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di Akeryana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bacio nascosto ***
Capitolo 2: *** L'isola che non c'è ***
Capitolo 3: *** Flying ***
Capitolo 4: *** Arrivo nell'isola che non c'è ***
Capitolo 5: *** Il tradimento della fatina ***
Capitolo 6: *** Richiesta di aiuto alle sirene ***
Capitolo 7: *** La sfida del coccodrillo gigante ***
Capitolo 8: *** Le fate ***
Capitolo 9: *** Nostalgia di casa ***
Capitolo 10: *** La verità viene sempre a galla ***
Capitolo 11: *** Viaggio sulla terra ***
Capitolo 12: *** Nuove reclute ***
Capitolo 13: *** Il ritorno a casa di Violetta... ***



Capitolo 1
*** Un bacio nascosto ***


Un bacio nascosto

 
Tutti i ragazzi diventano grandi
Tranne uno
 
Nella città di Buenos Aires una fanciulla di nome Violetta stava raccontando ai suoi fratellini, Diego e Maxi, la storia di "Cenerentola".
Intanto tra i tetti di Buenos Aires volava leggiadro un ragazzo seguito da una fatina.
<<  Cenerentola volò fino al ballo e vestita in modo poco adeguato iniziò a combattere contro i pirati  >>   raccontò la ragazza non sapendo che alla finestra c'era un ragazzo che la stava ascoltando. I suoi fratelli erano seduti di fronte a lei, ad ogni suo passo loro indietreggiavano.   <<  Tra i pirati c'erano Luke Jones, con il corpo pieno di tatuaggi, Broke Wilson, con le mani al contrario e...Uncino  >>   al sentire il suo nome i due rabbrividirono e Violetta con il dito formò un uncino.  <<  Con gli occhi blu come "Non ti scordar di me", tranne quando ti sbudellava e i suoi occhi diventavano rossi  >> 
Diego e Maxi si alzarono e indossarono i loro abiti da pirati.
Violetta era una ragazza di sedici anni, adorava raccontare le storie sui pirati ma soprattutto quelle di Peter Pan, anche se lei lo chiamava Leon Verags. Non sapeva come mai, ma il suo cuore le diceva che il suo vero nome era Leon.
Aveva i capelli castano chiaro, che le arrivavano fino al seno e che terminavano con dei boccoli. Aveva gli occhi nocciola e la pelle chiara come la neve.
Indossava una camicia da notte di seta rosa pallido, mentre sopra, per raccontare le sue storie, indossava sempre una gonna nera lunga da una parte e corta dall'altra e una giacca nera con i bottoni dorati.
Diego prese la sua spada giocattolo e la puntò contro la sorellona  <<  "Ragazzina" disse Uncino "Sono qui per la vostra scarpetta"    >> 
Diego era il secondo figlio, aveva quindici anni, anche se ne dimostrava di più,  e come la sorella aveva la passione per le storie di pirati. Aveva i capelli castano chiaro con il ciuffo un po’ alzato. Aveva gli occhi castani e la pelle più abbronzata rispetto a quella della sorella.
Indossava una maglia nera e un pantalone leggero blu scuro e quando giocava a fare il pirata indossa un cappello triangolare nero con al centro un teschio dorato, una giacca rossa con i bottoni bianchi e usava una spada giocattolo.
<<  Chi siete voi per parlarmi in questo modo e per chiamarmi ragazzina?  >>   chiese interpretando il suo personaggio, prese la sua spada e iniziò a combattere con il fratello.
<<  Dopo cos'è successo?  >>   chiese Maxi euforico per la storia.
Maxi era il più piccolo dei tre fratelli, aveva quattordici anni e si era fatto influenzare dai due fratelli per le storie. Aveva i capelli castani come i fratelli, tranne che i suoi erano ricci. Aveva gli occhi castani come il fratello e la pelle chiara come la sorella.
Indossava una canotta bianca e dei pantaloni grigi, ma al momento delle storie indossava una benda nera sull’occhio e una cintura, anche essa nera, che teneva la sua spada giocattolo.
Appena la fatina si avvicinò al viso del ragazzo, che era fuori e che li stava spiando, Nana lo poté vedere meglio e iniziò ad abbagliargli contro.
Nana era la loro tata, ma non era una tata qualunque infatti era un San Bernardo con una cuffia in testa.
I tre ragazzi andarono alla finestra e si affacciarono, ma non videro nulla. Dopo pochi giorni se ne dimenticarono, essendo che quello che preoccupa un adulto non potrà mai preoccupare un ragazzo.
***
La famiglia Castillo era una famiglia felice e piena d’amore.
Il padre, German Castillo, era un bancario. Non era molto socievole ma era anche severo e amorevole, quando voleva.
La madre, Maria Castillo, era la donna più bella di tutta Buenos Aires, dalle sue labbra uscivano solo frasi dolci e proprio sul labbro inferiore, nascosto nell’angolo destro c’era…”un bacio”.
Violetta non riusciva a vederlo, eppure era lì.
E non potevano mancare le visite della zia Jade, una donna a cui importava solamente quello a cui pensava la gente. Infatti era convinta che avere un cane come tata sminuisse la famiglia, ma a loro andava bene così.
<<  Violetta raccontaci una storia  >>  la supplicarono i ragazzi seduti sul divano, la zia era seduta sulla poltrona cremisi al centro del salone, mentre German e Maria erano al piano.
<<  Zia voglio raccontarti la storia di…Leon Vergas  >>  a sentire quel nome German rizzò le orecchie. Molte volte aveva sentito che Vilu raccontava di lui.
<<   Ma chi è?  >>  chiese la zia confusa.
<<  Lei lo chiama Leon, ma tutti noi lo conosciamo come “Peter Pan”   >>   spiega Maxi euforico, Peter o ,come lo chiamava la sorella, Leon era il suo idolo. Quante notti aveva passato a sognare di volare con lui fino all’isola che non c’è.
<<  Ma tu come mai lo chiami Leon?  >>  chiese German.
<<  Perché è stato lui a dirmelo, in un sogno  >>  spiegò Vilu.  <<  Sai zia da grande scriverò un libro sulle mie avventure  >> 
<<  Che avventure?  >>   chiese Jade.
<<  Quelle che vivrò  >>  
<<  Ma mia cara è molto difficile dare in moglie una romanziera  >>   ribatté la zia.
<<  Moglie?  >>  ripeté confusa la fanciulla.
<<  Moglie?  >>  ripeté German.
<<  Moglie?  >>  ripeterono i due fratelli guardandosi confusi.
<<  Ma aspettate…cos’è quello? Vilu avvicinati  >>  gli ordinò la donna e la fanciulla obbedì.  <<  Oh è come pensavo. Non lo vedete? Proprio lì nascosto nell’angolo destro…non è un bacio?  >>  la fanciulla indietreggiò toccandosi il punto dove doveva esserci il “bacio” mentre i genitori si alzarono per guardarla meglio.
<<   Come il bacio della mamma?  >>  chiese Diego e la donna si toccò le labbra.
<<  La mia Violetta una donna!  >>  affermò con le lacrime agli occhi il padre.
<<  Non ancora. Vilu adesso vivrai l’avventura più bella di tutte  >>   ribatté la zia alzandosi e andando di fronte la nipote.
<<   Cioè?  >> 
<<  Trovare a chi appartiene il bacio  >> 
***
<<  Se vilu vuole diventare una donna deve passare più tempo con me e meno con i suoi fratelli. Deve andarsene da quella stanza  >>  affermò la zia.
Avevano fatto uscire i ragazzi per parlare seriamente, ma non sapevano che li stavano spiando dal corridoio e non erano contenti delle loro decisioni.
***
Quella sera Violetta si sentì toccare le labbra, aprì gli occhi di scatto facendo sobbalzare il ragazzo di fronte a lei che volò fino al soffitto. Nana iniziò ad abbaiare mentre Vilu, nel tentativo di alzarsi il prima possibile cadde a terra e le coperte la ricoprirono da testa a piedi non facendolo vedere più nulla.
Il ragazzo volò fuori dalla finestra, ma la finestra si chiuse prima che la sua ombra potesse uscire e lui sbatté nuovamente contro la finestra, dopo aumentò la velocità e la potenza del volo per liberarsi e ci riuscì, ma la sua ombra restò lì e la tata continuò ad abbagliargli. Però Vilu, dopo essersi liberata, prese una candela dal cassetto e corse nel giardino. Ma non c’era traccia di un cadavere.
***
Quella mattina a scuola Violetta disegnò nel suo quaderno l'immagine di lei nel suo letto e del ragazzo che vola sopra di lei. Ma per sua sfortuna la professoressa la vide e scrisse una lettera a suo padre con dei rimproveri troppo severi per sino per lei. Diede la lettere ad un ragazzo.
***
Violetta camminava come se stesse andando al patibolo, quando...il destino.
Le passò davanti il ragazzo che doveva consegnare la lettera in bici, lei lo iniziò ad inseguire e di conseguenza dietro di lei iniziarono a seguirla Nana, Diego e Maxi.
Appena entrati nella banca, c'era German che tentava di parlare con dei suoi colleghi, il pavimento si rivelò troppo scivolo per Nana che scivolò e travolse, prima Violetta, poi il ragazzo e dopo come dei birilli i bancari, tra questi German.
***
<<   Sono stato umiliato  >>   gridò infuriato come mai German trascinando fuori Nana e attaccandola alla catena.
<<  German abbassa la voce, i vicini sentono  >>  lo rimproverò Jade.
<<   Che sentano! Che tutto il mondo senta!  >>  continuò a strillare indicando poi la tata  <<  Questa non è una tata...questo è un cane  >>  disse abbassando la voce per poi togliere la cuffia al cane.
***
Maria e German quella sera dovevano andare ad una festa, stava nevicando e la povera Nana era ancora fuori, la donna stava dando la buona notte ai suoi figli.
<<  Mamma, papà non può cavarsela da solo?  >>  chiese Diego sotto le coperte mentre la donna stava dando una bacio sulla fronte a Maxi.
<<   Da solo?  >>  ridacchiò la donna  mentre andava a dare il bacio sulla fronte a Diego  <<  Vostro padre è molto coraggioso ma ha bisogno di un pò d'aiuto  >> 
<<   Papà coraggioso?  >>  chiese con poca convinzione Violetta.
<<  Certo, ci sono modi e modi di essere coraggiosi  >>   disse dando il bacio anche all'unica figlia femmina.  <<  Sapete vostro padre per la sua famiglia ha dovuto posare dei sogni e li ha messi in un cassetto. Spesso io e lui riapriamo quel cassetto ma il difficile è richiuderlo e vostro padre lo riesce sempre a fare, ecco perché è coraggioso  >> 
***
I due Castillo uscirono dirigendosi alla festa non sapendo di essere osservati dallo stesso ragazzo della notte scorsa. Il ragazzo si diresse alla finestra volteggiando nel cielo, l'aprì e prima entrò la fatina cercando l'ombra di lui che aspettava all'impiede sull'orlo della finestra.
 
 
 
Nota autore: Salve a tutti. Eccomi tornata a tormentavi con una nuova storia. Cosa ne pensate? Secondo voi chi sarà Capitan Uncino? Ditemi cosa ne pensate della storia. Un beso.

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Capitolo 2
*** L'isola che non c'è ***


L’isola che non c’è

 
Seconda stella a destra
e
 poi dritto fino al mattino


L’isola che non c’è era un luogo conosciuto da tutti ma trovato da nessuno. I bambini lo cercavano nei sogni mentre gli adulti…beh…nulla che preoccupava un bambino avrebbe mai preoccupato un adulto.
Questo i ragazzi sperduti lo sapevano benissimo. I ragazzi sperduti erano ragazzi che da bambini erano stati abbandonati dai genitori e se entro sette giorni i genitori non li cercavano, finivano nell’isola che non c’è. Dove il tempo non passava mai. Se quando arrivavi erano le cinque del venti dicembre…sarebbe rimasto così per tutto il resto della tua vita lì.
Leon lo sapeva bene, essendo che lui e Alex erano arrivati lì per primi e dopo, molto lentamente, arrivarono anche i ragazzi sperduti.
Quando Leon, il loro capo, non c’era a comandare era Andres.
Un ragazzo che se c’era da combattere era il primo a farsi avanti, avrebbe dato la vita per il suo capo, non che amico, Leon, che nel momento del bisogno per lui c’era stato.
Aveva i capelli castano scuro e gli occhi dello stesso colore, la pelle bianca e sapeva che contava il cuore, l’anima e la destrezza per essere un buon capo e per seguire le orme di Leon, il suo idolo. Indossava sempre un pantalone grigio che gli arrivava fino a sopra le caviglie, una maglia larga e rossa e delle scarpe rosse.
Per combattere usava un arco intagliato e costruito da Leon, che aveva costruito appositamente per lui.
Si avventava nella fitta foresta con l’arco a portata di mano, in caso di un attacco da parte dei pirati. Aveva gli occhi che vagavano da una parte all’altra, ma appena sentì dei passi dietro di lui prese immediatamente l’arco, si girò di scatto e lo puntò verso il presunto nemico. Appena vide la persona ripose l’arma: era solo Marco.
<<  Marco non azzardarti più a fare cose del genere. Se non mi fossi fermato in tempo avrei potuto ucciderti  >>  lo rimproverò il vice capo.
<<  Calmati Andres e solo perché Leon non c’è non hai il diritto di comportarti come lui, sei solo il suo vice   >>   ribatté lui freddo.
Marco era uno dei ragazzi sperduti e anche lui, come Andres, provava un profondo rispetto per Leon. Era stato il primo ad arrivare e lui e Leon passavano i giorni insieme, ma dopo arrivò Andres e Leon non ebbe più attenzioni per lui. Aveva sempre creduto che doveva esserci lui al posto di Andres.
Marco aveva i capelli neri e folti, gli occhi verdi e la pelle abbastanza abbronzata. Indossava sempre un pantalone beige, una canotta verde che gli veniva stretta e delle scarpe verdi.
<<   Basta con questa storia Marco. Leon ha scelto me perché mi ritiene un grande capo pronto a prendere il suo posto in caso di necessità   >>  spiegò per la centesima volta il vice.
<<  Ah si? Ed è stato lui a dirtelo?   >> 
Andres tacque e Marco capì la risposta andandosene con un sorriso di vittoria sulle labbra.
***
Nel villaggio degli indiani Francesca, la principessa soprannominata ali di fuoco per la sua voglia di libertà e il suo animo incandescente, e Nata, una dei ragazzi sperduti, stavano chiacchierando.
<<   Invidio mia madre   >>  disse Francesca toccando la collana che portava al collo e che avevo ereditato da sua madre.
Francesca era la principessa degli indiani, sua madre era morta quando aveva cinque anni, adesso ne aveva sedici e il giorno del suo quattordicesimo compleanno, il padre e anche capo del villaggio degli indiani, le aveva regalato la collana di sua madre che veniva tramandata di generazione in generazione. Era azzurra con un ciondolo d’argento al centro a forma di rombo.
Aveva la pelle chiara come la neve, i capelli nero corvino e gli occhi verdi. Indossava sempre un vestito beige, dal lato destro più lungo, con una spallina e con una cintura marrone sui fianchi. Un paio di ballerine sempre beige, molto comode e utili per correre e saltare.
<<   Francesca non scherzare su queste cose!   >>  la rimproverò Nata con le guancie rosse per la rabbia   <<   Sai benissimo che tua madre ci ha lasciato molto tempo fa e qualunque cosa ti stia passando per la testa…    >>  si rattristò al pensiero di perdere la sua amica.
Nata era l’unica ragazza tra i ragazzi sperduti, non contando Camilla che, tecnicamente, non era una ragazza ma una fata. Era molto timida ma appena impugnava una spada era come se qualcun altro si impossessasse di lei e si precipitava al centro del campo di battaglia.
Anche lei, come Andres e Marco, era stata trovata e addestrata da Leon.
Aveva la pelle chiara, i capelli corti, ricci e neri e gli occhi castani. Indossava sempre un vestito nero che le arrivava fino a sopra il ginocchio, senza maniche e un po’ largo dai fianchi in giù e sui fianchi portava una cintura, sempre nera, con una fondina per tenera la sua spada, affilata specificatamente da Leon.
<<   Non pensavo al suicidio non preoccuparti, dicevo che la invidiavo perché lei era libera, non costretta a stare su questa maledetta isola giorno dopo giorno.    >>  la tranquillizzò l’indiana.
<<   Beh perché non chiedi a Leon di portarti con se sulla terra? Sai ultimamente ci va sempre più spesso e noi congeliamo   >>   propose la ragazza sperduta.
Il tempo in quell'isola veniva influenzato dalla presenza di Leon, se era presente c'era l'estate, ma se non era presente o se gli succedeva qualcosa c'era l'inverno.
<<    No, non permette mai a nessuno di andare con lui, tranne Camilla, povera illusa    >>  ribatté l'indiana.
<<   Cosa vuoi dire?   >> 
<<   Tutti hanno capito che Leon si è innamorata di quella "racconta fiabe" ma lei ancora si illude che un giorno lui possa guardarla no come un amica.   >>   rispose.
<<   Forse qualcuno glielo dovrebbe dire   >>  propose Nata.
<<  No, non ascolterebbe. Se sbagliando si impara, allora lasciala sbagliare    >>   
***
Andres si aggirava ancora per la foresta, quando sentì dei passi dietro di se non si girò come l'ultima volta, capì che si strattava di Brodway.
<<      Hai discusso ancora con Marco?   >>  chiese Brodway già sapendo la risposta.
<<    Quando non c'è Leon possono mancare le nostre discussioni?   >>   chiese ironico Andres.
Brodway ridacchiò   <<   Ne dovreste parlare con Leon, lui solo riuscirà a farvi chiarire    >> 
Brodway era l'ultimo dei ragazzi sperduti, era di colore ma a nessuno importava, lui era un ragazzo come Marco e Andres. Aveva i capelli corti e castani e così anche gli occhi. Indossava sempre una maglia color salmone, dei pantaloni verdi e un paio di scarpe bianche.
Anche lui, come gli altri era stato addestrato da Leon e gli doveva molto, era stato l'ultimo ad arrivare eppure l'avevano accolto con grande felicità.
<<  No, lo sai che Leon darebbe ragione a me e Marco...chissà che potrebbe fare   >> 
Brodway stava per rispondere quando sentì uno strano cambiamento, non nevicava più, stava spuntando il sole. Leon era tornato.
***
Sulla Jolly Rogerds, la nave pirata più temuta di tutte, il co capitano, Seba, stava fissando il il mare ghiacciato. Pensava al suo amore impossibile, impossibile perché lei amava quel ragazzino, Leon. Ma cosa aveva quel ragazzino in più di lui? Insomma lui era il co capitano della nave pirata più temute di tutte. Il suo nome era in tutti i libri sulla terra eppure lei aveva occhi solo per Leon. Perché?
Seba aveva i capelli neri e folti, gli occhi neri e la pelle abbastanza chiara. Indossava sempre una camicia bianca, una giacca nera con i bottoni dorati, dei pantaloni neri, con sopra una fascia rossa dove riteneva la sua spada, ricevuta dal suo capitano, e degli stivali sempre neri, dove dentro riponeva la sua piccola pistola in caso dovesse perdere la sua spada in un combattimento.
Lui era arrivato lì da due anni e il suo capitano l'aveva accolto in quella strana famiglia di marinai sbronzi dandogli cibo e un letto. Ma quello che non poteva dargli era Camilla.
Ma a distrarlo fu il tempo, non era possibile, l'inverno si stava ritirando e con lui il freddo. Quel ragazzino stava tornando e con lui Camilla.
Seba corse nella cabina del capitano ad avvisarlo e lo trovò a riposane sulla sua scrivania, senza maglia.
<<  Capitano, scusate se vi disturbo ma ho una notizia da darvi   >>   avvisò il ragazzo.
Dopo la sveglia suonò e il capitano con un pugno la sbattè contro il muro distruggendo l'aggeggio.
Alzò il volto rivelando la sua stanchezza.
<<   Seba perché mi hai disturbato? Stavo facendo un sogno...e poi lo sai che quando non siamo davanti agli altri uomini puoi darmi del tuo   >>  disse gentilmente il capitano.
<<  Si, hai ragione. Scusa Alex. Ma che sogno stavi fecendo?   >>   chiese Seba.
Il capitano sorrise amaramente e si alzò mostrando il suo braccio per intero e facendo vedere al povero ragazzo l'unica parte del corpo che gli mancava a causa di Leon: la mano.
<<   Stavo sogando che perdonavo, anzi, ringraziavo Leon per avermi tagliato la mano e averla data in pasto al coccodrillo    >>   rispose mettendosi prima la maglia e poi l'uncino, che usava come rimpiazzo per la sua mano.
<<   Quindi, in quel sogno Leon vi avrebbe fatto un favore?   >>   chiese scioccamente.
<<  Un favore? Ha dato la mia mano in pasto ad un coccodrillo, la bestia ha gradito così tanto che adesso mi da la caccia e dopo aver inogiato quella maledettissima sveglia, ogni volta che sento un ticchettio divento come un bambino che ha paura del buio.   >>  gli si mise davanti, gli accarezzò la guancia con l'uncino e gli chiese a bassa voce   <<  Questo me lo chiami un favore?   >>   
Alex era il capitano della Jolly Rogerds, era stato soprannominato dai ragazzi sperduti e dagli indiani "Capitan Uncino". Dopo quel soprannone si era diffuso anche sulla terra e tutti si dimenticarono del suo vero nome. Era conosciuto come il pirata più temuto per il suo uncino.
Aveva i capelli corti e castani, gli occhi castano scuro e la pelle abbastanaza scura. Indossava sempre una camicia bianca, con sopra una giacca rossa con delle linee dorate, dei pantaloni neri con sopra una fascia nera e un paio di stivali neri e un cappello cilindrico nero con sopra un teschio e una piuma rossa.
<<   Ma cosa volevi dirmi?   >>  chiese Alex.
<<   Che il giaccio si sta sciogliendo e il sole sta sorgendo    >>   rispose.
<<  è tornato   >> 
 
Nota autore: Salve a tutti, spero vi piaccia questo secondo capitolo e vi sareste aspettati che sarebbe stato Alex il capitano? Vi è piaciuto? Cosa ne pensate? Ditemi che ne pensate. Un beso.

