- mormorò flebilmente, osservando il terreno di fronte a sé.

Non accadde nulla, nessuna mano spuntò in quel punto.

-Ma cosa....- boccheggiò, priva di aria e parole, sentendo il petto appesantirsi sempre di più.

-Pensi che non avrei provveduto ad una simile eventualità? Io osservo le mie vittime. Le studio prima di catturarle. Non pensi sia molto elegante la collana che indossi?- rise, con i denti stretti in un sorriso malefico.

Robin abbassò lo sguardo al suo petto dove, ad una piccola catenella che le circondava il collo, erano appese tre piccole pietre azzurro-grigio che, molto eleganti, si intonavano perfettamente al colore dei suoi occhi.

-Agalmatolite...- sussurrò, ormai preda dello sconforto.

Riabbassò la testa, puntando lo sguardo stranamente spento al terreno sotto i suoi piedi e, preda di una scarica di tosse, la sua bocca si riempì di nuovo del ferroso sapore del sangue.

-Povera piccola, stai male?-

Alzò gli occhi, infervorata dalla rabbia e dall'esasperazione di quell'assurda situazione e restò stupita nell'osservare un paio di iridi azzurro chiaro fissarla con fare materno.

Ma che succede?...”

-Non ti preoccupare, sono sempre io, piccola cara- una figura esile e formosa avanzò dall'ombra e Robin poté finalmente osservare colei che l'aveva ridotta in quello stato.

Era una donna alta e le sue forme erano racchiuse in un elegante kimono nero con dei ghirigori azzurri disegnati sopra; la pelle lattea era priva di imperfezione e l'ovale del viso aveva una forma regolare con un paio di labbra rosso ciliegio che esaltavano l'azzurro chiaro degli occhi che avevano un taglio leggermente a mandorla. Dei lunghissimi capelli bianchi come la neve erano lasciati sciolti sulla sua schiena e contrastavano totalmente con l'abito scuro.

Era una donna bella ed aggraziata, una splendida visione agli occhi di chiunque e non sarebbe stato strano se qualcuno l'avesse scambiata per un angelo.

-Mi spiace che tu stia soffrendo...- fece qualche passo verso di lei facendo ticchettare le suole dei geta sul terreno

-Io...- non riuscì a parlare a causa del dolore al petto che la invase improvvisamente

-Mi spiace davvero tanto...- le sue labbra si schiusero in un dolce sorriso e gli occhi, argentei con le pupille rosse e verticali, sprizzavano follia.

Le afferrò i capelli neri con una mano e la strattonò all'indietro, costringendola a guardarla in volto.

Le sorrise dolce mentre i suoi occhi le scrutavano l'anima.

-Perché non ti arrendi? Tanto non verranno mai a salvarti e tu sai che lasciarsi andare è meglio che soffrire, no? Lo sai che la morte è un dolce abbraccio che ti culla dolcemente fino a farti venire sonno?- gli occhi tornarono azzurri e continuarono a squadrarle il volto pallido.

-T-Tu...tu lo....lo sai cosa vuol....dire....morire?- domandò con sarcasmo, piegando le labbra in un leggerissimo sorriso.

-Io? Io non lo so, ma riesco a sentire le grida delle anime ed è così bello poter ascoltare le loro voci implorare aiuto. Credo che chiunque preferirebbe la morte ad un'atrocità simile, no? Eppure tu non ti arrendi, ma riuscirò a farti desistere, piccola saputella- i suoi occhi non cambiarono colore, ma si ridussero a due fessure mentre la bocca si apriva in un ghigno sadico e malefico.

-C-Che...vuoi fare?- era sempre più affannata e la febbre cominciò a peggiorare per la ferita all'addome

-Per ora starò qui a guardarti soffrire, sarai tu a chiedermi di finirti- con passo militare tornò a nascondersi nell'ombra e, nonostante Robin non riuscisse a vederla, sapeva che quella donna era lì, assieme a lei.

Riabbassò lo sguardo e nella sua mente cominciò a rivivere, proprio come in un film, gli istanti più belli della sua vita: dal suo incontro con Sauro, alla sua ufficiale nomina di archeologa, fino alle feste prive di senso a bordo della Merry e poi della Sunny; rivide uno ad uno i volti dei suoi compagni che, sorridenti ed allegri, la invitavano a ridere, ballare e divertirsi con loro.

Chissà se la stavano cercando e chissà se stavano tutti bene.

Si domandò anche se le parole di Rufy fossero sincere e, con il cuore avvolto dalla speranza, sentì uno strano torpore invaderle le membra, mentre i suoi occhi si chiudevano piano.

Si addormentò e, proprio nell'istante in cui le sue palpebre si chiusero, una figura nera sgusciò dentro la grotta, nascondendosi tra le rocce di fronte a lei.

Un paio di iridi verde chiaro la studiarono con attenzione ed una coda lunga e fine cominciò a muoversi irrequieta assieme a dei lunghi baffi.

Non si è arresa, è ancora viva.....sta male, ma non posso aiutarla....” voltò la piccola testa verso il fondo della grotta in ombra, drizzando le orecchie ed appiattendosi il più possibile a terra, all'ombra delle rocce “Lei è qui....spero solo che gli altri trovino la strada....”.

Di grotte ce n'erano molte su quel versante della montagna e lo spadaccino sapeva che era difficile capire quale fosse quella giusta perché quel demone aveva creato una sorta di barriera e, non appena le gigantesche aperture nella roccia fossero stati visibili all'orizzonte, Kiku non avrebbe più potuto vedere né sentire nulla.

Era esattamente per questo che Zoro aveva lasciato un messaggio per loro di fronte alla grotta giusta.

Ora stava ai pirati trovarlo e salvare Robin; ormai lui sapeva di essere spacciato....

 


 

Quella piccola grotta non era altro che il sipario e quella montagna sarebbe stato un palcoscenico perfetto per un'orchestra.....


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18


 

Camminavano ormai da...quanto? Minuti o forse ore, Nami non avrebbe saputo dirlo con certezza. La nube scura di pensieri che le affollava la mente e non le permetteva né di sentire la fatica né di ascoltare le lamentele dei compagni.

Camminava normalmente, né troppo lenta né troppo veloce ma i suoi pensieri erano così rapidi che si susseguivano come vortici nella sua testa. Pensava a cosa avrebbero dovuto affrontare, immaginandosi ciò che aveva patito Kiku perdendo il ragazzo che amava e, per la prima volta, ammise a se stessa di comprendere quel dolore: se lei e Zoro erano davvero anime gemelle, quello che provava era ormai lampante agli occhi di chiunque.

Se glielo avessero chiesto, non avrebbe mai saputo rispondere con certezza sul perché o sul quando avesse iniziato a provare ben più di una semplice amicizia nei confronti dello scorbutico spadaccino, sapeva solo che era successo. Era successo e basta, lo aveva capito da molto tempo ma lei, scioccamente spaventata dalla grandezza di quel sentimento, aveva cercato di reprimerlo in ogni modo, ottenendo il risultato opposto; da tempo si era ritrovata a guardarlo mentre si allenava o mentre dormicchiava sul ponte, osservando la sua figura rigida ed il suo fisico scolpito, pensando varie volte di voler ricucire le mille cicatrici di quel corpo con il solo pensiero. Allo stesso tempo si era stupita di quei pensieri tanto semplici quanto irrealizzabili ai propri occhi, ma ora che sapeva di poter realizzare quel piccolo desiderio, forse sarebbe potuta essere felice.

 

.MA ORA SO CHE DENTRO QUEL CORPO CON CUI TI DIVERTI TANTO A COMBATTERE NON C'É MAI STATO UN CUORE!! SEI SEMPRE STATO UN CORPO VUOTO E FREDDO!- “

 

Come aveva potuto essere tanto crudele e tanto cieca al tempo stesso?!

Come aveva potuto non accorgersi del dolore e della tristezza che avevano invaso il cuore, l'anima e gli occhi dello spadaccino?!

Come?!

Non riusciva a capire perché proprio lei, che aveva mandato il suo buzzurro in quella trappola mortale, fosse l'unica a poterlo salvare.

Non capisco...più nulla....” si fermò, perdendo gli occhi caramello, ormai lucidi, verso l'orizzonte.

Le foreste erano rosse, arancio e gialle ed alcuni piccoli alberelli crescevano anche sulla montagna, contro il freddo ed il clima sfavorevole. Sembrava assurdo come quel colore, il colore del sangue e della morte, il colore che aveva da sempre odiato, tingesse i suoi capelli ed il suo cuore, ormai pieno di cicatrici e sangue rosso cremisi.

Quante volte aveva visto quel colore ricoprire la pelle dei suoi compagni e quante volte lo aveva visto sul suo corpo? Non sapeva rispondere, Nami, ormai piena e vuota di sentimenti.

Si sentiva esplodere e sarebbe voluta sparire in quel momento, sotto gli occhi di tutti; avrebbe voluto scappare da quell'assurda leggenda delle anime e dal dolore che lei aveva provocato nell'unico cuore che avrebbe voluto vedere sempre felice.

-Nami- onee san! Stai bene?-

Abbassò lo sguardo, osservando gli occhi profondi e sorridenti di Riku che, accanto a lei, le tirava la mano stringendola tra le sue, più piccole e minute.

-Io....- rialzò gli occhi, notando i compagni fermi ed immobili con l'attenzione puntata su di lei e gli occhi pieni di domande silenziose.

-Che succede, Nami?-

-Nami-san, stai bene?- le chiesero all'unisono Chopper e Brook, più vicini a lei.

-Io...sto bene, è tutto a posto- sorrise, socchiudendo gli occhi e ricacciando testardamente indietro le lacrime.

Si voltò alla sua sinistra, dove l'esile figura della corvina aveva nascosto ai suoi occhi il paesaggio.

-So ciò che provi ed è normale che tu sia agitata, irritata ed anche piena di dolore e rammarico in una situazione simile.- le poggiò una mano sulla spalla, accarezzandola dolcemente -Ma non mollare, Nami. Hai ancora speranza, non mollare.-

Osservò per un lungo attimo i suoi occhi così diversi tra loro ma anche così umanamente addolorati; abbassò lo sguardo alle dita affusolate di Kiku che, pallide e forti, stringevano in modo dolce e spasmodico il tessuto bianco della maglietta che indossava.

Se lo ricordava ancora, il giorno in cui aveva costretto il buzzurro a seguirla tra mille negozi diversi di vestiti e si ricordava anche del sorrisetto beffardo dello spadaccino alla vista di quella semplice maglietta bianca a maniche corte; né troppo corta né troppo scollata, era perfetta, a suo parere.

-Ehi, Nami...- le dita di Kiku si posarono sulla sua guancia, asciugando la lacrima che era sfuggita tra le sue ciglia

-I-Io...so che devo essere forte, ma è così dura sapere di essere l'unico motivo del suo dolore. Vorrei scomparire e fare in modo che tutto questo sia solo un sogno...- si passò una mano sul volto, asciugandosi le guance umide e ricacciando, ancora una volta, indietro le lacrime che, salate e birichine, cercavano di rigarle il viso.

-Nami, smettila di piangere- con sguardo basso e voce tagliente, Rufy si fece largo tra i compagni, fino a raggiungere la navigatrice.

-Ma Rufy, lei...- Kiku venne spostata come se nulla fosse e Nami si sentì improvvisamente soffocare.

-Andrà tutto bene, li salveremo...-

Cingendo la ramata in un caldo abbraccio, il capitano aveva poggiato la guancia contro al sua fronte, sentendola respirare affannata e singhiozzare incontrollata.

-R-Rufy..- afferrò la casacca del moro tra le dita, sentendo la presa sulle spalle e attorno al corpo diventare più forte.

Non aveva mai provato tanti sentimenti tutti assieme. Sentiva tutto e nulla al tempo stesso.

-Andrà tutto bene, Nami. Te lo prometto!-

Una carezza dolce tra i capelli, le lacrime che cessano di scendere e l'abbraccio che si scioglie.

Osservò i volti sorridenti dei suoi Nakama con gli occhi ancora appannati e non si stupì di sentire carpentiere e cecchino singhiozzare emozionati per una scena tanto dolce.

Si passò le mani velocemente sul viso, mentre gli occhi le bruciavano non poco.

-Andra tutto bene, Nami-onee san!- Riku tirò un lembo dei jeans della rossa, sorridendole come solo una bambina può fare.

-Sì, Riku- sorrise anche lei e, prendendo la piccola manina della bimba con la sua, più grande ed affusolata, ripresero il cammino verso l'unico posto in cui avrebbero potuto ritrovare i loro compagni.

Ce la faremo....Tutti insieme...ce la faremo..”

-Ehi, Nami-san! Non è che mi faresti vedere le tue mutand..-

-COL CAVOLO, BRUTTO PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!!!-

Lo scheletro giaceva a terra con un nuovo bernoccolo fumante in testa mentre gli altri, sicuri delle loro capacità ed ignari di ciò che li attendeva, proseguivano il cammino.

 

 

 

-Vedo che stanno arrivando...-

Quella candida voce risvegliò Nico Robin da un sonno inquieto. Non sapeva se esserle grata per averla risvegliata da un incubo o odiarla per averla catapultata in un incubo ben peggiore di un sogno: la realtà.

Alzò di poco la testa, accorgendosi di come quel semplicissimo movimento le bruciasse tutto il corpo. Sentiva delle fitte trapassarle il torace, lo stomaco e la gola, per non parlare dell'emicrania che le esplodeva nel cervello, rendendole la vista annebbiata; le mani e le gambe, non le sentiva più.

Che succede?” pensò Zoro ancora acquattato tra le pietre, osservando il buio in fondo alla grotta

-Che stai....facendo?- tossì Robin, socchiudendo un occhio per il dolore e sputando altro sangue.

Improvvisamente, come un lampo di luce nella tempesta, gli occhi bianchi e rossi della donna guizzarono nel buio, osservandola famelici.

-I tuoi amichetti stanno arrivando!- cantilenò come una bambina -Dobbiamo andare via!-

-Anda...re....dove?- chiese ancora, con uno sforzo immane.

-Andare in fondo al tunnel, mia cara! Questa montagna l'ho creata io. Questa montagna è casa mia. Questa montagna è un labirinto e nelle sue viscere vi è una grotta- uscì dall'oscurità, eterea ed angelica con gli occhi azzurro chiaro sempre profondi e dolci.

Un'altra?”

-Sì, un'altra, mio amato Zoro- si voltò di tre quarti, riducendo gli occhi a due fessure ed incenerendo il micio con lo sguardo.

Cosa...?” degli spuntoni di roccia lo circondarono, rinchiudendolo in una piccola gabbia di pietra.

-Pensavi non mi fossi accorta di te? Io vedo e sento tutto ciò che accade sull'isola e pensavi che non mi sarei accorta del tuo arrivo?- le rosse labbra si aprirono in un ghigno malefico, mentre il gatto si dimenava come impazzito.

-Bushido...san...- gemette la mora, osservandolo con occhi stupiti e addolorati

-Nelle viscere della montagna c'è un'enoooooorme grotta!!!- si voltò di nuovo verso la mora ed allargò le braccia al massimo, con il volto sorridente e felice di una bambina -È lì che vi porterò ed è lì che ci sarà l'atto finale!!-

-L'atto finale? Ma che cazzo vai farneticando, pazza isterica?!-” ringhiò furibondo il verde, sentendosi come uno stupidissimo topo caduto nella trappola del gatto. E meno male che era lui, il gatto!

-Cosa intendi dire col fatto che sono pazza?- si voltò completamente verso la piccola gabbietta, con volto impassibile. Con estrema lentezza si abbassò, piegando le ginocchia e prendendo un lungo spuntone di roccia, appena uscito dalla terra accanto ai suoi piedi e, sempre con occhi vacui ed inespressivi, infilò la punta acuminata della pietra nella schiena del piccolo micio, facendolo sanguinare copiosamente.

Tutto ciò che uscì dai detti ringhianti del piccolo felino fu un rantolo di dolore unito a parole di disprezzo che solo lei poteva udire.

-Perché pensi che sia pazza? Io voglio solo divertirmi...- con fare annoiato appoggiò il mento sul palmo aperto della mano, continuando ad infilzare il povero spadaccino come se fosse stato un semplice panetto di burro.

-Smettila!- rantolò dolorosamente Robin, incapace di sentire ancora i ringhi del compagno.

-Perché dovrei?- voltò la testa in sua direzione, lasciando la punta nella morbida carne dell'animale, rigirandola lentamente all'interno.

Zoro serrò gli occhi, sentendo il sangue bagnarli la carne ed inzuppargli il pelo, mentre il dolore lo faceva ringhiare come una belva in gabbia. Si sentì morire, mentre quella punta di pietra veniva rigirata nella sua carne e provò una felicità immensa nel sentirla uscire dal pelo, lasciandolo libero dal dolore.

-Stanno arrivando...- disse pacata la donna, gettando lo spuntone in un angolo ed osservando ghignante il gatto che, con aria mesta e occhi bassi, si leccava il pelo intriso di sangue.

-C-Che vuoi fare?- Robin sentì il dolore appesantirle ancora di più il petto e l'addome formicolarle leggermente.

-Andiamo nel mio posto segreto- si voltò verso di lei, facendo ondeggiare in aria i capelli argentei mentre sul suo viso si disegnava un sorriso bambinesco.

Gli occhi diventarono di nuovo bianchi e le pupille cremisi coprirono anche l'iride, rendendola ancor più spaventosa di quanto non fosse.

-Cosa...sta combinando?-” latrò il verde alzando di poco gli occhi sulla sua figura.

La donna aveva allargato le braccia e attorno a sé si era venuta a creare una specie di bolla di sapone completamente rossa. Allargando ancor di più le braccia, la bolla inghiottì anche i due pirati prima di esplodere semplicemente allo schiocco delle dita affusolate.

Per un momento Robin si sentì come sballottare e tenne gli occhi chiusi, come a volersi proteggere. Una volta riaperti, fu inondata da una calda luce che le annebbiò ancor di più la vista.

 

-Non...può essere...-” Zoro non credeva ai suoi occhi, ciò che vedeva non poteva essere vero.

Si erano spostati senza muoversi ed in quel momento si trovavano in un'enorme caverna, troppo grande per essere stata costruita dall'uomo. Sembrava di essere sotto una cupola di roccia, polvere e fango, illuminata da numerose torce appese qua e là alla parete e da una minuscola luce molto lontana da loro, che, con molte probabilità, era l'ingresso principale di quel posto.

-Voi avete visto il luogo in cui prendo le anime, ma non avete visto ciò che c'era all'ombra di quel cunicolo-

-Cunicolo?...-” si domandò perplesso lo spadaccino, osservando l'albina sedersi ad un basso tavolo di pietra, identico a quello della casa di Kiku.

-Il posto in cui io lavoro è l'ingresso del cunicolo che porta in questo posto. Hai condannato i tuoi amichetti, spadaccino- ghignò verso di lui, nascondendo poi il viso tra le braccia piegate sul tavolo.

Lo osservava malignamente, con gli occhi ridotti a due fessure.

