Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Una raccolta di 4 capitoli, incentrati sulla famiglia e sui suoi
significati
Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a me, ma al legittimo
proprietario. Da parte mia non c’è alcuno scopo di lucro, ma ci ricavo solo
tanta soddisfazione nel veder avverati i miei sogni ^^ E chissà che non si
avverino davvero *ammicca*.
Note: questa idea parte un po’ per caso. Saranno capitoli molto
semplici, una sorta di commediola romantica, che è il mio genere. Come è
scritto nell’introduzione, riguarderà il rapporto con la famiglia. Un po’ tutte le famiglie
XD Mi sono accorta che nel mondo di Naruto sono quasi
tutti orfani (^^”), quindi mi sembra giusto scrivere su un argomento così
importante. O almeno ci ho provato.
I personaggi presenti sono i due
principali, più il resto delle famiglie di contorno, ma più da sfondo che
altro.
Non c’è molto altro da dire, a
fine raccolta ho tentato di dare un senso logico ai 4 capitoli, lo capirete già
dal prossimo.
Buona lettura!
You make me feel at home
Capitolo
1- Breakfast time
Il sole filtrava tenue attraverso
la grande finestra della camera. Il vento doveva averla aperta durante la
notte, e ora i raggi del mattino si infilavano con debole forza all’interno
della stanza disordinata. Shikamaru tentò di girarsi
sull’altro fianco, nascondendo il viso nel cuscino, ma il cinguettio non
proprio sommesso dei due uccellini che si erano appollaiati sul suo davanzale
non aiutava nell’impresa. Cercò di voltarsi nuovamente, ma, ancora mezzo
addormentato, perse l’equilibrio e scivolò giù dal letto. Si tirò a sedere
mentre si stiracchiava, dando libero sfogo ad un rumoroso sbadiglio e
rendendosi conto di ciò che era successo.
“Iniziamo bene…” commentò stanco,
alzandosi controvoglia e iniziando a vestirsi piano, tra un “proprio oggi…” e
un “il vento è una seccatura”. Si diresse in cucina per mangiare qualcosa,
pensando a come avrebbe impiegato la sua giornata libera, che quella bionda
scatenata del suo capo gli aveva concesso per grazia divina. Non credeva nel
destino, al contrario di Neji, ma era sicuro di avere
una sorta di malocchio con le bionde. Prima Tsunade,
che lo caricava di lavoro, poi Ino, con quel
caratterino problematico che si ritrovava, e poi… Represse malamente uno
sbadiglio, mentre varcava la soglia della cucina.
“’giorno” sussurrò stanco,
rivolto verso i suoi genitori.
“Buongiorno” gli arrivò una voce
che non classificava come suoi genitori.
Spalancò gli occhi, improvvisamente
sveglio, e a corto di parole balbettò un “e t-tu ch-che
ci fai qui?”
“Colazione” Temari
rispose semplicemente, alzando la tazza del caffè. “Che altro si dovrebbe fare
in una cucina?”
“Non intendevo questo!” riprese lui,
che aveva ritrovato la parola. “Che ci fai tu qui, in casa mia!”
“Non mi era stato detto di
andarmene al sorgere del sole, certo che voi di Konoha
non sapete proprio cosa sia l’ospitalità” borbottò, non intenzionata
minimamente ad alzarsi. Anzi, accavallò le gambe e prese un altro sorso della
bevanda.
“Tu hai…?”
“Dormito qui?
Sì” e la ragazza si alzò andandogli incontro.
“Ma come… ma perché… ma chi…”
“Caffè?” lo bloccò, alzandogli la
sua tazza ancora fumante davanti agli occhi.
“No…” rifiutò,
un po’ imbarazzato.
“Ieri sera, dopo aver finito di
lavorare agli esami dei Chuunin” cominciò a spiegare
lei, mentre gli dava le spalle e cercava qualcosa dentro un cassetto, “quando
ti ho riaccompagnato a casa…” sottolineò.
“Ehi, hai detto che il tuo albergo
era su questa strada, non mi hai esattamente
riaccompagnato a casa” la corresse imbronciato.
“Mi hai salutato sbadigliando e
ti sei richiuso la porta alle spalle” continuò facendo finta di non aver
ascoltato le sue parole. “Ma quando stavo per incamminarmi, i tuoi genitori mi
hanno fermato, sono sbucati dal giardino all’improvviso-”
“Eh?”
“E mi hanno costretta a dormire qui, perché non era onorevole che un’ospite di
un altro Paese dormisse in un triste albergo… Almeno a detta di tuo padre” alzò
le spalle, sgranocchiando un biscotto e versando del caffè in un'altra tazza.
Shikamaru
rimase senza parole. Quello di cui era certo era che nessuno al mondo sarebbe
riuscito a costringere Temari del Deserto a fare
qualcosa, a meno che lei non lo volesse. Nessuno, nemmeno sua madre.
“Quindi… tu hai…” si sedette,
conscio del fatto che quella ragazza avesse dormito sotto il suo stesso tetto,
e lui non ne fosse stato a conoscenza.
“Biscotti?” gli porse la scatola
di latta, che lui accettò volentieri.
“Sì… grazie.”
“Hai una bella casa” notò Temari.
“Oh… niente di che” si sminuì,
pensando a quella che doveva essere la dimora del Kazekage.
“No, invece!
E’ piccola e accogliente, dà idea… di famiglia” costatò
sicura.
“Ah…”
“Tieni!” Temari
gli porse la tazza di caffè che gli aveva appena preparato, agitandola
pericolosamente sotto al suo naso. Shikamaru
l’afferrò cauto, prima che il contenuto gli si riversasse addosso.
Rimasero in silenzio per qualche
minuto, lui soffiando sulla bevanda calda, e lei mangiando qualche altro
biscotto.
“Sei sempre così loquace al
mattino?” lo prese in giro sorridendo.
“Mh”
arrossì lui.
“Che c’è?”
“Sei tu che parli troppo, non io
che parlo troppo poco” esordì, nascondendo il viso dietro la tazza di caffè ed
evitando di dire che vedersela così, improvvisamente e in una situazione così
intima, era per lui decisamente imbarazzante.
Temari
lo guardò a fondo, prima di scoppiare in una risata argentina. “Sei sempre il
solito…”
“Mh. Non ti lamenti di come hai dormito? Immagino che a Suna si stia meglio, eh?”
la stuzzicò, cambiando abilmente discorso.
“Certo che a Suna si sta meglio! Ma anche qui
non è male…” sussurrò infine, abbassando gli occhi.
Shikamaru
si ritrovò particolarmente interessato. La sua collega non faceva che parlare
del suo paese natio, del clima troppo fresco di Konoha,
del sole poco caldo, della gente che non si faceva mai
gli affari suoi… Sentirle fare un complimento era un evento raro.
“Non è male, eh?” ripeté, mentre
pensava che anche Chojisi era
lamentato del letto scomodo della loro camera per gli ospiti. E non che
fosse un tipo sensibile…
“Tuo padre mi ha parlato per ore
della tua famiglia, come è nata, come si sono tramandate le
tecniche ninja…” spiegò lei, appoggiando il gomito sul tavolo e la testa
sul palmo aperto della mano.
“Mio padre cosa?” domandò stupito
lui.
“E tua madre si è premurata di
farmi sentire a mio agio, portandomi un infuso per dormire meglio e dandomi le
migliori coperte che aveva” continuò, rigirandosi un biscotto tra le dita,
guardandolo con sguardo annoiato.
“Mia madre che ha fatto?” chiese
sempre più sconvolto lui.
“Mi hanno anche parlato di te.”
All’improvviso Shikamaru deglutì a vuoto, fissando sbalordito la ragazza
di fronte a sé. “E che ti hanno… detto?” conosceva i suoi genitori, quando
iniziavano a parlare di lui non la finivano più, ricordando gli aneddoti più
imbarazzanti di tutta la sua giovane vita. Senza pietà. Quello era considerato
il pegno da pagare per essere il figlio unico della famiglia Nara, colui che avrebbe ereditato tutte
le tecniche ninja e tutte le troppe
attenzioni dei genitori.
“Hai giocato
con le bambole fino ai dieci anni. E poi prendi in giro Kankuro…” esordì pungente, mangiandosi in un sol boccone il
biscotto.
Il ragazzo sbiancò. “N-non è vero! Avevo
cinque anni, è successo soltanto una volta, e poi Ino
mi aveva costretto!” si difese, mentre il rossore si diffondeva sulle guance.
“E raccoglievi tanti bei
fiorellini per la tua mamma, vero?” lo prese in giro.
“Avrò avuto tre anni l’ultima
volta che l’ho fatto!” commentò, il viso ancor più rosso.
“E quella volta che ti sei messo
a cucinare con un grembiulino rosa?”
“Era di mia madre, che dovevo
fare?” ribatté, ormai violaceo.
“I tuoi mi
hanno detto che è un colore che ti dona. Dovresti
tingere la giacca da Chuunin di quel colore” scoppiò
a ridere fino alle lacrime, ormai incapace di trattenersi.
“Ah, lo trovi
divertente, eh? Chiederò ai tuoi fratelli i tuoi
scheletri nell’armadio!” la minacciò, sorridendo.
Ma Temari
si fece d’un tratto seria, mentre un velo di tristezza le attraversava gli
occhi verdi. Giocò con un cucchiaino, tenendolo in equilibrio sul dito, mentre
evitava accuratamente di guardarlo.
Shikamaru
rimase spiazzato, eppure non gli sembrava di aver detto nulla di male! Ma
realizzò all’improvviso la situazione.
“Non ho… nessun ricordo del
genere se penso alla mia infanzia” sussurrò lei.
Si sentì uno stupido per averle
fatto ricordare tristi pensieri. Essere la sorella di un mostro e la figlia
dell’uomo più potente del villaggio non doveva essere stata una passeggiata! Ma
soprattutto, si rimproverava per aver spento la scintilla di genuina
spensieratezza che albergava nei suoi occhi verdi, e che si ritrovava spesso ad
osservare senza farci caso. Sorrise e afferrò la zuccheriera, prendendo con decisione
un cucchiaino di zucchero.
“E invece sono sicuro che qualche
ricordo divertente lo avrai anche tu” esordì. Lei lo guardò con stupore,
alzando le sopracciglia. “Avrai picchiato Kankuro un
bel po’ di volte!”
“Certo!” sorrise lei. “E vincevo
sempre io!” affermò, battendosi un pugno sul petto.
“Non avevo dubbi…” le sorrise,
mentre sentiva la tensione di poco prima sciogliersi velocemente.
“Ehi!” gli gridò contro. “Ma
quanto ne stai mettendo?” chiese indicando il cucchiaino di zucchero che teneva
in mano lui, pronto per essere gettato nel caffè.
“Oltre una certa quantità è
vietato?” domandò retorico, scaraventando il suddetto nella bevanda.
“Troppo zucchero fa male” lo
sgridò.
“Anche troppi biscotti”
evidenziò, mentre Temari lanciava nella scatola
metallica l’ennesimo biscotto della mattinata, rinunciandovi un po’
imbronciata.
“E poi il caffè mi piace dolce”
riprese lui, mescolando il liquido nero.
“Lo dicevo io che eri una
femminuccia” borbottò lei divertita.
“E tu sei un maschiaccio.”
“Beh, siamo lo stesso una coppia
equilibrata, no?” gli sorrise, poggiando entrambi i
gomiti sul tavolo e il viso sulle mani.
Shikamaru
nascose di nuovo il viso dietro la tazza, bevendone il contenuto ormai freddo.
Vederla nella sua cucina, la mattina, così a suo agio, gli provocava qualcosa
di non ben definito all’altezza dello stomaco. Un qualcosa di stranamente
piacevole, però.
Quando si decise a guardare di
fronte a sé, notò che la sedia era vuota, e Temari
che posava qualcosa nel lavandino e apriva l’acqua.
“Ah, lascia stare, ci penserà mia
madre dopo” la fermò.
“Ancora con
queste teorie maschiliste? Non muoio mica se lavo un
cucchiaino, e neanche tu” gli rinfacciò fintamente offesa.
Lui mugugnò qualcosa, prima di uscirsene con un “a proposito, ma i miei genitori dove
sono?” si ricordò improvvisamente dell’assenza sospetta dei due, che ogni
mattina ritrovava puntualmente in quella cucina.
“Non lo so.
Tuo padre sistemava qualcosa in giardino e tua madre faceva
qualcosa di importante da un’altra parte” rispose lei con un’alzata di spalle.
Ma Shikamaru
non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che lei finì di asciugarsi le mani e si
avviò verso la porta.
“Dove vai?” si ritrovò a chiedere
lui, sentendosi lasciato solo.
“Ho del lavoro da sbrigare, io”
lo informò con un sorriso, prima di scomparire dietro la porta.