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Capitolo 3
*** Flying ***


Flying

Una figura maschile entrò dalla finestra volando e atterrò al centro della stanza, si guardò in torno con i suoi occhi verdi per cercare quello che gli apparteneva.
Quando entrò Camilla nelle sue sembianze da fatina ed iniziò a fare avanti e indietro per tutta la stanza, ma si fermò appena vide cosa c'era nel comodino.
Con un piccolo fischio chiamò l'amico che le andò vicino. Mise la mano sulla maniglia del cassetto, la fatina gli andò vicino e con la mano formò il numero tre.
<<   Tre  >>   disse lui a bassa voce, mentre metteva anche l'altra mano sulla maniglia.
La fatina formò il numero due   <<   Due   >>  continuò lui sorridendo divertito.
Per terminare la fatina formò il numero uno con l'indice  <<   Uno   >>   disse lui per poi aprire il cassetto di botto e da lì uscì la sua ombra, che aveva perso l'ultima volta che era andato a trovare Violetta, quella strana ragazza che, senza sapere, gli raccontava le fiabe.
L'ombra cercò di scappare, ma lui la prese per il tallone, però l'ombra si dimostrò più forte e lo trascinò fino a farlo sbattere contro la parete ma lui non si arrese e con uno strattone la fece cadere tra le sue braccia, muscolose quanto bastava per intrappolarla.
Si rimise nella stanza dei tre ragazzi cercando di rimettersi l'ombra ma senza alcun risultato, intanto la fatina lo aspettava sul tetto. Odiava quella ragazza che aveva incantato Leon, eppure ogni sera lei lo accompagnava. Perché? Le piaceva farsi del male? No, le piaceva illudersi che un giorno lui non l'avesse più vista solo come la sua aiutante ma come la sua amata.
Leon ancora intento a riattaccarsi l'ombra non si era accorto che aveva svegliato Violetta, che lo fissava, no spaventata ma incuriosita.
Si arrese e alzò lo sguardo incrociando quello della sua amata racconta fiabe, si alzò di scatto rimettendosi in piedi, ovviamente teneva ferma la sua ombra con i piedi per non lasciarla scappare.
<<  Tu chi sei?   >>   gli chiese Violetta confusa da quella strana, anche se molto affascinante, figura maschile.
Lui fece un inchino   <<  Io sono Leon Vergas, ma nelle storie vengo conosciuto come Peter Pan  >>   si rimise dritto   <<   Forse non te ne sei mai accorta ma io vengo qui tutte le sere a sentire le tue storie su di me, sui ragazzi sperduti e su Uncino e dopo vado a raccontarle ai miei amici, tra questi i ragazzi sperduti e gli indiani   >>   la vide sorpresa ed imbarazzata   <<   Ma non ho mai sentito il tuo nome. Ti dispiace dirmelo?   >>   chiese da perfetto gentil uomo, molte volte Francesca gli aveva spiegato come comportarsi nel caso del loro primo incontro. Per fortuna che l'aveva fatto sennò chissà che figura che avrebbe fatto.
<<   Oh, si. Perdonami, sono proprio maleducata.   >>   si scusò alzandosi dal letto, fece un inchino sollevando di poco dai due lati la lunga camicia da notte rosa pallido  <<    Io sono Violetta Castillo. Mi piace raccontare storie su di te e sui tuoi amici, anche se, a dirti la verità, non sapevo che esistesse e mi imbarazza molto il fatto che conoscete le mie storie   >>    si rimise dritta guardandolo: aveva la pelle molto abbronzata, i capelli castano scuro con il ciuffo un pò alzato e...quegli occhi verde smeraldo li aveva già visti. Indossava una maglia blu, dei pantaloni del colore dei jeans ma in tuta e sui fianchi portava una specie di cintura dove teneva il suo pugnale. <<   Ma ora che ci penso, ricordo di averti visto, anche se per un secondo. Eri stato tu quella notte a toccarmi le labbra?   >>   chiese andandogli vicino.
<<   Si, avevo sentito parlare tua zia di un "bacio nascosto" nell'angolo destro del tuo labbro inferiore. Ma io non lo vedo  >>    spiegò guardando le sue labbra. Erano carnose e rosee, ma ancora lui non vedeva nulla che assomigliasse ad un bacio...anche se lui...
<<   Il "bacio nascosto" se fosse visibile a tutti non sarebbe più nascosto    >>   ridacchiò lei.   <<  Ma cosa ci fai qui? Nella mia camera  >>   chiese.
<<   Devo riattaccarmi l'ombra ma è impossibile   >>   alzò un pò il tono della voce infuriato per via della situazione imbarazzante che quella spregevole ombra gli stava facendo passare con la sua racconta fiabe. Infatti l'ombra rise di gusto e Leon la colpì con il piede facendola tacere.
<<   Forse so come fare   >>   disse Violetta andando a passo svelto verso il suo comodino, intanto lui si rimise seduto. Lei aprì il terzo cassetto e tirò fuori un ago. A quella visione l'ombra si attaccò al suo padrone,  abbracciandolo da dietro e mettendogli la mano sul petto e lui mise la sua mano sopra quella dell'ombra, spaventato almeno quanto lei.
...
Leon tratteneva i gemiti di dolore, quanto più poteva ma gli veniva difficile. Fortunatamente Violetta finì di "cucire" e disse sorridente per l'ottimo lavoro svolto   <<   Finito   >>  
Lui si alzò, fece qualche passo, ma l'ombra ancora non rispondeva ai suoi ordini, così si sollevò in aria, tornò con i piedi per terra e fece qualche passo. Ora era tutto normale, per quanto normale potesse essere quel ragazzo.
Dopo si girò verso Vilu con un sorriso dolce che la fece avvampare sulle guancie   <<   Grazie. Voglio ringraziarti, ma non so come   >>   
<<   Forse potresti ringraziarmi dandomi un...bacio   >>   propose lei.
<<   Non so cos'è    >>    poi aprì la mano mostrando il suo palmo completo   <<   Dammene prima tu uno e poi saprò cos'è    >>   
Violetta andò sul suo letto e prese una piccola collana. Era di suo nonno che girava per il mondo, gliel'aveva portata dal Egitto. Era una corda a cui era legato un ciondolo a forma di clessidra.
Glielo mise al collo e lui le sorrise   <<   Adesso credo di dovertene dare uno io   >>  
Lei gli sorrise facendo segno di si con la testa. Lui prese il suo pugnale, con un morso staccò la gemma rosso cremisi che era al centro del manico e gliela porse. Quella gemma era il premio per la vittoria del suo primo scontro con Uncino.
Violetta la prese con estrema eleganza, anche se dentro stava facendo i salti di gioia, andò sempre al suo comodino e prese un filo, lo avvolse attorno alla gemma e se la mise attorno al collo.
<<    Grazie Leon per questo regalo, vorrei ringraziarti con un...ditale   >>   disse lei andandogli vicino.
<<    Cos'è un ditale?   >>   chiese confuso.
Lei gli andò di fronte, solo pochi centimetri li separavano, chiuse gli occhi e così fece anche lui. Le loro labbra si stavano per sfiorare.
***
Camilla era ancora sul tetto, era davvero stufa di aspettare. Così si affaccia alla finestra e appena vide quella scena il suo cuore andò in pezzi...Leon stava per baciare quella racconta fiabe. Forse lui non sapeva cos'era un bacio, anzi, non lo sapeva, ma lei si e non ci vide più dalla rabbia. L'aurora d'orata che l'avvolgeva quando era nelle sembianze di fatina divenne rossa e come una furia si catapultò su Violetta facendola cadere a terra, vicino alla parete, con uno strattone.
<<   Campanellino!   >>   la rimproverò Leon.
Camilla gli andò di fronte il viso iniziando ad agitare le braccia come una furia, intanto Violetta li fissava e sembrava che Leon la capisse.
<<   Non mi importa quello che pensi, ti ho già detto perché siamo qui   >>    disse lui.
Camilla agitò ancora le braccia   <<   No Camilla! Non puoi comportarti così    >> 
<<   Leon, chi è lei?   >>   chiese Violetta ancora seduta a terra.
Lui la raggiunse di corsa e l'aiutò ad alzarsi   <<   Lei è Camilla una mia amica. Nelle storie qua sulla terra è conosciuta come "Campanellino"   >>  
<<   Ah si, ne parlo spesso nelle mie storie   >>   disse Violetta sorridendo alla fatina che in cambia le fece il suono della pernacchia con la bocca   <<   Ma la descrivevo più dolce e gentile   >> 
<<   Si, in verità lei è testarda, antipatica e gelosa   >>  
<<   Gelosa? Perché? Voi due state insieme?   >>   chiese Violetta con un filo d’amarezza che Leon notò e ne fu stranamente felice. Lui non aveva mai provato quelle sensazioni, ma sapeva che quella dolce fanciulla gli avrebbe insegnato tutto su quelli che chiamavano “sentimenti”.
<<    No, siamo amici e lei è gelosa di me perché sono il suo migliore amico  >>   spiegò sorridendole.
Al suono di quelle parole Camilla perse una lacrime, che le cadde sulla guancia e si rifugiò nuovamente sul tetto.
Leon, intanto, la fissava dolcemente e Violetta avvampò sulle guancie. Le si stava nuovamente avvicinando quando…Maxi gli saltò addosso facendolo cadere a terra.
<<   Maxi fermati!   >>   gli disse la sorella maggiore prendendolo per le spalle e trascinandolo via da Leon, che intanto si era alzato e aveva preso il suo pugnale puntandolo sul ragazzo.
<<   Violetta sta dietro di me, è armato potrebbe farti del male   >>    le ordinò mettendosi di fronte a lei proteggendola con il suo corpo.
<<    Io non le farei mai del male  >>   disse Leon riponendo il pugnale e sorridendo all’amate che ricambiò timidamente. Mentre il fratellino li fissava infuriato, nessuno si doveva avvicinare a sua sorella, tanto meno uno sconosciuto.
<<   Adesso basta!   >>   disse agitando le braccia per attirare l’attenzione   <<    Tu chi sei?   >>    chiese poi al ragazzo vestito come un barbone.
<<     Forse mi conosci come Peter Pan, ma io in verità mi chiamo Leon Vergas   >>   si presentò con tutta la gentilezza possibile che poteva avere con una persona che non fosse Violetta, in poche parole molto poca.
Ma il ragazzo a quelle parole sgranò gli occhi sorpreso ed emozionato. Aveva davanti a se il suo eroe, il suo idolo. Cosa doveva fare? Inchinarsi e baciargli la mano? No, troppo formale. Oppure gli poteva fare delle domande. Scelse la seconda.
<<    Cosa ci fai qui?   >>   chiese lui.
Leon ebbe un’idea. La migliore che avesse mai avuto.
<<   Lui è venuto per…   >>  stava per rispondere Violetta ma Leon la fermo.
<<    Voglio portarti con me nell’isola che non c’è   >>   le prese la mano, la fece affacciare alla finestra e indicò il cielo   <<  Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino   >> 
<<   Veramente?   >>   chiese lei con gli occhi che le brillavano.
<<   Si, vieni con me   >>   rispose lui.
Violetta girò lo sguardo prima su Maxi e poi su Diego.    <<   Possono venire con noi?   >>   chiese indicando con la testa i due.
Leon li guardò, Maxi fremeva dalla voglio di partire mentre l’altro…dormiva. Aveva il sonno pesante. Dopo spostò lo sguardo a Violetta e le rispose con un sorriso, che lei prese per un si.
Corse a svegliare Diego   <<   Diego, Diego svegliati   >>   il fratello aprì gli occhi e dopo vide la sorella e il fratello elettrizzati mentre uno sconosciuto si avvicinava al suo letto.   <<   Lui è Leon, ti ricordi? Ti ho parlato di lui e ci porterà nell’isola che non c’è    >>   spiegò.
<<   Ma come faremo?   >>   chiese il minore.
<<   Volando, ovviamente   >>   rispose Leon.
Diego lo guardò alzando un sopracciglio per fargli capire che non gli credeva, fino a che lui non si sollevò dal terreno e il ragazzo con un balzò scese giù dal letto.
<<   Ma noi non sappiamo volare. Come si fa?   >>   chiese il secondo dei tre fratelli.
<<  Pensieri felici, bastano quelli a sollevarti per aria   >>   svolazzò un po’ per aria e dopo si mise seduto sul soffitto, a testa in giù, incrociando le gambe.    <<   E’ facile!   >> 
I tre ragazzi si guardarono, loro avevano sempre pensieri felici, eppure non avevano mai volato.   <<   Oh giusto! Quasi me ne dimenticavo   >>   disse lui   <<   Camilla!   >>  chiamò la fatina che accorse subito, lei la prese, delicatamente per le ali, e la smosse un po’ sulle teste dei due ragazzi che si alzarono dal terreno euforici. Dopo scese dal soffitto, si mise un po’ di polvere di fata sulla mano, andò dietro Violetta, che si girò all’istante e le soffio delicatamente un po’ di polvere d’orata sul viso e così anche lei si alzò in aria.
***
Nana, intanto, vedeva dal giardino la scena dei suoi amati ragazzi volare da una parte all’altra della stanza. Anche se era solo un cane sapeva che se non fosse intervenuta qualcosa sarebbe cambiato.
Iniziò ad abbaiare ma non avendo risposta iniziò a tirare con la bocca la catena, fino a che non si staccò e corse dal signore e dalla signora Castillo.
***
I signori Castillo erano a quella festa, dove c’erano molti aristocratici e banchieri. I due stavano chiacchierando con il direttore della banca, che amava le chiacchiere quanto un affare ben riuscito, ma alla vista della loro tata che li chiamava abbaiando capirono che era successo qualcosa ai loro figli.
***
Diego e Maxi erano già fuori da quella stanza, erano usciti volando dalla finestra, eppure lei era ancora lì in piedi sul davanzale della finestra a fissare la loro camera.
Non poteva perdersi l’occasione di vivere la sua prima avventura, ma se pensava ai suoi genitori, a Nana e a tutti i suoi amici…
<<   Dimenticali Vilu! Vieni via con me, per sempre   >>   gli sussurrò all’orecchio Leon, che era dietro di lei.
Violetta girò di poco il viso   <<  Per sempre è un tempo molto lungo   >> 
Leon le sorrise dolcemente, indietreggiò fino a uscire e volteggiare nel cielo e le allungò la mano. Lei  si guardò un’ultima volta indietro, dopo guardò la mano di lui e…l’afferrò.
***
German e Maria entrarono di corsa dentro casa, lasciando la zia Jade confusa dalla situazione, ma fu l’ultimo dei loro pensieri quando entrarono nella camera dei loro figli e videro che…non c’erano.
***
Diego e Maxi volavano tra i tetti dei palazzi entusiasti, mentre Violetta e Leon volavano vicini, mano nella mano, mentre si fissavano dolcemente.
Ormai mancava poco all’arrivo nell’isola che non c’è.
 
 
Nota autore: Salve a tutti, vi chiedo scusa per il ritardo ma vi dico con orgoglio che questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto: 11 pagine di Word Pad. Spero basti per scusarmi per il ritardo. Ma a me francamente piace molto. Sia per il quasi bacio Leon che per il loro incontro. Leon quando parla d’amore sembra un bambino e poi Maxi mi ha fatto morire dal ridere. Voi cosa ne pensate? Ditemelo e ditemi anche cosa non vi è piaciuto, se ci sono degli errori. Accetto volentieri pure le critiche. Un beso.