Era solo un demone assetato di sangue che voleva divertirsi con le sue vittime, eppure Zoro vide qualcosa di più in lei. Sembrava una bambina capricciosa che chiede di avere sempre nuovi giocattoli a disposizione e, per procurarseli, usava i suoi poteri sovrumani.

-Presto le danze avranno inizio ed io potrò rivedere la mia cara figlioletta!- si portò le mani al volto, poggiandole sulle guance e socchiudendo gli occhi mentre un dolce sorriso le dipingeva il volto.

-Vuoi...costringere anche lei a..-” la fissò, seduta a pochi metri da lui con i gomiti poggiati sul ripiano in pietra ed il volto sognante.

-Sì, diventerà come me- si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi dalle iridi azzurre.

-Cosa....ti fa credere che lei....diventerà come te?- sopraggiunse la voce di Robin, troppo lontano da lei perché potesse osservarla bene. Riuscì comunque a vedere la pozza di sangue ai suoi piedi che continuava ad allargarsi piano, mentre gli spuntoni di roccia passavano dal marrone-grigio al rosso vivo.

-Perché lei è come me. Non lo vuole ammettere, ma in una parte di lei ci sono i poteri che ho io e lei continuerà quello che faccio io-

-Perché dovrebbe?....Lei non è subdola come te!-”

-È MIA FIGLIA E SONO IO A DOVER DECIDERE DEL SUO FUTURO!!!- scattò in piedi come una furia, dirigendosi al centro di quell'immenso spiazzo.

Preso dalle circostanze, Zoro non si era accorto di un piccolo lago che occupava la parte centrale di quell'enorme antro e lì, l'albina si mise seduta sul bordo, mettendo i piedi a mollo nell'acqua.

Sembrò calmarsi e, con le spalle rilassate e le mani in grembo, la donna cominciò a ridere sguaiatamente, gettando la testa all'indietro e toccando la terra con i lunghi capelli.

-Zoro, Zoro, Zoro...- cantilenò divertita, perdendo lo sguardo nell'acqua cristallina -È davvero carina la tua anima gemella.....Nami è il suo nome, vero?-

-Cosa cazzo centra lei adesso?! Osa torcerle un solo capello, lurida bastarda ed io...-”

-E tu cosa? Mi ringhierai contro per sempre? Oh, ma che paura! Un gatto minaccia la mia incolumità!- si portò una mano alla fronte con fare teatrale per poi scoppiare a ridere divertita.

-Lei è la tua anima gemella, a quanto vedo.....Anche quella della puttanella sta arrivando, certo che quel ragazzino col cappello di paglia sembra innocuo, anche se incazzato...- toccò l'acqua con al punta delle dita, mentre i volti straniti dei due pirati la fissavano perplessi.

-Cosa...stai farneticando?- Robin tossì per l'ennesima volta, lasciando cadere la testa, ormai davvero troppo pesante, in avanti.

-Grazie ai miei poteri posso vedere ciò che succede attorno a me....funziona un po' come l'haki dell'osservazione, ma i miei sono poteri demoniaci. Credo che mostrare il tuo corpo e quello degli altri miei preziosi burattini, sarà divertente....- mosse in aria la mano destra, ancora bagnata e la terra prese a tremare attorno a loro.

Alcune pietre si staccarono dalle mura e dal soffitto, ricadendo con tonfi sordi nell'acqua, mentre un'enorme colonna di pietra si innalzava al centro di quel lago.

-Non può....non può essere vero...-” Zoro schiacciò il muso contro la gabbia di pietra, osservando privo di parole la scena che aveva dinnanzi.

-Ma quelli....- Robin era altrettanto spaventata, osservando quell'enorme colonna di pietra con tutti i suoi ospiti.

-Quelli sono ciò che rimane dei miei preziosi giocattolini...- la donna si alzò in piedi, togliendo dal kimono la polvere con le pallide mani -Ed ora....inizieranno le danze, cari piratuncoli da quattro soldi....-

 

 

 

 

 

 

 

Nami rabbrividì, osservando il cielo scuro e buio prendere il posto del sole.

Continuarono a camminare, senza dare segni di stanchezza, consci del fatto che le vite dei loro compagni erano appese ad un filo. Un sottile filo rosso che li stava guidando da loro.

La rossa rallentò un po', perdendo gli occhi al cielo nero trapuntato di fredde lucine bianche.

Chissà cosa sta per succedere....”

 

 

 

Nessuno, in quel gruppo di ragazzi, sapeva ancora che una lunga e tortuosa strada li attendeva.

Una strada che li avrebbe portati nelle viscere dell'inferno. Una strada che non avrebbero mai e poi mai dimenticato, in quella fresca notte autunnale......

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19

 

 

Si erano fermati da ormai qualche minuto, indecisi su quale strada fosse meglio percorrere.

Dopo aver camminato a lungo e senza sosta, Kiku aveva detto loro di non poterli più guidare, in quanto i poteri della madre avevano creato una sorta di barriera che le impediva di usare l'occhio destro. Per quel motivo erano indecisi su quale delle numerosissime grotte presenti davanti a loro, fosse quella giusta.

Nami puntò la fievole luce della torcia verso il fondo di una di quelle caverne ma, data la debole intensità dell'oggetto ed il buio quasi palpabile, le grotte risultavano una identica all'altra.

Voltò la testa verso i suoi compagni che, sconfortati e privi di forze, si erano stravaccati al suolo esausti.

Quel versante della montagna era punteggiato da numerosissime grotte e, senza la guida di Kiku ed alcun indizio sulla via da percorrere, nessuno di loro sapeva dove sbattere la testa.

Con un sospiro frustrato, Nami spense la torcia e si lasciò cadere a terra, con la schiena poggiata ad una roccia, accanto all'entrata, e sentì i muscoli delle gambe pulsare indolenziti e doloranti per la lunga camminata. Piegò le lunghe gambe al petto, circondandole con le braccia e posandovi sopra il mento.

Poco più in là, di fronte a tre grotte, Usopp, Rufy, Franky e Chopper stavano discutendo sulle regole della morra cinese per scegliere la strada da percorrere.

-Io dico che dobbiamo prendere quella a destra!- affermò il nasone, indicando la grotta accanto cui si trovava la rossa con un gesto della mano.

-Io dico a sinistra!- alzò una zampa il medico.

-A me piace quella al centro!- sorrise il capitano.

-Allora fate a morra cinese, che aspettate!- li incitò il carpentiere.

-Ma non vi sembra infantile scegliere la strada così?- sbuffò il cuoco, schiacciando la sigaretta, ormai consumata, con la punta della scarpa.

-Ehi, onee-chan! Sei sicura di non poterci guidare ancora?- disse con voce lagnosa la piccola Riku, tirando un lembo del kimono della sorella.

Kiku si coprì con una mano l'occhio destro e poi, il sinistro, concentrandosi su ogni figura che vedeva di fronte a sé.

-Riesco a vedere le anime e le emozioni che provano, ma i fili sono scomparsi, non posso fare nulla- scosse la testa sconsolata, abbassando lo sguardo.

Nami sorrise, intenerita dall'impegno che quella ragazza stava mettendo nell'aiutare una banda di perfetti sconosciuti e, guardando con quanto affetto abbracciò la sorella, si sentì scaldare il cuore da vecchi ricordo ormai quasi dimenticati. Allungò le gambe davanti a sé ed abbandonò le braccia lungo il fianco, sospirando delusa e scossa da tutta quella faccenda ma, quando sentì qualcosa di morbido contro la pelle della mano, la ritirò spaventata. Prese la torcia che aveva in grembo e puntò la tenue luce a terra e fu sorpresa da ciò che vide: l'haramaki in miniatura che aveva dato al buzzurro era lì, abbandonato tra la polvere.

Allungò una mano, spaventata all'idea che potesse essere successo qualcosa allo spadaccino e, dopo aver spazzato via la terra dal tessuto, lo riconobbe immediatamente. Ma perché si trovava in quel punto? Nami non sapeva spiegarselo, data l'assenza di sangue o di segni che facessero pensare ad una lotta.

Scattò in piedi, pulendosi i jeans con le mani e, puntata la torcia all'interno della grotta, vi entrò, sparendo nel buio.

La navigatrice cominciò a cercare qualcosa che confermasse i suoi sospetti sul fatto che fosse stato proprio lo spadaccino a mettere lì la panciera, forse per indicar loro la giusta via da seguire, ma Nami si continuava a porre sempre la stessa domanda: Perché Zoro aveva deciso di addentrarsi da solo in quel pericoloso labirinto da cui, molto probabilmente, sapeva di non poter uscire?

Non riusciva a rispondersi. O, forse, non voleva che le sue paure diventassero la risposta.

-Oh porca....- abbassò la torcia ai suoi piedi, osservando una gigantesca pozza di sangue che, con molta probabilità, apparteneva a qualche povera vittima di quel mostro.

Si mise una mano sulla bocca, facendo velocemente dietro front e correndo verso l'entrata della grotta.

Vedendola uscire affannata e leggermente pallida da uno di quegli antri, i compagni si avvicinarono mesti a lei, chiedendole spiegazioni con lo sguardo.

-Là dentro c'è....porca miseria!!- imprecò in modo poco femminile, ripensando a quell'enorme e puzzolente macchia di sangue.

-Perché sei entrata lì, Nami-san?- domandò cortese lo scheletro, mentre la rossa si appoggiava alla corvina.

-Per questo- alzò davanti ai loro occhi la verde panciera, spiegando la sua tesi.

-Pensi che il fratello ci abbia lasciato una traccia da seguire e tu sei andata a controllare? Ma perché proprio questa grotta?- Franky alzò un sopracciglio, mostrando il suo dissenso.

-Non lo so ma lì dentro c'è....un'enorme....macchia di sangue e sembra abbastanza fresca- si riportò una mano alla bocca, ricordandosi del nauseante odore di sangue fresco.

-E-E-Enorme? Q-Quanto?- balbettò il cecchino.

-Non so ma...sembrava essere almeno un litro, forse due...-

-Accidenti! Speriamo che non sia di Robin!- esclamò frustrato il capitano, addentrandosi nell'antro con una torcia.

-E speriamo che non sia del marimo...- sussurrò il cuoco, entrando per ultimo e spegnendo una sigaretta.

 

 

 

-Arrivano gli agnellini che, stupidi ed ingenui, entrano nella tana del lupo-

Dal punto in cui si trovava, seppur le forze lo stessero abbandonando, Zoro riuscì comunque a vedere gli occhi cremisi della donna dai capelli argentei ed il ghigno sadico che le aveva tagliato il volto.

Non capiva ancora quale fosse la sua vera natura e non riusciva a capacitarsi del fatto che un demone potesse avere sembianze talmente angeliche.

La sua minuta figura, fasciata dal kimono nero e azzurro, era in piedi, lungo la riva del lago e, con sguardo fermo, fissava l'unica entrata di quella grotta, trattenendo a stento alcune risate che, gutturali e spaventose, sfuggivano di tanto in tanto dalle sue rosee labbra.

Sentendo alcuni colpi di tosse, Zoro voltò la testa ed osservò la compagna sputare ancora sangue. Nonostante fosse priva di forze ed il petto cominciasse ad abbassarsi sempre più lentamente, Robin faceva di tutto per non lasciarsi andare e non perdere conoscenza perché, in tal caso, non era certa di potersi risvegliare.

Continua a lottare e non si arrende, è davvero forte e ammirevole eppure.....spero che gli altri arrivino presto, altrimenti sarà troppo tardi....”

-Non preoccuparti, caro il mio spadaccino....I tuoi amici saranno qui a momenti- rise ancora la donna, beffandosi della sua forza d'animo.

-Ridi pure quanto vuoi, bastarda di una sadica ma Rufy non te la farà passare liscia...-”

-Ne sei certo? Credi che ci sia qualcuno capace di battermi? Vediamo se dopo qualche altro buco nella tua bella pelliccia al penserai ancora così...-

L'albina si voltò verso di lui e, preso uno spuntone di roccia che aveva fatto spuntare dal nulla e che aveva la forma di una spada, si avvicinò ghignando apertamente, mentre gli occhi diventavano completamente rosso sangue.

Quando la punta di roccia si conficcò nella sua carne, lo spadaccino sentì una fitta alla schiena e, mentre il sangue scendeva copioso formando una macchia attorno a lui, emise solo rantoli di dolore e ringhi di pura rabbia, mostrando la sua forza.

-Non demordi, eh?- sorrise divertita la donna, spingendo la punta sempre più in profondità ed osservando gli occhi rabbiosi ed orgogliosi del ragazzo.

Era da tempo che qualcuno non la fronteggiava così ed era da tempo che non si divertiva nel veder soffrire qualcuno....

 

 

 

 

Nami si passò le mani sulle spalle, abbracciandosi da sola per scaldarsi, sentendo i brividi alla schiena farsi più freddi e più insistenti.

Non sapeva né come né perché, ma era certa che il suo buzzurro era in pericolo e doveva pensare velocemente a cosa fare, una volta giunti dinanzi a quella donna, che altri non era se non la madre della ragazza che le camminava accanto.

Stavano ancora camminando nel buio, diretti verso chissà dove e con la sola certezza che nulla sarebbe stato semplice. Davanti a lei poteva vedere altre luci accese che, come quelle dietro di lei, indicavano la posizione degli altri suoi nakama. A parte la sua figura e quelle delle due sorelle che, accanto a lei, camminavano con la torcia tra le mani, poteva solo immaginare come fossero formate le altre coppie che, in pochi istanti, si erano venute a creare per percorrere quel tunnel che non sembrava avere sbocco.

Dietro di sé riusciva a sentire il leggero canticchiare di Brook, per allentare la tensione che, accompagnato dai leggerissimi 'super' del carpentiere, rendevano tutto più tetro e spaventoso; di tanto in tanto sentiva una lamentela di Usopp, prontamente zittito dal medico che, con il suo olfatto, cercava di tenere sott'occhio al situazione stando in testa al gruppo; per esclusione, a chiudere il gruppo dovevano essere capitano e cuoco che, nel più religioso silenzio, stavano sicuramente pensando ad un modo per uscire velocemente da quella scomoda avventura.

 

Improvvisamente, come spuntata dal nulla, una forte luce li accecò momentaneamente, rendendo inutili le loro torce. Accelerando l'andatura e mantenendo i nervi saldi e il sangue freddo, uscirono da quel tortuoso corridoio di roccia, rimanendo stupiti e inorriditi da quanto si presentava ai loro occhi: un'enorme caverna che sembrava essere una cupola intagliata nella roccia era totalmente illuminata da numerose torce che, appese qua e là, davano al posto un'atmosfera dolce e surreale, illuminando le acque azzurre del lago che si trovava esattamente al centro della grotta. Sarebbe stato un luogo perfetto per un picnic in una giornata assolata, se non fosse stato per la loro compagna sanguinante ed incastrata tra spuntoni di roccia ed il loro spadaccino che, ancora sotto forma di gatto, giaceva moribondo e ferito in una minuscola gabbia fatta di roccia.

-Ehi, Sanji! Dove vai?!- urlò Usopp, osservando stranito il cuoco che, volteggiando in una miriade di cuori, si era avvicinato ad una persona vicino al bordo del lago.

Dal punto in cui si trovavano riuscirono solo a vedere i lunghi capelli bianchi ed il kimono nero con dei disegni azzurri che, stretto da un obi azzurro chiaro alla vita, fasciava la formosa figura di una donna.

-N-No....n-no...- la piccola Riku cominciò a tremare convulsamente, stringendo il kimono della sorella.

-Riku, cosa ti prende?- Nami si inginocchiò al suo fianco e, passandole una mano tra i capelli, osservò delle piccole lacrime farsi strada sulle sue tenere guance.

-È lei...è lei...- anche Kiku era immobile come una statua e teneva lo sguardo puntato verso la schiena di quella misteriosa donna.

Nel sentire la sua voce, la rossa si alzò in piedi e, seguendo i suoi occhi, vide il biondo cascamorto cominciare ad elencare una sfilza di complimenti rivolti alla donna che, stranamente, non aveva alcun tipo di reazione.

-Solitamente Sanji-san viene preso a pugni ma questa volta no- disse lo scheletro, stupito delle sue stesse parole.

-Hai ragione, ma c'è qualcosa che non va- asserì il cecchino, impugnando la sua fedele fionda.

-R-R-Ragazzi! Guardate il lago!!- Chopper cadde a terra con gli occhi spalancati, mentre il pelo gli si drizzava su tutto il corpo.

Attirati dal suo grido, l'attenzione si focalizzò su di lui e, quando videro ciò che lo aveva spaventato, tutti fecero un paio di passi indietro tra le grida spaventate di Usopp, Riku e Franky e le imprecazioni di Sanji, Kiku e Rufy.

-E...quello sarebbe....- Nami non riuscì a dire nulla di sensato ma, a causa dell'orrore che le si presentava davanti agli occhi, sentiva lo stomaco in subbuglio e non era certa di poter resistere.

L'enorme colonna di pietra che si innalzava dallo splendente lago conteneva nella pietra i corpi di decine, centinaia o forse migliaia di persone. Vi erano cadaveri freschi, pallidi, dagli occhi opachi e dalle labbra socchiuse in grida d'aiuto; altri corpi erano in putrefazione e la carne, priva di vita, si staccava a pezzi dalle ossa; infine vi erano scheletri e teschi che, per la gran parte della superficie, riflettevano la luce sul bianco delle ossa. Uomini, donne, anziani, ragazzi ed anche bambini erano imprigionati in quel pilastro di fango.

-Z-Zoro...- la ramata si portò una mano alla bocca, cercando invano di trattenere le lacrime.

Lì, proprio di fronte a loro e contornato da altri cadaveri, il corpo dello spadaccino spiccava tra tutti a causa dello strano colore verde dei capelli che, seppur spenti e sporchi, sembravano brillare di luce propria. Le gambe e la vita erano sepolte nella roccia assieme alle mani; il busto era leggermente piegato in avanti e la testa ricadeva a peso morto sulla spalla sinistra, mostrando ancor di più l'occhio grigiastro aperto e rivolto verso di loro.

-N-N-Non può....essere vero!- il cecchino cadde all'indietro, mantenendo gli occhi spalancati fissi su quell'orrendo spettacolo.

-Quelli sono cadaveri e ci sono anche...scheletri?- il carpentiere alzò lo sguardo fino alla volta in pietra e non osò nemmeno immaginare quanti corpi vi fossero in quella colonna.

-SEI STATA TU?!- tuonò il capitano, alzando gli occhi furenti verso la donna che, nel frattempo, aveva preso a studiarli curiosa.

-Di che parli, caro il mio capitano?- sorrise sorniona, facendo un paio di passi verso di loro.

-Non ti avvicinare a loro!- Kiku si mise di fronte a tutti, mostrando grinta e coraggio.

-Oh, ma guarda chi c'è! La mia cara, carissima bimba!- trillò felice l'albina, posando una mano sulla guancia e sorridendo felice.

-Non sono mai stata la 'tua bambina'!- ringhiò la corvina.

-Ah no? È così che ripaghi la tua mamma per averti messa al mondo?- i suoi occhi azzurro cielo erano diventati bianchi, esattamente come l'occhio destro di Kiku.