“Ah… aspetta, ti accompagno!”
propose lui, alzandosi di scatto e avvicinandosi a lei.
“Non credo di perdermi, ormai
conosco la casa” gli rispose, prendendo il suo ventaglio dal divano della sala.
“Sì, ho capito…” sbuffò lui. “Che
c’è?” chiese, notando che Temari fissava con
interesse il divano.
“Sembra comodo…
Di sicuro più del letto della camera degli ospiti! E’
come il ferro…” fece finta di lamentarsi.
“Vorrà dire che la prossima volta
dormirai qui” le disse, indicando il divano.
“Oh, no, non
eri un uomo? La prossima volta dormirò nel tuo letto!” lo prese in giro,
rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva affermato, mentre arrossivano
entrambi. “Da… sola, ovviamente” si corresse con un sussurro.
“Ovviamente…” ribadì lui,
cercando di non pensare a niente. Niente di niente.
“Beh, io vado” e aprì la porta di
casa, incamminandosi verso il cancello, seguita da lui. Giunta sulla soglia si
fermò, voltandosi a guardarlo.
“Ci vediamo
domani” lo salutò.
“Certo. Tanto rimani qui finché non finiamo gli esami, vero?” chiese,
curiosità mista a speranza.
“Sì, prepariamoci a vederci
ancora a lungo” fece finta di sbuffare. “Ah, dimenticavo!
Tuo padre mi ha detto che mi avrebbe regalato una medicina
per un mio Genin che si era fatto male, ma non l’ho
più visto…” disse, guardandosi in giro e sperando di avvistare la figura di Shikaku.
“Ah… Io non l’ho ancora visto
stamattina, ma possiamo cercarlo finché-”
Un rumore alle loro spalle li
fece voltare, e da dietro il muro esterno dell’abitazione spuntò Shikaku, un po’ traballante.
“Papà” lo chiamò, “ma dov’eri?”
“Oh, buongiorno ragazzi” li
salutò lui, mentre teneva una mano dietro la nuca, con l’espressione più
normale e ingenua che riuscì a trovare, nonostante i due che lo guardavano
incuriositi. “Ehm, questa è per te” disse, cercando di sviare l’attenzione,
porgendo una fialetta a Temari. “Per il tuo Genin.”
“Grazie, Shikaku-san”
ringraziò cortese.
“Ma figurati, ma figurati, questo
e altro per gli amici di mio figlio, no?” sorrise impacciato.
“Come vuole.
Beh, io vado, grazie dell’ospitalità” affermò lei, compiendo
un piccolo inchino.
“E’ stato un piacere, anzi, se
vuoi tornare a trovarci, che so, oggi a pranzo, noi saremmo contenti” si
affrettò a risponderle, inchinandosi a sua volta.
“Non posso, devo stare con i miei
Genin” rifiutò cortesemente.
“Oh, allora magari stasera a
cena…” continuò l’uomo, visibilmente preoccupato.
Shikamaru
intanto aveva osservato allibito la scena, incerto se
stesse ancora sognando o se suo padre fosse impazzito improvvisamente. Spostava
lo sguardo dall’uno all’altra, seguendo quel discorso come se lui non fosse
realmente lì, come se non potesse davvero essere vero che suo padre, l’uomo che
ammirava forse di più al mondo, stesse tentando di invitare di nuovo, e con tutte le sue forze, quella a casa loro. C’era qualcosa
sotto.
“Stasera sono impegnata con il
lavoro” riprese la ragazza.
“Beh, ma spero che almeno
tornerai a farci visita prima della tua partenza…” provò a giocarsi l’ultima
carta.
“E va bene, come vuole” sorrise,
mentre l’uomo di fronte a sé tirò un sospiro di sollievo al pensiero che non
sarebbe tornato dalla moglie, che li scrutava curiosa e minacciosa da dietro
l’angolo, a mani vuote. E chi l’avrebbe sentita poi?
“A presto allora, Temari” la salutò.
“A presto.
Noi ci vediamo domani, Shikamaru”
evidenziò lei, diretta al ragazzo.
“Eh? Oh,
certo. Se vuoi posso aiutarti oggi pomeriggio, con le
scartoffie per l’Hokage” propose.
“Oggi è il tuo giorno di riposo,
te lo sei dimenticato?” lo prese in giro ridendo. “Lascia
stare. A domani” salutò con quel suo sorriso dolce,
allontanandosi.
“A domani…” ripeté lui, prima di
riportare la mano alzata per il saluto nella sua tasca.
“Che dici, rientriamo?” propose
il padre, dopo che la figura di Temari era sparita da
davanti ai loro occhi. Quasi fosse stato uno di quei sogni del dormiveglia che
spariscono con il risveglio.
“Mh.”
“Altrimenti poi tua madre se la
prende con me” borbottò l’altro, avviandosi verso la casa.
“Papà” lo richiamò. “Pensi che accetterà il
tuo invito?”
“Spero proprio di sì, figliolo,
altrimenti tua madre è capace di farmi dormire sul divano per un mese per non
essere stato capace di convincere quella ragazza” ammise scuotendo le spalle.
“Ma in fondo non lo so, le donne sono imprevedibili, vogliono sempre avere
ragione, stare al centro della nostra attenzione e comandare su tutto.”
“Già…”
“Ma penso che tu abbia capito
anche la loro importanza, no?”
Shikamaru
ripensò a quella mattinata, al fatto di aver visto lei per prima, alla sua voce, al suo profumo, alle sue battute e al
suo sorriso, ripensò al battito del suo cuore, a quella sensazione strana, ma piacevole, quasi di calma, di pace, come se fosse
giusto così, come se non ci fosse nient’altro di meglio.
“Mh. Rientriamo” disse,
incamminandosi verso la porta di casa, con le mani in tasca e lo sguardo basso.
Ma quel debole sorriso non sarebbe sparito facilmente.
Fine
Note: e questo era il primo.
Gli altri 3 capitoli non sono
ancora scritti, ma vedrò di metterli metaforicamente “su carta” il prima possibile (sempre se l’idea piace ^^”).
Le idee ci sono, ma purtroppo ci sono
anche gli impegni ç____ç e devo ancora adattarmi del tutto alla nuova città in
cui sono finita dopo il mio trasloco (niente nostalgia di casa, mi basta canticchiare
“la società dei magnaccioni” per tirarmi su di morale,
anche troppo XD). A voi che importa tutto ciò non lo so, abbiate pietà di una
povera disperata a cui manca la sua Central City XD
Ah! Al solito, un grazie speciale
alla mia Vale-sensei ^^ che è sempre tanto buona e
compassionevole ^^ (ti sto descrivendo tipo essere mitico… nel prossimo
capitolo posso dire che hai un corno bianco sulla fronte o che risorgi dalle
tue ceneri? Ma quanto sono scema? XD).
Ok, commentino?
Siete autrici anche voi, sapete
quanto sia importante, no? ^^
Ps. Come
al solito ho risposto ai commenti ricevuti per Herperfect man, in fondo alla pagina della fic.
Ringrazio tutte, siete state gentilissime ^^ E chi volesse è ancora in tempo per leggere e commentare XD
Note: grazie a tutte per aver accolto così bene la mia raccolta ^^
Ecco qui il secondo capitolo (non mi soddisfa più di tanto, però ç___ç). Spero
possa piacervi, è lunghissimo e me ne scuso, sono affetta da sindrome di
prolissità acuta XD Il giorno che riuscirò a scrivere una drabble
sarà indetta festa nazionale.
You make me feel at home
Capitolo
2 - AfterLunch
“Uhm, questo è uno scacco, vero?”
ridacchiò compiaciuta Temari, muovendo la sua pedina
in avanti.
“Sì” confermò Shikamaru,
“era uno scacco” ripeté, liberandosi poi
dalla sua mossa.
La ragazza sbuffò contrariata,
alzando gli occhi al cielo.
“Uffa, questo gioco mi ha
stancato” si lamentò rigirandosi un pezzo dello shoji
tra le dita.
“Trovati un’altra occupazione
allora.”
“Mi annoio…” lo avvertì,
guardandolo negli occhi.
“Perché non te
ne torni in albergo? Così mi lasci dormire” rispose
lui, pacato come sempre.
“Ma se me ne
vado non posso più parlare con te. E io adoro metterti
in difficoltà” ammise con un ghigno.
“Ma tu guarda…” borbottò alzando
gli occhi al cielo. “E quando mai ci saresti riuscita?” chiese davvero poco
interessato, dopo aver posato la guancia su una mano.
“Beh” fece finta di pensarci su,
mentre allungava le gambe lungo il portico di legno. La giornata era soleggiata
e calda, stare all’aperto permetteva di godere appieno di quel piacevole tepore
di inizio autunno.“Tanto per rimanere
nella giornata di oggi… Stavi per sprofondare dall’imbarazzo davanti ai tuoi”
cominciò a enumerare, contando sulle dita.
“E tu sorridi quando ti hanno chiesto se stavamo insieme!” si difese,
riprendendo un po’ del colorito acceso che lo aveva investito qualche ora
prima, a ricordare la scena.
“La loro era una battuta” disse
con un’alzata di spalle.
“E tu dovevi smentire!”
“E tu potevi non invitarmi a
pranzo a casa tua.”
“Ti sei autoinvitata!”
“Tuo padre è stato così tanto
gentile l’altra volta, e tua madre sa essere convincente…” evidenziò,
stringendosi nelle spalle.
Shikamaru
sbuffò, cercando di riacquistare un po’ di autocontrollo, cosa difficile quando
c’era quella nei dintorni… E ora pure a casa sua doveva trovarsela! Non bastava
il lavoro!
Si ritrovò a fissarla senza
pensarci, fece risalire lo sguardo dalle sue gambe, che oscillavano fuori dal
portico, fino alle spalle, spostate all’indietro, alle mani puntate a terra, e
poi di nuovo su, sul suo profilo delicato baciato dal sole, sulle labbra
socchiuse, sul nasino rivolto verso il cielo, sulle ciglia bionde, sul taglio
degli occhi, su…
“Hai trovato qualcosa di
interessante?”
La sua voce lo risvegliò
velocemente, il ragazzo arrossì leggermente e riportò lo sguardo sulla
scacchiera davanti a lui, avvertendo però il sorriso di lei.
“Scusa” mormorò, non sapendo bene
nemmeno lui perché.
“Ma figurati,
sono abituata ad essere guardata! E’ il prezzo da
pagare per essere così bella” si vantò, sorridendogli però come sempre.
“E modesta soprattutto” commentò,
con un sorriso. “Allora, non giochi più?” cambiò discorso, alludendo alla
scacchiera.
“Non mi piace perdere” ammise,
riconoscendo la sua superiorità.
“Non ti ho ancora sconfitto.”
“E allora mi ritiro” dichiarò,
lanciandogli un ghigno.
Shikamaru
sbuffò, mantenendo un sorriso, poi iniziò a mettere via le pedine.
“Ti guardano in molti?”
La domanda arrivò spontanea, il
ragazzo non si accorse nemmeno di averla pronunciata quando la sentì chiara
nelle sue orecchie. Ma che gli era preso?
“Secondo te?” rispose Temari, nascondendo lo stupore dietro la sua
sfacciataggine.
Patetico. Un ragazzino patetico,
ecco quello che sembrava ora. Di certo una come lei
non lo avrebbe mai preso sul serio…
“E non ti dà fastidio?”
“Shikamaru,
Temari, vi ho preparato un caffè, così potete
affrontare meglio il pomeriggio.”
La voce di Yoshino
arrivò chiara ai due, che si voltarono verso la porta scorrevole del portico,
ritrovandosi la madre del ragazzo lì in piedi, con un vassoio tra le mani.
“Mamma, ti avevo detto di lasciar
stare…”
“Ma ti fa bene, prendi!” e gli
posizionò il vassoio proprio sotto al naso, con fare autoritario.
“Ok…” capitolò, guadagnandosi un’occhiata
di scherno da parte della sua collega.
“Temari,
tu hai bisogno di qualcos’altro?” domandò la donna con una voce suadente che Shikamaru trovò diabolica.
“No, grazie, va bene così”
rispose lei, con un sorriso amabile, che provocò un brivido di paura lungo la
spina dorsale del ragazzo.
Ma che stava succedendo?
“A dopo,
ragazzi. Shikamaru, comportati bene” ordinò, prima di sparire dietro la porta e
lasciarli di nuovo soli.
Rimasero in silenzio per qualche
secondo, che sembrò estremamente lento per Shikamaru,
intento a fissare le volute di fumo fuoriuscire dalle tazzine di caffè. Poi Temari si alzò, andando a sedersi al suo precedente posto,
davanti la scacchiera, e iniziò a girare il cucchiaino nella bevanda. Il
ragazzo la imitò, prendendo lo zucchero.
