Piccola tempesta.

di shyrebel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** //prologo// ***
Capitolo 2: *** Cap.1 ***
Capitolo 3: *** Cap.2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 P.1 ***
Capitolo 5: *** Cap. 3 P.2 ***
Capitolo 6: *** Cap.4 ***
Capitolo 7: *** Cap.5 ***



Capitolo 1
*** //prologo// ***


"Vorrei che fosse giorno sempre.."

Amo il sole. 
Amo tutto ciò che mi può donare gioia.
Ci è voluto molto tempo per ritornare felice..da quando lui mi portò via dalla mia casa.


1516.
"Tierra! Tierra!!"- sbraitò un marinaio dall'alto.
Un uomo si affacciò a prua e scrutò l'orizzonte con i suoi occhi verdi smeraldo. "Perfecto."
Sbarcarono sulla costa sabbiosa e iniziarono a esplorare quella nuova terra sconosciuta. La perquisirono come se fosse un ladro pieno zeppo di gioielleria, infatti tolsero ad una civiltà del luogo, gli Inca, qualsiasi tesoro: gioielli, cibo, anche donne e bambini, gli uomini o li uccisero o li schiavizzarono. Il capitano osservava compiaciuto dalla prua la sua nuova conquista.
"Ehe..pequeña chica estàs un poco tranquila!"-quasi urlò un marinaio abbasanza robusto mentre avvolgeva con le sue possenti braccia tatuate una piccola bimba impaurita che cercava di scappare da quello che le poteva sembrare un mostro. "Capitán! Ven aquí!"
Qualche minuto dopo l'uomo dagli occhi verdi lucenti avanzava sulla sabbia bollente verso il marinaio che buttò a terra la bambina subito dopo l'ordine del suo capitano.

Non erano gli unici sulla spiaggia, ma l'atmosfera era quella tra il capitano e la bambina. 
Come uno squalo che osserva una foca. 
Come un leone che osserva una gazzella.
Una sorta di possessione.
Lui la scrutava attraverso quegli innocenti occhi marroni ambrati e lo sguardo quasi pietrificato su di lui. 
Lei cercava di non cercare il suo sguardo per paura, ma notò quegli occhi..verdi..come l'erba matura e brillanti come il sole. Forse fu questo che la attirò.
Durò tutto in 30 secondi che sembrarono un'eternità."Fernando! Has ganado la cena.."- tutto ciò non distogliendo mai lo sguardo da quel viso ingenuo al di sotto di lui."quindi.. che dovrei fare di te.."
La piccola sembrò non capire la lingua, visto che il suo viso assunse un'espressione interrogativa.
"mh..¿tu..hablas español?"
Silenzio. Forse per timidezza..forse per terrore..poi una parola. "Si.."
"Oh, mucho bien! Vuol dire che non farai fatica a capire i miei ordini, sguattera.."- detto questo, si avvicinò di poco a lei. Prima di quell'istante, uno dei tanti schiavi uomini che venivano trasportati dai marinai, sfuggì a loro prendendo una spada trovata per caso e corse verso di loro gridando: "¡No tocarla? ¡Es la nuestra dea, no t-". Uno sparo. Dritto al petto. Donne che piangevano, bambini che guardavano impotenti, ma sopratutto lei..
"Bien.."- il capitano ripose la sua arma da fuoco -"..¿quindi tu..eres una dea..por ustedes?"
Quel corpo a terra privo di vita, la straziava a tal punto di perdere la volontà di parlare. Lo guardava quel sangue prezioso che ormai si mischiava alla sabbia di quella terra maledetta. Il capitano si mise a ridere per quella scena alquanto divertente per lui e la portò via sulla nave come tutti gli altri suoi simili. "Bisogna festeggiare!"- si sentì, dopo, un sonoro 'SI' eccheggiare per le stanze della nave oltre alle urla di felicità che venivano interrotte a volte da qualche bevuta di troppo -"Fate baldoria uomini! Divertitevi con le donne! Perchè fra tre mesi si ritorna a casa!!"- disse il capitano bevendo un lungo sorso di buon vino, dopodichè si ritirò nella sua cabina.
"Hola, sono tornato."
La bambina era legata alla sedia con uno sguardo triste che si tramutò in paura quando sentì solo la sua voce. Il giovane uomo si avvicinò, la esaminò ancora scoprendo particolari che stranamente non aveva ancora notato in lei: i suoi indumenti da selvaggia, il suo brutto odore, terriccio sparso un pò per tutto il corpo..e quella era percaso una dea venerata? Poteva solo essere uno scherzo dell'immaginazione di quel povero uomo. "Dea.."- alzò il viso della bimba per guardarla meglio -"..¿eres en serio una dea?"
"La clave..es la confianza..ustedes eran de mi parte por que se-" "Si fidano di te.."
Nulla era possibile. Non più. Era su una flotta spagnola, legata, senza via di fuga. Non poteva ribellarsi. Era sola ed era una bambina innocente. Non aveva augurato a nessuno questo tipo di fine, neanche alla terranativa stessa. "¿Habes un nombre?"- domandò di sua spontanea volontà. "No. Pero mi gente me llamaba ..Argentina.." "mm..està bien..tu sarai Argentina d'ora in poi..come la terra che ho conquistato." -ghignò quasi malignamente e divertito. Qualsiasi cosa la piccola Argentina avesse capito..non si aspettava da quel momento vita facile. 




"Ti voglio bene..ma tanto."- sorrise accentuando le ultime due parole.
L'iberico le accarezzò una guancia dolcemente. "Hai un cuore d'oro hermanita..non dimenticarlo mai..".




