A Jimmy sarebbe piaciuta.

di Ale Villain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Buon Salve a tutti (:
Prima di lasciarvi alla mia umile storia, vorrei precisare alcune cosette per seguirla al meglio:
  • Degli Avenged Sevenfold saranno presenti solo Matthew, Zacky e Synyster;  Johnny non ci sarà, se non pochissimissime volte, dato che non so dare un carattere, diciamo, al suo personaggio e Jimmy (qui ci vuole un purtroppo)non ci sarà per… i motivi che conosciamo.
  • Matthew e Zacky conoscono le due protagoniste da un bel po’ di tempo.
  • Nessuno è fidanzato, eccezione per Matthew.
  • Ho preferito tenere i nomi d’arte dei chitarristi e del vocalist.
  • La storia, agli inizi, si svolgerebbe intorno ai mesi di marzo - aprile 2010, quindi non è passato molto dal 28.12.09
  • Salmo non è il rapper. Sottolineo: Salmo non è il rapper. E’ solo il soprannome che ho voluto dare al ragazzo (capirete dopo)
Oky, direi di aver detto il minimo per far scorrere la storia. Come vedrete, il genere sentimentale l’ho messo poiché non vi è presente solo l’amore in questa ff, ma anche una grande e forte amicizia tra i vari personaggi. All’inizio potreste non capire un gran ché della storia, ma poi vedrete che scorrerà tutto liscio u.u   Inoltre dovrei postare velocemente (:
Un beso a todo el mundo e vi lascio alla storia!

LA STORIA NON TIENE CONTO DEGLI AVVENIMENTI TEMPORALI RIGUARDANTI L'ALBUM "NIGHTMARE". POTRESTE TROVARE COSE COMPLETAMENTE DIVERSE DALLA REALTA', COME DATE DELLE CANZONI DIVERSE E CONCERTI INVENTATI DA ME.
 
 




 
 
 A Jimmy sarebbe piaciuta
 
 
 

 
 
 
Milano, h. 08.19
 
Se avesse fatto ancora un giro su se stessa con la sedia girevole, sarebbe finita dritta in bagno a buttar fuori l’anima. L’attesa la stava divorando; non era abituata ad aspettare così tanto tempo per ricevere una risposta. Controllò nuovamente l’orario sullo schermo del pc: 08:19. Quanto tempo fa aveva inviato quella mail? Ah già, alle otto in punto ed erano già passati venti minuti. Troppo tempo.
Non era mica Matthew il ragazzo puntiglioso e puntuale? E allora come mai non riceveva risposta? Decise di sospirare per darsi una calmata e chiuse la finestra delle mail, chiudendo anche lo schermo del computer. Avrebbe ricontrollato dopo, magari dopo un tè caldo. Faceva davvero freddo in quei giorni, essendo inverno inoltrato, e le bevande calde erano l’ideale da gustare sotto al calore di una coperta davanti alla televisione guardando fiction a caso.
Mentre preparava il pentolino con l’acqua, non si accorse che qualcuno aveva appena fatto irruzione in casa, qualcuno dai capelli biondi e mossi, dagli occhi verdi e con due cuffie abitualmente ficcate nell’orecchio.
- Ambra? – fece lei, quando la vide litigare con il fornello della cucina.
- Ah, ciao Gio – rispose lei, alzando la testa per osservare la ragazza appena arrivata, per poi riportarla all’altezza del fornello che non ne voleva sapere di funzionare.
- Hai beccato l’unico fornello che non va – rise Giorgia osservando la scena divertita.
Dopo averla aiutata con il focolare, andò a togliersi il giubbotto e le scarpe, poi tornò in cucina e ripose il cellulare e gli auricolari sul piano di lavoro.
- Hai lasciato il computer acceso – disse Giorgia, ricordandosi solo in quel momento di aver visto una lucina blu lampeggiare al fianco del computer, nel momento in cui era andata a sistemare la giacca.
- Lo so – fece Ambra – Aspetto che Matt risponda –
- Ce ne metterà di tempo – rise Giorgia, – Zacky mi ha detto che hanno un concerto praticamente adesso, dato che sono dall’altra parte del mondo -
- Cazzo – imprecò la ragazza poggiando stancamente la testa rossa sul tavolo – Potevi dirmelo prima! –
- Scusami – rispose sottovoce Giorgia.
- E potevi chiedere direttamente tu a Zacky di farlo venire insieme a Matthew e Salmo –
- Io Zacky lo sento tutti i giorni – disse la bionda facendo spallucce – Posso fare a meno di vederlo. Ricorda anche che sono impegnata –
- Ah, già – disse la rossa sbuffando. Poi allungò il collo e osservò il pentolino pieno d’acqua iniziare a emettere strani borbottii e si alzò per spegnere la fiamma, notando che l’acqua stava, ormai da un po’, bollendo.
- Ne vuoi? – domandò all’amica, che fece segno di no con la testa.
- Comunque – continuò – Dovrò aspettare per almeno una giornata intera la risposta? –
- Mi sembra il minimo – disse Giorgia.
- Perché quei due non hanno un fottutissimo cellulare che funzioni? – disse tra sé e sé Ambra, alzando gli occhi al cielo e versando malamente il tè nella tazza, mentre l’amica osservava la scena divertita.
 
Huntington Beach, h 20.23
 
Matthew prese in mano la prima chitarra che trovò nella stanza e si mise a punzecchiare le corde.
- Metti immediatamente giù il mio tesoro – lo rimproverò Zacky con il dito puntato verso il vocalist, che lo guardò da sopra i suoi Rayban neri. Gli si poteva leggere in faccia l’ansia e la preoccupazione pre-concerto che aveva, ogni volta che mancava poco al live. E dire che erano ormai quasi undici anni che faceva il culo al mondo con la sua potente e graffiata voce, che faceva strillare di gioia milioni e milioni di ragazze, ma nonostante ciò aveva sempre paura di sbagliare intonazione o dimenticarsi il testo della canzone nel bel mezzo del concerto, cosa, tra l’altro, mai successa.
- So suonarla. Non te la disfo, se è questo che ti preoccupa – rispose Matt, riprendendo a punzecchiare le corde, suonando una melodia da lui inventata in quel preciso istante.
- Me la vuoi scordare poco prima del concerto? – gli disse ancora il ragazzo a braccia conserte, osservandolo di sbieco.
- Vatti a truccare e non rompere il cazzo, se non vuoi che sfoghi la mia ansia su di te – Zacky alzò gli occhi verdissimi al cielo e si diede una scompigliata al piccolo ciuffo di capelli che gli cadeva davanti agli occhi. Matt era intrattabile da nervoso. Anche lui era in ansia per il concerto, come tutti gli altri, ma cercava di rimanere calmo e lucido. Seguì, comunque, il consiglio dell’amico e si diresse verso il bagno dei camerini.
- Ancora lì sei? – domandò, quando aprì la porta della toilette, trovando un ragazzo dai capelli neri scompigliati all’aria, con la faccia quasi spiaccicata contro lo specchio e le mani nascoste davanti a lui.
- Se la matita si sbava non è colpa mia! – si giustificò, staccando, finalmente, la testa dallo specchio ed osservando il secondo chitarrista nel riflesso del vetro – Ti serve? – chiese, sollevando a mezz’aria la matita nera, ormai quasi completamente consumata. Zacky annuì e gli sfilò l’arnese di mano.
- Senti Brian – iniziò il ragazzo, mentre tracciava una riga precisa all’interno dell’occhio – Avresti voglia di tornare in Italia? –
- Che domanda è? – chiese Synyster, con la schiena appoggiata al muro a braccia conserte, mentre osservava l’amico.
- Una semplicissima domanda – disse – Hai voglia? –
- Ovvio! Pizza, pasta, calcio, mafia, figa… cosa c’è di meglio? – fece allargando le braccia, mentre elencava tutti i pregi italiani – Di un po’, ti manca Giorgia? – Ta dan.
- Se anche lo fosse non tornerei in Italia per lei – disse, rabbuiandosi un poco, riponendo la matita sulla piccola mensolina e voltandosi a guardare l’amico, che lo guardava interrogativo – E’ fidanzata –
- Ah, capisco – disse l’altro, iniziando a fare smorfie con la bocca, non sapendo cosa dire – Quindi, ci torneresti per una vacanza? –
- Non proprio – disse Zacky, sistemandosi il colletto della camicia – E’ arrivata a Matt una mail di Ambra, un’amica di Giorgia, e ha chiesto se io, Matthew e Salmo avessimo voglia di tornare in Italia, dato che Giorgia suonerà in pubblico con alcuni amici – spiegò.
- E io che centro? – Domanda abbastanza ovvia, pensò Synyster dopo aver rivolto la questione a Zacky.
- Salmo non può – continuò – Solo che Matthew, non sapendolo, ha già comprato tre biglietti per un volo di sola andata per Milano –
- E quindi vorresti che venga io… - concluse per lui Brian. Zacky annuì mentre si dirigeva verso la porta del bagno.
- QUINDICI MINUTI E SI VA SUL PALCO! – gridò una voce femminile, da qualche parte del camerino.
- Dio santo, stasera non ce la faccio – iniziò Zacky, uscendo dalla stanza seguito da Synyster, anche lui abbastanza teso.
Adesso la band era al completo nel camerino. Johnny era seduto di fianco a Mike, il new entry della band nel ruolo di batterista, per quel tour, agitato come non mai; Matthew era seduto sul divano affianco, a suonare ancora il suo motivetto.
Il fatidico quarto d’ora passò fin troppo in fretta e quando si aprì la porta del camerino si trovarono davanti un omone grande quanto un armadio, che fece loro segno di seguirli.
Matthew fu il primo a mostrarsi al pubblico.
- LONG BEACH, CI SEI?! -
 
 
 
Ps. Il nome del titolo lo capirete man mano :) 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Milano, h 14.35
 
- Mi stai facendo venire il mal di mare, stai un po’ ferma! – esclamò ormai esasperata la bionda, stoppando la musica e togliendosi l’auricolare dall’orecchio, guardando severa la coinquilina, che continuava a fare avanti e indietro per il salotto, tormentandosi le unghie.
- Ha visualizzato la mail – iniziò – Matt ha visualizzato la mail! – ripeté, fermandosi di fronte all’amica.
- Ho capito, lo hai ripetuto cinquanta volte solo due minuti fa! –
- Però non risponde! Perché non risponde? – disse, riprendendo a camminare a zonzo per la stanza. Giorgia alzò gli occhi al cielo e scosse la testa contrariata, rificcandosi l’auricolare nell’orecchio, cercando di ignorare le lamentele della rossa. Lei e Ambra si conoscevano da, ormai, ventitré anni, ovvero la loro età attuale, ed erano cresciute insieme. All’età di diciannove anni avevano deciso di andare a vivere insieme, anche per poter ospitare Andrea, attuale fidanzato di Giorgia, senza preoccupazioni. Zacky e Matthew li avevano conosciuti per caso, dopo un concerto che avevano fatto a Milano. Da lì, erano diventati buoni amici; Zacky, però, si era accorto di non provare solo amicizia nei confronti della bionda, ma, purtroppo per lui, la ragazza aveva trovato un fidanzato, dopo che i due americani erano tornati in California, nel giro di poco tempo. Nonostante questo, Ambra era convinta che il ragazzo giusto per la sua migliore amica fosse Zacky, approvando, comunque, la relazione con Andrea, più che altro per rispetto nei confronti dell’amica, senza provare una particolare simpatia per il ragazzo della sua coinquilina.
- Vedrai che risponderà presto, dagli il tempo di riprendersi dal concerto – mormorò Giorgia scorrendo la playlist del suo cellulare. 
- Sì sì, va bene – continuò Ambra – Ma sono passate più di sei ore! - disse osservando l’orologio che segnava le 14 e 35.
- E lì in America sono le due del mattino, all’incirca – le disse sollevando un sopracciglio, con l’aria di chi la sa lunga – Ambra, fidati, risponderà presto. Adesso siediti e calmati –  le consigliò amorevole.
La ragazza seguì il consiglio e si sedette di fianco all’amica, che le passò una cuffietta: We are, degli Hollywood Undead* rimbombava nelle cuffie, così l’amica prese a canticchiare serena. Giorgia la guardò sorridente e si unì a lei nel coretto.
 
Quando scoccarono le sette di sera, arrivò una mail sul pc di Ambra, che, tutta esaltata, la lesse in due minuti.
 
Huntington Beach, h 13.13
 
- Matthew, alzati immediatamente da sopra di me! – strillò Synyster, sdraiato a pancia in giù divano, costretto a sopportare l’enorme massa muscolare del vocalist, che gli era letteralmente piombato addosso, dopo essere entrato nel camerino.
- Cos’è, mi lasciate indietro? – esclamò Zacky, buttandosi a sua volta su Matthew.
- Mi volete morto, per caso? – si lamentò Brian, con quel filo di voce che gli restava – Non potete andare in Italia se io crepo ora – ricordò loro.
- Ah già – disse Zacky facendosi improvvisamente serio e alzandosi dai due. Anche se era una cavolata quello che aveva appena detto il compagno di chitarra, non voleva comunque rischiare di non vedere Giorgia dopo tanto tempo.
- Ci dobbiamo andare io, Zacky e Salmo – disse Matt alzandosi a sua volta –Tu che centri? –
- Centra, dato che Salmo non può – spiegò Zacky, prendendo dal tavolo accanto alla finestra il pacchetto di Marlboro rosse e tirandone fuori una; se la portò alla bocca e tirò fuori l’accendino dalla tasca dei jeans. Synyster, dopo aver scrocchiato la schiena dolente, gli fece compagnia, avvicinandosi all’amico e spalancando la finestra.
- Davvero? – chiese Matthew, osservando i due. Vengeance annuì. - Quindi vieni tu? – chiese nuovamente il cantante.
- Mh – fece perplesso Synyster. È vero, prima del concerto aveva davvero esagerato con la felicità per il viaggio, ma ora che ci pensava seriamente non lo entusiasmava più di tanto. Dover lasciare l’America per andare dall’altra parte del mondo per chissà quanto tempo… l’idea non lo allettava. Non era la prima volta che succedeva (e nemmeno la prima volta che andava in Italia), ma erano da poco tornati nella sua città natale e gli dispiaceva mollare tutto subito.
- Sembravi convinto ieri – disse, appunto, Zacky.
- Quando dovremmo partire? – domandò, guardando prima uno poi l’altro compagno della band.
- Direi sabato – fece il chitarrista, storcendo la bocca mentre calcolava i giorni – Quindi dopo domani –
- Così presto? – chiese ancora Synyster allargando le braccia – E poi, si può sapere perché Salmo non può? –
- Tonsillite – fece vago Zacky, seguito da un: – Lo operano domenica –
- Ah – rispose soltanto.
- E dai facci compagnia – disse Matt – E poi Ambra è figa –
- Chi? –
- L’amica di Giorgia, la ragazza che ha inviato la mail –
- Senti, mi sono appena mollato con Michelle, mi interessa poco che sia bella –
- Chiuso con le ragazze? – domandò Zacky.
- Chiuso con le ragazze – confermò Brian, non accorgendosi del cenno d’intesa che Zacky e Matthew s’erano scambiati.
 
Milano, h 19.15
 
Un grido proveniente dalla camera delle ragazze fece sobbalzare Giorgia, che si ridestò dai suoi pensieri.
- Che è successo? – disse preoccupata, spuntando all’improvviso in camera sua, dove trovò Ambra con gli occhi sgranati e fissi sullo schermo del pc.
- Ha risposto! Giorgia, ha risposto! – continuò, ora con un sorriso a trentadue denti. Giorgia si avvicinò allo schermo, ponendosi dietro all’amica: la mail conteneva solo due righe, che confermavano il viaggio dei tre da Huntington a lì a Milano, dove erano loro due.
- Sì! – sussurrò Giorgia soddisfatta, cercando di non farsi sentire da Ambra.
- Sempre detto che dovevi stare con Zacky – disse quest’ultima sorridendo maliziosamente e incrociando le braccia al petto, osservando l’amica con le sopracciglia alzate.
- Non eri tu quella che approvava la relazione con Andrea? –
- Assolutamente sì – rispose immediatamente l’altra – Ma non ho mai detto che sia quello giusto –
- Zacky è un mio grande amico – disse la bionda, nascondendo una leggerissima vena di malinconia che aveva ogni volta che ripeteva questa frase. È solo un grande amico. Solo quello.
- Anche lui dirà così a Matthew – continuò Ambra.
- Smettila! – disse Giorgia, ora ridendo, mentre tirava uno schiaffo alla spalla dell’amica e coinquilina – Sai quando arrivano? –
- Mmh…  il 16 – fece vaga – Quindi Sabato –
- Dopo domani!? – esclamò preoccupata la bionda.
- Sì, esatto –
- Ma dopo domani non ci siamo, abbiamo la festa di quella tua amica! –
- Ah già, ma ne ero dimenticata! – rispose l’altra, battendosi una mano sulla fronte.
Giorgia sospirò, poi riprese a parlare – Senti Ambra, devo dirti una cosa – iniziò. Forse Ambra si sarebbe arrabbiata, forse l’avrebbe ribaltata e forse non era il momento di dirglielo, ma mancavano solo due giorni all’arrivo degli americani – L’ultima volta che Zacky è stato qui… -
- Sì? – la incitò l’amica.
- Ecco… lui ha una copia delle chiavi di casa nostra – disse tutto d’un fiato, mordendosi, poi, il labbro inferiore.
- È? – fu l’unica cosa che riuscì a dire la rossa. Un ragazzo che vedevano poche volte all’anno, e che per giunta abitava in America, aveva una copia delle chiavi di casa loro, era il colmo! – Questo vuol dire che potremmo trovarcelo in casa quando torniamo dalla festa? –
- S-Sì.. – balbettò l’amica. Ambra rimase per qualche minuto con la bocca aperta, poi la richiuse e cercò di assumere l’espressione più serena possibile. Poi lasciò cadere il discorso, non aveva alcuna voglia di stare a discutere con lei.
- Bene – disse Ambra, cambiando radicalmente espressione e argomento  – Partiranno di mattina, quindi presumo che arriveranno qui… - e guardò Giorgia in cerca di una risposta.
- Non guardare me, non ho voglia di fare i calcoli – confessò Giorgia, sedendosi sull’altra sedia girevole della camera. Ambra annuì, concordando con l’amica il pensiero tanto Zacky ha le chiavi.
 
Huntington Beach, h 15.02
 
 Synyster sbadigliò sonoramente, spostando l’attenzione di Zacky dalla televisione al chitarrista. Dopo la chiacchierata di due ore prima, nei camerini, si erano tutti spostati nella casa più vicina, quella di Synyster, e Matt aveva sfidato Zacky ad una partita alla playstation. Synyster si era dichiarato troppo stanco per giocare, sorbendosi frasi del tipo ‘non hai le palle di giocare contro di me’ da parte degli altri due. La verità era che, per una volta, era davvero stanco: suonare la chitarra richiedeva impegno e fatica e Zacky ne doveva sapere qualcosa.
Gli voleva davvero bene a quel ragazzo, pieno di tatuaggi come lui e dai capelli di un colore indefinito, forse nero, date le milioni di tinte che si era fatto.  Ma anche a Matthew voleva davvero bene; era stato uno dei primi della band a conoscere, dopo Jimmy. Ah, Jimmy. Quanto gli mancava quel cazzone! Ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che non lo avrebbe rivisto praticamente mai più. E pensare ciò gli faceva davvero male: era stato proprio Jimmy, conosciuto al mondo come The REV, a fare da collante tra lui e gli altri, quando era entrato nella band. E ora, a meno di due mesi di distanza dal quel fatidico giorno, ancora era convinto che Jimmy fosse lì con loro, che non li aveva mai abbandonati; perché in fondo era così e quel concerto ne è stata la prova. Mentre suonava, aveva sentito l’amico batterista vicino, quasi anche fisicamente. Ed era solo per questo che non aveva abbandonato la band, Sullivan non lo avrebbe voluto.
- Allora? – fece all’improvviso Zacky, interrompendo il flusso di pensieri del chitarrista, che intanto si stava stiracchiando sul divano in pelle, davanti alla televisione nella cui era trasmessa la partita a fifa degli altri due.
- Allora che? – chiese Brian, osservando l’amico senza capire.
- Ti ho chiesto se hai deciso se venire o meno con me e Matthew – disse il chitarrista, staccando solo per una frazione di secondo gli occhi dall’apparecchio televisivo per guardare in faccia Synyster.
- Ah – disse soltanto – Bè.. non saprei ancora –
- Syn sveglia, è dopo domani il volo – attaccò Matthew – Vendo il biglietto stasera se non ho una risposta, sappilo –
- Tu sei contento di lasciare Valary qui mentre tu sei dall’altra parte del mondo? – sputò Synyster, irritato dalla fretta che aveva il vocalist di sapere la sua decisione.
- E se avesse deciso anche lei di venire? – disse Matt mettendo in pausa il gioco e prendendo posto di fianco all’amico – No scherzo, non viene – rispose poi, scuotendo lievemente il cranio.
- Sinceramente, che ci vengo a fare lì in Italia? – mormorò Brian, guardando negli occhi entrambi gli amici.
- Pizza, pasta, mafia, figa, calcio – apostrofò Zacky, imitando la voce del ragazzo il giorno prima, suscitando le risa di Matt.
- Era per dire! – si giustificò il moro, seguito da un lungo sospiro. Seriamente, che ci andava a fare lì in Italia? E soprattutto, la voglia di farsi otto-nove ore di viaggio? Molto probabilmente sarebbero partiti di mattina, perciò lì in Italia a che ora sarebbero arrivati? – Ma poi non avete neanche prenotato un hotel –
- Non preoccuparti di quello – disse Zacky sorridente – Vieni o no? –
Synyster sospirò arreso: - Se mi stufo sappiate che me ne torno in America il sabato stesso! – disse guardando il pavimento dall’alto del divano.
Zacky e Matt gli saltarono letteralmente addosso sorridenti e iniziarono a fargli il solletico, come fanno i bambini. In fondo erano anche quello: dei bambini troppo cresciuti.
 
 
*Hollywood Undead: gruppo rap metal, che io personalmente amo, composto da sei persone (Deuce [vecchio cantante, ora c’è Danny], J-Dog, Charlie Scene, J3T, Da Kurlzz [mio preferito] e Fanny Man). We are è una canzone uscita nel dicembre 2012.
 
Eccomi qua!
Abbiamo visto un Zacky sempre più contento di tornare in Italia, un Matthew molto sciallo e un Synyster poco convinto. Che succederà? Zacky piomberà in casa delle due come avevano previsto Giorgia e Ambra?
Continuate a leggere la mia storia e lo scoprirete!
Un beso, alla prossima.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Siamo arrivati al capitolo tre!
Vi avviso subito che ci sarà un balzo temporale, ovvero, dal giovedì si passerà subito al sabato del viaggio (questo capitolo).
Ci vediamo sotto!

 
 
Los Angeles, Aeroporto, h 07.37
 
Synyster diede l’ultimo tiro alla sigaretta, poi la gettò per terra insieme agli altri due mozziconi. Nonostante il vizio era riuscito a resistere per un’ ora e mezza, fumando solo tre sigarette, con Zacky e Matthew a seguirlo a ruota. Il volo era in ritardo di due lunghissime ore e la chitarra solista degli Avenged Sevenfold stava prendendo sempre più in considerazione l’idea di tornarsene a casa a dormire. Si era svegliato insieme agli altri alle 4 del mattino per arrivare in tempo a Los Angeles prima delle 5, dato che la partenza era prevista per le 6 e 45 e, appena arrivati, avevano subito udito l’odiosa voce metallica della compagnia di viaggio, che annunciava il ritardo dell’aereo di due fottutissime ore. Così, i tre metallari avevano preso posto sul marciapiede appena fuori dall’aeroporto, a bersi tre succhi di frutta presi al bar e fumare per far passare il tempo. Riguardo a quella partenza, gli altri due componenti non se l’erano affatto presa, anzi: erano contenti che, almeno loro tre, potessero staccarsi un po’ dalla California e, soprattutto, che dimenticassero per un po’ Jimmy, per quanto impossibile fosse.
- Se continuiamo così arriveremo a casa di Giorgia con tre facce da manicomio – aveva detto ad un certo punto Zacky, interrompendo il lungo silenzio che si era creato. In effetti, nessuno dei tre aveva una bella cera: profonde occhiaie, pelle grigiastra per il fumo al mattino presto e occhi stanchi. In più, i chitarristi non avevano avuto neanche la voglia (e la forza) di truccarsi, quella mattina.
- Magari non ci apre neanche la porta, se prima guarda dallo spioncino – commentò Brian bevendo un sorso di quel che rimaneva del suo succo all'albicocca. - La apro io la porta, non preoccuparti – fece Zacky, buttandosi all’indietro sul marciapiede, sotto lo sguardo curioso dei suo compagni.
- La vuoi sfondare? Ma se non ti reggi nemmeno in piedi – mormorò Synyster, cercando di assumere un’aria il più sarcastica possibile, cosa che non sortì l’effetto desiderato, dato che si beccò un’occhiataccia da Zacky.
- Non ho detto che la sfondo – disse serio – Ho detto che la apro – fece, marcando particolarmente l’ultima parola.
- Hai le chiavi di casa sua, per caso?! – esclamò Synyster, esasperato. Non gli piaceva essere tenuto sulle spine.
- Dovresti parlare di più la mattina, invece di fare il morto vivente – commentò divertito Zacky, rendendosi conto che il ragazzo non aveva capito di aver azzeccato in pieno  - Certe volte ti escono frasi sensate –
Lo sguardo di Synyster bastò per farlo ridere di nuovo: un sopracciglio alzato in segno di smarrimento e la bocca mezza aperta. E sì, quello era Synyster Brian Gates la mattina, che, a quanto pare, sembrava ragionare meglio che durante il resto della giornata.
 
Milano, h 16.38
 
- Blu o Verde? – chiese Ambra, ponendo davanti a Giorgia due maglie. La prima, quella blu, aveva le maniche corte ed era morbida sul davanti, ed aveva un laccio nero che cingeva la vita, la seconda era uguale, solo che cambiava il colore. Giorgia le osservò un attimo tutte e due, poi se ne uscì con un blu poco entusiasta.
- E’ tutto il giorno che sei giù, cos’hai? – chiese Ambra, ponendo le mani sui fianchi e squadrando l’amica, cercando di capire cosa diamine avesse. Si era svegliata quella mattina con una faccia da funerale e non aveva nemmeno fatto colazione, cosa davvero fuori dagli schemi, considerando quanto si abbuffasse di solito la ragazza appena sveglia e Ambra non riusciva a comprendere il perché di ciò. In più, dopo pranzo, era rimasta tutto il tempo a disegnare, suo passatempo preferito, ma che non aveva mai voglia di fare, osservando ogni due minuti l’orologio della camera.
- Cosa? – chiese la bionda sovrappensiero – Ma no, niente, non preoccuparti – poi gettò un’occhiata all’orologio della sveglia. Mancano solo otto ore, pensò, iniziando ad agitarsi. Vedendo che l’amica cominciava ad incupirsi, la rassicurò sorridendole e le fece segno di iniziare ad andare a cambiarsi, dato che da lì a due ore sarebbe arrivata Valentina a prenderle per portarle alla festa. E quando Valentina arriverà mancheranno solo sei ore, constatò nella mente. Okay, ora stava davvero esagerando. Ma non riusciva a calmarsi affatto sapendo che da lì a poco lo avrebbe rivisto. Avrebbe rivisto lui, colui che le ha fatto battere il cuore fin troppo da riuscire a dimenticarsene quasi totalmente soltanto instaurando una relazione con Andrea. Perché ormai doveva ammetterlo, anche a se stessa: era tremendamente in ansia per l’arrivo di Zacky Vengeance. Erano quasi nove mesi che non lo vedeva, non aveva nemmeno potuto vederlo per ciò che era accaduto a Jimmy. Si sentiva ancora in colpa per quello, nonostante lui l’avesse rassicurata dicendole che andava bene anche via telefono. Che brutta cosa, sentirsi solo via telefono. Ma allora perché era in ansia se lo sentiva tutti i giorni?
Dal canto suo, Ambra sembrava all’apparenza tranquilla: aveva preso una cotta per Samuel, meglio conosciuto come Salmo, un americano amico dei Sevenfold, che aveva conosciuto insieme a Zacky e Matthew. Anche lei era un po’ in ansia, ma cercava di apparire tranquilla e pacata.
 
[Milano, h 17.33]
 
Quando qualcuno suonò alla porta, Giorgia saltò letteralmente dal divano ed emise un leggero grido.
- Calma Gio, sarà Valentina – disse Ambra, sorridendo per la reazione della coinquilina, andando ad aprire la porta.
Mentre avevano suonato alla porta, la bionda era assorta nei suoi pensieri, tanto che, per un attimo, entrò in panico: e se fosse Zacky? Ma no, Zacky ha la copia delle chiavi, non avrebbe suonato. E se le avesse perse? O se le avesse dimenticate?
- Giorgiaa! – in un attimo si ritrovò sotto il peso della sua amica che, nonostante fosse molto magra, era alta almeno un metro e ottanta buoni. Era una bella ragazza dalla carnagione leggermente abbronzata e lunghi capelli riccissimi.
- Ciao Vale, come stai? – chiese – Sei in anticipo – disse, controllando l’orologio e vedendo che non erano ancora le sei.
- Sì lo so – rispose l’altra tirandosi su – Ma a casa mi annoiavo – si giustificò, salutando poi Ambra con un lungo abbraccio.
- Allora, come procede? – chiese, sedendosi sul divano insieme a Ambra, di fianco a Giorgia.
 
