incubi nei sogni

di daymon98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo:una ragazza senza sogni ***
Capitolo 2: *** una rosa al suo passaggio ***
Capitolo 3: *** Il vicolo ***
Capitolo 4: *** lacrime segrete ***
Capitolo 5: *** Agrabah, il mercato ***
Capitolo 6: *** Agrabah. la mano ***
Capitolo 7: *** Agrabah, il racconto ***
Capitolo 8: *** Agrabah, l'arresto ***
Capitolo 9: *** Agrabah, il potere dei ricordi ***
Capitolo 10: *** Agrabah, il piano ***
Capitolo 11: *** Agrabah, dimmi perchè ***
Capitolo 12: *** Agrabah, non tutto finisce bene ***
Capitolo 13: *** Agrabah,... ma a volte è così ***
Capitolo 14: *** Addio Agrabah ***
Capitolo 15: *** PDM, un patto inaspettato ***
Capitolo 16: *** PDM, inizio del viaggio ***
Capitolo 17: *** PDM, gatto stegatto ***
Capitolo 18: *** PDM, salvataggio ***
Capitolo 19: *** PDM, sacrificio ***
Capitolo 20: *** PDM, tagliatele la testa ***
Capitolo 21: *** ?????, un posto pericoloso ***
Capitolo 22: *** ?????, minacce attraenti ***
Capitolo 23: *** ?????, un nuovo arrivo ***



Capitolo 1
*** prologo:una ragazza senza sogni ***


                                                                                               In città si ha perso, si ha perso la voglia di inventare, di sognare, di cambiare il mondo. Col passare degli anni si cambia si cresce si smette di credere alle fantasie; persino i bambini, ormai, non credono più nelle favole, nei propri sogni, nelle fate, in babbo natele, nella possibilità di volare sulle ali della fantasia.Una di queste bambine era Gin o Gwen o Ginny dipende in quale modo l'hai conosciuta, noi limitiamoci a chiamarla Gin. Ella non credeva più alla fantasia, come del resto tutti gli altri ventenni ma a differenza loro Gin sapeva dell'esistenza di questi regni, da piccola li aveva varcati tutti senza sosta: anche mentre dormiva aveva visitato e aiutato quei mondi, purtroppo non ci voleva più credere e così aveva addirittura smesso di sognare, cosa che anche l'adulto più vecchio interiormente non smette di fare. Avendo dimenticato le favole loro avevano dimenticato lei, così non solo non sognava ma ogni volta che una favola le passava vicino all'orecchio la sua mente la rimuoveva e la favola non si accorgeva neanche di essere entrata in contatto con lei. Nel suo mondo c'era solo scuola, lavoro e disciplina tutto messo alla rinfusa, senza via di scampo da questa monotonia. L'unico spiraglio della sua fantasia si sprigionava in quello che chiamava il suo lavoro. Infatti era stata presa in una piccola compagnia teatrale dove teneva sempre piccole parti. Il teatro la completava rendendola felice e allo stesso tempo molto inquieta per paura di sbagliare. Era un talento naturale, qualsiasi parte le fosse assegnata , anche il barbone che dorme in un angolo senza fare o dire niente per tutto il tempo, lei passava intere giornate davanti allo specchio provando all'infinito. Questa sua capacita le aveva fatto guadagnare una borsa di studio con la quale si stava pagando gli studi.

Nota dell'autrice: Sò che come prologo è un po' penoso ma non sapevo in che altra maniera presentare la protagonista. Quindi per favore continuate a leggere e recensite : voglio capire come migliorare. Grazie per la visione.

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Capitolo 2
*** una rosa al suo passaggio ***


Una sera, mentre tornava a casa, si scontrò con un uomo davanti al teatro cadendo a terra in modo molto poco aggraziato.
L'uomo dopo averla aiutata ad alzarsi e  dopo essersi scusato, con una voce inquietante, si mise ad attaccare bottone<  Scusi se glielo chiedo ma lei lavora al teatro? > la sua voca era una sinfonia, calda, non troppo profonda, un po' squillante come quella di un ventenne( infatti non poteva aver più di venticinque anni).
la risposta al contrario fu uno spillo in un mare di panna, era gracida, squillante ed arrabbiata.
< Scusi la domanda indiscreta…> riprese l'uomo < ma gli attori non dovrebbero essere i maggiori esponenti della fantasia?>

< Intuito. Puro e semplice intuito miss..... > la voce dell'uomo si era fatta tetra quasi minacciosa, ma sia lo sguardo che il tono erano beffardi come se la stesse prendendo in giro, Gin intuì che poteva trattarsi solo di un perdigiorno che la derideva; ma qualcosa la spaventava.
< Lei crede nelle favole?> qui il suo spavento si trasformo in terrore; gli occhi di lui da verdi erano diventati quasi bianchi, la voce cupa, le labbra si inarcavano in un oscuro sorriso, quell'uomo si era trasformato in un mostro come quelli che ti mangiano l'anima dopo averti preso tutti i sogni.
La voce di Gin era un soffio, l'aria le si spezzava nei polmoni, e quel “no” che aveva ripetuto a tutti con gran convinzione era solo un sussurro, ma quel soffio d'aria arrivo dritto all'orecchio del suo interlocutore. La sua espressione cambio all'improvviso, si rifece strafottente e derisoria come all'inizio ma per niente tranquillizzante. Dopo aver sogghignato si ritirò con un vasto inchino quasi principesco. Gin imbarazzata abbasso gli occhi ma quando li rialzo l'uomo misterioso non c'era più al suo posto una rosa si adagiava sul selciato.
 
Nota dl'autrice:me nero dimenticata, la storia è divisa in sette parti ognuna delle quali sarà caratterizzata da un luogo particolare. detto questo buona lettura e recensite.

 

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Capitolo 3
*** Il vicolo ***


Nei giorni seguenti lo sconosciuto non si fece più vivo. Passo una settimana dello strano incontro e Gin non ci pensava già più.
Solo un giorno vide un uomo che la osservava ma non ci fece caso perché lo riteneva un ammiratore.
La sera prima dello spettacolo che stava preparato da un mese, pioveva a dirotto e la strada principale era intasata dalle macchine e dai passati che correvano, chi a casa, chi al lavoro. Proprio per questo, per fare prima, prese la strada secondaria che dava sul dietro del teatro. Su quel breve tragitto si affacciava un altro vicolo molto più piccolo e privo di uscite. Mentre si affrettava verso la fine della strada si accorse di essere pedinata; l'uomo si avvicinava sempre di più con passo spedito, allora anche lei si velocizzò. Andava sempre più veloce, la camminata era diventata una corsa a perdifiato ma più accelerava più la via diventava lunga. Non era nemmeno arrivata al vicolo, quel vicolo che le aveva sempre fatto paura e che ora rappresentava una via di salvezza, dato che dopo il viottolo rimanevano solo pochi metri alla fine della strada. Ma la sua speranza fu vana. Appena fu davanti al vicolo rallento drasticamente, era sfinita a causa della marcia, in quell'istante un braccio le cinse l'addome e una mano le si premette sulla bocca. Provò a gridare ma la voce non le usciva dalla gola, sentì girare la testa e poi buio.

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Capitolo 4
*** lacrime segrete ***


