Momenti

di Atlantide08
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2- ***
Capitolo 3: *** 3 - ***
Capitolo 4: *** 4 - ***
Capitolo 5: *** 5 - ***
Capitolo 6: *** 5.2 ***
Capitolo 7: *** 6 - ***
Capitolo 8: *** 7 - ***
Capitolo 9: *** 8 - ***
Capitolo 10: *** 8.2 - ***
Capitolo 11: *** 9 - ***
Capitolo 12: *** 10 - ***
Capitolo 13: *** 11 - ***
Capitolo 14: *** 12 - ***



Capitolo 1
*** 1 ***


“Elena ne sei proprio sicura? Posso dire a Tyler di venire meno spesso qui da me per un po' di tempo, giusto quello necessario per trovare un altro appartamento o un altro coinquilino...” il tono della mia migliore amica è quasi disperato.
 
“No Caroline, va bene così. Guarda il lato positivo: Damon, per quanto egoista ed antipatico possa essere, almeno è qualcuno che conosciamo, almeno tu lo conosci senz'altro più di me, mentre un altro coinquilino sarebbe un perfetto estraneo. Se devo rischiare andando allo sbaraglio in questa maniera, meglio limitare i danni, non credi?” le rispondo io cercando anche di convincere me stessa.
Ho conosciuto Damon solo un paio di giorni fa:  è il classico “don giovanni”, troppo sicuro di sé. Ha due occhi azzurri e trasparenti come il ghiaccio che contrastano con i suoi capelli neri e la sua carnagione chiara, fisico che toglie il respiro. Inutile dire che questo contrasto che madre natura ha voluto concedergli (perché Damon è veramente bello, non posso negarlo), abbinato al suo carattere forte lo ha reso popolare tra la maggior parte delle persone di sesso femminile (e non!) di tutta New York (non è un’esagerazione…).
Decisamente io e lui siamo agli antipodi, ma mi devo anche saper adattare: al momento lui è la mia unica possibilità di restare qui a New York e ricominciare una nuova vita.
 
E' due ore che sto rimettendo nelle tre valigie tutto ciò che mi sono portata via da casa, tra meno di due ore ho appuntamento con Damon (il mio quasi-coinquilino) davanti alla porta dell’ appartamento che abbiamo preso in affitto, per cominciare questa nuova avventura; Caroline invece è da quando ho accettato la proposta di Stefan, un suo amico, di dividere l'appartamento con suo fratello Damon, che non la smette di chiedermi se sono sicura di questa mia scelta, non si dà pace perchè è convinta che io abbia accettato solo per via della mia “non sintonia” con Tyler, il suo ragazzo che ogni due per tre bussa alla porta dell'appartamento di Caroline (abita due piani sopra di lei, una vera “fortuna”) e così me lo ritrovo fra i piedi costantemente.
Per una ragazza come me che odia i tipi di ragazzi “Sono bello solo io, guarda che muscoli e che fisico, non puoi resistermi” questa sua presenza alle volte è tremendamente irritante e, lo so che sono ospite in casa della mia mica, che Tyler è il suo ragazzo e quindi devo imparare ad accettarlo perchè, in fondo, la rende felice, ma Tyler... Tyler proprio non mi va! Non mi convince, è tutto muscoli e niente cervello secondo me! Un conto è doverci passare insieme qualche ora, un conto è trovarselo davanti appena sveglia, mentre faccio colazione, per l'aperitivo della sera e anche a cena! Il dopo cena è scontato lo passi con la mia migliore amica...
Certo, Damon non è da meno… solo che il mio sesto senso mi suggerisce che lui un minimo di cervello ce l’ha, non so per quale motivo preciso, è una sensazione… o forse semplicemente non voglio Tyler fra i piedi, perché non mi piace né fisicamente né caratterialmente.
 
No, decisamente stare qui da Caroline non è una buona idea; inoltre l'appartamento che condividerò con Damon è davvero molto bello: ha un ampia sala con cucina a vista e terrazzo enorme annesso, due comode camere da letto con pavimento in parquet, un bagno nel quale oltre alla doccia c'è una splendida vasca idromassaggio e due ampi lavabi, con un enorme e rettangolare specchio su tutta la parete alle spalle dei lavabi, insomma è un bagno decisamente grande; sarei una pazza a lasciarmi scappare un appartamento del genere, considerando che l'affitto me lo posso permettere (ok, devo per forza far anticipare a Damon anche i miei primi tre mesi, ma solo perchè non era previsto che lasciassi l'appartamento di Caroline così presto – è passata una sola settimana e qualche giorno da quando sono arrivata qui a New York!).
 
Caroline sbuffa, la guardo interrogativa. Un po' imbronciata mi dice
“Io ci ho impiegato ben un mese prima di trovare questo appartamento che mi piace e risponde a tutti i requisiti che mi sono preposta, non ti avrei trascinato in quell'agenzia immobiliare altrimenti! Non pensavo lo trovassi subito, invece al primo tentativo l'hai trovato. E' un'ingiustizia! E poi sembra quasi che io ti abbia voluta a tutti i costi buttare fuori di casa...”
 
E' vero: è stata Caroline letteralmente a trascinarmi nell'agenzia immobiliare poco distante dal suo ufficio dicendomi che per iniziare a cercare un appartamento non è mai troppo presto poiché New York è grande e proprio per la vasta gamma di offerte che può darti, è difficile riuscire a prendere una qualsiasi decisione in poco tempo.
 
Ho provato ad obiettare che prima avrei dovuto trovarmi un lavoro, ma non c'è stato nulla da fare. Quando Caroline decide di fare qualcosa, qualsiasi cosa, non c'è maniera di impedirglielo. Appena ho visto dal vivo l'appartamento che distrattamente avevo scelto sulla carta fra quelli mostratimi dall'agente immobiliare, ho capito che era perfetto e mentalmente ho insultato Caroline perchè non avevo abbastanza soldi per anticipare l'affitto dei primi tre mesi.
Inaspettatamente poi, a dispetto del mio pessimismo/realismo, ho conosciuto Stefan, è capitato di parlarne e tutto è andato avanti fino ad oggi: a meno di due settimane dal mio arrivo a New York, tra poco meno di due ore entrerò nel mio appartamento e comincerò la mia nuova vita! Chi l'avrebbe mai detto?
 
“Care, davvero. So che non vuoi buttarmi fuori di casa! Ne abbiamo già parlato: non ti odio perchè mi hai portato a cercare un appartamento senza che io potessi realmente già fermarlo e permettermelo. Potevo comunque non venire con te in agenzia, ma l'ho fatto e ho persino scelto l'appartamento da visionare, quindi sono io che sono stata un'incosciente, ok?” cerco di consolarla un po'; Caroline è davvero dispiaciuta per il mio improvviso trasloco, teme di non essere stata una buona padrona di casa ed una pessima amica/consigliera!
 
“Dai Care! Sai quanti pettegolezzi su Damon che sarò in grado di fornirti? Potrai colpirlo nei suoi punti più deboli e lui sarà così costretto a rispettarti!” provo a fare leva su questo argomento perchè so che lei va matta per le chiacchiere e perchè so che gli piacerebbe da matti riuscire a mettere in imbarazzo Damon Salvatore in pubblico. Ovviamente Damon non dovrà mai venire a sapere del mio eventuale coinvolgimento o mi ritroverei in un lampo sotto un ponte, ma questo è un argomento che affronterò con lei al momento opportuno.
 
“Ok Elena, ma niente pettegolezzi finchè non avrai una certa sicurezza economica, intesi?” ecco, Caroline ci è arrivata da sola, le sorrido
“Siamo d'accordo!” chiudo l'ultima valigia e prendo il mio cellulare per avvisare Damon che io sono pronta e se vuole possiamo anticipare il nostro ingresso nell'appartamento che condivideremo.
 
Ieri, quando mi sono incontrata con lui per andare a fermare l'appartamento abbiamo stabilito che saremmo entrati insieme, in modo che insieme e di comune accordo (si spera) ci divideremo gli spazi. Gli mando un sms semplice e attendo.
Dopo quindici minuti mi arriva finalmente la sua risposta
- Se porti in fretta il tuo bel culetto sulla mia macchina, magari riusciamo a portare nell'appartamento le tue valigie prima che si scateni il temporale -
 
Prendo un lungo respiro, per essere il primo messaggio che mi manda, considerando il tipo di ragazzo (dalle ragazze ottiene sempre ciò che vuole e non le deve pregare…), poteva andarmi anche peggio, corruccio la fronte e gli rispondo come si conviene (per non iniziare questa convivenza già col piede sbagliato)
- Se mi avessi avvisato che passavi a prendermi, mi sarei fatta trovare in portineria e il mio bel culetto a quest'ora sarebbe già seduto sulla tua bambina. Sto scendendo -
 
Afferro due valigie e  faccio cenno a Caroline di seguirmi con la terza
“Andiamo Care, Mr. Occhioni è giù che mi aspetta” le dico semplicemente.
 
Caroline mi lancia uno sguardo torvo per poi aggiungere acida a parole
“Oh bhè, che aspetti! Non devi affrettarti a fare ciò che lui ti chiede o peggio ti ordina, perchè altrimenti se ne approfitterà sempre di te. Prendi il tuo tempo, lui si adatterà!”
 
“Care, fai la brava...” la ammonisco bonariamente.
 
“Non ho detto nulla di sconveniente, solo un fatto ovvio!” ribadisce la mia migliore amica.
 
Sospiro, so che ha ragione. Non posso permettere a Damon di comandarmi a suo piacimento. Io non sono la sua ultima conquista o il suo ultimo giocattolino. Un lampo illumina il cielo fuori dalla finestra. Mi affretto ad uscire dall'appartamento di Caroline, avviandomi velocemente verso l'ascensore 
“So che hai ragione, ma adesso non è il caso di impuntarsi: non vorrai che la pioggia rovini il tuo regalo di compleanno?” così dicendo le indico il paio di ballerine che sto indossando e il cielo decisamente diventato di una tonalità molto simile al grigio fumo.
 
Caroline che è rimasta affacciata sulla soglia del suo appartamento, rientra velocemente, afferra la terza ed ultima mia valigia e si fionda con me davanti alle porte dell'ascensore, che in questo momento si stanno aprendo.
Carico le due valigie e faccio per prendere la terza per poi salire a mia volta, lasciando un po' di spazio per far salire anche lei quando noto l'espressione afflitta e un po' colpevole della mia amica bionda, che non accenna a muoversi.
 
“Cosa ti prende?” le domando calma.
 
“Ecco... non prenderla male, ma... possiamo salutarci qui? Voglio dire in due con tre valigie su quest'ascensore non ci stiamo e non...” comincia a balbettare Caroline.
 
“Ho capito Care, ho capito” la interrompo, scuotendo incredula la testa.
 
Lei mi guarda con i suoi due occhi da “panda indifeso” e io scoppio a ridere
“Sei uno spasso! Lo sai che ti devi abituare a lui, vero? Perchè sarà alquanto difficile non incrociarlo quando verrai a trovarmi”
 
“Lo so, lo so, ma lui è così... irritante! Si crede di essere bello ed irresistibile solo lui! Non lo sopporto! Mi ci abituerò, promesso, ma l'ho visto e sopportato anche ieri e...” Caroline tenta di giustificarsi dandosi un certo contegno, ma fallendo nell’intento.
 
Alzo un sopracciglio, rido tra me e me, è la stessa cosa che penso di Tyler, ma non mi spiego come mai io non riesca a definire allo stesso modo Damon, so solo che non è così per Damon.
Richiudo in un cassetto della mia mente questo pensiero e torno ad occuparmi di Caroline
“Ok, ho afferrato il concetto!” la interrompo di nuovo più che altro perchè mi rifilerebbe le solite motivazioni con le quali da due giorni a questa parte mi sta assillando ed anche perchè Damon è già più di cinque minuti che è giù ad aspettarmi, non vorrei davvero farlo innervosire già il primo giorno.
 
“Ti chiamo domani, promesso!” schiaccio il pulsante per il piano terra, Caroline mi saluta con la mano e mentre le porte si chiudono sento che mi urla “Chiama a qualsiasi ora del giorno e della notte se hai bisogno!”.  Sorrido: la solita Caroline apprensiva che vuole avere tutto sotto controllo.
 
Le porte dell'ascensore si riaprono, tiro giù tutte e tre le valigie e mi avvio con due di esse fuori dalla portineria, vedo Damon appoggiato alla sua macchina, una Camaro azzurra decapottabile della quale è estremamente geloso (ieri l'ho praticamente preso in giro, perchè vedendo quella macchina parcheggiata, senza sapere fosse sua, gli ho detto ad alta voce che mi sembrava un pezzo d'antiquariato e avrebbe dovuto essere quindi, chiusa in un polveroso garage; Damon per tutta risposta mi ha lanciato un'occhiataccia di fuoco e testuali parole “Non. osare. mai. più. offendere. la. mia. bambina. INTESI?!?”, il suo tono glaciale, unito ai suoi occhi che ardevano come due fiamme vive, mi hanno fatto capire al volo che non stava affatto scherzando, poi, poco prima di salutarci ha voluto precisare che quella macchina è la cosa più preziosa che lui ha, che non si aspetta che io lo capisco essendo donna, ma che mi perdona “l'averla offesa” poichè effettivamente non “conoscevo” la sua storia. Ovviamente io non ho obiettato nulla e mi sono fatta l'appunto mentale di non fare più alcun tipo di battuta sulla sua macchina).
 
Damon scorgendo il mio movimento alza lo sguardo e fa scontrare i suoi occhi azzurri come l'acqua marina con i miei marrone cioccolato e questo confronto mi destabilizza, mi sta guardando come se volesse leggermi l'anima per carpire ogni mio più piccolo dettaglio; scaccio questo pensiero e mi avvicino a lui e gli dico la prima cosa che mi viene in mente neutra
“Scusa per l'attesa. Caroline mi ha trattenuta un attimo”
 
Lui continuando a fissarmi negli occhi, alza le labbra in un ghigno divertito
 
“Barbie non approva la tua scelta?” mi domanda sarcastico.
 
“No. Puoi caricare queste due valigie che rientro a prendere l'ultima borsa, per favore?” taglio il discorso sulla mia amica, non mi va che la prenda in giro senza che lei si possa difendere.
 
“Solo perchè mi hai chiesto per favore, ma non prenderlo come vizio.” il suo sguardo sempre incatenato al mio mi fa capire che la sua è una vera e propria provocazione.
 
Ricambio ancora il suo sguardo
“Chissà perchè ho l'impressione che con te sarà tutto una sfida continua... bhè, l'Elena di qualche giorno fa avrebbe ceduto, ma l'Elena che hai qui davanti non ti lascerà vincere senza combattere” gli dico con tono fermo e deciso; i suoi occhi scavano ancora più profondamente in me, sento quasi che riesce a toccare la mia anima dal tanto il suo sguardo è intenso, poi d'un tratto si alleggerisce e mi sorride divertito
“Lo vedremo Gilbert”.
 
Si stacca dalla macchina, lascia liberi i miei occhi (una strana sensazione di vuoto si fa largo in me, ma la ignoro) e si mette a caricare la prima valigia. Mi ci vuole una frazione di secondo in più per riprendere il totale controllo del mio corpo che sembra non voglia schiodarsi da qui, ma devo andare a prendere la terza valigia e poi a rimanere qui in fissa su di lui non farei che aumentare a dismisura il suo ego. Mi obbligo a rientrare e vado a recuperare la terza ed ultima valigia.
 
Damon mi aiuta a caricarla e mi invita a salire. Mi siedo  davanti nel lato del passeggero e non appena chiudo la portiera, lui si gira verso di me e cattura i miei occhi con i suoi (a questo punto mi viene il dubbio che Damon riesca a creare un qualche campo magnetico tutt'intorno a sé che ti risucchia in un vortice, che non ti permette in alcun modo di staccarti fisicamente da lui, dal suo corpo: come diamine riesce a incatenarmi sempre sul posto, gli occhi in modo particolare, senza che io riesca ad oppormi o a ribellarmi?!?), assottigliando lo sguardo mi domanda enigmatico
“Pronta?”
 
Per cosa dovrei essere pronta? Per saggiare di persona la “potenza della sua bambina”? Per la sua guida spericolata? Per essere notata da tutte le ragazze per strada  in un automobile “di lusso” di fianco all'affascinante proprietario della stessa? Per passare per la sua “ragazza di turno”? O semplicemente per partire tranquillamente con destinazione il nuovo appartamento ed iniziare la mia nuova vita (ma non so bene cosa gli abbia detto suo fratello Stefan su di me)? Di logica dovrebbe semplicemente essere l'ultima mia ipotesi, il fatto è che il soggetto che mi ha posto la domanda non è incline a pensare ed agire come tutte le normali persone sul pianeta. Tutte le volte finora che ho avuto modo di parlare con lui, non si è mai comportato come ci si aspetta che si comporti o risponda una persona “normale”. Mi sono rassegnata al fatto che più volte mi capiterà di sentirmi in imbarazzo con lui, proprio perchè farò la figura di una ragazzina ancora nella fase adolescenziale che non sa mai bene cosa rispondere, proprio come in questo momento.
 
Aggiungiamo a questa sua particolare capacità di rendermi “ridicola”, il fatto che i suoi occhi azzurro-ghiaccio contrastano perfettamente con i suoi capelli corvini che spesso gli ricadono ribelli sulla fronte e il colore particolarmente diafano della sua pelle e che questo contrasti lo rendono particolarmente affascinante ai miei occhi, per non dire terribilmente sexy (e non dovrei pensarlo per un infinità di motivi logici, primo fra tutti il fatto che dovrò stare a stretto contatto con lui, volente o nolente, e fargli capire che lo trovo sexy, non è che sia un buon vantaggio… almeno per me!),  e capiamo perchè oltre che fare la figura di una ragazzina senza senno, gli sembrerò anche uno stoccafisso o un pesce lesso, animali ai quali l' uso della  parola non è mai stato dato.
 
Incapace di reggere quel suo sguardo enigmatico, abbasso gli occhi, scaccio in un batter di ciglia questi pensieri e cerco di dargli una risposta che vada bene per tutti i possibili scenari ai quali la sua semplicissima domanda allude, cercando di usare un tono a metà tra il tagliente e il deciso
“Non siamo ancora arrivati?!?” mi accomodo per bene sul sedile e guardo in avanti, aspettando che lui inserisca la marcia e parta; invece Damon scoppia a ridere di gusto, mi giro verso di lui di nuovo e lo fulmino con lo sguardo.
 
“Posso sapere cos'è che ti fa tanto ridere Mr.Occhioni?” gli domando irritata, decisamente non stiamo partendo col piede giusto, ma avrei dovuto immaginarlo, visto il modo in cui ci siamo parlati quando ci siamo conosciuti. “... devi avere una visuale più aperta...” le parole di Stefan mi rimbombano nella testa. Visuale aperta, visuale aperta, visuale aperta... mi ripeto queste due parole come un mantra mentre aspetto che Damon la smette di ridere, cosa che avviene dopo un minuto abbondante.
 
Lo sto ancora trucidando con lo sguardo quando lui finalmente si degna di rispondermi
“Sei tesa più di una corda di violino Gilbert! Non si direbbe proprio che tu sia pronta ad entrare in quell'appartamento” mi dice serio (questi cambi repentini di umore mi spiazzano, ma come fa? Ha un pulsantino che ogni volta che lo schiaccia gli fa cambiare atteggiamento?)
 
“Non sono affatto tesa!” praticamente ho urlato.
 
“No, sei solo molto decisa e determinata e non permetterai a nessuno e niente di mandare all'aria la tua nuova vita. Ecco spiegato perchè sei acida quando mi rispondi. Non ti piaccio, fatta eccezione per il mio aspetto fisico, e non vuoi grane. Se ti dico che non mi immischierò mai nelle tue faccende, ti calmi un po' e mi parli con un tono quantomeno tranquillo?” mi domanda sempre serio.
 
Non so perchè ma intuisco che lui non vuole che il nostro rapporto sia sempre e solo una continua sfida, mi sta offrendo una tregua, una zona neutra nella quale potremmo costruire il nostro rapporto in maniera diversa da come l'abbiamo impostato sinora. Tralascio la parte “fatta eccezione per il mio aspetto fisico” (il ragazzo è sveglio, il mio sesto senso non ha sbagliato, e l’ha capito subito che fisicamente mi piace…), del resto che il ragazzo è molto poco modesto l'ho già assodato.
 
Sospiro pesantemente per scaricare un po’ di tensione, punto lo sguardo davanti a me, senza però soffermarmi su qualcosa in particolare, la verità è che non riuscirei a reggere ancora gli occhi indagatori di lui.
“E' impossibile non immischiarsi l'uno della vita dell'altra e viceversa... voglio dire: visto che divideremo lo stesso appartamento è alquanto ovvio che anche senza volerlo verrò a conoscenza di come impiegherai la maggior parte del tuo tempo e viceversa, a meno che tu non voglia semplicemente ignorare la mia presenza” improvvisamente sento l'urgenza di vedere la sua reazione alle mie parole, mi volto verso di lui e mi scontro con i suoi limpidi occhi, mi sta ascoltando con attenzione (chissà come mai non mi aspettavo da lui un livello tale di “ascolto”).
 
Continuo a rispondere alla sua domanda con un filo di incertezza
“Se la tua intenzione è proprio quella di ignorarmi, bhè, dillo adesso che riporto subito le mie valigie su da Caroline, perchè questa non è una base sulla quale io vorrei iniziare la mia nuova vita. Questo però non vuol dire che sei autorizzato a darmi “consigli” non richiesti”.
 
Non so se sono riuscita a rendergli bene chiaro il concetto. Dopo un paio di secondi (che a me sono sembrati un'eternità) Damon assottiglia il suo sguardo e mi conferma di aver capito
“Non ci si può ignorare, né sarebbe corretto. Ma è necessario rispettare la privacy l'uno dell'altra. Su questo direi che viaggiamo sulla stessa onda. Altro?”
 
“Non considerarmi, come hai fatto poco fa, come una delle tue tante ragazze. Non lo sono e non lo sarò mai. Non sono un oggetto, ma la tua coinquilina. Ho un cervello e un minimo di orgoglio, non mi piace essere paragonata e considerata alla stregua di una “ragazza facile”, non posso dividere l'appartamento con una persona che mi consideri in questa maniera. So che non ci conosciamo abbastanza e che quindi non ti posso chiedere adesso di mostrarmi un minimo di stima, so che dobbiamo guadagnare l'uno la fiducia dell'altra e viceversa attraverso le azioni e non le parole, ma posso comunque chiederti di non fare battute allusive e poco carine rivolte a me, come hai fatto quando ci siamo conosciuti. Non sono il tuo zerbino e non lo sarò mai” gli dico in tono piuttosto duro.
 
Damon assorbe il mio discorso più velocemente del previsto e mi risponde immediatamente
“Lo so bene Elena. Sei stata molto chiara su “che tipo” di ragazza sei” accentua la pronuncia del mio nome, poi continua più ironicamente
“Trascurando il fatto che mi hai etichettato come un ragazzo che non ha valori dicendomi praticamente che il mio interesse verso voi ragazze è puramente materiale e che cerco solo notti di sesso...” fa una pausa e mi osserva per vedere la mia reazione (in effetti non è stato molto carino da parte mia rinfacciargli una cosa del genere, ma è il lato che lui mi ha mostrato di più di sè finora, questo non può negarlo), poi soddisfatto da ciò che ha visto in me (?) continua “...che in parte è anche vero, vorrei però precisare che non sono uno stupido senza cervello, ho anch'io una mia morale e un certo orgoglio. Come hai detto tu: dobbiamo ancora conoscerci. Non ti posso fare promesse che poi non manterrò: questo è il mio carattere o se preferisci è uno dei miei tanti difetti. Ma ho anche dei pregi. Non posso dividermi in due: io sono il pacchetto completo. A te la scelta”.
 
Non è arrabbiato per ciò che gli ho detto o per come l'ho etichettato, Damon in questo momento è  terribilmente serio e  sincero. Posso scegliere se scendere dall'auto e trovare qualcun altro che io ritenga “più consono” alle mie aspettative o scegliere di stare su quell'auto, dirgli di partire ed accettare il rischio; il rischio di conoscerlo, il rischio di sapere che lui non vive secondo le aspettative di nessuno se non le proprie e che quindi il conoscerlo non sarà poi una strada tutta in discesa, anzi...
 
“Anche tu mi hai già etichettata, anche se a differenza mia, non mi hai detto esplicitamente in che “categoria”mi hai inserita. Bhè, Damon... tu pensi di aver già capito tutto di me, in verità potrei stupirti. Come hai detto tu: dobbiamo ancora conoscerci” gli faccio eco.
 
Riporto i miei occhi a guardare un punto non ben definito in avanti, fuori dalla macchina. Lui mi osserva in silenzio. Mi sistemo una ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi accomodo per bene sul sedile. 
“Non mi piace essere chiamata per cognome, Mr. Occhioni-Blu. Tienilo bene a mente” gli dico con un tono allegro e spensierato. Sì, questo discorsetto con lui mi ha reso allegra e spensierata. E' così che inizia il nostro nuovo rapporto da coinquilini, almeno per me.
 
 Damon sorride di rimando e mette in moto la Camaro
“E tu, piccola Gilbert, tieni bene a mente che non mi piacciono per niente i nomignoli, in particolare quello che mi hai appena affibbiato” ingrana la marcia e parte alla volta del nuovo appartamento.
 
Stiamo viaggiando sulla stessa lunghezza d'onda.
Rispetto della privacy altrui ed abolizione delle etichette che abbiamo già creato l’uno per l’altra: direi che non è poi una brutta base su cui costruire un buon rapporto di “coinquilinato”.

 
 

Note dell’Autore
Salve a tutti! Eccomi qua con una nuova “esperienza” da condividere con voi. Questo è solo uno dei tanti “Momenti” che vi racconterò. Attimi di vita quotidiana rubati. Mischierò comicità, isteria, tensione, momenti fluff...  Allora, cosa ne pensate di questo primo “momento”? Suggerimenti per i prossimi?

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Capitolo 2
*** 2- ***


E’ passata un’altra settimana. E io sono ancora a New York. Al momento il mio essere ancora qui lo devo al mio coinquilino che generosamente anticipa la maggior parte delle spese in comune (a questo punto, sono sicura che almeno ho guadagnato la sua fiducia!).
Sono seduta sulla alquanto scomoda panchina di legno che abbiamo ereditato, per così dire, in sala.
E' circa un’ora che tento di scrivere un breve trafiletto per una fotografia che al lavoro (insperabilmente ho trovato un'anima buona che mi ha concesso un periodo di prova...) non ho avuto tempo di finire per mancanza di voglia, più che di idee: non riesco a trovare lo stimolo giusto per far trasparire dal mio scritto quanto sia “meravigliosa” la sella della famosissima marca X, per cavalli destinati sicuramente a vincere, primo perché non so niente di ippica e secondo perché dalla foto mi sembra che esistano selle molto più comode e confortevoli di quella della marca X.
Inoltre il continuo canticchiare allegro del mio coinquilino che è sotto alla doccia continua a distrarmi; come fa ad essere sempre così allegro?!? E’ tre settimane che dividiamo l’appartamento e non l’ho mai visto triste o giù di morale nemmeno una volta; possibile che a lui vada tutto sempre bene? Niente intoppi al lavoro o niente imprevisti?? Possibile, ad esempio, che non abbia mai sbagliato nemmeno una volta a chiamare per nome la ragazza di turno usando il nome di un’altra ragazza??
Solo a me capita di litigare col capo un giorno si e due no (solo perché sono ancora in prova, per mia sfortuna e non posso assolutamente perdere il posto di lavoro, altrimenti gli risponderei per le rime ogni ora!), e ancora oggi sentirmi in colpa per aver lasciato Matt un pomeriggio dell’estate scorsa di punto in bianco perché “d’un colpo” mi sono resa conto che lui era solo il mio migliore amico?!?

“Allora Elena, sei pronta?” è con questa domanda che Damon si materializza davanti a me, ridestandomi dai miei pensieri (ma non stava facendosi la doccia?!? Sì, l’ha fatta perché ha i capelli ancora bagnati e delle goccioline di acqua gli stanno scendendo lente dalla tempia disegnando tutto il profilo squadrato della sua mascella...).

Sgrano gli occhi ricordandomi che sta aspettando una risposta (la devo smettere di estraniarmi in questa maniera in sua presenza, o finirà per credere che sono realmente pazza…).

“Pronta per cosa, scusa?” domando contrariata, in effetti non ho in programma niente per questo sabato pomeriggio.

“Hai presente dove sei seduta?!” mi domanda come se dovessi sapere benissimo cosa si sta aspettando che io faccia. Sta aspettando ancora una mia risposta. Non lo capisco questo ragazzo!!

“Devo risponderti veramente?” chiedo ironica

“Elena…” scuote la testa sconsolato, poi riprende “Non penserai davvero che io abbia intenzione di passare un altro sabato sera fuori, quando ho un appartamento grande e disponibile, soprattutto GRATUITO, eccezion fatta per l’affitto naturalmente?!? Certo, posso permettermi di andare in un hotel, ma va contro ogni mia logica, mettitelo bene in testa.”

Ecco, me la sono cercata di nuovo! Arrossisco di colpo, come mi è successo ogni volta che abbiamo toccato questo argomento. L’appartamento che abbiamo affittato è per la maggior parte arredato, ma appena siamo entrati abbiamo deciso di comune accordo (a discapito delle mie purtroppo ristrette finanze, ma è proprio necessario) di sostituire i mobili delle rispettive camere da letto (sono davvero obsoleti!) e iniziare a comprare almeno un divano. Il bagno e la cucina per ora li teniamo così come sono, non che siano di qualità migliore, ma io proprio non ce la farei a pagare la mia quota per l’acquisto di tutto un nuovo arredamento!

Per un motivo o per l’altro però sono passate già tre settimane ed ancora non siamo andati a vedere niente di nuovo e ieri sera ci siamo autoimposti di rimandare qualsiasi impegno di oggi (per la verità io non ho dovuto rimandare niente, ma lui ha dovuto rimandare di qualche ora il suo “incontro bollente” che al momento si incarna col nome e col viso di una certa Mary), in quanto lui ha una certa urgenza di arredare quantomeno la sua stanza per non dover pagare il costo di una stanza in un hotel a cinque stelle per l’intero weekend da poter “usare” con la ragazza di turno.

Ovviamente non è un mio problema questo, ma per poter dividere un appartamento è necessario andare d’accordo e quindi è necessario venirsi incontro a vicenda.
Sospiro per l’ennesima figuraccia rimediata (non è che sia piacevole parlare della vita sessuale del proprio coinquilino col diretto interessato, soprattutto quando l’hai appena conosciuto, come nel mio caso)
“Mi spiace, ero concentrata su questa stupida didascalia e ho scordato il nostro impegno…” gli rifilo questa scusa, che anche alle mie orecchie suona falsa e mi alzo andando rapidamente a darmi una sistemata per uscire.

La verità è che in sua presenza continuo a perdere il filo del senso logico delle cose, il suo essere presente vicino a me, mi distrae in continuazione ed inevitabilmente mi fa perdere nei miei pensieri e il contatto con la realtà.
Non so se c’è un motivo preciso che scatena questa mia reazione ed adesso non è nemmeno il momento di rifletterci sopra. C’è un giro nei negozi d’arredamento che mi aspetta, mi devo concentrare e preparare psicologicamente a sborsare gran parte dei miei risparmi, quindi devo essere lucida nelle mie scelte, vale a dire che devo essere “presente” nella realtà. Devo smetterla subito di pensare . All’istante.

Zittisco la mia mente e dopo aver indossato un paio di Jeans stretti e scuri ed una felpa bordeaux bella pesante, cioè le prime cose che ho trovato infilando la mia mano nella valigia ancora intatta (l’armadio presente nella mia stanza non si può proprio definire tale! Ho optato per lasciare i miei abiti nelle valigie momentaneamente fino all’arrivo del nuovo mobilio per l’appunto!). Mi fiondo in salotto, afferro il mio giubbotto sportivo pesante, indosso le scarpe da ginnastica e afferrando la sciarpa ed il cappello mi rivolgo a lui senza guardare dove sia, tanto so che è già pronto e mi sta solo aspettando
“Eccomi! Sono pronta!”

“Sei stata veloce Gilbert!” mi canzona Damon aprendo la porta.

“Sempre simpatico Mr. Occhioni!” gli rispondo a tono io, ben sapendo quanto odi questo soprannome che gli ho affibbiato sin dal primo giorno. A lui non piacciono i soprannomi, a me non piace essere chiamata per cognome. Uno pari.
“Posso chiederti dove siamo diretti? Voglio dire, so cosa stiamo andando a comprare, solo vorrei farti notare che non posso permettermi una camera di design, non so se mi spiego…” rimarcare il mio infelice stato economico è fondamentale con lui, perché Damon non ha di questi problemi e sicuramente non abbiamo lo stesso genere di “idea di negozio” in cui andare a fare shopping.

“Mi pareva di aver già chiarito la questione quando ho accettato di dividere l’appartamento con te” risponde semplicemente lui con naturalezza.

“Sì, l’abbiamo fatto, ma non voglio trattamenti speciali e soprattutto non voglio accumulare eventuali ulteriori debiti nei tuoi confronti. Hai già anticipato tu per me l’affitto dei primi tre mesi e…” mi interrompe, voltandosi verso di me, appoggiandomi una mano sulla bocca per zittirmi ed inchiodandomi sul posto con i suoi occhi magnetici color del ghiaccio
“Il concetto mi è chiaro, ne abbiamo già parlato e riparlato Gilbert! Adesso chiudi la bocca ed ascoltami, non ho intenzione di ripetermi: ora andiamo in un negozio d’arredamento che io reputo adeguato alle nostre esigenze…” faccio per interromperlo, ma lui pressa di più la mano sulla mia bocca capendo le mie intenzioni.

“Gilbert! Ho detto < nostre >, quindi puoi stare tranquilla, ok?” mi guarda dritto negli occhi a cercare un indizio che gli faccia capire che non continuerò il mio discorso da lui prontamente interrotto e convinto da ciò che è riuscito a cogliere nel mio sguardo, lascia cadere la sua mano in modo che possa rispondergli
“Ok, Occhioni, ok!” gli dico sostenuta.

Camminiamo per un paio di isolati fianco a fianco senza più dirci niente, fino a quando si ferma davanti ad un’ampia vetrina nella quale fa bella mostra di sé un divano strano, ma alla vista molto comodo: ha una seduta molto ampia, molto più di un classico divano, composto da tre cuscini rettangolari per la seduta e quattro cuscini a cilindro due come braccioli e due più lunghi come poggia schiena, la struttura esterna del divano è in legno di quercia bianca ed è a rettangoli anch’essa, ad occhio due persone ci stanno comodamente sdraiate l’una di fianco all’altra.

Sento Damon schiarirsi la voce e guardarmi con aria interrogativa.
No, no e no! Non posso averlo fatto di nuovo! Ma la sua espressione interrogativa suggerisce l’esatto opposto
“Mi hai fatto qualche domanda per caso?” mi azzardo a domandargli con un filo di voce, conoscendo già la risposta.

Damon si apre in un sorriso divertito
“Devo dedurre che quel divano ti piaccia davvero tanto visto che non mi hai nemmeno sentito! Vogliamo entrare a vederlo da vicino?”

“Scusa, in effetti… mi ha colpito…” balbetto incerta, prima di seguirlo all’interno del negozio.

“Vieni, facciamo un giro prima e guardiamo cos’altro ha da offrirci il posto!” Damon mi indica la via da seguire, sembra che lui questo negozio lo conosca bene, si muove sicuro dentro ai vari ambienti che sono esposti ed è davvero ottimo nel farmi notare i particolari dei vari mobili.

“Te ne intendi eh?” gli domando di punto in bianco mentre sta osservando un tavolino in marmo, piccolo e basso, dal taglio piuttosto strano ed astratto ma molto bello esteticamente di colore rosa scuro, verde e bianco e liscissimo su tutte le sue superfici.

Mi guarda di sbieco e risponde rimanendo concentrato su quel piccolo tavolino
“Un po’… mio padre opera nel campo dei mobili ed immobili… quindi posso dire di avere un occhio abbastanza critico.”

Mi sorprende, è la prima volta che mi racconta qualcosa di sé, senza avergli fatto una domanda specifica, ma non glielo faccio capire.
Osservo il tavolino che ha catturato la sua attenzione e azzardo un’ipotesi
“Starebbe sicuramente bene posizionato davanti al divano che ho ammirato in vetrina…” lo guardo, timorosa della sua reazione.

Si gira nella mia direzione e punta i suoi occhi, che in questo momento mi sembrano ghiaccio liquefatto, nei miei, sorridendomi soddisfatto
“Mi hai tolto le parole di bocca! Forse sarà meno difficile di quanto avevo preventivato trovare un accordo tra me e te su come arredare l’appartamento.”

Mi tira per un braccio
“Vieni, manca da scegliere un tappeto, un tavolo con le relative sedie, il mobile…”
Sono felice perché la mia idea gli è piaciuta, a dispetto di ciò che pensavo, e mi diverte la sua enfasi nell’elencare ciò che manca, ma sono costretta a frenare il suo ed anche il mio entusiasmo.

“Damon, non credi che per ora il divano e il tavolino siano sufficienti? Dobbiamo comprare anche due camere da letto ed io almeno un armadio e…”
Mi lancia uno sguardo torvo che mi fa ammutolire all’istante.
“Gilbert…” mi ammonisce.

Sospiro conscia del discorsetto che mi ha fatto poco prima di arrivare qui e conscia del fatto che ormai lui ha deciso e che non riuscirò a fargli cambiare idea.

