My life at the Half-Blood Camp

di PickUpYourLife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proemio (?) ***
Capitolo 2: *** 1. Finalmente a casa ***
Capitolo 3: *** 2.Chirone ***
Capitolo 4: *** 3. Impresa? ***
Capitolo 5: *** 4. Di notte ***
Capitolo 6: *** Viva i delfini! ***



Capitolo 1
*** Proemio (?) ***


Ciao a tutti!

Piccola introduzione veloce veloce prima di iniziare la storia.

Alur: la storia coinvolge sia la vecchia che la nuova generazione dei Semidei, assieme ad accenni alle Cacciatrici, agli Déi (parleranno solo con i loro figli, non tra di loro) e ad alcuni personaggi del Campo Giove (ogni riferimento a Reyna è puramente casuale), anche se non parlerò di quest'ultimo.


Su di me:
Se avete letto l'introduzione (e in questo caso, ringrazio gli Déi che vi sia piaciuta, altrimenti non sareste qui a leggervi questa solfa di pagina) avrete capito che sono una Percabeth, una Pernico e una Valdangelo shipper (anche se, diciamocelo, io shipperei Nico persino con un broccolo), e ho una mente abbastanza pervertita fantasiosa su quello che potrebbe succedere tra queste coppie...Va beh, staremo a vedere!
Vi avviso subito, inoltre, che non potrò aggiornare molto spesso questo lavoro, ma farò il possibile per farvi pentire di aver iniziato a leggere questa FF intrattenervi!

Besos,
Pick

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Capitolo 2
*** 1. Finalmente a casa ***


Percy posò le valige davanti alla porta del Campo Mezzosangue: era finalmente a casa. Annabeth lo stava sicuramente aspettando davanti alla Casa Grande, come sempre.

Inspirò con piacere l'aria salmastra che proveniva dal mare, poco distante dalla sua capanna. A proposito della sua capanna, Tyson era già tornato per salutarlo, come faceva tutti gli anni? Di solito non sapeva chi era più puntuale, se lui o Annabeth, ma quest'anno lo aveva avvisato con un messaggio-Iride che sarebbe arrivato con un po' di ritardo rispetto al solito.

Il figlio di Poseidone scacciò questi pensieri dalla sua testa, raccolse i suoi bagagli e si diresse verso il grande falò sempre acceso nel bel mezzo del campo, per salutare i suoi amici.

Alcuni erano già arrivati: riusciva a scorgere Jason e Piper intenti a baciarsi, come al solito; Leo, mentre fondeva due pezzi di metallo con una fiammella che gli scaturiva dalle mani (per creare cosa, poi?); Hazel e Frank, che si scambiavano amorevoli coccole, anche se in maniera più discreta di Jazz e Pipes -quante volte lo avevano intimato di non chiamarli così!-; Nico di Angelo, con il suo inseparabile giubbotto da aviatore e i suoi jeans neri, che parlava con il fantasma di sua sorella Bianca. Nico era cresciuto molto dall'ultima volta che si erano visti, ma stava vivendo la pubertà, come tutti.


Leo doveva averlo visto perché, alzando lo sguardo, spense la fiammella, buttò per terra i due ferretti e corse verso di lui.

«Ehi, gente, guardate chi si degna di venire a farci visita! L'impareggiabile Percy Jackson ha deciso di sorgere dal mare, finalmente!» Disse mentre si buttava con tutto il suo peso contro il ragazzo.

«Leo, anche a me fa piacere vederti!» Rispose Percy, mentre si preparava a scansare scherzosamente il figlio di Efesto per poi prenderlo per un braccio, come facevano da un anno o due per salutarsi.

Questa volta, però, Non riuscì a scansarsi in tempo, perchè una gigantesca massa nera gli cadde sulla schiena, costringendolo a cadere in avanti. Quando finalmente riuscì a girarsi, la prima cosa che vide fu un'enorme lingua rosa che, a quanto pare, non voleva assolutamente smettere di leccargli la faccia.

«Signora O'Leary! Come sta la mia ragazzona? Ehi! Ok! Basta! Dai, smettila! Ehm... Nico? Potresti richiamare questa cucciolona?»