Il risveglio fu più traumatico dell'incubo, anzi probabilmente non era neanche finito.
Quando riapri gli occhi, Gin si trovo nell'oscurità più totale quasi non si fosse svegliata solo una lucina brillava nella stanza, era piccolissima e molto tenue come se dovesse morire da un momento all'altro. Era strana quasi ipnotica, non si riusciva a toglierli lo sguardo di dosso, lampeggiava e questo dava uno strano senso di stordimento. Dopo un poco gli occhi le si abituarono alla luce e in quel loculo iniziava a scorgere dei lineamenti ma era troppo presa dalla luce per prestare attenzione ad altro. In quello stato non si accorse neanche di non essere sola nella stanza, questa constatazione le arrivo come uno schiaffo in faccia, si senti come morsa da un serpente; un oggetto metallico e freddo le accarezzava il collo, la lama sottile e tagliente le serpeggiava su e giù sulla trachea.
< Ciao Ginevra, ti ricordi di me?> il terrore si manifesto sul suo viso: quella voce l'aveva tormentata un intera nottata. All'improvviso l'uomo le si presento davanti col suo sorriso strafottente.
< Dove sono ? perché mi hai portata qua?.... come fai a sapere il mio vero nome.... chi sei tu e cosa vuoi da me?>  
< Quante domande? Stai zitta! Ecco da brava..... Tutte queste domande non hanno importanza, sei qui e basta, questo è cosa devi sapere e…> con la pausa sembrò voler enfatizzare il suo senso di impotenza.
< Chi sei? un maniaco un rapitore? Sei uno che si diverte a vedere le persone soffrire?> 
la sua mano destra stava serrando le guance di Gin in una morsa d'acciaio, gli occhi le si riempirono di puro orrore.
< Hai paura? Cosa stai facendo? Usi la fantasia? Stai cercando di immaginare cosa ti faro, quali torture utilizzerò, in che modo darò fine alle tue sofferenze. Ma dimmi è la tua immaginazione o quella di altri assassini, stupratori, rapitori o altri criminali incalliti? dimmi ti ascolto.>
Gli occhi le iniziarono a riempirsi di lacrime che non uscivano, non volevano uscire; inizio a spronarle per tenerle rinchiuse nei suoi occhi ma quelle gli spingevano contro.
< Perché non piangi?> quella domanda a cielo aperto le casco addosso come un macigni.
chiunque in quella stanza avrebbe detto che stava gridando ma un qualsiasi estraneo a quel luogo l'avrebbe ritenuto un sussurro.
< Invece sì, vuoi piangere, ma non lo fai perché? I tuoi occhi sono colmi di lacrime ma non si intravedono nemmeno, sei talmente abituata a trattenerle che riesci a non farle nemmeno apparire ma ci sono e vogliono uscire. Saranno anni che non piangi, vero?... piangi! > l'ultima parola non era una richiesta ma un ordine< Piangi.> la sua testa rivolse un no secco al suo interlocutore.
< ti ho detto piangi!> questa volta dissenti più vigorosamente come se dovesse mandare via le lacrime pronte a riversarsi come un fiume.
< Cosa devo fare per farti piangere? e ..... ti devo uccidere, devo abusare della tua situazione? allora devo minacciarti per vederti piangere. quindi facciamo cosi.>Gin tentò di proteggersi ma invano, i polsi e le caviglie erano legate alla sedia; era alla marce del suo aguzzino. 
L’uomo prese il coltello con cui era entrato in scena e inizio a passarlo sulle gambe della sua vittima, sembrava non volerlo fare, sembrava rattristito da quel gesto, ma muoveva la lama con una sicurezza spaventosa; dalle gambe sali fino all'ombelico premendola sempre con più enfasi, attraversò cosi tutto il corpo ,quando la lama arrivò alla gola iniziò a giocare, disegnava figure astratte poi ad un tratto si fermo e iniziò a premere la punta della lama vicino al nervo.
< Ti prego fermati.> l’implorò Gin con un soffio, i suoi occhi ormai scoppiavano.
< Tu piangi e io mi fermo.>puntò il coltello con più forza pronto a ferirla, quando un rivolo inizio a scendere sulla guancia della ragazza e un rantolo le usciva dalla bocca: piangeva! ma il rivolo non era acqua, era sangue.                                                                                                                                                            Quella striscia rossa era esaltata dal candore della sua pelle e diminuiva di intensità mentre scendeva, a quella se ne aggiunsero altre fino a ricoprirle il viso come se avesse una maschera rossa. A quella visione l'uomo la guardo con stupore e si senti in colpa per cosa le aveva fatto fare . Due secondi dopo le prese la testa tra le mani e se la strinse al petto con un vigore pazzesco, lei non oppose resistenza; era da anni che non piangeva, quel contatto umano le fece dimenticare cosa stava succedendo la porto a sfogarsi a riversare su quel corpo estraneo tutte la sue lacrime rintanate da cosi tanto tempo nelle profondità dei suoi occhi. Intanto lui la guardava con commozione e riguardo, con attenzione quasi la volesse proteggere da cosa li stesse guardando, come un padre o un angelo custode. Restarono cosi per dieci minuti, il tempo che le lacrime le si esaurissero. Quando la lascio la sua camicia era ricoperta da un denso grumo rosso che pareva uscirgli proprio dall'addome e il viso di lei era una maschera di sangue liquido quasi acquoso. Bastò una passata con un panno per levargli completamente il residuo, lui lo fece con una cura tale da sembrare finto.
Restarono in silenzio ancora per un minuto poi l'uomo ricomincio, ma era già pronto a finire.
< Sei pronta per partire?> era tornato come prima, di nuovo arrogante e strafottente, di nuovo terrorizzante. Con il pianto la vista di Gin si era schiarita e ora lo vedeva bene; era di una bellezza stravolgente, gli occhi, al pari con due smeraldi, brillavano di luce propria e risaltavo sulla carnagione scura, i capelli, in contradizione con gli occhi, erano più scuri della notte e anche questi brillavano alla luce della piccola fiammella incorniciando il viso ovale , erano tenuti piuttosto lunghi come i personaggi dei manga giapponesi, il resto era il corpo di un normale ventenne anche se meno pompato ma più equilibrato.
< Dove mi vuoi portare?> gli chiese.
< In un posto che hai dimenticato... Anzi sei posti, sei storie che tu hai abbandonato anni fa. Vedrai come sono cambiati in tua assenza, ti accorgerai del lato oscuro delle favole che hai rimosso dalla memoria e sentirai la mancanza di quei luoghi che uno alla volta abbandonerai di nuovo per non poterli più rivedere e ne soffrirai.> non aveva più espressione, dal sadismo del' inizio si era passati alla totale assenza di emozioni, anche Gin era impassibile.
< Qual' è la tua favola preferita....> la incalzo lui, ma non vi fu risposta < Facciamola più facile, qual' è la favola che ti ricordi di più?> gli richiese spazientito.
< Peter Pan.... probabilmente> quel ricordo era l'unico che non aveva rimosso.
< Allora sarà la nostra ultima fermata, e da li sparirai per sempre.> questa frase la inquietò parecchio tanto da farla irrigidire più di quello che era già.
< Chi sei tu?>
< Il mio nome è D. spero ti basti come indizio....... Sei pronta allora quando te lo ordino tu tocchi questo.> in mano teneva un anello, era d'oro con una pietra a forma sferica arancione che brillava quasi illuminata dal sole.
Gin non aspetto neanche il via, butto il dito sulla pietra sperando che cosi l'incubo finisse, ed entro in un universo parallelo quasi fosse in una bolla ,vide solo D. che le gridava contro ma non senti niente, passo un millesimo di secondo che un turbine nero l'avvolse e nello stesso modo in cui arrivo il turbine scomparve dietro a una luce accecante.

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Capitolo 5
*** Agrabah, il mercato ***


Agrabah era la classica città araba del 1400. Sembrava un posto da favola, come del resto era, ed era divisa in tre sezioni: il palazzo, la zona mercantile e i bassi fondi. In mezzo agli ultimi due c'era il mercato dove si vedeva la vera vita di Agrabah. Era pieno di colori sgargianti, odori di spezie, e persone; la quantità di gente era sconcertante uomini donne bambini, ladri commercianti giocolieri e altri artisti. Il mercato si svolgeva in una piazza senza forma, una macchia di terreno informe sulla quale si affollavano le bancarelle; ognuna di esse era colma di ogni meraviglia. Le spezie invadevano i carretti e i sacchi, le stole di seta e cotone erano addossate sui tavolacci e dipingevano il mercato di mille colori. La gente andava veniva contrattava, discuteva si azzuffava, e sopra tutto rubava.
I ladri erano la categoria di persone più diffusa a Agrabah, i commercianti avevano escogitato trappole e punizioni severe per diminuire i furti ma con scarso risultato, infatti era come un gioco quello di sfuggire alle condanne e di non farsi prendere dalle guardie. Al contrario di cosa si pensa quella dei ladri non era una comunità, anzi se uno entrava nella stessa via di un altro o cercava di derubare lo stesso commerciante uno dei due finiva sotto la sabbia del deserto oppure nelle mani del boia.
A parte i furti il mercato era la cosa più bella ed esotica in tutta Agrabah ed anche il luogo più allegro. Il resto era triste e povero, era tutto un susseguirsi di malattie, omicidi, dolore e sofferenza :solo pochi ( due più precisamente ) erano felici e sopravvivevano allegramente a quello stato e proprio loro passavano le giornate al mercato.

Nota autrice : ecco il primo capitolo incentrato sulla storia di Aladdin. Spero vi piaccia e soprattutto recensite.

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Capitolo 6
*** Agrabah. la mano ***


Nella confusione del mercato nessuno si accorgerebbe di una persona che cade, a meno che questa non cada su una bancarella facendo cadere la merce ed agevolando il lavoro dei ladruncoli ancora inesperti. La bancarella in questione era quella di un vecchio agricoltore che abitava in un oasi al difuori di Agrabah e che tre volte alla settimana andava al mercato per vendere le sue cibarie, la merce che era rotolata per terra erano della mele che poco prima si trovavano in un cesto di vimini adagiato sullo spigolo dal tavolo. Appena il vecchio si accorse della catastrofe recupero le due male che i fanciulli non avevano fatto in tempo a prendere e si precipito a vedere chi era il disgraziato che tra poco avrebbe perlomeno perso una mano; una ragazza era sdraiata a terra a fianco della bancarella e si contorceva come se fosse ferita. Il vecchio la costrinse ad alzarsi e inizio a gridarle contro < Allora ci si mette anche in combutta adesso.. e chi me le paga le mie mele heeeee... tu? Stracciona! Te la faccio passare io la voglia di rubare e di aiutare i tuoi amichetti.!!>.