Oceano Atlantico, Aereo, h 14.11 (orologio di Zacky)
 
Zacky sbadigliò per l’ennesima volta e distolse lo sguardo dal finestrino. Non si ricordava fossero così noiosi e al tempo stesso stancanti i viaggi in aereo. Gettò lo sguardo sul cellulare e guardò le ore: 14.11. E, okay, ma lì dove erano loro (cioè in mezzo al mare, dato che sotto di lui non vedeva altro che una distesa azzurro/blu) che ore erano esattamente? E in Italia? Ma all’orario ci avrebbe pensato dopo, dato che tentò di soffocare, con scarsi risultati, una risata provocata dall’aver visto entrambi i suoi compagni di viaggio.
Entrambi si erano addormentati subito: Synyster teneva la testa rivolta verso l’altro e aveva la bocca aperta, mentre Matthew teneva le braccia incrociate ad aveva un’espressione imbronciata. Non resistette, così, contemporaneamente, cercò di svegliarli con uno spavento. Prese con forza le gambe dei due ragazzi davanti a lui e le strattonò all’improvviso emettendo uno strano verso, attirando gli sguardi delle persone lì intorno.
- Devi morire di una morte lenta e dolorosa! – gridò Synyster rivolto al chitarrista, ancora scosso, svegliatosi all’improvviso e continuando ad imprecare mentalmente contro Zacky.
Matthew borbottò qualcosa di incomprensibile e si voltò dall’altra parte dando le spalle a Brian.
- Che hai fatto mentre noi dormivano? – domandò quest’ultimo, rimandando i suoi propostiti di ucciderlo seduta stante.
- Sbadigliavo, guardavo fuori dal finestrino, ascoltavo musica, sbadigliavo… - rispose lui, facendo spallucce. Quando aveva preparato la valigia il giorno prima non aveva considerato il fattore noia, presente in ogni viaggio in aereo, così non si era portato libri con sé o altri intrattenimenti, se non le cuffie per il cellulare. Ma aveva dimenticato, quasi apposta, un libro da leggere poiché era rimasto convinto che, durante le lunghe ore di viaggio, ci sarebbero stati i suoi due compagni di band a fargli compagnia e a tenerlo occupato, anche semplicemente parlandogli; invece no: quei due si erano addormentati praticamente appena l’aereo era decollato, non dando nemmeno il tempo a Zacky di intavolare una conversazione. Così, si era consolato per sei ore buone con la musica e il bagno (che più che bagno sembrava uno sgabuzzino).
- Tante attività interessanti – rise Synyster, sistemandosi meglio sul sedile. Poi abbassò, per qualche istante, lo sguardo sulle sue povere gambe indolenzite – Mi sa che vado a fare un giro, non mi sento più le gambe – disse, posando lo sguardo sull’amico che gli stava di fronte.
- Io non… - iniziò Zacky, non avendo voglia di alzarsi. Poi però si ricordò di Matthew e cambiò idea in pochi istanti – Vengo anche io! –
- Cambi idea in fretta – constatò divertito Brian, che già si era alzato e stava stendendo le braccia verso l’altro, arrivando quasi a toccare il soffitto dell’aereo.
- Voglio far prendere un colpo a Matt – disse sfregandosi le mani, come se stesse progettando un piano malefico.
- Vuoi sparire per due ore? Guarda che io due ore in piedi, nel bagno, non ci sto – lo avvertì il moro.
- Ci stiamo anche da seduti – disse, iniziando ad avviarsi – Quando tutti saranno scesi dall’aereo, osserveremo la reazione di Matthew –
- Aspetta! – esclamò Synyster scavalcando le gambe del vocalist – Ci portiamo le carte? – disse tirando fuori dal borsone che avevano portato sull’aereo una scatoletta rossa.
- Hai le carte? – domandò sconvolto Zacky.
- Bè sì – disse lui facendo spallucce.
- E perché non le hai tirate fuori prima? – domandò con le braccia aperte Zacky. Poi gli fece segno di lasciar perdere e Synyster lo seguì nei bagni, ancora sconcertato.
 
[Maplensa, Aeroporto, h 20.25]
 
- Dove cazzo sono finiti? – esclamò Matthew, mettendosi alla svelta i Rayban neri e osservando tutto l’abitacolo, ormai vuoto. Si era svegliato giusto dieci minuti prima che l’aereo atterrasse e, al suo risveglio, non aveva trovato i suoi compagni di viaggio. Pensando che fossero andati a farsi una passeggiata, non si allarmò più di tanto, ma poi, dopo altri dieci minuti di attesa (quindi in totale venti minuti) aveva iniziato a preoccuparsi e ora era alla disperata ricerca dei due chitarristi. Decise, come ultima tappa, di avviarsi verso il bagno: quando aprì la porta si ritrovò due facce fin troppo familiari, con l’intento di spaventarlo, emettendo versi senza senso.
- Mi avete fatto prendere un colpo! – esclamò con la mano sul cuore – Ma da quanto siete qua dentro? –
- Quasi due ore – fece Zacky, mentre Brian usciva alla svelta per andare a raccattare il borsone nel quale ci ripose alla rinfusa le carte – Wow, siamo in Italia! – disse euforicamente, con il borsone in spalla.
- Qualcosa mi dice che è già sera – constatò Zacky, vedendo il cielo iniziare a scurirsi, quando scesero dall’aereo.
Dopo aver chiesto un paio di informazioni (e l’orario attuale) su come raggiungere Milano, riuscirono a prendere un pullman alla svelta, trascinandosi dietro valige, borse e borsoni. Saliti sul pullman, con tutto l’ambaradan*, lo occupavano quasi per metà.
- Pronto a rivedere la tua fiamma? – domandò Synyster a Zacky, ridendo.
- Smettila! – disse lui tirandogli un pugno amichevole sul braccio – E comunque sì, sono pronto –
A dire la verità non lo era affatto, ma come poteva dire agli altri di non essere riuscito a chiudere occhio per tutto il viaggio solo perché aveva pensato a lei?
 
Milano, h 20.43
 
- Allora, buona la pizza? – esclamò Valentina, tirando su il bicchiere colmo di birra in direzione di Giorgia e Ambra.
- Quanto la birra! – esclamò Giorgia ridendo. Era già alla quarta birra di fila e l’effetto si faceva sentire. Ambra, anche lei reduce da due birre, era ancora lucida, anche se si faceva trascinare nelle risate delle ragazze.
- Giorgia sei fusa! – esclamò un’altra ragazza, dai capelli lisci e neri come la pece.
- Io? No, affatto! – risposta seguita da un’altra risata.
Dopo l’arrivo di Valentina in casa delle due, si erano spostate tutte e tre in un locale di fianco a Piazza Duomo, non lontano da casa loro. Non era da molto che erano lì, forse due ore, e la festa si sarebbe prolungata fino alle dieci, a quanto sembrava, ma alcune erano già andate e Giorgia era una di quelle ragazze. Sia lei che Ambra non uscivano spesso la sera, ma quando lo facevano tornavano a case più fuse che sane, anche se ciò, fortunatamente, non succedeva spesso; in più, per Giorgia era subentrato il fattore Zacky Vengeance perciò aveva alzato particolarmente il gomito anche per scrollarsi quella tremenda ansia di dosso. Stava, comunque, cercando di controllarsi, per non presentarsi di fronte a Zacky ubriaca marcia.
- Mi sa che ti sta squillando il cellulare – gridò Ambra, per sovrastare la musica del locale, che, più che una pizzeria, sembrava una discoteca.  La ragazza abbassò lo sguardò e notò il display illuminato sul tavolo e per poco non prese un infarto nel vedere chi la stava chiamando. Seguita a ruota da Ambra, uscì dal locale.
- P-Pronto? – chiese con voce tremante.
- Ciao Gio – fece l’allegra voce di Zacky.
- Ciao Zacky, come stai? – domandò, guardando Ambra cercando aiuto.
- Bene – rispose – Io sono arrivato a Milano –
- Cazzo -  sibilò a denti stretti, allontanando l’apparecchio dall’orecchio e coprendolo con la mano – Ambra sono arrivati –
- E noi siamo ancora qua! – le fece notare l’amica.
- Ah sì? Dove siete di preciso? – domandò la bionda al ragazzo, riportando il telefono all’orecchio. La risposta arrivò un po’ in ritardo, dato che né Zacky ne gli altri due avevano idea di dove fossero esattamente.
- Rogo… rogo qualcosa – fece Zacky vago.
- Rogoredo? – chiese Giorgia.
- Sì, ecco! – disse – Ci venite a prendere? Non mi ricordo esattamente dov’è casa tua –
- Ehm… ecco – iniziò – C’è un problema -
Il silenzio di Zacky la incitò ad andare avanti.
- Io e Ambra non siamo a casa – spiegò cercando di restare il più seria e calma possibile – E non ci saremo fino alle dieci circa… siamo in pizzeria –
 
Rogoredo, h 20.47
 
- Io e Ambra non siamo a casa – disse Giorgia tremolante – E non ci saremo fino alle dieci –
Synyster e Matthew osservò l’espressione di Zacky cambiare radicalmente: fino a un attimo prima era euforico e, in modo esageratamente felice, aveva annunciato di voler chiamare Giorgia. Ora, invece, si era fatto improvvisamente serio, aggrottando anche le sopracciglia.
- Capisco – disse sospirando – Allora che dovremo fare fino alle dieci? –
- Non lo so… - fece lei sincera – Ci sarà qualche locale lì in zona –
- Sì, un autogrill penso che ci sia – sputò freddamente Zacky. In effetti, la fermata del pullman li aveva lasciati sulla via Emilia, non in paese.
- Zacky scusami, mi sono dimenticata di avvertirti – disse Giorgia, sentendosi tremendamente in colpa –
- Lascia stare, proviamo ad entrare almeno in Milano, buona serata – disse, ma nel mentre in cui stava per riagganciare sentì ancora la voce della ragazza e ciò lo costrinse a portarsi nuovamente il telefono all’orecchio: - Quando sono le dieci dimmi dove sei, ti veniamo a prendere –
- Va bene – e riagganciò, senza darle il tempo di rispondergli. Poi si rivolse ai ragazzi: - Andiamo – fece serio.
- Dove? E dove sono Giorgia e Ambra? – domandò a raffica Matthew.
- A Milano! Dove vorresti andare, scusa? – chiese Zacky, ignorando l’ultima domanda. Avrebbe dato spiegazioni dopo.
- Ti sai orientare? –
- Abbastanza – mentì l’amico.
La camminata fino alla metro non fu un problema: il vero dilemma fu dove andare una volta scesi in Piazza Duomo. Per un po’ rimasero a rimirare la bellissima ed enorme chiesa, con la madonnina dorata, che spiccava su tutta Milano, godendosi, per un po’, quella particolare bellezza di cui loro, essendo americani, avevano avuto la fortuna di avere sotto, anzi sopra, i loro occhi già per la seconda volta. Il brontolìo dello stomaco di Matt li fece venire una mezza idea di cercare un fast food o, almeno, un Mc Donald’s.
 
Milano, Duomo, h 21.53
 
- Mi sarei mangiato anche il tavolo – fece Synyster, spaparanzato sul divanetto del Mc Donald’s, tra Matthew e Zacky.
- Concordo – fece Matthew, con la testa poggiata sul tavolo.
- Cazzo, il pranzo dell’aereo ha fatto davvero schifo, se Zacky ha addirittura mangiato due porzioni di crocchette – commentò Brian.
- Mi sa che non mi alzo più – si lamentò, fin troppo ad alta voce Vengeance, attirando l’attenzione della gente. Essendo Milano una città caotica, i tre si erano aspettati di vedere gente di ogni tipo, anche alternativa come loro: invece no; la gente che passava di fianco a loro o li squadrava o faceva commenti, chissà di quale tipo. Magari qualcuno li aveva riconosciuti come membri degli Avenged Sevenfold e, troppo timidi per avvicinarsi, si erano limitati a mangiarseli con gli occhi.
- Direi che ora puoi avvertire le due – fece Brian. Zacky aveva raccontato a lui e a Matthew tutta la telefonata, anche sul fatto che le ragazze fossero fuori e non a casa.
Zacky annuì e prese a digitare sul telefono giusto tre parole, ma mentre stava digitando il messaggio, una voce gli fece alzare gli occhi: due ragazze stavano scendendo le scale , poco distante dal tavolo in cui erano i tre, e si stavano dirigendo verso l’uscita del locale. Zacky, improvvisamente balzò in piedi, sotto lo sguardo stranito di Synyster. Alzandosi, però, urtò il tavolo, e il rumore fece fermare le due ragazze a voltarsi: la bionda rimase di sasso.
- Ciao Giorgia –
 
 
*ambaradan: per chi non lo sapesse, è un modo per dire “tantissime cose” o “un armamentario”.
 
Tadaaan, eccomi tornataa!
Abbiamo visto, finalmente, una mini conversazione tra Zacky e Giorgia! Non sono teneri? xD
Comunque… spero di risultare abbastanza veloce nel postamento (?) dei capitoli, dato che ho la storia praticamente già pronta (un esempio: se ho i capitoli 1 e 2 pronti, prima scrivo il 3 e poi inizio a postare l’1, così ne ho sempre due, minimo, pronti, nel caso, un giorno, non dovessi riuscire a scrivere) :D
Un beso, al prossimo chap! <3
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


I tre metallari non si erano accorti che quel Mc Donald’s comprendesse anche una pizzeria, al piano di sopra. Evidentemente era così, dato che Giorgia le aveva detto di essere in tale luogo. Ma quando realizzò ciò, gli venne da ridere: aveva scelto il Mc Donald’s sotto la pizzeria in cui erano le ragazze!
- Ciao Giorgia – disse facendo lunghi respiri, ancora in piedi, di fianco a Synyster, rimasto seduto a guardare la scena.
- Ciao Zacky – fece lei, sorridendo appena. Avrebbe voluto saltargli addosso dalla gioia, e invece? Tremolava anche, perfetto.
Il ragazzo fece il giro del tavolo e le raggiunse, rimanendo comunque a debita distanza; poi qualcosa scattò nella sua mente, qualcosa che lo portò a stringere, in una frazione di secondo, Giorgia tra le sue braccia, la quale ricambiò praticamente subito il saluto. Ambra indietreggiò leggermente e solo allora si accorse degli altri due, così si avvicinò al tavolo.
- Ciao Matthew – disse, scoccandogli due baci sulla guancia, cosa che fece anche lui.
- Ciao Ambra, tutto bene? – la ragazza annuì e spostò lo sguardo alla sinistra di Matthew.
- Salmo..? –
Matthew sospirò e guardò Synyster, per poi riportare l’attenzione su Ambra: - Zacky non ti ha detto niente? –
- Non credo – rispose, iniziando ad allarmarsi e continuando a spostare gli occhi da Matthew allo sconosciuto.
- Salmo è rimasto in America – spiegò – Domani lo operano alla gola –
Ad Ambra cadde il mondo addosso: aveva aspettato quasi nove mesi per rivedere la persona che le piaceva più di qualunque altra ed era appena venuta a sapere che era rimasto lì in America, mentre lei era dall’altra parte del pianeta. Che scherzo era? Perché Zacky, anzi, meglio Giorgia, non glielo aveva detto?
- Però c’è lui – disse Matt, indicando con l’indice destro il ragazzo al suo fianco, seguito dallo sguardo preoccupato di Synyster.
- Synyster, chitarra solista dei Sevenfold  – fece lui, con una punta di orgoglio, allungandole la mano.
- Ambra, coinquilina di Giorgia – rispose lei con un mezzo sorriso, ricambiando la stretta. Synyster ebbe la conferma di ciò che gli aveva detto l’amico due giorni prima del viaggio: Ambra era davvero bella. I piccoli occhi verdi erano contornati da un velo di matita nera leggermente sbavata, la pelle liscia senza trucco e i capelli rosso scuro. A Jimmy piacevano le rosse, pensò, quindi a Jimmy sarebbe piaciuta. Sorrise mentalmente, immaginandosi la scena di The Rev che, immediatamente, si sarebbe presentato a lei.
Dopo l’ultima parola presa da Ambra, calò il silenzio in quel tavolo: Ambra continuava a spostare lo sguardo da Matthew a Zacky e Giorgia, ancora intenti ad abbracciarsi e a sorridersi teneramente a vicenda (Spero solo che si ricordi che ha un ragazzo, pensò la rossa nella mente), poi osservò con la coda dell’occhio Synyster: un bellissimo ragazzo, forse più grande di lei di qualche anno, con occhi e capelli neri sparati qua e la, ma comunque in ordine, naso leggermente all’insù, nostril* e pensò anche che fosse messo bene di fisico, notando gli addominali che si intravedevano dalla maglia nera che indossava.
- Di solito lui si trucca – disse all’improvviso Matthew, facendo voltare di scatto la testa di Ambra: sia lei che Brian non capirono il perché di quell’uscita da parte del vocalist – Per questo ora ti sembrerà trasandato –
- Non ho detto niente – disse Ambra ridendo.
- Vero Brian? –
- Chi è Brian? – chiese la ragazza, iniziando a non capire più niente della conversazione.
- E’ il mio secondo nome – disse Synyster, fulminando con lo sguardo Matt. Non era particolarmente contento di essere chiamato con il secondo nome, nonché primo nome di suo padre, ultima persona a cui voleva essere paragonato. Il fatto che se ne fosse andato in Italia, ad esempio, era stato un fattore dominante nella litigata tra i due Gates.
Ambra annuì e spostò lo sguardo su Zacky e Giorgia, che, finalmente, si erano decisi a sciogliere il lungo abbraccio a ad attorniarsi intorno al tavolo insieme a loro. Giorgia prese posto di fianco all’amica e Zacky di fianco a lei, tenendo un braccio appoggiato allo schienale dietro di lei.
- Ricordati che sei fidanzata – le ricordò Ambra. Non si preoccupò di non dirlo ad alta voce, sia per il fatto che, ormai, Zacky lo sapeva, sia perché aveva usato l’italiano: sapeva infatti che, sia Zacky che Matthew, non sapevano un’acca di italiano, per questo, con loro, dovevano parlare inglese.
- Tranquilla – rispose lei sorridente, nella stessa lingua.
- Ah, ciao Ambra! Scusami se non ti ho salutato prima – disse Zacky, sorridendo alla ragazza, che ricambio il saluto con un tranquillo, mentre Giorgia salutava Matthew.  Zacky si era legato tantissimo a lei: lo aveva sempre aiutato con Giorgia e tutti i suoi mille problemi e aveva sempre un minuto da dedicare a lui. Se non fosse stato così preso dalla bionda, molto probabilmente sarebbe innamorato di Ambra già da un pezzo.
- Voi vi conoscete già? – domandò Synyster, indicando tutti e quattro con l’indice.
Ambra sventolò la mano, rivolgendo il palmo verso di lei, come ad indicare che si conoscevano da molto tempo, lasciando che Synyster si sentisse come un pesce fuor d’acqua.
 
- Casa nostraa! – strillò Giorgia, appena aprì la porta di casa e trascinò Ambra, con lei, sul divano. Finalmente si potevano riposare, non ne potevano più.
- Stiamo portando uno sconosciuto a casa nostra, lo sai? – sussurrò Ambra all’amica sdraiata di fianco a lei.
- Synyster? Ma va, è amico di Matt e Zacky! – replicò Giorgia.
- Non è cambiato niente – constatò Zacky, entrando in casa e guardandosi attorno: l’arazzo a sinistra, l’armadietto e le mensole a destra, il cane nero come la notte che li accoglieva.
- Ehi Razzo – fece Zacky, abbassandosi al livello del bastardino. Il cane, a primo impatto, non lo riconobbe, dato che era stato quasi un anno senza vederlo, poi gli saltò addosso e, infine, incominciò ad abbaiare quando notò Synyster.
- Non piaci ai cani, Syn –
- O più semplicemente non mi conosce – rispose a Zacky, affiancandosi al chitarrista e tentando di accarezzare la testa del cucciolo.
- Quanti anni ha? – domandò Brian, alle due ragazze.
- Ehm… - iniziò Ambra pensandoci un attimo – Tre –. Synyster le sorrise, facendo segno di aver capito.
- Qui sento già sbocciare l’amour – disse Zacky ridendo, beccandosi una gomitata da parte dell’altro.
- Zacky? – si sentì chiamare da Giorgia e subito si rizzò in piedi, dimenticandosi del cane – Sì? –
- Tu hai un posto per dormire, vero? – chiese la bionda sedutasi sul divano.
- Veramente… - oh cazzo – No, nessuno dei tre – concluse, grattandosi la testa imbarazzato, beccandosi due occhiate fulminee da parte dei suoi due compagni di band che avevano tutta l’aria di dire mica ci avevi pensato tu?. E infatti no, non ci aveva minimamente pensato: oh meglio, sì, aveva pensato ad un alloggio (casa di Giorgia e Ambra), ma l’idea che non avesse abbastanza letti per tutti non lo aveva sfiorato minimamente. Presentarsi così a caso in un hotel non lo allettava affatto come idea. In più c’era anche il problema dei bagagli. Stupido, stupido!
- Mi basta una coperta e un cuscino e posso dormire qui – le disse, indicando il pavimento.
- Siete voi gli ospiti, siamo noi quelle che dormiamo per terra – disse convinta, ammiccando Ambra con lo sguardo, la quale annuì poco convinta.
- Però se volete c’è il letto matrimoniale nell’altra stanza… – continuò, indicando il corridoio alle spalle di Zacky e Synyster. I tre ragazzi si scambiarono degli sguardi preoccupati. Zacky già si vedeva nel letto in mezzo ai due, magari avvinghiato a Synyster o a Matthew. Quel pensiero lo fece ridere e tutti puntarono l’attenzione di lui; quando gli passò l’attacco di risa, tornò serio e si voltò, nuovamente, verso le due ragazze.
- Davvero, mi basta il pavimento! –
- Sì, io dormirei ovunque pur di riposare – fece Matthew annuendo con la testa. Synyster sbadigliò, segno che anche lui era stanco morto. 
- Abbiamo in totale tre letti – iniziò Giorgia, dopo un po’ di silenzio che era calato nella stanza – Però uno è matrimoniale e vale per due –
- Uno deve dormire per forza sul divano, a meno che voi tre non vogliate dormire nel letto matrimoniale – concluse Ambra per l’amica, osservando i tre.
- Ho capito, dormo io sul divano! – esclamò all’improvviso Matthew, con le mani alzate davanti a lui, in segno di resa. A dire la verità nessuno aveva aperto bocca o puntato lo sguardo sul vocalist.
Alla fine, però, si decise così: le ragazze avrebbero dormito nel letto matrimoniale e i tre ragazzi avrebbero fatto a turno per dormire sul divano e quella sera, a quanto sembrava, toccava a Matthew.
 
La mattina dopo, le ragazze si erano completamente dimenticate dell’arrivo degli americani, tanto che Ambra, appena sveglia, spalancò la porta del bagno, non curandosi del fatto che la stanza era già stata occupata da Brian, ma che, per sua fortuna, si stava semplicemente truccando.
- Oh, scusami! – disse la ragazza mordendosi il labbro per l’imbarazzo, mentre usciva dalla stanza chiudendo la porta, osservando le spalle di Synyster, dato che il ragazzo sostava davanti allo specchio, rivolgendo la schiena alla ragazza.
- Puoi venire, tanto io ho finito – disse tranquillamente lui – Ah, ho usato i trucchi che ho trovato qui (ed indicò una scatola trasparente) , va bene? – Trucchi? Aveva sentito bene? A primo impatto non seppe cosa rispondere: anche Zacky si truccava, questo lo sapeva bene, ma lo aveva visto davvero poche volte; poi osservò Synyster e constatò che, no, non ce lo vedeva proprio truccato, anche se si ricordò di cosa aveva detto il giorno precedente Matt:
 
- Di solito lui si trucca – disse all’improvviso Matthew, facendo voltare di scatto la testa di Ambra: sia lei che Brian non capirono il perché di quell’uscita da parte del vocalist – Per questo ora ti sembrerà trasandato –
- Non ho detto niente – disse Ambra ridendo.
                                                                                                                    
Ma quando il chitarrista staccò gli occhi dallo specchio per portarli sulla ragazza, che aveva la mano ancora incollata alla maniglia della porta, si rese conto di quanto stesse bene la matita nera su di lui.
- Mi sa che ti trucchi meglio di me – disse sorridendo, entrando definitivamente in bagno – Esci? –
- Certo – disse lui, con un sopracciglio alzato: una ragazza gli aveva appena detto che si truccava meglio di lei?
- Ah, eccoti! – esclamò Zacky, quando lo vide varcare la soglia della cucina, dopo aver sbagliato stanza per ben tre volte. La casa non era molto grande, questo era da dire, ma comprendeva molte stanze piccole. Aveva due bagni (uno con la vasca e uno con la doccia), uno sgabuzzino, due camere da letto, un salotto e una cucina. Le ragazze erano riuscite a permettersela grazie ai due diversi lavori che svolgevano entrambe: Ambra lavorava in biblioteca, mentre Giorgia lavorava come commessa in un negozio di vestiti. Entrambe avevano trovato lavoro, fortunatamente, abbastanza in fretta, quasi meno di due mesi dopo il trasferimento da casa dei genitori ad una tutta loro. Il cane, invece, non lo avevano comprato, lo avevano trovato per strada: un classico. Il nome Razzo non aveva alcun collegamento con il bastardino nero, ma gli si addiceva.
- Che ore sono? – domandò Synyster, evitando di sfregarsi gli occhi per non far rovinare il trucco, poi si sistemò la maglia bianca, che usava per dormire, che gli si era arrotolata sul fianco sinistro.
- Mmh.. – disse Zacky, guardando l’orologio appeso al muro dietro al frigorifero – Le dieci spaccate –
- Ho fame – disse all’improvviso Matthew alzandosi e posizionandosi davanti al frigorifero.
- Stavo per consigliarvi di fare come se foste a casa vostra, ma vedo che ci avete già pensato voi – disse una ragazza dai capelli rossi, seguita da una ragazza bionda.
- Scusami Am*, ma sto morendo di fame! – disse Matt. La ragazza gli sorrise e si sedette a capotavola, di fianco a Zacky, che gli si avvicinò.
- Senti Ambra – sussurrò al suo orecchio – Da quanto, precisamente, Giorgia è fidanzata? –
- Dal dodici settembre dell’anno scorso – rispose immediata – Hanno fatto da poco cinque mesi -
- E… lo ama davvero? –
- Sì Zacky, lo ama davvero – rispose, scuotendo leggermente la testa. Sapeva già dove voleva arrivare l’amico, perciò si era, in un certo senso, preparata riguardo all’argomento. Ogni volta che aveva modo di parlare con lui, il ragazzo doveva sempre ed inevitabilmente tirare fuori la relazione tra Giorgia e Andrea, cosa da lui, ovviamente, non approvata. Ma lo faceva soltanto perché era innamorato perso della bionda, sentimento, ormai, confermato da mesi.
- E tu invece? – chiese di punto in bianco, senza alcun nesso logico con il discorso precedente.
- Io? – domandò Ambra persa, convinta che Zacky sapesse della sua cotta per Salmo.
- Sì, tu – disse, spingendola, con l’indice, sulla scapola – Non ti piace nessuno? –
- Ero convinta che sapessi della mia eterna cotta per Salmo – rispose lei – Grazie – disse sorridendo, subito dopo, dato che Matthew le aveva posto sul tavolo, davanti a lei, una tassa fumante di latte e caffè caldo.
- Non ci credevo più di tanto – confessò Zacky, storcendo la bocca – Syn è libero se vuoi –
- Immagino che Syn sia lui – disse, indicando con un cenno della testa il ragazzo dai capelli neri seduto dalla parte opposta del tavolo – Quindi no, grazie –
- Sfido qualunque essere di sesso femminile a dire che Brian non è attraente! – esclamò.
- Okay, non lo nego, ma non mi… ispira, ecco – le rispose lei, dopo aver dato l’ultimo sorso al suo caffè.
- Ehi Ambra, abbiamo programmi per oggi? – domandò Giorgia, entrando in quel preciso momento nella conversazione tra i due, poggiando le mani sul tavolo, di fianco a Zacky.
- Dato che è domenica direi di no –
- Allora li portiamo tutti a fare un giro per Milano – disse Giorgia euforica, andando già a prepararsi – Questo vuol dire anche che gireremo per negozi! – disse ancora, poco prima di sparire oltre la porta di legno, sotto gli sguardi dei presenti.
- Pronti per una giornata di puro shopping? – chiese Ambra sarcastica.
- No – risposero all’unisono gli americani.
 
 
- Bershka! –
- La Rinascente! –
I tre spostarono, per l’ennesima volta, lo sguardo dalle ragazze alla città e poi si guardarono tra di loro: un rito che continuava ormai da minuti, che parevano non finire mai. Quando erano arrivati, finalmente, al centro della bella metropoli, le ragazze avevano iniziato un dibattito riguardo al primo negozio che volevano visitare, anche se la cosa non sfiorava molto i tre ragazzi, un posto equivaleva all’altro. Synyster, vestito come al solito con una maglia bianca (dalla quale si intravedeva il tatuaggio FOREVER), giubbotto di pelle e jeans strappati, non sapendo che fare, si accese una sigaretta, la sua rigorosa Marlboro rossa, e passò l’accendino a Zacky, che aveva optato per la solita camicia bianca, che gliel’aveva prestato. L’unico che sembrava sopportare il fresco che si sentiva lì a Milano sembrava Matt, che indossava soltanto una canotta nera con una stampa davanti, lasciando scoperte le braccia muscolose e tatuate.
- Che ha detto Val della tua partenza? – gli aveva chiesto ad un certo punto Zacky, con la discussione tra le due ragazze come sottofondo.
- A dire la verità non se l’è presa più di tanto – disse alzando le enormi spalle – Era solo un po’ dispiaciuta di non poter venire –
- Immagino – rispose l’altro.
- Qui le vendono le Marlboro rosse, vero? – disse Synyster ponendosi in mezzo ai due, con un’espressione che era tutt’altro che rassicurante.
- Pensi solo al fumo, tu? – sbottò Matthew. Anche se l’apparenza diceva tutt’altro, era un bravo ragazzo, per niente malato di sesso o fumo/alcool dipendente.
- No – disse Brian sicuro – Anche al sesso –
- Con Ambra non lo troverai, sappilo – disse Zacky scuotendo la testa, con l’aria di chi la sa lunga; conosceva abbastanza bene la ragazza per poter confermare il fatto che non fosse una per niente facile.
- Chi ha detto che lo cerco in lei? – rispose l’amico, spostando, apposta, lo sguardo su Giorgia.
 - Ehi, no – disse Zacky serio, notando cosa stava guardando l’amico nella bionda.
- Calma bro, non te la tocco – disse lui, buttando a terra il mozzicone di sigaretta.
- Io propongo INTIMISSIMI – esclamò all’improvviso alle ragazze, suscitando le rise degli altri due.
Le ragazze si voltarono a guardarlo storto, poi tornarono a guardarsi e, ignorando completamente le parole del moro, optarono per Bershka, lasciando Ambra visibilmente soddisfatta.
 
