The boy with the broken smile

di Rowan936
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Moccioso ***
Capitolo 2: *** Guerriero ***
Capitolo 3: *** Saiyan ***
Capitolo 4: *** Terrestre ***
Capitolo 5: *** Gohan ***



Capitolo 1
*** Moccioso ***







Disclaimer
» Dragon Ball © Akira Toriyama.
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The boy with the broken smile
 
 
 
 
01. Moccioso
 
Atterrò placidamente, le labbra piegate in un ghigno carico di sicurezza, lo sguardo attento che esaminava i suoi avversari, le membra tremanti dell’eccitazione che precede la battaglia – la vittoria.
Non temeva chi gli stava di fronte, la patetica resistenza di quel pianeta tanto bello nell’aspetto quanto debole e indifeso, sapeva che avrebbero vinto e già la sua mente pregustava il sapore che l’immortalità avrebbe avuto quando finalmente avrebbe potuto saggiarla.
Gli pareva quasi di sentire il sangue di Freezer – quel viscido essere che lo aveva ridotto a poco più che uno schiavo, lui che sarebbe dovuto essere re di un popolo guerriero ora divenuto solo un ricordo – tra le mani guantate, pensava a cosa gli avrebbe fatto, a come lo avrebbe fatto urlare e implorare pietà, fissandolo con quello sguardo carico di scherno e superiorità che tante volte era stato rivolto a lui e ancora bruciava sulla pelle.
Nessun ostacolo si presentava tra lui e la sua vendetta, la sua rivalsa, la strada pareva spianata, poiché quegli infimi esseri che si erano spontaneamente offerti alla morte non sarebbero nemmeno stati in grado di sconfiggere Napa, figurarsi lui.
Guerrieri?
No, non lo erano, non erano degni di questo appellativo.
Eroi?
Forse, poiché nella sua mente un eroe era un concentrato di stupidità, più patetico di quelle madri che stringevano al seno i figli per tentare di evitare che venissero trucidati anch’essi. Un eroe dava la sua vita per gli altri, in nome di una causa più grande, affrontando una battaglia che non poteva sperare di vincere, magari, e non vi era intelligenza in tutto questo.
Solo stupidità, ideali astratti che a nulla servivano se non a strapparti via la vita con la stessa facilità con cui un adulto strappa il giocattolo di mano a un bambino.
La forza è la cosa più importante, l’orgoglio il pilastro che ti tiene in piedi, l’egoismo il tuo scudo.
Lo sguardo fu attirato dal più piccolo dei terrestri, un bambino dalla tuta viola.
Non trovava nulla di strano nel fatto che un infante fosse mandato in battaglia, lui stesso era stato venduto a Freezer quando ancora poteva mirare il volto di suo padre solo reclinando il capo all’indietro, ma in quel bambino c’era qualcosa che lo aveva stranito.
Era stata la sua aria spaventata, probabilmente.
Quel moccioso, infatti, non aveva l’aspetto di un guerriero: la sua espressione era di malcelato orrore, il corpo – troppo poco allenato – tremava leggermente, mentre i pugni stretti non indicavano combattività, solo un tentativo di non correre via a gambe levate.
Nulla a che vedere con i bambini di Vegeta-sei: assassini in miniatura, dallo sguardo fiero e l’espressione determinata di chi in battaglia vuole dare tutto ciò che possiede.
Si domandò come mai i terrestri, che tanto parevano attaccati alla loro prole, a giudicare dal comportamento di Kakaroth, avessero mandato quel marmocchio – molto più simile agli infanti piangenti che tante volte aveva strappato alla vita, piuttosto che a un combattente – ad affrontarli.
Il bambino parve accorgersi del suo sguardo, e quando i loro occhi s’incrociarono il terrore sul suo volto crebbe, spingendolo a fare un lieve passo indietro.
Vegeta contorse il viso in un’espressione disgustata, spostando altrove la propria attenzione.
 