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Capitolo 4
*** Arrivo nell'isola che non c'è ***


Arrivo nell’isola che non c’è

 
 
“La morte…
Può essere una grandiosa avventura”
 
 
Ormai i ragazzi volteggiavano nel cielo sereno dell’isola che non c’è. Era incredibile.
Vilu guardava le nuvole meravigliata e Leon lo notò, infatti le si mise accanto, le prese la mano avvicinandola alle nuvole e lei ne toccò una.
Quando si suole dire:”sono tanto felice da poter toccare il cielo con un dito”.
Dopo Leon li fece atterrà dietro una di esse e si distesero a pancia in giù ad ammirare…La Jolly Roger…La nave di Capitan Uncino.
Leon uscì dalla tasca un telescopio per guardare la situazione, ma appena incrociò gli occhi dolci di Violetta non poté fare a meno di darglielo.
<<    E’ incredibile, c’è Luke Jones, con il corpo pieno di tatuaggi, Broke Wilson, con le mani al contrario    >>   raccontò la ragazza guardando attraverso l’oggetto e Leon la fissava incantato. La sua sapienza sull’argomento pirati lo stupiva e meravigliava allo stesso tempo.    <<   E…Uncino   >>   disse sconvolta e Leon le prese il telescopio dalle mani e guardò meglio. Aveva ragione. Uncino era salito sul ponte per vedere dove era Leon e il ragazzo lo voleva accontentare.
<<   Ragazzi, restate qui e rimanete giù   >>   gli ordino per poi saltare da una nuvola all’altra per avvicinarsi ad Uncino, che lo individuò, ma non solo lui…Violetta, Maxi e Diego si erano alzati facendosi vedere.
La maggiore saltò da una nuvola all’altra imitando Leon mentre i ragazzi restavano al loro posto credendo di essere al sicuro, ma si sbagliavano.
Infatti una palla di cannone, ordinata da Uncino, prima sfiorò i due fratelli mandandoli da qualche parte in quell’isola e lo stesso Vilu quando la seconda palla di cannone la sfiorò.
Leon, intanto, volava intorno alla nave e Uncino, furioso come sempre, cercava invano di colpirlo dando l’ordine di colpirlo sempre con il cannone, ma servì solo a distruggere la nave.
A lavoro finito il ragazzo volò dai ragazzi sperduti sperando che la sua racconta fiabe fosse lì e che stesse bene.
***
Sulla Jolly Roger c’era molto baccano a causa della sconfitta.
<<   Capitano cosa facciamo?   >>   chiese Seba guardando il suo capitano.
<<    La sua racconta fiabe è da qualche parte in quest’isola, un gruppo di dieci viene con me, mentre il resto resta qui a riparare la nave.   >>   spiegò Alex
<<   Ma capitano come facciamo a trovare la ragazza?   >>   chiese un ubriacone che per una volta stava facendo una domanda sensata. Ma fu ripagato con una pallottola in petto, sparata dalla pistola del capitano.
***
Appena Diego aprì gli occhi vide davanti a se due occhi verdi che lo fissavano. Dopo si ricordò di tutto e tentò di alzarsi ma la ragazza con gli occhi verdi gli si mise dietro la schiena, con un braccio gli circondò i fianchi mentre con l’altra mano prese il coltello che teneva nella cintura e glielo mise al collo.
<<    Non muoverti o ti uccido   >>   gli disse.
<<   Ma chi sei?   >>    chiese Diego sconvolto e anche un po’ spaventato.
<<   Non sei di qui vero?   >>   chiese la ragazza.
<<   Non si risponde a una domanda con una domanda   >>    disse Diego.
La ragazza sbuffò   <<   Io sono la principessa degli indiani, il mio nome è Francesca ma il mio nome spirituale è Ali di Fuoco   >>    rispose  <<   Ora tocca a te rispondere, come ti chimi? Chi sei? Da dove vieni? Chi è quel ragazzo steso al tuo fianco?   >>    chiese.
<<    Va bene, va bene. Ma prima mi lasci?   >>    le chiese gentilmente, lei lo fissò negli occhi per qualche secondo e dopo lo lasciò sedendosi di fronte a lui, senza abbassare la guardia   <<   Ti ringrazio   >>   le disse riprendendo a respirare  <<    Io sono Diego Castillo, sono il fratello minore di Violetta…   >>   iniziò a spiegare.
Ma Francesca lo fermò mormorando   <<    La racconta fiabe   >>
<<   Cosa?   >>    chiese il ragazzo.
<<  Nulla, continua   >>  
<<   Come stavo dicendo…vengo da Buenos Aires e il ragazzo accanto a me è mio fratello minore, Maxi   >>   
Francesca stava per rispondere quando sentì dei passi provenire da poco lontano, girò lo sguardo e lo vide…Uncino con i suoi pirati ubriaconi.
<<   Devi stare zitto   >>    ordinò l’indiana al ragazzo.   <<   E devi stare qui   >>   continuò per poi andare dietro un cespuglio e prendere il suo arco, anche quello risposto, insieme alle frecce, nella sua cintura.
Diego la fissava ma temeva di quello che avrebbe fatto, infatti lei mirò Alex. Stava per colpirlo quando Diego le saltò di sopra gridandole   <<   Fermati!   >>   i due rotolarono per la discesa e, per loro sfortuna, finirono proprio sotto i piedi di Uncino, erano entrambi a pancia sotto e appena alzarono lo sguardo videro che il pirata li stava guardando dall’alto in basso.
Con un gesto della testa ordinò a quattro uomini di alzarli, due per ognuno.
<<   Salve mia cara principessa Ali di fuoco, mi volete dire dove si trova Leon?   >>   chiese gentilmente Alex.
<<   Atsu micae. Kolhga blader   >>   disse con disprezzo Francesca per poi sputare sulla camicia al capitano.
Alex prima guardò la parte della sua camicia, bagnata dalla saliva dell’indiana, per poi guardare Seba.
<<    Questa è la lingue del villaggio degli indiani, io la so tradurre   >>    spiegò Seba.
<<    Allora fallo   >>   disse Uncino.
<<   Ha detto che non ce lo dirà nemmeno se la torturiamo   >>   spiegò.
Dopo Francesca si girò verso Diego per poi dirgli con lo stesso disprezzo per Uncino   <<    Sonoki llyuma uccheta soupo uto!   >>   
Diego si girò verso Seba e gli chiese   <<   Cosa ha detto?   >> 
<<   Ha detto che sei un imbecille senza cervello che merita la morte     >>    rispose con calma come se non fosse nulla.
***
Violetta precipitò in mezzo alla foresta e non tardò molto che qualcuno la trovò…
I ragazzi sperduti stavano facendo un giro di ricognizione quando Nata vide la povera ragazza che giaceva a terra prima chiamò gli altri con un fischio e dopo le andò vicino inginocchiandosi per vederla meglio.
<<   Nata cosa hai trovato?   >>   chiese Andress andandogli vicino.
<<   Chi è?   >>   chiese Brodway.
<<   Poi cosa ci fa qui?   >>   chiese Marco.
I ragazzi gli si misero intorno, tutti in ginocchio, a fissarla. Ma alzarono gli occhi quando videro Camilla svolazzare sopra di loro.
<<   Ragazzi dovete ucciderla   >>   disse Camilla di fretta e furia, temeva che sarebbe arrivato Leon.
<<   Perché?   >>    chiese Nata confusa.
<<   Uncino è riuscito a seguire me e Leon sulla terra e l’ha reclutata. Fortunatamente io e lui siamo riusciti a farla precipitare qui e lui sta cercando di distrarlo. Sbrigatevi prima che arrivi Uncino   >>   spiegò.
<<   Non preoccuparti, ci penso io   >>   disse Marco alzandosi e prendendo il suo arco con la freccia, che teneva nella cintura, e la puntò sul petto di lei, proprio sul cuore.
<<   Aspetta!   >>   disse Andress mettendo la mano sul arco della freccia.   <<   Non penso che Uncino recluti una ragazza tanto giovane e in esperta.    >> 
Tutti gli occhi finirono su Camilla che iniziò ad essere nervosa.
<<   Smettila Andress   >>   disse Marco spostando la mano di Andress con uno scossone   <<   Tu vuoi solo accaparrarti Leon   >>     prese di nuovo la mira e…
<<    Marco fermo!   >> 
 
 
AVVISO IMPORTANTE: Mi dispiace terribilmente ma per un pò non potrò più aggiornare perché i miei voti non vanno bene e devo recuperare. Cercate di capire, mia madre ha detto che se non vado bene non potrò più collegarmi a EFP...scusate ancora

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Capitolo 5
*** Il tradimento della fatina ***


Il tradimento della fatina

 
"La morte...
Può essere una grandiosa avventura"
 
 
<<   Marco fermo!    >>   gridò Leon mentre atterrava vicino a Vilu, in piedi.
Marco e i ragazzi lo fissavano increduli, ma allora la fatina gli aveva mentito o Leon aveva cambiato idea?
<<   Leon stavo eseguendo gli ordini   >>   si giustificò Marco posando l'arma e allontanandosi dal corpo della ragazza.
<<   E chi vi avrebbe detto che questo era un mio ordine?   >>    chiese guardando uno per uno e nel suo sguardo si leggeva: rabbia, preoccupazione e...uno strano sentimento che nessuno aveva mai visto.
<<   Camilla. Ci ha detto che lei era una ragazza reclutata da Uncino e che tu e lei la stavate cercando per ucciderla   >>   spiegò Andress alzandosi e mettendosi di fronte al capo.
Peter, anche conosciuto come Leon, fulminò la fatina con lo sguardo. Ma non era ancora il momento adeguato per parlarle, doveva prima allontanare gli altri.
<<   Ragazzi. Dividetevi e scoprite se Uncino mi ha seguito   >>   ordinò e i ragazzi, senza fiatare, obbedirono.
Lui, intanto, si inginocchiò vicino alla sua racconta fiabe e le accarezzò il viso. La sua mente gli diceva di smettere, che non la meritava e che non meritava di toccarla. Ma ogni centimetro del suo corpo gli chiedeva un altro assaggio, sempre più grosso, sempre di più. A stento si stava trattenendo.
Mentre Camilla lo fissava con il cuore a pezzi, desiderava piangere ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione.   <<    Leon...non puoi!    >>   gridò.
<<    Cosa non posso?   >>   chiese con freddezza.
La fatina si sentì gelare le ossa, non aveva mai usato quel tono con lei    <<   Non puoi amarla! Lei cosa può darti?   >>    gridò tanto forte che Vilu si svegliò e Leon la guardò. I loro sguardi si intrecciarono e la ragazza avvampò mentre il capo dei ragazzi sperduti sorrideva dolcemente.
La fata non lo poteva sopportare, strinse i denti e cercò di non scoppiare.   <<    Non sei tu a decidere per il mio cuore e dopo quello che hai fatto a Violetta...ritieniti bandita     >>    le disse senza nemmeno guardarla.
Camilla ne rimase scioccata, come poteva dirle una cosa del genere? Lei che gli era sempre stata vicino. Questa era la ricompensa? No! Non l'avrebbe mai accettato!
Si trasformò in una fatina e volò il più lontano possibile dai due.
<<   Dove sono?   >>   chiese Vilu con voce fiebile.
<<    Vicino al rifugio dei ragazzi sperduti. Se ti alzi ti ci porto   >>    gli rispose gentilmente e sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso. Grazie al suo aiuto si mise seduta, Leon le diede una piccola spinta per aiutarla ad alzarsi, ma una volta in piedi le sue gambe non ressero e ricadde. Chiuse gli occhi attendendo la caduta...che non arrivò. Riaprì gli occhi avvolta da un piacevole calore, era tra le braccia di Leon che la stavano sorreggendo tenendola per le braccia, con una leggera presa.
<<    Se vuoi, ti porto io. Devi essere ancora un pò scombussolata per la caduta    >>     propose lui dolcemente. Lei fece cenno di si. Lui le mise una mano dietro la schiena e l'altra dietro le ginocchia e la sollevò.
<<    Leon so di darti molto peso, infatti a causa mia hai litigato con Camilla   >>   si scusò la ragazza intanto che lui iniziava il suo volo.
<<   Non è colpa tua se abbiamo litigato, anzi, ti ringrazio per avermi fatto vedere questo lato di Camilla che non conoscevo e che non volevo conoscere    >>    cercò di tirarle su il morale, ma non funzionò.
Si fermò sopra un albero molto grande, guardò la sua amata e disse   <<   Benvenuta a casa mamma    >>   la ragazza lo fissò confusa al sentire che l'aveva chiamata "mamma". Dopo...la lasciò. Lei cadde sulle foglie dell'albero che al suo tocco si spostarono insieme ai rami formando un tubo che portava dentro la casa. Non poté fare a meno di gridare per lo spavento, una volta terminato il tubo atterrò sopra dei cuscini e si guardò intorno.
<<   Ma cosa succede?    >>    chiese lei di fronte a quello spettacolo.
<<   Oh, ciao mamma   >>   la salutò Andress che era seduto per terra ad affilare la lama della sua spada.
<<     Ciao mamma   >>   la salutò Brodway che era intento ad allenarsi con Marco in un duello tra spade.
<<    Ben arrivata mamma   >>   la salutò Marco.
<<   Mamma, posso chiamarti mammina?   >>   le chiese Nata che la aiutò ad alzarsi dai cuscini.
<<   Perché mi chiamate tutti mamma?   >>   chiese lei e dopo vide Leon entrare in da un'altra parte dell'albero per poi atterrare su una specie di trono fatto con i rami di legno.
<<    Ciao mamma   >>   la salutò Leon per poi andare verso di lei impugnando una spada   <<   Disciplina è ciò che va impartito ai ragazzi. Picchiali, sculacciali, anzi, uccidili prima che cerchino di ucciderti di nuovo   >>    si fermò di fronte a lei e le sussurrò all'orecchio    <<   E' meglio se li uccidiamo prima noi    >>   
Si girò verso i ragazzi sperduti, gridò e li iniziò a inseguire con la spada.
<<  No Leon   >>   lo chiamò ma lui non si fermava. Poi capì, se lei era la madre e quelli erano i figli allora...   <<    Papà   >>   lo chiamò e lui si fermò.
<<   Mi puoi spiegare cosa sta succedendo?    >>   gli chiese.
<<   Tu racconti le fiabe?   >>   chiese Nata.
<<   Si   >>  
<<   Allora sei perfetta per essere nostra madre e poi tu a papà piaci molto, anche meglio    >>      spiegò Brodway che si beccò una sfuriata da Leon.
Vilu rise e poi disse   <<   Allora che ruolo hanno Diego e Maxi?    >>    
Tutti la guardarono confusi per poi dire in coro   <<  Chi?   >>  
Lei si guardò intorno e poi si ricordò   <<   Dove sono i miei fratelli?    >>  
***
Camilla vagava per la foresta ancora nelle piccole forme di fatina, aveva gli occhi rossi per le lacrime e non sapeva dove stava andando. Quando si sentì chiamare, da una voce a lei familiare, ma no amica.
<<   Camilla, cosa ti è successo?   >>   chiese Seba.
<<   Cosa ci fai qui?   >>    ribatté lei tornando nelle sue forme normali.
<<    La nave è qua vicino e sono sceso per fare un giro di ricognizione, adesso tocca a te   >>   rispose lui gentilmente.
Lei gli diede le spalle   <<   Leon mi ha bandita   >>   rispose secca.
<<   Cane!    >>    disse infuriato. Non voleva che nessuno si permettesse di trattare male Camilla, nemmeno Leon ne aveva il diritto.    <<   Ma sai...Uncino e io non ti bandiremmo mai, siamo come una famiglia    >>   disse.
A Camilla venne l'illuminazione, non era un idea molto...buona, ma almeno si sarebbe vendicata.   <<   Mi stai invitando a far parte dei pirati?   >>   chiese con un mezzo sorriso.
<<   Si, accetti?    >> 
<<   Certamente   >>  
 
 
Nota autore:  Salve a tutti, spero vi piaccia. A me particolarmente piace la parte di quando i ragazzi la chiamano mamma XD A voi? Secondo voi cosa è successo a Diego e Maxi? Francesca sarà ancora arrabbiata con Diego? Leon e Vilu li salveranno? Ditemi che ne pensate. Un beso.

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Capitolo 6
*** Richiesta di aiuto alle sirene ***


Richiesta di aiuto alle sirene

 
"Che dolci le sirene!...No?
Ti annegano dolcemente se ti avvicini troppo"
 
 
Leon portava sempre in braccio Violetta. Stavano volando per andare dalle sirene, solo loro potevano sapere dove fossero.
Lei ammirava sotto di lei, era sempre stato il suo sogno volare, mentre lui la fissava incantato, il suo sogno da quando l'aveva sentita raccontare la sua prima storia era stato quello di stringerla tra le braccia...Si era realizzato.
<<    Leon dove stiamo andando?    >>    chiese poi la ragazza girandosi verso di lui.
<<    Dalle sirene, solo loro sanno dove sono i tuoi fratelli    >>     rispose non facendo vedere la sua preoccupazione. Le sirene erano creature misteriose e pericolose, più di una volta aveva visto persone, affascinate da quelle creature, sprofondare nell'oceano per loro mano.
Atterrarono piuttosto vicino dalla riva, prima voleva avvisare la sua racconta fiabe, che sembrava entusiasta all'idea di vedere una sirena.
<<    Leon perché non andiamo?    >>    
Non ebbe il tempo di rispondere che dall'acqua uscirono le sirene, che li fissarono attentamente.
<<    Che dolci le sirene!    >>    sentì lo sguardo contraddittorio del ragazzo su di lei    <<     No?    >>    chiese guardandolo.
<<    Ti annegano dolcemente se ti avvicini troppo   >>     le prese la mano    <<    Quindi stammi vicino    >>     si avvicinarono lentamente per poi inchinarsi alla riva.
Una sirena si avvicinò. Violetta ne rimase incantata, aveva i capelli lunghi e blu scuro, era ricoperta di squame, aveva la coda lunga e verde e gli occhi completamente blu.
<<    Leon...cosa vuoi chiederci?    >>     chiese andando troppo vicino al suo viso, secondo Violetta.
<<    Volevo sapere se avete visto...    >>     non terminò la frase che la sirena gli accarezzò il braccio.
<<     La tua pelle...chissà quanto è gustosa     >>    lui ritrasse il braccio, uscì i denti e vede il suono, come un gatto che tira fuori gli artigli spaventando la sirena.
<<    Non sono qui per farmi annegare, voglio solo sapere se hai visto i suoi fratelli     >>     disse secco.
<<    Oh si, che li abbiamo visti, vero sorelle?    >>    si girò e uscirono altre sirene, tutte uguali.
<<   Ma tu lo sai che le nostre informazioni hanno un prezzo    >>    continuò la sirena mentre un'altra si avvicina a Violetta.
<<    Cosa volete?    >>    intanto non si accorse che una sirena, aveva ipnotizzato la ragazza coi suoi occhi blu scuro. Le prese la mano e la mise lentamente nell'acqua per non farla ritrarre.
<<    Lei, la tua amata racconta fiabe    >>  
<<    Accetto    >>    disse lei.
Leon sgranò le iridi smeraldo, mentre le sirene si stavano già avvicinando alla sua Violetta per trascinarla alla morte.
<<   NO!   >>    gridò per poi caricarsi l'amata sulla spalla e volare via.
Lei si riprese e iniziò a gridargli contro    <<    Leon lasciami! E' l'unico modo per salvare i miei fratelli!    >>  
Lui non rispose e lei continuò per tutto il tragitto, fino a che non arrivano al rifugio, una volta entrati lui la lasciò e sotto gli occhi dei ragazzi sperduti iniziarono la loro "discussione".
<<   Oh no! Mamma e papà litigano    >>    avvisò Brodway.
<<    Non stiamo litigando    >>     ribatté Leon.
<<   Certo perché di solito in un litigio due persone parlano e si ascoltano ma tu mi stai ignorando!    >>    gridò infuriata Violetta. Il papà fece cenno ai ragazzi di uscire e loro obbedirono.
<<    Perché mi hai trascinato via? Non capisci che per me i miei fratelli sono importanti?    >>    si calmò ma il suo tono era freddo.
<<    Lo capisco Violetta, ma loro ti avrebbero ucciso e io non l'avrei mai permesso     >>    si guardarono negli occhi, lui era sincero e lei non poté fare a meno di correre tra le sue braccia, dove fu stretta.
<<   Ti prego Leon...non posso perderli    >>      sprofondò il viso nel suo petto, quando lui le prese il mento tra il pollice e l'indice, costringendola a guardarlo negli occhi.
<<    Ma io non posso perdere te    >>    le accarezzò la guancia.
Violetta avvampò, nessuno mai le aveva detto una cosa del genere. Era lui il suo bacio nascosto, a lui apparteneva. Ne era certa. Si mise sulle punte, si avvicinò con la bocca al suo orecchio e gli sussurrò.
<<    Tu non mi perderai mai    >>   
<<    Come fai a dirlo?    >>   ribatté lui.
<<    Perché questo ti appartiene     >>  
Si rimise di fronte a lui, gli prese il viso tra le mani, lui intanto la guardava confuso.
<<    Cosa stai facendo?    >>    le chiese, anche il giorno che l'aveva portata qui lo stava facendo, ovviamente prima che Camilla li interrompesse.
Intanto i ragazzi sperduti avevano ascoltato tutto e visto tutto, si erano nascosti per non incombere nell'ira di Leon.
<<    Papà sembra molto innamorato    >>     commentò Nata, seguita da Brodway.
<<    Si, ha perso la testa per lei, anche se già lo sapevamo     >>   
<<    Ti voglio mostrare cos'è un ditale     >>   
<<    Ragazzi cos'è un ditale?    >>    chiese Marco e tutti alzarono le spalle, per dire che non lo sapevano.
I visi dei due si avvicinarono, i loro nasi si sfiorarono, lei chiuse gli occhi e Leon la copiò, non sapendo cosa fare. Le loro labbra si sfiorarono, quando combaciarono.
I ragazzi sgranarono gli occhi.
<<    Quello non è un ditale   >>    commentò con occhi sognanti, Nata.
   <<    Non ci posso credere! La racconta fiabe sta baciando il nostro capo    >>     disse Andress.
<<    Non è strano, loro sono la mamma e il papà    >>    ribatté Brodway.
I due sciolsero il bacio e si guardarono negli occhi. Lei poggiò le mani sul suo petto, mentre lui poggiava le mani sui suoi fianchi.
<<   Questo...era il mio primo...ditale    >>   confesso Violetta.
<<    Anche per me    >>    le sorrise dolcemente e lei ricambiò, ma scomparve quando si ricordò dei suoi fratelli.
<<    Leon ti prego...devo salvare i miei fratelli    >>    lo guardò con gli occhi lucidi e lui non poté resisterle.
<<    E lo faremo, ma prima devo andare a parlare io con le sirene, qualcosa non va. Come prezzo per le loro informazioni non hanno mai chiesto persone, ma favori.    >>       era confuso sull'accaduto, ma già aveva dei dubbi.    <<    Ma non preoccuparti, una volta avute le informazioni tornerò qui ad avvisarti e dopo andremo a salvare Diego e Maxi    >>    le diede un bacio sulla fronte per poi volare fuori dall'albero, con lo sguardo dell'amata su di lui.
<<   Non preoccuparti mamma, lui ottiene sempre c'ho che vuole    >>      la consolò l'unica ragazza dei ragazzi sperduti, per poi essere seguita dal vice capo.
<<    Basta guardare te    >>  
<<    Andress!    >>    venne rimproverato dai suoi compagni.
 
