Why did you leave me alone?

di Yulin Fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo del circo ***
Capitolo 2: *** Era un addio ***
Capitolo 3: *** Quei mostri ***
Capitolo 4: *** Solo tre giorni ***
Capitolo 5: *** Mask street 6 ***
Capitolo 6: *** Ne sei sicuro, Dylan Dog? ***



Capitolo 1
*** L'arrivo del circo ***


CAPITOLO 1
L'ARRIVO DEL CIRCO

La musica girovagava per le vie di Londra, la musica allegra e ipnotizzante come solo quelle del circo potevano essere.
E lui la sentiva.
La sentiva, anche se non voleva sentire.
Voleva dimenticare a tutti i costi quella musica da lui odiata, avrebbe voluto che scomparisse, avrebbe voluto non sentirla.
Ma proprio davanti a casa sua doveva passare?
Proprio davanti a Craven Road 7 dovevano passare?
Dylan Dog stava cercando di suonare il suo clarinetto, ma non riusciva con quella maledetta musica che gli entrava nelle orecchie. Lo percuoteva fino all’anima.
Mise via lo strumento e si tappò le orecchie.
Basta, non la voleva più sentire.
Sarebbe voluto tornare a Inventary*, anzi che sentire quella melodia.
L’indagatore dell’incubo si alzò e andò in cucina, per prendere un bicchiere d’acqua.
Però l’acqua non fa dimenticare. E lui in quel momento doveva dimenticare.
Prese il bicchiere e si trattenne a non lanciarlo contro il muro. Doveva resistere, non era così debole. Per cosa poi?
Per niente, ecco per cosa. Per niente.
In quel momento si ricordò dell’appuntamento con Sarah, la sua ragazza.
Non doveva farle notare il suo stato d’animo.

- Ehi amore, sei un po’ scuro in volto! Successo qualcosa?-
Chiese Sarah, la nuova fidanzata di Dylan. I due stavano mangiando la pizza.
- No, sto bene…-
Disse l’Old Boy forzatamente, mettendosi in bocca un pezzo di pizza. Nel ristorante vagava il profumo di farina, mentre un cantante stava intonando una canzone, dando parecchio fastidio all’indagatore dell’incubo.
- Okay. È per loro, vero? Ammettilo che li odi!-
Esclamò poi Sarah, guardando l’uomo con occhi decisi.
- Io… io non so se li odio.-
Disse, incerto. Infatti, non sapeva ancora se odiava loro sì o no… o se era tutto frutto della sua immaginazione. 

- Sei sempre malinconico quando pensi al circo! Ma mi dici il perché!?-
Sarah continuava a tempestarlo di domande, mentre i suoi capelli corvini le andavano sul viso.
Dylan intanto continuava a passeggiare al fianco della sua ragazza, quella notte il cielo era particolarmente nuvoloso.
- Sarah, ti ho già detto che a me i circhi non piacciono… ma se tu ci tieni tanto…-
Disse quella frase con tutta la forza di volontà che aveva. 

Eccolo lì, il circo…
Quei tendoni colorati di un giallo e arancione solare, in contrasto con il cielo grigiastro autunnale, che sventolavano grazie al vento…
Quella musica che a Dylan metteva i brividi…
Quei clown che sorridevano, qualsiasi cosa accadesse…
Quel posto che gli aveva portato via qualcosa di prezioso.
- Dai, ci divertiremo amore!-
Disse Sarah, mentre andava a braccetto con l’Indagatore dell’Incubo. L’uomo camminava con passo lento, i suoi occhi celesti che cercavano di nascondere tutta la rabbia contro quel posto. 
Ma perché era così tanto arrabbiato?

I due si andarono a sedere. L’odore di noccioline, fango e acqua diventavano una cosa sola, mentre la gente si sgomitava per passare.
Ma perché c’era così tanta gente per vedere una roba del genere?
- Sono così emozionata!-
Esclamò a un certo punto Sarah. Dylan, dal canto suo, era fermo immobile, con gli occhi incollati al posto dove tra poco sarebbero usciti gli artisti.
E non dovettero aspettare neppure tanto.
A un tratto le luci si spensero, lasciando gli spettatori al buio.
Sarah strinse il braccio di Dylan, mentre quest’ultimo teneva gli occhi fissi ancora su quel punto.
- Diamo il benvenuto al gentile pubblico, accorso così numeroso!-
- Wow, Dylan, sono così emozionata!-
Ripete la ragazza, ma Dylan ora mai non la stava più a sentire. Il tendone principale si spalancò e rivelo un’orribile figura con solo due braccia, gigantesca.
L’orrore iniziava.

Qualcuno stava passeggiando fuori dal circo, solo. Sentiva le urla, le grida, le risate, che gli spettatori facevano da dentro il tendone. 
La figura accennò un mezzo sorriso, anzi, mezzo ghigno, per poi riprendere la sua passeggiata.
Si avvicinò a uno dei camerini e bussò.
- Hai visto chi c’è? Peccato che non ti esibirai oggi…-
Non ottenne nessuna risposta e se ne andò, accompagnato solo dall’odore di terra bagnata.

*Inventary è la cittadina apparsa nel Numero 7: la zona del crepuscolo, Numero 57: Ritorno al crepuscolo e (di cui non ricordo il numero e ho paura di sbagliare) Gli eredi del crepuscolo.

ANGOLO AUTRICE
Spero che questo primo capitolo vi piaccia.
E' la mia prima long su DyD, ma aspettantevene tante altre...
Questa fiction seguirà la trama dell’albo numero 333: I raminghi dell’autunno, solo che cambierà un po’ il continuo, ci saranno flashback e nuovi e vecchi personaggi. Se qualcuno non ha letto il numero 333 e non capisce, può farmi tranquillamente delle domande, cercherò di risponderci.
Dal prossimo numero, però, cambierò radicalmente trama, distaccandomi dal numero 333, e facendo una continuity mia.
Spero che vi piaccia e spero che recensirete! Ah, per il titolo ho usato i miei tre colori preferiti, ma non so se lo farò anche per gli altri.
Sayonara
Yulin

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Capitolo 2
*** Era un addio ***


CAPITOLO 2

ERA UN ADDIO

- Non riesco proprio a capirti sai?-
Dylan stava accompagnando Sarah a casa, ma alla donna non era piaciuta la reazione che il suo ragazzo aveva avuto quando c’era lo spettacolo.
- Grazie dello strappo. Buona notte.-
- Sarah, io ci ho provato…-
- No, hai fatto solo finta di provarci.-
E si chiuse la porta alle spalle. Dylan rimise in moto il maggiolino e le strade di Londra non erano mai stato vuote come in quel momento. Il cielo era nero, neppure una stella in cielo a fare compagnia all’Indagatore dell’Incubo.
“Ma come faccio io a innamorarmi sempre delle svitate? Ma non posso farne una colpa a Sarah… la colpa è solo tua, Groucho! Da quando te ne sei andato, la mia vita non è più la stessa!”
Diede un colpo al volante. I ricordi lo inghiottivano come un uragano, senza che lui potesse farci niente.
Ricordava… ricordava quel giorno di due anni fa. Il giorno in cui Groucho lo abbandonò.

