Breathe me

di sheishardtohold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Be my friend ***
Capitolo 2: *** Hold me ***
Capitolo 3: *** Wrap me up ***
Capitolo 4: *** Unfold me ***
Capitolo 5: *** I am small ***
Capitolo 6: *** I'm needy ***
Capitolo 7: *** Warm me up ***
Capitolo 8: *** Breathe me ***



Capitolo 1
*** Be my friend ***


NA: Ed eccomi qui con una nuova raccolta di flashfic sulla SnowQueen. 
Prima di augurarvi una buona lettura, ci tenevo a precisare alcune cose su questa raccolta.
- La raccolta è formata da otto capitoli: Be my friend, Hold me, Wrap me up, Unfold me, I am small, I am needy, Warm me up, Breathe me. I nomi che prendono i vari capitoli sono fondamentali perchè alla fine, leggendoli tutti insieme, vanno a formare il ritornello della canzone di Sia, Breathe me, per l'appunto :)
- Il primo e l'ultimo capitolo sono ambientati in un momento futuro, mentre i capitoli in mezzo sono tutti dei flashback per poter spiegare come si arriva al punto iniziale (e quindi è come se avessi formato un cerchio concludendo la storia). I capitoli, ovviamente sono collegati fra loro, anche se sono dei singoli momenti. In ogni caso, per facilitare le cose, ho aggiunto delle date (prive di significato).
- Terzo ed ultimo punto, ma secondo me il più importante. Amo la SnowQueen, ma non riesco a capire se solo come amicizia o se come coppia potrebbe funzionare nella mia testa. Ad ogni modo, io ho scritto questa raccolta per far intendere una loro amicizia magari un po' morbosa che, forse, potrebbe sfociare in qualcosa di più (chi lo sa? Io non ho scritto di questo). Ho cercato comunque di lasciare più spazio possibile al lettore per immaginare quello che voleva - aggiungendo una moina o una carezza in più, piuttosto che evitando di scrivere qualcosa di esplicito.

Direi che ho finito con le spiegazioni e, ora, posso finalmente augurarvi buona lettura! :)


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Be my friend
 
13 marzo 2018
 
È appena l’alba, quando un raggio di sole, timido, si affaccia alla finestra di Regina – bussa, prima d’invadere la stanza.
L’odore di caffè in cucina – il rumore dell’acqua che scorre, il tintinnio del cucchiaino contro la tazza. Snow fa correre le dita tra i cd impilati ordinatamente - un’idea precisa già nella sua mente. Accarezza il piano della cucina, prendendo posto accanto alla finestra. Distende il viso, facendosi coccolare dal calore. Sorride, mentre nell’aria si diffondono le note di quella canzone che a lei e a Regina piace così tanto. Regina sorride di rimando – l’osserva mentre abbassa lo sguardo sul suo libro e le sorride di rimando. Con gesti pigri, si avvicina a Mary Margaret, scivolando alle sue spalle. Una mano regge a mezz’aria una tazza di tè fumante, l’altra passa lentamente tra i suoi capelli. Snow ne segue i gesti, chiudendo gli occhi – facendo cadere la testa all’indietro per sentire meglio le dita di Regina scorrere sulla sua pelle. Si muove appena, cercando di godersi fino in fondo quel momento di dolcezza, quell’attimo che si erano create solo per loro prima del risveglio del piccolo Neal – prima del risveglio del mondo.
Tracciando linee morbide sulla sua pelle, le dita di Regina si muovono sul volto di Mary Margaret – sugli occhi, sul naso, sulle guance, mentre l’altra resta inerme a farsi accarezzare. Quando le schiocca un bacio sulla sua fronte, Snow incrocia lo sguardo di Regina, seguendone la siluette.
“Sembri stanca”
Una cascata di capelli scivola sul volto di Regina.
“Sono troppo profonde quelle occhiaie per nasconderle” insiste Mary Margaret, portandole una ciocca dietro all’orecchio. Le afferra il mento tra l’indice ed il pollice - la costringe ad alzare gli occhi su di lei. Regina scuote la testa divertita, incastrando tra le sue dita quelle di Snow. Sussurra un flebile “sto bene”, accarezzandole il dorso delle mani.
“Sei rimasta sveglia per Neal?”                                                       
“Neal è un angelo” e mentre lo dice, il suo sguardo cade inavvertitamente sui piccoli polsi di Mary Margaret. Osserva la sua pelle bianca - come il blu delle vene risalti sulla sua pelle bianca, come le cicatrici rosse risaltino.
“Oh!” esclama Snow, mentre Regina ritrae le mani e giocherella con la tazza. “Sono stata io, è stat-” si confonde – si stringe nelle braccia, massaggia nervosamente i polsi.
Restano in silenzio.
“L’ho chiamato?”
Regina ci impiega un po’ a rispondere – nella sua testa risuona ancora chiaro l’urlo straziato di Mary Margaret che chiama David. Si limita ad annuire.
“Ho scalciato?”
Regina sorride, guardando con quanta tenerezza quella bocca da bambina le aveva fatto quella domanda.
“Un po’”
“Ti ho fatto male?”
Istintivamente, Regina accoglie Snow tra le sue braccia per placare il senso di colpa di quegli occhi gonfi di lacrime. “No” sussurra al suo orecchio – e una fila di piccoli baci sul collo.
“Mamma!” la voce al piano di sopra le sorprende nel bel mezzo di un abbraccio.
Regina si stacca controvoglia, facendo una smorfia.
“Vado io” dice piano - e un altro piccolo bacio sul collo.

