Hey, there Rose Tyler

di Fangirl3000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rose e l'undicesimo Dottore ***
Capitolo 2: *** Rose in the Tardis ***
Capitolo 3: *** Incubi ***
Capitolo 4: *** Crepe, chiarimenti e sorprese ***
Capitolo 5: *** I Love you, Rose Tyler! ***



Capitolo 1
*** Rose e l'undicesimo Dottore ***


                                                                    Capitolo 1

Rose Tyler continuò a camminare, sotto la pioggia battente, protetta da un sottile ombrello blu Tardis. L’aveva comprato per ricordare. Per ricordare che, da qualche parte nelle galassie, nei mondi, negli universi, ancora esisteva un Signore del Tempo, che una volta l’aveva amata.

Con lei aveva ancora John Smith, una sorta di clone del Dottore che condivideva gli stessi identici ricordi del vero Dottore. Ma per Rose non era mai stata convinta da questa storia. John poteva anche condividere gli stessi ricordi, ma per lei il Dottore che amava, che sognava di rivedere, era ancora lì, lontano da lei galassie e galassie.

Immersa nei suoi soliti pensieri andò sbadatamente a urtare un uomo, abbastanza giovane. Entrambi caddero per terra, ma lui fu il primo a rialzarsi. Quindi le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
Era vestito in modo ridicolo: giacca marrone completamente inzuppata di pioggia, pantaloni larghi e, come se non bastasse, un grande cravattino rosso.

Lui rimase pietrificato quando la vide in faccia. Rose ignorò la sua mano tesa e si alzò da sola. Quello strano tipo tenne la mano tesa, anche quando lei si era alzata. Solo dopo la ritirò.

Una ragazza dai capelli lunghi e rossi gli si avvicinò.
-Sto bene, Amy. – Disse il signore.
-Sicuro? Non posso allontanarmi due minuti che tu ti ficchi in qualche guaio!-
-Ne... Nessun guaio.- Per tutto il tempo il signore tenne lo sguardo fisso su Rose, finché lei si sentì a disagio e desiderò essere altrove, magari da John, che sicuramente la aspettava a casa insieme a
Jeckie.

-Mi dispiace.- Disse Rose, indicando il pavimento, riferendosi a quanto successo prima.
-Di nulla... Comunque io sono...- Lo strano tipo sembrò pensarci su.
Fu la sua compagna a rispondere. –Michael. E io sono Amelia, piacere.-
Rose strinse la mano che la ragazza esile le porse.

John allora arrivò di corsa, correndo incontro a Rose.
-Stai bene? Sei in tremendo ritardo!-
-Scusami...- Disse Rose. John e il Michael si guardarono, e Michael sorrise davanti ad un John impacciato e stordito.

- John! Da quanto tempo!- I due si abbracciarono.
-Vi conoscete?- Chiese Amy.
-Diciamo che siamo amici di vecchia data. - Disse John.
-Molto vecchia...- Farfugliò Michael.

Dopo altri convenevoli, John, con grande sorpresa di Rose, invitò Michael e Amelia a casa loro, a cena.
I due accettarono immediatamente.

Rose era seduta a capotavola, vicino ad Amelia e John.
-Come vi siete conosciuti, esattamente?- Chiese Rose.
John e Michael si guardarono.
-Diciamo che un giorno mi ha completamente abbandonato... Ma sapevo che sarebbe tornato, e soprattutto accompagnato da una donna... Un classico.- Disse John.
-Oh, e vi conoscete da tanto? Perché non ho mai sentito John parlare di te. - Insistette Rose.
-Diciamo che- Disse Michael. –ci conosciamo da sempre.-
-Si, sono praticamente la stessa persona...- Bisbigliò Amy.

Il resto della serata trascorse fra risposte vaghe e a volte sbagliate da parte di John, e Rose dubitava che anche Michael fingesse, a volte.
La sua amica, Amelia, era invece più aperta e dettagliata, ma a volte, troppo spesso, non ricordava alcuni fatti.