 
< Lo vorrei sapere anche io>
 < Anche bugiarda oltre che ladra ma te la faccio vedere io. Ti faccio passare la voglia di sfottere la gente!!> così inizio a strattonarla fino a che la sua attenzione fu catturata da qualcos'altro. Un ragazzo stava giocherellando con un ciondolo appeso alla bancarella, il vecchio la scaravento per terra e si avvicino velocemente al giovane; raggiunto iniziarono una discussione molto animata. Gin era rimasta immobile e guardava come incantata il litigio tra i due, il giovane di tanto in tanto le rivolgeva occhiate fulminee come se si aspettasse qualcosa da lei, ad un tratto due braccia la presero di peso e la spostarono all'indietro , un altro ragazzo la teneva per le braccia mugugnando qualcosa simile a: . La strascino cosi fino dietro una bancarella e le si rivolse con un sorriso tenero e cordiale < Allora vieni prima che il muflone ti tagli una mano, Abu non riuscirà a tenerlo a bada ancora per molto ,si è accorto che te ne sei andata e ti verrà a cercare.> si sposto camminando tranquillo in mezzo alla folla poi si fermo a le disse < Allora seguimi se vuoi tenerti stretta la mano.> Detto questo tutt'e due si diressero verso il grosso della folla e uscirono da quel casino solo in prossimità di un vicolo dove si rilassarono. In quel momento spunto Abu, il ragazzo che prima stava contrattando con il vecchio, e si mise a spintonare l'altro giovane che aveva accompagnato Gin fin li.
< Allora come ti chiami?> l'apostrofo lui.

< Io mi chiamo Aladdin.>

Nota dall'autrice: la storia di Aladdin non è proprio uguale alla versione disney, perchè mi sono prevalentemente ispirata al musical.

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Capitolo 7
*** Agrabah, il racconto ***


Il loro viaggio non duro moltissimo e finì in un vicolo più stretto del precedente. Le strade di Agrabah erano un labirinto e ci si perdeva senza troppa fatica, le vie si stringevano per poi allargarsi di colpo su una piazza.
La zona dove si erano rifugiati i nostri eroi era in disparte e non c'era nessuno nelle vicinanze. A vedersi non si sarebbe definito che un buco, infatti l'entrata era proprio quella di un tugurio, anche le scale che portavano al piano superiore erano messe, male tutte sgretolate e alcuni gradini erano mancanti proprio per questo Gin rischiò di cadere molte volte, la scala era lunga e si estendeva per tre piani di altezza, una dimensione molto grande per allora. Arrivati alla fine della scala si immessero in una fessura che doveva essere stata una porta ma che adesso era talmente malridotta da non sembrare che un buco, la stanza su cui si apriva era magnifica degna di qualunque castello, era di forma rettangolare e in una delle quattro pareti si apriva una voragine rattoppata dagli avanzi delle tende che dovevano essere state di seta e tutte addobbate. Da questa voragine che in antichità era l'apertura di un balcone, si godeva una vista stupenda, era visibile tutta Agrabah  e il palazzo reale alla luce del tramonto risplendeva. Il bianco delle mura brillava lanciando fasci di luce cristallina che esplodevano in mille arcobaleni, i tetti fatti a cipolla erano come rubini e spandevano rossore su tutto il cielo; il cielo rosso e la citta arcobaleno, il tramonto più bello che un uomo potesse immaginare. Gin lo guardava come incantata, cercava di memorizzare ogni piccolo dettaglio; Aladdin se ne accorse e la guardo con fierezza perché era la sua citta che emanava tutto quello splendore.
< Ti piace?> le chiese .
< Sì, è bellissimo, mi fa venire le lacrime agli occhi>
< Già è spettacolare, pensa che ogni giorno mi metto qui a quest'ora per ammirarlo.... e per vederla...> l'ultima frase rimase in sospeso con un velo di tristezza palpabile, sembrava dover morire da un momento all'altro; cinque minuti prima era la persona più spensierata al mondo ora aspettava solo che un fulmine lo prendesse in pieno uccidendolo e portandolo via dai pensieri angosciosi che lo tormentavano. Gin se ne accorse ma non era l'unica, Abu si era già seduto sulla panca nell'angolo che doveva essere il suo letto e lo guardava con disappunto come per rimproverarlo cosa che, si intuiva, aveva già fatto un sacco di volte ottenendo lo stesso risultato. Passarono così dieci minuti buoni e Gin passava lo sguardo da Abu a Aladdin su cui si soffermava riflettendo sul perché di tutto quel dolore che atterriva il giovane ladro, questo se ne accorse e si mise a sogghignare, dopo questa battuta amara si rivolse a Gin < Sono innamorato della donna più bella dal mondo ma non la posso ne vedere ne toccare, ci hanno separati.>
 < Si peccato che ti sia innamorato della figlia del sultano, anche se eri riuscito a farti strada nel palazzo è tutto finito; tu ed io non esistiamo più per quella gente devi rassegnarti> Abu intervenne in modo talmente drastico che si voltarono a guardarlo come se a parlare fosse stato un fantasma< Lei si ricorda di te ma il resto della corte, il sultano, Jafar, Shadia addirittura il genio si sono scordati tutto. Quando ci hanno visto a palazzo ci hanno scacciati e siamo tornati qui>
Gin si introdusse lasciando Abu a metà discorso < Perdonatemi ma di cosa state parlando, principesse, sultani ricordi, un genio mi dovete spiegare!>
< Devi sapere che tre mesi fa io stavo per diventare un principe vero e proprio e stavo per sposare Jasmine la principessa, ma è successo qualcosa e tutti quelli che mi consideravano un eroe si sono scordati di me, tutti tranne Abu e Jasmine. Un anno fa sono stato arrestato per furto e in cambio della mia liberta mi sono dovuto calare in una grotta per recuperare una vecchia lampada ma l'uomo che mi aveva comandato il lavoro inseguito all'operazione si voleva sbarazzare di me cosi ci ha rinchiusi nella grotta, c'era anche Abu. Li avevamo preso a calci la lampada per sfogarci data la nostra situazione, da la dentro e uscito il genio che ci ha fatto uscire e mi ha trasformato in un principe, perché volevo far colpo su Jasmine che avevo incontrato al mercato. Ma quando stavo per sposarmi Jafar ha scoperto il trucco e mi ha rinchiuso in galera ma li Abu e il genio mi hanno fatto uscire e sono riuscito a sconfiggere Jafar, che inoltre a essere un traditore che voleva prendere il posto del sultano era anche l'uomo che ci aveva lasciati nella grotta. Poi quando stavo per realizzare i mie sogni tutto e sparito anche il genio non si ricorda di me. E’ nella lampada ma è come se mi conoscesse solo da tre  mesi.> Aladdin era stato sbrigativo non era la storia che preferiva raccontare. Gin rimase perplessa conosceva quella storia si vedeva tutte le scene come se le avesse viste dal vero. Capiva di essere già stata li di aver già visto quei giovani e di conoscere già la storia che le era appena stata raccontata.

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Capitolo 8
*** Agrabah, l'arresto ***


Continuava a fissarlo, lo stava studiando nei minimi dettagli eppure non riusciva a capacitarsi della sua ( a parer suo) stupida reazione, lui era distrutto e aveva passato gli ultimi venti minuti a singhiozzare. Dopo un po’ Gin si era stufata di ascoltare i suoi lamenti e iniziò una di quelle prediche da professoressa incazzosa. Aladdin la fulminò con lo sguardo. Gin era irritata da quella risposta ma si arrese e buttò li un idea< Se questa donna è così importante perché non ti fai ritrasformare in principe, tanto il genio non si ricorda niente quindi non infrangi nemmeno le regole.> gli occhi di Aladdin si illuminarono ma in quel momento un gruppo di guardie entrò nella stanza e circondò il tri in meno di dieci secondi. I due ragazzi furono subito immobilizzati con degli oggetti strani e dolorosi, la ragazza invece si dimenava tra le braccia di un energumeno. Da dietro la porta uscì un uomo vestito di nero con un cappello a cilindro; D. apparì con il suo solito sorriso strafottente e iniziò a girarle intorno con fare minaccioso, le prese il collo con una mano sollevandola da terra< Allora devi smetterla di giocare a nascondino! Se ti dico di fare una cosa la fai se no potrai finire male.> si rivolse agli altri < Signori sono qui per conto di Jafar che vi dichiara in arresto e vi invita come sacrifici umani al suo matrimonio con la principessa. Vi prego di seguirmi.>.