“Ancora lo bevi troppo dolce?”
Lui bloccò il gesto a mezz’aria,
indeciso su cosa fare, decisamente fuori luogo sotto quello sguardo indagatore.
Poi ricompose la sua espressione apatica, e gettò con noncuranza il cucchiaino
pieno nel liquido nero.
“Il sapore non mi piace, almeno
così lo maschero.”
“Se non ti piace perché lo bevi?”
chiese curiosa, mentre sorseggiava la sua bevanda.
“Poi chi la sente mia madre…”
sussurrò nascondendosi dietro la tazzina.
E infattiTemari rise. “Ma che bravo bambino educato che sei,
la tua mamma sarà proprio fiera!” lo prese in giro.
“Mh” il
ragazzo raggiunse un colorito quasi fosforescente. “Era meglio se te ne tornavi
in albergo” borbottò imbronciato.
“E rinunciare a vedere te
coccolato dalla tua mamma?” continuò, riprendendo a ridere.
“Tu parli troppo” concluse,
ingoiando in un sorso il suo caffè, con conseguente smorfia di disgusto.
“Proprio non ti piace, eh?”
“Non mi fa dormire, non potrà mai
piacermi” ammise sinceramente.
Lei sorrise, stavolta dolcemente,
alzò una mano verso il volto di lui, prendendo ad accarezzare le sue labbra con
un dito, sfiorandone i contorni, sotto lo sguardo impietrito di Shikamaru, talmente sconvolto da sembrare una statua di
marmo. Il suo corpo non rispondeva più, la sua mente si era bloccata e non
ricordava più nemmeno di avere una voce. Quello era un sogno, un incubo, vero?
“Sentiamo un po’” disse la
ragazza, portando l’indice, dove aveva raccolto una goccia di caffè, alle sue
labbra. Rimase un po’ pensierosa, assaporando bene quel sapore. “Troppo dolce. Non mi piace” e sorrise.
Shikamaru
allora si riscosse, capendo ciò che era successo. Voleva solo assaggiare il suo
caffè zuccherato, e lui che credeva che… Certo, poteva evitare di assaggiarlo su di lui, ma lo aveva sempre saputo che
con quella ragazza le cose non sarebbero mai state normali.
“La prossima volta lo assaggi amaro, così siamo pari” ridacchiò, sistemando le
due tazzine sul vassoio.
Il ragazzo agì d’istinto, afferrò
quella mano così vicina alla sua, lasciando che il cucchiaino le cadesse dalle
mani e il suo tintinnio sul tavolo si dilatasse nel tempo, come se questo
stesse rallentando. Si fissarono negli occhi, come se ci fossero soltanto loro
due, su quel portico di legno, alla fresca ombra di quel sole caldo, e basta.
Si avvicinarono impercettibilmente all’altro, d’istinto, senza pensare a
niente, smisero di respirare, mentre i loro cuori aumentavano i battiti.
“Così siamo pari” sussurrò Shikamaru, mentre la ragazza arrossiva e stranamente non
trovava la forza di ribattere, tanto lui era vicino.
E poi…
“Shikamaru,
ti ho portato un maglione!”
Yoshino
uscì di nuovo dalla casa, ritrovandosi suo figlio dall’aria decisamente
sconvolta, come se avesse preso un forte spavento, e Temari
voltata di spalle, che respirava affannosamente.
“Ehm, tutto bene?”
“Mamma! Che ci fai qui?” chiese con un tono di voce più alto del normale,
alzandosi in piedi.
“Stai fermo e all’ombra, ed è
autunno ormai, devi coprirti meglio” spiegò lasciando perdere la strana
tensione che aveva annusato.
“Mamma!” alzò la voce,
imbarazzato. “Se ho freddo ci penso da solo a coprirmi!” si difese.
“Non ne sei capace, ora metti il
maglione e niente storie” affermò, porgendogli il capo in questione.
“Lo metto dopo…” ma lo sguardo
eloquente di Yoshino bastò a farlo desistere. Guardò
il maglione con fare minaccioso, poi spostò lo sguardo sulla biondina vicino a
lui, ancora seduta, e che ora lo fissava in modo curioso.
“Vuoi che te lo metta io?” si
offrì la madre.
“C-cosa? Stai scherzando?!”
si spaventò, e non volendo fare ulteriori figuracce indossò l’indumento senza
altre storie. “E ora puoi anche andare” la cacciò via.
“Se avete bisogno di altro-”
provò.
“Vai!” ripeté, sistemandosi
meglio i capelli.
“A dopo allora” salutò felice,
sparendo dietro la porta.
Calò nuovamente il silenzio di prima, stavolta
più imbarazzato e teso. Shikamaru si sedette di nuovo
di fronte a lei, separati come sempre dalla scacchiera. Non riusciva a
guardarla negli occhi, eppure sentiva su di sé il suo sguardo divertito. Possibile
che prima…? E che lei non si fosse tirata indietro? Il suo cervello si
rifiutava di concludere le frasi, evitando accuratamente di ripensare a
quell’attimo per non perdere del tutto le facoltà intellettive. Eppure, per
quanto potesse essersi sbagliato e aver sognato tutto, quello di prima gli
sembrava proprio un quasi bacio!
Una folata di vento passò gelida
su di loro, facendoli rabbrividire.
Se solo sua madre avesse tardato
qualche secondo, forse lui, loro…
“Appena in tempo, eh?” se ne uscì
Temari, mostrandogli un piccolo sorriso.
“Eh?” si stupì lui sgranando gli
occhi e iniziando a surriscaldarsi. Non
vorrà riprendere l’argomento?!
“Il maglione.
Sta facendo freddo, tua madre ha ragione” spiegò tranquilla.
“Ah… sì” ammise, distogliendo lo
sguardo dal suo. Che stupido…
“Fai sempre tutto quello che ti
dice?” riprese lei.
“E’ l’unico modo per non
sentirla…”
“Se non vuoi fare una cosa, basta
dirglielo. Sei grande ormai, no?”
“Non è così semplice.”
“Deve sempre
sapere tutto di te, cosa fai, chi conosci, cosa ti piace e cosa no. Sei
controllato ogni secondo della tua vita. Io lo trovo
estremamente fastidioso” sibilò, fissando il prato davanti a sé.
La situazione gli stava
chiaramente sfuggendo di mano, e non aveva neanche ben capito il motivo. Un secondo prima se ne stavano in silenzio e il secondo dopo
lei lo rimproverava di qualcosa. Normale, no?
“Beh, non è così tragico-”
“Non è tragico
perché sei un ragazzino senza midollo! E non ti sai gestire la vita da
solo! Un vero ninja non si comporta così” affermò con serietà.
“Ma che dovrei fare,
scusa…”
“Imponiti!
Come puoi sopportare una persona così?” domandò, fissandolo
con sguardo furente.
“E’ mia madre” si scusò, con un
sorriso.
Temari
abbassò lo sguardo, iniziando a lisciarsi il kimono nero sulle gambe.
Quell’attimo di silenzio sembrò rimbombare nella testa di Shikamaru,
tanto che si sentì in dovere di dire qualcosa. Qualunque cosa.
“Non è che sia sempre semplice”
riprese, con la solita espressione annoiata, tanto per nascondere quella di
insicuro imbarazzo, “a volte è insopportabile.”
“Figuriamoci, sarai tu che ti
lamenti troppo” rispose con un sorriso sicuro lei.
“Beh, mai quanto tuo fratello,
dice cose interessanti…” la prese in giro.
“E da quando tu parli con Kankuro?” chiese stupita.
“Ah… Ma allora è vero!” rise,
notando il colorito rosso sul viso di lei. E pensare che era
così carina, sembrava ancora una bambina quando mostrava quel lato
tenero di sé.
“E’ che lascia sempre in giro le
sue cose, e Gaara potrebbe inciamparci, sbadato com’è
ultimamente” si difese lei, montando un broncio adorabile.
“Sbadato?”
“Sì, l’altro
giorno ha posato la sua giara sul tavolo senza far caso all’equilibrio, e si è
rovesciata spargendo la sabbia ovunque. Casualmente è andata a finire
tra gli ingranaggi di Karasu, in giro come al solito.
Avrei giurato che le urla di Kankuro
fossero arrivate fin qua” spiegò con calma.
“Dici che l’ha fatto apposta?”
ridacchiò lui.
“Uhm, è il Kazekage
e dovrebbe essere superiore, ma devo ammettere che il dubbio ha sfiorato anche
me” ammise.
“E tu?”
“Io ho sgridato entrambi e li ho
costretti a fare pace.”
“Oh… E ci sei riuscita?” chiese incuriosito.
“Sì. Almeno fino alla mattina
dopo, quando Gaara ha giurato che non sapeva assolutamente che quella che aveva mangiato era
l’ultima merendina preferita di Kankuro.”
“E lui?”
“Dovevi vedere la sua faccia”
rise, “boccheggiava come un pesce fuor d’acqua!”
“Ed è finita così?”
“Sì, voleva sfidarlo a un
combattimento all’ultimo sangue, ma ha ritirato tutto subito. Non fanno altro
che comportarsi come due bambini, eppure ormai sono grandi!”
“Forse dipende dal fatto che
prima non hanno potuto farlo” provò.
“Forse. Fatto sta che devo sempre
dividerli e prevenire ogni causa di litigio, che sia un motivo serio o comprare
un numero di merendine pari. E’ stancante.”
“Ma rimane sempre la tua
famiglia.”
“Già. La mia famiglia…” sorrise, pensando a quanto era cambiato negli
ultimi anni.
“A pensarci, non è poi così male”
constatò lui, sorridendole.
“No, affatto.
Neanche con quella stupida gelosia che si ritrovano
entrambi…” sbuffò.
“Eh? Che
gelosia?”
“Ma sì! Hanno deciso di intimidire chiunque mi si avvicini minacciandolo di
morte” alzò le spalle.
“Loro… cosa?” sudò freddo,
impallidendo.
“Passerà. E poi sono sempre la
mia famiglia, no?” gli sorrise. “Anche se a volte ho
pensato seriamente di fuggire via!”
“Non sai le volte che ho pensato io
di andare via di casa!” ammise lui con uno sbadiglio, nascondendo la paura che
si era impossessata di lui. La situazione si complicava… Aveva sottovalutato un
fattore importante, ma forse c’era ancora una soluzione.
“Poi ti sei ricordato di essere
troppo pigro?”
“Poi mi sono ricordato che ho
bisogno di una persona così nella mia vita, che sia mia madre, o…”
“Ino?”
“Eh?” chiese
stupito. Che c’entrava adesso la sua amica?
“Lei ti sa gestire, no?”
“Sì, ma… Non intendevo lei!”
“No?”
“No!”
“E allora chi?” chiese ingenua, guardandolo negli occhi. Sguardo che il
ragazzo non seppe reggere.
“Ehm, intendevo… cioè…”
“Mh?”
lo incoraggiò, incuriosita.
Dai, ormai era fatta! Bastava
solo dirlo tutto d’un fiato e si sarebbe tolto quel peso per sempre. Le
conseguenze poi non erano importanti, per una volta tanto avrebbe agito
d’istinto. Sì.
“Intendevo che voglio, ehm, cioè,
che vorrei, nella mia vita una donna
come mia madre. Cioè, non proprio come lei, nel senso, di quel genere, ma,
ecco, io penso di averla trovata, e voglio, cioè, vorrei che-”
“Non ho capito niente di quello
che hai detto” ammise sincera.
“Oh, insomma, possibile che non
capisci?” sbuffò esasperato.
“Capire cosa? Dici
cose senza senso…”
“Ma che c’è di difficile?”
“Vuoi forse insinuare che sono io
che non capisco?”
“Ecco, vedi? Finisci sempre per
capire quello che vuoi!”
“Cosa? Ma che
c’era in quello zucchero?”
“E non cambiare discorso!”
“E tu non urlare!”
“Sei tu che stai urlando!”
“Mi vuoi contraddire?”
“Voglio solo dirti che tu mi-”
“Temari,
ho portato un maglione anche per te.”
Piaci.
“Ehm, tutto
bene? Le vostra urla si sentivano fin da dentro…” chiese
Yoshino preoccupata.
“Tutto bene,
signora” sorrise la ragazza.
“Oh, bene.
Ti ho portato qualcosa per coprirti, è una lana caldissima!”
si vantò, porgendo la maglia verso Temari.
“Ah, mamma, lascia stare, lei
non-” provò lui, ripensando alla scenata di prima della sua collega.
“La ringrazio!” lei sorrise di
nuovo, alzandosi in piedi e accettando il capo, infilandolo alla svelta. “E’
caldo davvero” notò. “Come mi sta?” chiese a Shikamaru,
facendo un mezzo giro su se stessa.