“Va bene, va bene! Ho capito!” gli faccio una linguaccia e lui scoppia a ridere di gusto.

“Sei proprio una bambina a volte!”mi dice ironico.

“Ha parlato l’uomo maturo!!” lo rimbecco, un po’ offesa.

“Non te la prendere Elena. Essere bambina a volte è un pregio.” afferma lui serio, facendomi l’occhiolino.

“Mi hai appena fatto un complimento?” gli domando un po’ scettica, in fondo mi ha chiamato per nome ed era veramente serio quando ha pronunciato la frase.

Lui si limita a sorridermi, so che quel sorriso sincero è la sua risposta positiva alla mia domanda. Non sia mai che Damon Salvatore esprima ad alta voce i propri sentimenti!! Questa sua caratteristica l’ho imparata presto. E’ un maestro nel non far vedere agli altri cosa prova. E questo lo rende misterioso ed affascinante allo stesso momento. Anche se già per il solo aspetto fisico è un ragazzo affascinante.

“Andiamo. Passiamo alle camere, la prossima volta completeremo la sala” mi guida verso un'altra sezione del negozio e sorrido tra me e me perché , non so come, ma sono riuscita a fargli cambiare idea ed è la prima volta che ci riesco. Devo annotarlo tra gli eventi importanti da ricordare dell’ultimo anno!

Con molte difficoltà e continui cambiamenti di idea, alla fine sono soddisfatta per come sono riuscita a comporre la mia camera: un letto ad una piazza e mezza, in ferro battuto verniciato di bianco, un comò a quattro cassetti completo di un piccolo specchio che lo sovrasta quasi incorniciandolo, un comodino a tre cassetti in legno semplice , un armadio a tre ante ed una piccola scrivania, tutti rigorosamente in tinta bianca opaca, poiché il bianco mi rilassa.

“Non so perché ma sapevo che avresti scelto una composizione del genere…” commenta Damon lanciandomi uno strano sguardo (soddisfatto??).
Mi limito a fargli un cenno col capo, più che altro perchè non sono riuscita a capire quale fosse il suo reale pensiero nascosto nel suo tono di voce.

La scelta della camera per lui è stata invece un gioco da ragazzi. Ha scelto la prima composizione incontrata lungo il percorso del negozio: letto matrimoniale (quando gli ho chiesto perché lo prendeva a due piazze, mi sono subito data della bambina ingenua da sola e lui l’ha capito, risparmiandomi una frecciatina piuttosto imbarazzante…), con testata e pedata in legno massiccio, un comò a cinque cassetti, due comodini a “tavolino” ed un armadio a quattro ante tutti della stessa fattezza del letto, di colore marrone scuro.

“Scommetto che se avessi avuto una stanza più grande, avresti comprato l’armadio a otto ante e una seconda cassettiera!” il commento mi esce spontaneo dalle labbra e lui con un ghigno divertito in volto aggiunge spavaldo
“Puoi scommetterci Gilbert! E avrei comprato anche quella specchiera là! Mentre mi devo accontentare di questo piccolo quattro ante e questo specchio singolo alto meno di me!”

Non resisto, un’altra linguaccia mi nasce spontanea seguita da una risata spensierata
“Bhè, almeno sei sincero Occhioni! Sei peggio di una donna in questo frangente, lo sai?” lo accuso bonariamente.

“Invidia, Gilbert. Sei solo invidiosa perché ho buon gusto e il buon gusto richiede il saper accostare fra loro molto più di un paio di mobiletti!” mi schernisce.

“No Damon, è il tuo ego smisurato che ti fa volere di più! Più ne hai, più ne vorresti… è un circolo vizioso, che porta alla perdizione!” gli dico scherzando, non troppo.

Damon si avvicina a me silenziosamente, fino ad arrivare con la sua bocca a due centimetri dal mio orecchio e con voce suadente e molto maliziosa, sgancia la sua stoccata sussurrandomi
“Finora nessuna persona di sesso femminile si è mai lamentata per il mio < volerne sempre di più >, perché tanto < ne ricevo >, tanto < ne do in cambio >. E’ un circolo vizioso per il quale non ho mai ricevuto reclami… piccola Gilbert”.

Mi scosto da lui, primo perché questa vicinanza tutt’a un tratto è davvero troppo difficile da gestire (ignoro in maniera arbitraria e forzata i mille brividi che mi hanno percorso tutta la schiena nel sentire il suo fiato caldo sul collo), secondo perché so di avere perso questo round, quindi devo cercare di rimediare alle ferite dignitosamente.

“Come dici tu occhioni! L’importante è essere convinti!” forzo la voce in modo che risulti decisa e sono sollevata perché, per una volta, ho ottenuto esattamente l’effetto che avevo preventivato di ottenere.

Damon sorride soddisfatto per aver vinto la sfida verbale contro di me e mi fa cenno di andare verso l’ufficio pagamenti.
“Sarà meglio andare a pagare, o i mobili non ce li porteranno mai a casa!”.

Ecco, questa è la parte dolente del pomeriggio, ma sapevo che sarebbe arrivata, quindi mi preparo ad essere sommersa da carte e numeri alti, molto alti.
Osservo il commesso che ci ha supportato e sopportato mentre gli indicavamo le nostre scelte, osservo più che altro le cifre che batte all’impazzata sulla ricevuta che tra pochi secondi il computer ci stamperà.
Sono davvero tanti gli zeri dopo quella cifra a tre cifre, già di per sé mooolto alta. “Stai tranquilla!” mi ha detto!! E io mi sono fidata e guarda un po’ adesso come mi ritrovo: sto per svenire per la cifra che il commesso ci sta mostrando allegramente, menomale che sono seduta!

Damon nota il mio stato di panico assoluto e mi sorprende per la seconda volta.
“Tony, giusto?” chiede al commesso.

“Giusto Signore” risponde il commesso.

“Potresti lasciarci un attimo da soli?” con un occhio ammicca nella mia direzione.
“Certo Signore, torno tra cinque minuti.” Il commesso esce dall’ufficio e rimaniamo soli, guardo Damon con aria interrogativa, lui per tutta risposta mi istiga
“Avanti, adesso puoi parlare liberamente”

Respiro profondamente per cercare di mantenermi lucida, devo stare calma.
“Qualcuno in questa stanza mi ha detto di stare tranquilla, facendomi intendere che il posto in cui saremmo andati ad acquistare i mobili, sarebbe stato un compromesso tra l’alto design e la bassa lega, per così dire, e invece mi ritrovo a dover sborsare più di quello che ho risparmiato, cavolo Damon!! Mi spieghi come faccio adesso?!? Dico al commesso, grazie, ma la mia camera non la voglio più?!?!?” a stento mi trattengo dall’urlare.

Damon con naturalezza e sicurezza, incatena il mio sguardo al suo (vano il mio tentativo di distogliere lo sguardo)
“Ok, forse mi sono fatto prendere un po’ la mano e ti ho mostrato qualche mobile al di sopra dei tuoi standard, come ti avevo invece rassicurato, ma va bene così Elena. Eri così spensierata quando stavi scegliendo. Non mi aspettavo che tu fossi così affine a me nel < gusto > estetico, è stata una piacevole sorpresa e visto che condividiamo lo stesso appartamento, non trovo alcun motivo valido per limitare la tua scelta ad altri mobili meno belli. L’appartamento è uno, un unico ambiente, perché dovrei volerlo rendere metà eccellente e l’altra metà di qualità inferiore? Sarebbe un arlecchinata e stiamo parlando di un ambiente in cui IO devo vivere tutti i giorni. Guardala in quest’ottica: io odio le arlecchinate ed essendo io egocentrico, come tu stessa mi hai definito poco fa, non tollererò di avere un appartamento del genere. Ergo, quello che c'è scritto su questa piccola ricevuta è il risultato. Un ottimo risultato.”

La logica di Damon mi ha spiazzata e non trovo un solo punto debole nella sua spiegazione (a parte la questione economica). E’ nel suo stile comportarsi ed agire in questa maniera, da egocentrico appunto, ma non posso non riflettere anche sulla sua prima parte di discorso nella quale ha affermato che io gli sono sembrata spensierata mentre sceglievo gli abbinamenti (ed in effetti è stato così), pertanto comprendo che ha agito così anche per evitarmi la delusione di dover ripiegare su mobili più alla mano (la parte del discorso invece in cui lui ha affermato che io e lui abbiamo dei gusti “affini” in campo estetico-immobiliare… bhè su quella non mi voglio soffermare).

Sbuffo cosciente che sarò in debito con lui non solo per una questione meramente economica, lui sembra capire il mio stato d’animo: il suo sguardo diventa profondo e comprensivo.
Mi faccio coraggio, questa domanda gliela devo fare comunque:
“Anticipi tu i soldi per la mia differenza?” abbasso lo sguardo, incapace di sostenere un secondo di più il suo per la vergogna.

“I soldi non sono un problema. Me li ridarai quando riuscirai. Non è un prestito il mio: io lo considero un investimento per la mia salute. Ripeto: non posso vivere in un ambiente < misto >, mi disturberebbe e irriterebbe, quindi…” la butta sul sarcasmo e sul suo essere egoista, ma entrambi sappiamo che non è solo quello il motivo. Entrambi sappiamo che io potrei non saldare mai il mio debito con lui, perché potrei andarmene e sparire senza dirgli nulla improvvisamente.

Il commesso rientra, Damon gli sorride chiedendogli
“Può darci il conto finale? Un assegno va bene?”

Il commesso soddisfatto gli porge la ricevuta
“L’assegno va benissimo Signor?” chiede più per formalità che per vero interesse.

Damon stacca l’assegno e glielo porge, poi alzandosi gli porge la mano per stringergliela in segno di saluto rispondendogli meccanicamente
“Salvatore. Damon Salvatore.”

Ho l’impressione che il commesso stia attraversando un momento di puro panico, Damon aggiunge sorridente
“ Grazie mille per la pazienza con cui ha accontentato le richieste della signorina!” e gli strizza l’occhio in segno d’intesa.
Perché mi deve sempre mettere in imbarazzo?!? Mi mordo la lingua, in fin dei conti è lui che ha pagato di tasca propria anche i miei mobili.

Intervengo impacciata rivolgendomi anch’io al commesso
“Ehm… sì, grazie davvero!”

Il commesso mi sorride ed accompagnandoci alla porta ci congeda
“I mobili Vi verranno consegnati entro un paio di settimane. E’ stato davvero un piacere. E’ sempre un onore poterVi annoverare fra i ns. clienti signor Salvatore.”

Damon gli fa un cenno col capo in segno di commiato ed usciamo dal negozio. Dall’ultima frase del commesso ho capito che il padre di Damon oltre che essere operante nel campo mobiliare, deve essere anche molto influente, visto che è un “onore” per loro averlo fra i clienti. Ecco spiegato anche perché mi è sembrato che il commesso è impallidito quando Damon gli ha riferito il suo nome. So per certo che Damon non approfondirà con me l’argomento, quindi mi devo accontentare e farmi bastare le conclusioni a cui io sono arrivata con la mia deduzione.

Appena fuori, Damon guarda l’ora e si rivolge a me, tranquillo:
“Sono le 18.30, ti va di prendere un aperitivo?”

Gli rivolgo un’occhiata stupita
“Non hai già un appuntamento per stasera? Mary?”

“Mary è…” si blocca e mi guarda malizioso “Non sarai per caso gelosa, piccola Gilbert?!”

Assottiglio lo sguardo, ecco il Damon che conosco io: cinico, diretto e troppo sicuro di sé, chissà perché l’episodio dei mobili mi aveva quasi fatto ricredere su di lui.

“Io gelosa di Mary?!? Ma come ti vengono in mente certe teorie?!?” gli rispondo stizzita, anche se in fondo credo realmente che Damon sia diverso da ciò che vuol far credere di essere.

Non gli concedo di ribattere
“Comunque, ti ringrazio Occhioni, ma ho altri programmi per questa sera. Magari facciamo un’altra volta.”

Il viso di Damon si illumina e si apre in un sorriso enorme
“Ci conto piccola Gilbert! Allora ci vediamo più tardi a casa, incontro un mio amico in un bar qui dietro.”

Siamo fermi ad un semaforo, lui punta verso destra io invece devo aspettare il verde per attraversare la strada, prima che si allontani gli rispondo ironica

“Ti attenderò con ansia Occhioni!”, lui mi strizza l’occhio e si avvia.

Scatta il verde per me, ma improvvisamente mi ricordo che non ho fatto una cosa importante
“Damon!” alzo la voce chiamandolo per farlo fermare prima che si allontani troppo da dove sono, lui si gira e mi guarda negli occhi, sembra volermi scrutare sin nel profondo anche a distanza, addolcisco il mio sguardo
“Grazie” gli sussurro, mimando bene la parola con le labbra.

Lui capisce a cosa mi riferisco ed annuisce addolcendo a sua volta lo sguardo, poi si riavvia per la sua strada alzando una mano in segno di saluto.

Sì, Damon Salvatore è il più egocentrico altruista che io abbia mai conosciuto.



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Note dell'Autore

Eccomi qua col secondo “momento”. So che può sembrare azzardato, farli andare a comprare i mobili insieme come una coppia già ben collaudata... ma mi è sembrato anche logico, in fondo hanno preso in affitto insieme un appartamento, è stato anche un modo per far scoprire loro di avere qualche cosa in comune... Alla prossima! Atlantide 08

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Capitolo 3
*** 3 - ***


Apro controvoglia gli occhi, la mia sveglia l’ho spenta dieci minuti fa, infatti l’orologio segna le 06:20, devo proprio alzarmi!

Tiro indietro il lenzuolo, allungo un gamba verso destra e tocco il pavimento di parquet della mia camera; di slancio mi tiro su a sedere sul bordo del letto e senza perdere altro tempo mi alzo, prendo il cellulare e vado dritta in bagno.

Per arrivarci passo davanti alla porta, ancora ovviamente ben chiusa del mio coinquilino.
Rido divertita tra me e me entrando in bagno, Damon è davvero un pessimo coinquilino, rientra tutte le sere sempre tardi, molto tardi e quasi sempre con una ragazza diversa, di norma fa girare tre ragazze a settimana; è disordinato, cinico all’inverosimile e molto riservato.

Allora perché ci convivo? Sostanzialmente perché lui è l’unica persona abbastanza incosciente che abbia voluto prendere me (quasi praticamente una perfetta estranea) come coinquilina quando sono arrivata qua a New York con pochi soldi e nessuna idea su cosa avrei fatto; ero (ed in parte lo sono ancora purtroppo…) nel periodo in cui l’unica cosa che contava per me era riuscire a dare un taglio netto alla mia vecchia vita, per questo motivo, supportata dalla mia migliore amica Caroline, una mattina di punto in bianco ho preparato il bagaglio con il minimo indispensabile e l’ho raggiunta nella grande mela.

Ho condiviso con lei il suo appartamento per una settimana, ma ho dovuto poi prenderne uno mio perché io e il suo attuale ragazzo non andiamo per niente d’accordo; non potendo permettermi di pagare l’affitto da sola, ho dovuto cercare un coinquilino piuttosto velocemente e Damon, bhè lui aveva fretta di lasciare l’appartamento della sua ormai ex-ragazza, quindi ecco spiegatovi come sono finita a dividere l’appartamento con un tipo di ragazzo come lui. Si può dire che ci siamo “incontrati”, guardandola invece da un altro punto di vista la nostra è stata una convivenza “forzata”.

Mi ricordo ancora quando la seconda sera che passavo qui a New York ho conosciuto Damon: Caroline mi ha trascinato alla festa di compleanno di un suo amico, un certo Stefan, mi stava presentando a lui spiegandogli che ero “nuova” del posto, quando un ragazzo con i capelli corvini che contrastavano nettamente con i suoi occhi azzurro-ghiaccio e la sua carnagione molto chiara si è intromesso senza troppe remore
“Buonasera dolcezza! Piacere, Damon, il fratello del festeggiato qui presente (indicando con l’indice svogliatamente Stefan), non ti ho mai vista, sei appena arrivata, vero?”. La sua aria da sbruffone sicuro di sé, mi ha fatto capire al volo che genere di ragazzo fosse.

Non ho fatto in tempo a rispondere perché Caroline con uno strattone lo ha spinto via e altrettanto decisa gli ha urlato contro
“Razza di maleducato! Non vedi che stiamo civilmente parlando noi tre? Nessuno ha richiesto la tua presenza qui, quindi se vuoi scusarci…” e dicendo ciò mi ha preso per un braccio e mi ha tirato in modo che  voltassi le spalle a Damon.

Un altro strattone, questa volta mi sono sentita tirare l’altro braccio, mi fa fare una mezza giravolta su me stessa e mi sono ritrovata gli occhi decisi di Damon davanti
“Scusala. Barbie ha il dente avvelenato perché due mesi fa siamo finiti a letto insieme e il giorno dopo non l’ho richiamata…” mi dice sornione.

Presa un po’ alla sprovvista e comunque scocciata per l’essere stata trattata come una specie di pungiball, ho assottigliato lo sguardo, in una sorta di sfida e gli ho risposto per le rime
“Onestamente Damon, da quel poco che mi hai appena detto, tu sei proprio il genere di ragazzo che io inserisco nella categoria “Egocentrici da evitare” e se la mia amica Caroline è stata così sciocca da finire a letto con te, questo non vuol dire che io lo sarò altrettanto. Ho altri progetti per me. Se tu e lei avete qualche questione irrisolta la potete risolvere o no, non mi importa, ma lasciatemi fuori dalla vostra diatriba, intesi?” strattono il braccio in modo da far perdere la presa sul mio braccio che Damon ha mantenuto, poi mi sono girata verso Caroline lanciandole uno sguardo infastidito, lei sa che non mi piace trovarmi in mezzo a due fuochi, infatti mi ha mostrato una faccia mortificata, quasi a chiedermi scusa.

Bene, a questo punto non ho avuto più voglia di rimanere a quella festa, mi sono rivolta a Stefan, ignorando completamente suo fratello
“Grazie per avermi permesso di partecipare alla tua festa di compleanno pur non conoscendomi. Mi sono divertita, era un po’ che non mi svagavo così, nonostante questo piccolo incidente di percorso con tuo fratello” lancio uno sguardo di fuoco a Damon, tanto per rendergli bene l’idea che con me il suo comportamento da < macho > non attacca “Adesso però batto in ritirata. Non ho più il fisico per tirare notte fonda!”.

Stefan mi ha guardata divertito, probabilmente per come ho liquidato suo fratello in due parole
“E’ stato un piacere Elena conoscerti. Spero di rivederti presto!”

“Allora, alla prossima!” gli ho fatto l’occhiolino, mi sono rigirata verso Caroline sempre senza degnare di uno sguardo Damon, il quale ha continuato ad osservarmi oserei dire in maniera divertita (atteggiamento che mi ha innervosito ed indisposto ancora di più nei suoi confronti)
“Vieni anche tu o ci vediamo a casa?” le ho chiesto molto interrogativa.

Caroline ha lanciato uno sguardo d’accusa a Damon, si è girata verso Stefan e gli ha mormorato un “A domani!” raggiungendomi, insieme ci siamo avviate verso l’uscita.

Appena fuori lei si è sentita subito in dovere di scusarsi
“Mi spiace per poco fa Elena, è che Damon mi irrita!”

“Perché non ti ha richiamato il giorno dopo?” decido di pungerla un po’.

Lei capisce e mi sorride
“Anche. Ma è stato meglio così, altrimenti non avrei incontrato Tyler. E’ stato Tyler infatti ad offrirmi una tazza di caffè il giorno dopo, quando triste stavo consumando la colazione in un bar del centro, consapevole che quella delusione me l’ero proprio cercata. Damon non mi ha mai fatto promesse sul < dopo >, anzi in verità era chiaro sin dall’inizio che per lui sarei stata solo lo svago di una notte”

“Quindi Damon non si è comportato male con te?” la incalzo.

“No. Non posso accusarlo di questo. Però ha quel modo di fare strafottente che mi irrita e questo è altrettanto un dato di fatto!” mi ha risposto Caroline con aria da combattente.

Rido al ricordo di quella sua affermazione. Ha ragione lei. Damon è troppo sicuro di sé, e un po’ lo invidio perché io sono un eterna indecisa, sono proprio il suo opposto. Involontariamente mi ritrovo a chiedermi se Damon è sempre stato così o se qualche avvenimento lo ha reso tale: se il suo carattere è dovuto ad una circostanza allora anche io ho la speranza di poter raggiungere un certo livello di sicurezza che mi aiuterebbe ad affrontare la mia vita in maniera più soddisfacente.

Il giorno dopo la sera della festa, rientrata dalla inutile ricerca di un posto di lavoro, trovo Caroline e Stefan intenti a discutere di una foto appoggiata sul tavolino della sala che ritrae Stefan con una valigetta in mano, intento a camminare per le vie di New York con aria molto seriosa.

Caroline esclama
“E’ perfetta Stef! L’avvocato che gira sicuro per le strade insicure di New York! Da un’idea di sicurezza e fiducia totali, non è vero Elena?” mi chiama in causa ed io, che non so proprio mentire, cerco di apparire più convincente che mai
“Certo! E’ proprio come dice Care!”

Stefan mi guarda, scuotendo il capo sorridendo, non se l’è bevuta, Caroline mi investe con tutta la sua grinta
“Cavolo Elena! Potresti impegnarti un po’ di più quando menti! Anche lui, che ti conosce appena, l’ha capito che mentivi!” poi cambiando completamente tono mi domanda
“Com’è andata la ricerca del lavoro?”

“Benissimo Care, ho solo l’imbarazzo della scelta!” affermo ironica ed aggiungo
“Entro domani devo trovare anche un coinquilino per poter fermare l’appartamento che ho visto ieri pomeriggio… chi accetterebbe di convivere con una squattrinata come me?!? Non mi resta che rifare i bagagli e tornare da dove sono venuta..” la mia voce da sarcastica si è fatta via via più malinconica e fievole, fino a far trasparire solo l’amarezza che provo in questo momento.

“Bhè… scusate se mi intrometto, mi pare di aver capito che hai bisogno di un coinquilino che non abbia problemi economici, visto che almeno il primo trimestre d’affitto lo dovrebbe anticipare anche per te, giusto?” Stefan mi rivolge la domanda un po’ in imbarazzo e non capisco perché lo sia, in fin dei conti quella che è partita allo sbaraglio sono io, non lui!

“Esatto Stefan. So che è assurdo, ma ho dovuto lasciare in fretta e furia la mia vecchia… ehm… vita” comincio io per giustificarmi e cercare di rendermi meno ridicola “.. ma qui da Caroline non posso stare per ovvie incompatibilità col suo ragazzo” lancio uno sguardo di scuse a Caroline, che si limita ad alzare gli occhi al cielo (la mia incompatibilità con Tyler è sempre stata evidente, sin dal principio della loro storia).

Stefan mi guarda in modo strano, sta soppesando le parole da dire, lo capisco perché gli si forma una rughetta in fronte
“Ecco, io avrei una soluzione… ma da quello che ho visto ieri sera, Elena dovrai essere di mentalità più… diciamo… aperta” mi dice serio.

“Dimmi, sono tutto orecchi e sono… disperata!” gli faccio eco.

“Conosco una persona che deve lasciare l’appartamento della sua ex, finora è rimasto in quell’appartamento perché lei era impegnata su un set cinematografico e quindi è stata via per alcuni mesi, ma oggi è tornata all’improvviso e per ovvi motivi logistici, lui deve fare i bagagli entro sera e trasferirsi altrove” Stefan si rivolge a me in maniera semplice, ma capisco che la persona in questione è qualcuno di molto vicino a lui.

“E sarebbe disposto ad anticipare l’affitto anche per me, anche senza conoscermi? Voglio dire: io sono disperata e mi sta benissimo andare a convivere con un tuo conoscente, anche se in effetti è alquanto azzardato come passo, ma accetto il rischio pur di non tornarmene subito a casa… ma lui, è davvero così disperato quanto me?” chiedo poco convinta che questo  < lui > in questione sia felice di andare a convivere con una perfetta sconosciuta ed anticiparle anche tre mesi di affitto!

“Te l’ho detto Elena, deve lasciare l’appartamento dov’è ora entro sera, non ha molta scelta. E a casa di suo padre è scontato che non torna…” fa una pausa, come se stesse riflettendo su un qualche episodio occorso non propriamente “bello” con questo suo conoscente, che ovviamente non mi è dato conoscere, poi si riprende “Per quanto riguarda il passo azzardato che tu faresti, ti posso dire, con Caroline come testimone, che posso garantire io per lui, non ti sfiorerà nemmeno, senza il tuo permesso. E l’anticipare l’affitto dei primi tre mesi non sarà un problema, posso garantirti anche questo”.

A questo punto la mia curiosità ed il mio interesse hanno raggiunto l’apice e dall’espressione di Caroline lei è nel mio stesso stato d’animo, gli do’ il mio consenso senza pensarci troppo
“Ok, a me sta bene. Pensi di riuscire a chiamarlo per  organizzare un incontro < conoscitivo >, diciamo tra un paio d’ore al massimo?”

Stefan prende un lungo respiro e dice la frase successiva tutta d’un fiato guardandomi negli occhi
“L’hai già conosciuto Elena… ieri sera… è mio fratello”.

Caroline sbianca e incomincia ad urlare
“NO!NO! e ancora NO! Elena NO! Non puoi accettare! Non sei  disperata fino a questo punto! Troveremo un’altra soluzione!”

Guardo la mia migliore amica, so perché ha reagito così, ma io so badare a me stessa e dover aver a che fare con un ragazzo come Damon, più che darmi fastidio, la considero come una sfida per stimolare le mie capacità di diventare più risoluta e cacciare quel senso di timidezza ed inadeguatezza che mi perseguitano da sempre. Sì, questa può essere la mia occasione per riscattarmi.
Mantenendo lo sguardo su Stefan, gli riferisco la mia decisione
“Ok Stefan, per me va bene. Se sta bene a lui, non ho nulla da obiettare”.

Stefan mi sorride
“Sicura? ”
“Tu garantisci per lui, Caroline si fida di te, quindi io cercherò di essere di  mentalità più aperta, come hai detto tu e farò funzionare questa convivenza  < forzata >” rispondo sapendo già che non sarà facile.

Caroline vorrebbe strozzarmi, glielo leggo negli occhi, ma alla fine cede
“Come vuoi tu Elena, ma promettimi che non ti farai ammaliare da quei  suoi occhioni azzurri”mi dice seria.

“Caroline, dovresti sapere che con me due occhi belli ed un fisico mozzafiato non bastano” la rassicuro.

“lo so, lo so, ma lui…non ho ancora conosciuto una ragazza che non sia cascata nella sua rete!” sbotta la mia migliore amica.

“Ce l’hai di fronte Care!” le dico sicura e lei mi sorride soddisfatta, stranamente l’ho convinta.

“Ok, allora se mi scusate, chiamo mio fratello e gli comunico la “bella” notizia. Ah, Elena?”  Stefan mi chiama prima che suo fratello gli risponda al cellulare.

“Sì?”gli chiedo interrogativa.

“Lui per avergli trovato questo appartamento ti deve un grosso favore, ricordalo” mi dice ancora più serio.

Un po’ sorpresa gli chiedo
“Più grosso di dovermi pagare l’affitto?” pensando che invece sono io che sarò estremamente in debito con Damon.

Stefan senza battere ciglio e sempre più sicuro ribadisce
“Senza ombra di dubbio”.

In quell’istante Damon risponde alla chiamata del fratello, così… eccomi qua, mezza assonnata a cercare di rendermi presentabile per andare al lavoro, nel bagno che ormai da tre mesi condivido con Damon, l’egoista dagli occhi di ghiaccio.


Angolo Autore
Salve a tutti! Nonostante non abbia ricevuto nemmeno l'ombra di una recensione, io mi ostino a pubblicare questa raccolta. Lo faccio perchè a me personalmente piace. Mi piace perchè sono "Slices of life", ognuno con delle proprie caratteristiche, ognuno che racconta un particolare momento della vita. In questa raccolta c'è l'attimo allegro, l'attimo insopportabile, l'attimo noioso, quello magico, quello che fa battere forte il cuore e quello che invece può risultare estremamente "piatto". Sono masochista? Pazza? Pubblicare qualcosa che sembrerebbe "non interessare"? Forse. Ma io ci credo, credo che questa raccolta sia almeno "accettabile", quindi continuerò a pubblicare. Magari a lavoro ultimato, qualcuno si azzarderà anche a scrivermi due righine di recensione...
Ringrazio la persona che ha messo "Momenti" nelle storie seguite e all'altra unica persona che l'ha messa nelle "preferite". e ringrazio comunque tutti i lettori silenziosi. Alla prossima! Atlantide08

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Capitolo 4
*** 4 - ***


Sono appoggiata mollemente al mobile della cucina, in attesa che la lucina della macchinetta del caffè si accenda ad indicare che è pronta per l’uso: un buon caffè caldo, forte, molto forte, è ciò di cui ho più bisogno stamattina.
Il mio coinquilino, anche stanotte non mi ha fatto dormire (è la terza notte di fila che mi fa passare in bianco per via dei gridolini di piacere ed appagamento suoi e della sua ultima conquista, che involontariamente sono arrivati alle mie orecchie, nonostante le due porte chiuse delle nostre rispettive camere) e mentre lui sta ancora beatamente dormendo nel letto della sua stanza, io sono già fin troppo  in ritardo per recarmi al lavoro.

La lucina finalmente si accende, schiaccio il pulsante che dà il via libera al liquido aromatico che così riempie fino all’orlo la mia tazzina, schiaccio nuovamente il pulsante per fermare la macchinetta.

“Buongiorno splendore!” la voce squillante del mio coinquilino mi fa sobbalzare e per poco non rovescio per terra il prezioso liquido.
Mi giro e mi ritrovo il suo petto, nascosto dalla finissima canottiera nera che indossa abitualmente per dormire, a meno di dieci centimetri dal mio naso; anche lui sta prendendo una tazzina e la sta mettendo sotto alla macchinetta del caffè, senza preoccuparsi minimamente della mia presenza tra lui e la macchinetta, il suo profumo mi investe e mi stordisce (come sempre – mi fa eco una vocina nella mia testa).

Sospiro e appoggiando la mia mano sul suo petto lo spingo delicatamente via
“Permesso eh!” gli dico cercando di mostrarmi scocciata, più che altro per mascherare i brividi, causati da quella vicinanza inaspettata, che hanno percorso tutta la mia spina dorsale (per non parlare della scossa enorme che hai sentito non appena hai appoggiato la tua mano sul suo petto – puntualizza di nuovo la vocina nella mia testa).

Lui nota il mio disappunto
“Ci siamo svegliate male stamattina?”

“Mi sarei svegliata male, se avessi dormito. Purtroppo il mio coinquilino non è stato molto silenzioso stanotte”il tono di voce mi esce più acido di quello che voglio.

“Ma davvero?” si limita a rispondermi, buttando giù d’un fiato il suo caffè, sotto l’ironia mi è chiaro che ci sia rimasto male per come gli ho risposto.

Mi sento in colpa, anche se non dovrei, perché in effetti ho tutte le mie buone ragioni per essere arrabbiata con lui, sospiro di nuovo e mentre lui sciacqua la tazzina, cerco di rimediare
“Damon, non avevamo stabilito un massimo di tre sere e due ragazze diverse a settimana per facilitarmi sia il compito di ricordare i loro nomi e non fare gaffes, sia il compito di alzarmi alla mattina, vista la scarsa insonorizzazione delle camere?”

Damon si volta verso di me con l’asciugamano tra le mani
“Sì, il patto è questo. Quindi? Non mi pare di aver mai sgarrato”, mi risponde piuttosto freddo.

“No, infatti. Solo che stanotte è stata già la terza, di fila oltretutto, e oggi è Giovedì e c’è davanti tutto il weekend…” gli faccio coraggiosamente notare.

“Juditte non ci sarà questo weekend, stamattina parte per tornare a casa, il suo lavoro di modella qua è terminato” risponde tranquillo.

“Vuoi farmi credere che te ne starai buono buono per tutto il weekend?!?”, gli chiedo ironica guardandolo di traverso, ma non lo lascio rispondere
“Ah, ho capito! Hai programmato una qualche gita fuori porta con Amber per questo weekend? Sono io che me ne sono dimenticata, giusto?”

Damon mi guarda paziente
“No Elena, non hai dimenticato niente questa volta. Nessuna gita fuori porta per me questo weekend”

“E allora?” lo incalzo, la mia domanda è ancora in sospeso.

Improvvisamente la sua espressione del viso muta, si rilassa e mi sorride provocante, odio quando fa così perché in questa maniera ottiene sempre da me quello che vuole e lui lo sa, perché non accetto di perdere nessuna sfida con lui.

“Allora, visto che non posso organizzare niente qui in casa e che passare un intero weekend fuori con una ragazza è fuori discussione, per non venire meno al patto che abbiamo fatto, potremmo andare noi due da qualche parte!” esclama Damon convinto.

Vorrei sprofondare nel pavimento, il mio cuore perde un battito, mi ha appena offerto di passare insieme a lui il weekend, solo perché ha la certezza che con me non avrà problemi < di sesso >. Ovviamente ho sempre saputo di non essere il suo tipo di ragazza, del resto nemmeno lui è il mio genere di ragazzo, troppo egocentrico e pieno di sé, ma sentirselo dire in faccia dal diretto interessato è come essere certi di provare del dolore quando ricevi un pugno in pieno stomaco.

Sto bene attenta a non mostrare quest’emozione di disagio provocatami dalle sue parole e mettendo quanta più ironia possibile nel mio tono di voce, lo provoco
“Sicuro che Juditte non ti abbia dato qualche pasticca a tua insaputa?!?”

“Sicurissimo! Oh andiamo Elena! Che cosa hai da fare di importante o non posticipabile questo weekend? Ci divertiremo e tu hai dannatamente bisogno di svagarti! Sei sempre rinchiusa da qualche parte, o nel tuo ufficio o qui in casa a stendere commenti su commenti… sei monotona, devi movimentare un po’ di più la tua vita sociale!” mi incita in maniera sfrontata e sicuro che ciò che ha appena detto è la sacrosanta verità.

Incasso a malapena il suo < sei monotona >, in fin dei conti so che ha ragione. Provo a mantenere un tono ironico e tagliente per riuscire a tenergli testa
“E tu saresti l’ingrediente giusto per rendere la mia vita sociale degna di tale appellativo?” gli domando retoricamente.

“Ovvio! Non si può dire che io sia un modello di vita sociale da seguire, ma sono comunque un buon suggeritore di iniziative da intraprendere per sviare dalla costante quotidianità…” il suo tono è ancora più sicuro di quello usato poco prima; che è esageratamente troppo sicuro di sé l’ho già detto, vero?

“E sentiamo, buon mentore di vita sociale, dove vorresti andare?” gli domando sempre stando ben attenta a non mostrarmi né troppo interessata, né troppo disinteressata.

“Bhè…” sembra pensarci su un attimo “…non c’è bisogno di andare lontano, Fire Island a Long Island può andare bene tanto per cominciare. E’ previsto sole, prenderai una bella abbronzatura! E poi non avrai il problema di pagare un motel per passare fuori la notte, possiamo tranquillamente tornare qui e ritornare là il giorno dopo” asserisce Damon.

Lo guardo per capire se sta scherzando prendendomi in giro, invece noto che è molto serio.
“Sei serio?” le parole escono dalla mia bocca senza realmente volerlo.

Damon mi concede un sorriso sincero, come mai è successo prima
“Allora siamo d’accordo?” mi domanda vittorioso.

“Ok, va bene” mi esce un tono sommesso, quasi impaurito; in effetti ho paura di passare al mare due giorni interi con lui, ho paura gli si rivelino tutte le emozioni che mi fa provare anche solo con un suo semplice sguardo, e questo non deve assolutamente accadere. E’ il mio coinquilino, nulla di più. Questo è il mantra che ormai da due mesi a questa parte mi sto ripetendo nella mente. Tutta questa paura però sono brava a mascherarla, a nasconderla, lui non nota nulla di diverso in me.

“Bene! Allora sabato mattina sveglia alle 7:00, non te ne dimenticare!” si dirige in camera sua, probabilmente per vestirsi ed andare presumibilmente al lavoro.

Improvvisamente mi torna in mente il particolare di Juditte, < oggi parte per tornare a casa > mi ha detto, lo associo al fatto che lui sia già in piedi (è terribilmente presto secondo i suoi canoni!) “Vuoi vedere che Juditte ha dormito qui stanotte e lui la deve accompagnare all’aereoporto ed è per questo che è già in piedi?” questo pensiero mi assale come un’onda d’urto.
Nessuna ragazza, MAI, ha trascorso qui la notte intera, è una regola che Damon si è autoimposto ed impone a tutte le ragazze che si porta a casa: per lui , dormire e risvegliarsi con una ragazza equivale a dirle “Mi interessi seriamente”, quindi le sue ospiti sono sempre state elegantemente invitate da lui a tornare a casa per dormire la notte.

Prima di riuscire a mordermi la lingua (i miei riflessi fisici sono molto meno pronti, rispetto a quelli vocali stamattina), la domanda mi esce da sé
“C’è Juditte in camera tua?” il tono della mia voce è decisamente troppo urgente e nel momento esatto in cui finisco di parlare, prego con tutta me stessa che lui non se ne sia accorto.

Damon si blocca a metà corridoio, si gira e cerca il contatto con i miei occhi, anche a quella distanza lui riesce a < scavare > dentro di me e carpire tutto ciò che a parole non voglio dirgli, ma sono brava e reggo il suo sguardo in modo che lui non colga del tutto l’ansia che mi sta attanagliando, la sua risposta potrebbe destabilizzarmi del tutto, mettendo allo scoperto le mie emozioni verso di lui (che sinceramente io stessa non ho ancora capito – ma davvero? Mi fa nuovamente eco quella vocina nella mia testa, che reputo essere davvero molto fastidiosa); sono due secondi di puro terrore quelli che vivo mentre aspetto il suo verdetto, ma lui fortunatamente non se ne accorge.
 