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Capitolo 9
*** Agrabah, il potere dei ricordi ***


Nella cella la luce filtrava dalle sbarre. Abu girava come un criceto in trappola andando a sbattere la testa contro i muri, Aladdin sembrava rassegnato al suo destino, ere sdraiato su un pagliericcio con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava già morto.  Gin era terrorizzata; cosa si aspettava, non  poteva sfuggirgli, non nel luogo dove lui l’aveva condotta, eppure per un momento se ne era dimenticata  aveva creduto di essere in un certo qual modo a casa. I suoi pensieri furono interrotti  da dei passi provenienti dal corridoio. Un uomo grande e grosso si presentò davanti alla porta della prigione e fece spazio a due donne: la prima era un donnone grande e grosso che possedeva però una certa grazia, guardava l’interno dell’abitacolo con disprezzo, sembrava seccata dal fatto di doversi trovare li, l’altra era molto più bassa e sottile, i lunghissimi capelli neri erano racchiusi in una strana coda e le incorniciavano un viso bellissimo, al contrario della compagna guardava dentro con apprensione quasi cercasse qualcuno. Quest’ultima con un gesto della mano congedò la guardia e appena fu sicura che questa se ne fosse andata si inginocchiò davanti alle sbarre ed allungò la mano all’interno.
la sua voce era un misto di speranza e dolore.
i due innamorati si presero le mani ed iniziarono a dirsi dolci parole miste a singhiozzi e cattive notizie. Mentre i due parlavano, Abu osservava l’altra donna che sembrava disgustata dalla scena, era innamorato anche lui ed a Gin scappò da ridere pensando ai discorsi che fino a qualche ora prima faceva all’amico depresso.
La donna prese la principessa per un braccio e la costrinse ad alzarsi< Su principessa dobbiamo andare altrimenti….>
< Altrimenti cosa Shadia ? eh! Io non starò agli ordini di quel mostro di Jafar, piuttosto mi faccio uccidere con Al!> la ragazza era furiosa il suo viso era diventato bordeaux dalla rabbia. Mentre scuoteva la testa con vigore voltò il viso verso Gin e rimase un attimo perplessa come se vedesse un fantasma.
< Gin? Sei proprio tu? Come sei diventata grande.>
Tutti si voltarono a guardarla incuriositi da quella presentazione, la ragazza era presa dal panico” come faceva quella donna a conoscerla”. Vista la sua reazione la principessa la invito ad avvicinarsi ed abbracciandola cercò di spiegarle la situazione.
< Come non ti ricordi di noi? Anche voi altri però non siete messi meglio. Ti ricordi che sei stata tu ad aiutarci a stare insieme, ci hai aiutato a sconfiggere Jafar. Dovevi farci da damigella al nostro matrimonio.>
A quelle  parole Gin e tutti gli altri rivissero quei giorni passati insieme, si ricordarono tutto. Shadia ripresa dallo shock  si avventò su Abu baciandolo appassionatamente e accarezzandolo come se fosse un bambino. 

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Capitolo 10
*** Agrabah, il piano ***


Dopo quel ricordo il gruppo si rattristì pensando che, adesso che si erano ritrovati, avrebbero dovuto lasciarsi per sempre senza rimedio. Aladdin furioso iniziò a prendere a calci le mura della cella imprecando contro il cielo e chiedendosi perché mai furono stata arrestati se nessuno si ricordava di loro.
< E’ tutta colpa di un uomo vestito di nero a raccontato la storia a Jafar e l’ha convinto a farti fuori così da non creare problemi>intervenne prontamente Jasmine.
< Io lo conosco! E’ lo stesso uomo che mi ha rapita e portata qui, può essere soltanto lui, è l’unico in grado di fare cose così orribili.> Gin tremava al pensiero di cosa poteva ancora fare.
< Dobbiamo fare assolutamente qualcosa non possiamo star qui ad aspettare che ci facciano fuori>  Abu era tornato criceto e girava in torno per la stanza inqueto. Ad un tratto a Shadia le si illuminò lo sguardo e senza aspettar altre disse< E se noi mostrassimo Gin a tuo padre probabilmente gli tornerebbe la memoria: arresterebbe Jafar ed il suo inquietante amico, vi farebbe sposare e poi potremmo chiedere al genio di riportare Gin a casa?>
< Perché non chiediamo al genio di far tornare tutto normale è più semplice e meno indolore> propose Jasmine preoccupata che il piano non potesse funzionare.
< Mi dispiace ma nel trambusto dell’arresto  abbiamo lasciato la lampada nel rifugio. Quindi il piano di Shadia è perfetto ora bisogna convincere il sultano a scendere ed a osservare Gin poi troveremo un modo per fargli ricordare tutto> 
< A questo ci penso io lasciate fare a me. Ora dobbiamo andare torneremo stasera> e prima che la guardia la potesse vedere stampò un bacio frettoloso al suo amato e si dileguò. La luce che col loro arrivo era entrata nella cella era sparita ed i nostri eroi erano al buio più assoluto.
 

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Capitolo 11
*** Agrabah, dimmi perchè ***


La notte era calata su Agrabah e le prigioni sembravano popolate da spettri pronti ad aggredire i condannati.
Nel buio del suo angolino Gin cercava di prendere sonno, ma la sua testa non riusciva a contenere i pensieri:  quel posto non era reale oppure non c’era mai stata prima, eppure ricordava ogni più piccolo dettaglio , rammentava tutte le strade, gli avvenimenti, le persone, i sorrisi in più in quel momento aveva paura per Aladdin ed Abu, non voleva che morissero, sarebbe stato come se i due amici più cari che avesse stessero per essere giustiziati senza motivo. Ed infine c’era lui, il suo misterioso aguzzino che, come diceva lui, la tormentava anche nei suoi stessi sogni. Eppure le sembrava di averlo già visto prima del loro incontro, le sembrava addirittura di conoscerlo, probabilmente era così, forse si erano incontrati in un'altra vita ed ora lui si voleva vendicare di qualcosa, ma cosa? Non si può odiare qualcuno per  ciò che non ha fatto in questa vita.  se anche così fosse perché se la doveva prendere anche con i suoi amici? Loro cosa gli avevano fatto? Era un modo per farla soffrire?
Intanto che questi pensieri le attanagliavano la mente la porta della cella si aprì ed entrò una figura scura, ma Gin era troppo presa  dalle sue angosce per accorgersi dell’intruso che indisturbato le si avvicinò, si chinò e la guardò intensamente negli occhi. La ragazza ci mise un attimo a collegare, ma prima che potesse urlare per lo sgomento l’uomo le tappò la bocca con la mano portandosi l’indice della sinistra alla sua.
Era di nuovo lui che la guardava come la volta prima, non era possibile che tutte le volte che trovava un po’ di pace spuntasse quell’essere a tormentarla.  L’uomo si accorse del suo disappunto e cercò di porvi rimedio.
< Suvvia! Non sei contenta di vedermi? Io speravo tanto in un tuo saluto, ma quando sono entrato non ti sei nemmeno accorta di me. Non è piacevole essere ignorati.> voltò lo sguardo sugli altri due carcerati che continuavano a dormire come se nulla fosse cambiato e iniziò a scuotere la testa< Poveri ragazzi. Mi fanno un po’ pena messi  lì. Domani sera di sicuro non patiranno più niente.> si rivoltò verso Gin e sul suo viso si stampò un sorriso volutamente ebete che le fece saltare i nervi.
< Perché l’hai fatto?>
chiese lui con aria perplessa.
< Perché li hai denunciati? Cosa ti hanno fatto? Non hai il minimo ritegno! Non ti interessa che quello che fai ha delle ripercussioni sugli altri. Questi due meritano davvero la morte a tuo parere ? e per cosa, per essere innamorati?..> intanto che parlava le lacrime rosse le scendevano sul viso e D., tirato fuori un fazzoletto, iniziò a ripulirla.< …. Ma tu ce l’hai un cuore?!>
La mano gli si fermò , gli occhi verdi si inarcarono in un espressione di rabbia feroce e l’altra mano si alzò di scatto. La guancia di Gin bruciava quasi le fosse finita sul fuoco, quello schiaffo era del tutto inaspettato, si aspettava che la deridesse, non che la colpisse . il suo interlocutore si alzò, si risistemò il guanto sulla mano e , con una acidità incredibile nella voce, l’avvertì < Domani assisteremo all’esecuzione, poi partiremo. E’ un ordine,> detto questo si congedò abbandonandola nella sua tristezza.
 

