You make me feel at home

di Shatzy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breakfast time ***
Capitolo 2: *** After Lunch ***
Capitolo 3: *** Before Dinner ***
Capitolo 4: *** Snack Pause ***



Capitolo 1
*** Breakfast time ***


Una raccolta di 4 capitoli, incentrati sulla famiglia e sui suoi significati

Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a me, ma al legittimo proprietario. Da parte mia non c’è alcuno scopo di lucro, ma ci ricavo solo tanta soddisfazione nel veder avverati i miei sogni ^^ E chissà che non si avverino davvero *ammicca*. 

 

Note: questa idea parte un po’ per caso. Saranno capitoli molto semplici, una sorta di commediola romantica, che è il mio genere. Come è scritto nell’introduzione, riguarderà il rapporto con la famiglia. Un po’ tutte le famiglie XD Mi sono accorta che nel mondo di Naruto sono quasi tutti orfani (^^”), quindi mi sembra giusto scrivere su un argomento così importante. O almeno ci ho provato.

I personaggi presenti sono i due principali, più il resto delle famiglie di contorno, ma più da sfondo che altro.

Non c’è molto altro da dire, a fine raccolta ho tentato di dare un senso logico ai 4 capitoli, lo capirete già dal prossimo.

Buona lettura!

 

 

You make me feel at home

 

 

Capitolo 1- Breakfast time

 

Il sole filtrava tenue attraverso la grande finestra della camera. Il vento doveva averla aperta durante la notte, e ora i raggi del mattino si infilavano con debole forza all’interno della stanza disordinata. Shikamaru tentò di girarsi sull’altro fianco, nascondendo il viso nel cuscino, ma il cinguettio non proprio sommesso dei due uccellini che si erano appollaiati sul suo davanzale non aiutava nell’impresa. Cercò di voltarsi nuovamente, ma, ancora mezzo addormentato, perse l’equilibrio e scivolò giù dal letto. Si tirò a sedere mentre si stiracchiava, dando libero sfogo ad un rumoroso sbadiglio e rendendosi conto di ciò che era successo.

“Iniziamo bene…” commentò stanco, alzandosi controvoglia e iniziando a vestirsi piano, tra un “proprio oggi…” e un “il vento è una seccatura”. Si diresse in cucina per mangiare qualcosa, pensando a come avrebbe impiegato la sua giornata libera, che quella bionda scatenata del suo capo gli aveva concesso per grazia divina. Non credeva nel destino, al contrario di Neji, ma era sicuro di avere una sorta di malocchio con le bionde. Prima Tsunade, che lo caricava di lavoro, poi Ino, con quel caratterino problematico che si ritrovava, e poi… Represse malamente uno sbadiglio, mentre varcava la soglia della cucina.

“’giorno” sussurrò stanco, rivolto verso i suoi genitori.

“Buongiorno” gli arrivò una voce che non classificava come suoi genitori.

Spalancò gli occhi, improvvisamente sveglio, e a corto di parole balbettò un “e t-tu ch-che ci fai qui?”

“Colazione” Temari rispose semplicemente, alzando la tazza del caffè. “Che altro si dovrebbe fare in una cucina?”

“Non intendevo questo!” riprese lui, che aveva ritrovato la parola. “Che ci fai tu qui, in casa mia!”

“Non mi era stato detto di andarmene al sorgere del sole, certo che voi di Konoha non sapete proprio cosa sia l’ospitalità” borbottò, non intenzionata minimamente ad alzarsi. Anzi, accavallò le gambe e prese un altro sorso della bevanda.

“Tu hai…?”

“Dormito qui? Sì” e la ragazza si alzò andandogli incontro.

“Ma come… ma perché… ma chi…”

“Caffè?” lo bloccò, alzandogli la sua tazza ancora fumante davanti agli occhi.

“No…” rifiutò, un po’ imbarazzato.

“Ieri sera, dopo aver finito di lavorare agli esami dei Chuunin” cominciò a spiegare lei, mentre gli dava le spalle e cercava qualcosa dentro un cassetto, “quando ti ho riaccompagnato a casa…” sottolineò.

“Ehi, hai detto che il tuo albergo era su questa strada, non mi hai esattamente riaccompagnato a casa” la corresse imbronciato.

“Mi hai salutato sbadigliando e ti sei richiuso la porta alle spalle” continuò facendo finta di non aver ascoltato le sue parole. “Ma quando stavo per incamminarmi, i tuoi genitori mi hanno fermato, sono sbucati dal giardino all’improvviso-

“Eh?”

“E mi hanno costretta a dormire qui, perché non era onorevole che un’ospite di un altro Paese dormisse in un triste albergo… Almeno a detta di tuo padre” alzò le spalle, sgranocchiando un biscotto e versando del caffè in un'altra tazza.

Shikamaru rimase senza parole. Quello di cui era certo era che nessuno al mondo sarebbe riuscito a costringere Temari del Deserto a fare qualcosa, a meno che lei non lo volesse. Nessuno, nemmeno sua madre.

“Quindi… tu hai…” si sedette, conscio del fatto che quella ragazza avesse dormito sotto il suo stesso tetto, e lui non ne fosse stato a conoscenza.

“Biscotti?” gli porse la scatola di latta, che lui accettò volentieri.

“Sì… grazie.”

“Hai una bella casa” notò Temari.

“Oh… niente di che” si sminuì, pensando a quella che doveva essere la dimora del Kazekage.

“No, invece! E’ piccola e accogliente, dà idea… di famiglia” costatò sicura.

“Ah…”

“Tieni!” Temari gli porse la tazza di caffè che gli aveva appena preparato, agitandola pericolosamente sotto al suo naso. Shikamaru l’afferrò cauto, prima che il contenuto gli si riversasse addosso.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, lui soffiando sulla bevanda calda, e lei mangiando qualche altro biscotto.

“Sei sempre così loquace al mattino?” lo prese in giro sorridendo.

Mh” arrossì lui.

“Che c’è?”

“Sei tu che parli troppo, non io che parlo troppo poco” esordì, nascondendo il viso dietro la tazza di caffè ed evitando di dire che vedersela così, improvvisamente e in una situazione così intima, era per lui decisamente imbarazzante.

Temari lo guardò a fondo, prima di scoppiare in una risata argentina. “Sei sempre il solito…”

Mh. Non ti lamenti di come hai dormito? Immagino che a Suna si stia meglio, eh?” la stuzzicò, cambiando abilmente discorso.

“Certo che a Suna si sta meglio! Ma anche qui non è male…” sussurrò infine, abbassando gli occhi.

Shikamaru si ritrovò particolarmente interessato. La sua collega non faceva che parlare del suo paese natio, del clima troppo fresco di Konoha, del sole poco caldo, della gente che non si faceva mai gli affari suoi… Sentirle fare un complimento era un evento raro.

“Non è male, eh?” ripeté, mentre pensava che anche Choji si era lamentato del letto scomodo della loro camera per gli ospiti. E non che fosse un tipo sensibile…

“Tuo padre mi ha parlato per ore della tua famiglia, come è nata, come si sono tramandate le tecniche ninja…” spiegò lei, appoggiando il gomito sul tavolo e la testa sul palmo aperto della mano.

“Mio padre cosa?” domandò stupito lui.

“E tua madre si è premurata di farmi sentire a mio agio, portandomi un infuso per dormire meglio e dandomi le migliori coperte che aveva” continuò, rigirandosi un biscotto tra le dita, guardandolo con sguardo annoiato.

“Mia madre che ha fatto?” chiese sempre più sconvolto lui.

“Mi hanno anche parlato di te.”

All’improvviso Shikamaru deglutì a vuoto, fissando sbalordito la ragazza di fronte a sé. “E che ti hanno… detto?” conosceva i suoi genitori, quando iniziavano a parlare di lui non la finivano più, ricordando gli aneddoti più imbarazzanti di tutta la sua giovane vita. Senza pietà. Quello era considerato il pegno da pagare per essere il figlio unico della famiglia Nara, colui che avrebbe ereditato tutte le tecniche ninja e tutte le troppe attenzioni dei genitori.

“Hai giocato con le bambole fino ai dieci anni. E poi prendi in giro Kankuro…” esordì pungente, mangiandosi in un sol boccone il biscotto.

Il ragazzo sbiancò. N-non è vero! Avevo cinque anni, è successo soltanto una volta, e poi Ino mi aveva costretto!” si difese, mentre il rossore si diffondeva sulle guance.

“E raccoglievi tanti bei fiorellini per la tua mamma, vero?” lo prese in giro.

“Avrò avuto tre anni l’ultima volta che l’ho fatto!” commentò, il viso ancor più rosso.

“E quella volta che ti sei messo a cucinare con un grembiulino rosa?”

“Era di mia madre, che dovevo fare?” ribatté, ormai violaceo.

“I tuoi mi hanno detto che è un colore che ti dona. Dovresti tingere la giacca da Chuunin di quel colore” scoppiò a ridere fino alle lacrime, ormai incapace di trattenersi.

“Ah, lo trovi divertente, eh? Chiederò ai tuoi fratelli i tuoi scheletri nell’armadio!” la minacciò, sorridendo.

Ma Temari si fece d’un tratto seria, mentre un velo di tristezza le attraversava gli occhi verdi. Giocò con un cucchiaino, tenendolo in equilibrio sul dito, mentre evitava accuratamente di guardarlo.

Shikamaru rimase spiazzato, eppure non gli sembrava di aver detto nulla di male! Ma realizzò all’improvviso la situazione.

“Non ho… nessun ricordo del genere se penso alla mia infanzia” sussurrò lei.

Si sentì uno stupido per averle fatto ricordare tristi pensieri. Essere la sorella di un mostro e la figlia dell’uomo più potente del villaggio non doveva essere stata una passeggiata! Ma soprattutto, si rimproverava per aver spento la scintilla di genuina spensieratezza che albergava nei suoi occhi verdi, e che si ritrovava spesso ad osservare senza farci caso. Sorrise e afferrò la zuccheriera, prendendo con decisione un cucchiaino di zucchero.

“E invece sono sicuro che qualche ricordo divertente lo avrai anche tu” esordì. Lei lo guardò con stupore, alzando le sopracciglia. “Avrai picchiato Kankuro un bel po’ di volte!”

“Certo!” sorrise lei. “E vincevo sempre io!” affermò, battendosi un pugno sul petto.

“Non avevo dubbi…” le sorrise, mentre sentiva la tensione di poco prima sciogliersi velocemente.

“Ehi!” gli gridò contro. “Ma quanto ne stai mettendo?” chiese indicando il cucchiaino di zucchero che teneva in mano lui, pronto per essere gettato nel caffè.

“Oltre una certa quantità è vietato?” domandò retorico, scaraventando il suddetto nella bevanda.

“Troppo zucchero fa male” lo sgridò.

“Anche troppi biscotti” evidenziò, mentre Temari lanciava nella scatola metallica l’ennesimo biscotto della mattinata, rinunciandovi un po’ imbronciata.

“E poi il caffè mi piace dolce” riprese lui, mescolando il liquido nero.

“Lo dicevo io che eri una femminuccia” borbottò lei divertita.

“E tu sei un maschiaccio.”

“Beh, siamo lo stesso una coppia equilibrata, no?” gli sorrise, poggiando entrambi i gomiti sul tavolo e il viso sulle mani.

Shikamaru nascose di nuovo il viso dietro la tazza, bevendone il contenuto ormai freddo. Vederla nella sua cucina, la mattina, così a suo agio, gli provocava qualcosa di non ben definito all’altezza dello stomaco. Un qualcosa di stranamente piacevole, però.

Quando si decise a guardare di fronte a sé, notò che la sedia era vuota, e Temari che posava qualcosa nel lavandino e apriva l’acqua.

“Ah, lascia stare, ci penserà mia madre dopo” la fermò.

“Ancora con queste teorie maschiliste? Non muoio mica se lavo un cucchiaino, e neanche tu” gli rinfacciò fintamente offesa.

Lui mugugnò qualcosa, prima di uscirsene con un “a proposito, ma i miei genitori dove sono?” si ricordò improvvisamente dell’assenza sospetta dei due, che ogni mattina ritrovava puntualmente in quella cucina.

“Non lo so. Tuo padre sistemava qualcosa in giardino e tua madre faceva qualcosa di importante da un’altra parte” rispose lei con un’alzata di spalle.

Ma Shikamaru non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che lei finì di asciugarsi le mani e si avviò verso la porta.

“Dove vai?” si ritrovò a chiedere lui, sentendosi lasciato solo.