***
 
<<    Non ci casco! Ditemi cosa vi ha chiesto Uncino!   >>    gridò Leon alle sirene, che ancora non volevano parlare.
<<    Insomma Leon, noi vogliamo solo la tua amica. Uncino non c'entra nulla. Ma poi perché ti scaldi? Tanto avevamo già fatto un patto del genere e tu non hai esitato a darci Alex.    >>    lo diceva con aria di rimprovero. Così da farlo infuriare.
<<    Voi sapete perché l'ho fatto    >>     strinse i pugni e gli ringhiò contro.
<<    Si, lo ricordiamo Leon. Volevi conoscere tuo fratello e quando sei andato sulla terra a cercarlo, non solo hai trovato lui, ma anche la tua racconta fiabe.   >>      gli accarezzò il braccio.    <<    E so anche che vi siete dati il vostro primo bacio, o come lo chiamate voi "ditale"     >>      
<<   Allora saprete anche che lei è intoccabile, non ve la darò mai    >>    disse in un sussurro pieno d'odio.
<<     Nemmeno per salvare la vita a tuo fratello minore? Come maggiore dovresti stargli vicino    >>      sorrise trionfante, come se sapeva che Leon avrebbe rinunciato.
<<    Si, ma riuscirò ad averli entrambi    >>    
Le sirene sgranarono gli occhi, non si aspettavano quella risposta.
<<    Oh e tanto per la cronaca...io non ho venduto Alex, lui prima era il mio migliore amico, ma poi...mi ha tenuto nascoste troppe cose e...     >>   
<<    Si, ricordiamo...    >>  
Stava per andarsene, quando...   <<    Aspetta...Si trovano nel castello oscuro. Tenuti prigionieri da Uncino perché Francesca non voleva tradirti, quando lui le ha chiesto dove fossi     >>    
Lui si girò e le sorrise per ringraziarla   <<    Perché avete cambiato idea?    >>   
<<    Perché...avevi ragione, Uncino e Camilla ci avevano chiesto di chiedere in cambio Violetta e ora capiamo il perché...Lei sta rendendo il tuo cuore puro, cosa che rendeva Camilla gelosa e dava anche la consapevolezza ad Alex di non aver riservato il tuo stesso destino    >>       gli spiegò la sirena che indietreggiò lentamente.
<<   Aspettate...quindi lui non scoprirà mai l'amore?    >>     lo odiava, ma non poteva dimenticare il passato.
<<     Devi fare attenzione Leon....Molta attenzione    >>     sprofondò nell'oceano lasciandolo nel dubbio. Cosa significava? Che anche lui si sarebbe innamorato di Violetta? Se fosse stato così, non glielo avrebbe mai perdonato. E poi Camilla...l'aveva tradito. Ormai sapeva di potersi fidare di pochi, e tra questi c'era la sua Violetta.
 
***
 
<<    Uncino non la farai franca!    >>     gridò infuriata Francesca.
Erano dentro una grotta, Camilla e Seba, per far luce, tenevano in mano delle fiaccole. Intanto che i due parlavano, la fata sentiva su di se lo sguardo infuocato dell'indiana. Sentiva tutto il suo odio, il suo disprezzo e la sua tristezza verso di lei. Ma non la biasimava, dopo tutto aveva tradito sia lei, che gli indiani che i ragazzi sperduti, però aveva un buon motivo: la vendetta. Voleva solo vendetta verso colei che le aveva portato via il ragazzo che amava...Violetta.
I pirati e la fata erano al lato sinistro della grotta, al destro, vicino un enorme cancello, c'era il sistema per aprirlo e al centro, pochi metri lontano dal cancello, c'era uno scoglio dove erano stati attaccati i tre con delle manette.
<<    Cara Francesca, sai che non deve finire così, devi solo dirmi dove si trovano Leon e i ragazzi sperduti e io vi lascerò andare, anzi, farò molto di più...Vi recluterò come pirati della mia ciurma.    >>      disse calmo e paziente il capitano.
<<    No! Non tradirò mai Leon e gli altri!    >>     gridò infuriata e decisa. Mai...Per nessuna ragione al mondo l'avrebbe mai fatto.
<<    Ah si? E voi ragazzi...Che ne dite? Non          vorreste diventare dei pirati? Mi è stato detto che siete dei grandi esperti    >>     disse ai due ragazzi.
L'attenzione ricadde sui due, anche l'indiana era curiosa e preoccupata di sapere cosa gli avrebbero risposto.
<<    Grazie dell'offerta...    >>    iniziò Diego con un sorriso sulle labbra, ovviamente falso, rivolto al capitano.
<<    Ma rifiutiamo!    >>    terminò Maxi con la stessa espressione del fratello.
Alex guardò i tre infuriato, chi avrebbe mai potuto rinunciare alla grande occasione di entrare a far parte della sua ciurma, di poter navigare sulla Jolly Roger a suo fianco? Solo degli stupidi. Pensava.
<<   Bene...Con questo avete firmato la vostra morte   >>    uscì dalla grotta per andare a prendere un po’ d'aria.
Una volta fuori si ritrovò su una torre di quel castello enorme, la grotta un tempo erano le prigioni di quel castello. Ma dopo molti anni nessuno le utilizzò più, fino all'arrivo di Uncino.
Ammirò il mare, gli piaceva molto. Se avesse potuto avrebbe passato tutta la vita in mare, infatti, un tempo, era questo il suo obiettivo. Ricordava bene che lui e Leon avevano questo sogno: scappare...non tornare più, vivere sul mare con la loro nave.
Ma dopo abbandonarono questo sogno e lui inseguì un nuovo sogno: uccidere Leon.
Continuò a riemergere ricordi lontani di quando abitava a Buenos Aires con il suo nemico, quando...venne attaccato.
<<   Uncino!    >>    alzò lo sguardo e vide Leon, con una spada in mano, venire verso di lui in volo. Il capitano fu più svelto e prese la spada prima che arrivasse il colpo.
<<   Vergas!    >>    gli diede una gomitata allontanandolo e il ragazzo tornò coi piedi per terra. Stava per iniziare il vero scontro.
 
***
 
Andress e i ragazzi entrarono da sopra, che c'era un passaggio del quale Uncino non era a conoscenza. Il vice si mise dietro un sasso, si schiarì la voce e appena parlò non si sentì la sua voce ma quella di Alex, lui aveva un dono: riuscire a imitare la voce di chi voleva.
<<    Seba!    >>    gridò.
<<    Dica Capitano   >>    scattò il ragazzo, ma non vedendo il capitano, per non fare la figura della stupido, tenne lo sguardo fisso di fronte a se e Camilla lo imitò spaventata. Uncino le faceva paura e non lo avrebbe mai sfidato come avevano fatto quei tre pazzi.
<<     Libera i prigionieri!    >>   
I due ne rimasero scioccati...    <<    Come liberarli? Ma...    >>     cercò di parlare il ragazzo pirata, ma venne interrotto.
<<     Osi contraddirmi?!    >>    gridò più forte.
Seba non disse più nulla, andò dai prigionieri e li liberò. Mentre i ragazzi esultavano Vilu andava da Leon, era strano che non fosse già arrivato.
 
***
 
Uncino era sopra Leon, il suo uncino era sul collo di lui, gli stava graffiando la pelle lentamente, intanto lui emanava gemiti di dolore.
<<    Ora tu soffrirai, quanto ho sofferto io   >>      il momento atteso da lui stava arrivando, lo guardava negli occhi con un ghigno sulle labbra. Il suo destino stava per compiersi: Leon morto e lui il nuovo capo dell'isola che non c'è.
<<    No, io ho sofferto molto più di quanto pensi...    >>   quelle parole lo colpirono. No! Non si sarebbe fermato davanti a nulla. Non quella volta...
<<    Hai segnato la tua morte...     >>    strinse l'uncino al suo collo.
<<    La morte...può essere una grandiosa avventura    >>    
Quella frase fece scattare qualcosa nel capitano, che alzò l'uncino e il ragazzo si tenne pronto a ricevere il colpo. Che non arrivò. Si sentì un rumore forte, era un colpo, ma non lo ricevette lui. Aprì gli occhi e vide il suo nemico a terra vicino a lui e Violetta con un sasso in mano.
<<    Stai bene?    >>    gli chiese l'amata, lui si alzò e l'abbracciò.
<<    Si, tutto bene    >>    si separarono, ma lei gli prese la mano.
<<    Andiamo! Voglio colpire altri pirati!    >>   lo spinse a continuare a camminare.
"Senti di amarti di più!" pensò.
 
***
 
Passarono due settimane da quel giorno, i ragazzi sperduti decisero che era meglio stare dagli indiani per un po’. Intanto Diego cercava in continuazione di fare pace con Francesca, ma nulla. Lo riteneva uno stupido.
Era sotto un albero a guardare le nuvole, quando il solo venne coperto da un ombra, molto alta. Alzò lo sguardo e scattò in piedi, quando vide...il padre di Francesca.
<<    Signore voleva dirmi qualcosa?    >>    chiese sembrando il più educato possibile.
<<    Si, vedo che stai sempre intorno a mia figlia, ma forse non sai che qui noi abbiamo delle regole e di conseguenza anche per il corteggiamento.    >>    spiegò calmo, anche se dentro sperava che una volta sentita la prova, il ragazzo non cercò più di provarci con la sua bambina.
<<     Mi dispiace, non le conoscevo. Che regola c'è per il corteggiamento?    >>    chiese curioso e deciso, non si sarebbe arreso e se fare pace con Francesca, che l'aveva colpito al cuore, significava affrontare anche il tempo allora l'avrebbe fatto.
<<    Il padre della ragazza deve decidere una sfida da far fare al ragazzo. Se la superi non mi metterò tra te e Francesca e potrete stare insieme, se lei vorrà. Ma se perdi...la devi dimenticare!    >>    era serio e severo.
<<    Accetto, qualsiasi sia la sfida   >>    lui invece era deciso, non si sarebbe arreso.
<<    Scelgo la sfida del coccodrillo...     >>   
 
 
 
Nota autore: Salve a tutti, scusate il ritardo. Non ho giustificazioni e non ve le darò, spero solo che vi piaccia questo capitolo, che è il mio regalo per voi per l'anno nuovo. Ditemi che ne pensate e auguri.

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Capitolo 7
*** La sfida del coccodrillo gigante ***


La sfida del coccodrillo gigante

 
"Lotterò e vincerò per il tuo perdono.
Se riesci a sopravvivere ritieni fortunato"
 
 
Ormai tutta l'Isola che non c'è sapeva che Diego avrebbe dovuto affrontare una delle sfide più pericolose che ci fossero nell'universo, forse. Alcuni gli davano del pazzo mentre altri scommettevano sulla sua morte. Nel mentre Leon stava cercando di fargli cambiare idea.
<<    Ma sei impazzito?! Se affronti il coccodrillo gigante morirai!    >>   gli gridò contro. Erano nel rifugio, i due al centro mentre gli altri in cerchio intorno a loro.
Violetta era contenta che Leon si preoccupasse di suo fratello, ma forse era esagerato per un coccodrillo che poteva essere di qualche centimetro più grande che sulla terra.
<<   Andiamo Leon, non sarà nulla. Ho affrontato dei pirati posso affrontare un coccodrillo forse un po’ troppo grande    >>   ribatté Diego sicuro nella sua vittoria   <<   E poi lo faccio per avere il perdono di Francesca, tu non lo faresti per Violetta?    >>  
<<    Non immischiare me e Violetta, lo sai che per lei farei tutto ma tra te e Francesca è diverso. Suo padre è molto furbo e astuto, secondo te perché il capo del villaggio? E perché Francesca non ha ancora un compagno?    >>   il ragazzo ne rimase sorpreso, in effetti non si era mai posto queste domande   <<   Te lo dico io il perché: suo padre li fa uccidere tutti tramite queste sfide! Nessuno è mai sopravvissuto.    >>    
Quelle parole scioccarono i tre fratelli, ovviamente i ragazzi sperduti sapevano già tutto e non gli faceva più molto effetto.
<<   Diego, Leon ha ragione. Ascoltalo!    >>   intervenne Maxi mettendosi di fronte il fratello maggiore.
<<   Leon pensavo tu mi capissi e invece...    >>   non terminò la frase che scappò fuori.
<<   Diego aspetta!    >>   gli gridò Violetta tentando di fermarlo ma nulla, allora cercò di corrergli dietro ma l'amato la fermò tenendola per le spalle.   <<   Leon devo andare a farlo ragionare     >>   
<<    No è tutto inutile. Se le mie parole non l'hanno fatto ragionare nemmeno tu ci riuscirai     >>  
La ragazza comprese che il suo amata aveva ragione, cosa mai avrebbe potuto fare per farlo ragionare? Nulla.
Lei corse tra le sue braccia, dove fu accolta, posò il viso sul suo petto e gli chiese    <<   Ora cosa facciamo?    >>   
<<    Forse Francesca riuscirà a fargli cambiare idea    >>  
 
***
 
I ragazzi sperduti erano andati a fare un giro di ricognizione, se Uncino si fosse avvicinato troppo al loro nascondiglio in poco tempo li avrebbe scovati e squartati. Cosa da evitare assolutamente.
Nata era al limite della foresta, era nel dirupo che allacciava foresta e mare, infatti se si cadeva da lì si finiva sopra gli scogli.
<<   Si affacciò e vide a distanza la nave di Uncino, stava per andarsene, per avvisare gli altri di aver trovato la postazione perfetta per controllare Alex e i suoi pirati, ma un rumore la fece sobbalzare. Si girò di scatto cercando di prendere il suo arco, ma perse l'equilibrio. Cercò di rimettersi in piedi ma nulla, stava per precipitare nel vuoto, quando...si sentì prendere la mano libera e vide...Maxi.
<<    Non preoccuparti, ti aiuto io    >>     la rassicurò per poi, con uno stratone, avvicinarla a se togliendola definitivamente dal pericolo.
<<    Grazie, devo fare più esercizi per l'equilibrio    >>    lo ringraziò, ma dopo si accorse di essere contro il suo petto e si separò subito dopo imbarazzata.
<<   Non devi ringraziarmi, non ti avrei mai lasciata cadere e poi Leon non me lo avrebbe perdonato    >>   
<<   Hai molta stima di lui, o sbaglio?    >>  
<<   No, non sbagli affatto. Mia sorella mi racconta sempre delle sue avventure e per me è come un eroe    >>   spiegò con gli occhi che gli brillavano per l'emozione.
<<     Fantastico. Un altro da aggiungere alla lista    >>   commentò lei seccata.
<<    Come? Che vuoi dire con "un altro"? Anche altri la pensano come me?    >>  
<<    Si: Marco e Andress. Entrambi lo stimano e lo elogiano come fosse un Dio. Ts, ma fatemi il piacere     >>     dal suo tono si diceva molto e Maxi lo percepì come un pugno in faccia.
<<    Vuoi dire che per te Leon è solo un amico, un ragazzo normale?    >>  
<<    Certo! Non è un Dio. Non è un idolo. Non è un eroe. E' solo un ragazzo che vuole stare con la ragazza che le piace    >>     guardò il ragazzo negli occhi e gli disse   <<   Se potesse, rinuncerebbe a tutto pur di stare con lei    >>   
 
***
 
Era arrivato il momento, era tutti intorno alla riva ad attendere Diego, che si sta facendo preparare da Francesca in una tenda.
Sono seduti uno di fronte all'altra. Lei tra le mani tiene delle ciotole contenenti colori di tutti i tipi: sul petto nudo gliene ha spalmato un po’ verde e giallo, sui pettorali aveva dei disegni tribali fatti con molta cura mentre sull'addome due specie di chiocciole una verde e una gialla. Adesso gli stava facendo due linee rosse sulle guancie.
<<   Non capisco il perché di tutto questo    >>   si lamentò, anche se la vicinanza di Francesca lo rendeva felice.
<<    Perché è la tradizione   >>   rispose secca senza aggiungere altro, per tutte il tempo non l'aveva nemmeno guardato negli occhi.
Lui la fermò prendendole le mani, lei alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi castano.
<<    Sei ancora in tempo per cambiare idea   >>   gli ricordò.
<<    Lotterò e vincerò per il tuo perdono    >>   
<<    Se riesci a vincere ritieniti fortunato    >>   
I due uscirono e tutti acclamarono il pazzo ragazzo, in quel momento, in volo, arrivarono Violetta, sorretta da Leon, e il suo amato che atterrarono vicino il dirupo dove si poteva vedere la spiaggia e da lì arrivarono anche i ragazzi sperduti insieme a Maxi.
<<   Leon...ce la farà?   >>   chiese Violetta preoccupata.
Leon guardò il capo degli indiani e disse   <<   Se le cose si dovessero mettere male...Io interverrò    >>   
<<    Se le cose, come dici tu, si dovessero mettere male...Allora il ragazzo merita la morte    >>   
Intanto Diego stava scendendo fino alla spiaggia e una volta arrivato sentì il padre di Francesca gridare    <<   Che inizi la sfida!    >>    un ragazzo accanto a lui suonò uno strano strumento, simile a un flauto ma col suono di un clavicembalo.
Silenzio. Solo quello. Non si vedeva  nulla e non si sentiva nulla, ma lui stava sempre allerta, come Leon. Quando poi...dalla foresta, si sentirono dei passi e...Il ticchettio come quello di una sveglia. Diego, come gli altri, si girò e lo vide...Si era sbagliato di grosso, si era pentito di non aver ascoltato Leon e gli altri. Quel coccodrillo non era più grande di due o tre centimetri...Era alto quasi quanto il dirupo e lungo quanto metà foresta. Il ragazzo ancora non si muoveva, uscì dalla tasca il coltello che gli aveva dato Francesca, aspettando il momento adatto.
<<    A quanto pare il ragazzo non ha capito la sfida   >>   commentò il capo indiano e questa anche Leon lo capì.
<<   Diego non devi ucciderlo, devi cercare di arrivare dall'altra parte della spiaggia senza essere mangiato!    >>   gridò Leon per metterlo in salvo, ma questo fece fare un movimento troppo brusco al ragazzo, che venne individuato dal coccodrillo.
Il coccodrillo aprì le enormi fauci e gridò con tutte le forze. Diego iniziò a correre ma già con pochi passi il coccodrillo l'aveva raggiunto. Più in là vide delle liane, potevano essergli utili. Il coccodrillo lo stava per raggiungere con i denti quando il ragazzo prese con una mano una liana, fece un salto e questa lo trascinò in aria, ma non si aspettava di precipitare...sulla schiena del coccodrillo.
Intanto gli spettatori erano scioccati, compreso il capo.
<<   Questo ragazzo è un folle, nessuno aveva mai osato salire sulla schiena del coccodrillo gigante    >>  
Leon non rispose ma sapeva che il piano di Diego non era questo.
Il ragazzo si aggrappò al coccodrillo, ma al suo tatto la bestia iniziò a girare su se stesso, come un cane quando cerca di prendersi la coda.
Il ragazzo si aggrappò sempre di più, ma non bastò a farlo restare in sella, infatti ricadde a terra ma la bestia non se ne era accorta e lui ne approfittò per ricominciare a correre. Era quasi arrivato quando cadde, a causa dell'incredibile tonfo che facevano i passi della bestia.
Leon stava per muoversi in soccorso dell'amico quando il capo indiano lo fermò    <<    Aspetta, forse il ragazzo può farcela da solo    >>   
Diego era ancora a terra, ma ormai era tardi, la bestia gli era finita di sopra e...
Violetta si accasciò a terra mentre vedeva a sabbia alzarsi, nel mentre Leon restava con lo sguardo sul punto, non voleva crederci. Ma appena la bestia si spostò...sotto non c'era nulla.
Il ragazzo strinse l'amata che aveva il viso pieno di lacrime e dopo di lei anche gli altri piansero, mentre la principessa se ne andò. Non voleva farsi vedere in quello stato, lei era la principessa Ali di fuoco. Non doveva farsi vedere debole.
"Anche se...ammetto che..." una lacrima le rigò il viso "...Speravo tanto che tu sopravvivessi"
 
 
Nota autore: Salve a tutti, scusate il capitolo ma come promesso ci sono i Naxi, spero vi sia piaciuta la loro piccola parte. Ma cosa ne pensate di Diego? Quanto siete tristi? Scusate devo andare subito ma ora aggiorno anche "Tu eres mi sueno mas lindo-Quando tutto ebbe inizio". Recensite.