“Uhm” arrossì lui. “Normale…”
mentì, chiaramente in difficoltà. Ma perché le donne cambiavano idee e umore
come cambia il vento? Non aveva senso, nulla aveva senso con loro!
“Shikamaru! Non ti ho insegnato la buona educazione? Sii più gentile, avanti!” lo sgridò la madre.
“Uffa. Ti sta molto bene, ok?” provò, ma l’aria annoiata non riuscì a
nascondere stavolta il completo imbarazzo.
Temari
gli rivolse un sorriso sincero e caldo, ringraziandolo piano.
“Ora dovrei proprio andare”
annunciò poi.
“Cosa?” chiesero gli altri due.
“Sì. Ho
degli affari da sbrigare, questioni burocratiche. La ringrazio molto per l’ospitalità, Yoshino-san”
disse mentre svolgeva un piccolo inchino.
“Oh, ma è stato un vero piacere!
Perché non ceni con noi stasera? E puoi venire ogni giorno, cucinare mi
rilassa, e tu sei una così brava ragazza…”
“Sì certo, perché non la facciamo
alloggiare direttamente qui?” ironizzò Shikamaru.
“Ottima idea!
Temari,
prendi le tue cose dall’albergo e resta con noi, ci fa piacere” sorrise a
trentadue denti la donna.
“Ma mamma!”
“La ringrazio, ma non posso
accettare” si congedò. “Ehi, ci vediamo più tardi noi?” chiese rivolta al
ragazzo.
“Eh? Ah… sì,
certo” rispose, mentre lei dopo avergli sorriso un’ultima volta si era già
voltata, incamminandosi lungo il portico. “Aspetta, ti accompagno alla
porta” disse, alzandosi in piedi in tutta fretta per raggiungerla. Appena passò
davanti a sua madre sentì una vigorosa pacca sulla schiena, che lo sbilanciò
per un secondo, e vide un ghigno non tanto benevolo sulle labbra di Yoshino, mentre gli sussurrava un “vedi di comportarti come
si deve”.
Raggiunse Temari
e si posizionò al suo fianco sbuffando, con le mani in tasca, mentre lei
ridacchiava qualcosa. Yoshino li guardò contenta
mentre sparivano oltre l’angolo del portico, quando suo marito la raggiunse lento
spuntando dalla porta.
“Cos’è quel sorriso?” chiese lui,
infatti.
“Niente. Mi è tornato in mente il
nostro primo appuntamento.”
“Ah. È stato un
completo disastro…”
“Già. Non
abbiamo fatto altro che litigare.”
“Ero convinto che dopo quel
pomeriggio non volessi più vedermi…”
“Ne ero convinta anche io”
ammise, incrociando le dita tra quelle del marito, rimasto sconvolto da
quell’affermazione. “Sì, ma poi ho capito che nonostante tutto tu saresti stato
sempre lì per me, e che eri disposto anche a rinunciare alle tue ore di sonno
pur di vedermi.”
Si sorrisero, stringendo le mani,
prima che Shikaku rompesse quel dolce silenzio.
“Dopo quanto tempo che ci
conoscevamo mi hai costretto a uscire con te?”
“Dopo troppo. Tu
non ti davi una mossa…”
“E che c’è che ti fa sorridere?”
“Shikamaru
è il tuo degno figlio.”
E gli
sorrise dolcemente.
Fine
Note: questo capitolo è incentrato soprattutto sulla nostra
coppietta preferita, ho cercato di rendere un po’ il loro rapporto, più evoluto
dello scorso capitolo (l’interesse qui c’è da entrambe le parti).
Temari
vi è sembrata scostante? A me sì XD Quello che penso, e che è alla base della
raccolta, è che a lei piaccia stare in quella famiglia, anche se non è la sua,
proprio perché è una “famiglia”, unita e tutto. Ma penso anche che non
comprenda, o che sia inconsciamente invidiosa di alcune cose, come il fatto che
Yoshino si preoccupi così tanto per il figlio. Penso
che da una parte la reputi una cosa sciocca e inutile, ma dall’altra la
desideri anche per sé (infatti accetta il maglione
senza storie, forse per sentirsi anche lei per una volta coccolata). Poi non lo
so, ma penso che io mi sarei comportata nello stesso modo. A voi decidere.
Commentino? XD
Risposte ai commenti del precedente capitolo:
Cornelia84: ma grazie ^///^ sono contenta che ti piaccia. Eh, ma i
genitori di Shika non stanno architettando niente XD
sono solo felici di vedere che il figlio si è dato una svegliata e sono
contenti della scelta che ha fatto ^^ Ok, sono dei grandissimi impiccioni XD Spero
che anche il seguito ti sia piaciuto, prometto che i prossimi capitoli saranno
più divertenti. Ciao e grazie!
Ragazza_innamorata: ma grazie! Addirittura nei preferiti
dal primo capitolo! Speriamo di rimanerci XD Grazie dei complimenti, punto
sempre tanto sulla pulizia dello stile e sull’originalità (anche se questa
raccolta è “normale”, ho fatto di peggio XD). Spero di risentirti ^^
Vale: eh, sensei, sono contenta che
l’idea della mia raccoltina ti piaccia, anche se, lo
sappiamo bene, non è che naviga nell’originalità XD sono il primo caso di
auto-plagio XDDD ma si può essere più cretine? Non credo. Comunque, era proprio
la familiarità che volevo trasmettere con il primo capitolo, sapere che è stata
colta mi fa svolazzare almeno a 2
metri di altezza XD Mi sono riletta il tuo commento solo
ora, lo sai quanto me la sia presa la prima volta XD Non sono abituata ai
complimenti e ho un carattere odioso per cui devo sempre essere la migliore XD
Ma quello che mi hai scritto mi ha fatto commuovere, si sente che era detto dal
cuore ç___ç Grazie, per apprezzarmi come autrice, per leggere i miei deliri,
per essere mia amica. E la mia sensei XD
Saffo: ciao cara XD Ho l’abitudine di commentare sempre tutto
quello che leggo, le tue fic non potevano mancare, mi
fa solo piacere ^^ Cmq, io adoro Shikamaru e Temari anche per il modo in cui s’intendono *____* Adoro i
loro dialoghi. E grazie di tutti i complimenti *sprofonda in una buca* Ciao!
Lely1441:buh. Già, che fortuna che sei
capitata qui… Altrimenti ti perdevi ‘sta cosa XD La prossima volta avvero
sicuro *fischietta* Lely, lo confesso, la frase sul
letto di Shikamaru me la sono sognata XD Ogni tanto
mi capita, come ben sai XD (tipo altre mie fic
deliranti). Ma io sono straconvinta che Temari non
sia un maschiaccio, ma proprio per niente! Non so che è ‘sta mania di
descriverla così, a me non pare XD (non smetterò mai di ripetere che se io
fossi un maschiaccio o in sovrappeso non me ne andrei in giro in minigonna o
con delle calze a rete che fanno un effetto-cotechino magnifico al primo grammo
in più di grasso XD). Grazie dei complimenti, e del commento, e di tutto *____*
Ti adoro anche io, un abbraccio stritolante! (che
prima o poi ti darò anche ti persona ^^). Ciao!
Lily_90: oddio, io non so come ringraziarti di tutti questi
complimenti! Sappi che mi hai ridotto a uno stato pietoso XD credo di aver
raggiunto colori fosforescenti mai visti prima >////< Grazie, davvero. Comunque, la colazione mi piace come pasto della giornata, non so,
mi dà idea di essere quello più intimo (quando non devo correre perché sono in
ritardo ^^”), e di solito si passa con la famiglia. Non so, sarà che per
me è un momento intimo e familiare, ma pensare di trovare qualcuno nella mia
cucina mi stupirebbe XD (ma se fosse il ragazzo che mi piace, beh, è un altro
discorso, come nella fic ^^). E ovvio che i genitori
di Shika erano d’accordo XD Meno male che si capiva.
I genitori sanno essere dei veri impiccioni se si tratta del primo amore del
loro figlio (ho un fratello, so di che parlo, credimi, la raccolta è in parte
autobiografica XD). Grazie ancora! Spero che ti piaccia anche il secondo
capitolo (il prossimo sarà migliore, lo prometto).
Cyberman93: ma tu sei un ragazzo! Sei il primo che mi recensisce!
Non sai che emozione ^^ Allora esistono ragazzi che leggono fanfic
XD Ok, finito lo sclero, sono contenta che ti piaccia
la fic! E sono contenta di essere riuscita a
infondere serenità ^^ Era il mio intento! Grazie mille del commento, ciao!
bambi88: uhm, in effetti è preoccupante, finisco nei tuoi preferiti… Spero
solo di rimanerci XD Comunque, anche io amo uno stile pulito, e tengo
tantissimo alla correttezza della storia, sono pignolissima, ma sono contenta
che qualcuno apprezzi il lavoro che c’è dietro ^^ Nel primo capitolo i genitori
di Shika erano di sfondo, in questo secondo invece
partecipano un po’ di più (chi l’ha letta in anteprima ha detto che ha
amato/odiato Yoshino ^^”). Il tuo commento basta e
avanza, e i tuoi complimenti sono davvero gentili. Grazie davvero.
shikatema: sono contentissima che il primo
capitolo ti sia piaciuto ^^ chi mi conosce sa che il mio genere è il comico,
quindi qualcosa di divertente ogni tanto devo metterlo, è più forte di me XD Ma
sono una persona moooooolto romantica, e per quanto
mi sia difficile scrivere scene del genere, la raccolta avrà il suo tocco di
romanticismo, ovvio! XD Lo avrai notato in questo capitolo ^^ Che spero ti sia
piaciuto lo stesso. Poi, avevo letto una tua fic a
suo tempo, “Irresistibile seccatura” ^^ Comunque ho fatto un salto nel tuo
account, ho lasciato un paio di commenti. Dato che sto recuperando un po’ tutte
le fic, mi ci vuole tempo, e sto saltando le
inconcluse (o le longfic molto lunghe, mi serve
tempo), ma comunque tutto ciò che leggo commento, ho sempre fatto così anche
per fic pubblicate anni fa XD Penso che commentare
sia un dovere di ogni lettore. Quindi abbi pazienza, prima o poi mi metterò in
pari anche con le tue fic. Un bacio, ciao!
Note: ecco il terzo capitolo. Il prossimo è l’ultimo, come già
accennato. Mi sono divertita a scriverlo, almeno la prima parte, ma rimando le precisazione alla fine, perché stavolta ho cambiato un
po’ l’idea che c’è in questo fandom, ma l’ho fatto
seguendo una mia riflessione. Quindi chiedo scusa se a voi amanti del pair sembrerà un capitolo strano, che suona male, e se non
vi torna qualcosa. Intanto vi lascio alla lettura (sarà strano che dopo questa
introduzione apocalittica qualcuno avrà il coraggio di leggere XD). A dopo ^^
You make me feel at home
Capitolo
3- BeforeDinner
“Mi passi le carote?”
“Eccole.”
“Per le zucchine quanto manca?”
“Credo un paio di minuti al
massimo.”
“Bene. Allora possiamo riposarci un po’” dichiarò Yoshino,
tagliando a metà una patata.
Temari
si passò una mano sulla fronte accaldata, portandosi una ciocca dietro
l’orecchio. Stare dietro ai fornelli richiedeva una concentrazione non
indifferente, oltre al calore che si diffondeva tutto attorno. Non che lei non
ci fosse abituata, ma quel tipo di caldo era tutta un’altra cosa.
“Allora” riprese la donna, “come
va?” s’informò.
“Ehm, bene, signora” rispose Temari, mescolando il riso nella pentola.
Ormai la sera era calata, dalla
finestra aperta entrava un bel venticello fresco, un vero refrigerio per chi,
come loro due, si trovasse a lavorare con tutto quel calore. Ma preparare la
cena non era poi così fastidioso o pesante, un po’ per la
compagnia un po’ per quel clima di serenità che la ragazza respirava
così bene in quella casa. Odore di famiglia, insomma. E riunirsi la sera, dopo
una giornata di fatiche, intorno a un tavolo a mangiare prelibatezze e a
parlare (chi più chi meno) tutti insieme, non era
affatto male. Anzi, ci si era abituata senza troppi problemi. Ci si era abituata
anche troppo.
“Gli esami dei Chuunin si avvicinano, avrai un bel po’ di lavoro da
svolgere…” riprese la donna.
“Niente che non
possa sopportare, sono abituata a ritmi più severi. Più
che altro sono i miei Genin, ogni anno che passa
diventano più scalmanati, proprio stamattina hanno attaccato briga con una
squadra di Konoha, sono peggio dei bambini” sbuffò
stanca.
“Ma sono sicura che tu riesca a
farti rispettare.”