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Capitolo 2
*** Hold me ***


N.A.
Ho dimenticato di segnalare nel capitolo precedente che, essendo una AU, prevede alcuni cambiamenti. Senza spoilerare, il primo verrà svelato in questo capitolo (e di conseguenza cambierà tutto il resto della storia), mentre l'altro è che, semplicemente, Robin non comparirà mai (per tutti gli OutlawQueen shipper mi dispiace davvero un sacco). Come sempre, vi auguro buona lettura :)


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Hold me

17 settembre 2014
 
Un bacio per sbloccare l’incantesimo – un bacio per svelare quello che era stato l’anno mancante. E la sparizione di Charming. Un bacio di Regina – un bacio di vero amore per spiegare come l’ennesima vita era stata spezzata nella lotta contro il male.
Snow sussulta. Immobile, nascosta, alle spalle del gruppo che si è stretto attorno ad Henry. Una mano preme sulla gola, l’altra si stringe attorno al grembo e al suo bambino. Regina è l’unica che si volta a guardarla. Lei era lì. Lei sapeva – del cuore, del sacrificio, della morte di Charming.
“Snow” si lascia sfuggire dalle labbra il suo nome, soffice – soffice come lei, soffice come la neve.
Mary Margaret strizza gli occhi, le lacrime copiose le rigano il viso. Aspetta che il dolore in fondo alla stomaco risalga lungo i polmoni e la trachea e poi schiude le labbra per farlo uscire come un soffio, prepotente e continuato. Inspira. L’aria le brucia nel naso. Quella che fino a pochi istanti prima era stata un’incertezza, ora si trasforma in qualcosa di reale – di palpabile. Il senso di smarrimento si impossessa di lei, dei suoi occhi vuoti, nei quali si specchia Regina. Trema, resta in apnea a contare i secondi d’aria che perde – gli attimi di vita che ha già perso con Charming. E corre – corre verso la disperazione, verso la solitudine. Verso il nulla. Nella sua mente corre così veloce da diventare parte della luce – nella sua testa, vede proprio il suo corpo sfaldarsi e le sue molecole diventare parte integrante dell’aria. Con le pupille dilatate ed il vento che le taglia gli angoli degli occhi, si guarda mentre si disintegra nel vuoto.
“Snow” la voce di Regina – il fiatone di Regina alle sue spalle.
Mary Margaret non riesce a fermarsi – non può fermarsi. Osserva il suo corpo muoversi agile mentre schiva un ramo, salta una radice a terra e i trochi degli alberi sfrecciano accanto alla sua siluette, senza mai riuscire a prenderla. Si osserva da fuori, pensando di tanto in tanto “questa volta mi ammazzo”.
“Dannazione, ti vuoi fermare?”
“No”
“Non fare la stupida”
“No” il tono acuto viene spezzato dall’ennesima ondata di pianto.
Regina si ferma – la schiena inarcata, le gambe appena piegate, le mani appoggiate sulle ginocchia. Recupera il respiro, mentre guarda Snow allontanarsi verso l’orizzonte. “Testarda” pensa, prima di scomparire in una nuvola viola e pararsi  di fronte a Mary Margaret che, ancora in corsa, la travolge col suo corpo. Snow la spinge indietro, colpendola ripetutamente al petto, mentre Regina stringe con forza le dita attorno alle sue spalle.
“Se n’è andato” lo ripete più volte, a bassa voce, in modo ossessivo. Poi smette di scacciare Regina – poi la cerca. Si aggrappa al suo collo con quel briciolo di forza che le rimane. Il pianto sommesso, diventa un pianto disperato. Regina la stringe d’istinto. “Sht” dice piano e le accarezza i capelli – e, dolcemente, le sussurra all’orecchio che tutto andrà bene.  