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Capitolo 12
*** Agrabah, non tutto finisce bene ***


Quella stessa notte il sultano andò a far visita alla figlia come da lei richiesto.
< Figlia mia, cosa ti preoccupa così tanto da venirmi a cercare?>
< Padre, io non voglio sposarmi con Jafar è brutto antipatico malvagio e crudele…>
< Suvvia bambina mia. So che non è un partito eccellente ma da qui a definirlo crudele mi sembra esagerato.>
< Invece vi dico che è crudele, ha imprigionato e condannato a morte due poveri ladruncoli che cercavano di sfamarsi ed ha imprigionato una bella ragazza senz’alcun motivo. Ditemi se questo non vi sembra crudele?>
< Devo ammettere che non è un comportamento corretto. Cosa posso fare per aiutarli?>
< Perché non li liberi e non fai in modo che la ragazza diventi una mia serva così Shadia avrà meno lavoro.>
< Certo è un ottima idea, domani mattina presto andrò a ordinare il rilascio dei due ladruncoli e visionerò la tua nuova serva.>
*****************************************************************
 Il mattino dopo il sole splendeva alto ed illuminava tutta la città. Jasmine correva giù per le scale che portavano ai sotterranei  strascinando il vecchio padre che ogni tre gradini rischiava di cadere. La paura di arrivar tardi le avevano messo le ali ai piedi, saltò gli ultimi quattro gradini facendo capitolare il povero vecchio. Irritata dalla scarsa agilità dell’uomo lo costrinse ad alzarsi e si fiondò davanti alla cella che la interessava, ma una volta arrivata si bloccò dal terrore : davanti  alle sbarre si stagliava l’alta figura di Jafar che la fissava con disappunto. La principessa si ricompose in fretta e lasciò il passo al sultano che intervenne prontamente.
< Jafar liberate immediatamente i due prigionieri! Due miseri ladruncoli non meritano la morte…… e fate andare la donna nelle stanze di mia figlia>  intanto che il padre parlava Jasmine scrutava all’interno della cella cercando il viso rassicurante di Gin.
< Ma sire , questi due non sono semplici ladri, ma due crudeli assassini, hanno ucciso due delle vostre guardie l’altro mese. Se ne ricorda vero>
A quelle parole la principessa si rizzo in piedi furiosa e si scagliò sul suo futuro marito< Bugiardo che non sei altro, stai mentendo . non è asso….>
< Invece è tutto vero bambina mia. Ora mi ricordo. Mi dispiace ma questa è la legge.> cercò di consolarla il vecchio ma la ragazza era fuori di se: non poteva ricordarsi una cosa non vera , ci doveva essere per forza lo zampino di quel mostro che aveva davanti. In un moto di rabbia tornò a scrutare la cella e si accorse che qualcosa non andava.
< Dov’è la ragazza che era qui ieri?> chiese allarmata
< Quella donna non era nostra prigioniera ma il nostro ospite ci ha chiesto se potevamo offrirle riparo in una delle nostre celle. Se ne sono andati questa notte.>  Jafar le sorrise con aria vittoriosa.
Jasmine cadde in ginocchio con gli occhi vitrei consumati dalla disperazione ,  si voltò ancora una volta  verso la cella e vide Aladdin accasciarsi a terra rassegnato e le salirono le lacrime agli occhi. Alzò lo sguardo e si rivolse al granvisir con tutto il risentimento possibile.
< TI ODIO!> detto questo si lasciò trascinare via dal padre.

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Capitolo 13
*** Agrabah,... ma a volte è così ***


Erano ormai le quattro quando tutta Agrabah si riunì nella piazza del castello per assistere all’esecuzione capitale di due pericolosi assassini.
I due condannati furono subito fatti salire sul patibolo, dove il boia era pronto ad eseguire la sentenza.  Aladdin si guardò attorno, quanta gente era venuta lì apposta per vederli morire, doveva essere proprio un bello spettacolo. Si voltò lentamente in direzione del castello: il loggione del sultano si vedeva nitidamente come i suoi abitanti, il primo sguardo si posò su Jafar , avrebbe dovuto sfogarsi prima, ora moriva con tutta quella rabbia repressa che non poteva uscire, doveva esserci lui al posto suo. La sua attenzione cambiò subito bersaglio e si andò a posare sulla sua amata: era li, seduta al fianco del mostro col viso rivolto altrove, piangeva, probabilmente non aveva il coraggio di guardarlo, se si fosse girata si sarebbero detti addio , ma forse era chiederle troppo.
Solo un punto del loggione non era visibile ed una figura nera se ne stava rintanata quasi avesse paura della luce, il suo lungo mantello  nascondeva un’altra figura più piccola di lui e più irrequieta. Gin tentava di dimenarsi da quel abbraccio indesiderato: infondo aveva mantenuto la promessa ,  avrebbe visto l’esecuzione ma non avrebbe potuto far niente per fermarla . Era ricomparso il mattino seguente e l’aveva portata via senza sentir ragioni, ed ora era li che aspettava di vedere i suoi amici morire. A quel pensiero le uscì qualche lacrimuccia che non passò  inosservata.
< Pensi davvero che Jafar te li lasci salvare? Non ti permetterà nemmeno di avvicinarti al sultano, ma se vuoi tentare> finito la spinse con forza all’interno del balcone dove fu vista immediatamente da tutti i presenti.
Jasmine saltò in piedi e con gli occhi lucidi le corse incontro ma una mano la trascinò indietro bloccandole il braccio dietro la schiena.
< Guardie portate via questa stracciona che si è intrufolata.> Jafar più parlava più stringeva il polso della povera principessa che provò a ribattere< Non è una stracciona! Padre, questa è la ragazza di cui ti parlavo. Parlaci, te ne prego> ogni parola che pronunciava faceva infuriare il granvisir che aumentava la pressione sul polso.
< Fatela passare voglio vedere sta fanciulla>
< Ma sire è solo..>
< Fa silenzio Jafar e fammi fare il mio lavoro> detto questo il sultano con un gesto della mano invitò Gin ad avvicinarsi. Quando gli fu vicino la ragazza fu investita di ricordi, vide lei ed il sultano giocare come nonno e nipote.
< Papà, ti ricordi di lei ? è Gin una nostra vecchia amica. Cerca di sforzarti te ne prego.>  intervenne Jasmine
< Cosa vuoi dire con questo! Non prenderti gioco di me figlia, stai oltrepassando i limiti ultimamente. Guardie portate via questa donna .>
Intanto che le guardie si avvicinavano le due donne furono prese da sgomento quando a Gin venne un illuminazione
< Ciao nonnino!>  a quella frase  il mondo si fermò: il sultano finì in un vortice di ricordi infinito, rivide tutto, si ricordò tutto quello che era successo, e si ricordò di quella bambina che gli saltava in braccio per coccolarlo e lo chiamava nonno.
Ripreso dal trans quel vecchio signore si alzò in piedi e urlò a tutta la piazza< Fermate l’esecuzione!> proprio in tempo per salvare la testa d’Aladdin . < E arrestate quest’uomo, è accusato di tradimento, omicidio ed altri mille reati che non sto ad elencarvi.>  Due guardie afferrarono Jafar e lo portarono via mentre questo cercava di risolvere la situazione e cercava il suo amico in nero, senza sapere che lo aveva tradito.
Intanto nel loggione apparvero Aladdin e Abu  che si precipitarono ad abbracciare le loro amate, mentre il sultano coccolava la sua piccola nipotina.

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Capitolo 14
*** Addio Agrabah ***


Tutta la città di Agrabah era in fermento per il matrimonio della principessa: le strade profumavano di gelsomino e vaniglia, si sentiva le donne cantare e gli uomini suonavano canzoni talmente dolci da far sembrare il miele acido.
Nelle stanze regali centinaia di serve giravano intorno a due donne che continuavano a guardarsi ridendo e ballavano con una grazia immane. Gin le osservava divertita dai loro atteggiamenti infantili e femminili; era rimasta incantata dal vestito di Jasmine, quel leggero strato di seta bianca le accarezzava la pelle fin sotto le spalle ed uno scollo all’americana fatto d’argento le cingeva il collo sottile. Accanto a lei Shadia si sistemava la sua tunica celeste ed il velo sul viso  cercando allo stesso tempo di aggiustarsi  i capelli increspati dall’agitazione. Gin si diresse verso l’enorme specchio che troneggiava nella sala, si osservò con attenzione e si mise a ridacchiare tra se e se,  era ridicola con quello strano abito, i pantaloni chiusi al fondo le ingrossavano le gambe e il corpetto le aumentava in modo spropositato il seno, non riusciva a trattenersi dal ridere. 
Ad un tratto, con un trambusto infernale i due sposi e il sultano entrarono nella stanza con aria vittoriosa. Aladdin e Abu si avvicinarono cautamente alle due donne e le baciarono delicatamente sulle guance, quel momento dolcissimo fu interrotto dalle grida di gioia del sultano che saltava da una parte all’altra della stanza. L’ambiente era sereno ed allegro e Gin li osservava contenta.
La serenità fu interrotta da un tuono: nella stanza la scura figura di D. si era materializzata dal nulla e osservava i presenti con aria strafottente. Sorridendo si avvicinò alla piccola sagoma terrorizzata stampata contro lo specchio, la prese per un braccio e la tirò a sé con forza. Nello stesso momento Aladdin prese una sciabola e cercò di colpirlo ma questo si fece scudo col corpo di Gin < Sono desolato di non poter partecipare al vostro matrimonio, ma abbiamo una tabella da rispettare e siamo già in ritardo. Addio.>  nessuno ebbe il tempo di reagire che D. prese la mano di Gin e la costrinse  a toccare la pietra rossa dell’anello. Il tempo si fermò di nuovo , e i due si trovarono imprigionati in una bolla che dopo pochi secondi sparì nel nulla.