Era una giornata normale. A Craven Road 7, però, non sarebbe stato così.
Dylan Dog era nel suo studio, intenzionato a fare il suo modellino del galeone. Era abbastanza stanco, soprattutto perché qualche giorno fa il suo assistente Groucho l’aveva trascinato a vedere il circo itinerante, che era arrivato a Londra. A lui nemmeno piacevano i circhi!
Sentì la porta di casa chiudersi e capì che Groucho doveva essere rientrato.
- Capo…-
La voce del suo assistente era stranamente seria e questo Dylan lo notò subito. Si girò e quando vide il suo amico con in mano la sua valigia, i suoi occhi lo guardarono sorpresi.
- Groucho, stai provando una delle tue solite gag?-
- No capo. Questo è un addio.-
Detto questo, si diresse verso la porta. Ma Dylan lo bloccò, trattenendolo per una manica della camicia.
- Ma cosa stai dicendo!? Sei impazzito del tutto!?-
- No Dylan. Ho solo visto in faccia la verità.-
- Ma quale verità!? E poi mi vorresti dire dove andresti?-
- All’horror circus.-
Ne seguii un silenzio, un silenzio freddo.
- A quel circo che abbiamo visto?... Ma… perché?-
- Perché ho capito che qua non c’è posto per me. Peccato che non l’ho capito prima.-
Groucho si liberò dalla presa di Dylan. Quest’ultimo era rimasto scioccato dalla risposta che gli aveva dato.
- Groucho, non so cosa ti sia successo, ma stai dicendo delle stupidaggini! Tu non esci da quella porta!-
Ma ormai la porta era già aperta. E Groucho se ne stava andando.
- Questo è un addio Dylan.-
La porta si richiuse. L’Old Boy era rimasto in piedi, immobile. Tornò dentro lo studio e guardò il galeone. Lo prese e lo lanciò contro il muro, frantumandosi in tanti pezzi.
Era un addio.

“La vita insieme non era abbastanza pazza per te, amico mio?
Che bisogno avevi di unirti a un circo itinerante? Un maledetto spettacolo che passa da Londra una volta all’anno, fermandosi solo tre giorni.
Folle lo sei sempre stato, ma questo era troppo, anche per te.”

Dylan non riusciva ancora a crederci.
Clown… ormai il suo assistente era diventato un clown. Li aveva sempre evitati e aveva finito per condividere la vita con uno di loro.
Groucho non era altro che un buffone, che si era auto – assunto.
Perché stava ancora male per lui?
“Il primo anno ero troppo arrabbiato e ferito per venirti a vedere… ma ora voglio delle risposte, che tu lo voglia o no!”
Parcheggiò la macchina e scese. Controllava sempre di aver le chiavi di casa prima di uscire.
Perché anche se avesse suonato, nessuno sarebbe venuto ad aprire.
Ora aveva anche cambiato campanello. Non urlava più, faceva normalmente “din don”.
Sembrava non voler più contatti col suo passato.
Entrato in casa, si diresse verso lo studio. Aveva ricominciato il galeone, ma sapeva che non aveva speranze di finirlo.
Si sedette sulla sedia e in quel momento, rabbia e tristezza si unirono, formando la disperazione. Ogni cosa. Ogni cosa gli ricordava qualcosa ora. Ma non solo ricordi di Groucho.
Da quando il suo assistente se ne era andato, era come se la tristezza dei suoi ricordi si fosse fatta più viva.
Marina, Lillie, Bobby, Bree, Johnny…
Il loro ricordo intrappolava ogni volta l’Old Boy in un labirinto di rimpianti.
Ma perché solo ora?
Come era possibile che l’addio di Groucho fosse quella famosa goccia che fa traboccare il vaso?
In quel momento Dylan avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter bere del whisky…
- Ma cosa stai dicendo Dylan!?-
Si disse da solo.
- Non puoi essere così debole! Ora andrai a letto… vedrai che domani tutto si sistemerà.-
Si preparò per andare a letto, però mentre si infilava sotto le coperte, il suo sguardo cadde sulla finestra, da cui poteva vedere il cielo nero.
“Ormai mi sembra tutto nero… tutto quanto…”

- Ispettore Bloch, posso entrare?-
- Perché me lo chiedi Jenkins, se sei già entrato?-
L’ispettore Bloch si era trattenuto anche oltre il suo solito orario, per colpa di casi “bizzarri”, per così dire.
- Beh…-
- Non provare a rispondere, o ti sbatto a dirigere il traffico! Dimmi piuttosto se ci sono novità.-
Jenkin s diede i rapporti a Bloch, che per poco non si disperò.
- Ancora! E con le stesse dinamiche di un anno fa! Ma cosa sta accadendo!?-
In realtà l’ispettore non era preoccupato solo per quello: era preoccupato anche per Dylan. Da molto tempo, l’Old Boy non era più lo stesso.
E pensava di sapere quale fosse il motivo…

L’oscurità avanzava, senza nulla che potesse fermarla.
Dylan correva, correva più forte che poteva, ma lei avanzava ogni volta di più… non c’era possibilità di sfuggirle.
L’Old Boy inciampò a terra e si ferì le mani, ma sapeva che non poteva fermarsi.
Allora girò la testa, pronto per vedere in faccia quella che sarebbe stata la sua fine…
Ma la fine non arrivò.
L’oscurità gli girava attorno, come se non fosse lui la sua vittima.
Non osava neppure sfiorarlo.
Fu allora che Dylan si girò e vide che l’oscurità stava andando da un gruppo di persone.
Una di loro, lo guardò, e l’indagatore dell’incubo colse un infinita tristezza, anche se non riusciva a vedere quelle figure.
Però l’oscurità stava andando da loro e Dylan non riusciva a urlare, a attirare la loro attenzione…
Ma era come se una di loro lo volesse proteggere…

La notte a Londra non era finita, però l’inquilino di Craven Road 7 era sveglio. La fronte imperlata di sudore, tremava. Era ancora notte fonda.
Si alzò, cercando di andare in cucina, ma si appoggiò alla parete, stanco. Quell’incubo lo aveva svuotato.
Quindi prese una decisione.