Alla fine i due se ne andarono, ma a tarda notte.

Rose e John erano a letto, e lui cercava di spiegarle esattamente come lui e Michael si erano conosciuti. Ad un certo punto si stancò.
-Penso di dovertelo dire, ormai. Alla fine se ne sono andati.- Disse John.
-Di...Dirmi cosa?- Balbettò Rose.
- Quell’uomo che ti ha incontrata oggi...-
-Si...-
- Michel, insomma...-
-Si, Michael.- Disse impaziente Rose. Temeva dove sarebbe andato a parare John.
-Ecco... Hai visto che era strano, insomma... Di, che brutto cravattino...-
- John, per l’amor del cielo!-
-Okay... -

John prese coraggio con un profondo respiro.
-Ecco... Quell’uomo è... Il Dottore.-
-Eh?- Chiese Rose senza cambiare espressione.
-Il Dottore, insomma... Quello vero...-

Rose si sedette sul letto.
-No, lui non è così!-
- È una nuova rigenerazione... L’undicesima...-

Rose scattò in piedi.
-E non hai pensato ad avvertirmi! A dirmi qualcosa! Magari un accenno!- Urlò contro John.
Anche lui si alzò.
-Non volevo dirtelo, ma tu fai come sempre troppe domande...-
-Perché non me l’hai detto? Lui è il Dottore!-

-Non ci riesci, vero?- Chiese dolcemente John.
-A fare cosa?- Chiese esasperata Rose.
-Non riesci a capire che io sono lui.- Rose rimase spiazzata. –Il Dottore per te è solo colui che ha un Tardis che viaggia nel tempo e nello spazio, che ti porta ovunque nelle galassie, nei mondi, nel tempo...-
-No! Non ci riesco!- Ammise Rose. Quindi uscì dalla camera, sbattendosi la porta dietro di lei.
Prese un cappotto e un ombrello, senza nemmeno preoccuparsi di vestirsi, prima.
Così, in pigiama, si infilò il cappotto e uscì fuori, alla ricerca del Tardis.

Non voleva scoprire che se n’era già andato. Voleva ritrovare quella amata cabina blu, entrare, abbracciare il Dottore e scoprire come ha fatto a tornare qui, in un’altra dimensione.

Rose corse per mezz’ora sotto la pioggia, con il suo ombrello blu Tardis. Ma alla fine lo trovò.
Era una cabina telefonica blu uguale a mille altre, eppure diversa.
In lei vedeva tutto quello che lui e il Dottore avevano condiviso, anche con la nona rigenerazione.

Appena aprì la sua porta, si ritrovò in quella stanza. Quella cabina più grande all’interno che viaggiava nel tempo e nello spazio... Quanto le era mancata!

L’uomo con il papillon la guardò stupefatto. Rose buttò l’ombrello a terra e, correndo verso di lui, abbracciò il suo amato Dottore.





Salve!
Allora, se vi è piaciuta la storia penso apprezzerete il mio prossimo capitolo, che però sto ancora scrivendo.

I miei piani sono: scriverò un capitolo una volta alla settimana (sicuramente di domenica), ma capiterà qualche volta che io ne pubblichi alcuni più spesso... Ma questo è solo bene :)

Commentate sotto dicendomi il vostro parere, magari dandomi anche dei consigli utili...

Spero vi sia piaciuta, scriverò ancora altre ff diverse su Doctor Who e su altre serie... Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** Rose in the Tardis ***


Capitolo 2

Rose doveva essere nella sua camera, in quella del Tardis che le aveva affidato il Dottore, ma stava camminando tenendo una mano sulla parete e accarezzando il Tardis.

Era cambiato da quando lei lo aveva visto l’ultima volta, e voleva esplorarne il più possibile. Sapeva anche lei che le stanza del Tardis sono infinite.

