Eravamo ragazzi

di Cara_Sconosciuta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***


Tweshot con la mia creatura Eliza come protagonista

Tweshot con la mia creatura Eliza come protagonista...sono felice che vi sia piaciuta nella sua prima apparizione!

Per beautiful disaster: non so con che genere di ragazze esca Joe...e nemmeno mi importa, a dire il vero, ma io non ho niente contro le bionde...a parte una in particolare, ma questa è un'altra storia...XD

Joe Jonas non mi appartiene né voglio in qualche modo riprodurre il suo vero carattere. La canzone utilizzata è "Eravamo ragazzi" dei Pooh.

Temperance

 

Eravamo Ragazzi

 

C'è un tempo nella vita di ogni persona che è da tutti definito il più bello e il più brutto di tutta l'esistenza.

E' il periodo delle grandi amicizie, delle passioni forti, della ribellione e, per quanto possa sembrare assolutamente cliché, è anche il momento dei primi amori, quelli che per qualcuno non si scordano più, gli stessi che qualcun altro passa una vita a cercare di dimenticare.

Non è passato tanto tempo da quando per me quel periodo è finito e, dall'alto dei miei trent'anni, posso dire che mi manca da morire quell'Eliza polemica e un po’imbranata, che vedeva tutto bello esclusa se stessa. Mi mancano le uscite con gli amici dopo scuola, ho persino nostalgia dei professori e delle interrogazioni.

No, non sono pazza...non lo sono nemmeno la metà di quanto lo ero a sedici o diciassette anni ed è anche questo che mi manca.

Più di tutto, però, c’è una cosa che non dimenticherò mai...anzi, una persona.

I suoi occhi scuri che mi sorridono, i capelli lisci sempre scompigliati da quella mano grande che li ravviava di continuo, la sua voce che tutto il mondo conosce ma che io, in qualche modo, sento appartenere solo a me.

Credo che ognuno, in fondo, sappia di avere un ragazzo o una ragazza che si porterà sempre nel cuore, un piccolo grande amore, a volte nemmeno mai nato, ma anche mai dimenticato.

Voi che mi conoscete sapete di chi sto parlando, eh? Sì che lo sapete, tutti quelli che mi conoscevano allora sanno della mia stratosferica sbandata per Joe, il mio migliore amico e in molte mi hanno chiesto come sia essere così intimi con una persona famosa.

Beh, la mia risposta stupirà molti, temo. I momenti migliori passati con Joe, quelli che davvero rimarranno sempre dentro di me come alcuni dei più importanti della mia vita risalgono a quando la celebrità per i tre fratelli d’oro della musica americana non era ancora arrivata... a quando Joe Jonas non era nessuno, se non il mio migliore amico.

 

Te lo ricordi che eravamo ragazzi

che ci facevi tutte un po’innamorare

e ogni estate era sempre speciale

 

Non appena l’automobile si fermò nel parcheggio del villaggio di Cape May dove i Jonas e i Doolittle erano soliti trascorrere insieme due settimane della vacanze estive, due ragazzi e una ragazza saltarono in tutta fretta giù dalle vetture, pronti a ritrovare gli amici di sempre e a farsene di nuovi, mentre due bambini ormai non più così bambini li inseguivano a rotta di collo, ansiosi di vivere la loro prima estate da “ragazzi grandi”.

Sulla spiaggia già in quell’estate dei loro quattordici anni, Joe era già il più ricercato, quello per cui tutte sospiravano ed io ero felice, felice di potermi vantare, per una volta, felice di essere la prescelta, quella a cui Joe voleva bene.

Non mi importava dell’invidia di tutte le altre, non mi importava delle parole maligne, io avevo i miei migliori amici e questo era molto più che abbastanza.

Sei proprio fortunata.” Mi ripeteva ogni sera Amanda, l’amica del mare, quella con cui si è pappa e ciccia per tre mesi, ma che poi non si sente più nemmeno per telefono fino all’anno dopo.

Strana cosa, l’amicizia...

Inutile dire che anche lei aveva una fenomenale cotta per Joe. Malgrado questo, per qualche strano motivo che io a tutt’ora non riesco a comprendere, non mi odiava per l’evidente preferenza che l’oggetto dei suoi pensieri dimostrava nei miei confronti, anzi, mi incoraggiava a dichiararmi a lui.

Gran cosa, l’amicizia.... strana e grande.

“Gli devi parlare! Lui ha occhi solo per te, accidenti!”