- Mi dispiace, se non sono qui vuol dire che l’articolo è finito – rispose la commessa bionda, con una coda di cavallo liscissima, rivolta alle due ragazze. La commessa si alzò da terra, da dove prima stava cercando l’articolo richiesto dalle due, poi tornò al suo lavoro in giro per il negozio.
- Te l’avevo detto io che erano finiti! – disse Ambra, rimproverando la sua coinquilina.
- Ma ero convinta di averne visto uno qua mentre entravamo – si lamentò lei, fermamente convinta di avere visto uno di quei cappelli che piacevano tanto sia a lei che alla rossa.
- Che cercate? – fece Synyster, spuntando alle spalle della rossa, la quale prese un colpo sentendolo arrivare all’improvviso. Poi notò cosa aveva in mano il ragazzo e si illuminò: Brian stava facendo roteare con non chalance un cappello, preso chissà dove, sulla mano destra.
- Synyster – fece Ambra lentamente, rendendosi conto di averlo chiamato per nome per la prima volta – Quel cappello… -
- Ah, questo? L’ho trovato qui in giro, è l’unica cosa carina che c’è in ‘sto negozio – disse, continuando a farlo roteare davanti agli occhi delle due – Aspetta, non ditemi che… -
- Sì! – esclamarono insieme le ragazze. Synyster le studiò entrambe, fermandosi in particolare sulla rossa, per poi uscirsene con un – Non se ne parla nemmeno, il cappello è mio! –
 
 
*Nostril: piercing al naso, che può essere un semplice brillantino o un anello, come nel caso del nostro caro Brian.
*Am: soprannome dato da Matthew ad Ambra.
 
 
 
Hi to all you bitch, yeah! \m/
(tanto lo so che nella mente lo hai letto con la voce di Shadows quando grida lol)
Okay, la mia imitazione di Matt fa davvero pena, così come fa pena la fine di questo capitolo, scusatemi davvero, ma non avevo idea su come farlo finire t.t
Bè, che dire, che ne pensate? Recensite in tanti, vi prego, almeno così posso sapere se è meglio che mi ritiro (sigh) oppure se posso continuare c:
Un besito a tutti, alla prossima! (:

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


 
Una ragazza dai capelli rossi e particolarmente soddisfatta uscì dal negozio, sfoggiando orgogliosa il suo nuovo acquisto: alla fine, ebbene sì, era riuscita ad ottenere quel benedetto cappello, dato che alla fine Brian aveva ceduto alla richieste delle ragazze, lasciando il cappello ad Ambra, inconsciamente diventata la sua preferita tra le due.
- Come mai hai deciso di darglielo? – domandò Zacky affiancandosi al chitarrista, che camminava alle spalle delle due ragazze tenendosi a debita distanza, ma continuando a tenerle d’occhio: non voleva rischiare di perdersi in giro per Milano o, almeno, non il secondo giorno che era lì.
- Rompeva troppo – la buttò lì lui. A dirla tutta non lo sapeva nemmeno lui perché aveva ceduto: cappello a parte, la testardaggine assurda della ragazza aveva fatto la sua parte, ma da un lato, quel suo essere testarda, lo aveva anche attratto. Michelle non era così, per niente. Michelle, pur di vedere il ragazzo felice, avrebbe ribaltato il mondo; Ambra, invece, avrebbe ribaltato il mondo per ottenere ciò che voleva, proprio come lui. A Jimmy sarebbe decisamente piaciuta.
- Ehy man, già innamorato? – fece Matt, mettendosi alla sinistra di Brian, che gli regalò il mozzicone di sigaretta – Simpatico – disse il vocalist con una smorfia, lanciando il residuo di tabacco alla sue spalle.
- Vacci piano – lo riprese Synyster – Ci conosciamo da un giorno –
- Ci ho messo solo un giorno per capire di essermi innamorato di Giorgia, lo sai? – disse Zacky sorridendo malizioso.
- Interessante – fece Syn sarcastico grattandosi il mento pensieroso – Hai detto che la rossa non è una facile, vero? – Zack annuì.
- Bene, vedremo – disse, ponendo fine alla conversazione tra i tre. Matthew e Zacky si sorrisero: anche con Michelle era partito tutto con un semplice gioco di conquista.
 
- Scusami! Odio quando le metropolitane frenano! – esclamò Ambra allontanandosi dalla chitarra solista degli Avenged, che le sorrise ammiccando.
- Tranquilla – disse lui. Se fossero stati in un altro contesto avrebbe riso della goffaggine della ragazza, che gli era piombata letteralmente addosso quando la metro aveva frenato, ma cercò di mantenere il suo stile sexy e misterioso (così definito da lui), se voleva vedere fino a che punto poteva definirsi difficile quella ragazza.
- Ma l’hai fatto apposta? – sussurrò Giorgia, con un’espressione da rimprovero, ad Ambra, quando l’amica le ritornò vicina dopo la brusca frenata e il mezzo di trasposto riprese a muoversi.
- Secondo te? – chiese lei di rimando, scioccata dalla domanda che le aveva rivolta la sua bionda coinquilina. Poi scoccarono un’occhiata in direzione del gruppetto dei tre Americani, abbastanza vicini a loro due, ma non abbastanza per sentire di cosa stavano parlando. L’unica cosa che notarono fu lo sguardo di Synyster posatosi sulla rossa per qualche secondo e il sorriso di Zacky nel vedere la scena, per poi ritornare a parlare tranquillamente con gli amici. Appena Brian aveva portato lo sguardo su di lei, il viso di Ambra si era imporporato leggermente e aveva dato le spalle al gruppo dei tre, con uno scatto improvviso, coprendo la visuale a Giorgia, la quale si era lamentata. Non solo quei tre, ma soprattutto uno in particolare, erano arrivati da poco lì in Italia, ci mettevano anche del loro per metterla in imbarazzo!
Giorgia, però, non sembrava dello stesso parere, anzi: dopo l’arrivo di Zacky, rispetto al giorno prima quando l’aveva vista alzarsi dal letto con una faccia tutt’altro che rassicurante, la ragazza aveva ripreso il solito colorito in volto e aveva gli occhi carichi di tante, troppe emozioni da poterle decifrare a pieno. Ciò era dovuto, decisamente, all’arrivo della chitarra acustica degli Avenged Sevenfold, ma ovviamente non lo avrebbe ammesso a nessuno, probabilmente nemmeno ad Ambra, ma questo solo per non tradire i sentimenti di Andrea. Gli voleva davvero bene a quel ragazzo, poteva dire tranquillamente che le piaceva tantissimo, ma non poteva ammettere di amarlo… semplicemente perché non era vero. E Ambra, questo, lo aveva capito da un pezzo (aveva addirittura cercato di far riflettere la ragazza riguardo ai suoi sentimenti quando Andrea le aveva chiesto di stare insieme a lui), ma, ovviamente, non poteva imporsi all’amica e decidere per lei che era Zacky l’uomo giusto, nonostante, alla fine, fosse solo la pura e semplice verità.
- Ehi voi due! – esclamò ad un tratto Matthew, dopo attimi di silenzio – Quando si scende? –
Ambra osservò le fermate del mezzo sopra la porta della metro e contò quante destinazioni mancassero a Piazza Duomo. Ne contò una e fece il numero con le dita in direzione di Zacky, Matthew e Synyster, mostrando l’indice smaltato di un rosso scuro. Matt, dal canto suo, mostrò il pollice, facendo segno di aver capito.
Quando scesero dalla metro le ragazze non aspettarono i tre provvisori coinquilini e si fiondarono all’istante lungo la strada di casa, lasciando che i tre le seguissero correndo.
- Fretta? – fece Zacky appoggiando una mano sullo stipite della porta, davanti alla quale vi era Giorgia intenta a cercare la chiave giusta, che sembrava non voler saltare fuori; ci mise più del dovuto anche per la presenza di Zacky di fianco a lei.
- No, semplice voglia di tornare a casa – disse voltando la testa verso di lui sorridente. Lui ricambiò il sorriso e le sfilò le chiavi di mano, facendo sì che la ragazza lo guardasse con un grosso punto interrogativo stampato in volto.
Con più calma di un bradipo, Zacky prese tra l’indice e il pollice la chiave giusta, facendo penzolare le altre nel vuoto e infilando l’arnese nella serratura al posto della bionda.
- Stai perdendo i riflessi, per caso? – fece lui scherzando e lasciandola passare per prima, poi richiuse la porta dell’appartamento dietro di sé una volta che tutti furono entrati. Giorgia non rispose alla provocazione del ragazzo e seguì Ambra in camera sua. In quel momento si era innervosita parecchio, senza un apparente motivo. Zacky si era sempre comportato così, non era (o meglio, non doveva essere) una novità per la ragazza, ma in quel momento l’avrebbe, volentieri, preso a sberle.  Appena aveva provato a fare il gentile con lei, Giorgia aveva sentito un peso sullo stomaco, come se stesse facendo molto di più con lui. Sentiva di far male ad Andrea, in questo modo, eppure non stava facendo niente di particolare.
- Ambra – esclamò all’improvviso la bionda, sbattendo sul letto la giacca – Zacky – disse poi.
- Che ha fatto? – domandò perplessa l’amica, digitando qualcosa sul cellulare. La vide sbuffare sonoramente e lei alzò gli occhi al cielo e scosse la testa: non era stupida, ma se la bionda si fosse spiegata meglio, invece di dirle solo il nome della chitarra acustica della band, forse avrebbe capito anche lei.
- Zacky! – ripeté lei, sempre più convinta e innervosita. Poi, notando l’espressione curiosa, ma al tempo stesso spaesata, di Ambra proseguì a parlare – Insomma, vedi come si comporta? Fa tutto il carino e il gentile… eppure sa che sono fidanzata! – sbottò Giorgia, posando una mano sul fianco e una sulla fronte.
Ambra, come prima reazione, non fece niente, studiando l’espressione della coinquilina e la frase che le aveva appena riferito (e come sottofondo vi erano  i tre ragazzi che, nell’altra stanza, borbottavano qualcosa sul cibo italiano), poi scoppiò a ridere di gusto, tanto che si piegò in due e dovette tenersi lo stomaco e la pancia con entrambe le braccia. Sapeva della lunaticità* della sua coinquilina, un giorno era felice senza motivo mentre un altro era arrabbiata senza che nessuno avesse fatto niente, ma in quel momento l’unica cosa che le uscì bene fu riderle in faccia, letteralmente. Non era una presa per i fondelli nei confronti della povera bionda disperata, assolutamente, ma la situazione la fece divertire davvero tanto.
Quando si riprese, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e osservò il nero, lasciato sulla pelle, dalla matita nera, la stessa che aveva usato Synyster, si ritrovò a pensare.
- Non c’è niente da ridere! Piuttosto c’è da piangere – continuò Giorgia, stavolta con una nota di disperazione e malinconia.
- Io te l’ho detto ieri ‘guarda che sei fidanzata’ e tu mi hai dato retta? Come no! – continuò l’altra sorridendole e mettendo via il cellulare. Giorgia sbuffò per l’ennesima volta: l’idea di far tornare i tre in Italia non avrebbe dovuto nemmeno sfiorare la sua mente né passarle per l’anticamera del cervello, ma soprattutto non avrebbe dovuto pensarlo con Andrea in giro a Milano. Il ragazzo, infatti, viveva a Pistoia, dove si erano conosciuti, ma saliva spesso durante i week end e anche quel giorno si sarebbero dovuti vedere; l’uscita era stata rimandata al week end successivo, poiché la bionda l’aveva avvertito di impegni improvvisi. E, giustamente, solo in quel momento si era ricordata del fatto che Andrea fosse a Milano e che gli impegni rispondevano al nome di Zachary Vengeance.
- Puoi farmi un favore? – domandò, quindi, Giorgia, rivolta alla rossa.
- Dipende – celiò l’altra, alzando le spalle.
- Riguarda Andrea – iniziò, suscitando una certa preoccupazione in  Ambra, che la osservò poco rincuorata  - Non è niente di particolare, solo che io, per come sono messa ora, non riuscirei… -
- Sentiamo – disse la rossa, cercando di fare arrivare l’amica al succo della questione.
 


 
**
 




- Ma una buona volta in cui siete d’accordo su qualcosa? – sbottò Matthew, gesticolando pericolosamente con la forchetta in direzione delle ragazze che l’avevano ospitato. L’ora di cena era arrivata molto presto e le due avevano passato il resto del pomeriggio discutendo sul favore richiesto da Giorgia ad Ambra. Il problema era che avevano parlato tutto il tempo, ed esclusivamente, in italiano, perciò i tre ragazzi non ci avevano capito praticamente niente, né di come era nato il battibecco né chi riguardasse. Solo Zacky sembrava averci capito qualcosina, sentendo spesso nominare un certo Andrea, che lui aveva subito collegato all’attuale fidanzato di Giorgia.
Le ragazze osservarono in tralice il cantante, ma poi stettero, finalmente, in silenzio, facendo gioire le povere orecchie dei tre.
- Comunque sei egoista – aveva detto nuovamente la bionda – E’ un favore piccolo! –
- Dato che è una cosa da niente occupatene tu – aveva ribattuto la rossa – E’ o non è il tuo ragazzo? –
- BASTA! – aveva esclamato Zacky, trafiggendo con lo sguardo entrambe le ragazze, che si spaventarono parecchio per il tono che aveva usato il chitarrista. Synyster, intanto, cercava di soffocare le risate tossicchiando e osservando la stanza.
- Prenditela con lei – avevano detto all’unisono le ragazze, per poi scoppiare a ridere come se non fosse mai successo niente.
- Visto che riuscite a fare le brave? – aveva detto scherzosamente Zacky.
- Ora che avete risolto questa misteriosa questione possiamo mangiare senza voi come sottofondo? – chiese Synyster, staccando pezzi di pane direttamente con i denti.
- A dire la verità non abbiamo risolto un bel niente – disse Ambra, ma poi cambiò subito espressione, ricevendo un’occhiataccia da tutti e tre gli ospiti – Ma ci penseremo un’altra volta – Giorgia annuì.
Il piccolo favore richiesto dalla bionda era, sì, piccolo come descritto da lei, ma Ambra si ritrovava in mezzo ai due e ciò non le piaceva affatto: chiamare Andrea e dirgli “Ehy Andre, se vuoi ti spiego meglio io il perché Giorgia è impegnata!” e uscirci al posto suo… assolutamente no!
- Qualcosa non va? – domandò Matt, osservando la rossa scuotere la testa energeticamente e regalando un’occhiataccia all’amica. Evidentemente si era immedesimata fin troppo nei suoi pensieri.
- No, sto solo riflettendo – rispose lei.
- Allora me lo fai sto favore? – domandò per l’ennesima volta Giorgia.
- Sì te lo faccio, va bene?! – esclamò irritata la rossa, sbattendo il coltello sul piatto.
- Ti voglio bene, Am! – disse la bionda abbracciandola.
- Io no, invece – disse Ambra, sorridendo.
I tre americani osservarono la scena inteneriti, immedesimandosi nelle due italiane.  Poi Zacky si ricordò del vero motivo per cui erano lì in Italia, al quale, fino a quel momento, nessuno nei tre aveva prestato attenzione.
- Ma alla fine la tua esibizione? – domandò Zacky, finendo di mangiare la sua porzione di cibo e alzandosi per mettere il piatto nel lavandino.
- Ah, già – fece Matt – Quando suoni? –
- Grazie per avermi ricordato che dopodomani ho le prove – disse Giorgia masticando un boccone di pane, osservando il soffitto pensierosa e mentre cercava di dare una risposta alle domande dei due, sotto il loro sguardo curioso – Comunque diamo spettacolo sabato prossimo, nella mia vecchia scuola –
La scuola in questione si trovava in una delle periferie di Milano, dove la ragazza aveva studiato durante gli anni di scuola superiore e dove si era laureata in ingegneria. Purtroppo, con la crisi che incombeva sempre più in quel periodo, persino in una metropoli come Milano, capoluogo della Lombardia e capitale economica dell’Italia, era difficile trovare un giusto lavoro; ora faceva la commessa in un negozio di vestiti, ben retribuito, ma pur sempre una commessa rimaneva. E ad Ambra non era andata decisamente meglio: si era laureata in economia, avendo frequentato una scuola differente da quella di Giorgia e sostenuto corsi diversi, alla Bocconi e ora si ritrovava a lavorare in biblioteca.
- Tu non suoni? – domandò Brian rivolto alla rossa, imitando l’amico e iniziando a sparecchiare la tavola, come segno di rispetto ed educazione.
- No, io faccio da sostegno morale – disse Ambra, facendo ridere tutti, lei stessa compresa. Quella ragazza era tutta particolare e da scoprire, focalizzò la mente di Synyster, era davvero interessante. Forse davvero sarebbe riuscito ad ottenere qualcosa da lei; che, forse, lei avrebbe potuto risollevare un po’ l’animo di quel povero chitarrista combattuto? Secondo lui era successo tutto troppo, troppo in fretta: l’abbandono di Michelle, l’addio di Jimmy, l’album in corso (Mike Portnoy* era stata una vera e propria manna dal cielo). Forse aveva fatto davvero bene a prendersi un periodo di pausa, staccare dall’America, soprattutto dalla California o, meglio ancora, dalla sua cara Huntington Beach, ormai solo fonte di dolorosi ricordi. Avrebbe dovuto prendere in considerazione più spesso, l’Italia, come meta vacanziera.
- Sì, senza di lei penso che non riusciremmo a suonare – fece Giorgia battendo una mano sulla spalla della ragazza, e sorridendo sarcasticamente.
 
- Wow, quindi siete un bel gruppetto – disse Matthew, poggiando il delicato bicchiere di birra sul tavolino, stando attento a non rovinare il vetro del bicchiere o a romperlo. Dopo la cena si erano riuniti in salotto, davanti al tavolino che sostava in mezzo ai divani e le ragazze ne avevano approfittato per parlare con loro riguardo al mini spettacolo che avrebbe dato Giorgia, da lì a una settimana. Il tutto accompagnato da un bicchiere di vino, Ca' Del Bosco per l’esattezza, che riscontrò molto successo tra gli Americani.
- Sì, anche se siamo solo in quattro e non esiste la batteria – fece la bionda mentre parlavano del suo gruppetto musicale, stando attenta a non soffermarsi troppo sulla parola batteria o qualsiasi cosa li potesse riportare con la mente in America, a pensare al loro migliore amico.
- Ho notato che Ambra tamburella le dita abbastanza spesso e ovunque – e in effetti era così - potreste ingaggiare lei – se ne uscì Brian, versandosi dell’altro vino, senza ritegno, a parer di Zacky, il quale se ne stava in silenzio ad osservare i movimenti della bionda. Quanto mi sei mancata, piccola*.
Giorgia si accorse degli sguardi, quasi insistenti di Zachary e si sentì quasi costretta a voltarsi verso di lui, al quale regalò un sorriso, cercando di sembrare il più naturale possibile.
- Sono pigra – si giustificò la rossa sorridendo e alzando le spalle – Penso che non reggerei –
La serata si concluse così, tra risate, sguardi e qualche bicchiere di vino di troppo. Synyster non poté chiedere di meglio: in quel momento sentì di dover ringraziare Zacky e sapeva anche come fare.
 
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*lunaticità: termine coniato da me e che non esiste lol comunque si intende il fatto che Giorgia è lunatica.
*Mike Portnoy: per chi non lo sapesse, è stato un temporaneo batterista degli A7x, durante l’album Nightmare. È tra i cento batteristi migliori al mondo, nonché batterista preferito di James Sullivan. L’ho già citato nel primo capitolo, ma ho dimenticato la nota.
*piccola: non so se l’ho mai accennato nella mia fanfiction, ma Giorgia è la più piccola del gruppo sia di altezza che di età, essendo nata a fine anno. Ora che ve l’ho detto mi sento più leggera lol
 
 
Scusatemi se è cortino questo capitolo, ma mi dispiaceva lasciarvi senza :C
Comunque dal prossimo si parte con la trama vera e succosa v.v 
Bene, non so cosa dire se non grazie a quelli che questa storia l’hanno messa tra i preferiti e seguiti!

Ovviamente un grazie ai lettori silenziosi e agli autori che hanno recensito! :D
Un bacio a tutti quanti e ci sentiamo al prossimo capitolo!
Changest. 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


 
19 Marzo 2010, Milano
 
- Mh, ho capito. Va bene, ti richiamo appena posso –
Zacky, subito dopo aver chiuso definitivamente la lunga e stressante chiamata, buttò il telefono sul letto e vi si sedette sopra, prendendosi la testa tra le mani. Era solo uno stupido, uno stupido e basta; come aveva potuto lontanamente pensare che lei non lo avrebbe più cercato, in qualche modo? Soprattutto in un periodo bruttissimo come quello? Ormai il danno era fatto: si era dimenticato di Gena. Non aveva mai provato niente di particolare per lei, se non una forte attrazione fisica e, purtroppo sì, anche sessuale: era brutto da pensare, lui era il primo a dirlo, che la usasse solo come passatempo,  ma, in fin dei conti, altro non era. Un passatempo a pieni conti e che lo soddisfava anche in modo esaustivo. E tutto questo solo per colpa tua, Giorgia. Oh bene, ora dava anche la colpa alla bionda di qualcosa che aveva combinato lui e soltanto lui. Aveva un certo interesse per la bionde, notò il chitarrista, sorridendo all’idea: non si era mai reso conto, sinceramente, che sia Gena che Giorgia erano entrambe bionde.  Ma di carattere erano completamente diverse, una l’opposta dell’altra: Gena era impulsiva e agiva in base alle situazioni, ma era anche quella più fragile; bastava, infatti, poco per farla cedere, per farla stare male ed anche per questo Zacky si sentiva in colpa per averla usata (e per stare continuando a farlo); Giorgia era una delle poche persone che conosceva che pensava prima di parlare e agire (insieme a Jimmy) , ma sapeva anche come togliere la gente dai casini e sapeva parlare, una grande dote ormai persa.  Ma questa persona meravigliosa era già tra le braccia di un altro: Andrea, l’attuale ragazzo di Giorgia. Quando gliene aveva parlato, lei lo aveva descritto come una persona dolcissima e piena di vita, che si adatta alle situazioni e non si lamenta di niente. Per quanto potesse essere veritiero tutto ciò, Zachary non poteva fare altro che odiarlo: in fondo lui era innamorato di Giorgia da quasi un anno, oramai, e sapere che lei aveva ricambiato i sentimenti a qualcun altro… la situazione lo faceva stare sempre più male. Erano solo cinque mesi che stavano assieme, ma lei sembrava molto presa da lui; non poteva dire anche viceversa, poiché non aveva mai avuto modo di conoscere o solo parlare con il famosissimo Andrea di cui la sua Giorgia tanto parlava. E, a detta sua, nemmeno ci teneva a conoscerlo.
Cercò di tornare alla realtà scuotendo la testa animatamente e sospirando in modo rumoroso: doveva smetterla con tutte queste paranoie mattutine. Controllò la sveglia sul comodino della stanza: 11.23, 19 Marzo 2010. – Ah Jimmy, come vorrei che fossi ancora qui –
- Zacky? Tutto bene? –
Il ragazzo interpellato alzò lentamente la testa e incastrò i suoi occhi con quelli di Giorgia, che lo stava osservando leggermente preoccupata.
- No… no, tutto bene – mentì, sorridendo appena per rassicurarla. La bionda non era, comunque, molto convinta ma azzardò un mh giusto per evitare di discutere col chitarrista, che oggi sembrava tutto tranne che in vena di litigare.  
- Perché non vieni di là con noi? Ambra e Brian stanno preparando il pranzo –
Zacky alzò la testa verso di lei: - E allora lasciali lì –
- E io e te cosa facciamo, ci giriamo i pollici? – fece lei sorridendo.
- Sarebbe un’opzione interessante – rispose lui alzando le spalle, sorridendo con lei – Matt? –
- E’ in sala addormentato sul divano, prima stava guardando la televisione –
- Che dici lo svegliamo? – disse il chitarrista, ricevendo come risposta, dalla ragazza, un sorriso malizioso.
 
- Bene, ora taglia i pomodori a pezzi molto piccoli – spiegò la rossa, asciugandosi le mani in un panno di stoffa dopo aver lavato per bene tutti i pomodorini ciliegia, che aveva, poi, passato al ragazzo, che stava seguendo le sue istruzioni.
- Così? – domandò il ragazzo, mostrandole un pomodoro tagliato in quattro. Aveva ventotto anni belli e buoni e non sapeva cucinare; ci aveva sempre pensato Michelle o, meglio ancora, Valary, la gemella bionda, al cibo e lui si limitava a mangiare, cosa che aveva scoperto adorare. Inoltre, ora si trovava in Italia, la patria della cucina, era logico mangiare e pure bene.
- Sì, bravissimo – gli rispose con un sorriso – Hai mai tagliato pomodori? – disse poi, sarcastica.
- Cosa stai insinuando? – rispose lui, osservandola con la coda dell’occhio mentre si apprestava a tagliuzzare l’ortaggio rosso.
- Che forse non hai mai cucinato in vita tua – disse lei, avvicinandosi a lui e sorridendo, come se fosse stata una bambina che aveva appena confessato, fieramente, di aver finito le caramelle.
- Chapeau – e risero insieme.
Non era passato molto da quando erano arrivati i tre Americani, ma la rossa aveva subito trovato una certa intesa con il chitarrista: ogni tanto battibeccavano per futili motivi, ma sentivano già di volersi bene tra di loro.
- Sai Ambra, ho una voglia matta di fare una cosa da quando Zacky mi ha detto che dovevamo venire qui –
- Sentiamo – fece lei, seria.
- Voglio far succedere qualcosa tra Giorgia e Zacky – rispose lui, mettendo le fettine di pomodori in una scodella, sotto indicazione dell’italiana – Sento il dovere di farlo, come suo amico –
- Synyster, io eviterei… - iniziò la ragazza, sistemandosi, dietro l’orecchio, l’unico ciuffo che era uscito dalla coda alta che si era fatta poco prima di cucinare.
- Lo so che è fidanzata, lo so – rispose prontamente lui – Ma non è con lui che deve stare –
Ambra sorrise: quel ragazzo pensava esattamente quello che pensava lei riguardo ai due.
- Comunque – continuò il ragazzo – Stavo pensando al classico metodo di… -
- Chiuderli da qualche parte da soli e aspettare che si facciano? Non funzionerà  - lo interruppe lei, incrociando le braccia.
- Ci hai già provato? – domandò curioso. La ragazza annuì e aggiunse un l’anno scorso.
- E allora troveremo un altro modo – disse posando il coltello – Io non voglio far soffrire Zacky ancora per molto. Sono pronto a spaccare la faccia al ragazzo di Giorgia –
- Povero Andrea, lui non ha fatto nulla… -
- Anche tu dalla sua parte? – fece Synyster, stranito dalla frase della ragazza. Questa scoppiò a ridere e afferrò la scodella con i pomodori e la mise da parte.  Poi mollò tutti i suoi arnesi e si preparò ad uscire, lasciando cadere il discorso, lasciando il chitarrista allibito mentre la osservava svolgere le sue mansioni.
 
- Ho chiamato Andrea – disse Ambra, armeggiando per qualche secondo col cellulare, per poi sbatterlo sulla scrivania sbuffando: non gli andava per niente di fare quel favore alla sua coinquilina.
- Grazie Ambra, di cuore – disse la bionda, abbracciando la ragazza che ricambiò la stretta con poco entusiasmo.
- Solo per te – disse Ambra, sorridendo anche lei.
 
H 13.03
- E’ per questo che ti amo, coinquilina mia – fece Giorgia sorridendo all’amica e passandole in mano il piatto colmo di insalata e pomodori, preparati da Ambra e Synyster poco prima.
- Lo so, lo so – rispose lei – Ma che non si ripeta più – fece lei, afferrando il piatto con la mano sinistra, mentre con l’altra le puntava il dito contro e andando a posizionarsi a tavola, di fianco al chitarrista solista con cui aveva preparato il pranzo leggero, che si era appropriato il posto di capotavola.
E alla fine sì, la rossa si era messa d’accordo con Andrea e ci era uscito poco dopo aver cucinato con l’Americano. Erano usciti per un’oretta, giusto per non farlo uscire dall’Hotel e dirgli semplicemente che la sua ragazza, questo week end, non sarebbe potuto uscire con lui. A lei sembrava, comunque, un comportamento scorretto e glielo aveva fatto notare anche al ragazzo, data la sua linguaccia, ma lui, sant’uomo, non aveva detto niente, si era limitato a ridere e a dirle di lasciar perdere, che Giorgia era fatta così. Ma lei lo sapeva molto meglio di lui come era fatta Giorgia e sapeva anche che quello aveva chiesto la bionda a lei, non era una decisione presa all’improvviso: la ragazza sapeva fin da subito, anche prima che Ambra avesse inviato il messaggio agli Americani, che loro avrebbero accettati e che sarebbero arrivati abbastanza presto, come quel week end stesso. L’unica cosa che non riusciva a capire nel comportamento di Giorgia, era il semplice fatto che non avesse voluto dirglielo subito, ad Andrea, del fatto che quel week end sarebbe stata impegnata tutto il tempo.
- Ma di preciso che impegni ha? – domandò curioso Andrea, tenendo una mano in tasca e sistemandosi con l’indice di una mano gli occhiali squadrati sul naso. Ambra serrò le labbra e si morse la lingua, elaborando una scusa abbastanza convincente.
- Ha le prove finali per questo suo spettacolo – aveva detto infine, accompagnando la frase con un lieve sorriso, giusto per rassicurarlo – E’ abbastanza agitata –
- Immagino – disse lui, sorridendo insieme alla ragazza – E se la accompagnassimo? –
- Dove? –
- Lì allo spettacolo – fece Andrea alzando le spalle – La accompagniamo io e te prima dell’esibizione, almeno tu prendi i posti davanti e io ho tempo per stare con lei –
- Non so se è una buona… -
La ragazza non fece in tempo a finire la frase, poiché il cellulare del ragazzo era squillato all’improvviso, emettendo un imbarazzante suono di campane tintinnati e il ragazzo si era scusato con lei rispondendo al telefono al volo. Ambra, quindi, ne aveva approfittato tirando fuori anche il suo cellulare e controllando l’orario: 12.43.
Tra poco sarebbe dovuta tornare a casa, perciò fece segno ad Andrea che se ne sarebbe andata:
- Aspetta – disse il ragazzo dagli occhi azzurri, staccando lievemente l’apparecchio telefonico dall’orecchio – Ti accompagno fino alla metro –
La ragazza annuì e fece la strada fino al mezzo di trasporto con la parlantina del ragazzo come sottofondo.
Qualche frazione di secondo prima che la ragazza mettesse piede sulla metro, Andrea si rivolse di nuovo a lei:
- Allora la accompagniamo noi! – esclamò sorridendole e salutandola con la mano.
- Andrea, n… -
La porta del vagone del treno sotterraneo si chiuse di colpo. Cazzo.
- Cos’avete fatto tu e Andrea? – domandò ad un tratto Giorgia, portandosi alla bocca una forchettata di insalata.
- Niente di particolare – rispose la rossa vaga, versandosi dell’acqua – Però ti devo parlare
- Dimmi tutto
- Meglio quando siamo da soli
- Ehy, noi esistiamo! – fece ad un tratto Matthew, agitando una mano e interrompendo la conversazione in italiano.
- Insomma, ci ospitate e nemmeno ci degnate di un occhio! – si lamentò anche Brian.
- Scusateci – fece, senza fingere dispiacere la rossa.
- Stavamo scherzando – la rassicurò Synyster, tirandole un leggero colpetto sulla spalla – Ma dove sei andata prima? –
- Sono uscita con il fi… - gli occhi sbarrati di Giorgia nella sua direzione la fecero riformulare la frase - … con un mio amico –
- Solo amico? – domandò incuriosito Synyster con un sorrisetto stampato in volto.
- Sì, solo amico – rispose lei, con fin troppa serietà.
- E tutta questa gelosia? – sussurrò all’orecchio del chitarrista Zacky.
- Piantala – rispose lui – E’ solo per parlare –
Zacky bofonchiò qualcosa e ritornò ritto sulla sedia, continuando a lanciare occhiate a Synyster e ad Ambra.
 