NOTA AUTRICE ; CIAO a tutti! ecco l'ultimo capitolo sul mondo di Aladdin, spero vi sia piaciuta questa prima parte e che vi piacciano anche quelle successive; vi prego! recensite, sono ben accette anche le critiche.  con questo vi saluto <3 

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Capitolo 15
*** PDM, un patto inaspettato ***


D. si ritrovò  quella piccola ed indifesa creatura tra le braccia, non credeva che mai qualcuno si potesse addormentare durante un viaggio spazio-temporale. L’appoggiò delicatamente ad un fungo cercando di non svegliarla. Liberatosi del peso cominciò a guardarsi intorno: il paese delle meraviglie nella sua breve assenza  non era cambiato in modo spropositato, funghi enormi e colorati costellavano tutta la zona, le pareti rocciose della gola in cui si trovavano erano ricoperte d’un muschio fosforescente, le piante avevano forme e colori bizzarri, e strani fiori uscivano dal terreno cambiando improvvisamente dimensione, solo il cielo sembrava più rosso del solito. Mentre contemplava quel posto incantato D. scorse fra i cespugli una altra figura; una ragazza dai capelli dorati vestita con un completino vittoriano azzurro con un grembiule bianco legato in vita osservava il paesaggio con aria rassegnata.
< Alice! Che bello rivederti, non mi aspettavo di ritrovarti qui.>
La ragazza si voltò furiosa e lo fulminò con lo sguardo < E tu che ci fai qui? Vattene, non hai nulla da fare qua, vai a vedere se la regina a bisogno di te, ultimamente siete diventati molto intimi.> cercò di schernirlo la giovane, ma lui non si scompose e riprese a parlare < Mi addolora vedere che non ti fa piacere vedermi, però ti devo dare ragione eravamo diretti al castello.>

D. si spostò per permettere alla sua amica di vedere l’altra ragazza sdraiata sul fungo. Alice rimase interdetta e con fare interrogativo le si avvicinò< Ma è… è lei? Come è possibile che sia qui? Se n’era andata per sempre. Dove l’hai trovata?>

< Hai intenzione di fargliela pagare? Se così fosse sono disposta a darti una mano. Voglio vedere questa stupida … ,contieniti Alice,… soffrire le pene dell’inferno per cosa ha fatto al paese delle meraviglie.>
< Se ci tieni, basta che la porti dalla regina di cuori. Io vi aspetterò là.>
< Se per caso tornasse a pezzi? Sai il paese delle meraviglie è un posto pericoloso se non lo si conosce.>
< Fai cosa vuoi, ma ricordati, deve tornare viva oppure ne pagherai le conseguenze.> finito di parlare di si avvolse nel suo mantello nero e scomparve, lasciando Gin nelle mani d’ Alice.

NOTA AUTRICE: ecco a voi la seconda parte, tutta incentrata su Alice nel paese delle meraviglie spero vi piaccia :-)
 

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Capitolo 16
*** PDM, inizio del viaggio ***


Quando Gin aprì gli occhi, cercando di rimettersi in piedi,  fu ricacciata all’indietro da due mani sottili ma potenti , due enormi occhi azzurri  la fissavano increduli e severi coperti a volte da lunghe ciocche dorate. Un altro flash back le colpì la mente aumentando il forte mal di testa che aveva. Si girò stordita verso l’altra ragazza e, poggiandole una mano sulla spalla, la chiamò con un filo di voce < Alice….. sei tu? Dove sono? Dov’è il bianconiglio, lo stregatto , il cappellaio matto?> anche se  i  ricordi erano sfuocati vedeva il viso dei suoi amici e non vedendoli con la sua vecchia compagna si sentì in ansia per loro.
< Stai tranquilla, Gin, stanno tutti bene. Saranno rintanati da qualche parte….. mi sei mancata tanto. Avevo paura non tornassi più.>
< Se devo essere sincera, era il mio intento, ma qualcuno non era d’accordo con me.> disse guardando Alice con aria colpevole < Però me ne sto pentendo amaramente dato che non ho abbandonato solo voi ma anche altre persone speciali  che per colpa mia sono finiti nei guai.> una lacrima rossa le passò sul viso , si sentiva veramente amareggiata per ciò che aveva fatto , infatti credeva che i mondi della sua fantasia non sarebbero cambiati durante la sua assenza, ma si sbagliava. Rimase in silenzio a riflettere per parecchi secondi, mentre Alice la guardava con aria interrogativa, poi, dopo essersi stufata, la prese per un braccio e la costrinse a seguirla
chiese Gin perplessa
< Dalla regina di cuori.>
< Come dalla regina di cuori? Ma sei impazzita?! Ci taglierà la testa!>
< le cose sono molto cambiate da quando te ne sei andata. La regina è la sovrana buona di questo regno, diciamo che ha messo la testa a posto, anche se è ancora un po’ irascibile>
< Ok capito, ma cosa ci andiamo a fare dalla regina?>
< Non vuoi tornare a casa? Lei è l’unica qua in grado di farlo. E poi pensavo ti facesse piacere rivedere gli altri. Sapessi come sono contenti al servizio della regina> Alice si sforzò di sorridere per nascondere l’ansia e la tristezza che provava in quel momento provocando un strana sensazione in Gin a cui però non diede peso.
< Va bene, ma sei sicura che non sia pericoloso, anche l’ultima volta eri convita.>
< Si adesso ti devi fidare di me altrimenti rischi di restare qui per sempre.> le stava mentendo in modo spudorato, ma l’odio che provava per quella ragazza superava tutte le buone maniere che le avevano insegnato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per distruggerla.
Gin si sistemò meglio il vestito, che strano era cambiato, e si diresse verso il fiume che si intravedeva dalla gola, mentre Alice la seguiva con la testa bassa. 

ANGOLO AUTRICE: scusate tutti se ultimamente ci metto un po' più di tempo a caricare le storie ma sono incasinata con la scuola... aggiornerò appena mi sarà possibile . voi continuate a leggere e mi raccomando recensite... bacioni

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Capitolo 17
*** PDM, gatto stegatto ***


Gin trotterellava allegramente estasiandosi per ogni profumo , colore o forma che vedesse. Dietro di lei Alice la guardava esasperata da tutto quel fracasso.  La odiava. La odiava con tutto il cuore. Quella aveva abbandonato il paese delle meraviglie, lasciandolo marcie nelle mani della regina di cuori.
La capiva, anche Alice non era di quel mondo, anche ei era cresciuta e non era più la bambina spaurita di otto anni, eppure lei non aveva mai abbandonato i suoi amici, era sempre ritornata.
Stava per tirarle uno schiaffo quando una testa rossastra le si materializzò sulla spalla.
< Eccoti qua. Ti stavo cercando… o eri tu cercavi me….. non ricordo!> chiese la testa perplessa.
Alice ricambiò con un gesto stizzito< Sparisci Cheshire…..>
< Si salutano così gli amici…… e va beh. Cosa ci fai da queste parti, credevo stessi partendo>
< sto cercando la regina rossa. Ho una cosa da fare.> rispose stizzita, il gatto cominciava a darle sui nervi.
< Sicura che sia la strada giusta? O forse no?>

< Se vai in una direzione, e non nell’altra>
< Da qui si va per il castello?>

< Allora cosa vuoi?> Alice stava per perdere le staffe, proprio ora quel gattaccio doveva venir a dar fastidio, quando la mano di Gin le strappò dalla spalla l’animale.
< Stregatto!!!!! Mi sei mancato!>
rispose il felino ormai senza aria a causa dell’abbraccio di Gin.
I due si stavano facendo le coccole, quando Alice prese lo stregatto per le orecchie, tirandolo su con violenza, per guardarlo negli occhi.
< Allora! Cosa vuoi?>
< Niente che tu non voglia o forse tutto.>

< voglio solo avvertirti che la regina non è al palazzo….. è dal cappellaio. Stanno giocando a chi perde per primo la testa….>
Gin lo guardava stranita, mentre Alice sbiancava di colpo.
< Non è possibile…. La regina non è…>
< deve aver infranto qualche legge, come suo solito>la interruppe Alice fredda come il giaccio.
< E da quando ci sono regole o leggi nel paese delle meraviglie?!> ribatté Gin quasi arrabbiata.
< Le cose sono molto cambiate da quando te ne sei andata.> la bionda era di ghiaccio, quasi che con lo sguardo carico d’odio potesse pietrificare chiunque.
< Adesso cosa facciamo?> chiese Gin mortificata da una sensazione invisibile.
< Possiamo andare a giocare anche noi…..> disse beffardo il gatto.
< Dobbiamo andare dalla regina, così tu torni a casa e io tiro fuori dai guai il cappellaio.>
Non lasciando rispondere nessuno si girò nella direzione opposta e iniziò a camminare velocemente seguita da Gin e dal gatto di Cheshire, che rideva di pura follia.