Io allora scuotevo la testa e dicevo che no, non era il momento, avrei avuto tutto il tempo del mondo per parlargli una volta tornata a casa.

Tutti gli anni lei mi faceva la stessa domanda e io tutti gli anni davo la stessa risposta, davvero convinta che più grande fossi stata, più facile sarebbe stato parlargli.

Avevo rimandato e rimandato finché, un’estate, io e Amanda ci eravamo ritrovate al mare con i soliti amici, tra i quali il volto di Joe non c’era più.

Erano nati i Jonas Brothers....le nostre vacanze insieme erano finite per sempre.

 

“Molte fan mi chiedono, signor Jonas, che ricordi ha lei del periodo della sua adolescenza, quando i Brothers ancora non esistevano. Domanda la giornalista, esibendo un perfetto sorriso finto come una banconota da due dollari.

Io mi passò una mano tra i capelli scuri, con un gesto diventato quasi un tic nervoso, per me, e rispondo con un altro sorriso, che so essere altrettanto ben costruito.

Il tempo dei Brothers è finito da un pezzo, oramai; ora sono un attore, a Hollywood mi cercano tutti, ho vinto due Oscar e finalmente amo davvero la mia vita...eppure non c’è un’intervista che non faccia riferimento in modo massiccio a quel periodo, quando io e i miei fratelli eravamo ancora una squadra...strano...

E’ raro, però, che vadano a scavare oltre , più in là dei miei diciotto anni, più in là dei Jonas Brothers. E’ raro che qualcuno mi chieda qualcosa su chi io sono o sono stato davvero.

E mi piace.

“La mia adolescenza, dice? Beh, è stata bella e brutta, come quella di ogni ragazzo. Bella ora che ne sono fuori, brutta mentre la stavo vivendo. Sono sempre stato un timido, un romantico, detestavo le attenzioni che le ragazze mi dedicavano, attenzioni rumorose e moleste, amori quindicenni rapidi a scomparire come fuochi d’artificio. Mi piaceva studiare e odiavo uscire...preferivo stare in casa con i miei fratelli a scrivere della buona musica. Oddio...” Ridacchio. Agli spettatori piace. “ Allora la consideravamo buona, appena tre anni dopo l’avremmo messa al rogo tutta quanta.”

“Un ragazzino piuttosto anomalo, insomma...

“Meno di quanto possa sembrare, si fidi.”

“E non c’era...come dire...tra quegli amori quattordicenni, una ragazza speciale, che le facesse battere il cuore più di tutte le altre?”

Eliza.

Eliza è la risposta che immediatamente mi do.

Eliza è il nome che, inconsciamente, ripeto ad alta voce.

Eliza? Può dirci qualcosa di questa Eliza?”

Eliza era tutto, acqua e fuoco, odio e amore, forza e debolezza.

Eliza era vita, Eliza era Eliza.

Eliza era la mia migliore amica...”

 

Te lo ricordi il mare la notte tardi

che avevi freddo ed io venivo a scaldarti

e con la scusa riuscivo a toccarti

 

“Buonasera!” Esclamai, lasciandomi cadere sulla sabbia asciutta e fresca accanto a lei che, avvolta in un pareo leggero come una tela di ragno, rabbrividiva nella brezza serale.

“Ciao...” Sussurrò, stringendo ancora un po’la stoffa al proprio corpo, rendendo più visibili quelle forme già piene, già vere e così rare in una ragazza della loro età da suscitare un fascino non indifferente sulle menti di noi ragazzi.

Hai freddo?” Che domanda stupida...

“Un pochino...”

Senza dire altro, mi avvicinai a lei e la circondai con un braccio, attirandola a me e stringendola forte come solo io potevo fare.

Questo era bello, avere l’esclusiva.

Sa, crescere con tre fratelli, due dei quali più piccoli, non è facile: non c’è mai niente che sia davvero tuo.

Eliza invece lo era, era la mia amica, la sorella che non avevo... la donna che allora sognavo di sposare. Abbracciarla, stare con lei era un mio diritto, l’unica cosa veramente mia che avessi e nessuno, nemmeno Kevin, che pure era legato ad Eliza, me la poteva togliere.

Credo di averla amata, in un modo ingenuo ed innocente, fin dalle scuole medie, quando i suoi baci erano gli unici a non darmi fastidio, e poi un po’ di più ogni giorno, sempre più forte e sempre meno innocentemente.

Crescevo, crescevamo insieme ed era bello, davvero, davvero bello.