Camminando incontrò Amy. Si era completamente dimenticata che il Dottore aveva adesso una nuova compagna.
Lei si fermò, e così fece Rose.
- Rose Tyler?- Evidentemente non sapeva che lei fosse arrivata.
-Resterò col Dottore per un po’.-
-Ci sarò anche io. -
Rose sorrise, anche se l’idea di condividere il Tardis con qualcun’altra la infastidiva.

Il Dottore spuntò all’improvviso da dietro un corridoio e chiamò Amy con se. Poi fece l’occhiolino a Rose, come faceva durante la sua decima rigenerazione.
-Le abitudini sono dure a morire.- Borbottò Rose ricominciando a camminare.
Il suo Dottore... Ancora non ci credeva, eppure si sentiva in colpa per John. A casa, tutto solo... Eppure sapeva che col Tardis lei avrebbe potuto rimanere via anni, quando per lui sarebbero stati pochi secondi. Il bello di avere una macchina che viaggia nel tempo.

Era ormai sicura di essersi persa, camminava da molti minuti senza traccia del Dottore. Urlò il suo nome, in attesa di una missione di salvataggio da parte sua, ma non ricevette risposta.
Si avvicinò alla parete del Tardis e le si appoggiò contro. Sapeva che era animata, e forse l’aveva fatta perdere apposta.

-Mi sei mancata. Tanto. E poi sei così bella e... Così grande all’interno... Molto aliena.- Sussurrò alla parete. –Credo di essermi persa, però. Ammiravo la tua bellezza. Potresti aiutarmi a trovare la stanza dei comandi? Da lì so proseguire...-

Non ricevendo risposta si incamminò, temendo di aver semplicemente parlato ad un muro.
Però dopo qualche passo si ritrovò nella stanza principale.
-Grazie.- Sussurrò Rose accarezzando una parete.

-Che fai?- Chiese il Dottore, sbucato dal nulla.
-Socializzavo.-
-Oh, il Tardis ti ringrazia. Le stai simpatica.- Il Dottore le si avvicinò. –Devo fare una sosta, tu vai pure in camera tua, non preoccuparti. Qui sei al sicuro.-
-Dove vai?- Chiese Rose.
-Emh... A sbrigare una faccenda. Niente di lungo.- Rose scrollò le spalle e si incamminò verso camera sua.

Era in camera, stesa sul letto, quando si sentì quel dolcissimo rumore che produceva il Tardis, quella specie di raschio che per una persona comune poteva essere fastidioso o assordante. Ma per Rose era una dolce ninnananna. Quanto aveva desiderato sentire ancora almeno una volta quel suono...

Rose si svegliò guardando il tetto della sua camera. Si alzò e si mise i primi vestiti che trovò. Appena uscì si ritrovò nella sala dei comandi. Il Dottore stava leggendo, e non si era accorto di lei.
Lei lo guardò per un attimo. Era così strano sapere che dentro era sempre la stessa persona... Avrebbe voluto esserci durante la sua rigenerazione. Ne aveva già vista una.
Rose si avvicinò in silenzio, mentre lui continuava a leggere. I piedi sulla console, seduto con gli occhiali sulla punta del naso. Quell’assurdo cravattino al collo.
Gli arrivò alle spalle, e gli sistemò il cravattino. Lui si guardò il collo, per vedere che stava succedendo. Poi si girò verso Rose e le sorrise. Anche Rose ricambiò.

-Allora, dove vuoi andare, Rose Tyler?- Rose fu scossa da un brivido. Sentire quella frase era fantastico. Poteva scegliere tutto il tempo e lo spazio...
-Ma... Amy?- Chiese lei.
-L’ho fatta uscire per un paio di minuti. O almeno sarà così per lei. Voglio passare un po’ di tempo con te, vivere un’avventura come i vecchi tempi.- Rose l’abbracciò sussurrandogli: -Grazie.-

Non aveva idea di cosa avrebbe voluto vedere. Non ci aveva più pensato da quando era sola con John.
-Dove vuoi portarmi?- Il Dottore le strizzò l’occhio, poi iniziò a smanettare la console del Tardis, correndo di qua e di là.
Poi scese le scale, seguito da Rose.