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Capitolo 8
*** Le fate ***


Le fate

"Come sono belle le fate.
Si, ma tu lo sei di più!"

 
I ragazzi sperduti erano ancora lì, a fissare con odio e disprezzo la bestia che se ne andava, dopo aver gustato il suo pasto: Diego.
Nata, che era abbracciata a Naxi non poteva più sopportare quella scena, si alzò e tentò ad andarsene, ma aveva come una strana sensazione. Così anche Violetta, stretta tra le braccia di Leon, con il viso pieno di lacrime fissava la spiaggia.
<<   Diego... Era... Era...    >>   Andress tentò di dire qualcosa di bello sul suo compagno caduto, ma il dolore era troppo forte e si accasciò a terra cominciando a piangere. Marco gli posò una mano sulla spalla, mentre con l'altra si copriva il viso, anche esso pieno di lacrime.
<<   Leon...   >>   lo chiamò il capo villaggio con un espressione mai vista da nessuno: triste.   <<   Perdonami   >>   Leon lo guardò e fece un piccolo cenno col capo, come per riferire che aveva compreso le sue parole e il loro peso.
<<   Ma per cosa Leon la deve perdonare?   >>   chiese una voce dietro i ragazzi, che si girarono scioccati   <<   Non ho vinto? Peccato ci tenevo!   >>  
<<   Diego!   >>   i ragazzi lo chiamarono in coro per poi corrergli incontro.
Maxi gli saltò addosso, seguito da Brodway, Marco e Andress che lo fecero cadere al suolo. Nata lo aiutò ad alzarsi per poi abbracciarlo e lasciarlo poi a Leon e Violetta, che lo strinsero a loro.
<<   Ragazzi pensavate fossi morto?   >>   chiese Diego ridacchiando al pensiero.
Violetta e Leon lo lasciarono.
<<   Ma come hai fatto?   >>   gli chiese sconvolto Leon.
<<   Quando il coccodrillo mi è venuto addosso e ha aperto la bocca ho dovuto pensare in fretta, così ho iniziato a lanciargli tutto ciò che avevo sotto mano: pietre, bastoni. Tutto! Per mia fortuna una pietra gli si incastrò in un dente e smise di cercare di mangiarmi per il dolore che aveva e scappai    >>   spiegò con naturalezza.
<<   Sei stato bravissimo!   >>   lo adulò Andress dandogli un colpo sulla schiena.
<<   Un vero genio   >>   continuò Marco.
Ma Diego non gli diede molta attenzione, stava cercando Francesca, la ragione per cui aveva quasi rischiato la vita.
<<   Ma ragazzi, dov'è Fran?   >>   chiese continuando a guardarsi in giro.
<<    Se n'è andata in lacrima credendo che eri morto   >>   rispose Nata sorridendo.
Diego guardò Leon che gli faceva cenno con la testa di andare da lei e lui non volle disobbidire.
Corse per la foresta più veloce che poteva, fino a che non si trovò davanti il capo degli indiani, che lo guardava con uno sguardo indecifrabile.
Diego puntò i piedi e disse deciso   <<   Io ho vinto!   >>  
L'uomo ne rimase sorpreso e allora si spostò, lasciando passare il ragazzo, che riprese la corsa.
Finalmente arrivò alla tenda di Francesca, la sentiva piangere. Se fosse entrato, cosa le avrebbe detto? Adesso che aveva vinto cosa sarebbe successo?
Non gli restava che scoprirlo.
Aprì di poco la tenda ed entrò. Fran era distesa a pancia sotto sul suo giaciglio, competamente a terra, aveva la facciò sul cuscino che era completamente bagniato.
Allora ci teneva a lui.
Lui si inginocciò e avvicinò una mano al suo fianco accarezzandoglielo di poco, a quel contatto l'indiana si irrigidì e girò di poco il viso.
Rimase scioccata nel vedere lui, il ragazzo che era morto davanti ai suoi occhi e che fino a poco fa stava piangendo.
Ma non si mosse per abbracciarlo, lo guardò incredula, mentre lui si avvicinava sempre di più. Lei si appogiò sui gomiti e lui le prese il mento e la baciò.
La fece girare e mettere seduta, lei gli prese il viso tra le mani e iniziò ad accerazzarlo. Era proprio lui, vivo e vegeto. Ne era felice.
 
***
 
La sera gli indiani organizzarono una festa in onore della vittoria di Diego, che non solo si era conquistato la mano di Francesca ma anche l'onore di far parte della tribù e di ricevere un nome spirituale.
Stavano ballando intorno al fuoco, Fran e Diego erano seduti a guardare gli altri, quando lei si alzò e iniziò a ballare davanti lo sguardo languido di lui.
Intanto da lontano Violetta li osservava ridendo, sia per il palese tentativo di far sbavare Diego, anche per la riuscita di questo suo meschino piano.
Ma si sentì afferrare per i fianchi, erano mani forti e grandi, come quelle di un uomo, si girò di scatto finendo faccia a faccia con l'uomo misterioso, che si rivelò essere Leon.
<<  Leon.. Mi hai spaventata   >>   si lamentò dandogli un leggero colpo sulla spalla a mò di rimprovero, anche se sul suo volto c'era dipinto un sorriso divertito.
<<   Davvero? Ts. Peccato e dire che volevo portarti in un posto   >>   si allontanò stuzzicando sempre di più la curiosità dell'amata.  <<  Vorrà dire che ci andrò da solo, come sempre dopo tutto. Sai, è un posto dove non ho mai portato nessuno    >>   si sentì afferrare per il braccio.
<<   Ti prego portami con te   >>    gli chiese l'amata, aprendo le iridi nocciola e supplicandolo, come un cane faceva con il padrone quando voleva essere portato a passeggio.
<<   Mhhhh.. Va bene  >> 
Tutto avvenne in un secondo, Leon prese Violetta tra le braccia a mò di sposa e la portò con se nel suo posto segreto. Non le aveva mentito, era tutto vero. Per lui quel luogo era pieno di ricordi ma da quel momento, l'avrebbe condiviso con l'unica persona che amava al punto.. Di dire tutta la verità.
Atterrò ai piedi di una quercia enorme, Violetta lanciò uno sguardo a Leon che le fece segno di stare zitta, lei obbedì e seguì Leon che le fece strada. Si affacciò ad un buco grande quanto la sua testa, nel tronco della quercia, poi lasciò il posto a Violetta e andò ad un altro buco più infondo. Dentro la quercia c'erano.. Delle fate, come Camilla, eppure lei non c'era lì tra le sue simili.
Erano tutte in cerchio e al centro c'era.. Come una regina, aveva un vestito più dorato e lungo rispetto alle altre, i capelli legati ma che lo stesso le arrivavano fino al sedere. Una fatina passò sopra tutte le altre, che stavano suonando una melodia dolce, come quelle che si ballava nelle sala da valzer.
Leon nel menre fissava Violetta, meravigliata da quella scena. A quanto aveva capito stavano incoronando la regina, evento più unico che raro.
<<   Come sono belle le fate   >> 
<<   Si, ma tu lo sei di più   >>
Leon si allontanò, attirando l'attenzione di Violetta. Fece un inchino, come per chiederle di ballare e lei, rispondendo all'inchino, acconsentì al ballo. Leon le mise una mano sul fianco, mentre l'altra stringeva la mano di Violetta e l'altra di quest'ultima si poggiò delicatamente sulla spalla di lui. Girarono e girarono su di loro. Violetta ne rimase piacevolmente sorpresa, pensava che non ne fosse capace.
<<   Cosa c'è Violetta? Ti ho sorpeso?   >>  
<<   Beh.. Si, lo ammetto.  >>   i due ridacchiarono  <<  Ma da chi hai imparato?   >> 
<<   Da Marco la prima volta che ti ho vista. Stavi raccontando ai tuoi fratelli di "Cenerentola" e io mi sono messo ad origliare. Poi hai iniziato a ballare e.. Non so bene cosa sia successo, so solo che appena tornato all'isola che non c'è Marco mi stava dando lezioni di uno strano ballo chiamato "valzer"   >>   
<<   Viene insegnato a tutte le ragazze della mia età questo ballo, mentre i ragazzi lo imparano più in là, forse alla tua età.. Ma ora che ci penso.. Quanti anni hai?   >> 
<<   Violetta ti sei accorta che qui il tempo non passa? I tuoi capelli non allungano, i bambini indiani non crescono nemmeno di un centimetro e io non invecchio   >>   lo disse con tanta serietà e tristezza che lei si spaventò.
<<   Cosa vuoi dire Leon? Che qui.. Il tempo.. Non passa mai? Che tu forse hai sessantanni ma hai l'aspetto di un diciottenne?   >>   era chiaramente sconvolta, tanto che le fate si affacciarono ai buchi dell'albero per osservarli, riuscivano a sentire il loro amore ma anche i loro disaccordi.
<<   Si Violetta, ma.. Ci sono dei vantaggi in tutto questo. Per esempio noi, ora. Se non fossi arrivato qui e non avrei smesso di crescere, non ci saremmo mai incontrati e innamorati. A volte, per avere la persona a cui tieni, devi andare oltre il tempo e lo spazio.   >>   Leon le accarezzò la guancia e Violetta, anche se non completamente convinta, lo abbracciò.
Le fatine iniziarono a svolazzargli intorno mentre continuavano la loro danza, quando poi.. Non danzarono più coi piedi per terra e andavano sempre più in alto, superarono per sino l'enorme quercia delle fatine, che li accompagnavano danzando insieme a loro.
Nel mentre da lontano, venivano osservati in due luoghi differenti e da persone differenti.
Vicino al villaggio degli indiani c'era Maxi che vedeva il suo idolo e sua sorella maggiore danzare insieme, mano nella mano, felici. Forse aveva ragione Nata. Leon desiderava solo quello, una vita con Violetta ma doveva affrettarsi a capire che Violetta da anni bravama una famiglia, una famiglia normale.
<<   Maxi.. Non ti hanno insegnato che è brutto spiare? Soprattutto in un momento tanto intimo?    >>   il ragazzo si girò e vide.. Nata.
<<  Oh, ciao Nata. Beh pensavo che potevo osservarli un pò, visto che una è mia sorella mentre l'altro è il mio.. Futuro genero.   >>  
<<   Genero? Io pensavo che avresti detto idolo   >>   sembrava come se gli leggesse nella mente e questo lo scioccò non di poco.
<<   Si, prima. Ma adesso ho capito che ci sono cose più importanti   >>   la guardava incantanto.
<<   Perché mi guardi così? Sarei io la cosa più importante per te?   >>   ribatté con un sorrisetto sul volto.
<<   Beh.. Se lo fossi.. Cosa succederebbe?   >>  
Nata gli prese il viso e lo baciò. Era magico, fantastico, perfetto ed era il primo per entrambi.
Mentre ancora a guardare Leon e Violetta c'era Camilla. In quel tempo aveva vissuto tanto vicino a Seba che ormai.. Vedere Leon con un'altra non le faceva effetto. Anzi. Le faceva persino pensare che fossero davvero belli insieme. Ma le fate riuscivano a vedere di più degli umani.
<<  Sei gelosa?   >>  si girò e vide Seba.
<<  No, dovrei?  >>   chiese ridacchiando, mentre lo vedeva sedersi su un sasso.
<<   Dipende da quello che provi tu   >> 
<<  Allora no, non sono gelosa  >> 
Seba sorrise come un ebete e i due tornarono ad ammirare i due.
<<  Vuoi vedere cosa prova Violetta? Perché?  >> 
<<  Come hai fatto a capirlo?  >>   era scioccata dalle sue parole, possibile che la conoscesse così bene?
<<  Non si risponde a una domanda con una domanda, ma comunque ho provato a indovinare   >> 
<<   Sinceramente lo voglio fare solo per vedere si avevo ragione o torto su di lei all'inizio. Io la vedevo come la ragazzina viziata che alla prima occasione avrebbe abbandonato Leon e invece.. Sogna per sino una famiglia con lui, dei bambini, il padre che viene a trovarli e per sino lui che torna stremato dal lavoro ma che appena vede lei e i bambini ritorna a sorridere   >>   era incantata da quel sogno e desiderava fosse anche il suo, ma in quel momento pensava ad altro.   <<   Ma io ne ho un altro di sogno al momento   >>   si girò verso di lui, che era al massimo della confusione, si chinò di poco, gli prese il viso tra le mani e le loro labbra si unirono in un unico bacio magico e inconfondibile.
Tornando a Leon e Violetta, che danzavano e davanzavano ancora, ad un certo punto si formò un atmosfera diversa, più intima. Violetta non se ne accorse, rispetto a Leon, ma le fatine avevano iniziato a ridacchiare maliziose. Leon lanciò uno sguardo a loro per poi tornare a fissare Violetta, che si stava avvicinando a lui sempre più pericolosamente.
Leon non ce la fece più, si impossessò delle labbra dell'amata con possessione ma anche dolcezza.
Tornarono letteralmente coi piedi per terra, senza lasciarsi mai. Leon aprì gli occhi in due fessure e fulminò le fatine che ancora ridacchiavano, ma sentendo lo sguardo del ragazzo addosso si nascosero dietro le foglie della quercia.
Violetta lo lasciò e si guardò attorno amareggiata,  desiderava essere accompagnata ancora dalle fatine, ma non era possibile. A quanto pare Leon aveva altri programmi, voleva tanto sapere quali però.
<<   Violetta.. Fermami se non vuoi   >>   nemmeno il tempo di farle rispondere che la fece distendere a terra e le si mise di sopra.
<<  Leon..  >>   arrossisce sulle guance  <<  Non so se mi sento pronta e poi.. Noi due ci conosciamo solo da pochi giorni   >>  
<<  No, non sono pochi giorni. Non ricordi la prima volta che ci siamo visti? Tu avevi sei anni, eri affacciata alla finestra, mi sono avvicinato e tu mi hai chiesto chi ero, come mi chiamavo. Ti ricordi come ti ho risposto?  >>  
Violetta ne rimase piacevolmente sorpesa, pensava di essersi immaginata tutto o di aver sognato, invece era vero.
<<   Se non ricordo male.. Mi hai preso la mano e mi hai detto "Il mio nome non sarà mai bello come il tuo, ma sarebbe davvero bello sentirtelo pronunciare. Il mio nome è Leon.. Leon Vergas, anche se qui forse tutti mi conoscete come Peter Pan"   >> 
<<   Si, è esattamente quello che ti ho detto. Quello è stato il nostro primo incontro e da quel giorno non ho fatto altro che starti vicino, ti osservavo da lontano e ogni sera venivo a sentire le storie su di me   >>  
<<  Ma sono passati dieci anni.. Quindi per dieci anni mi sei stato tanto vicino..  >> 
<<   Ma allo stesso tempo tanto lontano   >>   un sorriso amaro si dipinse sul suo volto e gli occhi smeraldo guardarono un punto indefinito   <<  Ogni volta che era il tuo compleanno.. Per me era un giorno triste, perché tu crescevi ma io no. Tu spegnevi le candeline e speravo che desiderassi di rincontrarmi. Sono egoista e geloso, tutte le volte che un ragazzo cercava di avvicinarti io lo spingevo via, dicendo che ero un tuo parente, quindi è anche colpa mia se non avevi mai dato il tuo primo bacio. Desideravo fossi io e vorrei anche essere il primo per un'altra cosa   >>   le accarezzava delicatamente il contorno del fianco.
<<   Leon..   >>    sussurrò in un gemito, non aveva mai sentito il cuore batterle tanto e il corpo andarle in fiamme.
<<   Violetta riesco a sentire la tua voglia.. Sii mia  >>  la imprigionò con il corpo al suolo.
<<  Io..  >>  non terminò la frase che sentì le labbra di Leon impossessarsi delle sue, in modo famelico ma anche dolce.
Le fatine tornarono e incominciarono a girare attorno ai due, quando una si fermò e si mise poco più sopra di Leon, al centro fra tutte e iniziò a sussurrare a Violetta.
<<   Violetta.. Di cosa hai paura? Noi sentiamo che lui ti ama e che tu ami lui   >> 
L'amato iniziò a scendere coi baci fino al collo, Violetta mosse le labbra per dirle "Io sono confusa. Lo amo ma.. Ho paura che qualche cosa cambi"
<<  Ma cosa? Lui ti starà vicino e di questo ne sei sicura   >> 
Leon iniziò ad abbassarle il vestito  mentre lei si irrgidiva e lui se ne accorse.
<<  Non sei obbligata  >>  le sussurrò all'orecchio  <<          Ho aspettato dieci anni, posso ancora aspettare   >>  
Quella parole la fecero riflettere, se lui l'aveva aspettata tanto forse.. Le sarebbe rimasto vicino anche dopo. La guardava da lontano e in quel momento che l'aveva tanto vicina, voleva rinunciare alla realizzazione dei suoi desideri, solo per i suoi dubbi.
Gli prese la mano avvicinandola al suo viso e gli disse  <<  Leon.. Io ti.. Ti desidero, sento che le paure e i dubbi svaniscono se tu mi baci. Non sono molto sicura ma tu puoi cancellare le mie insicurezze e trasformarle in sicurezze.   >>  
Lui la baciò e lei rispose mettendogli le mani nei capelli e avvicinadolo a se, accarezzava quel castano morbido e setoso mentre le loro labbra erano troppo impegnate a gustarsi a vicenda, si accarezzavano e fremevano al tocco l'uno dell'altra.
E mentre si dimostravano il loro amore, le fatine li coprivano con i rami della quercia, per evitare di essere visti da occhi indiscreti..
Il mattino seguente.. Leon stringeva la sua amata tra le braccia mentre lei riposava con il capo sul suo petto.. Non poteva desiderare di più, sentiva che Violetta gli sarebbe stato vicino e lui non l'avrebbe lasciata andare per nessun motivo al mondo. Anche al costo di fare i conti con il suo passato..
 
 
Nota autore: Finalmente ho aggiornato questa storia e spero vivamente di aver reso felice le Leonette, le naxi, le diecesca e le sebamilla.. Io lo sono di questo capitolo poi.. spero anche voi. Che dire di più.. Emh.. ditemi cosa ne pensate e.. Buona pasqua anche se in anticipo.

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Capitolo 9
*** Nostalgia di casa ***


Nostalgia di casa

 
"Leon devo tornare a casa!
Questa è casa tua."
 
