02.00 AM

di Laylath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1. Ordinaria amministrazione ***
Capitolo 2: *** Parte 2. L'impulsività del sottotenente Havoc. ***
Capitolo 3: *** Parte 3. Cose che non cambiano. ***
Capitolo 4: *** Parte 4. Un caso differente. ***
Capitolo 5: *** Parte 5. Ore 02.00 AM. ***



Capitolo 1
*** Parte 1. Ordinaria amministrazione ***


Parte 1. Ordinaria amministrazione.


Ore 02.00 AM.

SBAM! SBAM! SBAM!
Il forte bussare alla porta fece trasalire Breda, svegliandolo improvvisamente dal sonno profondo tipico di un soldato che sa che ogni minuto di riposo è prezioso. La sua mano corse immediatamente alla pistola che teneva sul comodino ed i suoi occhi, pronti a vederci anche al buio, notarono dalla sveglia che erano solo le due del mattino.
Un simile bussare voleva dire solo guai.
Impugnando l’arma si diresse con calma alla porta, avendo cura di non fare nessun rumore.
Ma sembrava che il visitatore sconosciuto non volesse passare inosservato perché continuava a bussare con ostinazione: l'idea dell'agguato era da escludere, almeno se l'intenzione era quella di farne uno decente.
Avanti, campione – pensò il rosso mettendosi al lato della porta e tirando la sicura della serratura – vediamo cosa ti porta a casa mia a quest’ora…
“Avanti, Breda! Apri questa dannata porta!”
Riconoscendo quella voce il sottotenente sgranò gli occhi per la sorpresa, ma quasi immediatamente sospirò di malagrazia e fece girare la chiave nella serratura.
“Idiota, lo sai che ore sono? – salutò, facendo entrare un Havoc al dir poco ubriaco – No, non lo puoi sapere considerato che sei imbevuto di alcool come una spugna… cazzone, che è successo questa volta?”
Il biondo nemmeno lo salutò: si limitò a fare i pochi passi che lo separavano dal vecchio divano del soggiorno e ci si buttò sopra senza troppe cerimonie.
“Le femmine sono tutte stronze! – dichiarò con voce biascicata ed un sorriso amaro – Ti spezzano solo il cuore, ecco a cosa sono brave... e tu sei solo il coglione che le fa arrabbiare… ma io non posso mai arrabbiarmi, no, proprio no… capito, Jean Havoc? Tu sei solo il loro pupazzo che…”
Forse avrebbe continuato la sua filippica contro il gentil sesso, ma la posizione sdraiata aveva destabilizzato il precario equilibrio che vigeva nel suo stomaco: girandosi di lato ebbe un conato e vomitò una quantità incredibile di roba.
“Fammi indovinare – scosse il capo Breda, accostandosi all’amico e guardando con disgusto il relitto umano che era diventato in poche ore – hai litigato per l’ennesima volta con Rebecca, vero?”
“Quella strega ha rotto con me – si girò Havoc, sollevando il busto, ma poi i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime – è… è finita tra di noi!”
“Come milioni di altre volte…” il sottotenente rosso gli diede una pacca sulle spalle e poi andò verso il ripostiglio a recuperare stracci e detergente.
Tanto sapeva che il suo amico non si sarebbe mosso da quel divano fino alla mattina dopo.
Certo che lui e Rebecca si potrebbero mollare ad orari più decenti…



____________________________
Angolo dell'autrice.
Prendo un attimo di pausa dalla multicapitolo spin off di Un anno per crescere per dedicarmi a questa piccola idea che mi è venuta in mente questo pomeriggio mentre ero nella sala d'attesa della dottoressa (della serie, le ispirazioni vengono quando meno te l'aspetti). E' da tanto che non trattavo dei miei soldatini in versione adulta e reale ed è un piacere tornare con la mitica coppia.
A dire il vero un po' di ispirazione mi è arrivata con tutte queste fic che sto vedendo per il contest "wedding planner" o simili, ma la mia è completamente differente. 
L'ho voluta dividere in più parti per amor dell'ordine, ma sono solo brevi scene (penso saranno altre tre in tutto).

Enjoy! ^___^

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Capitolo 2
*** Parte 2. L'impulsività del sottotenente Havoc. ***


Parte 2. L'impulsività del sottotenente Havoc.


Ore 02.00 AM.
 
