La nostra anima si vede dagli occhi

di harry_s_cat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Prime impressioni ***
Capitolo 3: *** Affinity ***
Capitolo 4: *** Everything has changed ***
Capitolo 5: *** 5. A piccoli passi. ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Quant'è difficile dimenticare qualcuno?? Perchè esiste la delusione??
Queste sono le domande che una ragazza che ha perso la speranza in qualunque cosa si pone continuamente.
È stata talmente ferita da persone che credeva fossero amiche, che le volessero bene e che hanno cambiato la sua vita, prima in meglio, in un sogno che si avvera e poi in un incubo dal quale non riesce a risvegliarsi.
La sua esistenza è stata segnata per sempre.
Lei si chiama Kathie ha diciannove anni e vive da sola, abbandonata da tutti e da tutto.
Frequenta l'ultimo anno di liceo scientifico, è sempre andata bene anzi benissimo a scuola, la secchiona della classe e viene sfruttata da tutti per i compiti, ma non considerata per alcun altro motivo.
Tutti conoscono una ragazza timida, molto brava a scuola ma chi è che la conosce veramente? Chi è che conosce ciò che ha dovuto passare senza che a nessuno importasse? Si lei che ha dovuto arrangiarsi dopo la morte di suo padre sei mesi fa, quel poco che viveva ancora è sparito.
Ha iniziato a rintanarsi a casa ed a uscire solo ed esclusivamente per andare al lavoro o a scuola.
Lavora in una panetteria, facendo orari impossibili.
Alle cinque del mattino deve già essere lì, poi va a scuola e torna in quel negozietto.
Dalle quattro potrebbe essere una ragazza normale che va in giro con gli amici, invece lei va dritta e filata a casa a buttarsi su quei libri che ama tanto, che la trasportano in un mondo in cui lei si sente bene, lontano dai brutti pensieri.
Si perchè di brutti pensieri lei ne ha fin troppi che continuano a tormentarla, primo tra tutti la paura di aver sbagliato e di aver rovinato tutto con sua madre ma per una volta nella sua vita aveva fatto "l'egoista" decidendo ciò che era meglio per lei.
Sua mamma non lo accettò, così decise di tagliare tutti i rapporti.
Questo la fa sentire in colpa si chiede spesso 'se non avessi preso quella decisione come sarebbe la mia vita?? Sarebbe migliore?? Ho fatto una cazzata??'.
Si, Kathie continua a tormentarsi con queste domande inutili che al posto di aiutarla a ragionare su come poter andare avanti la fanno sprofondare ancora di più in quel profondo abisso in cui si ritrova.  
Lei che ha avuto il coraggio di prendere decisioni importanti, difficili che hanno cambiato il corso della sua vita, ha una ferita che mai più si rimarginerà causata da un insieme di grandi delusioni una dopo l'altra che l'hanno distrutta interiormente senza che nessuno se ne accorgesse, già ma chi avrebbe potuto accorgesene?
Nessuno, non ha nessuno con cui sfogarsi tiene tutto dentro, la sua famiglia sono i suoi libri e la vecchia signora della panetteria, troppo anziana per capire cosa può fare davvero male ad un ragazza di quell'età.
Ma tutto un giorno cambiò..
In panetteria a quelle stramaledette cinque del mattino successe qualcosa..
Un nuovo ragazzo venne assunto per lavorare come aiutante, un ragazzo alto con dei bellissimi capelli mossi imtrappolati dentro quella stupida retina obbligatoria per legge e degli ipnoici occhi verdi, verde speranza.
La prima volta che si vedono, entrambi molto timidi, si salutano e i loro occhi si incrociano rimanendo lì immobili.
I ragazzi avrebbero voluto guardare in qualsiasi altro posto ma non proprio in quel punto anche se di spostarsi non volevano proprio saperne.
Improvvisamente Alice, la panettiera, li chiama interrompendo il loro scambio di emozioni, si perchè non era solo un guardarsi ma loro hanno capito tutto l'uno dell'altro.
Due anime sofferenti...







Autrice
Ciao! Questo è solo l'inizio che lascia libero spazio all'immaginazione di chi legge (nessuno, ma fa niente). Questa storia mi appassiona particolarmente anche se non ho mai il tempo di scriverla e continuarla come voglio io. Spero possa appassionare qualcuno come è successo a me. Ora ti lascio, sono già stata troppo noiosa...
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Capitolo 2
*** Prime impressioni ***


I'm Harry.
 