Per questo ero felice che lei avesse freddo...perché sarei rimasto per tutta la vita lì, abbracciato a lei, davanti ad un mare color della notte.

 

“Davvero rrrrromantico, signor Jonas, davvero molto dolce.

Ma quante erre ci sono nella parola romantico? Mi chiedo se la gente, a volte, non si renda conto di quanto è ridicola...

“Ha altri ricordi della signorina Eliza? Magari risalenti a qualche anno dopo?”

 

Continua....

 

 

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


Sorrido: lo so dove vuole andare a parare

Sorrido: lo so dove vuole andare a parare...solo sono indeciso se darle questa soddisfazione o no.

Intanto, c'è una cosa che potrei raccontarle...

"Sì, risale a due anni dopo. Kevin aveva appena compiuto diciotto anni e papà aveva pensato che fosse ora per lui di imparare a guidare la vecchia moto che da secoli stava in garage, tenuta come una reliquia, senza mai essere nemmeno sfiorata da nessuno. Adoravo quella moto, una vecchia Harley Davidson King of the Road, il genere di mezzo che ogni adolescente sogna di portare, almeno una volta. Soprattutto quegli adolescenti che hanno una ragazza su cui fare colpo. Quelli come me."

 

Te la ricordi la mia moto indecente

che ci salivi e ti guardavo le gambe

e tu brava a far finta di niente

 

Era quasi mezzogiorno e di lì a qualche minuto Eliza sarebbe uscita da scuola, trovarla ad aspettarla fuori dal cancello un ragazzo moro e neopatentato che si sarebbe cacciato in un mare di guai quando suo padre avesse scoperto che aveva rubato la sua adorata motocicletta solo per andare a prendere "la figlia di Audrey", come la chiamava, canzonando la passione della signora Doolittle per la grande Hepburn.

Non capiva che quello che provavo per lei era davvero importante.

Kevin sì, invece, e avrebbe dato un arto se questo fosse servito a vederci finalmente insieme. Per questo mi aveva aiutato e per questo quella stessa sera sarebbe stato rinchiuso in camera, proprio come me, con il divieto di uscire per due settimane.

Ma che giornata...

Eliza frequentava la scuola pubblica proprio in centro a Princeton, mentre io andavo in periferia. I nostri orari, quindi, non coincidevano e per me non era stato difficile andare a casa, prendere la moto e raggiungere l'istituto proprio mentre suonava l'ultima campanella.

Lei, come sempre, fu una delle ultime ad uscire. Camminava con calma, senza nessuna fretta, chiacchierando con Casey, la sua migliore amica e dovetti chiamarla più di una volta perché si accorgesse di me.

"Joe?" Domandò, stranita, mentre Casey ridacchiava.

“Wow, Jonas, dove l’hai rubata?”

“Un criminale non svela mai i suoi trucchi.” Risposi, facendole l’occhiolino.

“Quelli sono i maghi, scemo.” Precisò Eliza, afferrando il casco che le porgevo.

Poi era salita, salutando Casey, e tutto era diventato magia.

Per i dieci minuti di strada che ci separavano dalla Main ebbi il tempo di sbirciare il suo viso e il suo corpo attraverso gli specchietti e, anche se lei non diede mai segno di avermi notato, potrei giurare che si rendesse perfettamente conto di ciò che stavo facendo e che non le dispiacesse affatto.

Una volta entrati nella superstrada, però, non ci fu più tempo nemmeno per pensare: eravamo velocità, pura e semplice energia, non più due persone su una moto lanciata nel traffico, ma un tuttuno con tutto ciò che ci stava intorno.

Beh, per lo meno, questo è quello che ho provato allora...ora mi rendo conto che, probabilmente, eravamo solo due sedicenni un po’amici e un po’innamorati in corsa su una moto rubata dal garage di casa Jonas... ma a volte è così bello sognare...

 

Spengo la tv con un sorriso ebete sulla faccia.

Me la ricordo, quella moto... Joe non si lasciò mai intimidire dalle punizioni del padre e facemmo milioni di altri giri, ridendo come matti su quelle due ruote.

E’ strano come, a volte, ci si ricordi perfettamente di sentimenti provati tanto tempo prima e si fatichi a tenere a mente che cosa si è fatto la mattina stessa... è uno strano marchingegno il cuore umano, che ci spinge a fregarcene delle regole e, per quanto dure possano essere le conseguenze, a non pentirsi mai di quello che si è fatto, se era fatto per una buona causa.

