Pezzi combacianti

di _alohomora_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Casa o bosco? ***
Capitolo 2: *** Fieno e paglia ***



Capitolo 1
*** Casa o bosco? ***




1.


Moon
  Il silenzio era interrotto solo dalla pioggerella leggera che rendeva l'aria umida e copriva il bosco, rendendo la vista offuscata come se si guardasse attraverso un vetro ondulato. Moon, in cima alla quercia sulla quale era seduta, teneva in mano un coltello nuovo che aveva appena costruito  e nell'altra un pezzo di legno che intagliava. Stava per scendere la sera, ma sapeva che questa sarebbe stata una notte tranquilla. Moon assaporò la freschezza dell'aria umida prima di riporre il pezzo di legno intagliato e il coltello nella borsa e scendere dalla quercia arrampicandosi agilmente sui rami. Arrivò al suolo con un balzo e riprese a camminare per il bosco, protetta dalla pioggia dalle foglie. Moon amava la pioggia e il tempo grigio, una caratteristica che rispecchiava la sua personalità, come la definiva sua madre, 'isolata e malinconica’. La solitudine e la natura dei boschi erano il suo ambiente preferito, per cui spesso lasciava il suo accampamento per immergersi tra gli alberi.
Fu solo quando svoltò a destra in un punto che credeva di conoscere che si accorse che di quello non era il cespuglio di more che conosceva dal quale spesso raccoglieva i frutti. Con una fitta al cuore realizzò di essersi persa. Era una zona della foresta in cui non era mai stata. Cercando di mantenere la calma, si ricordò che la cosa migliore da fare in questi casi era usare l'olfatto e salire su un albero per poter vedere dall'alto dove si trovava. Cominciò ad arrampicarsi su un salice i cui rami erano disposti a scaletta e rendevano semplice salire. Arrivata in cima, Moon si coprì dalla pioggia con il cappuccio del suo maglione. Poteva vedere molto lontano: una discesa verde e marrone di alberi scendeva da una collina, interrotta solo da un ruscello. In lontananza il sole tramontava in un trionfo di rosso e oro, ma Moon ignorò completamente la bellezza del cielo perchè si rendeva conto di non conoscere affatto quella parte del bosco. Riusciva tranquillamente a sopravvivere a lungo da sola, ma la preoccupavano sopratutto i branchi stranieri. Mentre scendeva nuovamente dal salice, decise che avrebbe cercato di ritrovare la strada ancora finchè sarebbe diventato completamente buio, poi, se non avesse trovato l'accampamento, avrebbe passato la notte su un albero. 
Il freddo cominciava penetrare attraverso il suo semplice maglione di lana e i suoi stivali di cuoio. Fortunatamente aveva una coperta termica nella borsa, e fu mentre formulava quel pensiero che si fermò di colpo, il cuore che martellava furiosamente. 
Il bosco era finito. Moon non riusciva neanche a formulare un pensiero del genere, perchè il bosco non poteva 'finire'. Naturalmente sapeva che il bosco non era infinito, ma era l'unico luogo in cui era mai stata: il suo accampamento nella Pianura Verde, le Caverne dove a volte passavano le notti più fredde d'inverno, il fiume dove d'estate pescavano e facevano il bagno, le querce dove amava arrampicarsi. Tutto quello rappresentava il suo unico mondo, dal quale non era mai uscita. Eppure ora si trovava su quello che chiaramente si trattava del confine della foresta: gli alberi finivano e cominciava una strada di un materiale grigio e duro, decorato con delle strisce bianche ai lati ed al centro. Alzò lo sguardo e quello che vide fu sconcertante. Dall'altra parte della strada c'era un'enorme costruzione rossa con grandi finestre incorniciate di bianco. 
Tutt'attorno c'erano recinzioni di legno con fieno per terra e, all'interno, almeno dieci cavalli. 
Ma la cosa che più colpì Moon fu il ragazzo che stava in piedi accanto un cavallo bianco di cui teneva le briglie. Non era molto lontano e la vista di Moon le permetteva di vederlo quasi chiaramente. Era alto, con un ammasso di capelli biondissimi arruffati e lunghi, che assomigliavano alla paglia su cui poggiava i piedi. Moon riusciva ad intravedergli gli occhi di un grigio pallido. La sua pelle era chiara, quasi bianca. Il naso era un po' troppo lungo e le ciglia e le sopracciglia erano incredibilmente chiare.
Il ragazzo la stava guardando negli occhi e lei mantenne lo sguardo.