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Capitolo 3
*** Wrap me up ***


Wrap me up 

 
22 novembre 2014
 
Raccolta su se stessa, Snow osserva fuori dalla finestra – lo sguardo vacuo, le gambe al petto.
Regina prende posto dietro di lei, posandole un bacio sulla nuca. Mary Margaret resta immobile, non accenna il minimo movimento. Come se non fosse stata toccata, rivolge gli occhi verso il nulla.
Con gesti delicati, Regina prende il volto di Snow tra le mani, costringendola a voltarsi e a guardarla. Le accarezza le guance, le tira indietro i capelli e, con quella sua costante attenzione nell’evitare movimenti bruschi, la guida fino al bagno. Prende posto sul bordo della vasca - la spoglia.
“Alza il braccio” bisbiglia tra un sorriso e l’altro, sollevandole una mano per farla scivolare fuori dalla manica. Quando si porta le braccia di Snow dietro al collo per sorreggerla, sente il corpo imperlato di sudore contrarsi a contatto col suo. Dolcemente, la fa adagiare sul fondo della vasca, cominciando ad insaponarle la schiena. Mary Margaret mantiene la posizione fetale, stringendosi su se stessa. Regina, con la punta delle dita, segue i suoi lineamenti - la colonna vertebrale, le costole che si muovono su e giù seguendo il ritmo del suo respiro. Con una mano le accarezza la fronte. Facendo pressione, la guida nel movimento. Snow tira la testa all’indietro a chiude gli occhi, aspettando che il getto d’acqua la colpisca in pieno viso. Boccheggia.
Regina l’avvolge in un enorme asciugamano, per poi stringersela al petto. Con lo stesso impegno con cui l’ha svestita, la riveste e, tenendola per la vita, l’aiuta a scendere i gradini fino a raggiungere la cucina. Quando il piatto di pasta in bianco le compare davanti, Snow contorce il naso in un’espressione di disgusto.
“Devi mangiare” impartisce ordini, mentre Mary Margaret resta a fissarla senza azzardare il minimo cenno di risposta. In segno di sfida, alza solo lo sguardo sul volto di Regina – gli occhi scuri, profondi.
“Tesoro, devi mangiare” si accuccia accanto alla sua sedia, mantenendo la forchetta a pochi centimetri dalle labbra di Snow. Sospirano entrambe – Regina teneramente, Mary Margaret scocciata.
Alla fine cede e si lascia imboccare – controvoglia, muove il collo in avanti e si lascia imboccare. Uno, due, tre bocconi, poi scuote la testa. “Basta” pensa, cercando di ricacciare in fondo allo stomaco l’ennesimo conato di vomito.
“L’ultimo” prova a convincerla Regina, quando Snow le strappa di mano la forchetta, scagliandola a terra. Non dice di no, ma i suoi occhi lo urlano forte e chiaro al posto della sua voce. Con un movimento repentino, si alza di scatto. S’immerge nuovamente tra le lenzuola, appallottolandosi su se stessa. Regina le siede accanto, nel posto che le ha riservato. Allunga una mano, cercando il suo viso. Quando le sue dita entrano in contatto con le guance di Mary Margaret, due enormi occhi verdi sbucano fuori da sotto le coperte per incrociare il sorriso di Regina.
“Riposati” bisbiglia con tutta la dolcezza di cui è capace – le mani di Regina tra i capelli di Snow, le mani di Snow strette attorno alle gambe di Regina.