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Capitolo 18
*** PDM, salvataggio ***


Camminavano ormai da ore. Alice andava spedita, Gin le stava dietro giocando e ridendo con lo stregatto.
< La volete piantare di fare cagnara! Finirà che attirerete qualche mostro.>
< Alice non essere così noiosa.> le rispose seccamente Gin.
Alice raddoppiò il passo stufa del comportamento dei compagni, finché Gin non la buttò a terra, facendola rotolare a qualche metro di distanza.
Quando alzò lo sguardo vide Gin ripiegata su se stessa dal dolore e sormontata dal Grafobrancio pronto ad azzannarla.  Il bestione si sporse in avanti  coi denti affilati, ma fu costretto a ritrarsi indietro quando lo Stregatto iniziò a graffiargli il muso e gli occhi riducendoglieli ad una maschera di sangue e costrindendolo alla fuga.
Alice si alzò di colpo correndo verso l’altra ragazza che stava seduta per terra tenendosi il braccio dolorante, era percorso da tre tagli che partivano dalla spalla e arrivavano fino alle mani facendo scorrere litri di sangue.
< Ma cosa ti è saltato in mente stupida! Potevi farti ammazzare, lo sai che se lo avesse voluto ti avrebbe fatta a pezzi!?> chiese Alice furibonda strappandosi la gonna per fasciare il braccio di Gin.
< Ma non è successo e tu stai bene, ecco cosa importa.>
< Lo hai fatto per me?>
< Si, non sono così idiota da buttarmi tra le braccia di un Grifobracio per divertimento.>
Alice rimase spiazzata, non si sarebbe mai aspettata che quella ragazzina infida che li aveva abbandonati si interessasse a lei tanto meno le salvasse la vita.
< Grazie> le disse.
< Figurati, è questo che fanno le amiche…. A proposito scusatemi se me ne sono andata, è stato un errore che deve avervi fatto soffrire molto.> si scusò Gin tormentandosi le mani per l’agitazione.
< No no, tranquilla, nessun problema> tentò di dire allegramente Alice anche se sul suo viso l’espressione era tirata e falsa.
Gin le sorrise allegra e si rimise in cammino accompagnata dal gatto che continuava a leccargli la ferita. Alice li seguiva da lontano sconsolata e titubante. Tutto ciò che la aveva mossa era svanito sostituito dal timore di commettere cose orribili a persone che non lo meritavano.
Ad un tratto il gatto si mise a soffiare in direzione degli alberi sentendo il pericolo in agguato, il trio si avvicinò nascondendosi dietro gli stessi alberi.


NOTA AUTRICE: Salve mondo. Sono tornata dopo mesi e mesi di assenza, e vi chiedo perdono per questo. Ma adesso cercherò di essere più presente. vi assicuro che sto già per finire il prossimo capitolo e sarà sicuramente migliore di questo ( che non è venuto tanto bene). alla prossima.

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Capitolo 19
*** PDM, sacrificio ***


Davanti a loro si stagliava tutta la corte della regina di cuori al completo accompagnata anche da altri personaggi. Gin notò Pincopanco e Pancopinco, il bianconiglio, il ghiro, la lepre marzolina, e il cappellaio matto  inginocchiato in catene davanti alla regina stessa. Se la regina era diventata buona cosa mai avrebbe fatto per finire così?
La regina sembrava spazientita quasi stesse aspettando qualcuno e si guardava continuamente alle spalle.
Di fianco a lei si materializzò in un attimo le figura scura di D. che le sorrideva sornione.
chiese la regina.
< Scusate ma ho avuto da fare. Lei è arrivata?>
< Non ancora >
< Cosa diavolo sta aspettando?> richiese seccato D. cercando con lo sguardo qualcuno.
< Cosa significa? Chi stanno aspettando? E se la regina è diventata buona cosa ci fa con quell’uomo?> iniziò a chiedere Gin mentre, presa dal panico, cercava risposte nel volto di Alice che cercò di calmarla < Ti prego ascoltami. La regina di cuori ha preso del tutto il potere sul Paese delle Meraviglie e…. e…>
Non riuscì a finire la frase che qualcosa le spintonò fuori dal loro nascondiglio facendole rotolare per terra proprio ai piedi della regina.
< Ecco arrivate le nostre ospiti d’onore!> disse melensa la regina indicando le due malcapitate.
sbraitava Alice mentre Gin la guardava stranita e spaventata.
< TU sei d’accordo con loro ?! TU mi hai portata qui!? Non ci credo non è vero, come hai potuto vendermi a loro?>  Gin era sconvolta e iniziava a sentire le lacrime scenderle dalle guance.
< Su su, mia cara, non essere così giù. Pensa, il tuo sacrificio servirà per una buona causa.>  le sussurrò D. girandole attorno come se fosse una tigre.
< Sacrificio?> chiese gin asciugandosi le lacrime rosse.
< Certo. La tua bella testolina rotolerà per il piacere della regina.> sorrise l’uomo guardandola con compassione.
Gin sbiancò strabuzzando gli occhi per il terrore, si volse in torno cercando conforto nello sguardo dei suoi amici che l’avevano riconosciuta ma non potevano fare niente.
< Cosa ?! non mi hai detto che la volevi uccidere. Non era nei piani. Mi…> intervenne Alice stravolta dalla sorpresa e preoccupata.
< Ma come? Non sei stata tu a dire, cito testualmente, “Voglio vedere questa stupida soffrire le pene dell’inferno per cosa ha fatto al paese delle meraviglie”> le disse l’uomo con finta indignazione.
Alice abbassò il capo sentendosi colpevole e sentendo tutto il disprezzo dei suoi amici sulla sua pelle.


Nota autrice: Che dire........ spero vi piaccia e vi assicuro che ho già pronti altri capitoli da postare........ recensite please =) bacioni Daymon

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Capitolo 20
*** PDM, tagliatele la testa ***


La regina se la rideva divertita dalla scena di dolore che le si presentava. Il  Cappellaio era stato spostato lasciando il posto ad una ragazzina tremante di paura, mentre dall’altra parte Alice si guardava in torno colpevole di aver messo in pericolo la sua amica.
< Adesso basta giocare. Mi sto annoiando. Tagliatele la testa!>  disse la regina di cuori.
Una carta cercò di far piegare il collo a Gin che però fece forza per non abbassarla e per girarsi all’indietro a cercare lo sguardo addolorato di Alice.
< Perdonate se vi ho abbandonato.> e così dicendo con le striature rosse sulle guance chinò la testa spostando i capelli di lato < Fai in fretta>
Senti la lama alzarsi sopra la sua testa pronta a fendere il colpo….ma questo non arrivò. Alzò il volto e vide Alice con le braccia larghe che le faceva scudo col proprio corpo.
< E’ questo che fanno le amiche.> le disse sorridendole.
< Tagliate la testa anche a lei!> gridò la regina paonazza dalla rabbia, facendo per correrle incontro ma venne bloccata dal Bianconiglio che la fece rotolare per terra.
Alcune carte tentarono di avvicinarsi ma gli altri abitanti del Paese delle meraviglie gli si pararono davanti impedendogli il passaggio: Pincopanco e Pancopinco facevano lo sgambetto a un paio di carte, il Ghiro gli infilzava il suo spadino sul naso, il Cappellaio si era parato davanti ad Alice cercando di proteggerla.
La baraonda finì in poco tempo , le carte se la diedero a gambe mentre gli altri festeggiavano saltando di qua e di la.
Alice si rilassò e presa dall’euforia abbracciò il Cappellaio prima di girarsi verso Gin pronta ad aiutarla. Strabuzzò gli occhi per lo sgomento pronta a scattare in avanti quando qualcosa le intimò di fermarsi: Gin era tremante con la testa reclinata all’indietro per far spazio alla lama del  coltello impugnato dalla regina.
< Rotolerà…… rotolerà. La tua testa rotolerà….> ripeteva cantilenando.
< Basta! Il gioco è finito.>  D. le strappò il coltello dalle mani e la fece scansare per inginocchiarsi a liberare le braccia della ragazza.
< No , non è vero. Mi hai promesso….> iniziò a farfugliare la donna dall’aria smarrita, ma fu interrotta dalla risata derisoria dell’uomo che la guardava con ribrezzo< Cosa? Cosa ti ho promesso? Che ti avrei fatto giustiziare la mia preda? No, non è ancora il momento, deve soffrire di più.> le disse.
La regina disarmata venne  fatta portare via. Intanto che Gin si alzava D. le diede una gomitata indicandogli la ragazza bionda che si guardava le mani tremanti. Le si avvicinò e, prendendola di sorpresa, la abbracciò.
< Grazie.> le disse piano all’orecchio.
< Perdonami sono stata una stupida.>
< Anche io> le rispose la bruna sorridendole.
< Promettimi che tornerai, stavolta.> le chiese dolcemente Alice.
< Se sopravvivo si.>
D. la invitò ad avvicinarsi facendole un gesto galante con la mano < Vogliamo andare?>
Gin gli prese la mano rassegnata  pronta a toccare l’anello, ma Alice le corse incontro allacciando le braccia al collo dell’uomo.
< Non esagerare. Lo sai anche tu che non se lo merita.> gli sussurrò stringendosi con forza a lui.
< Ti sbagli.> le rispose lui spingendola via duramente.
Detto questo prese la mano di Gin e la pose sulla pietra adesso di un rosa tenue.
I due sparirono in un vortice.
Alice guardò sconsolata il luogo che poco prima era occupato dalla loro figura.
< No. Sei tu quello che si sbaglia.>


Note Autrice: bene....con questo capitolo finisce la parte su Alice........ alla prossima avventura.