Il figlio di Ade doveva essersi tenuto pronto per quell'invocazione d'aiuto, perchè, tra le risate generali, appena Percy smise di parlare tirò un fischio e chiamò a sé il Segugio Infernale.

 

«Ma guarda, il Grande Percy Jackson non riesce a tenere a bada un innocuo cagnone! Mi deludi, Testa d'Alghe!»

Percy si girò di schiena mentre una ragazza dai capelli biondi e dai tempestosi occhi grigi gli porgeva la mano, con un sorrisetto ironicamente sprezzante sulle labbra.

Il ragazzo prese la mano e, al posto di alzarsi, tirò verso di sè la figlia di Atena, facendola cadere a terra.

«Anche tu mi sei mancata molto, Annabeth» Le sussurrò all'orecchio prima di baciarla lì, per terra, davanti al grande falò.

 

 

 

 

~

BENE!

Direi che non è malaccio, almeno il primo capitolo. Si sono tutti dati il bentornato, ora è il momento della FIESTA!

Forse domani riesco a mettere il secondo capitolo, devo prima vedere se qualcuno si degnerà di leggere questa “cosa”.

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Capitolo 3
*** 2.Chirone ***


Mano nella mano, i due fidanzati si diressero verso la Casa Grande, dove avrebbero incontrato Chirone e gli altri capi delle cabine per la consueta riunione annuale.

«Allora, novità?»

«Per ora nessuna, Percy. Gea è stata sconfitta, i Titani se en stanno buoni al loro posto, persino Era non si fa sentire! Sai una cosa? Non avrei mai creduto di dirlo, ma inizio ad annoiarmi qui!»

«Ah, ti annoi? Per fortuna sono arrivato, allora!»

«Sta' zitto, Testa d'Alghe! Ho detto che mi annoiavo, ma non così tanto!»

«Ti faccio notare che hai parlato al passato...»

Annabeth stava per rispondere con una frecciatina (o con un pugno sulla spalla, con lui era la stessa cosa) quando la voce di Chirone interruppe la loro conversazione.

«Percy! Bentornato al campo! Tutto bene a New York? Come sta tua madre? E il tuo patrigno?»

«Chirone, ho fatto qualcosa di male? Questo ha tutta l'aria di essere un interrogatorio!»

«Vedo che tutti questi anni al campo non ti hanno insegnato l'educazione, Jackson.» Ribatté il centauro con un sorriso sulle labbra «Ad ogni modo, bentornato!»

«Grazie, Chirone. Gli altri sono già dentro?»

«Manca solo Clovis... Quel dormiglione si sarà addormentato di nuovo!Lou, vai a svegliarlo te, per favore?»

Il capogruppo della Casa di Ecate stava per alzarsi, quando una voce grave, quasi tombale, parlò.

«Vado io al suo posto, così passo davanti alla mia casa e poso la giacca.»

 

Percy si scosse al sentire quella voce, sopratutto quando scoprì che apparteneva a Nico. Si rese conto che non lo aveva ancora sentito parlare e, chissà perchè, quella cosa lo rattristò un po'.

«Posso accompagnarti, Nico?» chiese.

«No, Percy, non importa. Vado da solo.»

«Dai, Nico, lascia che ti accompagni! E' da tanto che non vedo Clovis.»

«Ho detto di no, Jackson. Non mi serve la balia!»

«Nico ha ragione, ragazzo.» si intromise Chirone: «Non farne una questione di Stato. Lascia che vada da solo.»

Il figlio di Poseidone annuì con aria afflitta e sedette. Poi, quando Nico uscì dalla porta, si alzò e lo seguì, provocando un sospiro esasperato da parte di tutti i capi cabina e del centauro.

 

«Allora, si può sapere perché vuoi proprio seguirmi?» chiese Nico, infastidito dall'essersi trovato dietro il figlio di Poseidone.

«Volevo sapere come stavi, dato che è da praticamente un anno che non ci vediamo.»

«Come vuoi che stia? Bene!»

«Sono contento. E le tue sorelle?»

«Hazel bene, sta imparando a controllare meglio i suoi poteri. Il suo cavallo, poi,non potrebbe stare meglio!». Una piccola scintilla si accese negli occhi spenti del figlio di Ade.

«E... Bianca?» chiese Percy che, vedendo subito che gli occhi del ragazzo erano tornati i soliti, si pentì di aver fatto quella domanda.