-Non mi interessa se abbiamo legami di sangue o meno! Io e Riku non ti dobbiamo nulla per tutto l'orrore che ci hai fatto passare!- il suo occhio era diventato totalmente rosso ed aveva iniziato a ringhiare inferocita.

-Dunque non mi dovete nulla, eh? Povera piccola Riku, cara bimba della mamma, chissà quanto devo esserti mancata!- le pallide guance le si imporporarono di rosso e gli occhi tornarono ad essere azzurri.

La bambina chiamata in causa, si nascose ancor di più dietro al figura del cuoco che, capita al situazione, si era prontamente ricongiunto agli altri.

-Robin....-

Nami voltò la testa verso il capitano che, fermo ed immobile alla sua sinistra, stringeva i pugni lungo i fianchi, fino a far sbiancare le nocche. I suoi occhi erano celati dall'ombra del fidato copricapo, ma la rossa era certa che fossero puntati verso la loro compagna ferita e quasi priva di vita.

Osservando quella donna dall'aria innocua, la navigatrice si chiese quali segreti potesse nascondere e cosa avrebbe fatto per ostacolarli.

Se è davvero lei l'artefice di tutto questo...” osservò il pilastro di pietra, sentendo il cuore chiudersi in una morsa dolorosa “...non sarà facile....”.

 

 

Mocciosa....non c'è più speranza per me e lo sai....dovresti scappare, non devi rischiare per un buono a nulla come me...”

-Stai zitto, spadaccino da quattro soldi!!!- gli occhi di Kiku lo fulminarono per pochi secondi.

-Ha pienamente ragione! Povero Zoruccio caro: nessuno lo ha mai amato e tutti provano solo paura e disprezzo per un assassino come lui....Non credo che i suoi compagni cambieranno mai idea nei suoi confronti- il ghigno che tagliò in due il candido volto dell'albina fece tremare tutti i presenti.

Io...ha ragione...” il micetto abbassò la testa, sdraiandosi nella gabbia ed abbandonandosi al dolore delle ferite che, ancora sanguinanti, pulsavano fastidiose.

-Non dire cazzate, stupido idiota che non sei altro! Credi che i tuoi compagni si sarebbero spinti fin qui solo per vederti abbandonare le speranze?-

Smettila, razza di strega che non sei altro! Non puoi capire quello che provo! Tu hai qualcuno che ti ama, la tua sorellina non potrebbe mai odiarti ma io....nessuno ha mai pensato a ciò che provo e tutti non hanno fatto altro che farmi del male...” passò la lingua su una zampa sporca e, sentendo il sapore del sangue invadergli la bocca, si sentì stranamente a proprio agio.

-Io...-

-Sei senza parole, eh? Io l'ho detto che ha ragione e se vuole farla finita, nessuno glielo impedirà!- le iridi rosso sangue si ridussero a due fessure e, come dal nulla, apparve un flauto traverso completamente nero.

I pirati si chiesero cosa stesse per succedere e, consci di essere in svantaggio contro i poteri demoniaci della donna, decisero all'unanimità di salvare Robin e Zoro, scappando via da quel posto.

-Ragazzi!- Kiku attirò l'attenzione su di sé e, con un sorriso di sfida poco rassicurante, fece comparire dal nulla un flauto traverso completamente bianco.

-Il concerto ha inizio!- dichiarò entusiasta, portandosi lo strumento alle labbra.

 

 

 

Quello che successe in quelle ore di quella notte, nessuno saprebbe raccontarlo. Solo dolci melodie risuonarono per l'isola, mentre brillanti lucciole colorate, decretavano un solo finale per quell'assurda storia.....

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20

 

 

Si era perso in quella melodia, ascoltando estasiato dalle note danzanti e armoniose che gli risuonavano nelle orecchie.

Non aveva mai sentito nulla di più bello e neanche la musica suonata dal loro musicista di bordo lo aveva mai fatto sentire così tranquillo e perso.

Gli sembrò che tutto fosse svanito in un'istante: le urla dei suoi nakama che lo chiamavano a gran voce, i passi pesanti che cadevano nell'acqua al ritmo di una corsa affannata ed anche il dolore delle sue ferite. Tutto scomparve in una nuvola di fumo, lasciandolo preda di un dolce tepore privo di emozioni.

Non si chiese perché ciò fosse accaduto e neanche dove fosse finito, cercava solo di bearsi di quel nulla che lo faceva sentire debole e forte al tempo stesso cullandolo con quella dolce canzone.

Perso in dolci sensazioni, Zoro non si accorse della voce di Nami che lo supplicava di svegliarsi e non sentì nemmeno i ringhi rabbiosi del suo capitano che, in collera con se stesso e col mondo intero, stava letteralmente radendo al suolo quel piccolo angolo di paradiso terrestre.

 

-Rufy! Ma che fai?!-

-Rufy-san!-

-Rufy...-

Nami voltò la testa verso il cecchino, lo scheletro e la renna che, assieme alla piccola Riku, avevano deciso di tenersi lontano da quella furia scatenata del loro capitano.

Nonostante lo conoscesse da molto tempo, non aveva mai visto Rufy talmente infuriato da non riuscire a gestire l'ira e l'odio che gli fluivano nelle vene. I suoi occhi erano ridotti a due fessure ed il cappello di paglia era caduto a terra nell'impeto di attaccare quella donna che, con estrema agilità, si era volatilizzata nel nulla.

-Dov'è andata?! Zoro! Riprenditi, Zoro!!!- spostava rapidamente gli occhi nocciola dall'ambiente attorno a sé al piccolo micio che, come in trance, se ne stava seduto in quella piccola gabbia con gli occhi verde opaco persi nel vuoto.

-Ragazzi! Dobbiamo abbattere quella colonna di pietra!-

-Hai ragione, fratello. Lascia fare a me!-

Il cuoco e il carpentiere stavano correndo verso l'enorme pilastro di pietra e, più si avvicinavano, più profonda diventava l'acqua in cui erano immersi.

-Me ne occupo io, Franky! Sky walk!- a passo svelto il biondo uscì dall'acqua e, correndo in aria a passo svelto, arrivò a pochi metri dalla sua meta.

Improvvisamente davanti a lui comparve l'albina che, senza smettere di suonare il suo flauto, stava sospesa in aria senza alcuno sforzo.

-Maledizione...- Sanji masticò un'imprecazione, mentre gli occhi cremisi della donna gli gelavano il sangue.

-LASCIALO STARE! SONO IO IL TUO AVVERSARIO!!!- con un balzo il capitano raggiunse la stessa altezza del compagno e, con un potentissimo pugno, colpì parte della colonna di pietra.

-È sparita di nuovo!- osservò perplesso il cyborg che, ancora immerso nell'acqua, nuotava velocemente fino ai suoi nakama.

Senza avere alcun appiglio, il moro cominciò a cadere ma, con un'ottima prontezza di riflessi, allungò un braccio fino ad una roccia che si trovava lungo la riva del lago.

-Rufy! Calmati!-

Nami non sapeva più cosa fare. Il capitano era andato completamente in tilt, Robin era ferita e priva di coscienza, lo spadaccino non rispondeva ai suoi richiami, il cuoco e il cyborg non riuscivano a recuperare il corpo di Zoro a causa delle improvvise apparizioni della donna, Kiku continuava a suonare quella strana canzone in completa sincronia con la madre ed il resto dei suoi compagni erano troppo spaventati e confusi anche solo per muoversi.

Cosa doveva fare? Aiutare i suoi compagni a combattere contro quella donna oppure liberare Robin e Zoro dalle rocce?

Gli occhi nocciola guizzavano da una parte all'altra della grotta senza riuscire a fermarsi e il suo cervello stava per esplodere.

Cosa poteva fare?

Cosa doveva fare?

Cosa?

-Parlagli-” la voce di Kiku le risuonò lontana nella testa.

Portò lo sguardo sulla sua figura, immobile vicino alla riva del lago.

-Cosa?- boccheggiò quasi priva di ossigeno, guardando la ragazza intenta a suonare.

-Devi risvegliare lo spadaccino altrimenti non ci sarà modo di spezzare la maledizione!-” la corvina non aveva staccato le labbra dal suo flauto ma, nonostante ciò, la sua delicata voce le risuonava prepotente nelle orecchie.

-E-E come faccio?!- si voltò confusa verso la piccola gabbia in pietra

-Non lo so. Tu lo conosci meglio di me, fagli sentire che gli sei vicino, fagli capire che è importante per te. Fallo, Nami, altrimenti lo perderai per sempre...-”

-Io... d'accordo, mi inventerò qualcosa!- si avvicinò a passo svelto alla piccola gabbia e, con in mano la sua fidata arma, pensò ad un modo per liberarlo.

-E ora cosa faccio? Questa roccia sembra resistente!- si morse un labbro, completamente incerta sul da farsi.

-Nami!- la voce di Chopper alle sue spalle la fece voltare con il cuore in gola.

-C-Che succede?- chiese in ansia, cercando con lo sguardo la piccola Riku e gli altri due nakama, tutti e tre apparentemente scomparsi.

-È tutto a posto. Usopp aveva paura e quindo si è nascosto vicino all'entrata, pronto a scappare, Brook e Riku sono con lui. Tu che stai facendo?- osservò curioso la gabbia, notando subito gli occhi vacui del piccolo felino.

-Chopper!- un'idea le balenò in mente, facendole illuminare gli occhi.

-C-Che c'è?- domandò intimorito dal suo sguardo.

-Potresti fare qualcosa per distruggere la gabbia?!- puntò l'indice alla roccia che rinchiudeva lo spadaccino.

-Certo! Credo che una mossa di kung fu possa bastare!-

Nella sua forma da combattente di kung fu, Chopper sferrò un pugno potentissimo alla gabbia, mandandola in frantumi.

-Bravissimo, Chopper! Ora dovremmo occuparci di Robin- prese in braccio il gatto semi cosciente e si avviò verso la compagna.

L'archeologa era priva di sensi ed il corpo era intrappolato i quel groviglio di pietre. Il capo era abbandonato in avanti ed i capelli, che le ricadevano scomposti sul viso, sembravano stopposi ed intrisi anch'essi di sangue.

-Avanti Chopper! Rompi queste rocce e portiamola lontano da qui!-

-Non posso. Guarda la ferita all'addome, non posso estrarre quel masso dal suo ventre fino a che non avrò un posto adatto per operarla. Devo stare attento a quali punti delle rocce rompere per non danneggiare ulteriormente il suo corpo...- il medico, con sguardo accigliato e la lingua stretta fra i denti, studiò attentamente la posizione della compagna e, con piccoli colpi precisi e forti agli spuntoni di roccia, riuscì a liberarla in pochi istanti.

-Ma...sei certo che debba tenersi quella pietra nell'addome fino alla nave?- si morse un labbro mentre gli occhi si sgranavano alla vista del masso che trapassava da una parte all'altra la donna.

-Sì, purtroppo. Ora andiamo dagli altri...-

Tramutatosi nella sua forma umana, il medico prese in braccio la mora senza alcuno sforzo, cercando di tenere sott'occhio il suo respiro.

-Ehi, Nami! Andiamo!- si voltò di tre quarti, osservando la ramata ancora immobile accanto al mucchio di rocce andate in frantumi.

-Io resto qui...- disse a fior di labbra -...Voglio osservare il combattimento e non voglio perdere di vista Kiku o Rufy. Magari potrei anche trovare il punto debole di quella donna!- alzò gli occhi alla volta di pietra, fissando intensamente il corpo privo di vita del verde.

-D'accordo, Nami. Stai attenta a non farti male, okay?- la renna corse verso l'entrata e la rossa annuì un paio di volte nella sua direzione prima di accovacciarsi tra quei massi e nascondersi alla vista del nemico.

Non aveva ancora capito perché Kiku avesse preso a suonare assieme alla madre, ma i loro flauti avevano suoni completamente opposti. Quello della corvina aveva un suono dolce e vellutato e le note sembravano danzare fino ad accarezzare le orecchie degli ascoltatori; quello dell'albina, invece, aveva un suono più tagliente che ricordava molto il cozzare delle spade in una battaglia. Stavano eseguendo la stessa melodia e le stesse identiche note, ma sembravano quasi dialogare attraverso quella musica dolce e tagliente.

-Ehi, buzzurro....cosa dovrei dirti per svegliarti?- fissò il muso del micetto acciambellato tra le sue braccia e sentì una stretta al petto farle mancare il respiro.

Era davvero colpa sua se Zoro si trovava in quello stato? Erano state davvero le sue parole a fargli provare così tanto dolore da mettere in pericolo la sua vita?

Eppure credeva di essere riuscita a dimostrargli quanto tenesse a lui. Lo aveva curato nel migliore dei modi in quei giorni da gatto e credeva di essere riuscita a dimostrare a tutti quanto tenesse a quel cavernicolo dalla testa verde.

O forse no?

Forse non bastavano semplici carezze ed un'attenzione costante per dimostrare i suoi sentimenti. Quali sentimenti doveva mostrare poi? Era solo un suo compagno di avventure ma aveva ormai accettato l'amore che provava per lui e, nonostante avesse paura di un suo possibile rifiuto, aveva molta più paura del dolore che avrebbe comportato la perdita di quell'ominide.

-Zoro, io...- mise le mani sotto le zampe anteriori del gatto e lo sollevò, fino a raggiungere il proprio viso.

Quegli occhi verdi che non erano mai appartenuti allo spadaccino erano opachi e spenti, privi della strana pupilla che caratterizzava i felini.

-Non so cosa dire, so solo che ti amo, Zoro..- ammise semplicemente la grandezza di quel sentimento, sentendo la paura svanire nell'aria.

Si chiedeva se avesse sentito le sue parole e a cosa stesse pensando.

Un boato improvviso la fece balzare sul posto e, mentre si stringeva il gattino al petto, osservò delle strane figure luminose entrare nella caverna.

-Maledizione, non sono riuscita a fermarla!-” la voce di Kiku imprecò più volte nella sua testa e Nami capì finalmente cosa fossero quelle creature.

Una luce accecante le fece abbassare gli occhi allo spadaccino che, ancora con lo sguardo perso nel vuoto, era diventato di un nero brillante ed una strana aura luminosa si espandeva tutt'attorno al suo piccolo corpo.

-GLI ANIMALI DELL'ISOLA SONO QUI! QUELLE SONO TUTTE LE ANIME PERDUTE DI QUESTO POSTO!!!- gridò Kiku staccandosi il flauto dalle labbra e facendo gelare il sangue di tutti.

Nami doveva pensare in fretta ad una soluzione per fare in modo che il suo buzzurro non venisse catturato di nuovo da quella sottospecie di demone. Ma cosa avrebbe dovuto fare?

Presa dalla paura di perderlo, la rossa strinse il micetto al petto e cominciò a parlare sottovoce.

 

 

Le luci erano ormai accese e la musica era partita....





Angolo dell'autrice
Salve a tutti ragazze a ragazzi!!!
Vorrei ringraziare di cuore chi, dopo tutto questo tempo, sta ancora seguendo la storia lasciandomi recensioni oppure leggendola silenziosamente.
Spere che la storia piace e viene letta mi fa venire voglia di scrivere >-<
Un grazie speciale, va alla mia onee-chan, Piper che, grazie al suo sostegno, ai suoi consigli e ai suoi (immeritati secondo me) complimenti per la storia, mi spienge sempre di più a dare il massimo facendomi venire una voglia matta di scirvere.
Ho voluto mettere questo angolo autrice per avvertirvi che fra tre giorni parto per le vacanze per due settimane e non sono completamente certa di poter continuare con gli aggiornamenti.
Nonostante ciò, grazie ancora a tutti voi e alla prossima^-^
Baci,
Star

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO 21
 

Dedicato a tutti quelli che seguono ancora questa mia storia...


 

 

Sentiva uno strano calore avvolgergli le membra.

Non si sentiva a disagio ma quello strano e caldo abbraccio non era nemmeno rassicurante e protettivo come dovrebbe essere l'abbraccio di una madre .

Lui non sapeva nemmeno cosa si provasse ad essere abbracciati e forse era per quel motivo che si sentiva perso in quel calore.

Aprì finalmente gli occhi e vide solo una fortissima luce bianca accecargli l'unico occhio che aveva ma, attorno a sé, non c'era niente e nessuno.

Abbassò lo sguardo al proprio corpo ma, al posto della solita pelle bronzea piena di cicatrici, vi era un alone completamente nero e lui stesso sentiva di essere sporco di quel colore. Non ne capiva il perché ma aveva sempre saputo che il nero fosse il colore migliore per rappresentarlo: il nero indica da sempre morte, sofferenza, negazione per la vita, rifiuto a lottare e significati simili.

Lui sapeva bene cosa volesse dire quel colore e sapeva perfettamente di essere quel colore. I suoi occhi erano la prova inconfutabile dell'appartenenza alla morte e nel perenne dolore fisico, emotivo e mentale.

Eppure era sempre riuscito a convivere con tale sofferenza riuscendo, almeno in parte, a nasconderlo alla vista delle persone che lo circondavano perché, nascondendo quel dolore, sapeva di poter far finta di star bene ed essere felice. La felicità su quella nave di pazzi non era fasulla e lui non stava mentendo, cercava solo di nascondere quel suo animo tinto di morte e dolore, cercando di dimenticare la sua vera natura di demone sanguinario. Ma in quel momento, solo con se stesso, solo con il vero se stesso, non poteva più mentire perché la vedeva dalle sue mani quell'ombra espandersi tutt'attorno a lui e macchiare quel bellissimo posto di luce incontaminato. Molte volte le persone gli avevano detto che il colore dei suoi capelli rifletteva il suo animo di nobile e caparbio guerriero che non si lascia intimidire da niente e nessuno e che ha la capacità di portare speranza in chi l'ha ormai perduta.

-Menzogne..- sussurrò a denti stretti, stringendo i pugni lungo i fianchi.

Lui non era speranza e non era nemmeno un guerriero dall'animo nobile. Lui era morte, dolore e sofferenza e non meritava l'amicizia e l'affetto dei suoi splendidi compagni.

Chi più e chi meno, tutti loro gli avevano dimostrato quanto tenessero alla sua salute e alla sua felicità e lui come aveva ricambiato quelle dimostrazioni d'affetto? Si era dimostrato inutile, insensibile e privo di cuore, come lo aveva descritto la mocciosa.

Chissà cosa stava facendo la sua mocciosa mentre lui era rinchiuso in quello strano posto a piangersi addosso. Stava combattendo contro quel demone travestito da donna? Oppure stava scappando lasciandolo solo in balia del dolore e della morte.

-Spero che stia scappando, non sopporterei di saperla morta a causa mia..-

Nonostante fosse consapevole di essere sempre freddo e distante, Zoro si sentiva felice con quella banda di pazzi e, poter stare accanto a quella ragazzina solare e dispotica, sembrava essere diventata una droga per lui ed il suo tipico modo di fare scorbutico serviva solo a far iniziare quelle solite litigate che li portavano ad essere più vicini del solito.

Ma cosa avrebbe fatto senza di lei e senza le sue continue frecciatine? L'ultima volta ci era andata giù pesante con le parole, nemmeno lui si sarebbe lasciato andare così tanto a causa dello stress però...

