To be continued..

di Liizzie
(/viewuser.php?uid=429142)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm not 'normal' ***
Capitolo 2: *** ricordate? ***
Capitolo 3: *** rivoglio il vecchio me. ***
Capitolo 4: *** La scuola serve a qualcosa allora.. ***
Capitolo 5: *** Davide rimane con noi anche se non c'è fisicamente. ***
Capitolo 6: *** Le pagine bianche ***
Capitolo 7: *** Arrivederci, Caro Diario ***



Capitolo 1
*** I'm not 'normal' ***


To be continued...
                                                                    
 
 
1.I'm not "normal"


Il vento si infrangeva contro la finestra di vetro dell'ospedale. I miei occhi emanavano paura e tristezza.
Ormai era un anno che non vedevo più i miei amici, i famosi braccialetti rossi, si, da quando avevano lasciato l'ospedale, mi erano venuti a trovare le prime settimane.. E poi.. E poi tutti ci siamo perduti, ognuno per la sua strada.
Ormai ero solo in quell'ospedale, Nicola era morto pochi mesi fa, l'ictus non era stato gentile con lui e aveva deciso di fargli lasciare questo mondo ostile, farlo passare per la piscina di Rocco e poi andare a trovare davide in paradiso(o qualunque cosa ci sia stata dopo).
Al suo funerale fu l'ultima volta che rividi i ragazzi, per tutti noi non c'era più motivo di stare insieme. C'erano già stati dei risentimenti su quello che provavamo uno per l'altro dopo la morte di Davide, pensavamo che non c'era più un motivo valido per continuare la nostra amicizia, ma poi siamo rimasti, per lui, per intraprendere quei sogni che lui non era arrivato a compiere, perchè se ne era andato troppo presto. Dopo la morte di Nicola loro avevano smesso di venirmi a trovare.
L'ultima che vidi fu Cris, mi disse che non c'era motivo di continuare ad amarci e che lei aveva ormai cambiato vita, 'una persona normale' mi disse, come se io non lo fossi, ma in fondo aveva ragione, penso che noi con il cancro o con la leucemia non possiamo essere considerate persone 'normali'. Sempre se noi con la parola 'normali' intendiamo una persona che va al cinema ogni sabato, che non ha nessuna forma di malattia, che ha un/a fidanzato/a, che esce con gli amici, che va a scuola o che diventa popolare o inversamente uno dei quei nerd esageratissimi.
Dopo quelle parole di Cris me la sono presa e sono scappato, ho preso il mio pass, il pass per il sole ricordate? Quello con cui uscivamo in passato per vedere il sole ed abbronzarci e sono uscito, uscito da quell'ospedale, più che altro, uscito da quell'ammasso di cemento dove ormai vivevo da quando avevo 14 anni. Mi sono preso gli occhiali da sole gialli, quelli di Davide, quello che gli avevo regalato quando sono andato in terrazza con lui e Tony, il giorno del sole. Come scordarsi quei momenti? E sono uscito fuori chiudendo gli occhi e cercando di scordare tutto. Beh, non dilunghiamoci troppo su questo incontro con Cris, preferirei dimenticarlo.
Subito prima di Cris mi era venuto a trovare Valentino, si il mitico vale, il ragazzo sensibile dalle poche parole. Quando entrò nella mia stanza rimasi a bocca aperta, Vale non era più pelato, non era più uno come me. Mi disse che era guarito dal cancro, che aveva tanti amici e finalmente una vita 'normale'. Anche lui insistette con quella parola, la odiavo. Non aveva un vero significato, è una parola che ha a che fare con il razzismo, che cosa intendiamo noi per normale? Ognuno di noi ci da un significato diverso ma alla fine i diversi sono sempre: i gay, le lesbiche, gli handicap ed infine noi, 'i capelloni' li chiamo io, i ragazzi con il cancro, con la leucemia o con un tumore. Alla fine se i medici al posto della Chemio terapia avessero trovato un altra medicina per combattere i tumori a quest'ora non sarei qua ad essere considerato 'anormale' avrei tutti i capelli e sembrerei una persona 'normale'. La chemio terapia fa schifo. Una terapia completamente inutile, secondo il mio punto di vista, ne ho fatte più di 30, e stranamente, il mio tumore aumenta al posto di diminuire. Non facevo una chemio da cinque mesi ormai.
Dopo neanche dieci minuti Vale mi lasciò di nuovo solo in quella camera ormai vuota. Mi aveva portato un disegno, io e lui, però c'era un problema. Lui aveva i capelli ed io no, perché? Forse voleva dimenticare quello che era stato e pensare al presente.
Ogni giorno mi veniva a trovare Tony. Lui fu il primo che mi venne a trovare era tutto contento, aveva molti più capelli di prima, mi sembrava molto un clown solo che aveva i capelli neri anzi che rossi.
Arrivò tutto contento, mi disse che aveva imparato a leggere e a scrivere, che adesso aveva un rapporto speciale con il nonno e che era appena entrato in primo superiori e si era innamorato di una bella ragazza. Diceva fosse un angelo, che l'aveva già vista in ospedale quando avevano operato Rocco, adesso non mi sto ricordando il nome, ma lui insisteva così tanto alle fandonie dell'angelo che io cedetti dicendogli chiaro e tondo che questa era una delle sue tante cavolate fruttare dal suo cervello. Tony perse il sorriso, prese la sua roba e se ne andò dicendomi che non ero più quello di prima e che avevo perso tutto quello che avevo, la fantasia e l'allegria. Mi disse che ormai lui era una persona 'normale' e non stava più in quell'ospedale. Infine mi sussurrò 'watanka' e mi mostrò il suo braccialetto rosso, lo aveva ancora.
Quando se ne andò scoppiai in lacrime. In fondo anche io avevo un animo sensibile. Ed infine Rocco, il piccolo Rocco. Con lui mi vidi l'ultima volta due mesi fa, quando finì di fare i controlli. Rimase un anno qua, ad aspettare che i dottori lo lasciassero andare. Mi diede un caloroso abbraccio, sperando poi in un futuro incontro quando anche io sarei diventato una persona 'normale'. A quel punto capì che per i miei amici ero diverso da loro... Ognuno di loro aveva insistito con quella parola, al tal punto di avermela fatta odiare.