**
 
23 Marzo 2010, H 14.00
- Che cosa?! – esclamò Giorgia, restando a bocca aperta, letteralmente – No, non… -
- Sì, invece – rispose Ambra – Ha detto che ci viene a prendere e che andiamo al tuo spettacolo insieme. In questi giorni non ho trovato il tempo di dirtelo, scusami –
- Ma… Zacky, Synyster… -
- Sì sì, lo so! È per questo che non volevo che venisse, ma non ho fatto in tempo a dirglielo –
- E ora come diamine faccio? – continuava a ripetere Giorgia. La ragazza non credeva a ciò che aveva appena udito: Andrea conosceva benissimo al storia che c’è dietro a Zacky e lei, solo che, al chitarrista, non glielo aveva mai voluto dire. Zacky era convinto che, per il toscano, lui nemmeno esisteva. E invece, per ironia della sorte, Andrea sapeva tutto di tutti. Giorgia non era mai riuscita a mentirgli, al ragazzo, sia perché gli piaceva davvero tantissimo, sia perché, secondo lei, il ragazzo non meritava tutto il male che gli stava facendo; perché sì, anche solo avendolo invitato a casa sua gli stava facendo del male, al suo fidanzato, o anche semplicemente pensandoci. Andrea era una delle persone più buone e brave del mondo, lo aveva capito fin da subito, da quando lo aveva conosciuto: aveva fatto davvero bene ad andare in vacanza a Pistoia, l’anno scorso, perché lì aveva conosciuto una persona meravigliosa.
Ora, però, si stava ritrovando in un bel caos.
- Okay, calma – fece, mettendosi le mani nei capelli, segno che non era affatto calma – Ambra, tu vai con Synyster, Zacky e Matthew –
- Ma è inutile, Giorgia – rispose la rossa, leggermente rammaricata – Zacky non è invisibile, prima o poi si accorgerà di lui –
- Va bene, allora faremo come dico io –
- Ovvero? –
 
H 15.31
A breve lo spettacolo sarebbe incominciato e Ambra era in seconda fila, seduta tra Zacky e Synyster, al fianco del quale c’era Matt. La sala era già gremita di gente, amici della ragazza e del suo gruppo arrivavano in continuazione, Ambra individuò persino gente che conosceva anche lei. La stanza che avrebbe ospitato lo spettacolo non era molto grande, conteneva un palco posto sul fondo, ora nascosto da due pensanti tendaggi blu scuro, una grande finestra sulla sinistra e delle file di sedie poste davanti al palco. La ragazza si voltò verso gli Americani che le sedevano accanto, notando la loro aria spaesata: Synyster teneva le sopracciglia sollevate e osservava le persone che entravano di sottecchi, Zacky non faceva altro che voltarsi verso l’entrata ogni volta che sentiva qualcuno entrare e Matthew sembrava l’unico abbastanza tranquillo, nonostante continuasse a tenere lo sguardo fisso sul cellulare.
- Dici che ci hanno riconosciuto? – sussurrò Synyster sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul viso.
- Spero di no – rispose lei, sincera.
-  Ma quando iniziano? – domandò Zacky, senza smettere di osservare tutta la gente che entrava.
- L’inizio era previsto per le quattro – spiegò l’italiana – Ma inizieranno prima, credo –
Intanto, il suo cellulare aveva vibrato e lei lo aveva sfilato alla svelta dalla tasca del giubbotto di pelle, leggendo il messaggio.
 
SMS From Giorgia to Ambra H 15.33
Tra poco iniziamo! Ricordi cosa devi fare?
SMS From Ambra to Giorgia H 15.34
Sì, ma tanto so che non funziona.
SMS From Giorgia to Ambra H 15.36
Tu prova, mal che vada si conosceranno e… staremo a vedere. Ho le prove, ci vediamo dopo, bacio
 
La ragazza si ripassó ciò che aveva pianificato l’amica bionda qualche ora prima dello spettacolo, facendo mente locale.
- Quando Andrea arriva io non so chi sia – si ripeté a bassa voce – Se succede qualcosa di particolare porto Zacky fuori –
- Con chi stai parlando? – domandò nuovamente Synyster, osservando la ragazza dondolare sulla sedia in legno e borbottare qualcosa. Questa, ridestatasi dai suoi pensieri, gli sorrise e fece segno di no con la testa.
Quella sarebbe stata una giornata negativa, se lo sentiva. E sarebbe finita nel peggiore dei modi, anche questo si sentiva.
Le luci si spensero all'improvviso.
 
 
Eccomi tornata!
No, per fortuna non sono morta :D
Mi dispiace per avervi fatto attendere tanto e devo dire che questo capitolo nemmeno mi convince troppo nonostante lo abbia sistemato più volte.
Bene, non so che dire se non che cercherò di aggiornare il più presto possibile sia una che l’altra storia! Non è facile destreggiarsi in due storie completamente diverse.
Un bacio, alla prossima <3
 
Ps. Auguratemi buona fortuna, sabato vedo i nostri cari A7x dal vivo :D 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Le luci si erano spente all’improvviso e il buio era calato all’istante sulla stanza, illuminata solo dalla finestra laterale. Lo spettacolo stava per cominciare e così anche il fatidico piano inscenato da Giorgia, al quale Ambra non si sentiva affatto pronta. Quando vide Andrea sbucare dal tendone e sgattaiolare in uno dei posti a sedere per evitare di farsi notare, cercò di distrarsi e si mise ad osservare la reazione degli americani ai vari ragazzi e adulti che gli parlavano come conoscenti.
- Anche tu a vedere la figlia? – domandò a Synyster un signore di mezza età, dai capelli neri come la notte. Il chitarrista interpellato si voltò verso di lui con gli occhi sgranati.  L’uomo attese una risposta che non arrivò e riprese a parlare.
- Ora che ci penso, mi sembri troppo giovane per avere un figlio – continuò l’uomo, studiandolo.
- Ambra, aiutami – sussurrò a denti stretti Synyster, voltando leggermente la testa verso la ragazza seduta di fianco a lei.
- Che succede? – domandò lei, non avendo prestato attenzione al chitarrista, essendo stata tutto il tempo ad osservare Zacky che tentava di parlare con un bambino, cosa riuscita male.
- Questo qui – e indicò, senza farsi vedere, l’uomo di fianco a lui – Continua a parlarmi! –
- E tu ignoralo –
- E’ quello che sto cercando di fare –
Tutti puntarono improvvisamente gli occhi sul palco di fronte a loro che si era aperto di scatto e i mormorii di sottofondo erano cessati all’improvviso.
Il palco ospitava quattro ragazzi, tra i quali Giorgia, ognuno con in mano uno strumento musicale: Giorgia era seduta nell’ala destra del palco e teneva in mano una chitarra acustica, poggiata sulla gamba sinistra che muoveva freneticamente, un altro ragazzo dai capelli abbastanza lunghetti e castani teneva anch’esso una chitarra e, infine, una ragazza bassina e dai capelli riccissimi, con il viso incorniciato da enormi occhiali blu, era posizionata davanti al microfono.
- Bruttina la cantante – commentò nuovamente Synyster. Ma questo non sta mai zitto?
- Aspetta di sentirla cantare – disse Ambra e iniziando a prestare attenzione all’esibizione dei quattro, dimenticandosi del chitarrista al suo fianco.
 
Everybody knows
Everybody knows,
that you cradle the sun
sun
 
- Sky is over – sussurrò Zacky con occhi lucidi, incantato ad osservare la bionda mentre pizzicava delicatamente le corde.
- Serj Tankian – specificò la rossa al suo fianco, sorridendo teneramente all’amico.  Sapeva perfettamente che era la canzone sua e di Giorgia, essendo la prima canzone che avevano ascoltato insieme.
 
Even tought, we can afford
The sky is over
Even tought, we can afford
The sky is over
I don’t wanna see you go
The sky is over
Even tought, we can afford
The sky is over
 
La ragazza al microfono era qualcosa di incredibile: una voce melodiosa, che non si addiceva per niente al suo portamento e al suo viso. Ma, nonostante fosse lei ad intonare le note, Zachary non riusciva a staccare gli occhi dalla bionda che sostava sul palco, poco più in là da lui e notò, solo in quel momento, che avevano tantissime cose in comune: dalla musica che ascoltavano, ai gusti in generale, allo strumento suonato, al modo di fare. E perché diamine aveva scelto un altro?
 
**
 
- Giorgia! – esclamò la rossa appena la vide uscire dal tendaggio blu, scavalcando Synyster al quale stava dando le spalle – Giorgia! –
- Ambra! – rispose lei abbracciandola e stringendola affettuosamente.
- Siete stati bravissimi – si congratulò sincera lei – E Silvia ha una voce fantastica –
- Sì, Silvia è qualcosa di unico –  annuì la bionda – Andrea? –
- L’ho visto uscire poco prima che si levassero le tende – spiegò lei – Poi non l’ho più visto –
- Vado a vedere dov’è – concluse la bionda, dopo attimi di silenzio. Ambra annuì e si voltò a guardarla sparire tra la piccola folla. Poi notò Synyster stravaccato sulla sedia a braccia conserte e Zacky al suo fianco: gambe divaricate e braccia poggiate sulle ginocchia, la testa penzolante verso il basso. Sorpassò qualche ragazzo che le aveva bloccato l’uscita e lo raggiunse.
- Ehy –
Zacky alzò lievemente la testa, ritrovandosi la ragazza alla sua sinistra ad osservarlo, accovacciata per terra e con le braccia appoggiate sulle gambe di Synyster, il quale era arrossito leggermente, non per quello che stava facendo (era abituato a peggio), ma per il fatto che una quasi sconosciuta lo stava facendo. Specificando quasi.
- Ehy – rispose lui di rimando, senza troppa enfasi.
- Non vai da Giorgia? – gli domandò.
- Evito – rispose lui – Sarà con Andrea –
- Zacky… -  iniziò Ambra, con un tono di rimprovero.
- Zacky un corno! – esplose lui, facendola sobbalzare – Cosa devo fare sapendo che… che lei… che Andrea… oh, al diavolo! –
- Tò – fece Synyster, porgendo una sigaretta al ragazzo, che l’accettò volentieri  - Va fuori e fuma –
- Che bel consiglio – disse Ambra alzando gli occhi al cielo e tirandosi su, sovrastandolo. Poi seguì, con gli occhi, la figura di Zacky che si avvicinava alla porta di ingresso e abbandonava la stanza che, ormai, si stava svuotando. Dei tecnici stavano smontando il palco e gli strumenti erano stati riposti al loro posto, mentre i ragazzi che si erano esibiti, Giorgia compresa, erano in mezzo alla folla che li accoglieva calorosamente e che non faceva altro che congratularsi.
- Ambra – iniziò Synyster, voltandosi col busto verso di lei, quando si sedette sulla sedia lasciata libera da Zachary – Se Zacky continua a stare così male potrei rischiare davvero di riempire di botte Andrea –
- No – gli disse seria e scuotendo la testa con convinzione.
- Ma allora vedi che sei dalla sua parte? –
- No, Synyster. È tutto un circolo vizioso: se tu picchi Andrea fai stare male Giorgia, se fai stare male Giorgia fai stare male Zacky e se Zacky sta male, stai male anche tu –
Synyster indugiò su quelle parole più del dovuto, poi scoppiò a ridere senza motivo.
- Che c’è? – domandò la rossa perplessa.
- Sei adorabile – fece lui, alzandosi e afferrando il giubbotto di pelle, lasciando la ragazza allibita– E ora che ti vedo da qui sei anche… piccola – continuò, notando la sua bassezza.
- Piccola? –
- Piccola – specificò lui annuendo.
- Piccola!? – ripeté lei.
- Sì, piccola – insisté lui – E mi sa che ti chiamerò così… piccola, piccola – iniziò lui, pensando che le donasse quel nomignolo.
- Non osare! – ma Synyster già non la ascoltava più, poiché si stava dirigendo nella stessa direzione di Zacky.
- E ora dove cazzo è Matthew? – si domandò, iniziando a fare lo slalom tra le persone alla ricerca di quell’armadio vivente.
 
23 Marzo 2010, H 17.30
Uscirono dal luogo dell’esibizione ben un’ora e mezza dopo di essa, con un’Ambra decisamente poco tranquilla, un Synyster indifferente, un Zacky taciturno che si era attaccato alla rossa pur di non spaccare la faccia ad Andrea, che si era ritrovato con loro, e un Matthew che continuava a ripetere quanto fossero stati bravi.
- Davvero, siete stati bravissimi! – continuava a ripetere – E poi la cantante ha una voce meravigliosa –
- Grazie – disse Giorgia, stringendo la mano al proprio ragazzo, che d’inglese ci capiva giusto qualcosina, mentre sorrideva a Matt e mandava occhiate a Zacky che le dava le spalle, proprio di fronte a lei.
Alla fine il piano era andato a farsi benedire: Zacky e Andrea si erano presentati tra di loro e quest’ultimo non aveva sospettato niente di niente. Da una parte era un bene, soprattutto per Giorgia, ma, se Zacky avesse azzardato qualche mossa, sarebbe stata la fine. E Ambra non voleva essere in mezzo ad una storia del genere, assolutamente.
- Andrea, ti va di venire con me alla FNAC? Ho bisogno di te  – chiese Ambra, spostando l’attenzione del ragazzo interpellato, di Giorgia e di Zacky, che di tutta la frase aveva capito solo Andrea. Erano passati proprio in quel momento di fronte al negozio più bello di tutta Milano, a detta di tutti i ragazzi della città, e Ambra ne voleva approfittare per ottenere due vantaggi: cercare il CD dei Rammstein* che tanto voleva e far tirare un po’ su il morale del povero Zachary, che per tutto quel pezzo di strada era rimasto taciturno e con lo sguardo fisso sul telefono.
Andrea boccheggiò qualche secondo, cercando il consenso della propria ragazza.
- Ehm… va bene – assentì poi, lasciando di malavoglia la mano di Giorgia, che lo rassicurò sorridendogli.
- Riportamelo indietro intero – le disse la coinquilina iniziando a tirare dritto insieme agli altri due, mentre si affiancava a Zacky che, senza pensarci molto, le afferrò la mano e la ragazza ricambiò la stretta, leggermente imbarazzata e sperando di non farsi vedere dal ragazzo.
- Sì, non preoccuparti – rise l’amica.
- Ciao piccola! – esclamò Synyster, salutandola con la mano; il dito medio come risposta dalla ragazza le bastò per farlo ridere.
- Piccola? – chiese Zacky stranito, mentre intrecciava le sue dita con quelle della ragazza, che tentava di parlare con Matthew pur di non incrociare lo sguardo del chitarrista alla sua destra.
Synyster alzò le spalle non curante e si accese la seconda sigaretta.
- Allora, di cos’hai bisogno? – domandò Andrea, sfregandosi le mani, preparandosi ad assecondare le richieste della ragazza.
- CD dei Rammstein – disse lei – Non mi ricordo il titolo e non so in che zona è –
- Cerchiamolo – fece lui, aprendole la porta e facendola entrare per prima.
 
H 18.09
- Trovato! – esclamò Ambra sbandierando il suo nuovo acquisto ancora incartato, appena varcò la soglia di casa propria e sorridendo subito dopo appena notò Giorgia teneramente appollaiata sulle gambe di Zacky, dalle quali scese con uno scatto non appena sentì la voce della ragazza.
- Non c’è Andrea, vero? – chiese, subito dopo essersi scrutata intorno, con accanto Zacky a grattarsi imbarazzato la testa.
- No, l’ho accompagnato all’hotel – disse lei, levandosi il giubbotto e raggiungendo Matt, Zacky e l’amica sui divani – Synyster? – chiese poi, non vedendolo nella stanza.
- E’ in cucina – fece Matt – Mi sa che ti sta svuotando la dispensa –
Ambra non disse niente, semplicemente si limitò ad alzare gli occhi al cielo solamente perché si era appena seduta e raggiunse l’amico in cucina. Amico. Si potevano di già definire così?
- Non mi svuotare il frigo, se no poi la spesa la pago con i tuoi soldi –
- Mi dispiace piccola – disse lui con la bocca piena di qualcosa, facendo corrucciare la fronte della ragazza alla parola “piccola” – Ma l’ultimo pezzo di cioccolato bianco e alle nocciole sono qui – fece, battendosi la mano sul petto all’altezza dello stomaco, mentre con l’altra richiudeva con poca delicatezza l’anta del frigorifero. La rossa si portò le mani sui fianchi e sbuffò.
- Sappi che il cioccolato lo pagherò con i tuoi dollari – sbottò.
- Appunto, io ho i dollari, qui ci vuole l’euro – fece lui appoggiandosi al piano di lavoro e incrociando le braccia, osservando la ragazza con un sorriso e con uno sguardo di superiorità.
- Ma si possono convertire in euro i tuoi bellissimi dollari, lo sai? – fece lei con una sorta di ghigno, mentre prendeva posto su una delle sedie intorno al tavolo.
- Senti, ma quand’è che ritornate in America? – domandò a bruciapelo.
Synyster rifletté un attimo, storcendo la bocca e grattandosi distrattamente il mento.
- Credo verso l’inizio o la metà di aprile, giù di lì – disse, riportando l’attenzione sulla ragazza – Come mai? –
- Così – fece lei, alzando le spalle indifferente.
- Mi stai cacciando? – chiese lui, fingendosi arrabbiato.
- Lo farei  – rispose lei sorridendo, a sua insaputa, tanto che lui sciolse le braccia e le portò dietro di lui, afferrando con i palmi il piano di lavoro al quale era appoggiato.
- Che antipatica che sei, piccola – fece lui sorridendo malizioso, sapendo quale tasto toccare.
- La smetti di chiamarmi così? – sbottò lei.
- No – rispose tranquillamente lui – Ci sto prendendo gusto a chiamarti in questo modo –
- Vedi di farti passare questa tua… presa di gusto – fece lei, per poi ripetersi la frase nella mente e constatando che la frase non aveva nessun senso.
- Questa non l’ho mai sentita – disse, infatti, lui.
- Vieni di là con gli altri – disse lei alzandosi e lasciandolo nella stanza.
- Agli ordini – fece lui.
 
 
*Rammstein: chi li conosce chi no, tra i miei lettori, in ogni modo li spiego e dico che sono un gruppo tedesco che spacca lol u.u
 
Eccomi, come vedete ho fatto il più preso possibile!
Ma, ebbene sì, sono tornata dal concerto e cazzo che meraviglia *-*
Io e  MajesticWren, un’altra autrice, ci siamo persino incontrate dato che eravamo nello stesso anello :D
Bene, spero di aggiornare presto!
Un bacio, Changest.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


1 Aprile 2010, H 8.34
Era incredibile come il tempo passasse velocemente. Tutto era successo troppo in fretta per i gusti della ragazza e non aveva neanche fatto in tempo a realizzare tutto l’accaduto. Nell’arco di quel tempo non si era resa conto di aver tenuto un po’ troppo lontani da casa Zacky, Synyster e Matthew, quasi subito dopo la morte di Jimmy che lei, (s)fortunatamente, non era riuscita a conoscere. Probabilmente, se ci fosse stato ancora lui, lo avrebbe invitato sicuramente in quel viaggetto verso di loro, in Italia.
Quella mattina si era svegliata troppo presto, erano appena le otto e mezza ed era domenica:  Andrea era, fortunatamente,  tornato a casa il giorno prima e lei lo aveva accompagnato alla stazione insieme a Giorgia, perciò il problema principale era fuori combattimento.
Si alzò di malavoglia dal letto, sopra il quale era stata una mezz’oretta bella e buona a rimirare il soffitto azzurro, e spalancò la finestra della camera, facendo attenzione a non fare troppo rumore, per evitare di svegliare la sua coinquilina che dormiva angelicamente; poi raggiunse la cucina e notò che, in quella casa, non era l’unica ad essersi svegliata presto.
- Cosa ci fai sveglia a quest’ora? – le domandò Zacky mentre si versava malamente del caffè. Ambra lo raggiunse stancamente e afferrò una spugna, per pulire il caffè rovesciato sul piano di lavoro dal batterista. Evidentemente, e come tutti gli esseri umani, il chitarrista non reagiva bene al mattino, dato che su due gocce di caffè, una era finita fuori dalla tazza, in proporzione.
- Potrei farti la stessa domanda – disse lei, strofinando  il panno sul marmo bianco – Andrea è partito – aggiunse.
- Lo so – disse Zacky, afferrando il manico della tazzina con l’indice della mano sinistra, mentre osservava la ragazza con un sopracciglio alzato, senza capire.
- Questo vuol dire che hai campo libero fino a quando non ve ne andate – continuò lei, accompagnando la frase con un sonoro sbadiglio che non represse. Zacky diede una sonora sorsata alla tazza e solo dopo parlò:
- Non ti capisco Ambra – sentenziò lui – Prima dici di evitare di fare casini e poi mi assecondi –
- Ho detto a Giorgia di non fare casini – specificò lei. Zacky sospirò e riprese a bere il caffè tranquillamente.
- Se succedesse qualcosa tu cosa diresti? – chiese, con un’alzata di spalle.
- Che era ora – rispose la rossa – Ma che rimane comunque il problema di Andrea –
- Potrebbero lasciarsi… - propose lui. Ambra rise leggermente.
- E secondo te Giorgia lo lascerebbe? – fece lei. Zacky la guardò di sbieco.
- Zacky, ragiona: se lei si lascia con Andrea e si fidanza con te subito dopo… Andrea sospetterebbe qualcosa, no? – il chitarrista ci pensò su e poi annuì con un hai ragione.
- A ‘sto punto facciamo passare un po’ di tempo da quando si lasciano – tentò nuovamente.
- Zachary – disse lei, assumendo un’espressione di rimprovero.
- Scherzavo, scherzavo – disse lui ridendo e posando la tazza, ormai vuota, nel lavandino – Ma con Synyster? –
- Con Synyster cosa? – chiese lei di rimando.
- E’ da un po’ che te lo volevo chiedere, ma… piccola? – disse lui ridendo, facendo roteare gli occhi verde scuro della ragazza al cielo, in modo esasperato  – E’ da un po’ che ti chiama così…  –
- Sì, lo so – disse lei – Secondo lui sono adorabile e piccola -
- Bè sì, in effetti sei bassa – constatò lui, squadrandola da capo a piedi.
- Ma ti arrivo al naso! – disse lei, posizionandosi di fronte a lui e calcolando la propria altezza in confronto alla sua con la mano, a grandi linee.
- E a Syn dove arrivi? – domandò lui ridendo, mettendo ancora più in mostra gli Snake Bites.
- Credo al mento… o forse poco più su – rispose Ambra, con una smorfia.
- Magari hai fatto colpo – disse lui – Nemmeno Michelle la chiamava così. Ah, Michelle è la sua ex –
- L’avevo intuito – rispose lei – Probabilmente non la chiamava così perché lei, per Synyster, non era bassa –
- E’ più bassa di lui – iniziò Zacky – Ma tu sei ancora più bassa –
- Appunto – disse lei ridendo – Vai a svegliare Giorgia, io tiro giù dal letto gli altri due –
- Tiralo giù tranquillamente, Synyster – disse lui – Già a dormito sul divano, se in più ti ci metti tu… -
- Appunto per questo lo voglio svegliare io – sorrise lei, uscendo dalla stanza e raggiungendo l’americano nel salotto.
 
**
 
- Sei una cazzo di… idiota! Idiotissima! – strillò Synyster, ritrovatosi con il deretano a contatto col freddo marmo in pietra del pavimento del salotto dell’appartamento di Giorgia e Ambra; quest’ultima, infatti, l’aveva fatto rotolare letteralmente giù dal divano in pelle, poco dopo aver detto a Zacky che sarebbe andata a svegliarlo. La scena che le si presentava davanti era un Synyster che continuava ad imprecare qualcosa in americano parlando a denti stretti, mentre tentava di rialzarsi da terra e Ambra non ne poteva più dal ridere.
- Grande e grosso e poi non riesci ad alzarti? – continuò lei, tra una risata e l’altra, mentre osservava il moro posizionare un palmo sul divano mentre tentava di rialzarsi, con scarso successo.
- Per colpa tua mi fa male il culo e l’osso sacro – commentò acido – Vorrei vederti! – sbraitò, riuscendo finalmente ad alzarsi.
- Era da tempo che speravo di farlo a qualcuno – disse nuovamente, mordendosi il labbro per evitare di scoppiargli a ridere in faccia per l’ennesima volta. Synyster sospirò rumorosamente.
- E dovevi aspettare proprio me? –
La ragazza rifletté e poi annuì convinta e sorridente.
- La mia vendetta sarà lunga e dolorosa – iniziò il chitarrista con un sorriso malizioso, vedendo l’espressione di Ambra tramutarsi da divertita a inquieta.
- Synyster… - iniziò, indietreggiando leggermente.
- Ti farò morire di solletico – iniziò lui – Ed è inutile che scappi perché ti prendo! – strillò nuovamente il ragazzo allungando la mano per afferrare la ragazza che ora le dava le spalle e cercava di non farsi acciuffare dal chitarrista.
Poco dopo si sentì trascinare da dietro, non appena varcò la soglia del corridoio, e sbatté contro qualcosa di duro, che riconobbe come il petto di Synyster,  che ora la stava stringendo con un po’ troppa forza, ritrovandosi un braccio del ragazzo appena sotto il seno e, l’altro braccio, subito sotto il precedente.
- Pronta piccola? – domandò lui, maliziosamente.
- Non mi chiamare pic… aah! –
Ambra non riuscì a terminare la frase poiché le mani del chitarrista avevano preso a solleticarle i fianchi e la pancia, provocandole risate incontrollate e continui brividi. La ragazza provò a dimenarsi sempre di più, ma più lo faceva e più il ragazzo aumentava la presa su di lei e il ritmo con cui la stava felicemente infastidendo. Che quell’italiana l’avesse colpito a fondo era, ormai, evidente: con quante ragazze conosciute meno di un mese prima si era mai comportato così?
Synyster arrestò all’improvviso le mani e sentì la ragazza sospirare affannosamente tra le sue braccia, per riprendere fiato.
- Teniamoci in contatto quando me ne torno di là – fece Synyster serio, rendendosi improvvisamente conto che, ormai, mancava davvero poco alla sua partenza. Ambra interpretò il di là come in America, perciò annuì indifferente.
- Se proprio dobbiamo – commentò lei apposta. Synyster finse di innervosirsi e riprese a solleticare il corpo della ragazza, facendola strillare.
- Va be… va bene! Va bene! – disse lei, arrendendosi e, finalmente, Synyster smise di farle il solletico. Subito dopo si piegò leggermente su di lei e le disse una serie di numeri che la ragazza, inizialmente, non capì.
- Vuoi che ti ripeta il mio numero? – fece Syn, osservando l’espressione sul volto della ragazza, che vedeva solo in parte, e che gli pareva abbastanza sconcertato.
- Ah, era il tuo numero? – disse lei. il ragazzo alzò gli occhi al cielo annuì e glielo ripeté fino a quando non lo seppe a memoria pure lei.
- Ti do il mio? – domandò lei.
- No, piccola – fece lui – E’ già tanto se so a memoria il mio. Ci conto che mi scriva tu –
- Va bene – sorrise lei – Buongiorno Matt –
- Giorno… - bofonchiò il ragazzo che fece la sua comparsa, per la prima volta, quella mattina, superando i due che sembravano teneramente abbracciati l’uno all’altro – Syn, non la stai stringendo un po’ troppo? –
Syn non si scompose e lasciò la ragazza all’istante, mentre lei avvampò.
- Parla lui – disse Synyster sorridendo, alludendo alla troppa massa muscolare presente sul corpo del cantante e che di sicuro, dava troppa forza al ragazzo; non che lui fosse da meno, quello era ovvio, ma Matthew era decisamente più grosso di Brian.
Il vocalist non rispose, si limitò a guardarlo con un solo occhio socchiuso, dato che l’altro se lo stava torturando per bene con una mano. Ambra tentò di non ridere: gli ricordava tanto un tenero orso appena risvegliatosi dal letargo.
 