“Io sì. Ma Shikamaru non fa che mettersi in mezzo
e rovinare tutto!” disse concitata.
“Che ha combinato?”
“Ha pensato bene di offrire il
pranzo a tutte e due le squadre di Genin, così fanno amicizia! Da non credere, ora
adorano lui e odiano me.”
Yoshino
ridacchiò, mentre sistemava le verdure cotte su un piatto.
“Devono imparare l’educazione,
non il modo migliore per mangiare carne arrosto!” si
lamentò ancora, posando il mestolo di legno.
Parlare con Yoshino
ormai era diventato familiare, insieme si trovavano bene, e Temari
le raccontava più che volentieri la sua vita. Tanto con quella donna non c’era
pericolo di rimanere senza argomenti…
“Beh, ma tra voi due va sempre
bene?” s’interessò infatti, andando diretta al punto.
“Non ho ancora
deciso se fargliela pagare o no. Ma per il resto va
tutto bene” arrossì, vagamente in imbarazzo.
“Bene! E’ questo l’importante, no?” sorrise contenta l’altra.
“S-sì.”
Calò un silenzio teso di
imbarazzo, almeno per Temari, perché Yoshino era perfettamente a suo agio, anche a parlare
tranquillamente con la fidanzata di suo figlio della loro relazione. E
decisamente, non era una situazione particolarmente idilliaca…
“Uhm, Yoshino-san,
mi passa il sale?”
“Tieni, cara” rispose la donna,
passandole la saliera.
Temari
si occupò dell’insalata, mentre l’altra controllava il grado di cottura della
carne.
“So che siete famosi nel palazzo
dell’Hokage” se ne uscì la donna.
“E’ colpa di
suo figlio! Sembra nato per farmi perdere la
pazienza!” si difese.
“Lo so… Ma so anche che quando torna
a casa ha sempre un bel sorriso felice sulle labbra, e credo proprio che sia
merito tuo” evidenziò piano.
Temari
si limitò a lavare una scodella in silenzio, insistendo forse un po’ troppo con
la spugnetta insaponata su una macchia di sporco. Era vero che da quando lei e
quel pigrone stavano insieme le visite alla sua famiglia si erano
intensificate, ma c’era sempre quel senso di inadeguatezza, come se non potesse
mai abituarsi a quella situazione, nonostante Yoshino
e Shikaku l’avessero quasi adottata. Forse dipendeva
dal fatto che non sapeva bene come comportarsi in casi del genere, con una vera
mamma e un vero papà…
“Quando Shikamaru
non torna a casa la notte, si ferma da te?”
O forse erano quelle domande un
po’ troppo invadenti, alle volte.
“N-non
lo so” ammise arrossendo. Ma che le succedeva in presenza di quella donna?
Possibile che anche una come lei si potesse sentire in
imbarazzo? Ah, era sicuramente colpa di Shikamaru,
avrebbe messo in conto più tardi anche questo.
“Scherzavo. Il
riso mi sembra pronto, ci pensi tu?”
Temari
ubbidì, mentre l’altra sistemava il resto.
“La ricetta di
quel dolce che mi hai dato la settimana scorsa era davvero ottima. La cucina di Suna dovrebbe essere
apprezzata di più anche qui da noi” riprese il discorso.
“Non mi dica che è piaciuto anche
alla signora Yamanaka?!” si
stupì la ragazza, sapendo quanto in quella famiglia si tenesse alla linea.
“Ha mangiato tutta la sua fetta!”
raccontò entusiasta ridendo.
“La prossima volta aggiunga anche
un po’ di vaniglia, e vedrà che farà anche il bis” ridacchiò.
“Lo terrò a mente” sorrise.
“Ah! Si sta
bruciando qualcosa!” si allarmò, aprendo di corsa il forno. Yoshino, munitasi di guanto, tirò fuori la teglia appena in
tempo per vedere un lieve fumo nero fuoriuscire da essa. “Non si sarà
bruciato?”
“No, è ancora salvabile” la donna
iniziò ad armeggiare con lo sformato, sotto lo sguardo incuriosito di Temari. Quindi era così che una vera mamma cucinava… Non
come lei, che appena bruciava qualcosa iniziava ad urlare in preda ad una crisi
di nervi, e poi toccava sempre a Kankuro uscire a
comprare la cena, mentre Gaara sistemava la cucina
terremotata.
Entrambe sospirarono di sollievo
ad operazione conclusa, mettendo in acqua la teglia incrostata.
“Se Shikamaru
non mangia tutte queste cose, lo uccido” minacciò Temari,
adocchiando le pietanze ormai quasi pronte.
“Vedrai che non si lamenterà. Non
con te almeno.”
“Lo spero” sbuffò. “Dopo tutta
questa fatica…”
Yoshino
sorrise. “Shikamaru è il mio unico figlio ed è tutta
la mia vita, ho sempre pensato che sarei stata gelosa di lui, e invece mi
riscopro contenta che stia con una ragazza come te.”
“E non solo perché noi due
andiamo d’accordo, ma anche perché so che con te è al sicuro, e che con te sta
bene. Non l’ho mai visto felice come adesso, non lo lasciare, per favore.”
“N-non
è nei miei programmi futuri” ammise con un sorriso, fissandola negli occhi con
sicurezza.
“E dagli una svegliata ogni
tanto, o rischia di addormentarsi anche mentre cammina” sbuffò.
“Lasci fare a me!”
E si ritrovarono a ridere
entrambe.
“Lo sai, Temari,
penso che il tuo unico difetto sia che abiti a Suna!”
“Ah, mamma, tu sì che sai essere
divertente…”
Le due donne si voltarono verso
la porta, dove sullo stipite era appoggiato sonnacchiosamente il ragazzo in
questione.
“Che vorresti dire?” s’infiammò Temari, asciugandosi con forza le mani su un panno di
spugna.
“Che quello di abitare a Suna è il tuo unico pregio” la prese in giro, entrando
nella stanza e avvicinandosi a lei.
“Beh, almeno io ne ho uno”
rispose a tono, incrociando le braccia sul petto.
“Shikamaru,
tu e quello scansafatiche di tuo padre avete apparecchiato la tavola, di là?”
chiese la madre.
“Uffa, sì” sbuffò, stanco di chissà
quale fatica. “Che buon profumino, che avete preparato?” s’incuriosì, guardando
oltre la spalla della fidanzata.
“Uhm. Non ci farai avvelenare tutti da Temari,
vero?” scherzò, posando la mano sul fianco della ragazza, che però prontamente
si scostò.
“Ma sta’ zitto,
tu. Non ti sei mai lamentato della mia cucina” chiarì lei con
fare minaccioso.
“No, è vero…” ammise, ripensando
a quei dolci ricordi. Dolci nel senso letterale del termine, perché con Temari altri tipi di dolcezza erano più unici che rari.
“Quindi ti piace, eh?” chiese con
un sorrisetto di vittoria.
“Uhm, sì” capitolò, per colpa
anche dello sguardo minaccioso di sua madre che non prometteva niente di buono.
Temari
sorrise ancora di più, avvicinandosi a lui e dandogli un piccolo bacio sulle
labbra.
“T-Temari! Ma sei impazzita?!”
urlò lui, indietreggiando di un passo e diventando del colore di un pomodoro
maturo.
“Che c’è?
Non dirmi che adesso ti imbarazza darmi un semplice bacio,
quando invece facciamo molto di più insieme…” insinuò maliziosa, muovendo un
passo verso di lui.
“Temari!
Non so di che parli!” si difese arrossendo ancora di più,
guardando prima lei, poi sua madre, che aveva uno sguardo a metà tra il curioso
e il divertito.
“E dai,
scherzavo. Calmati” si fermò lei, scrollando le spalle,
prendendosi la sua piccola rivincita.
“Non è divertente!”
“Tu sei divertente. Non è vero, Yoshino-san?” chiese angelica,
mentre l’altra donna annuiva contenta.
“Sono in completo svantaggio, me
ne torno di là” si arrese.
“Già che ci sei, apri il vino”
ordinò sua madre, porgendogli la bottiglia, mentre lui sbuffava e borbottava un
“ma che mi è saltato in mente di entrare nella tana del lupo? Devo essere impazzito…”
“Che succede qui?” fece la sua
comparsa Shikaku, entrando anche lui in cucina, che
non era mai stata così affollata.
“Niente, tuo figlio si comporta
come un bambino” spiegò Yoshino.
“Mamma!” si lamentò il figlio in
questione, mentre lottava contro il tappo di sughero.
“Che buon odorino,
tesoro. Manca tanto?” chiese Shikaku
a sua moglie.
“No, stavamo chiacchierando nel
frattempo” rispose amabile, mentre una Temari esasperata
spingeva Shikamaru di lato e stappava con un solo
gesto la bottiglia, posando il tappo nella mano del ragazzo.
“Posso aiutarti con qualcosa?”
chiese l’uomo, conscio di come bisognasse comportarsi con quel tipo di donna.
“Oh, no,
figurati caro. Vai pure a riposarti” sorrise infatti
questa.
“Shikaku-san, lei sì che è un vero uomo. Mi chiedo da chi abbia preso questo qui” disse, indicando il
ragazzo al suo fianco.
“Ehi!” si lamentò infatti quest’ultimo.
Temari
adorava Shikaku, era un uomo così calmo e pacato, ma
sempre gentile con lei, non rifiutava mai di darle una mano con il lavoro, si
preoccupava di farle fare pace con Shikamaru quando
litigavano, e le lasciava quasi sempre la sua fetta di dolce. E poi non faceva
domande invadenti come la moglie.
“L’altro giorno stavamo pensando
a una cosa…” iniziò Yoshino, accoccolandosi sotto il
braccio del marito.
“Quale?” s’incuriosì Temari.
“Ci piacerebbe avere un
nipotino!” concluse Shikaku con un sorriso.
Ok, tralasciamo la parte sulle
domande invadenti. Probabilmente era una cosa di famiglia.
Nel frattempo, Shikamaru quasi soffocò con la saliva, cominciando a tossire
forte.
“P-papà!
Ma ti sembrano richieste da fare?!”
“Che c’è di male? Io e tua madre
stiamo invecchiando e tu stai crescendo, a questa casa serve un po’ di
allegria… E non c’è niente di meglio di un bambino, non trovi cara?”
“Sono completamente d’accordo con
te” lo assecondò la moglie.
“Beh, ma… Voi
siete ancora giovani, e io sono
ancora giovane. E poi c’è Temari
che…” ma si bloccò, a corto di parole.
“Che…?” lo incoraggiò quest’ultima, alzando un sopracciglio.
“Che…” deglutì. “Che è una kunoichi troppo brava per lasciare tutto e mettersi a fare
la casalinga” si salvò, mentre lei sorrideva compiaciuta.
“Shikamaru,
che staresti insinuando?” lo minacciò sua madre, dopo aver incrociato le
braccia sul petto, segno eloquente di perdita della pazienza.
Il ragazzo si sentì tra due
fuochi, due pericolosissimi fuochi pronti a bruciacchiarlo alla prima mossa
falsa. Guardò il padre in cerca di aiuto, ma questo si limitò a stringersi
nelle spalle, incapace di far uscire il figlio dalla pessima situazione in cui
si era andato a cacciare.
“Ehm… ecco…” provò balbettando.
“Mi spiace, ma un figlio non è in
programma” dichiarò Temari, con la semplicità
necessaria per dire “fuori c’è il sole”.
“Cosa?” chiese
stupito Shikamaru, risultando strano anche a
se stesso, mentre i suoi genitori si rabbuiavano. Forse era davvero impazzito…
“Ho detto che non ho intenzione
di avere figli” chiarì meglio lei, scandendo le parole.
“Eh? E perché?” domandò ancora con più interesse.
“Shikamaru,
sei strano” affermò, andando poi a sistemare un piatto sul tavolo.
“Beh, cara, sei ancora giovane,
ma sei una donna anche tu e immagino che un giorno vorrai averne, no?” provò Yoshino, mascherando la punta di delusione che le parole
della ragazza le avevano provocato.
“Uhm, no, non posso proprio
farlo” rispose alzando le spalle.
“Temari,
ma la nostra famiglia ha bisogno di un erede, lo sai?” cercò di convincerla Shikaku.
“Ma non è detto che la nostra
storia duri ancora a lungo, no?” disse rivolgendosi al ragazzo. “E poi non mi
sembra il caso di insistere su una cosa così intima e personale” arrossì, anche
se con fare sicuro.
Shikamaru
le si avvicinò, afferrandola per un braccio e ottenendo la sua attenzione. “Mi
spieghi qual è il problema?” sussurrò.
“Nessuno.
Non capisco tutto questo interesse da parte tua” cercò di
liberarsi.
“Non pensi che sarebbe un po’
triste la nostra vecchiaia?” riprovò.