ANGOLO AUTRICE
Spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto!
Da adesso la trama varierà: Dylan andrà al circo… ma non sarà come nel fumetto.
Come sempre, mi dispiace se non ci sono tante descrizioni.
L’addio di Groucho verrà ripreso più tardi…
Beh, vi prego di recensire e ringrazio tutti quelli che leggono, anche silenziosamente!
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

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Capitolo 3
*** Quei mostri ***


CAPITOLO 3
QUEI MOSTRI

Nonostante non piovesse, l’aria fredda era come una lama gelida, che graffiava il viso di Dylan. L’indagatore dell’incubo stava camminando per le vie di Londra, con una meta decisa: il circo.
Sapeva che non andava bene intrufolarsi clandestinamente, ma sapeva che il suo incubo era collegato a questo. E, soprattutto, voleva trovare notizie di Groucho.
Non l’aveva visto, quella sera. Ma perché?
La preoccupazione si insinuava in lui, a poco a poco, e non ci volle molto che Dylan iniziò a pensare al peggio.
Il circo era chiuso, ma riuscì a scavalcare facilmente la bassa recinzione.
Le sue clarks lasciavano le impronte nel fango, le foglie volavano per via del vento, rendendo il posto più solitario di quel che era.
“Questo posto è in incubo, e io ci sono finito dentro… ma perché? Cosa mi ha spinto a venir qui? E va bene, ho avuto un incubo, come ogni essere umano, ma non si sembra il caso di collegarlo subito a questo posto!"
I tendoni colorati di rosso, giallo e arancione era cupi, lugubri. Il parco giochi aveva i baracconi contorti, che a Dylan misero i brividi.
Doveva essere abituato a quei posti… ma i circhi non riusciva proprio a sopportarli.
Soprattutto di notte.
Soprattutto se li avevano portato via il suo migliore amico.
Mentre camminava, immerso nei suoi pensieri, una voce femminile da dietro le sue spalle, lo fece quasi scivolare.
- Mh mh… ti sei perso o sei il solito guardone?-
Dylan si girò si scatto e vide una donna sui trentacinque anni, con una chioma corvina, a cui era appoggiato un capello a cilindro colorato, un vestito vistoso.
La donna lo guardava con lo sguardo divertito, ma c’era del mistero in quegli occhi che l’Old Boy non riusciva a definire.
- Ehm…-
La donna aveva anche delle bende attorno alle braccia, come una mummia. Una mummia però molto carina, pensò Dylan.
L’Old Boy si alzò, imbarazzato.
- Forza vieni, ti offro qualcosa.-
Disse semplicemente la donna, facendogli cenno di seguirlo. L’indagatore dell’incubo era confuso, non capiva perché la donna era così tranquilla, anche con uno sconosciuto che si era intrufolato clandestinamente.
Però la seguii, senza notare che le nebbia saliva.

- Un po’ di liquore? Un gyokuro?-
- Un gyo…? No grazie, non bevo.-
Il “camerino” della ragazza era molto piccolo, eppure ci stavano parecchie cose. Cose che Dylan non aveva mai visto e rimaneva sorpreso a quante cose la gente potesse inventarsi.
Beh, lui si era creato un mestiere. Anche questo è qualcosa.
La donna, di cui non sapeva ancora il nome, si sedette su una sedia, mettendo il vassoio su un tavolino.
- Il gynko è un thé giapponese.-
- Ah.-
Dylan si sedette. Osservava ogni movimento di Crystal, mentre la donna si sedeva sulla poltrona accanto a Dylan, appoggiando il vassoio contenente il thé.
- Allora: sei impiccione e ignorante. Cosa altro?-
- Sono un tipo dalle mille sfaccettature.- Disse con la suo solita ironia Dylan, per poi tornare serio.
- Ma tu dimmi: chi sei?-
- Il mio nome è Crystal.-
Rivelò la donna. Quando però l’Old Boy voleva dire il suo di nome, Crystal lo anticipò.
- … Tu sei Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, non è vero?-
L’uomo la guardò, stupefatto. Crystal rise, mettendosi una mano davanti alle labbra, per poi tornare a sorseggiare la bevanda.
- E tu come fai a sapere chi sono?-
- Sai, corrono molte voci nel nostro circo. Sei famoso ormai. Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo! Sei venuto a indagare su di noi, per caso? Siamo un incubo, secondo te?-
La sua voce era scherzosa, ma nascondeva molto in profondità una nota di rabbia, che Dylan però non sentii.
- Va bene, hai ragione che ormai sono famoso. Ma penso di sapere di chi fosse la voce che ha detto la prima volta il mio nome, in questo posto…-
Dylan guardò negli occhi la donna, con aria determinata.
- … E’ stato Groucho, non è vero?-
Crystal sorride, beffarda.
- Elementare, Watson.-
- Ora basta. Denunciami pure, ma dimmi dove il mio amico.-
- Denunciarti? No, sei troppo carino. Quanto a Groucho, immaginavo che fossi qui per lui…-
Disse, accendendosi una sigaretta.
- Nel suo camerino, ho visto foto che ti ritraggono. Poi ci ha parlato di te.-
- Dimmi dove.-
- Dove vuoi che sia? È qui, nel nostro circo… ma non lo troverai. Ogni giorno si trucca in modo diverso… e poi… non vuole più vederti.-
- Questo vorrei che fosse lui a dirmelo.-
- Rispetta la sua decisione Dylan… vattene.-
Dylan la guardò per un po’. Poi si girò e si avviò alla porta. Ma prima di uscire disse:
- Verrò, questa sera. Spero di riconoscere almeno te.-
- Okay… ma non ti spaventare troppo.-
Quando Dylan uscì, Crystal sospirò pesantemente. Aspettò un po’, prima di poter uscire: prima doveva accertare che l’indagatore dell’incubo se ne fosse andato.
Quando ne fu certa, uscì nella nebbia, e bussò a un camerino.
- Sono io, Crystal… è venuto.-
La sua voce si fece triste.
- Perché non vuoi vederlo?-
Non ricevette nessuna risposta. L’aria gelida feriva il volto della donna, mentre una lacrime ne solcò il volto.
- Non vuoi proprio… perdonarlo, vero?-
Anche lì nessuna risposta. Alla fine, se ne andò. Si era avvolta uno scialle per il freddo, così se lo strinse attorno il collo, per proteggersi. Alzò gli occhi al cielo, un cielo nuvoloso, che non gli lasciava intravedere le stelle. Decise di lasciar stare e tornare nel suo camerino.
Era inutile cercare di vedere oltre le nuvole: quelle erano la maschera del cielo, mentre le stelle erano le anime. E se indossano una maschera, ci sarà pur un motivo…