Jasper
 -Muovi il culo e recupera Bianca!- gli ordinò il fratello maggiore. Jasper non si disturbò neanche di rispondere, ma gli lanciò un'occhiata di puro odio prima di uscire nella fredda aria serale. Attraversò il cortile del rench, arrivò al tratto di prato riservato ai cavalli e raggiunse l'animale bianco che pascolava, ancora bagnato dalla pioggia che era caduta durante il pomeriggio. -Andiamo, Bianca- le sussurrò dolcemente mentre le metteva le briglie. La trasportò fino alle recinzioni, fermandosi per farla bere.
Fu allora che la vide. Stava in piedi al confine del bosco dall'altro lato della strada, quasi paralizzata, lo sguardo spaventato. Era una ragazza di circa la sua età, quindici o sedici anni. Aveva lunghi capelli color rame, rossicci e marroni, protetti da un cappuccio. Le sue guance erano coperte di fitte lentiggini, la pelle abbronzata, il che era uno strano contrasto. Aveva i tratti del viso definiti e profondi e il contorno degli occhi scuri; le ciglia e le sopracciglia sembravano disegnate, ma si vedeva che non era truccata. In effetti sembrava una ragazza quasi 'selvaggia' e i suoi vestiti sembravano fatti a mano: il suo maglione di lana color bronzo era bagnato, aveva stivali di cuoio alti fino al ginocchio pieni di lacci, pantaloni neri aderenti e portava una borsa di pelle a tracolla. Lei lo stava guardando in modo penetrante, gli occhi neri scurissimi, e lui ricambiò lo sguardo.


Hey!
Se avete letto fino a qui, wow, mi avete impressionata. Non mi aspetto recensioni ma se avete voglia di scriverne una mi fanno moolto piacere (ovviamente). Spero che non sembri una storia ovvia o scontata, perchè vi assicuro non lo sarà. Se a qualcuno dovesse anche solo lontanamente interessare un secondo capitolo, sarò felice di pubblicarlo :)
Lo pubblicherò comunque perchè l'ho già scritto.


_alohomora_ 

p.s. La cosa della storia scritta da due punti di vista? Ovvia? Non pensavo di scriverla in questo modo, ma vedevo entrambi come protagonisti e mi è venuta così. Forse nei prossimi capitoli cambierò scrivendola solo dal punto di vista di uno dei due.

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Capitolo 2
*** Fieno e paglia ***



2.



 

Jasper
I secondi passarono e la figura sul ciglio della strada era ancora immobile, inclinata leggermente in avanti, come se fosse sul punto di fare un altro passo ma qualcosa la bloccasse. La sorpresa del ragazzo si trasformò presto in imbarazzo, lui distolse lo sguardo e si incamminò verso le stalle portandosi dietro la cavalla.
Quando uscì di nuovo, ebbe il tempo con la coda dell'occhio di cogliere il guizzo della ragazza che scompariva nel bosco. Jasper corrugò la fronte, ma poi si ricordò che poco lontano dal punto dove era entrata nel bosco c'era un sentiero che portava al paese, ed ebbe un lampo di comprensione. Ovviamente quella comprensione era errata, comunque attraversò la strada di corsa e si mise ad inseguirla. Era silenziosa, ma i suoi stivali lasciavano impronte sulla terra bagnata. Quando la vide, farfugliò un -Ehi, aspetta! Sei venuta per il corso di equitazione?-
Lei si girò per un attimo, lo sguardo spaventato, poi si mise a correre. Perfetto, l'ho spaventata Sono così strano?
 Gli sembrava comunque una reazione esagerata, neanche fosse un cavallo imbizzarrito. Jasper si fermò, chiaramente il suo tentativo di convincerla a tornare era inutile. La vide sparire dietro gli alberi, lasciandosi dietro un lieve odore di castagne e... pelliccia?
Il ragazzo sospirò, uno di quei sospiri fastidiosi di disapprovazione che irritò persino lui stesso, e che gli fece tirare un calcio ad una radice.

Moon
-È corsa via?!-
-Scommetto che ha visto la tua faccia da nerd ed è scappata prima che la che tu la attaccassi con il tuo imbarazzo.-
-Sentite, non è detto che fosse qui per iscriversi a equitazione, okay? In realtà penso fosse qui per errore.-
Moon stava in piedi accanto alla finestra bianca di quella grande costruzione rossa. Era sicura che fosse stato un errore tornare in quel luogo, ma c'era qualcosa che le impediva di andarsene. Le voci che provenivano dall'interno erano quelle di una donna e due ragazzi più giovani. Moon aveva già associato una delle voci maschili al ragazzo coi capelli chiari, ma non si arrischiò ad avvicinarsi alla finestra per controllare.
-Jasper, non possiamo permetterci di perdere clienti.- La voce femminile sembrava al contempo irritata e spaventata.
-Abbiamo bisogno di soldi, e lo sai. Si presenta una ragazza e tu non riesci a trattenerla? A quest'ora avremmo avuto un nuovo studente a equitazione.-
Ci fu un silenzio carico, poi un rumore di legno trascinato e dei passi veloci che si avvicinavano alla porta d'entrata fecero trasalire la rossa. Senza rendersene conto, si ritrovò diretta verso una capanna di legno con la metà superiore delle pareti aperte, ad una velocità che stupì persino lei stessa, e riuscì ad abbassarsi appena in tempo. Sbirciò tra le crepe del legno e vide il ragazzo biondo camminare con passi veloci, l'andatura che indicava chiaramente rabbia, verso il retro dell'edificio. Moon si lasciò scivolare lungo la parete di legno e si guardò attorno.
Il suo nascondiglio era una specie di ripostiglio o fienile. Era pieno di attrezzi di ogni genere: rastrelli, sacchi, scatole, briglie. In alto, sotto al soffitto, c'era un altro piano che si fermava a metà della stanza, stracolmo di fieno. La ragazza diede un'altra occhiata all'esterno. All'inizio sembrava deserto, ma poi notò un movimento e guardò verso l'altro: il ragazzo coi capelli di paglia era seduto alla finestra del secondo piano, con degli strani oggetti nelle orecchie attaccati a dei fili bianchi. Aveva anche un libro aperto appoggiato alle gambe.
La ragazza cercò di alzarsi lentamente in piedi per cercare di andarsene senza farsi notare, ma si sentì immediatamente esposta e tornò nell'ombra del capanno. Perlustrò la stanza in cerca di una porta sul retro. Non c'era. Nemmeno finestre.
E ora come diavolo me ne vado da qui.