Pensai che dovevo distogliere lo sguardo, - perchè non riesco?-.
Perchè? Così tutto imbarazzato le chiesi:
- Ci-ao... Come ti chiami?-.
Lei con una voce soave come mai ne avevo sentite, mi disse che il suo nome era Kathie, mi era sembrato di non aver sentito mai in vita mia, in tutti i miei diciannove anni di vita, un nome più bello.
Bello, quanto la ragazza a cui apparteneva.
Non  è tanto alta, anzi direi abbastanza bassa, la supero di quasi due spanne.
Non troppo magra ma neanche troppo formosa con delle curve adeguate.
Ciò che mi ipnotizzò furono i suoi occhi.
Sembravano l'acqua limpida del più bell'oceano esistente sulla terra, nei quali mi sembrava di vedere anche le onde, di un azzurro leggermente più scuro.
Il suo volto era un po' tondo, con gli zigomi ben definiti e anche un poco rosati, porta gli occhiali, dei grandi occhiali scuri che le nascondono leggermente gli occhi, ma fu la prima cosa che notai ugualmente.
I capelli lisci come spaghetti e di un colore particolare, un castano chiaro o un biondo scuro dipende dai riflessi che la luce produce su di essi, pieni di tutte le tonalità di biondo e anche di qualcuna di quelle del rosso.
 
I'm Kathie.
 
Wow, non mi era mai successo di non riuscire a comandare i miei occhi ma in questa occasione non ce la feci proprio.
Lo spettacolo era troppo bello, un ragazzo alto, altissimo.
Io da vera e propria tappa gli arrivo alle spalle, forse.
I suoi capelli raccolti in quella stupida retina sembrano castani e molto molto mossi, mi fa sorridere il fatto che sono talmente incontrollabili che qualche ciuffo impazzito esce da quella rete arancione.
Il suo volto perfetto, i suoi denti perfettamente dritti, quel naso un poco a patata e quegli occhi..
Quegli occhi magici, di un magnifico verde-marroncino tutt'intorno all'iride che piano piano si sfuma e diventa un verde chiaro, magnifico e con uno spesso contorno più scuro del contorno più esterno.
Quegli occhi mi incantarono, in loro vidi tanto dolore e tanta sofferenza.
Quando mi chiese come mi chiamo, mi sentì prendere fuoco e gli risposi balbettando come un'idiota.
Arrivò Alice a rovinare il nostro momento speciale che speravo non finisse più, cosa che credo valesse anche per lui.
Dovevamo mettere il pane appena sfornato nelle cassette e portarlo dall'altra parte del negozio, almeno così mi pareva di aver capito.
 
I'm Harry.
 
Ecco lo sapevo, era il mio primo giorno di lavoro, un lavoro non troppo male a quanto pare e io non sapevo che cosa dovevo fare.
Porca di quella miseria!
-Harold, rilassati. Harry, rilassati. –
-Ma come faccio a rilassarmi vicino a lei?- pensai.
-Devo togliere i suoi bellissimi occhi dalla mia mente e concentrarmi su cosa devo fare.-
Alice mi chiamò:
- Harold, forza! -
Evvai anche il mio primo rimprovero, dovevo concentrarmi.
Seguii quel che faceva Kathie e la imitai.
Spostammo tutte le pagnotte all'acqua in una cassetta, le tartarughe in un’altra e le micche in un'altra ancora.
Ora la parte più pesante, bisognava portarle dall'altra parte, partimmo in fretta entrambi e quando prendemmo lo stesso manico, le nostre mani si toccarono.
I brividi mi pervasero mentre pieno di panico spostai la mano, il più in fretta che riuscii.
 
I'm Kathie.
 
-Ok, ora manca la parte più difficile poi posso andare a scuola.- mi dissi tra me e me.
Mi precipitai a prendere una cassa, quando la mia mano si posò sul manico sentì qualcosa di strano, guardai e mi accorsi che era la mano di quel ragazzo del quale non conoscevo neanche il nome.
Divenni tutta rossa e con tutto il mio impegno dissi con un filo di voce:
- Io mi sono presentata, ma tu come ti chiami? -.
Egli, imbarazzato rispose:
- Harold, Harry per gli amici-.
Che bel nome, pensai.
Portammo tutte le casse dalla parte del negozio, guardandoci ogni tanto di sfuggita, ma senza dirci mai niente.
Una volta finito, andai a cambiarmi ed uscii.
Salutai Alice e Harry, mi salutarono entrambi.
Harry mi sembrò che mi chiamò Kate, ma non me la presi.
 
I'm Harry.
 
Durante tutta la mattinata, imparai cose nuove: come fare uno scontrino, come pesare correttamente il pane e le rigide regole che devo rispettare per l'igiene.
Molto spesso il mio pensiero ricadeva su quella bellissima ragazza, Kathie, sperando che tornasse presto.
Quando divenne l'una e feci la pausa pranzo aspettavo con ansia che arrivasse, visto che era andata a scuola e a quell'ora avrebbe dovuto finire le lezioni.
Ogni volta che sentivo prima aprire la porta e poi suonare la campanella che ci avvisa dell'arrivo di qualche cliente controllavo se fosse lei.
 