Il mattino dopo, Dylan stava alla finestra.
Nessuna voce.
Nessuno sguardo.
Nessuno.
Non c’era nessuno in quella casa, a parte lui.
Quella casa non era mai stata più solitaria di così.
Perché lì non c’era nessuno, ormai.
Nessuno che potesse ridonargli la felicità.
Il sorriso.
Strinse i pungi. Due anni erano passati ormai, come era possibile che non l’avesse ancora superata!?
Groucho aveva fatto la sua scelta, la sua scelta di vita… perché lui non poteva semplicemente accettarla, voltare pagina, dimenticarsi di lui?
Dylan si sedette sulla sedia e sfogliò il suo diario.
Perché Groucho era, anzi, è il suo migliore amico.
Perché non lo avrebbe mai abbandonato così.
E soprattutto, perché in quel circo c’era qualcosa… qualcosa di cattivo.
E Crystal non gli aveva detto la verità.
Chiuse il diario di botto.
Qualcosa però, scivolò via dalla pagine e cadde dolcemente a terra.
L’Old Boy si chinò e la raccolse, osservando l’oggetto: era una vecchia foto.
Rappresentava lui, con alcuni suoi amici.
C’era Bloch, Lord Wells, Madame Trelkosvki, Anna Never… Botolo!
Ma quando era stata scattata? E soprattutto… da chi?
Notò che però nella foto non c’era Groucho. Girò l’immagine e vide che c’era una scritta:
Tu che brontoli sempre di essere solo… ma lo vedi che in realtà non lo sei, testuto?
Quella scrittura l’avrebbe riconosciuta tra mille: impossibile da leggere, ma con il tempo era riuscito a comprenderla, come un manoscritto antico.
- Groucho…-
Sussurrò.
Eccola ancora, la rabbia mescolata alla tristezza.
Rabbia, perché quei… quei mostri, si erano portati via ciò a cui lui teneva di più: il suo migliore amico.
Sentì il campanello urlare.
Dylan nascose la foto tra le pagine del diario e andò ad aprire, sapendo già chi avrebbe trovato.
- Bloch…-
- Old Boy, ti avrò chiamato almeno una decina di volte e tu non rispondevi mai! Ma mi vuoi dire che cosa hai?-
L’ispettore Bloch era arrabbiato, ma nella sua voce c’era una punta di tristezza e confusione.
- Scusami vecchio… ma in questo periodo non sto tanto bene.-
- Sciocchezze! Io so che cosa hai!-
Esclamò, mentre Dylan si apprestava a chiudere la porta.
- A te manca Groucho, non è vero?-
L’indagatore dell’incubo si bloccò.
- Lo so che ti manca… ma non puoi torturati così. Dai, andiamo a fare un giro, così ti puoi sfogare.

ANGOLO AUTRICE
Da qui, smetto di seguire il fumetto.
Da quando Crystal rivela il suo nome, ho smesso di seguirlo.
Ora, a parte qualche frase, sono io la burattinaia che ha in mano i fili dei personaggi.
Beh, spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto…
Spero di aver reso bene i personaggi: un Dylan arrabbiato, un Bloch confuso, una Crystal triste… e Groucho? Beh, lo scopriremo presto.
Spero che recensirete.
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

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Capitolo 4
*** Solo tre giorni ***


CAPITOLO 4
SOLO TRE GIORNI

- Old Boy, devi andare avanti, voltare pagina.-
Bloch e Dylan erano andati a passeggiare in un parco, dove l’autunno si sentiva molto: le foglie color tramonto cadevano a terra, mentre il cielo era minaccioso.
Dylan teneva lo sguardo basso a terra, i suoi occhi celesti non avevano il coraggio di guardare avanti.
- Lo so vecchio. Ma vedi…  io non ci riesco.-
Disse. L’ispettore sospirò e mise una mano sulla spalla all’indagatore dell’incubo.
- Lo so che è difficile per te. Lo è stato per tutti. Pure io ero affezionato a lui, lo sai bene. Però Groucho ha fatto una scelta di vita e noi dobbiamo rispettarla, essendo suoi amici.-
Le parole di Bloch, però, rendevano lo sguardo di Dylan più torbido.
- Bloch, non può essere vero. Io lo conosco bene, so che quello non è il posto adatto a lui. Lui non è un clown!-
- Ne sei davvero così sicuro, Old Boy?-
Chiese Bloch, guardandolo. Dylan voleva ribattere, ma restò zitto.
Esatto.
In fondo, che cosa era Groucho, se non un clown? Un buffone, che lo faceva impazzire.
Forse, la sua vita sarebbe anche stata migliore senza Groucho… no?
No.
Dylan sapeva che senza di lui, non avrebbe continuato.
Prima di poter continuare le sue riflessioni, la voce dell’ispettore lo distolse dai suoi pensieri.
- Devi andare avanti Dylan. Non puoi continuare a tormentarti così.-
- Tu cosa ne sai, Bloch? Cosa ne sai di quel che provo?-
- Io ti conosco Dylan. So che tu volevi molto bene a Groucho. Ma vedi, lui…-
- Lui è stato plagiato Groucho.-
Disse a un tratto Dylan. Una risposta secca, che fece sorprendere ancora di più Bloch.
- Cosa stai dicendo Old Boy?-
- Che quegli esseri l’hanno plagiato, per farlo diventare uno di loro.-
Il vecchio ispettore sospirò e si mise una mano sulla fronte. Quando faceva così, il ragazzo era meglio assecondarlo.
- E sentiamo, anche se fosse così, quando lo avrebbe plagiato?-
- Due anni fa… quando siamo andati a vedere il circo.-
Quella risposta sembrava sorprendere ancora di più (se era possibile) Bloch.
- Quindi tu ci eri già andato!-
- Sì, Groucho mi ci ha costretto…-
L’inquilino di Craven Road 7 si concentrò. Erano passati due anni, ma ancora ricordava quel giorno.
Però… però c’era un dettaglio particolare, che ancora non riusciva a mettere a fuoco.
Ma era un dettaglio importante, che l’ho ha colpito…
Ma cosa era?
Finche non metteva a fuoco quel dettaglio, non poteva raccontar nulla a Bloch.
Il vento autunnale mosse le foglie, in una allegra danza.
L’Old Boy le guardò, nel suo viso dipinta la tristezza.
- Mi dispiace vecchio… ma voglio restare solo.-
Disse, per poi accelerare il passo, sperando che Bloch non lo raggiunga, che non gli faccia altre domande.
Groucho… perché te ne sei andato?