“Ho del lavoro da sbrigare, io” lo informò con un sorriso, prima di scomparire dietro la porta.

“Ah… aspetta, ti accompagno!” propose lui, alzandosi di scatto e avvicinandosi a lei.

“Non credo di perdermi, ormai conosco la casa” gli rispose, prendendo il suo ventaglio dal divano della sala.

“Sì, ho capito…” sbuffò lui. “Che c’è?” chiese, notando che Temari fissava con interesse il divano.

“Sembra comodo… Di sicuro più del letto della camera degli ospiti! E’ come il ferro…” fece finta di lamentarsi.

“Vorrà dire che la prossima volta dormirai qui” le disse, indicando il divano.

“Oh, no, non eri un uomo? La prossima volta dormirò nel tuo letto!” lo prese in giro, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva affermato, mentre arrossivano entrambi. “Da… sola, ovviamente” si corresse con un sussurro.

“Ovviamente…” ribadì lui, cercando di non pensare a niente. Niente di niente.

“Beh, io vado” e aprì la porta di casa, incamminandosi verso il cancello, seguita da lui. Giunta sulla soglia si fermò, voltandosi a guardarlo.

“Ci vediamo domani” lo salutò.

“Certo. Tanto rimani qui finché non finiamo gli esami, vero?” chiese, curiosità mista a speranza.

“Sì, prepariamoci a vederci ancora a lungo” fece finta di sbuffare. “Ah, dimenticavo! Tuo padre mi ha detto che mi avrebbe regalato una medicina per un mio Genin che si era fatto male, ma non l’ho più visto…” disse, guardandosi in giro e sperando di avvistare la figura di Shikaku.

“Ah… Io non l’ho ancora visto stamattina, ma possiamo cercarlo finché-

Un rumore alle loro spalle li fece voltare, e da dietro il muro esterno dell’abitazione spuntò Shikaku, un po’ traballante.

“Papà” lo chiamò, “ma dov’eri?”

“Oh, buongiorno ragazzi” li salutò lui, mentre teneva una mano dietro la nuca, con l’espressione più normale e ingenua che riuscì a trovare, nonostante i due che lo guardavano incuriositi. “Ehm, questa è per te” disse, cercando di sviare l’attenzione, porgendo una fialetta a Temari. “Per il tuo Genin.”

“Grazie, Shikaku-san” ringraziò cortese.

“Ma figurati, ma figurati, questo e altro per gli amici di mio figlio, no?” sorrise impacciato.

“Come vuole. Beh, io vado, grazie dell’ospitalità” affermò lei, compiendo un piccolo inchino.

“E’ stato un piacere, anzi, se vuoi tornare a trovarci, che so, oggi a pranzo, noi saremmo contenti” si affrettò a risponderle, inchinandosi a sua volta.

“Non posso, devo stare con i miei Genin” rifiutò cortesemente.

“Oh, allora magari stasera a cena…” continuò l’uomo, visibilmente preoccupato.

Shikamaru intanto aveva osservato allibito la scena, incerto se stesse ancora sognando o se suo padre fosse impazzito improvvisamente. Spostava lo sguardo dall’uno all’altra, seguendo quel discorso come se lui non fosse realmente lì, come se non potesse davvero essere vero che suo padre, l’uomo che ammirava forse di più al mondo, stesse tentando di invitare di nuovo, e con tutte le sue forze, quella a casa loro. C’era qualcosa sotto.

“Stasera sono impegnata con il lavoro” riprese la ragazza.

“Beh, ma spero che almeno tornerai a farci visita prima della tua partenza…” provò a giocarsi l’ultima carta.

“E va bene, come vuole” sorrise, mentre l’uomo di fronte a sé tirò un sospiro di sollievo al pensiero che non sarebbe tornato dalla moglie, che li scrutava curiosa e minacciosa da dietro l’angolo, a mani vuote. E chi l’avrebbe sentita poi?

“A presto allora, Temari” la salutò.

“A presto. Noi ci vediamo domani, Shikamaru” evidenziò lei, diretta al ragazzo.

“Eh? Oh, certo. Se vuoi posso aiutarti oggi pomeriggio, con le scartoffie per l’Hokage” propose.

“Oggi è il tuo giorno di riposo, te lo sei dimenticato?” lo prese in giro ridendo. “Lascia stare. A domani” salutò con quel suo sorriso dolce, allontanandosi.

“A domani…” ripeté lui, prima di riportare la mano alzata per il saluto nella sua tasca.

“Che dici, rientriamo?” propose il padre, dopo che la figura di Temari era sparita da davanti ai loro occhi. Quasi fosse stato uno di quei sogni del dormiveglia che spariscono con il risveglio.

Mh.”

“Altrimenti poi tua madre se la prende con me” borbottò l’altro, avviandosi verso la casa.

 “Papà” lo richiamò. “Pensi che accetterà il tuo invito?”

“Spero proprio di sì, figliolo, altrimenti tua madre è capace di farmi dormire sul divano per un mese per non essere stato capace di convincere quella ragazza” ammise scuotendo le spalle. “Ma in fondo non lo so, le donne sono imprevedibili, vogliono sempre avere ragione, stare al centro della nostra attenzione e comandare su tutto.”

“Già…”

“Ma penso che tu abbia capito anche la loro importanza, no?”

Shikamaru ripensò a quella mattinata, al fatto di aver visto lei per prima, alla sua voce, al suo profumo, alle sue battute e al suo sorriso, ripensò al battito del suo cuore, a quella sensazione strana, ma piacevole, quasi di calma, di pace, come se fosse giusto così, come se non ci fosse nient’altro di meglio.

Mh. Rientriamo” disse, incamminandosi verso la porta di casa, con le mani in tasca e lo sguardo basso. Ma quel debole sorriso non sarebbe sparito facilmente.

 

 

Fine

 

 

 

Note: e questo era il primo.

Gli altri 3 capitoli non sono ancora scritti, ma vedrò di metterli metaforicamente “su carta” il prima possibile (sempre se l’idea piace ^^”).

Le idee ci sono, ma purtroppo ci sono anche gli impegni ç____ç e devo ancora adattarmi del tutto alla nuova città in cui sono finita dopo il mio trasloco (niente nostalgia di casa, mi basta canticchiare “la società dei magnaccioni” per tirarmi su di morale, anche troppo XD). A voi che importa tutto ciò non lo so, abbiate pietà di una povera disperata a cui manca la sua Central City XD

Ah! Al solito, un grazie speciale alla mia Vale-sensei ^^ che è sempre tanto buona e compassionevole ^^ (ti sto descrivendo tipo essere mitico… nel prossimo capitolo posso dire che hai un corno bianco sulla fronte o che risorgi dalle tue ceneri? Ma quanto sono scema? XD).

 

Ok, commentino?

Siete autrici anche voi, sapete quanto sia importante, no? ^^

 

 

Ps. Come al solito ho risposto ai commenti ricevuti per Her perfect man, in fondo alla pagina della fic. Ringrazio tutte, siete state gentilissime ^^ E chi volesse è ancora in tempo per leggere e commentare XD

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Capitolo 2
*** After Lunch ***


“Uhm, questo è uno scacco, vero

Note: grazie a tutte per aver accolto così bene la mia raccolta ^^ Ecco qui il secondo capitolo (non mi soddisfa più di tanto, però ç___ç). Spero possa piacervi, è lunghissimo e me ne scuso, sono affetta da sindrome di prolissità acuta XD Il giorno che riuscirò a scrivere una drabble sarà indetta festa nazionale.

 

 

You make me feel at home

 

 

Capitolo 2 - After Lunch  

 

 

“Uhm, questo è uno scacco, vero?” ridacchiò compiaciuta Temari, muovendo la sua pedina in avanti.

“Sì” confermò Shikamaru, “era uno scacco” ripeté, liberandosi poi dalla sua mossa.

La ragazza sbuffò contrariata, alzando gli occhi al cielo.

“Uffa, questo gioco mi ha stancato” si lamentò rigirandosi un pezzo dello shoji tra le dita.

“Trovati un’altra occupazione allora.”

“Mi annoio…” lo avvertì, guardandolo negli occhi.

“Perché non te ne torni in albergo? Così mi lasci dormire” rispose lui, pacato come sempre.

“Ma se me ne vado non posso più parlare con te. E io adoro metterti in difficoltà” ammise con un ghigno.

“Ma tu guarda…” borbottò alzando gli occhi al cielo. “E quando mai ci saresti riuscita?” chiese davvero poco interessato, dopo aver posato la guancia su una mano.

“Beh” fece finta di pensarci su, mentre allungava le gambe lungo il portico di legno. La giornata era soleggiata e calda, stare all’aperto permetteva di godere appieno di quel piacevole tepore di inizio autunno.  “Tanto per rimanere nella giornata di oggi… Stavi per sprofondare dall’imbarazzo davanti ai tuoi” cominciò a enumerare, contando sulle dita.

“E tu sorridi quando ti hanno chiesto se stavamo insieme!” si difese, riprendendo un po’ del colorito acceso che lo aveva investito qualche ora prima, a ricordare la scena.

“La loro era una battuta” disse con un’alzata di spalle.

“E tu dovevi smentire!”

“E tu potevi non invitarmi a pranzo a casa tua.”

“Ti sei autoinvitata!”

“Tuo padre è stato così tanto gentile l’altra volta, e tua madre sa essere convincente…” evidenziò, stringendosi nelle spalle.

Shikamaru sbuffò, cercando di riacquistare un po’ di autocontrollo, cosa difficile quando c’era quella nei dintorni… E ora pure a casa sua doveva trovarsela! Non bastava il lavoro!

Si ritrovò a fissarla senza pensarci, fece risalire lo sguardo dalle sue gambe, che oscillavano fuori dal portico, fino alle spalle, spostate all’indietro, alle mani puntate a terra, e poi di nuovo su, sul suo profilo delicato baciato dal sole, sulle labbra socchiuse, sul nasino rivolto verso il cielo, sulle ciglia bionde, sul taglio degli occhi, su…

“Hai trovato qualcosa di interessante?”

La sua voce lo risvegliò velocemente, il ragazzo arrossì leggermente e riportò lo sguardo sulla scacchiera davanti a lui, avvertendo però il sorriso di lei.

“Scusa” mormorò, non sapendo bene nemmeno lui perché.

“Ma figurati, sono abituata ad essere guardata! E’ il prezzo da pagare per essere così bella” si vantò, sorridendogli però come sempre.

“E modesta soprattutto” commentò, con un sorriso. “Allora, non giochi più?” cambiò discorso, alludendo alla scacchiera.

“Non mi piace perdere” ammise, riconoscendo la sua superiorità.

“Non ti ho ancora sconfitto.”

“E allora mi ritiro” dichiarò, lanciandogli un ghigno.

Shikamaru sbuffò, mantenendo un sorriso, poi iniziò a mettere via le pedine.

“Ti guardano in molti?”

La domanda arrivò spontanea, il ragazzo non si accorse nemmeno di averla pronunciata quando la sentì chiara nelle sue orecchie. Ma che gli era preso?

“Secondo te?” rispose Temari, nascondendo lo stupore dietro la sua sfacciataggine.

Patetico. Un ragazzino patetico, ecco quello che sembrava ora. Di certo una come lei non lo avrebbe mai preso sul serio…

“E non ti dà fastidio?”

 

Shikamaru, Temari, vi ho preparato un caffè, così potete affrontare meglio il pomeriggio.”

La voce di Yoshino arrivò chiara ai due, che si voltarono verso la porta scorrevole del portico, ritrovandosi la madre del ragazzo lì in piedi, con un vassoio tra le mani.

“Mamma, ti avevo detto di lasciar stare…”

“Ma ti fa bene, prendi!” e gli posizionò il vassoio proprio sotto al naso, con fare autoritario.

“Ok…” capitolò, guadagnandosi un’occhiata di scherno da parte della sua collega.

Temari, tu hai bisogno di qualcos’altro?” domandò la donna con una voce suadente che Shikamaru trovò diabolica.

“No, grazie, va bene così” rispose lei, con un sorriso amabile, che provocò un brivido di paura lungo la spina dorsale del ragazzo.

Ma che stava succedendo?

“A dopo, ragazzi. Shikamaru, comportati bene” ordinò, prima di sparire dietro la porta e lasciarli di nuovo soli.

 

Rimasero in silenzio per qualche secondo, che sembrò estremamente lento per Shikamaru, intento a fissare le volute di fumo fuoriuscire dalle tazzine di caffè. Poi Temari si alzò, andando a sedersi al suo precedente posto, davanti la scacchiera, e iniziò a girare il cucchiaino nella bevanda. Il ragazzo la imitò, prendendo lo zucchero.