“Siamo ninja, non è detto che
invecchieremo.”
“E smettila con questo cinismo.
E’ per i tuoi fratelli vero?”
Temari
si fermò, sgranando gli occhi. Quanto detestava quel suo cervello alle volte…
“Ovvio che è per loro!” rispose
brusca, liberandosi dalla sua stretta. “Come pensi che la prenderebbero?”
“Beh, non mi sopportano molto, ma
si abitueranno, no?” scherzò.
“No. Non
ho intenzione di farli stare in ansia per nove mesi, soprattutto Gaara. Quindi togliti dalla testa idee
sciocche del genere o trovati un’altra” minacciò seria.
“Temari,
le complicazioni del parto non sono ereditarie, quello che è successo a tua
madre…”
“Lo so
benissimo! Ma la cosa non cambia” s’impuntò,
incrociando le braccia sul petto.
“Ehm…” riprese lui, lanciando
un’occhiata ai suoi genitori, che iniziarono subito una fitta discussione su
come mischiare meglio l’insalata, facendo finta di non stare ad ascoltare i due
ragazzi. “Lo sai che a Konoha abbiamo i migliori
medici, vero? I tempi sono cambiati. Dai, dimmi che
non hai mai pensato ad averne uno…”
“Uhm, forse” concesse,
arrossendo. “Non ora però. E non è detto che sia con te.”
“No” ridacchiò. “A me piacerebbe
una femmina, ma poi non vorrai che quella bimba sia tutta sola, vero?”
“Forse sarebbe meglio…” si scurì.
“So che non lo
credi e non lo hai mai creduto. Le bambine sono brave
ad occuparsi dei fratellini, no?” anche
se uno è un pazzo furioso omicida e l’altro è un pazzo furioso arrogante.
Ma preferì tacere.
“Mh. Sei una seccatura, Shikamaru, alla fine si fa sempre come vuoi tu” capitolò,
mentre lui l’abbracciava, lanciando uno sguardo dietro di sé, dove l’animata
discussione su come tagliare le patate proseguiva.
“Allora, mangiamo qualcosa?”
propose, mentre le baciava la fronte.
“Prima rimangiati quella cosa che
hai detto poco fa!”
“Quale cosa?”
“Su Suna
e sul mio unico pregio” chiarì.
“Oh, no. Neanche sotto tortura.
L’altra volta Kankuro mi voleva lanciare contro non
so quale delle sue marionette perché ho detto che vivere in quel posto sabbioso
dimenticato da Dio non è il massimo, urlandomi dietro che è un vero pregio essere di Suna. Ora ti
tieni il tuo pregio.”
“Beh, ma non vuol dire che ho
solo quello…” s’imbronciò.
“No? E quali sarebbero gli altri?” s’interessò curioso.
“Questo
dovresti dirmelo tu! Qualcosa di carino e dolce”
sorrise.
“Non puoi entrare nella stessa
frase di carino e dolce, tu.”
“Cosa?!”
“Sei irascibile, bisbetica,
manesca e non fai che metterti al centro dell’attenzione. Ah, fermami pure
quando incontri dei pregi, eh!”
“Ma io ti ammazzo!”
“E hai anche manie omicide, ma
forse è una cosa di famiglia” ridacchiò.
“Shikamaru,
tu hai deciso di morire stasera, preparati!”
E mentre il ragazzo fuggiva nella
sala, inseguito dalla sua adorabile fidanzata, tra una risata e l’altra, Shikaku e Yoshino rimasero in
cucina con un tenero sorriso sulle labbra.
“Caro, pensi che rivedremo quei
due prima di domani mattina?”
“Non credo.”
“E ora che ci facciamo con tutta
questa roba da mangiare?”
Shikaku
si strinse nelle spalle, assaggiando un bocconcino di pollo.
“Allora, niente da dichiarare?”
chiese sua moglie, mentre attrezzavano il tavolo della cucina per cenare,
almeno loro due.
L’uomo masticò con calma ad occhi
chiusi, prima di guardare Yoshino negli occhi con
assoluta sicurezza.
“Scommetto che entro l’anno
prossimo avremo un bel nipotino.”
Fine
Note: dunque, eccomi qui XD Il capitolo come avete letto è
incentrato su Temari e Yoshino.
Ho letto diverse fic in cui si descrive un loro
rapporto non proprio idilliaco, proprio perché sono simili. Io ho avuto un’esperienza personale molto simile, e posso assicurare che
non c’è stato assolutamente uno scontro, anzi, c’era assoluto accordo (con
tanto di cenette comuni). Proprio perché sono uguali ^^ L’ho detto che questa
raccolta è autobiografica, ma no, non ero io la ragazza in questione, io ho
guardato le cose di nascosto e le ho potute studiare meglio.
Ok, aspetto le vostre opinioni su
questo capitolo, e vi anticipo che nel prossimo non so che accadrà XD In fondo,
la famiglia si deve allargare, no? ^^
Ps. Vado
a Lucca domenica!!! Me felice, è la prima volta. Se
perderò qualche vostro aggiornamento recupererò tutto la prossima settimana ^^
Ringraziamenti ai commenti:
Vale: guarda che Yoshino l’ho fatta
simile a mia madre, non alla tua XD bah, si vede che sono tutte uguali XD Meno
male che stavolta hai diminuito i complimenti, altrimenti mi arrabbio XD e
inizio a parlare romano più di quanto già non faccia XD Il senso di familiarità
dovrebbe essere una costante di questa raccolta, sinceramente a me il secondo
capitolo non lo dava per niente XD Forse perché era incentrato su loro due, più
che sulla famiglia in generale, ma mi serviva così XD Per il quasi bacio, eh…
Aspetta, va’ XD *la gigia fugge via lasciando dietro
di sé un polverone* A presto ^^ *saluta con un fazzolettone
bianco*
Bambi88: beh, io non so proprio che dirti… Un
grazie mi sembra proprio riduttivo dopo un commento così positivo, ma sono a
corto di parole e tremendamente imbarazzata ^///^ E pensare che a me sembrava
un capitolo confusionario al massimo, con 300 argomenti piazzati lì a caso ^^”
Spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo, che trovo più ordinato. Ehm, Yoshino è parecchio autobiografica XD lo ammetto. E già una
mia amica mi ha detto che la trova simile a sua madre, si vede che sono tutte
uguali XD Grazie davvero.
JayBoy: è stato un piacere recensire la tua fic,
è davvero splendida ^^ Amo la comicità ben fatta. Sono contenta che hai trovato i personaggi IC e che la fic
ti piaccia ^///^ Grazie mille del commento.
Dot_Bliss: ma grazie! ^^ Il terzo capitolo eccolo qui XD Ci ha messo un po’
per uscire fuori dalla mia testolina, ma spero ti piaccia lo stesso (e che tu e
gli altri lettori non abbiate fatto la muffa nell’attesa XD). Grazie mille per
i complimenti!
Saffo: ehm, la parte delle merendine
mangiate è, come dire, autobiografica ^^” *si nasconde* mio fratello mi ha dato
più di uno spunto per scrivere questa raccolta, il merito è tutto suo XD (e
avrei preferito non scrivere la raccolta e avere le mie merendine ancora
intatte -___-). Poi, gli uomini sono dei cretini, tutti e indistintamente
-___- mai una volta che capissero qualcosa al volo XD
e Shikamaru non fa eccezione. Povero, è anche giovane
però, questo glielo concedo ^^ E spero che Temari
riesca a indirizzarlo nel verso giusto ^_^ Ok, sto delirando, la smetto. Mi
raccomando tu continua a scrivere, eh! Ci conto. Ciao!
Gohan e Videl: l’amore non è bello se non è litigarello XD quanto hai ragione. Cioè, io mi stancherei
subito *non sa neanche cosa sia la pazienza* ma per loro due è veramente
perfetto XD Io li trovo adorabili. Ma io trovo anche Gaara
adorabile, mi sa che non faccio testo XD Grazie del commento e per aver messo
la raccolta nei preferiti, spero di non deluderti ^^ (ma sei una o due? XD dal nick non capisco XD).
Lily_90: io con te mi stupisco sempre XD Mi dici che i titoli delle
altre fic sono belli, e io li ho scelti a casaccio 2
minuti prima di postare, mi dici che la parte finale di questo capitolo è
intensa (tra Yoshino e Shikaku)
e io l’ho scritta come tappabuchi per dare una parvenza di conclusione XD
Certo, farei meglio a tenere per me queste cose, non ci faccio una bella
figura, ma o tu sei troppo buona e mi fai troppi complimenti o io sono un genio
e non lo sapevo. E la seconda la escludo (lasciamo il titolo di genio a Shika, io non me ne faccio niente) XD Dopo tutto questo
preambolo inutile e scemo, ti dico che sì, Temari è
leggermente invidiosa della famigliola Nara. Io lo
sarei se fossi nel suo caso. La raccolta si basa su questo, in effetti, vedremo
come finirà ^^ *non lo sa neanche lei* Il punto è che, come dice il titolo, “tu
mi fai sentire a casa”, ma non si sa a chi dei due è riferito ^^ Ti voglio poi ringraziare
per tutti quei complimenti ^///^ Sbrigati ad aggiornare qualcosa che devo
ricambiare il rosso fosforescente che mi hai fatto diventare XD Ciao. Ps. Ora non solo faccio capitoli chilometrici, ma scrivo
anche risposte chilometriche… mi spavento da sola XD
Cyberman93: ciao ^^ wow, somigli
a Shika? Spero un po’ meno pigro XD Faccio
sempre molta attenzione allo studio delle sensazioni, a come esprimerle meglio,
sono contentissima che qualcuno ci faccia caso e apprezzi ^___^ Grazie del
commento, davvero!
Note: sono stata cattiva, molto. Ma contavo sull’effetto sorpresa.
Dunque, abbiamo detto negli scorsi capitoli che Temari ormai
si è ambientata e fa parte a tutti gli effetti della famiglia di Shikamaru. Lui, a sua volta, sente in lei la sua vera
famiglia, dato che si amano taaaanto *qui è la fangirl che parla*. Hanno avuto
il loro lieto fine.
Bene.
Manca ancora qualcosa però. O
meglio, qualcuno…
You make me feel at home
Capitolo
4- Snack Pause
“Le ha toccato il sedere!”
“L’ha soltanto sfiorata per
sbaglio, non ti agitare.”
“Guarda! L’ha
rifatto!” continuò indignato.
“Stanno solo giocando.”
“Ma come fai a restartene così
calmo mentre quell’idiota mette le mani addosso a mia sorella?”
“A nostra sorella, Kankuro. Ed è meglio per tutti quanti se faccio finta di non capire” sibilò
il minore con fare minaccioso.
“Gaara,
forse possiamo inventarci qualcosa per farla stare con noi, che dici?”
“Che l’idiota lo capirebbe subito
e farebbe una contromossa.”
Ed entrambi guardarono torvi davanti
a loro, mentre Shikamaru e Temari
scherzavano e ridevano, tra un abbraccio e un bacio.
“Mi sta venendo la nausea” sbottò
Kankuro. “Possibile che quei due siano sempre così? Non hanno il minimo contegno!”
“Mh.”
“E che bisogno c’è di baciarla di
continuo? Non capisco come non le faccia schifo…” continuòindignato.
“Mh.”
“E non fa che
abbracciarla! Ma dove vuoi che vada?! La casa è
un buco! Non la perde mica se la lascia libera per un
attimo!” evidenziò al limite della sopportazione.
“Mh.”
“Ora la soffoca…”
“Kankuro,
smettila di farmi la telecronaca, li vedo con i miei occhi” dichiarò pacato Gaara, mentre il fratello lo scrutava curioso. L’apparenza
era la solita, calma ed equilibrata, ma chissà che si agitava nella testa del
minore… L’altro poteva quasi giurare che quell’espressione ricordava quella dei
bei tempi andati, dove una parola fuori posto equivaleva a uno stupendo
stritolamento con la sabbia. Ah, che avrebbe dato per sentire ancora una volta
quelle dolci parole di quella tecnica sublime dalla
labbra del fratello… Proprio ora, proprio con quel cretino che avevano davanti
ai loro occhi.
“Scusa” si limitò a dire con una
scrollata di spalle. “Però potrebbero tenerci un po’ in considerazione, siamo a
due metri da loro!”
“Saremo almeno a dieci metri.”
“E vabbe’,
ma che bisogno c’è di stare appiccicati come se non si vedessero da mesi?”
“Non si vedono da tempo, ti
ricordo che l’idiota è di Konoha.”
“Ma Gaara! Non sarai dalla loro parte?!”
chiese sconvolto.
“Ovviamente no” sussurrò,
scrutandoli minaccioso da lontano.
“Per un attimo mi hai fatto
preoccupare…” sospirò di sollievo. “Dobbiamo trovare una soluzione però.”
