Combatterò per te

di Christyslsb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


In principio..

Ci conosciamo sin da quando eravamo delle piccole bambine. Ora sono qui da sola, pensando a tutto quello che ho fatto.

Ho solo detto quelle 3 parole. Penso di aver rovinato tutto e ora non ho idea di cosa possa fare per poter sistemare tutto.

Forse dovrei arrendermi? Sì, forse.. sono malata, solo perché l’ho detto. Volevo solo- no voglio di più. E ora penso che tra noi è finita.

Per davvero questa volta.

Ed è colpa mia.

Ho pensato che quel bacio che tu mi hai dato, significasse qualcosa per te. Non eri ubriaca o sotto qualche tipo di stupefacente. Eri semplicemente te stessa.

Tu ed io. In ufficio. Aspettando la pausa pranzo. Ci siamo baciate più di una volta. Ti ho chiesto se ti stava bene la situazione. Tu hai detto che era tutto okay. Ero felice.

Sapevo che lo eri anche tu perché ho visto quella luce nei tuoi occhi. Dio. Mi mancano così tanto quei meravigliosi occhi.

Hai detto di amarmi.

L’ho detto anche io e “Anna, vorrei di più.. qualcosa di più tra noi. Non posso stare senza di te.”

“Perché mi stai dicendo questo adesso?”

“Ti amo. Questa è una buona ragione.”

E da quel momento cambiò tutto.

Dopo quel giorno non abbiamo più parlato.

Ma eccoti qui, alla tua scrivania facendo qualche lavoro al computer.

“Lo sto per sposare.” Mi avevi detto con una voce strana, diversa da quella tua solita. “Il 10 gennaio. Hans me l’ha detto ieri.” E ti sei voltata dandomi le spalle e ritornando al tuo lavoro. Non ho avuto neanche modo di risponderti. Erano le uniche parole che mi hai detto dopo quel giorno. Ero shockata. Abbiamo fatto così tanto assieme. Abbiamo perfino fatto l’amore. Mi hai usata, non è vero? Stai per sposare quello stronzo che ferirà solamente quella bella anima che è la tua e il tuo cuore. Lo so per certo. Lo vedo nei suoi occhi. Ti sta sfruttando, vuole i tuoi soldi. Il tuo nome.

Dovrei odiarti. Dovrei essere ferita. Ma ho questo diritto? Di esser ferita? Dovrei andarmene. Ma non lo faccio. Non posso. Anche se vorrei. Sono innamorata persa. Di te. La mia preziosa Anna. So che lo sei anche tu. Riesco a vedere la sofferenza nei tuoi occhi quando Hans viene nel tuo officio. Capirai l’errore che stai commettendo e io sarò lì per te, come sempre.

O forse dovrei combattere per te. Sì. Dovrei combattere.

Eri il mio tutto. Lo sei ancora. Combatterò per te. Perché sono Elsa. La tua Elsa Quella che ti ama indipendentemente da tutto. Quella che ama il tuo farfugliare.

Anna sono qui. Questa volta è il mio turno. Mi avevi fatto tornare quella volta e non mi hai lasciata. Ora sono io che non ti lascerò. Non di nuovo.


NdR: Ciao a tutti! So che è una introduzione molto breve. Pardon
Questa storia l'ho concepita originariamente in inglese, e nei prossimi capitoli lascierò inalterato alcuni piccole parti.
Spero vi interessi.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


25 ottobre.
Ieri mi hai parlato del tuo fidanzamento con Hans. Sono ancora un po’ shockata e sto pensando moto a cosa fare. Voglio fare qualcosa e vorrei che tu capissi che non è ciò che tu vuoi. È stata una cosa troppo veloce, e non sono l’unica persona ce pensa che sia un po’ sospetto questo fidanzamento. Una parte di me continua a dirmi che questo è un modo per te di andartene da me, scappare via.. è per via di ciò che è successo tra noi. Ma è vero? Ricordo quei giorni.. eri così felice. O forse era solo una fase? O era solo la mia immaginazione?

Sono sempre stata una ragazza a cui non piace avere gente attorno e che non si fida facilmente nelle persone. Sono sempre stata la “Regina di Ghiaccio” a causa della mia personalità fredda come il ghiaccio. Nessuno è riuscito a starmi vicino e a parlarmi. Ma con te, era diverso. Quando eravamo piccole ho sempre pensato che tu eri come il fuoco, hai sempre avuto questa energia in grado di far sciogliere il mio ghiaccio, eri in grado di influenzarmi, anche oggi. È rimasto tutto uguale. Ogni volta che venivi a casa mia e giocavamo era come se vedessi una piccola fiamma color rosso vivo nella mia stanza o nel mio giardino. Portavi luce nella mia cupezza. Ancora oggi, quando sono con te nella stessa stanza è come se essa fosse piena di luce, e quando non ci sei è tutto scuro, cupo, buio, anche se fuori è una bella giornata soleggiata. Tu sei il mio piccolo sole, il piccolo sole del mio piccolo pianeta, un sole che un giorno dovette andare via. Sei andata in Europa e io sono rimasta negli States per quello che sembrava una eternità. Ci siamo scambiate lettere per un po’, poi all’improvviso non hai smesso di rispondermi. Ero così curiosa su cosa potesse esser successo. Qualcosa di brutto? Qualcosa di bello? Chi lo sa..
La prima volta che ti ho rivista dopo la tua partenza non riuscivo a credere in ciò che i miei sogni volessero farmi vedere: una meravigliosa giovane donna. L’Europa è stata brava con te. Ho avuto qualche problema a riconoscerti, devo ammetterlo. Quanto è stato? Ah, sì: 10 anni 4 mesi e 2 giorni. Te ne sei andata che avevi 7 anni, io ne avevo 10. Ricordo bene la data perché il giorno dopo sarebbe stata il mio compleanno e tu eri tanto triste di dovertene andare che i tuoi genitori praticamente ti hanno forzato ad andare con loro, nonostante anche loro stessi non erano per niente felici di partire. I nostri genitori erano ottimi amici. Mi siete mancati molto.
Quel giorno ero in biblioteca, stavo spendendo il mio giorno leggendo un libro che tu avresti considerato noioso, senza senso e inutile. Oh, cosa sto dicendo? Non sei quel tipo di persona a cui piace leggere.. sei più “attiva”: giochi e sport sono nel tuo tempo libero. Non avresti letto mai letto un libro, a meno che non si trattasse di quei fumetti che ti piacevano tanto. Chissà se li leggi ancora.
Non sapevo quando saresti tornata. Nessuno mi diceva niente. Ero all’oscuro di quello che stava per accadere. Oh cavoli, quando inizio a ripensarci mi viene da ridere! Tu mi hai vista, sapevi dove sarei stata quel giorno e mi hai abbracciata con così tanta energia che pensavo che qualcuno stesse per uccidermi. Stavo per gridare e chiedere aiuto quando ho riconosciuto un odore famigliare.. vaniglia. E ho sentito la tua risata.

“Ehy Elsa! Topo di biblioteca come sempre?” Sei stata in Francia, in Inghilterra e poi in Italia.
“Anna!? Oddio! Che ci fai qui? Bentornata e.. aspetta.. che cosa hai detto?”
“Stavo dicendo che sei come sempre una che legge molto! Dovresti imparare qualche lingua straniera.. stavo parlando in italiano, ho passa-”
“In silenzio laggiù! Se volete parlare, andate fuori. Questa è una biblioteca, non un bar.”
Siamo andate fuori e tu non facevi altro che parlare di quanto ti sia piaciuta l’Europa, di come hai passato il tuo tempo dai tuoi nonni paterni in Inghilterra, come hai fatto nuove amici e cose così.. Non stavo ascoltando molto perché ero molto più interessata a te. Non eri come mi ricordavo, be’  l’ultima volta che ho visto una tua foto avevi 9 anni. I tuoi occhi turchesi, mi sono mancati. Il tuo corpo era così femminile a differenza del tuo comportamento e dei tuoi abiti.
Quello il miglior giorno dopo anni.
“Elsa? Che stai facendo?” Anna mi sta guardando curiosamente.
“Cosa? An-Oh no!” ero troppo presa dai ricordi che mi sono completamente scordata che stavo preparando del caffè e ora è tutto rovesciato sul tavolo. Sento anche un leggero dolore, come posso non essermi accorta che il caffè bollente mi ha scottato la mano? Subito Anna mi passa un fazzoletto e lo prendo, cercando di asciugare il tavolo bagnato.. dimenticandomi completamente della mia mano. Non è era la prima cosa di cui occuparsi. Anna nota la mia mancanza di attenzione per me stessa e prende la mia mano sinistra. Con aria preoccupata cerca gentilmente di asciugarla, cercando di non farmi troppo male. Sento un po’ di dolore, ma non sulla mano. Nel mio cuore. Mi è mancato così tanto il suo tocco sulla mia pelle. Mi son mancate le sue mani. Sono così morbide e calde, a differenza delle mie.. quando mi toccava mi sentivo sempre al sicuro e bene. Ma ora, è diverso: il mio corpo vuole restare lì, facendosi prendere cura da lei, ma la mia mente mi dice di andarmene via.
Perciò ascolto il mio cervello. Riprendo la mia mano e me ne vado via, senza guardarmi indietro, sentendo solamente un leggero suono.
“Elsa..”

Che sto facendo? Guardo il mio riflesso sullo specchio del bagno e cosa vedo? Solo una stupida. Lei stava solo cercando di aiutarmi e ho agito come una ingrata. Mi sento come una bambina che vuole nascondersi dai genitori dopo che ha fatto veramente qualcosa di terribile. Elsa perché sei così stupida? Guardo la mia mano sinistra. Riusciresti a capire senza problemi che cosa è successo. Metto la mia mano sotto l’acqua fresca e sospiro.

“Elsa, eccoti..” Anna mi ha seguita. Posso vedere che è preoccupata, i suoi occhi non mi mentono. È come un libro aperto per me, anche se qualche volta non riesco a capirla per niente.
“Anna non dovresti essere qui..”
“Be’, questo è il bagno delle donne.. quindi, ho tutto il diritto di essere qui, l’ultima volta che ho controllato ero na donna. Magari devo far la pipì.”
“Oh.. sì, hai ragione. Allora se è questo il caso, è libero, vai pure.”
“Els,” Non può chiamarmi così. Sai che è effetto mi fa. “Non sono qui per a causa di quelle esigenze, del corpo.. quelle normali per un esser umano, la cosa della pipì. E che cavolo! Hai capito. Sono qui per te. Per vedere come stavi. Che è successo prima? Perché non eri concentrata? Non è da te.. e perché sei corsa via? Se ti ho feria mi dispiace.”
Sì, mi hai ferita davvero tanto. Semplicemente essendo te stessa, Anna Rossi. Ma perché te ne sei andata? Quale è la vera ragione? Dovrei chiedertelo?
“Stavo pensando e ho perso la concentrazione.. sono cose che capitano. Sai le persone tendono a pensare troppo a volte.”
“Els, non mi mentire.”
“Non lo sto facendo.”
“Invece sì. Non perdi mai la concentrazione. Sei tipo la persona più concentrata che io conosca. C’è qualcosa che non va. Lo so. Voglio che ti confidi con me. Per favore..”
“Anna, mi stai chiedendo troppo..”
“Perché? Almeno dimmi perché te ne sei andata via.”
“Mi sentivo a disagio..” Be’, questa è na mezza verità. Mi sento a disagio con tutta questa situazione assurda. Non voglio che sposi Hans. Non è quello giusto. Non c’è da fidarsi.
“A causa mia e della tua mano o a causa mia e tutto il resto..?”
“Anna..” non posso guardarti in faccia.. so che non riuscirei a reggere la vista dei tuoi occhi. Mi sento come spezzata. “Anna.. per favore lasciami da sola.”
“Elsa, non voglio lasciarti da sola, io-”
“Non ci provare nemmeno a dirmi queste cose.” No, non posso trattenermi ulteriormente. Non hai il diritto di dirlo. Come può anche solo pensare a dire questo? Hai una minima idea di quando ho sofferto a causa del tuo comportamento? “Mi hai lasciata. Mi hai lasciata da sola senza un minima spiegazione e sei sbucata dal nulla dicendomi che tu.. che stai per sposare Hans! Hai una vaga idea di che tipo di persona lui sia? Non hai un minimo di giudizio?”
“Elsa.. so cosa-”
“No. Non ti lascerò parlare. Mi dispiace, o forse no, ma fa male. Fa male vederti far un errore del genere. Non è quello giusto per te. Meriti di meglio. Lui ti vuole solo perché sei una Rossi!”
“Elsa so chi sono. So che cosa vuole, ma che scelta avevo? Dimmelo. Essere in una faida di famiglia? Loro voglio che la compagnia Southers e la mia siano partner in affari e vogliono raggiungere questo obiettivo con un matrimonio, perché hanno detto che-”
“Oh e dai Anna!! Hai 25 anni, sei più che capace di prendere le tue decisioni da sola. È la tua compagnia ora. Te l’hanno data. Te la sei meritata. Sei il capo. E sei intelligente. Sai che questo matrimonio non ha niente a che fare con una partnership.” Diavoli, lo sappiamo molto bene. I suoi genitori avevano scoperto che la figlia era lesbica e ne erano molto delusi.. soprattutto suo padre. Le disse che non era una cosa normale, che non stava pensando al suo futuro e che era solo una fase. Che stava facendo l’egoista e che non pensava al bene della compagnia. Le disse che ciò che le serviva nella sua vita era un uomo. Come Hans Southers. Pensava che lui fosse il ragazzo giusto per la figlia. Perciò organizzo il matrimonio con Hans e la sua famiglia. Anna non aveva mai detto ai genitori che era Elsa quella con cui aveva una relazione.