"Non è abbastanza calda sta brodaglia! Sbrigati!?"
"Muoviti piccola!"
Ogni giorno le stesse frasi. Ormai le rimbombavano nel cervello. Si sentiva così umiliata e usata. Le prime volte aveva provato a dire di no, ma le costarono solo tagli in più sulla schiena..bruciavano ancora.
"Argentina!"- il capitano fece segno di venire. Che avrà voluto ancora pensò tra sè e sè. "Debes hacer un trabajo..por mi."
Non ci mise molto a capire che i suoi simili c'entravano. Nelle stive infatti c'era abbastanza caos e i marinai non riuscivano a calmarli. "STATE ZITTI O VI AMMAZZO!?"
"Silenzio. C'è qui Argentina ora..ci penserà lei.."- la guardò.
Ci fu una quiete tombale. Tutti a fissare lei. Improvvisamente, i nativi si inchinarono con grande sopresa dei marinai e forse anche del capitano. Era davvero una dea. Era davvero rispettata.
Non ci fu nessun discorso..solo un piccolo gesto. L'indice alla bocca e un silenzioso 'shh'. I nativi capirono e si tranquillizzarono.
Mentre tutti i marinai si godevano la calma di quell'atmosfera, il capitano non spostò mai gli occhi da Argentina. Mai. Quella piccola indigena l'aveva rapito. Una cosa davvero sconcertante per il più valoroso condottiero della flotta spagnola! Nessuna donna o uomo con cui era stato (si perchè lui può) era mai riuscito a catturare così tanto la sua attenzione. Il marrone ambrato e il verde smeraldo in quel momento si scontrarono. "Sai non ti ho detto ancora il mio nome..me llamo Antonio Fernandez Carriedo."
La bambina non sembrò tanto stupita. "A..Anton..io.". Avendo poco più di 3/4 anni ed essendo vissuta in una terra lontana dalla cultura più avanzata non era molto brava nel parlare. Il capitano Antonio annuì. "..pero no me llamarè asì..ma 'padrone'..¿entendies?"- assumendo un'espressione piuttosto rude e seria. Argentina dovette accettare. 
Lui per lei non ci sarebbe stato. Troppo impegnato per il suo compito e per le notti insonni con donne native.
Si sarebbe subito abituata a quell'ambiente. Ma non doveva avere paura. 
Quei tre mesi in mezzo al mare, sia mosso che calmo, furono abbastanza ardui per tutti. Ma alla fine c'era la Spagna. Il luogo più bello del mondo. Argentina? Non seppe dove guardare. Ogni cosa era nuova. Si risvegliò in lei una curiosità incontrollabile. "¿Te gusta Argentina?" "Si..mucho..".
Ma, ecco, nonostante tutto era triste.
Le mancava l'aria pura di quella terra. Le mancava la pace. 
Vedeva la gente ridere..sorridere.. 
"Ma che brutta bestiaccia! Dove l'avete trovata!"- la donna si mise una mano alla bocca per non gridare. "Oh dios.."- già, la ritenevano una creatura aliena. 

Con gli anni che passavano, lo vedeva sempre partire.
La lasciava sola con alcuni dei suoi uomini che restavano sulla terraferma. 
Lui viaggiava, esplorava, conquistava..era questa l'immaginazione di Argentina. Non voleva ammetterlo a se stessa, ma lui era costantemente nei suoi pensieri. L'idea di essere al suo fianco e riuscirgli a strappare anche un mezzo sorriso era così fiabesca.
"No, Argentina.."
"T-Ti prego..non voglio stare sola ancora.."- con la sua manina afferrò la sua camicia semiaperta e lo guardò molto triste.
"Tzs, ringraziami che ti ho insegnato a parlare meglio..ti ho dato anche fin troppo per i miei gusti."
Sta volta non le avrebbe permesso di incantarlo con quegli occhi supplicanti.
Tolse abbastanza rudemente la sua mano e si allontanò di poco. 
Restò a fissare il mare pensando a quella strana sensazione che gli logorava lo stomaco: impossibile che sia uno sciocco senso di colpa. Sarebbe stato una cosa imperdonabile da parte sua provare tale debolezza. Doveva ammettere però al suo dannatissimo orgoglio che provava una sottospecie di pena per Argentina..
Era diventata come una di loro, come in una famiglia. Se prima i marinai potevano usarla a loro piacimento. ora se lo potevano scordare. Il capitano se la teneva tutta per sè e non permetteva a nessuno di toccarla. "Per una volta..vai oltre al tuo estupido orgoglio.."
Si sentì come .. un oggetto di troppo. 
"Non osare parlarmi così." 
Argentina riusciva ancora a trattenere tutta la tristezza che provava in quel momento. 
Le importava solo una cosa.."Ehi ehi! Dove vai?!"
Voleva correre.
Voleva viaggare con loro.
Voleva qualcuno che le stesse vicino.
Era sulla prua della nave a guardare le onde del mare Mediterraneo. "Argent-...." 
Fermò con un braccio l'avanzata di alcuni suoi marinai e la guardò a lungo. 
Lei si girò verso di loro.
"Resto aquì!"



Sei l'artefice delle mie sofferenze, della perdita della mia famiglia nativa..sei l'uragano che mi ha distrutto l'intera esistenza..ti odio.

"Ahw, mi pequeña.."



..ma, come per magia, ho capito che mi volevi proteggere..
...non sei più quell'intrapendente capitano..

 

.."Eres especial por mi.."..




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Capitolo 2
*** Cap.1 ***


Sorrise fra sè e sè.
"Argentina..de nuevo?"
Come ogni volta, la ormai intraprendente Argentina iniziava ad indossare il vestiario (anche se largo) del capitano.
Si sentiva importante..almeno calcolata.
Tutto questo la metteva a suo agio. 
Antonio era felice di vederla così sicura. 
"Oh è davvero graziosa.."- disse un marinaio quasi intenerito.
Argentina arrossì un pochino per la vergogna. Dopotutto era su una nave  piena di uomini, anche se avevano iniziato a trattarla bene.."Yo soy mala!"- dopodiché fece quel 'arrrgh' che fanno gli uomini di mare con un espressione accigliata quasi per intimorire la ciurma.
Una fragorosa risata dopo un lungo silenzio fece ribaltare la flotta. Era davvero tenera, pensavano.
D'altro canto la bimba ribatteva continuamente che dovevano avere paura, ma senza risultato..era troppo innocente quella creatura per sembrare un vero marinaio assassino. "Dai Margarita..non serve a nulla...sei perfetta così."- disse sorridendo Antonio.
Aveva davvero..detto il suo vero nome? Forse oggi si sentiva di buonissimo umore. Ma sarebbe stato strano, perché prima di questo momento non l'aveva mai pronunciato. Lei non seppe cosa rispondere se non sorridere apertamente e fissarlo incantata. "Gracias." 
"Per cosa?"
"Hai detto il mio nome.."
"Oh..bhe si..."- si grattò la testa abbastanza imbarazzato -"..uhm ..¿eres felíz?"
"¡Si, muchissimo!"- rispose sorridendogli dolcemente.