 
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Angolo autrice
Eh sì, sono tornata con un’altra raccolta. Mi dispiace immensamente per voi xD Comunque, si tratta di una breve raccolta di OS, conta cinque capitoli – già scritti, dunque gli aggiornamenti non dovrebbero tardare – in tutto. Non vi è il pairing vero e proprio, si tratta più che altro di una pre-slash, ecco, ovvero una storia che precede dello slash/yaoi/shonen-ai e prevede che in un futuro non meglio precisato i due protagonisti finiscano insieme. Qui non succede, dunque, e Vegeta e Gohan sono solo ottimi – e piuttosto strani, ma sono strani di loro, anche senza essere amici, perciò…  – amici. Niente, sentitevi liberi di avanzare critiche costruttive, farmi notare errori oppure l’OOC dei personaggi, accoglierò volentieri i vostri suggerimenti :) Ringrazio immensamente chi è arrivato fin qui, è già una gran cosa!

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Capitolo 2
*** Guerriero ***







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02. Guerriero
 
Infame era stata la sorte, che gli aveva tolto la vendetta, in seguito la vita, per poi ridargliela come per scherzo e costringerlo a convivere con l’onta del disonore di quelle lacrime versate davanti a un nemico, dell’umiliazione della sconfitta ancora una volta subita da qualcuno che si sarebbe dovuto inchinare al suo cospetto.
Super Saiyan.
La leggenda, la forza del guerriero più potente di tutti, un onore che sarebbe dovuto essere suo, un privilegio che di diritto sarebbe appartenuto al Principe dei Saiyan.
Ma quell’oro non lo aveva nemmeno sfiorato, poiché era stato Kakaroth a raggiungere quello stadio, a umiliarlo nuovamente, a renderlo ancora una volta il secondo quando tutto ciò che aveva sempre voluto era essere il primo.
Camminava per i corridoi della Capsule Corporation – dimora di quella stupida terrestre che lo aveva voluto ospitare e il cui invito aveva accettato solo per il cibo, che gli veniva servito in abbondanza e senza che lui dovesse fare nulla, così come si confaceva a qualcuno del suo rango – per dirigersi fuori, a esplorare ancora quel pianeta dall’aria leggera e le innumerevoli risorse che i suoi abitanti continuavano a distruggere.
Incrociava spesso Namecciani che lo fissavano con astio, ma i suoi occhi non si posavano su di loro per più di un fugace istante, poiché essi non erano degni della sua attenzione, essi nulla erano se non residui di quella battaglia che lo aveva coperto di disonore e dalla quale si sarebbe riscattato solo affrontando Kakaroth, per batterlo o perire nel tentativo.
Incrociò l’ennesimo gruppo di Namecciani, ma questa volta tra loro, accanto a Dende, il moccioso dalle doti curative, vi era Gohan, sorridente e abbigliato alla maniera terrestre.
Vegeta lo fissò e quando si vide ricambiato, accennò con la testa un saluto, che il bambino ricambiò senza celare la propria incredulità.
Il principe passò poi oltre, senza curarsi degli altri presenti.
Per quanto gli competeva, quel piccolo mezzosangue era l’unico degno di baciargli i piedi, in quella casa.
Nonostante l’aspetto minuto e lo sguardo innocente, infatti, Gohan aveva combattuto valorosamente su Namecc, aveva tirato fuori una potenza che mai avrebbe sospettato potesse risiedere in un moccioso solo in parte Saiyan, aveva sfoggiato determinazione e coraggio pari a quelle di un degno guerriero.
Per un istante, aveva addirittura temuto che fosse lui il prescelto a divenire un Super Saiyan.
Si era trattato del timore di qualche minuto, ma era stato comunque indice di quel rispetto che – esitante, rinnegato – cominciava a farsi strada nel suo animo corrotto dalla sete di sangue, rivalsa e potere.
Una volta tornati sulla Terra, Gohan aveva dato nuovamente sfoggio della sua stupida bontà, ringraziandolo per un gesto che di altruista non aveva nulla – se voleva il ritorno di Kakaroth, era solo per misurarsi con lui, per tentare di ucciderlo una seconda volta –, mentre con lo sguardo gli dimostrava di essere nuovamente disposto a fidarsi di lui, come aveva fatto durante lo scontro.
Era un peccato, pensò, che una tale potenza andasse sprecata, che quel bambino vivesse sempre nascosto dietro l’ala protettrice del padre o rinchiuso in quella vita terrestre che lo imprigionava tra barriere invisibili e, a suoi occhi di Saiyan, era troppo misera per un guerriero dal suo potenziale.
Ma, in fondo, non era affare suo, che quel moccioso marcisse pure nella sua maschera di terrestre, nutrendosi dell’illusione di essere tale in attesa che la sua natura reclamasse il diritto di vedere la luce.
 