~Spazio autrice~
Allora che dire, ieri sera mentre ascoltavo varie canzoni mi è piovuta in testa l'idea di scrivere un continuo dei braccialetti rossi, arriverà sicuramente, ma io intanto me lo sono immaginato. Non avevo ancora letto una fanfiction su di loro su efp. Questa fanfction verrà scritta da me, una mia amica che si chiama Sara e ad un'altra che si chiama Alessia. Magari c'è ne saranno alcune, ma spero che la nostra idea vi piaccia(:
Passiamo a parlare della ff. Allora, Leo si ritrova da solo in quest'ospedale e lo vede come un amamasso di cemento, ormai privo di anima. L'anima erano i suoi amici, ormai non c'erano più, erano stati tutti dimessi (apparte Davide ovviamente che era morto). Aveva deluso tony ma sopratutto era stato deluso da tutti i suoi amici, in particolare Vale e Cris. Erano gli amici più stretti. Non voglio dilungarmi troppo, perchè conoscendomi sarei in grado di dirvi tutto sul prossimo capitolo. Un bacione, aspetto delle recensioni :3


Per qualunque domani questo è il mio profilo twitter:): Twitter

(basta cliccare la parola e sarete direttamente in pagina)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ricordate? ***


To be continued...
                    



 
2. Ricordate?
 
L'ospedale da quando loro se ne erano andati era diventato cupo, scuro, la lisandri e il dottor Alfredi, avevano cominciato a frequentarsi, quello era l'unico pettegolezzo che circolava per l'ospedale.
Ricordare Ruggero? Il ragazzo della partita di basket? Lo stesso che mi ha ritornato i soldi spesi nel poker? Lui... Lo hanno trasferito in un ospedale specializzato in Emilia Romagna. Aveva dei problemi con la sua paralisi, si stava estendendo, vi dico, che dopo averlo visto in quello stato tutto bloccato con le lacrime agli occhi mi è passata la voglia di girare come facevo ogni mattina per tutto l'ospedale.
Non c'era più nessuno ad aspettarmi, inizialmente avevo Nicola, poi ho conosciuto i ragazzi, poi di nuovo Nicola e dopo la sua...morte... ho cominciato a diventare amico di Ruggero, eravamo come fratelli. È stata una grande perdita, adesso, di lui non parla più nessuno non si sa dove sia finito ma spero che stia bene, perchè aveva tutto il diritto di vivere una vita lui che era considerato parzialmente normale.
I miei compagni di stanza venivano e tornavano. C'erano ragazze con ustioni, ragazzi picchiati dai genitori, ragazzi per analisi. Tutte persone 'normali' che avevano sempre piccoli problemi da risolvere.
Sapete che fine aveva fatto Ulisse? I suoi 7 figli sono cresciuti, non riusciva a stare a lavoro e a badare a tutta la famiglia con quel poco che guadagnava. Gli era stato offerto un lavoro all'estero, non so precisamente dove, ma in un posto lontano dalla bella e soleggiata Puglia, anzi, penso che di sole non se ne vedeva mai, se non un giorno su tutti i 365 giorni dell'anno. Devo dire che mi manca, avevamo fatto amicizia in quest'ultimo periodo.
E Carletto? Carletto è sempre disponibile ad aiutare tutti qua, però dalla reception è passato al reparto dei braccialetti bianchi, delle nuove nascite. Non sapete quanto lo invidio, lui può vedere sempre nuovi germogli sbocciare. Può vedere la parte bella della vita.
Ed infine il portantino Gionni... Non vi siete mai chiesti dove fosse finita mia sorella Asia? Eh si lei è cresciuta in questo ospedale insieme a me, stando ogni giorno a contatto con Gionni. Vi ricordate che gli avevo promesso di procurargli un appuntamento con Asia? Ci ho provato, ma non c'è stato bisogno. Un giorno nell'ospedale si è staccata la luce, non si vedeva quasi niente e Asia mentre camminava con tutti i libri in mano andó a scontrarsi con Gionni facendo cadere tutti i libri con le mappe concettuali di milioni di lezioni. Mentre lui l'aiutava a riprendere i libri un uomo spinse per sbaglio Asia che cadde per terra sopra Gionni. E da quel giorno capirono di essere innamorati.
Sembra quasi una storiella no? Ma certe volte questi fatti accadono, non sono solo frutto di fantasia, a qualcuno dovrà pure essere successo!
Per concludere Asia aspetta un bambino e non ha più tempo da dedicare a me. Ha dato le materie e adesso sta laureando in architettura. Dice di non avere più tempo per me.
E mio padre? Ci avete pensato che era venuto al mio compleanno? Pensavo fosse tutto tornato come prima e invece no... Non mi venne più a trovare, solo una volta, per dirmi che doveva partire in Congo per una missione, chissà se è più tornato. Penso di aver parlato di tutti o manca qualcuno..? La neurologa! Anche lei ha deciso di lasciarmi! Non ho più nessuno da ammirare per farmi dei pensierini.
È stata trasferita in un ospedale a Milano... Spero di rivederla, mi manca. Infondo, infondo non ero attratto solo dall'aspetto fisico, ma era anche una bella persona, internamente intendo. Era gentile, dolce e disponibile. Spero di rincontrarla un giorno, mi manca parecchio. In realtà, tutti mi mancano, mi manca l'ospedale di prima!