“Sei sicura di non aver buttato tu qualche strana pasticca nel tuo caffè al posto dello zucchero?!?” mi chiede alzando gli occhi al cielo, aggiungendo “Juditte, qui, a quest’ora?!? Sono le 06:30 del mattino!”

“Non sia mai!!” gli rispondo quasi urlando, mascherando l’ondata di sollievo che la sua risposta mi ha causato; gli faccio una linguaccia a dimostrargli che “Ehi! Sono io! Elena! Che ti aspetti da me?!”,  lui scuote la testa divertito e sparisce dietro alla porta della sua stanza.

Mi sento sollevata e felice, nonostante il turbinio di emozioni che ho provato in questi cinque minuti in cui ho consumato la mia colazione; in realtà ho bevuto solo metà caffè, l’altra metà è ancora nella tazzina che stringo ancora fra le dita, ormai fredda;  la verso nel lavandino non ne ho più bisogno, lui è la sveglia più efficace che esista, l’unico che riesce a < rendere attiva > ogni minima parte del mio corpo con un semplice sguardo. E stamattina è stato particolarmente < bravo > nello svolgere il suo compito, senza saperlo.

In questo momento si starà infilando i suoi soliti jeans neri, poi prenderà in mano la sua camicia, rigorosamente nera anche quella, aprirà la porta di camera sua e si dirigerà in bagno a cercare di sistemarsi i riccioli corvini ribelli dei suoi capelli ed io, facendo finta di infilarmi le scarpe, guarderò con la coda dell’occhio il suo fisico scolpito, rimanendo incantata da quello “spettacolo”, nonostante questa routine si ripete ormai da tre mesi a questa parte.

Così accade, come previsto. Sospiro mentre prendo le chiavi di casa e le infilo nella mia borsetta, sono proprio un caso irrecuperabile, è il mio coinquilino, punto.  Mi guardo un’ultima volta allo specchio di fianco alla porta d’ingresso prima di uscire e sussulto.

Damon è uscito dal bagno, la camicia indossata, ma slacciata, mi sta fissando nel riflesso dello specchio con uno sguardo strano.
Non l’ho mai visto guardarmi in questa maniera, non riesco a decifrarlo e ciò mi manda in crisi, ma per fortuna questa volta il mio corpo reagisce in fretta e fintamente scocciata sbotto
“Che c’è?!? Ho abbinato dei colori che proprio non si possono vedere vicini e non me ne sono accorta?”

Lui, continuando a fissarmi con quei suoi occhi tanto profondi quanto indecifrabili, mi sorride
“No, al contrario. Il tuo abbinamento è perfetto” inclina leggermente la testa di lato e socchiude gli occhi “Sei perfetta, anche di prima mattina. Dovrei alzarmi più spesso prima che tu esci di casa” distoglie lo sguardo da me e senza aspettare che gli rispondo sparisce di nuovo dalla mia vista tornando nella sua camera.

Il mio cuore sembra voler uscire dalla gabbia toracica dal tanto che si è messo a battere ferocemente nel petto dopo aver metabolizzato l’ultima sua frase; quest’ultima frase spazza via il mio sentirmi < un ripiego anti sesso > di poco prima. Ho bisogno d’aria fresca, molta aria fresca nei miei polmoni per rimanere lucida.

Apro la porta di casa e come se il suo complimento non mi abbia minimamente toccata ad alta voce lo saluto, come al solito
“A stasera! Buona giornata!”
Non mi risponde, non lo ha mai fatto, è normale. E’ tutto come al solito. Lui è solo il mio coinquilino, dannatamente sexy e dannatamente < sbagliato > per me. Non è proprio il mio genere di ragazzo. Me lo ripeto di continuo, con la speranza che prima o poi finirò per crederci veramente.



Angolo dell'Autore
Ciao a tutti! Io non perdo mai la speranza (almeno, ci provo!) e ogni volta che apro il mio account spero di trovare qualche vostra recensione, anche solo per dirmi "guarda che fa proprio schifo 'sta cosa che stai pubblicando", magari con scritta anche la motivazione, ma nulla. Nessuna buona/cattiva nuova... bhè, magari quando arriverò alla fine un qualche giudizio lo otterrò. Eccomi qui col quarto "momento"... a me la scena della macchinetta del caffè mi è proprio piaciuta, immaginandomi Elena "schiacciata" tra Damon e la macchinetta come se lui l'avesse fatto apposta a ricercare quella vicinanza tra i loro due corpi.. sarà così? Mah... Grazie ancora a tutti quelli che pur non scrivendomi il loro pensiero, stanno leggendo e seguendo questa storia!
Alla prossima! Atlantide08

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Capitolo 5
*** 5 - ***



E’Sabato ed è tutto il pomeriggio che Caroline mi sta trascinando per negozi: ha conosciuto un nuovo ragazzo, un certo Klaus e stasera lo incontrerà per un aperitivo in un locale molto inn, poco distante da dove io e Damon abbiamo affittato l’appartamento.
Siamo alla ricerca dell’abito perfetto per l’occasione, sarà un’impresa ardua. La mia amica sembra un po’ troppo agitata e questo mi dà da pensare che questo Klaus abbia un’influenza notevole su di lei, urge un chiarimento al riguardo.

“Caroline, questo Klaus… che tipo è?” prendo il discorso alla lontana per non indispettirla.

“E’ alto, biondo e ha due occhi azzurri magnifici, è elegante ed ha un fisico mozzafiato… è anche un vero gentleman” mi risponde con naturalezza Caroline, fin troppa naturalezza noto senza però farglielo intendere. La sua risposta però non mi basta, sono curiosa e necessito di altre notizie al riguardo.

“Tutto qua?” la incito.

“Tutto qua” mi risponde tranquilla, prendendo in mano un abito che arriva appena sotto al ginocchio, con gonna a palloncino e corpetto a sbuffo, di colore verde pastello molto chiaro.
Le si illuminano gli occhi.
“Questo è perfetto, non trovi?” mi chiede raggiante.

Do un’occhiata più attenta al vestito che la mia amica ha in mano e riconosco che è molto elegante,  in effetti le starebbe molto bene, risalterebbe il colore dei suoi occhi e la sua folta chioma di capelli biondi, quindi annuisco soddisfatta.
“Sì, è perfetto” le confermo convinta.

Caroline quasi saltellando per la felicità, per l’approvazione appena ricevuta, prende il vestito e si infila nel primo camerino libero che trova per provarselo, io mi accomodo su una delle poltroncine appena fuori al suo camerino e la aspetto, perdendomi ad osservare l’effetto strano che il riverbero delle luci del negozio ha nel riflettersi in uno dei tanti specchi presenti sulle pareti a fianco dei camerini.

Una chioma corvina alquanto spettinata fa improvvisamente capolino nello specchio, sobbalzo quando ne riconosco il proprietario:  Damon, seguito da una ragazza dai folti capelli rossi e dritti, la sua ultima conquista presuppongo; la sta aiutando a fare acquisti.
Mi giro verso il negozio per osservare la scena dal vivo,  incuriosita dal poter vedere il mio coinquilino destreggiarsi in un momento di ordinaria quotidianità, forte del fatto che lui non mi abbia vista.

Non sembra per niente interessato al vestito nero, molto aderente solo alla vista (figuriamoci indossato!) che la ragazza sta maneggiando, anzi ad osservarlo bene si direbbe che si sta annoiando e parecchio.

Mi ritrovo a pensare che forse anche lui, come me, non ama molto vagare per ore intere tra un negozio e l’altro; non faccio in tempo a formulare questo pensiero, che potrebbe “accomunarci”, che noto il suo viso illuminarsi, lo vedo richiamare l’attenzione della rossa tirando la tracolla della sua borsetta  verso di lui  allungando contemporaneamente la mano deciso su qualcosa.

Cerco di mettere a fuoco quale sia l’oggetto che ha risvegliato Damon dallo stato di torpore in cui si trovava e quando realizzo cos’ha in mano, mi do’ mentalmente della sciocca: cos’altro può accendere così vivamente l’interesse di un ragazzo come Damon?!?  
Un bel reggiseno a balconcino nero, in seta a giudicare da quanto fa riflesso la luce su di esso, una quarta osservando la grandezza delle coppe.
La ragazza rossa gli si avvicina e con uno sguardo da gatta morta, gli si struscia contro, proprio come un gatto che fa le fusa, mentre lui le appoggia la mano destra sul sedere, tutti e due incuranti del fatto di trovarsi in un luogo pubblico e in bella vista.

“Ti prego!” esclamo alzando gli occhi al cielo e girandomi di nuovo verso il camerino della mia amica, che sentendo il tono scocciato della mia voce, fa capolino dalla tenda con il viso e, pensando che la mia imprecazione fosse rivolta a lei, si giustifica
“Ho quasi fatto, ancora un secondo e sono da te”.

Realizzo che la mia amica ha frainteso, del resto lei era chiusa nel camerino e non ha visto la scena da film peraltro molto scadente di cui sono stata testimone. Le sorrido sincera.
“No Care, non mi sono rivolta a te, scusa. E’ che ho appena assistito ad una scena avvilente…” cerco di spiegarle per tranquillizzarla.

Caroline incuriosita, sia dal mio tono apatico, sia dalla mia espressione alquanto disgustata, trilla
“Tra due minuti esco e mi racconti tutto!” il suo viso scompare dietro alla tenda, tra meno di un minuto so che uscirà di lì e mi farà il terzo grado. Mi preparo psicologicamente al suo prossimo “assalto”.

Essendo che per natura “mi piace” approfondire gli argomenti, spinta ancora una volta dalla curiosità, mi giro nuovamente verso il negozio quel tanto che basta per osservare ancora l’allegra coppietta, per vedere fino a che livello di “stupidità” la rossa può arrivare (e il moro no?!? Perché non lo includi?!? In fin dei conti entrambi stanno dando spettacolo, no?!? – mi fa eco la vocina che da qualche tempo a questa parte si fa sentire nella mia testa ogni volta che c’è di mezzo il mio coinquilino, ma alla quale difficilmente do retta): adesso che lui le ha scelto il reggiseno e un paio di micro-mutandine sempre di seta, Damon è passato a suggerirle una maglia semitrasparente nera lunga fino alle ginocchia, presumibilmente da abbinare al completo intimo appena propostole
 La rossa sembra apprezzare molto “il gusto” sul vestiario del mio coinquilino, gli passa una mano, in una carezza pesante, su tutta la spina dorsale, risalendo lenta, attirandolo man mano sempre più vicino a sé e una volta che la mano è arrivata alla nuca, gli si fionda sulla bocca con la propria e più che baciarlo, sembra volerselo mangiare.

Bhè, ecco dimostratomi che all’indecenza non c’è mai limite! Questo pensiero però lo formulo con la consapevolezza che l’indecenza è propria solo della rossa; c’è un blocco, un qualcosa che non riesco a decifrare nella mia testa che “risparmia” a Damon l’essere considerato da me indecente in quel momento (Indovina un po’ per quale motivo non consideri Damon  indecente in questo momento?? Forse perché tu avresti fatto lo stesso al posto della rossa, ma con te e per te sarebbe stato diverso?  Certo, avresti optato per un altro genere di lingerie, ma alla provocazione del tuo coinquilino avresti risposto esattamente alla stessa maniera...forse ti saresti comportata anche peggio di lei. Rifletti Elena… tu non sei quel genere di ragazza “indecente”, no? Allora perché diamine definisci indecente quella stupida oca dai capelli rossi se tu non lo saresti, come non lo è Damon?!? Quando ci si mette la “mia” vocina interiore è davvero fastidiosa, ovviamente la ignoro).

“Eccomi! Andiamo alla cassa” esce tuonando dal camerino Caroline, che notando la mia espressione alquanto contrariata, guarda nella mia stessa direzione, vede Damon ed aggiunge saccente
“Ah, ecco! Ora capisco la tua perplessità… bhè, lui non si smentisce mai, questa è solo la prova di un’evidenza già nota. Ma quella rossa, diamine! Sembra lo stia risucchiando!!”.
 Caroline dà voce ai miei pensieri, o meglio a quella parte di me che razionalmente dà dell’”indecente” alla ragazza rossa, zittendo inconsapevolmente l’altra parte di me rappresentata dalla “mia” vocina (sto seriamente per avere dei problemi di doppia personalità!!).

Mi giro verso Caroline sorridendole per mascherare l’ansia che tutto d’un tratto mi sento addosso.
“Abbiamo qualche possibilità di arrivare alla cassa senza che Damon ci veda?”, incrociarlo in questo momento significherebbe dargli un’occasione d’oro per mettersi in bella mostra davanti a me (e farmi sentire una piccola ed insignificante formica – Non è assolutamente vero che se tu parlassi a Damon in questo momento gli faresti una di quelle scenate di gelosia epiche… no, no!! Stupida vocina insistente!! Non voglio farmi vedere da lui perché è un dato di fatto che io non abbia ancora portato nel nostro appartamento nemmeno l’ombra di un ragazzo, mentre lui… bhè lui non ha problemi in questo senso ). 

“Sul serio?! Siamo già a questo livello?!?” mi domanda incredula e divertita Caroline.

“Che livello scusa? E di cosa?” chiedo senza veramente comprendere cosa intenda (Ohhh, andiamo! Sai benissimo a cosa si riferisce Care!! E’ ufficiale: odio la mia vocina insistente, ma come faccio a zittirla?!?).

“Oh, andiamo Elena! Tu sei gelosa di Damon!” squilla Caroline attirando l’attenzione di altre due ragazze vicine a noi intente all’apparenza a guardare un maglione, ma molto più interessate al discorso mio con Caroline e con l’occhio puntato sull’unico ragazzo presente in quel negozio in quel momento che quindi hanno capito essere il famigerato “Damon”. Perché la gente non si fa mai i fatti propri?

Ammonisco con lo sguardo la mia amica
“Puoi evitare di urlare!?” le dico ammiccando verso quelle due ragazze (sempre più interessate alla questione, vista la mia reazione…), guardandomi intorno per essere certa di non aver attirato anche l’ attenzione dell’oggetto del nostro discorso
Fortunatamente Damon è ancora troppo “impegnato” con la rossa per poter essere abbastanza vigile e captare i discorsi intorno a sè. Decido in un secondo di approfittarne, prendo Caroline per un braccio e la trascino alla cassa velocemente, fregandomene delle occhiate insistenti ed incuriosite delle due ragazze vicino a noi.

Con lo sguardo praticamente fulmino la cassiera, facendole chiaramente capire che deve essere veloce a svolgere il suo lavoro.
Ovviamente la cassiera non apprezza la mia fretta, ma  per fortuna mi asseconda, senza fare troppi convenevoli ci imbusta il vestito e ce lo porge. Pago io in contanti, aspettare la risposta del bancomat avrebbe significato perdere secondi preziosi. Afferro il pacco ben confezionato e trascino una Caroline sbigottita (a ragione) fuori dal negozio, biascicando un veloce ed appena udibile “Grazie e buona giornata” alla ormai allibita commessa.

Dopo averla tirata per altri duecento metri, ed essere così sicura di non poter essere vista dall’interno del negozio, finalmente lascio la presa ferrea al polso della mia amica, che naturalmente sbotta
“Elena! Vorresti farmi la cortesia di spiegarmi cosa è appena successo?!?”

Con la mia espressione più naturale e riprendendo a camminare tranquillamente per le vie del centro, le rispondo tranquillamente
“Abbiamo appena acquistato il tuo vestito per il tuo appuntamento con Klaus che avverrà tra un paio d’ore al massimo. Quindi dobbiamo sbrigarci a tornare a casa o non avrai abbastanza tempo per prepararti!”.
 
Caroline mi segue a ruota, ma il mio tentativo di troncare così il discorso fallisce miseramente
“Su questo hai ragione, ma non sperare che io lasci perdere il discorso Damon-e-la-rossa. Abbiamo tutto il tempo per discuterne sulla via di casa”, detto ciò mi porge i soldi da me “anticipati” e si prende il vestito.
“Allora?!” mi incalza.

Sbuffo un po’ infastidita, so che Caroline non cederà finchè non le avrò raccontato tutti i dettagli che mi hanno portato ad agire come ho fatto poco prima.
“Non ho agito per gelosia, come credi tu. E’ vero, sono stata piuttosto irruenta e decisa. Il fatto è che non voglio dare a Damon altro materiale per potersi vantare con me. Tu non sai cosa voglia dire condividere un appartamento con un ragazzo come lui: sempre perfetto, anche appena sveglio, e sempre impegnato, per così dire, con un paio di ragazze diverse ogni settimana! E io che non ho portato in casa nemmeno l’ombra di un ragazzo! E’ umiliante in un certo senso… e lo so che questa è la conseguenza del fatto che io ho dei principi morali molto più saldi rispetto ai suoi, ma lui questo non lo capisce, o fa finta di non capirlo, ed appena ne ha l’occasione mi sbatte in faccia la realtà. Sono una patetica single ed ai suoi occhi non faccio nemmeno nulla per cambiare il mio status… Ed è frustrante…” cerco di spiegarle come mi sento, una nota di amarezza nella mia voce che Caroline nota.

“Oh Elena! Non fare così! Lui è solo un insulso dongiovanni! Non permettergli di giudicarti! Da quanto vi conoscete? Quattro mesi scarsi? Lui non può farti la morale su niente, non ti conosce!” cerca di spronarmi lei e so che su questo ha ragione. Damon non mi conosce, siamo stati “obbligati” ad andare a convivere nello stesso appartamento, perché a tutte e due faceva comodo, ma la nostra convivenza si riduce ad un’oretta scarsa al mattino e due o tre ore alla sera, dopo il lavoro e prima che lui esca con la ragazza di turno. Ne sono cosciente, ma non riesco ad impedirmi di provare imbarazzo davanti a lui e sentirmi un pesce fuor d’acqua quando mi capita di pizzicarlo in certe situazioni “scottanti” come questa.

Faccio nascere un sorriso, piuttosto forzato, sul mio viso
“Hai ragione Caroline, mi spiace essermi comportata come una pazza gelosa”. Cerco di concludere così il discorso e sembra aver funzionato.

Caroline sospira profondamente
“Fa che non succeda più, siamo intesi? Tu sei la miglior single sulla piazza… è solo che sono i ragazzi che non capiscono cosa si stanno perdendo! Ed ammetto che tu non faccia proprio di tutto per metterti in mostra… ma è solo un piccolo difettuccio, che riusciremo a superare. Fidati di me!” mi ammonisce con l’indice e mi sorride, ma dalla sua espressione so che non crede sia solo quello il mio problema con Damon, per lei la via della “gelosia” è ancora una questione irrisolta ed aperta.

Per questa volta me la sono cavata, ma alla prossima Caroline non me la farà passare liscia...



Angolo dell'Autore
Buonasera! Innanzi tutto ringrazio le due buon anime che hanno avuto l'ardire di recensire, almeno adesso so che a qualcuno questo mio "strano progetto" sta piacendo. Quindi GRAZIE. Eccovi un altro pezzettino di storia o se preferite "momento" del complicato rapporto che Elena ha col suo coinquilino... in realtà questo episodio mi è uscito ben più lungo ed ho quindi deciso di spezzarlo in due, dividendo la storia in due tranche in base ai protagonisti. Questi piccoli screzi tra Elena e Caroline mi piacciono da matti, così come mi piace quella "vocina" che rende l'idea di quanto Elena sia effettivamente combattuta tra il rimanere aggrappata ad una sua "sicurezza" personale e il desiderio invece di lasciarsi andare e vivere più "rischiosamente"... cosa farà? Lo vedrete, promesso! Alla prossima! Atlantide08

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Capitolo 6
*** 5.2 ***


E’ ormai sera, sono seduta a gambe incrociate sul divano a guardare “Il Diario di Bridget Jones”, con una coperta su di esse ed un barattolo di gelato in mano, nonostante sia inverno inoltrato.

Squilla il mio cellulare, guardo il nome sul display per valutare se rispondere o meno: è mio fratello Jeremy; da quando divido l’appartamento con Damon, mio fratello è diventato molto protettivo ed apprensivo nei miei confronti pur essendo più piccolo di me, ma nonostante questo sono felice che mi stia chiamando e gli rispondo con una rinnovata allegria, ritrovata semplicemente constatando che è proprio lui il mittente della telefonata.

“Ciao Jer!” lo saluto calorosamente.

“Ciao Elena! Disturbo?” mi chiede invece lui tentennante.

“No Jer! Certo che no! Come stai?” gli chiedo preoccupata dal suo tono incerto.

“Sto bene, sono praticamente diventato socio alla pari di Matt, stiamo dando una risistemata al Grill, sono sicuro che ti piacerà. A proposito, quando pensi di tornare a trovarmi?” mi chiede più sollevato.

“Sono felice che gli affari ti vadano bene. Io sono ancora in prova nell’agenzia pubblicitaria, il mio contratto scade tra breve, ma dovrebbero rinnovarmelo, almeno per un anno.. lo spero… quindi non posso venire a trovarti adesso, mi spiace.. lo vorrei tanto, mi manchi Jer, ma il lavoro in questo periodo proprio non me lo permette!” sono sincera, vorrei davvero abbracciare mio fratello, mi manca moltissimo.

“Bhè, almeno potresti farti sentire più spesso per telefono!” Jer ridacchia divertito, sapendo che io e il cellulare non andiamo molto d’accordo: sono più le volte che lo dimentico a casa o che lo lascio spento, che le volte a cui rispondo ad una chiamata o ad un messaggio.

Mi unisco alla risata, finchè lui non torna serio e mi fa la classica domanda, che da due mesi e mezzo ad oggi, ogni volta che mi chiama, mi ripropone.
“Allora, cosa stai facendo di bello questo sabato sera? Dimmi che non sei da sola! Niente di nuovo sul fronte “inquilino-sexy-dagli occhi di ghiaccio-ma egocentrico”?”

Scuoto la testa anche se so che lui non può vedermi.
“Sto guardando un film, da sola, perché Caroline è uscita con un ragazzo e, no, niente di nuovo sul fronte Damon. Si chiama Damon il ragazzo con cui divido l’appartamento, che razza di nomignolo gli hai dato?!?” gli chiedo scettica.

“Caroline ha lasciato Tyler? …ho semplicemente riassunto gli aggettivi con i quali me l’hai descritto più volte, Elena” mi risponde secco, passando da un discorso all’altro senza far troppo caso all’ordine logico della conversazione.

“No, lei e Tyler stanno ancora insieme per mia sfortuna… però ci sono buone probabilità che questo nuovo ragazzo riesca a fare breccia nel suo cuore impuntato su quella sottospecie di essere a due zampe senza cervello  e mostrarle che c’è di meglio per lei. Non ti ho mai detto che è sexy, e poi ho specificato che il colore dei suoi occhi ricorda il ghiaccio a volte, non che ha gli occhi di ghiaccio!” gli rispondo seguendo la sua stessa “tattica” di conversazione.
 
“Sei ingiusta Elena, Tyler è un bravo ragazzo, il suo unico difetto è che, a volte, pecca di…”
“Lealtà?!?” lo interrompo;  Jeremy ha sempre avuto in simpatia Tyler, a volte lo usa addirittura come modello a cui ispirare la propria vita e questo è un motivo di grande scontro tra di noi (ci manca solo un clone di Tyler! Per giunta si tratterebbe di mio fratello!!).

“No, Elena. Stavo per dire pecca di troppa autostima, ma lasciamo perdere,sappiamo entrambi che la pensiamo diversamente su di lui” mi risponde un po’ scoraggiato mio fratello.

“Scusa.” Affermo seriamente dispiaciuta per questo piccolo battibecco, consapevole che ha ragione, non troveremo mai un accordo su Tyler perché nessuno dei due ha intenzione di cambiare il modo di inquadrarlo, ma questo non deve assolutamente essere un motivo di scontro tra noi.

“Allora stai affogando il tuo status di “single” col gelato?! Adesso ti metti un bel vestito e vai a fare un giro in centro. Vuoi che a quest’ora non ci sia qualcuno disponibile ad offrire un cocktail ad una bella ragazza lì a New York?” sorrido al tentativo di Jeremy di spronarmi ad uscire, nonostante sappia che non lo farò e che lui non può “obbligarmi” con la forza a farlo, non essendo qui con me fisicamente.

“Appena mi lasci libera dalla telefonata lo faccio…” gli dico poco convinta; un rumore alla porta d’ingresso richiama la mia attenzione, scorgo Damon entrare e mi maledico per non essere andata in camera mia a guardare il film  sul mio computer portatile, un faccia a faccia con lui e “la rossa”, magari impegnati a “divorarsi” è l’ultima cosa che vorrei mi succedesse, ma ormai il danno è fatto, è una questione di secondi e purtroppo sarò il terzo incomodo più esilarante della storia!

“Elena, mi stai ascoltando?” la voce allarmata di Jeremy, richiama la mia mente alla telefonata, distolgo gli occhi dalla porta e da Damon, senza constatare se effettivamente la ragazza rossa sia entrata.

“Certo Jer che ti ascolto! E’ solo che ho sentito un rumore alla porta d’ingresso e, visto che sono in casa da sola, mi sono preoccupata” gli dico cercando di usare un tono normale, a dispetto del piccolo subbuglio interiore che sto vivendo.

“Tutto a posto?” ecco, questa è la domanda che non volevo ricevere, non in questo momento,  mi schiarisco la voce e facendomi coraggio, alzo gli occhi in direzione dell’ingresso.

“Sì, tutto a posto, è solo il mio coinquilino che è rientrato… prima del solito… e da solo…” rispondo a mio fratello, sollevata dalla non-presenza della ragazza dai mille capelli rossi. Il piccolo terremoto interiore  a questa constatazione va via via scemando.

“Damon sexy-occhi di ghiaccio-egocentrico?” Jeremy mi provoca con un tono di voce canzonatorio ed io inspiegabilmente arrossisco, ringraziando il fatto di non aver messo in vivavoce la telefonata, come spesso invece capita con mio fratello.

“Hai perso l’uso della parola?!? Vuoi dirmi che si è già tolto la maglietta e sta mettendo in bella mostra i suoi pettorali, lasciandoti lì come una ragazzina a bocca spalancata?!?” rincara la dose il mio “adorato” fratellino, ed in effetti realizzo che sì, Damon si è già tolto la camicia e le scarpe e si sta versando un bicchiere di bourbon ed è un vero spettacolo, ma… 
“Come fai a sapere che…??” inizio a chiedergli tra lo stupito e l’allarmato e contemporaneamente realizzo che non posso ripetere ad alta voce quello che lui mi ha appena domandato, non con Damon lì in piedi il quale, vista la mia reazione esagerata, mi sta osservando incuriosito, desideroso di sapere cosa mi è stato detto di così strano.

Opto per chiudere all’istante l’argomento e la telefonata.
“No Jer, niente di tutto quello che hai ipotizzato si è avverato. E smettila!! Adesso è meglio salutarci… Buona serata Jer!” non gli lascio il tempo di rispondermi, chiudendo la chiamata.

Damon continua a fissarmi incuriosito, sbuffo per dissimulare il mio stato confusionale interioree nervosamente mi rivolgo a lui.
“Posso sapere perché mi stai fissando?”

Mi sorride divertito.
“Hai litigato per telefono col tuo ragazzo immaginario? Come l’hai chiamato? Jer? Sta per?”mi provoca come al solito. Solo Damon può non sapere abitando con me da quasi quattro mesi che “Jer” è mio fratello (Non lo sa perché non è interessato a ciò che tu fai, tu non gli interessi…vocina malefica, perché non la smetti di infastidirmi?!?). 

 “Sta per < non sono affari tuoi >, signor sono terribilmente sexy-dagli occhi di ghiaccio-e lo so!!” gli urlo contro arrabbiata, perché sono terribilmente arrabbiata con lui anche se non ne capisco bene il motivo io stessa (Smettila di mentire! Almeno a te stessa! Sai benissimo perché sei arrabbiata con lui! Capelli rossi, corpo ben modellato e… ffff….ffff!!! Vocina irritante).

“Siamo nervosette eh? Ti va di uscire un po’ per rilassarti? Conosco un posto dove servono  esclusivamente analcolici e l’ambiente è molto… tranquillo”Damon mi guarda serio.
Me lo sta chiedendo veramente?!? Lo guardo stranita, la domanda che mi esce senza preavviso dalla bocca spiazza anche me.
“La rossa stasera ti ha dato buca e non hai trovato un rimpiazzo, così ripieghi sulla sottoscritta, perché ti sembro abbastanza patetica e senza speranza da voler venire sicuramente a letto con te?!?” mi mordo il labbro inferiore realizzando davvero di aver esagerato.

Damon socchiude gli occhi, poi si avvicina a passo deciso al divano e si inginocchia davanti a me, mi prende il barattolo di gelato dalle mani, lo chiude e lo appoggia sul pavimento con un gesto deciso, ho il cuore che sta per esplodere dal tanto che batte per l’attesa della sua reazione (o “esplosione”…).

“Primo: a me non ha mai dato buca nessuno. Secondo: non ho mai pensato tu fossi patetica e senza speranza  e non lo penso tutt’ora. Terzo: te l’ho detto che hai bisogno di svagarti, stare sempre chiusa in casa o in ufficio non è salutare, quindi adesso, ti alzi, ti infili un paio di pantaloni ed una maglietta qualsiasi sopra a questo bel pigiamino con gli orsetti e vieni con me.” Il suo tono di voce non è arrabbiato, come invece mi aspettavo fosse, ma è deciso, non ammette repliche.

Rimango ferma, indecisa su cosa fare. Damon si alza e mi tende la mano in un chiaro invito ad alzarmi. Mi alzo di scatto, ancora un po’ scioccata per la proposta ricevuta, ma con un modo di fare deciso e sicuro, senza prendere la sua mano.
“Va bene, usciamo. Ma non farmene pentire.” La mia risposta è stata quasi un ringhio.

Damon scrolla le spalle come a dire “La solita testarda”; vado in camera mia a rivestirmi, senza però curare i dettagli, non voglio dargli l’idea di mettermi tutta in ghingheri appositamente per lui. Infilo un paio di jeans chiari e un caldo maglione col collo a lupetto di lana fine e morbida bianca, raccolgo i capelli in una semplice coda ed indosso un paio di stivaletti in camoscio bassi. Sono pronta, niente trucco, né profumo. 

Esco dalla camera e lo trovo appoggiato alla parete vicino all’ingresso ad aspettarmi.
Per un attimo mi manca il fiato nel constatare la sua naturale bellezza: non ha fatto niente di particolare per prepararsi ad uscire, ha semplicemente indossato un maglione di lana nero, un paio di anfibi ed indossato il suo immancabile giubbotto di pelle nero, ma il risultato rasenta, come sempre, la perfezione.
La stupida vocina dentro alla mia testa, per una frazione di secondo, mi dà della sciocca per non essermi messa almeno un filo di trucco, giusto per non sfigurare accanto a lui e, non, per sembrare almeno un po’ carina. 

Damon mi sorride.
“Sei pronta?” e giurerei che mi squadra, sembra stia apprezzando ciò che vede, vale a dire me.

“Sì, possiamo andare” gli rispondo con una sicurezza che in realtà non ho.

Mi cede il passaggio, afferro ed infilo velocemente la mia giacca, esco e tutto ad un tratto realizzo che questa è la prima volta che io e lui usciamo insieme, da soli. Un’ ondata di panico misto ad agitazione mi attraversa lo sguardo, ringrazio il cielo che lui è alle mie spalle e non lo può aver visto.

Perché mi succede questo? Perché mi sento come una ragazzina al primo appuntamento? La mia vocina nella testa risponde immediatamente: perché lui ti piace. La zittisco all’istante. No, non è affatto così. Lui è un egocentrico irrecuperabile, non può assolutamente piacermi in termini di “sentirmi attratta da lui” non solo fisicamente; mi sento così agitata solo perché è il mio coinquilino ed è strano uscire con lui un Sabato sera, visto che fino adesso ognuno di noi ha vissuto la propria vita senza coinvolgere l’altro. Sì, è così. E’ solo tutto molto strano, ecco perché mi sento destabilizzata.

Sospiro rumorosamente e lui se ne accorge.
“Vedrai, nelle prossime due ore ti rimetterò in sesto! Devi solo fidarti di me!” mi sorride felice, nessuna ombra di presa in giro, nessuna ombra di scherno, il suo è un sorriso sincero, che mi fa sorridere spontaneamente in risposta.

“Staremo a vedere Damon Salvatore!”gli faccio eco con un tono carico di aspettative.

Ci avviamo a piedi in direzione del centro l’uno di fianco all’altra a pochi centimetri di distanza. Ho l’impressione che sarà una bella serata, vorrei proprio che lo fosse.


Siamo seduti al bancone del piccolo locale in cui Damon mi ha portata, il barista ci serve l’ennesimo shot, afferro il bicchierino e sfido con lo sguardo il mio coinquilino.

“Vacci piano ragazzina… non vorrei doverti portare in braccio fino a casa… anche se la successiva parte in cui dovrei svestirti ed infilarti a letto non mi dispiacerebbe viverla per davvero…” mi ammonisce provocandomi lui. Per tutta risposta butta giù d’un fiato il bicchierino.

“So che ti piacerebbe da matti mettermi a letto… ma non questa volta Mr. Occhioni…” sto al suo gioco.

Lui si fa più vicino sia col corpo che col viso a me e mantenendo incatenati i suoi occhi nei mie continua nella sua provocazione.

“Mi sta dicendo signorina Gilbert che ha soprasseduto alla rossa di oggi e darà al sottoscritto una seconda possibilità di riscatto?”

“Quando la smetterai di circondarti di donne… forse…” gli rispondo tra il civettuolo ed il serio.

Lo sguardo di Damon passa dall’essere sfrontato ed ironico ad essere estremamente serio (ai suoi cambiamenti repentini d’umore non mi ci abituerò mai!) ed improvvisamente mi sento mancare l’aria e trovo che la vicinanza tra i nostri corpi ed i nostri volti sia davvero troppo poca.

“Sto solo aspettando un tuo cenno che mi faccia finalmente capire che intenzioni hai al mio riguardo…” il tono della sua voce non lascia trasparire emozioni, sembra distaccato e non interessato, ma il suo sguardo.. il suo sguardo è profondo, mi scruta fin dentro al cuore, sembra voler sinceramente avere veramente una risposta; è questione di millesimi di secondo, non ho neanche il tempo di assorbire la sua frase, i suoi occhi ritornano ad essere ironici e il suo tono tra lo scherzoso e il provocatorio
“… forse…” aggiunge.

Si allontana improvvisamente da me (per mia fortuna, così torno a respirare almeno un po’ più regolarmente), mi porge la mano invitandomi ad alzarmi, imitando lo stesso gesto che ha fatto solo un paio d’ore fà quando mi ha “elegantemente” invitata ad uscire.

“Andiamo piccola Gilbert, è ora di tornare a casa. L’”uragano biondo” domani mattina arriverà puntuale per raccontarti non mi interessa cosa e non voglio ti trovi con i postumi di una bella sbronza perché me ne darebbe la colpa. Mi manca solo questo alla lista, che la bionda aggiorna ogni volta che mi incrocia, della cattiva influenza che io avrei sulle persone. Il fatto è che poi vorrebbe anche che io le dimostrassi il contrario… E’ proprio fastidiosa quando ci si mette, non credi?!’”

Il tono del mio inquilino ha una nota di esasperazione nel finale e non posso dargli torto: Caroline con lui a volte è davvero pesante, lo assilla fino a sfinirlo rinfacciandogli che tra qualche anno, mentre tutti noi saremo felicemente “sistemati” sia in campo lavorativo che in campo sentimentale, lui sarà ancora da solo al punto di partenza, circondato da tante ragazze appariscenti ma prive di qualunque sostanza. Io so che lei glielo dice perché in fondo anche lei crede che lui possa essere migliore di quanto dimostra.

Mi alzo ed istintivamente afferro la sua mano per non cadere, perché la quantità di alcol che ho ingurgitato stasera è comunque alta rispetto alla mia solita media e il mio equilibrio ne sta alquanto risentendo. Ignoro la scarica elettrica che ha percorso tutto il mio braccio partendo dal contatto delle nostre mani, ma noto comunque che la stretta della sua mano sulla mia aumenta.

“Mmm… qualcosa mi dice che ti ho fermata nel bere appena in tempo…” dicendo ciò Damon lascia la mia mano (con mio grande disappunto) e fa scivolare lentamente il suo braccio intorno alla mia vita (ecco, forse era meglio se ti teneva la mano, perché adesso col tuo fianco aderente al suo voglio vedere come fai a trattenere i mille brividi di piacere che ti stanno attraversando… scommetto che lui se ne accorgerà… la mia vocina ha un tempismo pauroso. Non riesco a tacitarla).

Il mio corpo viene invaso da un’infinità di scariche elettriche dovute all’inaspettato contatto tra me e il mio coinquilino, che mi causano mille brividi scaldandomi e terrorizzandomi nello stesso momento. Ovviamente a lui non sfugge il particolare dell’improvvisa pelle d’oca ben visibile sulla parte di braccio che la manica del maglione tirata su per il troppo calore del locale poco prima, ha reso ben visibile. 
Mi affretto a tirar giù entrambe le maniche del maglione in movimenti che, complice l’alcol, risultano essere alquanto goffi.

Maschero questo mio momento di totale imbarazzo come meglio mi riesce.
“Per una volta, e sottolineo una volta, ti devo dar ragione. Ma non sono ubriaca, sono solo alticcia e…” il mio fiato si spezza per un secondo “… per favore, non lasciarmi andare, almeno fin quando arriviamo fuori dal locale”la mia è praticamente una supplica.