 
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Angolo autrice
Ecco qui la seconda one-shot :) Ringrazio infinitamente ka93 per la recensione, non esitate a segnalarmi eventuali errori o a farmi sapere se i personaggi vi sembrassero OOC :)

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Capitolo 3
*** Saiyan ***







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03. Saiyan
 
Sgomento e incredulità lampeggiavano negli occhi smeraldini di Vegeta, che osservava dalle retrovie, senza partecipare alla battaglia in corso, ridotto a misero spettatore, troppo debole per fare alcunché.
Pazzo, aveva pensato, quando Kakaroth aveva mandato avanti suo figlio, quel bambino dagli occhi troppo grandi e fiduciosi per partecipare a un gioco crudele come la guerra, ma non aveva detto nulla, limitandosi a osservare lo scontro in attesa della morte di Gohan, ignorando la rabbia nel vedere il sangue del mezzo Saiyan bagnare il terreno, ignorando la voglia di prendere a pugni la faccia del rivale fino a cancellare quel sorrisetto insopportabile.
Alla fine, quell’idiota aveva avuto ragione, poiché quella potenza già manifestatasi in passato era scoppiata all’improvviso, e davanti ai loro occhi era apparso un nuovo guerriero, dagli occhi gelidi e l’espressione impenetrabile.
Molto poco aveva del bambino sorridente e gentile che in tutti cercava il buono e da tutti riusciva a cavarlo fuori, poco aveva del terrestre amante della vita che era Gohan.
Uccideva con piacere, si vedeva, guidato dalla furia e dal desiderio di vendetta.
C’era rabbia, in quegli occhi gelidi, nessuna pietà nei gesti fulminei, solo la sicurezza di chi sa di avere la vittoria in pugno, di chi si sente invincibile.
Vegeta conosceva quella sensazione, tante – troppe – volte l’aveva provata sulla sua stessa pelle, ma mai avrebbe creduto di poter ritrovare il ragazzino rabbioso e colmo di desiderio di vendetta che era stato tempo addietro proprio in Gohan.
Eppure eccolo lì, a osservare un bambino divenire assassino, a osservare la natura Saiyan di quel moccioso emergere, come lui tempo addietro aveva predetto, uccidendo e annientando la mite attitudine che il sangue terrestre gli aveva regalato.
Se avesse dovuto descrivere Gohan, in quel momento, con una sola parola, altra non sarebbe potuta essere che “Saiyan”, poiché ogni gesto, ogni respiro di quel guerriero parlava dell’orgoglio e della spietatezza di quella razza che aveva spesso usato come scudo, rivangato i diritti legati a un titolo senza più significato alcuno.
Il ghigno che deformava le labbra di Gohan, ora che si stava rifiutando di porre fine a quello scontro, onde prolungare l’agonia della sua vittima e bearsi ancora del senso di potere che derivava dal dominare qualcuno di più debole, dall’infierire su chi ti ha fatto soffrire – Non serve a nulla, Gohan, quella sensazione dura il tempo di un battito di ciglia, e quando l’euforia svanirà ne vorrai ancora, cercherai altro sangue, senza mai essere sazio. –  era così simile al suo, così carico di crudeltà, da farlo rabbrividire.
Kakaroth urlava, con disperazione, tentando di convincere il figlio a uccidere Cell, a salvare il pianeta ora che ne aveva la possibilità, ma Vegeta sapeva già che non avrebbe avuto successo, poiché nessuno sarebbe riuscito a distogliere Gohan dalla sua vendetta, poiché nessuno capiva come si sentisse.
Troppo buoni, quei Terrestri, non conoscevano il richiamo del sangue Saiyan, che esigeva cadaveri dei nemici in tributo per placare l’ira che li divorava dall’interno, non sapevano cosa provasse quel bambino, ora che quella parte di lui che da sempre aveva voluto seppellire dentro di sé era prepotentemente emersa, a causa della spinta di Kakaroth.
Forse proprio quella terza classe era l’unico oltre a lui che avrebbe potuto capire cosa provava Gohan, ma il suo cuore era troppo puro, anche nella vendetta, perché potesse sperare di comprendere la corruzione.
E allora rimanevano solo loro, Saiyan puro e mezzosangue, simili sotto certi aspetti, ma opposti sotto altri, vicini, ma irrimediabilmente separati.
 