 
Erano passati due mesi e tutto sembrava una favola, o quasi. Francesca e Diego erano felicemente fidanzati, lo avevano anche annunciato agli indiani che accolsero a braccia aperte Diego ritenendolo il loro futuro capo, gli diedero persino un soprannome simile a quello di Francesca: "ragazzo cuore di sole" per la sua bontà e il suo coraggio. In quel momento era sulla spiaggia a guardare il mare con i finti tatuaggi sul corpo e la faccia fatti dai bambini, si sentì ppoggiare qualcosa di bagnato sulla faccia, girò il viso e vide la sua Francesca con in mano un fazzoletto bagnato.
<<   Vieni che ti pulisco il tuo bel visino >>   lo fece sedere sulla sabbia e gli pulì per bene il viso  <<   Ecco qui il mio Diego  >>  gli sorrise e lui l'abbracciò.
 
***
 
Mentre Maxi aveva capito che solo perché stimava e apprezzava tanto Leon non doveva imitarlo in tutto e per tutto, aveva il suo cuore, il suo cervello e il suo corpo, anche volendo non avrebbe mai copiato in tutto e per tutto Leon. Ma poco gli importava, era felice della sua decisione e lo era soprattutto per chi lo aveva aiutato.
Stava guardando la foresta dalla cima di una montagna abbastanza piccola, si sentì prendere la mano e girò il viso vedendo la sua amata: Nata.
<<   Potresti restare  >>   gli propose Nata guardandolo.
<<   Per quanto? Per cosa?  >>  
<<   Per sempre, per me  >>   a quelle parole Maxi le sorrise raggiante e annuì come per accettare quello strano patto.
 
***
 
Violetta era dentro il rifugio, sdraiata sul suo letto, che ormai condivideva con Leon, e fissava il soffitto. Nemmeno lei sapeva come era arrivata a pensare ai suoi genitori, provava a ricordarsi i bellissimi occhi di suo padre e le labbra di sua madre ma sembrava non li avesse mai visti. Provò persino a ricordare i modi di fare della zia Jade, ma a quanto pare i bei ricordi avevano cancellato queste piccole cose, anche se per lei molto importanti.
Chiuse gli occhi e sentì poi un piccolo venticello: Leon stava levitando sopra di lei, ma non aprì gli occhi e fece finta di dormire, voleva vedere cosa faceva.
Leon inclinò la testa poco su un lato come per dire che era confuso, aveva capito che era sveglia ma non comprendeva perché facesse finta.
<< Vilu.. Violetta..   >>  la chiamò ma lei continuava a far finta, allora lui tornò coi piedi per terra e si girò incrociando le spalle e chiuse gli occhi. Non era arrabbiato, stava pensando.
Violetta se ne accorse e ridacchiò poco per poi tornare a far finta.
<<  Ho trovato! Vilu le tue fiabe finiscono sempre in un modo..   >>  si inginocchiò accanto al letto e le accarezzò il viso   <<  Col bacio del vero amore  >>   la baciò dolcemente e lei dopo aver ricambiato riaprì gli occhi.
<<  Grazie per avermi fatto capire che ascolti le mie fiabe   >>   rise poco e Leon sorrise, ma poi un dubbio lo attraversò.
<<  Ma scusa.. a cosa stavi pensando prima?   >>  
Lei abbassò lo sguardo  <<  Alla mia casa, alla mia famiglia  >> 
Lo sguardo di lui divenne freddo e si allontanò da lei di qualche passo  <<   Anche tu.. Vuoi abbandonarmi anche tu!   >>   sbatté il pugno sul muro.
<<  Vorrei restare..  >> 
<<  Allora fallo!  >> 
<<   Leon devo tornare a casa!  >> 
La guardò con immensa tristezza   <<   Questa è casa tua  >>   girò la faccia e uscì dal rifugio volando tra i rami dell'albero.
Perché lo voleva abbandonare? Perché lo voleva lasciare? Le aveva dato tutto! Una famiglia, l'aveva fatta diventare sua moglie, la madre dei ragazzi sperduti. Le aveva fatto portare i suoi fratelli qui. Non era ancora abbastanza?! Cosa avevano quell'uomo e quella donna che lei chiamava papà e mamma che lui non aveva. Le dava amore come quei due, la rendeva felice anche più di come facevano loro. Allora dove sbagliava?
Ma i pensieri di Leon vennero interrotti da una freccia che andava verso di lui con molta velocità. Ma lui con una mano la fermò e vide che attaccato con un filo c'era un messaggio per lui.
Lo prese lasciando cadere la freccia, era da parte di Camilla e gli chiedeva di vederlo immediatamente vicino alle cascate. Aggiungeva che era urgente.
Anche se la odiava per quello che voleva fare a Violetta non poteva ignorare quel messaggio.
 
***
 
Camilla era già alle cascate ad attendere Leon, se mai sarebbe venuto. Non si aspettava che lui si presentasse o che le avesse dedicato anche un minuto per pensarci.
Ma era lo stesso felice, non voleva tormentarlo con i suoi sentimenti, che per dirla tutta ormai non c'erano piu. Anzi. Voleva dirgli che..
<<  Allora cosa vuoi?   >>  arrivò Leon volando, era freddo e distaccato. Dopotutto non poteva chiedere che sarebbe venuto sorridendo e l'avrebbe abbracciata dicendo che era felice di rivederla.
<<   Leon ti volevo chiedere scusa. Per averti tradito, per aver cercato di uccidere Violetta.  >>   era davvero sincera e lui lo sapeva, ma il perdono non lo poteva ricevere con delle semplici scuse.
<<  Va bene.. Accetto le tue scuse, ma ora lasciami stare   >>   stava per andarsene, quando si sentì afferrare per il braccio.
<<   Io mi sono innamorata!  >>   disse come se si fosse liberata di un peso enorme, ma notò che il ragazzo non le rivolgeva nemmeno uno sguardo   <<  Non di te ma..  >>   abbassò gli occhi e arrossì  <<  Di Seba  >> 
Finalmente il ragazzo la guardò e aveva un espressione sorpresa   <<  Seba? Il pirata?   >> 
Camilla annuì quasi avesse paura che Leon iniziasse a gridarle contro. Invece le sorrise e le disse   <<  Sono felice per te   >> 
La fata di slancio lo abbracciò, lui ne rimase molto sorpreso. No per il gesto ma per l'affetto che ci stava mettendo, non era amore ma.. L'affetto che si dava a un fratello maggiore. Leon ricambiò l'abbraccio amichevolmente, anche se qualcuno che vedeva da lontano poteva fraintendere.
 
***
 
Leon stava tornando al rifugio, lui e Camilla si erano salutati da poco e stava pensando di farla tornare nella squadra e magari avrebbe reclutato pure Seba. Al pensiero gli veniva da ridere, doveva distrarsi e c'era riuscito. Anche se aveva il presentimento che qualcosa stava per accadere. Ma non lo preoccupava affatto, infatti stava camminando senza problemi, anzi fischiettava pure.
Fino a che vide Marco e Andress  correre verso di loro, li guardò con un espressione confusa sul volto e si fermò sul posto.
<<   Perché correte tanto?   >>   gli chiese ma i due non solo non gli risposero ma non si fermarono, infatti Leon lo notò e mise le braccia in avanti come per fermarli  <<   Ragazzi stop!   >>   ma nulla. I due ragazzi gli andarono addosso facendolo cadere e con lui anche loro.
<<   Capo!  >>   dissero i due nello stesso momento per poi iniziare a parlare insime, di tutto il loro discorso comprese solo "Violetta" e "pirati".
<<   Ragazzi, ragazzi calmi! Cosa c'entra Violetta coi pirati?   >>  
Marco e Andress si lanciarono uno sguardo per poi dire insieme e con aria preoccupata   <<   I pirati hanno rapito Violetta!    >>  
 
 
Nota autore: Salve a tutti! Eh si sono ritornata. Lo so che il capitolo è un pò piccolo ma almeno ci sono molti colpi di scena. Il primo è la discussione (putroppo) tra i leonetta perché Violetta vuole tornare a casa ma Leon non vuole lasciarla andare. Poi Camilla e Leon che tornano amici e infine il rapimento di Violetta. Ma perché i pirati l'avranno rapita? Quali saranno i loro scopi? Leon riuscirà a salvarla? Recensite.

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Capitolo 10
*** La verità viene sempre a galla ***


La verità viene sempre a galla

"Non siamo in una delle tue fiabe!
Questa è la vita reale!"


Leon, assieme ai ragazzi sperduti, Francesca, Diego e Maxi. Erano in appostamento su una costa che era davanti la nave pirata.
<<  Uncino me la pagherà cara!  >>  disse ovviamente Leon stringendo tra le mani il telescopio, quasi rompendolo.
Francesca se ne accorse e glielo tolse dalle mani  <<  Sta calmo Vergas. Tutti noi vogliamo riprendere Violetta ma solo questo. Se attaccassi Uncino ci metteremmo contro tutta una ciurma di pirati e noi siamo solo in otto. Capisci?   >>  
Andress e Marco si misero accanto a Leon, ai suoi due lati.
<<   Capo quale è il piano per entrare e prendere la mamma?  >>  chiese Marco parlando a bassa voce.
Il capo sorrise ricordando il primo giorno che portò la sua amata nell'isola che non c'è. Aveva convinto gli altri che lei era la loro madre come lui era il loro padre e in effetti era così. Era tutto così perfetto.. Ma qualcosa aveva rovinato tutto. Non poteva fare a meno di ripensare alla loro discussione dell'altro giorno. Lei voleva tornare a casa, voleva abbandonarlo. Perché non capiva che lui non poteva?
Leon fece un respiro profondo e per poi guardare gli altri e dire deciso  <<  Ho un piano!  >>
 
***
 
Violetta aprì gli occhi e vide di non essere più nel rifugio, anzi, sentiva qualcosa di duro e scomodo dietro la schiena. Aveva un terribile torcicollo e sentiva un incredibile freddo.
Appena mise a fuoco la vista vide di essere su una.. Nave pirata e no una nave qualunque. Ma sulla Jolly Rogers. La nave di Capitan Uncino!
Quante volte aveva sognato di poter salire su quella nave e fare un vero combattimento con una vera spada. Ma dopo aver conosciuto Leon tutto cambiò, forse troppo in fretta. Desiderava essere felice con il suo amore, ma perché lui non capiva che non poteva per sempre vivere lì?
<<  Ben svegliata racconta fiabe!  >>  gli andò davanti Alex sempre con i suoi abiti da pirata. Le sorrise in un modo incredibilmente dolce.
<<   Lasciami andare! Tanto arriverà Leon e..  >> 
<<  E.. cosa? Ti salverà? Non siamo in una delle tue fiabe! Questa è la vita reale e non c'è il "per sempre felici e contenti".   >>   era talmente freddo e triste che Violetta capì che parlava di lui.
<<   Mi dispiace per te ma io non starò al tuo gioco!  >>  rispose decisa, era convinta che Leon sarebbe arrivato a salvarla.
<<  Tu credi che Leon sia il principe azzurro vero? Beh ti sbagli! Per colpa sua a me manca una mano! Per colpa sua io sono diventato così! E per colpa sua ho perso la ragazza che amavo!   >>   gridò tanto forte e con tanta cattiveria che tutta la ciurma tremò e si nascosero dietro Seba, che invece guarda Alex triste.
<<  Di cosa parli?  >>  chiese la ragazza ingenuamente e Alex le si inginocchiò davanti.
<<  Io e Leon eravamo arrivati qui insieme, i pirati ci trovammo e ci diedero vitto e alloggio. L'unica cosa che chiedevano in cambio era solo un piccolo aiuto per farci dare dalle fate un pò di polvere di fata perché il capitano che c'era prima di me voleva provare la gioia del volo. Una sciocchezza no?  >>   strinse i pugni e fece un respiro profondo per continuare la storia   <<  Ma Leon voleva era solo un egoista. Si fece amica Camilla che gli diede un po’ della sua polvere di fata per andare a cercare suo fratello minore sulla terra  >> 
Violetta sbatté le palpebre incredula. Leon aveva un fratello minore e non le aveva detto nulla? Perché? Cos'altro le teneva nascosto?
<<  Poi lì vide te, appena tornato mi raccontò tutto e io gli chiesi andare con lui per vedere se eri tanto bella come diceva.. E aveva maledettamente ragione  >>  la guardava pieno di desiderio, lei evitava in qualunque modo il suo sguardo. Non ce la faceva a guardarlo, lei amava Leon e non voleva ferire ulteriormente quel povero ragazzo   <<   Io poi gli dissi che ero innamorato di te, lui prese la spada e mi attaccò gridando che eri solo sua, che nessun'altro poteva averti se non lui. Il giorno dopo le sirene mi portarono con l'inganno al castello nero, dove avevo imprigionato i tuoi fratelli e l'indiana. Lì vidi Leon e il vecchio capitano affrontarsi, Leon vinse.  >> 
<<  Non ci trovo nulla di tanto terribile...  >> 
In quel momento Violetta sentì gli occhi del capitano farsi gelidi  <<  Quella sera Leon mi chiese di incontrarci sul ponte della Jolly Rogers. Io ovviamente andai e lo sai poi cosa è successo? Le sirene mi fecero una maledizione, non posso smettere di essere il capitano di questa nave nemmeno volendo. Io chiesi aiuto a Leon e lui mi disse "Dovevo scegliere se essere tuo amico... O poter volare senza freni da qui alla terra.. Io ho scelto il volo" e se ne andò via. Non lo rividi fino a che non formò i ragazzi sperduti e lì mi tagliò la mano e la diede in bocca al coccodrillo che adesso mi cerca solo per finire il suo pasto  >> 
Violetta era incredibilmente triste per lui, ma sapeva di non poter fare nulla. Le dispiaceva ma non voleva credere che Leon fosse tanto crudele, lei lo conosceva anche troppo bene. Leon era dolce e gentile, coraggioso e determinato.
<<  Violetta ti prego, non ti chiedo nulla di tanto. Solo di darmi un attimo di felicità..  >>  la guardò e le si avvicinò lentamente. Lei in tutta risposta si allontanò quanto più poteva e girò il viso, allora lui con l'uncino le girò il viso e la bacio dolcemente. Alex non poté gustarsi quel momento che si sentì prende per il soprabito e sbattere sul pavimento in legno. Appena riaprì gli occhi vide Leon, i suoi occhi erano carichi di odio.
<<  Tu lurido vigliacco hai osato toccare la mia Violetta!  >>   gridò infuriato come mai, fece addirittura paura a Violetta che era stata slegata da Francesca e Nata, mentre i ragazzi fermavano Leon dal picchiare Alex.
<<  Capo non ne vale la pena. >>  gli sussurrò Brodway mentre lentamente si allontanavano dal Capitano che era ancora a terra.
<<  Ha rapito Violetta e l'ha toccata! Dammi un buon motivo per lasciarlo in vita!  >>  Leon stava per riandargli addosso quando intervenne Seba che potesse il suo capitano.
<<  No Leon! Sono stato io a rapire Violetta!  >>  ammise mentre Camilla lo guardava nascosta da tutti gli altri pirati.
<<  Cosa?! Perché?!  >> 
<<  Perché ti ho visto abbracciare Camilla! Non potevo sopportare che lei fosse di nuovo caduta ai tuoi piedi. Io la amo non posso vederla con qualcun'altro!  >>  gridò mentre delle lacrime calde gli rigarono il viso.
<<  Leon, ti prego...  >>  si fece avanti la fata mentre piangeva in silenzio e il ragazzo capì.
<<  Si, hai ragione.  >>   si girò dando le spalle al pirata e fece per andarsene, ma a quanto pareva il pirata non lo poteva accettare.
<<   Diglielo Vergas! Di a tutti il tuo prezioso segreto!   >>  gridò alzandosi e andando accanto a Diego e Maxi   <<  Dì al tuo caro fratellino quanto hai sentito la sua mancanza in questi anni!  >> 
Tutti ne rimasero scioccati, Diego e Maxi si lanciarono uno sguardo per poi guardare Leon.
<<  Cosa c'è Vergas? Non vuoi più abbracciare il tuo prezioso fratellino? E tu non vuoi conoscere il tuo fratellone? Allora Diego, non ti va?  >> 
Leon guardò Diego e viceversa. Leon mosse le labbra, anche se non uscì un suono, ma Diego parve di capire  "Perdonami...".
No non era vero. Allora tutta la sua vita era una bugia, Diego gli si avvicinò iniziando a piangere e gli disse in un sussurro  <<  Dimmi che non è vero...  >>  ma Leon non disse nulla, si limitò a guadarlo con tristezza e allora il ragazzo perse la pazienza e gli diede un pugno facendolo cadere a terra e facendogli uscire un rivolo di sangue dalla bocca  <<  Dimmelo! Tu non puoi essere mio fratello!  >>  corse via piangendo e lo seguì Francesca, con Brodway, Maxi e Nata, mentre Violetta correva a vedere se Leon stesse bene insieme a Marco e Andress.
 
***
 
Diego si era andato a rifugiare nella tenda di Francesca nel villaggio degli indiani, ovviamente era con lei per sfogarsi dell'accaduto.
<<   Ti rendi conto?! Ha mentito a me, a mia sorella e a tutti voi!  >>  gridò per l'ennesima volta andando avanti e indietro per la tenda, che non era tanto lunga e infatti il ragazzo stava consumando il terreno.
<<  Diego capisco che sei arrabbiato, ma sei stato un po' troppo duro con Leon, lui sarebbe un ottimo fratello maggiore se tu glielo permettessi.   >>   ribatté Francesca con tranquillità, tentando di farlo calmare e pensò di esserci riuscita.
<<  E come fai a dirlo?  >>  chiese in effetti più calmo.
<<  Sai Leon ha sempre sentito la tua mancanza, infatti ai primi tempi, quando lui e Alex erano appena arrivati, lui la sera veniva da me a confidarsi. Ovviamente non poteva dirlo a nessuno perché gli indiani e i pirati si odiavano, come si odiano tutt'ora, ma il giorno in cui ti trovò era euforico...  >> 
 
<<  Francesca non puoi capire, lui è divertente come me, ama giocare come me, è carino come me...  >>  Leon parlava a macchinetta da un buona mezz'ora, ma poi Francesca lo fermò.
<<  E immagino sia modesto come te  >>  per la battuta i due scoppiarono a ridere   <<   Leon vai da lui e parlargli, digli la verità e offrigli di venire con te qui.  >> 
<<  Ma come faccio? Solo le fate possono darmi abbastanza polvere di fata, però ne servirebbe troppa sia per me che per mio fratello e di sicuro vorrà portare i suoi "finti fratelli".   >>   disse l'ultima frase con tono amaro, quasi severo verso se stesso.
<<  Leon non prendertela così, non lo sapevi  >> 
<<  E non so nemmeno come si comporta un fratello maggiore  >> 
<<  Devi solo essere te stesso, vedrai che sarai bravissimo  >>   gli sorrise rassicurante e il ragazzo ricambiò il sorriso. Leon avrebbe fatto di tutto per riavere il fratello, anche se sapeva che sarebbe stato molto difficile, non gli importava. Voleva solo essere felice con lui.
 
Diego si sedette accanto a Francesca e si tenne la testa con le mani   <<  Sono molto confuso. Non so cosa fare  >>  
<<  Anato en datorat  >> 
<<  Cosa significa?  >>  chiese il ragazzo ovviamente, non sapendo parlare la lingua degli indiani.
<<  Segui il tuo cuore  >>  
 
***
 
<<   Seba!  >>  lo chiamò Alex mentre teneva il timone, sembrava felice anche dopo tutto quello che era successo.
<<  Si capitano!  >>  arrivò subito da lui e lo guardava tra il preoccupato e lo spaventato, quando Alex era tanto felice c'era da preoccuparsi.
<<  Seba, voglio il tuo aiuto per reclutare nuovi pirati! Leon più prende ragazzi sperduti, più diventa forte!  >> 
<<  Ma dove li troviamo? Qui nessuno vuole avere a che fare coi pirati  >>   chiese il ragazzo visibilmente confuso. Tutti odiavano i pirati, visto che erano devoti a Leon per i suoi gesti eroici.
<<  Qui no infatti, ma.. sulla terra si.   >>  
 
 
Nota autore: Salve a tutti! Si dopo anni ho aggiornato, chiedo perdono! Ma dovete ammettere che questo capitolo è pieno di sorprese. Leon in un primo momento sembra essere diventato il cattivo della storia, poi Alex è innamorato di Vilu e quando gli altri la vengono a salvare lui rivela a tutti che Diego è il fratello di Leon. Non ve lo aspettavate vero? Infine Alex vuole andare sulla terra a reclutare nuovi pirati. Ci riuscirà o Leon lo fermerà? Recensite.