Damon ride divertito di fianco al mio orecchio, prende le nostre giacche con la mano libera e mi guida fuori dal locale senza però dire niente. Dopo esserci allontanaci dall’ingresso del locale si ferma all’improvviso, ma mantiene salda la presa sulla mia vita col suo braccio.

“Chiudi gli occhi e lascia che l’aria fredda invernale ti colpisca in viso. Senti il freddo sulla tua pelle. Inspira ed espira piano almeno un paio di volte. Quando riaprirai gli occhi, andrà molto meglio” mi sussurra piano all’orecchio.

Faccio come mi ha consigliato e dopo tre lunghi respiri riapro gli occhi constatando che effettivamente ora il mondo intorno a me è meno sfuocato ed il mio equilibrio lo sento più forte.

“Va meglio, vero?” la sua voce è ancora terribilmente vicina.

Il poco controllo su me stessa  appena guadagnato barcolla, sento le gambe reggermi a stento, sconvolte da quella sua vicinanza (e adesso come gli spieghi che le vertigini che hai non sono dovute al caos del locale e all’alcol, ma a lui? – già, come faccio?). Prendo un altro lungo respiro e mi costringo a rispondere in maniera razionale e a confinare in un angolo ben nascosto e custodito i miei ormoni da sedicenne impazziti (sai che non è colpa dell’alcol se i tuoi ormoni viaggiano a mille, eh?!? – sì, lo so, ma non è proprio il caso di analizzare adesso questo particolare).

“Sì, va meglio. Non sono ancora del tutto stabile ma ce la posso fare a camminare da sola. Grazie” una punta di ansia si può chiaramente distinguere nel mio tono di voce.

Damon si stacca da me e mi porge la giacca, che mi affretto ad infilare (ora i miei movimenti sono meno goffi, l’aria fredda sta veramente giovando a  mio favore per fortuna), mentre lui si infila la sua.

“Andiamo a casa” dice sorridendomi.

Il suo sorriso è bellissimo e non nasconde né secondi fini né scherno. E’ un sorriso sincero, quello di un amico che sta aiutando una sua amica che ha alzato un tantino il gomito.
Annuisco col capo e mi giro in direzione del ns. appartamento.
Non faccio in tempo a fare due passi che sento il braccio di Damon scivolare ancora attorno alla mia vita e stringermi in una dolce morsa. Riesco a sentire ancora una volta il contatto deciso tra il mio corpo ed il suo. 

Il suo profumo di “fresco” mi inonda e mi catapulta quasi in una realtà parallela, quella dove nella mia fantasia io e il mio coinquilino non ci limitiamo a fugaci abbracci. Mi rendo conto che si tratta solamente di una mia stupida fantasia, dettata dal troppo alcol che ho in corpo. Mi costringo a scacciare la moltitudine di immagini poco caste di me e Damon che la mia mente ha elaborato in un nanosecondo.  Il mio cuore comincia a pompare più frenetico, ma mi costringo a respirare normalmente (e ti ci vuole tutta la tua massima  concentrazione…).

In una frazione di secondo la mia mente decide razionalmente di scansarlo e dirgli qualcosa di ironico del tipo “Non ci starai provando con me, Occhioni?!?”, ma il mio corpo non ubbidisce alla mia mente e mi ritrovo invece ad avere abbandonato piano il capo sul suo petto, tra la spalla ed il mento, il mio braccio dietro alla sua vita, contemporaneamente aggrappata ed abbandonata a lui; ho gli occhi chiusi e cammino lasciandomi guidare dalla sua andatura.

La reazione del mio coinquilino a questa mia “resa” improvvisa è l’opposto di quello che mi aspetto.
Lo sento sorridere ed aumentare la presa sulla mia vita (presumo per paura che io mi accasci al suolo senza preavviso -  Magari invece ti ha stretta di più a sé perché gli piace il vostro contatto diretto… la vocina nella mia testa prova a sfidarmi, ma sono troppo stanca per ribattere qualcosa, lascio perdere).
La sua voce che mi raggiunge morbida e fin troppo dolce per appartenere al Damon che conosco io, mi fa riaprire gli occhi, ma non mi fa cambiare posizione.

“Dovrei portarti fuori più spesso se il risultato è questo…” con la mano libera tira dietro al mio orecchio una ciocca di capelli che ribelle mi era scivolata davanti agli occhi.

 Vorrei davvero tanto che le immagini di poco prima non fossero solo frutto della mia fantasia. Ma non posso dirglielo, io non sono una ragazza da “una botta e via” e lui non è in cerca dell’anima gemella. Mi farei solo del male.

Vivo al meglio questo momento “di intimità” col mio coinquilino, alla sua ultima frase che ha accompagnato con un gesto premuroso facendola così assomigliare tanto ad un complimento, rispondo con un semplice sorriso sincero, lascio a lui l’onere di decifrarlo e valutarlo. Sto bene con lui in questo momento ed è l’unica cosa che voglio che lui capisca. Stringo a mia volta la presa sul suo fianco rendendo quell’improvviso abbraccio molto poco assomigliante ad un semplice abbraccio tra due amici e lui non oppone resistenza, mi lascia fare e senza più dire una parola, mi riporta a casa.


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Angolo Autrice

Buonasera a tutti! Mi scuso per la lunga attesa, cerco di postare appena riesco a ritagliarmi un pò di tempo libero e... non ne ho molto!! Allora, che ve ne pare? Questo "momento" è la seconda parte di quello scorso. Io trovo che il rapporto tra Damon ed Elena sia alquanto complicato, sia a causa della stessa Elena che non sa (o non vuole?) prendere una posizione nei confronti di Damon, sia a causa della natura stessa di playboy di lui, che un attimo prima è il solito sciupafemmine e l'attimo dopo sembra essere invece interessato ad una sola ragazza...

Alla prossima!
Atlantide 08
  

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Capitolo 7
*** 6 - ***


E’ stata una lunga giornata infernale per me oggi: al lavoro ho confuso continuamente le didascalie da apporre sotto le immagini, ho rischiato seriamente di essere licenziata ancora prima della fine del periodo di prova (alla luce del caos che ho combinato oggi potrebbe essere definito unico periodo in cui lavorerò in quell’ufficio, in quanto le probabilità di conferma si sono notevolmente ridotte, avvicinandosi pericolosamente ad una percentuale pari allo 0,001%).
 
Mi tolgo le scarpe col tacco e le lancio nella scarpiera dietro alla porta non appena entro nell’appartamento che condivido con Damon, un ragazzo tanto affascinante quanto spaccone, ormai da tre mesi;  so di certo che non è ancora rientrato perché il suo giubbino di pelle nero non è appoggiato alla solita sedia in ingresso e mi rallegro perché potrò godermi qualche attimo di pace senza nessuno che mi disturbi.
 
Decido di farmi un lungo e rilassante bagno visto che non c’è nessuno a mettermi fretta, perché la maggior parte delle volte che io sono in bagno, Damon deve prepararsi per uscire con quella favolosa tizia incontrata al bar il pomeriggio del giorno prima o quell’altra modella che tra uno scatto e l’altro gli ha infilato in tasca il suo numero di cellulare… a dirla tutta, tra l’altro, lui mi mette una gran fretta per usare il bagno e poi ci passa si e no una decina di minuti, spesi facendo una doccia, tamponandosi i capelli con l’asciugamano (per lui il phon è un oggetto inutile), vestendosi (indossando quasi sempre dei pantaloni e una camicia rigorosamente neri) cercando infine di riordinare le ciocche di capelli ribelli (sempre con scarsi risultati: qualche ciocca riesce sempre a sfuggire dalla posizione in cui la sistema e la mia rabbia è che comunque lui risulta essere sempre perfetto!).
 
Dopo essermi velocemete spogliata, lasciando in terra sparsi i miei vestiti, mi immergo nella vasca che ho riempito fino all’orlo d’acqua calda e bagnoschiuma alla vaniglia (il mio preferito) ed appoggio la testa alla testata della vasca, chiudendo gli occhi, cercando di rilassarmi per scacciare dal mio corpo ogni residuo di malumore e scontento accumulato durante la disastrosa giornata lavorativa.
 
Potrei dare in parte la colpa per questo epico disastro al mio coinquilino, decisamente poco propenso a lasciarmi riposare di notte, viste le sue “abitudini” serali che lo tengono “occupato” prevalentemente nella fascia oraria tra le ore 23:30 e le 02:00 del mattino per tre sere a settimana con una “sfortunata” ragazza caduta nella sua “ragnatela”.
 
Abbiamo fissato delle regole per poter convivere pacificamente, e lui le sta rispettando alla lettera (cosa di cui dubitavo fortemente all’inizio), quello che però non ho messo in conto quando abbiamo “concordato” le regole è il fatto che le pareti e le porte dell’appartamento non sono insonorizzate e per una ragazza come me che ha il sonno leggero, molto leggero, questo piccolo difetto diventa un enorme problema poiché equivale a vivere indirettamente i momenti più intimi del proprio coinquilino e credo sia un particolare alquanto imbarazzante, assolutamente da rivedere col diretto interessato.
 
Ho provato ad accennare la questione a Damon almeno un paio di volte, ma lui fa l’indifferente, la sua espressione da sapientone non mi incoraggia affatto ad intavolare il discorso, ed io non so mai bene in che maniera  introdurre l’argomento: non è che io non abbia mai avuto esperienze di quel tipo con un ragazzo, solo che non sono per niente abituata a parlarne apertamente, soprattutto con un ragazzo, molto spigliato in quel senso per giunta (senza rimarcare il fatto che il ragazzo spigliato in questione sia il principale protagonista del discorso…. Eccola!Mi sembrava strano che in una giornata nera come quella che ho trascorso io non avessi ancor sentito quella fastidiosa ed ormai abituale vocina nella mia testa).
 
Improvvisamente sento una folata d’aria fredda soffiarmi e raffreddarmi il viso, d’istinto apro gli occhi e la prima immagine che metto a fuoco è il petto nudo di Damon con il bottone dei jeans slacciato, dal quale quindi si scorge benissimo l’elastico dei boxer.
 
Alzo immediatamente lo sguardo a disagio e mi scontro con i suoi due zaffiri azzurri, decisamente divertiti dalla situazione in cui si è ritrovato; continua a fissarmi con aria compiaciuta senza dire una parola, ringrazio la tanta schiuma che il mio bagnoschiuma ha prodotto ricoprendo tutta l’intera superficie dello specchio d’acqua della vasca, permettendomi di rimanere “nascosta” al suo sguardo.
 
“Puoi uscire per favore?” tento di essere gentile, mettendomi in una posizione più dritta, ma stando ben attenta a non fuoriuscire dall’acqua.
 
“Ho già visto parecchie volte una ragazza nuda in una vasca da bagno, anche senza tutta quella schiuma, e non mi sono mai scandalizzato per questo” la sua ironia e la sua calma contrastano nettamente con il mio stato d’animo e mi irritano all’inverosimile.
 
“Non sono una delle tue tante ragazze Damon, sono la tua coinquilina!”cerco di mantenere la calma.
 
“Appunto! Condividiamo l’appartamento, era abbastanza prevedibile che prima o poi ti avrei vista in queste condizioni. Dov’è il problema?”mi domanda ancora più ironico.
 
Conto lentamente a mente fino a tre. Perché lui deve sempre essere così sfacciato e allo stesso tempo così tremendamente logico?!? Ha ragione a dire che le probabilità che questo fatto accadesse sono sempre state alte, ma lo scenario che ho immaginato io, in seguito a quest’incursione involontaria nella privacy dell’altro, prevede una raffica di scuse e l’uscita immediata dalla sfera privata dell’altro, cosa che in questo momento non è invece avvenuta.
 
“Hai ragione, prima o poi sarebbe successo. Adesso però gradirei che tu uscissi da qui e mi lasciassi un po’ di privacy, in modo che io possa finire e possa così lasciare libero il bagno per te” tento ancora la via della diplomazia (oh-oh! Ma guarda che adesso non è solo l’elastico dei boxer a vedersi,  i pantaloni devono essere scivolati ancora un po’ più giù… non è un bello spettacolo?!? Sì che lo è!! Dannazione alla vocina! Come faccio a mantenermi diplomatica o arrabbiata ed infastidita se so che ha tremendamente ragione lei?!?). Riesco a tenere solo per me questa lotta interiore, per fortuna (prima o poi ti beccherà e allora voglio proprio vedere come gli spegherai la tua faccia da pesce lesso che sicuramente avrai! Vocina pestifera!).
 
Damon alza un sopracciglio, sembra un po’ perplesso.
“Com’è che hai rinunciato alla tua arringa di imprecazioni nei miei confronti così in fretta? Ti senti bene?” mi domanda divertito.
 
“Damon, te lo chiedo per favore, Esci. Da.Qui. Hai pensato che potrei riempirti di insulti più tardi, quando avrò addosso i miei vestiti e sarò nelle condizioni ideali per potermi muovere senza impedimenti vari?” gli domando ironica e speranzosa che questo ragionamento lo spinga ad andarsene.
 
“Mmmm… in effetti, no, non ho pensato a quest’eventualità” finge di essere pensieroso, mentre si avvicina ed appoggia il suo asciugamano sul bordo della vasca.
 
Ripuntando i suoi occhi nei miei esclama
“Non ti stai sciogliendo lì dentro vero? Dal vapore che si alza, quell’acqua deve essere terribilmente calda! Non vorrei ritrovarmi a doverti soccorrere…” un velo di malizia nella sua voce.
 
Vorrei tirargli un pugno in mezzo al quel suo torace, scolpito alla perfezione lo ammetto, ma per farlo dovrei allungare troppo il braccio fuori dall’acqua e rischierei di mettergli in mostra parti del mio corpo che lui non sarà mai autorizzato a vedere, quindi stringo forte la mano a pugno e sibilo.
 
“Esci immediatamente da questo bagno Damon Salvatore, o la persona che avrà bisogno di un soccorso urgente non sarà la sottoscritta!”
 
Il mio sguardo decisamente cattivo e fermo, accompagnato dal tono glaciale con cui mi sono rivolta a lui, lo convince che non sto scherzando, infatti alza le mani in segno di resa ed indietreggia.
 
“Colpito e affondato!” si porta le mani sul cuore e sorride amichevolmente, non riesco a non sorridergli di rimando e perdonarlo all’istante per la sua incursione (Bene! Adesso puoi tranquillamente invitarlo a raggiungerti nella vasca, l’importante è l’apparenza no? Cosa aspetti?!? Zittisco all’istante la mia vocina… può veramente essermi letale al momento..).
 
“Sparisci!” cerco di usare un tono fermo e deciso quanto quello che ho usato pochi secondi prima, ma si sente chiaramente che non sono più arrabbiata con lui.
 
Damon ha questo ascendente su di me: è in grado di farmi arrabbiare molto, ma anche di riuscire a farsi perdonare in mezzo secondo con un semplice gesto, come in questo caso è bastato un semplice sollevamento di mani e un sorriso sincero.
Mi odio per questo, perché lui è perfettamente a conoscenza di questa sua capacità e naturalmente la sfrutta al meglio, io non riesco proprio ad opporgli resistenza.
 
Damon mi dà le spalle e si avvia alla porta per uscire, in questo frangente ho la possibilità di osservarlo bene senza essere vista e noto che effettivamente il ragazzo ha un fisico ben definito, spalle larghe e molto robuste, mi danno l’idea di potermi sovrastare in un abbraccio tanto deciso quanto confortevole, mi ritrovo a pensare che mi piacerebbe essere abbracciata da lui per testare se effettivamente un suo abbraccio sia davvero confortevole e rassicurante come l’apparenza suggerisce (Fermalo ed invitalo subito ad entrare in vasca con te!! Magari chiedigli se ti può fare un bel massaggiosciogli tensione visto che hai avuto una giornata davvero pesante… è veramente difficile ignorare la mia coscienza!).
 
Tanto velocemente ho formulato questo pensiero, tanto velocemente l’ho scacciato con prepotenza dalla mia mente. Fantasticare in questa maniera sul proprio coinquilino è una mossa stupida, soprattutto vista l’indole egocentrica e immodesta del soggetto.
 
Non appena Damon si richiude la porta alle spalle, capisco che il mio bagno rilassante è terminato, perché ogni beneficio tratto fino a quel momento dall’acqua calda che avvolge il mio corpo è ormai andato perso con l’incursione non prevista del mio coinquilino, poco propenso per la verità ad abituarsi a bussare prima di entrare in bagno, a volte non bussa nemmeno prima di entrare in camera mia.
 
Controvoglia esco dalla vasca e mi infilo l’accappatoio, allacciandolo bene in vita; realizzo infatti che ho lasciato il cambio dei vestiti puliti in camera mia e devo quindi uscire dal bagno con il solo accappatoio addosso; ciò che mi inquieta non è tanto il fatto di indossare solo un misero pezzo di spugna e dover attraversare il corto corridoio fino a raggiungere la mia stanza, ma è il fatto di essere cosciente che avrò lo sguardo penetrante di Damon puntato addosso, non si lascerà certo scappare l’occasione di osservarmi per lanciarmi qualche frecciatina sicuramente imbarazzante.
 
Lo so, dovrei esserci abituata, ormai è quasi quattro mesi che condividiamo lo stesso tetto, e non è la prima volta che lui mi vede “ricoperta” da un semplice asciugamano, ma la sensazione dei suoi occhi profondi e scrutatori su di me, a quella proprio non riesco a farci l’abitudine.
 
Sospiro rassegnata e mi preparo a rispondere a tono a qualsiasi sia il commento che uscirà dalle labbra del mio coinquilino, con un gesto deciso apro la porta ed esco, andando però  rovinosamente a sbattere contro qualcosa; in una frazione di secondo realizzo che non è qualcosa, ma è qualcuno.
 
“Damon!” esclamo a voce alta.
 
“E chi altro dovrei essere? Il tuo amante segreto?”domanda lui sempre sicuro di sé e sempre divertito.
 
Sento il fiato di  Damon solleticarmi l’orecchio e mi rendo conto che per non farmi cadere in terra, lui mi ha stretto un braccio appena sotto alle spalle e la mia guancia sinistra è finita a contatto con la sua pelle morbida, esattamente tra il suo mento e la parte superiore del suo petto, essendo lui ancora privo della maglietta.
 
Sento anche le mie guance accaldarsi per la posizione in cui mi sono ritrovata, prego in tutte le lingue del mondo che lui non si sia accorto del rossore che sicuramente è comparso sul mio viso, cercando con tutta me stessa di ignorare i mille brividi che stanno attraversando tutta la mia schiena, per via di quel contatto non previsto, per il senso di stordimento che il suo soffio caldo sulla mia pelle ha provocato e per quella posizione tutt’altro che ricercata.
 
Uso un tono di voce che tento di rendere il più neutro possibile per mascherare quest’ondata pazza di emozioni.
“Se al tuo posto ci fosse il mio amante segreto a quest’ora gli avrei già buttato le braccia attorno al collo, avrei appoggiato le mie labbra alle sue e l’avrei spinto in camera mia, seguendo il ritmo dei miei baci focosi”
 
La vocina nella mia testa, che nell’ultimo periodo sta diventando sempre più insistente, mi rende chiara una questione che avrei preferito rimanesse una massa informe tra i miei tanti pensieri: la vocina mi dice chiaramente che ho appena detto a Damon, senza usare mezzi termini, ciò che in realtà io vorrei fare a lui in questo preciso momento. Risoluta, arbitrariamente la ignoro. Non è vera (forse). Damon è solo il mio coinquilino.
 
Damon rimane impassibile, come sempre è difficile riuscire a leggere sul suo viso una sua qualsiasi emozione.
“Stavo semplicemente venendo in bagno a recuperare la maglia che ho dimenticato poco fa, ma visto che la metti così, bhè… io posso essere un eccellente sostituto del tuo amante segreto..” la sua voce sul finale diventa sensuale e le ultime parole me le sussurra a meno di un centimetro dal mio orecchio, complice la posizione in cui ci troviamo (perché non mi sono spostata?!?).
 
Sospiro pesantemente per sembrare indifferente a tutta questa situazione-
“Ok Damon. Sei un bravissimo seduttore, ma non credo tu abbia bisogno che io te lo dica per esserne certo” gli lancio uno sguardo tra l’interrogativo e il retorico, lui si limita a sorridermi raggiante senza allentare la presa su di me.
 
Scrollo la testa incredula e scettica.
“Sul serio Damon? Avevi bisogno di una mia conferma?” questa volta ponendogli la domanda mi scosto da lui, obbligandolo a lasciarmi andare; un brivido di freddo mi attraversa nel punto nel quale fino a due secondi prima c’era il suo braccio caldo a fasciarmi le spalle.
 
“E’ sempre piacevole avere delle conferme, no?” mi risponde come se fosse una cosa ovvia e di normale routine ricevere quel genere di conferme. Si scosta di lato e superandomi entra nel bagno, interrompendo (finalmente) quel momento catartico che stavamo vivendo.
 
Entro in camera mia e raggiungo il letto sul quale ho lasciato i miei vestiti di ricambio, slaccio l’accappatoio e un’altra folata di vento proveniente dalla porta richiama la mia attenzione, facendomi girare in direzione della porta della mia stanza. La testa del mio coinquilino seguita dalla sua metà busto fa capolino; con le mani richiudo in fretta l’accappatoio, questo ragazzo mi farà impazzire!
 
“Damon! Potresti imparare a bussare, per favore?” gli chiedo quasi scoraggiata.
 
“Lo terrò a mente per la prossima volta” mi risponde di slancio.
 
“Posso sapere di cosa hai bisogno?” gli domando curiosa perché davvero non so cosa lui possa cercare nella mia camera.
 
“Niente di particolare, solo…” fa una piccola pausa, sembra indeciso, ma poi si riprende e mi fa osservazione “… c’era troppo vapore in bagno, non ho potuto usare lo specchio, cerca di pulirlo la prossima volta”.
 
“Sissignore!” gli faccio il verso, se dovessi riprenderlo per tutto quello che non fa lui, a quest’ora non condivideremmo più l’appartamento, è un disordinato cronico a dispetto del suo essere preciso ed impeccabile sia nel lavoro, sia nelle situazioni quotidiane.
 
Mi sorride sghembo, segno che ha apprezzato il mio modo di rispondergli, sta per uscire dalla mia stanza, quando la sua testa fa capolino di nuovo.
 
“Solo un’altra cosa per tua informazione…” fissa i suoi occhi di ghiaccio nei miei “…solitamente apprezzo le ragazze con i capelli bagnati in accappatoio quindi, te lo chiedo per favore, non girare troppo per casa in questa mise in mia presenza” col tono di voce accentua la parola “apprezzo” caricandola di un doppio senso per nulla casto, sottolineando il concetto con uno sguardo particolarmente intenso.
 
Non ho il tempo né di metabolizzare il concetto, né tantomeno di formulare una risposta. Così com’è apparso, il mio coinquilino svanisce, un soffio d’aria e la porta si è richiusa. Credo di aver smesso di respirare per i seguenti trenta secondi.

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Angolo dell'Autore
Salve a tutti! Rieccomi con un altro momento particolare di "vissuto di vita quotidiana"... non credete che Elena sia davvero molto, molto confusa nei riguardi del suo coinquilino? E Damon, anche lui è enigmatico... a volte sembra prenderla in giro, a volte sembra considerarla invece molto "appetibile"... quale sarà la verità? Prima o poi succederà qualcosa, non credete? Aspetto le vostre opinioni, recensite per favore in tanti così ho un riscontro oggettivo su come state vivendo questi momenti voi lettori... Alla prossima! Ciao Ciao! Atlantide 08

 
 

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Capitolo 8
*** 7 - ***


Sono seduta da due ore a questa scrivania, in questo ufficio dalle pareti color verdino, orribili onestamente, ma il mio capo ha detto che è un colore perfetto perché è rilassante e sul luogo di lavoro bisogna essere rilassati per poterlo svolgere efficacemente, quindi al posto del classico bianco, tutto intorno a me è orrendamente verdino.

Non sono dell’umore adatto a scrivere commenti alle foto, che devono essere “brevi ma intensi e toccanti”, ma è il mio lavoro, o meglio è una parte del mio lavoro e quindi devo mettermi d’impegno e scriverli se voglio passare ad occuparmi di qualcos’altro.

Picchio nervosamente la matita contro la superficie del mio tavolo di lavoro, la mia collega e amica Bonnie se ne accorge e cerca di capire cos’è che mi rende così tanto nervosa.
“Cosa c’è che ti infastidisce così tanto?” mi domanda tranquilla.

“Lo so che noi siamo le ultime arrivate, ma passare mesi e mesi a scrivere i commenti a fotografie a mio avviso decisamente di qualità scadente, mi sembra sia una tortura più che una gavetta!” le rispondo cercando di mantenere il tono di voce basso.

“E?” mi incalza Bonnie.
Non ci conosciamo da molto, ma lei capisce al volo quando c’è qualcosa che non va come dovrebbe, come io capisco quando lei ha qualche problema; sbuffo, incapace di mentirle.

“Ho avuto un’accesa discussione col mio coinquilino stamattina” ammetto e lei annuisce fiera, come se avesse già sospettato qualcosa a riguardo.
“Posso chiederti il motivo della lite?” chiede cauta ma curiosa la mia amica.

“Ieri quando sono rientrata dal lavoro mi sono ritrovata Amber, se non ricordo male è il suo nome, in tenuta babydoll intenta a mangiarsi il mio gelato, in cucina. Pensavo si dileguasse con il mio arrivo, invece è andata avanti con tutta tranquillità a finire di mangiare il mio gelato, mi ha sorriso e mi ha detto che Damon si stava facendo la doccia post-sesso sfrenato, tutta compiaciuta. Le ho sorriso forzatamente e mi sono rintanata in camera mia” fermo il flusso di parole ripensando a quanto fastidio mi ha dato l’espressione appagata di Amber, poi riprendo a raccontare da dove ho interrotto.
“Stamattina ho inavvertitamente svegliato Damon mentre mi stavo preparando la colazione, perché mi sono sfuggite dalle mani alcune pentole cadendo rumorosamente in terra, mentre cercavo di prendere il brocchetto del te sul fondo del mobile” mi fermo nuovamente un attimo e mi beo dell’espressione divertita della mia amica al mio racconto, le sorrido di rimando confortata dalla sua reazione e continuo a raccontarle ciò che è successo.
“Lui è arrivato mezzo assonnato in cucina chiedendomi cosa stava succedendo e io… non sono riuscita a trattenermi! Gli ho chiaramente detto che non ho gradito per niente, né la sua < ragazza >, né ciò che lei ha fatto e mi ha raccontato di aver fatto con lui mentre ero al lavoro il giorno prima. Forse, ho usato parole un po’ più pesanti, ma il concetto è questo. Gli ho chiesto di avere un minimo di riguardo almeno di giorno, in fin dei conti non abita da solo in quell’appartamento” concludo con tono ancora arrabbiato, rivivendo il momento della lite con Damon.

Bonnie scoppia a ridere, non posso biasimarla, mi conosce e sa che la calma apparente con cui le ho raccontato l’avvenuto, non è mai stata la protagonista della vicenda in questione.

“E Damon come si è giustificato?” mi domanda Bonnie divertita.

“Oh, lo sai. Lui non si giustifica mai. Mi ha detto che non era il caso di scaldarmi così tanto e che il gelato me lo avrebbe offerto lui stesso oggi pomeriggio al mio rientro a casa..” gli rispondo stizzita.

“Ho capito, ha collegato la tua arrabbiatura al semplice gelato, e questo ti ha irritato ancora di più, o mi sbaglio?” mi chiede Bonnie sapientemente.

“Non sbagli e il fatto è che lui sa benissimo che il gelato è solo la ciliegina sulla torta e me l’ha offerto apposta solo per farmi arrabbiare di più e… diamine se c’è riuscito!! Lo strozzerei seduta stante se fosse qui!” faccio veramente fatica a tenere basso il tono della mia voce, in fondo sono ancora in ufficio.

Gli occhi di Bonnie cambiano repentinamente espressione, adesso è molto seria.
“Lo sai vero Elena che non è normale non riuscire a scrivere dei commenti a delle stupide fotografie, solo perché il tuo coinquilino ti ha offerto un gelato, vero?” mi domanda a bruciapelo.
Ed eccola la stoccata. Sapevo che Bonnie sarebbe andata dritta al nocciolo della questione.

“Non dirmelo per favore. Non chiedermi se sono sicura che non sia gelosia la mia. C’è già Caroline che non mi dà tregua sulla mia, secondo lei, più che evidente gelosia nei confronti di Damon…” tento di bloccare il discorso sul nascere ma Bonnie mi interrompe.

“… lui è solo il tuo coinquilino, lo so Elena, quante volte me l’hai già ripetuto? Quindi non te lo dirò, come mi hai chiesto, ma questa volta Caroline ha ragione… e tu lo sai” (Santa Bonnie! Vedi, sono in due a fartelo notare! Non ti viene il sospetto che sia vero? Sei gelosa di Damon, sei gelosa di Damon… la vocina nella mia testa mi canzona fastidiosamente).

Sospiro guardando nel vuoto di fronte a me: lei ha ragione, Caroline ha ragione (non la mia vocina!) e io so che hanno ragione, ma non posso ammetterlo ad alta voce, perché diventerebbe reale. Non posso perché entrerei nel circolo vizioso delle relazioni implicanti il coinvolgimento dei sentimenti e fare questo con un ragazzo come Damon vorrebbe dire solo farsi del male in modo gratuito ed arbitrario.
Lui non < si impegna >, lui sa di piacere e sfrutta al meglio questa sua qualità, niente relazioni stabili, ergo niente problemi, allora perché andarseli a cercare?
Lo so che Damon è fatto così perché lui una batosta, e molto grossa, l’ha già presa in questo campo, con Katherine, la sua ex (e credo unica che si possa definire così) ragazza, quella che l’ha lasciato ad un mese dal matrimonio, per proseguire la sua  < brillante > carriera di fotomodella/attrice, particolare che mi ha confidato lui stesso una sera nella quale entrambi eravamo alquanto alticci (ed è proprio il fattore sobrietà pari a zero che lo ha disinibito e gli ha permesso di confidarsi con me, diversamente riuscire a scucirgli una sola parola sul suo passato rasenta l’impossibile).

Inoltre nella categoria < contro > una mia eventuale ammissione di diciamo < interessamento > nei suoi confronti si piazza al primo posto un fattore non poco importante: lui è il mio coinquilino, l’ancora di salvezza economica, perché io a malapena riesco a tirare la fine del mese col mio misero stipendio da < collaboratrice > di redazione, senza di lui non potrei permettermi di rimanere qui a New York.
Certo, questo è un motivo molto venale, ma reale. A mia parziale discolpa posso affermare che tengo in nota tutti le spese che lui anticipa per me e pian piano cerco di restituirgli il dovuto, anche se lui insiste nel rassicurarmi che non è un problema. Non voglio tornare a casa.
Se le cose tra di noi dovessero prendere una brutta piega, ci rimetterei sia il cuore, sia l’alloggio ed è uno scenario che vorrei evitare per ovvie ragioni d’orgoglio.

Mi spingo indietro rumorosamente strisciando la sedia su cui sono seduta sul pavimento, ho bisogno di uscire per ritrovare la tranquillità (in questo il mio capo ha ragione) e riuscire così a scrivere quelle quattro didascalie sotto le fotografie.

“Vado in Central Park e torno con le didascalie complete entro un paio d’ore” comunico a Bonnie decisa.

Bonnie mi lancia un’occhiata comprensiva, sa di avere perfettamente centrato il problema, ma sa anche che non deve insistere: sarò io ad aprirmi con lei sull’argomento quando sarò pronta ad affrontarlo.


Sono seduta su una panchina all’ombra di una grande quercia nel cuore di Central Park, davanti a me il verde prato con l’erba appena tagliata e il laghetto dove le anatre scorazzano liberamente a pelo d’acqua. Ho fatto bene a venire qui, in meno di un quarto d’ora ho scritto ben due commenti, c’è una piacevole brezza estiva che scaccia l’afa che altrimenti a quest’ora ci sarebbe.

Con un lampo mi viene in mente l’incipit per la terza didascalia e abbasso lo sguardo sul foglio per metterlo nero su bianco, quando sento una voce, tremendamente familiare, che incita una terza persona.
“Cora da brava, collabora! Non posso prenderti di profilo da questa parte col lago alle spalle! E’ meglio finire il servizio all’ombra tra quegli alberi laggiù, dove il sole filtra tra una foglia e l’altra, ma non è diretto”.

“Ma la luce indiretta non mi rende giustizia!” la voce stridente di Cora, suppongo,  mi arriva dritta nel timpano, nonostante sia distante da dove mi trovo.

“Senti bellezza, questo è il mio lavoro, decido io cosa è meglio. Le fotografie che mancano per chiudere questo servizio le facciamo là sotto quelle querce, se non ti sta bene puoi andartene, sono sicuro che una bella ragazza disposta a farsi fotografare per Cosmopolitan la trovo in un batter di ciglia..” si impone con una nota di pazienza ormai persa nella voce il mio coinquilino.

Cora mormora ancora qualcosa che però non riesco a sentire a causa di una folata di vento contraria, sento solo la parte finale
“Dove di preciso?”la sento domandare rassegnata.

“Là dove c’è quella grande quercia con la panchina” sento Damon risponderle con una calma forzata.

Istintivamente alzo lo sguardo per vedere dove sono diretti e mi ritrovo a fissare due iridi azzurre, stupite quanto me di quell’incontro casuale in pieno orario di lavoro.  
Mi scruta cercando di capire come mai io sono lì e non rinchiusa nel mio ufficio, poi distogliendo lo sguardo dal mio, ma continuando ad avanzare nella mia direzione, si rivolge ad uno dei suoi collaboratori.
“Aspettatemi un attimo qui, chiedo a quella ragazza se può spostarsi”

Abbasso gli occhi sul mio foglio e faccio finta di essermi riconcentrata su ciò che stavo scrivendo prima di incrociarlo, sono ancora molto arrabbiata con lui; Damon si ferma a mezzo passo in piedi davanti a me e sta lì fermo a fissarmi.
Improvvisamente sbuffa leggero e si inginocchia, mettendo una sua mano sul mio foglio per obbligarmi ad alzare lo sguardo.
“Se ti dico che ho sbagliato ad offrirti il gelato, puoi concedermi la possibilità di aprire un dialogo sull’accaduto?” mi domanda serio.

Alzo gli occhi dal foglio per fronteggiarlo, ma è un grosso errore perché mi ritrovo i suoi due cristalli di ghiaccio a meno di dieci centimetri, che mi scrutano silenziosi, carichi di un sentimento che non gli ho mai visto e che al momento non so decifrare, tutta la rabbia accumulata finora svanisce soffiata via da quello sguardo incatenato al mio. Mi sforzo di recuperare tutte le mie facoltà mentali.
“Immagino che sia il tuo modo contorto di chiedermi scusa questo” la voce mi esce meno dura rispetto a ciò che voglio, ma la vicinanza con lui in questo frangente per me è davvero troppa, non posso pretendere di più (chissà per quale motivo trovi sia “troppa” la vicinanza.. probabilmente è perché è ancora  “troppo poca”… non ho tempo di sprecare attimi a lottare contro la vocina).

Damon fa un mezzo sorriso e il suo sguardo si addolcisce quel poco che basta per farmi capire che è esattamente come ho detto io, ma lui non aggiungerà altro.

“Sei proprio un riccio con gli aculei ben appuntiti, lo sai?” mi esce spontanea la domanda e lui si mette a ridere piano divertito.
“Lo prendo come un complimento!” mi fa eco mantenendo i suoi occhi fissi nei miei.
“Potrei avere qualche obiezione al riguardo” continuo seria.
“Ne riparliamo stasera dopo cena, ok?” mi chiede ottimista.

Sbuffo  e colgo l’occasione per interrompere quel contatto visivo che stava diventando un tantino difficile da sostenere fingendo indifferenza per quella vicinanza.
“Ci devo pensare…” fingo di essere indecisa se dargli o no la possibilità di chiarire la faccenda.

Damon si rialza in piedi e mi tende la mano.
“Le dispiacerebbe seguirmi fino a raggiungere quei tecnici laggiù? Questa panchina è perfetta per finire tra le pagine di Cosmopolitan e ne avrei bisogno adesso, visto che il servizio lo devo consegnare entro domani” mi sorride sghembo, sa che in fondo l’ho perdonato.

Metto su il mio miglior finto broncio, alzandomi in piedi.
“Vuole dire che questa panchina è un soggetto migliore della sottoscritta?!” gli domando fintamente offesa incrociando le braccia sotto al seno.

“Se ti slacci la camicia fino all’ombelico e ti togli i pantaloni rimanendo con solo l’intimo, come Cora” si gira e mi indica la ragazza bionda di fianco ai tecnici, intenta a rifarsi fare il trucco “puoi sperare di avere la meglio sulla panchina…” mi sorride sfacciato.

Decido di stare al gioco e lo provoco.
“E sulla bionda ho qualche speranza di vincita?”

Il sorriso di Damon si allarga e il suo viso si illumina di malizia, segni che questo giochetto gli sta piacendo.
“Bhè, lei a letto è brava… bisognerebbe vedere come te la cavi tu..” accompagna le parole con uno sguardo a dir poco provocante, squadrandomi dalla testa ai piedi.
 
“Ti piacerebbe, eh?!?” gli rispondo con tono allusivo, decidendo di continuare nella farsa per vedere fin dove ha intenzione di arrivare con la sottoscritta.

 “Ti rifaccio la domanda di prima: ne riparliamo stasera dopo cena, ok?” mi domanda il mio coinquilino con aria trionfante, riducendo al minimo la distanza tra di noi.