“È tuo padre. Ha arrangiato tutto lui.”
“C-come fai tu a saperlo..?”
“Cara Anna.. dovresti sapere che tuo padre aveva degli affari in corso con i miei genitori. Ne ha parlato con loro, c’ero anche io, ma non lui non sapeva che quel giorno sarei stata a casa dei miei genitori.. so tutto. So anche che non hai detto a tuo padre di noi. Perché?”
“Elsa.. l’ho fatto per proteggere te.. e il tuo lavoro. A quel tempo mio padre era a capo dei nuovi impiegati. Se avesse saputo che noi stavamo assieme..”
“Non avrebbe potuto fare niente di peggio di ciò che hanno fatto i miei genitori. Avrei perso il lavoro? Non che fosse poi questo gran-”
“Elsa, non potevo permettergli di licenziarti!”
“Non riesco a vedere il motivo di perché ti importa tanto. È solo un lavoro.”
“Si tratta di te. Non del tuo lavoro, Elsa. Non volevo-no. Non voglio essere separata da te.”
“Avresti dovuto pensarci prima. Guarda che hai fatto. Hans. Per l’amor del Cielo!”
“Elsa cosa vuoi che faccia?” Si sta arrabbiando?
“Lascialo. Non sposarti. Non è quello giusto per te.” Non posso crederci che stiamo avendo una conversione del genere in bagno.. e la mia mano mi fa male, penso dovrei mettere del ghiaccio, più tardi. Dopo che questa conversazione finisca.
E tu? Credi di essere quella giusta? Provi ancora qualcosa per me..? Dopo tutto quello che ti ho fatto..? a bassa voce dice queste parole. Penso fosse stata più un pensiero che un sussurro, magari non era intenzionato ad essere detto ad alta voce.
Quasi impercettibile. Non sono sicura se ho sentito bene, penso fosse italiano.. wow ogni volta che vuole dire qualcosa di importante prende e inizia a parlare in qualche lingua straniera del cavolo. Mh, forse dovrei impararne qualcuna.
La porta del bagno si apre ed entra una impiegata che ci guarda, un po’ per dire scusa  un po’ per dire e voi che fate lì? Cammina in mezzo a noi e raggiunge la toilette. Noto un leggero rossore sulle guance di Anna e poi dice qualcos’altro sempre a bassa voce. “Scusa.. devo andare.” E così fa. Se ne va. Ancora.
 
NdR: ciao a tutti! come ho accennato nelle NdR dell'introduzione, la storia è nata in inglese. Come potete intuire è ambientata negli States, nei discorsi quando vedete il corsivo sottolineato significa che si sta parlando in una lingua straniera, in questo caso Anna parlava in italiano e l'ho lasciato come era nell'originale. Se si finirà col parlar in altre lingue (solo piccoli pezzetti) lascierò la lingua straniera, e poi metterò nelle NdR la traduzione.
Spero vi piaccia la storiella,
buona giornata a tutti

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Non ho idea di ciò che è successo oggi. Anna è stata per tutto il resto della giornata nel suo ufficio, con la testa confinata alle scartoffie. Non credo sia facile essere a capo di una grande compagnia. Ha molto di cui occuparsi.

Non voglio andare direttamente a casa. C’è questo nuovo pub in città, il Reindeer’s Buddies, sono curiosa di vedere come è.
“Salve, è nuova qui?” c’è un ragazzo biondo dietro al banco.
“Buona sera, sì, sono nuova. Da quanto avete aperto?”
“Da circa 2 settimane, ecco tenga la lista dei drink. Il primo è della casa” Mi faccia sapere se le piace qualcosa e ne vuole ancora.”
Scelgo una semplice birra per iniziare la mia serata e mi guardo attorno. Questo posto non è tropo grande, ha dei tavoli dove sedersi in compagnia, mangiare e bere qualcosa, un vecchio jukebox che funziona perfettamente. Credo sia degli anni 70, è stato ben restaurato devo dire, sembra nuovo. Ricordo che mio nonno ne aveva uno simile in casa. Oh, c’è anche un tavolo da biliardo, magari prima o poi ci faccio una partitella.
Ci sono alcune ragazze in compagnia e poco dopo entrano alcuni ragazzi. Tra di loro c’è questo tizio, riesco solo a vedere la sua schiena, sta cercando di rimorchiare una ragazza, ma chiaramente lei non vuole le sue attenzioni. Le sue amiche cercano di allontanare il tizio. Però sta iniziando ad alzare non solo la voce.
Bene, non posso crederci. La prima volta dopo tanto tempo che decido di andare fuori a bere qualcosa e mi ritrovo a guardare al promesso sposo della mia ex ragazza. Fantastico. Cosa potrebbe migliorare la giornata? o meglio la serata in questo caso.
“Cosa credi di fare? Lasciala da sola.” Il biondo che era dietro al banco ora è accanto ad Hans.
“Caro Kristoff, lasciami da solo e va a fanculo.”
“Mi dispiace, ma questo è il mio pub e non voglio avere problemi qui. Quindi, vattene via se non vuoi dei problemi.”
“Tsk tsk, sai che posso farti vivere l’inferno se solo lo volessi.”
“Va - via.”  Un tizio grande e muscoloso ora è accanto al biondo (non ricordo il nome, anche se non l’ho sentito molto bene, siccome sono lontani e c’è la musica in sottofondo). Penso che quello sia una guardia del corpo o qualcosa del genere, magari un butta fuori!

“Un ragazzo non può divertirsi un po’ con delle ragazze. Che posto di merda che è questo. Oh. Ma guarda chi abbiamo qui. Sua maestà la Regina di Ghiaccio.”
“Hans.”
“Oh sai il mio nome, ne sono lusingato.”
“Il gran coglione. Tutti ti conoscono.”
“Quella è una parolona da dire, signorina.”
“Sono più grande di te, posso dire quello che voglio.”
“Sì, anche fottere la mia fidanzata. Non mi dai le congratulazioni per il mio fidanzamento?”
“Perché dovrei? Sei solo uno stronzo. Non sei abbastanza per lei. Vuoi solo rovinarle la vita e prenderti la sua compagnia. Tutti lo sanno.”
“Anche se fosse? Che ti piaccia oppure no lei ha accettato la mia proposta. E la prima cosa che farò da sposati sarò scoparmela fino a quando lei mi pregherà di smetterla, e sai cosa? Non mi fermerò.”
Non si sta mettendo bene. Sto perdendo il controllo di me stessa. Dovrei andarmene. Ma il mio corpo non mi ascolta..? Oh è vero. Lui è un bastardo e io voglio ucciderlo. Perciò il mio braccio si muove da solo e sferra un pugno in faccia al signorino, facendogli sanguinare il naso e la bocca. Ops, quando mi dispiace aver rovinato il tuo faccino. Dovrei far di più, ma non voglio creare ulteriori problemi.
“Tu. Puttana.”
“Adesso basta! Hans vattene via. Non ti voglio più qui, è chiaro? E tu,” ottimo lavoro Elsa, prima volta qui e già ti comporti da psicopatica. “vieni con me.”

Andiamo sul retro del pub dove c’è un kit di primo soccorso.
“Hai agito giustamente, però sarebbe stato meglio se non lo avessi colpito nel mio pub.. spero solo che non denunci l’accaduto. Sven, il ragazzone, sta facendo in modo che Hans non ritorni più qui ed è anche un po’ infastidito da te perché avrebbe voluto pensarci lui.”
“Mi dispiace veramente tanto.. non era mia intenzione. Ma il mio corpo non voleva starmi a sentire.”
“Non preoccuparti.” Mi sorride e continua a prendersi cura della mia mano fasciandola “Non è nulla di grave, per fortuna. Mettici un po’ di ghiaccio su una volta a casa, e fatti vedere da un medico. Sono Kristopher Bijorman. Chiamami Kristoff.”
“Mi chiamo Elsa Arendelle, piacere di conoscerti e grazie per la mano.”
“Non c’è bisogno di ringraziarmi, è stato un piacere aiutarti.. lo conosci?”
“Sì. Sfortunatamente. Lui è il fidanzato della mia e-.. mia amica.”
“Mh.. povera ragazza. Io non lo sposerei.”
“Anche lei non lo farebbe.. i suoi genitori vogliono il matrimonio. Penso che abbia solo accettato la loro decisione.”
“Ma perché? Non dovrebbe essere felice? E sposare la persona che ama? Se sei sua amica dovresti dirglielo.”
“L’ho fatto. Ma forse è meglio che non sia io a parlarne con lei.”
“Perché?” abbasso lo sguardo per evitare di lasciar vedere la mia sofferenza riguardo all’argomento.
“Be’.. è una lunga storia.”
“Scusa.. non volevo metterti a disagio..”
“Non preoccuparti.. ma dovrei andare. Domani devo lavorare. Grazie ancora Kristoff.”
“È stato un piacere Elsa. Ci vediamo la prossima volta.”
“Certo.”

Torno a casa e metto un po’ di ghiaccio sulla mano, poi me ne vado a letto. È stata una lunga giornata e ho bisogno di riposare un bel po’. Domani la mia mano mi farà ancora male? Oh, che diamine, non mi importa. Sono contenta di ciò che ho fatto. Prenditi questo stronzo. Elsa 1 – Hans 0.

La prima cosa che faccio una volta svegliata è controllare la mia mano. Devo dire che è più il dolore che ho dentro rispetto al dolore che sta patendo il mio arto. Odio il fatto di ricordarmi ciò che è successo ieri sera. Odio dover vedere la sua faccia nei miei pensieri.
Come ha potuto dire certe cose? Se fossi io quella che sta per sposare Anna, di certo no sarei in giro per pub a rimorchiare qualche ragazza a casa. Sarei con lei  ogni giorno e ogni notte, pensando al nostro futuro, pianificando le nozze, scegliere i fiori, gli abiti, i piatti del ricevimento, farla felice.. Ah giusto, non sono io quella in questa situazione.
Mi guardo allo specchio dopo aver finito la mia doccia mattutina. Ma guardati. Sono senza speranze e non so neanche se sono in grado di fare qualsiasi cosa contro Hans.

So solo che, Anna, sei il mio primo pensiero alla mattina e l’ultimo alla sera prima di addormentarmi.

Abbiamo avuto dei bei momenti assieme. Mi hai lasciata forse perché avevi paura? Era una tua scelta? O i tuoi genitori aveva giù deciso il tuo futuro a quel tempo? Sono solo passati 3 mesi, ma sembrano anni da quando ci siamo lasciate.  Chiedo solo una cosa, niente di più. Una spiegazione. Chiedo forse troppo?
Cosa dovrei fare riguardo la mia mano? Potrei andare dal dottore durante la pausa pranzo. Magari metterò dei guanti, dopo tutto è ottobre quindi va bene.
Penso che oggi sarà una giornata al quanto noiosa. Alle 10 in punto c’è una riunione con la commissione sui piani per il prossimo mese. Prendo le chiavi della macchina e mi avvio al lavoro.

Vedo Anna in tutta la sua bellezza come sempre. Questa volta indossa una camice di un gradevole verde chiaro. Ama il verde, penso perché le piace molto la primavera e l’estate. L’inverno? Lo odia, più che altro odia il freddo. Adora la neve perché quello è il momento ideale per fare dei pupazzi di neve. Mi ricordo di un giorno di quando eravamo piccole. Era a casa mia per una specie di pigiama party. Era dicembre ed erano le 3 di notte. Mi saltò addosso chiedendomi di fare un pupazzo di neve perché stava nevicando. Nonostante il freddo non mi abbia mai dato fastidio, non avevo voglia di alzarmi dal letto per giocare con la neve. Volevo dormire. Ma si trattativa di Anna, perciò feci una eccezione. Abbiamo giocato fino alle 5 del mattino e siamo andate di corsa in camera mia prima che mi genitori si svegliassero per andare al lavoro. Inutile dire che alla fine della giornata si è presa un bel raffreddore.

“Elsa, smettila di ridacchiare! Questo non è il momento.. presto inizia la riunione! Stanno arrivando.”
“Scusa Meg.” Megara tiene sempre un occhio su di me, qualche volta penso che sia una specie di stalker. Ma non mi da molto fastidio. Agli inizi sì, perché pensavo che voleva farmi qualche scherzo o non so cosa di brutta, ma poi ho scoperto che mi trovava interessante e voleva conoscermi e diventare amiche. Così dopo un bel po’ di difficoltà da parte mia siamo diventate buone amiche.
Mi ha aiutato durante la che-diamine-di-rottura-è? (la chiama così). Mi è stata accanto durante le notti in cui mi ritrovavo ubriaca, e di brutto. Una volta sono finita al pronto soccorso. Erano passate 2 settimane da quando era iniziato il silenzio radio da parte di Anna. Meg stava cercando di chiamarmi al telefono, ma lo avevo lasciato a casa per non essere disturbata. Sapeva solo che ero in giro da qualche parte in città. Avevo bevuto eccessivamente e non mi sentivo per niente bene. Per fortuna qualcuno mi ha riconosciuto e ha chiamato Meg, sapendo che mi stava cercando. Quando è arrivata ha subito chiamato il 911 ed è salita con me in ambulanza. Sono stata in ospedale per circa una settima e lei continuava a dirmi quanto fossi stata stupida per aver fatto una cosa del genere. E io tenevo la mia bocca chiusa.

“Oh guarda, il tuo amato è qui.”
“Meg! Non dirlo neanche per scherzo, per favore. Sai che non mi piace quell’antipatico di un vecchietto.” Ci sussurriamo non appena il signore in questione entra nella stanza.
“Buon giorno, signor Waferton.”
“È Weselton. Buon giorno a lei, signorina Arendelle.”  Ops.. credo di avere qualche problema nel ricordarmi i nomi..
“Bene tutti sono qui. Iniziamo la riunione.” All’improvviso Anna parla. Tutti si siedono  e iniziano a prepararsi all’arrivo delle nuove informazioni e proposte e di conseguenza ad almeno una bella oretta noiosa e di sofferenza totale. A volte mi manca andare a scuola.
La riunione è finita sorprendentemente in fretta. Appena la commissione se ne è andata, io sono rimasta da sola con le mie scartoffie da sistemare. O almeno così pensavo.