Col passare degli anni, si, si era 
intenerito di più, ma non riusciva ancora ad ammettere i propri sentimenti a se stesso. Le voleva MOLTO bene. Si prendeva cura di lei, la proteggeva, la faceva ridere, la divertiva, la rendeva felice ogni giorno di più.
C'era solo quel dannato egocentrismo però che si intrometteva quando lei gli faceva notare ogni volta ogni piccolo e dolce gesto. "Perché non posso salire?"
"Ubbidisci e basta Margarita!"
"No!"
Si, ecco.."Che hai detto?!"..non sempre c'era una bella atmosfera su quella nave.
"Ho.Detto.NO. ¡Non puoi dirmi sempre quello che debo hacer!"
Che impertinente!
Che ragazzina insolente!
Questi erano i vari pensieri di Spagna che frullavano per la mente..oltre a quelli preoccupanti sulla flotta nemica che di li a poco avrebbe fatto la sua comparsa.
Lei guardava con invidia il marinaio con il cannocchiale posizionato su una minuscola ma strategica piazzetta circolare al di sopra di lei."Non importa se insisti..non ci andrai punto e basta."
"Eres tan antipatico quando fai così!"
Era quasi sul punto di andare seriamente da quel marinaio.."¡Es peligroso!"
"Bla bla bla.."
"Margarita García stai esagerando!"
Un buon uomo si avvicinò al capitano."Capitán..non dobbiamo peggiorare la situazione ..gli altri sono molto tesi..."
In fondo aveva ragione.
Quelli sporchi inglesi sarebbero giunti fra poco, quindi la flotta doveva essere carica e non terrorizzata."Si..lo siento...."
Dopotutto anche Argentina sentiva che nella ciurma qualcosa non andava..erano impegnati più del solito, più grezzi e tesi ..
La risposta non si fece aspettare.
La polena della nave spagnola venne decapitata di netto da un colpo di cannone.
"¡Mierda! State tutti pronti!"
Argentina scossa da brividi di terrore, presa alla sprovvista, corse verso la prua per vedere chi fosse stato l'artefice, ma il capitano la fermò saldamente e la attirò a sè."Non dovresti essere qui ahora! Vai subito nella stiva e nasconditi!"
"M-Ma .."
Le prese il viso tra le mani."Hermanita..p-por favor.....non voglio perderti.."
Perdere.
Perché avrebbe dovuto perderla?
Lui l'avrebbe sempre protetta, no? Avrebbe sempre impedito a chiunque di portarla via..giusto?
Negli occhi del capitano, per la prima volta, si leggeva la paura.
Si, quella di non riuscire a impedire di portarla via e di perderla definitivamente per sempre.
Annuì leggermente."P-Però tu..non morire.."- dopodiché si allontanò e scese all'interno della nave a nascondersi.
Rimase a fissare il nulla.
Poi si girò, attirato dalla urla dei propri marinai.
Erano li.
Una brezza leggera scompigliava i capelli legati da un fiocco rosso e stropicciava la camicia bianca semiaperta.

Arthur Kirkland, con un piede sul bordo della prua, ghignava spavaldo davanti alla nave spagnola."HERE I AM ANTONIO!"

Poté udirlo bene quel urlo sfacciato di quel damerino di un inglese. Lo fissava con ira e profondo odio per averlo sfidato.
Lo vedeva avanzare e affiancare la sua nave alla propria..si guardarono a lungo lanciandosi occhiate di disprezzo.
"Guys! There we go!"
"Yeah!!"
"¡Hombres! ¡Vamonos!"
"Fuerza!"
Le navi si arpionarono tanto erano vicine, così da permettere agli uomini di andare sulla nave nemica e uccidere. Solo uccidere. Perché erano stati mandati entrambi per questo.

"Ah!"
"Argh! Damn it!"

Sentiva ogni piccolo particolare.
Dalle metalliche spade che si scontravano alle grida di dolore degli sfortunati.
Avrebbe voluto essere li, per combattere al suo fianco contro il nemico. "Por favor..fai in fretta.."- disse in tono pacato.
Non sopportava l'idea che stesse combattendo con il rischio di morire. Era forte, certo, ma non immortale.
Rannicchiata dietro a tre barili e coperta da un lenzuolo. Aveva paura di scoprire il nemico. Aveva paura di perdere Antonio. Di perdere tutti.

"¡Muere Arthur!"
"Eh! So patetic! Haha!"
"Grr!"

Non poteva rimanere ancora li per molto. 
No.
Non poteva rimanere ancora li. Si alzò togliendosi il lenzuolo e cercando una qualsiasi arma per affrontare i "barbari"che combattevano contro suo fratello.
Ormai, lo considerava così.
Trovò una spada, la prese impugnandola. 
Era pronta.

Era passato un po' e aveva già spazzato via 10 marinai della flotta inglese. Purtroppo ne perse due della propria, ma non doveva arrendersi; aveva un obbiettivo: Arthur. Doveva solo uccidere quel misero inglese e tutti gli altri sarebbero scappati in ritirata."Che ti succede Carriedo? Non riesci nel tuo intento?"
"Callate."
"Andiamo, sappiamo tutti e due chi ritornerà in patria vittorioso.."
"..solo chi se lo potrà permettere. Sia maledetto te e la tua regina!"
Il viso del britannico si gonfiò di rabbia.."La mia regina di farà decapitare per questo atto indegno nei Suoi confronti!"- sferrò un attacco allo spagnolo che deviò il colpo."Siete bravo a parlare, ma i modi sembrano quelli di una adolescente ragazzina.."- fissò divertito l'inglese che fumava di rabbia.
Tra tutto quel baccano infernale, si udì una voce, totalmente diversa dalle altre. Poco a poco si zittirono tutti e cercarono di capire da dove provenisse.
Antonio fu il primo a riconoscerla e perse un colpo. 
Non doveva essere lì.
Doveva essere al sicuro."¡Maldecidos! Dovete morire!"
Non poteva credere che era lì e che avrebbe potuto perderla di li a poco.
Dagli inglesi sfuggì qualche risata di compassione per la ragazzina, ma furono fermati da Inghilterra che, con un cenno della mano, li zittì tutti.
Restò a fissarla per qualche momento per esaminarla."Non credevo che aveste una clandestina a bordo..per caso ci sono anche degli altri?"- domandò con fare arrogante e sfacciato sfoggiando 
uno dei suoi sguardi famelici. 
"Callate ahora..non ti interessa affatto."
"Oh certo che mi interessa..devo sapere chi saranno i miei schiavetti."
"Non hai ancora vinto Kirkland!"
"Sei davvero sicuro di vincere?"
Una risata fuoriuscì dalle labbra del britannico.
"Mi hermano vincerà!"
La convinzione di quella ragazza spiazzò la risata rumorosa di Arthur."Senti, senti da che pulpito devo sentire queste parole davvero toccanti..spero che tu sappia chi stai sfidando, ragazzina."
"Ogni nemico di mio fratello, è mio nemico."- affermò convinta puntando in avanti la spada.
Davvero un'ottima intimidazione, se non fosse stato per un piccolo particolare sfuggito.
Il britannico guardò Antonio negli occhi."Really?"- con uno sguardo divertito -"This is your sister.."
L'espressione cambiò radicalmente quando vide il viso di Spagna sbiancare..si dipinse un ghigno."Well, well, well..non so se è corretto ma..lei dovrebbe essere ..una tua colonia."
"È per lei che vivo e combatto."
"E sarà anche la causa della tua indegna morte, Carriedo..posso giurarlo sulla regina."
"Non ti permetterò nemmeno di sfiorarla.."
C'era una strana calma che nascondeva l'acidità delle loro parole. 
"Ritorna dov'eri."
"H-..l-lo..-"
"Non te lo ripeterò un'altra volta.."
Non disse nulla e con il capo chino ritornò da dove era venuta. Le veniva da piangere, ma si trattenne.
"Sono davvero colpito."
"Non hai ancora visto nulla Kirkland."
"Ma chissà perché prevedo già la mia vittoria.."- disse con un sorriso da spaccone -" ..mi immagino te a terra..morto, per la mia spada."
"Secondo me ti fai troppe fantasie.."- non abbandonando la sua determinazione iniziò un combattimento con Inghilterra, dopodiché anche gli altri continuarono a difendere la propria nave.