SBAM! SBAM! SBAM!
Breda sussultò, il suo sogno a base di specialità culinarie di East City che svaniva impietosamente, e aprendo gli occhi notò che la stanza era praticamente al buio. Girandosi di lato, verso la sveglia, vide che erano le due di notte e questo gli fece immediatamente capire l’identità del suo visitatore.
“Arrivo, Havoc, arrivo – sbottò, senza preoccuparsi di prendere la pistola. Perché un malfattore sano di mente non si sarebbe comportato come il suo miglior amico a quell’ora tarda – certo che orari più umani proprio non riesci a trovarne, vero?”
Come aprì la porta capì che c’era qualcosa che non andava: non era ubriaco.
Nel viso pallido, illuminato dalla luce lievemente tremolante del pianerottolo, gli occhi azzurri erano spiritati, come se non credesse a qualcosa che gli era appena successo. I vestiti non erano disordinati e tutto l’aspetto in generale indicava che il suo amico aveva passato una serata tranquilla, non certo nel solito locale adibito alle grandi sbronze.
“E’ successo qualcosa? Il colonnello…” iniziò il rosso, iniziando a temere che qualcuno dei soliti oppositori alla politica pro Ishval di Mustang fosse passato ai dati di fatto.
“L’ho fatto!” scosse il capo Havoc con aria incredula, entrando a grandi passi in casa dell’amico e andando a sedersi nel solito divano. Sembrava un uomo che prende coscienza di aver commesso la più grande follia della sua vita.
“Che cosa hai fatto?” chiese Breda preoccupato, iniziando a pensare a qualche modo per aiutare il suo amico a prescindere dal guaio in cui si era cacciato.
“Insomma, non era nemmeno programmato – iniziò il biondo, guardandosi le mani come se avesse appena sgozzato qualcuno e fossero macchiate di sangue – doveva… doveva essere un’uscita normale… non so nemmeno perché me lo portavo dietro… e quando l’ho tirato fuori non ci ho capito più niente… io… io… Cazzo, Heymans, sono diventato un folle!”
“Jean – Breda si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla – se non metti dei soggetti alle frasi sconclusionate che stai dicendo, non ci capisco niente. Che cosa hai tirato fuori?”
“L’anello…”
L’anello?” gli occhi grigi del rosso si sgranarono.
E quando hai comprato questo famigerato anello?
“L’ho comprato qualche giorno fa – ammise Havoc, rispondendo alla tacita domanda dell’amico, come se ripercorrere quelle tappe lo aiutasse a farsi largo nella sua mente impazzita – non chiedermi perché… so solo che ad un certo punto sorridevo ad una commessa che si congratulava con me per la scelta…”
“Jean, cazzo un anello è una roba seria – Heymans scuoteva il capo incredulo. Tra tutte le persone l’ultimo che vedeva impegnato seriamente era il suo miglior amico. Persino quel dongiovanni del colonnello gli sembrava un candidato migliore – che ti è saltato in mente?”
“Ma perché me lo sono portato in tasca anche stasera… e adesso?”
“E lei?”
“Ha detto sì… Heymans, non ho mai visto Rebecca piangere, te lo giuro.”
“Beh, congratulazioni, che altro c’è da dire?” Breda arruffò con un sorriso i capelli biondi dell’amico: essere increduli o dubbiosi non sarebbe servito a molto.
“Breda…”
“Dimmi.”
“Come cazzo si organizza un matrimonio?”

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Capitolo 3
*** Parte 3. Cose che non cambiano. ***


Parte 3. Le cose che non cambiano.
 

Ore 02.00 AM.