“Elsa. Che cosa diavolo ti è passato per la mente?” Mi giro all’improvviso verso l’origine di quella voce familiare. Anna, perché ci ritroviamo sempre da sole in stanze quando e dove non dovremmo?
“Anna? Mi dispiace, ma non ho idea a cosa tu ti stia riferendo.”
“Ieri, al Reindeer’s Buddies. Perché hai colpito Hans in faccia?” e te pareva che lo veniva a scoprire. Sicuramente il bambinetto l’avrà chiamata ieri sera.
“Stava rimorchiando una ragazza. Kristoff e io lo abbiamo fermato.”
“Kristoff? Kristoff Bijorman?”
“Lo conosci?” La guardo curiosa e sorpresa.
“Sì, è mio cugino.” Oh.. allora sapeva..!? “Perché lo hai colpito? Non c’era Sven?”
“La guardia del corpo? Sì, era lì. Hans mi ha parlato, stava dicendo delle cose per niente gentile nei tuoi confronti. Credo che non sia stata in grado di controllarmi.”
“Elsa, non avresti dovuto farlo.” No, non ci sarebbe neanche dovuto esserci quella situazione, dovrebbe essere il tuo fidanzato e invece è come se se ne fregasse di tutto e tutti. Be’, vuole solo la tua compagnia dopo tutto.
“E lasciargli dire quelle cose? Mi dispiace ma io non sono come te. Non accetto qualcosa che non voglio o che non mi piace.” All’inizio mi è sembrata arrabbiata alla mia frase, ma poi vedo che il suo sguardo cambia espressione e ora c’è solo preoccupazione.
“Come sta la tua mano?”
“Cosa?”
“La tua mano. Fammi vedere.” Prende la mia mano destra e toglie via il guanto. “Oh Elsa..”
“Come fai a sapere quale mano fosse?” Non mi risponde. Va bene, posso indovinare: forse Kristoff? “Va bene. Non mi fa male.” Non quello per lo meno. Riprendo la mia mano. “Scusa, devo finire delle cose e poi ho la mia pausa pranzo.” Mi guarda come se le avessi appena ucciso il cucciolo.
“Ieri al lavoro ti sei scottata la mano sinistra.. ieri sera.. perché continui ad essere così sconsiderata?”
“Non sono affari tuoi.”
“Elsa..”
“Devo finire qui. Vattene per favore.” Aspetta per un altro po’ di tempo e vedendo che non le dico più nulla, prende e lascia la stanza. Io finisco di sistemare le mie carte e vado dal medico.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il dottore, riferendosi alle mie mani ha detto che non è niente di grave, proprio come aveva detto anche Kristoff. Il resto della giornata lavorativa va relativamente bene. Rimango nel mio box a fare le mie cose, Meg qualche volta viene a portarmi un caffè e a parlarmi semplicemente un poco. Non appena timbro il cartellino, decido di andare direttamente a casa, questa volta nessuna ferma in qualche pub o altro. Solo a casa. Ho bisogno di riposare. Sto per aprire la porta d’ingresso quando sento un rumore provenire dal dietro della mia auto, perciò vado a controllare e trovo questo piccolino: un cane. Un cucciolo. È un bel maschietto, un Husky Siberiano e i suoi occhi color ghiaccio son un qualcosa che da dell’incredibile. Pare non abbi mangiato per parecchio, quindi decido di prenderlo e portarlo in casa, fortunatamente non oppone resistenza e non è difficile tenerlo in braccio. Non c’è un collare, piuttosto che lasciarlo senza nome penso lo chiamerò Olaf, mi è sempre piaciuto questo nome. Ah, che bei ricordi..

Adesso mi ritrovo sul divano guardando come sia affascinando dallo schermo della televisione, c’è un documentario su Discovery Channel. Prima sono riuscita a dargli qualcosa da mangiare a caso però penso sia il caso di procurarmi del cibo adatto a lui. Potrei lasciarlo a casa da solo mentre vado al negozio? Sono le 21, probabilmente Meg è a casa a non far niente, posso chiederle se può tenerlo d’occhio per un poco.

Ding Dong

“Sì? Oh Elsa, cosa ti porta qui?”
“Meg, posso chiederti un favore? Ho trovato questo cucciolo, ma non ho nulla per lui, per questo volevo andar al negozio ma non mi sento sicura a lasciarlo da solo..”
“Certo, è a casa tua, no? Non ci son problemi! Aspetta che prendo il telefono.”
“Grazie mille.”
A volte è davvero una fortuna avere Meg che vive alla porta accanto. Dopo essermi rassicurato che Olaf non abbia alcuna intenzione di mangiarla, anche se onestamente credo che non potrebbe far del male ad una mosca, vado al negozio di alimentari per gli animali che c’è in città e dato che ci sono chiedo anche per un collare, dopo di che torno a casa. Come apro la porta d’ingresso vedo Olaf che sta beatamente dormendo sul ventre di Meg, è così dolce e questa visione mi fa scappar un aww e ciò fa sorride l’altra ragazza.
“È davvero un bravo ragazzo, sei fortunata!” le chiedo di rimanere per un tè e parliamo un poco.
“Ma, ti dirò.. avrei davvero voluto vedere la faccia di Hans quando gli hai tirato il pugno!”
“Era shockato! Non riesco a crederci che l’ho fatto.”
“Se l’è meritato. Comunque, cosa c’è? Ti turba qualcosa?”
“Mh.. penso che dovrei far qualcosa per Anna..”
 “Cara, lei dovrebbe far qualcosa, non tu. Hai già fatto abbastanza. È tempo per lei di aprire gli occhi”
“Mh..”
“Lo so, la ami ancora, ma guardati! La proteggi anche se non è il tuo compito. E se Hans..” riesco quasi a vedere delle lacrime nei suoi occhi. “Sai che voglio solo che tu sia felice, sei amica mia e mi preoccupo. Non ti stai prendendo cura di te.”
“Ho bisogno di sapere che sia al sicuro. Non voglio esser preoccupata per la sua sicurezza.” Mi dispiace Meg, ma lei è tutto per me.
“Sei davvero innamorata pazza, neh?” rimane per un secondo in silenzio prima di far un sospiro. “Va bene, troveremo qualcosa.” Mi abbraccia e poco dopo ci diamo la buona notte. Dopo aver sistemato la spesa sul tavolo della cucina, guardo il cagnolino addormentato. Non sono più da sola adesso grazie al piccoletto.

Dopo tanto tempo mi addormento con un sorriso sul volto.

Olaf mi sveglia saltandomi sulla pancia e sono solo le 7 di mattina, di un sabato mattina e ovviamente io preferirei dormire, ma no, lui non vuole.
“D’accordo! Mi alzo, mi alzo! Hai fame Olaf? Ieri ti ho preso qualcosa, vieni vieni!”
Andiamo in cucina e apro lo scaffale dove ho messo gli articoli comprati ieri. Pollo, speriamo gli piaccia, io non ho la benché minima esperienza con i cani, né con altri animali se è per quello. Fortunatamente sembra piacergli, siccome l’ha mangiato tutto in quasi un sol boccone. Però ora che ci penso potrebbe esser troppo presto per lui per del pollo, ma va be’, l’ha mangiato quindi penso sia okay..
“Credo dovremmo andar al parco dopo,” ne sembra contento, forse un po’ troppo siccome non fa altro che correre e abbaiare, è carino però.. “Mh.. dovremmo insegnarti le buone maniere, signorino.” Finalmente si ferma e mi guarda come se volesse dire “Cosa vuol dire?”.
Dopo aver cercato di insegnargli qualche ordine di base, come seduto, vieni qui, provo anche a spiegargli come deve comportarsi al guinzaglio, prima di uscire per andar al parco.

È una bella giornata soleggiata, nonostante sia ottobre, oggi c’è più caldo rispetto gli altri giorni. Nella tasca della mia giacca ho una pallina di tennis, sto pensando di
insegnargli a portarmela, così magari la mattina potrebbe prendere il giornale.
Non sono quel tipo di persona che ama fare sport, però correre, giocare con Olaf mi fa bene, mi piace. Mi aiuta a non pensare ad altre cose.
Sì, piacevole e tutto, però sono già stanca! Penso che l’anemia non sia d’accordo con tutto questo movimento, peccato. Mi riposerò un poco, dopotutto il signorino sta giocando con altri cani e non sono poi così preoccupata, non sembrano essere un pericolo e nel caso andasse troppo lontano, Olaf ha il collare con i miei dati.

Mi sono addormentata senza accorgermene e non so nemmeno per quanto tempo ho dormito. Non immaginavo di sentirmi così leggera, senza pensieri, e tutto grazie a quel piccoletto. Sono davvero contenta di averlo trovato, anche se penso che sia lui che abbia trovato me al momento giusto, se posso dirlo. Ho sempre voluto un animale, ma i miei genitori mi hanno sempre detto che non potevo averne uno perché, secondo loro, non me ne sarei presa cura e avrebbero dovuto pensarci loro.
Mi hanno diseredata, non sono più una Arendelle per loro. Dopo che hanno scoperto che sono lesbica, hanno preso le mie cose, chiamato un taxi e mi hanno mandata via dicendomi che dovevo andarmene e non chiedere di loro in futuro e non chiamarli per nessuna ragione al mondo. Mio padre era davvero arrabbiato, era un miracolo che non abbia alzato le mani. Per quanto riguarda mia madre invece, era triste. C’è sempre stata per me, mi ha sempre trattata come una principessa, era proprio l’opposto di mio padre. Lui assomigliava più ad un generale che ad un genitore. Dovevi ascoltarlo, ubbidirgli. Non era amorevole, onestamente dubito anche che mi abbia mai amata. Ricordo di una volta quando lo ascolta parlare con dei suoi colleghi, stava dicendo che avrebbe voluto avere un figlio, non una figlia e che era molto deluso e infastidito che sua moglie non potesse avere più figli. Mia madre ha perso 3 figli prima e dopo che nacqui. Per lei, ero una benedizione, ma non per mio padre evidentemente.

Sin da quando ero piccola, mio padre voleva che fossi la perfezione, continuava a dirmi “Elsa sei una femmina. Devi esser perfetta se vuoi rendermi orgoglioso di te. Non accetto fallimenti. Se fallisci, ne pagherai le conseguenze. Mi devi almeno questo.” A quei tempi non capivo cosa volesse dire, poi quando sentì quella conversazione tutto mi fu più chiaro. Avevo solo 14 anni, ogni giorno della mia vita ho cercato di dare il meglio, volevo esser perfetta, non volevo essere un fallimento per loro. Ma lo ero. Mi sono innamorata di una ragazza, non dissi loro chi fosse ovviamente. Dio. Non dissi assolutamente nulla a loro e non ho la minima idea di come l’hanno scoperto. So solo che l’hanno saputo.
Questi ultimi 3 mesi sono stati orrendi. Mi son ritrovata single, col cuore spezzato, senza casa, senza famiglia, da sola. L’unica cosa che avessi? Il lavoro. All’inizio Meg mi ha offerto di stare da lei, dopo circa una settimana la casa accanto era in vendita e ho colto subito l’occasione acquistandola. Se non avessi accettato l’insistenza di Meg nel conoscermi, mi domando dove sarei stata oggi.

Ed eccomi qua, sdraiata sull’erba, con un cane. Credo sia anche il momento di andare nonostante abbia ancora voglia di rimanere e magari giocare ancora un po’ con il mio piccolo Olaf, che a proposito chissà dove si è cacciato. Mi guardo attorno e lo trovo che sta giocando con un altro cane.
“Ehi Olaf, chi è il tuo amico?” risponde abbaiando felicemente e scodinzolando come un forsennato. Gioca con un cane più grande di lui e mi ricorda un pastore tedesco.
“Si chiama Marshmallow.” Mi giro. “Oh, ciao Elsa, è bello vederti di nuovo.”
“Kristoff, giusto? Bello anche per me.”
“Come stai? La tua mano?” Mi sorride e osserva l’arto.
“Tutto okay, grazie. Sono andata dal dottore ieri, devo prendermene cura e metterci su una pomata.”
“Buono buono, cerca di stare più attenta a prossima volta, ok?” decidiamo di sederci ad una panchina, sempre mantenendo d’occhio i nostri cani.
“Come si chiama?”
“Olaf. L’ho trovato ieri, non aveva un collare e quando l’ho guardato meglio non aveva neanche il microchip, perciò ho pensato fosse un randagio. Era affamato e non potevo di certo lasciarlo lì.”
“Sei davvero una brava persona, sai? Penso abbia 2 o 3 mesi, un husky siberiano.. dovresti prepararti per i prossimi mesi! Diventerà molto più grande e perderà tanto pelo, ti divertirai moltissimo e poi si sa.. quella razza è iperattiva.” Scoppia a ridere notando cosa stia accadendo di fronte a noi: Olaf sta cercando di scavalcare Marshmallow, ma è più grande, perciò continua a fallire e fallire. Io non posso far altro che sorridere.
“Ne sai di cose sui cani.”
“Be’, vivevo in una fattori e avevamo dei cani. Marshmallow è il figlio della mia cara Sally e adesso lui ha 2 anni.”
“Che nome strano per un cane..”
“Be’, la mia sorellina ha scelto il nome, non potevo dirle di no.. Però io lo chiamo Marsh.”