 
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Angolo autrice
Ed ecco qui anche la terza one-shot :) Ringrazio infinitamente ka93 per la recensione, non esitate a segnalarmi eventuali errori o a farmi sapere se i personaggi vi sembrassero OOC, mi raccomando :)

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Capitolo 4
*** Terrestre ***


 


 
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04. Terrestre
 
Così poco di lui era rimasto, dopo quella battaglia, solo i cocci di un vaso brutalmente scagliato sul pavimento e ridotto in pezzi.
Ancora una volta, l’onta della disfatta gravava sulle spalle di Vegeta, l’amaro sapore della sconfitta ancora nella bocca impastata del sangue che si era fatto uscire stringendo troppo i denti.
Aveva assistito impotente alla morte di un ragazzo che, senza che lui se ne accorgesse, era furtivamente entrato nella sua vita, aveva cessato di essere uno tra i tanti idioti della compagnia per divenire qualcosa di più, che ancora non sapeva definire, non con consapevolezza.
Figlio, era l’esatta parola, ma lui ancora non ne comprendeva appieno il significato.
Sapeva solo che quando lo aveva visto a terra con un foro scarlatto nel petto, aveva sentito delle dita invisibili afferrare i suoi organi interni e stritolarli con forza, contorcerli fino a fargli desiderare di urlare per il dolore.
E allora aveva agito, assecondando il dolore tramutato automaticamente in rabbia bruciante, si era scagliato sul nemico cercando di portare a compimento una vendetta che a nulla avrebbe portato, finendo solo per guadagnare l’ennesima umiliazione ed essere salvato dal giovane Saiyan che si sarebbe dovuto inchinare al suo cospetto ma lo superava in potenza.
Quello stesso Saiyan che si trovava seduto a pochi passi da lui, in un luogo che era sempre stato solo suo e che non si sarebbe dovuto permettere di violare.
« Che cosa ci fai qui? » ringhiò Vegeta, la voce roca poiché da quando aveva rinunciato al combattimento, e con esso a una parte di sé, l’unica che avesse avuto importanza fino a quel momento, non aveva detto una parola.
Cos’avrebbe dovuto dire, qualcuno che non esisteva più? Perché Vegeta, il Principe dei Saiyan, non era nulla senza combattimento. Era nato per essere un guerriero e cresciuto per essere assassino, se non avesse più tirato nemmeno un pugno, cosa avrebbe potuto fare?
Eppure non poteva cambiare idea, poiché non meritava di essere definito guerriero.
« V-Vegeta…! » sussultò Gohan, voltandosi di scatto ed esibendo senza vergogna alcuna le guance rigate di lacrime, sinonimo di debolezza. « Che cosa… Ci fai qui? »
Il bambino tirò su col naso, gli occhi scuri che lo fissavano con disperazione e un’inconscia richiesta d’aiuto.
Ma come avrebbe potuto aggiustare Gohan, lui che non riusciva nemmeno ad aggiustare se stesso?