“Ancora lo bevi troppo dolce?”

Lui bloccò il gesto a mezz’aria, indeciso su cosa fare, decisamente fuori luogo sotto quello sguardo indagatore. Poi ricompose la sua espressione apatica, e gettò con noncuranza il cucchiaino pieno nel liquido nero.

“Il sapore non mi piace, almeno così lo maschero.”

“Se non ti piace perché lo bevi?” chiese curiosa, mentre sorseggiava la sua bevanda.

“Poi chi la sente mia madre…” sussurrò nascondendosi dietro la tazzina.

E infatti Temari rise. “Ma che bravo bambino educato che sei, la tua mamma sarà proprio fiera!” lo prese in giro.

Mh” il ragazzo raggiunse un colorito quasi fosforescente. “Era meglio se te ne tornavi in albergo” borbottò imbronciato.

“E rinunciare a vedere te coccolato dalla tua mamma?” continuò, riprendendo a ridere.

“Tu parli troppo” concluse, ingoiando in un sorso il suo caffè, con conseguente smorfia di disgusto.

“Proprio non ti piace, eh?”

“Non mi fa dormire, non potrà mai piacermi” ammise sinceramente.

Lei sorrise, stavolta dolcemente, alzò una mano verso il volto di lui, prendendo ad accarezzare le sue labbra con un dito, sfiorandone i contorni, sotto lo sguardo impietrito di Shikamaru, talmente sconvolto da sembrare una statua di marmo. Il suo corpo non rispondeva più, la sua mente si era bloccata e non ricordava più nemmeno di avere una voce. Quello era un sogno, un incubo, vero?

“Sentiamo un po’” disse la ragazza, portando l’indice, dove aveva raccolto una goccia di caffè, alle sue labbra. Rimase un po’ pensierosa, assaporando bene quel sapore. “Troppo dolce. Non mi piace” e sorrise.

Shikamaru allora si riscosse, capendo ciò che era successo. Voleva solo assaggiare il suo caffè zuccherato, e lui che credeva che… Certo, poteva evitare di assaggiarlo su di lui, ma lo aveva sempre saputo che con quella ragazza le cose non sarebbero mai state normali.

“La prossima volta lo assaggi amaro, così siamo pari” ridacchiò, sistemando le due tazzine sul vassoio.

Il ragazzo agì d’istinto, afferrò quella mano così vicina alla sua, lasciando che il cucchiaino le cadesse dalle mani e il suo tintinnio sul tavolo si dilatasse nel tempo, come se questo stesse rallentando. Si fissarono negli occhi, come se ci fossero soltanto loro due, su quel portico di legno, alla fresca ombra di quel sole caldo, e basta. Si avvicinarono impercettibilmente all’altro, d’istinto, senza pensare a niente, smisero di respirare, mentre i loro cuori aumentavano i battiti.

“Così siamo pari” sussurrò Shikamaru, mentre la ragazza arrossiva e stranamente non trovava la forza di ribattere, tanto lui era vicino.

E poi…

 

Shikamaru, ti ho portato un maglione!”

Yoshino uscì di nuovo dalla casa, ritrovandosi suo figlio dall’aria decisamente sconvolta, come se avesse preso un forte spavento, e Temari voltata di spalle, che respirava affannosamente.

“Ehm, tutto bene?”

“Mamma! Che ci fai qui?” chiese con un tono di voce più alto del normale, alzandosi in piedi.

“Stai fermo e all’ombra, ed è autunno ormai, devi coprirti meglio” spiegò lasciando perdere la strana tensione che aveva annusato.

“Mamma!” alzò la voce, imbarazzato. “Se ho freddo ci penso da solo a coprirmi!” si difese.

“Non ne sei capace, ora metti il maglione e niente storie” affermò, porgendogli il capo in questione.

“Lo metto dopo…” ma lo sguardo eloquente di Yoshino bastò a farlo desistere. Guardò il maglione con fare minaccioso, poi spostò lo sguardo sulla biondina vicino a lui, ancora seduta, e che ora lo fissava in modo curioso.

“Vuoi che te lo metta io?” si offrì la madre.

C-cosa? Stai scherzando?!” si spaventò, e non volendo fare ulteriori figuracce indossò l’indumento senza altre storie. “E ora puoi anche andare” la cacciò via.

“Se avete bisogno di altro-” provò.

“Vai!” ripeté, sistemandosi meglio i capelli.

“A dopo allora” salutò felice, sparendo dietro la porta.

 

 Calò nuovamente il silenzio di prima, stavolta più imbarazzato e teso. Shikamaru si sedette di nuovo di fronte a lei, separati come sempre dalla scacchiera. Non riusciva a guardarla negli occhi, eppure sentiva su di sé il suo sguardo divertito. Possibile che prima…? E che lei non si fosse tirata indietro? Il suo cervello si rifiutava di concludere le frasi, evitando accuratamente di ripensare a quell’attimo per non perdere del tutto le facoltà intellettive. Eppure, per quanto potesse essersi sbagliato e aver sognato tutto, quello di prima gli sembrava proprio un quasi bacio!

Una folata di vento passò gelida su di loro, facendoli rabbrividire.

Se solo sua madre avesse tardato qualche secondo, forse lui, loro… 

“Appena in tempo, eh?” se ne uscì Temari, mostrandogli un piccolo sorriso.

“Eh?” si stupì lui sgranando gli occhi e iniziando a surriscaldarsi. Non vorrà riprendere l’argomento?!

“Il maglione. Sta facendo freddo, tua madre ha ragione” spiegò tranquilla.

“Ah… sì” ammise, distogliendo lo sguardo dal suo. Che stupido…

“Fai sempre tutto quello che ti dice?” riprese lei.

“E’ l’unico modo per non sentirla…”

“Se non vuoi fare una cosa, basta dirglielo. Sei grande ormai, no?”

“Non è così semplice.”

“Deve sempre sapere tutto di te, cosa fai, chi conosci, cosa ti piace e cosa no. Sei controllato ogni secondo della tua vita. Io lo trovo estremamente fastidioso” sibilò, fissando il prato davanti a sé.

La situazione gli stava chiaramente sfuggendo di mano, e non aveva neanche ben capito il motivo. Un secondo prima se ne stavano in silenzio e il secondo dopo lei lo rimproverava di qualcosa. Normale, no? 

“Beh, non è così tragico-”

“Non è tragico perché sei un ragazzino senza midollo! E non ti sai gestire la vita da solo! Un vero ninja non si comporta così” affermò con serietà.

“Ma che dovrei fare, scusa…”

“Imponiti! Come puoi sopportare una persona così?” domandò, fissandolo con sguardo furente.

“E’ mia madre” si scusò, con un sorriso.  

Temari abbassò lo sguardo, iniziando a lisciarsi il kimono nero sulle gambe. Quell’attimo di silenzio sembrò rimbombare nella testa di Shikamaru, tanto che si sentì in dovere di dire qualcosa. Qualunque cosa.

“Non è che sia sempre semplice” riprese, con la solita espressione annoiata, tanto per nascondere quella di insicuro imbarazzo, “a volte è insopportabile.”

“Figuriamoci, sarai tu che ti lamenti troppo” rispose con un sorriso sicuro lei.

“Beh, mai quanto tuo fratello, dice cose interessanti…” la prese in giro.

“E da quando tu parli con Kankuro?” chiese stupita.

“Ah… Ma allora è vero!” rise, notando il colorito rosso sul viso di lei. E pensare che era così carina, sembrava ancora una bambina quando mostrava quel lato tenero di sé.

“E’ che lascia sempre in giro le sue cose, e Gaara potrebbe inciamparci, sbadato com’è ultimamente” si difese lei, montando un broncio adorabile.

“Sbadato?”

“Sì, l’altro giorno ha posato la sua giara sul tavolo senza far caso all’equilibrio, e si è rovesciata spargendo la sabbia ovunque. Casualmente è andata a finire tra gli ingranaggi di Karasu, in giro come al solito. Avrei giurato che le urla di Kankuro fossero arrivate fin qua” spiegò con calma.

“Dici che l’ha fatto apposta?” ridacchiò lui.

“Uhm, è il Kazekage e dovrebbe essere superiore, ma devo ammettere che il dubbio ha sfiorato anche me” ammise.

“E tu?”

“Io ho sgridato entrambi e li ho costretti a fare pace.”

“Oh… E ci sei riuscita?” chiese incuriosito.

“Sì. Almeno fino alla mattina dopo, quando Gaara ha giurato che non sapeva assolutamente che quella che aveva mangiato era l’ultima merendina preferita di Kankuro.

“E lui?”

“Dovevi vedere la sua faccia” rise, “boccheggiava come un pesce fuor d’acqua!”

“Ed è finita così?”

“Sì, voleva sfidarlo a un combattimento all’ultimo sangue, ma ha ritirato tutto subito. Non fanno altro che comportarsi come due bambini, eppure ormai sono grandi!

“Forse dipende dal fatto che prima non hanno potuto farlo” provò.

“Forse. Fatto sta che devo sempre dividerli e prevenire ogni causa di litigio, che sia un motivo serio o comprare un numero di merendine pari. E’ stancante.”

“Ma rimane sempre la tua famiglia.”

“Già. La mia famiglia…” sorrise, pensando a quanto era cambiato negli ultimi anni.

“A pensarci, non è poi così male” constatò lui, sorridendole.

“No, affatto. Neanche con quella stupida gelosia che si ritrovano entrambi…” sbuffò.

“Eh? Che gelosia?”

“Ma sì! Hanno deciso di intimidire chiunque mi si avvicini minacciandolo di morte” alzò le spalle.

“Loro… cosa?” sudò freddo, impallidendo.

“Passerà. E poi sono sempre la mia famiglia, no?” gli sorrise. “Anche se a volte ho pensato seriamente di fuggire via!”

“Non sai le volte che ho pensato io di andare via di casa!” ammise lui con uno sbadiglio, nascondendo la paura che si era impossessata di lui. La situazione si complicava… Aveva sottovalutato un fattore importante, ma forse c’era ancora una soluzione.

“Poi ti sei ricordato di essere troppo pigro?”

“Poi mi sono ricordato che ho bisogno di una persona così nella mia vita, che sia mia madre, o…

Ino?”

“Eh?” chiese stupito. Che c’entrava adesso la sua amica?

“Lei ti sa gestire, no?”

“Sì, ma… Non intendevo lei!”

“No?”

“No!”

“E allora chi?” chiese ingenua, guardandolo negli occhi. Sguardo che il ragazzo non seppe reggere.

“Ehm, intendevo… cioè…”

Mh?” lo incoraggiò, incuriosita.

Dai, ormai era fatta! Bastava solo dirlo tutto d’un fiato e si sarebbe tolto quel peso per sempre. Le conseguenze poi non erano importanti, per una volta tanto avrebbe agito d’istinto. Sì.

“Intendevo che voglio, ehm, cioè, che vorrei, nella mia vita una donna come mia madre. Cioè, non proprio come lei, nel senso, di quel genere, ma, ecco, io penso di averla trovata, e voglio, cioè, vorrei che-

“Non ho capito niente di quello che hai detto” ammise sincera.

“Oh, insomma, possibile che non capisci?” sbuffò esasperato.

“Capire cosa? Dici cose senza senso…”

“Ma che c’è di difficile?”

“Vuoi forse insinuare che sono io che non capisco?”

“Ecco, vedi? Finisci sempre per capire quello che vuoi!

“Cosa? Ma che c’era in quello zucchero?”

“E non cambiare discorso!”

“E tu non urlare!”

“Sei tu che stai urlando!”

“Mi vuoi contraddire?”

“Voglio solo dirti che tu mi-”

 

Temari, ho portato un maglione anche per te.”

 

Piaci.

 

“Ehm, tutto bene? Le vostra urla si sentivano fin da dentro…” chiese Yoshino preoccupata.

Tutto bene, signora” sorrise la ragazza.

“Oh, bene. Ti ho portato qualcosa per coprirti, è una lana caldissima!” si vantò, porgendo la maglia verso Temari.

“Ah, mamma, lascia stare, lei non-” provò lui, ripensando alla scenata di prima della sua collega.

“La ringrazio!” lei sorrise di nuovo, alzandosi in piedi e accettando il capo, infilandolo alla svelta. “E’ caldo davvero” notò. “Come mi sta?” chiese a Shikamaru, facendo un mezzo giro su se stessa.