-Ehi, buzzurro....cosa dovrei dirti per svegliarti?-

La voce limpida e leggermente insicura di Nami lo riscosse da quel turbinio nebuloso di pensieri. Ma lui era lì da solo, come faceva a sentire la voce della mocciosa?

-Svegliarmi? Ma che succede?- si guardò attorno spaesato, cominciando a camminare avanti e indietro.

-Zoro, io...- ancora una volta la sua voce gli fece voltare la testa di lato, per controllare che alle sue spalle non vi fosse nulla.

-Nami! Ehi, Nami, dove sei?- cominciò a correre senza voltarsi mai indietro, verso quella voce che si allontanava sempre di più.

Che io stia impazzendo? Forse sono rinchiuso nella mia testa e sono solo ma....”

-Non so cosa dire, so solo che ti amo, Zoro..-

Di nuovo quella voce chiara e cristallina lo fece bloccare sul posto, con sguardo perso e confuso.

-Tu mi....mi ami, Nami?- domandò a fiato corto al vuoto di fronte a sé.

Erano vere le parole che aveva appena udito? Era stata davvero la voce della sua mocciosa a pronunciare quelle dolci parole?

Non sapeva cosa fosse l'amore e non lo aveva mai provato. Che fosse amore quello che provava in quell'istante? Aveva il fiato corto, anche se si era ripreso da quella stupida corsa e sentiva il cuore battere velocemente, mentre la testa andava in subbuglio.

-Io non...non so....io...- non aveva parole per quella nuova ed emozionante scoperta.

Aveva già provato a parlarle ma, a quanto aveva capito, Nami non riusciva a sentire la sua voce eppure, in quel momento, avrebbe voluto gridarlo al mondo intero senza paura: lui, il demone sanguinario e privo di sentimenti, amava ed era amato da una delle creature più dolci che esistessero.

Perché non l'ho mai capito prima? Sono davvero uno sciocco...” si posò una mano sul viso, ghignando di felicità.

Una luce bianca lo costrinse a chiudere l'occhio fino a che non scomparve nel nulla, lasciandolo in quel luogo illuminato da una strana colorazione di verde. Si guardò attorno, cercando la fonte di quella luce così intensa e, quando abbassò gli occhi alle proprie mani, vide che il nero che lo avvolgeva aveva lasciato il posto ad un'intensa luce verde smeraldo che, piena di calore e forza, dipingeva il bianco che lo circondava.

-Il verde è armonia, perseveranza, equilibrio ma soprattutto speranza!- sorrise felice nell'osservare come quell'aura lo avvolgesse da capo a piede e rendesse la sua pelle brillante.

Solo in quel momento, osservando il proprio corpo sotto una nuova luce, si accorse di indossare solamente i boxer e, come in un incubo, tutti gli eventi gli passarono veloci davanti agli occhi.

-Zoro! Svegliati ti prego, Zoro! Io non voglio perderti, buzzurro mio...-

La voce della rossa era diventata singhiozzante e tremolante, segno che stava piangendo.

-Nami, se solo sapessi cosa fare io...- abbassò lo sguardo, domandandosi cosa avrebbe dovuto fare in un momento come quello.

Chiuse l'occhio, serrando con prepotenza la palpebra e desiderando più di ogni altra cosa, di potersi svegliare per poter asciugare le lacrime della sua mocciosa.

Nami non ti lascerò sola......non ti lascerò mai più sola....”

Sentì un paio di braccia cingerlo forte ed il rumore di numerosi massi che cadevano tappargli le orecchie.

 

 

 

 

Nami serrò gli occhi, non riuscendo più a sopportare la vista del suo buzzurro ridotto in quello stato.

-HO VINTO IO, FIGLIOLA!!! NON RIUSCIRAI MAI A FERMARMI! MAI!!!- la voce di quella sottospecie di demone le arrivo dritta alle orecchie e si costrinse a gettare uno sguardo fugace a ciò che stava succedendo.

Inorridì nell'osservare ciò che le si presentava dinnanzi: Sanji e Franky galleggiavano privi di sensi in acqua ed Usopp stava nuotando verso di loro nel tentativo di portarli al sicuro; Rufy stava distruggendo qualsiasi cosa avesse a tiro e Kiku era in ginocchio lungo la riva del lago. La donna che aveva visto dapprima con un volto angelico, in quel momento aveva gli occhi iniettati di sangue e la pelle piena di grinze e dalla colorazione violacea e, mentre i lunghi capelli bianchi erano diventati grigio topo grigio topo, un paio di canini bianchi come la neve, sembravano brillare di luce propria.

-Rufy! Smettila!!!-

-Rufy-san, se continui così verremo sepolti in questa grotta!!!-

La ramata voltò la testa in direzione dei due nakama che, poco lontano dall'ingresso, cercavano di far ragionare il capitano. Riportò lo sguardo alla volta di pietra, illuminata da minuscole lucine di colori diversi, mentre i corpi che erano bloccati nella pietra, cadevano nell'acqua con tonfi sordi.

-R-Rufy...che stai combinando?- si portò una mano alla bocca, osservano i vari cadaveri e le ossa cadere e scomparire nelle limpide acque di quel lago, come pioggia in una giornata di sole.

Una luce verde la costrinse a riportare lo sguardo al piccolo micetto fra le sue braccia che, come gli altri animali dell'isola, si era trasformato in una piccola sfera di un verde brillante.

-COSA STAI FACENDO?!- il demone puntò i suoi occhi famelici sulla sfera brillante tra le sue mani e, come una tigre a caccia, cominciò a scendere in picchiata nella sua direzione.

Un poderoso pugno la colpì in pieno viso, facendola schiantare nel lago.

-NAMI! NON LASCIARLO ANDARE!!!- Kiku cominciò a correre verso di lei che, confusa più che mai, racchiuse la piccola luce nelle mani, come se avesse appena catturato una farfalla.

-C-Che succede?- domandò spaventata la ramata, osservando la donna uscire dall'acqua e librarsi di nuovo in aria.

-Nami, non devi lasciarlo andare, lui è la chiave per salvarli tutti!- sorrise radiosa la corvina, inginocchiandosi di fianco a lei.

-M-Ma di che....che stai dicendo?- chiese ancora confusa.

-Ce l'hai fatta! Gli hai fatto capire che non è solo e lui ti ha sentita, ha percepito il tuo calore e il tuo amore, lo hai salvato!- chiuse le mani attorno alle sue, osservando la forte luce verde filtrare attraverso le loro dita.

-Vuoi dire che questa luce è..-

-Sì, è il cuore della sua anima, quella racchiusa nel petto e che gli è stata strappata via. Il solo fatto che lui non stia volando lassù, vuol dire che non è più soggiogato dal suo potere- alzò il volto alla cupola che, sulle loro teste, brillava come un cielo stellato.

-Ed ora cosa facciamo?-

-Non lo so- si riportò le mani in grembo -Forse dovremmo andarcene-

-Perché? Sta per accadere qualcosa?- domandò preoccupata.

-Non lo so, ma se il suo potere dovesse svanire, noi resteremmo rinchiusi qui- affermò convinta, puntando gli occhi nei suoi.

-Allora dobbiamo solo andarc...-

Non riuscì a completare la frase che una forte scossa di terremoto la fece tremare.

La grotta cominciò a muoversi e le pareti si sgretolarono e, mentre le pietre si univano ai corpi in caduta libera sul lago, tutti i pirati presero a scappare verso l'uscita, la loro unica speranza.

Nami non dischiuse le mani e continuò a correre con il cuore in gola ed il cervello in tumulto. Vide i suoi compagni caricare in spalla il capitano con la forza, mentre Chopper trasportava con cura l'archeologa; tutto si muoveva a rallentatore ed i suoni arrivavano ovattati alle sue orecchie. Le dolevano le gambe, le mancava il fiato ed i polmoni le bruciavano, ma niente arrestò la sua corsa, aveva dimenticato qualsiasi cosa e si fermò solo quando vide la montagna, ormai lontana, ricadere su se stessa come un castello di carte.

Quella donna era scomparsa e tutto si era tranquillizzato. Il silenzio del bosco veniva rotto solo dai loro respiri accelerati e dalle proteste del moro che, una volta lasciato libero, aveva cominciato a sgridare i suoi compagni per averlo trascinato via.

Nami abbassò gli occhi alle sue mani, ancora stretta tra loro, all'altezza del suo petto. Le dischiuse piano, aprendole a coppa e si meravigliò della forte luce che quel piccolo puntino emanava.

 

 

Ma era davvero tutto finito? Tutto era tranquillo ma il sipario non era ancora calato su quella bizzarra avventura....








Angolo dell'autrice

Salve gente! Eccomi tornata dalle vacanze con la mia promessa mantenuta: il capitolo 21!
Spero tanto che questa mia pausa non vi abbia fatto perdere la voglia di leggere questa mia storia!
Ne aprofitto per ringraziare che legge, recensisce e segue questa storia nonostante la mia lentezza. GRAZIE!
Alla prossima^-^
Baci,
Star

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22
 

 

-La montagna è diventata più bassa, cosa è successo?- chiese curioso il piccolo medico.

-I suoi poteri sono scomparsi e la grotta, che esisteva solo grazie a lei, è crollata- spiegò con voce stanca Kiku, sedendosi sull'erba di peso.

-Onee-chan! La tua faccia!!!- urlò la piccola Riku sedendosi a cavalcioni su di lei.

-Cosa? Che cos'ha la mia faccia?- Kiku si mise a sedere, portandosi entrambe le mani a tastarsi il volto.

-M-Ma tu....la tua pelle, Kiku, è normale!- affermò il cecchino, sedendosi poco lontano dalle due.

-Cosa?- posò una mano sulla parte destra del volto, trovando sotto i polpastrelli la pelle stranamente liscia.

-Ha ragione, onee-chan! La tua faccia è normale!- sorrise felice la piccola, abbracciando la sorella di slancio.

La corvina passò un braccio attorno alla schiena della sorella, rispondendo all'abbraccio e, con l'altra mano, continuò a tastarsi il volto, ancora incredula.

Si guardò attorno, ma non riuscì più a vedere né le anime di chi la circondava né i fili rossi, tutto era normale ai suoi occhi. Che sua madre fosse davvero morta e loro finalmente libere di vivere come chiunque altro? Avrebbero potuto finalmente godersi la semplicità di una vita trascorsa nella felicità di ogni istante?

Non fece in tempo a rispondere ad una sola delle domande che le saltavano in mente, che i suoi occhi furono rapiti da un bellissimo spettacolo nel cielo e attorno a loro: le anime che erano tornate alla loro forma naturale, si riversarono nella piccola radura che li circondava e gli animali, si trasformarono presto in luci colorate.

-Ma che succede?- la piccola renna, ancora sdraiata a terra esausta, alzò il muso annusando l'aria che, oltre all'odore di pioggia, portava un dolce aroma di fiori.

-Non lo so, ma è bellissimo...- sussurrò estasiato il cuoco, lasciando cadere a terra la sigaretta.

-Ma quelle sono...persone?- alzò una mano il cecchino, indicando le figure attorno a loro.

Le fioche lucine colorate si erano trasformate in sagome di donne, uomini, ragazzi e bambini che, con la loro aura colorata, illuminavano tutta l'immensa foresta di luce.

La notte sembrava aver lasciato il posto al giorno e le stelle scomparvero, umiliate dalla forza e dalla bellezza di quello spettacolo. Urla, risate e canzoni cantate a mezza voce, costrinsero gli abitanti dell'isola a raggiungere il bosco, mescolandosi a quelle persone conosciute, nuove e colorate che li invitavano a ballare e camminare con loro. Sembrava di essere stati trascinati via in un sogno, un bellissimo incanto in cui le persone scomparse avevano finalmente ritrovato la libertà.

-Ma è stato tutto così semplice....Non ci credo! Il semplice fatto che Zoro abbia ritrovato la speranza, ha liberato tutte le anime- stralunato ed incredulo, il capitano osservò quei fantasmi luminosi camminargli davanti, accecandolo con quei bellissimi colori accesi.

-Il suo potere è stato distrutto. Si era già indebolita quando l'archeologa le ha resistito, lo spadaccino e la sua forza di volontà sono serviti solo a fermarla per sempre- sorrise felice Kiku, alzandosi da terra ed osservando la sua sorellina correre nel bosco allegra.

-Ma è stato troppo facile!!!- continuò a lamentarsi il capitano.

-Non importa se è stato facile, ciò che conta è che potete anche salpare adesso, è tutto finito!- rispose semplicemente la ragazza, dandogli una pacca sulla spalla.

-Che ne sarà di tutte queste persone?- li raggiunse Sanji, accendendosi una nuova sigaretta -Sono solo anime, cosa accadrà loro una volta che scompariranno?-

-Avete visto i corpi nella caverna, no? Qualcuno di loro potrebbe riuscire a tornare nel proprio corpo e a ricongiungersi ai propri cari, ma quelli che non potranno farlo, saranno liberi di scoprire cosa c'è dopo la morte- il sorriso scomparve improvvisamente dal suo volto ed i suoi occhi velati di lacrima puntarono la terra.

-Kiku...sei davvero tu, Kiku? La mia Kiku?- una voce maschile li fece voltare e le lacrime scivolarono silenziose dagli occhi della corvina.

-K-Kayne...s-sei...davvero tu?- si portò le mani alla bocca, trattenendo i singhiozzi.

Davanti a loro vi era la sagoma verde lucente di un giovane di bell'aspetto, dai tratti mascolini ed asciutti. Era poco più alto della ragazza ed indossava una semplice maglietta senza maniche e un paio di pantaloni fino alle caviglie.

-Non ci posso credere! È passato un anno e tu sei ancora più bella di quanto ricordassi!- allargò le braccia, squadrandola dalla testa ai piedi.

-Kayne, io...mi dispiace che sia successo a te!- abbassò gli occhi, sentendoli bruciare.

-Non preoccuparti, andrà tutto bene- l'avvolse in un abbraccio freddo ma rassicurante, donandole un bacio tra i capelli.

-Cosa succederà adesso?- poggiò le mani sul suo petto, osservando, attraverso la trasparenza della sua figura, due bambini luminosi che correvano tra gli alberi.

-Credo che il mio corpo sia ancora lì da qualche parte. Vedrò se mi sarà possibile tornare, dobbiamo aspettare qualche altro minuto- le sussurrò all'orecchio accarezzandole la schiena.

-Qualche minuto? Perché?- socchiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un sospiro di puro sollievo.

-Tra poco sorgerà il sole e solo allora potremmo scoprire cosa ne sarà di noi. Ho visto una specie di procione gigante che curava una donna dai capelli neri, poco più in là, cosa è successo? Sembrava davvero grave...-

-Robin!- urlò il capitano sgranando gli occhi.

-È vero, Robin-chan è rimasta gravemente ferita. Dove si trova adesso?- Sanji sbuffò una nuvoletta di fumo, osservando il ragazzo alzare una mano ed indicare un punto indefinito tra gli alberi.

-Poco più avanti c'è una radura, è lì che li ho visti- spiegò brevemente, osservando i due correre trafelati nella direzione indicata.

-Grazie tizio verde!!!- urlò il capitano, agitando una mano verso di lui.

-Mi ha chiamato 'tizio verde'?- alzò un sopracciglio, leggermente irritato.

-Non preoccuparti, lui è fatto così!- Kiku rise di gusto, poggiando le sue labbra su quelle del ragazzo.

-Mi sei mancata- sussurrò dopo essersi staccato da lei, poggiando la fronte sulla sua.

-Anche tu- riaprì gli occhi, osservando il volto rilassato di Kayne.

Quanto gli era mancato quel viso irregolare e perfetto? Quanto tempo aveva sognato di poterlo riabbracciare e di poter riassaggiare il suo sapore? Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era persa tra le sue forti braccia?

A Kiku non importava rispondere a quelle domande. In quel momento nulla aveva più importanza, se poteva crogiolarsi di nuovo nel loro amore.

Chissà se anche la rossa lo ha riabbracciato....”

 

 

 

 

 

-E adesso? Che succede?- Nami si guardò attorno, avvolta da quella moltitudine di luci, colori e risate.

I suoi compagni erano spariti in quella folla di fantasmi ed era rimasta sola in mezzo al bosco, sotto un'enorme albero dalle foglie rosso arancio.

-Accidenti! Ma proprio da sola dovevo restare? Chissà come sta Robin, adesso...- si morse un labbro, preda della preoccupazione.

-Non preoccuparti, sono certo che sta bene- rispose una voce baritonale, facendola sobbalzare leggermente.

-Ma cosa...ouch!-

Aprì di scatto le mani, sentendole diventare improvvisamente roventi e lasciando andare l'anima dello spadaccino.

Sotto i suoi occhi increduli, la luce prese a brillare più forte per poi tramutarsi nella sagoma di un uomo a lei ben noto.

-Z-Zoro...- strinse più forte il labbro tra i denti, trattenendo a stento le lacrime.

-Che fai? Piangi, mocciosa?- rise sghembo, facendola sciogliere con il suo solito ghigno bastardo.

-Non credo ci sia niente da ridere, stupido spadaccino da quattro soldi!- gli puntò un dito al petto, coperto dal solito yukata, lasciando che la rabbia e la frustrazione prendessero il sopravvento.

-Cosa intendi dire?- la freddò con il suo occhio insolitamente verde, mentre la fronteggiava senza paura.

-Intendo dire che sei stato uno sciocco a lasciarti catturare! Sei un buzzurro senza speranze! Ci hai fatto penare per niente ed ora sei anche morto! Sai cosa ti dico? Io ti odio! Vai al diavolo, stronzo!!!- con gli occhi ancora chiusi per la foga di quelle parole assai velenose, sentì il tronco di un albero contro la schiena, mentre una mano gelida le bloccava un polso contro la corteccia.

Spalancò gli occhi, trovandosi il volto di Zoro a pochi centimetri dal viso, con un'espressione dura ed indecifrabile.

-P-Perché? Perché ti sei lasciato prendere a quel modo?!- urlò contro il suo viso, sentendo le lacrime rigarle le guance.

-Perché credevo davvero che non v'importasse nulla di me. Pensavo che tu mi odiassi, ma ora so che non è così...- un dolce sorriso si dipinse sul suo volto e, se non fosse già stata accecata dalla sua forte luce, Nami avrebbe giurato che quel sorriso avesse fatto sciogliere i suoi occhi nocciola.

-C-Che vuol dire?- sentiva il fiato corto per la loro vicinanza ed il petto marmoreo di lui, schiacciato contro il suo più florido, non l'aiutava di certo.

Zoro poggiò un braccio sopra la sua testa, poggiando la sua fronte su quella della rossa, schiacciando la sua frangetta tra le loro pelli.

-Ho sentito quello che mi hai detto per risvegliarmi, so quello che provi, Nami- soffiò sulle sue labbra, inebriandola con il suo profumo di rum.

La navigatrice si chiese come potesse un fantasma essere tanto freddo e tanto reale da poterla stregare con la sua sola vicinanza. Sentiva le gambe molli come gelatina ed il cuore in tumulto, mentre le lacrime salate non accennavano a fermarsi.

-Io...non so di cosa tu stia parlando- fronteggiò il suo sguardo, tornando ad essere la stessa ragazzina indisponente di sempre.