H 14.01
- Le tue doti in cucina sono migliorate da quando ci sono loro o sbaglio? – commentò Giorgia, osservando la sua coinquilina mentre ripuliva per bene uno dei piatti utilizzati prima per il pranzo.
- Dici? – fece lei – Sarà che Synyster mangia come un orso… ma solo quello che è davvero buono – oggi, evidentemente, ce l’aveva con gli orsi.
Giorgia sorrise e per qualche momento si perse nei suoi pensieri. Zacky è in casa mia da quasi un mese. Zacky è in casa mia da quasi un mese! Doveva ancora abituarsi completamente all’idea, di questo era sicura, ed era anche sicura che quando se ne sarebbero dovuti ritornare in America lei ci sarebbe rimasta molto, ma molto male; nonostante fosse sicura di questo, ancora si chiedeva come mai con Andrea, il suo attuale ragazzo da quasi sette mesi, tutto ciò non era mai successo: non era mia stata più di tanto nervosa per il suo arrivo, mentre era con lui non era mai particolarmente tesa e, quando doveva ritornarsene a casa sua a Pistoia, in Toscana, rimaneva giusto giusto un po’ giù di morale, per il non poterlo vedere. Con Zachary era tutto diverso: non dormiva la notte se sapeva del suo arrivo, da lì a poco, era sempre imbarazzata con lui nei paraggi e lasciarlo ripartire era una tortura vera e propria; non voleva mai che ripartisse, quelle volte che la raggiungeva più che volentieri in Italia, ed anche quella volta, non era fisicamente e psicologicamente pronta alla partenza del ragazzo. Non che degli altri due Americani non gli importasse, ma dava, loro, una leggera meno importanza; con questo non voleva dire non gli fossero entrati nel cuore, assolutamente: Synyster era una delle persone più sfacciate, ma al tempo stesso sincere che conosceva e quella sua particolarità lo aveva colpito (e ha colpito anche qualcun altro, si ritrovò a pensare). Matthew, invece, era una persona bravissima e sempre disponibile, pigra, ma disponibile. E voleva bene a tutti e due allo stesso modo… ma mai quanto poteva volerne a Zacky. Se poi ancora bene si poteva definire. Secondo la sua coinquilina, la bionda era innamorata persa del ragazzo e non avrebbe neanche avuto difficoltà ad ammettere che era vero e ad assecondare l’amica, se non fosse per il fatto che lei era (felicemente?) fidanzata con un altro ragazzo che non centrava per niente con Zachary.
- Tutto bene? – domandò Ambra, vedendo la ragazza pensierosa.
- Sì sì – la rassicurò lei, sorridendo ed annuendo allo stesso tempo. La rossa ripose l’ultimo piatto, che aveva da poco finito di pulire, nell’armadietto, poi sistemò il panno in uno dei cassetti sotto al piano di lavoro – Hai voglia di andare al parco? –
- Al parco? – domandò di rimando la bionda.
- Sì – continuò la rossa – Al parco. Abbiamo meno di due settimane, hai sentito Synyster a pranzo, no? Ha detto che tornano in America il 10 – e quell’affermazione fu un colpo al cuore per la bionda, ma, ovviamente e come sempre, non lo diede a vedere.
- E cosa facciamo al parco? –
- Non lo so, parliamo, camminiamo… - Ambra si arrestò e osservò l’amica, che non era per niente convinta – Insomma, te li vuoi godere sti ultimi giorni con Zacky o no? Poi chissà tra quanto lo rivedi –
- Non dire così, ti prego – sussurrò debolmente Giorgia, avvicinandosi ad Ambra, che non ci pensò due volte ad abbracciarla.
- Scusami, Gio – fece lei teneramente, mentre le accarezzava dolcemente la testa e accoglieva i suoi singhiozzi – Lo faccio per te. Anzi, se vuoi esci solo tu. Tu e Zacky, ti va bene? –
Giorgia annuì debolmente, senza staccare la testa dalla spalla dell’amica.
Ambra sorrise e la osservò teneramente: non erano molti i momenti in cui si lasciavano così andare l’una all’altra, perciò le fece un certo effetto vedere la ragazza tra le sue braccia, ridotta in quel modo.
- Dai, ora basta piangere – celiò dolcemente la rossa – Vai da Zacky e proponigli di uscire –
- Va bene – fece la ragazza, asciugandosi, con le dita della mani, le lacrime e strizzando gli occhi, mentre si scioglieva dall’abbraccio confortevole dell’amica.
- Brava – e le rivolse un ultimo sorriso prima di vederla scomparire oltre la porta della cucina.
 
H 15.43
- Chiuso. Hai perso di nuovo – dichiarò Synyster, sbattendo l’ultima carta che le era rimasta in mano sul tavolo – Non sai giocare – fece poi, sorridendo alla ragazza che sostava sul tavolo di fronte a lui.
- Intanto la prima partita l’ho vinta io – disse lei facendo spallucce e raccogliendo le proprie carte insieme a quelle rimaste sul tavolo – Mischi tu e alzo io –
- Come vuoi – disse lui, afferrando il mazzo di carte dalle mani della ragazza.
- Alza – disse, poco dopo averle miscelate per qualche secondo. La ragazza batté il pugno sul mazzo completo appoggiato sul piano del tavolo e sorrise sorniona al moro.
- Sei stronza – sentenziò lui afferrando tutto il mazzo e iniziando a distribuire le carte da esso – E’ la seconda volta che me le fai dare dal mazzo intero! –
- Mi diverto – confessò lei ridendo – Che schifo di carte – disse poi, osservando le tredici carte che teneva, a fatica, in mano.
- Colpa tua -
- No, tua, non sai mischiare –
- Secondo te come stanno andando Zack e Giorgia? – domandò Synyster, cambiando repentinamente discorso. La ragazza distolse l’attenzione delle carte e guardò in faccia l’unico ragazzo presente nella stanza.
- Spero bene – ammise sospirando.
- Anche io –
Ci fu qualche attimo di pausa, poi Ambra riprese la parola.
- Dovete ripartire proprio il dieci? – domandò scrutandolo in volto.
- Non va bene quel giorno? – chiese di rimando lui, guardandola di sottecchi.
- No no… - specificò subito lei – Cioè… non è un po’ troppo presto? – tentò, con un’espressione speranzosa.
Il chitarrista sospirò e poggiò le carte girate sul tavolo, passandosi una mano tra i capelli.
- Ambra, cerca di capire… veniamo dall’altra parte del mondo, è un periodo bruttissimo e siamo troppo lontani da casa. In più abbiamo lasciato lì, ad Huntington, Mike e Johonny –
- Tranquillo, tranquillo – lo fermò subito lei – Non preoccuparti –
- C’è qualcosa che non va? –
- A me? No, niente – rispose la ragazza – E’… per Giorgia –
- E per Zacky, vero? – colse l’allusione Synyster, sorridendo. Ambra annuì.
- Prima di uscire è scoppiata in lacrime perché Zacky la lascia praticamente subito. E sinceramente dispiace anche a me che tu te ne… che tu e Matthew ve ne andate – disse, sinceramente rammaricata. Synyster fece il giro del tavolo e le si sedette accanto.
- Ehy piccola – le disse dolcemente – io e te ci sentiremo ancora, te l’ho detto. Ci sentiremo fino a quando non ritornerò qui in Italia –
Ambra gli sorrise sincera, forse era uno dei primi veri sorrisi che gli rivolgeva.
- E poi tranquilla, Zacky non resiste più di tanto senza la sua bionda preferita – disse amichevolmente, facendola sorridere ed annuire.
Gli era davvero dispiaciuto vederla così giù di tono per la sua amica e per dei semplicissimi problemi amorosi, che nemmeno la riguardavano in prima persona, dato che quella ragazza lo aveva colpito a fondo fin da subito. Che fossero i suoi modi scontrosi, ma dolci, il fatto che non fosse timida con nessuno e il suo essere così estroversa… lo avevano attratto subito, fin da quando ha fatto la sua conoscenza in quel locale di Milano. Non era bravo a consolare, a questo di solito ci pensava Zacky, ma con l’addio di Jimmy aveva aperto molto più facilmente il cuore alle persone. E Ambra se lo meritava tutto, il suo cuore, ne era certo.
- Dai adesso basta – disse nuovamente lui, vedendo che la ragazza si stava torturando le labbra. Lei gli sorrise per l’ennesima volta, ritornandole in mente che erano le stesse parole che aveva detto alla sua amica un’oretta prima – Mi devi stracciare a scala 40 –
- D’accordo – fece lei, in tono di sfida, mentre osservava il ragazzo allontanarsi e riposizionarsi dove era prima – Inizio io –
 
H 16.32
- Pronto?
- Ambra! Sono Giorgia –
- Ciao Gio! Tutto a posto?
Synyster osservò la ragazza parlare al telefono, perplesso. Non ci aveva capito un’acca di quelle tre parole che aveva detto. Perché diavolo si ostinavano a parlare in italiano tra di loro quando c’erano anche loro tre? (Anche se in questo caso erano al telefono)
- Sì sì, benissimo! – esclamò dall’altra parte della cornetta la bionda, euforicamente.
- Allora, con Zacky?
- Abbiamo parlato tanto e passeggiato e… adesso siamo in un bar, mi sta offrendo da mangiare – esclamò nuovamente, sottolineando l’ultima frase con fin troppa enfasi. Ambra rise al telefono e anche la bionda lo fece.
- Avete chiarito la famosa questione “Andrea”? – domandò poi la rossa.
- Sì, ne abbiamo parlato – rispose l’altra, ritornando seria – Molto brevemente mi avrebbe detto di lasciare Andrea perché non mi riesce a vedere insieme a lui… -
- Cosa ti dicevo? – celiò soddisfatta.
- Aspetta! Ha anche detto che non vuole che io stia male per Andrea, però – continuò – Oh, Ambra, non so che fare!
- Immagino – rispose lei annuendo, come se l’amica ce l’avesse di fronte, al posto di Synyster – Lascia scorrere le cose, è l’unica cosa che saprei dirti
- Sì, d’accordo – confermò Giorgia – Sai una cosa?
- Sentiamo
- Zacky mi ha detto che Synyster non ha mai chiamato nessuno “piccola”
Ambra si bloccò qualche istante.
- Lo so – rispose poi. A dire la verità sapeva che Michelle non l’aveva mai chiamata così, non… tutte.
- Ritieniti fortunata – disse lei – Hai sciolto il cuore del famoso Synyster Fuckin’ Gates!
- Giorgia… – la rimproverò lei, alzando un sopracciglio.
- Dai scherzo – (No non scherzo)Ora ti lascio, è tornato Zacky -
- Va bene, a dopo – e chiuse la chiamata.
- Tutto bene, loro due? – domandò Synyster, quando la ragazza poggiò definitivamente il cellulare sul tavolo.
La ragazza annuì: - Vuoi sapere? –
Synyster annuì debolmente e si mise in ascolto.
 
H 23.12
- Ambra –
- Dimmi –
- Non riesco a dormire –
- Nemmeno io se continui a rigirarti nel letto – disse la rossa, voltando la testa verso la sua amica.
- Scusami – disse lei – Ma sono ancora un po’ scossa per oggi pomeriggio – ammise la bionda divertita.
- Siete teneri tu e Zacky – commentò Ambra, continuando a guardare l’amica.
- Lo so – fece lei, stringendosi sotto le coperte – Anche tu e Syn, a dire la verità –
- Perché? – domandò perplessa – Non c’è niente di tenero tra noi due –
- Quello che dici tu – rispose la bionda, alzando le spalle sotto il piumone.
Ambra sorrise, ma non disse più niente e così si addormentarono serenamente, con entrambe, nella testa, il pensiero di qualche particolare californiano.
 
 
Eccomi ritornata, grazie a tutte le recensioni! :D
Ci vediamo al prossimo chap ^^
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


10 Aprile 2010, H 06.34
 
- Non ce la posso fare –
- Giorgia, ti prego, non… -
- Non ce la posso fare, cazzo! – ripeté esasperata la bionda, sull’orlo delle lacrime.
Sia lei che la sua coinquilina, che tra poco sarebbe ritornata ad essere l’unica, si erano svegliate alle sei del mattino, all’incirca, per poter accompagnare i tre ragazzi all’aeroporto per passare con loro le ultime due ore che restavano da condividere tutti e cinque insieme. I ragazzi, però, si erano svegliati ben mezz’ora prima di loro per andare a fare un’abbondante colazione, per cominciare bene quella che sarebbe diventata una malinconica giornata e per comprare provviste per il lungo e stancante viaggio che li attendeva, trovando, con tanta fortuna, qualche bar aperto già a quell’orario del mattino.
Le ragazze li stavano aspettando da una mezz’oretta circa e non erano ancora tornati e ciò fece allarmare la bionda, già sconvolta per il fatto che Zachary la stesse abbandonando lì (da sola, se non ci fosse Ambra) per la terza volta, per ritornare, poi, chissà quando. Anche Ambra era abbastanza tesa e giù di morale per questa situazione e gli dispiacque tantissimo dover lasciare andare Synyster che, a differenza di quanto avesse pensato inizialmente, gli stava davvero simpatico; ma il ragazzo gli aveva promesso che avrebbero continuato a tenersi in contatto anche a distanza, perciò era inutile deprimersi in quel modo.
- Facendo così di sicuro non lo convincerai a rimanere – le disse in tono calmo l’amica; avrebbe potuto benissimo urlarle contro di smetterla di fare la bambina, ma la forza di gridare, alle sei e trenta del mattino, non l’aveva per niente.
- Non stanno ancora tornando! Pensa se sono già andati all’aeroporto convinti che noi due li avremmo raggiunti lì –
- Certo e avrebbero anche lasciato tutto qui, vero? – le disse Ambra con un sopracciglio alzato, che ormai stava raggiungendo tranquillamente l’attaccatura dei capelli, accennando al fatto che i tre americani avevano lasciato le loro valigie pronte in casa loro  – Giorgia basta, tra poco saranno qui. Anzi, eccoli  – aggiunse subito dopo, osservando la maniglia della porta d’ingresso abbassarsi lentamente.
- Eccoci – fece Zacky – Scusate se ci abbiamo messo un’ora intera – aggiunse subito dopo, entrando nel salotto con un sacchetto di quelli usati per la spesa in mano, ripieno di qualcosa che le ragazze ipotizzarono fosse cibo.
- Volete una mano con le valigie? – domandò Ambra, una volta che furono entrati tutti.
- Tranquilla, Am – le disse cordiale Matthew, sventolando una mano – Facciamo tutto noi –
- A che ora avete il volo? – chiese subito dopo Giorgia, osservando tutti e tre.
- Alle nove, mi sembra -  rispose ancora il cantante.
- Allora è meglio se iniziamo a muoverci – irruppe Ambra – Bisogna arrivare minimo con due ore di anticipo –
- Sì, infatti siamo saliti solo per prendere le valigie – specificò Synyster – La mia dovrebbe essere di là –
Continuò, per poi sparire nel corridoio adiacente alla sala. Ambra sorrise: il chitarrista avrebbe trovato una tenera sorpresa nella sua valigia, una volta aperta, in America.
- Abbiamo preso tutto? – fece Zacky, rivolto ai tre, guardandosi intorno per controllare di non aver dimenticato niente. Poi si toccò le tasche per accertarsi di avere cellulare e soldi.
- Ho preso le chiavi, possiamo andare – disse Ambra, facendo tintinnare il mazzetto di chiavi davanti agli occhi.
I ragazzi annuirono e uscirono di casa.
Quando arrivarono all’aeroporto, una massa di gente era già lì in attesa del check- in e dei voli: e menomale che erano solo le sette del mattino!
- Matthew, metti tu le valigie sul rullo, io pago i biglietti – fece Zacky che, insieme a Synyster, stava ponendo le valigie al diretto interessato.
- Ti va un’ultima sigaretta? – domandò dolcemente Synyster alla rossa che annuì sorridente. Nessuno dei due era seriamente allegro in quel momento: si erano trovati così bene insieme, in quel mesetto, che dispiaceva a entrambi lasciarsi così, di colpo.
- Ricordo quando abbiamo fumato la prima volta insieme – iniziò Ambra.
- Sì, ti sono venuto a trovare in biblioteca – annuì sorridente, tirando una boccata dalla sua Marlboro.
 
26 Marzo 2010 H 15.00
Ambra sbatté l’ultimo libro ritirato, che aveva da poco preso dalla mano di una signora appena andata via, sul tavolo in legno e si levò gli occhiali neri dalla montatura squadrata.
- Non ce la faccio più – sussurrò, evitando di farsi sentire dalla sua collega.
Qualcuno davanti a lei tossicchiò e la rossa si rimise all’istante gli occhiali, controllando la lista dei libri sul computer al suo lato con fare professionale.
- Mi dica – disse educatamente subito dopo, senza alzare lo sguardo. La persona tossicchiò di nuovo.
- Mi di… - stava per ripetere la ragazza quando, finalmente, alzò gli occhi – Synyster? – domandò sconcertata, guardandolo da sopra gli occhiali.
- Sì piccola – fece lui, poggiando l’avanbraccio sul piano sporgente sopra la scrivania della ragazza – E ‘sti occhiali? –
- Solo per leggere – specificò lei.
- Quando hai la pausa? – domandò subito lui.
- Non ti basta vedermi a casa? – chiese lei, sistemandosi gli occhiali sulla testa.
- Ma a casa tua non si fuma mai! – si lamentò lui scherzosamente. La ragazza rise, poi rispose:
- Dalle quattro alle cinque ho pausa – spiegò – poi ancora un’ora e finalmente a casa –
- Sono qua sotto – disse lui, lasciandola sola.
- Chi è quel bellissimo ragazzo che ti ha appena parlato in inglese? – sussurrò la sua collega, seduta alla sua destra.
- Ehm… un amico – fece lei vaga.
 
10 Aprile 2010, H 7.09
 
- E’ vero – confermò lei ridendo.
Synyster sospirò e diede un ultimo tiro alla sigaretta, prima di lanciarla per terra, insieme a quella della ragazza. In quel momento, Ambra teneva le mani nella tasca della felpa nera che aveva indossato quella mattina, presa alla rifusa dall’armadio, mentre Synyster teneva le mani nelle tasche dei jeans e indossava un giubbotto di pelle beige: quegli attimi furono di completo silenzio in cui nessuno dei due seppe cosa dire, fino a quando Ambra tentò di fare conversazione. La loro ultima conversazione.
- Cosa farete quando tornate di là? – chiese a bruciapelo.
- Penso che continueremo con la stesura del nuovo album – disse vago – prima di venire qui abbiamo fatto un concerto a Long Beach, in California. Ma era tanto per “tranquillizzare” i fan, diciamo –
- Capisco – rispose annuendo.
- Tu, invece? –
- Niente di nuovo, continuerò con la  biblioteca – disse, facendo spallucce.
- Non hai un ragazzo con cui passare il tempo? – domandò il chitarrista incuriosito, osservandola.
Ambra scosse la testa lentamente: - No, non mi serve un ragazzo. O almeno non ora – si affrettò a dire, anche se credeva che Synyster sapesse già che lei fosse single.
Le storie romantiche della rossa italiana non erano mai state nulla di particolare: si ricordava ancora la sua prima vera storia, a diciotto anni, e durata fino ai venti; ed è stato a quel ragazzo che si era concessa per prima e quello, soprattutto, non lo avrebbe mai dimenticato. Ma dopo uno dei classici motivi per cui le coppie litigano, anche a loro due era successo lo stesso e così si erano lasciati; chissà che fine aveva fatto, il ragazzo.
- Te? – domandò Ambra – Zacky mi ha accennato ad una tua ex, ma non so altro –
- Ti avrà detto di Michelle – disse lui, serrando le labbra. La ragazza annuì: - Immaginavo . Ti dico solo che sono un uomo cornificato –
- Oh, mi dispiace… - disse la ragazza, passandosi una mano sulle labbra.
- Lascia perdere – continuò Synyster, sospirando – Non ci do più peso. L’unica pecca è che è successo tutto in questo periodo –
- Posso capire come ti senti –
Una voce all’alto parlante annunciò qualcosa con calma, ma nessuno dei due ci prestò attenzione.
- Giorgia starà più distaccata da Andrea, ora che Zacky sarà dall’altra parte del mondo? – domandò Synyster, osservando l’italiana e indicandole, con l’indice, “l’altra parte del mondo”.
- Sei davvero preoccupato per Zacky, vero? – Synyster annuì con decisione.
- Certo che lo sono. E spero solo che Giorgia non si dimostri immatura, altrimenti non merita l’affetto di Zacky – continuò lui, con serietà.
- Ha la testa sulle spalle, non preoccuparti – lo rassicurò Ambra, sorridendogli, ma distogliendo lo sguardo.
- Per che ora arriverete in California? – domandò lei, subito dopo.
- Penso… per le otto di sera – disse il moro – Come quando siamo arrivati qui –
- L’Italia è bella, vero? –
- Decisamente – iniziò – Ma soprattutto sono belle le persone – fece, osservandola sorridente con la coda dell’occhio. Lei arrossì leggermente e iniziò a muovere le braccia avanti e indietro, non avendo altro da fare.
- Sai una cosa? – domandò lui osservando il cielo, quel giorno particolarmente limpido – A Jimmy saresti piaciuta –
- Cosa? – fece lei – Io? –
- Sì, tu – rispose Synyster, tranquillamente – A parte il colore di capelli, che lui ama, sei una ragazza particolare… come lui –
- Mi sarebbe piaciuto conoscerlo – ammise lei, sorridendogli rassicurante.
- E a me presentartelo –
- Adesso stai tornando da lui – mormorò Ambra – Salutamelo -
Synyster le sorrise e poi le fece segno di rientrare, vedendo, dal vetro dell’aeroporto, che gli altri tre erano spariti.
- Muoviti Syn, che il volo lo hanno anticipato! – esclamò Zacky, facendo segno all’amico di raggiungerlo più rapidamente, una volta che il chitarrista li ebbe notati.
- L’hanno anticipato? – domandò Synyster raggiungendo il gruppetto con una piccola corsetta, seguito a ruota da Ambra. Zack annuì.
- E a che ora è? –
- Tra meno di un’ora – sbraitò Matt – Ma che problemi hanno i voli italiani? – continuò, agitando le braccia.
Giorgia guardò Ambra ad occhi lucidi e lei le sorrise amorevolmente e dicendole di stare tranquilla.
- Accompagnateci fino all’aereo – fece Synyster iniziando ad incamminarsi con gli altri due e vedendo le ragazze rimanere immobili.
- No, io non… -
- Sì, arriviamo – la sorpassò Giorgia.
- Così è peggio
- Almeno li salutiamo per  bene – spiegò lei e la trascinò con loro.
L’aereo era già lì, pronto per accogliere la gente che stava salendo e i ragazzi arrivarono ai piedi delle scalette.
Matthew abbracciò calorosamente sia Giorgia che Ambra, che ricambiarono affettuosamente e sorridenti la stretta: menomale che c’era lui!
Zacky poi si diresse da Giorgia, che non resistette e gli si gettò tra le braccia piangendo.
- Ehy, Gio… -
- Zack… Zacky – disse, tra una lacrima e l’altra – E’ solo che… ho paura di non rivederti –
- Stupida! Certo che ci rivedremo – le disse dolcemente, stringendola forte.
Ambra osservò la scena intenerita e con le lacrime che minacciavano di uscirle dagli occhi verdi, resi ancora più verdi dal  lucido dalle lacrime, quando qualcuno la girò, prendendola per i fianchi, dall’altra parte.
- Guai a te se piangi, okay? – le disse Synyster, per poi portarsela al petto e stringerla convulsamente. Ambra, inizialmente non si mosse, poi liberò le braccia dalla sua presa e gli strinse la schiena possessivamente.
- Non sto piangendo – disse con voce un tantino incrinata.
- Ehy piccola, guarda che torno, lo prometto – la rassicurò lui. Poi si voltò verso l’aereo, dal quale vide uscire il pilota per accertarsi che non mancasse nessuno – Mi sa che devo andare –
- Syn… -
- Ssh – disse sottovoce, con le labbra posate sui suoi capelli rossi, lasciandole un tenero bacio sul capo – Ci sentiremo – continuò dolcemente - Io ci sarò sempre. Conto in un tuo messaggio –
- Certo – disse lei, tirando su col naso. Ma nessuno dei due era intenzionato a lasciare la presa.
- Syn muoviti, se ci lasciano qui ti lincio! – gli urlò Matthew, l’unico che non vedeva l’ora di andarsene per poter riabbracciare la sua Valary.
Synyster rise e lasciò lentamente e di malavoglia la ragazza che gli sorrise e lo incoraggiò ad andare, evitando di fargli perdere il volo e così fecero Giorgia e Zacky.
- Ciao piccola, alla prossima volta – fece, donandole un ultimo sguardo, prima di salire definitivamente sui gradini dell’aereo.
- Ciao Syn – biascicò lei, sentendosi particolarmente felice di sentirsi chiamare piccola in quel modo così dolce, come non aveva mai fatto prima di quel momento.
Pochi secondi dopo video l’aereo decollare e rimasero ad osservarlo, una di fianco all’altra, fino a quando non lo videro sparire nel cielo.
- Sono andati – disse Giorgia.
- Sono andati – sospirò Ambra.
La bionda le poggiò delicatamente la testa sulla sua spalla e si lasciò coccolare dalla mano della ragazza che le percorreva teneramente il braccio, mentre la rossa continuava ad osservare il cielo, come ad aspettare qualcosa. L’immagine di Synyster che le sorrideva simpaticamente era ancora lì, impressa nella sua mente e non se ne sarebbe andata fino a quando lui non sarebbe ritornato, come promesso.
 
 
Oceano Atlantico, H 13.02, Orologio di Zacky
 
 
- Buongiorno Syn –
- ‘Giorno Zacky – bofonchiò lui, stropicciandosi gli occhi – Ho saltato il pranzo? –
- Esatto – disse l’altro, osservando Matthew alzarsi dal sedile per andare da qualche parte – Dove vai? –
- In bagno – disse lui frettolosamente, per poi sparire oltre gli altri posti a sedere.
- Sono sfinito – continuò Synyster, posizionandosi meglio sullo scomodo sedile – Non ne posso più di alzarmi presto –
- Ma se è successo solo due volte! – protestò divertito il chitarrista.
- Due volte bastano e avanzano – rispose l’altro, sospirando – Mi passi quello? – chiese poi, indicando un panino avvolto in pezzo di Scottex. Zacky lo prese e glielo lanciò in malo modo.
- Da quanto siamo in viaggio, quindi? – domandò, tra un boccone e l’altro.
- Quasi cinque ore – fece Zacky, incrociando le braccia al petto.
Quella prima parte del viaggio era stato un trauma per il chitarrista acustico: Matthew aveva passato le prime tre ore a dormire, poi si era svegliato e aveva deciso di ascoltare un po’ di musica dalle cuffiette, col cellulare, perciò si era isolato dal mondo per la seconda volta; Synyster aveva passato tutta la mattina, fino a qualche istante prima, a dormire, russare e andare in bagno. Zacky era quindi rimasto, come al solito, l’unico sveglio e senza niente da fare e il fatto che avesse la mente completamente svuotata era stato anche un modo per autoconvincersi a chiudere un occhio, ma non era servito, perché, stranamente, non avvertiva alcun senso di stanchezza, a differenza degli altri due. Sentiva la lontananza da Giorgia che aumentava sempre di più e non riusciva a capacitarsi del fatto che quei venticinque giorni fossero già passati; ma non era l’unico a non rendersi conto di tutto ciò. Infatti, anche a Synyster sembrava impossibile che quel mesetto fosse passato, anzi, fosse volato, in pochissimo tempo: si erano davvero divertiti tantissimo insieme a quelle due ragazze italiane, con due caratteri diversi, quasi opposti, ma che sapevano colpirti, dritto nel petto.
- Non hai sentito Giorgia? – domandò Synyster, dopo aver divorato il panino al prosciutto e fontina.
- No – fece lui, leggermente rammaricato – Le ho inviato dei messaggi, ma non mi ha risposto a nessuno. E menomale che reputavo una fortuna il wi-fi dell'areo... –
- Sarà ancora sotto shock – spiegò lui, alzando le spalle – Ho visto com’era ridotta all’aeroporto – Zack annuì, convincendosi di ciò.
- Tu, Ambra? –
- Non ho il suo numero – rispose Synyster, con tutta la calma che possedeva, mentre Zacky sgranava per pochi attimi gli occhi.
- E perché non te lo sei fatto dare? – chiese, abbastanza sconcertato mentre divaricava leggermente le braccia e osservava l’amico.
- Calmo Zack, le ho dato il mio – lo tranquillizzò l’altro chitarrista – Le ho detto che doveva scrivermi lei –
- Secondo te lo farà? –
- No, non lo so – confessò Syn, mordicchiandosi l’unghia dell’indice della mano sinistra, sopra a cui vi era tatuata la lettera B. La ragazza, all’aeroporto, le era sembrata abbastanza giù di morale per la sua partenza e gli aveva anche promesso che gli avrebbe scritto, ma ciò non confermava nulla, quindi, a Brian, non restava che aspettare e sperare che la rossa si facesse sentire, il più presto possibile.
Zacky riprese a guardare fuori dall’oblò e Synyster ritornò a sonnecchiare poco dopo.
Le partenze sono sempre peggiori degli arrivi, pensarono all’unisono.
 
 
Eccomi! scusate il ritardo di un mese, ma mi sono ammalata D:
Questo capitolo, devo ammetterlo, mi ha fatto un certo effetto scriverlo. Non so perché, ma l’idea che i protagonisti si debbano lasciare ha commosso persino me, la scrittrice lol xD
Però sono felice delle tante visualizzazioni di questa umile storia che io, personalmente parlando, amo tanto e a cui tengo davvero!
Un grazie a tutti e ci sentiamo presto, al prossimo capitolo!
 

 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


Milano, 15 Aprile 2010 H 10.47
 
- Sono a casa! – esclamò l’acuta voce di Giorgia, seguita, subito dopo, dal rumore di una porta che si chiudeva sonoramente.
- Hai comprato tutto? – urlò dall’altra stanza Ambra, che si era svegliata solo mezz’ora prima ed era intenta a far colazione. La bionda la raggiunse in cucina e le mostrò i due sacchetti della spesa, colmi di roba.
- Tutto tutto – confermò lei, annuendo – Mi dai una mano? –
Ambra annuì e finì di masticare l’ultimo biscotto, poi mise in lavastoviglie la tazza, il piatto e il cucchiaio, sistemò nella dispensa i biscotti e raggiunse l’amica.
- E questi? – chiese la rossa, tirando fuori da uno dei due sacchetti un pacchetto di cioccolatini, che non ricordava di aver scritto nella lista della spesa che aveva consegnato a Giorgia.
- Una piccola aggiunta – disse sorridente – Non abbiamo mai cioccolato in casa –
- Già – fece Ambra – Da quando se ne sono andati loro non abbiamo più comprato dolci –
- Già – ripeté la bionda, cercando di scacciare i tristi pensieri dei ragazzi dall’altra parte del mondo.
Però, alla fine, era vero quello che aveva detto la rossa: i tre americani erano tre bambini golosoni e vogliosi di dolci, cioccolato e zuccheri vari, per questo  in quei, precisamente, venticinque giorni in cui erano stati da loro due, il loro frigo aveva ospitato barrette di cioccolato, bastoncini di liquirizie e altri dolciumi vari. Non che le ragazze fossero particolarmente attente alla dieta, assolutamente, ma se avessero iniziato a comprare tutte le schifezze che attirano la maggior parte delle persone a quell’ora sarebbero, a detta di Ambra, due palle che rotolano.
La ragazza, inoltre, aveva evitato accuratamente di dire i nomi degli americani, per evitare di suscitare rammarico e dispiacere nei confronti della bionda, che, essendo passati solo cinque giorni dalla loro partenza, suscitava nella ragazza crisi di pianto e notti insonnie. Ma lo aveva fatto, sotto sotto, anche un po’ per sé stessa: reagiva diversamente dall’amica, quello era vero, infatti non aveva mai pianto la notte o cose simili, ma comunque sentirli anche solo nominare suscitava in lei una profonda tristezza, che mai avrebbe pensato di poter provare per loro… o per lui.
- Non hai ancora scritto a Synyster, vero? – domandò curiosa la bionda, con l’aria però di chi conosce già la risposta, finendo di riporre sugli scaffali del frigo le cibarie acquistate.
Ambra scosse la testa e la bionda la guardò storta.
- Gli hai promesso… -
- Gli ho promesso, è vero – disse lei – Ma non che gli avrei scritto subito – si affrettò a precisare, facendo fuoriuscire la parte più fredda del suo carattere.
- Stronza – sibilò l’altra, quasi divertita.
- Sei l’ultima che può parlare – iniziò Ambra, iniziando a ridere – Zacky ti ha tartassato di messaggi i primi due giorni e tu gli hai risposto solo l’altro ieri! –
- Touché – disse lei, mimando un’alzata di cappello e arrendendosi.
Quando finirono di sistemare la spesa, Ambra si rivolse all’amica, accorgendosi solo ora che la bionda non era al lavoro.
- Ma non vai al lavoro, oggi? –  domandò, cercando anche di sviare il discorso “americani”.
- Il giovedì ho il giorno libero – disse – Anche tu? –
- No, io il martedì e il giovedì ho il turno al pomeriggio –
Giorgia inspirò a fondo ed annuì, per poi lasciare la rossa da sola in cucina.
Una volta entrata in una delle due camere, si gettò nel letto in cui aveva dormito Zacky nel suo periodo di sosta in Italia e schiacciò a fondo la faccia sul cuscino, odorandone il profumo.
- Sa ancora di lui… - mormorò dolcemente, sistemandosi meglio sul letto.  Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.
 