“Uhm” arrossì lui. “Normale…” mentì, chiaramente in difficoltà. Ma perché le donne cambiavano idee e umore come cambia il vento? Non aveva senso, nulla aveva senso con loro!

Shikamaru! Non ti ho insegnato la buona educazione? Sii più gentile, avanti!” lo sgridò la madre.

“Uffa. Ti sta molto bene, ok?” provò, ma l’aria annoiata non riuscì a nascondere stavolta il completo imbarazzo.

Temari gli rivolse un sorriso sincero e caldo, ringraziandolo piano.

“Ora dovrei proprio andare” annunciò poi.

“Cosa?” chiesero gli altri due.

“Sì. Ho degli affari da sbrigare, questioni burocratiche. La ringrazio molto per l’ospitalità, Yoshino-san” disse mentre svolgeva un piccolo inchino.

“Oh, ma è stato un vero piacere! Perché non ceni con noi stasera? E puoi venire ogni giorno, cucinare mi rilassa, e tu sei una così brava ragazza…

“Sì certo, perché non la facciamo alloggiare direttamente qui?” ironizzò Shikamaru.

“Ottima idea! Temari, prendi le tue cose dall’albergo e resta con noi, ci fa piacere” sorrise a trentadue denti la donna.

“Ma mamma!”

“La ringrazio, ma non posso accettare” si congedò. “Ehi, ci vediamo più tardi noi?” chiese rivolta al ragazzo.

“Eh? Ah… sì, certo” rispose, mentre lei dopo avergli sorriso un’ultima volta si era già voltata, incamminandosi lungo il portico. “Aspetta, ti accompagno alla porta” disse, alzandosi in piedi in tutta fretta per raggiungerla. Appena passò davanti a sua madre sentì una vigorosa pacca sulla schiena, che lo sbilanciò per un secondo, e vide un ghigno non tanto benevolo sulle labbra di Yoshino, mentre gli sussurrava un “vedi di comportarti come si deve”.

Raggiunse Temari e si posizionò al suo fianco sbuffando, con le mani in tasca, mentre lei ridacchiava qualcosa. Yoshino li guardò contenta mentre sparivano oltre l’angolo del portico, quando suo marito la raggiunse lento spuntando dalla porta.

“Cos’è quel sorriso?” chiese lui, infatti.

“Niente. Mi è tornato in mente il nostro primo appuntamento.

“Ah. È stato un completo disastro…”

“Già. Non abbiamo fatto altro che litigare.”

“Ero convinto che dopo quel pomeriggio non volessi più vedermi…

“Ne ero convinta anche io” ammise, incrociando le dita tra quelle del marito, rimasto sconvolto da quell’affermazione. “Sì, ma poi ho capito che nonostante tutto tu saresti stato sempre lì per me, e che eri disposto anche a rinunciare alle tue ore di sonno pur di vedermi.”

Si sorrisero, stringendo le mani, prima che Shikaku rompesse quel dolce silenzio.

“Dopo quanto tempo che ci conoscevamo mi hai costretto a uscire con te?”

“Dopo troppo. Tu non ti davi una mossa…”

“E che c’è che ti fa sorridere?”

Shikamaru è il tuo degno figlio.”

E gli sorrise dolcemente.

 

 

Fine

 

 

 

Note: questo capitolo è incentrato soprattutto sulla nostra coppietta preferita, ho cercato di rendere un po’ il loro rapporto, più evoluto dello scorso capitolo (l’interesse qui c’è da entrambe le parti).

Temari vi è sembrata scostante? A me sì XD Quello che penso, e che è alla base della raccolta, è che a lei piaccia stare in quella famiglia, anche se non è la sua, proprio perché è una “famiglia”, unita e tutto. Ma penso anche che non comprenda, o che sia inconsciamente invidiosa di alcune cose, come il fatto che Yoshino si preoccupi così tanto per il figlio. Penso che da una parte la reputi una cosa sciocca e inutile, ma dall’altra la desideri anche per sé (infatti accetta il maglione senza storie, forse per sentirsi anche lei per una volta coccolata). Poi non lo so, ma penso che io mi sarei comportata nello stesso modo. A voi decidere.

Commentino? XD

 

 

 

 

 

Risposte ai commenti del precedente capitolo:

Cornelia84: ma grazie ^///^ sono contenta che ti piaccia. Eh, ma i genitori di Shika non stanno architettando niente XD sono solo felici di vedere che il figlio si è dato una svegliata e sono contenti della scelta che ha fatto ^^ Ok, sono dei grandissimi impiccioni XD Spero che anche il seguito ti sia piaciuto, prometto che i prossimi capitoli saranno più divertenti. Ciao e grazie!

Ragazza_innamorata: ma grazie! Addirittura nei preferiti dal primo capitolo! Speriamo di rimanerci XD Grazie dei complimenti, punto sempre tanto sulla pulizia dello stile e sull’originalità (anche se questa raccolta è “normale”, ho fatto di peggio XD). Spero di risentirti ^^

Vale: eh, sensei, sono contenta che l’idea della mia raccoltina ti piaccia, anche se, lo sappiamo bene, non è che naviga nell’originalità XD sono il primo caso di auto-plagio XDDD ma si può essere più cretine? Non credo. Comunque, era proprio la familiarità che volevo trasmettere con il primo capitolo, sapere che è stata colta mi fa svolazzare almeno a 2 metri di altezza XD Mi sono riletta il tuo commento solo ora, lo sai quanto me la sia presa la prima volta XD Non sono abituata ai complimenti e ho un carattere odioso per cui devo sempre essere la migliore XD Ma quello che mi hai scritto mi ha fatto commuovere, si sente che era detto dal cuore ç___ç Grazie, per apprezzarmi come autrice, per leggere i miei deliri, per essere mia amica. E la mia sensei XD

Saffo: ciao cara XD Ho l’abitudine di commentare sempre tutto quello che leggo, le tue fic non potevano mancare, mi fa solo piacere ^^ Cmq, io adoro Shikamaru e Temari anche per il modo in cui s’intendono *____* Adoro i loro dialoghi. E grazie di tutti i complimenti *sprofonda in una buca* Ciao!

Lely1441: buh. Già, che fortuna che sei capitata qui… Altrimenti ti perdevi ‘sta cosa XD La prossima volta avvero sicuro *fischietta* Lely, lo confesso, la frase sul letto di Shikamaru me la sono sognata XD Ogni tanto mi capita, come ben sai XD (tipo altre mie fic deliranti). Ma io sono straconvinta che Temari non sia un maschiaccio, ma proprio per niente! Non so che è ‘sta mania di descriverla così, a me non pare XD (non smetterò mai di ripetere che se io fossi un maschiaccio o in sovrappeso non me ne andrei in giro in minigonna o con delle calze a rete che fanno un effetto-cotechino magnifico al primo grammo in più di grasso XD). Grazie dei complimenti, e del commento, e di tutto *____* Ti adoro anche io, un abbraccio stritolante! (che prima o poi ti darò anche ti persona ^^). Ciao!

Lily_90: oddio, io non so come ringraziarti di tutti questi complimenti! Sappi che mi hai ridotto a uno stato pietoso XD credo di aver raggiunto colori fosforescenti mai visti prima >////< Grazie, davvero. Comunque, la colazione mi piace come pasto della giornata, non so, mi dà idea di essere quello più intimo (quando non devo correre perché sono in ritardo ^^”), e di solito si passa con la famiglia. Non so, sarà che per me è un momento intimo e familiare, ma pensare di trovare qualcuno nella mia cucina mi stupirebbe XD (ma se fosse il ragazzo che mi piace, beh, è un altro discorso, come nella fic ^^). E ovvio che i genitori di Shika erano d’accordo XD Meno male che si capiva. I genitori sanno essere dei veri impiccioni se si tratta del primo amore del loro figlio (ho un fratello, so di che parlo, credimi, la raccolta è in parte autobiografica XD). Grazie ancora! Spero che ti piaccia anche il secondo capitolo (il prossimo sarà migliore, lo prometto).

Cyberman93: ma tu sei un ragazzo! Sei il primo che mi recensisce! Non sai che emozione ^^ Allora esistono ragazzi che leggono fanfic XD Ok, finito lo sclero, sono contenta che ti piaccia la fic! E sono contenta di essere riuscita a infondere serenità ^^ Era il mio intento! Grazie mille del commento, ciao!

bambi88: uhm, in effetti è preoccupante, finisco nei tuoi preferiti… Spero solo di rimanerci XD Comunque, anche io amo uno stile pulito, e tengo tantissimo alla correttezza della storia, sono pignolissima, ma sono contenta che qualcuno apprezzi il lavoro che c’è dietro ^^ Nel primo capitolo i genitori di Shika erano di sfondo, in questo secondo invece partecipano un po’ di più (chi l’ha letta in anteprima ha detto che ha amato/odiato Yoshino ^^”). Il tuo commento basta e avanza, e i tuoi complimenti sono davvero gentili. Grazie davvero.

shikatema: sono contentissima che il primo capitolo ti sia piaciuto ^^ chi mi conosce sa che il mio genere è il comico, quindi qualcosa di divertente ogni tanto devo metterlo, è più forte di me XD Ma sono una persona moooooolto romantica, e per quanto mi sia difficile scrivere scene del genere, la raccolta avrà il suo tocco di romanticismo, ovvio! XD Lo avrai notato in questo capitolo ^^ Che spero ti sia piaciuto lo stesso. Poi, avevo letto una tua fic a suo tempo, “Irresistibile seccatura” ^^ Comunque ho fatto un salto nel tuo account, ho lasciato un paio di commenti. Dato che sto recuperando un po’ tutte le fic, mi ci vuole tempo, e sto saltando le inconcluse (o le longfic molto lunghe, mi serve tempo), ma comunque tutto ciò che leggo commento, ho sempre fatto così anche per fic pubblicate anni fa XD Penso che commentare sia un dovere di ogni lettore. Quindi abbi pazienza, prima o poi mi metterò in pari anche con le tue fic. Un bacio, ciao!

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Capitolo 3
*** Before Dinner ***


Note: ecco il terzo capitolo

Note: ecco il terzo capitolo. Il prossimo è l’ultimo, come già accennato. Mi sono divertita a scriverlo, almeno la prima parte, ma rimando le precisazione alla fine, perché stavolta ho cambiato un po’ l’idea che c’è in questo fandom, ma l’ho fatto seguendo una mia riflessione. Quindi chiedo scusa se a voi amanti del pair sembrerà un capitolo strano, che suona male, e se non vi torna qualcosa. Intanto vi lascio alla lettura (sarà strano che dopo questa introduzione apocalittica qualcuno avrà il coraggio di leggere XD). A dopo ^^

 

 

You make me feel at home

 

 

Capitolo 3- Before Dinner  

 

 

“Mi passi le carote?”

“Eccole.”

“Per le zucchine quanto manca?”

“Credo un paio di minuti al massimo.”

“Bene. Allora possiamo riposarci un po’” dichiarò Yoshino, tagliando a metà una patata.

Temari si passò una mano sulla fronte accaldata, portandosi una ciocca dietro l’orecchio. Stare dietro ai fornelli richiedeva una concentrazione non indifferente, oltre al calore che si diffondeva tutto attorno. Non che lei non ci fosse abituata, ma quel tipo di caldo era tutta un’altra cosa.

“Allora” riprese la donna, “come va?” s’informò.

“Ehm, bene, signora” rispose Temari, mescolando il riso nella pentola.

Ormai la sera era calata, dalla finestra aperta entrava un bel venticello fresco, un vero refrigerio per chi, come loro due, si trovasse a lavorare con tutto quel calore. Ma preparare la cena non era poi così fastidioso o pesante, un po’ per la compagnia un po’ per quel clima di serenità che la ragazza respirava così bene in quella casa. Odore di famiglia, insomma. E riunirsi la sera, dopo una giornata di fatiche, intorno a un tavolo a mangiare prelibatezze e a parlare (chi più chi meno) tutti insieme, non era affatto male. Anzi, ci si era abituata senza troppi problemi. Ci si era abituata anche troppo.

“Gli esami dei Chuunin si avvicinano, avrai un bel po’ di lavoro da svolgere…” riprese la donna.

“Niente che non possa sopportare, sono abituata a ritmi più severi. Più che altro sono i miei Genin, ogni anno che passa diventano più scalmanati, proprio stamattina hanno attaccato briga con una squadra di Konoha, sono peggio dei bambini” sbuffò stanca.