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Capitolo 4
*** Unfold me ***


Unfold me


28 novembre 2014
 
Il rumore dell’acqua che scorre al piano di sopra è la prima cosa che accoglie Regina al suo ritorno - poi il silenzio, la casa deserta.
“Snow?” chiama ad alza voce, abbandonando a terra la borsa e le scarpe.
“Snow?” stiracchia le braccia, si massaggia il collo, mentre percorre le scale.
“Snow?” ripete, bussando alla porta.
Nessuna risposta.
Resta appesa alla maniglia del bagno – l’orecchio appoggiato al muro ad ascoltare.
“Sto per entrare” l’ammonisce, aspettando che Mary Margaret finisca quel gioco di silenzi e finte facce indispettite, per allontanarla.
Nessuna risposta.
Quando Regina, incerta, resta fuori dalla stanza, ancora non sa della tragedia - dell’acqua che trabocca dalla vasca, del maglioncino bianco macchiato di sangue, dei polsi tagliati.
Quando Regina s’immerge a piedi nudi in una pozza di sangue, si congela nel momento – il cervello completamente distaccato da qualsiasi reazione logica. Resta immobile a fissare le braccia di Snow – gli occhi spalancati.
Quando la nube viola si dissolve, Regina è di fronte all’ospedale - Snow stretta tra le braccia.
“Guai a te se provi ad andartene, hai capito?” urla contro al corpo inerme di Mary Margaret, mentre Whale la tiene stretta in vita, cercando di staccarla dal braccio di Snow – le dita di Regina la cercano disperatamente.
“David si è sacrificato per te, per il tuo bambino. Devi resistere per lui”
Devi resistere per me, pensa, mentre Whale la solleva da terra, caricandosela sulle spalle.
“Lasciami andare” strilla – il corpo, le braccia ancora tese verso Mary Margaret. Tra una serie di “lasciami” gridati a gran voce, scalcia in aria e batte i pugni sulla schiena di Whale in segno di protesta.
“Che sta succedendo?” la voce di Emma li interrompe.
Regina, malamente appoggiata a terra, spinge all’indietro Whale e, con un gesto semplice, si ricompone. Come se non avesse appena fatto una scenata davanti a tutti, come se non fosse ancora piena di sangue – i vestiti, le mani, la faccia.
Più passa il tempo, più persone si riuniscono nella sala d’attesa – più accuse piovono su Regina.
“Perché non hai usato un incantesimo?”
“Perché ci hai impiegato così tanto a portarla in ospedale?”
La verità è che non lo sapeva. Regina non lo sapeva – perché aveva smesso di pensare, perché era rimasta pietrificata a guardarla morire, perché non se n’era accorta prima. Ecco la sua unica colpa – non il prezzo della maledizione, non la morte di Charming.
Regina abbassa lo sguardo per nascondere le lacrime e pensa che quelli sono tutti una massa d’ipocriti – che la figlia che l’ha rinnegata come madre è un'ipocrita, che tutti gli amici scomparsi dopo la morte di Charming sono degli ipocriti. Stretta nella sua giacca nera, resta composta a farsi vomitare addosso tutto il loro odio - solo perché era più facile incolpare lei, che assumersi la responsabilità. E, mentre quelle urla aumentano, lei, priva di parole, sta ad aspettare.
“Si è svegliata”
Nella stanza cala il silenzio.
“Ha chiesto di te”
E Regina si alza, sorride e si volta, incamminandosi per il corridoio. 

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Capitolo 5
*** I am small ***


Mi scuso per l'enorme ritardo; purtroppo gli esami mi stanno tenendo più occupata del previsto!
Spero comunque aspettare ne sia valsa la pena! Buona lettura! :)