E meno male che anche Joe la pensava così, o non sarebbe mai successo, non avremmo fatto mai il nostro viaggio più bello sulla King, quello conclusosi con il nostro primo e unico bacio.

 

Ho ancora in bocca le tue labbra salate

in quei saluti di quell’ultima estate

che poi non t’avrei visto più..

 

 

 

Avevamo diciotto anni ed era l’ultimo giorno prima che per me venisse il momento di partire per il college e Joe aveva promesso di portarmi in un posto speciale.

I Jonas esistevano già da quasi un anno, ormai, ma io e lui ci vedevamo ancora abbastanza spesso o, almeno, così era stato fino a quel giorno.

Conoscendolo, comunque, ero più che sicura che mi avrebbe portato in qualche studio di registrazione o roba simile, ma mi ero sbagliata su tutta la linea.

“Ti piacerà, vedrai.” Mi aveva detto, legandomi una benda sugli occhi e aiutandomi, poi, a salire in moto. Il viaggio era durato poco, non più di dieci minuti ma quando, appena scesa, avevo cercato di togliermi il foulard dagli occhi, lui me lo aveva impedito, dicendomi che non eravamo ancora arrivati.

Ricordo di aver preso almeno due ascensori, con quella cosa legata in testa, la mano di Joe come unico punto di riferimento e una curiosità tremenda ad annebbiarmi il cervello.

Poi eravamo arrivati sul serio e il fiato, insieme ad ogni parola che mi fosse venuta in mente era morto prima di lasciare la mia gola.

“Bello, eh?” Aveva chiesto lui, appoggiandosi al parapetto sul tetto del grande grattacielo dove mi aveva portata.

Io, immobile, senza riuscire a dire niente, mi limitai ad ammirare, positivamente sconvolta, il profilo della sua figura stagliarsi contro il cielo rosso del tramonto imminente.

“Non vieni?”

Non risposi e, allora, fu lui a venire da me con aria preoccupata.

“Liz, ti prego, dimmi che questo posto ti piace e che non ne ho fatta un’altra delle mie...non soffri di vertigini o roba simile, vero?”

Silenzio.

“Ecco, lo sapevo, accidenti a me, che non sono bravo con le sorprese!” Aveva esclamato, girando su se stesso e portandosi le mani nei capelli, come faceva sempre quando era nervoso o arrabbiato.

“Joe, io...”

“No, taci...volevo farti un regalo speciale, qualcosa che ti impedisse di scordarti di me, ma, come al solito, sono riuscito a fare un disastro e basta.”

“Joe...”

“Forse è perché è proprio questo che sono: un disastro. E’ proprio quello che mi ha detto Nick l’altro giorno, quando gli ho rotto la chitarra sedendomi sul manico... non ne faccio mai una...”

Quando lo zittii, fu posando le labbra sulle sue.

Ammetto di non averci ragionato, non era niente di programmato; sembrava solo il modo migliore di farlo tacere, mostrandogli ad un tempo che avevo apprezzato moltissimo quella sua meravigliosa sorpresa.

Non glielo dissi mai.

In effetti, non parlammo molto, quella sera... non parlammo perché quel bacio nato per sbaglio si trasformò in due, tre, venti baci assolutamente intenzionali che ci portarono quasi a far saltare un concerto dei Jonas.

Beh, la verità è che in quel momento non ce ne importava assolutamente niente.

 

Quando si sono passate le ultime ore a ricordare momenti di una vita stupenda che si credeva dimenticata per sempre, il camerino di un attore poi sembra il luogo più vuoto e triste del mondo.

Erano secoli che non pensavo ad Eliza, eppure ora che l’ho riportata alla mente, non posso fare a meno di chiedermi che cosa abbia fatto in questi quindici e passa anni.

Dopo la notte del bacio lei è andata al college e io sono stato totalmente assorbiti dalla band. Non abbiamo più avuto tempo di pensarci, non parliamo poi di scriverci o vederci.

Solo che l’amore è una bestia tutta particolare: può sembrare di aver scordato la persona che si ama, ma non succede mai davvero, mai completamente.

E allora, quando ti ricordi di lei, ti manca da morire e daresti tutto, tutto quello che puoi e anche quello che non puoi per passare di nuovo anche solo un minuto con lei.

 

Quante emozioni disperse

e tutte per strade diverse

ma che fine ha fatto l’estate di allora?

 

Mi mancano le canzoni strillate, più che cantate, sulla sabbia fine di Cape May.

Mi manca Amanda con le sue sciocchezze.