Spazio autrice:
Alloraa, scusa il ritardo. Avevo già scritto il capitolo. In realtà ne ho già scritti 4 ma mi secco a pubblicarli ahaha. Se devo dirvi la verità speravo in più recensioni, ma almeno quelle due che ho avuto mi sono state di grande aiuto. 
Adesso parliamo del capitolo: Leo ormai vive di ricordi è l'unica cosa che sa fare. Questo capitolo era a scopo introduttivo pù che altro ma comunque ci vediamo al prossimo(: baci e grazie a quelle 4 persone che hanno messo nei preferiti la mia FF, a quella persona che l'ha messa nelle ricordate, a quelle due persone che l'hanno recensita.


Ecco il mio profilo twitter se vi servisse qualcosa: twitter

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** rivoglio il vecchio me. ***


To be continued...
                      



Sapete qual'è la cosa brutta di restare solo? Peggiorare, peggiorare nella malattia e in tutto. Perdere ogni speranza che avevi per superare il cancro, perdere ogni speranza di vivere, perchè senza la parte fondamentale di te, la tua vita non ha più senso.
Io la mia parte fondamentale l'avevo perduta. Non era stata una mia scelta. Era successo e basta. Se un giorno Dio decidesse di farmela riavere gliene sarò grato. Per adesso la mia possibilità stava al 50% sul 100%. Questa percentuale non si sarebbe mai più rialzata se qualcuno non fosse venuto a salvarmi.
Il mio tumore ai polmoni era peggiorato, si era esteso e forse avrebbero dovuto munirmi pure di quel mio organo fondamentale. L'unico organo in grado di farmi vivere, già ne avevo possibilità minime, se mi toglievano pure una parte con cui potevo respirare sarei rimasto proprio sotto il 30%.
La settimana dopo avrebbero dovuto farmi un'altro ciclo di chemio. Non sapevo se accettare o mollare tutto. Nell'ultima chemio c'erano i miei amici a sostenermi, in questa, c'ero solo io e la mia anima. Dovevamo scegliere insieme.
L'unico pensiero che mi venne in quel momento fu di andare a rivedere quel grande disegno, fatto da tutti i miei braccialetti, si perchè loro sono miei ed anche se adesso non sono qui con me, resteranno per sempre di mia proprietà, dentro il mio cuore.
Nel reparto della chemioterapia Il grande disegno del leone cominciava a perdere colore, era sbiadito. In quella sala c'erano una decina di persone che lo fissavano e sorridevano. Magari a loro metteva forza, ma a me azionava la mente ed allo stesso tempo la memoria ed i ricordi... Il bacio con Cris, il metodo per non pensare al dolore di Vale, la risata di Toni, Gli attimi dentro l'ascensore con Davide, vedere di Rocco sveglio, i regali di Davide fatti a noi (due giorni prima della sua morte) e poi eccoli la, tutti insieme a disegnare quel leone che spaccava i muri, perchè si, per loro ero la forza, rappresentavo quel genere di persona che si ribellava a tutto, nessuno mi conosceva veramente dentro. Dentro ero un'altra persona, una di quelle persone che al posto di ridere dentro di lui piange, il mio cuore piange e scricchiola. Scricchiola e mi fa avvertire che lo si sta rompendo e prima o poi si frantumerà in mille piccoli pezzettini.