I am small

4 gennaio 2015

“Dio, questo bambino non la smette più di piangere”
Le urla di Mary Margaret accolgono Regina al suo ritorno a casa, in un freddo pomeriggio invernale. Il suo sorriso si spegne, non appena varca la soglia del salotto – Snow, spazientita, dondola freneticamente tra le braccia il piccolo Neal di appena un paio di mesi di vita.
“Sta’ zitto!”
“Snow!” Regina alza il tono di voce, sovrastando quello dell’altra. L’afferra per il gomito, scuotendo la testa – un’espressione contrariata si dipinge sul suo volto.
“Cosa?” le risponde stizzita, mentre Regina afferra dolcemente tra le braccia Neal – una mano a sorreggergli la testa, l’altra ad avvolgergli il corpo per tenerlo caldo contro al suo. 
“Ciao amore” bisbiglia piano all’orecchio del bambino, baciandogli la fronte, mentre Snow, dandole le spalle, borbotta un “già, perché non ci sei stata insieme tutta la giornata”.
“Si può sapere che ti prende?”
“Che mi prende?” Mary Margaret seduta sul bordo di una sedia - Regina in piedi. “Lo odio, ecco che mi prende”
“Snow..”
“Ti odio” le esce come un sibilo dai denti, mentre, con aria di sfida, ripete le parole in faccia al suo bambino. “Tanto non capisce” e fa spallucce, mentre Regina resta immobile a fissare Mary Margaret dissolversi – il senso di maternità scomparso, la dolcezza rimpiazzata dalla rabbia. Le sembra quasi un gioco, uno scambio di ruoli – quello in cui Snow si ritrova ad essere la Regina Cattiva e lei una madre affettuosa.
“Non ci riesco” Mary Margaret spezza il silenzio, tornando ad assumere il suo tono caldo, avvolgente. “Ogni volta che lo prendo in braccio, penso a quanto mi facciano ancora male i polsi. Ogni volta che lo guardo, non riesco a togliermi dalla testa gli occhi di Charming, che si riflettono nei suoi. Ogni volta che piange, non riesco a credere che solo tu riuscirai a calmarlo”. Le viene da piangere, ma è stanca – delle lacrime, del dolore, di quell’unico ricordo oltre al quale non riesce ad andare avanti. “Ho fallito con Emma – sto fallendo con Neal. Ad un tratto ho smesso di essere buona e sono diventata così – distaccata”
Regina costringe Snow ad alzare gli occhi su di lei. Le regala un dolce sguardo ed una carezza sul viso.
“L’unico motivo per cui Neal si calma quando lo prendo in braccio, è perché gli parlo” - non perché gli sbraito addosso, continua la frase nelle loro menti. “E poi, quando piange, tienilo in questa posizione” aggiunge Regina facendo scivolare a pancia in giù il piccolo, dalle sue braccia a quelle della madre. “Con Henry funzionava sempre” sorride e posa un soffice bacio sulla fronte di entrambi, per poi abbandonare la stanza. Poco prima di incamminarsi lungo il corridoio, si ferma sullo stipite della porta e, nascosta, resta ad osservare come Snow tocchi suo figlio con gesti nuovi – come lo attira a sé per sentirne l’odore di neonato, come gli sfiora la nuca con le mani insicure, come lo guarda negli occhi senza più tremare.

 

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Capitolo 6
*** I'm needy ***


I'm needy
 
7 maggio 2015

Regina siede a tavola, giocherellando con la minestra – piccoli cerchi che si propagano nel piatto.
Sospira – solo le spalle si alzano seguendo il flusso del suo respiro.
“Tutto bene?” domanda Snow, mentre Regina annuisce e le concede un breve sorriso di circostanza, abbassando nuovamente lo sguardo.
Lo squillo di un telefono – l’interruzione di un silenzio religioso, pesante.
Regina risponde, resta un paio di minuti appesa alla cornetta - riattacca senza mai pronunciare una parola.
“Chi era?”
“Hanno sbagliato numero” taglia corto - lo sguardo di Mary Margaret ad indagare le sue espressioni.
Regina fissa imperterrita il piatto, sussulta ad ogni messaggio che riceve – li ignora. Spazientita, Mary Margaret afferra il cellulare allontanandosi dall’altra – veloce, scorre la lista di sms, la lista d’insulti. Quando Regina riesce a strapparglielo di mano, rimangono in silenzio ad ascoltare il rumore della suoneria spegnersi ed il vetro frantumarsi a contatto col muro. Neal scoppia a piangere e Snow gli è subito dietro.
“Regina” la richiama, mentre, cullando il piccolo, la rincorre per le scale.
“Da quanto va avanti questa storia?” quando la vera domanda era se avevano mai smesso di perseguitarla.
Regina tace – con gesti rapidi lascia scivolare i vestiti a terra, mantenendo le spalle.
“Rispondimi!” esclama Mary Margaret afferrandola per il gomito e costringendola a voltarsi. Neal ricomincia a piangere, un po’ per il sonno, un po’ per le urla.
“Il bambino deve dormire” sibila a denti stretti e poi entra in doccia. Quando Snow la raggiunge quaranta minuti dopo, Regina sta già dormendo – la testa rivolta dal lato opposto.
Mary Margaret prende posto accanto a lei e spegne la luce. Per qualche istante, resta a fissare il vuoto ad occhi spalancati, poi la riaccende – in sottofondo un “sto dormendo” di Regina.
“Perché non parli con me?”
Regina la guarda e si sente in colpa – per quel tono di voce, per quegli occhi tristi, per averla esclusa.
“È che..” pausa. “È che finalmente mi sentivo buona..” Snow l’accarezza incoraggiando quella luce nel suo sguardo a continuare. “Ma poi oggi l’ho sentita ancora, sai..” la voglia di fare del male a qualcuno, pensa tra sé e sé senza dirlo ad alta voce.
“Io non capisco” si lascia sfuggire dalle labbra, mentre Mary Margaret resta ad ascoltare il suo discorso sconnesso e frammentato. “Prima volevo vendicarmi perché mi era stato portato via tutto. E adesso?” per la prima volta Regina incrocia gli occhi di Snow. “Io ho te e Neal – ho una famiglia”
“Vuoi solo protegger-”
“Ma lo sto facendo nel modo sbagliato!” annaspa nelle sue parole. Vorrebbe essere meno egoista, vorrebbe lasciarla andare, ma l’unica cosa che le esce è un “mi hanno sempre trattata così, come la cattiva. Ma Neal – ma tu? Tu sei sempre stat-”
“Io ho bisogno di te, non di essere buona” lo dice tutto d’un fiato, stringendosi attorno al collo di Regina – lasciando cadere ogni discussione. Regina l’abbraccia di rimando e, mentre stanno l’una nelle braccia dell’altra, si addormentano lontane da pensieri inesatti – lontane da parole che giudicano.