I'm Kathie.
 
Entrai in classe senza salutare nessuno, tanto a nessuno di loro interessava di me e andai a sedermi al mio posto: terza fila entrando accanto alla finestra.
Arrivò la mia compagna di banco una dolce ragazza di nome Francesca, che passava spesso le lezioni a giocare al telefono o a disegnare, è veramente brava e quando uno gli chiede perchè non ha fatto l'artistico lei dice che non l'avrebbe portata da nessuna parte.
Un grandissimo peccato.
Questa mattina sembrava triste, arrivò in ritardo di dieci minuti come al solito e mi salutò, io ricambiai.
Durante le lezioni non riuscii a concentrarmi, mi sembrarono eterne le tre ore di letteratura che solitamente amavo.
 Seguivo il professore con la mente, il mio corpo, almeno la parte fisica era lì in classe ma la mia mente vagava per il mondo intero.
Feci il giro del mondo fino ad arrivare alla panetteria, dove mi concentrai a quel bellissimo ragazzo che aveva già lasciato un segno nella mia povera vita.
Capii che per la prima volta da parecchio tempo, non vedevo l'ora di tornare in negozio.
 
 
 
I’M HARRY’S CAT.
 
Ecco qui, il secondo capitolo che porta poco avanti la storia ma mi piaceva l’idea di descrivere molto dettagliatamente il loro primo incontro.
La storia nella mia mente e nei promemoria del mio stupido telefonino, utile solo per scrivere, sta prendendo forma e diventando sempre più dettagliata.
Buona notte a chi leggerà o buon pomeriggio, spero vi piaccia e mi farebbe piacere che ne pensate.
Lasciate una recensione, please. <3
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Capitolo 3
*** Affinity ***


I'm Kathie.

' Finalmente ho finito scuola per oggi. E chissene frega dei compiti.' pensai appena uscita da quell'edificio che ho sempre amato, ma che oggi proprio odiavo.
Non mi era mai capitato che non mi interessasse dei compiti da brava secchiona, eppure oggi qualcosa era cambiato. Domani potevo benissimo tornare a scuola e copiarli o meglio farli sul momento, mai fidarsi dei miei compagni scansa fatica. Ma perché non mi interessava? Perché non vedevo l'ora di tornare al negozio?
Ci riflettei un attimo e capì che volevo scoprire di più su quel misterioso ragazzo che mi ero ritrovata tra i piedi quella mattina.
Arrivai al negozio con un sorriso a trentadue denti, non mi ricordavo di poter sorridere così, era da mesi che non ero così fantasticamente gioiosa.
'Ciao a tutti' urlai appena entrata, non c'era nessuno al bancone, pensai che fossero tutti nel retro a mangiare o a sparlare di me, visto che Alice sapeva troppe cose di quando ero più piccola, proprio come una nonna fidata. Tutte cose che le raccontò tanti anni fa mio papà. Avevo una paura folle che avesse raccontato tutte le cose più imbarazzanti su di me a Harry.
Finalmente li trovai, Alice notò subito il mio mega sorriso e mi chiese se era tutto a posto. Le risposi un si convinto mentre annuivo, parlavo con lei, ma in realtà i miei occhi cercavano compulsamente lui.
Andai nel 'mio' sgabuzzino, dove solitamente facevo pausa e mangiavo. Mi ritrovai Harry sulla 'mia' bellissima sedia, se fosse stato qualcun altro, l'avrei cacciato, ma era lui e lo guardai un po' in cagnesco senza che lui mi capisse, decisi di lasciarlo far uso del mio solito posto a sedere.
'Ciao, Kate--ie' disse.
' Scusa ma non mi viene Kathie ma Kate, non so perché. Prometto che mi impegnerò e cercherò di chiamarti col tuo vero  nome.. Mi scuso in anticipo se dovessi sbagliare.' aggiunse timidamente con la voce a mala pena udibile.
'Tranquillo! Non fa niente! Capirò!' dissi sorridente.
Presi il panino e mi misi a mangiarlo in piedi perché l'altra sedia proprio non mi piace.
 
I'm Harry.
 