Abbiamo passato circa un ora a parlare dei cani, che ora stanno riposando sotto l’ombra di un albero. Olaf è accanto all’altro, il quale gli sta leccando la testolina, è come se Marsh fosse diventato suo fratello maggiore.
“Hai avuto dei problemi al pub dopo quello che è successo con Hans?”
“No, abbiamo trovato il modo di tenere le cose tranquille, un compromesso che ha accettato. Deve starci semplicemente lontano. A te ha causato dei problemi?”
“No, non l’ho visto, ma la sua fidanzata sì.”
“Era arrabbiata con te!?”
“Be’.. mi ha detto che non avrei dovuto tirargli un pugno.”
“Le hai detto quello che è successo?” mi continua a guardare con occhi spalancati, scommetto che starà pensando qualcosa del tipo che sia strana ad agire come ha agito.
“Sì, ma come ti ho detto: è meglio non parlar delle sue decisioni.”
“Mi dirai il perché un giorno?”
“Posso dirti questo, voglio che sia felice e sono sicura che con Hans non lo sarà mai.” Controllo il mio orologio per vedere che ore si sian fatte. “Mi spiace, penso sia il momento di andare per me ed Olaf.”
“Certo, nessun problema. Dovrei andar anche al pub. A proposito, sentiti libera di tornarci quando vuoi. Ah, perché non vieni questa sera? Ci sono dei gruppi che suonano dal vivo, potrebbe interessarti?”
“Sembra bello, ci penserò su. Dovrei anche scusarmi con Sven per non avergli permesso di picchiare Hans.” Sorridiamo un attimo prima di salutarci.
“Aspetterò la tua visita allora. Marsh! Andiamo!” Marshmallow si alza, guarda ad Olaf e corre dal suo padrone. “È stato bello parlare con te, ci vediamo.” Mentre se sta andando via sento che dice “spero che voi due facciate pace. Ti vuole bene, e anche te gliene vuoi.” E dopo di che è fuori dal parco. 

 

NdR: Ehi! Sì, sono ancora viva e la storia non è stata abbandonata! O meglio.. in questo luuungo periodo sì e mi dispiace terribilmente.. ma non ho proprio avuto quella voglia e quel pizzico di tempo per poterla sistemare e tradurla. Come mi pare di avervi già accennato, questa mia storia è nata in inglese, l'ho finita e completata già da un po', però mi son trovata anche un poco indaffarata con altre cose e non ho avuto modo di continuare con le traduzioni. Mi dispiace, però ci sono ancora e questa storia giungerà al suo compimento e voi potrete leggerla! 
Allora.. prima di tutto, grazie a chi ha mostrato interesse, e spero che il capitolo sia di vostro gradimento! Cercherò di non farvi attendere eccessivamente i prossimi capitoli, alcuni sono già pronti però vanno revisionati. Sicuramente ci saranno degli errori e se li trovate vi prego di farmeli notare che provvederò a rimediarli appena possibile. Così come farmi sapere la vostra opinione, sempre se volete, non vi obbligo di certo, però fa sempre piacere sapere che cosa ne pensate.
Quindi.. godetevi il capitolo e alla prossima!! Buon fine settimana a tutti!
Christy

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Come siamo tornati a casa, Olaf crolla sul divano mentre io sto al tavolo della cucina a lavorare per qualche ora. Dopo un po’ mi ricordo che Kristoff ha nominato una serata musical al suo pub, dovrei andarci, un cambio d’aria potrebbe essermi utile, in più Hans non ci sarà. Andarci da sola non mi va, potrei chiedere a Meg se ha qualcosa in programma e se è libera potrebbe venir con me.
“Ehilà Elsa! Che succede?”
“Ciao, hai da fare?” ‘Per favore di’ di no.. di’ di no’.
“No, perché?”
“Ti va di venire con me al Reindeer’s Buddies? Ci son dei gruppi che suonano dal vivo.”
“Mh è quel nuovo pub, giusto? Va bene dai. Ma aspetta, Olaf?”
“Sta dormendo.. può stare da solo, credo.. in ogni caso gli ho lasciato del cibo e dell’acqua.”
“Bene, vado a cambiarmi in qualcosa più da.. pub.”

Mi abbandona nel suo soggiorno, semplicemente guardando in giro per casa sua si capisce che è un’amante della storia dell’antica Grecia: meravigliose fotografie di alcune rune, piccole riproduzioni delle statue delle muse. Una volta mi ha raccontando del suo viaggio in Grecia, quando ha visitato Atene. Le è piaciuto particolarmente il Partenone, o se dovessi dire la verità, la guida. Era un giovane greco, ricordo che dopo che mi disse il nome la prima cosa che ho detto fu qualcosa simile a “Sei sicuro sia qualcuno di reale? Perché Hercules era una figura mitologica.” Passarono tutto il tempo a flirtare, mi aveva detto che si era innamorata di lui ma lui non doveva saperlo, le dissi che era una stronzata. Mi disse “Ci penserò su.” E io le risposi “Non troppo.” E adesso stanno insieme, vivono nella stessa casa e sono sicura che lui stia pensando al matrimonio, ma non sa quando e come proporglielo. Ha chiesto a me il permesso di prenderla in mano, come se io fossi suo padre, è stata una cosa carina alla fin della fiera.
Meg è un’orfana, quando ha incontrato Herk (lei lo chiama Megafusto e se devo scegliere preferisco chiamarlo Herk, onestamente) lei gli disse che io era la sua migliore amica, quasi una sorella. Un giorno è venuto a casa mia, era preoccupato e il primo pensiero che mi balzò in mente era che fosse successo qualcosa a Meg, ma poi si è seduto sul divano, preso le mie mani (ricordo di aver pensato ‘Oh mio dio, che cosa sta facendo!?’) e mi disse “Elsa, so che sei come una sorella per Meg. Io-io volevo chiederti una cosa.” Mi ero già fatta un’idea, ma lo lasciai continuare. “La amo molto. E sono qui per chiedere la tua benedizione e permesso per prendere la sua mano in matrimonio.” Gli sorrisi. “Hai il mio permesso, ma ti avviso. Se la farai soffrire, tu soffrirai di più di certo. È una brava ragazza, ti ama e non ho alcun dubbio che dirà sì.”
In questo momento Herk non è in città, è dovuto tornare a casa sua in Grecia per la nascita di sua nipote. Voleva che Meg andasse con lui, ma ha detto che non poteva, perciò è andato da solo. Sto ancora aspettando che mi dica come mai non sia andata, continua a evitare di rispondere a quella domanda.

Dopo qualche minuto ritorna e siamo pronte per andare.
“Allora Meg, berrai qualcosa? Pago io.”
“No, non mi va di bere. Te?”
“Sì..forse una birra.” Ora sono perplessa, di solito quando ci metto io i soldi non si preoccupa di bere come un’alcolizzata. Potrebbe essere che-
“Bene, prendiamo la mia auto!”

Non ho neanche messo piede che subito trovo un volto familiare.
“Buona sera Sven, volevo scusarmi con te per non averti dato modo di gestire la situazione con Hans.” Gli offro una mano e lo guardo dandogli un sorriso sincero.
“Va bene, spero non sia la mano infortunata.” Scuoto la testa e allora lui annuisce e ricambia il sorriso stringendomi la mano.
“Elsa! Sei venuta! È bello rivederti.” Vedo Kristoff salutarmi con la mano verso il bancone, e dopo aver salutato l’omone mi avvio verso il biondo.
“Sì, non avevo molto da fare, perciò ho deciso di venire e cogliere l’occasione per parlar con Sven.”
“Buono. Come sta Olaf? Marsh sta aspettando di giocare di nuovo con lui.”
“Sta bene, l’ho lasciato dormire. Penso non veda l’ora anche lui.” Vedo Meg che mi guarda confusamente. “Kristoff, questa è Meg. Meg questo è Kristoff, il proprietario.”
“Piacere di conoscerti.” I due dicono all’unisono. Dopo le presentazioni decidiamo di ordinare, lei prende una coca cola e io una birra.

Presto uno ad uno i gruppi iniziano a suonare. È piacevole, ci sono alcune belle canzoni, altre.. be’, diciamo solo che ognuno ha i propri gusti. Ammetto che sto avendo una bella serata, Meg sta cercando di farmi ballare, anche se sa bene che io non ballo, perciò ora sta chiacchierando con altri e dicendo quanto sia una guastafeste, io non faccio altro che sorriderle.
“Tutto bene, Elsa? La prossima canzone non è di un gruppo, ma un solista. Penso ti piacerà. Eccoti la birra.” Ringrazio Kristoff e lo guardo curiosamente, non avevo ordinato nulla, ma l’unica cosa che fa? Sorride a chi sta sul palco, perciò mi giro verso di esso.

Oh, ora capisco perché l’ha detto.

Ero al mio ultimo anno delle elementari, avevamo la lezione di musica e io sono arrivata tardi a scuola perché la macchina dei miei genitori non funzionava. Era una mattina invernale, c’era della neve che iniziava a scendere dal cielo. Era bellissimo. Stavo per entrare in classe e sentii qualcosa: la voce di una bambina, una voce familiare. Non era del mio anno, ma era nella mia classe perché era davvero brava a musica. Ho aperto la porta silenziosamente, accanto alla maestra c’era questa piccola rossa, era fantastica. E lo è ancora. rimasi lì con la bocca aperta, come una stupida a guardare la mia cara amia che cantava una canzone natalizia, ci stavo praticando per un musical che avremmo portato in scena prima delle vacanze invernali.
Penso che quello fu il giorno in cui mi innamorai per la prima e unica volta nella mia vita.

“Chiudi la bocca o ingoierai una mosca.”
“K-Kristoff?? Non ero.. Io non..” serro la mandibola alla mascella velocemente.
“Sì, sì certo, ti piace quello che vedi, eh?”
Eh porca sì, sul palco c’era la mia Anna, oh be’, so che non è mia, ma il mio cuore è stato rapito da lei molto molto tempo fa. Sta indossando un bel vestito viola, capelli sciolti, le sta davvero bene, sembra una principessa. Riconosco la canzone e sorrido. Non riesco a crederci che si ricorda.

“If I could fall
Into the sky
Do you think time
Would pass me by
‘Cause you know I’d walk a Thousand miles
If I could
Just see you
Tonight”

Mi sta guardando sorridendomi, io la osservo con un po’ di tristezza nei miei occhi, perché stai cantando questa canzone? Mica ti devi sposare con lui? Perché sei su quel palco invece che pomiciare con il tuo fidanzato a casa o mettergli del ghiaccio sul volto? E perché sono bloccata qui? Non riesco a guardar da un’altra parte. I miei occhi sono fissi ai tuoi.

“And, I, I
Don’t want to let you know
I, I
Drown in your memory
I, I
Don’t want to let this go
I, I
Don’t..”

Vedo qualcosa nei tuoi occhi.

“And I still need you
And I still need you
And now I wonder..”

Lacrime? Ma perchè? Ho bisogno di una pausa.
“Meg, vado in bagno.”
“Elsa? Okay..”
Questa canzone. Non ci credo che la sta cantando. Che cosa diavolo sta cercando di fare? Spezzarmi il cuore ancora e ancora? Mi sento una stupida, scappare via da cosa? Una canzone? Wow Elsa, sei proprio un’adulta.

Toc Toc

“Occupato!” Eh dai, ho bisogno del tempo da sola.
“Com’è possibile che ci incontriamo sempre nei bagni?” Che!? Ancora? Davvero? Apro la porto e vedo il suo sorriso.
“Anna.”
“Elsa. Bello vederti qui, be’ non qui nel bagno, ma nel pub di Kristoff.”
“Sì, be’ volevo solo dire ciao, non ho intenzione di star qui a lungo.”
“Sicura? Son quasi 2 ore che sei qui.”
“C’erano dei gruppi bravi.”
“Quello è vero. Allora, cosa ne pensi della mia performance? Stavi fissando.” Arrossisco. Maledizione, quindi ha notato.
“Perché l’hai cantata?”
“Perché lo penso davvero.”
“Che cosa vuoi dire?”
“Ho pensato a molte cose in questi giorni.”
“Quali cose?”
Noi.” Oh, il mio cuore. Non ci provare. Perché stai facendo un passo in avanti?

“Anna, se stai per-” non riesco a concludere la mia frase perché sento qualcosa sulla mia bocca. Le sue labbra. Che cosa sta facendo?
“Che cosa-” provo ad allontanarla ma come risponde? Baciandomi di nuovo.
Oh Dio, quando mi sono mancate quelle labbra sulle mie. Sono così morbide, non riesco a controllarmi, ricambio il bacio. Sento un desiderio dentro di me cresce dopo ogni secondo, non pensavo che questo potesse accadere. Non sento tracce di alcol, lo starà facendo di sua spontanea volontà quindi? Be’, dovrei smetterla di pensare e baciarla e basta, non so se mai avrò un’altra chance.
La bacio, come ai vecchi tempi con quella passione che viene dritta dal cuore, le nostre labbra si incontrano più di una volta, e riesco a sentire la sua lingua che chiede il permesso per entrare, e glielo concedo. La mia lingua accarezza la sua, sento un brivido percorrermi la schiena. Le sue mani mi tengono il volto, le mie le carezzano i capelli. Mi spinge al muro e mi bacia con ancora più passione se è possibile. Una sua gamba è tra le mie, sento che so per perdere il controllo sempre di più. Dio. Mi sento bagnata e penso che l’abbia notato siccome percepisco il suo sorriso. Il suo ginocchio inizia a muoversi contro l’intimo, oh mio.. perché ho deciso di indossare una gonna? La stringo a me, non voglio lasciarla andare, è qui, è mia- no aspetta. Cosa sto facendo!?

“Anna, aspetta..” devo fermarlo, non posso farlo, non qui, non ora.
“Elsa, cosa? So che lo vuoi, dai.”
“Anna, ferma. Non possiamo.”
“Perché? Mi ami. Mi vuoi. Allora perché no?”
Tu mi vuoi? Tu mi ami?” Anna fa un passo indietro, osservandomi, sta per parlare. Voglio veramente sapere la risposta? Cazzo sì. E questa volta, non ci sono colleghi che verranno ad aprire la maledetta porta.