Adesso non ero più quel Leone che vedevano loro, ero diventato un leone che scappava ai pericoli, ai cacciatori, agli spari, sapeva solo scappare e se non faceva qualcosa prima o poi veniva preso, veniva catturato, veniva ucciso e avrebbe dovuto abbandonare tutti i suoi sogni. L'unico posto dove riusciva a rifugiarsi era la sua tana, si trovava sotto l'orizzonte, era scura e cupa, aveva solo una piccola finestra con accanto un posto per un altro leone che però ormai aveva portato via la sua roba e se ne era andato, era scappato, pure lui, però al contrario dell'altro, era scappato verso il sole, verso la luce che lo avrebbe portato ad una vita felice. L'altro leone invece non ci riusciva era tanto attratto da quella luce, ma era come se delle catene lo stessero tenendo stretto e lo stessero tirando sempre di più, vero il buio.

Ecco com'ero io in questo momento. Mi manca il vecchio Leo di prima, quello amato da tutti, quello stimato, quello popolare, ma sopratutto mi manca quel Leo che ero diventato insieme ai miei amici, il Leader. A quel punto decisi di andare nell'unico posto dove c'era ancora vita e ne nascevano sempre di nuove. Dai braccialetti bianchi, ancora loro erano un gruppo, non si sarebbero mai sciolti, era come un girotondo, alcuni venivano esclusi perchè perdevano il turno, altri perchè vincevano e si ricominciava di nuovo con nuovi amici e nuove persone. 

'Ei Leo' esclamava Carletto ogni volta che mi vedeva entrare, vedeva i miei occhi sempre più tristi, vedeva una luce fioca in me. Quella che prima era una lampadina appena accesa, adesso si stava scaricando, si stava spegnendo. E mi abbracciava, mi abbracciava e mi abbracciava, funzionava come un carica batteria, i miei occhi prendevano un pò di luminosità però dopo qualche minuto si rispegnevano, avevano bisogno di quattro caricabatterie, dei caricabatterie diversi, con un'azione particolare su questo tipo di lampadina non 'normale'. Quei sei caricabatterie però avevano bisogno di questa lampadina che li attendeva, sennó non avrebbero mai continuato il loro lavoro e sarebbero.. Sarebbero morti di noia, sarebbero diventati degli asini non lavorando più e poi avrebbero perso tutto il denaro sarebbero andati in fallimento e infine sarebbero tornati indietro, verso il buio, lasciando per sempre sia la grotta che il sole. Dicevo che noi con il cancro saremmo morti di noia, non di malattia, ma ormai avevo cambiato idea. Vorrei tornare ad essere il vecchio Leo, vorrei riavere tutto com'era prima.

Spazio autrice:

beneee, allora comincio a ringraziare tutte le persone che hanno recensito, anche se son poche non importa.Ringrazio anche le nuove persone che hanno messo la storia nelle ricordate e poi nei preferiti.
Ora passiamo alla storia: inizio col dire che non so come mi son venuti in testa tutti questi strani paragoni, metafore con leoni e lampadine. Spero che vi siano piaciute ahahaha. mi dileguo? si mi dileguo. Nel prossimo capitolo una sorpresa uhuhuh.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La scuola serve a qualcosa allora.. ***


To be continued...

                      