Cadde a terra stremato.
La maggior parte dei suoi uomini non c'era più.
"Finalmente ti sei arreso..prima che ti finisca definitivamente, hai qualche preghiera da esaudire?"
"Gr..t-tu...non provare a toccarla!"
"Nient'altro? Perfect. Andatela a prendere e saccheggiate la nav-"
"¡NO! ¡ELLA NO!"
Gli prese il viso con una mano schiacciando gli zigomi."Shut up."- dopodiché lo buttò a terra.


sniff.. sniff..
"Here you are, captain!"
Teneva lo sguardo a terra.
"FANTASTIC, thank you."
Lui invece la guardava, cercando di incontrare il suo sguardo.
Ci fu un altro scontro, ma non fu come quello tra gli occhi della bimba e l'iberico. Il verde di quegli occhi poteva essere pieno di vita e felicità, ma questo..era completamente diverso."Mh..what's your name?"
Gelidi. Freddi. Glaciali.
Le incutevano timore."Hey! Answer me!"- la strattonò e lei si chiuse a riccio.
"Hermano..hermano.."- diceva tra piccoli singhiozzi. Non si sarebbe mai aspettata questa sconfitta da parte sua."..n-non voglio andare via..n-non voglio!"
"Piccola colonia, sei costretta..e sarà meglio che tu mi dica come ti chiami.."- disse in tono minaccioso mostrando la sua spada tagliente.
"¡N-No! ¡Donde es mi hermano!"
"Tzs, portatela sulla nave."
"Ditemelo subito!?"
La presero con la forza e la portarono alla nave inglese.
"Lasciatemi staree!"
Si continuava a dimenare, cercando di liberarsi dalla loro forte presa. Si accorse che la nave si stava piano piano allontanando da quella nemica.."N-No! Hermano!"
"Stai zitta!?"
Un dolore alla guancia e poi il buio.

"Si, non siamo andati male.."
"Guarda che ricconi schifosi, la loro nave era piena di oro.."
Poco a poco, sentiva delle voci.
"Già, sarebbe stato un vero peccato lasciare li tutto."
Aprì leggermente gli occhi e non ci mise molto a capire che era rinchiusa in una piccola gabbietta di ferro. Così piccola, da starci unicamente in ginocchio.
"Mh?"
"Oh, good morning."
Alzò lo sguardo verso i due marinai inglesi.
"¿D..Donde estoy?"
"Eh? Che razza di lingua incomprensibile hanno gli spagnoli! Fatti capire!"
"Dove ..dove mi trovo?"
"Tzs, dovresti già saperlo."- il marinaio bevve un lungo sorso di vino -"Quindi tu..sei una colonia di Spagna.."
Non rispose.
"Come ti chiami..?"
Silenzio. Non disse proprio nulla, perché voleva essere fedele al fratello.
"Parlerai prima o poi..con le cattive.."
"Ahah dai Jack! Se le parli così, di certo si cucirà di più la bocca."
"Seh seh..lo vedremo. Andiamo, il capitano ci ha chiamati.."
Li guardò uscire.
Dopo quel momento si sentì così vuota, che non seppe più a cosa pensare..era ritornato tutto come prima: essere in mezzo a persone che non vogliono di certo il tuo bene, ma ti sfruttano a loro piacimento e si vantano della terra appena conquistata. 
Pirati. Erano solo quelli. 
"Lui..non verrà..?"- pensava la piccola Argentina -"..me lo aveva promesso...che non mi avrebbe mai lasciata sola...mai..".
Dolci parole, che lasciavano un tocco di malinconia, sulle guance della bimba, sprigionata attraverso le lacrime.
Non poteva pensare che fosse lontano da lui, da tutti i marinai spagnoli..era un dolore troppo profondo quello che provava. Aveva sempre ammesso che stare lontano da lui, per lei avrebbe significato la morte.

"Stop! Oggi facciamo una breve sosta!"
Il capitano Kirkland guardava il mare in cerca di risposte ai suoi continui tormenti della vita. Inutile dire, che quella bambina lo incuriosiva. Non ha rivolto la parola a nessuno dei suoi marinai.
"Quella bambina mi vuole sfidare.."
"It's obviously!"
"Don't worry, capirà con chi ha a che fare.."- sorrise quasi ghignando e si diresse nella sua cabina -"..avete la mia parola!"
 

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Capitolo 3
*** Cap.2 ***


"Lasciatemi andare.."
Ormai era l'unica cosa che poteva uscire da quelle labbra. Lo pronunciava anche quando era da sola. Piccole ma copiose, erano le lacrime che scendevano.
"Vieni..da me.."
Qualche singhiozzo divideva le sue parole tristi e malinconiche."..p-por favor.." Non riusciva a sopportare più questo dejavù fin troppo reale..e questo, Antonio, lo sapeva bene.