 

Ndr: Ciao di nuovo!! Allora.. mi sentivo talmente in colpa che ho deciso di far doppio aggiornamento e darvi un'altro capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Prossimamente arrivano gli altri. Buona serata e buon weekend!
Christy
P.S. Per chi fosse interessato, la canzone è: A Thousand Miles di Vanessa Carlton.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Non so che cosa aspettarmi. Mi trovo davanti a lei, guardando la sua bocca muoversi. Le sue bellissime labbra con le quali abbiam condiviso un bacio pochi istanti fa. Non penso che lei mi voglia o voglia questo tipo di relazione, è scappata una volta, perché non farlo di nuovo?
“Ti amo e non c’è alcun dubbio al riguardo. Ti ho sempre amata,” wow, si sente così e sposa lo stesso Hans. Coerenza? Dove sei? Vorrei davvero tanto interromperla, però no, ho bisogno di sentirlo.
“So che ti ho lasciata senza darti alcun tipo di spiegazione, non potevo dartene di alcun tipo, perché ero spaventata. Ero spaventata per te. Come ti ho detto l’altro giorno.. se i miei genitori avessero scoperto che eri tu, ti avrebbero reso la vita un inferno. Ai tempi eri impiegata di mio padre, non mia. Non potevo proteggerti. Mio padre mi disse che se non sposavo Hans, avrei perso la mia porzione di azioni della compagnia, il mio diritto di dirigerla, il mio essere figlia loro. Non potevo permettermi che accadesse. Perciò ho accettato la loro proposta, anche se avessi detto no, non avrei avuto comunque alcun tipo di scelta, si erano già messi d’accordo con Hans.”

D’accordo, ho ascoltato abbastanza.

“Anna, hai una scelta. Te l’ho detto. Non mi sarebbe importato cosa mi avrebbero fatto i tuoi genitori. Ti stai comportando come una bambina, ma non lo sei, ricordatelo. Se il tuo matrimonio è solo un accordo economico c’è sicuramente qualcosa che tu possa fare. Il matrimonio non è l’unica modo per avere partner commerciali o far fondere due compagnie. Sei tu il capo, dovresti saperlo. Stai per sposare Hans, hai detto sai che tipo sia. Lo ami?”
“No.”
“Allora penso che tu sappia cosa dovresti fare. I tuoi genitori non hanno alcun potere su di te. Tu sei chi sei, hai tutto il diritto di prendere le decisioni per te stessa, da te.” Spero che capirà.
“Sai cosa, Anna? Non venire da me, non parlarmi. Vieni una volta che avrai preso la tua scelta. Quando sarai un’adulta.” Non so se io posso starti lontata, ti amo, hai detto che mi ami, be’, aspetterò e vedrò se ciò che dici sia vero.
“Elsa, ascolta..”
“Ah, un’ultima cosa, i baci. Sì non erano male e mi sono mancati, però penso che sia stato un errore. Ci si vede.” Faccio per uscire quando sento la sua voce, bassa. Non mi giro, ma sto per qualche secondo in più per cercare di ascoltare.
Anche a me sono mancati..” Be’, spero che qualsiasi cosa abbia detto non fosse nulla di negativo. Anche se sembrava stesse sorridendo da giudicar dal tono.

Torno da Meg che sta mangiando delle patatine e chiacchierando con Kristoff.
“Salve, Regina di Ghiaccio. Sei stata in bagno parecchio. Oh, ora capisco. Grande!”
“Che?” vedo Anna uscire dalla porta. “No Meg, non iniziare-”
“Cosa avete fatto? Dai! Puoi dirmelo? L’hai baciata? O avete fatto qualcosa di più..?”
“Meg, smettila per favore! Abbiamo solo parlato, niente di più.”
“Sì, sì, ti conosco e so che quello non è il tuo rossetto.” Oh Dio. Non mi sono neanche controllata prima di uscire, quindi non me ne sono accorta di avere il suo rossetto. Sento una risata, anzi mi correggo delle risate. Pure Kristoff!?!
“Be’, Elsa penso che tu ed Anna abbiate fatto pace.”
“Kristoff, sai, potevi dirmelo che eri suo cugino!”
“Oooh davvero? Anna ha un così be cugino? Dev’esser genetico.”
“Meg, per favore! Pensa a Herk, pover uomo.”
“Penso a lui ogni singolo giorno e lo sai questo, però devi ammetterlo: sia Kristoff che Anna non sono per niente male.”
“Be’, non so Kristoff, ma Anna sì.. è fantastica.”
“Elsa, non volevo dirtelo perché volevo conoscerti prima, conoscere la ragazza che ama. Parla molto di te, sai? Ogni giorno ad ogni ora. Non parla di Hans come parla di te. Sta soffrendo a causa di questa situazione, lo sai?”
“È un’adulta. Se non è ciò che vuole allora dovrebbe fare qualcosa al riguardo.”
“Non è così facile..”
“Be’ allora faremo qualcosa.” Kristoff ed io guardiam Meg, che sta bevendo un’altra coca cola. Mi ha detto la stessa cosa l’altra sera, la prende sul serio.
“Bene, ci faremo venire delle idee.” Sorridiamo tutti assieme.

Osservo il palco, un altro gruppo si accinge a suonare, penso sia l’ultimo della serata. Cosa è successo con Anna prima era bello, mi è mancato molto, ma non voglio baciare la ragazza di qualcun altro. Non voglio pensare che quelle stesse labbra possano essere, siano, baciate da quel coglione.  Se devo esser sincera voglio che riaccada di nuovo, se ce ne sarà una, e nel caso Anna sarebbe mia.

Una volta che la serata è finita, Meg e io torniamo a casa e Olaf sta ancora dormendo sul divano con uno dei cuscini in bocca. Chiedo a Meg se vuole rimanere ancora un poco con me, dopo tutto non è tanto tardi e domani non si lavora, il bello della domenica.
“Allora Meg cara, piaciuta la serata?”
“Sì, non era male. Te invece? Come è stato in bagno con Anna? Dai, sono la tua migliore amica e voglio dettagli!”
“Davvero? Va bene, ti dirò tutto,” vedrei il suo entusiasmo a miglia di distanza, è proprio la tipica ragazza amante dei gossip. “ma prima ho bisogno di chiederti una cosa e devi rispondermi se no non ti dico un tubo.”
“Certo che ti risponderò. Chiedi pure.”
“Sei incinta?” sospira e sorride.
“Sì, lo sono. Volevo dirtelo non appena l’ho scoperto, ma volevo essere sicura prima. Sto avendo un bambino.” Si vede chiaramente la gioia nei suoi occhi, ne è così felice. Sono sicura che sarà un’ottima madre.
“L’hai detto a Herk? Com’è stata la sua reazione? Da quanto sei incinta?”
“Non gliel’ho detto, da circa un mese. Sono andata dal ginecologo settimana scorsa, dopo che Herk è partito, mi ha confermato la gravidanza. Non gliel’ho detto perché so quanto lui voglia avere un bambino, ma ho avuto dei problemi.. e non sapevo se potessi rimanere incinta. Una volta che torna gli dirò tutto.”
“Sono davvero felice per te Meg e sono sicura che lo sarà anche lui! Stai per diventare mamma! Meraviglioso.”
“Sì. Ora devi dirmi tutto!” Ed eccola qui che la curiosità torna a regnare sovrana, e io che speravo se ne fosse dimenticata.
“Allora, praticamente sono andata in bagno e si è presentata all’improvviso, abbiamo parlato della canzone e mi ha baciata,-”
“Oh! Ti ha baciata lei per prima? E io che pensavo che l’avresti fatto tu.. maledizione ho perso la scommessa.”
“Che? Sei seria? Pensavi che io.. aspetta, c’era una scommessa!?”
“Sì con il tizio del bar, Kristoff. Abbiamo visto Anna andare in bagno e abbiam pensato a chi avrebbe fatto la mossa per prima. Continuava a dire Anna. Ha vinto! Maledizione..”
“Be’ tante grazie.. e te eri lì a pensare che i miei ormoni avrebbero vinto?”
“Sinceramente? Sì, e dai! La guardi come se fosse una bistecca! Morivi dalla voglia di baciarla, o sbaglio?”
“No.. non sbagli.. mentirei se dicessi che non mi è piaciuto o non lo volevo. Ci siamo baciate ma l’ho terminato io, non volevo baciare una ragazza che non fosse la mia. Ne abbiamo parlato, mi ha detto perché sta con Hans e di perché mi ha lasciata. Ho finito col dirle di starmi lontana e di non parlarmi fin quando non avrà preso una decisione. Riguardo Hans. Non posso stare lì in ufficio e guardare Anna.. o lei con lui. Probabilmente potrei fare qualcosa di cui mi pentirei, perciò è la scelta giusta che lei stia lontana per un po’.”
“Ma tu puoi starle lontana? Ti conosco e so quanto la ami e sei sicura che questa sia davvero la cosa giusta da fare?”
“Sì lo sono e penso che lo sai anche tu.”
“Deve capire. Sì, delle volte è una bambina, ma ha 25 anni, è giovane. Forse Kristoff può far qualcosa, dopo tutto è suo cugino.”
“Forse.. comunque, aiutami a starle lontana, in caso i miei ormoni non vogliano starmi ad ascoltare.” Scoppia a ridere alla mia pseudo battuta e io non posso far altro che sorridere. Dopo qualche altro minuto decide di andare a casa, ci abbracciamo e ci auguriamo la buona notte.

Olaf sta ancora dormendo e ho la sensazione che domani mi farà svegliare molto presto. Gli carezzo la testolina, dovrei pensarci di più riguardo ciò che ha detto Kristoff: quando crescerà perderà parecchio pelo. Un cane è una responsabilità, un po’ come avere un figlio. Oh, sono una mamma proprio come Meg fra qualche mese! Forte. No aspetta, che sto dicendo? Penso che dovrei andare a dormire,sto iniziando ad avere dei pensieri strani.
Mi avvio in camera da letto e controllo il mio telefono per vedere ce si sono dei messaggi, ed ecco che vedo un messaggio da un numero sconosciuto.

“Elsa Arendelle,
Stai lontana da Anna Rossi se non vuoi avere problemi.”

Okay, questo è strano. Nessuno ha il mio numero, be’ Meg, Anna e la direttrice delle risorse umane, di cui non ricordo il nome. Credo di avere qualche problema con i nomi. Non riesco a pensare bene adesso, penso parlerò domani con Meg. Ma perché qualcuno dovrebbe mandarmi un messaggio del genere? Credo di essermene stata lontana da lei abbastanza e a lungo, non parliamo molto quando siamo insieme e poi nel caso è sempre qualcosa legato al lavoro, solo stasera al pub c’è stata un qualcosa simile ad una riconnessione. Non penso di aver visto qualcuno del lavoro o qualcuno che ci stesse osservando.

 

NdR: Ehilà gente, come avevo accennato precedentemente.. le parti in corsivo e sottolineate son in lingua straniera, siccome la storia era nata in inglese e ambientata appunto negli Stati Uniti. La storia sta iniziando a prendere una certa piega, e spero il capitolo vi piacerà! Così come gli altri.
Buona giornata a tutti!
Christy

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Sono riuscita a dormire un po’ , avrei voluto di più ma Olaf ha troppa voglia di giocare e uscire e perciò mi sveglia alle 8 di mattina. Dopo una colazione veloce andiamo al parco, mi piace questa nuova routine, almeno non sono sempre a casa o al lavoro. Un po’ di aria fresca fa sempre bene.

Mi compro un caffè mantenendo sempre un occhio puntato sul piccoletto.
“Giorno Elsa.” Kristoff si avvicina e mi sorride.
“Oh, giorno a te, come stai?”
“Bene grazie, te e Olaf? Dormito bene?”
“Sì grazie. Penso che Marsh e Olaf siano diventati dei grandi amici, guarda là.”
Si stanno inseguendo giocosamente, è divertente vedere un cucciolo come Olaf rincorrere un cane più grande.
“Fa bene loro, dimmi. Tutti, animali ed umani hanno bisogno di qualcuno.” Sì, ha ragione. Esseri umani, come gli animali, non sono fatti per starsene da soli. Prima o poi siamo destinati a stare con qualcuno.
“Esatto, dimmi: hai qualcuno di speciale accanto a te?” vedo il suo volto diventare sempre più rosso. È davvero buffo.
“Ehm.. ecco, potrebbe esserci qualcuno..”
“Oh! Chi è? Me lo devi.”
“Che? Ti devo cosa?!”
“Be’.. ieri hai vinto una scommessa: Anna è stata colei che ha iniziato il bacio.”
“Ah, quello, be’, sapevo che avrei vinto.”
“Non è corretto così, povera Meg.. allora, chi è?”
“Mh te lo dirò la prossima volta che verrai al pub.” Sorride e va da Marshmallow. Lo seguo per poter andar a recuperare il mio Olaf. “Ci vediamo Elsa, devo andare veramente.”
“Sì sì.. va’ via! Ci si vede!” ci salutiamo e poco dopo io il mio piccolo husky rimaniamo da soli al parco.

Pare che il piccoletto non abbia alcuna intenzione di tornare a casa, siccome sta passando quasi tutto il tempo ad inseguire uccelli e ad abbagliargli contro. Nel frattempo colgo l’occasione per sedermi ad una panchina e iniziare il libro che mi sto portando appresso da qualche giorno.
Avrò fatto la cosa giusto riguardo ad Anna? Ho detto che avrei combattuto per lei nonostante tutto e i miei sentimenti non sono cambiati. Voglio solamente essere sicura che lei voglia stare con me e non con Hans, nel caso. Si sta comportando veramente in maniera infantile. Spero che lo capirà presto. Ad ogni modo devo scoprire chi mi ha inviato quel messaggio ieri, peccato non si vedesse il numero.