Jasper
Oh i'm a mess right now
Inside out 
Searching for a sweet surrender
But this is not the end


Jasper allungò una mano dal groviglio di coperte e tolse la musica interrompendo il suono della chitarra in I'm a mess che, nonostante fosse il suono della sveglia, rimaneva la sua canzone preferita del momento.
Era ancora buio e faceva freddo, il che rendeva ancora più difficile uscire dal letto caldo. Suo fratello però più di una volta era entrato in camera sua e gli aveva rovesciato un bicchiere d'acqua gelida sulla faccia, e forse fu questo pensiero a farlo alzare con uno sbadiglio e a cominciare lentamente a vestirsi.
Quando scese in cucina, il profumo di cannella e pane caldo gli fece quasi perdonare il comportamento di sua madre. Borbottò un -Buongiorno- mentre si versava il caffè. Lei si girò e sorrise dolcemente. Una delle caratteristiche di sua madre era che poteva dimenticare un litigio in pochi secondi.
-Buongiorno- gli posò davanti un piatto di pane dolce alla cannella e si sedette al tavolo davanti a lui. -Senti tesoro, scusami per ieri sera. Lo sai che quando sono stressata scatto per qualsiasi cosa. Non dovevo prendermela con te, non hai nessuna colpa.-
La donna, giovane considerando il fatto che aveva due figli adolescenti, abbassò gli occhi sul tavolo. Jasper aveva notato che ultimamente aveva grosse occhiaie grigie che nemmeno il fondotinta riusciva a nascondere. Il ragazzo allungò un braccio e prese la sua mano. -Mamma, sono sicuro che con l'inizio della scuola arriverà più gente. Quest'anno cavalcare è diventato più popolare, sarà pieno di ragazzi che vogliono fare equitazione.-
L'aria fredda del mattino lo investì appena aprì la porta. Il sabato mattina fuori dal letto prima delle 10 é una cosa sbagliata.
Raggiunse il capanno e cominciò a salire la scala a piola.
Fu un attimo, un lampo nel petto, ma bastò a fargli perdere l'equilibrio. Il piede scivolò, precipitò e cadde di lato. 
Ma che...
Jasper si mise a sedere, la testa che girava. Non capiva quello ce era successo, ma sentì il suo stomaco come svuotato, sentiva una sensazione di strana ... esaltazione, come quando sai che una cosa bella sta per succedere, anche se non sapeva cosa. Lentamente si rimise in piedi, ignorando il dolore al polso e raggiunse il piano rialzato. Cominciò a radunare un mucchio di fieno per i cavalli, mentre il sole sorgeva dando riflessi dorati alla paglia e ai capelli del ragazzo.
Un suono leggero lo bloccò, smise di colpo di legare la paglia con un filo. Tese le orecchie, e li sentì: i ritmici suoni di un respiro. Il respiro di un addormentato. 
-Felix?- disse. Ma non sembravano i respiri di un gatto. La voce del ragazzo era roca, e la schiarì con un colpo di tosse. Questo fece smettere quel suono costante. Jasper cominciò a sospettare di un senzatetto che si fosse accampato nel loro fienile. 
Si avvicinò alla piccola collineta di fieno da cui proveniva il suono.
Guardando oltre, vide il corpo disteso a faccia in su, immobile, lo sguardo paralizzato, i capelli che ricadevano sopra di lei a formare un'aureola rossa.


Hey!
Avevo già scritto il proseguimento, quindi eccolo qui. Giuro che è un fantasy, anche se non sembra. Comunque, la sto scrivendo sul telefono, quindi potrebbero esserci degli errori di battitura (battitura?) quindi, capite. Se avete suggerimenti scrivetel, perchè non sono molto sicura su questa storia. Niente, spero piaccia :)
_alohomora_

 

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