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Capitolo 11
*** Viaggio sulla terra ***


Viaggio sulla terra

 
"I fratelli restano sempre vicini..
Leon è un vero fratello"
 
Era notte ormai, tutti dormivano.. O quasi tutti.
Dalla nave arrivavano dei suoni per nulla rassicuranti. Alex si stava preparando nella sua camera, faceva avanti e indietro alla ricerca del suo uncino ma non perdeva il sorriso. Era felice dopo aver rubato un breve bacio dalle labbra di Violetta e aver visto negli occhi di Leon una strana ombra... Avrebbe potuta usarla contro di lui e sapeva come fare.
Nel mentre Seba lo seguiva per tutta la camera ripetendogli in continuazione..  <<  Per favore Alex ripensaci! Andare sulla terra è un rischio troppo grande! Lo sai che sei stato maledetto delle sirene e..  >> 
<<  Lo so benissimo Seba. E se non riuscirò a tornare la maledizione mi farà tornare qui ma finirò tra le braccia squamose delle sirene che si ciberanno della mia carne  >>  lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo, anzi, non perse nemmeno il suo sorriso e trovò il suo uncino finalmente. Lo mise al posto della mano e si mise il soprabito rosso. Fece per uscire ma Seba lo fermò e lo guardò con sguardo supplicante.
<<  Ti prego.. fai andare me.. Se io esaurissi la polvere di fata Camilla potrebbe sempre venirmi a prendere, ma tu morirai subito dopo!  >> gridò preso dall'ira e dalla disperazione. Alex era stato l'unico ad aiutarlo appena è arrivato sull'isola, lui era la sua famiglia, perché voleva rinunciare a tutto per vendicarsi di Leon?
<<  Seba ho preso la mia decisione. Non insistere. Esegui gli ordini del tuo capitano!  >>  disse in modo autoritario ma anche molto dolce, sembrava un padre in quel momento.
In quel momento il piccolo pirata scoppiò in un pianto liberatorio e abbracciò di slancio Alex, era tanto disperato e spaventato che non riusciva a pensare lucidamente.
<<   Alex non andare!  >> 
Al capitano gli fece tanta tenerezza che si addolcì e gli fece una carezza sulla testa  <<  Non devi temere per me, la cosa che mi riesce meglio è sopravvivere  >>  lo allontanò gentilmente e poi uscì dalla sua stanza gridando alla ciurma  <<  Branco di cani mettetevi ai vostri posti!  >>  si andò a mettere al timone e venne poi raggiunto da Camilla.
<<   Lo sai che sarà difficile per me portare un’intera nave di pirati sulla terra..   >>   in qualche strano modo pure la fata era preoccupata per Alex, Seba le aveva raccontato ogni cosa e non poteva fare a meno di provare un minimo di rispetto per quel ragazzo, perché non poteva e non potrà mai essere un uomo e no solo per la maledizione…
<<  Ci impiegheremo poco, non temere. Saremo svelti. Solo quanto basta per prendere abbastanza persone da sconfiggere una volta per tutte Leon  >> 
<<  Lo sai che Leon è imbattibile, se lui morisse l’isola..  >> 
<<  Lo so!  >>  sbraitò il capitano contro la fata ma poi un ghigno comparve sul suo volto  <<  Ma non sappiamo cosa accade se è lui a decidere di morire  >>  guardò poi davanti a se, mentre la fata lo fissava terrorizzata, quell’essere le metteva paura ma non poteva più sottrarsi alla sua decisione.
Si alzò in volto e iniziò a volteggiare in torno alla nave ricoprendola di polvere di fata, quanto bastava per poter volare. Infatti poco dopo i pirati si ritrovavano a guardare la loro preziosa isola da lontano mentre si dirigevano sulla terra.
 
***
 
Nel mentre nel villaggio degli indiani si sentivano delle grida provenire dalla tenda di Diego, che stava avendo una discussione molto animata con Maxi.
<<   Diego smettila di essere così orgoglioso e vai a chiedere scusa a Leon! L’hai trattato malissimo e non se lo meritava!  >>  gli gridò per l’ennesima volta Maxi mentre lo fissava con aria di rimprovero. Sembrava che le parti si fossero modificate, adesso Maxi il più grande e Diego il fratello minore combina guai.
<<  E io me le meritavo le sue menzogne! Mi ha preso in giro per tutto il tempo e l’ha fatto anche con te e Vilu!   >>  gridò lui a sua volta.
<<  Adesso basta voi due!  >>  entrò la sorella maggiore, Violetta, guardando entrambi, che si zittirono subito dopo.
<<  Violetta.. Se sei qui per difendere Leon puoi andare  >> 
<<  No Diego, io voglio solo parlarti. Sai cosa ho imparato da quando sono io la maggiore tra noi tre?  >> 
<<  Volevi dire quando lo eravamo..  >>  ribatté Diego stringendo i pugni.
<<  Diego!  >>  lo rimproverò Maxi.
<<  Calmo Maxi  >>  gli mise una mano sulla spalla tranquillizzandolo  <<  Diego.. Io ho imparato che i fratelli restano sempre vicini.. Leon è un vero fratello..  >>  Diego a quelle parole le diede le spalle e incrociò le braccia, dopotutto lui tra i tre era il più testardo. E Violetta sorrise notando che era una delle cose che aveva in comune con Leon. Poi fece un respiro profondo e continuò  <<  Se Leon non te l’avesse mai detto, se lui si fosse tenuto tutto dentro.. Sarebbe stato meglio?  >>  Diego la guardò come se avesse detto qualcosa di irrealistico  <<  Maxi andiamo ora, Diego tu pensa a questo e anche che Leon non ti ha mai mentito..  e secondo me non l’avrebbe mai fatto  >> 
I due fratelli uscirono lasciando Diego coi suoi pensieri.
In effetti la ex sorella on aveva tutti i torti, lui non aveva mica mai chiesto a Leon cose tanto intime come se avesse dei fratelli. Anzi. Leon gli chiedeva sempre di lui, cosa gli piaceva fare, chi preferiva tra i fratelli, quali fiabe gli piacevano.
Era incredibilmente stupido  e cattivo che lui non se ne fosse mai accorto prima d’ora mentre Leon cercava di aiutarlo a capire. Ora che ci pensava bene, Leon poteva essere un grandioso fratello maggiore. Forse il migliore. In quei giorni glielo aveva sempre dimostrato e lui come l’aveva ripagato? Dandogli un pugno e gridandogli contro.. Lui si era preso in giro da solo e se la stava prendendo con la persona sbagliata.
 
***
 
Leon stava volando più veloce che poteva dalle sirene, che lo avevano chiamato telepaticamente dicendogli che avevano delle novità su Alex, in effetti non aveva più visto ne Alex ne la sua nave pirata da quando aveva rapito Violetta. Chissà cosa starà tramando.
Ma la mente di Leon era altrove, pensava a Diego e che forse era meglio arrendersi una volta per tutte con lui. Era chiaro che aveva sbagliato tutto con lui ed erano solo amici, eh pensare se si fosse comportato da fratello con lui che sarebbe successo.
Forse era meglio così, doveva accettare la realtà.
Finalmente arrivò dalle sirene che appena lo videro ghignarono soddisfatte e lui era troppo stanco e affranto per capire cosa diamine stessero pensando.
<< Allora cosa mi dovete dire?  >>   chiese Leon seccamente, mentre si inginocchiava di fronte al mare e le sirene gli si avvicinarono e come sempre presero ad accarezzarlo, Leon sapeva che l’unico motivo per cui erano tanto carine con lui era per poi mangiarlo un giorno. Ma fino a che gli davano le informazioni che gli servivano a lui andava quasi bene.
<<  Alex ha un nuovo piano per toglierti di mezzo  >>  gli sussurrò all’orecchio la sirena alla sua destra.
<<  Tanto fallisce sempre  >>  ribatté il ragazzo sicuro di se.
<<  Ma questa volta sarai tu a perdere  >>  gli sussurrò sempre all’orecchio un’altra sirena alla sua sinistra.
<<  Lo sapete che è impossibile  >>  Leon non capiva dove volessero arrivare quelle sirene, sapeva che quelle creature erano nate per creare confusione nella mente anche se con lui i loro poteri non funzionavano. Ma in quel momento ne stava dubitando.
<<  Ne sei sicuro? Alex ha i suoi mezzi e tra questi.. Una fatina che tu conosci bene  >>  gli arrivò davanti una terza sirena e dopo le sue parole ebbe tutto più chiaro.
Leon si alzò di scatto e con un salto volò lontano, come se volesse scappare. Tutti. Tutti lo stavano lentamente abbandonando e tradendo.
Prima la sua Violetta che voleva abbandonarlo, ora il tradimento di Camilla. Chi altro doveva ferirlo ancora?
Volò più veloce che poteva verso il rifugio e appena arrivò nella sua stanza, in un impeto di ira iniziò a distruggere e colpire tutto quello che poteva. Ribaltò il letto. Lanciò la sedia contro la finestra. Gridò furioso mentre da fuori Violetta fissava la porta della sua stanza senza sapere che fare, fece per entrare ma Marco la fermò mettendole una mano sulla spalla e scuotendo il capo una volta, per farle capire che non era il momento.
I due uscirono e aspettarono che il momento d'ira del loro capo cessasse a breve, o almeno lo speravano. Anche se non fu così.
 
***
 
Appena arrivati Alex con un salto atterrò sul palazzo più alto di Buenos Aires. Sapeva che era da quel strano luogo che venivano tutti i ragazzi sperduti e ora pure lui avrebbe trovato dei ragazzi all'altezza dell'isola anche se dopo il loro ritorno, Alex sapeva bene che ci sarebbe stato.. L'inferno.
 
Nota autrice: Salve a tuttiii! Si sono ritornata, lo so che è molto molto tardi per chiedervi scusa per il ritardo ma sapete, la scuola, cosa brutta. Ma non è solo per una questione di tempo, ma sapete, molto spesso i professori non aiutano e in questo periodo la mia professoressa di Italiano, quella che dovrebbe aiutarmi di più, mi rema un pò contro e mi ha demoralizzato. Ma sapete cosa? Mi è servito questo a rendermi più forte e a farmi capire che il mio sogno di diventare scrittrice è vicino. E non vale solo per me, ma anche per voi che avete il sogno che un giorno il vostro libro o anche il vostro album, dovete lottare per far si che si avveri. Io sto ancora crescendo. Dopo tutto sono ancora piccola per pubblicare un libro. Ma il mio sogno non rimarrà nel cassetto a prendere polvere solo perché qualcuno dice che non ce la farà o perché da di tutto per fermarmi. Io un giorno diventerò scrittrice, come chi vuole diventare una cantante o anche un avvocato o un dottore. Non smettete di sognare. So che vi ho annoiato e infatti ora vado a continuare un'altra storia. Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo.
Un beso.

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Capitolo 12
*** Nuove reclute ***


Nuove reclute


"sono qui per fermarti Leon,
 stai facendo la stessa cosa che vuole fare Alex"


Leon volò il più velocemente che poteva, doveva fermare Alex, non poteva permettere che prendesse dei ragazzi indifesi. 
Sapeva che Alex avrebbe sfruttato la situazione che c'era tra loro ragazzi sperduti per rapire dei ragazzi e fargli credere che erano dalla parte giusta.. Come era successo a loro due quando arrivarono sull'Isola che non c'è. 
Il capitano che c'era prima li aveva rapiti dalle loro case e li aveva portati di forza sulla sua nave pirata, mentre Alex si divertiva a fare il finto pirata lui cercava spiegazioni, cercava di capire perché li avessero rapiti. 
Un giorno sentì il capitano dire al suo capitano in seconda che la leggenda si stava per avverare, avrebbero trovato il leggendario "Peter Pan", colui che li avrebbe eliminato i pariti, il tanto temuto "Buono". 
Leon capì che era lui quello che cercavano e doveva scappare prima che lo uccidessero, ma Alex era convinto che lo avesse tradito. Da quel giorno furono rivali.
Ma a Leon non faceva così male, rispetto a quando aveva rincontrato suo padre dopo tanto tempo...
Ricordava benissimo quel giorno, Leon per la prima volta era andato sulla terra volando, assieme a Camilla, con l'intento iniziale di trovare suo fratello. Ma non resisteva alla tentazione di vedere suo padre, il suo amatissimo padre che lo aveva cresciuto da solo, dopo che sua madre era morta. 
Si affacciò alla finestra della sua vecchia camera, che era aperta e dentro la camera, al centro con una sedia di legno che riposava, c'era suo padre. I segni della vecchiaia si vedevano a vista d'occhio, Leon lo guardò tristemente e lentamente entrò dentro la stanza, cercando di fare il minimo rumore, ma fu inutile. L'uomo aprì gli occhi di scatto e appena vide suo figlio ne rimase sorpreso, quasi come fosse un'illusione. Si alzò dalla sedia e avvicinò, lentamente, una mano al suo viso come per accertarsi che sia davvero lui. Leon gli sorrise e gli prese la mano stringendola, a quel punto l'uomo lo abbracciò stringendolo a se e il figlio lo strinse più forte che poteva.
Ricordava ancora le sue parole .. "Ora che sei tornato... Posso morire in pace" emanò l'ultimo respiro e si accasciò sulle braccia del figlio chiudendo gli occhi ma con un sorriso sulle labbra.
Leon lo stringeva forte mentre lacrime calde gli rigavano il viso e mormorava tristemente il nome del padre. 
Almeno gli aveva detto addio per l'ultima volta.
Finalmente Leon arrivò sulla terra e vide che Alex aveva già rapito cinque ragazzi. C'era una ragazza con i capelli biondi e lunghi, le ricadevano sulle spalle con dei morbidi boccolo, indossava una gonna molto vistosa nera e una giacca abbinata sempre nera, mentre sotto aveva una maglietta a righe nere e rosa mentre ai piedi aveva un paio di tacchi, non tanto alti, rosa. Sembrava una di quelle bambole Barbie che alle bambine piacevano tanto. 
Accanto a lei, un po più alto, c'era un ragazzo di colore, dai tratti sembrava Brasiliano, chissà cosa ci faceva a Buenos Aires, si domandava il ragazzo. Aveva un paio di pantaloni blu acceso, una maglietta rosa salmone con tanto di cappello abbinato con una striscia gialla, e un paio di scarpe marroni, sembravano scarpe da ballo anche se Leon non le aveva mai viste da vicino.
Poi al suo fianco, con molta disparità di altezza, un ragazzo, che però sembrava più piccolo rispetto agli altri, con i capelli sul biondo chiaro e indossava un paio di pantaloncini beije, una giacca nera con sotto una maglietta a righe bianca e azzurre, e ai piedi un paio di scarpre marroni che facevano vedere benissimo le calde bianche. A Leon ricordava uno dei sette nani della storia di Biancaneve che Violetta raccontava sempre.
e infine, vicine, c'erano due ragazze, una dalla pelle molto chiare mentre l'altra molto abbronzata, sembravano due modelle.
In nessuno dei cinque ragazzi Leon riusciva a vedere gli occhi perché Uncino aveva li aveva resi neri, segno che erano sotto il suo controllo, usando una miscela ideata da lui: aveva mischiato la polvere di fata, presa di nascosto da Camilla, con le sue lacrime, che in tutti quegli anni di odio e voglia di vendetta erano diventate come un veleno, avevano preso persino il colore nero.
Alex aveva in pugno i poveri ragazzi e Leon non lo poteva permettere, li doveva salvare. 
Si affrettò a prendere il suo flauto magico dalla tasca e fece per portarlo alla bocca ma la sua mano venne afferrata bruscamente da.. Diego.
<<  Come sei arrivato qui?!  >>  gli chiese Leon più sorpreso che altro.
<<  Non ha importanza, sono qui per fermarti. I ragazzi mi hanno parlato del flauto e stai facendo la stessa cosa che vuole fare Alex. Quel flauto magico può controllare le menti dei ragazzi e fare in modo che tu gli faccia fare quello che vuoi  >>  lo guardò Diego con aria di rimprovero. Leon sapeva che era sbagliato, ma non c'erano altre soluzioni e Alex stava già per far salire quei poveri ragazzi sulla nave.
<<  Diego... Li devo salvare, non posso permettere che facciano la stessa fine mia e di Alex  >>  disse semplicemente al fratello per poi alzarsi in volo e cominciare a suonare una melodia molto triste e al suono di quelle note i cinque ragazzi si fermano e vanno verso Leon, Alex fece per fermarli ma la melodia del flauto colpì pure lui e rimase immobile. 
Leon sapeva che stava facendo la cosa giusta, eppure, appena messi al sicuro i cinque, vide che i ragazzi sperduti, tranne la sua Violetta che non c'era, lo guardavano con rabbia e.. delusione. 
Aveva fatto lo stesso gioco di Alex e questo non glielo avrebbero perdonato tanto facilmente...
***
Due mesi dopo
I cinque ragazzi erano nell'Isola che non c'è, ma per loro volore, lo desideravano tanto che avevano seguito Leon usando la polvere di fata mischiata alle lacrime che Alex gli aveva dato. Ma era durata abbastanza solo per quel volo, infatti appena arrivarono precipitarono in luoghi diversi e i ragazzi sperduti avevano sentito la loro presenza, li cercavano senza sosta, ma senza risultati, fino a che..
Francesca li mandò a chiamare con urgenza, da un amico fidato di suo padre, Diego, Maxi e Nata accorsero da lei il più veloce potevano. 
Appena arrivarono videro che c'era uno straniero pallido che riempiva di domande non solo Francesca ma anche gli altri indiani, che già dopo cinque minuti non lo sopportavano più.
<<  Ma cos'è questo?! E questo poi!  >>  continuava a dire lo straniero senza lasciare a nessuno la possibilità di parlare. 
Francesca era seduta a terra, attorno al fuoco, con un enorme vene sulla testa che pulsava ad ogni parola pronunciata dallo straniero. Era evidentemente infuriata ed esasperata.
<<  Ehm... Fran, tesoro. Chi è quello?  >>  chiese Diego mentre si avvicinava lentamente alla sua amata, temendo che rispieccasse su di lui la sua ira.
<<  Lui è Napo.. Uno dei cinque ragazzi che cerchiamo da più di due mesi  >>  disse tra i denti l'indiana, cercando di mantene la calma.
Nata, con molta gentilezza, prese Napo per la maglietta e gli diede un calcio facendolo cadere a terra e appena il ragazzo provò a ribellarsi a quell'azione, la ragazza in tutta risposta gli ringhiò contro e lui allora rimase a terra senza dire nulla.
Maxi si schiarì la voce e intervenne  <<  Bene.. Dopo che la mia ragazza ti ha rimesso al tuo posto, puoi dirci dove sono gli altri quattro tuoi amici?  >>  
Napo alzò le spalle  <<  Io non so dove sono, abbiamo seguito Leon, ma appena arrivati sull'isola abbiamo esaurito la polvere di fata e siamo precipitati in luoghi diversi. Io solo ora ho travato il villaggio degli Indiani  >>  
<<  Eh vedi che fortuna...  >>  mormorò Francesca.
<<  Beh vieni con noi, adesso sei al sicuro  >>  gli disse, gentilmente Nata. 
<<  Che?! No! Io qui sto bene. Andiamo farò il bravo promesso  >>  
Peccato che dopo che i ragazzi sperduti se ne andarono, fortunatamente per lui assieme a Francesca, Napo riprese a disturbare tutti con mille domande. Gli indiani cominciavano a non sopportarlo più.
***

Intanto Brodway e Ludmilla cercavano gli altri o anche un essere vivente che non fosse verde e con un tronco. 
<<  Ludmilla non discutiamo ancora! Non ci siamo persi!  >>  le disse per la centesima volta il ragazzo, molto infuriato. 
<<  Ammettilo Brodway ci siamo persi! Non sai dove stai andando!  >>  
<<  Si invece, e non stare sempre a contraddirmi donna!  >>  
<<  Fantastico, dovevo proprio perdermi con l'uomo delle caverne  >>  la bionda incrociò le braccia con un gesto stizzito.
Fortunatamente le loro voci attirarono l'attenzione di Marco, che corse a vedere cosa successe e li trovò a discutere come due cani per un pezzo di carne. 
Il povero ragazzo comprese che si trattava di due dei cinque ragazzi che stavano cercando. Emise un sospiro stanco.
Dopo molto.. molto tempo che riuscì a farli smettere di discutere li portò nel rifugio dei ragazzi sperduti, ma subito dopo ripresero a discutere.