Crystal si stava preparando per quella sera, per quando avrebbe fatto il suo numero, quando sentì bussare.
Sapeva chi era.
Aprì la porta con eleganza e sorrise.
- Entra dai.-
Una figura con un lungo cappotto, con il viso nascosto, entrò. Si sedette su una sedia, la testa sempre rivolta a terra.
La donna gli porse una bevanda, che l’incappucciato rifiutò con un gesto della mano.
Crystal allora, si sedette di fronte a lui.
- Ieri l’ho visto. Si era infilato clandestinamente nel luna park. Faceva tenerezza, sai?-
Iniziò a dire la donna.
- Lui è sempre stato così… sono sicuro che è stato il suo quinto senso e mezzo a portarlo qui.-
L’incappucciato, che era un uomo, aveva la voce triste e Crystal se ne accorse.
- Perché non vuoi che venga qui?-
- Perché no. Non voglio che lui… che lui sappia.-
Disse, con la voce che gli tremava. La paura che Dylan potesse saperlo non lo faceva ragionare a mente lucida e questo Crystal lo sapeva. Sospirò e si alzò.
- Però non puoi continuare così. Lo sai pure tu.-
- Invece c’è la farò.-
L’incappucciato si alzò. Crystal però continuava a guardarlo, con sguardo compassionevole.
- E ora come farai?-
- Niente… come sempre. Sono solo tre giorni Crystal. Solo tre giorni.-
Uscì, chiudendosi la porta dietro.
La donna lo seguiva con lo sguardo dalla finestra, appoggiando il palmo della mano sul vetro.
- Non capisci che tu stai soffrendo troppo, così?-
Disse, sapendo che non lo avrebbe sentito.

Il vento era freddo, così freddo che gli ghiacciava l’anima. Se ne ha ancora una, di anima…
No, che ormai non l’aveva più.
Alzò lo sguardo, intravedendolo andare nel suo camerino, tremante non solo per il freddo, ma ache per qualcos’altro, lo sapeva.
Sorride.
Un sorriso sinistro, crudele.
Il fango e la pioggia lo avevano bagnato, le persone lo avevano lasciato solo…
Ma ora lui si sarebbe vendicato.
Nei suoi occhi, si accese una strana luce.
Guardò la luna, guardò le stelle, anche se lui non poteva più vederle.
- Poco… manca poco.-
Si incamminò per il centro del circo, lentamente, senza fretta, mentre dietro di lui si alzava, nascondendolo da occhi indiscreti.

- Neppure oggi il sole è sorto…-
Sussurrò Dylan, vedendo il cielo oscurato dalla nuvole e le strade nascoste dalla nebbia.
Era ancora nel parco, ma da solo.
Si guardò indietro, sperando che Bloch non lo potesse raggiungere.
Si sedette su una panchina, sospiro pesantemente, mentre nella sua mente si formavano altre domande.
Aveva ragione. Bloch aveva maledettamente ragione.
Non poteva obbligare Groucho a tornare da lui.
Lui ha la sua vita, e ha fatto una scelta. Una scelta che lui, in un modo e nell’altro, dovrà accettare.
Una lacrima iniziò a scivolargli dagli occhi, finendo a terra, non producendo alcun suono.
Fu in quel momento, che si accorse di avere qualcosa in tasca.
Dylan tirò fuori quello che sembrava un biglietto.
Ma da dove era spuntato?
lo aprì: c’era scritto un indirizzo.
La sua mente iniziò a connettere: quell’indirizzo era vicino al circo.
Possibile che magari… che qualcuno lo voleva là?
Se lo rigiro fra le mani, ma non aveva scritto nient’altro. Solo quell’indirizzo.
Fu un rumore dietro di lui a distrarlo. Alzò la testa di scatto e si mise sulla difensiva. Intorno a lui non c’era nessuno, mentre l’aria iniziava a farsi gelata.
La classica aria da autunno, ma quella aveva qualcosa di diverso, qualcosa di molto diverso.
Dylan deglutii e si rimise il foglio in tasca. Po si girò e corse verso casa.
Il perché corresse non lo sapeva.
Ma sentiva che qualcosa lo stava seguendo, anche se ogni volta che si girava, non vedeva nessuno.
Anche quando uscì dal parco, inizialmente era solo. Poi riuscì a vedere altre persone: il commesso del negozio, il barbone che stava seduto all’angolo della strada, la donna che diceva al figlio di non correre, di stare attento e di non prendere freddo.
L’indagatore dell’incubo sospirò, ma buttò un’altra occhiata dietro.
Quel senso di inquietudine non l’aveva abbandonato. Era come se sapeva che qualcosa lo stava seguendo, che stava aspettando solo il momento giusto per attaccare.
Iniziò a camminare veloce verso casa, stringendo il biglietto nella mano, come per paura di perderlo.
Quel biglietto poteva riportarlo da Groucho.
Sembrava solo un’utopia, ma per lui era così. Poteva ritrovarlo.


ANGOLO AUTRICE
Eccoci al quarto capitolo. Non ho nulla da dire o da aggiungere, solo che spero che vi piaccia e che recensirete.
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

 

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Capitolo 5
*** Mask street 6 ***


CAPITOLO 5
MASK STREET 6


Il biglietto era sulla scrivania e Dylan lo guardava, indeciso sul da farsi.
Cosa poteva fare, in fondo?
Fidarsi ciecamente e andare in quel posto?
Poteva essere una trappola. Ormai mancavano due giorni dalla partenza del circo però…
Cosa poteva fare?
Forse, semplicemente lasciarlo andare. Non aveva il controllo sulle scelte di Groucho.
Se lui voleva andare di città in città, per esibirsi come uno spettacolo da baraccone, che faccia pure!
- Chi sono io per impedirglielo? Che faccia quello che vuole! A me non importa! Non importa nulla, ormai!-
Esclamò, mettendosi una mano tra i capelli e cadendo sulla poltrona.
- A me non importa nulla…-
L’anno scorso non era andato a vedere il circo.
Era arrabbiato, troppo arrabbiato.
Solo che… non capiva il motivo della sua rabbia. Non lo capiva proprio.
Magari, un anno fa ci sarebbe riuscito. Sarebbe riuscito a far tornare Groucho in se, a farlo tornare da lui…
Ma chi voleva prendere in giro!?
- Groucho ha fatto la sua scelta… e io la mia.- Disse, infine.
Si alzò. Voleva buttare il biglietto, ma quando lo prese in mano, se lo rimise velocemente in tasca. Era come se qualcosa… se qualcosa lo spingesse ancora a sperare di far tornare Groucho da lui.
In quel momento squillò il telefono, che prese al quanto di sprovvista l’indagatore dell’incubo.
- Dog…-
- Ciao Old Boy.-
- Bloch, come va? Perché questa voce preoccupata?-
- Dovrei chiederlo a te, che hai una voce da funerale!- Sospirò. – Comunque, potresti raggiungermi qua in ufficio? Ho bisogno di parlarti. Così magari ti levi il pensiero di Groucho e di quel circo dalla testa.-
- E tu come fai a dire che…-
- Ti conosco bene ormai Dylan.-
- Okay. Ci vediamo dopo.-
Rimise giù.
Bloch, il suo vecchio amico… cercava di aiutarlo a dimenticare. Anche se per uno come lui, dimenticare, era impossibile.
E se non poteva dimenticare…
Prese il biglietto e se lo mise in tasca.
- Voglio delle rispose, qualsiasi esse siano!-
Esclamò e uscì di casa, deciso come pochi.