«Anche Bianca sta bene. Ha trovato nell'Elisio l'anima di Zoe e insieme stanno cercando le altre anime delle Cacciatrici morte.»

«E' una bella cosa.»

«Già.»

Procedettero in silenzio fino alla cabina di Ipno, dove trovarono Clovis stranamente sveglio (trovarsi in uno stato di dormiveglia, anche se la mente sta ancora sognando e la voce è ancora impastata dal sonno, equivaleva -per un figlio di Ipno- all'essere sveglio), e lo trascinarono fino alla Casa grande, dove finalmente la riunione poté iniziare.

 

«Bene, ragazzi.» Iniziò Chirone. «Innanzitutto bentornati al Campo Mezzosangue. Sono sicuro che quest'estate sarà piacevole come le altre...»

Percy, Jason, Annabeth, Leo, Piper e Nico si scambiarono delle occhiate.

Se quell'estate doveva essere “piacevole” come le altre, dovevano tenersi pronti per un'altra Impresa che, onestamente, nessuno voleva.

 

~

...E questa è la fine del secondo capitolo, fortunatamente un po' più lungo del precedente (yeeee), ma sono riuscita a farlo oggi (altro yeeee) :3

 

Procediamo con i ringraziamenti, dato che i miei discorsi lasciano un po' a desiderare:

  • grazie a chi ha letto in silenzio;

  • grazie a Wise Girl (SORELLA!), a ishiez e a Mizu7, che hanno recensito il mio primo capitolo;

  • Grazie a chi ha segnato la FF come preferita o da ricordare.

 

Vedrò cosa posso fare con il prossimo capitolo, credo di riuscire a scriverlo entro sabato.

 

Tanti bacini

Pick

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Capitolo 4
*** 3. Impresa? ***


Mi odio. Ma tanto.
Ragazzi, scusatemi, sono stata veramente un'irresponsabile. Mi ero presa quest'impegno, ero sicura di riuscire a portarlo avanti, ma non ci sono giustificazioni per il mio comportamento. Scusatemi ancora, devo essere più puntuale.
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Il sole stava calando quando riuscirono ad uscire dalla Casa Grande, ma era troppo presto per dirigersi ai tavoli e cenare.
Percy e Annabeth approfittarono di quel lasso di tempo per fare una passeggiata sulla spiaggia.
Camminavano mano nella mano, sorridenti, in silenzio. Non erano soliti comportarsi da innamorati, a parte qualche sporadico bacio.
Continuarono così per un bel po', finchè non si sedettero su un vecchio tronco portato lì dalla corrente l'estate scorsa, e si scambiarono qualche coccola.
Nessuno dei due voleva rovinare quel momento iniziando una conversazione, ma allo stesso tempo entrambi volevano sentire il suono della voce dell'altro.
«Allora...» iniziò Percy «Cos'era quest'impresa di cui parlava Chirone?»
«Ma come, Testa d'Alghe? Non stavi ascoltando?»
«Perchè ascoltare, quando la mia Sapientona può riferirmi tutto?» Rispose il ragazzo, con un sorriso ironico.
«Non ci pensare neanche. Avresti potuto ascoltare.»
«Daaii»....
«No, Percy.»
«Daaaaaiiiiiiii....»
«Ti ho detto di no!»
«Neanche se ti faccio gli occhi da cucciolo?»
«SPECIALMENTE se mi fai gli occhi da cucciolo!»
«Ok, allora non mi lasci altra scelta.» Il figlio di Poseidone prese Annabeth per le spalle, la buttò sulle sue ginocchia e iniziò a farle il solletico.
«Ehi! Percy! No! Basta! No! Smettila! Ok! OK! TE LO DICO!» strillò la ragazza fra le risate.
Quando si fu calmata, iniziò a parlare
«In pratica, Chirone vuole contattare i romani del Campo Giove e creare una spedizione per andare a recuperare il Vaso di Pandora.»
«Aspetta aspetta aspetta.QUEL Vaso di Pandora? Quello che teneva rinchiuse tutte le cose cattive del mondo?»
«Se per “cose cattive” intendi tutte le epidemie, tutti i pensieri malvagi e tutti gli altri problemi del mondo mortale, allora sì, QUEL Vaso di Pandora.»
«E perchè lo vorrebbe?»
«Non lo so, ma Rachel aveva fatto una previsione.»
Percy tacque.
«Che ti succede, Testa d'Alghe? Era ti ha preso la lingua, oltre alla memoria?»
«No, è che...»
«Che...?»
«Annabeth, io... Io non ci voglio andare»
«Non ci vuoi andare dove?»
«Non voglio andare a fare questa spedizione»
«Ma che ti salta in mente? Non sei stato scelto.»
«Credi che non ci sceglieranno?»
«CI sceglieranno? Perchè parli al plurale, ora?»
«Annie, ragiona. Sei una figlia di Atena, no? Ci hanno sempre scelti. E' da quando abbiamo 12 anni che non passiamo un'estate tranquilla qui al Campo.»