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Capitolo 21
*** ?????, un posto pericoloso ***


Toccarono di nuovo terra dopo poco.
Gin si scostò un po’ da D. e prese a vomitare per lo scombussolamento del viaggio.
< E dire che l’ultima volta ti sei addormentata.> disse lui lanciandole un occhiata di sfida.
Lei si girò di scattò per guardarlo in cagnesco, ma non fece in tempo a parlare che un altro conato le prese lo stomaco costringendola a voltarsi per rimettere. < Ero svenuta per l’esattezza.> bofonchiò lei irritata dal comportamento sgarbato dell’altro.
< Allora dove ci troviamo? Contro chi dovrò cercare di sopravvivere stavolta?> chiese Gin con fare rassegnato.
< Nel posto sbagliato.> sussurrò D. guardandosi attorno. Si era talmente alterato con Alice che non si era accorto di aver sbagliato destinazione. Non dovevano essere li.
< Andiamocene!> disse perentorio.
< Ma qui non c’è nessuno.> Gin intanto si era allontanata per vedere dove si trovassero.
Erano in un villaggio, molto probabilmente medievale, dall’aria abbandonata. Le strade erano deserte, le case cadevano a pezzi, la maggior parte delle porte era sbarrata, come le persiane e quelle non chiuse erano scardinate e ammuffite, persino i tetti erano pieni di buchi che permettevano alle intemperie di entrare.  le erbacce salivano sui muri e i sentieri rendendoli invalicabili e sconnessi.
Gin continuava a guardarsi in torno cercando segni di vita.
la riprese D. avvicinandosi alla ragazza che senza ascoltarlo si era inoltrata nel paese fantasma.
chiese lei.
< E’ un posto pericoloso…>
< E da quando non mi vuoi portare in posti pericolosi….. non dovevi punirmi per qualcosa che ho fatto?> lo punzecchiò Gin con tono di sfida.
< E’ più pericoloso del dovuto. E poi sentiamo, da quando hai il coraggio di rivolgerti a me in questo modo? Non sono più spaventoso? Crudele? Senza cuore?> l’accusò lui irritato dalla sfrontatezza che stava mostrando la ragazza. Poco prima lo temeva e lo odiava, portandogli anche un timoroso sospetto, lui gliene aveva dati tutti i motivi, ora gli parlava in maniera sfacciata e irritante, quasi non lo temesse più anzi , come se lo trovasse buffo.
< Da quando ho visto che non sei così crudele come mi hai fatto credere.> le disse lei con non curanza.
D. strinse i pugni per la rabbia e la frustrazione, pronto a farle rimangiare quello che la ragazza aveva  osato dire, quando la vide infilarsi in una casa con la porta sfasciata. Non fece in tempo a fermarla che la sentì urlare dal terrore. Corse nella dimora quando Gin gli andò a sbattere contro. Tremava e piangeva come una bambina spaventata a morte. Le lacrime rosse andarono a imbrattargli i vestiti neri ed a impregnarli dell’odore ferroso del sangue. Alzò lo sguardo dal volto della ragazza per posarlo sulle figure davanti a se. La scena era composta da tre persone: una donna che allattava un neonato e un uomo che le si stava avvicinando. Erano tutti completamente immobili come statue e come queste erano erose dal tempo e dal clima mostrando le ossa e i muscoli rovinati al di sotto della pelle.
 

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Capitolo 22
*** ?????, minacce attraenti ***


D. la prese e la portò fuori dalla casa.
< Sei  proprio testarda.>
gli chiese Gin cercando di moderare la voce.
< Te l’ho detto. Questo è un posto troppo pericoloso.> la prese per il braccio e la trascinò a se per guardarla dritta negli occhi, poté vedere la paura ritornare nei meandri della sua mente.
< Cosa facciamo?>  disse con voce tremante e sottomessa.
< Ce ne andiamo….. se restiamo rischiamo di fare la stessa fine.>
Gin spalancò gli occhi e annuì non riuscendo a parlare senza che la voce si incrinasse troppo.
< Cosa? Di già? E io che pensavo di poter avere un po’ di compagnia, sai sono cent’anni che vivo praticamente sola.>
D. sorrise ironico guardandosi le scarpe, si girò nella direzione da cui proveniva la voce< Eppure non se sembri disperata. Lasciaci andare.>
Davanti a lui stava una donna alta e slanciata, il viso era magro, dalla pelle verdognola, le guance incavate, gli occhi gialli magnetici e terribili, sul capo portava uno strano copricapo che saliva con due corna verso il cielo. Non si poteva dire bella ma c’era qualcosa in lei che attraeva in modo allarmante.
gli disse lei.
< E’ stato un piacere rincontrarti, ma il tempo vola, e noi siamo già in ritardo. Quindi alla prossima Malefica.> le rispose lui prendendo Gin sotto il braccio per farla allontanare .
< Non così in fretta!>gridò Malefica sprigionando fiamme verdastre dalle spalle< Non credo voi vogliate andarvene subito, e poi come fai se l’anello non funziona?> un sorriso malizioso le si  formò sul viso.
D. si pietrificò fissando la donna con rabbia e insicurezza. Gin lo vide per la prima volta spaventato, era stato autoritario e crudele per tutto il tempo, ma ora quella sua fredda sicurezza stava scemando lasciando il posto alla paura e all’impotenza. Senza rendersene conto D. le prese la mano e la posò sull’anello.
Non successe nulla, erano ancora lì, fermi.
D. la fece spostare a forza e iniziò ad esaminare il gioiello, la pietra era in colore, non era ne bianca ne nera ne di nessun altro colore conosciuto, sembrava inesistente. Gin lo sentì bestemmiare.
La donna si mise a ridere guardandolo fisso negli occhi < E’ tutto inutile lo sai? Finché ci sono io quell’oggetto è inutilizzabile. Spero vi divertiate in questo mondo incantato. Non mi guardare così. Lo so che avevi altri programmi ma così è più divertente.> disse sorridendogli , prima di sparire in una nuvola di fumo verde.

nota autrice: vi piace? spero di si........ avete capito la favola?  vi aspetto la prosima settimana.
P.S recensite please

 

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Capitolo 23
*** ?????, un nuovo arrivo ***


Erano rimasti soli in quel villaggio desolato e tetro. Il sole stava scemando e il vento cominciava a soffiare freddo. D. era in piedi con le membra contratte ed il respiro affannato, mentre Gin dietro di lui si era seduta ai bordi del pozzo.
< Quindi non sei così inattaccabile, c’è anche chi ti mette i piedi in testa? >  gli disse con un misto di sfida e rassegnazione.
< Non vedo come tu ti possa permettere di far certe insinuazioni.>  disse l’uomo voltandosi di scatto con gli occhi iniettati di rabbia.  
< Ora siamo allo stesso piano…. Non puoi darmi ordini finche la mia vita non è nelle tue mani.> rispose la ragazza guardandolo con…..
Non le faceva più paura, non sapeva bene il perché ma stava capendo che lui non era quell’essere onnipotente che sembrava, anzi era debole e indifeso come qualsiasi uomo. In più non era così crudele come voleva farsi passare, l’ aveva protetta dalla regina di cuori, aveva cercato di non farla entrare in contatto con l’orrore di quel luogo, e l’aveva protetta dalle sue stesse lacrime. Ora quell’uomo forte e fiero, stava in piedi davanti a lei, con le braccia strette lungo ai fianchi e lo sguardo perso nella paura che cercava di nascondere a fatica, e quell’ultimo tentativo che aveva fatto per tenerla sotto controllo era servita soltanto a renderlo patetico e fragile.  Non riusciva a capire, ma gli ricordava tremendamente qualcuno.
Ormai lo fissava da parecchi minuti e lui la fissava di rimando, quando lo scalpiccio di degli zoccoli li fece destare e voltare verso il luogo di provenienza. Un grande cavallo bianco li osservava possente, decorato con addobbi vistosi fin troppo sgargianti per un animale simile. Sulla sua schiena stava ritto un giovane di bell’aspetto con gli occhi scuri e un ciuffo castano nascosto da un cappello rosso come il suo mantello.
Il ragazzo scese velocemente di sella e corse incontro a Gin inginocchiandosi ai sui piedi.
< Finalmente ti ho trovata mia amata. O dolce fanciulla i miei occhi si perdono nei tuoi e la tua voce incanta i miei sogni….>
< Scusa l’interruzione…. Ma tu chi sei?>  chiese la ragazza trattenendo un sorriso di imbarazzo.
< Sono il principe Filippo.> rispose impettito il ragazzo un po’ innervosito dalla risposta.
sospirò D. andandosi a sedere sul muretto del villaggio.

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