“Ma sono sicura che tu riesca a farti rispettare.”

“Io sì. Ma Shikamaru non fa che mettersi in mezzo e rovinare tutto!” disse concitata.

“Che ha combinato?”

“Ha pensato bene di offrire il pranzo a tutte e due le squadre di Genin, così fanno amicizia! Da non credere, ora adorano lui e odiano me.

Yoshino ridacchiò, mentre sistemava le verdure cotte su un piatto.

“Devono imparare l’educazione, non il modo migliore per mangiare carne arrosto!” si lamentò ancora, posando il mestolo di legno.

Parlare con Yoshino ormai era diventato familiare, insieme si trovavano bene, e Temari le raccontava più che volentieri la sua vita. Tanto con quella donna non c’era pericolo di rimanere senza argomenti…

“Beh, ma tra voi due va sempre bene?” s’interessò infatti, andando diretta al punto.

“Non ho ancora deciso se fargliela pagare o no. Ma per il resto va tutto bene” arrossì, vagamente in imbarazzo.

“Bene! E’ questo l’importante, no?” sorrise contenta l’altra.

S-sì.”

Calò un silenzio teso di imbarazzo, almeno per Temari, perché Yoshino era perfettamente a suo agio, anche a parlare tranquillamente con la fidanzata di suo figlio della loro relazione. E decisamente, non era una situazione particolarmente idilliaca…

“Uhm, Yoshino-san, mi passa il sale?”

“Tieni, cara” rispose la donna, passandole la saliera.

Temari si occupò dell’insalata, mentre l’altra controllava il grado di cottura della carne.

“So che siete famosi nel palazzo dell’Hokage” se ne uscì la donna.

“Ehm, in che senso?”

“Vi fate notare. Litigate spesso” spiegò ridacchiando.

“E’ colpa di suo figlio! Sembra nato per farmi perdere la pazienza!” si difese.

“Lo so… Ma so anche che quando torna a casa ha sempre un bel sorriso felice sulle labbra, e credo proprio che sia merito tuo” evidenziò piano.

Temari si limitò a lavare una scodella in silenzio, insistendo forse un po’ troppo con la spugnetta insaponata su una macchia di sporco. Era vero che da quando lei e quel pigrone stavano insieme le visite alla sua famiglia si erano intensificate, ma c’era sempre quel senso di inadeguatezza, come se non potesse mai abituarsi a quella situazione, nonostante Yoshino e Shikaku l’avessero quasi adottata. Forse dipendeva dal fatto che non sapeva bene come comportarsi in casi del genere, con una vera mamma e un vero papà…

“Quando Shikamaru non torna a casa la notte, si ferma da te?”

O forse erano quelle domande un po’ troppo invadenti, alle volte.  

N-non lo so” ammise arrossendo. Ma che le succedeva in presenza di quella donna? Possibile che anche una come lei si potesse sentire in imbarazzo? Ah, era sicuramente colpa di Shikamaru, avrebbe messo in conto più tardi anche questo.

“Scherzavo. Il riso mi sembra pronto, ci pensi tu?”

Temari ubbidì, mentre l’altra sistemava il resto.

“La ricetta di quel dolce che mi hai dato la settimana scorsa era davvero ottima. La cucina di Suna dovrebbe essere apprezzata di più anche qui da noi” riprese il discorso.

“Non mi dica che è piaciuto anche alla signora Yamanaka?!” si stupì la ragazza, sapendo quanto in quella famiglia si tenesse alla linea.

“Ha mangiato tutta la sua fetta!” raccontò entusiasta ridendo.

“La prossima volta aggiunga anche un po’ di vaniglia, e vedrà che farà anche il bis” ridacchiò.

“Lo terrò a mente” sorrise.

“Ah! Si sta bruciando qualcosa!” si allarmò, aprendo di corsa il forno. Yoshino, munitasi di guanto, tirò fuori la teglia appena in tempo per vedere un lieve fumo nero fuoriuscire da essa. “Non si sarà bruciato?”

“No, è ancora salvabile” la donna iniziò ad armeggiare con lo sformato, sotto lo sguardo incuriosito di Temari. Quindi era così che una vera mamma cucinava… Non come lei, che appena bruciava qualcosa iniziava ad urlare in preda ad una crisi di nervi, e poi toccava sempre a Kankuro uscire a comprare la cena, mentre Gaara sistemava la cucina terremotata.

Entrambe sospirarono di sollievo ad operazione conclusa, mettendo in acqua la teglia incrostata.

“Se Shikamaru non mangia tutte queste cose, lo uccido” minacciò Temari, adocchiando le pietanze ormai quasi pronte.

“Vedrai che non si lamenterà. Non con te almeno.”

“Lo spero” sbuffò. “Dopo tutta questa fatica…”

Yoshino sorrise. “Shikamaru è il mio unico figlio ed è tutta la mia vita, ho sempre pensato che sarei stata gelosa di lui, e invece mi riscopro contenta che stia con una ragazza come te.”

“Grazie” sussurrò appena l’altra, imbarazzandosi nuovamente.

“E non solo perché noi due andiamo d’accordo, ma anche perché so che con te è al sicuro, e che con te sta bene. Non l’ho mai visto felice come adesso, non lo lasciare, per favore.

N-non è nei miei programmi futuri” ammise con un sorriso, fissandola negli occhi con sicurezza.

“E dagli una svegliata ogni tanto, o rischia di addormentarsi anche mentre cammina” sbuffò.

“Lasci fare a me!”

E si ritrovarono a ridere entrambe.

“Lo sai, Temari, penso che il tuo unico difetto sia che abiti a Suna!”

 

“Ah, mamma, tu sì che sai essere divertente…

 

Le due donne si voltarono verso la porta, dove sullo stipite era appoggiato sonnacchiosamente il ragazzo in questione.

“Che vorresti dire?” s’infiammò Temari, asciugandosi con forza le mani su un panno di spugna.

“Che quello di abitare a Suna è il tuo unico pregio” la prese in giro, entrando nella stanza e avvicinandosi a lei.

“Beh, almeno io ne ho uno” rispose a tono, incrociando le braccia sul petto.

Shikamaru, tu e quello scansafatiche di tuo padre avete apparecchiato la tavola, di là?” chiese la madre.

“Uffa, sì” sbuffò, stanco di chissà quale fatica. “Che buon profumino, che avete preparato?” s’incuriosì, guardando oltre la spalla della fidanzata.

“Lo scoprirai presto, manca poco” rispose Yoshino.

“Uhm. Non ci farai avvelenare tutti da Temari, vero?” scherzò, posando la mano sul fianco della ragazza, che però prontamente si scostò.

“Ma sta’ zitto, tu. Non ti sei mai lamentato della mia cucina” chiarì lei con fare minaccioso.

“No, è vero…” ammise, ripensando a quei dolci ricordi. Dolci nel senso letterale del termine, perché con Temari altri tipi di dolcezza erano più unici che rari.  

“Quindi ti piace, eh?” chiese con un sorrisetto di vittoria.

“Uhm, sì” capitolò, per colpa anche dello sguardo minaccioso di sua madre che non prometteva niente di buono.

Temari sorrise ancora di più, avvicinandosi a lui e dandogli un piccolo bacio sulle labbra.

T-Temari! Ma sei impazzita?!” urlò lui, indietreggiando di un passo e diventando del colore di un pomodoro maturo.

“Che c’è? Non dirmi che adesso ti imbarazza darmi un semplice bacio, quando invece facciamo molto di più insieme…” insinuò maliziosa, muovendo un passo verso di lui.

Temari! Non so di che parli!” si difese arrossendo ancora di più, guardando prima lei, poi sua madre, che aveva uno sguardo a metà tra il curioso e il divertito.

“E dai, scherzavo. Calmati” si fermò lei, scrollando le spalle, prendendosi la sua piccola rivincita.

“Non è divertente!”

Tu sei divertente. Non è vero, Yoshino-san?” chiese angelica, mentre l’altra donna annuiva contenta.

“Sono in completo svantaggio, me ne torno di là” si arrese.

“Già che ci sei, apri il vino” ordinò sua madre, porgendogli la bottiglia, mentre lui sbuffava e borbottava un “ma che mi è saltato in mente di entrare nella tana del lupo? Devo essere impazzito…”

“Che succede qui?” fece la sua comparsa Shikaku, entrando anche lui in cucina, che non era mai stata così affollata.

“Niente, tuo figlio si comporta come un bambino” spiegò Yoshino.

“Mamma!” si lamentò il figlio in questione, mentre lottava contro il tappo di sughero.

“Che buon odorino, tesoro. Manca tanto?” chiese Shikaku a sua moglie.

“No, stavamo chiacchierando nel frattempo” rispose amabile, mentre una Temari esasperata spingeva Shikamaru di lato e stappava con un solo gesto la bottiglia, posando il tappo nella mano del ragazzo.  

“Posso aiutarti con qualcosa?” chiese l’uomo, conscio di come bisognasse comportarsi con quel tipo di donna.

“Oh, no, figurati caro. Vai pure a riposarti” sorrise infatti questa.

Shikaku-san, lei sì che è un vero uomo. Mi chiedo da chi abbia preso questo qui” disse, indicando il ragazzo al suo fianco.

“Ehi!” si lamentò infatti quest’ultimo.

Temari adorava Shikaku, era un uomo così calmo e pacato, ma sempre gentile con lei, non rifiutava mai di darle una mano con il lavoro, si preoccupava di farle fare pace con Shikamaru quando litigavano, e le lasciava quasi sempre la sua fetta di dolce. E poi non faceva domande invadenti come la moglie.

“L’altro giorno stavamo pensando a una cosa…” iniziò Yoshino, accoccolandosi sotto il braccio del marito.

“Quale?” s’incuriosì Temari.

“Ci piacerebbe avere un nipotino!” concluse Shikaku con un sorriso.

Ok, tralasciamo la parte sulle domande invadenti. Probabilmente era una cosa di famiglia.

Nel frattempo, Shikamaru quasi soffocò con la saliva, cominciando a tossire forte.

P-papà! Ma ti sembrano richieste da fare?!

“Che c’è di male? Io e tua madre stiamo invecchiando e tu stai crescendo, a questa casa serve un po’ di allegria… E non c’è niente di meglio di un bambino, non trovi cara?

“Sono completamente d’accordo con te” lo assecondò la moglie.

“Beh, ma… Voi siete ancora giovani, e io sono ancora giovane. E poi c’è Temari che…” ma si bloccò, a corto di parole.

Che…?” lo incoraggiò quest’ultima, alzando un sopracciglio.

“Che…” deglutì. “Che è una kunoichi troppo brava per lasciare tutto e mettersi a fare la casalinga” si salvò, mentre lei sorrideva compiaciuta.

Shikamaru, che staresti insinuando?” lo minacciò sua madre, dopo aver incrociato le braccia sul petto, segno eloquente di perdita della pazienza.

Il ragazzo si sentì tra due fuochi, due pericolosissimi fuochi pronti a bruciacchiarlo alla prima mossa falsa. Guardò il padre in cerca di aiuto, ma questo si limitò a stringersi nelle spalle, incapace di far uscire il figlio dalla pessima situazione in cui si era andato a cacciare.

“Ehm… ecco…” provò balbettando.

“Mi spiace, ma un figlio non è in programma” dichiarò Temari, con la semplicità necessaria per dire “fuori c’è il sole”.

“Cosa?” chiese stupito Shikamaru, risultando strano anche a se stesso, mentre i suoi genitori si rabbuiavano. Forse era davvero impazzito…

“Ho detto che non ho intenzione di avere figli” chiarì meglio lei, scandendo le parole.

“Eh? E perché?” domandò ancora con più interesse.

Shikamaru, sei strano” affermò, andando poi a sistemare un piatto sul tavolo.

“Beh, cara, sei ancora giovane, ma sei una donna anche tu e immagino che un giorno vorrai averne, no?” provò Yoshino, mascherando la punta di delusione che le parole della ragazza le avevano provocato.

“Uhm, no, non posso proprio farlo” rispose alzando le spalle.

Temari, ma la nostra famiglia ha bisogno di un erede, lo sai?” cercò di convincerla Shikaku.

“Ma non è detto che la nostra storia duri ancora a lungo, no?” disse rivolgendosi al ragazzo. “E poi non mi sembra il caso di insistere su una cosa così intima e personale” arrossì, anche se con fare sicuro.

Shikamaru le si avvicinò, afferrandola per un braccio e ottenendo la sua attenzione. “Mi spieghi qual è il problema?” sussurrò.