 
Huntington Beach H 18.47
 
 
- Johnny, piantala! – sbraitò Synyster puntando un dito della mano destra contro il bassista della sua band, che stava giocherellando allegramente con la manovella della Schecter nera e bianca del chitarrista. Il nanetto mollò all’istante la manovella e lasciò andare la chitarra sul divanetto di casa Haner.
- Dai, calmati, non te la disfo – disse l’altro ridendo.
- Corro il rischio – disse lui, accarezzando gelosamente la sua chitarra, una volta recuperata – E io disfo te, se succedesse –
- Sei insopportabile in ‘sto periodo, lo sai? – fece Johnny scherzando, ma con una nota di serietà nella frase.
- Concordo – intervenne Zacky, buttandosi a peso morto sul divano, di fianco a Synyster, che ora si trovava in mezzo ai due.
- Stai muto, Vengeance – celiò lui – E’ una settimana che sei sempre incazzato –
- E tu sei sempre irascibile – continuò Johnny, portando le mani dietro la testa e sistemandosi più comodamente sui cuscini. Syn fulminò il biondino con lo sguardo e quest’ultimo distorse subito lo sguardo canticchiando innocentemente.
Ma in quel periodo era vero che i due chitarristi della band fossero sempre seri, cupi in volto e perennemente arrabbiati col mondo, senza che nessuno in particolare combinasse qualcosa: bastava che a Synyster osassero solo guardare la sua amata Schecter per farlo brontolare e che nessuno osasse fare battute poco carine sul fisico non perfettamente in linea di Zacky. Gli altri tre ragazzi e musicisti se ne erano accorti non appena Matt, Synyster e Zacky avevano fatto ritorno dalla vacanza in Italia, della quale nessuno dei due (solo Matt aveva raccontato qualcosa e aveva insegnato agli altri due, Mike e Johnny, qualche parola di italiano) aveva mai proferito qualcosa. Quel periodo di sosta aveva sì fatto bene ai due, ma li aveva anche riportati indietro con le idee fin troppo chiare: Synyster, ad esempio, era partito con ancora in mente la testolina bionda di Michelle ed era tornato senza neanche ricordarsi di lei, quando aveva trovato, all’Aeroporto di Los Angeles, la sua gemella, Valary; a dirla tutta, però, Mike e Johnny era stati felicissimi che almeno loro tre avessero potuto staccare per un po’ da tutto e soprattutto dall’America, ma, a quanto pare, non era servito a un granché.
Ma il motivo per cui, soprattutto, Syn era arrabbiato, era un altro: lui aveva mantenuto subito la promessa ad una certa ragazza italiana dai capelli rossi e gli occhi verdi ed era andato a trovare Jimmy salutandogli la ragazza e parlandone, di lei, al batterista; Ambra, invece, non gli aveva ancora scritto niente.
Avrebbe anche voluto ringraziarla per aver ritrovato, nella sua valigia, il cappello per cui avevano discusso in quel negozio di Milano, ma, ovviamente, non poteva farlo senza il suo numero.
- Ma non avete raccontato niente dell’Italia! – si lamentò, ad un tratto, il bassista.
- Chiedi a Matthew – disse Zacky – Io non ho voglia di raccontare –
- Matthew sa tutto – gli diede man forte Synyster.
- Siete… siete… oh, non so neanche cosa siete! – sbottò all’improvviso il nanetto, alzandosi e imprecando qualcosa contro i due, mentre cambiava stanza.
Una volta rimasti soli, i due poterono parlare tranquillamente.
- Non ti ha ancora scritto, vero? – domandò Zack, guardando fisso davanti a sé, nonostante conoscesse già la risposta.
- No – disse lui, con tono leggermente irato, mentre osservava la sua chitarra poggiata sulle proprie cosce. Che si fosse solo illuso?
- Conosco abbastanza bene Ambra – iniziò Zacky, quasi intuendo i pensieri dell’amico – Se sarà necessario ti scriverà –
- Se sarà necessario? – chiese quasi sconvolto Brian.
- Cosa ti aspettavi, scusa? – fece l’altro, aprendo le mani – Ricordati con chi hai a che fare –
- Che esagerazione – commentò Synyster – Non è la regina d’Inghilterra, un minuto per me lo dovrà pur avere –
- Appunto – continuò Zack – Non è la regina d’Inghilterra, è Ambra – Syn roteò gli occhi verso di lui.
- Per quanto ancora dovrò aspettare? – domandò, passandosi una mano tra i capelli, per colpa dei troppi pensieri.
Zacky scosse la testa e alzò le spalle e vide l’amico prendersi il viso tra le mani. Tanto sgomento un cavolo di messaggio… ma quando mai?
 
 
Milano H 21.03
 
- Tu che prendi? – chiese la bionda, facendo svolazzare una massa di capelli lisci, voltando la testa verso l’amica seduta di fianco a lei.
- Mmh… un marocchino – concluse poi, ricambiando lo sguardo. La ragazza annuì e fece il numero 2 con le dita riferendosi ai caffè appena ordinati, di fronte al cameriere che stava sparecchiando la loro tavola, dopo che le ragazze ebbero finito di mangiare.
Per quella sera, Ambra e Giorgia avevano deciso di sforare gli schemi e dedicarsi una serata come si deve, perciò erano uscite per le 19.30 di casa e si erano recate in uno dei ristoranti di Milano, posti di fianco all’immensa cattedrale, meglio conosciuta come Duomo. Appena il cameriere le ebbe lasciate nuovamente sole, Giorgia riprese a parlare.
- Sarà la quinta volta, forse, che te lo ripeto, ma secondo me dovresti scrivergli –
- Ho detto di no – rimase sulle sue idee Ambra, mentre guardava di sottecchi la ragazza, che sospirò.
- Anche se non hai niente da dirgli potresti almeno chiedergli come sta o se il viaggio è andato tutto bene –
- Lui sta bene e il viaggio è andato in ugual modo, fine – concluse lei, levandosi il tovagliolo da sopra le gambe accavallate, fasciate da eleganti leggins neri.
- Perché non vuoi scrivergli? Me lo dici? – chiese lentamente Giorgia, osservandola sbattendo le ciglia.
- Perché…. Perché non voglio sembrare ossessiva – ammise lei, mordendosi il labbro inferiore.
- Magari sta aspettando che tu gli scriva –
- Oppure no –
Giorgia alzò gli occhi al cielo e decise di non risponderle per evitare di aggredirla verbalmente: sapeva benissimo che l’amica e coinquilina moriva dalla voglia di scrivere al ragazzo, ma era troppo orgogliosa da potersi permettere questo “sgarro”. Anche se, prima o poi, avrebbe dovuto farlo.
Anche Ambra stava convincendo sempre più, se stessa, che non avrebbe potuto continuare a lungo in questa maniera: erano passati solo cinque giorni, era vero, ma erano allo stesso tempo tanti. E lei non aveva ancora scritto niente al ragazzo, aveva solo salvato il numero nella rubrica. Okay, era vero, aveva provato varie volte a digitare qualcosa nella casella di testo, ma un attimo prima di premere INVIA aveva cancellato tutte le parole in pochi secondi. Perché aveva così paura di scrivergli, dannazione? Sarebbe stato un semplice messaggio inviato ad un ventottenne che, in quel momento, si trovava precisamente dall’altra parte del mondo e che non avrebbe avuto la possibilità di incontrare per strada, quindi, alla fine, erano solo dei complessi fisici e mentali che si stava facendo la ragazza. In più aveva scoperto di volergli bene e di essersi affezionata a lui, anzi, glielo aveva addirittura dimostrato: se fosse stato lui, l’avrebbe già odiata e dimenticata.
E quindi, forse, fu proprio quel pensiero improvviso a spingerla a digitare, alla svelta, qualche parola buttata lì per iniziare una conversazione, sotto lo sguardo curioso e soddisfatto di Giorgia.
- Non osare commentare – la linciò all’istante la rossa, riponendo subito il cellulare nella borsa.
- Posso fare una domanda, almeno? – domandò sorridente la bionda, che non ricevette risposta. Per questo, chiese comunque: - Cosa ti ha spinto a farlo? –
- Tu – fece Ambra, per niente convincente – Stressavi troppo – Giorgia rise.
- A cosa pensavi, poco fa? –
Ambra sospirò e si arrese, per l’ennesima volta: - Diciamo che se io non gli avessi ancora scritto, ma fossi in lui… mi sarei già odiata –
- Paura di essere odiata da lui, quindi – concluse Giorgia, con un sorriso più che soddisfatto e compiaciuto – Grazie – disse, subito dopo, quando arrivò il cameriere a porgere loro due tazzine piene di un liquido marroncino. Ambra sorseggiò il caffè, decisamente più rilassata.
 
 
Huntington Beach H 23.49
 
 
- Supera, supera…  e goal! – strillò Matthew balzando in piedi e stringendo convulsamente il joystick, con la mano sinistra e continuando  ad esultare.
- Tu imbrogli e basta! – si lamentò Synyster, lanciando il suo joystick dietro di sé e facendolo atterrare con un tonfo sul divano. Poi si alzò e afferrò il cellulare che aveva mollato malamente sul tavolo in legno al centro del salotto, vedendo che si era illuminato all’improvviso.
- Non ho barato – disse Matt, calmandosi.
- Dare gomitate agli altri giocatori cosa vuol dire? – si affrettò a domandare Zacky, schernendolo. La partita lo aveva riattivato, doveva ammetterlo e avrebbe dovuto ringraziare Matt che sapeva sempre come distrarre le persone.
- Non lo facevo apposta – si giustificò lui, andando a spegnere la console ed estraendo il DVD dal lettore.
- Solita scusa delle braccia troppo grosse, eh? – fece Zacky. Matthew gli bofonchiò qualcosa che lui non comprese.
- Ehy Syn, provi con me due accordi? – propose, quindi, Zacky, trovando l’amico con la testa rivolta verso il tavolo ad un passo da lui, immobile. Il ragazzo non rispose.
- Syn? – domandò ancora, avvicinandosi a lui – Oh… - disse solo, in seguito, quando osservò il display del ragazzo illuminato:
 
SMS From [Numero Sconosciuto] To Synyster H 23.05
Ehy, indovina chi sono. Piaciuta la sorpresa nella valigia?
 
- Ci ha messo meno del previsto – fece Zacky, quasi incredulo, beccandosi un’occhiataccia da Synyster.
- Non le rispondi? – domandò subito dopo il chitarrista, osservando l’amico fermo impalato a rileggere il messaggio.
- E se non fosse lei? – chiese, invece, il moro.
- E quante altre persone con un numero che non hai nella rubrica ti avrebbero messo il suo cappello nella valigia? – sbraitò Zacky, a braccia conserte. Poi lo abbandonò brontolando qualcosa sulla sua corta capacità mentale.
Synyster fissò ancora qualche istante il display, poi si decise a digitare qualcosa.
 
SMS From Synyster To Ambra H 23.09
Ambra… vero? Grazie del cappello e… non ci speravo più in un tuo messaggio.
 
La risposta non tardò ad arrivare.
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.10
Idiota, te lo avevo promesso, solo che non ho promesso quando. Per il cappello… figurati, mi sentivo quasi in dovere.
SMS From Synyster  To Ambra H 23.12
Io ho un tuo ricordo, tu non ne hai uno mio…
SMS From Ambra To Synyster H 23.16
Ho ancora la matita nera che hai usato tu. Penso che posso considerarlo un tuo ricordo dato che ci sono i tuoi germacci americani sopra.
[Syn sorrise a quel messaggio]
SMS From Synyster To Ambra H 23.19
Mi manchi, piccola.
H 23.34
- Ambra, ti prego, rispondi – sussurrò a denti stretti, continuando a bloccare e sbloccare il telefono sperando di ricevere una sua risposta. Aveva così esagerato con quella frase? Era già passato un quarto d’ora e la ragazza non aveva ancora risposto.
- Hai parlato con Ambra, quindi? – chiese Zacky, facendo eruzione in salotto sbadigliando rumorosamente.
- Sì, fino a qualche minuto fa –
- E ora? –
- Le ho scritto che mi manca e… - disse, deglutendo a quella frase, non essendo abituato a tanta tenerezza – E non mi ha risposto –
- Le donne – fece Zack vago. Ma in quel momento il display si illuminò di nuovo, con sommo piacere di Brian.
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.35
Ero andata a far la doccia, Giorgia mi ha costretta. Ora vado a dormire, sono sfinita, ci sentiamo presto okay? Di a Zacky che la bionda lo saluta.
 
- Lo sapevo che non dovevo scriverglielo – commentò Synyster, sospirando e digitando una risposta degna per la ragazza che sembra aver saltato apposta il messaggio del chitarrista, sotto lo sguardo curioso di Zacky puntato sul display. Ma in un attimo si ritrovò a cancellare il testo digitato, appena in tempo, essendogli arrivato un ulteriore messaggio:
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.36
Ah, manchi anche tu idiota.
 
Synyster sorrise, e nemmeno un ebete sarebbe mai riuscito a raggiungere quel sorriso sghembo e da idiota che in quel momento gli si era stampato in volto.
 
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No ragazzi, non sono morta ahaha :'D 
Lasciando perdere le complicatezze che mi hanno impedito di aggiornare... la storia! 

Come vedete, questo capitolo spiega, più che altro, come si sentono i personaggi dopo le varie partenze e lasciate, per il prossimo si vedrà ;)
Aspetto recensioni, ciao! :D
 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Milano, 16 Aprile 2010 H 06.32
 
- Ma chi è che rompe a quest’ora? – bofonchiò Ambra, sentendo il suo cellulare squillare e udendo lo scream iniziale di Let’s get it cracking*. Afferrò malamente l’apparecchio telefonico tastando più volte sul comodino e infine si coprì gli occhi quando la luce del display le arrivò, all’improvviso, sul viso assonnato.
- Pronto? – chiese acidamente, quando premette la cornetta senza nemmeno vedere chi la stava chiamando.
- Non troppa allegria, eh piccola? – rise la voce sarcastica di Synyster, che, al contrario suo, era più che allegro.
- Vorrei vedere te, se ti chiamassero alle sei del mattino – ribatté con sicurezza la ragazza, passandosi una mano sugli occhi.
- Come le sei del mattino? – domandò il ragazzo stranito – Se sono le due del pomeriggio! – concluse poi, dopo essersi, presumibilmente, messo a guardare l’orario da qualche parte.
- Sì, lì da te sono le due del pomeriggio – rispose lei – Idiota, io sono in Italia e qui sono le sei del mattino! –
- Cazzo è vero! – fece lui, schiaffeggiandosi una mano sulla guancia e provocando un rumore sordo, ma che Ambra riuscì ad udire comunque, dall’altra parte della cornetta – Non crolla il mondo per questo, vero?  –
- Non preoccuparti  – marcò lei sarcastica, sbadigliando – Dovevi dirmi qualcosa? –
- Veramente volevo un po’ di compagnia… - ammise lui, mordicchiandosi un labbro – Johnny è uscito con la ragazza e lo stesso Matt. Zacky sta riposando –
- Povero, tutto solo… - fece Ambra sarcasticamente e scoppiando a ridere da sola.
- Sì, sono tutto solo e tu sei antipatica – ribatté il ragazzo, ma mantenendo, in ogni modo, il sorriso sulle labbra – Anzi, no, una cosa ci sarebbe… -
- Sentiamo –
La ragazza sentì Synyster sospirare e aspettò che parlasse, mentre lei si rigirava e si sistemava meglio nel letto  che era quasi completamente disfatto.
- Come mai hai aspettato così tanto per scrivermi? –
- Lo sapevo – fece lei, dando voce ai suoi pensieri e inspirando profondamente.
- Lo sapevi? –
- Sì, mi aspettavo questa domanda – spiegò la rossa – Anche Giorgia me l’ha chiesto un po’ di volte – concluse, per poi voltarsi verso la sua coinquilina che dormiva accanto a lei.
- E quindi… -
- Quindi non ti ho scritto perché non lo ritenevo ancora necessario, non sapevo cosa dirti –
A Synyster tornarono in mente le parole di Zacky: Se sarà necessario ti scriverà. Cazzo, aveva ragione.
- Chiedermi come stavo dopo il viaggio non mi sarebbe dispiaciuto, sai? – Ambra ebbe una sorta di deja vu.
- Scusami tanto se ero distrutta e se, soprattutto, anche Giorgia lo era! – disse Ambra, alzando leggermente la voce.
- Il giorno dopo? – provò ancora lui, non convinto affatto di ciò che le aveva appena riferito la ragazza.
- Il giorno dopo… oh, Synyster! Accontentati che ti abbia scritto –
- Quindi mi hai scritto perché non avevi niente da fare? – domandò lui ancora, alzando un sopracciglio e cambiando la mano con cui stava reggendo il telefono.
- Syn, piantala, non sei un bambino. No, non ti ho scritto perché non avevo niente da fare, semplicemente volevo sentirti –
- Mi devo fidare? – domandò, dopo attimi di silenzio.
- Ti devi fidare – continuò lei, con sicurezza.
Synyster sospirò nuovamente.
- Va bene, allora ti lascio dormire –
- Non sei arrabbiato, vero? – si informò lei, riabbassando il tono di voce.
- No piccola – non riesco arrabbiarmi con te e qualcuno mi deve spiegare il perché  – Scrivimi quando hai voglia –
- D’accordo, a dopo –
Synyster la salutò e riattaccò per primo.
Subito dopo, la ragazza rimise il cellulare al suo posto e tentò di riaddormentarsi, dato che meno di un’ora dopo si sarebbe dovuta svegliare per raggiungere la biblioteca, il suo posto di lavoro, con scarso successo; era strano, ormai, sentirti chiamare piccola, come se fosse il nome di battesimo, ma allo stesso tempo era anche fantasticamente piacevole. Le veniva il sorriso spontaneo ogni volta che il ragazzo la chiamava in quel modo e sperava che non smettesse più di farlo: all’inizio, era vero, non aveva apprezzato particolarmente quel soprannome, forse perché all’inizio lo aveva trovato più un offesa che un nomignolo. E forse era solo perché nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo tanto dolce e tenero: nessuno dei suoi ex ragazzi, infatti, aveva provato a chiamarla così senza essere sgridato o ripreso, in qualche modo, da lei. E invece Synyster non aveva ceduto: aveva continuato a chiamarla in tale modo fino a quando lei non si era arresa e forse aveva fatto davvero bene.
H 12.00
- Rafaelle, puoi venire un secondo? – chiese la rossa, con gli occhiali poggiati sulla punta del naso, mentre controllava seria una lista di romanzi segnati sul computer della sede della biblioteca. La collega lasciò la sua postazione in pochi istanti e la raggiunse, accovacciandosi di fianco alla sedia girevole su cui vi era la ragazza che l’aveva chiamata.
- E questo? – domandò Ambra, una volta notata la ragazza, mentre indicava con l’indice della mano sinistra un libro evidenziato in giallo, di fianco al quale non vi era il solito pallino verde per gli ordini completati e pagati.
- Evidentemente il cliente non ha ancora pagato o non ha riportato indietro il libro – concluse lei, studiando il titolo del romanzo con interesse – Quanto tempo ha, ancora? –
- Controllo – disse la rossa, digitando qualcosa sulla tastiera e selezionando l’articolo – Una settimana –
- Dammi il nome che lo metto in lista e lo contatto –
- D’accordo – disse Ambra e le lesse il nome. Poi si tolse gli occhiali e li poggiò sulla scrivania, sospirando stancamente.
- Tutto bene? – domandò con fare preoccupato la mora.
- Sì sì – rispose lei vaga – Sono solo molto stanca –
- Io te l’ho detto di riposarti un po’ – continuò la ragazza, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio – Senti, ma quel bel ragazzone che ti è venuto a far visita tempo fa? Non l’hai più sentito? – chiese curiosa, cambiando discorso. Ambra strabuzzò gli occhi e si girò verso di lei di scatto, come se si fosse svegliata all’improvviso.
- Ambra, c’è qualcosa che devi dirmi? –
- No, non preoccuparti – spiegò lei – O meglio… non è niente di preoccupante
- Sicura? –
- Sicurissima –
- Sono tutta orecchie allora! – esclamò sorridente la ragazza, tendendo le orecchie e preparandosi ad ascoltare. Ambra sospirò e si preparò al racconto.
 
 
Huntington Beach H 20.00
 
 
- Dimmi che non tocca a me… - iniziò Brian, vedendo entrare dalla porta sia Matt sia Valary, che lo salutarono calorosamente e con sorrisi a trentadue denti – Matt, dimmi che non tocca a me –
Il ragazzo dagli occhi verdi richiuse la porta dietro di sé, continuando a tenere una mano sul fianco della moglie: - Se vuoi non te lo dico –
- Simpatico – fece Synyster, sorridendo amaramente.
- Fatti aiutare da Zacky se per te è così terribile – proseguì il cantante – E poi dai, Syn, devi solo cucinare! –
- Senti sparisci e fai le tue porcate con Valary – la buttò lì Synyster, indicandoli con la mano, per poi andarsene lui dalla stanza per cercare Zacky, mentre Matt scoppiava a ridere e la moglie avvampava.
Brian sapeva perfettamente che quando Johnny era con la fidanzata e Matthew con la moglie, toccava sempre a lui o all’altro chitarrista cucinare, per evitare di far scomodare Mike, l’ospite. Peccato che Synyster odiasse cucinare, anche perché non sapeva affatto farlo, a differenza di Zack che, ai fornelli, qualcosa riusciva a combinare.
- Zacky? – chiamò, girando per casa Haner. In quel periodo suo padre, meglio conosciuto come Papa Gates, era fuori per lavoro con la moglie e Synyster era libero di ospitare chiunque in casa propria (e per chiunque si intendeva la band al completo).
- Cosa c’è? – domandò stancamente l’amico, dalla stanza del ragazzo. Synyster varcò la soglia di camera sua e trovò Zacky intento a svogliare lentamente un album di foto, seduto scomodamente sul suo letto.
- Cosa stai guardando? – gli domandò mentre si avvicinava al moro e gli si sedeva accanto, allungando il collo per osservare le foto.
- Ho preso un album a caso da lì – rispose, indicando con la testa la scrivania – Evita di farmi la paternale perché ho toccato le tue cose – disse, senza alzare lo sguardo dalla pagina in cui era. Vi era un’unica grande foto che occupava tutta la busta dell’album e vi era la band al completo alla fine di un concerto: Brian spaparanzato su un divano con James, e Zachary seduto in mezzo a loro e dietro il divano vi era Johnny, preso per il collo da Matthew che sorrideva teneramente mostrando le sue favolose fossette.
- Duemila e sette, mi sembra – disse Synyster, sorridendo nostalgicamente alla vista di quella foto. Quanto gli mancavano quei momenti e, soprattutto, quanto gli mancava James: era stato sicuramente il più sveglio del gruppo, senza di lui molte canzoni non sarebbero esistite e soprattutto loro non sarebbero esistiti, gli Avenged Sevenfold. Ma era anche un ragazzone che sapeva come divertirsi e far ridere, in ogni situazione sapeva cogliere l’ironia e sapeva tirare fuori il meglio delle persone e nonostante la stazza, dato che era alto un metro e novantatré centimetri belli tondi, era buono come il pane. Synyster si ricordava ancora di come l’aveva conosciuto casualmente nel negozio metal e di come erano diventati inseparabili e del periodo in cui Jimmy aveva vissuto a casa sua, con suo padre, Papa Gates. Ricordava ancora perfettamente che la nascita del nome “Synyster Gates” era dovuta ad un’uscita con lui, ricordava di quando, da ubriaco, aveva gridato per tutta una serata Pink is the new black! e di come James l’aveva preso in giro per quel fatto fino sfinimento. In breve, ricordava tutto, dal minimo dettaglio alla cosa più ovvia; ed era un bene questo, assolutamente, poiché poteva, in questo modo, mantenere in vita il suo amico e compagno di band, come se fosse accanto a lui e gli stesse raccontando ciò che gli stesse succedendo in quel momento. Adesso, infatti, Jimmy saprebbe come comportarsi con Ambra, saprebbe come prenderla; ma quante cose avrebbe dovuto sapere Jimmy, quante!
I have so much to say and you’re so far away.
Brian alzò la testa di scatto dalla foto che stava osservando e si alzò dal letto, mentre Zacky lo seguiva con lo sguardo. Si avvicinò alla scrivania e estrasse dal portapenne una biro nera, poi prese un foglio dal cassetto e ritorno sul letto, afferrando la chitarra posta li vicino, rovesciandola e utilizzandola come tavolo sulle sue cosce.  Posò il foglio e iniziò a scrivere, dato che le parole gli venivano come automatiche, nella sua mente.
 
Never feared for anything
Never shamed but never free
A life that healed a broken heart with all that it could
Live a life so endessly
Saw beyond what other see
I try to heal your broken heart, with all that I could
 
- Will you stay? Will you stay away forever? – suggerì Zachary, intuendo le intenzioni di Synyster. Quest’ultimo annuì, serrando le labbra e iniziando a sentire gli occhi pungergli.
 
How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you’re so far away



Plans of what our futures hold
Foolish lies of growing old
It seems we’re so invincible
The truth is so cold
A final song, a last request
A perfect chapter laid to rest
Now and then I try to find a place in my mind

 
Synyster si voltò nuovamente verso l’amico che gli prese la biro e in pochi secondi scrisse qualche parola, per poi ripassare la penna al ragazzo, che ora tremava vistosamente.
 