Mi mancano quell’Eliza e quel Joe di una volta, adulti ancora bambini, in cerca di emozioni e non di fama, soldi o sesso.

Mi mancano la semplicità e la purezza un po’ribelle dell’adolescenza e vorrei potervi ritornare, poterla rivivere... invece tutto ciò che faccio è procurarmi un elenco del telefono del New Jersey e iniziare a cercare, sperando che lei viva ancora lì.

 

Senza volere

ci si ritrova ad andare

lontano lontano

tra quei ricordi che non ci lasciano più

e dimmelo tu

chi ci ha promesso che c’era di meglio

 

Che bello è stato rivederti, Joe, anche se solo in un’intervista alla televisione.

Avevo deciso di chiuderti fuori dalla mia vita, di non soffrire più per te, ma dimenticarti non è così facile come avevo pensato.

I ricordi possono affievolirsi, ma non si cancellano mai del tutto e così vedere i tuoi occhi scuri, ora con un po’di vita in meno e un po’d’esperienza in più mi ha fatto ricordare l’Eliza che ero un tempo, quella che vorrei tornare ad essere, ma solo con te accanto.

Incredibile...mi ritrovo a trent’anni passati fan numero uno di un attore che fa impazzire le ragazzine...buon segno, forse vuol dire che anche io sono ancora un po’adolescente.

E pensare che, allora, non vedevo l’ora di diventare adulta...volevo poter fare tutto liberamente, volevo pedalare senza le rotelle che i miei genitori prontamente mi fornivano.

Volevo essere una donna perché pensavo che allora tutto sarebbe stato migliore....ora, invece, vorrei sapere chi mi ha messo in testa quelle idee tanto stupide.

Ora vorrei solo tornare bambina e vorrei farlo con te che eri la luce delle mie giornate.

 

E tu, e dimmelo tu

quanto passato è passato di qui

per trasformarci così...

 

“Mr. Jonas, è in onda tra dieci minuti.”

“Arrivo!” Grido senza nemmeno alzare gli occhi dall’elenco che sto consultando in modo a dir poco febbrile.

Erano secoli che non mi sentivo così, così vivo, così rapido e pronto, così desideroso di fare qualcosa.

Non mi ero reso conto di essere invecchiato... ero convinto di essere sempre lo stesso Joe, lo stesso di sempre...e invece no, è passato tanto tempo da allora e io sono diverso, ma il vecchio Joe vive sempre in me.

Quello con i capelli stirati e il giubbotto di pelle.

Quello che rubava la moto del padre.

Quello innamorato della sua migliore amica...

“Pronto?”

Una parola, un tuffo al cuore, ma soprattutto, la sua voce.

Più decisa, più matura, ma indubitabilmente sua.

Devo aver trovato e composto il numero senza rendermene conto... non sono pronto, non ora...

Per un attimo prendo in considerazione l'idea di attaccare, ma poi penso che no, non sarebbe giusto, non sono poi così diverso da quello che ero una volta e, se allora avevo il coraggio di indossare una giacca totalmente dorata, oggi ho sicuramente ciò che mi serve per riprendermi la mia vita.

“Parlo... parlo con Eliza Doolittle?”

“Sì, chi..chi è?”

Un’esitazione, un respiro e un battito rubati ai nostri cuori.

Mi sembra di sentirlo anche al telefono, il suo cuore...

“Sono io... Sono Joe...”

 

Te lo ricordi che eravamo ragazzi

nel bar vicino al nostro solito mare

io e te...

(Pooh, Eravamo ragazzi)

 

Fine

 

Ciao! Come avete visto non ho messo introduzioni, quindi spendo due parole qui e ora che la storia è finita.

So che mi odierete per come è finita ma vi prego, non chiedetemi di continuarla perché non lo farò...e vi conviene abituarvi a questo, perché io amo i finali aperti! XD

Scrivere questa seconda parte mi è piaciuto davvero, davvero tanto, molto di più della prima, perché mi sono lasciata molto trasportare dai sentimenti dei protagonisti e, beh, spero di averci trasportato un po’anche voi!

Ringrazio chi ha commentato, chi lo farà e chi mi tiene nei preferiti.

Sappiate solo che amo davvero scrivere in questa sezione, dà una soddisfazione enorme sentirsi così apprezzati, quindi dovrete lavorare sodo per liberarvi di me, visto che, finita “Hanno rapito i Jo Bros” ho già in mente bell’e pronta un’altra sorpresina per voi!

Per ora un bacio a tutti

Temperance

 

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