“Nessuno. Non capisco tutto questo interesse da parte tua” cercò di liberarsi.

“Non pensi che sarebbe un po’ triste la nostra vecchiaia?” riprovò.

“Siamo ninja, non è detto che invecchieremo.”

“E smettila con questo cinismo. E’ per i tuoi fratelli vero?”

Temari si fermò, sgranando gli occhi. Quanto detestava quel suo cervello alle volte…

“Ovvio che è per loro!” rispose brusca, liberandosi dalla sua stretta. “Come pensi che la prenderebbero?”

“Beh, non mi sopportano molto, ma si abitueranno, no?” scherzò.

“No. Non ho intenzione di farli stare in ansia per nove mesi, soprattutto Gaara. Quindi togliti dalla testa idee sciocche del genere o trovati un’altra” minacciò seria.

Temari, le complicazioni del parto non sono ereditarie, quello che è successo a tua madre…

“Lo so benissimo! Ma la cosa non cambia” s’impuntò, incrociando le braccia sul petto.

“Ehm…” riprese lui, lanciando un’occhiata ai suoi genitori, che iniziarono subito una fitta discussione su come mischiare meglio l’insalata, facendo finta di non stare ad ascoltare i due ragazzi. “Lo sai che a Konoha abbiamo i migliori medici, vero? I tempi sono cambiati. Dai, dimmi che non hai mai pensato ad averne uno…

“Uhm, forse” concesse, arrossendo. “Non ora però. E non è detto che sia con te.”

“No” ridacchiò. “A me piacerebbe una femmina, ma poi non vorrai che quella bimba sia tutta sola, vero?”

“Forse sarebbe meglio…” si scurì.

“So che non lo credi e non lo hai mai creduto. Le bambine sono brave ad occuparsi dei fratellini, no?” anche se uno è un pazzo furioso omicida e l’altro è un pazzo furioso arrogante. Ma preferì tacere.

Mh. Sei una seccatura, Shikamaru, alla fine si fa sempre come vuoi tu” capitolò, mentre lui l’abbracciava, lanciando uno sguardo dietro di sé, dove l’animata discussione su come tagliare le patate proseguiva.

“Allora, mangiamo qualcosa?” propose, mentre le baciava la fronte.

“Prima rimangiati quella cosa che hai detto poco fa!”

“Quale cosa?”

“Su Suna e sul mio unico pregio” chiarì.

“Oh, no. Neanche sotto tortura. L’altra volta Kankuro mi voleva lanciare contro non so quale delle sue marionette perché ho detto che vivere in quel posto sabbioso dimenticato da Dio non è il massimo, urlandomi dietro che è un vero pregio essere di Suna. Ora ti tieni il tuo pregio.”

“Beh, ma non vuol dire che ho solo quello…” s’imbronciò.

“No? E quali sarebbero gli altri?” s’interessò curioso.

“Questo dovresti dirmelo tu! Qualcosa di carino e dolce” sorrise.

“Non puoi entrare nella stessa frase di carino e dolce, tu.”

“Cosa?!

“Sei irascibile, bisbetica, manesca e non fai che metterti al centro dell’attenzione. Ah, fermami pure quando incontri dei pregi, eh!

“Ma io ti ammazzo!”

“E hai anche manie omicide, ma forse è una cosa di famiglia” ridacchiò.

Shikamaru, tu hai deciso di morire stasera, preparati!”

E mentre il ragazzo fuggiva nella sala, inseguito dalla sua adorabile fidanzata, tra una risata e l’altra, Shikaku e Yoshino rimasero in cucina con un tenero sorriso sulle labbra.

“Caro, pensi che rivedremo quei due prima di domani mattina?”

“Non credo.”

“E ora che ci facciamo con tutta questa roba da mangiare?”

Shikaku si strinse nelle spalle, assaggiando un bocconcino di pollo.

“Allora, niente da dichiarare?” chiese sua moglie, mentre attrezzavano il tavolo della cucina per cenare, almeno loro due.

L’uomo masticò con calma ad occhi chiusi, prima di guardare Yoshino negli occhi con assoluta sicurezza.

“Scommetto che entro l’anno prossimo avremo un bel nipotino.” 

 

 

Fine

 

 

 

Note: dunque, eccomi qui XD Il capitolo come avete letto è incentrato su Temari e Yoshino. Ho letto diverse fic in cui si descrive un loro rapporto non proprio idilliaco, proprio perché sono simili. Io ho avuto un’esperienza personale molto simile, e posso assicurare che non c’è stato assolutamente uno scontro, anzi, c’era assoluto accordo (con tanto di cenette comuni). Proprio perché sono uguali ^^ L’ho detto che questa raccolta è autobiografica, ma no, non ero io la ragazza in questione, io ho guardato le cose di nascosto e le ho potute studiare meglio.

Ok, aspetto le vostre opinioni su questo capitolo, e vi anticipo che nel prossimo non so che accadrà XD In fondo, la famiglia si deve allargare, no? ^^

 

Ps. Vado a Lucca domenica!!! Me felice, è la prima volta. Se perderò qualche vostro aggiornamento recupererò tutto la prossima settimana ^^

 

 

 

 

Ringraziamenti ai commenti:

Vale: guarda che Yoshino l’ho fatta simile a mia madre, non alla tua XD bah, si vede che sono tutte uguali XD Meno male che stavolta hai diminuito i complimenti, altrimenti mi arrabbio XD e inizio a parlare romano più di quanto già non faccia XD Il senso di familiarità dovrebbe essere una costante di questa raccolta, sinceramente a me il secondo capitolo non lo dava per niente XD Forse perché era incentrato su loro due, più che sulla famiglia in generale, ma mi serviva così XD Per il quasi bacio, eh… Aspetta, va’ XD *la gigia fugge via lasciando dietro di sé un polverone* A presto ^^ *saluta con un fazzolettone bianco*

Bambi88: beh, io non so proprio che dirti… Un grazie mi sembra proprio riduttivo dopo un commento così positivo, ma sono a corto di parole e tremendamente imbarazzata ^///^ E pensare che a me sembrava un capitolo confusionario al massimo, con 300 argomenti piazzati lì a caso ^^” Spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo, che trovo più ordinato. Ehm, Yoshino è parecchio autobiografica XD lo ammetto. E già una mia amica mi ha detto che la trova simile a sua madre, si vede che sono tutte uguali XD Grazie davvero.

JayBoy: è stato un piacere recensire la tua fic, è davvero splendida ^^ Amo la comicità ben fatta. Sono contenta che hai trovato i personaggi IC e che la fic ti piaccia ^///^ Grazie mille del commento.

Dot_Bliss: ma grazie! ^^ Il terzo capitolo eccolo qui XD Ci ha messo un po’ per uscire fuori dalla mia testolina, ma spero ti piaccia lo stesso (e che tu e gli altri lettori non abbiate fatto la muffa nell’attesa XD). Grazie mille per i complimenti!

Saffo: ehm, la parte delle merendine mangiate è, come dire, autobiografica ^^” *si nasconde* mio fratello mi ha dato più di uno spunto per scrivere questa raccolta, il merito è tutto suo XD (e avrei preferito non scrivere la raccolta e avere le mie merendine ancora intatte -___-). Poi, gli uomini sono dei cretini, tutti e indistintamente -___- mai una volta che capissero qualcosa al volo XD e Shikamaru non fa eccezione. Povero, è anche giovane però, questo glielo concedo ^^ E spero che Temari riesca a indirizzarlo nel verso giusto ^_^ Ok, sto delirando, la smetto. Mi raccomando tu continua a scrivere, eh! Ci conto. Ciao!

Gohan e Videl: l’amore non è bello se non è litigarello XD quanto hai ragione. Cioè, io mi stancherei subito *non sa neanche cosa sia la pazienza* ma per loro due è veramente perfetto XD Io li trovo adorabili. Ma io trovo anche Gaara adorabile, mi sa che non faccio testo XD Grazie del commento e per aver messo la raccolta nei preferiti, spero di non deluderti ^^ (ma sei una o due? XD dal nick non capisco XD).

Lily_90: io con te mi stupisco sempre XD Mi dici che i titoli delle altre fic sono belli, e io li ho scelti a casaccio 2 minuti prima di postare, mi dici che la parte finale di questo capitolo è intensa (tra Yoshino e Shikaku) e io l’ho scritta come tappabuchi per dare una parvenza di conclusione XD Certo, farei meglio a tenere per me queste cose, non ci faccio una bella figura, ma o tu sei troppo buona e mi fai troppi complimenti o io sono un genio e non lo sapevo. E la seconda la escludo (lasciamo il titolo di genio a Shika, io non me ne faccio niente) XD Dopo tutto questo preambolo inutile e scemo, ti dico che sì, Temari è leggermente invidiosa della famigliola Nara. Io lo sarei se fossi nel suo caso. La raccolta si basa su questo, in effetti, vedremo come finirà ^^ *non lo sa neanche lei* Il punto è che, come dice il titolo, “tu mi fai sentire a casa”, ma non si sa a chi dei due è riferito ^^ Ti voglio poi ringraziare per tutti quei complimenti ^///^ Sbrigati ad aggiornare qualcosa che devo ricambiare il rosso fosforescente che mi hai fatto diventare XD Ciao. Ps. Ora non solo faccio capitoli chilometrici, ma scrivo anche risposte chilometriche… mi spavento da sola XD

Cyberman93: ciao ^^ wow, somigli a Shika? Spero un po’ meno pigro XD Faccio sempre molta attenzione allo studio delle sensazioni, a come esprimerle meglio, sono contentissima che qualcuno ci faccia caso e apprezzi ^___^ Grazie del commento, davvero!

 

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Capitolo 4
*** Snack Pause ***


“Le ha toccato il sedere

Note: sono stata cattiva, molto. Ma contavo sull’effetto sorpresa.

Dunque, abbiamo detto negli scorsi capitoli che Temari ormai si è ambientata e fa parte a tutti gli effetti della famiglia di Shikamaru. Lui, a sua volta, sente in lei la sua vera famiglia, dato che si amano taaaanto *qui è la fangirl che parla*. Hanno avuto il loro lieto fine.

Bene.

Manca ancora qualcosa però. O meglio, qualcuno

 

 

You make me feel at home

 

 

Capitolo 4- Snack Pause  

 

 

 

“Le ha toccato il sedere!”

“L’ha soltanto sfiorata per sbaglio, non ti agitare.”

“Guarda! L’ha rifatto!” continuò indignato.

“Stanno solo giocando.”

“Ma come fai a restartene così calmo mentre quell’idiota mette le mani addosso a mia sorella?”

“A nostra sorella, Kankuro. Ed è meglio per tutti quanti se faccio finta di non capire” sibilò il minore con fare minaccioso.

Gaara, forse possiamo inventarci qualcosa per farla stare con noi, che dici?”

“Che l’idiota lo capirebbe subito e farebbe una contromossa.”

Ed entrambi guardarono torvi davanti a loro, mentre Shikamaru e Temari scherzavano e ridevano, tra un abbraccio e un bacio.

“Mi sta venendo la nausea” sbottò Kankuro. “Possibile che quei due siano sempre così? Non hanno il minimo contegno!”

Mh.”

“E che bisogno c’è di baciarla di continuo? Non capisco come non le faccia schifo…” continuò indignato. 

Mh.”

“E non fa che abbracciarla! Ma dove vuoi che vada?! La casa è un buco! Non la perde mica se la lascia libera per un attimo!” evidenziò al limite della sopportazione.

Mh.”

“Ora la soffoca…”

Kankuro, smettila di farmi la telecronaca, li vedo con i miei occhi” dichiarò pacato Gaara, mentre il fratello lo scrutava curioso. L’apparenza era la solita, calma ed equilibrata, ma chissà che si agitava nella testa del minore… L’altro poteva quasi giurare che quell’espressione ricordava quella dei bei tempi andati, dove una parola fuori posto equivaleva a uno stupendo stritolamento con la sabbia. Ah, che avrebbe dato per sentire ancora una volta quelle dolci parole di quella tecnica sublime dalla labbra del fratello… Proprio ora, proprio con quel cretino che avevano davanti ai loro occhi.

“Scusa” si limitò a dire con una scrollata di spalle. “Però potrebbero tenerci un po’ in considerazione, siamo a due metri da loro!”

“Saremo almeno a dieci metri.”

“E vabbe’, ma che bisogno c’è di stare appiccicati come se non si vedessero da mesi?”

“Non si vedono da tempo, ti ricordo che l’idiota è di Konoha.”