Appena lei aprì la porta, si ritrovò in una pianura sconfinata, con strani uccelli enormi che volavano in cielo. Il cielo era più sul verde, e l’erba quasi arancione.
-Dove siamo?- Chiese Rose.
-Galtharius. Nella costellazione Abifoe. È un pianeta simile alla Terra, ma molto meno disabitato.-
-Quante persone ci vivono?- Chiese Rose.
-E chi ha parlato di persone?-

Erano passate diverse ore da quando il Dottore l’aveva portata a Galtharius, e adesso stavano correndo. Scappando dagli alieni che abitavano quel bizzarro pianeta. Il Tardis era molto lontano, e Rose era stanchissima. Correvano da più di venti minuti, e il Dottore vedeva che lei stava rallentando.
Le prese la mano, aiutandola a correre più veloce.
Si era rivelato un pianeta più evoluto di come se lo ricordava il Dottore e, avendo dovuto sottostare a milioni di invasioni, gli alieni indigeni si erano organizzati, aumentando la sicurezza. Nemmeno la carta psichica serviva con loro.

Entrarono nel Tardis, e il Dottore continuò a correre fino alla console. Più in fretta che poté riuscì ad azionare la macchina, che ci trasportò nello spazio, un posto potenzialmente sicuro.
Intanto Rose era caduta a terra per riprendere fiato, in ginocchio.

-Stai bene?- Chiese il Dottore, affannato.
-Certo. Sono solo fuori allenamento. Avevo dimenticato quanto amassi correre.-
-Diciamo che amo scappare...- Sorrise il Dottore.
-Dove andiamo adesso?- Chiese Rose.
-Per il tuo fuso orario umano sarebbero le cinque di pomeriggio... Abbiamo tempo per vedere... Non so, Natale nel 100.294... Ah, quel Natale... Dovresti vederlo! Oppure possiamo andare a vedere come è stata costruita la Torre Eiffel. Saltando di epoca in epoca, altrimenti avremmo entrambi il tempo di morire... E io sono immortale, per cui sarebbe un traguardo!-
-Andata per la Torre Eiffel.- Disse Rose.

Salve!
Un po' di ritardo, ma eccola qui!
Recensite: accetto sia commenti positivi sia negativi :)

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Incubi ***


Il dolce rumore del Tardis.
Rose uscì fuori dal Tardis per prima. Erano a Parigi. Non proprio emozionante come essere inseguiti da alieni di un altro pianeta, ma abbastanza elettrizzante.
Il Dottore, l’undicesima rigenerazione, uscì dopo di lei. Iniziò a spiegare com’era stata costruita la Torre, e quanti uomini ci volevano. Disse che  in realtà era una grande sonda che percepiva la presenza ravvicinata di astronavi aliene che sicuramente avrebbero attaccato la Terra, e che era direttamente collegata al suo cacciavite sonico.

Rose non l’ascoltava tanto. Guardava il suo Dottore, e non riusciva a trovare differenze in quello sguardo, in quel sorrise triste da quello che apparteneva al decimo. L’unica cosa era l’aspetto. Ma dentro era sempre il Dottore.
Le dispiaceva che non era riuscita a rimanere con lui Per Sempre, come avevano stabilito quel giorno su quel magnifico pianeta.

Anche il Dottore ormai parlava meccanicamente. Rose. Era ancora stranito: Rose Tyler, morta nell’altra dimensione, perduta per lui, adesso era qui, con lui.
E non voleva lasciarla. Però...

Entrambi capivano la lingua che parlavano i francesi, come fosse la loro lingua. Un dono del Tardis. Rose pensava di averlo perso, quel dono, ma adesso era tornato, e capiva perfettamente il francese delle persone un po’ sulle loro.