Ormai sono passate due ore da quando siamo qui, Olaf è pieno di energie e continua a fare amicizia con ogni cane del parco, è proprio il mio contrario, altro che tale cane tale padrone.
“Oh guarda chi c’è! Buon giorno Elsa.” Anche qui?
“Giorno Anna, che ci fai qui?”
“Sto cercando una mia amica, ti ricordi di Belle?”
“Mh sì, la francese che vive nella libreria.”
“Non vive lì..”
“Lo so, è solo un modo di dire. Allora, l’hai trovata?”
“No, non è ancora qui, aspetto. Posso sedermi accanto a te?” No. Non puoi.
“Sì, nessun problema.” Oh e dai! Il mio corpo proprio non vuole a starmi a sentire. Olaf ci sta guardando, soprattutto ad Anna con aria sospetta, corre nella nostra direzione e noto subito la paura in Anna.
“Olaf, piccolo, non preoccuparti, è un’amica.”
Olaf?” il cucciolo smette di abbagliare e inizia ad annusare la rossa. “Hai un cane? Da quando?”
“L’ho trovato qualche giorno fa.”
“È carino.” La sua mano carezza la testa del cucciolo. “L’hai chiamato Olaf..”
Quel nome le ricorda qualcosa. Esatto Anna.
“Sì.”

Una delle prime volte che ci era permesso di stare fuori e giocare con la neve, la passavamo a fare dei pupazzi di neve, Anna li ha sempre amati. I primi non erano questo granché ma dopo qualche tentativo nacque questo bel pupazzo con una grande carota come naso e decidemmo di chiamarlo Olaf.
“Olaf, ti piacciono i caldi abbracci? Il cagnolino osserva alla rossa tutto contento e la sua coda inizia a scodinzolare all’impazzata. Lei sorride e lo abbraccia. “Proprio come il nostro piccolo amico di neve, neh Elsa?” e a me scappa un sorriso. Si ricorda.

“Anna!”
Oh, salut Belle! Tu es arrivée.” 
Oui, excuse moi pour l’attente.. Elle est Elsa, pourquoi tu es avec elle ?
Je étais attente et j’ai vu Elsa. Sois poli. Dites-elle ‘bonjour’.
“Buon giorno Elsa.”
“Giorno Belle, come stai? Ne è passato di tempo.”
“Già, da quando vi siete lasciate.” Belle, non le sono mai piaciuta e ancora non riesco a capirne il motivo, ma onestamente? Non mi interessa. “Allora, allons? Ciao.”
“Sì, andiamo. Ciao Elsa, ciao Olaf è stato un piacere conoscerti.” Mi manda uno sguardo triste e se ne va via con l’altra ragazza.
“Bene amico, penso sia il tempo di andare anche noi due. Andiamo a casa, scommetto che sei affamato.” Recupero il guinzaglio e iniziamo a camminare verso casa.

Non appena varco la soglia di casa il telefono suona, lo prendo dalla tasca della giacca. Un altro messaggio.

“Ti ho detto di starle lontano.”

Davvero? Preparo le ciotole con l’acqua e del cibo per il piccolo husky e chiamo Meg.
“Dobbiamo parlare.”
 

“Quindi, se ho capito bene c’è questo sconosciuto, o sconosciuta che sia, e ti manda dei messaggi. Come diavolo ha fatto ad avere il tuo numero? Non sei quel tipo di persona che da il proprio numero di telefono a cani e porci per la strada.” Rilegge il sms che ho ricevuto poco prima. Sembra arrabbiata e fortunatamente è incinta e non può essere troppo violenta, conoscendola potrebbe far qualche danno.
“È quello che mi sto domandando. Chi è sto sconosciuto. Ma la cosa più importante come fa a sapere che ho parlato con Anna? Be’ tecnicamente lei è stata la prima ad approcciarmi.. ma va be’ questo non importa. Questa persona mi sta seguendo? E se così fosse perché non l’ho vista? Sono sicura che al bar e al parco nessuno che conosca era presente.”
“Forse potremmo chiedere a Phil, il migliore amico di Herk che lavora nella polizia. Potrebbe esserci di aiuto. Ma prima di andarci, - è alla stazione per degli straordinari siccome vuole comprarsi casa nuova, e sarebbe l’ora direi.. – perché non mangiato qualcosa? Scusa ma sto morendo di fame..”
“Sì tranquilla, cosa vorresti mangiare?”
“Pizza!”

 Dopo pranzo, andiamo alla stazione a cercare Phil. Se sei una ragazza, una di quelle belle secondo la sua mente, meglio aver attenzione: è come un satiro, non puoi esser al sicuro con lui. Ciò nonostante è davvero una brava persona.
Lo troviamo alla macchinetta del caffè. È più basso degli altri poliziotti e mi piacerebbe sapere come abbia fatto a diventarne uno siccome ho sempre saputo che esistono dei limiti d’altezza. Be’, è bravo al suo lavoro quindi penso sia ok. Mi guardo attorno, non sono mai stata in una stazione di polizia prima, ma non è male come posto considerando tutto.
“Oh ciao Meg. Cosa ti porta qui? E con una splendida amica..”
“Phil. Le mani. È Elsa, ricordi?”
“Ah! Elsa, scusami non ti ho riconosciuta da dietro. Come state signorine?”
“Tutto bene grazie, ma la nostra piccola biondina ha un problemino.”
“Che tipo di problema? Per favore, sedetevi pure.” Oh che bel divano. Sì questo è sarcasmo.
“Allora.. recentemente ho ricevuto dei messaggi da un numero sconosciuto.. e sta iniziando a sembrare particolarmente strana la situazione. Quindi.. mi piacerebbe sapere se tu possa fare qualcosa al riguardo.” Gli passo il mio telefono.
“Be’ dovrei controllarlo. Posso chiedere a qualche mio collega e vedere cosa riusciamo a trovare. Sei stata minacciata? So che sei una brava persona ma per caso pensi che qualcuno possa avercela contro di te per qualche ragione?”
“Non sono sicura.. qualche giorno fa ho avuto una discussione con questo tipo..” ma non penso sia lui. Non lo so, ma qualcosa mi dice che non è lui a mandarmi i messaggi.
“Hans Southers. È il fidanzato della sua ex-ragazza, Anna Rossi.” Meg mi interrompe.
“Okay ragazze. Oggi non è una giornata piena perciò posso iniziare sin da subito con qualche ricerca.”
“Grazie mille Phil.”
“È un piacere. Ho bisogno di sapere qualche informazioni, come password e poi puoi riavere il tuo telefono.”
Dopo che lui ha fatto le sue.. cose d’ufficio, torniamo a casa. Spero trovi qualcosa, voglio sapere chi ci sia dietro a tutto questo.
“Elsa, non preoccuparti, Phil è in gamba. Troverà qualcosa e poi tiriamo qualche calcio in culo a sto sconosciuto.”
“Be’, io gli tirerò qualche calcio in culo, tu.. meglio di no.”
“Stai davvero giocando la carta del sei incinta?”
“Già. Ti voglio bene!”
“Sì, sì..” iniziamo a ridere. Osservo il mio telefono, penso ci sia qualcosa di grosso dietro tutto questo. Forse qualcosa collegato ad Anna e la sua azienda? Non saprei.. penso che dei problemi stiano arrivando. Spero di sbagliarmi e che Hans voglia solo fare il coglione. Una vendetta per via del pugno? Spero solo che questa situazione riguardi solo me e non Anna. Maledetti telefoni. Perché qualcuno vi ha inventati?

“Elsa, penso che hai bisogno di un po’ di distrazione nella tua vita. Soprattutto adesso. Stasera usciamo.”
“Meg, non credo sia una buona idea.. domani lavoriamo, ricordi?”
“non ho detto che stiamo via a lungo. Dai, alle 22 sei a letto, ok?”
Forse allontanarmi un po’ da tutto questo penso possa solo che giovarmi. Be’ fin quando non vedo Anna tutto dovrebbe andare bene.. no?
“Va bene. Ai vinto.” Ho davvero una fantastica amica, grazie a Dio ho te Meg. Aspetta, perché sta sorridendo? Oh no.. non dirmi che l’ho detto ad alta voce.
“Sono contenta che ti senta fortunata ad avermi, ma dovresti ringraziare Dio per la mia gravidanza, siccome non posso bere alcolici. Ciò significa che il tuo portafoglio è al sicuro.. per ora.”
“Rimpiango ogni cosa che ho detto.”
“Non è vero, lo sai, mia cara regina di ghiaccio!” E facciamoci scappare un sorriso all’assurdità di questa pazza amica.
 

NdR: Ciao a tutti! La traduzione del breve dialogo francese:
-Oh, ciao Belle! Sei arrivata.
-Sì, scusami per l'attesa.. è Elsa, perché sei con lei?
- Ti stavo aspettando e ho visto Elsa. Sii educata. Dille buongiorno.
Allons, significa "andiamo".
Spero vi stia piacendo la storia, se devo essere onesta.. fra qualche capitolo e arriva la parte che preferisco. Questa è stata la prima fanfiction che ho pubblicato, scritto e completato. Grazie a chi la sta leggendo e spero che anche i prossimi capitoli vi piacciano e interessano!
Buona giornata,
​Christy

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Mi sveglio nel letto e accanto a me c’è Olaf che mi sta chiedendo del cibo e delle coccole. Ieri sera Meg ed io siamo uscite, tutto andato bene, siamo state in un bar a parlare di Herk e di bambini. Lei vorrebbe avere più di un bambino e secondo me lui sarebbe d’accordo con lei. Se la memoria non mi inganna, dovrebbe tornare questa settimana. Mi piacerebbe vedere la faccia di quando Meg gli dirà del bambino!

Sono le 6:20, inizio alle 8, ho il tempo di nutrire Olaf, me stessa e portarlo fuori per una breve passeggiata e prepararmi per il lavoro.
Dopo la camminata, il cucciolo gioca sul divano con un giocattolo mentre io sto decidendo quale camicia mettermi oggi, poi il mio telefono suona.
“Elsa? Sono Phil, spero di non disturbarti.”
“Giorno, no tranquillo. Che succede?”
“Ho chiesto a degli amici per il tuo problemino, ci stanno lavorando su e stavo pensando.. ricevi solo sms o anche delle e-mail?”
“Oh, non ne ho idea, non ho controllato la mia posta elettronica in questi giorni, controllerò poi una volta al lavoro e ti faccio sapere, ok?”
“Perfetto. Abbiamo bisogno di qualsiasi cosa che possa aiutarci a trovare questa persona. Passa una bella giornata, ci sentiamo più tardi!”
7:30 è tempo di andare. Do un bacio sulla testolina dell’husky ed esco. Mi sento male a lasciarlo da solo, ma non posso farci molto. Chiudo la porta d’ingresso e aspetto Meg. Ieri ha deciso che sarebbe venuta con me al lavoro, per precauzione.

“Giorno, alla buon’ora! Ti ho aspettata per quasi 10 minuti, che cosa stavi facendo!?”
“Colazione.. scusa, colpa mia. Andiamo, guidi tu.”
Mentre sto guidando sento la necessita di chiedere a Meg una cosa.
“Ehi, ascolta.. secondo te dovrei avvisare Anna riguardo lo sconosciuto?”
“Be’ è un poco rischioso, non credi?”
“Sì, forse hai ragione..”
Non so chi mi stia mandando questi messaggi, forse è qualcuno in ufficio o vicino ad Anna, penso sia più probabile il secondo.. non voglio metterla in qualche tipo di pericolo, ma voglio davvero dirle di tenere un occhio aperto e di stare attenta.
“Elsa.. posso parlarci io se preferisci.”
“E se..” no, Meg dovrebbe starne fuori.. non voglio pensare che possa succederle qualcosa.
“Non penso che questa persona mi conosca, conoscono con entrambe, ricordi? È facile per me parlarci. Solo, stai a distanza e tutto andrà bene, puoi farcela.”
“Sì, farò del mio meglio..”
“Brava ragazza, e ora..  al lavoro! Ci vediamo dopo a pranzo.”
Vado al mio box e accendo il mio computer. Per ora non ci sono nuove e-mail. Bene, almeno per una volta qualcosa sembra essere apposto.

La mattinata lavorativa procede tranquillamente, rimango al mio meraviglioso computer e riesco a tenere i miei occhi lontani da quella rossa stupenda. Il che risulta essere davvero difficile. Come potrebbe qualcuno starle lontana? È come il sole, non puoi viverci senza. Oddio, in estate quando stai fuori per tutto il giorno a volte finisce con l’ustionarti.. be’ quella è Anna per me.
“Reginetta, vuole un caffè?”
“Meg, no grazie. È orario di pranzo, mi va bene solo un panino. Ne vuoi uno?”
“No, ho bisogno di più calorie, prenderò qualcosa in caffetteria , vieni con me?”
“Scusa ma devo finire qui, è troppo importante per il consiglio e sono in ritardo, ma se vuoi puoi mangiare qui accanto a me, il mio panino può aspettare e mangiamo assieme mentre lavoro, com’è?”
“Sì, dai, va bene! Spero non ci sia la coda..”
“Be’.. c’è sempre parecchio gente a quest’ora. Aspetterò non preoccuparti.” Lei se ne va e io continuo con il computer. È così tranquillo adesso, tutti sono giù a prendere da mangiare. Lo preferisco, è più rilassante e riesco a concentrarmi meglio nel caso.
“Elsa? Perché non sei a mangiare?” Merda. Dovrei starle lontana! Perché non mi lascia da sola? Mica le avevo detto di non starmi appresso?
“Roba per il consiglio. Sono in ritardo e ogni minuto è importante.” Mi guardo in giro e non c’è nessuno, quindi direi va bene. “Anna, dovrei dirti una cosa.. non so se Meg te l’abbia già detto.”
“No, non mi ha detto nulla, non l’ho proprio vista oggi, ero troppo impegnata per parlarne.. che succede?”
“Storia lunga e non ho il tempo di dirti tutto, solo.. sta attenta, penso che ci stiano osservando.. mi è stato detto di starti lontana se avessi voluto evitare problemi e ti voglio al sicuro quindi, per favore, sta attenta.”
“Elsa, che..?” sento delle persone parlare.
“Anna, vai.” Però lei non si muove e rimane lì con un’espressione confusa. Sbuffo e mi allontano io. Nessuno dovrebbe vederci assieme, ancora non sappiamo chi ci sia dietro.