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Capitolo 7
*** Warm me up ***


Una breve nota per ringraziare nuovamente tutti coloro che costantemente mi seguono e recensiscono le mie storie. Ho deciso di postare oggi il penultimo capitolo (e domani posterò l'ultimo) per non lasciare questa storia in sospeso (dato che per due settimane poi sarò assente). Come sempre vi auguro una buona lettura :)


Warm me up 

 
1 luglio 2015

Seduta sul divano, Regina resta china sulla pila di documenti da leggere. Tiene una gamba piegata e lascia che l’altra dondoli avanti e indietro, sospesa, sul bordo del cuscino. Sorregge la testa fra le mani tentando di non addormentarsi. Odia portarsi il lavoro a casa – odia tornare a casa tardi, trovarla vuota e dover lavorare.
Contorce il viso in una smorfia pensando che non può neanche avvicinarsi alla camera da letto. Vedere il piccolo Neal dormire tra le braccia di Snow, vedere lei coccolarlo, guardarlo con gli occhi dell’amore, le avrebbe sicuramente fatto venire voglia di unirsi a quella scena così familiare, impedendole di terminare il suo lavoro. Regina sbuffa. Sorseggia a stomaco vuoto il suo caffè – non ha neanche fame.
Un rumore leggero di passi attira la sua attenzione. Perde la concentrazione troppo facilmente quando non ha voglia – di lavorare, di cucinare, di stare lontana da Mary Margaret. Lentamente, gira la testa verso Snow che sta lì, in piedi, all’inizio delle scale e la fissa smarrita. Regina le sorride guardando come si stringe nelle spalle come una bambina – come sta immobile nella maglietta di Regina che le cade larga sulle cosce nude. Si morde il labbro nervosa, giocherella col bordo della maglia e sussurra a fior di labbra “ci sono i tuoni”. Snow era terrorizzata dai temporali - Regina neanche se n’era accorta.
Trattenendo una risata divertita, Regina si sfila gli occhiali e, con un breve cenno della mano, la incita ad avvicinarsi. Snow si lancia veloce giù per le scale, mentre l’altra ne studia i movimenti – osserva con quanta leggerezza Mary Margaret sposti il peso del suo corpo da una gradino all’altro, in punta dei piedi, nonostante, rapidamente, cerchi di colmare la distanza che le separa. A Regina piace quel suo modo di fare – a Regina piace anche solo come muove le mani. Le dà un senso di calma.
Lascia scivolare a terra il plico di fogli, accogliendola tra le braccia, tra le gambe. Snow si appallottola come un gatto nel suo grembo, strusciando il volto contro il suo seno per  immergersi più in profondità nell’odore della sua maglietta.
“Chissà come hai fatto a vivere da sola nella foresta”
Snow le dà un colpetto sulla spalla, contorcendo la faccia in una smorfia.
“Non sei simpatica” le dice prima, mentre Regina ride tra sé e sé. “E poi c'è stata Ruby! E i sette nani”
“E Charming” Regina completa la sua frase.
“E Charming” ripete Mary Margaret, sentendo le vene pulsare in modo insistente sotto la pelle. Si massaggia i polsi che le fanno ancora tanta impressione, nascosti dalle fasciature, mentre Regina afferra le mani tra le sue e, dolcemente, ne accarezza il dorso con il pollice. Snow chiude gli occhi, poi si addormenta.
Lo sguardo di Regina scivola dal plico a terra a Mary Margaret – la schiena che si muove armoniosamente su e giù, seguendo il ritmo del respiro regolare. Alla fine, anche lei cede, abbandonandosi tra le braccia di Morfeo – abbandonandosi tra le braccia di Mary Margaret.