« Vengo qui dai tempi di Namecc, questo posto è mio. Vattene. » ordinò Vegeta, con poco garbo, trovando così facile e liberatorio parlare, che si chiese come mai si fosse rinchiuso nel silenzio quegli ultimi tre giorni.
« Io… » mormorò Gohan, asciugandosi le lacrime che però imperterrite tornavano a scorrere. « Avevo bisogno di un posto lontano da casa… »
« Non ti ho chiesto perché fossi qui. » sottolineò il principe. « Vai via. »
« Perché invece non… Non stiamo qui insieme? Per favore? »
Vegeta fissò le lacrime che si stavano nuovamente accumulando negli occhi del bambino, che tentava di trattenerle il più possibile, e si rese conto di non avere voglia di litigare.
Si sedette lì accanto, senza dire nulla, e – come per concedere a Gohan un po’ di privacy – prese a fissare il paesaggio davanti a sé, poiché sebbene lo osservasse ogni volta che veniva lì, esso era sempre differente, mutava non solo al cambio della stagione, ma ogni giorno.
Vegeta non vi vedeva la meraviglia della natura e della vita, però trovava che fosse un passatempo decente, osservare le risorse di quel misero pianeta.
« È stata colpa mia. »
Gohan aveva parlato non interpellato, rompendo il silenzio calato tra loro e cercando di mascherare il pianto nella propria voce, senza successo.
Vegeta non disse nulla per incoraggiarlo a continuare, ma il bambino lo fece comunque, condivise con lui i suoi sentimenti, il suo dolore, quasi avesse aspettato solo che qualcuno di disinteressato incrociasse la sua via per poter urlare tutto ciò che in famiglia aveva preferito ingoiare per non far pesare a nessuno il proprio stato d’animo.
Il principe non lo interruppe nemmeno una volta, mentre dentro di sé prestava ascolto solo per metà, osservando le deboli lacrime sul volto di Gohan, che pareva così Terrestre da rendergli impossibile paragonarlo al guerriero Saiyan che aveva visto al Cell Game, e constatando la sua stupidità nel rivelare tutte le sue fragilità a qualcuno che avrebbe potuto facilmente usarle contro di lui senza rimorso alcuno.
Gohan si stava ancora una volta fidando di lui e Vegeta non riusciva a comprendere perché.
« Perché mi dici tutto questo? » non riuscì a trattenersi dal domandare, non appena il bambino ebbe chiuso la bocca.
Gohan lo osservò in silenzio, preso alla sprovvista dalla domanda, per poi sorridere debolmente tra le lacrime.
« Perché mi fido di te. »
« Perché non a qualcun altro. Chiunque. »
« Perché tu non hai pietà di me. E non dici frasi vuote per consolarmi. »
Vegeta non rispose, poiché non sapeva cosa dire, dunque si limitò ad annuire distrattamente.
« Non aspettarti confessioni da parte mia. » lo ammonì poi, dopo qualche istante. « Io non sono un Terrestre. »
 
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Angolo autrice
Ecco la terza one-shot, post Cell Game, che ruota attorno al mio solito headcanon con Vegeta e Gohan che si “consolano” a vicenda. Grazie mille a ka93 per la recensione allo scorso capitolo :)