-Sai, i francesi volevano abbatterla, la Torre. All’epoca pensavano fosse stregoneria, perché mi avevano visto sonicizzarla. Erano perplessi, impauriti. Come sai la paura rende feroci.
Alla fine però tutto si risolse, e lasciarono correre. Anche perché non ricevettero visite di alieni in avvicinamento.-
-Ma se abbiamo ricevuto milioni di invasioni?- Replicò Rose.
-Beh...-

Passarono giorni simili a quelli, correndo e scappando, guardando e mettendosi nei guai. Ma alla fine riuscivano a tornare nel Tardis.

Adesso Rose era nella sua stanza. Aveva corso molto, ed era stanchissima.
Le pareti erano dello stesso blu intenso delle pareti esterne della cabina. Non era solo un blu. Era Blu Tardis.

In Dottore bussò alla sua porta. Lei si sistemò ed uscì, anticipandolo.
-Ti ho svegliata?- Chiese in un sussurro. Rose scosse la testa.
-Sai, mi chiedevo una cosa... Dopo di me tu... Hai viaggiato con qualcun altro?-
Il viso del Dottore si fece serio. –Si. Saprai di Donna. Prima di lei con me per un po’ c’è stata Martha.-
-E che fine hanno fatto?- Chiese Rose.
-Beh... Martha ha scelto di non venire più con me. - Fece una pausa seria. –Donna ha dovuto dimenticarmi contro la sua volontà.-

I due si sedettero a parlare di come avevano vissuto entrambi quel periodo di tempo, molto più lungo per il Dottore, in cui non erano stati insieme.
Alla fine il Dottore si perse a parlare, e quando si girò a guardare Rose stava dormendo. Sorrise lievemente. Sapeva che non poteva rimanere con lui ancora a lungo.

Le mise un braccio dietro la schiena e uno dietro le ginocchia e la sollevò, portandola silenziosamente nella sua stanza.
La appoggiò nel suo letto e sospirò mentre la guardava. Sarebbe voluto rimanere con lei per sempre. Come sarebbe voluto rimanere per sempre con tutte le persone che l’avevano accompagnato.

Ma erano tutti umani. Gli umani così fragili e giovani, che non hanno possibilità di rigenerarsi o sopportare tutto ciò che i Signori del Tempo sapevano.

Ah, quante guerre aveva visto. Per il Dottore i Signori del Tempo vivevano troppo. Vivevano. Adesso erano tutti morti.

Uscì fuori dalla porta, socchiudendola lentamente per non disturbare il dolce sonno di Rose.
Andò nella sala dei comandi a leggere, ma la stanchezza lo colse di sorpresa e si addormentò lì.

Venne svegliato da un urlo. Alzò la testa, guardandosi intorno. Per un momento sperava avesse solo immaginato quel grido. Poi ne seguì un altro, più forte del primo.
Rose gridava! Si fiondò, inciampando diverse volte, nella stanza di Rose.

-Rose!- Urlò il Dottore, guardando allibito quello che stava succedendo. Un vortice la stava portando via.
Lui rimase bloccato. Gli sembrava quel giorno, quel giorno in cui si era chiuso il portale. E lei era dalla parte sbagliata.

Poi il vortice si chiuse, lasciandola stranamente dalla sua parte.
Lui andò da Rose, alzandola da terra. La scannerizzò. Nessun segno vitale.



Il Dottore si svegliò di soprassalto da quello che era stato soltanto un incubo.


Eh, già... Ragazzi! Ecco il terzo capitolo! Presto seguirà un quarto. Continuate a seguire la storia, perché, per gli amanti di Rose e il Dottore, il finale sarà un po' sconvolgente...

Comunque! Grazie per aver letto questa storia, e mi piacerebbe se voi faceste una piccola recensione, e ripeto: accetto sia quelle positive che quelle negative!

Ci vediamo nel prossimo capitolo e...
ALLONS-Y!