Will you stay? Will you stay awake forever?
How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you’re so far away

 
Sleep tight, I’m not afraid
The ones that we love are here with me
Lay away a place for me
Cause as soon as I’m done I’ll be on my way
To live eternally



How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
And the light you left remains but it’s so hard to stay
When I have so much to say and you’re so far away

 
[Synyster cominciò a scrivere sempre più malamente e velocemente le parole, rischiando di strappare il foglio]


I love you
You were ready
The pain is strong enough despite
But I’ll see you
When he lets me
Your pain is gone, your hands are tied
So far away
And I need you to know
So far away
And I need you to need you to know

 
Synyster scrisse il titolo della canzone alla rinfusa e poi gettò il foglio per terra, spostò la chitarra e scoppiò in un pianto disperato, prendendosi la testa tra mani. Zachary, lì di fianco a lui, non poté fare altro che circondargli il braccio con le spalle e accarezzargliele teneramente, facendogli sentire la sua vicinanza.
- Mi manca Zacky, mi manca tanto – continuò a ripetere il ragazzo, tra le lacrime.
- Anche a me manca… manca a tutti, Syn – concluse a voce bassa il chitarrista, mentre sospirava e cercava di non piangere anche lui. Non era solito piangere, da parte di Synyster, ma dopo quello che aveva appena creato, quello sfogo se lo meritava a pieno.
H 20.30
Synyster continuava a rigirarsi il foglio per metà accartocciato tra le mani: non sapeva che fare, non sapeva se considerarlo un suo “piccolo” sfogo personale oppure farlo vedere a Matthew per proporgli un qualcosa di nuovo. Non voleva aggiungere altro malumore in più, in quella casa, ma prima o poi, a parte Zacky ovviamente, qualcuno avrebbe saputo di questo testo, che lo scoprissero da soli o per mano di Synyster. Non sapeva nemmeno se sarebbe piaciuta, magari sarebbe stata impossibile da registrare, non aveva trovato neanche una melodia per il testo. Magari era destinato a rimanere chiuso in un cassetto per sempre, senza che nessuno ne avrebbe saputo mai qualcosa.
Si alzò dal letto sul quale era rimasto seduto fino a quel momento e lentamente raggiunse la porta, stringendo il testo tra le mani; nel momento in cui strinse la maniglia, però, si voltò verso il punto sul quale si era seduto prima e poi spostò nuovamente lo sguardo sul foglio. Ritornò indietro e lasciò la carta sul materasso, poi uscì definitivamente dalla stanza, scendendo le scale e raggiungendo gli altri in salotto, intorno al tavolo da pranzo.
- Oh, è vero… - disse il chitarrista, mentre raggiungeva gli altri e osservando i cinque cartoni di pizza posti sul tavolo davanti a Matthew che li stava aprendo.
- Tranquillo – rispose quest’ultimo, sorridendogli comprensivo. Synyster si sedette di fianco a Zacky, che ricevette subito la pizza.
- Hai deciso di farlo vedere a qualcuno? – gli domandò all’istante, approfittando della confusione che si stava creando, dato che Matt aveva aperto un cartone di pizza che non corrispondeva alla descrizione di nessuna delle pizze che avevano voluto i ragazzi.
- No – rispose semplicemente il ragazzo, decidendo di prendersi lui la pizza che aveva creato subbuglio, afferrandola dalle manone del cantante.
- Falla vedere almeno a Matthew… oh, no, a Mike! Ci potrebbe lavorare su – propose il ragazzo, allargando gli occhi verdi. Synyster sospirò e smise di staccare pezzi di pizza e si voltò verso l’amico.
- Ne possiamo parlare un’altra volta? –
- Oh… sì, certo – borbottò Zacky, dando un generoso morso ad uno dei suoi tranci alla salamella piccante. Il resto della cena passò particolarmente silenzioso, silenzio interrotto solo dai sonori rutti di Jhonny.
- Com’era la pizza ai funghi? – domandò appunto un  Jhonny sorridente a Synyster, una volta finita la cena.
- Era ai funghi? – domandò perplesso – Comunque non male, dai –
- E… cos’hai combinato al posto di cucinare? – domandò il bassista nuovamente, non riuscendo a tenere a freno la curiosità.
- Niente – rispose, con fin troppo serietà, il chitarrista.
- Non ti credo – tentò ancora.
- Libero di non farlo – continuò Syn e lasciò Jhonny da solo, in cucina, mentre ripercorreva le scale e si chiudeva per la seconda volta in camera sua.
Afferrò il telefono e cerò un numero nella rubrica, cliccò sul nome e attese.
- Pronto? –
- Ambra, devo farti sentire una… cioè, leggere una cosa – disse all’istante il ragazzo, non appena sentì la voce della ragazza.
- Sì Synyster va tutto bene, grazie – disse lei fingendosi offesa.
- Prima ti leggo quello devo leggerti, poi ti chiedo come stai –
- Sei strano, lo sai? –
- Sì, me lo dicono – e afferrò il foglio – Non ridere, per favore -
Syn combatté più volte contro l’istinto di piangere al telefono con la ragazza mentre leggeva, ma alla fine gliela lesse tutta e riuscendo, anche, a non incrinare la voce, mentre la rossa era rimasta in ascolto per tutta la lettura senza proferire parola, tanto che Synyster ebbe paura che si fosse allontanata e non lo stesse più ascoltando.
- Com’è? – domandò, leggermente titubante, una volta che finì di leggere il testo.
- Synyster è… è bellissima. Se l’hai scritta tu è una delle cose più… più belle che tu abbia mai scritto – disse Ambra e il ragazzo riuscì a notare lo stato d’animo della ragazza anche attraverso il telefono.
- Oh, grazie – rispose soddisfatto – Però non piangere, eh  –
- No, non piango – si affrettò a dire la rossa.
- Allora – disse il ragazzo – Come stai, piccola? – proseguì, cambiando tono di voce e rilassandosi.
- Tutto bene – rispose – Ma ciò che hai scritto? È una canzone? Se non lo è falla vedere a Matthew! – riprese subito il discorso la ragazza, ormai convinta di vedere quel semplice testo diventare una canzone di successo.
- Me l’ha detto anche Zacky –
- Ci sarà un motivo se siamo già in  due – rispose fiera la ragazza.
- Non voglio portare altro rammarico… scrivere questo per Jimmy… non è… -
- Anche Nightmare è per Jimmy, no? Me lo hai detto tu, eppure ce l’avete fatta; quindi ce la farete anche sta volta, tranquillo -  e Synyster la sentì sorridere dall’altra parte.
- Ti farò sapere, va bene? – si arrese infine.
- Synyster, devi lavorarci su con Matthew – insistette lei – Non puoi lasciare marcire un capolavoro simile –
- Non è niente di che, l’ho scritto di getto e alcune parole sono illeggibili –
- Anche con Nightmare avete fatto tutto questo caos? – domandò, quasi allibita, la ragazza.
- No, ma… ma solo perché ci abbiamo lavorato tutti insieme! Questo testo l’ho scritto da solo –
- Non ci credo che in undici anni di carriera, non ci sia stata neanche una canzone scritta da uno solo di voi –
Synyster sospirò.
- Certo che c’è stata, ma questa è una situazione delicata… mi capisci? –
- Sì che capisco, ma so anche che non ti puoi buttare giù così! Pensa ai parenti di Jimmy: se avessi scritto qualcosa per loro figlio ti amerebbero a vita. Pensa ai tuoi fans! Vi loderebbero ancora di più! E, soprattutto, pensa a te stesso: quale altro modo per coronare questi anni passati con James se non dedicargli una canzone scritta di tuo pugno? –
Il ragazzo si prese un attimo di riflessione per pensare alle parole della ragazza che, dovette ammettere, aveva perfettamente ragione. Non c’era altro modo per mantenere viva e salda quell’amicizia che andava avanti da tantissimi anni.
- Va bene, va bene… credo che la farò vedere a Matt – disse, infine, sospirando.
- Ci conto – rispose lei sorridendo – Ora ti devo lasciare, sono in metro e devo scendere qui, a presto –
- Ciao piccola –
Synyster chiuse la chiamata e sorrise, sentendosi più leggero. Parlare con la ragazza gli aveva chiarito le idee e la sua testardaggine lo aveva aiutato di sicuro, ma ora dove lo trovava il coraggio di far vedere il testo al cantante?

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*let’s get it crackin: canzone di Deuce, io lo amo alla follia, ex cantante degli Hollywood Undead.
 
Eccomi ritornata (:
Chiedo scusa se il capitolo non è dei migliori, lo avevo scritto diversamente, ma puntualmente non ho salvato e così ho dovuto rifarlo con metà capitolo già fatto e non mi ricordavo bene cosa avessi scritto precedentemente, perciò ho cercato di sistemarlo al meglio!
Ringrazio chi segue, recensisce, preferisce o chi legge e basta!
Un bacio, alla prossima.
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


17 Aprile 2010, H 07.41
 
Quaranta minuti. Era da quaranta fottuti minuti che era bloccata alla metro, in attesa del treno della linea gialla, di fronte ai binari vuoti e semibui, insieme ad altra tantissima gente che aspettava in ansia il mezzo che sembrava non voler più arrivare. Era stata, anche, l’unica volta che era riuscita ad arrivare in anticipo al binario, rispetto al solito, ed ora la cosa le si era ritorta contro, poiché se fosse arrivata al solito orario (ovvero per le sette e quindici) sarebbe stata sicuramente meno irritata e sarebbe lì ferma, immobile, da meno tempo. E invece, proprio quel giorno, aveva deciso di andare lì per le sette spaccate e quindi si era beccata questo improvviso salto di corsa della metro.
- Mi scusi, sa se c’è uno sciopero in corso? – domandò ad una donna giovane alla sua destra, che sembrava in ansia almeno quanto lei.
- No, non lo so – rispose, senza staccare gli occhi dal punto in cui sarebbe dovuto comparire il treno – Ma arriveremo tutti in ritardo al lavoro –
Ambra annuì e ritornò a fissare i binari, voltandosi, ogni tanto, verso sinistra, nella vaga speranza di vedere arrivare il mezzo. Di Rafaelle, la sua collega, non c’era traccia e se lei quel giorno non fosse venuta al lavoro, non avrebbe potuto avvertire la biblioteca e la proprietaria che, con molta probabilità, quel giorno al posto di lavoro sarebbe arrivata con un notevole ritardo. E non poteva nemmeno chiamare la proprietaria perché, ovviamente, non aveva preso il suo numero.
Spostò lo sguardo sul display in alto che contava i minuti che mancavano all’arrivo del mezzo e, secondo questo, mancavano solo tre minuti; peccato che era da ben quaranta minuti che segnava che ne mancavano solo tre.
La gente al binario cominciò ad agitarsi sempre di più e mormorii preoccupati  si alzarono tra la folla; Ambra non seppe più che fare, così uscì da quel posto che stava iniziando a diventare fin troppo caotico e imboccò le scale alla sinistra per rivedere, subito dopo, la luce del giorno, che sembrava esserle mancata particolarmente.  In quel momento la fortuna volle giocare a suo favore, poiché proprio adiacente all’uscita della metropolitana vi si trovava un piccolo bar. Decise di entrarci e di attendere che dessero, magari, qualche notizia riguardo alla corsa saltata del mezzo e prese posto ad un tavolino; mentre percorreva la saletta, una chioma castana seduta di fronte ad un ragazzo dai capelli neri come la pece attirò la sua attenzione.
- Rafaelle? – chiamò sconcertata la ragazza. Essa, sentendosi chiamare,  voltò la testa con fare scattante e, con un’aria alquanto preoccupata, vide la persona che l’aveva chiamata. Sembrò rilassarsi un attimo quando notò che era Ambra, la sua collega. Quest’ultima le si avvicinò e, dopo aver salutato con un sorriso educato il ragazzo di fronte a Rafaelle, le si sedette accanto senza pochi complimenti, appoggiando la borsa sul tavolino.
- Perché sei qui? – domandò la rossa, spostando la testa lateralmente.
- Potrei farti la stessa domanda – rispose Rafaelle, mettendosi a giocare con il tovagliolino di carta che aveva davanti.
- Io ho motivi più che validi se ora non sono al lavoro –
- Sì, bè… ho detto al lavoro che sono malata e che oggi rimanevo a casa – disse, abbassando sempre più la voce mano a mano che parlava. Ambra sospirò.
- Scommetto che è lui la malattia, vero? – chiese, indicando con l’indice il ragazzo di fronte alla mora. Rafaella annuì impercettibilmente e Ambra riprese a parlare: - Rafaelle, è sabato, il turno è solo al mattino, hai tutto il pomeriggio per vedere… -
- Marco – completò il ragazzo per lei.
- Ecco, per vedere Marco  –
Rafaelle abbassò lentamente lo sguardo, ma in pochi secondi ritirò su la testa e si voltò verso la rossa.
- E tu perché sei qua? – domandò, in tono accusatorio.
- Sono qui perché la metro ha deciso di saltare una corsa ed è da quaranta minuti che aspetto lì sotto – rispose tranquillamente.
- Ah sì, prima è passata una signora che si è lamentata per questo e del fatto che erano in tanti, la sotto  – intervenne Marco, indicando Ambra con il palmo aperto.
- In effetti davanti a quel binario eravamo metà di mille – rise lei.
- Vado a pagare – continuò Marco – Ci vediamo fuori dal bar? – domandò poi a Rafaelle, che annuì sorridente; Ambra rubò il posto del ragazzo.
- Chi è? – domandò, poi, sottovoce, una volta che il ragazzo fu scomparso dalla loro visuale.
- E’ un amico, lo conosco da un po’, ma era da tanto che non si vedeva in giro. Giovedì, al pomeriggio quando tu non c’eri, si è presentato in biblioteca e mi ha chiesto se ci potevamo vedere –
- Capisco – disse Ambra, con un sorriso che la diceva lunga.
- E tu, Synyster? – domandò inaspettatamente la mora.
- Ti ricordi come si chiama? – domandò sorpresa la ragazza, con un mezzo sorriso. Ricordava, infatti, che quando aveva raccontato brevemente e a grandi linee cosa era successo in quei due mesi, la mora era scoppiata ridere al nome Synyster Gates e per il resto della giornata non aveva fatto altro che chiamarlo Sinistro.
- Per me rimarrà sempre Sinistro, sì, ma mi ricordo il suo strambo nome –
- Mi ha detto che non vuole essere chiamato Brian, quindi… - iniziò a spiegare Ambra.
- Sì, sì – la liquidò Rafaelle con un gesto della mano – Allora, come va con lui? –
- Come vuoi che vada? Ci sentiamo per messaggio e ogni tanto mi chiama, fine – disse lei, con un’alzata di spalle – Ricordati che lui è dall’altra parte del mondo –
- Non sai se torna? – chiese curiosa.
- No, non lo so… cioè, ha detto che ritornerà, ma non so quanto sia affidabile –
- Non ti sembra così? –
- A dire la verità no – ammise la rossa, stringendo le labbra – Ho paura che abbia detto tutte ste cose anche a qualcun’altra –
- E perché mai dovrebbe? – Rafaelle, ormai, si limitava a chiedere e ad ascoltare.
- Quando è venuto qui, a quanto mi diceva Zacky, non voleva nemmeno restarci; poco prima di partire mi dice che gli mancherò e che ritornerà. Non ti sembra strano questo cambiamento così, quasi improvviso? –
- E’ umano cambiare idea, Ambra – rispose lei – E poi, evidentemente, quando è arrivato qui non sapeva che avrebbe conosciuto una persona meravigliosa come te –
- Grazie, Raf – rispose lei sorridendo e guardando il tavolo – Ma davvero, non so se.. –
Ambra fu interrotta da un suono sordo proveniente da fuori e, subito dopo, da un secondo rumore, simile a uno stridio di ruote contro del ferro e spalancò le palpebre: la metro.
Si alzò di scatto e raccattò la borsa scappando dal bar e salutando la ragazza con un A lunedì, ringraziando mentalmente quel bar per essere così vicino alla stazione. Rafaelle scoppiò a ridere e la osservò scendere velocemente i primi gradini che portavano sotto, alla metropolitana, poi la testa rossa sparì dalla sua vista.
 
Huntington Beach H 15.41
 
- Matthew – iniziò il moro, punzecchiando la spalla tatuata del vocalist che stava osservando la torta crescere nel forno (Matt aveva deciso di darsi alla cucina)  – Ti posso parlare? –
- Ah, Syn – disse, voltandosi con la testa verso il ragazzo – Non ti avevo sentito arrivare. Comunque certo, dimmi tutto –
- Dovrei farti vedere una cosa – iniziò il chitarrista – Puoi venire in camera da me? –
Matthew annuì perplesso e lo seguì per le scale. Mentre attraversavano il salotto, Zacky, che si trovava lì, fece una sorta di cenno d’intesa a Synyster, il quale sorrise appena, evitando accuratamente di farsi notare dal vocalist.
Una volta saliti in camera, il moro spalancò la finestra completamente ed emise una sorta di sbuffo.
- Bravo che hai aperto, fa caldissimo oggi – disse Matthew, sventolandosi per qualche istante la mano davanti, come a farsi aria. Erano tutti in canottiera, in casa: Matthew aveva preso una delle sue solite canotte nere aderenti e mostra-muscoli (come sosteneva Jhonny), Synyster aveva preso la stessa maglia scollata che aveva indossato nel video di Afterlife e che considerava una delle sue preferite, mentre Zacky e Jhonny avevano messo la medesima e classica canotta bianca.
- Davvero – lo appoggiò Synyster, allontanandosi dal vetro e dopo aver dato un’occhiata ai palazzi che si ergevano di fronte a casa sua. Poi si avvicinò alla scrivania e, dal cassetto sotto di essa, tirò fuori un foglio spiegazzato e stropicciato per bene.
- Non ridere, non piangere, non urlare… non fare  niente – lo accusò, all’istante, il chitarrista, mentre gli porgeva il foglio.
- Cos’è? – chiese Matt, che osservava il foglio con un mezzo sorriso, senza, però, leggere niente.
- Tu… leggi. Poi fammi sapere – disse, mentre si riavvicinava alla finestra e si appoggiava al balconcino.
Dietro di lui, sentì le mani di Matthew percorrere il foglio accartocciato e, ogni tanto, lo sentiva dare dei piccoli colpetti di tosse.
Qualche momento dopo, Synyster si voltò e Matthew gli ridiede il foglio.
- Ho letto – disse, senza guardare il chitarrista negli occhi – E’ stupenda –
- Sì, lo so che fa schifo, era solo un momento di debolezza e… che hai detto? – chiese, alzando, come al solito, il sopracciglio sinistro.
- E’ stupenda Syn – continuò Matthew, sempre più convinto – Quando l’hai scritta? –
- Due o tre giorni fa – fece vago il ragazzo.
- E si può sapere perché non me l’hai fatto vedere prima, testa di minchia? – lo sgridò, teneramente, il vocalist, incrociando le braccia muscolose al petto.
- A dire la verità avevo pensato di farla finire nel cestino – vide gli occhi di Matthew dilatarsi particolarmente al pronunciare quella frase – Ma non l’ho fatto –  si affrettò ad aggiungere.
- Ne hai parlato con qualcun altro, oltre a me? – domandò il cantante.
- Sì… - rispose lui – Zacky era con me quando l’ho scritta, alcune frasi sono sue, e poi ne ho parlato con Ambra –
- Hai fatto bene – disse Matthew annuendo – Serviva un parere di qualcuno al di fuori della band. Che ha detto? –
- Che è una delle canzoni migliori che abbia mai scritto – al che Matt sorrise maliziosamente – E mi ha convinto a fartela vedere –
- Dille da parte mia che ha fatto bene ha insistere – disse lui sorridendo – Riguardo alla canzone… Never feared for anything, tadan da dan… - iniziò a canticchiare il vocalist, mimando la chitarra come era solito fare.
- Never shamed but never free, tadan da dan – lo seguì Synyster – Sì, ci può stare… che ne dici se usiamo la chitarra classica per gli accordi? –
- Poi tu fai la parte dell’assolo? Sì, ho capito; facciamo che ne parlo con Mike e poi ti faccio sapere –
- D’accordo – disse Synyster, sorridendo leggermente. Matthew gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
- Guarda su; sta sorridendo, hai fatto un ottimo lavoro –
Synyster rise appena e si avvicinò alla finestra, lasciando il foglio al ragazzo.
- Che è sto odore? – domandò ad un certo punto Matthew, annusando l’aria.
- Non lo so – rispose il moro – Ma non viene da fuori e sembra di… bruciato? –
Matthew sussultò un momento e si affrettò ad uscire dalla camera e l’amico lo sentì gridare qualcosa che assomigliava ad un La torta!
Synyster scoppiò a ridere e si avvicinò alla finestra, osservando il cielo: non c’erano nuvole particolarmente grosse e c’era un bellissimo sole. Jimmy stava  decisamente sorridendo e, per qualche istante, il sorriso di James prese il posto delle nuvolette soffici.
H 21.03
- Bravo, bravo, bravo! – continuò a ripetere Ambra al telefono – Bravo! –
- Sì, modestamente lo sono – rise il chitarrista mentre misurava la stanza a grandi passi, al telefono con la ragazza.
- Davvero, hai fatto  benissimo – disse lei – Sono contenta che tu mi abbia ascoltato – concluse dolcemente.
- In effetti sì  - ammise infine, annuendo al nulla – Te, invece? Com’è andata al lavoro? -
- Lasciamo perdere – fece la rossa, sospirando – Sono arrivata con mezz’ora di ritardo, perché un treno ha saltato la corsa –
- Le linee di trasporto italiane sono davvero problematiche – fece Synyster.
- Comincio a pensarlo anch’io – rise lei, insieme al ragazzo.
- Ma alla fine, Matthew? – domandò ancora la rossa – Cos’ha detto della canzone? –
- Gli piace… gli piace tantissimo. La farà vedere a Mike e penso già che abbia trovato la musica adatta –
- Menomale – rispose Ambra, quasi rincuorata.
- E inoltre mi ha detto di ringraziarti per aver insistito con me – aggiunse il ragazzo, smettendo di camminare. Ambra rise a quell’affermazione.
Mentre ripresero a parlare del più e del meno, Synyster sentì all’improvviso, dall’altra parte del telefono, uno strano rumore, come qualcosa che si rompeva. Assomigliava tanto al classico rumore che fanno i vasi preziosi di porcellana quando vengono urtati e finiscono per terra, in mille pezzi.
- Cos’è stato? – domandò Synyster, con un tono serio.
- Ehm… niente, niente – si affrettò a dire la rossa. Synyster non le credette e fece bene, poiché subito dopo sentì una voce femminile, e terribilmente somigliante a quella di Giorgia, gridare disperata Ambra!
- Ambra, cosa sta succedendo? – domandò nuovamente, stavolta con una punta di preoccupazione ben percepibile nella voce.
- Syn, ti richiamo dopo, okay? Sono appena entrata in casa, e… - ma la ragazza si bloccò e Synyster intuì il perché: ancora una volta, dall’altra parte della cornetta, udì la voce di Giorgia gridarle qualcosa in italiano, di nuovo con un tono fin troppo disperato.
- Ambra? – tentò ancora il moro, stringendo le labbra.
- Syn, ti chiamo dopo – la ragazza riattaccò all’istante e Synyster ebbe l’impressione che la ragazza si stesse trattenendo dal piangere anche lei disperata. Il ragazzo rimase, per qualche istante, ad osservare il telefono che teneva con la mano destra e ripensò a quella stramba conversazione. Non capiva cosa si era rotto in casa di Ambra e non capiva cosa diamine fosse successo. Lei stava bene e Giorgia anche… no, forse Giorgia non stava bene, ma per lo meno era sicuro che a loro due non fosse successo niente. Ci voleva capire di più, ed era sicuro che dopo aver raccontato quanto ascoltato a Zacky non sarebbe stato il solo a volerci vedere più a fondo.
H 21.15
- Giorgia urlava disperata? – domandò Zacky, mentre fissava attonito Synyster, che lo aveva fatto entrare in camera sua. Quest’ultimo annuì perplesso e si passò una mano tra i capelli scomposti.
- Non sei proprio riuscito a capire cosa ha detto? – tentò Zachary, storcendo la bocca.
- No, zero totale. Non so un’acca di italiano e mi sembra di non aver sentito pronunciare nessun nome, quindi non saprei neanche dirti a chi si riferisse – ammise.
Ci furono attimi di silenzio in cui nessuno dei due seppe che dire o fare. Zacky continuava a mangiarsi le unghie della mano sinistra, visibilmente in ansia e preoccupato per Giorgia, che era a più di nove ore di aereo di distanza. Synyster continuava ad animarsi i capelli che, quel giorno, non ne volevano sapere di stare in piedi e in posa, ma da questo suo continuo passarsi la mano tra i capelli si percepiva facilmente la preoccupazione che stava provando.
- Chiamo Giorgia – dichiarò, alla fine, Zachary, alzandosi, ma rimanendo immobile, come in attesa di una conferma di Synyster.
- Non risponde, secondo me – disse l’amico – Appena Ambra ha sentito Giorgia gridare ha attaccato – spiegò.
- Fammi provare, almeno – disse il chitarrista, tirando fuori dalla tasca l’apparecchio telefonico e cercando, nella rubrica, il numero dell’italiana. Quando lo trovò, porto l’apparecchio all’orecchio e attese ansioso, mentre Synyster, seduto sul letto, lo guardava dal basso, speranzoso quanto lui. D’un tratto, Zacky parve illuminarsi, ma fu solo un attimo, poiché poco dopo ritornò la stessa espressione di prima.
- Oh, Ambra… sì, Syn mi ha detto tutto, ma… - disse, attirando ancora di più l’attenzione di Gates – Giorgia? – tentò. Zacky si fece serio mentre ascoltava la rossa parlare e Synyster gli fece segno di mettere il vivavoce, così Zacky perse il filo del discorso dell’italiana e ne approfittò per farsi ridire tutto dall’inizio, appena anche Synyster si fu messo in ascolto.
- Okay, parla pure – le disse Zachary.
- Sì, ecco… è successo un casino, non riesco a spiegare –
- No, spiegati, per favore – insistette il chitarrista. Synyster rimase taciturno, ma si capiva la curiosità che provava in quel momento.
- Non… non riguarda me, ma Andrea e bè… credo sia meglio che sia Giorgia a spiegarti tutto… quando vorrà, ovviamente – aggiunse in fretta.
- Ambra, tu stai bene, vero? – si informò Synyster, notando grandi tentennamenti nella voce della ragazza.
- Synyster? – domandò lei, non sentendo più la voce di Zacky.
- Sì, sono io –
- Ehm… sì, io sto bene, ma anche Giorgia sta bene…  per fortuna –
- Come per fortuna? – tuonò Zacky – Ambra, adesso tu mi dici cos’è successo, subito! –
- No Zacky, io non ti dico un bel niente perché non mi sembra il caso, va bene? – ribatté lei, con voce tremante.
- Sono preoccupato per Giorgia, cazzo! – disse il chitarrista acustico, quasi urlando.
- E io no, secondo te? Se Giorgia vorrà dirtelo te lo dirà lei –
- Dov’è, ora? – domandò, cercando di calmarsi.
Ambra non rispose.
- Ambra sto perdendo la pazienza, dov’è Giorgia? – ripeté.
- Io l’ho già persa – rispose dopo qualche secondo, e i due poterono sentire chiaramente che la ragazza stava piangendo. Zacky lanciò il telefono sul letto, allontanandosi e Synyster ne approfittò per prenderlo lui e parlare con la rossa.
- Piccola, ascoltami un attimo – le disse dolcemente, dopo aver tolto il vivavoce – Non attaccare Zacky per favore, è solo… -
- Ah, sono io che attacca lui? – rispose lei, senza curarsi di stare gridando animatamente.
- E’ solo preoccupato, Ambra – riprese Synyster – Come te –
- No, lui non può esserlo come me. Tu e lui siete dall’altra parte del mondo, siete troppo lontani, non sapete cosa potrebbe essere successo in questi giorni, non sapete… non sapete… - ma si bloccò, poiché le lacrime avevano incominciato ad impedirle di parlare.
- Piccola, non piangere… - chiese Synsyter, quasi pregandola. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere lì in Italia con lei a consolarla e non li in America a tentare di calmarla tramite un telefono. Inoltre, non sopportava di sentirla piangere: non lei, non la ragazza forte e determinata che aveva conosciuto.
Ambra sospirò a fondo e riuscì a calmarsi, ma solo dopo parecchi minuti in cui vi era Zacky che continuava a fare avanti e indietro per la stanza, tentando di reprimere gli istinti omicidi verso la rossa e Synyster che era seduto sul letto con il telefono appiccicato all’orecchio destro, in attesa di qualche segno di vita da parte della ragazza italiana.
- Andrea era tornato da poco dalla discoteca – iniziò Ambra, tirando sul col naso, mentre Synyster tirava su la testa di scatto, attirando l’attenzione di Zachary, che arrestò la camminata – Era ubriaco fradicio, nonostante avesse promesso a Giorgia che non avrebbe bevuto molto. Anche Giorgia era al locale con lui –
La rossa fece un attimo di pausa così Zacky si sedette di fianco all’altro chitarrista e Syn ne approfittò per mettere nuovamente il vivavoce – Sono tornati per le sette del mattino, io sono andata al lavoro e non li ho nemmeno sentiti entrare. Quando sono rientrata, che ero al telefono con te, ho visto Giorgia prendere in mano una sua foto con Andrea e sbatterla per terra, rompendo il vetro… poi mi ha detto che Andrea aveva tentato di… di metterle le mani addosso senza che lei volesse… hanno anche rischiato un incidente mentre tornavano a casa –
- Andrea cosa… ? – intervenne Zacky, sentendo l’ira montarglisi dentro, ma Synyster lo fermò.
- Quando ho attaccato c’era anche Andrea, in casa… a dire la verità non avrei voluto attaccare, dato che Andrea era arrabbiatissimo –
- Avevi paura? – domandò debolmente Synyster.
Ambra annuì e solo dopo si ricordò di stare parlando con lui al telefono.
- Un po’… - ammise – Comunque, per fortuna, se n’è andato poco dopo. Giorgia mi ha raccontato tutto e ora sta riposando; Andrea non so dove sia –
Calò nuovamente il silenzio: Ambra aveva finito il racconto e non aveva più nulla da dire, Synyster fissava il pavimento atone, non sapendo né che dire né che fare, mentre Zacky era davvero arrabbiato. Fu proprio lui a prendere la parola per primo.
- Fammi capire – disse, sistemandosi meglio sul letto – Andrea era ubriaco, ha picchiato Giorgia e… -
- Non l’ha picchiata – lo corresse lei – Non ha lividi sul corpo –
Zacky sospirò.
- Io… posso staccare? Mi sento stanca –
- Vai pure – rispose Synyster – Ne riparleremo quando tu e Giorgia ne avrete voglia –
Ambra salutò entrambi e riattaccò.
- A che pensi? – domandò il chitarrista solista, notando l’espressione pensierosa dipintasi sul volto dell’amico.
- Al motivo numero trecentonovantaquattro per cui odio Andrea –
Synyster si trattenne dal ridere.
 
 
Eccomi tornata, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Una domanda: chi di voi va a (ri)vederli il 19 giugno a Roma? I’m courious :3
Chanj.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


SCUSATE L’IMMENSO RITARDO CHE, PURTROPPO, SI RIPROPORRA’ PER LA MIA, ORMAI, POCA FANTASIA. QUESTO CAPITOLO E’ IN CANTIERE DA UN PO’, MA VOLEVO ASPETTARE A PUBBLICARLO PER AVERE, QUANTO MENO, UN SEGUITO. NON VOLENDO FARVI ASPETTARE TROPPO, HO DECISO DI PUBBLICARLO COMUNQUE. CHIEDO ANCORA SCUSA PER QUESTO ENORME RITARDO E PER I PROSSIMI CHE CI SARANNO. INTANTO, HO IN CANTIERE UN’ALTRA STORIA (ANCHE SE NON E’ SUI SEVENFOLD) QUASI DEL TUTTO PRONTA E CHE PUBBLICHERO’ MOLTO PRESTO (FORSE ADDIRITTURA OGGI, MASSIMO DOMANI). SPERO DI RIFARMI CON QUELLA, NELL’ATTESA DI UN BARLUME DI SPERANZA E DI FANTASIA PER QUESTA QUI.
CI VEDIAMO GIU’.
 