-Smettila di mentire, abbiamo poco tempo...- lasciò andare il suo polso, poggiando la mano sulla sua guancia ed asciugando le lacrime.

Passò il pollice sulla sua pelle delicata, come a voler memorizzare ogni singolo dettaglio di quello splendido viso; accarezzò piano la sua guancia, scendendo verso le labbra e l'arco di cupido, sulla fossetta del mento per poi passare la mano sul suo collo sottile, scosso ancora dai singhiozzi.

-Poco tempo? C-Cosa intendi?- domandò con voce tremante, sentendosi sciogliere sotto il suo tocco.

-Tra poco sarà l'alba, il momento decisivo per vedere chi potrà tornare e chi no. Ora non è importante, c'è tempo...- avvicinò i loro volti, tendo il suo mento tra indice e pollice.

-Io...io ti amo, Zoro...- sussurrò senza pensarci la ramata, socchiudendo gli occhi.

-Anche io- rispose roco, catturando finalmente le sue carnose labbra in un bacio.

Nami trovò le labbra dello spadaccino stranamente fredde, ma il loro sapore era forte e la inebriavano con quel mix di sale, ferro e rum che lo contraddistingueva. Lasciò che le lacrime scivolassero sempre più copiose dalle sue ciglia, andando a mescolarsi a quel bacio che sapeva di un muto addio.

-Mi dispiace...il tuo corpo è rimasto nella grotta...- sussurrò dispiaciuta riprendendo aria.

-Dovevate scappare, non è importante- catturò una seconda volta quelle labbra di mandarino, mordendole e succhiandole avido, scolpendosi nella mente quel sapore agrodolce che gli annebbiava i sensi.

Si scambiarono baci brevi e carichi di passione, fondendo i loro sapori in una strana miscela di alcool e mandarino e, inconsciamente, avevano capito che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti insieme.

La ramata socchiuse gli occhi, osservando il sole illuminare con i suoi deboli raggi le fronde degli alberi, facendole brillare di rosso cremisi.

-Zoro!- si staccò da lui bruscamente, prendendo a singhiozzare ancor più forte.

-L'alba...- sussurrò il verde alzando lo sguardo al cielo che si schiarì lentamente.

-Non andare...non puoi lasciarmi i-io...io ti amo, ho bisogno di te!- nascose il viso sulla sua spalla, stringendo le braccia attorno al suo collo.

-Mi dispiace, devo andare, tra poco sparirò...- ricambiò rudemente l'abbraccio, stringendola a sé per la vita sottile.

-T-Tu non...non puoi lasciarmi...-

-Nami, fammi una promessa- sciolse dolcemente quel contatto, poggiando le sue grandi mani sulle sue spalle.

-C-Cosa?- la navigatrice si passò i dorsi delle mani sugli occhi, asciugandosi testardamente le lacrime.

-Promettimi che sarai forte, qualunque cosa accadrà e promettimi che sarai felice, anche se non dovessi tornare e poi..-

-Tu tornerai! Il tuo corpo è ancora là sotto, è tutto intero e...tu tornerai...- strinse i pugni lungo i fianchi, fissando ostinatamente il suo occhio verde smeraldo.

-Lo spero anche io ma...se ciò non dovesse accadere, promettimi che non mi dimenticherai. Promettilo, mocciosa- sorrise triste, spostando le mani alle sue guance ed accarezzandole dolcemente la pelle.

-I-Io...va bene, te lo prometto, buzzurro. Ma tu vedi di tornare, altrimenti alzerò il tuo debito fino all'inverosimile- sorrise, Nami, con gli occhi lucidi e lo sguardo orgoglioso.

-D'accordo ma, come ti ho già detto, non mi basteranno dieci vite per saldare quel debito! Strozzina!- sorrise anche lui, cominciando il loro solito battibecco.

 

-EHI! MA CHE SUCCEDE?!?- il grido di un bambino alle spalle della ragazza li fece voltare spaventati.

Una marea di luci gialle si volava tra le foglie degli alberi.

-Prima c'era una donna, lì! Era la madre del bambino e poi è esplosa!- disse una donna poco lontana.

-Esplosa?!- domandò un anziano dall'altro capo del bosco.

-C-Che succede?- domandò la rossa con voce tremante, stringendo la mano del verde.

Improvvisamente, una dopo l'altra, le varie sagome lucenti che affollavano il bosco presero ad esplodere in una marea di puntini colorati che, privi di peso, volteggiavano tra le fronde degli alberi.

-Oh no! Oh no!!!- un uomo dall'aria stramba corse accanto a loro, osservando una figura rosso fuoco esplodere in mille lucine del medesimo colore.

-Fratellinooooo!!!- l'uomo prese a saltellare, cercando invano di acchiappare quelle lucine.

-Quello è l'uomo del negozio di animali...- sussurrò Nami, ricordandosi del baldanzoso commesso.

 

-Saaaaalveee dolcettini cari! Io sono Kenta!!- disse con la sua voce roca, voce che stonava molto con il suo abbigliamento femminile.

Un barboncino con un fiocco rosso era comodamente appisolato su di un cuscino ai piedi dello strambo uomo....”

 

-Chi?- chiese dubbioso Zoro

-Ma certo, il barboncino doveva essere suo fratello...Non ricordi quello strano tizio del negozio di animali?-

-Ma certo, ricordo anche quello stupido cagnaccio- digrignò i denti in una smorfia, tornando improvvisamente serio.

-Stanno tutti...esplodendo?- la ramata strinse più forte le dita attorno a quelle di lui.

-Toccherà anche a me e dopo scoprirò quello che mi succederà...- si allontanò di un paio di passi dalla ragazza, lasciando a malincuore la sua mano.

-D-Dici che...scoppierai a quel modo?! Non può essere, io non...-

-Ricorda la promessa che mi hai fatto!- la sua voce roca e ferma bloccò le sue parole, lasciandola boccheggiare un paio di secondi con gli occhi fissi sulla sua schiena possente e trasparente.

Lo spadaccino si voltò lentamente verso di lei, mostrando il suo solido ghigno strafottente, con le mani immerse nelle tasche dello yukata.

-Io...sarò forte, qualunque cosa accada!- scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi ricci ramati e poi, con un sorriso felice, trattenne con forza le lacrime, rialzando lo sguardo sul suo viso spigoloso.

-Brava, è questa la mocciosa che conosco! Mi raccomando, non cambiare mai e non permettere a nessuno di rubare quel sorriso!- le sue labbra sottili si aprirono in un dolce sorriso, mentre l'occhio nero pece si socchiudeva leggermente.

Fu così che Nami lo vide per l'ultima volta, mentre la sua sagoma esplodeva in numerosi puntini verdi e luminosi che presero a fluttuare a mezz'aria, come in attesa di qualcosa.

-Zoro...- si portò una mano al petto, stringendola leggermente e poggiandola tra i seni, sentendo le lacrime rigarle nuovamente le guance.

Doveva essere forte, lo aveva promesso. Non avrebbe dovuto perdere il sorriso e non lo avrebbe fatto.

Ma il dolore non scomparve dal suo petto che, preso da numerose fitte, le doleva ad ogni respiro.

Voltò la testa in vari punti, osservando fantasmi esplodere, persone piangere disperate ed altre correre via in preda alla rabbia.

Avevano perso i loro cari già una volta e poterli rivedere era stato un miracolo, eppure si sa che tutto al mondo ha un prezzo. Il prezzo per quelle fugaci visite di amori perduti e cari scomparsi, era un dolore ed un vuoto permanenti che, con la loro voracità presero a divorare le anime di tutte le persone presenti in quel fitto bosco tinto di sangue.

Ma Nami aveva ancora una speranza. Il corpo di Zoro era rimasto intrappolato tra le pietre, nelle viscere di quella montagna.

Lo so che non devo farmi illusioni eppure...non posso smettere di sperare...”

Portò gli occhi nocciola all'imponente monte che sovrastava l'isola.

 

 

 

 

 

 

 

Molta gente non vi ha mai creduto, mentre altri vi ripongono speranza senza pensare alle conseguenze e al dolore.

Nessuno sa dire se siano opera di qualcuno al di spora degli esseri umani, qualcuno di cui molti negano l'esistenza, ma vi sarà sempre una sola domanda nella mente di ogni singolo essere umano:

Esistono davvero i miracoli?”

Chissà se Nami avrà la fortuna di osservarne uno....

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


CAPITOLO 23
 

 

Corse a perdifiato in quel fitto bosco, senza sapere esattamente dove andare.

Continuò a procedere dritto di fronte a sé, noncurante dei rami che gli graffiavano le braccia né delle radici in cui aveva rischiato di inciampare.

Attorno a sé vide le persone luminose iniziare ad esplodere una dopo l'altra, ma in quel momento non gli importava né di quelle strane luci né delle persone che piangevano.

Percepì la voce di Sanji chiamarlo alle sue spalle con voce affannata, ma le sue orecchie fischiavano e non riusciva a sentire nulla.

Aveva un solo pensiero in testa, doveva trovare Robin ed accertarsi delle sue condizioni.

È solo colpa mia se è caduta nelle mani di quella donna...maledizione, sono davvero uno stupido idiota!”

Non riusciva a perdonarsi il fatto di non aver capito subito i sentimenti della mora nei suoi confronti e di averli addirittura calpestati senza nemmeno rendersene conto.

Improvvisamente si ritrovò in una piccola radura non molto lontano dal mare, completamente circondata da alberi rossi e gialli e straripante di persone in lacrime e di figure colorate in esplosione.

C'era un gran trambusto e, tra bambini che correvano, donne che cadevano in ginocchio distrutte ed anziani rassegnati al dolore, vide solo la figura della compagna, sdraiata inerme ai piedi di un albero.

-Robin...- si fermò di fronte a lei, ancora affannato e sudato per la corsa.

La osservò per un lungo attimo, soffermandosi sulla sua pelle estremamente pallida, sulle labbra violacee e sull'enorme ferita al ventre, all'interno della quale si intravedeva una roccia.

Si inginocchiò al suo fianco, prendendole delicatamente la testa e poggiandola sulle sue ginocchia, ascoltando il suo debole ma regolare respiro.

-Robin, sono qui, non ti lascerò di nuovo...- le scostò una ciocca dalla fronte, depositandovi un leggero bacio.

-Come sta?- chiese Sanji al piccolo Chopper che, seduto all'altro fianco della donna, esaminava con cura la ferita.

-La ferita non sembra infetta e gli organi principali non sono stati danneggiati. Credo che sia stata lacerata la parte inferiore dello stomaco e una gran parte dell'intestino tenue, oltre al ventre e ad una minuscola parte dell'intestino crasso, ma quello è il danno minore-

-Si riprenderà?- domandò di nuovo il biondo, osservando in silenzio gli occhi addolorati del capitano.

-Devo portarla alla nave, solo lì potrò operarla come si deve e darvi maggiori informazioni- si rialzò, tramutandosi nella sua forma umanoide e prendendo delicatamente l'archeologa tra le braccia.

-Veniamo con te- disse semplicemente il moro, ricevendo un cenno d'assenso dal cuoco.

-D'accordo, la nave dovrebbe essere da quella parte...- s'incamminò il medico a passi lenti, in modo da non aggravare ulteriormente le condizioni della compagna.

 

-Ehi, Rufy! Sai cosa sta succedendo qui?- domandò all'improvviso il biondo, osservando le varie luci che, immobili, levitavano a mezz'aria.

-Non lo so, ma sembra che quelle persone stiano esplodendo- affermò il moro, indicando un uomo di mezza età dal colorito azzurrognolo che, tra le lacrime di due bambini piccoli, esplose in un mare di lucine.

-Chissà cosa sta succedendo. Perché le anime hanno preso ad esplodere e a galleggiare in aria?- parlò tra sé, pensando alle decine o forse centinaia di anime presenti in quel bosco.

Cosa stava succedendo e perché si stavano disintegrando con delle specie di esplosioni?

Improvvisamente si ricordò dei corpi rimasti sepolti nella grotta e si chiese se qualcuno tra quei poveri sventurati, sarebbe riuscito a tornare dai propri cari.

-Mamma, papà! Ora devo andare, ma forse riuscirò a tornare!-

Sanji si bloccò e, ruotando leggermente la testa alla sua sinistra, vide un uomo ed una donna abbracciare l'anima bianca di una bambina che, in un battito di ciglia, era esplosa come tutte le altre.

Cosa voleva dire dicendo che sarebbe potuta tornare? Che ci sia qualche speranza per chi ha ancora un corpo?...”

-Ehi, Sanji! Non manca molo alla nave, ormai ci siamo!!!- Chopper lo richiamò, indicando con la testa la città in cui erano appena arrivati.

-Sì! Arrivo!!!- corse verso di loro, affiancandosi al capitano.

Proseguirono per un altro centinaio di metri, raggiungendo il porto e la Thousand Sunny, dove un preoccupatissimo Chopper si rinchiuse in infermeria assieme ad una pallidissima Robin.

Rufy si portò il cappello a coprire il viso e, silenziosamente, si sedette sotto l albero maestro.

-Non preoccuparti, Robin è in buone mani, capitano- Sanji si accese una sigaretta, addossandosi con la schiena al parapetto ed osservando il mare all'orizzonte.

-Lo so, Sanji. Il problema è che sono io la causa di tutto, è solo colpa mia se Robin, in questo momento, rischia la vita- la sua voce era malferma e bassa, mentre le parole, dette con rabbia, tradivano la sua ansia ed il suo dolore.

Il biondo non seppe cosa ribattere ed optò per un silenzio pesante, carico di domande e preoccupazione.

-Ehi, Sanji- Rufy alzò la testa, con lo sguardo perso nel vuoto.

-Sì?-

-Non ti sembra di aver già visto una cosa simile? Quella donna dai capelli bianchi, intendo...- chiese con voce monocorde.

-A dir la verità, mi è sembrato un deja vu la storia del demone, mi ricorda molto quella ragazza dai capelli rossi...Ma forse è solo una nostra sensazione- sbuffò una nuvoletta grigiastra, alzando gli occhi al cielo.

-Forse è così, ma ho imparato ad ascoltare ogni sensazione...- riabbassò la testa sotto il cappello, lasciando cadere il discorso.

-Ehi! Sanji! Rufy!- Chopper uscì velocemente dall'infermeria, attirando su di sé gli sguardi preoccupati dei nakama.

-Cosa succede, Chopper? Qualcosa non va?- chiese Sanji a nome di entrambi.

-Robin è fuori pericolo, per fortuna!- esclamò con un sorriso, il piccolo medico.

-Davvero?!- domandò il capitano con un sorriso a trentadue denti.

-La ferita non ha colpito organi vitali e, nonostante la grande perdita di sangue, si riprenderà con un po'

di riposo. Per quanto riguarda le lesioni superficiali, sono solo graffi e si rimargineranno da soli. C'è un solo problema...- abbassò lo sguardo, nascondendo uno sguardo triste.

-Cosa?- il cuoco strinse il filtro della sigaretta tra i denti.

-Ecco...forse non potrà mai avere dei figli...- affermò serio, osservando l'isola pullulante di luce.

-Figli? Ma di che parli?- domandò confuso il moro.

-Come posso spiegarti? La ferita ha colpito parte degli organi riproduttivi e, se un giorno Robin volesse avere un bambino, c'è il novantacinque percento delle possibilità che non possa restare incinta- spiegò tutto d'un fiato la renna, osservando lo sguardo triste di Rufy.

I tre restarono in silenzio per qualche istante, sentendo un debole vento raffreddar loro la pelle e portare alle loro orecchie urla strazianti di donne e bambini in preda al dolore.

-Non fa nulla- affermò serio il capitano, mostrando il suo solito sorriso da bambino.

-Ma Rufy...- tentò di parlargli il cuoco.

-L'importante è che stia bene e che sia viva, il resto non importa. Posso vederla adesso?- parlò a voce alta, bloccando il compagno e dirigendosi a grandi falcate verso l'infermeria, deciso a restare solo con la sua donna.

-Credi che abbia capito?- chiese il piccolo Chopper a Sanji, una volta sentita la porta chiudersi.

-Ha capito benissimo e sono certo che sia rimasto leggermente sconvolto, ma ora non importa. Vuole solo starle accanto e sono certo che, qualunque cosa accada, saranno entrambi felici- prese la sigaretta con due dita, gettandola fuoribordo.

-Ehi, Sanji! Non ti facevo così dolce!- lo prese in giro il dottore, sorridendo sornione.

-M-Ma c-che dici? Sono solo felice se le mie dee sono felici- rispose girando la testa verso l'orizzonte per nascondere il rossore del viso.

E spero che possano essere entrambe felici...” pensò con velata malinconia, osservando il cielo confondersi con il mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono stato uno stupido...Se Nami fosse qui mi avrebbe dato un cazzotto e me lo sarei meritato, maledizione!”

Con uno sbuffo, Rufy si sedette sulla sedia accanto al letto dell'infermeria, sentendo lo strano odore del disinfettante tappargli le narici.

Osservò per un lungo attimo la donna distesa davanti ai suoi occhi stupendosi di quanto potesse incantarlo anche in una situazione come quella: la pelle era estremamente pallida, ma riprendeva colore di minuto in minuto; i capelli erano sparsi sul cuscino e, come una corona, contornavano il suo volto maturo e perfetto; il corpo, dal petto in giù, era coperto da un lenzuolo bianco che si alzava ed abbassava al lento ritmo del respiro dell'archeologa.

Gli tornò in mente il loro primo incontro tra le dune di Alabasta, da perfetti sconosciuti e nemici. Ad un primo sguardo credeva che fosse una donna fredda e vuota, ma quando lo aveva tirato fuori da quelle sabbie mobili, aveva compreso che c'era qualcosa di più profondo in quegli occhi azzurri ed apparentemente freddi e, forse, era proprio per scoprire cosa si nascondesse in lei che aveva deciso di salvarla da morte certa in quel tempio sotterraneo, rischiando la sua stessa vita.

Oppure l'aveva salvata per fare in modo che quel filo rosso, invisibile ai loro occhi, non si spezzasse per sempre?

Sono certo che è per questo...Oh, Robin, come hai potuto pensare che non ti avrei salvata?...”

Allungò una mano verso il suo viso, scostandole una ciocca corvina dalla fronte ed accarezzando la pelle con i polpastrelli.

In cuor suo sperava di non aver disturbato il suo sonno con quel tocco leggero e gentile, ma non vedeva l'ora di poterle parlare e di poter perdersi nuovamente nei suoi occhi curiosi e pieni di conoscenza.

Si inginocchiò a terra, poggiando i gomiti al bordo del letto e continuando ad accarezzarle i capelli. Con un movimento lento e quasi automatico si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con voce roca i suoi pensieri.

-Come hai potuto pensare che fosse solo sesso e che io fossi attratto solo dal tuo corpo? Io ti amo, Robin ed amo ogni singola parte del tuo carattere ma, più di tutto, amo perdermi nei tuoi occhi, non c'è nulla di più bello che io abbia mai visto. Per te sfiderei anche il governo mondiale, se necessario...- si allontanò di poco, sentendo una debole e cristallina risata uscire dalle rosee labbra della donna.