Era ormai passato un anno da quando i braccialetti se ne erano andati dall'ospedale, la mia vita era sempre più monotona. 
Un giorno decisi di andare a seguire le lezioni mattiniere della professoressa di letteratura, l'ultima volta che ci andai fu per aiutare Vale con il compito in classe. Quando entrai nell'aula tutti mi fissavano sorpresi, ma sopratutto un ragazzino di tredici/quattordici anni. Gli caddero i libri dalle mani e mentre era alla lavagna per scrivere qualcosa per me indecifrabile corse verso di me con un sorriso a 36 denti lanciando in aria il gessetto bianco. Mentre sorrideva piangeva e con il suo strano accento diceva che pensava non mi avrebbe mai più rivisto. Mi abbracciò sussurrandomi altre milioni di parole all'orecchio, non ne avevo capita neanche mezza ma l'importante era che lui era li con me, a far riaccendere la lampadina ormai spenta. 
Sapete chi era quel ragazzino? Chi altro se non Toni. Impossibile dimenticarlo: il suo sorriso sbilenco,i suoi occhi pieni di emozione, i suoi capelli ormai arruffati, la sua gioia. Penso che in quel momento fossi la persona più felice del mondo. Anche io piansi, come non avevo mai pianto e lo abbracciai, lo abbracciai come nessuno avesse mai fatto. 
Insieme uscimmo dall'aula e mi raccontò come andava col nonno. La prima cosa che feci fu quella di chiedergli scusa per come l'avessi trattato. La prima cosa che fece lui fu dirmi che riusciva a parlare con Davide, che ancora aveva quello strano legame con i fantasmi o con uomini fermi nella piscina di Rocco. Gli raccontai di Nicola, della sua morte. Mi raccontò della sua forte amicizia che aveva avuto con Rocco, erano diventati grandi amici anche al di fuori della clinica. 
Insieme decidemmo di rivivere tutto quello che avevamo vissuto quando eravamo i braccialetti rossi. Prendemmo gli occhiali gialli, ma non i nostri, li rubammo dal reparto vista, per ritornare ai vecchi tempi che tanto vecchi non erano. Insomma era solo passato un anno, ma a noi era sembrata un'eternità. Comunque, dopo aver preso gli occhiali gialli uscimmo fuori, salimmo in ascensore come sempre e poi andammo nel grande terrazzo. Gli chiesi perchè si trovasse in ospedale e lui mi rispose che stava facendo dei controlli alla gamba,molto probabilmente dovevano operarlo nuovamente per un movimento di un osso. Non voglio dilungarmi perchè ad essere sincero non avevo capito molto.
Insieme prendemmo voce e gridammo il nostro motto. 'Così sia detto' dissi 'così sia fatto' continuò 'così sia scritto' continuai io, 'watankaa!' Gridammo all'insuno. Il pomeriggio, dopo aver fatto casino un pò in tutto l'ospedale, lo portai nella mia stanza. Quel giorno dormimmo insieme, come facevamo i veri gialli. 
I gialli son quelle persone che stanno tra l'amicizia e l'amore. Sono persone che ti cambiano la vita e non devono restare per sempre, ma in qualche modo ti aiutano, ti aiutano a superare le difficoltà della vita. I miei gialli erano i miei cinque amici. Vi sembra assurdo che io dica 'cinque' quando uno di questi non c'è più. Ma io so comunque che lui ancora vive, vive in noi. Loro mi hanno cambiato la mia vita, l'hanno modificata. In meglio ovviamente.
Anche voi un giorno avrete dei gialli, e se non riuscirete a riconoscerli, non preoccupatevi non é un gran problema. Con il passato del tempo li riconoscerete, capirete che fra voi c'è un legami che è più forte dell'amicizia e meno forte dell'amore.
La notte non feci altro che sognare io che correvo nella spiaggia insieme ai miei amici, lo stesso sogno che avevo fatto quando facevo la chemio, mentre tenevo la mano di Vale. 
Toni non so cosa sognò, ma aveva il sorriso sulle labbra e si muoveva come un verme. Nel sonno balbettava parole in Napoletano. Dire che non ci capivo niente era poco, ma mi faceva ridere e grazie a lui ebbi la mia prima risata dopo un anno di noia, dopo un anno di lacrime.


Spazio Autrice:
Abbastanza corto questo capitolo, ma non amo scrivere capitoli lunghi, molti pensano che una storia è bella solo se è lunga, ma a me personalmente non piace allungare il brodo con aggettivi su aggettivi e momenti inutili(:

aspetto recensioni. Ne ho ricevute molte nuove ed anche positive, sono davvero felice! grazie mille(:


il mio account twitter se dovete chiedermi qualcosa: twitter

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Davide rimane con noi anche se non c'è fisicamente. ***


To be continued...