Ha vinto la sfida, non posso far altro che scuotere la testa in segno di resa: cosa potrei obiettargli ancora? Per andare avanti in questo giochetto di botta e risposta a questo punto dovrei come minimo andare con le mie labbra a due millimetri dalle sue e soffiargli un “vedremo”con voce roca e sensuale, gesto per il quale non ho né il coraggio né la quantità di lucidità sufficienti per metterlo in atto.

Faccio un passo indietro per riportare in sicurezza la distanza tra me e lui, assumendo un’espressione seria ed eloquente.
“Mi auguro che Cora non partecipi al ns. dopo cena stasera” dico decisa, conscia però di avergli dato ancora la possibilità di trovare un doppio senso nella mia frase per continuare quel giochetto.

Damon raccoglie la penna che mi è scivolata sul prato e porgendomela, con naturalezza mi risponde
Non accetterei mai di < dividerti > con qualcun altro. E poi le < faccende a tre > non mi piacciono!”
 
Un pugno leggero diretto sulla sua spalla mi parte involontario, lui si mette a ridere di gusto.
“Piantala adone egocentrico!!” gli urlo contro, scoppiando a ridere io stessa, in parte per scacciare l’eco quasi assordante che nella mia mente ha avuto la prima parte della sua ultima frase “Non accetterei mai di  dividerti con qualcun altro”.

Ecco, è così che mi piace, è così che deve essere il nostro rapporto: libero da vincoli di qualsiasi genere. Siamo liberi di arrabbiarci l’uno con l’altra, liberi di punzecchiarci con battutine non propriamente < innocenti >, liberi di prenderci in giro, liberi di < giocare > a sedurci, liberi di tirare fino allo stremo i nostri limiti per scoprirli insieme, senza la paura costante di dire o fare qualche gesto che in un rapporto di coppia potrebbe portare alla rottura.
Insomma, con lui io sono libera, in tutti i sensi… ma ecco puntuale la vocina nella mia testa che rovina il momento: “sei libera di far tutto con lui, meno che di amarlo… .
Mi alzo lasciandogli libera la panchina e mi allontano incamminandomi verso l’uscita del parco, alzando una mano di spalle quando sono già lontana da lui una decina di passi per salutarlo e nonostante sono già distante lo sento ridere piano.
Sarà una serata interessante.


Angolo dell'Autore
Eccomi qui di nuovo con un altro momento! In anticipo rispetto al solito, ce l'avevo già pronto e... bhè regalino pre-weekend! Ringrazio le buone anime che hanno messo "Momenti" nelle seguite e nelle preferite, in particolar modo ringrazio coloro che lasciano una loro recensione sulla storia. Grazie mille davvero! E' importante per me conoscere l'impatto di questa storia sui lettori, perchè trovo sia leggermente diversa dalle altre storie. Quindi.. recensite in tanti! A presto! Atlantide08

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Capitolo 9
*** 8 - ***


Caroline mi tira per una manica e mi fa perdere l’equilibrio, già precario per via delle scarpe col tacco dodici che mi ha obbligato a mettere, evito di cadere rovinosamente in terra solo perché in un nanosecondo mi sento strattonare nuovamente dalla parte opposta e sto già camminando nuovamente spedita di fianco alla mia amica; sarebbe meglio dire che la mia migliore amica mi sta letteralmente “trascinando” per le strade affollate di New York.

Sono le 18.05, oggi è il suo compleanno  e Caroline ha organizzato una festa aperta a tutti i suoi amici, colleghi di lavoro e conoscenti in un locale “Inn” nel quartiere di Soho.
La festa avrà inizio alle 21:00, ma prima per gli amici più stretti Caroline ha organizzato una cena nel ristorante alla moda poco distante dal locale, una cena alla quale parteciperanno tutti a coppie tranne la sottoscritta; quando ho fatto notare alla mia amica questo piccolissimo particolare, lei ha sbuffato e mi ha praticamente minacciata:
“Elena, è solo una cena. E poi non sono tutti “accoppiati”: Bonnie e Jamie non stanno insieme! Tu non puoi mancare! Sei la mia migliore amica! E poi magari ci sarà qualche bel cameriere che noterà il tuo “non essere” accompagnata…”.
 
“Non andare avanti Care!” interrompo bruscamente lei e la sua mania costante di trovarmi un “compagno”.

Quindi eccomi qui, per l’occasione ho indossato un comodo abito che mi arriva al ginocchio color panna in pizzo, senza maniche e un ambio collo a barchetta che lascia nude le mie spalle, il punto vita segnato da una leggera cucitura ricoperta da finti swarovski che danno la giusta luminosità a tutto il vestito.
Sopra, nonostante la stagione sia già calda, indosso una giacca dello stesso colore del vestito corta, molto corta (arriva appena sotto il seno).
Il tacco dodici che indosso è opera della mia amica, io avrei preferito un tacco un po’ più basso, ma Caroline non ne ha voluto sapere: se voglio conquistare qualcuno devo slanciare per bene la mia figura, quindi un tacco “normale” non è adatto. Non che io voglia “rimorchiare” qualcuno per forza questa sera, ma l’uragano Caroline non vuole che io mi perda neanche un’occasione ed oggi, il suo compleanno, secondo lei è l’occasione per eccellenza.

Finalmente arriviamo davanti al ristorante, ovviamente siamo le prime, la cena comincia alle 19:00, mancano ancora una ventina di minuti, quindi propongo a Caroline di entrare e prendere un aperitivo mentre aspettiamo l’arrivo degli altri, compreso l’arrivo del suo ragazzo, la cui assenza in questo momento non mi dispiace; di logica avrebbe dovuto essere qui lui con Caroline ad attendere tutti gli altri, ma non ho capito bene per quale motivo Tyler era impossibilitato e arriverà giusto per l’inizio della cena; meglio per me, una mezz’ora in meno in cui dovrò sorbirmelo!

Ci accomodiamo davanti al bancone, il barista si preoccupa subito di servirci.
“Cosa posso servirvi?” si rivolge a me con tono suadente, ho l’impressione che mi stia mangiando con gli occhi. 

Gli rispondo cercando di essere il più gentile possibile, ma facendogli capire che non sono interessata a lui
“E’ il compleanno della mia amica, quindi per aperitivo solo un semplice analcolico, altrimenti ora della fine della serata dovrà essere lei a riportarmi a casa!”.

Caroline alza gli occhi al cielo.
“Io sono la festeggiata, quindi pratico la sua stessa teoria, ma all’inverso: un martini bianco senza ghiaccio per me!” esclama contenta.

Insieme all’aperitivo il cameriere ci porta anche qualche salatino da stuzzicare. Non appena butto giù l’ultimo sorso del mio aperitivo, la testa di Stefan fa capolino dalla porta del ristorante, seguito a ruota da tutti gli altri che entrano e si dirigono verso di noi urlando a Caroline “Buon Compleanno!” e “Auguri!” tutti insieme, una voce sovrapposta all’altra.
Caroline, che non si aspettava una scena del genere, si apre in un meraviglioso sorriso e raggiante ringrazia tutti, invitandoci poi ad andare ad accomodarci al tavolo.

Noto che Tyler le ha portato un grosso mazzo di fiori (non sono rose, ma fiori che a mio avviso sembrano essere stati strappati malamente di mano ad una vecchietta fuori da un cimitero…), mentre Stefan a fatica ed inutilmente tenta di nascondere il grosso pacco che contiene il nostro regalo: una borsa grande ed elegante proprio come piace a lei abbinata ad un paio di stivaletti in pelle, che si abbineranno perfettamente con l’abito che le verrà regalato da Bonnie e Jamie. 

Ci posizioniamo ognuno davanti ad una sedia, Caroline rigorosamente a capotavola, Tyler sulla sua destra, Bonnie e jamie alla sua sinistra ed io che, per mio grande disappunto (anche se lo sapevo già), mi siedo alla destra di Tyler da sola.
Il mio occhio però nota che il capotavola di fianco a me è apparecchiato e guardo interrogativa Caroline che ha confermato al cameriere, dopo una rapida occhiata scambiata con Stefan, che l’ultimo invitato sta per arrivare.
Chi è che deve arrivare? Il mio pensiero deve essere palese sul mio viso, infatti Caroline abbozza un piccolo sorriso tirato. Neanche il tempo di poggiare il tovagliolo sulle gambe che sento la sua voce.

“Eccomi! Non sono in ritardo. E’ la bionda che mi ha comunicato un orario sbagliato!Ah, a proposito: tanti auguri!”
La sedia del capotavola di fianco a me si sposta e il mio coinquilino ci si siede sopra accomodandosi così di fianco a me.

Non oso alzare lo sguardo per timore di incontrare il suo ed iniziare nuovamente ad urlargli contro, rovinando così il compleanno della mia migliore amica; Perché l’ha invitato? Ok, ultimamente sono diventati “amici”, più o meno, almeno sembrano tollerarsi di più, ma passare dal tollerarsi al partecipare alla reciproca vita mondana c’è un abisso! Cosa mi sono persa? E poi tutti i presenti, Caroline compresa, sanno benissimo che è almeno quattro giorni che io e Damon non ci rivolgiamo la parola, pur dividendo lo stesso appartamento, perché diamine lei l’ha invitato?!?

“Ben arrivato Damon. Ti sei solo perso gli auguri di gruppo, un sacco di abbracci e urletti di gioia, niente quindi a cui tu avresti gradito partecipare” è Stefan a rivolgergli per primo la parola, in tono piuttosto amichevole peraltro. Damon gli sorride bonariamente.

Ma che succede? Guardo Bonnie e Jamie, non sembrano sorpresi di vedere Damon lì con noi e nemmeno Tyler. A quanto pare ero l’unica a non sapere della partecipazione di Damon anche alla cena pre-festa. Guardo Caroline, o meglio le lancio un’occhiataccia di rimprovero e poco mi interessa che sia il suo compleanno, avrebbe dovuto dirmelo, lei abbassa lo sguardo colpevole cercando di mascherare il gesto facendo finta di sistemarsi meglio il tovagliolo sulle gambe.

E’ Bonnie questa volta che si rivolge a Damon, in tono neutrale.
“Come mai solo?”, sei paia di occhi si girano direttamente verso il diretto interessato (tutti gli invitati, meno la sottoscritta). Non è mai successo che Damon abbia partecipato ad un evento, un qualsiasi evento, non accompagnato da una qualche fanciulla.

Damon sorride sicuro di sé ed ironicamente risponde:
“Bhè… ho pensato che sarebbe stato estremamente maleducato lasciare che Elena fosse la sola “single” di questa combriccola..”.
So che in questo momento Damon ha spostato lo sguardo (provocatorio senza dubbio) su di me, ma non batto ciglio e mantengo lo sguardo dritto su Jamie di fronte a me. Adesso tutti si aspettano una mia risposta, che non tardo a dare, con un tono fintamente mieloso e carico di irritazione.

“Ti ringrazio Damon, ma non è un problema per me l’essere single. Quindi adesso puoi alzarti da tavola e tornare da Mary, Amber, Judy o chi per essa. Me la saprò cavare da sola, fidati”.
“Siamo ancora acidelle, eh?” mi chiede sempre col quel suo sorriso sarcastico, sapendo che in questo momento è paragonabile a buttare benzina sul fuoco.

Faccio un lungo respiro e mi giro puntando i miei occhi (che sono sicura stiano fiammeggiando) nei suoi due ghiacciai immobili, come sempre nessuna emozione traspare nel suo sguardo.
“Non sono acida Damon. Sono arrabbiata. E’ ben diverso. Ma tu non lo capisci.” mi fermo un attimo e cerco di calmarmi, torno a rivolgermi a lui cercando di sembrare meno aggressiva.
“Dobbiamo proprio continuare il discorso e rovinare la cena pre-festa di compleanno della mia migliore amica o interrompiamo qua, ci ignoriamo a vicenda per tutto il resto della serata e non roviniamo così una bella serata fra amici?!?”.

Il silenzio fa da padrone al tavolo in questo momento. Nessuno dei presenti osa muoversi o fiatare. Giro lo sguardo e passo uno ad uno i volti dei miei amici seduti al tavolo, tutti (tranne Tyler che sembra invece divertirsi un mondo ad assistere a questa scenetta) hanno l’espressione di chi è in parte colpevole per l’avermi messa in quella situazione, ma nessuno sembra infastidito, anzi in Stefan mi sembra di scorgere anche una vena di speranza. Speranza per cosa?!? Riporto gli occhi in quelli di Damon.

Damon regge il mio sguardo accusatorio, le sue due pozze di ghiaccio perforano la barriera che ho innalzato tra me e lui (e il cuore no?!? Sì, cara la mia Elena… perché diamine ti ostini a tenergli il broncio?!? Vuoi farti “consolare”, eh? La vocina fastidiosa nella mia testa parla sempre nei momenti meno opportuni, la ignoro, almeno ci provo).

La voce del mio coinquilino mi giunge decisa e carica di un sentimento che non riesco a definire: dispiacere? Consapevolezza? Presa di coscienza di qualcosa?
“Non è rabbia la tua Elena. Lo sappiamo bene entrambi”.

I suoi occhi di ghiaccio a questa sua affermazione sembrano sciogliersi un poco. Mi destabilizzano. Chiudo gli occhi per un istante, intorno a me ancora solo il silenzio più assoluto, dentro di me invece il rimbombo assordante del mio cuore, che scalpita impazzito sollecitato dalle sue parole. “Non è rabbia…”… no, non lo è (contenta vocina fastidiosa?!?). Damon ha ragione e io lo so fin troppo bene, ma ammetterlo, perdipiù ammetterlo a lui… non è fattibile. Siamo troppo diversi. Mi farei solo del male.

Quando li riapro, Damon si è già alzato in piedi e ha rimesso la sedia a posto sotto al tavolo. Mi sta ancora guardando, ma si rivolge a Caroline.
“Non vorrei far andare di traverso il cibo alla tua migliore amica, bionda. Saresti capace di accusarmi di tentato omicidio quindi mi congederei per il momento… mi rivedrete tutti dopo cena alla festa, visto che faccio anch’io parte degli invitati” l’ultimo pezzo di frase lo sottolinea appositamente per me. Lui dopo ci sarà, che a me vada o no di vederlo, dovrò sopportare la sua presenza. 

A Caroline esce solo uno strozzato “Ok”, Stefan scuote la testa (rassegnato?) e gli risponde con un laconico “A dopo”. Jamie e Bonnie rimangono ancora in silenzio. Damon si gira e se ne va. Sento un vuoto allo stomaco, seguito da un fastidioso senso di inadeguatezza che mi pervade dalla testa ai piedi.  Bene! Oltre ad essere una “ragazzina”, come quattro giorni fa mi ha fatto notare Damon, sono anche una rovina-compleanni, o più genericamente rovina-tutto: tutto ciò che la vita mi offre di bello, io sono solo capace di rovinarlo in un batter di ciglia! Non solo ciò che accade a me, ma anche a chi mi sta intorno! E tutto questo succede perché sono un’ eterna paurosa insicura.

“Scusate, non avrei dovuto comportarmi come ho fatto. Damon aveva il diritto di stare qui molto più di me, visto che vi conoscete da molto più tempo. Non ho giustificazioni. Mi spiace Care…” inizio a parlare in tono colpevole e sommesso, pronta ad umiliarmi perché è ciò che mi merito.

Caroline interviene interrompendomi:
“Io sono la festeggiata e non so voi, ma ho davvero una fame pazzesca!Quindi ordiniamo!”.

La mia migliore amica è brava a cambiare discorso e il suo entusiasmo spazza via in un attimo l’atmosfera imbarazzante che si era creata. Il cameriere arriva, prende le nostre ordinazioni e la cena scorre via senza più alcun intoppo e senza alcun riferimento al “piccolo” incidente tra me e Damon. 

Alla fine della cena diamo a Caroline i nostri regali e lei sembra apprezzare parecchio sia il vestito, sia la borsa e gli stivali; rimane un po’ delusa (ha negato a voce, ma la sua mimica facciale e il suo tono di voce non lasciano spazio ad equivoci) quando Tyler le ha confermato che il suo regalo era semplicemente il mazzo di fiori (appassiti peraltro…).

Usciamo dal ristorante ed entriamo nel locale poco distante dove ad attenderci c’è la torta di compleanno e tanto, tanto buon champagne. Appena metto piede nel locale, mi sorprendo a fare tutto un giro di ricognizione con lo sguardo alla ricerca del mio coinquilino. Caroline lo nota ed inspiegabilmente mi sorride. 

Mi do’ mentalmente della stupida. Ci accomodiamo sul divanetto al centro della sala e cominciamo a discutere animatamente di tutto e di niente in particolare. Ci stiamo divertendo molto, Caroline è entusiasta di come si sta svolgendo la sua serata ed io sono felice per lei. 

Bonnie e Jamie stanno ballando, Tyler è andato a prendersi qualcosa di più forte dello champagne da bere (il solito sbruffone…), io e Caroline siamo rimaste sole sedute sul divanetto. Le luci colorate della sala girando vorticosamente si puntano all’improvviso su di noi per errore e ci accecano un attimo, quando riprendiamo l’uso della vista il mio sguardo cade automaticamente davanti all’ingresso e quello è il momento esatto in cui Damon entra… Damon accompagnato da una mora. 
“Guarda chi è arrivato.”pronunciando queste parole involontariamente mi blocco su quell’immagine.

Caroline, seguendo il mio sguardo capisce al volo, il mio tono forzatamente scocciato non la inganna. La sento sospirare e ridere sommessamente divertita, così distolgo finalmente il mio sguardo da lui per riportarlo sulla mia amica, con aria interrogativa.
“Non mi guardare così Elena! Prima ho taciuto perché non eravamo sole al tavolo, ma adesso è diverso” mi guarda dritto negli occhi e continua. 
“Sai che ha ragione lui, vero?” mi domanda retoricamente.

Opto per la tattica del “non capisco a cosa ti riferisci”, solo per guadagnare qualche secondo in più per poter elaborare cosa risponderle.
“Su cosa precisamente? Perché dal punto di vista di Damon, lui ha sempre ragione su tutto” le dico cercando di essere fredda e distaccata.
Un altro sospiro da parte della mia amica. Un lampo di furbizia attraversa i suoi occhi azzurri, chiari quasi quanto quelli del mio coinquilino.
“Cos’hai appena pensato Care?” le chiedo un po’ disorientata: ero pronta ad una ramanzina, ad una predica, non ad una sfida (?) da parte sua.

“Tu lo vuoi nella stessa misura in cui lui vuole te. Non è stato facile per me capirlo, né ammettere che sì, lui è davvero interessato a te. Siete entrambi molto restii a mostrare i vostri sentimenti. Credimi, confessare questo qui davanti a te ad alta voce è molto problematico per me. Ma è un dato di fatto, non posso proprio negarlo!” asserisce Caroline, strabuzzando gli occhi per accentuare quanto le sia costato veramente pensare ed ammettere ad alta voce una cosa del genere.

“Cosa vuoi che ti risponda?” le chiedo, davvero non so cosa la mia amica si aspetti da me. Vorrei crederle, ma se lo facessi e poi non fosse vero, mi sarei auto-inflitta volontariamente una grande dolore, evitabile continuando invece a considerare me e Damon semplici coinquilini, ognuno con la propria vita e le proprie storie (e la gelosia, dove la lasci eh Elena?!? Tu non puoi sopportare di vedere Damon con a fianco un’altra ragazza che non sei tu… è ufficiale, odio la vocina nella mia testa!).

Caroline con lo sguardo mi incoraggia e mi risponde come se fosse la cosa da fare più naturale del mondo.
“A me non devi dire niente. Va da lui e parlaci. Ti sta provocando apposta Elena. Vuole vedere la tua reazione. Vuole vedere se anche tu sei interessata a lui, come lo è lui di te. ” Caroline si alza dal divanetto, strizzandomi l’occhio e lasciandomi sola e pensierosa.

Ovvio che Caroline abbia perfettamente ragione! La vocina nella mia testa rimarca la questione e … lo so! Ma… c’è sempre quel gigantesco “ma”… lui è il mio coinquilino, è Damon accipicchia! E’ Damon Occhioni-sexy, è Damon il Casanova, è Damon il ragazzo che è in assoluto l’ultimo della mia personale lista dei “ragazzi affidabili da frequentare”! E’ Damon e basta. Mi infliggo mentalmente tutte queste definizioni del ragazzo in questione per rendere meno sgradevole la consapevolezza sempre più crescente in me stessa che i miei sentimenti verso di lui superano di molto il limite dell’amicizia.

 Il litigio tra me e Damon è nato perché Domenica scorsa in un momento in cui ero particolarmente nervosa gli ho fatto notare che la sera precedente aveva lasciato in giro (per così dire…) sparsi sul pavimento della sala i suoi pantaloni e la sua camicia, una bottiglia vuota di birra (non sua sicuramente perché lui non beve birra), un pezzo di pizza smangiucchiato per metà e migliaia di briciole di quelli che probabilmente erano biscotti ed avevo dovuto provvedere a sistemare tutto io nonostante Damon sapesse benissimo che nel pomeriggio sul tardi sarebbe venuto mio fratello Jeremy a trovarmi; Damon non aveva fatto capolino da camera sua, se non un paio d’ore prima dell’arrivo previsto di mio fratello  (cosa che poi non è avvenuta per mio sommo dispiacere a causa di uno sciopero improvviso dei controllori di volo), trovando tutto in ordine. 

Con lo sguardo l’ho fulminato nell’esatto istante in cui mi sono accorta della sua presenza in sala. Damon si è limitato a rispondere alla mia occhiataccia, andando ad afflosciarsi sul divano, dicendomi con la voce ancora impastata dal sonno
“Non è stata colpa mia! Non l’avevo previsto… quello che è successo ieri sera. Che poi, cosa sia successo non me lo ricordo bene, ero talmente sbronzo! Di certo so solo che non mi sono fatto cogliere impreparato né tantomeno sprovvisto di “protezioni”…”nel pronunciare l’ultimo pezzetto di frase una punta di voluta malizia era evidente. E’ stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

In quel momento non sono proprio riuscita a trattenermi.
“Non l’avevi previsto! Ma per favore Damon! Sei uscito con Alaric per andare a rimorchiare una qualsiasi ragazza “ben disposta” e passarci una serata e mi dici che non l’avevi previsto! Ti aspetti che ti creda?!?” gli chiedo furente.

Lui mi ha guardato un po’ stranito, probabilmente non ha ancora messo in funzione quell’unico neurone che si ritrova nel cervello. Mi sono sentita offesa, un grosso peso sullo stomaco mi schiaccia e mi comprime facendomi quasi mancare il respiro, il mio volto deve essere stravolto e paonazzo, probabilmente penserà che sono impazzita all’improvviso. Deglutisco rumorosamente e visto che lui non accenna a proferire parola, continuo ad inveire contro di lui.

“Sai, non mi interessa quello che hai fatto o no ieri sera, il punto è che sapevi benissimo che oggi sarebbe venuto qua mio fratello e l’essere stato sbronzo non giustifica il fatto che tu non ti sia nemmeno lontanamente preoccupato di venire a vedere in che condizioni hai lasciato i locali comuni, in cui te la sei spassata, quali la sala e la cucina!”.

Ho fermato un attimo la mia arringa per dare la possibilità al mio coinquilino di ribattere, ma dalla sua bocca non è uscito nemmeno un sospiro. Questo suo atteggiamento da indifferente mi ha irritato ancora di più. Mi sono piazzata in piedi davanti a lui e gli ho strappato letteralmente dalle mani  la rivista che stava facendo finta di leggere nell’attesa che mi passasse l’arrabbiatura,  questa volta non sono stata disposta a lasciar correre, così ho continuato con un timbro di voce più alto almeno di due ottave rispetto al mio solito tono.

“Mi sarebbe piaciuto sentirti dire almeno < Scusa >. Invece te ne stai lì muto come un pesce, con quel ghigno divertito, come a prendermi in giro! Non ti sopporto quando fai così! Perché vuoi sempre apparire come un ragazzo menefreghista, egocentrico, un pallone gonfiato senza cervello?!? Uno che pensa di poter far tutto senza tener presente che esistono anche delle altre persone all’infuori di sè stesso?!? Perché? Damon, me lo sai spiegare?” sono quasi sicura che i nostri vicini mi hanno perfettamente sentita visto il timbro di voce alto più del doppio rispetto al mio solito.

L’espressione di Damon è mutata di colpo, devo aver detto qualcosa che lo ha colpito per davvero, il suo sguardo diventa duro ed impenetrabile, i suoi occhi sono due barriere di ghiaccio, il suo tono è ancora più raggelante.
“Forse perché lo sono veramente quel genere di ragazzo Elena… o forse no, ma tu questo non puoi pretendere di saperlo. Tu non conosci niente di me. Vuoi che ti chieda scusa per non averti aiutato a sistemare casa prima dell’arrivo di ospiti importanti? Non mi sento in colpa. Perché quindi dovrei farlo?”

Le sue parole sono lame affilatissime che tagliano in profondità il mio “io”, ma non gli ho dato la soddisfazione di vedere quanto mi abbiano ferita e gli ho invece risposto a testa alta, come se niente fosse. Ho pur sempre una mia dignità.
“E’ una questione di civile convivenza, di rispetto per chi divide l’appartamento con te!” ribatto perdendo comunque un po’ della mia sicurezza, il suo farmi notare che io in effetti non lo conosco abbastanza per poterlo giudicare mi ha fatto male, perché so che ha ragione. Io non lo conosco.

Improvvisamente mi sono resa conto che gli stavo facendo una scenata degna di una adolescente che pretende di poter giudicare tutto e tutti solo perché si sente “grande”. Mi rendo conto che sono così arrabbiata con lui, non tanto perché ha lasciato la casa in un completo disordine e Jeremy sarebbe arrivato trovando tutto nel caos più assoluto, ma perché il dover buttare via una pizza smangiucchiata da chissà quale sciacquetta e il raccattare da terra i vestiti di Damon sparsi qua e là, mi ha chiaramente sbattuto in faccia la realtà consistente nel fatto che lui ha una sua vita privata della quale io non ne faccio parte ed invece, molto probabilmente, vorrei esserne parte. Magari una parte importante.

Ho stretto forte  le mani a pugno, chiuso un istante gli occhi per cercare di calmarmi, per regolarizzare il respiro che si è spezzato dalla forte tensione che sto provando. Quando ho riaperto gli occhi mi sono ritrovata quelli del mio coinquilino che mi stavano fissando intensamente, ho sostenuto il suo sguardo senza però carpire nemmeno una sua emozione, il suo tono crudo e distaccato però non ha lasciato spazio a dubbi su quello che stava provando.

“Non mi sembra di aver mai infranto le regole che abbiamo stabilito. Volendo essere precisi,  Jeremy arriverà tra un paio d’ore, io avrei quindi tutto il tempo per sistemare il casino che non ricordo di aver fatto… avevo di meglio a cui pensare ieri sera che il tuo caro fratellino..” ha affermato con un’ironia pungente riducendo gli occhi a due fessure. 

Improvvisamente si è alzato dal divano e mi sono ritrovata la sua faccia a meno di cinque centimetri dalla mia, i suoi occhi sempre puntati nei miei, potevo sentire il suo respiro arrabbiato sulle mie labbra e questa consapevolezza mi ha causato una serie di rocambolesche capriole del cuore.

La sua voce determinata ed asciutta mi ha raggiunta e colpita nuovamente.
“Smettila di fare la ragazzina capricciosa”.

Si è allontanato da me andando verso la porta, si è infilato le scarpe e la sua giacca di pelle nera, ha aperto la porta e se n’è andato senza più dirmi niente, né voltarsi indietro.

Angolo dell'Autore
Buonasera a tutti! Ecco il momento n.8.. bhè, ovviamente non è finito, manca la seconda parte che pubblicherò a breve. Era davvero troppo lungo per pubblicarlo intero (non uccidetemi!); ad ogni modo questa è la parte della cena (che non è la stessa cena con cui finisce il momento 7 se non si era capito...), nella seconda parte ci sarà il momento del proseguimento nel festeggiare il compleanno di Caroline nel famoso locale "in" di Soho. E in quel locale, vi garantisco che succederà qualcosa di diverso... che cambierà le carte in tavola! Spero di avervi incuriosito un pochetto... Vi lascio alle vostre considerazioni/impressioni su questo momento (se voleste poi essere gentili da rivelarne qualcuna anche a me, ve ne sarei molto grata!). Grazie a chi ha inserito "Momenti" tra i preferiti, tra le ricordate e a tutti coloro che la seguono, anche ai lettori silenziosi. Alla prossima! Atlantide 08 


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Capitolo 10
*** 8.2 - ***


La sua voce determinata ed asciutta mi ha raggiunta e colpita nuovamente.
“Smettila di fare la ragazzina capricciosa”.

Si è allontanato da me andando verso la porta, si è infilato le scarpe e la sua giacca di pelle nera, ha aperto la porta e se n’è andato senza più dirmi niente, né voltarsi indietro
.




Da quel momento in poi non ci siamo più parlati fino a stasera, alla cena di compleanno di Caroline.
Una settimana intera di silenzio tra noi, nonostante abbiamo dimorato sotto lo stesso tetto, condiviso lo stesso bagno, la stessa cucina e… adesso che ci penso bene, abbiamo trascorso molto più tempo insieme questa ultima settimana, pur non rivolgendoci la parola, che nei precedenti mesi.

Damon questa settimana è sempre stato presente nel nostro spazio domestico; è rientrato tardi una sola sera, quando si è visto con Alaric (so che era con lui poichè mentre stavamo andando a scegliere il regalo di Caroline, cadendo involontariamente sull’argomento Stefan me l’ha detto), al mattino si è sempre alzato presto permettendomi di “godere” della sua presenza a colazione (questo potrebbe essere strano, considerando che solitamente la sua sveglia suona almeno venti minuti dopo che io sono già uscita di casa) e nonostante lui abbia mantenuto un certo distacco nei miei confronti, abbiamo cenato nello stesso momento allo stesso tavolo quasi tutte le sere (fatto strano perché di solito lui mangia mentre io faccio la doccia e viceversa, è raro che ci troviamo a mangiare insieme, sarà capitato forse una ventina di volte non di più, a pensarci bene tutte concentrate in queste ultime due settimane) anche se ognuno ha provveduto da sé a prepararsi il cibo. 

Forse e sottolineo forse, Damon pur essendo arrabbiato con me per come mi sono comportata e per tutte le cattiverie che gli ho detto, ha cercato volontariamente di trascorrere più tempo in mia compagnia, forse si aspettava io gli facessi le mie scuse o comunque cercassi di chiarire con lui il perché della mia stupidissima scenata.

Forse Caroline ha indovinato nell’arrivare alla conclusione che per lui io sono diventata di più di una semplice coinquilina, anche se ancora nemmeno lui sa bene come definirmi, così come succede a me quando cerco di definire lui.

Forse Caroline ha anche ragione nel dire che Damon stasera con quella mora mi sta provocando per vedere fino a che punto io lo consideri come il mio semplice coinquilino (quanto tempo era che Damon non porta a casa una sua conquista-a parte la “causa” involontaria della tua disastrosa scenata-? Due settimane? Tre? Un mese? Se ci pensi bene Elenuccia è davvero un bel po’ di tempo che non vedi Damon insieme ad una ragazza –la vocina della mia coscienza sottolinea un fatto non poco rilevante).  

Sospiro rumorosamente indecisa sul da farsi. La vocina della mia coscienza ha ragione, è veramente tanto tempo che non becco Damon in dolce compagnia, Domenica potrebbe veramente essersi preso una bella sbronza ed essersi ritrovato avvinghiato ad una ragazza senza davvero averla cercata (non sarebbe la prima volta) e poi averne approfittato, in fondo lui è un ragazzo single e io, se anche fosse realmente interessato a me, non gli ho mai comunque fatto capire che… … … mi piace.
Vorrei condividere con lui una parte di me e vorrei lui facesse altrettanto nei miei confronti tanto per cominciare e poi … … … vorrei trovare insieme a lui la mia strada, poter condividere con lui il mio futuro (Perdindirindina Elenuccia, ti rendi conto del significato delle parole che hai appena pensato?!?  La mia vocina rimarca il mio pensiero, creandomi un po’ di disagio interiore che decido di ignorare per quello che mi è consentito farlo, perché diamine se ha ragione la mia vocina! So davvero il significato di ciò che sto pensando?!?). 

Finalmente ammetto (a me stessa almeno) che il non poter ottenere ciò che “vorrei”  è il centro, la causa del mio malessere, del mio sentirmi completamente fuori luogo, del mio essere insoddisfatta e terribilmente triste. E’ la reale causa della mia arrabbiatura (e conseguentemente dell’incredibile scenata di cui sono stata protagonista).
Sono gelosa. Io voglio Damon (in tutti i sensi… mi fa eco la vocina nella mia testa, ma prontamente la metto a tacere. Non sono ancora pronta per affrontare anche questo particolare).
Questo pensiero arrivato alla fine di un lungo e complicato ragionamento mi blocca il respiro un attimo. Per un istante tutto intorno a me sparisce e rimaniamo solo io e la mia consapevolezza che non posso stare senza Damon, non riesco ad immaginare me stessa in un futuro dove lui non c’è, dove lui non sia il co-protagonista della mia vita. 
Adesso sì che sono veramente spacciata. Soprattutto se Caroline ha sbagliato ed io mi sono lasciata “abbagliare” trasportata dalle sue considerazioni.

La mora accanto a Damon, approfittando della distrazione del mio coinquilino che sta ordinando qualcosa al barista (bourbon probabilmente), si guarda tutt’intorno e fulmina ogni ragazza che si trova a meno di dieci passi di distanza da loro, quasi a voler rimarcare a tutte le persone di sesso femminile che quel meraviglioso ragazzo dagli occhi di ghiaccio magnetici e dal fisico mozzafiato accanto a lei è “roba sua”. 

Questo suo gesto è la goccia che fa traboccare il vaso, è l’input che mi fa alzare dal divanetto ed andare dritta a passo deciso e spedito verso di lei, verso lei e il mio coinquilino, che non è affatto “roba sua”, a me il compito di farglielo capire, con le buone o se preferisce sono disposta anche ad usare metodi “alternativi”.
Mi sento piena di una rinnovata energia (cosa non riesce a farti fare la gelosia, eh Elenuccia?!? – la vocina nella mia testa è partita all’attacco e questa volta scelgo di dargliela vinta: quella sottospecie di vertebrato ancheggiante dai capelli lunghi neri non avrà nemmeno il tempo di dire “A”).

La mora mi scorge avanzare tra la folla e procede a fulminarmi con lo sguardo come previsto, ma non mi scalfisce. Reggo la sua occhiataccia sicura di me, sfidandola praticamente, poi punto lo sguardo sul mio coinquilino e vedo con la coda dell’occhio che lei è rimasta alquanto scioccata e scocciata dalla sfrontatezza che le ho appena mostrato. Mi fermo ad una spanna dalla schiena di Damon (che non si è accorto della piccola scenetta appena conclusasi).

La mora assottiglia lo sguardo, ma non le do’ il tempo di aprire bocca, mi rivolgo a Damon con un tono di voce volutamente caldo e provocante, circondandogli la vita con il mio braccio destro, annullando così la poca distanza che ancora rimane tra me e lui.
“Caroline si offenderà se non verrai ad assaggiare la sua torta di compleanno. E’ buona… fragole, pan di spagna e panna”.

Damon, colto di sorpresa sia dal mio gesto sia dal mio tono di voce si volta quel tanto che basta per puntare i suoi occhi indagatori nei miei, che in questo momento esprimono fierezza e sicurezza ed ignorano volutamente la mora al suo fianco (mora che con i suoi di occhi mi ha già bruciato almeno una decina di volte).

Damon è’ indeciso su come rispondermi ed anch’io non so bene che tipo di risposta vorrei avere (essere sbeffeggiata da lui davanti alla mora? In fondo nemmeno io ho un qualche “diritto” su di lui e il mio abbraccio invece urla decisamente il contrario. Oppure avere da lui una conferma sul “nostro” rapporto e quindi proseguire nella farsa… fino a che punto sarò in grado di spingermi?); che il mio comportamento sia stato dettato dalla voglia impulsiva di strozzare quell’essere vertebrato indegnamente seduto al  fianco del mio coinquilino è palese sia a me che a lui (normalmente non l’avrei mai fatto, avrei abbassato la testa e me ne sarei stata nel mio angolino solitario ad aspettare la mossa successiva di Damon).

Il mio braccio intorno alla sua vita è la prova tangibile della mia gelosia. Sono solo pochi secondi, ma a me sembrano un’infinità quelli in cui Damon riflette e finalmente sembra aver capito in che modo rispondere a questa mia presa di posizione.

Il suo sguardo si riempie di malizia e sfida (è evidente che lui ha optato per il proseguire la farsa.. e adesso fin dove ti spingi, eh? Sono proprio curiosa.. la vocina nella mia testa mi provoca, ma in questo momento non mi interessa. Mi importa solo di far capire a lui che “non sono l’ultima arrivata”, che mi piacerebbe essere inserita nella sua personale lista delle “ragazze appetibili” per poi diventare la sua prima scelta). 
Sento le gambe tremarmi un pochino, tanta sicurezza nel mostrare i miei sentimenti è raro che io la mostri, soprattutto al diretto interessato, ma ormai ho cominciato e andrò fino in fondo, qualsiasi risultato otterrò.

“Al momento sono in compagnia della qui presente signorina” Damon indica con lo sguardo la mora, il suo tono è estremamente provocante, capisco che vuole una mia reazione forte e la ottiene senza indugio.