Si allontanò di scatto dal letto, osservando il suo volto sorridente, mentre le sue palpebre si alzavano lentamente e mostravano quegli occhi di cielo da lui tanto amati.

-Ma quello lo hai già fatto, Rufy- ribatté divertita l'archeologa, ridendo solare.

-Sì, hai ragione. Però lo farei altre mille volte, se fosse necessario- prese la sua morbida mano tra le sue, baciandole la fronte.

-Sai, Rufy, ho avuto paura e...e...- la voce le si bloccò in gola, mentre gli occhi le diventavano lucidi.

-Non preoccuparti, ora è tutto finito e non devi dirmi nulla- le baciò una guancia, incastrando le dita tra quelle di lei.

-Mi dispiace per...per aver pensato che tu...mi dispiace...- con l'altra mano afferrò il colletto del gilet del moro, attirandolo a sé e baciandolo con trasporto.

Era un bacio leggero e a fior di labbra, in cui Robin tentò di racchiudere tutte le parole che non riusciva a dire, compreso quel 'ti amo' che si ostinava a nascondersi nella sua gola, bloccandole il fiato.

Rufy rimase sorpreso dalla sua audacia e da quel gesto improvviso, ma ricambiò felice, continuando ad accarezzarle i capelli e a stringere le sue diafane dita. Si staccarono solo quando i loro polmoni cominciarono a bruciare, in carenza d'ossigeno.

Il moro la fissò di nuovo, perdendosi in quei lineamenti perfetti e dolci e poi, dimenticò ogni cosa quando ebbe incatenato i suoi occhi a quelli di lei. Non credeva che fosse umanamente possibile possedere un paio di occhi azzurro cielo così limpidi, puri e sinceri. A lui non importava cosa avesse fatto in passato quella donna o quali strane voci circolassero sul suo conto, a lui importava che lei fosse lì, tra le sue braccia e che fosse la sua donna, quella che lo aveva fatto innamorare ancor prima che lui se ne rendesse conto.

Si ritrovò a sorridere, catapultato in un mare di emozioni ancora nuove e stordenti che lo invadevano al suono della sua voce, al brillare dei suoi occhi, all'aroma del suo profumo. Tutto di lei lo incantava e avrebbe dato la vita, per fare in modo che quei bellissimi occhi non versassero più nemmeno una lacrima.

-È questo che si prova?- domandò in un sussurrò rigirandosi tra le dita una sua ciocca di capelli.

-Cosa intendi?- rispose la mora, fissando il suo volto così serio e luminoso.

-Essere innamorati. Si prova caldo ed è come perdersi in una nuova città ogni volta che sento la tua voce o vedo i tuoi occhi e vorrei tanto proteggerti per sempre e fare in modo che ogni tuo sorriso sia solo per me. È questo che si prova nell'essere innamorati? Perché è questo che sento...- parlò con voce piatta, quasi sovrappensiero, continuando a rimirare quei capelli così soffici e lucenti.

-Non lo so, io non provo solo questo- rispose arrossendo leggermente.

-Ah no? E cos'altro provi?- domandò sinceramente interessato, incantandola con i suoi profondi occhi neri.

-Ecco io...voglio sempre vederti sorridere e vorrei tanto che quella risata così semplice sia solo per me; vorrei poterti sempre stare accanto e poter curare ogni tua ferita, per essere certa che tu stia bene e che non soffra; vorrei che ogni tua cicatrice sparisse, assieme al doloroso ricordo che l'accompagna e vorrei perdermi per sempre nei tuoi occhi, perché non ho mai visto occhi più luminosi, sinceri e dolci dei tuoi...- aveva preso a parlare senza pensare, sentendo le parole uscire piano dal suo cuore e dalle sue labbra, lasciandola interdetta per la sua stessa sincerità e dolcezza.

-Allora è vero che è amore- sorrise a trentadue denti, il capitano.

-Sì, io ti amo davvero- sentì il nodo alla gola sciogliersi mentre un senso di pace si diffondeva in tutto il suo corpo.

-Ora devi dormire, hai bisogno di riposo-

-Lo so ma...come stanno gli altri? Cosa è successo?- chiese apprensiva, osservando il volto di Rufy leggermente teso e preoccupato.

-Ho perso di vista gli altri quando sono comparse le anime di tutti. Non sappiamo dove sia finita quella donna, ma le anime hanno preso a esplodere una dopo l'altra e l'intera isola è invasa di lucine colorate che volano- spiegò il più semplicemente possibile, non sapendo nemmeno lui cosa dire.

-Esplodere? E Zoro? Come sta Nami?- la sua voce si era fatta ancora più apprensiva nel sapere che tutti quelli che erano stati catturati stavano sparendo.

-Non lo so, Nami aveva con sé l'anima di Zoro ma non l'ho più vista da quando hanno cominciato ad apparire quelle anime. Possiamo solo aspettare il ritorno degli altri- si risedette sulla sedia, incrociando le braccia al petto.

-Sì, è vero. Eppure tutta questa storia ha qualcosa di familiare...- pensò ad alta voce, perdendo lo sguardo nel vuoto.

-Anche tu lo pensi? Sia a me che a Sanji ricorda molto quell'isola nel grande blu, prima del nuovo mondo...ma non ci ricordiamo il nome...- alzò lo sguardo al soffitto, perso in ricordi lontani.

-Nemmeno io ricordo il nome, ma ricordo quello che è successo con Bushido-san...- i suoi occhi si erano fatti improvvisamente tristi, perdendosi negli stessi ricordi del ragazzo.

-Ora non pensarci, Robin, ormai è acqua passata e tu devi riposare- chiuse la questione con decisione.

-Hai ragione, ma non dimenticherò mai quanto ha sofferto Nami e cosa è successo a Zoro...la loro memoria...è stato terribile- scosse la testa, sigillando con forza le palpebre.

-Calmati Robin e riposati un po', lo sai che non potevamo fare altro che far finta di nulla, lo sai- si piegò su di lei, accarezzandole una guancia ed asciugandole qualche lacrima che era sfuggita tra le ciglia.

-Lo so ma...è meglio non pensarci...- respirò profondamente, calmandosi.

-Ora dormi e non aver paura, io resterò qui- le sussurrò all'orecchio stringendole la mano.

-Sì- parlò piano, perdendosi tra le braccia di Morfeo.

Rufy restò a guardarla dormire, pensando a tutto quello che in quel momento stava passando Nami .

Spero che Zoro stia bene, altrimenti Nami non ce la farà a superare anche quest'avventura...”

 

 

 

 

 

Poco lontano dalla montagna, nascosta in alti rovi pieni di spine, una donna dai lunghi capelli argentei e dagli occhi rosso sangue, respirava affannosamente per la corsa.

Non riusciva a credere che quel corpo, rubato pochi decenni prima ad un'anima pia e dolce, potesse essere tanto debole.

Imprecò sonoramente, osservando il sangue uscire a fiotti da una ferita ad un fianco e, maledicendo le sue scelte per i contenitori, la donna si accasciò al suolo senza vita.

-Stupido corpo da quattro soldi! Adesso anche i poteri demoniaci delle due mocciose saranno scomparsi, maledizione!- imprecò un'ombra dagli occhi rossi e dai denti aguzzi con voce tagliente e uno strano accento sulla 's', osservando il corpo senza vita ai suoi piedi

Era al seconda volta che quei pirati le mettevano i bastoni fra le ruote e questa volta, era certa di non riuscire a sopravvivere.

Purtroppo aveva usato gran parte dei suoi poteri per controllare le anime dell'isola e per combattere contro di loro e in quel momento, sentiva il suo corpo di demone diventare debole e perdere la vita.

-Accidenti, non credevo che lo avrei incontrato una seconda volta, ma questa volta non ha ricorso al suo potere eppure...non credevo che quello spadaccino avesse una forza d'animo tanto grande, se solo fossi io il demone nel suo corpo! Hai sempre una fortuna sfacciata, vero Beast?! Che tu sia dannato, Devil Beast e assieme a te quel tuo maledetto contenitore di Roronoa Zoro!!! Ci vedremo all'inferno...- con qualche colpo di tosse, l'ombra, che era un'enorme cobra gigante dal colore viola scuro e con gli occhi rossi, si trasformò in polvere che un freddo alito di vento spazzò via, verso il mare.

 

 

Chissà in quale strana avventura quel demone dall'aspetto di serpente aveva già conosciuto i nostri eroi...











Angolo autrice

Vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a leggere la storia, sono felice che stia piacendo anche se è così lunga!
Voglio solo dire che la scena finale con quel demone riguarda una storia che sto scrivendo e che pubblicherò tra un bel po' di tempo. Sarà un'avventura a parte ma si ricolegherà a questa long.
Spero di essermi spiegata ^^"
Alla prossima^-^
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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


CAPITOLO 24

 

 

Era ancora lì, in attesa di un qualcosa di non ben definito che le desse una risposta, facendole capire se sperare fosse giusto oppure no.

Aveva poggiato la schiena a quell'albero ed osservava con sguardo vacuo quelle lucine verdi restare ferme ed immobili tra le foglie degli alberi, come se fossero in attesa di qualcosa.

E lei era altrettanto immobile, con le iridi nocciola fisse su quello spettacolo tanto ipnotizzante quanto triste. Sapere che fino a pochi minuti prima quella specie di nuvola fatta di lucine colorate era l'anima dei Zoro, del suo buzzurro, la rendeva malinconica.

Sin dal loro primo incontro, la ramata aveva sentito qualcosa di strano scaldarle il petto ogni qual volta si trovava in compagnia dello spadaccino, ma, fino a quel momento, non l'aveva mai sfiorata l'idea di essere predestinata a stare al suo fianco come semplice donna innamorata, e non come compagna di ciurma.

Abbassò le iridi nocciola alla sua mano sinistra, portandola di fronte a sé all'altezza del petto. La sua pelle era candida e non vedeva alcuna traccia di fili rossi legati a qualcuna delle sue dita.

Sentiva che qualcosa non quadrava nel ritrovarsi da sola, persa in mille pensieri, a pensare di essere legata in qualche modo a quel buzzurro dello spadaccino e, in cuor suo, sentiva una specie di deja vu.

-Sei qui allora?- una candida voce la fece sobbalzare leggermente.

-Kiku! Non ti avevo sentita arrivare!- si voltò verso la ragazza alla sua sinistra che, imitandola, si era addossata con la schiena all'albero.

-L'avevo notato- sorrise divertita.

-Sì è solo che...pensavo- abbandonò il braccio lungo il fianco, tornando ad osservare le fronde luminescenti degli alberi.

-Sai, Nami, ho incontrato Kayne- la voce della corvina era spenta e tradiva la sua tristezza.

-Cosa?! Davvero?!- si voltò verso di lei, osservando il suo volto tirato e lo sguardo spento e perso nel vuoto, verso il cielo.

-Sì, lui era un'anima verde ed è apparso all'improvviso e non sai che felicità nel poterlo rivedere però...Quando il sole ha cominciato ad alzarsi oltre l'orizzonte, mi ha detto che doveva andare e che non era certo di tornare. Sai, è un anno e mezzo ormai che lui è scomparso e...il suo corpo...- la sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre gli occhi cerulei si riempivano di lacrime.

-Mi dispiace, Kiku, davvero...- presa da un moto di compassione e solidarietà, la rossa cinse le spalle della giovane con un braccio, stringendole la spalla sinistra con vigore.

-Lo so che tu...puoi capire ma...non credo che lui tornerà...- la corvina cominciò a piangere e singhiozzare a voce alta e Nami l'abbracciò di slancio, facendole nascondere la testa nella sua spalla.

Con una mano le accarezzava la nuca e l'altra si muoveva su e giù lungo la sua schiena.

-Kiku, lo so che può sembrarti sciocco ma...continua a sperare!!! Finché non sarai certa di non poter più rivedere il suo volto, i suoi occhi o di sentire la sua voce, non abbandonare la speranza!!! Okay?!- parlò con voce calma, riuscendo a tranquillizzare anche una parte di se stessa, quella più irrazionale, naturalmente.

-Lo so ma...ho paura di non vederlo più e io...ne morirei...- alzò piano la testa, sciogliendo l'abbraccio.

-Lo so che può far male, ma perché soffrire ora se hai ancora una speranza?!?!- le sorrise dolcemente, continuando ad accarezzarle una spalla.

-Sì, credo tu abbia ragione- riaprì gli occhi, puntandoli sulla ragazza di fronte a sé.

Non poteva crederci.

Il corpo di Nami era sparito e al suo posto, in mezzo al bosco, Kiku riusciva ad intravedere solo una sagoma arancione, con un piccolo puntino del medesimo colore all'altezza del cuore.

-K-Kiku tu...i tuoi occhi sono...sono tornati bianchi!!!- urlò la ramata, staccando la mano dalla sua spalla.

-Io...vedo solo la tua anima e...è strano...- si guardò attorno, osservando il bosco brillare ancor più intensamente di prima.

-Forse i tuoi poteri non sono del tutto scomparsi, magari riesci ancora a vedere le anime ma puoi cambiare il colore degli occhi a comando- pensò ad alta voce la navigatrice, passandosi una mano tra i capelli.

-Credo tu abbia ragione ma...questo vuol dire che una parte di me è demoniaca!- si portò le mani alle guance, scuotendo la testa spaventata -Non ci credo...sono un demone, io...-

-Non dire cazzate proprio adesso!- ribatté acida Nami, zittendo il suo sproloquio -Tu sei tu e anche se hai dei poteri demoniaci nessuno cambierà idea sul tuo conto...-

La rossa spalancò gli occhi, sentendo la sua stessa voce ripetere quelle parole nella sua testa, come un'eco lontana.

 

 

'-Tu non capisci...non sai cosa si prova ad essere chiamato mostro e ad essere evitato come la peste! Nessuno ha mai provato nulla per me, oltre all'odio e alla paura ed io non voglio che voi, l'unica famiglia che io abbia mai avuto, mi odiate come tutti gli altri...-

-Ma noi non ti odiamo, stupido buzzurro da quattro soldi!-

-Ah no? Anche se continui a parlare come al solito, la vedo la paura nei tuoi occhi, mocciosa! Li vedi questi miei occhi rossi? Beast sta prendendo il sopravvento e presto morirò...-

-Ma cosa...che stai dicendo?-

-Che sono un mostro e che, come tale, morirò...sono certo che tutti a bordo hanno paura di me e, se dovessi sopravvivere, non ci sarebbe posto per un demone a bordo...-

-Ma ti stai ascoltando? Che razza di assurde cazzate stai sparando?! Tu sei tu e anche se hai dei poteri demoniaci nessuno cambierà idea sul tuo conto...-'

 

 

-Nami! Nami, riprenditi!!!- la voce di Kiku ed i suoi occhi, tornati del solito azzurro ghiaccio, la ridestarono da quello strano torpore.

-I-Io...- la rossa si guardò attorno, rendendosi conto di essersi imbambolata con lo sguardo perso nel vuoto.

Eppure quel discorso le pareva familiare, come se la sua voce e quella dello spadaccino non fossero altro che un lontano ricordo. Peccato che quel ricordo, non esistesse nella sua mente.

-Nami!-

-SI?!- sobbalzò sul posto, mentre una ridacchiante Kiku la osservava di sottecchi.

-A cosa stai pensando? Sei tutta rossa!- la punzecchiò la corvina.

-Io non...a nulla, non è nulla di importante- mosse velocemente le mani davanti al volto, come a voler scacciare quella nube di pensieri.

-Allora? Non rispondi alla mia domanda?- tornò seria la ragazza, facendole alzare un sopracciglio.

-Cosa?! Quale domanda?!?- chiese sinceramente confusa.

-Come sta la tua amica? L'archeologa, intendo...-domandò preoccupata.

-Ecco io...non lo so, ma Chopper aveva detto di volerla portare alla Sunny al più presto-

-Alla Sunny?!?- stavolta fu Kiku ad alzare un sopracciglio.

-Sì, è il nome della nostra nave e, se non ricordo male, dovrebbe essere ancora al porto. Sono certa che si stanno dirigendo tutti lì, non pensi?- prese a camminare verso un punto impreciso, continuando a far vagare lo sguardo da un'insieme di luci colorate all'altro.

-Se è il vostro punto d'incontro, sono certa che saranno tutti lì- la seguì a pochi passi di distanza, osservando anche lei quello strano spettacolo.

Continuarono a camminare nel più completo silenzio, mentre da varie parti della foresta, pianti di donne, uomini e bambini disperati rompevano quello strano senso di pace attorno a loro.

Entrambe le ragazze si sentivano inquiete, ascoltando quelle voci strazianti riempire le loro menti e, dopo un lasso di tempo che a loro parve infinito, uscirono dalla foresta, avvistando il porto e la nave dalla buffa polena a forma di testa di leone.

-È quella la nave?- chiese Kiku seguendo lo sguardo della rossa.

-Sì, è quella- bloccò i suoi passi, tornando ad osservare la montagna che, nonostante fosse diventata più bassa, continuava comunque a sovrastare l'isola.

Perché questi ricordi stanno tornando adesso e poi...sarà davvero così importante ricordare?...”

-NAMI-SWAAAAAAN!!! COSA ASPETTI A SALIRE A BORDO?!- una voce lontana, accompagnata da una marea di cuori rosa ruppe il filo dei suoi pensieri, facendola sorridere raggiante alla vista del biondo cuoco sano e salvo.

-Arrivo, Sanji!- agitò una mano in segno di saluto, correndo verso la nave.

 

 

 

 

-Dobbiamo andare per di là, vi dico!-

-Ma ne sei certo, fratello naso-lungo? La montagna si trova al centro dell'isola e dubito che là ci sia il mare...-

-Per me va bene restare qui, ho i muscoli a pezzi. Però...io i muscoli non li ho più! Yohohoh-

-STAI ZITTO, MUCCHIO D'OSSA!!!- lo zittirono in coro cecchino e carpentiere, con denti a squalino ed aria davvero poco rassicurante.

-Ma io...volevo...- lo scheletro si nascose dietro ad un mucchio di rocce, cercando di consolarsi con battute poco divertenti.

-Io dico che dobbiamo andare verso il mare!- puntò un dito verso la fine della foresta, dalla parte opposta a quella che aveva indicato in precedenza.

-È la stessa cosa che dicevo io, fratello!- si batté una mano sulla fronte, prendendo a camminare verso il punto indicato dal compagno.

-Allora andiamo?!- irruppe lo scheletro che, con la chitarra tra le mani ed una canzone sempre pronta, prese a camminare dietro il cyborg.

-Ehi, aspettatemi!- urlò il nasone correndo dietro ai due.

-Cosa pensate che stia succedendo?- domandò lo scheletro, osservando la marea di gente sparsa in ogni angolo del bosco e che, chi più e chi meno, gridava e piangeva per il dolore.

-Avete visto quelle persone tutte colorate luminose che hanno invaso la foresta?! Stanno esplodendo in tante lucine colorate!- disse sorpreso il cecchino, osservando una bambina correre dietro ad una nuvola di lucine blu, chiamandola 'papà'.