~"Davide rimane con noi anche se non c'è fisicamente"~


La mattina seguente io e Toni ci siamo imbucati con l’aiuto di un nuovo infermiere nel camioncino che una volta ci aveva portato al funerale di Davide.
<< Leo Vieni a vedere! >> Toni era entusiasmo pure di vedere il mare! Come se ci fosse stato lui chiuso due mesi in quell’ospedale.
<< Guarda che grande quella barca! Ci vorrei tanto salire di sopra >> Disse Toni sognando ad occhi aperti.
<< Io da piccolo ci sono salito, quando c’era ancora mamma. >> Dissi sottovoce.
<< Racconta, racconta, racconta! >> esclamò saltellando guardandomi come un bambino che stava appena scoprendo il mondo.
<< Era giugno ed avevo solo sei anni e Asia ne aveva nove. Inutile dire che eravamo entrambi entusiasti. Per entrambi era la prima volta che salivamo su una nave così bella e grande. Essa ci portò in delle isole bellissime con delle piante bellissime! Mi ricordo che una di esse mangiava le mosche!>> Dissi gesticolando << La pianta Carnivora!>> Esclamò Toni indicando il mio disegno che avevo figurato con le dita. << Esatto!>> Risposi. << Poi ricordo che c’erano degli animali assurdi, zanzare giganti che appena mi pungevano cominciavo a grattarmi ovunque.>> Dissi << Le zanzare tigri! Nonno dice che le persone che ne sono allergiche possono anche morire!>> Esclamò muovendo la mano con un dito all’insù in segno di raccomandazione << Mi ricordo che visitammo anche un castello! Era bellissimo anche perché c’erano delle donne travestite da principesse. Ci provai con una di loro, ma il mo flirt non andò a buon fine >> Feci labbruccio sconsolato.  << Oh povero Leo. Beh di sicuro però con la principessa di un altro castello è andata bene! >> Disse ridacchiando. Sapevo già a chi si riferiva: Cris. Cercai di evadere da un discorso che mi avrebbe portato alla depressione più totale. Non si era neanche più degnata di venirmi a salutare. Perché infondo io non ero tanto “”””normale”””” quanto lei. << Infine ballai il ballo della pioggia insieme agli abitanti di quelle isole, mi ricordo che feci pure amicizia con uno scoiattolo. >> dissi riuscendo ad evadere dal discorso precedente. << Mica hai incontrato Alvin Superstar ed i suoi amichetti? >>  Chiese curioso. << No sciocchino! Se mai preferivo incontrare le sue “” amichette “” >> dissi facendo il segno delle virgolette con le dita.
<< Che ne dici di andare in spiaggia? >> Domandò uscendo fuori secchio e paletta.
<< Mi sembra una bellissima idea. >>  Risposi. Subito dovetti correre con la sedia a rotelle dietro a Toni che non si fermava un momento nonostante avesse un osso fuori.. posto. Quel ragazzino non smetteva di stupirmi. << Io vado a vedere com’è l’acqua >> dissi dopo averlo visto piazzarsi sulla sabbia a giocare.
Immersi un piede dentro l’acqua. Sussultai appena sentì il freddo percorrermi le vene dell’ultima mia gamba rimasta. Rabbrividì, ma non provavo quella sensazione da tempo, non avevo nessuna intenzione di spostarmi e mettermi a sedere con Toni.
Mi girai un attimo per vedere che cosa stava facendo. Fissava il sole e parlava a vuoto. – un altro morto con cu Toni comunica – Pensai.
Pov’s Toni:
<< Toni, Toni mi senti? >> La voce di Davide mi richiamò
<< Davide! È un sacco di tempo che non parliamo. Come stai? >> disse Toni sorridendo al “sole”.
<< Io bene ma.. non vi vedo più uniti, guarda come sta Leo. Fino a quando non c’eri tu era proprio a terra. Secondo me avrebbe bisogno di rincontrare i braccialetti. E anche tu ne avresti bisogno. >> Disse secco.
<< Mancano anche a me…>> Sussurrai
<< Ti prego fallo per me, ora che non ci sono più non posso fare niente ma… vi voglio rivedere insieme. Vi vorrei vedere come quando cercavate di fare tutto quello che avrei voluto fare io prima di morire. >> Rispose un po’ triste.
<< Davide, anche se fisicamente non ci sei più, con l’anima e con il cuore sei sempre qua con noi. Sai manchi a tutti! Sai un’altra cosa? Sta nascendo il tuo futuro fratellino! E sai come si chiamerà? Davide, proprio come te. Lilia e tuo padre hanno immaginato che dentro quel bambino ci fosse la tua anima. >>
<< Ma è fantastico. Beh salutami tutti, e dai il “benvenuto in famiglia!” al mio fratellino d parte mia! Ciao Toni >> L’immagine di Davide cominciò a scomparire velocemente.
<< Aspetta ma come li faccio incontrare in che luogo?... >> … << Davide? … Davide? >> Niente se ne era andato nuovamente.
**
<< Toni con chi parlavi? >> La voce di leo si fece sempre più vicina finchè non senti un tonfo per terra.
<< Niente, pensavo. >> Dissi sorridendo.
<< Hai visto che bello il sole? >> Chiese Leo ammirandolo.
<< Fino a due minuti fa era molto più bello! >> Esclamai. In quel momento mi balenò in testa un’idea. – Il cimitero dove risiede Davide, la sua tomba, ecco dove ci incontreremo tutti!.- Pensai.


Spazio Autrice:
Hey mondo. Mi sono ispirata a scrivere questo nuovo capitolo a mezzanotte. E Bene si sono tornata. So che mi volete morta perchè non ho aggiornato subito ma con gli impegni vari non ho avuto tempo, poi le mie idee per questo capitol sono scomparse ma grazie all'aiuto di una mia amica Francesca, sono riuscita a pubblicare il capitolo prima della mia morte.
Devo annunciarvi una cosa. 
La fine di questa Breve Fan Fiction sta per arrivare. E adesso ho sonno e devo correre a pubblicare una nuova Flash F. <3 notte. :3


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Le pagine bianche ***


To be continued...




~ Le pagine bianche ~


<< Dai Toni sbrigati! E’ Tardi! >> Urlavo.  

<< Arrivo, arrivo… >> Diceva Toni con non chalance

Stava architettando qualcosa, ne ero sicuro. Dovetti aspettare più di mezz’ora prima che Toni si decidesse ad alzarsi per tornare in ospedale.