Sposto lo sguardo sulla mora, il cui viso si è trasformato in un ghigno di soddisfazione visto che Damon l’ha indicata come sua accompagnatrice. Povera illusa! Sono perfettamente d’accordo con la vocina. Le sorrido falsamente amichevole per un secondo senza però sciogliere l’abbraccio col mio coinquilino.
Torno a far fondere i miei occhi cioccolato con quelli di Damon, che con le luci del locale sono blu e profondi come il mare, curiosi sull’evolversi della faccenda, alzo la mia mano libera e avvicinandomi un po’ di più a lui gli accarezzo una guancia col dorso.

“Come preferisci… però là, oltre alla torta di Caroline, c’è dell’ottimo champagne e… la mia compagnia” il mio tono di voce è cado e morbido, pongo bene l’accento sulla parola “mia”,  gli poso molto lentamente un leggero bacio sulla guancia, lì dove pochi istanti prima ho lasciato la mia carezza, lasciando che il mio profumo di vaniglia lo raggiunga e lo “riempia” della mia essenza, stringendo leggermente la stretta del mio abbraccio intorno alla sua vita.

Lo sento irrigidirsi per una frazione di secondo e poi rilassarsi al contatto delle mie labbra con la sua guancia. Non se l’aspettava proprio questo mio bacio provocatorio. Mi allontano da lui, sempre con movimenti lenti e calcolati, senza mai staccare il mio sguardo dal suo; le sue pupille si dilatano e una nota di sorpresa lo attraversa. Posso ritenermi soddisfatta.

Gli sorrido maliziosamente, mi volto e mi allontano nella stessa direzione dalla quale mi sono avvicinata, con la stessa sicurezza e determinazione, volutamente ondeggiando più del dovuto con i fianchi, tornando a sedermi sul divanetto accanto al tavolino con le fette avanzate della torta di Caroline.

Afferro un piattino ed infilzo un boccone di torta in maniera falsamente noncurante e torno ad incrociare lo sguardo del mio coinquilino che invece non mi ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo; con la coda dell’occhio vedo la mora accanto a  Damon rimanere letteralmente allibita e con la bocca spalancata per il saparietto che si è appena svolto davanti a lei, al quale però non le è stato concesso di partecipare.  

Damon assottiglia lo sguardo, beve d’un fiato il bicchiere di bourbon che il barista gli ha servito mentre era “impegnato” con la sottoscritta, mantenendo incatenati i nostri sguardi. Come al solito mi è impossibile decifrare il suo pensiero. Improvvisamente sorride, appoggia il bicchiere ormai vuoto sul bancone con un gesto secco, si alza in piedi, lascia cinque dollari sul bancone e dice qualcosa alla mora che rimane pietrificata sul posto.

Senza nemmeno ascoltare quello che la mora gli sta praticamente urlando contro viene verso di me e solo quando è esattamente a meno di cinque centimetri dalle mie gambe  elegantemente accavallate si ferma e con tono  ancora provocatorio, ma ironico questa volta, afferma
“La scenetta che hai messo in atto poco fa è stata davvero convincente. Mi è sembrato quasi che tu fossi realmente gelosa.

Distolgo il mio sguardo dal suo e lo sposto su un punto non ben definito davanti a me, ancora con finta indifferenza metto in bocca il pezzetto di torta e lo mando giù prima di rispondergli.
“Già, sono stata brava. Ma non ti illudere. Volevo solo farti capire che tu hai diritto di stare a questo tavolo a mangiare questa torta di compleanno tanto quanto ne ho io e… volevo farti capire che mi dispiace. Mi dispiace averti aggredito e averti tenuto il broncio per ben una settimana! E’ stato sciocco e da “ragazzina capricciosa”, come hai detto tu. E’ solo che…” le parole mi muoiono in gola, va bene espormi, ma non proprio del tutto! Cerco di proteggermi almeno un po’, mi schiarisco la voce.
“… ci tengo a Jer, per me è davvero un ospite speciale e ci tengo veramente a far bella figura con lui, sì… insomma… non che lui poi non sappia come sto realmente, ma… sono fatta così, ok? E’ complicato, non so se mi sono spiegata…”.

In effetti mi rendo conto che le mie scuse sono alquanto singolari e poco logiche (“poco credibili” dove lo lasci? Mi fa eco la vocina nella mia testa), ma non so come spiegarmi diversamente perché non voglio mentirgli, ma non voglio neanche mettermi a cuore aperto davanti a lui. Lui comunque sembra capire per mia fortuna. Annuisce.  

“E’ stato un tuo modo alternativo per chiedermi scusa…” si siede accanto a me, mi sfila la forchetta di mano e ruba un boccone di torta dal mio piattino, mentre io lo guardo senza opporre resistenza. Mi ha perdonata, tra di noi è tornato il sereno, questo è ciò che conta.

Sorrido e tutta la tensione provata fino a questo momento svanisce, lasciandomi però con la soddisfazione di essere riuscita a “fregare” il ragazzo da sotto il naso ad un’altra ragazza e che ragazzo. In cuor mio so di aver agito così sfrontatamente perché si è trattato di Damon per l’appunto e non di un semplice “bel ragazzo sexy ed irresistibile”; non avrei mai agito in questa maniera se si fosse trattato di un semplice bel ragazzo. Ma stiamo parlando di Damon, non di un ragazzo qualsiasi con un bel fisico e niente sostanza.

Damon prende un altro boccone di torta dal mio piattino e se lo mangia, beccandosi un’occhiata torva dalla sottoscritta. Ok, abbiamo fatto pace, ma è la mia fetta di torta! Damon capisce a cosa la mia occhiataccia è dovuta e prova a ribattere.
“Non mi hai appena invitato a mangiare la torta di Caroline in tua compagnia?” mi domanda sornione agitando la forchetta a mezz’aria.

Alzo gli occhi al cielo esasperata.
“L’ho fatto, ma questa è la mia fetta di torta (la seconda per la verità Elena… rimarca la vocina che prontamente ignoro). Ce ne sono altre dieci su questo tavolino e la torta è sempre la stessa” rimarco bene il possesso di quel pezzetto di torta che Damon continua a mangiare (per la verità ormai l’ha già quasi finito!).

Il mio coinquilino a questa mia affermazione, mi sfida con lo sguardo ed infilza l’ultimo boccone della mia torta, portandolo a metà altezza tra la mia e la sua bocca.
“Stasera sei particolarmente brava a marcare ciò che è tuo” il suo tono di voce è contemporaneamente deciso e sensuale. Il riferimento al mio bacio sulla sua guancia di poco prima è lampante. Arrossisco d’un colpo e ringrazio le luci colorate e la penombra del locale che mascherano il rossore sulle mie guance. 

Certo, quando sono andata dritta verso di lui ero assolutamente decisa nel mio proposito di allontanare la mora da lui visto il modo di quest’ultima di atteggiarsi (come se lui fosse il suo trofeo da esibire), ma è anche vero che il mio è stato un gesto molto egoistico, in fondo lui non è nemmeno mio. Ovviamente io non lo considero un trofeo, ma effettivamente mi sono comportata alla stregua di quella mora, marcando un “territorio” che in realtà non è di mia proprietà.

In parte ho agito in questa maniera perché in effetti dovevo far capire a Damon che ci tengo a lui, in parte perché spinta da un forte sentimento di gelosia. A Damon non è sfuggita né l’una né l’altra motivazione, a dispetto del mio non volergli mostrare i miei sentimenti (ovviamente. Non è stupido ed evidentemente ti conosce molto più di quanto tu pensi. La vocina nella mia testa risalta questa possibilità che io non ho mai considerato. Può Damon davvero conoscermi più di quanto dia a vedere? In fin dei conti abitiamo sotto lo stesso tetto da un po’ e lui è bravissimo nel mascherare e confondere i suoi reali pensieri e farti credere l’esatto opposto di quello che è in realtà..).

Mi mordo il labbro inferiore, tipico gesto di quando sono nervosa e distolgo gli occhi dai suoi incapace di reggere ancora il suo sguardo scrutatore, confermandogli di conseguenza tutto il sottinteso. Cerco comunque in qualche maniera di riprendere in mano la situazione e faccio finta di non aver capito a cosa realmente lui abbia fatto riferimento, continuando il discorso della torta (in fondo stiamo parlando della proprietà della fetta di torta che ho in mano, no? NO! Stupida ragazzina paurosa! Perché diamine continui a tirarla per le lunghe? Buttagli le braccia intorno al collo e bacialo fino allo sfinimento! Che razza di consiglio mi sta dando la vocina!!).

“Sarò brava a marcare ciò che è mio come dici tu, ma resta il fatto inconfutabile che la mia torta sia finita più nel tuo stomaco che nel mio!” uso un tono di voce scherzoso, poi afferro la forchetta ancora sospesa tra me e lui e la tiro leggermente verso di me, mangiando l’ultimo boccone del dolce.

Senza battere ciglio e con un tono di voce morbido ma sicuro, Damon non mi permette però, come speravo, il cambio d’argomento.
“Avrai perso la torta, ma hai ottenuto la mia compagnia. Mi sembra che possiamo ritenere chiusa in parità la partita”.

Le sue parole sono per me come ricevere una carezza ed uno schiaffo in contemporanea. Prendo un lungo respiro e faccio la prima cosa che mi passa per la testa pur di non annegare irrimediabilmente nelle sue due pozze di ghiaccio, ora completamente liquefatto a causa della tensione attraente che si è venuta di nuovo a creare tra me e lui, rivelandogli così quanto lui sia in grado di sconvolgermi solamente con le parole (Figurati cosa succederebbe “a fatti”!!! Rimarca la mia vocina e non me la sento di dargli torto). 
Mi sporgo in avanti per afferrare dal tavolino un altro bicchiere di champagne.

“Vuoi anche un po’ del mio champagne?” glielo offro consapevole che in questa maniera gli sto offrendo la mia compagnia a mia volta di nuovo. Sì Damon, la partita ora è davvero finita in parità. (Ma perché gli parli per via indiretta?!? Santa ragazza sii diretta! Mi sgrida la vocina…).
Damon sorride sincero, afferra il calice che ho in mano e portandoselo alla bocca mormora
“Sì grazie!”.

E’ in questo momento che Caroline ci raggiunge, mettendo una pausa al nostro svelarci l’uno all’altra.
“Bene! Vedo che avete fatto pace! Cosa non fa un buon champagne, eh?!?” 

Caroline mi strizza l’occhio e si siede accanto a me, adoro quando capisce che deve venire in mio soccorso come in questo momento. Un solo altro minuto da soli e Damon sarebbe riuscito a farmi ammettere apertamente i sentimenti contrastanti e forti che provo nei suoi confronti, sarei stata completamente in sua balìa. 

Damon scuote la testa. 
“Barbie… non smentisci mai il tuo perfetto tempismo!” la sua voce è carica di divertimento, questa volta l’intrusione della mia migliore amica sembra essere gradita anche da lui, stranamente. Si alza e raggiunge Stefan al limitare della pista da ballo.

Forse non era pronto nemmeno lui per un confronto così diretto con me, un confronto che avrebbe letteralmente cambiato le carte in tavola. Forse invece è sollevato dal non dover affrontarmi direttamente adesso ed infliggermi così un colpo pesante quale sarebbe un suo dovermi apertamente dire che non c’è posto per me nel suo cuore.  
(Sai che il confronto è solo posticipato, vero? Alla prima occasione che resterete soli lui introdurrà l’argomento ed andrà fino in fondo… quindi ad occhio e croce è una questione di sole poche ore, fin quando non vi ritroverete nell’appartamento che condividete…) non posso che concordare in pieno con la vocina.




Angolo dell'Autore
Buonasera! Eccovi la sconda parte del momento precedente... che ve ne pare?!? Sembrerebbe che qualcosa si sta finalmente smuovendo fra questi due, che ne pensate? Lasciatemi le vostre impressioni, anche brevi brevi! Alla prossima! Atlantide08


 

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Capitolo 11
*** 9 - ***


Un forte odore di caffè invade le mie narici, la voglia di prendere la tazza, che deve essere qui da qualche parte di fianco al mio letto in cui sono ancora sdraiata e fino a pochi istanti fa in cui stavo ancora profondamente dormendo, diventa sempre più forte.
Ma come fa ad esserci una tazza di caffè nella mia stanza, se io sono ancora a letto?? Sto sognando? Per essere un sogno è molto veritiero, forse un po’ troppo realistico in effetti.

Con ancora gli occhi chiusi sento un qualcosa di leggero e delicato che mi accarezza piano la guancia, su e giù lentamente, causandomi una bellissima sensazione di benessere e tranquillità; sono quasi tentata di tornare a dormire cullata da quel tocco, ma l’odore di caffè è sempre più intenso e mi induce quindi ad aprire gli occhi di scatto.

Due zaffiri azzurro chiarissimo a distanza di una decina di centimetri: ecco con cosa si sono scontrati i miei occhi appena aperti.
Mi manca il respiro per un attimo per lo stupore.
“Cosa..?” biascico, incapace di formulare qualsiasi altro pensiero, un po’ per il sonno che ho ancora addosso e un po’ per l’effetto che quegli zaffiri hanno su di me.

“Ben svegliata!” mi sussurra piano il mio coinquilino, nei suoi occhi adesso mi sembra di vedere una punta di dolcezza. Sono troppo assonnata per poterlo asserire con certezza.

“Caffè?” mi domanda pieno di energia.

“Damon…” strizzo gli occhi in attesa che il mio cervello ricominci a funzionare.
 “Mfmfff… cosa…? Perché mi hai svegliata?” riesco finalmente a domandargli.

“Sono le 06:30! E’ ora di alzarsi Gilbert!” mi risponde Damon indietreggiando quel tanto che basta per mostrarmi il caffè con la brioche appoggiati sul mio comodino.

Vedendo che non mi muovo nemmeno di un millimetro il mio coinquilino cerca di spiegarmi il perché lui mi abbia svegliata così presto, con una pazienza che sta per finire (lo capisco dal lampo ironico che gli passa nello sguardo).
“E’ Sabato Elena!Io e te abbiamo un impegno… Long Island, Fire Island, weekend al mare… ti ricorda nulla?!? Dai piccolina! Non vorrai fare tardi ad un appuntamento col sottoscritto?!?” mi chiede alla fine spazientito e sicuro di sé, vedendo che non do’ alcun segno di reazione.

Passano altri secondi senza che né io né lui facciamo qualcosa.
All’improvviso poi Damon prende il lenzuolo col quale sono coperta e lo tira indietro con un gesto secco, scoprendomi, leggo tutta la soddisfazione sul suo viso per quel suo gesto.

Il cambio brusco di temperatura mi fa finalmente realizzare il significato delle parole che Damon mi ha appena rivolto.  Mi torna in mente la conversazione di circa un mese prima sulla monotonia della mia vita e la sua conseguente proposta di passare insieme il weekend al mare (il tutto per non fargli sgarrare la regola del numero massimo di ragazze che era autorizzato a portare nell’appartamento in una settimana, che abbiamo stabilito di comune accordo per una buona convivenza, poiché quella settimana era già al limite. Il mio cervello finalmente è ripartito!).

“In verità avremmo dovuto andarci un bel po’ di tempo fa al mare… e poi avevamo detto per le 07:00!” gli dico decisa mettendomi a sedere sul letto ed obbligandolo ad allontanarsi da me.

Solo in quel momento realizzo che fino a pochi istanti prima Damon era inginocchiato di fianco al mio letto, che mi ha preparato e portato la colazione a letto e che mi ha svegliata delicatamente probabilmente accarezzando la mia guancia con la punta delle sue dita (ecco cos’era quel qualcosa di morbido che mi solleticava il viso! Non è stato un gesto molto tenero  e carino da parte sua Elenuccia? Sì che lo è stato! Non si merita un grande abbraccio “stritolatore”? Sì, la vocina nella mia testa ha ragione e la voglia di stringerlo forte a me è tanta, ma non sono autorizzata a farlo! Faccio tacere la vocina all’istante e con lei i miei ormoni che al pensiero del possibile contatto con Damon sono letteralmente impazziti…).

Fissando la brioche ed il caffè sul mio comodino semplicemente arrossisco perché è un gesto che non sono abituata a ricevere, tantomeno dal mio coinquilino (sexy coinquilino – aggiunge la vocina nella mia testa).

A Damon questo repentino rossore sulle mie guance non sfugge, ma piuttosto che sbeffeggiarmi come suo solito, rimane in silenzio, sorridendo appena, tenendo fisso su di me il suo sguardo indecifrabile; di contro io non schiodo il mio sguardo dalla tazzina di caffè, diventata improvvisamente molto interessante, ma provo la netta sensazione di avere i suoi occhi scrutatori addosso, come se lui mi stesse scavando fin nel profondo dell’anima per trovare una risposta ad una domanda precisa che però non è stata fatta ad alta voce.

Sento l’atmosfera intorno a noi carica di elettricità, così per spezzare quell’attesa indefinita, afferro la brioches e l’addento, la finisco in pochi bocconi, poi prendo la tazzina di caffè e bevo il primo sorso, il tutto sempre sotto lo sguardo attento del mio coinquilino.
E’ molto strano, essere lì in camera mia, seduta sul bordo del mio letto, a fare colazione con Damon che mi osserva in un religioso silenzio.

“Cosa c’è? Dovevo chiederti se volevi un po’ della mia colazione?” gli chiedo rompendo il silenzio,  ritrovando una certa sicurezza e una certa vena di sarcasmo, guardandolo negli occhi.

Damon è un po’ stupito dalla mia uscita, glielo leggo chiaramente negli occhi (ma da quando sono diventata così brava a capire quello che passa per la testa a Damon guardandolo semplicemente nei suoi magnifici occhi?!? O è lui che non si sa per quale strana ragione ha deciso di “mostrare” i suoi sentimenti?!? Forse dopo la festa di Caroline voi avete aperto un nuovo “canale” di comunicazione col quale vi mostrate l’uno all’altra senza “veli” mi fa eco la vocina ormai ampiamente familiare nella testa… già, la festa di compleanno di Caroline è passata da una settimana esatta e il fatidico “confronto” fra di noi, non c’è ancora stato, ma è cambiato sicuramente il nostro modo di “interagire”).

E’ solo un attimo, Damon si riprende subito.
“Sei insopportabile quando fai così!” sbuffa spazientito, alzando gli occhi al cielo “Secondo quale tuo strano principio un ragazzo dovrebbe portare la colazione a letto ad una ragazza e pretendere che lei gli ceda almeno la metà di ciò che le è stato portato?!?”, addolcisce la sua espressione, è divertito e questo fa svanire il senso di irrequietezza che mi ha sopraffatto non appena mi è sembrato che lui si fosse arrabbiato con me.

“Scusa… Il risveglio è piuttosto difficile per me…” cerco di giustificarmi prendendo il risveglio come scusa, cercando di essere il più convincente possibile buttando giù l’ultimo sorso di caffè.

Lui mi sorride leggero.
“Hai quindici minuti per vestirti, ti aspetto di là”, dicendo questo si alza prende la tazzina ed il piattino sul quale c’era la brioche ormai vuoti ed esce dalla mia stanza.

Resto ancora qualche secondo seduta sul bordo del letto.
Mi sembra tutto irreale.
Essere svegliata dolcemente dal proprio coinquilino (sul quale, nonostante i tuoi ripetuti sforzi per evitarlo, continui a fare pensieri non proprio casti), vedere che ti ha portato la colazione a letto e avere la certezza che ti ha svegliata perché sta realmente tenendo fede al programma che ti ha proposto inaspettatamente circa un mese prima e che tu, trascorse le prime ventiquattro ore agitata come non mai (perché Elenuccia eri elettrizzata all’idea di passare il weekend col tuo inquilino sciupa femmine? Sarà mica che già allora eri “interessata” a lui? Mi sbaglio? Vorrei zittire la vocina ribattendo che si sbaglia, ma la consapevolezza che Damon non è mai stato sempre e solo la persona con la quale divido le spese dell’affitto dell’appartamento diventa sempre più insistente), hai poi ridimensionato il tutto a “è stata solo una proposta fatta al momento, ma se ne sarà già dimenticato” e ti rendi effettivamente conto che nelle prossime 48 ore tu e lui passerete il tempo a stretto contatto, perdipiù su una spiaggia al mare e fuori c’è il sole: vuol dire che dovrai “sorbirti” il tuo coinquilino in costume per la maggior parte del tempo (Già… una gran brutta seccatura! Mi prende in giro la vocina).

Mi tiro un pizzicotto e caccio un piccolo urlo, che soffoco prontamente con la mano, per accertarmi di essere effettivamente sveglia, di stare vivendo il momento e non sognando.

Sospiro e guardo l’ora: i minuti che mi restano a disposizione per prepararmi sono tredici, non uno di più né uno di meno. Damon, tra i tanti difetti che ha, ha il pregio di essere sempre puntuale e tra tredici minuti esatti, se non mi affaccerò nel nostro salotto, lui verrà a bussare alla porta della mia stanza.

Mi fiondo in bagno, mi do una sciacquata veloce al viso, mi lavo i denti, raccolgo i capelli in una veloce coda di cavallo, infilo il primo costume che trovo nel cassettone dell’armadio, torno in camera e lo abbino ad un vestitino corto, che arriva appena sopra al ginocchio, spallato e senza pretese (un vestitino da tutti i giorni semplice, ma che slancia bene la mia figura, in fondo devo presentarmi in pubblico a fianco della perfezione fatta a persona del mio coinquilino, meglio ridurre le possibilità di sfigurare – ma chi vuoi prendere in giro Elena?? Tu vuoi “colpire” almeno un pochino il tuo coinquilino, fargli vedere che ha una certa “dose” di bellezza in casa propria, senza andare a cercarla nella prima sciacquetta di turno! Mi fa eco la vocina nella mia testa, che prontamente reprimo poiché non è con questa vocina che riuscirò a trascorrere indenne tutte le quarantotto ore che mi si prospettano).

Butto un telo mare, una crema protettiva e una spazzola nella borsa da spiaggia, mi metto un grosso cappello di paglia bianco in testa, affranco un paio di occhiali da sole alla scollatura del vestito, afferro il borsone e vado verso la porta dell’appartamento, per infilarmi delle comode infradito, canzonando il mio coinquilino
“Allora, andiamo?! Sto già uscendo! Sei sempre l’ultimo!”.

Damon si alza dallo sgabello della cucina e prima che io riesca ad aprire la porta d’ingresso mi si piazza davanti bloccandomi la via di fuga con aria di sfida.
“Chi è che è sempre in ritardo?! Attenta che potrei proporti una scommessa, che perderesti, sulla puntualità degli abitanti di questo appartamento”.

“Per quanto sia tentata di scommettere con te, ho di meglio da fare per passare il mio tempo, come ad esempio adesso… andiamo al mare o no Mr. Salvatore?!? Mi stai facendo fare ritardo sulla tabella di marcia. Ricordi? Ore 08:00 footing sulla spiaggia?”gli domando reggendo il suo sguardo di sfida, riallacciandomi a quel famoso giorno in cui mi aveva fatto la proposta del weekend al mare.

Vedo Damon tentennare un secondo, poi però scrolla il capo.
“Ci sono quasi cascato! E brava la mia Elena! Non abbiamo mai detto cosa avremmo fatto in spiaggia nei due giorni!” i suoi occhi si sono illuminati, si gira ed apre la porta, recupera il suo zaino per la gita fuoriporta e mi fa cenno di seguirlo.

Esco e chiudo la porta dell’appartamento. Ci incamminiamo fuori dal palazzo ed istintivamente mi dirigo verso sinistra per andare a raggiungere la fermata della metropolitana.
“Non crederai davvero che andiamo al mare con la metropolitana?!? Ci impiegheremmo il doppio del tempo! E come hai detto tu: io ho qualcosa di meglio da fare per trascorrere il mio tempo.”

Mi strizza l’occhio ed indica la sua macchina, parcheggiata dall’altro lato della strada.
“Lei. La mia bambina. La macchina per eccellenza”.

“Davvero mi permetti di salire sulla tua Camaro?” gli chiedo scettica, da quando dividiamo lo stesso appartamento, non passa giorno che lui non elogi la sua “bambina” e più volte ha ribadito che per salire sulla sua macchina bisogna meritarselo (o assicurargli che avrà in cambio un paio d’ore di sesso sfrenato, gli ho più volte risposto io, beccandomi un “Non proprio…” detto con voce maliziosa e molto allusiva come risposta da lui).
L’unica eccezione è stata il giorno in cui ci siamo trasferiti nell’appartamento che condividiamo: quel giorno lui è passato inaspettatamente a prendermi a casa di Caroline e mi ha offerto un passaggio fino al ns. appartamento per facilitarmi il trasloco.

Damon mi scruta con uno sguardo che questa volta non riesco a decifrare, uno sguardo molto intenso per una decina di secondi, poi indica nuovamente la macchina.
“Muoviti, non sei tu quella che alle 08:00 deve già essere nel pieno del suo footing in spiaggia?!?” mi domanda ironico.

Mi dirigo verso la Camaro azzurra e mentre gli passo di fianco puntualizzo la mia posizione, tanto per non creare equivoci.
“Non ho intenzione di pagarti nessun dazio per essere salita sulla tua bambina, né tantomeno mi considero in debito nei tuoi confronti per questo passaggio, siamo intesi?” il mio tono di voce è allegro, ma la domanda trattandosi di Damon è seria.

“Nessun debito Signorina Gilbert. Appurato ciò, possiamo andare?” mi risponde col mio stesso tono di voce.

“Andiamo! Il mare mi aspetta!” gli dico felice aprendo la portiera e salendo sulla sua Camaro.

Lui mi imita, ma prima di dare gas si gira verso di me e mi regala uno dei suoi sorrisi più radiosi e sinceri che io gli abbia mai visto fare. Ringrazio di essere già seduta, perché il mio cuore perde un battito e sento le gambe molli, non mi avrebbero retto se fossi stata in piedi.


Angolo dell'Autore
Rieccomi! Questa volta ho fatto presto ad aggiornare, non credete? Vi piace la scena del risveglio? Io l'ho adorata! Cosa pensate succederà in spiaggia? Cambierà finalmente qualcosa o no tra i due? Lasciate le Vostre recensioni, ne aspetto tante tante! Alla prossima! Atlantide08

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Capitolo 12
*** 10 - ***


Mi sto rilassando. Sono sdraiata con gli occhi chiusi sul mio telo mare, steso con cura direttamente sulla sabbia finissima, e mi sto godendo ogni singolo raggio di sole che sbatte sul mio corpo e lo accarezza, andando a scaldarmi fin dentro le ossa.
Ascolto le voci intorno a me di due bambini che giocano e ridono allegri e spensierati con la sabbia, una compagnia di ragazzi che, a giudicare dalle urla e dagli schiamazzi delle ragazze, si stanno facendo esilaranti scherzi a vicenda, mentre in sottofondo c’è il rilassante rollio delle onde che si infrangono a riva. 

Avevo proprio bisogno di staccare la spina e mettermi ad oziare per un po’, fuori da casa. 
Damon in questo momento è in acqua, a modellare il suo fisico statuario (non che ne abbia poi così bisogno… annuisco lievemente concordando completamente con la vocina nella mia testa), sta nuotando un po’ al largo. E io posso permettermi di stare qui con gli occhi chiusi, ad oziare appunto, e a metabolizzare che effettivamente sono qui in spiaggia con il mio coinquilino e nessun altro. Solo io e lui.

Ripenso a quando siamo arrivati in spiaggia un paio d’ore fa.
Il mio coinquilino ha posizionato il suo asciugamano sulla sabbia, si è tolto maglietta e pantaloncini ed è andato a tuffarsi in acqua per la prima volta nella giornata. E’ stato in acqua poco però, è ritornato quasi subito dicendomi che l’acqua era ancora troppo fredda per i suoi gusti e io l’ho preso in giro deridendo questa sua “debolezza”.

Damon per tutta risposta si è scrollato i capelli zuppi d’acqua fredda salata sopra di me per dispetto, facendomi cadere addosso una moltitudine di goccioline gelate sulla mia pelle già accaldata dal sole, causandomi non pochi brividi di freddo, ridendo beffardo e soddisfatto per l’effetto ottenuto.
Come una bimba indispettita per il torto appena subito (e ahimè ben riuscito!) gli ho fatto una linguaccia e lui si è messo a ridere di gusto, facendo poi ridere anche la sottoscritta. 

Questa scena vista da un terzo estraneo deve essere risultata estremamente esilarante: ho scorto una coppia di anziani poco distante da noi che sorrideva guardandoci (e ti sei detta “Quanto vorrei che questa fosse la normalità, la quotidianità: io e lui così vicini e complici!”… hai sospirato e fatto finta che quella coppia di persone anziane non avesse frainteso il Vs. comportamento da coppietta già ben collaudata… mi mancava giusto la vocina a rigirare il dito nella piaga…).

Da quel momento Damon è già entrato ed uscito dall’acqua almeno altre tre volte, mentre io non ho ancora osato avvicinarmi alla riva. Ho caldo, ma non ancora a sufficienza da volermi fare un bagno.
Sento un rumore di passi ovattato in avvicinamento, qualcuno mi sta facendo ombra, lo percepisco perché non sento più i caldi raggi del sole scottarmi il viso, apro piano gli occhi e trovo il mio coinquilino che mi sta fissando intensamente con un’espressione del viso alquanto “interessata”.

Il mio cuore perde un battito nel recepire il suo sguardo intenso puntato addosso.
Vedo il suo sguardo scrutarmi dalla testa ai piedi e poi risalire piano fino a ritrovare ed incatenare i miei occhi coi suoi, che la luce del sole fa sembrare più azzurri che mai, sorridendomi felice.

“Ben svegliata! Non sarebbe ora di andarti a rinfrescare un po’ le idee?”
Mentre mi fa la domanda vedo balenare nei suoi occhi un lampo di qualcosa molto simile alla furbizia, capisco che ha in mente qualcosa e che questo qualcosa mi riguarda da vicino.

“Non stavo dormendo e no, non ho voglia di andare a tuffarmi. Non ancora.” gli rispondo decisa.
Negli occhi di Damon vedo trasformarsi quel lampo di furbizia, in un lampo di follia. Non faccio in tempo né a dire né a fare nulla. Mi ritrovo le braccia di Damon perpendicolari alle mie guance, il suo corpo disteso ed appoggiato sopra al mio, senza però sentirne tutto il peso (senti solo il peso che lui vuole farti sentire… avanti Elena, se questa “mossa” non è un volerci provare con te, cos’è?!? Allunga le tue braccia intorno alla sua vita, tiralo a te e schioccagli un bel bacio a fior di labbra! Non posso, non posso, non posso… che razza di consigli mi dà la vocina!). Sulla faccia del mio coinquilino un ghigno divertito e soddisfatto di chi sa che è riuscito a coglierti di sorpresa.

“Damon!” esclamo avvertendo un brivido di freddo lungo la spina dorsale, effetto del contatto della mia pelle accaldata da ore di sole con la sua bagnata, salata e fresca poiché appena uscito dall’acqua. Sento il peso del suo corpo premuto contro il mio quel tanto che basta da permettermi a malapena di respirare (Sicura che non ti manca l’ossigeno per la troppa vicinanza con “l’oggetto” del tuo desiderio? Può anche essere, ma… devo smetterla di pensarla in un modo ed agire nel’esatto contrario! Questa vocina è il risultato e sto veramente per impazzire! A meno che io non ceda…).

“Non va molto meglio adesso?!?” mi domanda divertito guardandomi negli occhi ad una distanza estremamente ridotta per via della posizione in cui ci troviamo.

Mi è difficile formulare una risposta decisa e distaccata in questo momento. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che il mio sexy coinquilino si è praticamente sdraiato sopra di me, azzerando la distanza minima di sicurezza che io normalmente cerco di mantenere tra i nostri corpi, perché so quale effetto lui mi fa.

Il brivido di freddo per il repentino contatto col suo corpo, è stato presto sostituito con un brivido diverso, dovuto alla consapevolezza dell’inesistenza di barriere fisiche tra me e lui, pelle contro pelle, eccezion fatta per le ridotte parti del corpo ricoperte dallo strato sottile dei nostri costumi. Troppo poche le zone coperte, decisamente tante quelle scoperte a stretto contatto.

Arrossisco, sia per l’imbarazzo che provo per via della nostra posizione alquanto equivoca in un posto pubblico, sia per il calore che si è diffuso rapidamente in tutto il mio corpo, nel percepire il contatto col corpo di Damon. Nelle zone poi in cui siamo pelle contro pelle mi sento letteralmente andare a fuoco.

Nonostante ciò, mi stupisco a reggere lo sguardo del mio coinquilino che è in attesa di una mia risposta. Mi costringo a buttar fuori qualche parola, prima che lui si accorga dello stato confusionale in cui mi ha ridotto con quel suo gesto imprevisto ed improvviso.

“Scherzone riuscito Damon! Ora vorrei ricominciare a respirare normalmente se permetti”, cerco di essere cinica, senza pensare che il rossore sulle mie guance è comunque ben visibile e “interpretabile”, spingendo verso l’alto con le mie mani sulle sue spalle, in un gesto che vorrebbe invitarlo ad alzarsi da me, mantenendo i miei occhi puntati nei suoi.

Naturalmente non riesco ad alzarlo nemmeno di un millimetro. Damon dopo qualche secondo, inclina leggermente la testa verso destra, avvicinandosi ancora di più al mio viso.
Sento il cuore battere tanto violentemente nel petto da aver paura che lui possa sentirlo per via del contatto in essere.
Dannazione, mi devo calmare. Sta scherzando Elena! Il tuo sexy coinquilino si sta prendendo gioco di te, non ha nessun doppio fine, come invece tu stai segretamente sperando che abbia.

Passati altri secondi a scrutarmi attentamente, Damon si decide a spezzare il momento di silenzio “intenso” creatosi.
“Come dici…”.
Che razza di significato ha la frase “Come dici”?!? mi viene impulsivamente da pensare.

Damon si stacca da me molto lentamente, un po’ per non schiacciarmi malamente tirandosi su, un po’ sono sicura che la sua lentezza sia in qualche modo voluta e calcolata.
Nell’alzarsi con lo sguardo percorre tutta la lunghezza del mio corpo, dalla testa ai piedi però, piuttosto che tirarsi in piedi, si lascia cadere sdraiato al mio fianco sul suo asciugamano (ma quand’è che l’ha spostato qui vicino al mio? Possibile che non me ne sia davvero accorta?!? E’ molto più che possibile Elenuccia… vivi costantemente nel mondo dei sogni quando passi del tempo con lui…  la vocina questa volta ha ragione).

“Grazie mille per avermi concesso di respirare ancora” gli rispondo tenendo un tono distaccato ed ironico, di contro lo sento sospirare.
Mi volto leggermente col viso nella sua direzione e mi accorgo che è sdraiato veramente molto vicino a me. Vuole farmi “morire”! Il dubbio che lui abbia capito che a volte (sempre – mi corregge la vocina nella mia testa) io sono fisicamente attratta da lui mi assale (non si tratta di pura attrazione fisica…!! - insiste la vocina dentro di me).

Mi rigiro puntando gli occhi verso il cielo limpido e per distrarmi, mi concentro sulla sua tonalità: è terso, non una nuvola, è di un azzurro limpido disarmante, mi ricorda il colore… degli occhi del mio coinquilino! Inveisco contro me stessa col pensiero: sono proprio un caso disperato! Questa volta sono io a sospirare rumorosamente chiudendo gli occhi (tutto quest’azzurro mi destabilizza ancora di più!) e a Damon il mio sospiro non passa inosservato (da quando è così attento a ciò che faccio?!?).

“Sei arrabbiata con me?” mi domanda sinceramente preoccupato.

“No” gli rispondo troppo velocemente.

Un attimo di silenzio nel quale percepisco un carico di tensione passare attraversare l’aria tra me e lui. 

Sento un lievissimo fruscio e del tutto inaspettatamente sento un contatto sul dorso della mia mano sinistra, è il palmo di una mano più grande e più fredda della mia. Il mio povero cuore perde un battito, forse anche più di uno. Non ho il coraggio di aprire gli occhi per verificare l’esattezza della teoria che ho velocemente formulato nella mia testa e cioè su di chi possa essere la mano posata delicatamente sopra alla mia (neanche sia così difficile da immaginare… mi canzona l vocina).

La sua voce che mi giunge bassa e profonda molto vicina al mio orecchio, fuga qualsiasi dubbio (se mai ce ne sia mai stato uno).
“Sei una pessima attrice Elena. E questa è la mia fortuna.”

Sento la mia mano sinistra tremare e la sua contemporaneamente stringersi un poco sulla mia, come a calmarla. Un vortice indefinito e frenetico di emozioni mi sconvolge l’anima. E adesso che diamine faccio? Cosa gli rispondo? Confermo? Nego? Che cosa poi?! Lui non mi ha chiesto niente! Forse dovrei togliere la mia mano da sotto alla sua.

Ovviamente la mia mente prende una strada completamente opposta a quella che segue invece il mio corpo: istintivamente infatti giro il palmo della mano in questione  verso il suo e gli stringo piano a mia volta la mano.
Sono fregata. Mi sono complicata l’esistenza da sola nel giro di dieci secondi al massimo. Sono tesissima, sono così terribilmente tesa e presa dal panico che Damon lo avverte dal mio respiro ormai irrimediabilmente irregolare e mi stringe un po’ di più la mano.

“Se ti può essere d’aiuto, non sei l’unica ad essere in queste condizioni. Ti garantisco che se tu non fossi così concentrata sul mantenere regolare il tuo respiro, sentiresti chiaramente l’irregolarità del mio” il suo tono di voce è morbido, dolce e… emozionato. Non mi sto sbagliando.