Annabeth stava per ribattere, ma poi si rese conto che Percy aveva ragione. Da quando aveva incontrato il suo ragazzo, la sua vita era stata un susseguirsi di missioni e spedizioni, e ora che ci pensava, neppure lei fremeva dalla voglia di fare un'altra impresa.

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Bene, questo è. Non riesco a scrivere niente di meglio, vi chiedo scusa.
Ci sentiamo con il prossimo capitolo!

Pick

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Capitolo 5
*** 4. Di notte ***


Ed eccomi qui, con il quarto capitolo di questa storia!
Questo qui me gusta assai, anche perchè l'ho fatto seguendo il POV di Nico, che è uno dei miei personaggi preferiti ^-^
Ringrazio in anticipo chi la leggerà, e chi sopratutto me la recensirà.
Vi ricordo inoltre che ho aperto la mia pagina facebook, se vorrete rimanere in contatto con me, suggerirmi qualcosa o altro mettete mi piace! (Fatelo, oppure nel prossimo capitolo Percy indosserà un costume da Sailor Moon. Vi assicuro che non è una bella visione.)

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Nico non riusciva a dormire. Sarà stato il caldo? No, non era il caldo. Nico sapeva bene cos'era. Era l'emozione. Come avrebbe potuto dormire, se continuava a tornargli in mente quello che era successo alla cerimonia del Falò qualche ora fa? 

Tutti sapevano che ci sarebbe stata un'impresa, quindi dopo la cena tutti i semidei del campo non si erano dispersi come facevano di solito, ma si erano spostati nel teatro allestito davanti al falò, dove Rachel, Chirone e il signor D erano ad aspettarli. 
Rachel aveva detto qualcosa riguardo a una nuova profezia, ma questa era diversa dalle altre. Al posto della solita filastrocca, Rachel aveva detto nomi di dei. Aveva anche citato Bellona, la madre di Reyna. Ma cosa c'entrava Bellona con il Campo Mezzosangue? 
In ogni caso aveva citato anche Poseidone, Atena ed Efesto, quindi tutti avevano girato lo sguardo principalmente su Percy. Chirone gli aveva chiesto se avrebbe voluto partecipare all'impresa. Come al solito. Ormai non ascoltava più, e si era stupito quando non aveva sentito il solito urlo di esultanza, ma un'esclamazione di confusione. Si era concentrato su quello che era venuto dopo e aveva sentito il centauro chiedere "Come hai detto, Percy?" e il figlio di Poseidone rispondere "Avete sentito bene, non farò assolutamente niente. Non accetto la missione." 
Tutti si erano voltati a fissare Annabeth, ma l'unica cosa che disse fu "Non guardate me. Non convincerò Percy ad andare in missione, e non andrò neppure io. Non cambierò idea." 
Tutti gli altri semidei che avevano partecipato all'ultima impresa contro Gea si schierarono con la coppia. Leo, Piper, sua sorella Hazel, Frank, Jason, nessuno accettò l'incarico. 
Alla fine si era alzata Clarisse, capocabina di quelli di Ares, che si era offerta volontaria per la missione e aveva proposto di contattare i semidei del Campo Giove per vedere se qualcuno avrebbe accettato la missione. 
Il signor D, che era rimasto in disparte per tutto il tempo, a quel punto si era alzato e, dopo aver confabulato un po' con Chirone e Rachel, aveva detto che avrebbero discusso la proposta di Clarisse. 