“Ci sto già pensando…”
“Davvero?”
“L’idiota farà una mossa falsa
prima o poi, e quello sarà il mio momento” spiegò calmo.
“Il nostro momento!” si batté una mano sul petto. “Conta pure su di
me!” disse, mentre il fratello annuiva.
Non si sarebbero mai abituati a
quella situazione, per quanto ormai fosse una cosa di un certo tempo. E nonostante fosse inutile accanirsi così, Kankuro preferiva di gran lunga seguire la sorella fino a Konoha che rimanersene a Suna a
immaginare. Aveva sempre pensato che il futuro (molto futuro) fidanzato di Temari sarebbe dovuto essere un ninja esperto e forte, in
grado di battere persino lui. E invece… Guardò davanti a sé, notando quel
ragazzo, troppo magro, troppo debole, troppo apatico. Decisamente, non andava
bene.
Gaara
invece aveva imparato a far finta di niente, a ignorare semplicemente la cosa,
come se non esistesse (sperando magari che sparisse davvero), ma a volte gli
toccava assistere a scenette raccapriccianti come quella che si stava svolgendo
davanti ai suoi occhi. Per fortuna, le visite del Kazekage
nel Paese del Fuoco erano piuttosto rare, o avrebbe rischiato di radere al
suolo qualcosa, se lo sentiva. Il problema era che non riusciva a dire di no a
sua sorella, e si ritrovava lì, a casa di quel ragazzo totalmente sbagliato per
Temari, senza poter alzare un dito – e nemmeno un
granello di sabbia.
“Ah!
L’ha fatta cadere! Lo dicevo io che era troppo debole!” disse
Kankuro, notando la sorella seduta per terra che si
teneva la caviglia.
“Io lo ammazzo” sibilò Gaara, scrutando torvo davanti a lui.
“Eh?” sudò freddo l’altro.
“Niente.
Andiamo” disse, mentre entrambi si avvicinavano alla coppia,
seduta sul prato.
“Temari,
tutto bene?” domandò preoccupato il fratello più grande, accovacciandosi al suo
fianco.
“Sì, sono solo inciampata”
rispose tranquilla.
“Tu non inciampi mai”
sussurrò Gaara, lanciando un’occhiata al ragazzo
seduto accanto a lei. “Ti porto del ghiaccio?” propose però a voce più alta.
“No, non serve” dichiarò, mentre
una fitta di dolore le increspava i lineamenti.
“Chiamo un medico!” si allarmò Kankuro.
“Torna qui” lo richiamò lei. “Non
è niente di grave. Posso camminare” assicurò, cercando di
alzarsi in piedi, ma il dolore alla caviglia la costrinse a tornare seduta.
“Che stavi dicendo?” la prese in
giro lui.
“Non dire una sola parola”
minacciò, mentre il fratello ridacchiava.
“Temari,
mi dispiace” si scusò Shikamaru, prendendo la parola.
“Non è colpa tua, non ho fatto
caso a dove mettevo i piedi” cercò di tranquillizzarlo, avvicinandosi al suo
viso per dargli un bacio.
“Beh, meglio assicurarsi che non
sia niente di grave” propose Kankuro, prendendo la
sorella per un braccio e allontanandola dall’altro.
“Ti ho detto che sto bene”
s’intestardì lei.
“A me non sembra.”
“A me sì.”
“Kankuro
ha ragione” s’intromise Shikamaru. “Ti porto in casa,
almeno” disse, passandole un braccio dietro le spalle.
“Ehi!
Che fai? Togli quelle mani da lei!” saltò su.
“Sarà difficile portarla in casa
se non la prendo in braccio” rispose pacato, come un dato di fatto.
Lo sbuffo – che doveva essere una
risatina sommessa - di Gaara, che aveva assistito a
tutta la scena in silenzio, non passò inosservato.
“Niente.
Portala pure. Se pensi
di farcela…” sibilò sibillino in modo che solo l’altro potesse sentirlo.
Shikamaru
arrossì leggermente, prima di raccogliere le energie per lo sforzo di prendere
in braccio la ragazza. Certo che il portico di casa sembrava così lontano ora… Il
divano del salotto era fuori discussione…
Ma non era il momento di farsi
prendere dallo sconforto! Lui ce l’avrebbe fatta, solo per dimostrare a quei
due di essere degno della loro sorella. E per Temari,
ovvio.
“Cosa?!E’ mia sorella e ci penso io!” s’intromise Kankuro,
spostando le braccia dell’altro ragazzo, già avvolte intorno al corpo della
fidanzata.
“Vi ho detto che non mi serve!”
si lamentò scontrosa Temari, nel frattempo.
Shikamaru
intanto fissava Gaara, serio e letale come al solito,
con le braccia incrociate sul petto. Quella era una sfida, non ci voleva molto
per capirlo. Non ci voleva molto per capire neanche che il rapporto con quelle
due teste dure dei fratelli non era proprio quello che si definiva idilliaco.
“Kankuro,
lascia stare” dichiarò pacato il minore.
“Cosa? Ma perché?” ma bastò fissare gli occhi del fratello per capire che
quel leggero scintillio indicava una cosa ben precisa.
Il suo momento. Il loro momento.
Kankuro
ghignò mentre si rialzava, allontanandosi dalla sorella e imitando la posizione
del fratello, con le braccia incrociate sul petto.
“Perché ci penserà il fidanzato
di Temari ad occuparsi di lei” spiegò calmo Gaara, rispondendo al fratello.
E Shikamaru
era convinto che quella vaga increspatura del labbro superiore era un ghigno vero e proprio. Deglutì a vuoto, avvicinandosi
di nuovo alla ragazza e lanciando uno sguardo al portico.
Troppo lontano.
“Ti ho detto che non ne ho
bisogno” riprovò lei, senza perdere le speranze. Ma il ragazzo non la ascoltò
nemmeno, alzandola di peso tra le sue braccia e sospirando di sollievo. Bene,
la prima parte era andata. C’era una sfida da portare a termine, nessuno poteva
intromettersi.
“Sicuro di farcela?” sussurrò Gaara, tagliente, dando un’occhiata alle sue braccia troppo
magre.
“Certo. Non è pesante” si vantò, mentre Temari
gli sorrideva soddisfatta per il complimento ricevuto e gli passava le braccia
intorno al collo, facilitandogli non di poco l’impresa.
Mosse solo un paio di passi,
quando: “non ti sforzare, è normale che tu non ce la
faccia, hai tre anni meno di lei” dichiarò pacato Gaara.
E quel tono poteva tanto sembrare vera preoccupazione nei suoi confronti.
Shikamaru
si bloccò. Sapeva cosa significava: non
sei alla sua altezza. Un bel ritornello che quei due gli ripetevano da
tempo, beh, non a parole, ma quegli sguardi di disprezzo bastavano e
avanzavano. “L’età non conta, sono forte abbastanza” ammise, mentre una goccia
di sudore rotolava sulla sua fronte, sotto il ghigno divertito dei due.
Mosse qualche altro passo, sempre
più vicino al portico. Ma quanto si erano allontanati?
E come era finito in quella
situazione, a dimostrare qualcosa a qualcuno? Ma che gliene importava?
L’orgoglio non era mai stato il suo forte, bastava lasciare Temari
al fratello, che sembrava decisamente muscoloso, così che lui potesse riposarsi
a dovere. Insomma, non lo avrebbe mica lasciato per questo, no?
Peccato che quella piccola parte
dentro di sé, chiamata dignità, glielo impediva. E il
respiro caldo della ragazza sul suo collo non aiutava di certo.
“A Suna
non abbiamo sassi che spuntano nei giardini” riprese
imperterrito Kankuro, prendendo le parti del
fratello e capendo il piano. Fargli fare
la figura dell’idiota. Semplice, no?
Tradotto: se Temari
fosse rimasta a Suna non si sarebbe fatta male.
Oppure: questo posto fa schifo.
O entrambe, molto probabilmente.
“Se per questo, a Suna non avete nemmeno i giardini” rispose Shikamaru con voce roca, visibilmente affaticato. Dai,
mancava poco, solo qualche altro metro alla tanto
attesa meta.
Ma come si era cacciato in quella
situazione?
“L’ultima volta che ti sei fatta
male è stata con quel Genin della tua squadra, vero?”
ricordò Gaara, alludendo a ben altro, come capì
facilmente Shikamaru. Lei era una Jounin
esperta da tempo, al contrario di lui,
solo un ragazzino poteva causarle problemi. Proprio
come aveva fatto lui…
“Uhm, non lo ricordo…” ci pensò
su Temari.
Con quella storia dell’età
diversa e del grado ninja ci andavano a nozze quei due, era l’argomento più
gettonato nei loro discorsi e non facevo altro che rinfacciarglielo. Anche se
ormai lui e Temari stavano insieme da tempo. Anche se
ormai era Jounin pure lui.
La gelosia fraterna era qualcosa
di profondamente radicata e impossibile da estirpare. Il punto era che se
voleva continuare a stare con Temari, doveva
accettare tutto il pacchetto famiglia. Prendi uno, paghi
tre. Con gli interessi a vita e con un mutuo impossibile da spegnere.
E con quell’ironia subdola e quel
sarcasmo pesante da sopportare in silenzio.
Adesso mancava solo…
“Temari,
ti ricordi quel ragazzo, ilJounin
che ti cercava l’altra sera? Lo sai che ha completato da solo una missione?” continuò il
fratello.
… Il paragone con un altro uomo.
Un classico.
“Uhm, davvero?
Che bravo” ridacchiò lei.
Shikamaru
evitò di rispondere alla provocazione, arrivando con un ultimo sforzo al
portico e lasciandovi sedere con dolcezza Temari. Dopo
si accasciò anche lui sul legno, respirando velocemente e cercando di rallentare
il ritmo del suo cuore. Cavolo, quella vita non era per lui.
I due fratelli nel frattempo si
rivolsero uno sguardo eloquente, tra la delusione e la rabbia.
“Però, non me lo aspettavo” lo
prese in giro Temari, ridendo.
“Uhm, grazie per la fiducia”
rispose lui, espirando a fondo.
“Voi che dite?” chiese rivolta ai
fratelli. “E’ stato bravo, vero?” e gli scompigliò i capelli.
“Ah, ma smettila” cercò di
allontanarsi.
Intanto Gaara
e Kankuro guardavano la scena con sguardo assassino.
“Sì” rispose semplicemente Gaara. “E l’idiota ha battuto il record di lentezza dei dieci
metri” sussurrò serio al fratello, che ridacchiò divertito.
“Temari,
stai meglio?” domandò Shikamaru, togliendosi
dall’impaccio di quella situazione, con tutti gli occhi puntati su di lui.
“Sì” sbuffò lei, che non amava
tutte quelle attenzioni inutili.
“Perché non vai a prenderle del
ghiaccio?” propose Gaara. Se riesci ad alzarti…
Shikamaru
sbuffò, poi raccolse le energie e si alzò, dopo aver dato un piccolo bacio alla
ragazza davanti agli occhi sgranati di Kankuro,
parecchio schifato, e allo sguardo furioso e incredulo di Gaara.
Piccola vendetta personale.
Temari lo
salutò ancora prima che sparisse dietro la porta scorrevole, si voltò poi verso
i fratelli, sorridendo. “Allora, non è poi così male passare qui le giornate, vero?”
“Mh. E’ un posto come un altro” si
lamentò Kankuro, sedendosi accanto a lei.
“E tu che ne pensi, Gaara?” domandò lei al minore.
“Suna è
più tranquilla” rispose calmo quest’ultimo, andando ad occupare il posto
dall’altro lato della sorella.
“Quindi vi piace, non è vero?”
ghignò Temari.
“Mh”
risposero all’unisono i due, guardando altrove.
“Perché non
provate a dare un po’ più di fiducia a Shikamaru?
E’ quasi vostro cognato, praticamente!” cercò di convincerli,
mentre un lungo brivido freddo di puro terrore salì lungo le schiene dei due
ragazzi al suono di quella parola proibita. Cognato.
Parola proibita insieme a matrimonio, bambini, convivere, e da
qualche tempo si era aggiunta alla lista anche Shikamaru, ribattezzato in modo
simpatico l’idiota. Almeno su
qualcosa i due fratelli andavano d’amore e d’accordo. Ovviamente senza che la
loro cara sorellina ne fosse a conoscenza.
“C-cognato?! Non scherzare! Si è cognati solo
se c’è un matrimonio di mezzo!” sbraitò Kankuro,
sopra le righe, avendo la nausea solo al pensiero di una parentela con quel
tipo. Poi ci pensò su e impallidì. “Non avrete intenzione di sposarvi, spero?!”