 
[Avendo scritto tardi, gli orari rispetto al capitolo precedente potrebbero essere sballati. Perdonatemi]
 
 
Milano H 18.05
 
- Va meglio? – domandò Ambra, cercando di sorridere alla sua coinquilina, mentre si sedeva sul letto matrimoniale della loro camera. Giorgia annuì debolmente e afferrò la tazza fumante che la rossa le aveva dato.
- Hai telefonato qualcuno, prima? – chiese Giorgia, con le labbra poggiate sul bordo della tazza.
- Sì – rispose l’altra – Ti aveva chiamato Zacky sul telefono –
- Ah – disse semplicemente l’altra.
- Ho risposto io perché non volevo disturbarti – le spiegò, continuando ad abbozzare sorrisi per tranquillizzarla – Comunque, quando hai voglia, richiamalo. È davvero preoccupato –
Giorgia sorrise divertita: - Lo farò –
- Ti lascio riposare, allora – e le sorrise nuovamente, prima di darle le spalle e uscire dalla stanza. Quando si fu richiusa la porta alle spalle, si appoggiò, con la schiena, ad essa e si passò una mano tra i capelli rossi, in quel momento disordinati e più mossi del solito. Non se lo era aspettato quel colpo basso, da Andrea; lo aveva sempre visto come un ragazzo tranquillo, dolce e, soprattutto, buono come il pane, che non sarebbe stato capace di schiacciare nemmeno una cimice. Il fatto che bevesse molto, però, lo aveva solamente trovato un dettaglio di poco conto e non aveva mai pensato che l’alcool avrebbe potuto dargli alla testa in quel modo; anche perché lui era molto più abituato a bere delle due ragazze. E per quanto lo avessero già visto, entrambe, bello brillo, mai era capitato loro di vederlo tornare a casa ubriaco fradicio e… violento. Il lato violento di Andrea non era mai saltato fuori, in questi mesi di fidanzamento, e tutte e due, Giorgia in modo particolare, speravano che non sarebbe mai saltato.
- Speravamo male – sospirò Ambra, staccandosi dal legno della porta e dirigendosi verso la cucina, per prepararsi anche lei una tazza fumante di camomilla. Si avvicinò all’armadietto posto sopra i fornelli e tirò fuori una tazza completamente bianca, poi prese la bustina di camomilla e mise, su uno dei fornelli, il pentolino con l’acqua.
- No – iniziò – No, ti prego – continuò Ambra, mentre continuava a schiacciare disperatamente il pulsante nella speranza di vedere spuntare la fiammella blu da sotto il pentolino.
- Perché becco sempre te? – chiese al fornello, che non ne voleva sapere di funzionare. Mentre spostava il pentolino su un altro fornello, stavolta funzionante, le venne improvvisamente da ridere: anche il giorno che aveva chiesto agli americani di raggiungerla da lei e Giorgia, aveva beccato l’unico fornello che non andava, mentre si stava preparando una tazza di tè.
Ambra si rese conto solo in quel momento che ogni cosa che faceva o diceva la riconduceva agli americani. Così non andava per niente bene.
Huntington Beach H 10.05
Zacky sbuffò per l’ennesima volta, seguito a ruota dall’altro chitarrista, che stava camminando di fianco a lui, alla sua destra. Erano in marcia da poco più di dieci minuti, ma già non ne poteva più: non aveva voglia di camminare, di uscire di casa, di andare all’ospedale a trovare Salmo.
- Noi, con quello che è successo, dovremmo andare a trovare Salmo1? – chiese Zacky, rimanendo poi a labbra socchiuse, in attesa di una risposta da Matt o da Johnny. Zack, infatti, aveva raccontato al cantante e al bassista la storia di Giorgia e di Andrea e da loro due si sarebbe aspettato un po’ più di tatto.
- Stanno bene tutte e due, non vedo perché dovremmo preoccuparci così – gli rispose Matthew, voltando leggermente la testa per guardare l’amico, che camminava dietro di lui e Johnny – E comunque è da un sacco di tempo che non lo vediamo –
- E’ in ospedale da un mese, ma non ha avuto niente di grave – gli diede man forte Synyster, stringendosi nella sua giacca di pelle nera. Dopo il caldo torrido che c’era stato qualche giorno prima, le temperature erano tornate normali e, anzi, si sentiva che il freddo autunnale2 si stava intensificando sempre di più. 
- Ha avuto la febbre per le prime settimane dopo l’operazione e a quanto pare non ha voce – continuò Matt.
- Ripeto: non ha niente di grave –
- Ripeto: non mi sembra il caso di preoccuparsi così tanto per loro due, sono vive e vegete entrambe -
- Ci mancava solo quello – commentò Zacky freddamente, mettendosi le mani in tasca e camminando a testa bassa.
Un’improvvisa folata di vento fece rabbrividire tutti, proprio poco prima di mettere piede nell’ospedale della piccola cittadina della California. Rispetto agli altri ospedali, da fuori sembrava molto più accogliente; questo era dato, oltre che dai colori accesi della struttura, anche dalle palme che lo circondavano e dall’odore di mare che arrivava da poco più in là.
Matthew si avvicinò all’ufficio per le visite dei parenti e si fece dare piano e numero di stanza.
- Se non ha voce come fa a risponderci? – chiese Johnny curioso, mentre salivano al secondo piano con l’ascensore.
- Era per dire, Christ – rispose Matt – Non gli è andata completamente via –
Arrivarono al secondo piano e si precipitarono tutti e quattro nella terza porta sulla sinistra. Matt, essendo stato l’ultimo a raggiungere la porta bianco ottico, fu attirato da una donna che stava passando in quel momento sulla barella, scortata da due medici che spingevano la sdraio.
- E’ tutto un incubo, è tutto un cazzo di incubo – continuava a ripetere la donna, che non doveva avere più di quarant’anni, fissando il vuoto con la testa voltata verso destra.
- It’s your fucking nightmare… - ripeté, sotto voce, il vocalist, seguendo la donna con gli occhi fino a quando non vide la barella svoltare a sinistra e scomparire.
- Matt? – si sentì chiamare da Synyster – Entri? –
- Sì, arrivo – e si chiuse la porta alle spalle una volta entrato nella stanza. La sala, completamente spoglia da qualsiasi surplus, puzzava di amuchina e disinfettante, che impregnava la stanza di un odore talmente acre e forte che fece storcere il naso ai presenti.
- Se cercate il paziente è lì – indicò con il dito un’infermiera, rivolta al gruppetto. Questo, seguì la traiettoria indicata da lei e, ad attenderli sul lettino, vi erano un ragazzo dell’età di Johnny, con folti capelli ricci e castani e due occhi piccoli, anch’essi castano chiaro. Era dimagrito, in quel periodo e rispetto a prima.
- Samuel, Salmo, come vuoi che ti chiami? – rise Matt, mentre abbracciava l’amico costretto in ospedale.
- Uno vale l’altro – rispose l’altro, sorridendo – E’ bello vedervi –
- Anche a noi fa piacere – disse Johnny, stringendolo anche lui.
- Syn, Zacky – disse poi il ricciolo, notando i chitarristi in quell’istante – Come state? –
- Potrebbe andare meglio – rispose Zack, mentre l’altro faceva spallucce.
- Hanno problemi con le italiane – disse Matt, sedendosi sul lettino, che trovò immediatamente scomodo – Come fai a dormire qui? E’ durissimo –
- Abitudine, è da un mese che sono chiuso qua dentro – rispose Samuel – Immagino che le italiane siano Ambra e Giorgia –
Matt annuì.
- Sarei voluto partire con voi, davvero, mi mancano tutte e due – sospirò il ricciolo, osservando uno per uno i suoi amici.
- Ti ha sostituito lui – fece Johnny, indicando Synyster.
- Ambra è insopportabile, vero? – rise Samuel, guardando il chitarrista.
- Abbastanza – rispose Brian, senza aggiungere altro.
- Stravedi per Ambra, come fai a trovarla insopportabile? – rise Johnny, dandogli un leggero colpetto sulla spalla, dopo essersi seduto di fianco a lui, dalla parte opposta in cui c’era Matthew.
- Ehy, non l’ho mai detto – farfugliò Salmo, cercando di nascondere l’imbarazzo. Brian corrugò leggermente la fronte e continuò a fissare il malato.
- E a lei piaci tantissimo – completò Matt – Mi chiedo perché siete ancora single entrambi –
Synyster tossì rumorosamente e distolse, infine, lo sguardo dal lettino in cui sostava Samuel.
- Tutto bene, Syn? –
- Si sì – rispose a Zacky l’altro chitarrista – Ho solo tossito – disse, freddamente.
- Ti sei svegliato col piedi sbagliato, stamattina? – disse Matt, stavolta rimproverandolo apertamente. Era tutta la mattina, da quando erano usciti, che a Synyster non stava andando bene niente o comunque continuava a rispondere senza dire troppo e, inoltre, in modo poco gentile.
- Non è giornata, può capitare a chiunque – si giustificò.
- Synyster – iniziò Samuel, studiandolo – Non è che c’entriamo io e Ambra? – il chitarrista si irrigidì per qualche secondo, ma poi si rimise addosso la sua solita maschera da menefreghista.
- No, perché dovreste? –
- Ah, non lo so, forse perché è per lei che non volevi venire all’ospedale? – ironizzò Matthew, agitando le mani. Samuel passò lo sguardo da lui al chitarrista, mentre Johnny e Zacky osservavano la scena ammutoliti.
- Chiuditi quella cazzo di bocca – rispose Brian a denti stretti.
- No, ora basta – lo ignorò il cantante, alzandosi dal lettino – Posso capire che sei preoccupato per lei, ma adesso basta, lei sta bene. Ci sarebbe da preoccuparsi più per Giorgia, a ‘sto punto –
- Che è successo a Ambra? E a Giorgia? Perché non ne so niente? – domandò a raffica Salmo, continuando a guardare i due alternatamente, come se stesse seguendo una partita di tennis.
- Non ti interessa – lo liquidò Synyster, per poi riconcentrarsi sul cantante degli Avenged Sevenfold, che stava per perdere la pazienza.
- Sai, Synyster, credo che lui faccia bene a chiedertelo – disse Matt, indicando con il palmo aperto il ragazzo sdraiato sul lettino di fianco a lui, alla sua sinistra – Ambra la conosce da più tempo di te, prova qualcosa di più forte, per lei, di te e per questo ha tutto il diritto di essere informato –
- Se davvero gli sarebbe interessato qualcosa le avrebbe potuto scrivere o telefonare – intervenne Zacky – Ambra l’ha saputo da te che lui era in ospedale –
- Zacky, evitiamo… -
- No, Matt, non evito. In questa faccenda c’è anche Giorgia, mi sento tirato in causa pienamente –
- Giorgia è fidanzata e Ambra va dietro a lui… - disse Matt a denti stretti.
- E allora? – esplose Synyster, agitando le braccia – Devo per forza amarla alla follia per potermi preoccupare? – gridò, contro Matt. Poco dopo, una mano gli si posò sulle spalle e udì la voce di Zacky che gli intimava di smetterla, cercando di calmarlo.
- Tu non sai come sono stato male, qua dentro, fermo su ‘sto letto di merda per settimane intere. Non sai quanto avrei dato per poter venire in Italia, ma al posto mio ci sei andato tu – ringhiò Samuel. Mentre quest’ultimo pronunciava le ultime parole, Synyster si sentì improvvisamente soddisfatto, ma quella sensazione durò per poco.
- Tu non avevi motivi per… - ma venne interrotto dal chitarrista solista.
- E tu, caro mio, non hai visto la faccia di Ambra quando Matthew gli ha detto che tu eri rimasto qui, in America. Sembrava che il mondo intero le fosse crollato addosso; e tu niente, non gli hai scritto niente. Ma non preoccuparti, tanto Ambra stravede per te alla follia, quindi, appena uscirai di qui, Zacky andrà in Italia per trovare Giorgia e tu andrai con lui – fece una piccola pausa, durante la quale Zacky si guardò intorno spaesato e sussurrò frasi del tipo Io non ho ancora deciso quando ritornerò in Italia. Synyster si voltò verso Matt – Io non metterò più piede in Italia, così tu (e indicò Matt) non ti dovrai più arrabbiare con me e tu, Samuel, non dovrai preoccuparti, non ci sarà nessuno ad intralciarti nel fidanzamento con lei –
Il chitarrista solista trasse un lungo respiro e guardò in cagnesco i due.
- Synyster, glielo avevi promesso… - tentò Zacky, guardando preoccupato l’amico.
- Neanche le promesse sai mantenere – commentò aspramente Matt, ormai deciso a portare avanti quella lite.
- Se vado in Italia sono sicuramente meno gradito di Samuel, tanto vale che ci vada lui. E adesso, Shadows, vedi non rompermi più le palle, facendo credere di sapere sempre il giusto – e detto questo, girò i tacchi e uscì dalla sala, sbattendo la porta in modo talmente violento che i ragazzi sobbalzarono, uno per uno, e l’infermiera addetta a quel reparto accorse nella stanza per vedere cosa fosse successo.
- Scusalo, Salmo, è frustrato – si scusò Matt, sospirando e passandosi una mano sul viso.
- Non preoccuparti – gli sorrise Samuel, continuando, però, a mantenere un’espressione pensierosa in volto. Nella stanza calò il silenzio.
H 10.20
- Fanculo, Matthew – disse Synyster, dando un calcio ad un sasso particolarmente grosso finito sul marciapiede.
- Fanculo, Samuel – disse nuovamente, tirando un secondo calcio alla pietra. Si prese un secondo di riflessione.
- Fanculo, Ambra – disse infine, tirando il sasso per la terza volta e facendolo finire per strada.
Poi si fermò nel bel mezzo del marciapiede, ignorando gli sguardi curiosi che la gente che passava di lì gli stava riservando. Il vento mattutino gli stava scompigliando i capelli, dando, all’atmosfera creatasi, una strana aria.
- Non so mantenere le promesse – sussurrò a se stesso, accarezzandosi, poco delicatamente, la guancia destra con una mano – Non so mantenere le promesse –
 
 
- Guai a te se piangi, okay? – le disse Synyster, per poi portarsela al petto e stringerla convulsamente. Ambra, inizialmente non si mosse, poi liberò le braccia dalla sua presa e gli strinse la schiena possessivamente.
- Non sto piangendo – disse con voce un tantino incrinata.
- Ehy piccola, guarda che torno, lo prometto – la rassicurò lui. Poi si voltò verso l’aereo, dal quale vide uscire il pilota per accertarsi che non mancasse nessuno – Mi sa che devo andare –
- Syn… -
- Ssh – disse sottovoce, con le labbra posate sui suoi capelli rossi, lasciandole un tenero bacio sul capo – Ci sentiremo – continuò dolcemente - Io ci sarò sempre -
[…]
- Ciao piccola, alla prossima volta – fece, donandole un ultimo sguardo, prima di salire definitivamente sui gradini dell’aereo.
- Ciao Syn –
 
 
- Quanto cazzo sono… -
- Stupido? Insensibile? Geloso? – intervenne, divertita, una voce alle sue spalle. Synyster si voltò verso la voce e vide Zacky scendere le scale che portavano all’interno dell’ospedale e raggiungerlo.
- Geloso? – ripeté Syn, corrugando la fronte.
- Come mai ti ricordi solo quella parola? – domandò Zack, ammiccando.
- Perché forse è l’unico aggettivo che in questo momento non mi descrive? – domandò retorico.
- Ma smettila – rise Zacky. Poi ritornò serio e disse: - Comunque avete esagerato entrambi. Lui non può essere così presuntuoso, dopo non aver mosso un dito per contattare Ambra; tu, però, non dovevi attaccarlo così –
- E’ stato Matt a provocarmi – disse, tirando fuori il pacchetto di Marlboro argento dalla tasca del giubbotto.
- Argento? – domandò stranito Zacky, osservando il pacchetto di sigarette.
- Rosse le avevano finite – spiegò lui, accendendosene una.
Zacky si prese un attimo di pausa, per osservare l’amico mentre fumava pensieroso.
- Davvero non vuoi tornare in Italia mai più? – domandò il secondo chitarrista, calcando le ultime due parole.
- Sinceramente? – domandò Syn, voltandosi verso di lui.
- No, mentimi, per favore –  Brian roteò gli occhi al cielo – Sì, sinceramente – rispose, poi, Zacky.
- No. La voglio rivedere, mi manca da morire – ammise. Zacky annuì, non trovando niente di strano nelle parole del ragazzo.
- Senti… - iniziò Synyster – Davvero le piace Salmo? Non me ne ha mai parlato –
Zacky annuì: - Sì e se ci pensi l’invito per andare da lei era esteso a Matt, me e Samuel –
- Hai ragione –
- Ma dopo che tu te ne sei andato non credo sia ancora così – disse Zachary sorridendo.
- Mh? – fece Synyster, espirando il fumo.
- Stupido, insensibile e corto di mente, anche! – esclamò Zacky, alzando braccia e occhi al cielo.
Synyster lo guardò storto.
- Comunque mi sa che Matthew ha trovato un videoclip per Nightmare, ce l’ha detto quando te ne sei andato – spiegò, incrociando le braccia.
- Sarebbe? -
 
Milano H 20.20
 
- Faccio io, non preoccuparti – disse Ambra, togliendo il piatto dalle mani della sua coinquilina e decidendo di sparecchiare da sola.
- Non sono malata, ce la faccio! – si lamentò Giorgia, stanca di essere costretta a non fare niente, cosa durata per tutta la giornata.
- Allora fai tu per favore, sono esausta – disse Ambra, passandosi una mano sulla fronte mentre posava il piatto nel lavandino.
- Approfittatrice – rise Giorgia, facendo quanto richiesto dalla sua coinquilina. Ambra rise.
- Scusami, ma sono davvero stanca –
- Vai pure, finisco io –
- Grazie, Gio – e uscì dalla cucina, dirigendosi in camera sua.
Si sedette di malagrazia sul letto e afferrò il libro di Giovanni Verga che aveva poggiato sul comodino. Un buon libro era quello che ci voleva, dopo tutto quel trambusto successo meno di ventiquattrore prima.
Riuscì a leggere qualche pagina, fino a che non fu interrotta dalla vibrazione del cellulare che aveva chiuso in un cassetto del comò durante il pomeriggio. Appoggiò di malavoglia il libro sul materasso, ricordandosi però di mettere il segnalibro, e aprì il cassetto per afferrare l’apparecchio telefonico. Lo sbloccò e lesse il messaggio:
 
From Synyster To Ambra H 20.21
Non mi hai mai detto di Samuel…
 
- E chi diavolo è Samuel? – si domandò, rileggendo quelle poche parole più volte. Rimuginò, per qualche minuto, su quel messaggio, non trovando alcun collegamento con nessun Samuel che lei conosceva.
- Samuel… Sam… Salmo! – esclamò all’improvviso, scattando seduta – Oh mio Dio, mi ero dimenticata di Salmo! - disse, allarmata, posandosi una mano davanti alla bocca, come era solita fare quando era preoccupata per qualcosa.
 
From Ambra To Synyster H 20.25
Perché avrei dovuto parlartene? E comunque come sta?
 
Si era anche dimenticata che lui non era potuto venire in Italia per colpa della tonsillite che lo aveva colpito all’improvviso, a quanto aveva detto Matthew. Ma perché Synyster se ne saltava fuori così, all’improvviso?
 
From Synyster  To Ambra H 20.27
Sì, avresti quanto meno potuto… sai com’è, io sono venuto al posto suo, praticamente per rimpiazzarlo. Sta benissimo, comunque.
From Ambra To Synyster H 20.30
E’ già uscito dall’ospedale? E comunque cosa ti interessa sapere di lui, dato che già lo conosci?
From Synyster To Ambra H 20.31
Ah, non lo so, magari l’ “amore” che provate l’uno per l’altra?
 
Ambra rimase di sasso ad osservare il display e il messaggio. Ma se si era completamente dimenticata di Salmo, era ancora sicura di provare qualcosa?
 
From Ambra To Synyster H 20.34
Non era necessario dirtelo. A te cosa sarebbe importato?
From Synyster To Ambra H 20.36
Al posto di prometterti di ritornare ti avrei promesso di spedirti Salmo in Italia.
From Ambra To Synyster H 20.40
Era una cotta passeggera. Forte, ma passeggera.
 
Quel messaggio sembrava rivolto più a se stessa che a Synyster. Poco dopo osservò il display illuminarsi nuovamente, segno, stavolta, che qualcuno la stava chiamando.
- Pronto? – domandò, in tono svogliato e preoccupato allo stesso tempo.
- Io e te abbiamo un bel discorsetto da fare, lo sai? – chiese Syn, retoricamente.
La rossa sospirò sonoramente.
 
 




Alooooora. Sì, è vero, Salmo lo abbiamo già trovato all’inizio della storia, ma meglio se vi spieghi.
 
Salmo1: Nome amichevole di Samuel, un amico dei Sevenfold e che, nella mia storia, svolge il ruolo di ‘aiutante’ della band durante i concerti. Ha conosciuto Ambra e Giorgia insieme ai Sevenfold, l’anno prima.
 
Autunnale2: dato che siamo in America, ho pensato che le stagioni scorressero all’incontrario. Quindi, se in Italia siamo in primavera (ad aprile) lì in America siamo in autunno. Così ho immaginato c:
 
Inoltre, se tutti pensavate che nella mia storia il video di Nightmare era già stato creato… bè, sbagliavate xD
La canzone sì, il video no!
Ho finito con gli avvisi, un bacio alla prossima! (sperando che la prossima arrivi presto, in tal caso buon pesce d'aprile e buona Pasqua lol)
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


Capitolo 14
 



[ Non dite niente, vi prego. Non ho, purtroppo, nessuna scusa con cui giustificarmi. Cazzo. Non vi chiedo neanche scusa, sarebbe inutile. L’unica giustificazione è che, cambiando computer, ho cancellato per sbaglio tutto quello che avevo su Word. Tutto. Tutto. T u t t o. TUTTO. Cazzo, TUTTO. Compresa, guarda caso, la bozza e la stesura preparata per questo capitolo e vi riassumo quello che sto provando ora, nello scrivere, citando una frase di yotobi:
 
“E dato che ho una memoria equiparabile alla sedia su cui sono seduta, non mi ricordo assolutamente niente di quello che ho scritto”
 
Sono un disastro. Ha ragione mio papà quando mi dice “Chanj, come ti muovi fai danni”. Ah. Va bè. “Buona” lettura ]
 
 
 



Milano H 11.32
La primavera era ormai più che inoltrata e, essendo quasi a maggio, a Milano si stava già sentendo l’aria calda estiva avvicinarsi sempre di più. La gente aveva messo via i giubbotti imbottiti e lasciato spazio a quelli di pelle più leggeri. I collant sotto ai jeans, per riscaldare le gambe, erano finiti nei cassetti e le giovani si armavano di leggins più leggeri, così come più leggere erano le tute dei ragazzi.
L’aria di primavera si sentiva tantissimo, così come si sentiva la cupa aria che regnava nella casa Doria – Canepa. Entrambe stressate per motivi diversi.
Giorgia si era ripresa da poco dalla problematica lite avuta con Andrea. Gli ultimi giorni li aveva passati stando a letto e mangiando, sotto osservazione di Ambra che non voleva che la coinquilina si sforzasse più di tanto. Credette di non essersi mai annoiata più di tanto in vita sua, anche perché non era uscita di casa, per quei giorni, e non aveva visto il suo ragazzo. Ambra glielo avrebbe impedito quasi sicuramente, soprattutto da quello successo non molti giorni fa. E in più, Giorgia si era fatta riferire da Ambra la chiamata tra lei e Zacky. Ne aveva ricavato soltanto che lei e Zacky si erano urlati addosso per quasi tutta la chiamata e, alla fine, aveva capito che il californiano era abbastanza arrabbiato. Lo avrebbe chiamato appena avrebbe potuto. Per ora, nonostante la noia regnasse sovrana, si sarebbe goduta un po’ di giorni di puro relax, dato che anche al lavoro le avevano dato dei giorni di permesso.
 
Ambra, ovviamente, era tesa e nervosa per motivi diversi. Non solo la quasi litigata e il pianto con Zacky l’avevano spossata a tal punto che non aveva fatto altro che prendersi, diciamo, cura di Giorgia e trascurare sé stessa, ma l’avevano anche fatta dubitare sulla genuinità dell’attuale ragazzo di Giorgia. Sperando che quell’attuale sarebbe presto diventato un ex. Inoltre aveva interrotto i contatti con il modo al di fuori di Milano, in tutti i sensi. Internet perennemente spento, segreteria telefonica disattivata e avviso di chiamata sempre attivo, in modo da rifiutare la chiamata di qualcuno di indesiderato. Tutto ciò riguardo all’isolamento, però, non era dato solo per colpa di quella chiamata con Zacky. Ma con la successiva chiamata con Brian. Quella sera non avevano fatto altro che ribattersi a vicenda, esattamente come con Zacky, ma per un motivo ben diverso. Ambra ripensò ancora a quella fatidica sera.
 
- Ma che poi è strano – fece Synyster, quasi divertito – Non mi ero quasi accorto della tua faccia sconvolta quando hai visto me invece che Samuel. Cazzo, dovevi essere proprio sconcertata. Infondo sono proprio orrendo rispetto a lui, no? –
Ambra sospirò irritata: davvero faceva ancora quei tipi di paragoni degni di un tredicenne?
- Non è quello – spiegò lentamente – Ma io mi aspettavo di vedere Samuel. Non te. Non sapevo nemmeno che esistevi! –
- Eh già – mormorò lui – Quando eri al nostro concerto dell’anno scorso proprio non hai fatto caso a me, vero? –
- No! – rispose lei – O meglio, sì ti ho visto, ma non ci ho dato peso. Ascolta, conoscevo solo Matthew e Zacky, non mi avevano mai parlato di te o… qualcun altro della band –
- Di Samuel ti ricordi però –
Ambra si morse la lingua per non imprecare contro di lui e il discorso senza capo né coda che stava mettendo in atto.
- Ma che discorsi fai? – domandò, abbastanza sconcertata – Ovvio che di lui mi ricordo, l’ho conosciuto! A te quando ti ho conosciuto, due mesi fa, forse? –
Senti il chitarrista sospirare, armeggiare parecchie volte col telefono e poi prendere parola una volta per tutte:
- Senti, il discorso che volevo fare non era questo. Volevo solo chiederti perché cazzo non mi hai detto di avere una cotta per Samuel. O perché né Zacky, né Matthew o non so chi me l’ha detto –
- Decisamente direi che non mi piace più di tanto, alla fine, se non te ne ho mai parlato –
- No, ascolta – intervenne Syn – Non ci credo che in due… -
- Senti pensa quello che vuoi, sono stanca di litigare per telefono. Buona notte –
Prima di attaccare, sentì Brian mormorare un Ma da me è pieno giorno e pensò che aveva fatto davvero bene ad attaccare.
 
Era stato quello, quindi, l’ultimo contatto straniero avuto da parte delle due ragazze. Entrambe le ragazze, erano riuscite a non nominare nessuno dei Sevenfold per quei giorni. Era come se avessero rimosso tutto quello che avevano vissuto col gruppo, in quei giorni. Cosa abbastanza strana, visto che quello che avevano passato con gli americani era stato solo ed esclusivamente piacevole.
- Oggi vorrei fare una cosa – disse ad un tratto Giorgia, mentre rigirava gli spaghetti nel piatto con la forchetta, guardandoli con poco appetito. Ambra alzò gli occhi dal proprio piatto, ancora intatto, come quello della bionda.
- Cosa? – chiese curiosa, trovando una scusa per posare la forchetta che, sicuramente, quel giorno, non sarebbe finita tra le sue labbra.
- Vorrei vedere Andrea –
Ambra sospirò e riabbassò gli occhi.
- Se te la senti fallo – rispose – Non sono certo io a impedirtelo –
- Lo so che non sei d’accordo – iniziò l’altra – Ma sento davvero il bisogno di parlargli, di chiarire… di mettere fine, se necessario –
A quel pensiero, la ragazza si rattristò. Voleva davvero bene a quel ragazzo e lasciarlo in quel periodo sarebbe stato abbastanza traumatizzante.
Ambra annuì, guardando il volto per niente felice dell’amica.
- Tu, invece? – domandò la bionda. Ambra la guardò senza capire.
- Con… Brian, intendo –
- Oh – mormorò lei. Erano troppi giorni che nessuna delle due accennava all’argomento Avenged Sevenfold in nessun modo e entrambe non erano ancora preparate ad affrontarlo.
- Con lui… niente – sospirò la rossa, trovando una posizione più comoda sulla sedia – Te l’ho detto, ha avuto quella reazione assurda al fatto che mi piaceva Samuel e basta –
- Perché usi l’imperfetto? –
- Lo sai perché – corrugò le sopracciglia l’altra. Era convinta di averle spiegato per filo e per segno tutto quello che si erano detti lei e l’americano e le pareva strano che Giorgia non se ne ricordasse.
- Chi è Brian? – domandò Giorgia, osservandola attentamente.
- Una testa di cazzo –
Giorgia accennò una risata: - Solo? –
- Una… bellissima testa di cazzo – borbottò a fatica l’altra.
- Uguale a Zacky, insomma – sospirò Giorgia. Entrambe riportarono lo sguardo sui loro piatti ancora intatti. Quanto cibo sprecato.
 
Huntington Beach H 19.32
 
- Figlio, ti ho fatto le dita per suonarla la chitarra, non per distruggerla – fece Papa Gates sconvolto, osservando come stesse muovendo, a detta sua malissimo, le mani Brian, sulla sua Schecter.
- Papà! – mormorò, interrompendo improvvisamente l’accordo che stava eseguendo insieme a Zacky, il quale cannò quello successivo essendosi trovato da solo a suonare, senza l’accompagnamento del chitarrista solista.
- Mi rifiuto – fece Matthew, allontanandosi dall’asta del microfono e alzando le mani in segno di resa.
- Di che? – chiese Brian Haner Senior, osservando il frontman con le sopracciglia corrugate.
- Di cantare accompagnato da questi due – disse seriamente e indicò, con un cenno del capo, i due chitarristi. Intanto, anche Mike e Jhonny avevano interrotto il loro lavoro, osservando la scena straniti.
- Non ho fatto niente – sbottò Zacky, con un’espressione quasi schifata in volto, divaricando leggermente le braccia – Se lui sbaglia è colpa mia? –
- La devi imparare ‘sta parte o no? – sputò Syn – E allora suona –
- Non viene bene se  non mi accompagni – ribatté Zacky, impugnando nuovamente la chitarra. Syn intanto non accennava a mollare la presa sulla sua, di chitarra, e nemmeno di dar retta all’amico.
- Se al live sbaglio, che fai? Sbagli anche tu di conseguenza? –
- Ma che ragionamenti del cazzo sono? – mormorò Papa Gates – Coraggio, suonate e smettetela con ‘ste bambinate –
- L’Italia vi ha fatto malissimo, lo dicevo io – intervenne Jhonny, che aveva poggiato il basso a terra e teneva le braccia incrociate. I chitarristi e il frontman si voltarono verso di lui.
- Concordo con te – mormorò Matthew, non sapendo chi guardare più in cagnesco tra i due chitarristi.
- E’ colpa di Ambra, no? È lei che ha inviato la proposta a te, Matt – fece Zacky, levandosi la chitarra di dosso.
- Ma se l’idea è stata di Giorgia, che ti ha invitato al suo concerto – ribatté Brian.
- Ambra sta diventando isterica –
- E Giorgia allora una cretina, dato che a quanto pare sta ancora con Andrea dopo quello successo – fece Brian, gesticolando animatamente. Zacky si voltò verso di lui, al quale, prima, stava dando le spalle.
- Smettila di parlar di lei –
- Hai iniziato tu con Ambra – ribatté l’altro – Smetti, anche tu, di parlar di Ambra, allora –
- Ragazzi, basta parlare delle italiane, okay? Basta! Sono dall’altra parte del mondo, smettetela di scannarvi – fece Mike, che era stato zitto tutto il tempo. Il resto della band gli diede ascolto, ma evitò di continuare le prove; sentivano che, quel giorno, non ce l’avrebbero fatta a suonare.
 
 

[ Comunque il video di yotobi in cui dice la frase è questo qui ]

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