A quel punto, tutti se ne erano andati a letto abbastanza scossi, ma Nico scommetteva che nessuno avrebbe dormito molto quella notte. Nessuno tranne sua sorella, che ora dormiva profondamente in un letto accanto al suo. 
Hazel. Perché mai avrebbe dovuto rifiutare la missione? Nico non riusciva a capirlo. Forse perché a lui non avevano mai proposto nessuna impresa? Perchè? Forse era ancora poco esperto, dopotutto aveva scoperto due anni prima di essere un semidio. Ma perché, allora, Percy aveva svolto la sua prima impresa a dodici anni? E perché aveva accompagnato i Sette? Insomma, è vero che era stato rapito. Ma dopo essere stato liberato avrebbe anche potuto ringraziare e tornarsene negli Inferi, no? Dopotutto ci era abituato, era la sua vita. 
Ma non era riuscito ad andarsene. Qualcosa lo teneva legato all'Argo II. Ora doveva solo capire cosa. Aveva promesso a Percy che avrebbe accompagnato gli altri semidei alle Porte della Morte, ma avrebbe potuto semplicemente insegnare loro la strada e andarsene. E invece aveva PROMESSO che SAREBBE ANDATO. Che l'avrebbe INCONTRATO LÀ. Maledetto il suo senso dell'onore. O era qualcos'altro? Magari voleva vedere Percy un'ultima volta, anche se non sarebbe mai stata l'ultima. 
Nico scosse la testa. Cos'erano questi pensieri da ragazzina innamorata? Era vero che aveva una cotta per Percy, ma lui aveva già Annabeth e lo aveva sempre visto come un bambino più piccolo di cui prendersi cura. Non si sarebbe mai innamorato di lui, meglio dimenticarsene. 