“Non dirlo nemmeno per scherzo”
lo gelò Gaara, dall’alto della sua imperturbabilità.
“Non è in programma” assicurò Temari, sorridendo delle reazioni di gelosia dei fratelli. Non
sarebbero cambiati facilmente.
“Mh. Ci hai fatto spaventare!” la
sgridò bonariamente Kankuro.
“Hai fatto tutto da solo… Non è
colpa mia se salti alle conclusioni sbagliate” ammise stringendosi nelle
spalle.
“Guarda che è colpa tua se siamo
in questa situazione!”
“Che vuoi dire?”
“Che un gatto di piombo sarebbe
stato più agile di te” dichiarò, alludendo alla distorsione.
“Ehi! Ripetilo
se ne hai il coraggio!”
“Ho detto che-”
“Kankuro,
smettila” lo riprese il fratello, lanciandogli un’occhiata del tipo: se l’idiota vi sente urlare tornerà prima
del previsto.
E infatti
il fratello tacque.
Era bello stare così, tutti e tre
seduti su un portico, mentre il sole li scaldava, assorti nei loro pensieri, in
silenzio. Era come ritrovare un’armonia pacata, quella che non avevano potuto
vivere quando erano bambini, ma che adesso era riuscita finalmente a sbocciare.
O almeno, prima che Temari s’innamorasse di quel
ragazzo sbagliato per tanti motivi,
ma di cui non riusciva proprio a fare a meno. E tanto, Kankuro
e Gaara non riuscivano a fare a meno del bel sorriso
felice ormai sempre presente sulle labbra della sorella, mentre la gelosia nei
suoi confronti e il desiderio di vederla felice si rincorrevano in circolo nei
loro cuori.
Ma stare così, immobili e
rilassati su quel portico di legno, li rendeva partecipi di una realtà ben più
seria e profonda.
Temari
preferiva loro, ancora.
Li preferiva a chiunque altro,
perché anche se adesso c’era Shikamaru, anche se
ormai faceva parte della sua famiglia, loro due erano i suoi fratelli e lo
sarebbero rimasti per sempre. Non sarebbe stato possibile cancellare tutto ciò
che avevano vissuto a stretto contatto negli anni passati, quel legame
inscindibile ormai era consolidato. Erano due amori diversi, su due piani
distinti, ma lei non avrebbe mai abbandonato i suoi fratelli per altro. Mai.
Anche se il problema non si era
mai posto. Temari non aveva dovuto affrontare nessuna
scelta, Shikamaru non glielo aveva permesso, rendendo
tutto molto più semplice.
E anche i suoi fratelli non
glielo avevano permesso, inconsciamente però. Perché a loro non dispiaceva per niente che la loro sorella si fosse
inserita in quella famiglia. Anzi…
Dopo un po’ Kankuro
borbottò un: “non ho ancora capito che ci facciamo noi
qui…”
“Davvero non l’hai capito?” gli sorrise Temari.
“Eh?”
“Kankuro,
Gaara, la merenda è pronta, venite in casa!”
“Ah! E’ ora!” sorrise soddisfatto Kankuro,
alzandosi di corsa.
“Mh”
rispose l’altro, alzandosi in piedi a sua volta e seguendo il fratello.
“Yoshino-san,
che ci ha preparato di buono, oggi?” chiese il maggiore.
“Una ricetta tipica di Suna, così vi sentirete a casa” dichiarò la donna, ancora
sullo stipite della porta scorrevole.
“La ricetta di Temari?” chiese Gaara speranzoso.
“Esatto.
Mi ha detto che quel dolce ti piace” evidenziò, mentre
l’altro annuiva. “Beh, allora entriamo in casa e
assaggiamo come è venuto. E lavatevi le mani prima di
mangiare!” li riprese, mentre passava le mani sulle teste di entrambi, anche se
più alti di lei, con fare amorevole, da
mamma.
Era questo il calore di una famiglia?
E Temari
li vide sparire dietro la porta mentre sorridevano – chi più, chi meno –
finalmente tranquilli. Finalmente a casa.
“Non è poi così male questo
posto, vero?”
Fine
Note: è finita, olé XD Ah, dovrei essere
triste?
Diciamo che la fic si è conclusa nello scorso capitolo, questo era una
piccola pausa di intermezzo (una merenda, appunto XD) con la funzione di
epilogo.
Kankuro
e Gaara sono stati accennati soltanto nei vari
capitoli, ma non potevo non scrivere qualcosa tutto per loro. Mi piacciono
singolarmente e li amo insieme, ho un debole enorme per i tre di Suna, credo sia una malattia… XD
Comunque, penso sia più
importante scrivere sui fratellini adorabili che su un futuro figlio di Shikamaru e Temari, perché la
raccolta è incentrata sulla famiglia ed è più difficile ricreare una famiglia da
chi c’è già che con un bambino.
E poi così ho deciso XD
Ok, io ho un serio, serissimo
problema con Gaara. Lo trovo puccioso.
Lo giuro, ci ho provato in tutti i modi, lo vedevo che ammazzava la gente senza
ritegno e mi dicevo: “ma guardalo Flà,
è un povero pazzo assassino, lascialo al suo destino, che ti importa?”. Poi la
scena dopo partiva il flashback strappalacrime di lui bambino e… e… ed era
troppo puccioso!!! Sarei
entrata nello schermo del pc solo per consolarlo
ç___ç come si fa a pensare che sia un pazzo? Povero piccolo… Con quella specie
di poncho più grande di lui, e lo zio che ho scoperto per caso che non fosse
una zia (oh, ero convinta! O___O), e lui sull’altalena, oddio, mi fa troppa
tristezza.
Ok, ho un serio, serissimo
problema di schizofrenia, ogni tanto esce questo lato di me, che chiamo
semplicemente “sindrome della sorella maggiore”. Ho un fratello di un anno più
piccolo, e per me tutti i ragazzi che sono più piccoli di me li vedo per forza
di cose come miei fratelli (e ciò comporta anche una
serie di atteggiamenti ridicoli “da mamma” XD). Questo che c’entra? Non lo so.
Volevo cercare di giustificare Gaara, nel caso lo
trovaste OOC, ma non so che ho fatto XD Insomma, è tanto se riesco a
immaginarmelo che mette due parole in fila, ma in questo capitolo mi serviva
così XD Perdono XD
Poi, i preferiti aumentano in
modo incredibile (O___O) e i commenti diminuiscono XD Ormai è finita, vabbe’, fate come vi pare, non ci sono ulteriori capitoli
da aggiornare, mi posso affidare solo alla vostra coscienza.
Infine, mi faccio pubblicità da
sola, ho aggiunto le risposte ai commenti alla fic Oro blu, la Gaara/Matsuri
con cui ho inspiegabilmente vinto il mio primo contest *ricomincia a svolazzare
per casa*
Grazie a tutte (_ _)
Risposte ai commenti:
Vale:sensei! Trovi i cap
sempre più familiari? Ma non l’ho fatto apposta né è venuto spontaneo,
semplicemente, non credo sia vero XD No, dai, non era mia intenzione, io trovo
bello solo il primo XD Ma ho una sensei molto buona e
con una pazienza degna di una santa, altrimenti non “capirei così bene i
caratteri” come dici tu, se non mi avessi ascoltato così tanto XD Yoshino e Shikaku sono copiati
spudoratamente dai miei genitori XD Che a quanto pare sono uguali a tutti gli
altri genitori del mondo ^^ No, vabbe’, c’è anche la
mia adorazione per Shikaku ^^ (che c’entra ora non lo
so, volevo ribadire XD). Non vedo l’ora che sia l’anno prossimo, così torno a
Lucca *__* è stato stupendo. E ci siamo riviste ^^ ma tanto non ti liberi di
me, mi sono anche trasferita vicino XDDD Un bacio, ciao!
Ps.
Tiziano NON mi conquisterà mai XD *canticchia sere nere*
Saffo: anche a me piace cucinare ^^ lo trovo estremamente noioso se
è solo per sfamare me stessa, ma cerco sempre di inventare qualcosa di nuovo e
variare ogni giorno. Insomma, mi sto trasformando in una casalinga XD Ora inizieremo
a scambiarci ricette come due vecchie zitelle XD A parte gli scherzi, sono
contenta che ti piaccia il rapporto che ho delineato, anche se non so quanto
possa essere vero. Io ci ho provato ^^ E sì, penso che Temari
sappia cucinare, almeno il minimo indispensabile. Non ce la vedo
a cucinare una torta a 3 piani XD, ma le basi sì. Essere ninja è
faticoso, ma me la immagino anche come una buona forchetta XD Ecco, mi è venuta
fame XD vado, ciao ^^
Hinakura_thebest:glazie XD sono
convinta anche io che presto vedremo qualcosa di simile a questa fic anche nel manga (Kishi me lo
deve XD). Intanto ci sono le fic, che in quanto a
fantasia non sono affatto male ^^ bah, ancora non ho deciso se maschio o
femmina, per il bimbo di Shika e Tem
(sì, ormai ne parlo come una cosa certa XD), devo rifletterci XD Grazie un
milione di volte del commento, ciao! ^^
clasaru: già, che bella cosa la famiglia… XD con
due genitori così a farti da suoceri, poi… Non vedrei l’ora, se fossi in Temari XD Sul fatto della maternità, ci pensavo da un po’ e
credo che una raccolta sulla famiglia possa ospitare anche questo argomento.
Non so, io sarei traumatizzata davvero, se fossi nel suo caso, la vedrei come
una cosa “negativa”, per questo ho inserito questo piccolo argomento serio. Ma
sono anche convinta che Shika troverà il modo di
convincerla ^^ E per il marmocchio… chissà ^^ Di sicuro, come dici tu, i due zietti saranno proprio entusiasti XD Grazie mille del
commento, ciao!
Lily_90: ciao Lily ^^ (posso abbreviare il nick?
Sono immensamente pigra). Ho letto, che tu tendi a far
scontrare Temari e Yoshino
XD Ma anche nel tuo caso, dipende dal contesto ^^ Vanno bene entrambe le
visioni. Aspettiamo che Kishi ci dia la versione
ufficiale, quando Shika e Tem
saranno felicemente sposati ^^ Ma a noi va bene qualunque cosa, se lo sfondo
sono loro due insieme, no? XD Per la storia del bimbo, sì, la pensiamo allo
stesso modo allora ^^ Ma io sarei un po’ traumatizzata di rimanere incinta se
non avessi più una madre, e la famiglia dopo sia andata in scatafascio XD Ma
sono convinta che Shika le farà cambiare idea ^^ Poi
non ho ancora deciso se lo vedo maschio o femmina… Ci devo pensare. Per ora ho
solo l’idea di Shika, che vuole avere prima una
femmina (o sbaglio?), quindi mi sono basata su quello, per farlo felice XD E’
che nell’altro fandom che seguo e su cui scrivo, il
famoso figlio della coppia è un maschio, e quindi stavolta, nello shikatema, lo vedevo bene femmina, tanto per cambiare XD Ma
non ha senso questa mia decisione, è arbitraria XD Uhm, facciamoci una
chiacchierata e prova a convincermi XDDD Poi, uhm, mi sa che lo stacco è stato
netto dal cap 2 al 3… in teoria, molta teoria, doveva
essere una cosa graduale, per cui in ogni cap c’era
un avvicinamento. Solo che dal primo al secondo la cosa
è minima, mentre dal secondo al terzo c’è un abisso ^^” ops.
Fa niente, la prossima volta ci starò più attenta XD Per il titolo, era
esattamente quello il senso, entrambi si sentono a casa dove c’è l’altro, anche
se la fic è ambientata a casa di Shika,
quindi hai compreso benissimo ^^ *me che saltella
dalla gioia* Non ho messo pronomi come “his” o “her” proprio per mantenere questo senso di indefinito.
Per la nostra sindrome da
grafomane incallita, ti capisco XD io sono famosa altrove per i commenti-fiume
che lascio XD ho finalmente una collega XD
Grazie del commento! Ciao ^^
bambi88: eh, ci vuole tanta diplomazia per sopravvivere a una suocera come
Yoshino, e tanta pazienza, buon per te che ci riesci
XD Per la maternità, Temari non solo non è cresciuta
con una madre (e non ti dico che orrore quando ho avuto il flash di Baki, uomo che mi terrorizza con quella tendina sul viso,
che le faceva da mamma XD), ma dopo la sua morte la famiglia è andata, come
dire, a farsi benedire XD Il padre lo odio semplicemente XD e lei si è
ritrovata con due fratelli non proprio semplici da gestire ^^” Cioè, se fossi
nel suo caso non vorrei un figlio nemmeno se me lo regalassero!
Io ti ringrazio ogni volta
tantissimo per i commenti che lasci, grazie di cuore. E spero che anche questa
conclusione ti sia piaciuta. Ciao ^^