- Ispettore Bloch… c’è stato un altro omicidio, questa notte.-
Disse Jenkis, mettendo dei documenti sulla scrivania dell’ispettore. Quest’ultimo sbarrò gli occhi, visibilmente sorpreso.
- Cosa? Un altro!?-
Esclamò Bloch, non riuscendo a contenere la sua sorpresa.
- Ormai è il quinto, in due sole notti!-
- Se non ricordo male, è successa la stessa cosa anche un anno fa… cosa ha intenzione di fare, ispettore?-
Bloch diede un’occhiata ai fogli che gli erano stati portati. Tutti dicevano la stessa cosa, che c’erano stati degli omicidi che non hanno nulla in comune, se non fosse per un particolare: tutti avevano come simbolo accanto un cuore spezzato.
Bloch ributtò le carte sulla scrivania e si alzò.
- Io vado fuori per qualche quarto d’ora, Jenkis.-
- Certo, ispettore… ma non deve pensare al caso?-
- Penso di conoscere una persona che forse ne sa più di me.-

- Ecco, via Mask street 6…-
Dylan era riuscito a trovare la via, con molte difficoltà.
La via, infatti, non era segnata sulle mappe di Londra. Ha dovuto farsela indicare da un brav’uomo che aveva notato la via mentre stava portando il figlio al circo e ora, l’indagatore dell’incubo si trovava davanti a un grande portone di mogano scuro, con le maniglie di un ferro ormai rovinato.
Era un palazzo in mezzo ad altri palazzi, ma era in disuso, con le sbarre alle finestre, i vetri rotti, l’edera che si arrampicava sull’abitazione, che sembrava avere centinaia di anni.
Dava proprio davanti al circo, che in quel momento era chiuso, ma questo non impedì a Dylan di girarsi per buttagli un’occhiata e tremare alla sua vista.
Si avvicinò alla porta e si chiese se stava facendo la scelta giusta.
Lì poteva aiutarlo? Aiutarlo ad avere delle informazioni su Groucho?
Non lo sapeva.
Però, doveva provare ogni pista. Il tempo era poco e le idee erano ancora meno.
Bussò, ma non sentì nulla. Si guardò in giro e spinse la porta, notando con sorpresa che era aperta.
Aprì lentamente, cercando di non fare rumore, anche se già la porta cigolava pesantemente di suo.
Riuscì ad aprire la porta e entrò, richiudendosela alle spalle.
Dentro la villa c’erano un buio che inghiottiva ogni cosa. Le finestre erano sbarrate e nemmeno un fil di luce riusciva a penetrare.
“Giuda ballerino, perché non ricordo mai di prendere la torcia con me!?”
Ormai era troppo tardi per tornare indietro. Tese le mani avanti e cercò di camminare a tentoni, tentando di non inciampare. Sentiva che stava calpestando piccoli pezzi di vetro, che si rompevano ulteriormente quando Dylan le calpestava.
Si sentiva perso in tutto quel buio, non sapeva da che parte andare. La villa era grande, l’aveva visto fuori.
Non sapeva nemmeno quello che stava cercando, cosa l’avesse spinto ad andare in quel luogo abbandonato…
Magari è stata la futile speranza di rivedere Groucho?
Perso nei suoi pensiero e nell’oscurità, sentì di essere davanti a una porta.
Le sue mani si appoggiarono sulla superficie di legno e cercò la maniglia.
Quando la trovò, riuscì ad aprirla.
Appena aperta, vide che alcune candele illuminavano debolmente la stanza a cui la porta conduceva.
Dylan ci entrò e la porta si chiuse alle sue spalle da sola, facendo sobbalzare l’indagatore dell’incubo.
Allora quest’ultimo si girò e vide di non essere solo in quella stanza.
Una figura incappucciata era seduta in mezzo alla stanza, con il viso a terra. Immobile.
Dylan si avvicinò lentamente.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, l’incappucciato si mosse appena.
- Tu… sei… Dylan Dog, giusto?-
- S… sì.-
Rispose, confuso. La figura alzò solo di un poco il capo, senza però far scorgere il suo aspetto.
- Bene, ti stavo aspettando…-
- Sei tu che mi hai dato il biglietto?-
- No…-
La sua voce era roca e profonda, come se venisse da molto lontano.
- Come fai a conoscermi?-
- So che sei l’indagatore dell’incubo… si parla molto di te, anche dalle mie parti… anche se ora sono qua per conto di qualcuno d’altro…-
- Sono stanco di indovinelli. C’è un motivo se mi hai aspettato qua vicino al circo, non è vero?-
Era quello lo scopo per cui era lì. Non gli importava nulla di chi era quel tizio… voleva solo delle informazioni su quel maledetto circo.
- Sento la tua rabbia, Dylan Dog… la tua disperazione.-
- Io non sono disperato. Non più ormai. Il tempo allieva ogni dolore…-
- Pensi davvero che sia così?-
Dylan abbassò gli occhi. Stava ancora male per Groucho? In due anni, quella ferita si apre ogni volta che sente il suo nome. Come fare a dimenticarlo?
- Vivo ancora la mia vita.-
- Senza però qualcuno di molto importante…-
- Ora basta!- Esclamò Dylan. – Dimmi cosa sai su quel posto!-
- A che pro? Vuoi distruggerlo, vero? Vuoi distruggerlo per poter riprendere con te Groucho?-
- Io…-
- Pensaci un attimo, prima di rispondere, Dylan Dog. Non è per questo?-
Stette in silenzio. Era per quello? Sì, era per quello. Voleva distruggere quel maledetto circo solo per poter riprendere con se Groucho. Voleva distruggerlo solo per un atto di egoismo.
- Pensi che lui voglia così?-
Chiese a un certo punto l’ombra. Dylan alzò di scatto il capo, confuso.
- Pensi che Groucho voglia tornare con te? Se non sbaglio, è stato proprio lui a dirti addio…-
- Lui… lui è stato plagiato! Quei maledetti l’hanno plagiato!-
- Ah, quindi sono stati loro? Sei davvero sicuro? Non vuoi scaricare la colpa su qualcuno d’altro solo per non vedere la realtà delle cose?-
- La… realtà delle cose?-
Quella voce roca e lontana sembrava inghiottirlo con le sue parole.
Perché era la pura verità.
Non faceva altro che scaricare la colpa su quel circo, mentre la colpa era sua…
Ma… cosa stava dicendo!? Lui non avrebbe mai fatto del male a Groucho!
Non gli avrebbe mai permesso di andarsene!
Come si permetteva allora, di dirgli quelle cose!?
Stava cercando di confonderlo, ne era certo…
- Chi sei?-
- Io?- Fece quella domanda con la voce roca mista a malinconia.
- Io sono nessuno. Anzi, non sono nemmeno lui. Io sono una persona che non ha un’identità.-
- Come sei collegato a quel circo?-
- Una volta… erano uno di loro.-
Disse, ma Dylan non era per nulla sorpreso.
- Cosa ti hanno fatto?-
- Loro? Nulla. Non hanno fatto nulla. La colpa è mia, sono stato io a togliermi l’identità.-