 

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Capitolo 4
*** Crepe, chiarimenti e sorprese ***


Come promesso un nuovo capitolo! Buona lettura Whovians! *FATE ATTENZIONE: SPOILER per chi non sa chi è veramente River Song*

Il Dottore azionò il Tardis, smuovendo leve e pulsanti in una sequenza che solo lui poteva sapere.
Dietro di lui si trovava un’assonnata Rose Tyler, seduta sulla poltrona vicino ai comandi. Aveva le gambe strette al petto, una vestaglia blu e una tazza di cioccolata appena fatta.
-Perché mi hai svegliata a quest’ora?- Chiese Rose fra uno sbadiglio e l’altro.
-Non... Non volevo farti alzare così presto, ma dovevo verificare una cosa. – In realtà doveva verificarla davvero, quella cosa, ma non c’era alcun bisogno della sua presenza. Voleva soltanto assicurarsi che lei era sana e salva al suo fianco. Non avrebbe sopportato una nuova perdita.
-Mmh.. Non mi hai mai spiegato chi è Amy. – Tergiversò Rose.
-Oh, solamente la madre di mia moglie.-
Rose rimase allibita.

-Tu... Hai una moglie?- Scandì lentamente Rose.
“Oh, stupido vecchio Dottore. Non puoi parlare di moglie davanti ad una ragazza che ha detto di amarti”, pensò il Dottore.
-Lunga storia...- Spiegò il Dottore.
-Se Amy ha al massimo la mia età, come puoi essere sposato con sua figlia?-
Il Dottore non si girò a guardarla, ma si sistemò il cravattino.
Rose lasciò correre, ma nella sua mente cercava di capire. Si era sposato? O succederà? Col Dottore non era mai sicuro niente...

Rose venne svegliata da un rumore lieve. Si era addormentata mentre il Dottore le parlava di cose astrofisiche che a lei non interessavano minimamente.
Il Dottore stava ancora smanettando e sussurrando qualcosa.
Rose si girò verso il persistente rumore e... Corrugò la fronte. Cos’era quella?
-Dottore?- Chiamò. La strana “cosa” si stava espandendo.

-Dottore?- Ripeté Rose con più urgenza, ma lui non sembrò sentirla, immerso nei suoi strani e alieni pensieri. Intanto quella che sembrava una grossa crepa di luce si allargava nella parete del Tardis.

-DOTTORE!- Gridò Rose mentre una lingua di luce le afferrò la caviglia trascinandola dentro.
Lei afferrò un piccolo gambo di qualche meccanismo metallico che bastò a farla reggere.
-Rose!- Urlò il Dottore mentre la vedeva. Proprio quello che avrebbe voluto evitare...
Ma questa volta non rimase immobile. Era cosciente delle proprie azioni, non mangiato vivo dal rimorso e dai pensieri angosciosi.
Mentre urlava spiegazioni a Rose, aggrappata alla vita grazie ad un gancio sotto la console del Tardis, scansionò la crepa con il cacciavite sonico.

-Le crepe nel tempo sono grandi buchi. Se ti ci perdi dentro le persone che sono al di fuori, cioè noi, non ricorderanno nulla di te, nemmeno che sei esistito.- Spiegò il Dottore. –Come un grande oblio.-
-Beh, fa qualcosa!- Gridò Rose, tenendosi al Tardis. Ricordava il giorno in cui era rimasta attaccata alla leva che azionava il risucchio di tutti i Dalek... E suo padre l’aveva salvata. Quando avrebbe voluto stare dall’altra parte, seppur andando incontro alla morte. Almeno sarebbe morta da eroina. Invece suo padre l’aveva fatta fuggire, portandola al sicuro da tutti i Dalek, dal pericolo... E dal Dottore.

Poi tutto cessò e la crepa si richiuse, lasciando la presa. Lei cadde pesantemente a terra.
Il Dottore andò verso di lei e l’abbracciò. Questa volta non era rimasto immobile come nel sogno, anche se era andato molto vicino all’oblio. Rose mai esistita.
Un brivido percorse il suo corpo.