“Ma Gaara! Non sarai dalla loro parte?!” chiese sconvolto.

“Ovviamente no” sussurrò, scrutandoli minaccioso da lontano.

“Per un attimo mi hai fatto preoccupare…” sospirò di sollievo. “Dobbiamo trovare una soluzione però.”

“Ci sto già pensando…”

“Davvero?”

“L’idiota farà una mossa falsa prima o poi, e quello sarà il mio momento” spiegò calmo.

“Il nostro momento!” si batté una mano sul petto. “Conta pure su di me!” disse, mentre il fratello annuiva.

Non si sarebbero mai abituati a quella situazione, per quanto ormai fosse una cosa di un certo tempo. E nonostante fosse inutile accanirsi così, Kankuro preferiva di gran lunga seguire la sorella fino a Konoha che rimanersene a Suna a immaginare. Aveva sempre pensato che il futuro (molto futuro) fidanzato di Temari sarebbe dovuto essere un ninja esperto e forte, in grado di battere persino lui. E invece… Guardò davanti a sé, notando quel ragazzo, troppo magro, troppo debole, troppo apatico. Decisamente, non andava bene.

Gaara invece aveva imparato a far finta di niente, a ignorare semplicemente la cosa, come se non esistesse (sperando magari che sparisse davvero), ma a volte gli toccava assistere a scenette raccapriccianti come quella che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Per fortuna, le visite del Kazekage nel Paese del Fuoco erano piuttosto rare, o avrebbe rischiato di radere al suolo qualcosa, se lo sentiva. Il problema era che non riusciva a dire di no a sua sorella, e si ritrovava lì, a casa di quel ragazzo totalmente sbagliato per Temari, senza poter alzare un dito – e nemmeno un granello di sabbia.

“Ah! L’ha fatta cadere! Lo dicevo io che era troppo debole!” disse Kankuro, notando la sorella seduta per terra che si teneva la caviglia.

“Io lo ammazzo” sibilò Gaara, scrutando torvo davanti a lui.

“Eh?” sudò freddo l’altro.

“Niente. Andiamo” disse, mentre entrambi si avvicinavano alla coppia, seduta sul prato.

Temari, tutto bene?” domandò preoccupato il fratello più grande, accovacciandosi al suo fianco.

“Sì, sono solo inciampata” rispose tranquilla.

“Tu non inciampi mai” sussurrò Gaara, lanciando un’occhiata al ragazzo seduto accanto a lei. “Ti porto del ghiaccio?” propose però a voce più alta.

“No, non serve” dichiarò, mentre una fitta di dolore le increspava i lineamenti.

“Chiamo un medico!” si allarmò Kankuro.

“Torna qui” lo richiamò lei. “Non è niente di grave. Posso camminare” assicurò, cercando di alzarsi in piedi, ma il dolore alla caviglia la costrinse a tornare seduta.

“Che stavi dicendo?” la prese in giro lui.

“Non dire una sola parola” minacciò, mentre il fratello ridacchiava.

Temari, mi dispiace” si scusò Shikamaru, prendendo la parola.

“Non è colpa tua, non ho fatto caso a dove mettevo i piedi” cercò di tranquillizzarlo, avvicinandosi al suo viso per dargli un bacio.

“Beh, meglio assicurarsi che non sia niente di grave” propose Kankuro, prendendo la sorella per un braccio e allontanandola dall’altro.

“Ti ho detto che sto bene” s’intestardì lei.

“A me non sembra.”

“A me sì.”

Kankuro ha ragione” s’intromise Shikamaru. “Ti porto in casa, almeno” disse, passandole un braccio dietro le spalle.

“Ehi! Che fai? Togli quelle mani da lei!” saltò su.

“Sarà difficile portarla in casa se non la prendo in braccio” rispose pacato, come un dato di fatto.

Lo sbuffo – che doveva essere una risatina sommessa - di Gaara, che aveva assistito a tutta la scena in silenzio, non passò inosservato.

“Che c’è?” chiese leggermente infastidito Shikamaru.

“Niente. Portala pure. Se pensi di farcela…” sibilò sibillino in modo che solo l’altro potesse sentirlo.

Shikamaru arrossì leggermente, prima di raccogliere le energie per lo sforzo di prendere in braccio la ragazza. Certo che il portico di casa sembrava così lontano ora… Il divano del salotto era fuori discussione…

Ma non era il momento di farsi prendere dallo sconforto! Lui ce l’avrebbe fatta, solo per dimostrare a quei due di essere degno della loro sorella. E per Temari, ovvio.

“Cosa?! E’ mia sorella e ci penso io!” s’intromise Kankuro, spostando le braccia dell’altro ragazzo, già avvolte intorno al corpo della fidanzata.

“Vi ho detto che non mi serve!” si lamentò scontrosa Temari, nel frattempo.

Shikamaru intanto fissava Gaara, serio e letale come al solito, con le braccia incrociate sul petto. Quella era una sfida, non ci voleva molto per capirlo. Non ci voleva molto per capire neanche che il rapporto con quelle due teste dure dei fratelli non era proprio quello che si definiva idilliaco.

Kankuro, lascia stare” dichiarò pacato il minore.

“Cosa? Ma perché?” ma bastò fissare gli occhi del fratello per capire che quel leggero scintillio indicava una cosa ben precisa.

Il suo momento. Il loro momento.

Kankuro ghignò mentre si rialzava, allontanandosi dalla sorella e imitando la posizione del fratello, con le braccia incrociate sul petto.

“Perché ci penserà il fidanzato di Temari ad occuparsi di lei” spiegò calmo Gaara, rispondendo al fratello.

E Shikamaru era convinto che quella vaga increspatura del labbro superiore era un ghigno vero e proprio. Deglutì a vuoto, avvicinandosi di nuovo alla ragazza e lanciando uno sguardo al portico.

Troppo lontano.

“Ti ho detto che non ne ho bisogno” riprovò lei, senza perdere le speranze. Ma il ragazzo non la ascoltò nemmeno, alzandola di peso tra le sue braccia e sospirando di sollievo. Bene, la prima parte era andata. C’era una sfida da portare a termine, nessuno poteva intromettersi.

“Sicuro di farcela?” sussurrò Gaara, tagliente, dando un’occhiata alle sue braccia troppo magre.

“Certo. Non è pesante” si vantò, mentre Temari gli sorrideva soddisfatta per il complimento ricevuto e gli passava le braccia intorno al collo, facilitandogli non di poco l’impresa.

Mosse solo un paio di passi, quando: “non ti sforzare, è normale che tu non ce la faccia, hai tre anni meno di lei” dichiarò pacato Gaara. E quel tono poteva tanto sembrare vera preoccupazione nei suoi confronti.

Shikamaru si bloccò. Sapeva cosa significava: non sei alla sua altezza. Un bel ritornello che quei due gli ripetevano da tempo, beh, non a parole, ma quegli sguardi di disprezzo bastavano e avanzavano. “L’età non conta, sono forte abbastanza” ammise, mentre una goccia di sudore rotolava sulla sua fronte, sotto il ghigno divertito dei due.

Mosse qualche altro passo, sempre più vicino al portico. Ma quanto si erano allontanati?

E come era finito in quella situazione, a dimostrare qualcosa a qualcuno? Ma che gliene importava? L’orgoglio non era mai stato il suo forte, bastava lasciare Temari al fratello, che sembrava decisamente muscoloso, così che lui potesse riposarsi a dovere. Insomma, non lo avrebbe mica lasciato per questo, no?

Peccato che quella piccola parte dentro di sé, chiamata dignità, glielo impediva. E il respiro caldo della ragazza sul suo collo non aiutava di certo.

“A Suna non abbiamo sassi che spuntano nei giardini” riprese imperterrito Kankuro, prendendo le parti del fratello e capendo il piano. Fargli fare la figura dell’idiota. Semplice, no?

Tradotto: se Temari fosse rimasta a Suna non si sarebbe fatta male.

Oppure: questo posto fa schifo.

O entrambe, molto probabilmente.

“Se per questo, a Suna non avete nemmeno i giardini” rispose Shikamaru con voce roca, visibilmente affaticato. Dai, mancava poco, solo qualche altro metro alla tanto attesa meta.

Ma come si era cacciato in quella situazione?

“L’ultima volta che ti sei fatta male è stata con quel Genin della tua squadra, vero?” ricordò Gaara, alludendo a ben altro, come capì facilmente Shikamaru. Lei era una Jounin esperta da tempo, al contrario di lui, solo un ragazzino poteva causarle problemi. Proprio come aveva fatto lui

“Uhm, non lo ricordo…” ci pensò su Temari.

Con quella storia dell’età diversa e del grado ninja ci andavano a nozze quei due, era l’argomento più gettonato nei loro discorsi e non facevo altro che rinfacciarglielo. Anche se ormai lui e Temari stavano insieme da tempo. Anche se ormai era Jounin pure lui.

La gelosia fraterna era qualcosa di profondamente radicata e impossibile da estirpare. Il punto era che se voleva continuare a stare con Temari, doveva accettare tutto il pacchetto famiglia. Prendi uno, paghi tre. Con gli interessi a vita e con un mutuo impossibile da spegnere.

E con quell’ironia subdola e quel sarcasmo pesante da sopportare in silenzio.

Adesso mancava solo…

Temari, ti ricordi quel ragazzo, il Jounin che ti cercava l’altra sera? Lo sai che ha completato da solo una missione?” continuò il fratello.

… Il paragone con un altro uomo. Un classico.

“Uhm, davvero? Che bravo” ridacchiò lei.

Shikamaru evitò di rispondere alla provocazione, arrivando con un ultimo sforzo al portico e lasciandovi sedere con dolcezza Temari. Dopo si accasciò anche lui sul legno, respirando velocemente e cercando di rallentare il ritmo del suo cuore. Cavolo, quella vita non era per lui.

I due fratelli nel frattempo si rivolsero uno sguardo eloquente, tra la delusione e la rabbia.

“Però, non me lo aspettavo” lo prese in giro Temari, ridendo.

“Uhm, grazie per la fiducia” rispose lui, espirando a fondo.

“Voi che dite?” chiese rivolta ai fratelli. “E’ stato bravo, vero?” e gli scompigliò i capelli.

“Ah, ma smettila” cercò di allontanarsi.

Intanto Gaara e Kankuro guardavano la scena con sguardo assassino.

“Sì” rispose semplicemente Gaara. “E l’idiota ha battuto il record di lentezza dei dieci metri” sussurrò serio al fratello, che ridacchiò divertito.

Temari, stai meglio?” domandò Shikamaru, togliendosi dall’impaccio di quella situazione, con tutti gli occhi puntati su di lui.

“Sì” sbuffò lei, che non amava tutte quelle attenzioni inutili.

“Perché non vai a prenderle del ghiaccio?” propose Gaara. Se riesci ad alzarti…

Shikamaru sbuffò, poi raccolse le energie e si alzò, dopo aver dato un piccolo bacio alla ragazza davanti agli occhi sgranati di Kankuro, parecchio schifato, e allo sguardo furioso e incredulo di Gaara. Piccola vendetta personale.

Temari lo salutò ancora prima che sparisse dietro la porta scorrevole, si voltò poi verso i fratelli, sorridendo. “Allora, non è poi così male passare qui le giornate, vero?”

Mh. E’ un posto come un altro” si lamentò Kankuro, sedendosi accanto a lei.

“E tu che ne pensi, Gaara?” domandò lei al minore.

Suna è più tranquilla” rispose calmo quest’ultimo, andando ad occupare il posto dall’altro lato della sorella.

“Quindi vi piace, non è vero?” ghignò Temari.

Mh” risposero all’unisono i due, guardando altrove.

“Perché non provate a dare un po’ più di fiducia a Shikamaru? E’ quasi vostro cognato, praticamente!” cercò di convincerli, mentre un lungo brivido freddo di puro terrore salì lungo le schiene dei due ragazzi al suono di quella parola proibita. Cognato.

Parola proibita insieme a matrimonio, bambini, convivere, e da qualche tempo si era aggiunta alla lista anche Shikamaru, ribattezzato in modo simpatico l’idiota. Almeno su qualcosa i due fratelli andavano d’amore e d’accordo. Ovviamente senza che la loro cara sorellina ne fosse a conoscenza.

C-cognato?! Non scherzare! Si è cognati solo se c’è un matrimonio di mezzo!” sbraitò Kankuro, sopra le righe, avendo la nausea solo al pensiero di una parentela con quel tipo. Poi ci pensò su e impallidì. “Non avrete intenzione di sposarvi, spero?!