Era finalmente arrivata. Sentì un urlo, sapevo che era lei, ma non risposi. Stavo iniziando a pensare che non sarebbe venuta, quando sbucò magicamente.
Rimasi stupito dal fatto che non si sedette di fianco a me, iniziai a pensare. Mi chiesi 'cos'ho che non va? Perché non si siede vicino a me?'. Allora presi coraggio e le chiesi: 'Perché non ti siedi?'. Mi guardò storto, e mi parlò in un tono che non seppi decifrare, non capii se era ironico oppure no. Mi spiegò che non si sedeva perché la 'sua' sedia e sottolineò 'sua' l'avevo occupata io e come una bimba capricciosa sull'altra non voleva sedersi perché non le piaceva. Stavo per scoppiarle a ridere in faccia e a dirle: 'sei proprio una bambina!', ma mi trattenni per non offenderla. Facendo finta di niente allora mi spostai di una seduta e lei molto timida mi si sedette vicino. Giusto il tempo di finire i nostri panini e Alice ci mise di nuovo al lavoro, ma trovammo una maniera di parlare.
Mentre servivamo al bancone, iniziammo a scherzare e a prendere confidenza.
Dopo una settimana decisi di prendere una decisione affrettata, no scherzo proprio non ci pensai, mi venne spontanea: ' Mi dai il tuo numero?' ; le chiesi. Lei diventò tutta rossa e come un pulcino indifeso, con tono incerto dopo qualche minuto mi rispose: 'Mh, direi che posso fidarmi... Dai, va bene.' . Wow, rimasi stupito, perché ha detto una cosa del genere? Qualcuno deve averla ferita, deve aver tradito la sua fiducia. Iniziai a capirla sempre di più e a capire che si era chiusa in se stessa per paura che qualcuno potesse farle del male.
 
I'm Kathie.

Dove trovò il coraggio di chiedermi il numero? E perché rimase sbaccalito quando glielo diedi? Non riuscii a capire, ma non ci feci più caso. Iniziammo a scherzare durante il lavoro, diventammo sempre più affiatati. Iniziammo a conoscerci meglio e capii che abbiamo tante cose in comune, troppe e soprattutto troppa affinità.



I'm the author.
Ciaooo allora so che il capitolo è breve e fa scifo, ma sono stata  parecchio incasinata e non ho potuto continuarlo come avevo programmato. prometto che il prossimo capitolo sarò più lungo, più bello ma mi ci vorrà parecchio tempo ad aggiornare.
Lasciate una recensione per farmi capire cosa ne pensate e se vale la pena che continui a scrivere.
Un bacio e buona domenica sera a tutti.

Harry's cat

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Capitolo 4
*** Everything has changed ***


Capitolo 4
-Everything has changed-
 
I’m Kathie.
 
Nelle settimane successive iniziammo a conoscerci, a ridere e scherzare come idioti. E finalmente a diventare amici, era da tanto che non pronunciavo quella parola ‘AMICI’, che può significare tanto ma anche niente, gioia ma anche dolore, sorrisi ma anche lacrime. L’amicizia è qualcosa che non si può comprare, ma si deve vivere e con la quale si deve convivere, tutti i ragazzi di diciannove anni hanno degli amici, almeno conoscenti, tutti tranne me. Io non sono sociale, non sono amichevole tanto meno simpatica. Sono una di quelle persone ‘invisibili’ che se non vedi va bene lo stesso e che se non saluti, stanno meglio non sentendosi il centro dell’attenzione e quindi in soggezione.  Solo quando prendemmo confidenza, mi mandò il primo sms. Me lo ricordo ancora:
Ciao, sono Harry, quello della panetteria.
Ecco, semplice e schietto, cosa che io non sarò mai, infatti gli risposi un fantastico ‘Ciao’, sembravo scocciata ma in realtà vedere che interessavo a qualcuno mi aveva fatto provare una sensazione stranissima. Accadde qualcosa di strano, nello stesso momento in cui ricevetti quel messaggio, arrivò un fulmine a ciel sereno, che mi spaventò a morte, pensai a quanto avrei voluto avere vicino a me mio padre, da lui andavo sempre quando c’era un temporale perché avevo paura e mi prendeva tra le sue calde e pelose braccia. Sembrò quasi un segno mandato da forse l’unica persona che mi ha voluto veramente bene.
Il giorno successivo era l’ultimo giorno di scuola, sarei stata libera come una colomba, libera di stare a casa e leggere ciò che piaceva a me, non ai professori. Passarono le cinque ore e uscii senza salutare nessuno, neanche Francesca, tanto a tutti non interessava di me e viceversa.
Corsi verso la panetteria, con addosso una sensazione di libertà magnifica. Arrivai e mi trovai quel bel ragazzo a pulire la vetrina, lo vidi già all’incrocio e stetti un poco lì a vedere quanto era impacciato e mi feci qualche risata. Decisi di entrare facendo finta di non vederlo, mi salutò e io lo ignorai completamente e andai a cambiarmi. Ero appena uscita dallo sgabuzzino quando mi prese un colpo, quell’idiota si mise dietro alla porta e mi prese per i fianchi facendomi fare un salto astronomico. Avevo il cuore a mille e lui si stava per pisciare addosso dalle risate, Idiota. In quel momento lo odiavo, poi passato lo spavento iniziai a ridere con lui. Continuammo finché non arrivò Alice a sgridarci e a mandarci a lavorare.
 
I’m Harry.
 
