A little death.

di _Alexis_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A little death. ***
Capitolo 2: *** I couldn't last one night alone. ***



Capitolo 1
*** A little death. ***


Touch me... I want you to touch me there
Make me feel like I am breathing...
feel like I am human.
Era tardi nella notte, talmente tardi che di lì a poco il cielo avrebbe iniziato a farsi azzurrino con l’avvicinarsi dell’alba.
Levi aveva preso quella decisione senza rifletterci troppo e consapevole di quanto tutto ciò fosse stupido. Per una volta… che poteva anche essere l’ultima, così si era un po’ giustificato con se stesso. Senza pensare alle varie ripercussioni o a come spiegarlo ad Erwin.
Stare seduto in un angolino ad ascoltare Erwin, o Hanji, o Pixis o chiunque altro, parlare di piani e sotterfugi e titani e morti, non era proprio il genere di ricongiungimento che aveva in mente per lui e il suo comandante.
Stronzate, si era ripetuto per tutta la notte, Fanculo. Sina, Maria e Rose sole sapevano quanta voglia avesse di accettare il colpo al cuore che si era preso.
Il comandante è stato preso da un titano, ha perso solo un braccio ma per ora è in fin di vita.
Non c’era troppo da stupirsi, quelle cose succedevano in continuazione durante le spedizioni e di solito i soldati non sopravvivevano neanche. E in ogni caso si chiedeva se fosse davvero una fortuna che Erwin ce l’avesse fatta.
Così aveva fatto quella decisione nonostante quello che era la norma e che era scritto nelle loro tacite regole. Capitava ad entrambi di restare feriti durante una spedizione, raramente avevano abbastanza tempo per restare da soli durante i periodi di convalescenza.
Scivolò fuori dalle coperte del suo letto e lungo i corridoi fino a raggiungere la porta della camera di Erwin, chiusa a chiave proprio come si aspettava. Tirò fuori dai pantaloni del pigiama un pezzo di gruccia che aveva appositamente piegato per scassinare la porta –una cosa che non faceva da anni, ormai, ma che non aveva ancora del tutto dimenticato.
Entrò cercando di fare meno rumore possibile, cosa che per lui era davvero facile. La figura di Erwin sul letto era quasi completamente sotterrata dalle coperte, ma ben visibile.
Il solo vederlo respirare lo tranquillizzava.
Fece un paio di passi verso il letto, prima di mordersi dolorosamente la lingua mentre sentiva Erwin parlargli.
-Levi.
Incrociò le braccia e fece roteare gli occhi sospirando.
-Scusa, non volevo svegliarti.
-Non mi hai svegliato.
E in effetti, dal tono della sua voce, sembrava solo particolarmente stanco.
-Dovresti dormire di più, continuò a sussurrare, -Mah… da che pulpito, si sentì rispondere.
Per un po’ rimase indeciso su cosa fare, oramai era chiaro che i suoi piani fossero falliti miseramente. Se Erwin avesse dovuto scoprirlo, avrebbe dovuto essere mentre era già insieme a lui sotto le coperte. Non prima.
Sbuffò.
Erwin si girò lentamente per guardarlo meglio in viso.
-Che fai lì? vieni.
Lo prese come un ordine e obbedì senza replicare, seguendo la sua strada fino a dentro le coperte e accanto a lui, mettendosi in posizione fetale mentre poggiava le dita sul suo petto, poi il palmo della sua mano che non arrivava comunque a coprire tutto il pettorale. La differenza tra di loro era una cosa che lo divertiva più di quanto avrebbe mai ammesso pubblicamente.
Erwin continuava a guardarlo mentre Levi continuava ad evitare il contatto visivo diretto. Gli prese la mano sul suo petto con l’unica che gli era rimasta concedendosi più contatto fisico.
-Come ti senti? Mormorò Levi mentre faceva scorrere l’altro braccio sotto il proprio collo come una sorta di appoggio.
-Il dolore va e viene ma non è questo il peggio. C’è questa cosa… Hanji lo chiama “arto fantasma”, continuo ad avere pruriti al braccio e alla mano destra. È anche per questo che non riesco a dormire.
-Ah, Levi annuì in maniera tale che l’altro potesse vederlo, ma non era quello che ti avevo chiesto.
Erwin sbuffò, -Come credi si senta un uomo che pensava di essere morto e scopre di non esserlo?
-E io che cazzo ne so, non m’importa di un uomo, l’avevo chiesto a te.
Erwin fece passare un lungo momento prima di rispondere, riflettendo se avesse effettivamente intenzione di rispondere sinceramente o meno.
E se non lo faceva con Levi, allora non gli rimaneva quasi più nessuno.
Forse era una debolezza, forse non lo era. Levi l’avrebbe accolta come sempre.
-In colpa, alla fine rispose.
Levi alzò gli occhi cerulei verso quelli azzurri dell’altro e senza pensarci un attimo si tese in avanti per lasciargli un bacio sulle labbra, delicato.
Si ritrovò per l’ennesima volta in quella notte a riflettere che non era così che aveva pianificato andassero le cose. Allo stesso tempo si ritrovò ad accorgersi di quanto fosse stato dannatamente ingenuo. Molto più che semplicemente vederlo vivo, stargli vicino e toccarlo lo aveva reso conscio di quanto lo desiderasse e quanto gli fosse mancato. Mesi di astinenza si erano concentrati in un momento solo e… Oh, se desiderava farci l’amore per tutta la notte.
Non voleva affaticarlo e, comunque, non era neanche sicuro che Erwin in quelle condizioni fosse capace di qualsiasi tipo di prestazione.
Districò la propria mano dalla presa dell’altro e la fece scorrere lungo tutto il suo torso, non senza concedersi momenti in cui si fermava per massaggiare i muscoli sotto. Levi lasciò che la propria mano si appostasse sul suo cavallo carezzandolo... con le dita, con il palmo. Un attimo dopo si era intrufolato sotto l’intimo.
-Levi… vuoi…?
-No, sospirò mentre lo osservava attento alle sue reazioni, No, non voglio stancarti… voglio farti rilassare un po’, concluse iniziando a muovere il polso con più enfasi. Ad un sospiro più deciso di Erwin, Levi spostò le coperte di lato e scivolò lentamente sul corpo dell’altro, sdraiandosi di petto sulla sua coscia destra, stringendosi con una mano al suo fianco, con l’altra lo teneva fermo mentre si affaccendava a dargli piacere con la lingua, con le labbra, con la sua bocca.
Il respiro di Erwin si fece più irregolare, intervallato da lievi gemiti… abbassò la mano lentamente per afferrare quella libera di Levi e stringerla nella sua.
Quando arrivò a toccare la gola del suo amante, Erwin soffiò a denti stretti, Levi, sussurrò, sentendosi incredibilmente vicino.