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Capitolo 5
*** Gohan ***







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05. Gohan
 
Era occorso un momento, uno solo, per gettare all’aria gli anni trascorsi con una famiglia, rinchiuso nell’illusione di una vita che non sarebbe mai potuta essere sua – perché lui non era un umano, lui era un assassino e tale sarebbe sempre rimasto.
Era bastato un attimo per lasciare che Babidy prendesse il suo corpo, potenziandolo, spogliandolo di ogni esitazione e seppellendo quei sentimenti che lo avevano contagiato come una subdola e silenziosa malattia.
Aveva affrontato Kakaroth, alla ricerca di rivalsa, aveva creduto davvero di essere tornato quello di un tempo, ma ciò era durato finché non avevano risvegliato Majin-Bu, finché non aveva capito di aver messo a repentaglio la vita di quelle persone che – nonostante tutto, nonostante si fossero sbagliati – avevano creduto in lui.
E non meritavano di morire perché avevano visto in lui qualcosa che, semplicemente, non esisteva.
Così aveva messo fuori gioco Kakaroth, per essere certo di trovarlo ancora lì quando fosse tornato ad affrontarlo, e quando aveva controllato – quasi spinto da un presentimento, da un fastidio alla bocca dello stomaco che aveva a malapena notato – che tutte le aure fossero ancora lì, aveva scoperto che una mancasse all’appello, una delle più importanti.
Gohan.
Quel nome attraversò la sua mente come un fulmine, stringendo il petto in una morsa d’acciaio che non servì ad attutire il sordo dolore che provava.
« L’aura di Gohan è già scomparsa… » mormorò, quasi con quelle parole volesse renderlo reale.
Il suo nome sulla lingua aveva il sapore amaro della perdita, poiché mai più avrebbe potuto pronunciarlo riferendosi a chi ne era il proprietario.
Gohan. Gohan. Gohan.
« Perdonami… » aggiunse, la sincerità evidente in ogni sillaba. « È stata colpa mia. »
Il senso di colpa che provava contribuì solo a provocargli un attacco di nausea, mentre il nome di Gohan gli rimbombava in testa, pronunciato con toni diversi, anche come non era mai uscito dalle sue labbra.
Gohan. Gohan. Gohan.
Impiegò poco a tramutare il dolore e il senso di colpa in rabbia, impiegò poco a lasciare che il fiume di collera che portava dentro di sé straripasse, inglobando tutto ciò che si trovava nella sua anima e nel suo cuore, mettendo a tacere ogni sentimento inutile in quello scontro, si rese conto dopo, senza speranza.
Ma quella volta non avrebbe accettato la sconfitta, poiché non vi era solo il suo orgoglio in ballo, quanto la vita di coloro che lo avevano amato contro ogni ragione e che lui avrebbe perlomeno dovuto proteggere.
Gohan.
Con lui aveva fallito prima ancora di rendersi conto di volerlo tenere al sicuro.
Quando strinse tra le braccia suo figlio, sentendo per la prima volta il calore di quel corpicino contro il suo, osservando le gote imporporate di quel piccolo guerriero, si maledì per non essere mai stato in grado di offrirgli di più, e quel sorriso dolce – paterno – che gli regalò fu un addio e un augurio di poter essere felice, ora che lui non lo avrebbe fatto soffrire con la propria incapacità di essere padre.
Quando poi – rimasto solo sul campo di battaglia, solo com’era destinato a stare – decise di dare la sua – inutile, sprecata – vita nel tentativo di salvare chi amava, quel nome, che nella sua mente aveva continuato a ripetersi come un’eco lontano, rimase segregato nel suo cuore – sporco, corrotto –, mentre pensava ai suoi cari per motivarsi.
Forse fu lui stesso a impedire che quelle semplici cinque lettere prendessero forma nella sua mente, come se così la consapevolezza di avere fallito su tutti i fronti, di non essersi mai reso conto di tenere a lui e averlo perso per sempre, poiché per loro non ci sarebbe stato incontro nemmeno nell’aldilà, potesse fargli meno male.
Ma alla fine, mentre ogni muscolo del corpo bruciava e la luce lo accecava anche attraverso le palpebre serrate, il nome di Gohan gli salì alle labbra, con prepotenza, abbattendo la sua ferrea volontà, e allora fu quella parola che urlò fino a perdere la voce, fino a svanire con un boato assordante.
 
 
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Angolo autrice
Ed ecco l’ultima OS. Sacrificio di Vegeta, un bel po’ di angst e niente lieto fine, almeno non nella raccolta, visto che come sappiamo tutti Gohan è vivo, mentre Vegeta tornerà in vita in seguito. Non esitate a segnalarmi OOC o eventuali errori, ringrazio ancora una volta ka93 per la recensione :)

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