Con questi pensieri in testa, Nico tirò via le coperte con un calcio, si alzò e si vestì. Era ancora notte fonda, ma sapeva che non sarebbe riuscito a dormire,quindi meglio uscire e andare a riflettere altrove su quanto la sua vita facesse schifo. Magari avrebbe potuto influenzare i sogni di Hazel, e lei non c'entrava nulla con tutto questo. Non lo meritava. 
Aprì la porta della cabina senza fare rumore e sgusciò fuori; nessuno in vista. Iniziò a camminare, ma il ritmo aumentò così velocemente che si ritrovò a correre. Corse senza fermarsi per la zona delle cabine, il falò, il laghetto delle canoe, la zona d'arrampicata e la spiaggia. Correre lo faceva sentire bene, potente, libero. E lo aiutava a non pensare. 
Quando sentì il bisogno di respirare, era arrivato quasi al confine del campo, vicino all'abete di Talia. Appoggiò le mani sulle ginocchia e lasciò che i suoi polmoni prendessero tutta l'aria di cui avessero bisogno. 
Si buttò sull'erba. La notte non gli avrebbe fatto alcun male, dato che era parte di lui. Stava per chiudere gli occhi, quando una voce sopra di lui parlò. 
«Wow, amico, corri molto velocemente. Sei sicuro di non voler partecipare ad un gruppo di atletica?»
Nico si rialzò in fretta e portò la mano destra sopra la spalla, dove di solito teneva la sua spada di ferro dello Stige. Si sentì mancare, quando sentì il vuoto. Aveva lasciato la spada in armeria. 
«Chi sei?» chiese, cercando con lo sguardo un'arma nelle vicinanze. 
Di tutta risposta due piccole luci si accesero sopra uno dei rami più bassi dell'abete di Talia. A Nico vennero in mente gli occhi dello Stregatto, era la sua parte preferita di "Alice nel Paese delle Meraviglie"; ogni volta che sua madre prima e sua sorella dopo gli leggeva quella parte, non era soddisfatto se non la sentiva come minimo altre due volte. Ma non era il momento di pensare allo Stregatto. Era passato. 
Le lucine si mossero, fino ad illuminare il volto affilato e gli occhi lucidi di Leo. 
«Rilassati, amico. Sono soltanto io.»
«Leo.» lo salutò il figlio di Ade. 
«Leo? Cos'è tutta questa formalità? Ti ricordo che insieme abbiamo sconfitto Gea, la Madre dei Titani!» 
«Cosa ci fai qui?»
Agile come un gatto, il figlio di Efesto scese con un balzo dall'albero e in un attimo era al fianco di Nico. 
«Potrei farti la stessa domanda.»
«Io volevo riflettere sulla prossima missione.»
«Ma che coincidenza, pure io! Se fosse una passeggiata come quando abbiamo sconfitto Gea, allora andrei ad occhi chiusi! Siamo stati grandi, eh?»
«Abbiamo fatto il nostro dovere, Leo. Non gloriarti molto del passato, perchè tutti ce ne dimentichiamo presto.»
«Uuuh, Nico! A volte dimostri veramente di avere ottant'anni! Rilassati un po', dopotutto non è passato neanche un mese, siamo ancora i più forti del Campo!»
«Vorrai dire i più POPOLARI. C'è molta differenza.»
«Ma oggi volevano che andassimo NOI a compiere un'altra impresa, ti ricordi?»
«Certo. Mi ricordo anche che avete rifiutato. Perchè? Un semidio vive per svolgere le imprese!»
«Appunto, Nico. Un SEMIDIO. Non UNO DEI SETTE. Noi abbiamo già svolto la nostra parte, è tempo che anche gli altri la svolgano.»
«Capirei questo discorso se a dirlo fosse Percy o Annabeth. Ma tu sei al Campo da meno di un anno. Non puoi essere già stanco.»
«E invece posso! Se non voglio andare non ci vado, no?». Era la prima volta che il figlio di Efesto appariva arrabbiato. «Nessuno mi obbliga, e io non voglio essere un eroe!»
«Ma non capisci, Leo?! I semidei sono nati per essere eroi!». Ora anche Nico iniziava ad arrabbiarsi. «Così è sempre stato e così sempre sarà, perchè gli dei hanno deciso così!»
«No, non deve essere per forza così. Nessuno l'ha deciso. Per questo io e gli altri abbiamo rifiutato.»
«Mi arrendo. Fate come volete. Io non voglio interferire con la vostra vita. Ma secondo me sbagliate.»
Dette queste parole, Nico si voltò e si incamminò per tornare alla sua cabina. Fece pochi passi, poi sentì la mano di Leo cingergli il polso. 
«Cosa vuoi, ora?» gli chiese. 
Leo stette in silenzio per una decina di secondi, poi disse qualcosa, a voce troppo bassa perché il figlio di Ade potesse sentire qualcosa. 
Scusa, cos'hai detto?
«Potresti... per favore... stare con me?» chiese il figlio di Efesto con voce così bassa che Nico temette di aver sentito male. 
Sospirò e si sedette sull'erba, subito seguito da Leo. 
Continuarono a parlare finché non videro sorgere il sole, allora si alzarono e si diressero alle proprie cabine per non far preoccupare i rispettivi fratelli per la loro assenza.

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Bene! Spero che vi sia piaciuto, questo capitolo mi ha convinta che posso fare dei bei lavori :D
Anyway, dato che non sono molto brava con i commenti alla mia storia, passo subito ai ringraziamenti!

  • Grazie a chiunque sia stato così masochista pazzo paziente da leggere questa storia!
  • Grazie a chi l'ha messa tra i preferiti!
  • Grazie a chi mi lascia regolarmente una recensione!
  • Grazie a chi me la recensirà. Per favore fatelo, non mordo e posso sempre migliorare!
Vi ricordo l'indirizzo web della mia pagina facebook, per contattarmi nel caso non abbiate un account EFP: https://www.facebook.com/justafangirlspage

Credo di aver detto tutto. Alla prossima!
Pick <3

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Capitolo 6
*** Viva i delfini! ***


La stessa mattina Chirone chiamò tutti i capicabina per un'assemblea a cui avrebbero partecipato anche Rachel e il signor D.

 

«Abbiamo raggiunto una decisione» Iniziò il centauro «Accetteremo la proposta di Clarisse: abbiamo già contattato Reyna del Campo Giove, ci ha risposto che arriverà da noi il prima possibile. Il giorno dopo lei e due membri del Campo Mezzosangue partiranno per compiere questa missione, qualunque essa sia.»