Crystal si stava preparando per lo spettacolo di quella sera.
Sarebbe stato il suo grande momento! Anche se ormai era da tempo che faceva quello spettacolo, era sempre in ansia.
Si passò una mano tra i suoi ricci corvini e si guardò allo specchio.
Londra le piaceva. Era una grigia città e loro si abbinavano perfettamente a quell’ambiente.
Sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Si diede un’ultima occhiata allo specchio e corse ad aprire.
- Oh? Direttore! Che sorpresa vederla!-
Il Direttore del circo sorrise e squadrò Crystal.
- Sei davvero incantevole, Crystal.-
- Troppo buono, signor Direttore. Desidera una tazza di thé?-
- No, grazie. Sono venuto solo per parlarti di una cosa.-
- C’è qualche problema?-
- Penso proprio di sì.-

Il suo camerino era sempre nell’ombra.
Non lasciava entrare nemmeno uno spiraglio di luce.
Prese una foto dalla sua scrivania e la guardò.
Una lacrima cadde e strinse a se quella cornice.
- Non tornare, ti prego… non tornare mai più…-

ANGOLO AUTRICE
Allora, questo è un capitole, cioè, è abbastanza lungo… (questo lo vedo da word. Poi vedo come viene nell’editor di EFP)
Spero di non avervi annoiato! Il prossimo capitolo sarà molto importante!
Ho appena finito di vedermi tutte e tre le serie di Kuroshitsuji (Black Butler) e visto che la terza serie, Book of Circuì, parla del circo, i suoi sountrack mi hanno ridato l’ispirazione! (l’unico problema è che ora devo trovare un nuovo anime da guardare… e mi macnano già Sebastian, Ciel, Grell, Undertaker… anzi, diciamo che mi mancano tutti! T^T)
Comunque, spero che questo capitolo vi piaccia! E grazie a tutti quelli che recensiscono!
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

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Capitolo 6
*** Ne sei sicuro, Dylan Dog? ***


CAPITOLO 6
NE SEI SICURO, DYLAN DOG?

 
Crystal era rimasta immobile, ad ascoltare parlare il direttore. Quando quest’ultimo finì di raccontare, non riuscì a trattenere una lacrima, che le scivolò lungo la guancia, cadendo sulle sue gambe.
Il direttore lo notò e si avvicinò a lei, posandogli una mano sulla spalle.
- Ragazza mia, non fare così. Vedrai che tutto si risolverà.-
- So che noi tutti dobbiamo fidarci di lei, direttore… ma a volte questa orribile verità fa più paura che la realtà la fuori.-
Il direttore la guardò, per poi scuotere la testa.
- Sei davvero sicura di questo?-
Non aspettò una sua risposta.
Le diede un biglietto.
- Qui c’è scritto quello che dovete fare.-
- Vuole dire che anche…-
- Sì, anche lui dovrà collaborare. Che lo voglia, o no.-
Crystal guardò per un po’ il biglietto che aveva tra le mani, come se non capisse il significato di quella azione.
In realtà, lo capiva benissimo.
Il direttore aprì la porta, per uscire dal camerino della ragazza.
- Ricordarti, Crystal… esistono due mondi e questi due mondi hanno tutti la loro gente. Non si possono mescolare. Te lo ricordi questo, vero?-
- Sì… sì, me lo ricordo benissimo.-
- Bene. Vedi di non dimenticarlo mai.-
Disse, per poi uscire. Crystal strinse i foglietto, guardando in alto.
Lo spettacolo doveva continuare anche quella sera.
 
- Io… io non riesco a capire… tu chi sei?-
- E’ così importante, ora?-
Dylan si irrigidì.
- Penso proprio di sì! Come fai a sapere così tanto, sulla mia vita!?-
L’oscura figura non si mosse, come se stesse in attesa di qualcosa.
- Ora questo non è importante, Dylan Dog… tu vuoi riavere al tuo fianco Groucho, giusto?-
- Quello che voglio non ti riguarda…- Sibilò tra i denti l’indagatore dell’incubo, arrabbiato.
Prima che la figura potesse dire qualcosa, vennero interrotti dalla musica del circo, che stava invadendo le strade e il cielo.
- Ecco, stanno iniziando lo spettacolo.-
- Lo spettacolo?-
- Ora vai, Dylan Dog.-
Dylan girò in fretta lo sguardo, guardando la figura.
- Io voglio delle risposte e non me ne andrò senza averle!-
- Non vuoi salvare Groucho?-
- S… salvarlo? Cosa significa? È in pericolo?-
La figura, ancora una volta, stette zitta.
- Rispondimi!-
- Vai Dylan Dog… vai prima che sia troppo tardi.-
Dylan non voleva andarsene. Voleva avere delle risposte. Voleva sapere chi fosse quell’uomo, voleva capire come facesse a sapere così tante cose sul suo conto…
Ma si rese conto che quella era la seconda serata. Ormai non c’era più tempo.
Si girò di scatto e corse verso la porta che portava all’esterno.
La sinistra figura, quando fu sola, sussurrò.
- Addio Dylan Dog… e spero che tu riesca a capire quello che stia accadendo… sempre se sarai ancora in tempo.-
 