 

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Capitolo 8
*** Breathe me ***


Eccoci qui, siamo alla fine. Ammetto di non essere completamente soddisfatta di questo pezzo, ma un finale dovevo pur darvelo! (non potevo proprio partire lasciandovi due settimane senza un finale!). Buona lettura e alla prossima! :)


Breathe me


 
20 agosto 2018
 
Il calore dell’estate l’avvolge, permettendo agli abiti di aderire al suo corpo imperlato di sudore. Regina chiude la porta alle sue spalle, lasciando scivolare la chiavi a terra e lo sguardo sul grande orologio a muro. Le lancette ticchettano rumorosamente segnando le dieci passate. Corre lungo le scale. Affannata, schiude la porta della camera da letto. Un fascio di luce illumina la stanza permettendole di muoversi agilmente tra un peluche ed una macchinina telecomandata senza inciampare. Regina prende posto accanto a Mary Margaret. Con gesti lenti, ne accarezza siluette - la cinge in vita.
“Sei tornata” bisbiglia la voce di Snow ancora impastata dal sonno. Ad occhi chiusi, muove le mani brancolando nel buio. Quando la sua testa finisce per incontrare quella di Regina, lascia scivolare la guancia contro quella dell’altra, assorbendone tutto il calore. Regina stringe più forte le braccia attorno al suo corpo, posando le labbra sul collo di Mary Margaret - tracciando linee di piccoli baci sulla sua pelle.
“Mi fai il solletico” dice Snow con quel suo tono da bambina, scoppiando in una fragorosa risata. Regina la guarda, complice, ricambiando quel dolce sorriso, mentre, accanto a loro, il piccolo Neal si agita nel sonno.
“Shht” bisbiglia Regina, posando un dito sulle labbra dell’altra, nel tentativo di zittirla. Quando il silenzio cala nuovamente nella stanza, entrambe restano immobili nella loro posizioni a fissare il piccolo che dorme a pancia in giù. Regina schiocca un bacio sulla fronte di Mary Margaret ed afferra il bimbo tra le sue braccia, cullandolo per la stanza – per il lungo il corridoio.
“Mamma?” biascica Neal, stringendo più forte le manine attorno alla camicia di Regina. “Resta con me, mamma” glielo ripete in modo ossessivo da un paio di settimane a questa parte, nella paura di essere abbandonato.
“Sono qui, amore” lo accarezza teneramente sulla testa, facendolo scivolare dolcemente nel lettino. “Resto qui” e lo avvolge tra le sue braccia, nel suo odore, mentre il bambino lascia andare la presa e sorride nel sonno.
Mary Margaret, appoggiata allo stipite della porta, resta immobile a fissare la scena – un sorriso luminoso sul viso, le braccia incrociate.
“Dorme” le bisbiglia all’orecchio, scuotendola da quel suo stato di dormiveglia. “Ora puoi venire a cantarla a me la ninna nanna”. Regina sorride divertita - scuote la testa. Si muove piano – i gesti lenti e stanchi. Rivolge un’ultima occhiata a Neal - lascia accesa la lucina per la notte, socchiude la porta. Poi afferra per mano Snow.
“Vieni a fare il mio piccolo cucchiaio” dice piano, sdraiandosi sul letto - tracciando con la mano il posto da lei scelto. Mary Margaret si accoccola, stando attenta a fare aderire il suo corpo con quello dell’altra. Afferra le sue mani – giocherella con le sue dita, le stringe forte, intrecciandole con le sue. Regina strofina dolcemente la punta del naso contro la sua nuca, immergendo completamente la faccia nei suoi capelli. Regina pensa a quanto avere intorno Snow le piaccia – a quanto quel profumo di albicocca le piaccia. Poi si addormenta.

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