SBAM! SBAM! SBAM!
Breda alzò lo sguardo dal formaggio che stava tagliando per l'improvvisato spuntino notturno.
Se c'era una cosa che detestava era essere interrotto nei momenti di estro culinario e la preparazione di quel sandwich stava richiedendo tutta la sua concentrazione per il connubio di sapori che si stava andando a creare.
Dannazione! - pensò, lasciando cadere il coltello e andando ad aprire – Pensavo che una volta sposato queste improvvisate notturne sarebbero finalmente finite!
Ma sembrava che nemmeno il recente matrimonio avesse messo la testa a posto al sottotenente Jean Havoc. E la faccia che apparve quando Breda aprì la porta era abbastanza eloquente.
“Sbaglio o adesso hai una casa con una moglie che ti aspetta? - chiese il rosso, veramente tentato da non dargli asilo politico – Si presume che una volta sposata una persona maturi...”
“Perché mi hai fatto fare il peggior errore della mia vita cinque mesi fa? - chiese Havoc con aria irritata spingendo tra le mani dell'amico una sacca – Dovevi impedirmelo, in genere tra amici funziona così, no? Quando uno sta per fare una cazzata l'altro lo ferma.”
“Ah, adesso sarebbe colpa mia? - Breda alzò gli occhi al cielo mentre si scostava per farlo entrare – Dannazione a te, che diamine è successo questa volta?”
Havoc oltrepassò il solito divano e si diresse in cucina, probabilmente attratto dalla luce accesa. Si sedette nel tavolo e lì, davanti al sandwich, la sua aria scontrosa sparì per essere sostituita da quella di una persona distrutta.
“Mi ha quasi fracassato la testa con un piatto – sospirò – è una pazza sanguinaria.”
“Jean – Breda lo raggiunse e cercò di farlo ragionare – è normale che un matrimonio non sia sempre rose e fiori, suvvia. E sono appena cinque mesi che siete sposati: possono succedere dei litigi; sai che Rebecca non ha proprio un carattere facile e...”
“Carattere facile? Mi ha detto che sono il marito peggiore che le poteva capitare. Ha detto che vorrebbe tornare indietro alla notte in cui le ho dato l'anello per dirmi di no... Strega! Ecco che cos'è! Una strega!”
“Motivo della lite?” Breda, da quella mente pratica che era, si sedette davanti all'amico ed andò al nocciolo della questione. Nel frattempo si mise a completare il suo panino: Havoc o meno non avrebbe rinunciato al suo spuntino notturno.
“Le ho solo detto che la sua cucina non era proprio un granché...in tono scherzoso, non guardarmi male. Ma lei è scattata come una molla! E' tutta strana.”
“No, sei tu che la sensibilità non l'hai mai avuta. Sai bene che Rebecca non è una cuoca provetta ma ce la mette tutta: per lei è difficile, specie perché non ha ancora trovato una sua dimensione dopo che ha lasciato l'esercito... per sposare te, vorrei ricordare.”
“Ma io non voglio che faccia la mogliettina perfetta: non la sa fare ed è anche ridicola. E quella cosa che ha provato a cucinare per cena faceva schifo. Una tragedia...”
“Insomma, qual'è la morale della favola?”
“Ha detto che se rimetto piede a casa mi ammazza – sbottò Havoc abbassando lo sguardo sul panino ormai completato – e quella ha sicuramente qualche arma nascosta, credimi. Avrà anche abbandonato la divisa, ma qualche ricordo l'ha tenuto. E non ho nemmeno cenato...”
Breda guardò incredulo l'amico, capendo finalmente il significato di quella sacca abbandonata sul pavimento. Scuotendo il capo si chiese per la centesima volta cosa l'aveva spinto a stringere amicizia con un folle come Jean Havoc: a conti fatti era solo una fonte continua di seccature.
... persino da sposato...
“Ti posso offrire solo un sandwich – dichiarò tagliando a metà il suo prezioso spuntino e allungandone una parte al suo ospite – da bere ci sono delle birre in frigo.”
“Senti – Havoc esitò nel prendere in mano quella cena – non è che...”
“Puoi dormire nel divano – annuì il rosso ormai rassegnato – ma domani chiami tua moglie e fai pace con lei, chiaro?”
“Vedremo...”

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Capitolo 4
*** Parte 4. Un caso differente. ***


Parte 4. Un caso differente.



Ore 02.00 AM.