Damon in questo momento è molto emozionato. Questo suo essersi “aperto” con me, mi da’ un filo di coraggio e stringendogli un pochino di più la sua mano (quasi fosse un comodo e sicuro appiglio a cui aggrapparsi), giro il viso verso di lui ritrovandomi i suoi due occhi terribilmente azzurri a pochi centimetri dai miei (per non parlare delle sue labbra…) e nonostante questa vicinanza (stranamente) riesco a rispondergli in maniera decente.
“Non si direbbe Damon. Comunque: grazie. Almeno adesso mi sento un po’ meno ridicola”.

Sono sincera. Gli sorrido timidamente. Mi sento meno ridicola perché adesso so che anche per lui non è poi così facile starmi semplicemente accanto fingendo indifferenza, perché so che anche lui fa fatica a considerarmi una semplice coinquilina. Certo è, che lo maschera davvero bene: dal suo comportamento quotidiano non trapela il minimo dubbio, il minimo accenno di indecisione o di interesse, eppure me l’ha appena confermato, non solo a parole anche a fatti. 

Mi sorride di rimando, i suoi occhi limpidi come l’acqua marina sempre puntati nei miei.
“Non c’è di che Elena.” calca il mio nome come se volesse far intendere qualcos’altro. 
Si rigira verso il sole e chiude gli occhi abbandonandosi ai raggi caldi del sole. 

Lo imito e cado in pochi minuti in uno stato di semi-incoscienza; non so quanto tempo è passato quando la suoneria del mio cellulare riempie l’aria con la sua melodia, cerco di ignorarla, ma il suono continua insistente, sbuffo e mantenendo gli occhi chiusi lascio la presa alla mano di Damon (facendomi passare in fretta lo shock di scoprire che le nostre mani sono state intrecciate per tutto questo tempo) ed allungo la mia mano meccanicamente nella borsa per estrarne l’odioso marchingegno.
Odioso perché odio essere interrotta, soprattutto quando mi sto ritagliando del tempo solo per me stessa, soprattutto quando sono “impegnata” nel rilassarmi e farmi quasi abbracciare dalle braccia di Morfeo, come adesso (tralasciando il fatto che non sono “sola”nel rilassarmi).

“Detesto essere interrotta mentre cerco di rilassarmi” sussurro a bassa voce e senza far caso chi sia il mittente, accetto la chiamata.

“Pron…” non faccio in tempo a rispondere che una voce maschile alquanto arrabbiata mi perfora il timpano.

“Si può sapere dove diavolo sei?!? Come l’hai chiamato?! Lavoretto semplice?!? Tu lo definisci semplice un ragazzino con ancora i denti da latte che pensa di essere arrivato chissà dove e pensa di essere il migliore in tutto che per scattare una sola fotografia mi fa aspettare minimo mezz’ora e poi, non essendo soddisfatto del vestito che indossa, piuttosto che si accorge che il suo ciuffo deve essere verso destra e non verso sinistra, mi fa attendere un’altra mezz’ora per rifare lo scatto ed infine guardando le due foto ha il coraggio di venirmi a dire che è la luce che ho impostato io sulla macchina fotografica che non va bene?!? La luce!!! Se neanche sa cos’è la luce!!! Ti comunico che hai un grosso, enorme debito nei miei confronti!! Si può sapere cosa diamine avevi di così importante e assolutamente non rinviabile  oggi?!?”

Damon, sentendo probabilmente le urla fuoriuscire dal cellulare si è messo a sedere e mi guarda con aria contrariata, il tempo di notarlo e capisco che chiunque sia al di là della cornetta, adesso aspetta una mia risposta, mi schiarisco la voce.

“Ehm… non per contraddirti, ma posso sapere chi sei?” domando incerta.

Un’ulteriore pausa di silenzio (da parte del misterioso interlocutore) mi fa capire che c’è qualcosa che non va, sento che anche lui (chiunque sia) si schiarisce la voce.
“…sono… io… ehm… scusa, credo di aver sbagliato numero… anche se non so come sia successo visto che in verità ho chiamato un numero già salvato sulla memoria del mio cellulare e… bhè, scusami davvero tanto, chiunque tu sia. Ovviamente non erano indirizzate a te tutte quelle parole…” tenta di scusarsi il misterioso sconosciuto.

“Oh, bhè, non ha importanza. Sono solo felice che tutto il tuo disappunto non sia rivolto a me!” ci scherzo sopra.

“Grazie. Al tuo posto non sarei comunque stato così gentile” mi risponde lo sconosciuto, lo sento sorridere imbarazzato “Scusami tanto ancora”.

“Non ti preoccupare. Bhè, buona fortuna!” lo saluto.

“Ne avrò bisogno! Grazie!” lo sconosciuto riattacca.

Poso il telefono nella borsa e noto che Damon mi guarda interrogativo. 
“Era un tizio che evidentemente ha sbagliato numero. Si è scusato per le urla che evidentemente anche tu hai sentito. Mi è sembrato realmente dispiaciuto, è solo per questo che non gli ho risposto per le rime, se è questo che ti stai domandando” gli spiego semplicemente rimettendomi sdraiata, stando ben attenta a non incrociare il suo sguardo (ancora non sono psicologicamente pronta ad affrontare con lui il gesto dell’esserci tenuti per mano per così tanto tempo, non ho ancora avuto il tempo di riflettere) Cosa c’è da riflettere?!? Vi siete solo tenuti per mano, non è che sia successo chissà cosa! Te l’ha detto anche lui: entrambi avete qualche difficoltà nello stare vicini, “solo perché tu ti ostini a negare l’evidenza!”Questo lo aggiungo io… La vocina nella mia testa è come un ronzio continuo in sottofondo, cerco in tutti i modi di ignorarla; ci riesco solo perché il mio cellulare si mette nuovamente a suonare.

Mi rimetto seduta e noto che Damon non mi ha staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo e sta attendendo quasi divertito che io risponda nuovamente alla chiamata in arrivo. Questa volta reggo il suo sguardo, non gli darò la soddisfazione di vedermi ancora infastidita per l’ulteriore interruzione del mio momento “relax”. 

Rispondo ancora una volta quindi senza guardare il mittente della chiamata.
“Pronto?”

Una frazione di silenzio, nella quale penso che qualcuno si sta divertendo a farmi qualche scherzo telefonico, se capisco chi è, può considerarsi una persona “finita”.
“Ehm… giuro che questa volta sono stato attento e ho composto il numero giusto!”
La voce dello sconosciuto di poco prima, mi è ormai diventata famigliare, sospiro rumorosamente e Damon mi guarda ancora più curioso di prima.

“Ok, posso sapere chi sei e chi stai cercando? Magari è qualcuno che conosco e che si è divertito a darti il mio numero per farmi uno scherzo” dico con un tono di voce tra il divertito e il serio.

“Mi chiamo Alaric e sto cercando un mio amico. Ti garantisco che non c’è nessuno che vuole farti scherzi di cattivo gusto, il numero che ho chiamato sono sicuro  sia quello del mio amico, quindi, permettimi di dirlo, è molto più probabile che sia tu quella che sta cercando di fare uno scherzo a me…” una pausa breve, poi continua sicuro “…nessuna persona di sesso femminile ha mai risposto a questo numero, perché il mio amico è piuttosto riservato e... bhè non è il tipo che fa rispondere al suo cellulare la prima ragazza che gli capita, non so se mi sono spiegato…” lo sconosciuto di nome Alaric fa un’altra breve pausa, sembra stia riflettendo su qualcosa e senza lasciarmi ribattere continua “…a meno che tu non sia… Elena?” il suo tono nel pronunciare il mio nome è diventato molto allegro.

Spalanco gli occhi per la sorpresa, ben sapendo che comunque questo Alaric non può vedermi, facendo interessare maggiormente Damon alla telefonata.
“Io… sì sono Elena” rispondo un po’ confusa; prima questo Alaric mi dice che è sicuro di aver telefonato al numero del suo amico e poi scopro che sa il mio nome, a me sembra ovvio che qualcuno gli ha dato sia il mio nome sia il mio numero, non può essere una coincidenza, peraltro Alaric sta addirittura cercando di ribaltare le nostre posizioni, cercando di far passare me per la “molestatrice”.

In un baleno passo al contrattacco, non lascerò né a lui né a chi è suo complice la soddisfazione di farmi passare per una ragazzina facile da raggirare.
“Chi ti ha dato il mio numero? Possiamo smetterla con questa farsa?!?” gli chiedo quindi più decisa ed arrabbiata. Va bene stare allo scherzo, ma adesso lui sta cercando di farmi passare per una sciocca incapace di fare due più due.

“Nessuno!” mi risponde altrettanto deciso e sicuro Alaric e ciò non fa che aumentare la mia arrabbiatura.

“Non credi che sia ora di dirmi chi è il mandante? Così ci facciamo tutti e tre una grande risata e torniamo ognuno alle proprie faccende, senza tirarla troppo per le lunghe” cerco di moderare il tono di voce, ma risulta comunque molto tagliente.

L’espressione di Damon adesso è passata dall’essere interessata all’essere molto divertita. Perché? Lo vorrei strozzare.

“Ok, Elena. Mi aveva detto che sei una ragazza piuttosto cocciuta, ma non gli ho creduto poiché secondo me cocciutaggine e insicurezza si contraddicono, ma evidentemente mi sbagliavo. Se ti dico che è una piacevole sorpresa sentirti, anche se solo telefonicamente, e che è tanto che aspetto di avere un’occasione per conoscerti cosa mi rispondi?” il tono di Alaric è decisamente allegro, quasi sollevato.

La sua risposta e la sua successiva domanda mi spiazzano, Damon nota il cambiamento repentino del mio umore, i suoi occhi adesso esprimono molta ilarità, sulle labbra un sorriso appena accennato che mi sembra impaziente; possibile che lui abbia capito meglio di me cosa sta succedendo?

“Chi ti ha detto che sono cocciuta ed insicura? E cosa vuol dire che ti ha fatto piacere riuscire a parlare con me, conoscermi? Non capisco…  E poi comunque questo non giustifica il perché tu hai chiamato me e non il tuo amico” rispondo ad Alaric in maniera fin troppo aggressiva, ignorando per quanto possibile il mio coinquilino.

“Io non ho il tuo numero! Ho chiamato il mio amico Damon, Elena. Sei la sua coinquilina, giusto?” Alaric puntualizza e domanda tranquillo.

“Sì, Damon è il mio coinquilino…” rispondo piano; un lampo e collego il nome Alaric a “Ric”, l’unico amico che Damon abbia mai nominato e detto di avere. Fulmino con lo sguardo il mio coinquilino che si sta trattenendo dal ridere apertamente e non fa nulla per nasconderlo.

“Ric! Certo! Ric sta per Alaric! Scusa, Damon non ti chiama mai col nome intero, non ho fatto subito il collegamento, più che logico peraltro…” il mio imbarazzo adesso è quasi tangibile.

“Non ti preoccupare Elena” mi rassicura Ric, poi un altro lampo e mi vengono in mente le ultime parole dello sproloquio di Alaric “cosa diamine avevi di così importante e assolutamente non rinviabile  oggi?!” e mi sento avvampare, Damon ha davvero rinunciato al suo amato ed intoccabile lavoro, affidandolo al suo amico fidato, solo per stare con me oggi? 
Così facendo Alaric si è evidentemente trovato in difficoltà, per causa mia, di sicuro però non posso scusarmi con Alaric per una mia supposizione. Interrompo il flusso dei miei pensieri e torno sul pianeta terra, dove oltre a Damon che attende ansioso e divertito la continuazione della telefonata - mentre rovista nel suo zaino (come se stia cercando qualcosa che non trova),  c’è anche Alaric che aspetta che io dica qualcosa.

“Bhè, è un piacere anche per me fare la tua filo-conoscenza Alaric, ho sentito parlare spesso di te!” dico sicura cercando di recuperare un minimo di contegno.

Damon smette di rovistare nel suo zaino e comincia a sbirciare cautamente nella mia borsa, un po’ insicuro. Con lo sguardo gli dò il permesso di rovistare anche nella mia borsa, chiedendomi cosa stia cercando così avidamente.

 “Spero non ti abbia parlato troppo male di me. Damon ha la pessima abitudine di mettere in risalto sempre e solo i lati negativi delle persone… e di se stesso” mentre ascolto la risposta di Alaric, Damon estrae soddisfatto qualcosa dalla mia borsa e me lo mostra: il mio cellulare.

Rimango di sasso davanti alla ormai gaffe enorme che mi rendo conto di aver fatto. E’ evidente che io ho rovistato nello zaino di Damon e non nella mia borsa (come ho fatto a non accorgermi che non era la mia borsa?!? Sarà stato l’effetto della sua mano sulla mia, e sì, insulsa vocina nella mia testa, una ragazzina di diciassette anni avrebbe reagito meglio della sottoscritta a quel contatto, contenta che l’abbia ammesso?!?), ho estratto il suo cellulare e ho risposto alla chiamata che chiaramente era per lui. Per ben due volte.

La voce di Alaric interrompe il flusso sempre più incasinato e veloce dei miei pensieri.
“Elena?”

“Sì, ci sono. Scusa. E’ che Damon…” sospiro sconfitta, mentre un sorriso terribilmente divertito si allarga sullo splendido viso del mio coinquilino, reggo il suo sguardo e scuoto la testa, riprendo a parlare con Alaric.
“Damon è qui di fronte a me che si sta gustando la scenetta… lui ha appena estratto il mio cellulare dalla mia borsa. Quindi Alaric credo di doverti delle scuse. E’ un dato di fatto che sono stata io a rispondere per ben due volte ad un cellulare che non è il mio. A mia parziale discolpa posso solo dire che il cellulare del tuo amico è identico al mio e a quanto pare abbiamo anche la stessa suoneria. Puoi perdonarmi per le ingiuste accuse che ti ho rivolto?”.

“Direi che siamo pari allora, visto il mio monologo un po’ acceso di prima! Niente rancori, ok?” mi domanda divertito Alaric.

“Niente rancori, ok!” gli rispondo sollevata “Immagino che adesso tu voglia parlare con Damon, te lo passo”.

“Grazie Elena, spero di riuscire ad incontrarti di persona a breve” dice serio Alaric.

“Non so se dopo sarai ancora così contento di avermi conosciuta…” gli rispondo scherzosamente.

“Oh, credo che mi piacerai ancora di più e sai perché? Perché finora sei l’unica persona che sia riuscita a tener testa e far rigar dritto quell’idiota del mio amico!”esclama Alaric e mi strappa un sorriso divertito.

Damon sembra non apprezzare in modo particolare questo scambio già molto naturale di battute fra me e Ric e ciò è motivo di molta soddisfazione per me, anche se in verità quest’ultima uscita di Alaric mi imbarazza un po’; cosa intende esattamente con le parole “sono l’unica persona a tener testa a Damon”

Decido in una frazione di secondo che ci penserò più tardi e lo saluto gentilmente passando poi il cellulare al mio coinquilino che lo afferra, in verità con poca voglia, probabilmente sa che Alaric gli farà la stessa ramanzina che ha fatto a me erroneamente poco prima; infatti dopo pochi secondi dal “Ehi Ric!” pronunciato dal mio coinquilino, sento il tono di Alaric forte e “minaccioso” quanto quello usato con me la prima volta.

Decido di lasciare a Damon un po’ di privacy, mi alzo da terra e mi avvio al mare: un bel bagno rinfrescante è quello che mi ci vuole, chissà che non mi rinfreschi un po’ anche le mille idee e pensieri che vorticano velocemente nella testa, permettendomi così di dargli almeno un ordine logico!

Sulla riva lascio che l’acqua accarezzi i miei piedi, è fredda, nonostante siamo a Luglio, entro piano in acqua fino alla vita per far abituare gradualmente il mio corpo alla temperatura dell’oceano.
Prima di immergermi completamente in acqua mi volto un secondo verso la spiaggia ed incrocio due occhi cristallini come l’acqua dell’oceano nei punti dove è più bassa, che mi stanno osservando attentamente, i suoi occhi; un po’ imbarazzata (perché poi lo sono?) gli sorrido e Damon mi fa cenno di buttarmi con la mano libera dal cellulare, facendomi chiaramente intendere che non sta ascoltando una sola parola di ciò che Alaric gli sta dicendo, annuisco divertita e rigirandomi mi immergo completamente nell’acqua chiara e limpida che in un secondo mi avvolge ed abbassa così la mia bollente temperatura corporea.

E’ una sensazione di puro piacere e pace assoluta quella che provo, la stessa che provo quando al posto dell’acqua sono i suoi occhi che mi avvolgono nel suo accattivante e profondo sguardo. Ed è in questo momento che ammetto a me stessa che vorrei tanto che Damon non si limitasse ad usare gli occhi per avvolgermi, vorrei tanto sentire le sue forti braccia stringersi intorno alla mia vita e sentire il suo respiro caldo ed irregolare sulla mia pelle. L’immagine di me e lui teneramente abbracciati in riva al mare si fa strada nella mia mente e mi fa sciogliere il cuore.


Angolo dell'Autore
Eccomi di nuovo qua! Buonasera! Allora, Vi piace il modo in cui si sta sviluppando il rapporto tra Damon ed Elena? Piano piano... Ma la domanda vera è: cambierà davvero qualcosa?!? Recensite e ditemi che ne pensate!! Alla prossima! Atlantide08

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Capitolo 13
*** 11 - ***


Sto leggendo pigramente, o sarebbe meglio dire senza realmente prestare molta attenzione a ciò che sto leggendo,  seduta a gambe incrociate sul mio telo mare.
Oggi è Domenica, è il secondo giorno del weekend al mare programmato con Damon. Damon. Il solo pensare il suo nome mi scuote fin nel profondo.

Ieri abbiamo passato insieme una splendida giornata, tralasciando il momento imbarazzante in cui mi sono resa conto di essermi appropriata indebitamente del suo cellulare ed aver risposto per ben due volte ad una chiamata per lui, incavolandomi perché il tipo dalla parte opposta del telefono insisteva nel dire che lui aveva composto il numero giusto e non poteva essere che fossi io, una donna, a rispondere, facendomi arrabbiare parecchio.  Meno male che quel tizio al di là della cornetta si è poi rivelato essere Alaric, l’amico fidato del mio coinquilino, almeno ho limitato i danni!

In questo momento Damon è in acqua a rinfrescarsi, cosa che dovrei fare anche io, visto lo scombussolamento che da ormai più di ventiquattr’ore mi sta attanagliando anima e corpo. La causa? Ovviamente lui (e chi altrimenti?!?): Damon, il mio coinquilino dagli occhi di ghiaccio.

Dopo la parentesi alquanto imprevista e disorientante dell’esserci tenuti per mano mentre eravamo sdraiati al sole, il resto della giornata di ieri è trascorso velocemente, niente più contatti così diretti, ma molti sorrisi e contatti “visivi” intensi; a volte ho avuto l’impressione che  la mia pelle “bruciasse” al semplice passaggio del suo sguardo su di me. Inutile dire che il mio cuore non ha più smesso di battere all’impazzata e tutt’ora è alquanto irregolare.

Un trillo insistente inizia a riempire l’aria, proviene dalla mia borsa mare. E’ il mio cellulare, questa volta ne sono sicura; lo estraggo e rispondo laconicamente.
“Sì?”

La voce familiare, ma terribilmente agitata della mia migliore amica mi investe.
“Elena, dove sei?! Ho assoluto bisogno di vederti e parlarti! Ieri ho rivisto Klaus, cioè, l’ho incrociato per caso e mi ha offerto un caffè e sono così confusa! … ma non mi hai ancora risposto, dove sei? Ho la necessità di parlarti a quattr’occhi!”.
 
“Caroline, rilassati e respira piano!” gli dico decisa.

 Lei mi dà retta (stranamente), la sento prendere un bel respiro.
“Ok, sono calma. Adesso mi dici dove sei così ti raggiungo?” dal suo tono capisco che la mia amica ha veramente bisogno di parlare con me di persona, adesso.

Sospiro indecisa: questo avrebbe dovuto essere un weekend interamente dedicato al relax (e al mio coinquilino?!?). Come la prenderà Damon trovandosi qui Caroline? Inoltre a lei non ho detto ciò che ho fatto ieri, né cosa sto facendo oggi, soprattutto ho evitato accuratamente di dirle con chi avrei trascorso il weekend un po' per scaramanzia, un po' perchè avrebbe voluto sapere tutto ciò che sarebbe successo praticamente in tempo reale.

Ci metto un po' troppo a prendere una decisione su quali parole usare per risponderle, lei mi richiama un per questo mio prolungato silenzio.

“Elena? Tutto bene?” adesso il suo tono è preoccupato.

Mi scrollo il mutismo di dosso e le rispondo cercando di non far trasparire l’ansia che mi ha prontamente invasa.
“Sto bene Care. Sono in spiaggia a Fire Island. Mi sto rilassando, sto prendendo il sole e tra un pochetto mi butterò in acqua per rinfrescarmi. Come puoi capire mi sto prendendo cura di me stessa, come mi hai suggerito tu qualche giorno fa. Non sono sparita dalla circolazione” le rispondo consapevole che sia solo mezza verità.

“Bene! Tra mezz’oretta sono lì da te!” mi strilla Caroline, riattaccando la cornetta, non lasciandomi nemmeno il tempo di ribattere.

Sono nei pasticci: la mia migliore amica si sta fiondando qui senza sapere che sono qui con Damon, lo stesso Damon che lei ritiene il tipo di persona “possibilmente da evitare” (anche se credo che in fondo lei abbia cambiato almeno in parte la sua idea su di lui); come se non bastasse Damon non sa che “l’uragano” Caroline sta per investirlo (e mandare all’aria le sue ultime ventiquattr’ore ristoratrici di relax).

Ripongo il cellulare nella mia borsa mare, pensando a come avvisare entrambi i miei amici del loro prossimo “incontro/scontro”. Sono così assorta nel trovare un modo decente e delle parole esaudienti per comunicare loro la “buona” notizia che non mi accorgo della presenza del mio coinquilino di fianco a me. 

Sobbalzo quando sento la sua voce, estremamente vicina al mio orecchio e sento il suo fiato caldo sul collo.
“Diventerai un’aragosta se non ti metti subito un po’ all’ombra o vai a farti un tuffo in acqua. E’ molto calma e fresca stamattina”.

Il mio corpo si paralizza letteralmente avvertendo la vicinanza del suo corpo dietro di me, non riesco a muovermi e mi maledico mentalmente per avere ancora queste reazioni da “ragazzina adolescente” alla veneranda età di ventitré anni. Mi costringo almeno a far funzionare la lingua e gli rispondo cercando di mantenere un tono di voce il meno tremolante possibile.
“Infatti ho messo la crema solare e stavo aspettando tu tornassi per non lasciare incustoditi i nostri zaini, per poi andare a tuffarmi”.

Sono abbastanza soddisfatta della risposta che sono riuscita a formulare, nonostante le forti scosse elettriche che avverto in tutto il corpo e il rimbombarmi nelle orecchie del battito accelerato del mio cuore.
Sento Damon sorridermi sul collo, un fruscio improvviso e le sue braccia che mi avvolgono piano la vita, attirando la mia schiena contro il suo torace, che avverto essere fresco e bagnato per via del recente tuffo in mare.

Il mio cuore perde qualche battito reagendo a quell’improvviso contatto, poi la sua voce morbida e profonda mi solletica ancora una volta l’orecchio.
“Ti va bene il mio abbraccio bagnato come mezzo alternativo per rinfrescarti?”

Appoggio istintivamente le mie mani sulle sue braccia incrociate sulla mia pancia, che mi stringono in una piacevole morsa, che mi lascia senza vie di fuga e mi protegge in contemporanea, ed abbandono la mia nuca sulla sua spalla. Un sospiro esce dalle mie labbra, prima che io lo possa realizzare e mi lascio completamente andare al tepore fresco del suo abbraccio, mi lascio cullare come una bimba appena nata. 

Sento Damon modellarsi contro il mio corpo e sorridere questa volta molto soddisfatto per la mia naturale reazione. Riacquisto un barlume di ragione e gli rispondo con tono sicuro e un po’ divertito.
“Se sta bene a lei Mr. Salvatore, io non ho nulla di cui lamentarmi al momento…”.

 “Sono al suo servizio signorina Gilbert” mi risponde di slancio, mi stringe un po’ di più nel suo abbraccio e mi lascia un bacio casto sui capelli, in un gesto tenero ed improvviso che mi fa capire che probabilmente un po’ lui ci tiene a me.

Chiudo gli occhi, ogni barriera che fino ad oggi ho cercato di tenere alzata tra me e Damon si dissolve. Il mio respiro si regolarizza pian piano, seguendo il ritmo del suo. E’ una sensazione di assoluta quiete e benessere quella che sto provando.

Damon, tenendomi stretta a sé in quella posizione con il solo braccio sinistro, con la punta dell’indice della mano destra comincia a disegnare linee immaginarie sul mio braccio sinistro. Continua a tracciare linee immaginarie sulla mia pelle scendendo sul dorso della mia mano, poi risalendo lentamente fino alla spalla seguendo una traiettoria a curve e cerchi. Mi beo del suo tocco leggero e morbido, perdendo la concezione del tempo che passiamo abbracciati in questa maniera. D’un tratto lui si ferma e io emetto un chiaro mugugno di disappunto. Lo sento ridacchiare ed apro gli occhi tornando repentinamente  nel mondo reale.

“Non mi sembra di averti detto che mi stavi dando fastidio…” gli dico sinceramente.

“Ah no?” mi domanda in tono provocatorio e scherzoso.

“Affatto. Avevo capito che eri al mio servizio Occhioni” ribadisco sicura.

“Lo sono infatti Gilbert. Solo che non credo che alla Barbie farà piacere trovarci intenti a scambiarci un po’ di tenere coccole” mi dice allegro, allentando la presa sulla mia vita, fissando con lo sguardo un punto ben definito davanti a noi.

Realizzo in un baleno a cosa alludono le sue parole, mi tiro di scatto su dritta a sedere e guardo allarmata nel parcheggio della spiaggia, scorgendo la cinquecento con il fiocchetto rosa attaccato allo specchietto laterale di Caroline.
Mi scosto da Damon quel tanto che basta da creare una distanza accettabile da lui e prendo in mano il libro che avevo abbandonato sulla sabbia nel momento in cui Damon mi aveva stretta a sé.

Come colta in flagrante cerco gli occhi del mio coinquilino: sono cosciente e preoccupata visto che Damon potrebbe interpretare la mia reazione come un rifiuto nei suoi confronti, ma con mio grande sollievo quello che leggo nei suoi occhi è solo autentica ilarità; non si è offeso fortunatamente, probabilmente è meno permaloso di come penso sia. Mi sento comunque in dovere di scusarmi per non avergli detto che Caroline stava arrivando (diamine! Ho avuto altro per la testa!!)e lo faccio.

“Scusami..” il mio è più che altro un sussurro, ma lui lo sente benissimo e si allarga in un sorriso meraviglioso.
“Penserò a un modo per farti sdebitare…” il suo tono è pieno di malizia e il suo sguardo è carico di aspettative. Arrossisco e mi mordo il labbro inferiore in un gesto piuttosto nervoso.
La verità è che vorrei che Caroline sparisse all’istante e vorrei scontare nell’immediato la pena che lui ha in serbo per me. Non credo che mi dispiacerà subire la sua punizione, poiché è chiaro a quale genere di punizione lui voglia sottopormi (Non vedi l’ora, eh?? – La vocina nella mia testa si fa sentire rincarando la dose, faccio molta fatica a zittirla e a ritornare sul pianeta terra, dove Caroline ormai ci ha visti e ci sta raggiungendo).

“Guarda guarda chi si vede! Caroline! In effetti stavo cominciando a preoccuparmi perché nelle passate ventiquattro ore non ti sei fatta sentire…” la provoca Damon.

“Damon. Anche per me è un immenso piacere trovarti qui con la mia amica Elena” puntualizza ironica una alquanto contrariata Caroline.

Damon mi lancia uno sguardo complice ed alzandosi si rivolge a me.
“Immagino che Barbie avrà molte cose da dirti quindi vado a pranzare da solo…” afferra la sua maglietta e se la infila velocemente, poi mi parla nuovamente accompagnando le parole ad uno sguardo profondo ed un tono che non ammette repliche “… alle quindici ritorno e lei deve essere sparita. Abbiamo un discorso in sospeso da finire…”. 

Incapace di contenere tutte le reazioni/emozioni che mi ha provocato con quella frase, sbatto le palpebre velocemente e annuisco appena. Inutile provare ad usare le parole per rispondergli, la voce non mi uscirebbe.

Damon se ne va rivolgendo un laconico saluto “Barbie…” alla mia amica per accomiatarsi beccandosi un’occhiataccia dalla diretta interessata, lasciandomi così sola con Caroline che, a questo punto, non è solo contrariata, soprattutto è incredula e terribilmente curiosa. Non devo aspettare molto per sentirmi rivolgere la prima di una lunga serie di domande.
“Cosa ci fa lui qui?” mi domanda infatti con un tono quasi solenne.

Sospiro e prendendo coraggio le rispondo.
“Mi ha accompagnata ed è rimasto anche lui a godersi la giornata di sole…” le mie parole suonano mostruosamente false, Caroline aggrotta le sopracciglia e capisco che no, non posso mentirle anche perché io stessa ho la necessità di confidare a qualcuno quello che mi è successo nelle ultime ventiquattro ore, quello che mi sta facendo perdere completamente il senno della ragione, ciò che mi sta sconvolgendo l’anima e la mente.

“Ok Care…” inspiro profondamente, la mia amica si siede accanto a me sul telo mare togliendosi le scarpe capendo che sto per caricarla di informazioni delicate e personali. Mi guarda e mi sorride incoraggiandomi a cominciare a parlare.

Non so bene da dove iniziare, quindi opto per rispondere alla sua domanda.
“Damon è qui perché è stato lui a propormi di trascorrere insieme questo weekend in spiaggia” inizio e Caroline sgrana gli occhi quando sente la parola weekend,

Anticipo la risposta alla sua domanda implicita.
“Sì, hai capito bene. Ho detto weekend. Ieri ed oggi. Solo io e lui, la sabbia e l’oceano. Lui ieri mattina mi ha svegliata ricordandomi che avevamo in sospeso un weekend al mare per distrarci e rilassarci, così eccoci qua.” 

“Avevate in sospeso? Cosa mi sono persa?” mi chiede alzando le sopracciglia un’incredula Caroline.

Le racconto di quella piccola discussione avuta con Damon più o meno un mese prima, sul fatto che lui aveva già esaurito il Mercoledì le sue possibilità di portarsi a casa la conquista di turno (essendo già arrivato alla ragazza n.3 “concessa” e “prevista” da una delle poche regole che per ragioni di pacifica convivenza io e Damon appunto avevamo stabilito di comune accordo) e che c’era davanti ancora tutto il fine settimana (non ero infatti disposta a concedergli un’eccezione alla regola); lui per mantenere quindi fede “all’impegno” preso mi aveva detto che saremmo andati al mare io e lui; con questa soluzione io finalmente mi sarei distratta e lui non avrebbe infranto la regola delle “tre ragazze al massimo per settimana abilitate ad accedere al nostro appartamento”.
Questa proposta poi non aveva avuto realmente un seguito (Damon non aveva comunque infranto la regola, rimanendo fuori lui per tutto il weekend!), onestamente non pensavo l’avrebbe mai messa in atto.

“Così lui di punto in bianco dopo più di tre settimane ti sveglia un Sabato mattina e ti trascina al mare? E tu glielo hai lasciato fare?!?” Caroline è un fiume in piena.

Effettivamente non ha tutti i torti: come diamine mi è venuto in mente di assecondarlo?!? (fffffff!!! Elenuccia!! Indovina un po’ come… due occhioni azzurri e lucenti come il cielo d’estate a meno di dieci centimetri di distanza dai tuoi, la sua presenza in camera tua all’alba di un nuovo giorno, l’incredibile forza magnetica che provi ogni volta che lui è anche solo nella tua stessa stanza… ok, ok! So benissimo il come ed il perché l’ho “assecondato”, contenta vocina impertinente?!?).

Mi riprendo velocemente dalla piccola lotta interiore e rispondo onestamente, sospirando, alla mia amica.
“Non gliel’ho lasciato fare. Ho voluto io accettare la proposta… anche se arrivata improvvisamente e con estremo ritardo da quando l’avevamo programmata!”.

Caroline mi guarda ancora più confusa e desiderosa di avere tutti i tasselli giusti per rimettere insieme il puzzle, l’accontento aprendomi a lei e liberandomi così da un grosso peso che mi sta letteralmente schiacciando a terra.  

“Io… probabilmente il mio rapporto con Damon è cambiato nell’ultimo periodo… voglio dire… forse è semplicemente il fatto che io ho smesso di considerarlo solo come il mio coinquilino e come una stupida ragazzina sto correndo dietro ad un sogno irrealizzabile… ” sono così confusa e in parte demoralizzata che non riesco a mettere insieme un discorso coerente e nemmeno riesco a guardare la mia amica negli occhi. 

Una lacrima solitaria riga la mia guancia.
Caroline allunga il suo braccio attorno alle mie spalle e mi stringe a sé, la lascio fare.
“Elena…” mi chiama piano e la sento sorridere, ogni traccia di isteria nella voce scomparsa, adesso è molto dolce, comprensiva “… non sei affatto una stupida ragazzina. Sei solamente una ragazza innamorata…” sorride ancora felice, poi il su tono diventa più marcato ed allegro “… certo, ti sei innamorata di un emerito egocentrico pallone gonfiato! Ma chi sono io per giudicarlo? A volte il cuore ci fa fare scelte che razionalmente non saremmo mai in grado di prendere. Non è detto che siano scelte sbagliate solo perché non sono frutto di lunghi e complicati ragionamenti, anzi… potrebbero rivelarsi le migliori scelte che hai mai fatto nella tua vita! Per scacciare tutta la confusione che hai, devi semplicemente dirglielo, il resto, qualunque sia, verrà da sè” finisce il suo pensiero in tutta tranquillità.

So che ha ragione, ma…
“Ho paura Care”, sono sincera; ho una paura folle che se mi esponessi così tanto con lui, lo perderei. 

“Io e Damon siamo completamente diversi. Lui è sicuro di sé, anche fin troppo, sa quello che vuole dalla vita, mentre io sono un’eterna indecisa. Per lui sarei solo un peso, una zavorra, un sacco, insomma un impedimento che lo limiterebbe in quanto non saprei mai bene come gestirmi nelle diverse situazioni. Sarei per lui una perdita di tempo, costituirei un limite alle sue prerogative. Tralasciando il fatto che sin dall’inizio mi ha detto chiaramente che lui non vive secondo le aspettative di nessuno e che io invece ho bisogno di sapere che la persona che mi sta accanto viva con la consapevolezza che bhè, io gli sono accanto e certi traguardi sarebbe bello prefissarseli e raggiungerli insieme, ovvio non tutto!” faccio una pausa, ormai ho rotto l’argine, sono un fiume in piena e Caroline attende pazientemente che io continui.

“Il nostro rapporto è strano: siamo sinceri l’uno con l’altra, ma raramente parliamo seriamente di qualcosa, il più delle volte affrontiamo gli argomenti ridendo e scherzando, come ad esempio quando ci  punzecchiamo con delle battutine, a volte io gli lancio delle frecciatine solo per accertarmi che no, non sta frequentando nessuna ragazza in modo “serio” e tranquillizzarmi… ed anche lui mi istiga buttando qua e là frasi che coinvolgono un mio “amante segreto”, ma non so se lo fa per lo stesso mio motivo. A volte mi sembra mi mangi con gli occhi, altre volte è freddo e distaccato. E’ un rapporto complicato il nostro. In questo ultimo periodo però lui è davvero cambiato nei miei confronti: non esce più come prima, adesso è più il tempo che passa a casa con me che quello che esce, e quando esce lo fa quasi sempre e solo con Alaric. Non porta a casa una ragazza da un po’ tanto tempo in effetti, per i suoi standard, bhè.. a parte il piccolo “incidente” della sera del tuo compleanno... E con me è sempre gentile e disponibile. Credo, ma potrei sbagliarmi, che in questo weekend lui abbia voluto testare se la mia presenza accanto a sé gli fa piacere o molto più che piacere. Però è una mia ipotesi e magari è solo il frutto del desiderio di una ragazzina innamorata… per l’appunto… ”.

Quando pronuncio la parola “innamorata”, il mio cuore rallenta il battito: è la prima volta che lo dico ad alta voce e so che è incredibilmente vero: sono innamorata di Damon, dell’ultima persona per la quale mi sarei aspettata di “capitombolare”, di una persona che fino a poco tempo fa racchiudeva in sé tutti gli aspetti che io ho sempre catalogato come “inaccettabili”, quel genere di persona che da tutta la vita cerco di tenere bene alla larga.

Eppure lui mi piace proprio perché è così: a volte scontroso, troppo sicuro di sé, quasi certo di essere infallibile, uno spaccone per dirla tutta, ma è anche sincero, non ti illude mai, ti dice sempre le cose come stanno anche se la verità può farti male, quando vuole sa essere più dolce del miele, più tenero dell’ orsacchiotto morbidoso che tutti noi da bambini stringevamo al petto nei momenti di sconforto, è molto attento alle mie esigenze anche se non lo vuole far vedere. Quando sono con lui mi sento protetta, come se tutto il male di questo mondo non possa nemmeno lontanamente scalfirmi perché io ho Damon come corazza, ho lui che riceve e subisce il colpo al mio posto. So che è un controsenso, ma Damon è l’egoista più generoso che mi sia mai capitato di conoscere, tanto più è egocentrico, tanto più ti dona l’anima per aiutarti. Mille farfalle vorticano nel mio stomaco.