"Va..tutto bene?"
"No."
"Se vi serve qualcosa, noi siamo qui.."
"....."
"Vuole che attracchiamo e ci divertiamo in una locanda? Almeno per riprendere il sorris-"
"Nessuna donna riuscirà a colmare questo dolore."
Si era voltato pronunciando quelle stesse parole con acidità e con uno sguardo serio e agghiacciante. Solo lui poteva terrorizzare in quel modo i suoi compagni."E-Està bien..vi lascio  solo.."
Così se ne andò l'ultimo dei tanti compagni che cercavano di tenerlo su di morale."..non c'è differenza...anche se c'è qualcuno dei miei uomini con me....sono solo..perché lei non c'è più."
Impossibile. 
Quegli occhi arrossarono in quel preciso instante e lasciarono cadere gocce pesanti sulle guance. 
Una scena a dir poco..
"..Romano...pure lui mi manca.."
Si accasciò in un angolo.

Entrò nella stanza.
Lei dormiva, anche se era in una posizione non proprio comoda.
Avanzò, finché non raggiunse la gabbia..la fissò e le diede un colpetto, giusto per svegliarla. Silenzio."Wake up, damn!"
Aprì un occhio assonnata e piano piano si svegliò completamente, dopodiché..
"*sniff* .."
"Mh? Che bisogno c'è di piangersi addosso ora..tzs."
"..*sniff*..mi ..hermano.."
"Non voglio capire quello che stai dicendo, quindi finiscila di piangere o ti butto in mare."
La piccola alzò il capo intravedendo il viso dell'inglese tra le sbarre."N-Non puoi.."
"Cosa?"
"N-Non puoi..!"
"Oh, really?" Aprì bruscamente la gabbia tirando fuori la piccola Argentina. La portò sul ponte sotto gli occhi dei propri uomini. Inspiegabilmente, la prese per un piede e la mise al di fuori della nave..come se fosse sospesa in aria. L'unica cosa che la teneva in vita era la mano di Arthur.
"Sei ancora convinta?"
Guardava giù domandosi cosa si celava in quel blu oscuro del mare, sicuramente nulla di buono. Intanto con le mani cercava di coprirsi l'intimo con il vestito che cadeva all'ingiù; avrebbe voluto maledire la cosiddetta forza di gravità in quel momento.
"Lascia pure quel vestitino, hahaha!"
"Captain! She's so adorabile with that dress.."
La toccavano e ridevano di lei e del suo imbarazzo di quel momento.
"Shut up, assholes! Voglio vedere quanto resiste..finché non mi risponde."
"D-Dejame.."
"Stop with this fucking language!?"
Basta.
 Erano solo insulti e urla in un'altra lingua a lei sconosciuta a farla rabbrividire.
Basta. 
Non poteva più sopportare quella situazione atroce su quella dannata nave.
Basta.
Erano giorni, forse settimane, che aveva il terrore di morire proprio li. Ogni giorno, aveva paura di fare un passo falso e finire in mare tra gli squali. Beh, forse non avrebbe neanche fatto differenza perché anche quei pirati assomigliavano a squali famelici. 
"M-Mio fratello ve la farà pagare!"
"Tuo fratello? Credi sia ancora vivo? Hahahahah!!"
"L-Lui è vivo.."
"Tzs, si si. Vivo e vegeto!"
"Proprio come il pesce che mangeremo stasera, giusto Jack?"
"Esatto!"
Aveva sempre e solo intorno marinai inglesi se non il capitano. Lui se voleva stare con Argentina, ci doveva stare da solo..per raccogliere ogni piccolo dato che lei poteva fornirgli su qualsiasi cosa.
"Basta! Non avete nessun diritto di parlare così di lui!"
"E chi dovrebbe impedircelo..tu?"
"Forse è meglio che taci, sennò finisci in mare..a te la scelta."
Non ricordava quanto fossero crudeli  i pirati, finché non incontrò loro. 
La flotta spagnola era la sua famiglia, quella che aveva perso in precedenza. Come poteva credere che si sarebbe affezionata a loro? Aveva toccato con mano la crudeltà dell'inglese, era consapevole..che non sarebbe cambiato nulla in lui. 
Non era come Antonio..
"Buongiorno capitano."
Bastava guardarlo negli occhi.
"La prigioniera è un po' più ribelle del solito.."
Non potevano incantarti..non potevano donarti un sollievo..
Le uniche cose di cui erano capaci erano incutere timore e mostrare la parte peggiore di quel capitano. 
"Oh, che musica per le mie orecchie..really really exciting!"
"Hahaha!"
"T-Tu ..hai ucciso mi hermano..?"
"...certo. Lo hai visto con i tuoi stessi occhi."
Non aprì bocca. Solo guardava i marinai uscire dalla stanza per segno del capitano.
"...m-muerto..."
"Esattamente, piccola colonia. Ora smettila di frignare!"
"¡N-No es muerto! ..menti! *sniff*"tu menti!"
"SHUT UP, YOU STUPID COLONY!"
La fece zittire. 
"Damn you, you make me crazy! ...*sigh* comunque ..ora sono curioso di sapere come ti chiami.."
"...."
"E tu me lo dirai. Ora."
"N-No!"
"Stai giocando col fuoco ..non ti conviene."
"...n-non ce l'ho.."
Si avvicinò sempre di più a lei.
"Tu.."-disse sorridendo-"..ce l'hai eccome. Impossibile che quel..quel useless..di Spagna, non ti abbia affibbiato un nome. Forza, speak now! And say your name!"
Si stava notevolemente irritando.
Lo sguardo agghiacciante.
I pugni chiusi, come il suo cuore, con le nocche bianche come il latte.
La grandezza di questa nazione, era evidente agli occhi questa misera colonia..quale altra poteva essere più forte di questa, visto che era riuscita a sconfiggere persino la Spagna? 
Aveva già imparato come il mondo girava: nessuno poteva fidarsi di nessuno, perché avevi una nazione da portare avanti e soprattutto da difendere. 
"..tutti contro tutti.."
"Eh?"
Lo guardò per un attimo, dimenticando la paura.
"...mi hermano no es muerto. ¡Ritornerà, ti ucciderà e mi porterà via de aqui! Vedrai!"
Lo vedeva digrignare i denti e..quello sguardo..sembrava trafiggerla nelle viscere. Così freddo.
"Dì quello che ti pare io-"
"Me llamo Argentina.."
Quante volte il capitano avrà ripetuto quel nome nella sua mente, quanto..
"..recuerdalo."
"Mhp, right. Lo farò."
E con questo ghignò soddisfatto, della sua conquista. Aveva, più o meno, 12 anni, si suppone. Così giovane, ma con una voglia di vivere negli occhi..cosa che quasi disgustava Arthur. 
"Sei molto particolare..Argentina."
"Che vuoi dire?"
Non rispose. 
"Perché non mi hai ancora uccisa?"
Una domanda, che lasciava trasparire un po' di paura. 
"'Cause you're mine..e mi servi."
"Ma .. yo soy .."
"Una mia colonia..ora.."