-Sei un osso duro.
La frase fece ridacchiare Erwin –ormai prossimo ad addormentarsi- forse anche troppo, per i suoi gusti.
Levi non l’aveva presa come una battuta ma gli andava bene sentirlo ridere mentre teneva la testa appoggiata sul suo petto.
Sina, Maria e Rose sole sapevano che colpo terribile si fosse preso il suo cuore.

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Non ero così soddisfatta di una mia fanfiction da secoli!! Spero che piaccia ugualmente anche a chi la leggerà.
A little death dei The Neighbourhood è la canzone con la quale sono più ossessionata da mesi. 

_Alexis_

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Capitolo 2
*** I couldn't last one night alone. ***



You… are my angel..
Come from way above…
to bring me love.


Levi aveva iniziato la sua giornata nel solito modo, col solito malumore e il solito mal di testa. Reduce da non più di due o tre ore di sonno, non c’era veramente motivo per cui dovesse allarmarsi. Pur passando i giorni i dolori non smisero e anzi peggiorarono, tutto ciò non fu comunque abbastanza, per il caporale, perché potesse preoccuparsi per il proprio stato fisico.
Hanji lo aveva rimproverato alla grande, anche se l’aveva presa a ridere, perché fu necessario che passasse più di una settimana e che perdesse i sensi durante un allenamento con la sua squadra, perché potesse farsi controllare e realizzare di aver semplicemente preso la febbre.
La cosa lo fece seccare e innervosire non poco, ma neanche gli sarebbe servito fingere di non avere nulla per poi rischiare di nuovo di schiantarsi contro un albero. Aveva ringraziato il cielo che la sua squadra avesse i riflessi più pronti di lui quel giorno.
Così si era semplicemente lasciato giacere sul suo letto come un peso morto, sotto tre strati di coperte, un bagno di sudore e un atroce senso di inutilità.
Il tutto unito ad un generale indolenzimento e i propri muscoli che urlavano pietà al minimo movimento. Tra i dolori e il mal di testa, la sua mente, che non aveva nulla di meglio da fare se non ruotare casualmente tra i suoi ricordi, gli aveva anche fatto notare come fossero passati giorni dall’ultima volta che aveva visto Erwin. E, per la miseria, se non gli mancava la sua presenza.
Sospirò pesantemente.