Il cielo sopra Londra era minaccioso, con nuvole cariche di pioggia.
Il circo stava aprendo.
La gente che stava aspettando entrò, con il chiacchiericcio degli adulti e gli schiamazzi dei bambini.
Qualche freak stava dando i biglietti, mentre le luci del circo illuminavano quella oscura serata.
Dylan era riuscito a prendere un posto in prima fila.
Nonostante il casino attorno a se, lui non si scomponeva.
Nella sua mente, i pensieri tristi e pieni di dubbi, lo stavano pian piano soffocando.
Doveva avere delle risposte, era stanco di continuare ad avere come risposte alle sue domande altre domande.
Ora lui voleva delle risposte ben precise, belle o brutte che siano.
E sapeva che in quel circo c’era quello che cercava.
Quando le luci si spensero, tutti fecero silenzio.
Il direttore arrivò da dietro i tendoni colorati e fece un elegante inchino.
- Benvenuti e bentornati! Sono davvero felice di vedervi sempre così numerosi!-
Si rimise dritto e si sistemò il cappello, con aria soddisfatta.
- Beh, visto che ci siamo tutti, possiamo cominciare con lo spettacolo!-
Dylan guardò con disgusto tutti quegli artisti in scena, finché non arrivò il turno di Crystal, la ragazza dalle ossa di vetro.
Il suo numero fece un certo effetto.
Molta gente cominciò a gridare, finché lo spettacolo non fu concluso.
L’indagatore era rimasto concentrato per tutto il tempo, ma non era riuscito a vedere Groucho.
Anche se cambiava sempre maschera, lui l’avrebbe riconosciuto subito.
La gente cominciava ad andarsene, ma Dylan era rimasto lì.
Le luci cominciavano a spegnersi e fu in quel momento che Dylan notò di non essere solo, nel tendone.
Che fosse il suo quinto senso e mezzo a suggerirglielo?
Si alzò in piedi e controllo il luogo. Gli pareva strano che nessuno fosse venuto a cacciarlo.
- C’è qualcuno?-
Chiamò. Forse era un ragazzo che si era perso o voleva fare uno scherzo…
O forse se lo era soltanto immaginato.
Qualcosa si mosse, a un certo punto, dal tendone dietro il palco.
Questo non se lo era immaginato, di sicuro.
Si guardò attorno, e quando si accertò che non c’era nessun’altro in giro (cosa che a lui pareva comunque strana), decise di andare a controllare.
Arrivò dietro il palco e discostò di poco il tendone, che rivelò un lungo corridoio pieno di specchi.
Dylan storse al naso, a queste scoperta. Il suo quinto senso e mezzo non faceva altro che gridargli di andarsene, ma questa volta lui non gli avrebbe dato ascolto.
Iniziò a camminare per il corridoio, tenendo la testa bassa.
Era come se avesse paura di quegli specchi.
Ma la cosa che più lo spaventava, era quella sensazione di sentirsi manovrato da qualcuno.
Era stato troppo facile, arrivare lì.
Ma ora, non poteva tirarsi indietro.
Continuò a camminare, senza capire per quanto tempo. Non arrivava mai all’uscita.
Era come se non si muovesse.
No, no, calmati Dylan. Ragioniamo un secondo. Il circo non è così grande, non possono aver fatto un corridoio così lungo. Allora come…
Si fermò. La sua mente aveva appena suggerito qualcosa di strano.
Beh… in fondo provare non costa nulla.
Riprese a camminare e questa volta tenette la testa alta: a un certo punto arrivò a una porta, che lui aprì di scatto e con la stessa velocità se la chiuse alle spalle, sospirando.
Era… era solo un’illusione. Un’illusione, sì. Una specie di suggestione da parte degli specchi, non ci può essere altra spiegazione…
Alzò lo sguardo, controllando il luogo in cui era appena arrivato. Era un altro tendone, più piccolo di quello in cui si tenevano gli spettacoli.
Era tutto buio.
Dylan non riusciva a capire il senso del perché due tendoni dovessero essere collegati con un corridoio così lungo.
Fuori pioveva. Poteva sentire i tuoni rompere il silenzio di quella notte.
Le campane rintoccavano la mezzanotte.
- Qua non c’è nulla… a quanto pare, devo dare più ascolto al mio quinto senso e mezzo… meglio tornare indietro.-
Concluse l’indagatore dell’incubo. Ma prima che potesse riaprire la porta, le luci si accesero di colpo.
- Perché se ne va così in fretta… indagatore dell’incubo?-
Questa voce… lui la riconosceva.
- Tu sei il direttore del circo, vero?-
- In persona.-
Dylan si girò e vide il direttore illuminato da due riflettori.
- Sono davvero lieto di fare la vostra conoscenza, Dylan Dog… siete famoso, da noi, sa?-
Disse il direttore, porgendo la mano a Dylan. Quest’ultimo, però, lo guardava con disprezzo.
- Come faceva a sapere che ero qui?-
- Oh, una cosuccia da nulla: la conosciamo bene. Abbiamo fatto qualche ricerca sul suo conto e conosciamo la sua enorme curiosità. Bastava solo che noi la riaccendessimo e poi voi avete fatto tutto da solo. Oh, vi dispiace se vi do del tu?-
- Qualche ricerca sul mio conto?- Dylan tentò di reprimere la rabbia e il disgusto.
- Cosa sapete voi di me?-
- Spero che non ti offendi, se ti do del tu: ti chiami Dylan Dog, come professione fai l’indagatore dell’incubo, a Londra. Sei un ex-poliziotto di Scotland Yard e abiti a Craven Road 7. Hai un fidanzata ogni mese, ma non abiti da solo… abiti assieme al tuo assistente, Groucho.-
A sentire il suo nome uscire dalle labbra del direttore, il cuore di Dylan ritornò colmo di rabbia e vendetta come mai prima d’ora.
- Dov’è!?-
- Chi?- Chiese il direttore, con aria innocente.
- Groucho! So che si trova qui! So che l’avete plagiato!-
- Non serve scaldarsi tanto, sai? Non fa bene alla salute…-
- Ora piantala!- Aveva alzato la voce. – Groucho si trova qui, lo so! E voi l’avete ingannato!-
- Ingannato? Noi…-
Il direttore scosse la testa e guardò Dylan negli occhi.
- Sei davvero sicuro che siamo stati noi a ingannarlo, Dylan Dog?-
 
- Volete il vostro solito antiemetico, ispettore Bloch?-
- No, non ancora, per fortuna…-
Disse Bloch. La polizia era attorno al luogo del delitto. Erano in un vicolo buio, in una via abbastanza malfamata.
Il corpo era di un uomo sui quaranta anni, ucciso per un colpo di pistola che gli è stato fatale.
- Dinamica diversa, ma il simbolo è lo stesso, giusto?-
- Esattamente. Ispettore Bloch, non volevate coinvolgere anche Dylan Dog?-
Chiese l’agente al fianco dell’ispettore.
- C’ho provato, ma non sono riuscito a trovarlo. Magari è andato a trovare qualcuno…-
E ho paura di sapere chi…
 
ANGOLO AUTRICE
Iniziamo a essere nel vivo della storia! Allora, volevo per prima cosa avvertirvi: da lunedì pomeriggio fino a domenica, non potrò vedere EFP, perché vado pure io in vacanza. Comunque, mi portò sempre con me un blocco per scrivere.
Altra notizia: sono andata a una fiera dei fumetti e indovinate un po’ chi ho incontrato? Fabio Celoni! Esattamente, ho incontrato lo sceneggiatore e disegnatore di questo splendido numero! Gli ho portato una delle mie due copie dei Raminghi (sì, se ho due) e poi mi ha fatto un disegno di Dylan e Groucho con la dedica! *^*
Poi ho incontrato Silvia Ziche (autrice che lavora su Topolino e disegnerà una storia sceneggiata da Tito Faraci per il Groucho color fest), che mi ha disegnato Paperino e anche Mauro Borselli (creatore di Dampyr, sceneggiatore di Tex), che mi ha autografato dei Tex e Dampyr. Sono felice!
Poi ho anche comprato le sceneggiature di “Memorie dell’invisibile” e “La casa degli uomini perduti”.
Dopo queste notizie, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, buon soltizio d’estate e... tra poco esce il Dylan Dog 346!
Sayõnara,
Yulin Dyana Fantasy

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