La vidi arrivare, la salutai ma non rispose. ‘Ok, decidi di ignorarmi e adesso vedi’. Decisi di farle uno scherzo alla Harry. Mi appostai dietro alla porta dello sgabuzzino, dove si cambiava sempre e... la presi per i fianchi, fece un salto micidiale, peggio dei saltatori professionisti. Quando vidi il suo volto pallido, gli occhi sbarrati e che aveva il fiatone, scoppiai a ridere come un bambino. Mai visto una faccia del genere, ancora a pensarci mi viene da ridere. Poi incominciò anche lei, ma arrivò quella guasta feste di Alice. Andammo dietro al bancone a servire i clienti, ma tutte le volte che ci guardavamo in faccia ci veniva da ridere. Riuscimmo a trattenerci fino a quando Kate, mh Kathie scoppiò a ridere appena uscita una signora anziana. Scoppiò in una fragorosa risata contagiosa, non riuscii a resistere e iniziai anche io. Riuscimmo a calmarci entrambi, e decidemmo di fare la nostra meritata pausa, visto che non c’erano clienti all’orizzonte.
Andammo in quello sgabuzzino che lei sembrava amare tanto e mi sedetti assolutamente non sulla ‘sua’ sedia. Iniziammo a parlare di quanto eravamo scemi, di quante volte durante il pomeriggio ci siamo fatti la figura dei bambini stupidi davanti ai clienti, prendemmo il nostro solito caffè, fatto con la fantastica Bialetti di cinquant’anni fa e poi improvvisamente mi chiese:  ‘ Dopo il lavoro ti va di andare a bere una cioccolata calda insieme?’. La guardai storto, ‘ una cioccolata? ’ dissi in tono curioso, ‘ si, amo la cioccolata chi se ne frega se è estate, ahaha ‘ mi rispose ridendo. Accettai, stupito della richiesta, ma decisi di dirle di si, tanto cosa potevo perderci? Niente. Mi chiesi, e continuo tuttora a chiedermi dove trovò il coraggio di invitarmi, una ragazza così timida, così chiusa in se stessa, una ragazza che ha paura di fidarsi di gente nuova. Si, in un mese e mezzo che lavoravamo insieme avevo capito tutto questo di lei, perché i suoi occhi rivelano tutto ciò che prova, tutti i suoi sentimenti e quegli occhi azzurri non mentono mai.
 
I’m Kathie.
 
‘Cosa cavolo ho detto? Perché mi guarda storto? ‘ pensai.
‘cioccolata calda?’ mi disse, con occhi sgranati, quei meravigliosi prati verdi, e volto stupito. ‘O caspita gli ho chiesto se veniva a prendere una cioccolata calda, ma come ha fatto a venirmi in mente? Siamo in piena estate. Ok troviamo un modo per scamparla.’ Riflettei tra me e me e trovai una soluzione, ‘da ora amo la cioccolata calda’, in realtà non ne vado matta, a meno che non sia al cioccolato bianco, amo il cioccolato bianco, il suo gusto dolce, anche troppo che dopo un po’ è nauseante. Per fortuna se no non smetterei mai di mangiarla. Comunque, ero riuscita a cavarmela con un fantastico ‘ si, io amo la cioccolata calda’, con volto arrossato e mente confusa. Ero riuscita a togliermi dal guaio nella quale mi ero messa da sola. Ora dovevo solo trovare il coraggio di mantenere l’impegno, e non fingermi magicamente malata.  Continuammo a chiacchierare e decidemmo che avremmo deciso tutto la sera stessa. Alle cinque puntuali come orologi svizzeri, uscimmo entrambi dal lavoro. Per fortuna quella mattina, poiché era l’ultimo giorno di scuola decisi di vestirmi degnamente, come una ragazza di diciannove anni. Avevo la mia maglia a maniche corte preferita, con la stampa di topolino, sono consapevole del fatto che sia da bimba, ma me l’aveva regalata mio padre. Sopra avevo la mia adorata felpa rosa antico con il numero cinquantasette sopra, mi piaceva solo per il colore e i miei pantaloni blu, quasi elettrico. Io e gli abbinamenti non andiamo d’accordo, ma quella mattina stranamente avevo deciso di non essere arlecchino. Ci fermammo davanti alla porta del negozio, ci guardammo e lui disse: ‘ Allora, dove andiamo?’.
‘ Bella domanda, sai sinceramente non ne ho idea. Non conosco molti locali e tra quelli non mi sembra che ce ne sia uno che faccia la cioccolata calda.’ Risposi, tutta rossa in volto.
 
I’m Harry.
 