Sentì la porta aprirsi e poi richiudersi, dei passi avvicinarsi al suo letto. Erano appena le quattro del mattino ma lui era vigile e dolorante come poche ore prima.
Si voltò tra le coperte a guardare la figura di Erwin, appena distinguibile tra i pochi raggi lunari, che si affaccendava a spostare una sedia di fronte al suo letto, probabilmente nella piena convinzione che lui stesse dormendo.
-Hei Smith.
Mormorò appena, giusto per farsi sentire.
Erwin si bloccò a metà del suo tragitto spalancando gli occhi sinceramente in colpa.
-Pensavo stessi dormendo, scusa.
-è per questo che cammini come un elefante?

Ridacchiò senza rispondere, mentre si sedeva di fronte a lui e rilasciava un lungo sospiro di stanchezza.
Rimase a guardarlo per qualche minuto prima di continuare a parlare.
-Giornataccia?
-…di merda.

Puntualizzò mentre annuiva pesantemente. Le loro discussioni erano spesso e volentieri così concise e brevi. Fondavano tutti i loro momenti di tranquillità sullo stare in silenzio, condividere il silenzio e la reciproca presenza.
Comunque Levi non era bravo con le conversazioni ed Erwin poteva anche essere un ottimo oratore, ma Levi aveva avuto l’onore di vederlo soffocarsi con la sua stessa saliva quando si trattava di parlare di sentimenti.
-Come ti senti?
-Come qualsiasi persona con la febbre.

Lo sentì ridacchiare flebilmente.
-Sì, ma volevo sapere di te.
Levi gemette di dolore e di noia, mentre si rotolava tra le coperte e ci pensava su un attimo.
-Mi sento… come una merda schiacciata a terra, puzza inclusa.
Erwin si coprì il viso con una mano mentre rideva, molto stancamente, ma rideva. La discussione si concluse lì. Passarono lunghi minuti e forse quasi un’ora, dove gli unici suoni a riempire la stanza erano il vento, i loro respiri, il fruscio delle coperte.
Levi era troppo stanco persino per addormentarsi, ma a quanto pare Erwin non era dello stesso avviso, tanto che dopo un po’ vide la sua testa penzolare all’indietro mentre le sue palpebre si facevano pesanti.
Era stanco, avrebbe dovuto lasciarlo riposare. Probabilmente non aveva visto la sua camera da letto nemmeno una volta quel giorno, eppure si era preso la briga di venirlo a trovare alle quattro del mattino.
Così premuroso.
Strisciò verso il bordo del letto per tirare un piede fuori dalle coperte, la ventata di aria fredda lo colse impreparato, ma non abbastanza da portarlo a demordere: lanciò un calcio al ginocchio del dormiente, non troppo forte, ma abbastanza da farsi sentire.
Forse era l’orario, forse il suo stato fisico e mentale, ma si divertì anche troppo di gusto alla vista del Comandante che cercava disperatamente e pateticamente di recuperare una posa dignitosa.

Passato qualche giorno, Erwin era abbastanza sicuro che oramai Levi si fosse ripreso del tutto. Ciononostante aveva ancora qualcosa da fare, prima di lasciarlo tornare alle sue solite faccende quotidiane, qualcosa che fosse solamente per lui.
Quando entrò nella sua camera lo trovò seduto sul letto, sulle cosce le coperte e un grosso malloppo di fogli e documenti, illuminato dalla sola lampada sul comodino accanto a lui.
-Già a lavoro?
-Resoconti sull’ultima spedizione, sugli allenamenti e sulla mia squadra… certificati di salute…
sospirò senza aver neanche alzato lo sguardo dalle carte, visibilmente stressato. Certo lo stupì vederlo così attivo appena dopo essersi ripreso dalla malattia.
Sorrise mentre si sfilava di dosso la giacca della divisa, poi la camicia, per restare con una sottile magliettina intima senza maniche.
-Oh oh.
Si voltò verso Levi che aveva alzato lo sguardo su di lui.
-Di già? Non puoi aspettare un altro giorno, o sei così arrapato?
Erwin rise di risposta, girò intorno al letto per accostarsi a lui e mettergli una mano sulla spalla.
Levi inarcò un sopracciglio.
-Spogliati e sdraiati a pancia sotto, per favore.
Levi spalancò gli occhi pronto a replicare e possibilmente cacciarlo dalla sua camera. Erwin gli sorrise, Tranquillo, voglio solo farti rilassare.