SBAM! SBAM! SBAM!
“Chissà perché me lo sentivo che stanotte avrei avuto una tua visita – commentò sarcasticamente Breda chiudendo di colpo il libro che stava leggendo, comodamente seduto nel divano, e andando ad aprire la porta – ormai inizio ad avere il sentore delle tue litigate con Rebecca! Avanti, che è successo questa volta per far… uh, che faccia…”
Tutte le volte che Havoc aveva cercato ricovero dall’amico (ben trenta in due anni di matrimonio, con una media superiore di una al mese), si era sempre presentato con aria profondamente furente e offesa, salvo poi passare alla disperazione andante nell’arco di dieci minuti. Ma questa volta il tenente biondo (nel bene o nel male era salito di grado nell’esercito) non era furente, piuttosto sconvolto.
“Jean – Breda passò una mano davanti a quegli occhi azzurri spiritati che continuavano a fissare il vuoto come in preda ad un sortilegio – che hai?”
Finalmente Havoc parve accorgersi che la porta era stata aperta ed il suo ospite era davanti a lui.
“Heymans… non posso, non sono pronto.”
“Uh?”
“E poi… poi anche lei non può comportarsi così, nel cuore della notte… non è una cosa da… merda! Merda! Sono nella merda fino al collo!”
“Va bene, vieni dentro – lo prese per un braccio, accorgendosi solo in quel momento che era vestito alla meglio, dunque si era cambiato il pigiama senza nemmeno pensare a quello che faceva, e lo fece entrare – i vicini non sono certo interessati alle tue follie notturne. Forza, siediti nel divano e dimmi per cosa non sei pronto e perché sei nella merda fino al collo… eppure dopo il litigio per il pranzo dai suoi sembrava esser tutto superato, no? Perché è arrabbiata?”
“Non è arrabbiata…”
“No? – Breda sgranò gli occhi, sorpreso da quella novità: le venute di Havoc avevano in genere come base l’arrabbiatura di Rebecca – Come no?”
“E’ incinta.”
Frase di due lettere buttata lì come una granata inesplosa. E Havoc si comportava come se potesse esplodere da un momento all’altro dilaniandolo in mille pezzi.
“Incinta? – Breda rimase dieci secondi sorpreso e poi sorrise furbescamente – Beh, succede da sposati, sai? Oppure credevi che i bambini li portasse la cicogna? A quello ci crede ancora solo Fury, mi sa.”
“Non può svegliarmi all’improvviso e dirmi “sono al secondo mese di gravidanza, nascerà a novembre”! Pensavo fosse il residuo di un incubo, del peggiore incubo della mia vita!” Havoc quasi esplose in quell’ultima esclamazione e si mise le mani tra i capelli biondi: era chiaramente terrorizzato alla prospettiva della paternità.
Ma se Breda era sempre stato disposto a tollerare gli sfoghi del suo amico, questa volta non lo fece. Gli concesse cinque minuti e poi lo scrollò leggermente.
“Senti un po’, campione, mi stai dicendo che hai lasciato tua moglie nel cuore della notte senza nemmeno una spiegazione?”
“E che dovevo fare? – Havoc lo fissò con aria stranita – Ma hai capito che cosa è successo?”
“Sì, succede che stai diventando padre e, per il bene della sfortunata creatura che avrà te come genitore, è il caso che inizi a comportati in maniera più responsabile. Torna da Rebecca, avanti! Santa donna, come faccia a reggerti ancora non lo capisco!”
“Non posso diventare padre… insomma guardami! Sono Jean Havoc, sono…”
“Sei un futuro padre, congratulazioni – lo corresse il rosso facendolo alzare in piedi e abbracciandolo con sincero affetto – è una cosa bella, cretino. E fidati che te la caverai alla grande. Ti concedo il tempo di un brindisi, ma poi fili a casa da tua moglie e le chiederai scusa per il tuo comportamento da idiota, va bene?”
“Magari sarà femmina…” Havoc iniziò ad assumere un’aria pensosa che però rasentava il felice.
“O maschio, chissà, forza vieni in cucina.” 

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Capitolo 5
*** Parte 5. Ore 02.00 AM. ***


Parte 5. Ore 02.00 AM.



Ore 01.30 AM.
 