Quando è per sempre, è sempre?
Stava diventando pazzo. 
Ormai la ciurma era diventata solo una comunità sconosciuta con cui collaborava. 
"È possibile che non riusciate a fare un cervello in quattro?!"
"C-Ci stiamo provando da un po' Capitan! En se-"
Lo prese per il colletto e lo avvicinò a se.
"Non mi servono scuse ora..mi servono dei fatti!!"
"V-Vi prometto che riusciremo a riprenderci Argentina..ve lo giuro."
Lo lasciò, anche se bruscamente, ma dovette accettare la realtà. 
Quel 'sempre' di cui aveva tanta paura, lo stava logorando..distruggendolo. Non era un buon segno. 
Si passò una mano fra i capelli e si sedette su un barile.
"L..Lo siento...non voglio ..demoralizzare todos.."
Una promessa non mantenuta. 
Aveva giurato che non le avrebbero mai fatto del male.
Ma..non si può manovrare il fato, non è vero?
"Non vi preoccupate."
Brutto inglese.
Cane della Regina.
Gli aveva tolto l'orgoglio spagnolo, la fama, la vita di alcuni suoi marinai, la dignità..e la cosa più preziosa che tenesse al mondo: Margarita. 
"Ti rivedrò mai più, realmente?"-pensò Antonio, mentre faceva piovere dai suoi occhi lacrime amare.

"Sarà un piacere aiutarti, mon amì."
"ja, es ist! (Sì!) Faremo vedere noi a quello stronzo chi comanda!"
Sorse un leggero sorriso, che vagamente somigliava ad un ghigno, sul viso dell'iberico. 
Francia e Prussia (alias Francis e Gilbert) sarebbero stati il suo asso nella manica per attraversare il famoso Canale della Manica, che divideva la Francia dall'Inghilterra. Un gioco di parole alquanto allettante, sbaglio?

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Capitolo 4
*** Cap. 3 P.1 ***


Tutto il giorno in quella gabbia ormai arrugginita, che faceva da quadretto al corpo anoressico per la fame della piccola colonia. Sentiva sempre odore di cibo, ma non riceveva nulla di buono se non gli scarti del "dopocena". 
Per di più, il suo piccolo cuoricino faceva molta fatica a pompare sangue..non che non ci fosse ossigeno, ma lei aveva problemi di cuore.
 
"Captain, non credo che la colonia arriverà viva a Londra.."
"Come sarebbe a dire.."
"È molto debole."
"Fantastico, ora credi che mi metterò a fare da babysitter a quella mocciosa?! Pensateci voi, e non osate farla morire!"- con questo se ne andò nella sua cabina.
"Non sarà facile.."
"Lo so, ma è un ordine del capitano quindi.."
 
Tuttavia, aveva ancora la rabbia che cresceva dentro di sè, oltre ad un'altra, a lei sconosciuta, sensazione; non nei confronti dell'inglese, ma dell'iberico.
Si ripeteva nella mente quella promessa: 'non ti lascerò mai', che implicava varie cose da parte della piccola. Iniziò a pensare, che aveva sbagliato a riporre fiducia in lui.
Anche se il tempo passava velocemente, sembrava solo il giorno dopo che era stata presa in ostaggio.
"A-Almeno fatemi vedere la luce del sole!"
"Non ne hai bisogno, stupida! So, shut up!"
"Hai la lanterna se vuoi un po' di luce!"
"Vi prego!"
Suppliche, pianti.
Neanche quelli servivano a smuovere la coscienza di quei pirati.
Pregava ogni giorno i suoi vari dei, ma non riceveva risposta.
Sembrava quasi, che tutti l'avessero abbandonata e lasciata nelle fauci dell'inglese. 
L'istinto da indigena, però, non l'aveva abbandonata. Nella sua mente complottò già la sua fuga per quando sarebbe arrivata in quella terra chiamata Gran Bretagna/ Inghilterra.
Tutto quello che le rimaneva era la sua voglia di vivere, che le permetteva di sopravvivere in quella baraonda di squali.
 
"Captain!"
"Cosa?"
"È arrivato un messaggio!"
Prese dalle mani del più piccolo tra loro, Ben, una lettera. Ora, non era solito ricevere lettere (per lui), ma lasciò stare. La aprì.
"'Caro......'"- a quel punto si dovette fermare per l'insulto poco desiderato nei suoi confronti e quelli della Regina .- "..mi hai sconfitto. Ammetto di essere a pezzi, stremato e di provare ammirazione per la tua forza.' Ha! Quel povero spagnolo, si è finalmente reso conto chi comanda! 'Ma solo una cosa non ammetto..non ammetto di essere una persona così sincera da dire queste dicerie sconclusio..na..t..e.' ..."- in quel momento desiderò averlo tra le mani e strozzarlo fino a staccargli la testa, ma si accontentò di una sfuriata con un barile. Si, era permaloso.- "..'comunque, dopo queste inutili bugie, che potevo risparmiare..voglio solo avvertirti. MI riprenderò Argentina, a qualunque costo. Non mi importa quanti uomini hai. Verrò su quell'isola maledetta, anche a nuoto. Ti svergognerò davanti a quella cagna della tua Regina e vedremo..chi è il codardo, Mr. Kirkland. Ricorda che non manca molto al mio arrivo, quindi comincia con le parate ed i preparativi. Sto arrivando.  Carriedo' ........"
"C-Capt..."
Mentre fissava un punto qualunque con uno sguardo tagliente, stracciava e strappava quella lettera.
"Non ..mi importa..quanto tempo ci divide. Neanche la sua minaccia! Io(!), sono il capitano della flotta inglese! Ed il più fidato seguace della Regina!! Quelle parole(!) non(!) sono(!) niente!!.."
"C-Che intendete fare..?"
"Simple, non lo ascolterò." -così butto in mare la lettera lasciando affogare quelle parole di avvertimento. Dopodiché si girò verso i suoi uomini. 
"Quando arriveremo a Londra, non osate perderla di vista. Sono stato chiaro?"
"YES SIR!!"
"Faremo vedere a quel bifolco che non sa chi sono davvero. Oh si, che lo vedrà! Lo farò decapitare!?"
Un misto di paura e forza si aggirò tra i pirati, ma in quanto ad Argentina, non sapeva ancora cosa sarebbe successo.
                  