-Queste persone hanno avuto la fortuna di rivedere i loro cari ed ora...- disse con voce triste lo scheletro, osservando la stessa bambina che aveva attirato l'attenzione di Usopp.

-Li stanno perdendo di nuovo..snif snif- concluse al suo posto l'azzurro, asciugandosi le lacrime con un micro fazzoletto tirato fuori da chissà dove.

-Dobbiamo raggiungere gli altri alla nave, ora la nostra priorità è sapere come sta Robin e sperare che Zoro torni presto- il cecchino si incamminò a passo di marcia nella foresta, lasciando sbigottiti i due nakama per la sua rigidità e la sua imperturbabilità.

Ripresero a camminare in rigoroso silenzio, osservando i giganteschi alberi tinti di rosso illuminarsi di mille colori ogni qual volta un'anima esplodeva sotto i loro occhi. Fu straziante per i tre pirati continuare a camminare e far finta di non vedere donne in preda ai singhiozzi e coppie innamorate salutare, forse per l'ultima volta, i loro bambini, eppure i tre riuscirono a proseguire imperterriti, con la preoccupazione per i loro compagni a ricordare loro la passata avventura nel Grande Blu all'insegna di demoni e maledizioni.

Il sole ormai alto illuminava l'intera isola e le nuvole non sembravano voler rispecchiare lo stato d'animo di ogni persona presente, mentre un vento freddo e pungente, prendeva a soffiare tra le pieghe dei loro abiti, gelando loro la pelle.

-Ragazzi! Finalmente!!!-

Dopo quelle che ai tre pirati sembrarono ore, finalmente la sagoma della Sunny apparve di fronte ai loro occhi e la voce della navigatrice raggiunse le loro orecchie.

Si lasciarono alle spalle la foresta autunnale, piena di umidità, dolore e lacrime e, correndo verso la loro casa, erano certi di essere finalmente al sicuro.

 

 

Peccato che l'avventura non fosse ancora giunta al termine, per i cuori di quei coraggiosi ed eroici pirati...

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


CAPITOLO 25



 

 

Erano lì, uno di fronte l'altra.

Era riuscito a ritrovare il suo corpo e a ritornare da lei e in quel momento, immobili a pochi passi di distanza, potevano sentire i loro respiri e i loro battiti fermarsi, mentre gli occhi si mescolavano in una marea di parole mai dette e sempre pensate.

Con uno slancio, gli gettò le braccia al collo, piangendo sulla sua spalla e beandosi del suo profumo e del suo corpo contro il proprio.

Nonostante fosse ricoperto da cicatrici e lividi, si sentiva pieno di energie e rivederla sorridere dopo aver sentito la sua voce ed i suoi passi, non poteva che farlo sentire ancora meglio.

Le passò una mano tra i capelli, tastandone la morbidezza e, con il volto infossato nel suo collo, rise, finalmente felice dopo una lunga prigionia.

Tutti i mugiwara fissarono la scena con sorrisi, lacrime di felicità e qualche mugolio di disapprovazione.

-Come va?- le chiese staccandosi dal suo corpo.

-I-Io...non sono mai stata più felice- sorrise, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

-Anche io...- appoggiò il palmo della mano sull'altra guancia e, quando le dita di lei si incrociarono con le sue, finalmente capì quanto gli fosse mancata quella loro vicinanza.

-Ti amo- sussurrò ad un millimetro dalle sue labbra.

-Anche io- rispose la ragazza ad occhi chiusi, perdendosi in quel bacio che sapeva di un nuovo inizio.

 

 

Nami si morse un labbro, osservando gli occhi di Kiku brillare assieme a quelli del suo uomo.

Erano scesi dalla nave per dare un'occhiata in giro, lasciando da soli Rufy e Robin. Appena raggiunta una piccola radura, Kiku si era ritrovata di fronte al suo uomo.

-MAMMA! PAPÀ!-

-Ma che succede?- mormorò a fior di labbra, mentre delle urla di gioia si levavano nell'aria.

Tutta la ciurma si voltò verso quella vocina stridula e acuta che, alle loro spalle, correva veloce tra gli alberi.

Videro una bambina con addosso un vestitino rosso ed un paio di codine nere saltare in braccio ad una donna in lacrime, mentre un uomo le abbracciava entrambe.

-È la bambina che ho visto prima- spalancò gli occhi Sanji, lasciando cadere la sigaretta dalle dita.

-Cosa dici Sanji? Quale bambina?- domandò curioso il piccolo Chopper.

-Ma era...era esplosa in mille...erano luci bianche e...è tornata...- il biondo boccheggiava parole senza senso, mentre nella foresta si levavano grida di gioia.

-Sono...le anime che...- Usopp guardò la marea di donne, uomini e bambini correre dalla montagna ed invadere la foresta, come era successo la notte prima.

Le lacrime e le urla di dolore di mogli, madri, figli e fratelli si trasformarono in risate spensierate e lacrime di mera gioia.

Chi più e chi meno tutte le persone riportavano ferite lievi su gran parte del corpo ma, nonostante tutto, erano ancora tutti vivi.

Dopo tanto tempo la maledizione si era spezzata e tutti poterono fare ritorno a casa.

-FRATELLO!!!- lo scheletro osservò un paio di uomini letteralmente identici abbracciarsi e sciogliersi in lacrime.

-Ma quello è il finoc...l'uomo del negozio- si corresse in tempo osservando gli occhi felici e curiosi della piccola renna osservare la scena.

-Ma allora stanno tornando tutti!- saltellò il cyborg con le lacrime agli occhi.

-Ma...allora...tornerà anche Zoro!- urlò il medico, cominciando a saltare e ballare assieme al cecchino e al carpentiere.

-Questo non lo sappiamo- troncò la loro gioia il cuoco.

-Sanji ha ragione. Fino a che non lo vedremo, non potremo sapere se è vivo o no- si morse il labbro Nami, nascondendo gli occhi dietro al frangetta.

-Guardate quelle luci!- disse la piccola Riku indicando il cielo.

Il silenzio calò inesorabile tra le rosse fronde degli alberi, mentre i cuori di tutti palpitavano al ritmo del loro affannato respiro.

Nella porzione di cielo sopra la montagna, miliardi di piccole lucine colorate volteggiavano senza peso in una danza priva di musica.

A poco a poco le luci con il medesimo colore cominciarono ad amalgamarsi in macchie di luce colorata che, con voci di bambini e adulti, presero a volare verso la volta celeste tra risa e pianti disperati.

-Ma quella...è la voce della mamma...-

Kiku abbassò lo sguardo alla sua sorellina che, accanto a lei, stringeva spasmodica un lembo del suo kimono.

-Piccola- la richiamò dolcemente, inginocchiandosi alla sua stessa altezza ed affogando gli occhi nei suoi, coperti di lacrime -Devi sapere che la mamma non era cattiva, il suo corpo è stato usato da un demone e la sua anima è...volata via per sempre-

-Allora la mamma era buona- lasciò scivolare una prima lacrima lungo l'ovale del viso.

-Si, lo era- rispose anche lei in lacrime, poggiando una mano tra i capelli della minore.

-E...non tornerà più...- tirò su col naso, tentando inutilmente di trattenersi dal piangere.

-No. Non tornerà più- chiuse gli occhi, accogliendo la piccola tra le sue braccia.

La ragazza abbracciò la sorella con forza, facendole affondare il volto nel suo petto ed ascoltando il suo pianto disperato.

Kayne si inginocchiò accanto a loro e, passando una mano sulla schiena della corvina, le sorrise dolce, mostrandole il suo appoggio e ricevendo in risposta un cenno del capo ed un fioco sorriso.

 

 

-Figliola...è passato tanto tempo e non puoi tornare...-

Usopp si voltò verso un'anziana piegata sul suo bastone che, tra gli alberi, osservava in lacrime quel mare di luci volare via.

Il pirata abbassò lo sguardo al suolo, stringendo i pugni e trattenendo le lacrime per quella scena straziante.

Come poteva qualcuno strappare via una madre ad un figlio o un figlio ai genitori senza rimorso. Perché non erano potuti tornare tutti indietro. Perché dovevano sempre esserci orfani senza casa e vedove senza amore? Perché erano tutti costretti a soffrire.

-Usopp-san- lo scheletro gli poggiò una mano ossuta sulla spalla, richiamando al sua attenzione -Noi umani dobbiamo soffrire per imparare a gioire della vita. Guarda me! Io sono dovuto morire per poter apprezzare il fatto di essere vivo!-

Il musicista fece una piroetta su se stesso, aprendo le braccia e mostrando le sue ossa.

-Hai ragione Brook- sorrise il nasone ricacciando indietro le lacrime.

-Signor nasone! Signor scheletro!- li richiamò una vocina.

Abbassando lo sguardo i due pirati si ritrovarono davanti un bambino di circa otto anni dagli enormi occhi neri e dai corti capelli marroni che li fissava.

-C-Che vuoi piccolo?- chiese Usopp, leggermente in imbarazzo.

-Il signore mi ha detto di chiamare il nasone, lo scheletro, il cuoco, il tizio dai capelli azzurri, il peluche e la mocciosa- sorrise, indicando ad uno ad uno tutti i membri della ciurma, soffermandosi su Nami.

-M-Mocciosa?- balbettò al rossa con un groppo allo stomaco.

-Sì! Mi fa male la gamba e non posso camminare. Quel signore mi ha portato in braccio e poi la pelle era sporca di acqua rossa ed è caduto. Mi ha detto di trovarvi e poi si è addormentato- spiegò con voce calma e divertita.

-Marek! Dove sei?!?- una voce di donna riecheggiò forte non poco lontano da loro.

Tutta la ciurma osservò con occhi spalancati il bambino correre via aggiungendo un'ultima frase prima di sparire tra i cespugli.

-Quel signore aveva i capelli verdi come l'erba! Ora vado, la mamma mi chiama!-

 

Dopo qualche attimo di silenzio fu il cuoco a parlare con voce stridula e meccanica.

-C-Capelli verdi e...acqua rossa?- deglutì rumorosamente osservando i volti stupiti dei nakama.

-Era...era...deve essere lui...- aggiunse il piccolo Chopper con gli occhi lucidi.

-Acqua rossa forse era...- Franky deglutì rumorosamente-

-Sangue- concluse il canterino.

-Non si è addormentato! Deve essere svenuto per lo sforzo e le ferite!- andò nel panico il medico, cominciando a correre in cerchio attorno ai compagni e ad urlare, imitato poi dal cecchino.

-Ma non ci ha detto dove...dove dobbiamo andare!- aggiunse il biondo.

-Però non ci sono dubbi sul fatto che si tratti del fratello!- cominciò a piangere come una fontana.

-Dobbiamo andare a cercarlo nella foresta- pensò ad alta voce lo scheletro.

-Sì, ma dove dobbiam...-

La voce dei suoi compagni, raggiunse le orecchie di Nami come un'eco lontana.

Appena quel bambino l'aveva chiamata mocciosa, qualcosa in lei era scattato e le lacrime avevano preso a rigarle silenziosamente il volto mentre un solo pensieri le rimbombava nella testa:

Devo trovarlo...devo trovarlo...”

Trattenendo i singhiozzi ed assaporando il sangue del suo labbro, ancora stretto tra i denti, la ramata prese a correre nella foresta verso un punto indefinito.

Sentì i compagni alle sue spalle richiamarla, sorpresi dal suo comportamento privo di logica e parole.

Prese a correre più forte, senza pensare ai tacchi scomodi o ai rami che si impigliavano tra i suoi lunghi capelli.

Davanti agli occhi un solo volto e in testa un solo nome.

È tornato! Devo trovarlo! Zoro...Zoro...”

Improvvisamente, con un movimento quasi meccanico, il suo corpo si bloccò.

Si guardò attorno spaesata, cercando di riprendere fiato: attorno a lei solo alberi e bassi cespugli.

Continuò a setacciare con gli occhi quel piccolo pezzo di foresta, mentre nel petto cresceva a dismisura uno strano calore.

All'improvviso i suoi occhi catturarono qualcosa ed il suo cuore riprese finalmente a battere.

 

 

 

 

-Solo lei può ritrovarlo!- sentenziò Kiku autoritaria, continuando ad accarezzare la testa della piccola Riku rannicchiata tra le sue braccia.

-Ma dove? E come?- chiese il cecchino, ancora stupito del comportamento della compagna.

-Come farà Nami-swan a trovare il marimo tutta sola in questa foresta?!- il cuoco si accese una sigaretta e, con mani ancora tremanti per le scariche di emozioni degli ultimi giorni, se la portò finalmente alle labbra.

-È la sua anima gemella, no?- chiese in un sussurro Chopper, torcendosi gli zoccoli imbarazzato per l'attenzione ricevuta.

-Il dottore ha ragione. Solo lei può trovarlo- ripetè la corvina, lasciando che il silenzio prendesse il posto delle parole.

In quella piccola radura, seduti su strati di foglie o su fredde rocce, i pirati non poterono che aspettare di ricevere un segnale dalla loro compagna.

Sapevano che Nami e Zoro erano da sempre legati da qualcosa di più forte del semplice amore.

Lo avevano sempre saputo ed ora, questo loro legame, sarebbe stato messo alla prova.

Se la ramata non fosse riuscita a trovare in tempo lo spadaccino, la morte lo avrebbe portato via per sempre.

 

 

Chissà se la morte verrà di nuovo raggirata dal nostro spadaccino...

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


CAPITOLO 26

 

 

-Cosa sta succedendo?-

-Rufy, guarda! Le persone scomparse stanno tornando!!!- affermò Chopper eccitato.

-Davvero?!- chiese visibilmente sorpreso, chiudendo con delicatezza la porta dell'infermeria.

-Si, Rufy-san!- rispose lo scheletro, ascoltando le urla della gente riecheggiare tra i rami cremisi della foresta, mossi da una brezza leggera e stranamente luminosi.

-Ma allora anche Zoro sarà tornato! Dobbiamo andare a cercarlo!- saltò giù dalla nave ed atterrò flettendo leggermente le ginocchia, premendo una mano sul cappello per non farlo volare via.

-Nami è già corsa a prenderlo- affermò Kiku accarezzando la testa della sorellina addormentata sul suo grembo.

-Ne ha di fegato quella ragazza per correre nella foresta senza sapere dove andare- Kayne si gettò a sedere con uno sbuffo accanto alla corvina, cingendole le spalle con un braccio.

-Cosa?! Nami è andata a prendere Zoro?! E dove?!- si guardò attorno curioso osservando i volti tesi dei nakama.

-Non lo sappiamo. Stavamo per dividerci e cercarlo nella foresta quando Nami-swan è corsa via all'improvviso verso una direzione a caso. Non abbiamo fatto in tempo a fermarla- Sanji strinse tra i denti il filtro della sigaretta ormai quasi finita, per poi prenderla con pollice ed indice e buttarla ai suoi piedi, accanto ad un mucchietto già mezzo sepolto dal terriccio.

-Ehi, Sanji, vacci piano!- lo ammonì il cecchino senza guardarlo, seduto con la schiena contro un albero accanto al cuoco che, appollaiato su di un masso, aveva appena estratto dal pacchetto l'ennesima sigaretta.

-Non farmi la paternale, nasone- sbuffò una nuvoletta grigiastra, perdendo gli occhi sulla linea dell'orizzonte.

Era ormai pieno pomeriggio ed il sole riscaldava la tiepida aria autunnale, accompagnando con i suoi raggi le grida e le lacrime di gioia degli abitanti di quell'isola dal passato oscuro e dal futuro pieno di luce.

I mugiwara si erano gettati in modo scomposto sull'erba, sulle rocce e contro gli alberi di quella piccola radura, a pochi passi dal porto dove avevano attraccato la Sunny.

Usopp, così come Brook e Franky, era seduto a gambe incrociate con la schiena contro un'albero; Sanji, Kiku e Kayne, invece, erano seduti su delle rocce e la ragazza aveva la piccola Riku addormentata sulle sue gambe con la testolina bionda appoggiata alla sua spalla; solo Chopper era in piedi al centro della radura e si guardava attorno, voltando di scatto la testa ogni qualvolta sentiva il richiamo di qualcuno che era appena tornato tra le braccia dei propri cari.

Il ragazzo di gomma li studiò uno ad uno osservando la preoccupazione e la rabbia crescere a dismisura nelle loro iridi perse nel vuoto.

-Ma perché non le siete corsi dietro?- domandò a bassa voce, mentre il vento gli solleticava le ciocche corvine sotto il cappello.

-Non possiamo. Dobbiamo lasciarli soli, lei lo troverà- rispose Kiku con un fil di voce.

-Okay, allora aspettiamo- sentenziò il capitano, sedendosi a gambe incrociate con un tonfo.

Dopo aver dato un'ultima occhiata alla nave, il moro abbassò il cappello sugli occhi ed intrecciò le braccia al petto.

Le nuvole si ricorsero lente nel cielo, gettando di tanto in tanto un'ombra scura sui volti tesi dei pirati che, seduti in pose statuarie in quella piccola radura, non dissero nemmeno una parole per tutta la logorante attesa che furono costretti a sopportare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corse verso quei bassi cespugli e, scostandone le foglie, restò impietrita da ciò che i suoi occhi videro.

Si portò le mani alla bocca, perdendo lo sguardo sul corpo completamente ricoperto di tagli e sangue dello spadaccino che, sdraiato a pancia in giù e con indosso solo i boxer logori, giaceva senza sensi.

Il respiro corto e la pelle lattea le fecero perdere un battito.

Con il respiro affannato si inginocchiò accanto alla sua testa e, tirandolo per le spalle, lo girò, facendogliela appoggiare sulle sue gambe.

-Oh cielo...- si portò una mano alla fronte osservando le ferite aperte sulle gambe e le braccia che, ormai esangui, sembravano doversi staccare dal corpo da un momento all'altro.

Passò un braccio sopra il suo petto, artigliandogli la spalla, mentre l'altra mano andava verso il collo per poter controllare il battito.

Appoggiò le dita tremanti alla base del collo e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo percependo il battito che, seppur lento, continuava a pulsare con testardaggine. Fece scivolare il palmo lungo la mascella, bloccandosi sulla guancia fredda e pallida, accarezzando col pollice il contorno di quelle labbra che aveva baciato con foga qualche ora prima, come se stesse per finire il mondo.

-Ora devo avvertire gli altri. Userò il Userò il Clima Takt!- portò la mano alla coscia destra, e in un secondo una bolla con un fulmine al suo interno era pronta ad esplodere.

Fece per lanciare la bolla in aria, ma un leggero mugolio la distrasse dal suo intento e la bolla esplose, lasciando che l'elettricità si disperdesse nell'aria attorno a loro.

Abbassò le iridi nocciola al volto di Zoro che, contratto in una smorfia di dolore, continuava a mugugnare dolorante.

-Z-Zoro!- lasciò cadere il bastone accanto a sé, passando le dita tra i corti capelli dello spadaccino.

Il samurai aprì a fatica l'occhio buono, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a sé.

Poco a poco la figura della ramata prese forma nella sua testa e, facendo leva sulla schiena, tentò inutilmente di sollevarsi per poi riappoggiare la testa sulle gambe della ragazza con uno sbuffo.