Caroline mi guarda a lungo, come se stesse soppesando bene le parole.
“Senza dubbio il vostro rapporto è cambiato! Tre mesi fa non avresti mai accettato di passare un intero weekend con lui, più che altro perché lui ci avrebbe provato spudoratamente con ogni persona di sesso femminile che avreste incrociato, solo per dimostrarti che non è poi così male non avere una relazione stabile con qualcuno e tu ne saresti uscita con i nervi a pezzi. Invece oggi sei qui con lui e mi pare di aver capito che lui non abbia fatto il cascamorto con tutti i bikini che gli sono passati davanti agli occhi, al contrario… Considerato anche il fatto concreto di cui sono stata testimone quando prima di lasciarci sole ti ha “blindato” per le tre di questo pomeriggio, sembra proprio che lui non abbia occhi che per te. L’ho notato anche io che ultimamente Damon conduce una vita piuttosto “tranquilla” rispetto a qualche mese fa, quindi no, non è solo una tua impressione! Oh Elena, non pensavo lo avrei mai detto veramente, perché qualche sospetto su te e lui insieme mi era già venuto e alla festa del mio compleanno te l’ho già anche detto, ma… contro ogni mia aspettativa e ogni mia convinzione, ti dico sinceramente che formereste proprio una bella coppia” mi sorride raggiante.

Improvvisamente aggrotta le sopracciglia e con tono intimidatorio conclude.
“Non farmi mai più ripetere ad alta voce una cosa del genere! Io che dico che Damon è…. è…” sospira scoraggiata “…è perfetto per te!”, dal tono capisco che ha appena perso una battaglia con se stessa e mi viene da ridere perché non ho mai visto Caroline cedere una sola volta su qualcosa che ha sempre affermato con assoluta convinzione.

Questa volta ha ammesso che la sua convinzione su “Damon-lo spezzacuori insensibile” non è poi così tanto vera. Essendo un evento più unico che raro questo, decido che una piccola rivincita sulla mia amica, che mi ha sempre messa in guardia su di lui provocandomi in continuazione per mettermi alla prova  chiedendomi se ero gelosa di lui, non può che giovarmi.
“Non eri tu la sostenitrice numero uno del team“Damon è un caso irrecuperabile”?” le domando ironica, in cuor mio mi sento molto più sollevata ora che ho condiviso con qualcuno questo “piccolo” segreto dell’essere follemente innamorata del mio coinquilino; aver ricevuto anche l’inaspettato sostegno della mia migliore amica non ha fatto altro che migliorare di molto il mio stato d’animo.

“Ma io lo penso ancora! Lui è un caso irrecuperabile… solo che ha avuto la fortuna di incontrare te, che saprai farlo rigare dritto. Dovrebbero farti un monumento Elena, non è da tutti riuscire in un’impresa del genere!” mi risponde convinta Caroline.

Scuoto la testa divertita in segno di diniego.
“Care… tanto per puntualizzare… io e Damon non stiamo insieme… e se anche dovesse succedere davvero che io e lui divenissimo “una coppia”, bhè, io non limiterò mai la sua libertà di scelta”.

“Ovvio che lui farà sempre ciò che vuole, stiamo parlando di Damon. Solo che non farà mai nulla per ferirti” mi risponde sicura Caroline.

“Come puoi essere certa che non mi ferirà se pensi che sia comunque un ragazzo poco affidabile?” le domando scettica.

Caroline assottiglia lo sguardo, i suoi occhi esprimono tanta determinazione e sicurezza.
“Perché se ti torcerà un solo capello, se ti farà scendere una sola misera lacrima dai tuoi bei occhioni da cerbiatta, dovrà vedersela con me! Ti garantisco che una passeggiata negli inferi gli farebbe più piacere di un incontro con la sottoscritta in quel caso…”

La sua frase non può che strapparmi una grande risata, che la contagia. In breve ridiamo come due matte. 
All’improvviso mi ricordo che lei è venuta qui in spiaggia per un’altra ragione: Klaus. Quindi decido di renderle il favore.
Smetto di ridere e la guardo seria.
“Allora Care, sei venuta qui per qualcosa di più urgente del subire le mie lagne su i miei problemi di cuore… vogliamo parlare di Klaus?” le domando risoluta.

Caroline diventa seria non appena pronuncio il suo nome. Sa che adesso tocca a lei svuotare il sacco. Sospira  pesantemente ed inizia il suo racconto.
“Ho deciso di lasciare Tyler e sì, Klaus ne è la causa principale”.
Ha sganciato la bomba, ora tocca a me aiutarla. Le sorrido incoraggiante e lei mi abbraccia di rimando cominciando a raccontarmi gli avvenimenti dell’ultima settimana.




Angolo dell'Autore
Buonasera a tutti! Allora, cosa pensate di questo nuovo "momento"? E' un pò più introspettivo rispetto agli altri, se non altro perchè Elena finalmente "si racconta". Il rapporto tra Damon ed Elena è sicuramente cambiato... ma deve ancora essere ben definito, non credete? A breve si definirà, è una promessa! A breve credo anche che questo esperimento intitolato "Momenti" terminerà... mi piacerebbe avere le vostre opinioni, come sempre le aspetto con ansia! Alla prossima! Atlantide08


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Capitolo 14
*** 12 - ***


Caroline ed io siamo sedute al riparo dai raggi solari, in uno dei piccoli tavolini di un chioschetto direttamente sulla spiaggia, abbiamo appena finito di pranzare con un mega-gelato ristoratore e rinfrescante.

“E così ho detto a Tyler che possiamo rimanere amici, ma niente di più…” Caroline termina il suo racconto, che è assomigliato tanto più ad un suo sfogo personale e mi guarda cercando di individuare la mia più piccola disapprovazione.
Io invece Le sorrido comprensiva.

“Ammetto che Tyler non mi è mai andato a genio, ma questo lo sai già” le rispondo seria, ma sorridendole con lo sguardo. I lineamenti del suo angelico viso si ammorbidiscono, si sta rilassando confortata dalla mia reazione.

Continuo cercando di esprimere bene il mio pensiero.
“Certo, questo Klaus è stato alquanto intraprendente ed anche un po’ egoista, non credi? Insomma, vi siete incrociati un paio di volte e lui, nonostante la prima volta tu gli avessi esplicitamente detto che eri una ragazza “impegnata” sentimentalmente, ti ha comunque fatto una corte stretta, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze. E tu sei capitombolata tra le sue braccia veramente in fretta!”

Caroline mi guarda un po’ storta e capisco che ha frainteso le mie parole, quindi cerco di rimediare.
“O insomma! Pensaci bene: se sono bastati un paio di incontri occasionali con un perfetto sconosciuto, perché in fin dei conti Klaus non puoi dire di conoscerlo veramente, a farti mettere in discussione il tuo rapporto con Tyler, bhè… forse Tyler non è esattamente il ragazzo giusto per te! Oggettivamente Caroline il tuo rapporto con Tyler mi è sempre sembrato “unilaterale”, sei sempre stata tu a cercare lui, Tyler raramente ti ha concesso spontaneamente le sue attenzioni e più che un “farsi desiderare” il suo l’ho sempre classificato come un comportamento da menefreghista” mi mordo la lingua, forse quest’ultimo insulto a Tyler avrei dovuto tenerlo per me.

Caroline mi guarda indagatrice
“E..?”

Vuole che vada avanti, non si è arrabbiata per le mie ultime parole contro quello che fino a poche ore prima era ancora il suo ragazzo, un po’ rinfrancata quindi l’accontento.
“E… ecco, è come se Tyler si fosse tirato la zappa sui piedi da solo, ok? Da ciò che mi hai raccontato Klaus ti ha circondato di mille attenzioni nel poco lasso di tempo che avete trascorso insieme e tu, queste sue gentilezze non le hai trovate in alcun modo fastidiose, anzi... Non mi è quindi per niente difficile comprendere perché in brevissimo tempo tu hai deciso di lasciare Tyler e incominciare a frequentare il misterioso Klaus” concludo soddisfatta.

Caroline mi guarda ancora per un secondo incerta. Poiché la conosco molto bene, capisco subito quali sono le parole che vuole sentirsi dire e l’accontento, in fondo sono semplicemente il riassunto del mio discorso.
“Non sei una ragazza < facile > Care!” affermo convinta. 

Finalmente Caroline si apre in un sorriso liberatorio.
Mi abbraccia ringraziandomi. E’ proprio mentre siamo abbracciate che Damon ci trova.
“Posso partecipare all’abbraccio? Ho sempre desiderato essere abbracciato in pubblico da due ragazze contemporaneamente!” la voce ironica e pungente del mio coinquilino mi arriva da dietro. Caroline come conseguenza aumenta la stretta del suo abbraccio.
“Scocciatore a ore sei Elena” bofonchia al mio orecchio e poi mi lascia andare.

Mi volto indietro ed incrocio lo sguardo divertito di Damon, per un attimo mi perdo ad osservare la sua bellezza: è a dorso nudo con la maglietta buttata a cavallo su una spalla, i pantaloncini del costume bagnati e qualche gocciolina di acqua che lenta scivola dalle ciocche bagnate e disordinate dei capelli sul suo marmoreo ed abbronzato petto (chiudi la bocca ed asciugati la bava… Elena! Non ho la bocca aperta, insulsa vocina! Però è davvero un gran bel vedere il mio coinquilino…).

Mi riprendo quasi subito da quella “visione” ricordandomi che tra me e lui le cose sono tutt’altro che chiarite, quindi mi obbligo a smetterla subito con le mille fantasie che hanno invaso la mia testa simultaneamente all’immagine seminuda e bagnata (e terribilmente sexy!!) di Damon. Nulla del mio improvviso scombussolamento traspare all’esterno, anche il tono di voce canzonatorio che uso per risponderli non dà adito a dubbi.

“Vuoi farci credere che non ti è mai successo di essere abbracciato da due ragazze in contemporanea?!?” con lo sguardo lo sfido convinta dell’esatto contrario.

“No Gilbert, ho sempre preferito dedicarmi ad una sola ragazza per volta…” mi risponde in tono altrettanto provocante lui. Alzo gli occhi al cielo in simbiosi con Caroline.

“Adone gonfiato!”esclama la mia amica.

“Barbie, non hai da fare?” le domanda Damon porgendole la sua mano, in un chiaro invito ad alzarsi ed andarsene.

“Sei sempre il solito simpaticone Damon. Mi alzo solo perché sì, per adesso con la mia amica ho finito, sia ben chiaro. Non lo faccio perché tu me l’hai chiesto” dicendo ciò Caroline si alza, si aggiusta il vestito, afferra la sua borsa e si rivolge a me interrogativa.
“Allora ci vediamo domani dopo il lavoro? Aperitivo?”

In verità non le interessa tanto domani, la sua domanda implicita è se può andarsene adesso lasciandomi così sola con lui.
Annuisco sicura .
“Sì Care. A domani! Alle 18:00 al solito bar”.

“A domani allora Elena! Addio Damon!” Caroline ci saluta alla sua maniera e si allontana lasciandomi da sola con Damon che scuotendo la testa ilarmente per il saluto ricevuto mi invita a seguirlo fuori.
“Andiamo?”mi domanda.

Mi alzo, recupero la borsa a mia volta e mi accingo a seguirlo fuori dal chioschetto. 
Damon mi guarda negli occhi per una frazione di secondo, sembra stia valutando i pro e i contro di qualcosa, ma non ho il tempo di riflettere sul significato di quel suo sguardo, poichè voltandosi verso l’uscita allunga il suo braccio verso di me, con la sua mano trova la mia e fa intrecciare le nostre dita, in un gesto fluido, lento, tanto inaspettato quanto semplicemente naturale e mi tira con sé verso l’uscita.

Mille scariche elettriche partono dall’unione delle nostre mani e attraversano tutto il mio corpo; è già la seconda volta che mi prende per mano ma a differenza della prima volta, adesso lo fa apertamente, è stata una sua libera scelta; io potrei benissimo sciogliere questo intreccio di mani se lo ritenessi inadeguato, ma il fatto è che penso sia molto più che adeguato. E’ un intreccio che probabilmente ho sempre desiderato, come ho sempre saputo che Damon non è mai stato solo il mio semplice coinquilino.

Ho il cuore in fibrillazione, non riesco e nemmeno voglio distrarmi pensando ad altro per cercare di regolarizzare un po’ la mia (quasi evidente ad occhio) aritmia; voglio godermi il momento, voglio sentire i brividi intensi di piacere passare fibra per fibra in tutto il mio corpo, voglio assaporare ogni secondo del calore che questo contatto ha generato, dapprima circoscritto alle sole mani, man mano che i secondi sono passati si è diffuso lentamente ma inesorabilmente per tutto il braccio, fino ad arrivare dritto dritto al cuore, riscaldandomi teneramente e peggiorando di molto il suo già precario battere.

Siamo vicini, camminiamo praticamente fianco a fianco, il suo profumo fresco mi ha quasi del tutto sopraffatta, la testa è nel caos più totale, mi sento leggera, molto leggera e terribilmente in equilibrio precario, se lui staccasse la sua mano penso che cadrei in terra. Che sensazione di felicità immensa! Niente e nessuno può portarmi via questo momento, adesso sento che tutto ciò che è intorno a noi è solo un contorno, non conta. Siamo solo io e lui.

Una forte ed improvvisa botta, accompagnata da una sensazione di bagnato mi riportano alla realtà, dove mi accorgo che una ragazza dai capelli biondi “non ci ha visto” e si è praticamente schiantata contro di noi. 

La vedo sorridere fintamente imbarazzata rivolta solamente verso Damon, prodigandosi in mille scuse, come se io neanche fossi lì accanto a lui. Eppure anche io sono bagnata. Quell’oca bionda continua a scusarsi e a mettere le sue mani sui pettorali ben scolpiti (ed in bella mostra essendo ancora a dorso nudo) di Damon, con la scusa di asciugarlo. 

Damon che comunque non ha lasciato andare la mia mano, le sta ripetendo che non è niente, non si deve preoccupare.

 Ma quella specie di bipede dai capelli color paglia continua imperterrita a passare e sfregare le sue mani sul petto del mio coinquilino per asciugarlo, scendendo sempre più verso il basso, verso l’elastico del suo costume, incurante del mio sguardo di fuoco che le sto rivolgendo.

E’ la classica goccia che fa traboccare il vaso: mi fa scattare e nonostante i miei sforzi nel tentare di trattenermi, nel mordermi la lingua per non intervenire (in fin dei conti al momento non ho molti diritti da vantare sul mio coinquilino), scoppio e sono davvero molto acida.
“Hai bisogno di aiuto?! Magari un asciugamano ti sarebbe utile, no?!?” la mia domanda sarcastica la obbliga a voltarsi verso di me e finalmente è costretta a considerarmi.

“No grazie. Non ho bisogno di aiuto, me la sto cavando bene da sola” mi risponde sfacciata e sorridente. 

Se il mio sguardo potesse uccidere una persona, quest’oca bionda sarebbe già stesa in terra. Vuole la guerra?!? Bene, sarà accontentata! Guardo per un millesimo di secondo Damon negli occhi, cogliendo la sua curiosità di vedere cos’ho in mente di fare (tranquillo “coinquilino”, tra due microsecondi lo scoprirai! Mai stata tanto d’accordo con la mia vocina!).

“Io dico che stai solo facendo più danno. Sai biondina, se tu fossi la sua ragazza sapresti benissimo che a lui non piace essere toccato nel modo in cui lo stai toccando tu. Ma tu non sei la sua ragazza, quindi non lo puoi sapere” il mio tono di voce è piatto, ma deciso.

Mentre parlo mi avvicino a Damon, scansando quel bipede biondo senza cervello, fermandomi ad una misera spanna da lui. Incomincio ad accarezzare il petto bagnato di Damon (ormai appicicaticcio per via del succo che la “svegliona” bionda gli ha riversato addosso) in maniera sensuale ma forte, premendo bene il palmo della mia mano sulla sua pelle, creando un attrito caldo e visibile ad occhio, partendo dal centro del suo sterno, scendendo piano fino ad un paio di centimetri sopra l’elastico del suo costume e risalendo lenta ma possessiva verso l’alto fino ad arrivare quasi alla sua spalla.
Man mano che la mia mano sale, la mia bocca si avvicina al mento di Damon, alla mandibola e quando raggiungo con la mano la spalla, le mie labbra sono ad un soffio da quelle di lui. L’altra mano è sempre intrecciata alla mano di Damon.

Damon che è colto alla sprovvista dal mio gesto (forse più della bionda stessa!), lo sento fremere sotto alle mie dita, sento il suo respiro corto infrangersi sulle mie labbra (se non foste qui su una spiaggia pubblica con quest’oca a far da spettatrice azzarderei che nel giro di mezzo nanosecondo lui annullerebbe la distanza fra le tue e le sue labbra e non vi limitereste ad un semplice bacetto… la vocina nella mia testa sottolinea il particolare, ma non è il momento di distrarmi con certe considerazioni, ho una ragazza “poco educata” da “rimproverare”…).

Senza scostarmi da Damon mi volto appena per riuscire ad incrociare gli occhi della “sfortunata malcapitata” che tenta di reggere il mio sguardo cercando di sottolineare quanto sia infastidita, forse non si aspettava una reazione del genere da parte mia. Bhè, si è sbagliata e adesso deve rendersi conto di quanto sia stata ridicola e deve affrettarsi ad “aggiustare” la figuraccia appena rimediata. 

Adesso chiudo la partita ochetta bionda... 
“A Damon piace il contatto pesante. Tu lo stavi solamente irritando. Tienilo a mente se la prossima volta ti dovesse venir ancora voglia di venire a sbattere contro di lui”. 

Fatto. L’ho liquidata bene, no? La ragazza bionda apre bocca una prima volta, ma non emette alcun suono, la mia indole cattiva prende un’ ultima volta il sopravvento ed infierisce.
“Stai cercando di dire qualcosa?” le domando fredda e sarcastica.

L’ameba bionda apre di nuovo la bocca e questa volta riesce ad articolare una frase.
“Non sapevo fosse fidanzato, è stato tutto il pranzo da solo…” la interrompo con un gesto secco della mano.

“Grazie, accettiamo le tue scuse. Adesso se non ti dispiace io e il mio ragazzo continuiamo da dove tu ci hai interrotto. Buon proseguimento!” detto questo guardo Damon negli occhi e lo spingo nella direzione in cui mi stava tirando poco prima che quell’insulsa sciacquetta ci piombasse addosso.

Damon avanzando nella direzione in cui lo sto spingendo slega l’intreccio delle nostre mani, facendomi tremare per la paura di aver esagerato, ma il mio timore svanisce subito, infatti fa passare il suo braccio intorno alla mia vita, stringendomi possessivamente a sé ed avanziamo così abbracciati.

Il mio cuore perde un battito (più di uno…) quando una volta allontanatici dal chioschetto realizzo per davvero cosa sono appena stata capace di fare. Arrossisco di botto ed istintivamente nascondo il mio viso girandomi contro il petto di Damon “scontrandomi” però con la sua fresca pelle.

Accipicchia lui è ancora a dorso nudo! Ne sto combinando una dietro l’altra!! Mi rigiro col viso in avanti in completo imbarazzo e lo sento ridere piano. All’improvviso Damon si ferma, non mi sono accorta, ma siamo arrivati sulla punta estrema degli scogli, davanti a noi solo l’immenso e luccicante oceano.

Damon mi scosta piano, scioglie lentamente l’abbraccio, ma mi tiene comunque vicino a sé poggiando le sue mani sulla mia vita. Siamo uno di fronte all’altra, ma non ho ancora il coraggio di alzare i miei occhi per incontrare i suoi. Il cuore mi martella nel petto all’impazzata. Damon stacca una mano dal mio fianco e appoggiandola sotto il mio mento mi obbliga pian piano ad alzare lo sguardo. Ed è in questo modo che infine i miei occhi color cioccolato si scontrano e si fondono con i suoi due zaffiri azzurri, il mondo intorno a noi scompare. Mi perdo nel suo sguardo, è profondo e pieno di sentimento. Mi sorride infondendomi coraggio, facendomi sentire meno stupida.

La sua voce è calda e carica di tenerezza.
“Ti adoro quando ti mostri così gelosa nei miei confronti. E’ già la seconda volta nel giro di nove giorni che succede, o sbaglio?” 
La sua domanda allude chiaramente alla mia “performance” della sera del compleanno di Caroline avvenuta il Venerdì precedente. Arrossisco di nuovo imbarazzata. Non posso negare. Annuisco semplicemente perché è l’unica cosa decente che riesco a fare.

Il suo sorriso si allarga ulteriormente a questa mia ammissione. E’ bellissimo Damon, è quanto di più perfetto la natura abbia mai creato e sta sorridendo contento a me. Me lo merito? Sono arrivata qua a New York per darmi una seconda possibilità ed è da quando sono arrivata che praticamente devo tutto a lui: all’inizio è stato l’affitto anticipato dei primi tre mesi, poi è stata la dritta che lui mi ha dato per presentarmi ad un colloquio in una redazione della rivista che da un paio di settimane mi ha confermato a tempo indeterminato, poi è stata la volta della scelta dei nuovi mobili con cui arredare l’appartamento che condividiamo e via via fin qui, oggi.

Il tutto tra le frecciatine neanche tanto velate di Caroline, dapprima infastidita e preoccupata per la mia “vicinanza” spazio-temporale con il coinquilino meno affidabile del mondo, via via molto più interessata ed attenta a come il mio rapporto con “quell’egocentrico pallone gonfiato, ma innegabilmente sexy” Damon si sia pian piano rivoluzionato, diventando man mano meno asettico e distaccato e più profondo e maturo.
E Stefan, Stefan che penso abbia saputo sin dall’inizio che il distacco voluto e ricercato da me e Damon l’uno nei confronti dell’altra, fosse solo apparente, fosse solo un modo per difendere noi stessi l’uno dall’influenza dell’altra e viceversa.  

Stefan che da subito mi ha messa in guardia dicendomi che per questa convivenza avrei dovuto avere una “mentalità più aperta”, ora so cosa intendeva esattamente. Stefan non ha mai voluto farmi intendere che avrei dovuto saper accettare il fatto conclamato che per casa sarebbero “girate” svariate ragazze e che quindi il mio essere “monogama” avrebbe ricevuto un grosso scossone, no. Stefan sono sicura intendesse sin dal principio che per riuscire a convivere con suo fratello avrei dovuto “guardarlo e considerarlo” da un punto di vista completamente opposto a quello a cui sono abituata a “guardare e considerare” me stessa, solo in questa maniera l’avrei “capito” e sarei riuscita a dividere l’appartamento, nonché il mio quotidiano vivere con lui, senza avere particolari problemi. 

Credo di aver seguito il consiglio di Stefan abbastanza “bene”, perché adesso sono qui davanti a suo fratello col cuore che batte all’impazzata nel mio petto, le guance arrossate, il respiro spezzato e mille farfalle nello stomaco che non vedono l’ora di poter svolazzare allegre e leggere nell’aria intorno a me, intorno a noi. Quanto vorrei poterle accontentare azzerando in un batter di ciglia la poca distanza che ancora c’è tra le mie labbra e le sue…!! Ma non ne ho il coraggio!

(Dove l’hai nascosta la grinta di poco fa Elenuccia?!? Santissimi numi Damon! Cosa diamine stai aspettando?!? So che hai letto perfettamente il pensiero alla qui presente Elenuccia, dunque?!? Che vogliamo fare?!? Rimanere qui a fissarci per il resto della giornata?!?)... possibile che anche in questo momento la vocina fastidiosa ed acida nella mia testa riesca a prendere parola?!? Innegabilmente però mi trovo a darle ragione. 

Direi che non posso pretendere niente di meglio per ricominciare a vivere… quindi per rispondere alla domanda di prima:  Sì, me lo merito…

Il suo sguardo cambia, diventa improvvisamente più serio, più profondo… incatena i miei occhi  con fin troppa facilità (del resto ho smesso di opporgli resistenza), mi avvicina a sé ancora un po’, la sua voce è un bisbiglio appena udibile.
“Visto che sono il tuo ragazzo, posso rubarti tranquillamente un bacio, giusto?”

Domanda retorica, non ho nemmeno il tempo di cominciare a pensare ad una risposta “grintosa” da dargli. E’ un attimo, Damon annulla la distanza fra di noi, le sue labbra sono finalmente sulle mie. Sono morbide, calde e tremendamente eccitanti. Le preme sulle mie in un gesto delicato ma deciso. Assaggia le mie labbra con calma, come se avesse paura di un mio rifiuto.

Il mio piccolo cuore scalpita impazzito nel mio petto, mi fa male, ma è un dolore più che piacevole perché non è altro che la furia del mio sentimento troppo a lungo repressa per il mio “coinquilino” che finalmente è libera di esprimersi, finalmente non è più costretta a stare nascosta e rinchiusa nell’angolino più recondito del mio cuore, al contrario ne è diventata la padrona.

Il mio battito è talmente forte ed accelerato che sono sicura lui lo può tranquillamente sentire ed interpretare, quindi per non farlo cadere in errore decido di aiutarlo a “decifrarmi”.
Appoggio le mie mani sui suoi fianchi e risalgo lentamente sulla sua schiena, rendendo nulla la già poca distanza tra il suo corpo mezzo nudo e il mio. Rispondo al suo bacio modellando le mie labbra sulle sue, mordicchiandogliele, facendo scontrare i nostri respiri affannati.

Funziona, incoraggiato Damon aumenta la stretta sui miei fianchi e fa scorrere lentamente ma pesantemente la sua mano destra sulla mia schiena, tirandomi maggiormente a sé, approfondendo il bacio, chiedendomi contemporaneamente il permesso di entrare nella mia bocca con la sua lingua, permesso che mi affretto a concedergli, dando il via ad uno scambio di sapori ed umori del tutto nuovi per entrambi.

Il nostro non è un semplice bacio, è un donarsi l’uno all’altra, è un concedere all’altro tutto l’Amore di cui si è capaci e oltre, è un donarsi completamente, è un toccare con mano l’anima l’uno dell’altra. E’ un bacio voluto e bramato da entrambi, ora lo so.

Damon allenta leggermente la stretta e si stacca un attimo per far riprendere fiato ad entrambi. Lo sento sorridere sulle mie labbra, mi discosto un po’ di più da lui per trovare i suoi occhi, che adesso sono come ghiaccio liquefatto.
Il suo sguardo è profondo, ma divertito. La domanda mi esce spontaneamente.
“Che c’è di così tanto divertente che ti fa ridere?” gli domando tentennante, temendo all’improvviso di aver frainteso tutto e di essere stata un disastro nel contraccambiare il bacio (anche se a me onestamente non è sembrato di essere poi stata “scarsa”).

Damon riporta la distanza tra le nostre labbra al minimo e continua a sorridermi. Benedetto ragazzo, mi stai facendo morire tenendomi così sul filo dell’incertezza! Chiudo gli occhi ed aspetto impaziente di sentire nuovamente il contatto fra di noi, ma all’ultimo Damon sposta la sua bocca vicino al mio orecchio.

Senza riuscire a controllarmi emetto un sonoro suono di protesta per il mancato ed aspettato incontro tra le nostre labbra, protesta che viene regolarmente sentita dal mio coinquilino. Damon ride sommessamente vicino al mio orecchio, sento il suo fiato caldo solleticarmi la pelle, la sua voce così vicina, roca e sensuale fa partire un lungo brivido di piacere su tutta la mia schiena 
“Mi piace sentire il tuo crescente desiderio di me”.

 (E’ ufficiale: stai per morire per mancanza d’ossigeno… Elenuccia! Ricordati di respirare! Questa volta la mia vocina mi dà un consiglio sensato che cerco con molte difficoltà di attuare). 

Le sue braccia mi stringono in una piacevole e calda morsa, bloccandomi, impedendo al mio corpo di allontanarsi dal suo, la sua bocca sta lasciando una scia di baci umidi ed eccitanti lungo la breve linea del collo che dal mio orecchio arriva fino alla clavicola. Risale lentamente compiendo a ritroso lo stesso percorso, il mio corpo è percorso da una miriade di piccole scariche elettriche partenti da quei dolci contatti tra le sue morbide labbra e la mia pelle. Inutile dire quanto il mio respiro è spezzato ed affannato, sono in sua balìa, avvolta da una sensazione di puro piacere.

Arrivato di nuovo al mio orecchio, si allontana quel tanto che basta per catturare nuovamente i miei occhi con i suoi. I suoi occhi che sono improvvisamente molto seri e profondi, scrutatori. 
“Non credevo mi sarebbe mai più accaduto, ma mi è successo proprio quando era l’ultima cosa che mi aspettavo. Mi piaci Elena e lo so che io rappresento l’esatto opposto del genere di ragazzo che tu ti meriti, ma… mi sono innamorato di te. Ti amo piccola Gilbert. Anche se contro ogni logica e buon senso Elena, vuoi concedermi l’onore di essere la mia ragazza e provare così a mischiare le nostre vite?”

Tutto mi sarei aspettata, ma non la sua dichiarazione. Il suo tono di voce è tremendamente serio, sincero, con una punta di malcelata emozione che tradisce la sua voglia di non farsi vedere vulnerabile; perché Damon non si è mai mostrato a nessuno così vulnerabile, così come invece si sta mostrando a me in questo momento. Un mio rifiuto sarebbe quasi “letale” per lui. Lo so perché ogni singolo particolare di lui adesso mi fa intendere questa verità sottintesa: i suoi occhi grandi, profondi e di infinite sfumature grigio-azzurre leggermente dilatati, le sue labbra leggermente tese, le sue braccia strette intorno a me che mi tengono legata a lui in maniera che vorrebbe diventare possessiva ma che ancora non può esserlo, la pressione delle sue mani sui miei fianchi, il suo petto virile così vicino al mio che si alza e si abbassa aritmicamente, tutto in lui in questo istante è in sospeso, in attesa di una mia risposta.

Non è più il tempo di scherzare o nascondersi dietro al sarcasmo, Damon si è tolto la sua solita maschera e si aspetta che io faccia altrettanto. Ha detto che mi ama, sono queste le due paroline magiche che mi danno la forza e il coraggio di non tenerlo troppo sulle spine e rispondergli con un minimo di senso (perché credetemi, in questo frangente è davvero molto molto difficile restare con i piedi per terra e sembrare una ragazza matura!).

Senza staccare i miei occhi dai suoi, porto entrambe le mie mani che finora sono rimaste inermi a penzoloni lungo i miei fianchi, sui suoi avambracci e le faccio scivolare lentamente in avanti, salendo piano fino a raggiungere le sue spalle, avvicinandomi in questa maniera a lui con tutto il mio busto.

Le mie labbra si aprono in un sorriso spontaneo e sincero, Damon inclina leggermente la testa verso destra, socchiudendo un poco i suoi meravigliosi lapislazzuli blu cercando di carpire nei miei gesti la risposta alla sua domanda, credo l’abbia ottenuta perché il suo sguardo si illumina per una frazione di secondo, poi ritorna scrutatore, vuole sentire la mia voce confermare ciò che il mio corpo già gli ha confessato.

Sospiro tremando a mia volta per la forte emozione. 
“Sì Damon. Voglio essere la tua ragazza” Mi esce una voce alquanto flebile, ma sono determinata ad arrivare fino in fondo, quindi continuo accettando quel debole tono di voce.
“Non so cosa ne verrà fuori a mischiare le nostre vite ma onestamente non riesco ad immaginare il mio domani senza di te. Mi sei entrato sotto pelle, ti sei fatto spazio dentro di me pian piano, senza farmene accorgere e sei arrivato dritto al centro del mio cuore. Ho provato a contrastarti, ho provato ad escluderti perché diamine! Ho sempre pensato che i tipi come te fossero incapaci di provare qualsiasi sentimento, qualsiasi emozione, che i ragazzi come te agissero solo mossi dal loro testosterone e dal loro egoismo, calpestando tutto e tutti coloro che sfortunatamente cadevano nella loro rete. Ma tu… tu mi hai sfidato, provocato, fatto arrabbiare perfino, facendo in modo però che io vedessi di volta in volta il tuo lato nascosto, facendoti conoscere da me per ciò che sei realmente… e io… man mano che scoprivo quel qualcosa di te in più, particolare, ho cominciato a dirmi che bhè, in fondo non eri proprio così superficiale e narcisista come ti avevo erroneamente e forzatamente catalogato quando ci siamo conosciuti”.

Fermo il mio monologo per vedere se è risultato comprensibile, lo sguardo di Damon è sempre incatenato al mio, ma ora è decisamente più leggero, più spensierato… solo che è ancora in attesa, c’è ancora una domanda implicita in esso, domanda che non tardo a decifrare e alla quale mi affretto a dare risposta.
“Mi sono innamorata di te Damon. Ed è solo “colpa” tua, lo sai vero?” gli confesso sorridendo, tutto d’un fiato.

Damon mi sorride divertito, impedendomi di distogliere da lui il mio sguardo ormai terribilmente imbarazzato, ho le guance a fuoco.

“Gilbert! Io non ho fatto niente di che! Sei tu che sei arrivata all’improvviso sulla mia strada proponendomi dall’oggi al domani di dividere con te un appartamento e mi hai letteralmente sconvolto l’esistenza!” il tono di Damon è ilare, sta giocando con me per vedere quanto sono ancora in grado di trattenermi. 

Stando al suo gioco sfodero un’aria altezzosa e gli rispondo per le rime.
“Mr. Occhioni, l’idea di condividere lo stesso appartamento è stata di tuo fratello, eri liberissimo di rifiutare ma evidentemente il mio averti rifiutato la sera del nostro primo incontro ti deve aver scottato parecchio l’orgoglio, così hai accettato credendo di potermi dimostrare che sei in grado di “ammansire” qualsiasi ragazza e…”

La mia saccente risposta viene messa improvvisamente a tacere dalle sue labbra morbide, premute con una certa urgenza contro le mie. Damon ha deciso di “perdere” questa sfida, credo che entrambi in questo momento abbiamo altri tipi di esigenze che non riguardano affatto chi fra noi due è più capace di tener testa all’altro.

Mille scariche elettriche attraversano nuovamente tutto il mio corpo a quell’improvviso contatto. 
Sento Damon spingere deciso per poter approfondire maggiormente il bacio e cedo all’istante. Per la seconda volta ci assaporiamo a vicenda, esploriamo ed esaudiamo l’uno le voglie dell’altra e viceversa. E’ un bacio più urgente e più consapevole questo. E’ un bacio che suggella la nascita di un nuovo amore, il nostro amore, la nostra storia insieme. Mi lascio trasportare dalla miriade di emozioni che Damon mi sta donando, che attraversano il mio corpo ed arrivano dritte al centro del mio cuore, della mia anima. So che anche per lui è lo stesso.

Si stacca da me, così improvvisamente come improvvisamente aveva dato inizio a quel nostro secondo bacio ed ancora una volta, mio malgrado, non riesco a trattenere un mugugno di scontentezza.
Ovviamente Damon ride ancora una volta divertito per la mia reazione.

Incatena nuovamente i miei occhi ai suoi e scuote impercettibilmente la testa per dare più enfasi alla mia reazione.
“La tua ipotesi del volerti dimostrare la mia abilità con le donne potrebbe essere alquanto veritiera, ma vedi Elena, al momento mi piacerebbe approfondire un altro aspetto della vicenda…” il suo tono è graffiante e provocante, mi eccita e non glielo nascondo.

“Ah sì?  La terrò a mente allora e ne riparleremo. Quindi quale aspetto della vicenda vorresti approfondire ora?” gli domando provocandolo a mia volta.

Damon sfodera il suo sorriso sghembo e socchiudendo gli occhi pieni di malizia aumenta la pressione delle sue mani sui miei fianchi.
“Sei mia…” mi soffia sulle labbra e mi regala un altro dolcissimo bacio al quale non mi faccio trovare impreparata e al quale rispondo con altrettanta passione e dolcezza. Sono io questa volta che mi stacco leggermente da lui.

“Sì Damon, sono tua”.
E’ un soffio leggero il mio sulle sue labbra, ma le mie mani incrociate dietro alla sua nuca, in mezzo ai suoi morbidi e scompigliati capelli corvini, esprimono tutta la mia volontà di stare per sempre “ancorata” a lui. Lui è la mia forza, la mia sicurezza, il mio futuro.



Angolo dell’Autore
Buonasera a tutti! Dopo una lunghissima attesa (lo ammetto, davvero troppa! Scusate!) eccomi con un nuovo capitolo… notizia improvvisa, ma sensata: è stato l’ultimo. Questo, per adesso, è l’ultimo “momento” da me scritto. Non è proprio una fine perché, volendo, di attimi di vita quotidiana tra Damon ed Elena ne potrei immaginare all’infinito, solo che per il momento concludo qui questo “viaggio”, in fin dei conti siamo arrivati ad un punto preciso del rapporto tra Damon ed Elena (l’inizio di un nuovo racconto se vogliamo...). Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno seguito questo esperimento, tutti coloro che mi hanno aiutato rivelandomi le loro impressioni, i loro pensieri, le loro aspettative. So che per quanto riguarda queste ultime sono state spesso “inattese”, magari deluse, ma come ho più volte precisato “Momenti” è una “storia” pensata seguendo lo sviluppo del rapporto tra Damon ed Elena e non seguendo il solito “trascorrere del tempo”, quindi è possibilissimo che voi lettori spesso abbiate atteso scene ed eventi che in realtà non ho descritto (e comunque è possibilissimo siano comunque avvenuti: sarebbe bello sapere che qualcuno di voi ha letto questa “storia” incastrandoci mentalmente tra un momento e l’altro quel determinato avvenimento che io ho omesso, vorrebbe dire che questo esperimento è stato molto più interattivo e divertente di quello che mi ero prefissata…). Infine, ma non perché li considero meno importanti (anzi…) ringrazio anche tutti i lettori silenziosi.
Quindi, per adesso vi saluto, sperando di sentirvi presto (sto lavorando ad un’altra storia…). GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!! Alla prossima! Atlantide08



  

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