<< Penso sia stata la miglior giornata di tutta la mia vita! >> Esclamò Toni quando tornammo dall’ospedale.

<< Però adesso sono molto, stanco. Meglio andare a dormire >> continuò. Non mi diede il tempo neanche di rispondere che già era scomparso nel corridoio così decisi di andare a dormire anche io.


**


POV TONI’S

- Devo trovare quelle benedette pagine bianche -  Pensavo mentre camminavo per tutto l’ospeale.Dopo aver girovagato ovunque trovai la reception aperta, così decisi di cercare la.
<< Trovate! >> Esclamai, ma poi mi tappai subito la bocca sperando che nessuno mi avesse sentito. Aprì il grande volume andando in cerca del numero di Cris, poi di Vale e di Rocco. Tornai in camera successivamente cercando di non emettere un minimo suono. Chiusi la porta a chiave per non disturbare tutta la gente che ci stava dentro e decisi di chiamare il primo numero, Cris.

‘ Pronto? Chi chiama a quest’ora? ’ Sentì la voce robotica provenire da dietro l’altoparlante.

‘ Toni, sono Toni Cris! ’ Risposi balbettando.

‘ Toni? Oddio mio ma perché chiami a quest’ora? Da quanto tempo che non ci sentiamo ’ Disse la voce di Cris assonnata.

‘ Si tanto tempo, è per questo che ti chiamavo. ’ Risposi cercando di fare una figura, decente, dopo averla chiamata all’una di notte.

‘ Dimmi tutto. ’ Disse con la voce un po’ più pimpante

‘Ho sentito davide, ieri. Sono stato al mare con Leo e.. ’ Non riuscì a finire la frase che Cris mi interruppe.

‘ Hai detto con.. Leo? ’ La sua voce diventò più malinconica.

‘ Si sono di nuovo all’ospedale per un controllo alla gamba, ma questo non conta. Dicevo, mentre guardavo il mare ed il sole ho visto la faccia di Davide apparire sul sole! ’ Esclamai.

‘ Toni.. non è che sei un po’ stanco? ’ Domandò Cris

‘ No, cioè si, ma l’ho visto veramente! Mi ha detto che rivuole vederci. Tutti insieme. Tutti uniti come prima. E avevo pensato di.. ’ Non riuscì a terminare nuovamente una frase che Cris parlò al posto mio

‘ Incontrarci! ’ Rispose con la voce un po’ più allegra,

‘ Si, grazie. Avevo pensato di incontrarci tutti dove lui riposa. Pensi tu a chiamare gli altri? Facciamo una sorpresa a tutti. Soprattutto a Leo che.. ’ Dissi peròbloccandom sapendo che non potevo rivelare ciò che mi aveva detto la Lisandri.

‘ Che cosa? Che stavi dicendo Toni? ’ Il suo tono divenne preoccupato.

‘ Io.. Io ho parlato con la Lisandri e pare che il suo tumore stia.. stia peggiorando. E non voglio vederlo ecco.. andarsere da Davide, così, senza prima avergli dato ciò che si merita ’ Rivelai non riuscendo a nascondere a Cris la verità.

‘ Incontriamoci prima possibile… Toni… ho bisogno di vederlo ’ Sentivo dei singhiozzi dall’altro alto del telefono.

‘ Domani. Chiama tutti: Vale e Rocco. ’ Istruì.

‘ Lo farò. Vediamoci la alle 10:00 a.m. Ciao Toni! ’ Il suo tono era frettoloso. Non vedeva l’ora di vederlo. Aveva un tono anche disperato. Eh ci credo amici miei! La persona che ama che è in pericolo tra la vita e la morte, ecco, non è una cosa molto bella. Riposi così il telefono sul comodino e mi addormentai sul letto, pensieroso.


**

La mattina seguente mi alzai alle sette con il solo pensiero – E adesso come faccio a convincere Leo?  -  Corsi nella sua stanza e lo vidi già alzato a giocare alla Play Station che gli aveva regalato suo padre per il compleanno. Bussai.

<< Si? >> Mi rispose Leo intento a guardare la televisione.

<< Ehmm… Leo.. Sono Toni >> Non sapevo che dire. Tutte le frasi che mi ero preparato erano scomparse dalla mia testa.

<< Entra Toni! Non stare li impalato! Dimmi campione! >> Disse esclamando alla fine ciò che diceva sempre il padre di Davide a suo figlio.

<< Ho pensato.. che oggi.. potremmo andare a trovare Davide, sai dove intendo.. vero? Dove riposa.. >> Dissi mangiandomi le unghia per il nervosismo.

<< Mi sembra una bellissima idea! >> Lanciò la  Play Station in aria andandosi a cambiare in bagno. Feci uscire tutto il fiato che mi ero trattenuto fuori e feci un piccolo sorriso di felicità.

<< Okay! Allora ci vediamo fuori tra 10 minuti! Io vado a prepararmi! >> Non feci altro che saltellare fino alla mia camera. Ero felice, felice di poter rivedere i miei amici, i braccialetti rossi.