Gli accarezzò una spalla nuda mentre si sistemava meglio sul letto, accanto a Levi. Aveva semplicemente dato una sbirciata ad un libro di Hanji, perciò non si aspettava chissà quale performance, ma era anche molto intenzionato a farlo. Si inumidì le mani con un olio profumato che aveva appositamente comprato per l’occasione. Fece scorrere le dita sul suo collo sottile, con il pollice gli sfiorò i capelli rasati sulla nuca.
Appostò poi entrambe le mani sulle sue spalle, iniziandole a muovere… i pollici tra le due scapole, poi lungo la colonna vertebrale, tra una costola e l’altra e sui fianchi, ascoltando attentamente ogni sua reazione, ogni suo sospiro, utilizzandolo come guida.
Lo sentì trattenere un gemito mentre affondava due dita sui suoi fianchi… spostò un braccio da sotto il cuscino su cui teneva poggiata la testa e fece scorrere la mano sulla gamba di Erwin, guardandolo negli occhi. Gli sorrise di risposta mentre continuava il suo lavoro: era piacevolmente soddisfatto dal vederlo abbassare le proprie difese in sua presenza. Quella fiducia che Levi gli aveva concesso andava al di là della loro relazione… era una vittoria che aveva conquistato, ma non con l’astuzia né con le sue doti da stratega. Levi gli si era concesso completamente solo quando vide da parte di Erwin lo stesso atteggiamento di fiducia, solo quando gli lasciò le porte per il suo cuore e per la sua mente completamente spalancate. Cosa che gli risultò molto più difficile di quanto avesse mai potuto immaginare.
Spostò la sua attenzione sulle gambe, i muscoli sodi delle cosce, poi i polpacci, le caviglie così assurdamente sottili, il palmo dei piedi. Poteva sentire Levi rilassarsi visibilmente sotto le sue dita e il suo tocco.
Aveva un corpo meravigliosamente proporzionato, curato, e ogni cicatrice o segno sulla sua pelle non facevano che impreziosirlo. Si stupiva spesso di quanto Levi non se ne accorgesse, preferendo di gran lunga vivere nell’ombra.
Gli massaggiò, poi, i glutei, con pazienza e attenzione. Ad una richiesta più esplicita di Levi, che divaricò le gambe, lo penetrò con due dita. La sua schiena si inarcò, tremò per l’intrusione, i muscoli della sua schiena si contrassero, aggiustandosi un po’ alla volta per poi tornare a rilassarsi. Erwin deglutì e sospirò, sinceramente frustrato, dato che non poteva nascondere l’eccitazione crescente, ma poteva ignorarla.
Continuò a muoversi, lentamente, cercando il punto da cui Levi avrebbe tratto più piacere.
Levi spostò ancora una volta la mano per afferrare la sua libera e gemette con abbandono.

Erwin giacque sul letto, accanto al corpo dell’altro che si accovacciò quanto più vicino poteva. In quella posizione, sembrava molto più piccolo e indifeso di quanto avrebbe potuto credere in altre situazioni. Lo strinse a sé mentre aspettava che cadesse lentamente tra le braccia del sonno, la testa appoggiata sul suo petto, le braccia e le gambe piegate in posizione fetale.
Erwin non poteva ringraziarlo abbastanza per avergli tirato fuori quel lato umano che non credeva più di possedere.

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Non era previsto nessun secondo capitolo.... poi boh, mi è venuta l'ispirazione, e ho deciso di metterle insieme dato che l'argomento trattato e grossomodo sempre il "prendersi cura del partner".
La metterò completa, ma a questo punto non so quando mi verrà un altro lampo di genio... non credo molto presto, in ogni caso xD
_Alexis_

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