-Non affaticarti! È già tanto se respiri ancora, buzzurro rincretinito che non sei altro!- lo rimbeccò Nami asciugandosi una lacrima sfuggita tra le ciglia.

-Na-Nami- soffiò stancamente il pirata socchiudendo l'occhio.

-Sì, sono io- sentì un nodo bloccarle il respiro all'altezza della trachea.

-C-Cosa è...successo?- chiese debolmente serrando le palpebre e lasciandosi sfuggire un ringhio di dolore.

-Non devi muoverti, andrà tutto bene. Ora lancio un fulmine così gli altri ci troveranno e arriveranno presto, okay?- allungò una mano verso il bastone ma si bloccò.

Zoro aveva cominciato a ridere a fior di labbra, bloccandosi di tanto in tanto a causa della tosse.

-Sono...tornato ma ora sto...per morire- continuò a ridere e sputare sangue.

-Cosa dici?- gli passò le dita sul volto asciugandogli il sudore e sentendo la pelle scaldarsi velocemente -Hai la febbre- sussurrò preoccupata.

-Sto morendo, Nami, la febbre non può farmi molto male- digrignò i denti, sollevando le spalle e stringendo le mani appoggiate sull'addome.

Uno strano tepore cominciò a scaldargli i muscoli e gli occhi presero a chiudersi piano, come se fosse stato colto da un attacco di sonno.

-Non dire cazzate e non dormire! Gli altri arriveranno presto!- recuperò il pezzo del suo bastone ed un fulmine illuminò gli alberi ombrosi.

 

 

 

 

 

 

-Quello era un fulmine!- si alzò in piedi Sanji, seguito a ruota dal resto dei nakama.

-Non c'è dubbio! È Nami!!!- saltellò allegro Chopper.

-Dobbiamo correre!- cominciò a muovere le braccia in modo frenetico il cecchino, con il volto stranamente teso.

-Noi cinque andiamo a vedere cosa è successo mentre voi restate qui alla nave- si alzò in piedi Rufy indicando il biondo, il carpentiere, il cecchino ed il medico e facendo loro segno di seguirlo.

Tutti annuirono con un cenno del capo e i cinque pirati scattarono di corsa verso il punto da cui era partito il fulmine.

Speravano solo che non fosse troppo tardi e che per il loro compagno ci fosse speranza.

-Muoviamoci!- accelerò il moro seguito a ruota dai suoi silenziosi compagni.

In fondo il loro compagno era forte, ce l'avrebbe fatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Andrà tutto bene, non mollare- la ramata piegò il busto sopra il volto del verde, donandogli un leggero bacio sulla fronte.

-I-Io...t-ti...- la voce gli si bloccò in gola e le palpebre ripresero a chiudersi lentamente.

-Non parlare, non devi dire nulla- gli accarezzò una guancia per poi passare le dita tra i corti capelli verdi.

Lo spadaccino chiuse gli occhi e cominciò a respirare lentamente cercando di non pensare al dolore provocato dalle ferite aperte.

Con fatica allungò il braccio oltre la spalla della rossa che osservò i suoi lenti movimenti con un sopracciglio alzato.

All'improvviso si sentì strattonare dalla sua grande mano bloccata tra i suoi crini ramati e le fini labbra del verde si scontrarono contro le sue.

Sentì il suo sapore di sale pervadergli la bocca mentre l'odore del sangue le tappava le narici. Fu solo un debole sfioramento di labbra, un bacio a stampo veloce come un battito di ciglia.

-Mi...dispiace...- sussurrò roco al suo orecchio per poi lasciare la presa e abbandonare la testa sulle sue gambe.

-Cosa...che cosa succede?- Nami deglutì rumorosamente osservando gli occhi chiusi di Zoro ed il suo petto immobile.

Piegò la testa sul suo torace ascoltando i battiti ma non sentì nulla a parte il sangue che le scaldava il viso.

-No, no, no!- prese il volto squadrato dello spadaccino con entrambe le mani ma si ritrovò ad osservare i suoi lineamenti rilassati dal sonno.

Si era arreso ed aveva perso contro il dolore.

-Non può essere non puoi....no- scosse febbrilmente la testa mente un paio di braccia forti la staccavano con forza da quel corpo morto.

-Smettila, Nami!- la voce del cecchino al suo orecchio le fece spalancare gli occhi.

Voltò piano la testa ed incontrò gli occhi seri del compagno che la fissavano.

-U-Usopp- sussurrò mordendosi poi il labbro -Lui è...è...- si nascose tra le sue braccia, lasciandosi andare ai singhiozzi.

-Presto, Chopper! Fai qualcosa!!!- urlò idrofobo Rufy.

-Devo eseguire un massaggio cardiaco ma non so quanto siano gravi le condizioni interne!!!- urlò di rimando il piccolo medico cominciando a premere gli zoccoli sul petto immobile di Zoro.

-Fratello, riprenditi...- sussurrò a denti stretti il carpentiere osservando la scena con rabbia.

-Merda!!!- imprecò il cuoco tirando un calcio ad una roccia che si frantumò in mille pezzi.

La renna prese a contare premendo gli zoccoli sui pettorali del compagno, soffiando aria nella sua bocca ritmicamente.

Il tempo sembrò rallentare in quella piccola foresta mentre la rabbia ed il senso di impotenza ringhiavano nei corpi dei pirati, inermi spettatori di quel disperato spettacolo.

Non poterono far altro che aspettare, fermi e muti.

Non poterono che sperare in silenzio in una muta preghiera per l'anima del nakama.

 

Non poterono far altro che osservare al vita lasciare il corpo del loro spadaccino...

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ~epilogo~ ***


CAPITOLO 27


~epilogo~

 

 

L'acqua salata del mare li bagnò di nuovo mentre i vestiti si attaccavano alla carne come una seconda pelle.

Non sarebbe dovuto essere lì, in mezzo alla tempesta con una corda tenuta ben salda tra le mani, il fiato corto, l'occhio accecato dal sale e le bende sporche di sangue.

Erano passati ormai dei mesi da quando avevano lasciato l'isola delle Anime perdute ma Zoro, seppur ripresosi mentalmente dall'avventura, non aveva ancora la forza fisica per stare ore e ore in mezzo ad una tempesta con l'aria sul viso e la voce della sua mocciosa nelle orecchie.

Quel giorno, in mezzo alla foresta, il piccolo Chopper aveva fatto un miracolo riuscendo a fargli recuperare coscienza con la respirazione cardiopolmonare e tutti si erano sciolti in applausi e lacrime di felicità alla vista del suo beffardo ghigno.

L'ex cacciatore di pirati era riuscito nuovamente a scampare alla morte ed un paio di morbide labbra gli avevano augurato il ben tornato tra i vivi, non appena aveva avuto la forza di alzare il busto dalla terra umida.

Nami non si era affatto curata degli occhi sgranati dei compagni nel vederla piangere mentre baciava con non poca passione il suo uomo, ma la felicità nel rivederlo respirare e puntare lo sguardo nei suoi occhi era stata davvero troppo forte per resistere all'impulso di fiondarsi tra le sue braccia.

Avevano detto addio a quella isola maledetta e ormai libera da sventure, con sollievo ed anche rammarico nel dover lasciare la piccola Riku in lacrime ed i loro amici Kiku e Kayne. Non avrebbero mai dimenticato la piccola bimba che piangeva senza sosta rischiando di uccidere il povero medico con la forza del suo abbraccio.

Anche Nico Robin si era ripresa piuttosto in fretta e, nonostante la triste notizia datale dal dottore, non poté di certo ritenersi sfortunata nel riprendere a camminare e a stare in mezzo ai compagni come faceva un tempo.

Sia per lo spadaccino che per l'archeologa le profonde ferite del corpo faticavano a rimarginarsi e, ogni qualvolta si accingevano a compiere sforzi fisici, si ritrovavano a dover disinfettare un taglio riapertosi nella carne.

Ma in quel momento, in mezzo a quella tempesta che durava da qualche ora, lo spadaccino non pensò al morbido e caldo letto dell'infermeria o alle bende tinte di rosso che andavano ad appiccicarsi al costato, la sua unica preoccupazione era non perdere di vista quella testolina rossa che continuava a dar ordini a destra e a manca, sporgendosi pericolosamente verso il mare alla ricerca di correnti favorevoli da seguire.

Dovette ammettere che quella ragazza, così diversa ma anche così simile a lui lo aveva conquistato sin dal primo sguardo, riuscendo a penetrare in quella fredda ed ormai inutile corazza che si era costruito con gli anni attorno al cuore all'anima.

Riportò velocemente lo sguardo dalla chioma fluente della compagna alla cima stretta tra le sue grandi mani e ripensò alla strana e tragica avventura vissuta: il destino lo aveva legato all'unica persona al mondo capace di prendere posto nel suo cuore e la sua anima era ritornata ad essere quella del valoroso guerriero che era partito per trovare la gloria.

In quel momento, Zoro capì che combattere per la gloria e combattere per proteggere erano da sempre sentimenti diversi e che il secondo lo avrebbe aiutato a trovare la forza per andare avanti.

Ghignò, spostandosi leggermente verso destra come la navigatrice gli aveva urlato ed allungando una mano per afferrare al volo una zampa del piccolo medico che, persa la presa al corrimano della nave, si era ritrovato a volare da ogni parte.

-G-Grazie Zoro!- si aggrappò alla sua testa, sedendosi sulle sue spalle.

-Non preoccuparti! Ma ora reggiti forte!- alzò la voce per sovrastare il rumore della tempesta.

-Sai che Nami non può affaticarsi nelle sue condizioni!- avvicinò il musetto all'orecchio del verde, abbassando un poco il tono.

-Lo so!- rivolse uno sguardo alla rossa, osservandola allungare un braccio dall'altra parte del ponte ed urlare qualcosa al cuoco -Ma non la perderò di vista un secondo! Non voglio che si faccia male!!!-

-Ho capito!- rialzò il capo, premendo il volto bagnato tra i capelli verdi dello spadaccino.

 

-Nami!!! Le nuvole si diradano ad est!!!- la voce di Robin proveniente dalla vedetta sovrastò la tempesta, ma non si udì la risposta della navigatrice.

Tutti si voltarono simultaneamente verso il corrimano a cui era aggrappata la ragazza ma la sua postazione era vuota.

-Dev'essere caduta in mare!!!- urlò spaventato il cecchino dalla cucina dove, assieme allo scheletro, aveva il compito di mettere in sicurezza le stoviglie e vari oggetti fragili lì presenti.

-Non possiamo lasciare le funi, altrimenti le vele si apriranno e verremo sbalzati via!-

-Allora agganciamole all'albero maestro!!!- rispose il capitano al cuoco, caricando un braccio dietro al spalla, pronto a lanciarsi.

-No, scemo! Il vento ti porterebbe via!!!- ringhiò di rimando Sanji.

-Zoro! Dove vai?!?!- gridò il piccolo Chopper tramutatosi nella sua forma umanoide per tenere la presa sulle sartie.

Gli occhi di tutti puntarono la figura dello spadaccino che, senza preoccuparsi di lasciar le spade o gli anfibi a bordo, si era ormai gettato in acqua per recuperare la sua donna.

 

 

 

 

 

 

 

Devo trovarla, non posso lasciare che muoia! Non posso lasciarli morire...”

Lo spadaccino mosse velocemente i piedi per contrastare la corrente e, con l'occhio ormai arrossato dalla salsedine, si guardò attorno alla ricerca della chioma ramata della sua mocciosa.

Dov'è?”

Spostò lo sguardo a destra perdendosi nell'oscurità di quel tratto di mare.

Un'improvvisa luce catturò la sua attenzione e, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco, si diresse velocemente a sinistra.

Eccola!”

Con le braccia verso l'alto abbandonate tra i fluenti capelli, gli occhi socchiusi e la bocca dischiusa in un muto grido, Nami veniva lentamente trasportata verso il basso dalla forza di gravità.

Il braccialetto dorato al polso colpito da un minuscolo fascio di luce aveva attirato il suo sguardo, esattamente come un puntino nel buio.

No, no, no! Non mollare!”

La raggiunse con un paio di poderose bracciate e, scostandole una ciocca dal volto, appoggiò la fronte sulla sua.

Respira! Dannazione, non lasciarmi!”

Appoggiò una mano al suo fianco, attirandola contro il suo petto e, posando l'altro palmo sulla sua guancia, la baciò lentamente.

Un paio di bollicine sfuggirono tra le loro labbra e, quando la ramata dischiuse gli occhi, il verde le tappò naso e bocca per non farle perdere quel poco ossigeno che era riuscito a donarle.

La corrente non era a loro favore e, nonostante la forza dello spadaccino,non riuscirono a spostarsi di molto.

Riportò lo sguardo al suo viso pallido con un cenno negativo del capo.

Non ce la faccio” pensò sconsolato, appoggiando la fronte contro la spalla di lei.

Il freddo stava ormai logorando le loro pelli ed i muscoli si stavano lentamente bloccando a causa della pressione.

I suoi occhi nocciola si spostarono verso l'alto e, con una piccola pacca sulla spalla, portò la sua attenzione ad un piccolo puntino giallo in avvicinamento.

È il cuocastro! Meno male!” riportò l'attenzione al sorriso a labbra strette di Nami, accarezzandole piano la mascella ed una guancia.

Sin da quella mattina aveva una strana sensazione, come quel primo giorno sull'isola maledetta.

Sapeva che qualcosa sarebbe andato storto, ma non sapere esattamente cosa e non conoscerne la causa lo faceva arrabbiare e dannare come non mai.

La delicata mano della cartografa appoggiata al suo collo lo riportò indietro, ed il suo occhio pece si soffermò sulla mano diafana della ragazza che indicò quella chiusa a pugno del biondo.

Con la corda legata in vita e l'indica alzato, fece capire loro di poter riportare a bordo solo uno dei due.

Forse la tempesta non permette agli altri di tirarci su entrambi” pensò con un nodo alla gola il samurai, ormai in debito di ossigeno.

Portò la fronte contro quella di Nami che, intuito il motivo del suo sguardo sereno e della sua presa ferrea sulle sue spalle, spalancò all'inverosimile gli occhi scuotendo la testa a destra e a sinistra.

Non poteva lasciare che rischiasse la vita per lei, non poteva sempre andare in quel modo e lei non voleva perderlo.

Non ti mollo qui sotto! Non puoi essertene dimenticata” poggiò una mano grande sul suo ventre, osservandola ritrovare la calma.

Come se avesse udito i suoi pensieri, la cartografa annuì piano, intrecciando le dita con quelle del verde.

Poggiò le labbra sulle sue e lasciò che Sanji la afferrasse per la vita mentre la fune veniva pian piano issata verso l'alto.

Osservò la forma distorta della mocciosa allontanarsi pian piano e, quando scomparì dalla sua visuale, strinse le palpebre ed aprì di scatto le labbra, lasciando che la poca aria rimasta nella sua trachea uscisse fuori in piccole bollicine.

Sentì l'acqua ostruirgli i polmoni ed appesantirgli il petto mentre gli occhi si facevano pesanti.

Aveva sonno e la corrente lo spingeva lontano, senza forze per contrastarla o anche solo provare a muoversi.

L'importante è che loro stiano bene...” chiuse piano l'occhio e sentì la mente svuotarsi.

Perse pian piano la sensibilità dei muscoli ed il freddo gli appesantì ancor di più il petto.

Che la fine fosse vicina per la sua anima così tante volte sfuggita alla morte?

Con il cuore quasi fermo e la mente vuota, sperò solamente che i suoi compagni non lo dimenticassero e che la sua mocciosa stesse bene.

In fondo aveva un piccolo tesoro dentro di sé...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo una voce si udì nella tempesta.

Fu l'urlo di una donna lacerata da un dolore incontrollato che, con la poca aria rimasta nel petto, chiamava a squarciagola il nome di un uomo.

Il nome del suo uomo.

In ginocchio sul ponte umido di pioggia, con le mani braccia strette attorno al grembo e gli occhi chiusi, Nami piangeva ormai da qualche minuto consapevole che non avrebbe mai più riabbracciato il suo uomo.

Sanji si era tuffato di nuovo nello stesso punto in cui prima si trovava il nakama, ma di lui nessuna traccia.

Furono vani i tentativi di rituffarsi in mare che seguirono quelli del cuoco e le urla della ramata continuarono a stritolare i cuori dei pirati.

 

 

A quel giorno si susseguirono settimane e mesi di vana e disperata ricerca che continuavano ad uccidere quella poca speranza rimasta a bordo della nave.

Niente più feste avevano animato l'aria di quel veliero e nessun sorriso era nato sui loro volti alla bellissima e tragica notizia che la cartografa aveva dato loro.

Fu un giorno come un altro che il capitano si alzò in piedi e si issò sul tavolo della cucina, apparecchiato per essere abbellito con ogni pietanza cucinata dal cuoco per il pranzo.

Fu con le lacrime agli occhi ed il cappello di paglia premuto sul petto che il ragazzo di gomma scandì quella frase, uccidendo la speranza ancora viva nei cuori dell'equipaggio.

Lacrime silenziose ed urla di dolore raffreddarono l'aria di quella nave, portando con sé giorni carichi di odio e gelo mentre quelle parole rimbombavano tra le pareti in legno.

 

Roronoa Zoro era ufficialmente disperso in mare e deceduto a seguito di una tempesta.

 

 

 

 

 

 

CONTINUA NELLA PROSSIMA AVVENTURA...

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Premetto e ringrazio Arcadialife per avermi dato il permesso di pubblicare questo epilogo, così simile ad una scena della sua long. Ti ringrazio anche per avermi seguita, recensita e per questo tuo consenso!
Come avrete notato questa long non ha avuto un vero e proprio finale ed il sequel è già in fase di stesura da parte della sottoscritta.
E qui arriviamo al punto: Mi prenderò una pausa dalla pubblicazione di qualsiasi long, eccezion fatta per occasioni speciali tra cui compleanni o giorni dedicati a personaggi e coppie varie e, ovviamente, continuerò a recensire le storie che seguirò!
Detto ciò non so quanto durerà questa pausa ed il motivo è semplice perché, avendo tante idee e poco tempo per scriverle mentre mi ritrovo a pubblicare una long di 27 capitoli da quasi 6 mesi e, per un periodo, ho dovuto gestire un'altra long, ho solo bisogno di tempo per stendere parte delle mie idee, e in cima alla lista c'è proprio il sequel di questa storia che ho amato scrivere!
Ringrazio chi ha inserito la storia nelle preferite, ricordate e/o seguite.
Grazie ha chi ha seguito assiduamente ogni nuovo aggiornamento e a chi si è ritagliato il tempoi per recensire con consigli e complimenti che mi hanno fatta arrossire come poche volte in vita mia.
Grazie a voi, che avete letto silenziosamente fino a qui e grazie davvero di cuore a chi ha amato questa storia, perché il semplice fatto di emozionare qualcuno con una storia nata nella mia testa è davvero una sensazione a cui nient'altro può essere paragonato!
Grazie e spero di ritrovarvi al mio ritorno con il sequel, oltre alle piccole apparizioni che farò e non vi preoccupate, non talgierò mai i ponti con la scrittura o con questo sito ;)
Alla prossima^-^
Baci,
Star

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