Spazio Autrice:
Okay sono consapevole che questo capitolo è una merdina. Ma è un capitolo di passaggio al penultimo capitolo. Si. :( grazie per chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate ed ha recensito. Grazie a tutte ! notte :3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Arrivederci, Caro Diario ***


To be continued...



<< Arrivederci, Caro Diario >>


Mezz’ora dopo eravamo dentro un pulmann che ci stava portando al mare. Io e Tony saltavamo dalla felicità.
Stavamo percorrendo strade di montagna. E ancora non riuscivo a capire perché Tony fosse così felice. Ok che andavamo a trovare un braccialetto rosso. Ma era pur sempre un cimitero.

***
 
Scendemmo dal pulmino e ringraziammo l’autista. Che rimase li ad aspettaci. Stavamo percorrendo le vie del cimitero vero la tomba di Davide ed in lontananza vedevo altre tre figure. Chi erano? Un ragazzo in una sedie a rotelle, una ragazza magra, ed un bambino di soli dieci anni.

I miei braccialetti rossi.

Gli stessi che mi avevano abbandonato in clinica. Gli stessi che avevo trattato male solo perché loro avevano avuto l’opportunità di uscire da sto gran casino ed io no.

Toni afferrò la sedia a rotelle e mi spinse velocemente verso gli altri tre. Sembrava una corsa contro il tempo. Stavamo cercando di riportare tutto come ai vecchi tempi, di ricordare come ci divertivamo.

Misi a fuoco il volto del giovane bambino. Era più alto, più pieno e meno magro ed aveva ancora quei capelli lunghi e svolazzanti che gli ricadevano sul viso. Rocco.

Accanto a lui c’era un ragazzo. Quasi non lo riconoscevo più. Aveva i capelli ricci e folti. Un paio di occhiali. Ed era seduto in una sedia a rotelle, proprio come me. Vale.

Ed infine una ragazza, quella stessa ragazza che era riuscita a rubarmi il cuore. Se lo era portato via con se da quando era entrata all’ospedale per la prima volta. Ed ancora lo custodiva. Era sempre più bella, ricordo i capelli lunghi avvolti in una treccia. Cris.

E poi c’era Davide, in una foto accanto alla tomba. Lui no nera cambiato.. era sempre lo stesso, lo stesso dell’ospedale, lo stesso dei miei sogni, lo stesso dei braccialetti rossi. Ed era ancora qua, con noi. A cercare di riparare i nostri litigi, per farci tornare insieme.

Ci abbracciammo tutti quanti, uno per uno. La tensione era forte, ma l’amicizia la superava coprendola del tutto.
Arrivato a Cris la strinsi forte tra le mie braccia. << Scusa >> mi sussurrò << Scusa me, per come ti ho trattata >> le dissi. Ero sincero.

***

Subito dopo salimmo tutti sul pulmino, presi la piccola foto di Davide lasciata sulla tomba e me la portai infilandomela in tasca. Ci dirigemmo in spiaggia. In quello stesso luogo che io avevo sognato insieme a Vale quando lui era in Chemio Terapia. Eravamo tutti stesi sulla spiaggia, a parlare, a raccontarci di cosa era successo nell’ultimo periodo. Quando il sole tramontò accedemmo un falò, con della legna che trovammo vicino al mare.
E poi non ricordo granchè a parte i nostri sorrisi. La cosa che ricordo meglio è stato il bacio. Quel bacio. Cris mi baciò quando tutti erano girati verso il mare per ammirare il tramonto. Naturalmente ricambiai. Non potetti fare altrimenti. L’amavo. Più della mia stessa vita. Probabilmente l’amerò anche dopo l’intervento Caro diario.

Penso che questa probabilmente sia l’ultima pagina che scrivo. L’intervento sarà duro, lungo e difficile. Il mio tumore si è esteso troppo. Ma non sono triste. Andrò a fare compagnia a Davide. E gli ultimi giorni della mia vita li ho passati per il meglio. Con i miei migliori amici e con la donna che ho sempre amato.
E adesso arrivederci caro diario.
E tu, che stai leggendo. Ti prego, fai circolare al mondo la mia storia. Falla conoscere, diffondila. Questo diario è stato molto importante per me, e lo sarà per sempre.
Con affetto, Leo.
***

POV’S NARRATORE
Il bambino riposò l libro sotto il materasso della camera 321. Quel giorno doveva rasarsi i capelli per poi affrontare la Chemio. Leo era diventato il suo nuovo eroe. Capì che lui doveva affrontare le difficoltà e non rimpiangersi a dosso ciò che era e il motivo per cui era diverso dai suoi amici. Leo e i braccialetti rossi erano diventati fondamentali per la sua vita. E lo aiutarono a superare il tumore e a ritornare a casa dalla sua famiglia vivo, solo pochi anni dopo.

 
FINE



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2495405