-Stai bene?- Le chiese.
-Si. Si, bene.- Sussurrò Rose staccandosi dal Dottore, ma restarono a terra, seduti.
-Stai correndo troppi pericoli da quando sei con me. Vuoi tornare a casa? Da John?-  Le chiese, sperando di no.
- No. – Scosse la testa. –Certo che no. Non mi sono mai sentita così viva da quando tu sei tornato. Pensavo non sarei mai e poi mai stata in grado di reggere il tuo passo, e invece...-
Il Dottore però si sentiva colpevole.

-Ti ho sottratta ad una vita normale. La stavi vivendo come una normale umana deve fare: vivere normalmente la sua vita umana. Non vuoi andare da John anche solo per chiarire?-
Rose abbassò gli occhi. Ma come faceva lui a sapere tutto di lei?

Doveva andare da John, ma non voleva separarsi dal Dottore.
Gli sistemò il cravattino e annuì lentamente.
-Solo un salto.-

Rose camminava verso casa sua. Erano tornati allo stessa notte in cui lei era scappata via, correndo dal Dottore. Doveva spiegare qualcosa a John, e non era giusto vivere a lungo col Dottore per poi tornare alla stessa notte senza che lui immagini nulla.
Ma non voleva dirgli che era andata con lui. Non avrebbe potuto rivelargli di averlo tradito per andare con il suo vero Dottore.

Aprì la porta e trovò John in camera sua, era seduto sulla sedia, con i gomiti sulle ginocchia e le mani fra i capelli.
Appena sentì un rumore alzò il viso. Per lei fu come un colpo al cuore. La sua vecchia rigenerazione. L’aveva dimenticata.
Aveva dimenticato come lui fosse magro, come fosse esile, quanto le piacesse che le dicesse quel suo strambo “Allons-y!”...

Lui le sorrise.
-Sei tornata...- Disse John. Gli occhi così tristi...
-Sempre.- Gli avrebbe detto che era stata via solo il tempo reale che aveva vissuto lui, si.
-Quanto sei stata via?- La sorprese John.
-Eh?- Come faceva a saperlo?

-Quanto sei stata col Dottore?- Insistette lui.
-Come hai...-
-Hai i vestiti diversi.- Commentò aspro John.
-Mi dispiace.-
-Quanto?- Continuò.
-Un paio di settimane.- Rivelò tenendo gli occhi bassi.

-So che lui e io per te non siamo uguali, e non deve essere così. - Commentò più dolcemente John. - Ma non hai mai capito che ti amo allo stesso modo in cui ti amava lui. Ma adesso è cambiato. Si è rigenerato. Non prova più le stesse cose che prima provava per te. Ci prova, ma non riesce a volere per te nient’altro più che bene.-
Rose si accorse di star piangendo. Lui la abbracciò, ma dopo pochi minuti la lasciò andare...

Andare col Dottore, in viaggio nel tempo e nello spazio. Lei gli promise di tornare presto, e lui a malincuore la lasciò andare.

Il Dottore intanto aveva controllato una cosa. Quella “cosa” che aveva accennato a Rose.
Già lo sospettava da tempo.
Da come si comportava, da come cambiava umore...

Rose entrò nel Tardis.
- Com’è andata?- Chiese il Dottore.
-Bene, nessuno spargimento di sangue...-
-Ne sono contento.-
Fece andare Rose in camera sua, per riposare. Aveva passato molte cose quella notte, e meritava un po’di riposo.

La sua Rose... Davvero era possibile? Non poteva crederci ed era felice e triste contemporaneamente.
Felice per lei.
Triste per se stesso.

La sua Rose... La sua Rose... Era in dolce attesa con John Smith.
E lui era l’unico a saperlo.