Sono arrivata in terrazza ed è incredibile come si senta l’odore di fumo delle persone che vengono qui ogni poco per fumare una sigaretta, controllo il mio telefono.

Nessun messaggio.

Quando torno al computer, Anna non c’è, e mi scappa un sospiro di sollievo ricordando che non mi sia arrivato nessun sms. Non ci ha visto nessuno, bene.
Il resto della giornata passa velocemente, chiamo Phil per informarlo riguardo le e-mail, nulla di sospettoso, solo cosa di lavoro. Mi dice di tenerlo informato in caso capiti qualcosa.

Appena torno a casa Olaf mi saluta abbaiando felice. È bello avere qualcuno che mi aspetta a casa adesso, non mi sento più sola come prima. Giochiamo un poco in soggiorno e cerco di insegnargli qualche altro trucchetto, devo ammettere che è ubbidiente e intelligente. Non ricordo bene chi, ma mi è stato detto che questa razza sia intelligente e fedele. Non sarebbe male se imparasse a fare la guardia alla casa, però per ora meglio far le cose passo per passo.
Olaf si addormenta sulla sua coperta preferita: mi era stata regalata da mia madre quando ero piccola. L’ho tenuta perché mi piace parecchio, ci sono dei fiocchi di neve su uno sfondo di color azzurro, simile a ghiaccio e in un angolino c’è il mio nome cucito in giallo. Una volta mi disse che l’inverno fosse troppo poco colorato e che forse un poco di giallo sarebbe stato bello, in più quello è il suo colore preferito. Fortunatamente, Olaf pare essere a conoscenza dell’importanza che quella coperta abbia per me e la tratta con cura. Gli animali sono davvero in gamba e penso che a volte siano meglio delle persone.
Bevo un po’ d’acqua in cucina quando sento la suoneria provenire dal soggiorno. Vado a prendere il telefono: nessuna chiamata, nessun messaggio. Allora controllo il computer: qualcuno mi sta chiamando su Skype. Penso che sia il caso di cambiare le suonerie, le ho tutte uguali ed è evidentemente un poco confusionale. Leggo il chiamante. Cosa dovrei fare? Accettare o rifiutare?

“Pronto? Perché mi stai chiamando?”
“Ciao, be’.. mi hai detto che non potevo star con te e da quello che ho capito oggi non dovremmo essere nella stessa stanza assieme o qualcosa del genere.” Siamo in videochiamata. Un piccolo sorriso appare sul suo volto, ma sparisce all’istante. No, perché non sorridi? Sei bellissima quando sorridi. “Spero che questo sia un modo sicuro per poter parlarti.. puoi spiegarmi che cosa sta succedendo?”
Non so se sia sicuro o meno, ma fa piacere vederla. Chi diavolo voglio prendere in giro? Non posso starle lontana, è come una droga. Ho una dipendenza da Anna.
“Se sicuro o meno, lo scopriremo solo dopo, però penso sia giusto che ti dica tutto.” Le spiego gli eventi degli ultimi giorni  e lei sta lì ad ascoltarmi, noto della preoccupazione nei suoi occhi, se sia preoccupata per sé stessa o per me non posso saperlo. “Ti dico questo solo perché non voglio che ti accada qualcosa di brutto.. perciò, attenzione, non puoi farti vedere con me.”
“Ma Elsa, non abbiamo alcuna idea di chi sia questa persona, forse non è neanche dell’ufficio. In più, tu ci sei sempre alle riunioni.”
“Il mio amico poliziotto sta cercando di scoprire chi sia, ma mi ha detto di esser furba e attenta. Ovviamente ci sarò alle riunioni, dopo tutto è il mio lavoro. Spero solo che scoprano presto di chi si tratta.” Dopo un buon minuto di silenzio Anna apre la bocca.
“Okay allora. Se non ricevi alcun messaggio dopo questa chiamata, potremmo comunicare in questo modo. Usando Skype.” Io sospiro.
“Anna, ti ho chiesto di starmi lontana fin quando non avrai preso una decisione.”
“Lo so, sono a casa mia, tu alla tua, perciò.. sono lontana da te.” Cerco di trattenermi dal ridere, ma un sorriso mi scappa e, notandolo, lei ricambia il gesto. “Voglio solo che tu sappia che ci sto pensando, a tutto, ad Hans, a noi. Non voglio che tu pensi che questa sia solo una fare. Mi importa molto di te.” Non so se ci tiene veramente o meno, ma io so che io sì. Lei è tutto per me e la voglio al sicura e se questo problema con lo sconosciuto non si risolverà presto, temo che finirà col sposare Hans. Vedo Olaf guardarmi, si è svegliato. Oh, meno male che ci sei tu piccolino, si avvicina a me e inizia a giocare con la mia mano che sta poggiata al bracciolo del divano.
“Elsa? Cosa stai guardando? Successo qualcosa?”
“Ah sì, c’è il mio compare qua.”
“Oh.. allora ti lascio con lui, o lei.. credo.” Faccio una piccola smorfia.
“È semplicemente il mio cane. Olaf vieni qui bello, di’ ciao ad Anna.” Porta il suo muso vicino allo schermo e abbaia solo una volta, quello che pare essere il suo “Ehi là!”.
“Ciao a te. Come stai? Elsa ti sta trattando bene?” le mando un’occhiataccia, e come risponde lei? Ridendo. “Ehi Olaf, ho bisogno che tu faccia una cosa per me, ma non dirglielo!” lui si avvicina un po’ di più, come se fosse davvero coinvolto nella conversazione e dicendo “dimmi, dimmi.” Lei sorride e sussurra, ma riesco a sentire quello che dice senza alcun problema. “Si tratta di un favore. Prenditi cura di Elsa. Non posso proteggerla, quindi è il tuo compito adesso. Puoi farlo per me?” il cucciolo abbaia in segno di consenso. Io arrossisco e rimango in silenzio osservandola negli oltre quello schermo.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Questa mattina prima di andare al lavoro ho detto a Meg che Anna sa tutto e che non c’è più bisogno che lei glielo dica.
Adesso è ora di pranzo, e alle 16 ho una riunione, ci sarebbe anche Anna. Mentre stavo venendo al lavoro ho pensato che questo pomeriggio sarebbe l’occasione per scoprire se lo sconosciuto sia un collega oppure no, poi però mi sono accorta che tutti gli impiegati sono a conoscenza della riunione e di chi ci sarà. Controllo le mie e-mail, aspettando che Meg torna dalla caffetteria, dopo la videochiamata di ieri, non ho ricevuto alcun messaggio, perciò è un modo sicuro per comunicare. Anche perché ora che ci penso, sappiamo solo noi che eravamo in contatto, però continuo a pensare che non sia l’idea migliore, dopo tutto le ho chiesto di stare lontane, ma in fin dei conti era importante farle sapere com’era la situazione.

“Ehi, eccomi qua! Allora, mangiamo? Pronta per pomeriggio?” Meg si siede accanto a me, e appoggia il suo pranzo sulla mia scrivania e osserva il mio pasto. “Sei per caso a dieta? Perché diavolo mangi così poco?”
“Io.. ho tante cose che mi passano per la mente e non sono poi così affamata, almeno non muoio di fame. I miei panini sono deliziosi.” Le mostro quanto lo apprezzi facendo un enorme morso e facendo qualche verso di gradimento. Lei scuote semplicemente la testa.
“Ho proprio un’amica strana, ma veramente eh.”
“Mi vuoi bene lo stesso. Comunque, siccome oggi finirò tardi puoi fermarti a dare la pappa ad Olaf?”
“Certo, nessun problema. Starò da te fin quando non torni, così posso giocare un poco con lui, è proprio un amore e lo so, te l’ho detto tipo un milione di volte, però non posso farci nulla..” le sorrido e finiamo di pranzare parlando del ritorno di Herk fra qualche giorno. Si vede che gli manca molto, penso che avranno delle belle sorprese non appena si rivedranno. Non vedo l’ora che arrivi presto venerdì, siccome ritorna. Sono perfetti per l’una e l’altra e sicuramente Meg sarà più rilassata una volta che riavrà tra le sue braccia il suo Megafusto. Oddio l’ho chiamato davvero così!?

La riunione inizia con un po’ di ritardo a causa di Hans. Si tratta di un incontro importante, chi ha un certo nome, posizione e quantità di azioni si trova qui. Io ci sono solo perché devo parlare del mio progetto di ammodernamento della compagnia relative al settore delle pubbliche relazioni. Ironico, non è vero? Io, la regina di ghiaccio, manager delle pubbliche relazioni. Ogni decisione che prendo deve essere approvata dal consiglio, ma siccome lavoro sotto di Anna, se a lei non piace un mio progetto io sono fuori, non posso portarlo davanti alla commissione. Per fortuna, le mie idee sembrano interessare, perciò ho un’opportunità.
Mentre sto parlando vedo Hans che mi fissa, come se stesse cercando di mandarmi un qualche tipo di messaggio che non riesco a decifrare. Accanto a lui c’è la sua assistente personale, non ho idea di quale sia il suo nome. Non parla, ascolta e fissa, nient’altro. L’unica cosa che so di lei? È rossa. Sono io o Hans è circondato da rosse?

Una volta finito di esporre il progetto, Anna interviene, commentando alcuni punti con gli altri membri del consiglio. Io rimango lì, seduta, ad aspettare che mi dicano qualcosa, se sia una buona idea o meno.
“Bene, questo è tutto. Sappiamo del suo progetto, signorina Arendelle. Le faremo sapere la nostra decisione.” Anna dice terminando la riunione. Tutti si alzano dai propri posti e escono dalla stanza. Sono passate 3 ore, siamo tutti esausti. Io recupero le mie cartelle e le metto nella valigetta. Nella stanza ci sono Anna, Hans, la sua assistente.
“Forse questo progetto.. potrebbe essere l’unica cosa in cui tu possa riuscire, signorina Arendelle.” Oh, conosco il tuo gioco Hans. Stai cercando di dirmi che non posso avere Anna ma forse potrei vedere la mia proposta accettata. Be’, sono sicura che voterà contrario. Non mi vuole attorno.
“Vedremo.” Dico sfidandolo e vedo un’occhiataccia provenire da Anna. Che? Ho solamente risposto.. stavo facendo l’educata. Con lo stronzo. Non dovrei. Oh be’, non sto al suo gioco, conosco le buone maniere io.
Cerco di uscire dalla stanza quando l’assistente di Hans mi passa davanti e mi guarda male. Sento qualcosa che proviene da lei, un suono indecifrabile e se ne va via con Hans che mi sorride.
Che cavolo..?

Una volta a casa Olaf mi salta addosso, abbaiando nel vedermi. Meg è sdraiata sul mio divano con un bicchiere di aranciata e un libro tra le mani.
“Ciao, com’è andata la riunione?” mi fa spazio per potermi sedere accanto a lei.
“Be’ devo aspettare di vedere se il progetto venga approvato o meno. Penso che il voto di Hans sarà contro. Ma onestamente? Forse ho una chance, il consiglio pareva interessato. Come è stato Olaf?”
“È stato un bravo bimbo. Spero non ti dispiaccia, ho ordinato una pizza non appena mi hai avvisato che avevi finito. Penso tu non abbia cenato.”
“Oh, grazie Meg! Sono esausta per cucinare qualcosa. Mangi con me quindi?”

La pizza arriva in tempo e la divoriamo. Le racconto cosa è successo con l’assistente. Le chiedo se sappia come si chiama, Ariel, non parla molto, perciò Meg non la conosce più di tanto, sa solo che è molto vicina ad Hans.
Quella ragazza a me sembra un poco strana. Non so perché, non mi piace, non fisicamente parlando, ha un bel corpo dopo tutto, ma non mi sembra okay. È strano, non saprei dire bene.
Dopo che Meg torna a casa sua, io accendo il computer e controllo la posta: solo spam oggi. Avvio Skype e controllo se Anna sia online. Dopo qualche secondo, risponde alla video chiamata.
“Ehi Elsa, che succede?” mi saluta con un sorriso.
“Ciao, volevo farti sapere che dopo la chiamata di ieri non ho ricevuto alcun messaggio.”
“Oh, bene bene! Speravo ci fosse un modo per poter parlar..”
“Successo qualcosa? Tutto bene?”
“Sì, sì, va tutto bene non preoccuparti. È solo che.. non volevo non poterti parlare, tutto qua. È difficile al lavoro non poter star con te..”
“Lo sai che è-”
“La cosa migliore. Lo so, non c’è bisogno che me lo ricordi. I tuoi amici alla stazione ti hanno detto qualcosa? C’è una svolta o ancora nulla?”
“Non lo so. Domani vado alla stazione e vedrò.” C’è una pausa. Potrei terminare la chiamata adesso, ma voglio prima sapere se davvero è tutto okay, soprattutto con lui. “Dimmi, come stanno andando le cose? Come stai?”
“Bene.” Sospira osservando un angolo della stanza.
“Anna, è successo qualcosa? Non mi sembra che tu stia bene.. oggi alla riunione-”
“È tutto okay, solo un poco stressata. Non c’è bisogno di preoccuparsi.” Cerca di sorridere. “Oggi hai fatto bene. Penso che al consiglio piaccia la tua idea.”
“Lo spero, ma penso che ad Hans e alla sua assistente non piaccia. Sai per caso qualcosa su di lei? È come se non esistesse.”
“Sì, Ariel lavora al nostro piano. Non l’hai mai notata prima? Oltre che alle riunioni dico.”
“Non credo, è sempre così silenziosa, quasi un fantasma. Oggi era strana..”
“Che vuoi dire?”
“Non lo so.. continuava a guardarmi in una maniera.. strana. Non saprei dirti.. e quando me ne stavo andando mi ha bloccato la strada e mi è sembrata, non so, scazzata? Penso non le piaccio. Proprio come Hans.”
“Oh be’, non credo sia quello. Magari era solamente stanca.”