“Non dirlo nemmeno per scherzo” lo gelò Gaara, dall’alto della sua imperturbabilità.

“Non è in programma” assicurò Temari, sorridendo delle reazioni di gelosia dei fratelli. Non sarebbero cambiati facilmente.

Mh. Ci hai fatto spaventare!” la sgridò bonariamente Kankuro.

“Hai fatto tutto da solo… Non è colpa mia se salti alle conclusioni sbagliate” ammise stringendosi nelle spalle. 

“Guarda che è colpa tua se siamo in questa situazione!”

“Che vuoi dire?”

“Che un gatto di piombo sarebbe stato più agile di te” dichiarò, alludendo alla distorsione.

“Ehi! Ripetilo se ne hai il coraggio!”

“Ho detto che-”

Kankuro, smettila” lo riprese il fratello, lanciandogli un’occhiata del tipo: se l’idiota vi sente urlare tornerà prima del previsto.

E infatti il fratello tacque.

Era bello stare così, tutti e tre seduti su un portico, mentre il sole li scaldava, assorti nei loro pensieri, in silenzio. Era come ritrovare un’armonia pacata, quella che non avevano potuto vivere quando erano bambini, ma che adesso era riuscita finalmente a sbocciare. O almeno, prima che Temari s’innamorasse di quel ragazzo sbagliato per tanti motivi, ma di cui non riusciva proprio a fare a meno. E tanto, Kankuro e Gaara non riuscivano a fare a meno del bel sorriso felice ormai sempre presente sulle labbra della sorella, mentre la gelosia nei suoi confronti e il desiderio di vederla felice si rincorrevano in circolo nei loro cuori.

Ma stare così, immobili e rilassati su quel portico di legno, li rendeva partecipi di una realtà ben più seria e profonda.

Temari preferiva loro, ancora.

Li preferiva a chiunque altro, perché anche se adesso c’era Shikamaru, anche se ormai faceva parte della sua famiglia, loro due erano i suoi fratelli e lo sarebbero rimasti per sempre. Non sarebbe stato possibile cancellare tutto ciò che avevano vissuto a stretto contatto negli anni passati, quel legame inscindibile ormai era consolidato. Erano due amori diversi, su due piani distinti, ma lei non avrebbe mai abbandonato i suoi fratelli per altro. Mai.

Anche se il problema non si era mai posto. Temari non aveva dovuto affrontare nessuna scelta, Shikamaru non glielo aveva permesso, rendendo tutto molto più semplice.

E anche i suoi fratelli non glielo avevano permesso, inconsciamente però. Perché a loro non dispiaceva per niente che la loro sorella si fosse inserita in quella famiglia. Anzi…

Dopo un po’ Kankuro borbottò un: “non ho ancora capito che ci facciamo noi qui…”

“Davvero non l’hai capito?” gli sorrise Temari.

“Eh?”

 

Kankuro, Gaara, la merenda è pronta, venite in casa!”

 

“Ah! E’ ora!” sorrise soddisfatto Kankuro, alzandosi di corsa.

Mh” rispose l’altro, alzandosi in piedi a sua volta e seguendo il fratello.

Yoshino-san, che ci ha preparato di buono, oggi?” chiese il maggiore.

“Una ricetta tipica di Suna, così vi sentirete a casa” dichiarò la donna, ancora sullo stipite della porta scorrevole.

“La ricetta di Temari?” chiese Gaara speranzoso.

“Esatto. Mi ha detto che quel dolce ti piace” evidenziò, mentre l’altro annuiva. “Beh, allora entriamo in casa e assaggiamo come è venuto. E lavatevi le mani prima di mangiare!” li riprese, mentre passava le mani sulle teste di entrambi, anche se più alti di lei, con fare amorevole, da mamma.

Era questo il calore di una famiglia?  

E Temari li vide sparire dietro la porta mentre sorridevano – chi più, chi meno – finalmente tranquilli. Finalmente a casa.

 

“Non è poi così male questo posto, vero?”

 

 

 

Fine

 

 

 

 

Note: è finita, olé XD Ah, dovrei essere triste?

Diciamo che la fic si è conclusa nello scorso capitolo, questo era una piccola pausa di intermezzo (una merenda, appunto XD) con la funzione di epilogo.

Kankuro e Gaara sono stati accennati soltanto nei vari capitoli, ma non potevo non scrivere qualcosa tutto per loro. Mi piacciono singolarmente e li amo insieme, ho un debole enorme per i tre di Suna, credo sia una malattia… XD

Comunque, penso sia più importante scrivere sui fratellini adorabili che su un futuro figlio di Shikamaru e Temari, perché la raccolta è incentrata sulla famiglia ed è più difficile ricreare una famiglia da chi c’è già che con un bambino.

E poi così ho deciso XD

 

Ok, io ho un serio, serissimo problema con Gaara. Lo trovo puccioso. Lo giuro, ci ho provato in tutti i modi, lo vedevo che ammazzava la gente senza ritegno e mi dicevo: “ma guardalo Flà, è un povero pazzo assassino, lascialo al suo destino, che ti importa?”. Poi la scena dopo partiva il flashback strappalacrime di lui bambino e… e… ed era troppo puccioso!!! Sarei entrata nello schermo del pc solo per consolarlo ç___ç come si fa a pensare che sia un pazzo? Povero piccolo… Con quella specie di poncho più grande di lui, e lo zio che ho scoperto per caso che non fosse una zia (oh, ero convinta! O___O), e lui sull’altalena, oddio, mi fa troppa tristezza.

Ok, ho un serio, serissimo problema di schizofrenia, ogni tanto esce questo lato di me, che chiamo semplicemente “sindrome della sorella maggiore”. Ho un fratello di un anno più piccolo, e per me tutti i ragazzi che sono più piccoli di me li vedo per forza di cose come miei fratelli (e ciò comporta anche una serie di atteggiamenti ridicoli “da mamma” XD). Questo che c’entra? Non lo so. Volevo cercare di giustificare Gaara, nel caso lo trovaste OOC, ma non so che ho fatto XD Insomma, è tanto se riesco a immaginarmelo che mette due parole in fila, ma in questo capitolo mi serviva così XD Perdono XD

 

 

Poi, i preferiti aumentano in modo incredibile (O___O) e i commenti diminuiscono XD Ormai è finita, vabbe’, fate come vi pare, non ci sono ulteriori capitoli da aggiornare, mi posso affidare solo alla vostra coscienza.

 

Infine, mi faccio pubblicità da sola, ho aggiunto le risposte ai commenti alla fic Oro blu, la Gaara/Matsuri con cui ho inspiegabilmente vinto il mio primo contest *ricomincia a svolazzare per casa*

Grazie a tutte (_ _)

 

 

Risposte ai commenti:

Vale: sensei! Trovi i cap sempre più familiari? Ma non l’ho fatto apposta né è venuto spontaneo, semplicemente, non credo sia vero XD No, dai, non era mia intenzione, io trovo bello solo il primo XD Ma ho una sensei molto buona e con una pazienza degna di una santa, altrimenti non “capirei così bene i caratteri” come dici tu, se non mi avessi ascoltato così tanto XD Yoshino e Shikaku sono copiati spudoratamente dai miei genitori XD Che a quanto pare sono uguali a tutti gli altri genitori del mondo ^^ No, vabbe’, c’è anche la mia adorazione per Shikaku ^^ (che c’entra ora non lo so, volevo ribadire XD). Non vedo l’ora che sia l’anno prossimo, così torno a Lucca *__* è stato stupendo. E ci siamo riviste ^^ ma tanto non ti liberi di me, mi sono anche trasferita vicino XDDD Un bacio, ciao!

Ps. Tiziano NON mi conquisterà mai XD *canticchia sere nere*

Saffo: anche a me piace cucinare ^^ lo trovo estremamente noioso se è solo per sfamare me stessa, ma cerco sempre di inventare qualcosa di nuovo e variare ogni giorno. Insomma, mi sto trasformando in una casalinga XD Ora inizieremo a scambiarci ricette come due vecchie zitelle XD A parte gli scherzi, sono contenta che ti piaccia il rapporto che ho delineato, anche se non so quanto possa essere vero. Io ci ho provato ^^ E sì, penso che Temari sappia cucinare, almeno il minimo indispensabile. Non ce la vedo a cucinare una torta a 3 piani XD, ma le basi sì. Essere ninja è faticoso, ma me la immagino anche come una buona forchetta XD Ecco, mi è venuta fame XD vado, ciao ^^

Hinakura_thebest: glazie XD sono convinta anche io che presto vedremo qualcosa di simile a questa fic anche nel manga (Kishi me lo deve XD). Intanto ci sono le fic, che in quanto a fantasia non sono affatto male ^^ bah, ancora non ho deciso se maschio o femmina, per il bimbo di Shika e Tem (sì, ormai ne parlo come una cosa certa XD), devo rifletterci XD Grazie un milione di volte del commento, ciao! ^^

clasaru: già, che bella cosa la famiglia… XD con due genitori così a farti da suoceri, poi… Non vedrei l’ora, se fossi in Temari XD Sul fatto della maternità, ci pensavo da un po’ e credo che una raccolta sulla famiglia possa ospitare anche questo argomento. Non so, io sarei traumatizzata davvero, se fossi nel suo caso, la vedrei come una cosa “negativa”, per questo ho inserito questo piccolo argomento serio. Ma sono anche convinta che Shika troverà il modo di convincerla ^^ E per il marmocchio… chissà ^^ Di sicuro, come dici tu, i due zietti saranno proprio entusiasti XD Grazie mille del commento, ciao!

Lily_90: ciao Lily ^^ (posso abbreviare il nick? Sono immensamente pigra). Ho letto, che tu tendi a far scontrare Temari e Yoshino XD Ma anche nel tuo caso, dipende dal contesto ^^ Vanno bene entrambe le visioni. Aspettiamo che Kishi ci dia la versione ufficiale, quando Shika e Tem saranno felicemente sposati ^^ Ma a noi va bene qualunque cosa, se lo sfondo sono loro due insieme, no? XD Per la storia del bimbo, sì, la pensiamo allo stesso modo allora ^^ Ma io sarei un po’ traumatizzata di rimanere incinta se non avessi più una madre, e la famiglia dopo sia andata in scatafascio XD Ma sono convinta che Shika le farà cambiare idea ^^ Poi non ho ancora deciso se lo vedo maschio o femmina… Ci devo pensare. Per ora ho solo l’idea di Shika, che vuole avere prima una femmina (o sbaglio?), quindi mi sono basata su quello, per farlo felice XD E’ che nell’altro fandom che seguo e su cui scrivo, il famoso figlio della coppia è un maschio, e quindi stavolta, nello shikatema, lo vedevo bene femmina, tanto per cambiare XD Ma non ha senso questa mia decisione, è arbitraria XD Uhm, facciamoci una chiacchierata e prova a convincermi XDDD Poi, uhm, mi sa che lo stacco è stato netto dal cap 2 al 3… in teoria, molta teoria, doveva essere una cosa graduale, per cui in ogni cap c’era un avvicinamento. Solo che dal primo al secondo la cosa è minima, mentre dal secondo al terzo c’è un abisso ^^” ops. Fa niente, la prossima volta ci starò più attenta XD Per il titolo, era esattamente quello il senso, entrambi si sentono a casa dove c’è l’altro, anche se la fic è ambientata a casa di Shika, quindi hai compreso benissimo ^^ *me che saltella dalla gioia* Non ho messo pronomi come “his” o “her” proprio per mantenere questo senso di indefinito.

Per la nostra sindrome da grafomane incallita, ti capisco XD io sono famosa altrove per i commenti-fiume che lascio XD ho finalmente una collega XD

Grazie del commento! Ciao ^^

bambi88: eh, ci vuole tanta diplomazia per sopravvivere a una suocera come Yoshino, e tanta pazienza, buon per te che ci riesci XD Per la maternità, Temari non solo non è cresciuta con una madre (e non ti dico che orrore quando ho avuto il flash di Baki, uomo che mi terrorizza con quella tendina sul viso, che le faceva da mamma XD), ma dopo la sua morte la famiglia è andata, come dire, a farsi benedire XD Il padre lo odio semplicemente XD e lei si è ritrovata con due fratelli non proprio semplici da gestire ^^” Cioè, se fossi nel suo caso non vorrei un figlio nemmeno se me lo regalassero!

Io ti ringrazio ogni volta tantissimo per i commenti che lasci, grazie di cuore. E spero che anche questa conclusione ti sia piaciuta. Ciao ^^

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