 

«Ma come si fa?!» Esclamò Percy. «Non sappiamo neanche cosa dobbiamo fare, chi dobbiamo sconfiggere! Non sappiamo niente!»

 

«Se hai altre idee, ragazzo, prego, accomodati. Non aspettiamo altro!» esclamò il signor D.

 

Percy ammutolì e si sedette.

 

«E' vero che la missione è molto difficile» intervenne Rachel, «io stessa non mi ricordo più niente della profezia, se non che era composta da nomi di Dei greci e romani.»

 

«Altre obiezioni?» chiese Chirone. Il silenzio accolse la sua domanda. «Bene, allora. Reyna, Ottaviano e un altro membro del Campo Giove arriveranno qui fra qualche giorno.»

 

«OTTAVIANO?!» Urlarono i Sette. «Perchè proprio Ottaviano? Non poteva venire solo Reyna? Cosa c'entra lui?»

 

Le voci continuavano ad accavallarsi. Con le sue Diet Cola il signor D sembrava assolutamente estraneo alla situazione, se non fosse stato che trenta secondi dopo tutti, compreso Frank, si erano trasformati in delfini.

 

«I delfini comunicano con gli ultrasuoni» disse tranquillo. «C'era così tanto casino che non riuscivo a sentire neanche i miei pensieri. Ora CALMATEVI. Vi ritrasformerò tutti in umani, o semidei, quello che volete, basta che stiate tranquilli.» Così fece. «Bene, nessuna obiezione allora. Gemelli Stoll, per dopodomani preparate tre letti. Ora uscite tutti e tornate al lavoro, muoversi!»

 

«I delfini non comunicano con gli ultrasuoni.» borbottò Annabeth, mentre si alzava e usciva dalla Casa Grande.

 

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Puntuali come un orologio, due giorni dopo arrivarono dal Campo Giove Reyna, Ottaviano e una semidea sui sedici anni, ricevuti dai Sette.

 

«Non mi piace stare qui» si lamentò Ottaviano.

 

«Fidati, neanche a noi piace che tu stia qui» rispose Jason.

 

«Zitti, voi due.» li interruppe Reyna. Poi riprese: «Grazie per la vostra ospitalità. Il Campo Giove ricambierà sicuramente il favore».

 

«Oh, andiamo, che è tutta 'sta formalità? Siamo al Campo Mezzosangue, qui si fa festa tutti i giorni!» esclamò Leo. «Allora, cosa preferite? Una bella arrampicata su una parete da cui fuoriesce lava, un duello all'ultimo sangue con le armi gentilmente offerte dai figli di Efesto o una gara di apnea con il campione del Campo, Percy Jackson?»

 

«Credo che questa volta passeremo. Domani dobbiamo partire, non siamo qui per divertirci. Vorrei invece presentarvi Angela» indicò la semidea «che è arrivata da noi circa un mese fa. Chirone è nei paraggi? Vorrei parlare anche con lui. Ottaviano, per favore, potresti andare a chiamarlo?»

 

«Certo, torno subito» borbottò il ragazzo, e si avviò.

 

Il silenzio che seguì era carico di imbarazzo.

 

«Allora! Quando la situazione si gela, non c'è niente di meglio di un ragazzo focoso! Da dove vieni, biondina?» chiese Leo ad Angela.

 

«Nebraska. Ho i capelli marroni»

 

«Sei di poche parole, eh? Nessun problema, mi piacciono le persone silenziose. Di solito io parlo per due!»

 

«Ok.»

 

Per fortuna non c'era più bisogno di fare conversazione, perchè Chirone stava trottando verso il gruppo, seguito da un ansante Ottaviano.

 

«Benvenuta anche a te, Reyna. E benvenuta anche a te...»

 

«Angela.»

 

«Benvenuta, Angela. Chi è il tuo genitore divino?»

 

Reyna assunse un'espressione preoccupata.

 

«Qui sta il problema» disse. «Non lo sappiamo.»

 

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E dopo un mega periodo di assenza, la vostra autrice preferita torna con tutto il suo stile!

Per favore, leggete e recensite, nello scorso capitolo avete recensito in pochi, io mi preoccupo D:

 

A presto!

Pick

 

P.S: Non so effettivamente come comunichino i delfini, se qualche anima pia me lo dicesse gliene sarei enternamente grata :3

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