Tre giorni dopo. 
Sbarco.
 
"Ma che vuol dire che te ne vai?"
"Quello che hai appena detto."
"Ma.."
"Avanti, non sei contenta? È la tua occasione."
"Non ti rivedrò mai più..e tu vuoi che sia contenta.."
"Ti ho fatto soffrire, quindi..è il minimo che posso fare."
"Il minimo è chiedermi SCUSA! Anche in ginocchio! IL MASSIMO CHE PUOI FARE È USCIRE DALLA MIA VITA, MA NON È CIÒ CHE VOGLIO!"
Aprì gli occhi.
Ah, era solo un altro di quei strani sogni. Lui e lei. Gli unici protagonisti.
"Se mai ti rivedessi, come reagirei?"
Confusa.
"Ti correrò incontro piangendo.."
Distrutta.
"..o mi allontanerò piano piano da te."
Pericolosa. Forse per qualcuno no, ma per se stessa si. 
"Io, Margarita Garcìa. Colonia dell'Impero Spagnolo. Sorella del suo ambasciatore. Dichiaro e prometto solennemente che-"
La porta si aprì.
"Cosa giuravi al vuoto?"
".."
"Avanti, sputa il rospo!"
"Niente, che vi riguardi."
"Oggi è un grande giorno!"
"Posso sapere il perché?"
"Ovvio, mia colonia, Argentina. Ti ufficializzerò davanti alla Regina come mia proprietà."
"E credi che te lo lasci fare?"
"Non so, tu che dici..non hai molte chance. Ti conviene e basta! Sennò posso andare in Spagna e torturare tutti i tuoi amici indigeni, come se già lui non li avesse già torturati abbastanza!"
Restò in silenzio a guardare il suo volto che mostrava segni di totale pazzia e orgoglio. 
Nessuna lacrima.
Neanche un rimorso.
Sapeva quello che sarebbe accaduto, quindi non serviva.
"Ridete, fa bene alla salute."
La felicità si ritirò dietro ad uno sguardo burbero e diffidente, come sempre. Dopodiché uscì dalle segrete del palazzo.
 
"Mon dieu, non credo ancora a quello che sto facendo."
"Hai detto che mi avresti dato una mano!"
"Si, mon amì! Certo! Ma mi sembra che sottovaluti troppo Arthur.."
"Ma no, Francis! Lui è apposto. Sa perfettamente che non deve più scherzare con quel ceffo, giusto?"
"Si, Gil. Ammetto di essere stato troppo precipitoso.."
"È solo per questo se hai perso la tua colonia."
Non l'avesse mai detto.
Lo spagnolo si girò verso il francese guardandolo scuro in volto.
"Non osare parlarmi in questo modo o non ritorni più a casa."
"Ohohoh~ su su! Non ci scaldiamo così facilmente. Preserva questa furia per l'inglesino."
"Giusto, hai ragione."
"Verso la terra sconosciuta al mondo umano!"
"Ahaha! Si!"
 
Stavolta l'ho voluta fare corta~
N̶o̶n̶ a̶r̶r̶a̶b̶b̶i̶a̶t̶e̶v̶i̶ c̶o̶n̶ m̶e̶. 
B͙y͙e͙

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Capitolo 5
*** Cap. 3 P.2 ***


"Mia Regina.."
S'inchinò davanti a cotanta bellezza. 
"Sono felice di rivedervi, Arthur Kirkland. Spero che abbiate buone notizie da darmi."
Si rialzò guardando il suo bel sorriso che sfoggiava ogni volta che chiedeva un esito di una battaglia.
"Non vi darò mai una brutta notizia, ve lo assicuro.."- sorrise, ricambiando lo sguardo incuriosito della Regina.
"Allora, ditemi."
"Magnificamente. Abbiamo sconfitto e saccheggiato "l'Invincibile Armada", che poi alla fine..tanto invincibile non è."
Scatenò nella Regina così buon umore, che si dovette mettere una mano davanti alla bocca per non far trasparire il proprio umorismo; sorrise appena.
"Ma..non è finita qui."
"Dite sul serio?"
"Ebbene si, mia Regina. Ho anche recuperato qualcosa che potrebbe interessarvi.."
"Fatemi vedere!"
Così, mandò a chiamare due guardie reali che portassero la povera vittima davanti a Sua Maestà in persona. E la vide. S'inorridì, si disgustò al primo sguardo di quel corpo esile. Diciamo, scheletrico. Era ancora lontana da Lei, ma si sentiva già nell'aria odore poco buono per l'olfatto inglese, puramente sofisticato.
"Che- Che cos'è questa bestiaccia!"
"Condivido il vostro pensiero."
{notina personale: il lecchino lui non poteva che farlo con la Regina. :3 ecco.} 
"È questa la cosa dovrebbe interessarmi?"
"Questa 'bestiaccia', come la definite, è una colonia spagnola."- aveva l'approvazione della Regina già stampata sulla sua faccia.
"Una colonia.."
"Argentina."
"Dov'è questo posto?"
"Ce lo spiegherà più avanti lei stessa."
"Mh..va bene. Sarò disposta ad aspettare. Vi prego, ripulitela e vestitela decentemente!"
"Ai suoi ordini, Sua Maestà."
Intanto lei non aveva alzato neanche una sola volta lo sguardo. Non aveva nemmeno fissato negli occhi la Regina. 
"Lavatela e preparatela per il ricevimento."- diede il compito alle casalinghe, che guardarono un po' con pietà quella povera ragazzina. Una di loro s'inginocchiò alla sua altezza.
"Come ti chiami?"
"....m..Margarita."
"Oh sei spagnola..non preoccuparti. Ci penseremo noi a te."
E lei vide un sorriso così sincero, che non le sembrava vero. C'era qualcuno di buono esistente a sto' mondo?
Così anche lei fece, ricambiò il suo sorriso.