***

Diego si era allontanato dagli altri per avere una prospettiva più ampio per trovare prima le ultime due ragazze. 
Si arrampicò su un albero, si guardò attorno ma sbuffò non trovando nessuno. Quando mise un piede indietro per scendere.. Il ramo dove si teneva con la mano si ruppe e lui precipitò al suolo. 
Ma prima di poter toccare il terreno, sentì non toccare i piedi per terra e il polso afferrato da una presa salda. Il ragazzo guardò in alto e vide suo fratello maggiore che lo teneva preoccuato.
Leon lo rimise a terra e lo strinse con affetto e preoccupazioe  <<  Come stai?  >>  
Diego lo guardava fisso e dopo lo strinse forte. Allora non era cambiato, era rimasto sempre lo stesso. Non era come Alex...



Nota autore: Hola! Buon Natale a tutti e felice anno nuovo! (Si, lo so che sono in ritardo. Non temete). E come iniziare bene questo nuovo anno? Annunciandovi che il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questa storia e che tra poco inizierò nuove storie! Sono felice anche di dirvi che a breve ci sarà il sequel di "Non possiamo tornare come prima, non importa se mettiamo da parte i nostri peccati" che ripeto il sequel sarà "Io credo in me" e ne approfitto per dire che farò uscire un video trailer su qesto su youtube. Questo è il link del mio canale dove troverete questo più i trailer di altre storie/anime ecc.. Comunque. Cosa sarà successo a Lena e Libi? Uncino le avrà trovate? Diego e gli altri perdoneranno Leon? E Violetta e Leon faranno pace? Un beso.

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Capitolo 13
*** Il ritorno a casa di Violetta... ***


Il ritorno a casa di Violetta...

"- Cerca di capire, non hai mai sentito nostalgia della tua vecchia casa? -
-No.. Sto bene qui.. Ma se tu non vuoi stare con me, allora starai contro di me..-"



Andres continuava la ricerca estenuante delle ultime due ragazze dei cinque che erano finiti sull'isola che non c'è per caso, anzi, per un loro sbaglio. 
Andres si guardò attorno per l'innesima volta ma davanti a se trovò solo alberi, alberi e.. ah certo, alberi. Il ragazzo sbuffò e fece per tornare indietro, quando sentì sopra la sua testa, il rumore di un albero rompersi e un gemito di dolore e ancora tanti rami andare in frantumi mentre qualcuno andava inevitabilmente verso il terreno... O quasi. Questo qualcuno ebbe la fortuna, sfortuna, di cadere tra le braccia di Andres.
Lui alzò gli occhi al cielo pensando, visto che non aveva ancora visto chi gli era caduto addosso, che fosse uno dei soliti indiani che esplorava senza sapere nemmeno da dove iniziare.
<<  Scusami..  >>  disse la persona ad Andress sconosciuta, ma appena riconobbe che era la voce di una ragazza la guardò di scatto capendo che era lei la ragazza che stavano cercando. 
Il ragazzo sembrava di essere serio, ma la voce lo tradiva infatti il suo tono era molto dolce  <<  Cosa ci facevi sopra quell'albero?  >>  
<<  Volevo vedere se riuscivo un posto dove stare  >>  rispose la ragazza, che a lui sembrava la più bella ragazza che avesse mai visto.
<<  Conosco io un posto, seguimi.. Ma come ti chiami?  >>  
<<  Libi  >>  
<<  Piacere, io sono Andres  >>  
***

Violetta faceva avanti e indietro per l'agitazione, Diego aveva chiesto di fare una rionione speciale.. Speciale perché mai avevano fatto una riunione. 
In quel momento arrivarono sia Diego e Maxi e abbracciarono la ragazza.
<<  Da quanto era che non stavamo un po' noi da soli? Come prima di..  >>  disse Maxi con un sorriso ma non terminò la frase che Diego lo fece per lui, con un tono molto più triste.
<<  Prima di.. Sapere la verità..  >>  
Violetta gli sorrise raggiante riuscendo a tirarlo su di morale  <<  Non importa questo, noi siamo sempre stati insieme e siamo sempre stati fratelli. Lo saremo anche ora  >>  
I tre si abbracciarono di nuovo e si strinsero forte, quando poi Violetta li guardò con un espressione strana che fece preoccupare i due ragazzi. 
<<  A voi non manca casa?  >>  
<<  A me si.. Ma qui ho Nata e poi ci sono i nostri amici. E Leon poi, lo vuoi lasciare?  >>  rispose Maxi pieno di dubbi.
<<  Certo che non voglio, ma.. lui non capisce. Pensa che io lo voglia abbandonare. Io lo amo, però.. Ho bisogno di tornare a casa  >>  spiegò il suo punto di vista la ragazza.
<<  Vedrai che dopo quello che dirò, capirà anche lui  >>  ribatté Diego facendole l'occhiolino. 
In quel momento arrivarono tutti i ragazzi, compresi i quattro ragazzi che li guardavano più confusi di tutti. 
<<  Ma che succede?  >>  chiese Marco quasi infastidito. 
<<  Ragazzi vi devo parlare di.. Leon  >>  
<<  Scordatelo Diego, abbiamo visto che, in casi di pericolo, lui è capace di tradire tutto quello in cui abbiamo sempre creduto  >>  ribatté Marco, no con cattiveria, ma con infinita tristezza e delusione.
<<  Purtroppo.. Marco ha ragione, non ci possiamo più fidare di lui  >>  lo appoggiò Andres guardando un angolo indefinito della stanza, per non far vedere la su amarezza. 
<<  Dopo tutto quello che ha fatto per voi?!  >>  si intromise Violetta, che per la prima volta uscì la voce e ringhiò contro tutti.
<<  Violetta.. Non sai come sono andate le cose...  >>   cercò di farla calmare Nata, col modo peggiore. 
<<  Si invece! Andres, tu sei stato il primo a essere trovato da Leon, se non fosse arrivato in tempo tu saresti divorato dal coccodrillo gigante  >>  
Andres abbassò gli occhi.
<<  Tu Marco, le sirene stavano per ucciderti ma Leon ti ha portato via  >>  
Marco si coprì il viso con le mani, per non far vedere la vergogna, o le lacrime.
<<  Nata, i pirati ti stavano per reclutare ma Leon è arrivato e ti ha portata al rifugio addestrandoti e facendoti superare la timidezza. Ha addestrato tutti voi, vi ha aperto il suo cuore  >> 
I ragazzi sperduti si misero a piangere, mentre i quattro ragazzi li guardavano confusi. E Diego e Maxi guardavano Violetta più sorpresi che altro. 
Quando poi entrò Leon e i ragazzi sperduti gli saltarono addosso con le lacrime agli occhi e lo strinsero forte. Il ragazzo sorrise felice e li strinse sorridendo. 
Finalmente le cose erano come prima, rimaneva da risolvere solo una piccola questione..
Appena i ragazzi lasciarono Leon, cosa che successe molto molto dopo, lui e Violetta rimasero da soli.
Si guardavano fissi negli occhi per istanti interminabili, poi fu Violetta a prendere la parola. 
<<  Leon... Io sento nostalgia di casa, ma amo te e non voglio lasciarti  >>  
<<  Allora.. cosa vuoi fare? Devi fare una scelta  >>  
<<  Cerca di capire, non hai mai sentito nostalgia della tua vecchia casa?  >>  
Il ragazzo guardò un angolo della stanza  <<  No.. Sto bene qui.. Ma se tu non vuoi stare con me, allora starai contro di me..  >>  
Con un balzo uscì dal rifugio e volò senza una meta, con gli occhi pieni di lacrime facendogli vedere tutto sfocato, ma se era questo il prezzo da pagare per non far scegliere Violetta allora avrebbe patito in silenzio.
Però non sapeva che qualcuno.. li osservava sempre. Li osservava per giorni, mesi, senza farsi mai vedere. Aspettando il momento per colpire. 
***

Passarono i giorni, Leon e Violetta si parlavano sempre meno e ormai i ragazzi avevano preso una decisione importante: Tornare a casa.
Diego non voleva lasciare Francesca e allora decise di restare e diventare un giorno capo degli indiani. 
Ma Maxi voleva tornare a casa assieme a Ludmilla e Brodway, e anche con Nata.
Leon era nel suo letto, riposava per riprendere un bel po di sonno che aveva perso visto che era da notti che non dormiva a causa dei litigi coi ragazzi e con Violetta, aveva il cuore a pezzi e non sapeva nemmeno se quello che stava facendo era giusto, i suoi dubbi tormentavano pure i suoi sogni facendo diventare il suo sonno agitato. 
Il capitano Unicno ne approfittò versando in una scodella con un pò di minestra un veleno ideato da lui. Aprì una boccetta con un liquido nerastro: le sue lacrime. Dopo tutto l'odio che era nel suo cuore per tutti quegli anni, senza mai un briciolo di bene, il suo cuore divenne nero assieme alle sue lacrime che usò come veleno fatale.
Ma Alex non aveva calcolato una cosa.. O meglio, una persona..
Mentre usciva di soppiatto, credendo che nessuno l'avesse visto, Violetta passava di li casualmente e capì che voleva fare qualcosa a Leon.
Corse dentro e mise a soqquadro il rifugio, cercando qualunque cosa di sospetto o pericoloso. 
Quando poi, finalmente, Leon aprì gli occhi e vide accanto a se la ciotola con la minestra, capendo che era stata Violetta a lasciargliela non esitò un secondo a prenderla. 
In quel momento Violetta entrò nella sua stanza e vedendo la minestra capì tutto. Corse da lui e prese in bocca il cucchiaio di minestra che Leon stava per ingerire e buttò a terra la minestra mentre il ragazzo la guardava confuso. 
<<  Vilu, ma cosa fai?  >>  
***
Intanto, uno per uno, lentamente, come una storia senza fine, venivano presi, legati e trascinati in diversi sacchi, i ragazzi sperduti e portati sulla nave pirata. Vennero legati all'albero maestro mentre provavano a dimenarsi. 
Appena Seba li vide cominciò a gridare  <<  Cosa ci fanno loro qui?!  >>  
<<  Seba, non usare quel tono. So prattutto davanti alla nostra nuova pirata  >>  disse Alex indicando una ragazza nuova, la quinta dei ragazzi che cercavano. 
<<  Piacere, sono Lena.  >>  disse semplicemente la ragazza, lei si che aveva la stoffa del pirata.
<<  Ho chiesto io di catturarli. Ora che Leon è morto, nessuno li potràa salvare  >>  rispose il capitano con tono calmo e pacato, quasi felice.
<<  Leon.. Morto?!  >>  intervenne Camilla sconvolta. 
In quel momento iniziò a nevicare come mai, il cielo si oscurò e il mare si agitò. Leon era il centro dell'Isola che non c'è, se moriva lui, moriva pure l'isola. 
Seba e Camilla si lanciarono uno sguardo, la fata volò più velocemente possibile al rifugio, non poteva essere vero. 
Vide Leon inginocchiato al suolo, fuori dal rifugio, con Violetta tra le braccia, molto pallida e il respiro quasi inesistente. 
Camilla andò vicino a loro e si portò le mani alla bocca per quanto fosse sconvolta. 
Leon la guardò, aveva gli occhi gonfi per il pianto e il viso pieno di lacrime  <<  Voi fate avete un potere, potete guarire le persone con la vostra polvere di fata.. Salvala, ti prego!  >>  
Camilla prese Violetta tra le braccia e le mise una mano sul cuore trasmettendole un po di polvere di fata, ma non era abbastanza, la sua poca polvere non poteva salvare una persona. 
Guardò Leon, che riprese a piangere disperato. La fata per la prima volta lo vide piangere e riprese a piangere, come se con il pianto lui le trasmetesse il suo dolore. 
Leon diede un pugno al terreno e lanciò un urlo che si sentì per tutta l'isola, dagli indiani alle sirene fino ai pirati. 
Fu come un area di malinconia, tutti cominciarono a piangere, gli indiani cominciarono a fare la danza della piaggia, con i visi pieni di lacrime, sperando che le fate li ascoltassero. 
Le sirene nuotarono fino alla nave pirata e cercarono di distruggerla, come per vendicare Violetta.
I ragazzi sperduti scoppiarono in lacrime e smisero di dimenarsi, sembravano bambini alla quale avevano tolto il loro giocattolo preferito. 
E infine anche i pirati, tranne Alex che sorrideva sornione, piansero tristemente e amaramente. 
Fortunatamente arrivò un gruppo di fate, che iniziarono a volare attorno a Leon, ricoprendolo di polvere di fata. 
<<  Leon! Tu puoi salvare Violetta, devi solo baciarla! Il bacio del vero amore!  >>  lo riprese Camilla, sorridendo felice.
<<  Ma come?  >> 
<<  Le fate ti hanno dato la loro polvere di fata, sbrigti prima che l'effetto svanisca!  >>  
Leon si affrettò a prende la sua amata tra le braccia, le sussurrò sulle labbra  <<  Perdonami per tutto, se ti sveglierai io verrò con te sulla terra, non mi importa di nulla, solo di te  >>  la baciò con infinito amore. Loro due cominciarono a brillare e la luce si propagò per l'isola. Tutto si fermò. I pirati corsero a vedere da dove venne questa luce.
Alex serrò i pugni  <<  E' vivo!  >>  grignò tra i denti. 
I pirati si misero ai cannoni aspettando il suo arrivo. Ma non fu lui a iniziare la guerra. 
Una freccià sfiorò il viso di Alex e poi tutti gli indiani salirono sulla nave pirata cominciando a combattere, liberarono i ragazzi sperduti. 
Leon arrivò con in braccio Violetta e affiancato da Camilla, che poi venne affiancata da Seba.
<<  Traditore!  >>  gli ringhiò contro Alex per poi attaccarlo con la spada. 
<<  Non dobbiamo per forza combattere! Alex possiamo stare tutti insieme, in pace!  >>  ribatté Seba difendendosi con la sua spada. 
Leon saltò addosso ad Alex bloccandolo al suolo  <<  Guardati intorno! Tutto questo è solo per causa tua, perché tu mi porti rancore!  >>  
<<  E ho torto?! Mi hai portato via tutto! Non posso più cambiare, mi hai rovinato la vita!  >>  
<<  Non è stata colpa sua, ma solo tua  >>  una sirena sfruttò un'onda del male per salire sulla nave e guardò i due  <<  Il tuo odio per la tua casa e la tua invidia per Leon, vi hanno allontanati e hanno fatto diventare il tuo cuore nero. Puoi anche pensare che sia colpa di Leon, ma l'unico colpevole del perché l'isola è divisa, perché i pirati sono considerati i cattivi, è solo tua!  >>  
Alex si guardò intorno e si alzò di scatto, era vero. Pensava di avere ragione, di essere nel giusto, ma non era così, non era mai stato così. 
Leon gli andò davanti lentamente e gli mise una mano sulla spalla  <<  Alex.. Io ti perdono  >>  
<<  Anch'io ti perdono Alex  >>  disse Violetta andandogli davanti.
E così fecero anche i ragazzi sperduti, compresi Diego e Maxi, e anche Francesca, mettendosi attorno ad Alex, per poi dire tutti insieme  <<  Ti perdoniamo  >>  
Lui li guardò tutti, per vedere se era tutto vero o era di nuovo la sua immaginazione. No, erano sinceri, maledettamente sinceri. 
Guardò Leon e scoppiò a piangere, lo abbracciò di slancio, Seba lo guardò piangere per la prima, ma era strano, le sue lacrime non erano nere come il suo veleno. Era trasparenti, come quelle di tutti. Il ragazzo corse da lui e lo abbracciò.
<<  Alex.. Sei di nuovo umano, non sei più un mostro. Puoi essere il capitano che tutti sognavamo  >>  
<<  No Seba, non sarò più io il capitano. E so che nemmeno tu vuoi esserlo  >>  gli sorrise mentre si asciugava le lacrime. 
E intervenne un pirata molto confuso  <<  Ma allora chi sarà il capitano?  >>  
Alex indicò Lena  <<  Lei, sarà un capitano migliore di me  >>  
Lena sorrise e fece per parlare ma i pirati si misero a ridere dicendo cose del tipo " Ma lei è una ragazzina" e "Capitano non ci prenda in giro" ma smisero molto preso quando Lena prese la pistola e sparò un colpo sfiorando uno di loro. Ci fu un secondo di silenzio seguito da un fortissimo applauso per il nuovo capitono. 
Lena andò davanti ad Alex prendendogli il cappello e gli sorrise  <<  Non te ne pentirai. Ma tu?  >>  
L'ex capitano guardò Leon  <<  Ho un favore da chiederti  >>  
<<  E io uno da chiedere a te  >>  
***

<<  Fate buon viaggio!  >>  gridò Diego dal villaggio degli indiani mentre li guardava andare via volando, e li salutava muovendo il braccio assieme a Francesca.
Leon si girò mentre era in volo e li saltò sorridendo, per poi guardare dal lato del rifugio, c'erano i ragazzi sperduti al completo che li salutavano.
<<  Comportati bene tra gli umani ex capo!  >>  lo salutò Andres.
<<  Tu piuttosto, spero farai meglio di me come capo, no Marco?  >>  
<<  Si ex capo! Andres sarò bravo come nuovo capo  >>  sorrise e mise un braccio attorno alle spalle di Andres mentre Libi gli teneva la mano dall'altra parte. 
<<  E tu Alex insegna il compito di ragazzi sperduti a novellini  >>  sorrise Leon al nuovo membro dei ragazzi sperduti. 
<<  Non preoccuparti, li metterò in riga  >>  sorrise Alex guardando Napo, libi, Seba e Camilla. 
Violetta, vicina a Leon che gli teneva la mano stretta guardò Lena dalla nave pirata  <<  Sarai bravissima come capitano!  >>  
<<  Dimmi qualcosa che non so!  >>  ribatté il nuovo capitano sorridendo. 
Leon poi guardò la sua amata, Maxi e Nata, Brodway e Ludmilla   <<  Allora.. andiamo a casa >>  
Questi ultimi quattro cominciarono ad andare, ma Leon e Violetta volevano fermarsi ancora un po ad ammirare la loro isola d'amore, d'avventura, d'odio e di felicità.
<<  Finalmente sto dicendo addio a tutto questo, finalmente diventerò l'uomo che mio padre voleva che diventassi  >>  
<<  Adesso avremo la nostra famiglia, saremo felici  >>  
I due si guardarono
<<  Ti amo Violetta  >> 
<<  Ti amo anch'io, Leon  >>  
Si scambiarono un bacio pieno d'amore, di vero amore, di quello che dura tutta la vita. 
Si, perché il loro amore sarebbe durato tutta la vita, ma no la vita ferma come nell'isola che non c'è, ma nella vita reale dove la magia la si crea.


FINE. 

Nota autore: Siamo arrivati alla fine di questa storia, vi ringrazio dal cuore a tutti. Tutti nesusno escluso. Senza voi non sarei qui, non sarei come sono ora e soprattutto non starei scrivendo il mio primo libro, non so quando lo pubblicherò ma sarà merito di voi che mi seguite. 
Ah e una piccolissima cosa. Oggi pubblicherò il sequel di "non possiamo tornare come prima, non importa se mettiamo da parte i nostri peccati" cioè "Io credo in me". 
Ma intanto io spero vi sia piaciuta la storia e ditemi cosa ne pensate, un beso. 

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