Spero vi sia piaciuta! Commentate, recensite e... Ci vediamo ad un prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** I Love you, Rose Tyler! ***


Il Dottore aveva perso ormai Rose. Era con lei, ma non era più sua. Per quanto la volesse con se, doveva accettare che era cambiata. Ed era egoistico da parte sua continuare a farla viaggiare con lui.
Lui la guardò a lungo, e Rose se ne accorse.
-Che succede?- Gli chiese.
-Quanto resterai con me?- Le chiese, citando la frase che durante la sua decima rigenerazione le pose.
-Per sempre.- Rispose lei senza pensarci un attimo.
-Non hai paura?-
-Di cosa?- Gli chiese Rose, curiosa come sempre.
-Rose, noi attraversiamo pianeti, galassie, incontriamo mostri e alieni, e scampiamo alla morte per miracolo ogni volta che viaggiamo! Non hai paura?-
- No. - Poi si corresse: -Cioè, si, ovvio. Ho una paura folle. Ma fin quando ci sei tu con me sono al sicuro. Mi sento più a casa nel Tardis che a casa mia, da mamma oppure da John. -
-Non... Non deve essere così. – Il Dottore si passò una mano fra i capelli e si aggiustò il cravattino.
-Rose Tyler, Io... -

Mentre Rose dormiva, quella notte, il Dottore attivò il Tardis. Atterrò nella casa di Rose in quella dimensione.
Uscì dalla macchina del tempo con Rose presa di peso. John si era addormentato in cucina. Si svegliò con il rumore del Tardis.
Il Dottore posò Rose fra le sue braccia. Lui lo guardò confuso. Il Dottore sorrise lievemente.

Rientrò nel Tardis. Mentre lo azionava sussurrò alcune parole. Parole che non aveva mai avuto la possibilità di dirle. Che fosse per colpa del Destino, o solamente per mancanza di tempo.

Sussurrò quelle parole e si sentì strano. Come se avesse tolto un peso enorme dal cuore. Sorrise, ma una lacrima testarda gli rotolò giù sulla guancia.

Rose si svegliò fra le braccia di John. Sapeva cosa era appena successo. E per quanto non condividesse l’idea del Dottore... Era felice di trovarsi con lui. Non era più una sua rigenerazione. Adesso l’uomo che vedeva non era il Dottore. Era John Smith. Il suo John Smith.

Amy rientrò nel Tardis.
-Quanto tempo sei stato via?- Chiese al Dottore.
-Oh, una o due settimane...-
-Uh, carino.- Rispose sarcastica.

            DIECI MESI DOPO.

Rose osservava il suo bambino. Sapeva cos’era accaduto. Il Dottore l’aveva riportata a casa perché sapeva che era incinta. Ed era pericoloso.

Fra le braccia teneva Whictor. Un miscuglio fra Who e Doctor.
Avevano deciso che sarebbe stato il nome migliore.

Sì, il Dottore non c’era più. Ma era stato lui a farli unire. Lui aveva creato il suo “clone”: John. Se non fosse stato per quell’uomo, Rose non sarebbe mai stata tanto felice.

John e Rose si erano sposati tempo fa...

Quel giorno c’era molta folla, perché avevano invitato quasi tutta la città. Si erano sposati sulla Baia Bad Wolf.

Rose era troppo concentrata su ciò che doveva fare: i movimenti, ciò che doveva dire, il discorso...
Quindi non aveva fatto attenzione a chi ci fosse fra la folla.

Mentre lei e John, a casa, scartavano i regali trovarono un pacco incartato in una carta blu Tardis.
C’era scritto: Dal Dottore.

I due si guardarono. Lo scartarono.

Dentro c’era un grande, blu e bianco, vellutato... Cravattino.



Beh, chi non muore si rivede, eh? Scusate, ma prima c'è stato il brutto tempo poi ho avuto una febbre da cavallo... Scusate per il ritardo (estremo) ma... Beh, la storia è finita, purtroppo...

Ne scriverò altre sulla mia OTP: Rose e il Dottore...

Commentate e recensite ;)
A presto!


 

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