Esci fuori da questa stanza o ti ammazzo, maledetto! E’ tutta colpa tu…aaaaaah!
Breda fece in tempo a sentire l’ultimo urlo di Rebecca prima che la porta si aprisse e un furentissimo Jean uscisse dalla stanza della partoriente.
Il soldato rosso serrò gli occhi nel sentire il forte SBAM che accompagnò la non proprio gentile chiusura dell’uscio. Ma era solo l’ultimo atto di una notte da tragedia che era iniziata quando, cinque minuti prima di uscire da lavoro, Rebecca aveva chiamato in ufficio per avvisare che era entrata in travaglio… con due settimane di anticipo rispetto a quanto si era prospettato.
E Breda non sapeva ancora bene come si era trovato coinvolto in quell’improvvisa emergenza: perché ovviamente doveva succedere proprio a loro di non trovare il medico a disposizione e dunque dover fare tutto da soli (giustamente entrambe le famiglie dei quasi genitori abitavano fuori città e non c’era stato tempo di avvisarli). L’unica consolazione era che assieme a Rebecca c’era colonnello Hawkeye e dunque una mano femminile era presente.
“Brutta stronza! – esclamò Havoc, sbattendo un pugno sul muro: era l’ansia fatta persona, sembrava dover esplodere da un momento all’altro – prima mi distrugge i polsi con la sua stretta del cazzo…”
“Jean, il parto è un momento difficile e doloroso…” cercò di consolarlo Heymans.
“… poi mi vomita addosso tutte le cattiverie di questo mondo! I bambini si fanno in due! Che cosa sarebbe solo colpa mia?”
“Sta solo sfogando il dolore fisico, suvvia…”
“E al mio dolore chi ci pensa?”
“Dolore…”
“Dove cazzo sta quel maledetto nano di Fury? L’ho mandato a comprare le sigarette più di un’ora fa… se non fumo giuro che uccido qualcuno!”
“Trovare un negozio aperto a quest’ora è quasi impossibile – Breda gli diede uno spintone e lo fece sedere nel divano – ora calmati e…” la sua filippica venne interrotta da nuove urla.
Riza! Cavolooooooo!!
Jean Havoc, se non torni in questa stanza a darmi una mano non andiamo lontani! Rebecca! Ferma!
Se torna dentro lo uccido!
Lo uccido io se non torna… maledizione, Havoc! Vieni qui che sta per nascere!
“Non posso – Jean scosse il capo – che se la veda da sola quella stronza, io ho già dato…”
“E dai!” lo incitò Heymans, tirandolo per il braccio.
“Fottuti medici irreperibili… io mica rischio la vita: sono un soldato e…”
“Senti, idiota, mi hai già rovinato la serata costringendomi a venire a casa tua… e trascinando anche quella povera anima di Fury – il rosso passò alle maniere forti – o entri e dai a tua moglie tutto il sostegno che puoi, beccandoti tutti gli insulti che meriti… o giuro che io…”
Jean…
“Oh no, sta piangendo di nuovo…”
Havoc, torna qui! E’ un dannato ordine!
“Non ho mai sentito il colonnello così furente in tutti questi anni – Breda gli diede un’ultima spinta verso la porta – Non vorrai renderti colpevole di insubordinazione, vero?”
Havoc nemmeno rispose a quella provocazione: aveva assunto l’aria tipica di un toro che si prepara a caricare. Traendo un profondo respiro percorse a lunghe falcate il salotto e si fiondò nella stanza dove si stava perpetuando il delitto.
E a Breda non rimase che attendere nel divano: si alzò un paio di minuti dopo per andare ad aprire ad un terrorizzato maresciallo Fury che non aveva trovato le sigarette richieste.
“Mi… mi ucciderà?” chiese il giovane chiaramente desideroso di trovarsi ovunque meno che in quel posto.
“No, ha altro a cui pensare, fidati.”
“Ma perché il capitano Falman doveva esser fuori città proprio in questi giorni?”
“Non pensare che la situazione sarebbe differente. Il più furbo è stato il generale a dileguarsi cinque minuti prima che quel telefono squillasse… secondo me ha subodorato il pericolo.”
Ahia! Rebecca! Non mordere!
Staccagli pure il braccio ma non dimenticare di spingere, dannazione!
“Voglio tornare a casa…” sbiancò Fury.
Pure io – pensò Breda.
 