‘Caspita, non scherzava sulla cioccolata.’
Allora dovevo pensare ad un bar che facesse la cioccolata, ci riflettei a lungo e  mi venne in mente il bar, cremeria, cioccolateria ‘ The Madamigelle’ , già il nome è un programma. ‘ Ho trovato, andiamo al The Madamigelle!’, esclamai. Lei con viso confuso chiese: ‘ ok, ma dov’è? ’. ‘ non sto a spiegarti, sarebbe troppo lungo. Vieni!’. La presi per mano e lei mi stette dietro. Dopo un buon quarto d’ora abbondante arrivammo a destinazione, entrammo e ci sedemmo in quel tavolino in vetrina, era l’ultimo rimasto purtroppo.  Quando la cameriera ci disse che era l’ultimo tavolo libero, lei un po’ titubante mi guardò, io le sorrisi e poco convinta decise di sedersi.
‘ Cosa posso portarvi?’ chiese la cameriera, una bella donna, alta, capelli biondi, decisamente decolorati e con un bel fisico per l’età che dimostra. ‘Una cioccolata calda’ dissi, ‘anzi due’. Kathie mi guardo e disse: ‘ No, aspetta, per me una cioccolata calda bianca’, la cameriera disse: ‘ Mi spiace, ma non ce l’abbiamo’. Vidi la tristezza scendere sul suo volto, ‘ ok, allora due normali’, finì.
‘Sei sicura di volerla uguale la cioccolata?’ le chiesi, dopo aver visto il suo sguardo farsi vago e triste.
‘Certo, non mi lascio mica abbattere da una cosa del genere!’, mi rispose, ma i suoi occhi dicevano altro, qualcosa l’aveva turbata, il tavolo forse troppo in bella mostra, la cioccolata, ma già solo il fatto che fosse qui. Dovevano essere tutte cose che le provocavano disagio.  
 
I’m Kathie.
 
Sentivo gli occhi di Harry addosso, li sentivo scrutarmi e cercare di capire cosa mi passasse per la mente. Sinceramente non sapevo neanche io che cosa mi stesse turbando con precisione, ero strana, mi sentivo in soggezione perché tutte le persone che passavano davanti al bar, ed erano tante, potevano osservare ogni mio minimo movimento. Forse perché temevo che qualche ragazza arrivasse e che il mio amico sparisse, ma come si preoccupava per me, mi piaceva, mi sentivo finalmente di nuovo parte dei pensieri di qualcuno che non solo mi volesse uccidere, parlarmi ecc., ma volesse proteggermi, abbracciarmi, aiutarmi nel momento del bisogno. Io avevo bisogno di lui, da quando la nostra conoscenza era cominciata, sentivo un bisogno morboso di lui, un bisogno che cercavo sempre di soddisfare il prima possibile, ma senza farglielo capire, senza dare nell’occhio.  Mi si stava riempiendo il cuore di paura e di terrore, mi stavo affezionando troppo ad una persona appena conosciuta, ad una persona che era riuscita a trovare una via di entrata in quel muro che mi ero costruita intorno. Mi stavo rendendo schiava di una persona che conoscevo relativamente poco o visto da altri punti di vista molto, ma che avrebbe benissimo potuto fare come tutte le altre “persone” hanno fatto nella mia vita, trasformandola prima in un sogno e poi in un incubo, deludendomi. Mi sembrava di meritare tutto ciò, perché doveva esserci un motivo se tutta quella gente si era comportata così. Ma ora tutto potrebbe cambiare, Harry potrebbe essere colui che mi salva o colui che mi fa sprofondare definitivamente in quel profondo burrone nel quale mi ero ritrovata da quasi un anno. Arrivò la cameriera con due bei tazzoni di cioccolata calda, amara, e disse: ‘ Ecco a voi. Sono 6,00 euro.’. mi apprestai a tirar fuori i soldi dallo zaino quando il mio accompagnatore, come un vero e proprio cavaliere disse: ‘ Ci penso io, ti ci ho portato qui io.’ , io senza parole gli sorrisi. Assaggiai la cioccolata, ma non mi piaceva, era troppo amara, quindi ci misi le due bustine di zucchero che erano nel mio sotto tazza e chiesi le sue ad Harry, che scoppiando a ridere me le porse e mi disse: ‘ non credi di averci già messo abbastanza zucchero?’. Io arrossii, ragionai su una risposta per non offenderlo, per non fargli capire che non mi piaceva, allora esclamai: ‘ Ho bisogno di dolcezza!’. Egli continuò a ridere e allora iniziai anche io.
 
I’m Harry.
 