Dopo qualche minuto ci diamo la buona notte e vado a letto. Forse Anna ha ragione, Ariel poteva semplicemente essere stanca, a nessuno piace stare per 3 ore ad una riunione. Diamine, a nessuno piacciono le riunioni in generale! Ero stanca pure io.
Mattina come sempre monotona, vita davanti al computer aspettando notizie dal consiglio, ma niente ancora. onestamente non so quanto debba aspettare per saperne qualcosa. Ricevo un messaggio da Phil e vado a chiedere un’ora di permesso ad Anna per poter andare alla stazione.

Una volta arrivata da lui, mi porta subito in una stanza dove ci sono altri agenti.
“Elsa, grazie per esser arrivata così presto.”
“Nessun problema, avete trovato qualcosa?”
“Sì. Era un telefono prepagato, non sappiamo chi fosse il proprietario. Se lo sconosciuto di manderà un altro messaggio, rintracceremo il tuo telefono, così lo sapremo e saremo in grado di rintracciarlo o rintracciarla.” Prende il mio telefono e lo passa ad un suo collega. “Come stai comunque?”
“Bene, un poco sotto pressione.”
“Andrà tutto bene. Ricorda che puoi contare su di me e sulla mia squadra. Troveremo questo bastardo e l’arresteremo.”
“Grazie Phil.. vorrei chiederti se puoi tenere d’occhio anche Anna, solo per precauzione. Non vorrei fosse di mira anche lei.” Mi sorride e noto chiaramente la sua comprensione.
“Non preoccuparti, terremo i nostri occhi aperti. Sei la migliore amica di Meg ed Herk, perciò fai parte della famiglia.”
L’agente che aveva preso il mio telefono me lo restituisce sorridendomi. Saluto Phil e gli altri e torno di nuovo al lavoro. Una volta in ufficio, Meg è alla mia scrivania, aspettandomi con un panino tra le mani.
“Ecco. Il tuo pranzo.” Mi chiede com’è andata alla stazione, le dico che sta andando tutto bene. Non voglio parlarne troppo, soprattutto qui al lavoro. Ancora tutto un’incognita e non mi piace.
Ho il cellulare in mano. Quindi adesso c’è una cimice? Se non lo sapessi, non lo noterei neanche che ora è sotto controllo. I miei occhi si alzano e guardo ad Hans che sta andando nell’ufficio di Anna. Dice qualcosa nell’orecchio della sua assistente, che fa una smorfia, mi guarda e poi riporta la sua attenzione al suo capo.
 
Ndr: Ciao a tutti! Mi rendo conto che questa storia non sia stata aggiornata da un po', però avevo preferito metterla in pausa per tradurla con calma, avendola scritta per la prima volta in inglese.
Chiedo scusa per i possibili errori e per la lunga attesa!

A presto,
Christy

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Grazie a Dio, domani è venerdì e manca poco per finire di lavorare, non vedo l’ora di sedermi sul divano, guardarmi un film con Olaf e rilassarmi. Spengo il computer e sento Meg piangere, vado immediatamente da lei per vedere che cosa le è successo.
“Meg!? Che succede!? Stai bene?” cerco i suoi occhi che sono bloccati sul suo telefono. Prendo le sue mani e le stringo forti. “Meg, rispondimi, mi stai facendo preoccupare.”
“Herk..”
“Cosa!?!”
“Herk torna a casa prima! Domani mattina sarà in aeroporto!” voglio tirarle uno schiaffo. No, davvero.
“È fantastico! Ma Meg, cara.. mi hai spaventata! Pensavo fosse successo qualcosa di grave.”
“Scusa.. vieni con me in aeroporto? Sarei troppo emotiva per guidare.” Le sorrido dolcemente.
“Certamente. Vado da Anna ad avvisarla che domani faremo un po’ tardi. Hai bisogno di una mano per pulire casa?” mi guarda. Oh no, conosco quello sguardo. Avrei dovuto tenere la bocca chiusa.
“Se non ti dispiace..”
Non è quel tipo di donna che tiene la casa tutta in ordine, be’ non è che sia un disastro, però per Herk sì. A volte penso che abbia qualche disordine compulsivo cronico.

Busso alla porta dell’ufficio della rossa, la cui voce sento dall’altra parte che mi invita ad entrare. Non appena entro, chiudo la porta dietro di me e lei mi guarda sorpresa.
“Elsa!? Che cosa ci fai qui?” mi chiede preoccupata e guardandosi attorno.
“Scusa, so che non dovrei essere qui, ma dettagli. Domani mattina, Meg ed io faremo tardi. Herk torna a casa e lo andiamo a prendere all’aeroporto.”
“Ah okay, grazie per avermelo fatto sapere. Come sta Meg?”
“Bene, è davvero entusiasta, per questo vado con lei. Non è sicuro per lei guidare. Anzi, stavo pensando.. e se le dessi la giornata libera? Così può stare con lui.”
“Sì, non è una cattiva idea. Dille che domani può stare a casa.”
“Perfetto. Grazie, domani vengo al lavoro non appena li lascio a casa. Dovrei andare adesso, sono rimasta anche fin troppo a lungo.” Annuisce ed esco per raggiungere Meg. La informo che può rimanere a casa col ragazzo e tornerà al lavoro lunedì.

Arrivate entrambe alle rispettive case, controllo come sta Olaf e lo trovo sul tavolo della cucina. Pensavo fosse un cane, non un gatto, perché è sul tavolo? Anzi come ha fatto ad arrivarci? Lo prendo e quando mi guarda emette un piccolo abbaio e inizia a leccarmi in faccia. Non mi piace proprio quando lo fa, però non puoi arrabbiarti con questo piccolino.
Gli verso un po’ da mangiare e da bere nelle ciotole e vado ad aiutare Meg.

Entro in casa sua e mi guardo in giro, non c’è molto disordine, qualche istante dopo esce da una stanza con una scopa tra le mani.
“Allora, ho bisogno che mi fai la cantina, sai che ho paura di quel posto e penso che ci siano dei ragni e molta polvere. Perciò, tutta tua! Ah sì, l’aspirapolvere è laggiù. Herk l’ha lasciata lì prima di partire.” Sospiro e annuisco avviandomi verso la cantina. Accendo la luce. Oh dio, ce n’è davvero tanta di polvere qua, fortunatamente non sono allergica se no sarei già in shock. Afferro l’aspirapolvere e inizio a pulire. Ogni tanto trovo qualche ragno o scarafaggio.
Dopo qualche ora tutto è bello pulito e ritorno a casa dopo aver cenato con lei. Olaf mi sta aspettando sul divano, ha mangiato la sua pappa e giochiamo un poco. Non molto dopo si addormenta sul tappeto, io sono troppo stanca per controllare il telefono o il computer.

Quando mi sveglio sento Olaf abbaiare alla porta d’ingresso, vado da lui e l’apro. Meg entra mi dice che sono in ritardo e che avrei dovuto esser già vestita. Controllo l’ora e sono solo le 7:30, l’aereo dovrebbe atterrare alle 9, arrivare in aeroporto impiega solamente 40 minuti. Ma capisco il motivo della sua fretta, vuole semplicemente andare dal suo amato Herk. Le sorrido e vado in camera per vestirmi.
Salutiamo Olaf e prendiamo la mia auto. Il viaggio è tranquillo, ogni tanto Meg esprime la sua gioia e quanto non veda l’ora di dirgli del bambino. Mi piacerebbe dirle che molto probabilmente avrà una sorpresa anche lei, ma so bene che non è il mio posto dirlo.
Alle 8:20 arriviamo in aeroporto, c’è stato un poco di traffico, ma niente di esagerato. Aspettiamo in sala d’attesa, comodamente, se così si può dire, sedute nei posti messi a disposizione. Anche se si tratta di un venerdì mattina ci sono parecchie persone, la maggior parte sono dei lavoratori. Son contenta di non dover prendere l’aereo per andare al lavoro. non sono mai salita su un aereo, ma non sento la necessità di provare tale esperienza. Penso di avere anche un poco di paura, com’è che quei cosi così grandi e pesanti siano in grado di volare!?
Prendo il telefono dalla tasca e inizio a giocare a Pokémon smeraldo con un’applicazione chiamata MyBoy, si tratta semplicemente di un emulatore del gameboy advance. Lo so, ho 27 anni e ancora gioco coi pokémon in un aeroporto. Non posso farci nulla, li adoro questi mostriciattoli tascabili. Ora che ci penso, non ho ricevuto nessun messaggio ieri, forse nessuno mi ha vista andare nell’ufficio di Anna o magari non è qualcuno del lavoro.
Il volo da Atene è atterrato. Una voce femminile dice dagli altoparlanti.
Meg si alza e andiamo dove arrivano i passeggeri del volo in questione. Prima mi ha detto di fare un cartello, così che Herk possa individuarci facilmente. I miei occhi vanno in giro e trovano un energumeno pel di carota, come mi piace dire, che sta venendo nella nostra direzione. Vede Meg e sorride, lei corre verso di lui e si abbracciano. Sono così carini assieme. Dopo vari baci scambiati, finalmente mi guarda.
“Elsa! Come stai?” abbraccia anche me. Oh mamma, non ricordavo fosse così forte!
“Ehi.. lasciami respirare, mi piacerebbe rimanere viva. È bello vederti.” Lui ride.
“Scusa! Allora, qualche novità? Che è successo mentre non c’ero?” osserva Meg.
“Be’, una notizia c’è.” Lui curioso aspetta che continui. “Stai per diventare padre!” i suoi occhi si spalancano.
“I.. tu.. tu sei incinta? Davvero? Grandioso!” l’abbraccia di nuovo e una volta che si separano le accarezza la pancia. “Stiamo per diventare genitori.. aspetta, da quanto lo sei?”
“Circa un mese, volevo essere sicura prima di dirtelo.” Lui le da un bacio veloce sul naso.
“Non preoccuparti, ho una sorpresa anche io per te, penso che questo sia il momento perfetto per dartela.” Lui mi guarda e io gli sorrido per dargli l’approvazione. Lui si inginocchia e tira fuori dalla tasca una piccola scatola rossa. Meg immediatamente porta le mani in bocca, sapendo chiaramente cosa stesse succedendo. “Sai, sin dalla prima volta che ti vidi in Grecia, vicino al lago Trichonida, sapevo che fossi speciale. Mi sono innamorato di te la prima volta che abbiamo parlato. Quando ti guardo, so che sei quella giusta e voglio passare il resto della mia vita con te. Stai portando in grembo il prodotto del nostro amore e so che sarai una splendida madre. Ho chiesto ad Elsa il permesso di avere la tua mano in matrimonio. Perciò, Megara Egan, vuoi sposarmi e rendermi l’uomo più fortunato su questo pianeta?” apre la scatolina e un anello d’oro bianco con un piccolo diamante si trova davanti agli occhi lucidi di Meg. Lo guarda, lacrime che stanno per scendere e un grande sorriso sul suo volto.
“Hercules Alcaeus, sì voglio sposarti.” Lui sorride e le mette l’anello al dito, si alza e la bacia dolcemente. Io sono qui a testimoniare questa meravigliosa coppia e sono così felice di vedere quanto amore provano l’uno per l’altra. Non pensavo che Herk avrebbe fatto la proposta qui in aeroporto, ma be’, dopo tutto non importa dove ti trovi, ma con chi ti trovi. Tutte le altre persone si congratulano e applaudono alla coppia. Dopo questo lungo bacio, Meg mi guarda e mi mostra l’anello.
“È meraviglioso Meg, sono davvero contenta per voi due!” mi sorridono e mi abbracciano. Dopo qualche minuto decidiamo che sia l’ora di andare e prendo la valigia di Herk. Camminano davanti a me con le mani congiunte e non posso far altro che sorridere ed essere felice per loro.

Una volta lasciati a casa loro mi avvio per andar al lavoro. sono le 10 e spero di esser fortunata abbastanza da trovare un parcheggio vicino all’entrata. Ma ovviamente no, non lo sono e ne trovo uno vicino al cassonetto dell’immondizia. Scendo dall’auto e la chiudo. Sto per entrare quando mi accorgo di aver dimenticato gli occhiali in macchina. Torno indietro e appena raggiungo la macchina  sento qualcosa di duro colpirmi dietro la desta. Sento del dolore e poi non vedo nulla.
Tutto diventa nero.

Non so quanto tempo sia passato da quando ho perso conoscenza e per di più non riesco a vedere nulla, penso di avere qualcosa in testa, tipo una busta, perché sento che ho qualcosa di pesante addosso. Il dolore dietro la testa mi sta facendo diventare pazza. Che cos’è successo? dove sono? So che fa freddo, credo di essere su un pavimento. Ovviamente non sento alcun odore a causa della busta. Sento dei passi e rimango ferma. Non vorrei che si accorgessero che sono sveglia.
“Sì. È qui. Dobbiamo occuparci della macchina. Certo, ho le chiavi. Sì, te le porto. Okay. A dopo allora.” Non riconosco la voce. Stava parlando con qualcuno al telefono. Il telefono! Devo recuperare il mio telefono. Maledizione, devo stare ferma. Elsa stai ferma, avanti.
“Finalmente, sei fuori dal quadro una volta per tutte. Avresti dovuto ascoltare il mio consiglio. L’unica cosa che dovevi fare era stare lontana da Anna. Ma no, volevi infastidirmi. Elsa, piccola puttana, la pagherai cara per la tua stupidità.” Se ne va via e chiude la porta.
Chi cazzo è questa donna?!

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