Ore 02.00 AM
 
L’urlo di Rebecca terminò, seguito immediatamente da un forte vagito.
Fury e Breda si guardarono tra di loro, increduli che finalmente, dopo tutte quelle urla e lamenti, l’erede della famiglia Havoc fosse nato.
Tesero le orecchie e sentirono le voci concitate del colonnello e di Havoc e dai toni felici sembrava che tutto fosse andato per il meglio.
“E’ andata, ragazzino – sghignazzò Breda, sentendosi incredibilmente felice per il suo miglior amico – c’è un nuovo Havoc ad Amestris, per quanto non so se sia una cosa positiva o meno.”
“Sono così felice per il tenente e la signora! – Fury sembrava quasi scodinzolare come un cucciolo: ogni traccia di terrore ed ansia era sparita dal suo volto – Crede che ce lo faranno vedere?”
“Dopo che Havoc ti ha preso per il colletto in ufficio e sequestrato per questa notte direi che è il minimo.”
Quasi a confermare quanto appena detto, la porta si aprì ed Havoc uscì tenendo tra le braccia un fagottino avvolto in una coperta bianca.
L’espressione del biondo era oscillante tra l’incredulità e la felicità assoluta, come succede per ogni padre che prende per la prima volta in braccio la propria creatura.
“Uh, complimenti – Breda si accostò a lui e sbirciò il visino arrossato e contratto in una smorfia di fastidio – e allora? Maschio o femmina?”
“Femmina – mormorò il neo papà, come se fosse la cosa più ovvia del mondo – ovvio che era femmina… vero, Jilly?”
“Jilly? Bel nome, tenente.” Fury si avvicinò ed osservò meravigliato la neonata.
“E Rebecca?” Breda alzò lo sguardo sull’amico, sicuro che la donna stesse ottimamente.
“Già – Havoc fece un sorriso strano e dopo qualche secondo porse la bambina al rosso – c’è un piccolo problema… potete pensare voi a Jilly?”
“Eh?” Breda si ritrovò tra le braccia l’infante così all’improvviso che fece giusto in tempo a consolidare la presa per evitare una caduta sul pavimento.
“Ma come…?” anche Fury era perplesso.
Havoc, torna… mi sa che anche il secondo sta per nascere!” la voce del colonnello Hawkeye prevenne qualsiasi spiegazione il biondo potesse dare.
Anche il secondo… dannato, non gli bastava mettermi incinta di uno! Uargh!
“Scusate, ma penso di essere richiesto! – Havoc, arretrò verso la stanza – Eccomi, amore mio…”
Non chiamarmi amore, disgraz… aaahiaaaa!
 
Ore 03.30 AM
 
“Jilly che nasce alle due, Jody venti minuti dopo – Breda sospirò contemplando i due neonati che dormivano nella grande cesta preparata alla bell’e meglio per entrambi (non era previsto anche un secondo infante) – in quanto ad orari hanno preso tutto da te, non trovi?”
La sua voce sembrava rimbombare in quella casa ora così quieta: Rebecca finalmente dormiva dopo quel parto così pesante e anche la sua amica bionda era crollata in una poltrona accanto al letto.
“Senti, mi sono dovuto improvvisare medico per un’intera notte… e non solo, il divano è occupato da quell’idiota di Fury. Quasi quasi lo butto a terra e mi ci addormento io.”
“E lascialo in pace, poveraccio.”
“Manco mi ha trovato le sigarette…”
“Con questi due ora dovrai diminuirle mi sa.”
“Ah, ovviamente sei il loro padrino.”
“Che? – Breda alzò lo sguardo – oh no, non puoi chiedermelo. Va bene farti da testimone di nozze, ma i due marmocchi se li spupazza qualcun altro, capito? Dalli a Fury, lui almeno li farà giocare.”
“Tu e il colonnello Hawkeye, è deciso – Havoc nemmeno fece caso a quella protesta – di tutte e due o vi giocate il maschio e la femmina a testa o croce.”
“Stai parlando dei tuoi figli…”
“Sono praticamente tuoi nipoti… e dai che sono simpatici, non trovi?”
“Ti odio…” sospirò Heymans, arrendendosi al fatto che per una volta tanto il suo amico aveva ragione.
Del resto a quei due bambini sarebbe servita una figura adulta un minimo responsabile.
A dire il vero hanno tutto un team a disposizione… anche se la parola responsabilità non è proprio il nostro forte.
Il telefono squillò improvvisamente tanto che i due soldati sobbalzarono all'improvviso. Immediatamente i loro sguardi corsero preoccupati ai due neonati e le loro paure trovarono conferma nel vedere che iniziavano ad agitarsi ed aprire gli occhi.
"No, no... cazzo, Breda, come funziona quando piangono?"
"Non lo so, prendili, cullali, calmali... " si impanicò il rosso correndo all'apparecchio per far smettere il fastidioso trillo.
"Ma chi cazzo è a quest'ora?" Havoc aveva preso in mano quella cesta strillante, muovendola goffamente nella pessima imitazione del cullare.
"Pronto?" esclamò Breda.
"Ehilà, Breda, allora come va la situazione lì? E' nato?"
"Generale Mustang... sappia che in questo momento la sto odiando."
Appunto... che avevo detto sulla responsabilità del team?





_____________________
Eccomi giunta alla fine di questa piccola ideuzza ^^
Alla fine per chi segue le mie fic, Jilly e Jody non sono degli illustri sconosciuti... ma ad onor del vero sappiate che ho sempre ritenuto che Havoc e Rebecca dovessero avere due gemelli, anche prima della mia AU.
Spero che vi siate divertiti ^^

 

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