‘Ho bisogno di dolcezza’, quella frase continuava a girarmi in testa mentre la osservavo finire a stento la sua cioccolata, di sicuro non le piaceva, ma non voleva dirmelo, aveva paura di ferirmi. Quella frase non aveva alcuna intenzione di lasciarmi stare, continuava a tormentarmi. Uscimmo dal locale e ci fermammo poco dopo la porta.  La vidi tremare, perché l’aria era diventata decisamente fredda, decisi di togliermi la felpa e farla mettere a lei. Diventò rossa in viso quando la abbracciai per coprirla, e mi disse con voce fioca un grazie. Decisi che l’avrei portata in un posto speciale. Lei vide il mio volto illuminarsi e mi chiese: ‘ Dove si va ora?’,  ‘ Dammi la mano di porto in un posto mozza fiato. ’. Camminammo con calma questa volta, mano nella mano, quasi come due fidanzatini e dopo aver attraversato quasi tutta la “città”, arrivammo al Belvedere. Da qui si ha una bellissima visuale di tutta la città e quelle vicine, in più era il tramonto. Ci sedemmo su una delle panchine che c’erano e vedemmo il sole nascondersi piano piano dietro ai palazzi, agli alberi e il cielo farsi prima arancione, poi rosso per finire con l’imbrunirsi. Intanto le nostre mani che prima erano lontane si avvicinarono e quando vedemmo uno stormo di rondini volare sopra di noi formando un cerchio, ci ritrovammo faccia a faccia. Tutto si fece silenzioso, riuscivo a sentire il melodico suono del suo respiro, i nostri occhi si incrociarono come le nostre mani facevano ormai da un po’ e i nostri corpi si attrassero. Ci avvicinammo sempre di più fino a quando ci baciammo, fu un bacio dolce, insicuro ma allo stesso tempo appassionato. Un bacio alla cioccolata, ai colori del tramonto e al suono armonioso del dolce cinguettare delle rondini.

I'm the author.
Ciau :3 allora sono qui solo per ringraziare chi ha letto anche questo ennesimo insulso capitolo, spero vi sia piaciuto. Se volete farmi sapere che cosa ne pensate (cosa che mi farebbe molto piacere) lasciate una recensione.
Baci. Buona notte e buona domenica.

Harry's Cat

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Capitolo 5
*** 5. A piccoli passi. ***


A piccoli passi.
 
I’m Kathie.
 
Quello per me era il primo bacio, qualcosa che sogni fin da quando sei bambina e che speri sia con il tuo principe azzurro.
Non mi ero mai sentita così fino a quel momento, è stato un insieme di strane e bellissime sensazioni.
Mi chiesi perché non fosse mai accaduto prima, perché proprio ora, al primo appuntamento e proprio con lui, Harry.
So solo che dopo non volevo più smettere di appoggiare le mie labbra sottili sulle sue morbide e carnose.
Si fece tardi e mi feci accompagnare a casa, facendo senza nessun problema finta di non aver capito che avrebbe voluto salire.
Gli augurai la buona notte con un piccolo e leggero bacio a stampo e chiusi la porta.
Pensai a quanto fossi felice, forse finalmente la ruota della mia vita stava tornando a girare nel verso giusto.
Ero felice.
 
 
I’m Harry.
 
Wow, non pensavo che uno e un solo bacio potesse farti provare così tante sensazioni diverse.
Nella mia vita avevo dato altri baci, ma nessuno era stato come questo, nessuna ragazza era come Kathie, nessuna delle ragazze che avevo frequentato mi avrebbe chiuso la porta in faccia così.
Capì che avrei dovuto fare con calma, molta calma per evitare di farmi scappare quella che credevo fosse la ragazza giusta (almeno pensavo).
Pensai che volevo e dovevo conoscerla meglio, perché dai suoi occhi si vedeva che aveva sofferto, che la sua anima si stava frantumando senza che lei se ne accorgesse.
- Ma come posso fare?- mi chiesi.
Ci riflettei un attimo poi la risposta arrivò da sé... dovevo continuare a uscire con lei, ma non con lo scopo di andarci a letto come avrei fatto con tutte o quasi le altre ragazze ma per capire cosa la stesse affliggendo.
 
I’m Kathie.
 
Rimasi tutta la notte a pensare e rimuginare su quel bacio, sul momento, su di lui, Harry.
Pensai che non avevo mai consapevolmente voluto avvicinarmi a nessun essere di sesso opposto, forse perché mia mamma se ne era portati a casa.. in realtà anche a letto troppi, il via vai era praticamente continuo.
Io andavo da mio padre per il week-end, lei a ballare e poi sentendola chiacchierare con le amiche scoprivo che se ne era scopato un altro.
Il colmo fu quando la beccai baciarsi con uno che doveva solo essere un "amico", che frequentava un po' troppo casa nostra (che dico "nostra" , sua perché l'ha sempre considerata sua e tale finalmente è) ed era sposato.
La cosa che mi aveva fatto più male era il capire con il passare del tempo che di me non le importava o almeno meno dei suoi "ragazzi".
Mi ritornò in mente l'evento che mi fece aprire gli occhi e allontanare per sempre da mia madre.
Dopo mesi che ero andata a vivere da mio padre, mia mamma mi chiamò.
Era in lacrime perché aveva appena chiuso la storia con l' "uomo" con il quale era stata per più di tre anni e pronunciò questa frase:
- Mi sono resa conto che sei più importante tu.-.
Mi misi le cuffie nelle orecchie e partì Begin Again di Taylor Swift.
Pur riflettendo su troppe cose, gli occhi non ce la fecero e si chiusero.
Il mattino la sveglia suonò, puntuale come sempre alle 04:00.
Mi alzai come se tutto ciò che mi era passato per la testa fosse partito con il treno dei vecchi eventi e la voglia di rivedere Harry mi sopraffò.
 
I’m Harry.
 
Il giorno seguente in panetteria, ci fu da ridere.
Alice, subito dopo che arrivai, ci sgamò e urlò:
- Voi non me la contate giusta! È successo qualcosa?-.
Io e Kathie ci guardammo e vidi le sue guance farsi di un rosa scuro.
Complici decidemmo di non dirle ancora nulla, anche se eravamo consapevoli che ormai sapeva già tutto.
Come potevo resistere nella pausa pranzo alle sue labbra?
Rischiavo di andare in astinenza, ma mi colse alla sprovvista e mentre stavamo prendendo un'altra infornata di quelle maledette tartarughe, mi arrivò alle spalle e mi baciò.
Fu un bacio passionale, molto meno casto del primo e i miei istinti stavano per rovinare tutto, per fortuna riuscii a trattenermi.
Non volevo sforzarla, non volevo ferirla né tanto meno farla scappare.
 
I’m Kathie.
 
Mi svegliai e subito pensai a Harry, a quel bacio.
Mi vestii e uscii di casa con un sorriso a trentaquattro denti.
Arrivai in panetteria cercando disperatamente lui, un suo sguardo, un suo sorriso con quelle bellissime fossette.
Sperai che Alice non fosse ancora arrivata ma mi sbagliavo.
Appena arrivai, li trovai a chiacchierare insieme e lei guardandoci vide subito qualcosa di diverso e ci tirò la battutina.
Io mi sentì come se le mie guance paffute stessero prendendo fuoco e mi resi conto di essere diventata rossa in volto, probabilmente color peperone.
Non volevo che Alice lo sapesse almeno non ora e allora guardai il ricciolo e lui intese.
Passò la giornata, non pensavo che avrebbe resistito così tanto dalle occhiate che mi rivolgeva invece passò anche la pausa pranzo.  
Quando ci inviò a prendere altro pane, in realtà mandò solo lui ma io mi incamminai dopo quatta quatta, decisi di premiarlo.
 Gli arrivai da dietro, gli toccai una spalla, lui si voltò ed io appoggiai le mie labbra sulle sue.
La pacchia durò relativamente poco perché sentimmo dei passi, doveva essere Alice preoccupata siccome ci stavamo mettendo troppo.
Prendemmo la cesta e in imbarazzo tornammo di corsa in negozio.
Eravamo entrambi consapevoli che ormai la padrona lo sapeva, da quando eravamo arrivati la mattina e che ora lo faceva apposta per farci confessare.
Quella giornata riuscimmo a tener duro.
Mentre uscivamo Harry mi afferrò per la mano e mi trascinò via velocemente.
Una volta svoltato l'angolo mi chiese:
- Ti va di fare un giro?-
Io risposi senza neanche pensarci con un sì.
 
I’m Harry.
   
Dopo la sua sorpresa decisi di fargliene una anch'io.
Volevo portarla al luna park poco distante dalla città.
Quando accettò, la portai alla macchina e mi diressi in quella direzione.
- Lasciami indovinare dove mi stai portando!- disse;
-Ok!- le risposi.
Dopo svariati tentativi tra cui nominò: il mare e il pattinaggio su ghiaccio arrivò alla soluzione e esclamò:
- io adoro le giostre soprattutto quelle adrenaliniche!-
- Bene fantastico... io le odio, vorrà dire che invece di tenerti tu a me, mi terrò io a te..
Che cosa imbarazzante!- dissi rosso in volto con un sorriso molto finto.
Poi scoppiammo a ridere...
 
I'm the author.
 
Allora, dopo ben sette mesi forse sono riuscita a portare avanti questa storia...
Non assicuro niente, perché quest'anno tra scuola, patente e first non so quanto tempo avrò.
Io adoro questa storia, pur sapendo che è piena di errori e altre mille cose.
Vedere che qualcuno la legge mi ha fatto venir voglia di continuare quel capitolo rimasto lì a prender polvere nei promemoria del telefono (si provo a pubblicare dal telefono, quindi mi scuso per lo schifo che verrà).
Un bacione a tutti, fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate che accada dopo.
Harry's Cat.
 
P.S. Mi scuso anche par la brevità e l’assurdità di questo capitolo.
     Vi lascio anche il link di Begin Again di Taylor se volete ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=cMPEd8m79Hw
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Twitter:https://twitter.com/harry_s_cat


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