"Ed ecco, abbiamo finito."
"Sei un'incanto.."- disse la più anziana.
Quei vestiti le sembravano così stretti. Almeno quelli che aveva prima, seppur sporchi e lerci, erano comodi. 
"Non..mi sento tanto a mio agio..."
"Ci farai l'abitudine, non preoccuparti!"
Abitudine.
Ci farai l'abitudine. Che voleva dire?
Che anche loro erano d'accordo con la loro idea? Volevano vedermi di fronte a quella donna e farmi diventare una loro colonia?!
"Io..¡non sarò mai inglés!"
In loro uno sguardo sbigottito. 
"Tesoro.."
"Voi perché non mi aiutate! Siete anche voi contro di me?!"
"Shh, ti prego. Potrebbero sentirci."
"...."
"Non vogliamo perdere questo lavoro..altrimenti dovremo vivere di stenti...."
Sforzi inutili..sempre inutili, di ribellarsi a quei visi pieni sconforto. 
"Io..voglio solo.."- sospirò pesantemente, sentendo ormai le lacrime venire. -"..voglio solo ritornare a casa mia. Dove potevo restare libera, senza problemi. Dove NESSUNO mi diceva quello che dovevo fare e di chi essere. Ero io e la mia famiglia. Ed ora..non ho nemmeno quella!"
Si mise a singhiozzare e di conseguenza a piangere. Una delle donne la abbracciò cercando di confortarla. La piccola non la respinse. Non aveva intenzione di allontanare le persone, ma di avere un minimo di amore..quello che aveva perso. Quello che non aveva avuto nè da Spagna e nè da Arthur.
Era come una palla in una partita di rugby: contesa da tutti, ma neanche guardata se ha uno strappo nel tessuto. 
"Non s-sopporto più tutto questo.."
Le altre, si unirono a quel l'abbraccio, che forse era l'unico spicchio di vero sentimento in quella reggia maestosa.

"Siamo quasi arrivati mon amí! Stai calmo!"
Rumori metallici.
Aria di sfida.
"Non posso farne a meno, Francis! Devo scontrarmi con quel pidocchio! ..e devo vincere!"
Gli sfilò la spada.
Si sentivano ansimi da combattimento. 
"Ja, vincerai sicuramente!"
"Non vorrei mai essere al posto di Arthur."
"Quel maledetto me la pagherà..mi dispiace sfiancarvi con continui allenamenti, ma mi servono."
"Me? Stancarmi? Kesesese! Tu non mi conosci ancora bene, amico!"
"Capitán!"
"¿Ah?¿Si, que es?"
"¡Semos a poche miglia de allí!"
"¡Gracias!"
"Allora?"
"Poche miglia? Sul serio?"
"Ma mi stai ad ascoltare una volta tu?"
Mentre discutevano, Antonio guardava l'orizzonte. La vedeva davvero.
"Inglaterra.."

"Mh..Spain."
Guardava dalla finestra della sua camera il mare. Non si sarebbe sorpreso della vista di qualche galeone in lontananza.
"Avanti, quanto ci metti ad arrivare.."
Aveva quel morboso e strano desiderio di averlo tra le mani ancora una volta. Vederlo cadere definitivamente.
Mormorava fra sè e sè.
//: stai bene?
"No..assolutamente."
//: perché?
"Spain...i'm waiting for him."
//: deve venire qui?!
//: oh è terribile!
"Mh? Antonio? Terribile?"
//: non sei spaventato?
"Pff..io sono tranquillissimo. Vedrà di che cosa sono ancora capace-"
"Mr. Kirkland?"
"W- ehm(!) what?"
"Mi hanno riferito che la colonia è stata lavata e vestita per la cerimonia."
"Si, si. Mi preparo."
Così la guardia uscì.
"Damn."
//: la prossima volta non gridare quando parli con noi.
"Ah, shut up you fairy! Leave me alone!"
Sconsolata, la piccola fatina si dissolse nell'aria. 
L'anglosassone si iniziò a preparare per la cerimonia: per un evento così importante, doveva essere impeccabile. Sul viso, si dipinse uno sguardo burbero. Uno sguardo che comunicava ansia ed irrequietezza. 
"Dannazione arriva fra poco..di sicuro rovinerà tutto."
Paura? No! Non sia mai!
Lui non conosce la paura.
Lo aveva sconfitto, ma non gli era sfuggito quel piccolo particolare: era dannatamente sicuro di sè, come se avesse tutte le probabilità del mondo di vincere.
"Fine..calm down. I'm a winner and he's a loser..non mi deve spaventare uno schifoso spagnolo. Assolutamente no."
Si guardò nello specchio e contemplò il suo aspetto. L'abito superò la prova di giudizio e infine si diresse verso le stanze reali.

"Lasciatemi! Lasciatemi!!"
"Shut up!"
"M-Mi fate male!"
Schiaffo dopo schiaffo.
Lacrima dopo lacrima.
Sentiva il suo cuore andare a pezzi piano piano. Ad ogni metro che facevano, sentiva avvicinarsi la sua ora. Stava davvero per impazzire.
"Smettila di gridare!"
Era in lontananza, ma sentiva la sua presenza a pochi passi da lei.
Un 'tic tac' risuonava nell'enorme stanzone.
Il respiro: lento.
Il cuore: faceva molto fatica.
"Ci deve essere silenzio qui."
"Mr. Kirkland, c'è una persona che vorrebbe vedervi."
"Fatela entrare allora."
Con un cenno rispose ed andò alla porta, ma non fece in tempo ad aprirla.
"Arthurr!!"
"W-What? A-Alfred?"
"Che bello vederti!"
Che cosa c'era che non andava in quel momento? Forse la felicità di quel ragazzino. Perché non aveva mai visto una persona correre con tanta energia da uno spregevole uomo assetato di sangue.
Ma poi quel ragazzino, sarà stato un'altra delle sue vittime?
Ed il piccolo la guardava curioso.
"Chi è lei?"
L'altro la guardò cupo.
"Nessuno, Alfred. Forza vai in camera tua."
"Ma quando ci vediamo?"
"Presto, don't worry."
Nessuno. Proprio nessuno. 
Era quella cosa superflua, di cui se ne poteva liberare quando voleva.
Quanta angoscia provava la piccola colonia.
Il peggio doveva ancora arrivare.

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Capitolo 6
*** Cap.4 ***


"Mi chiamo ..Margarita García.."
"Che bel nome! Io Alfred Jones, piacere!"
Aveva davvero un bel sorriso.
Alto.
Biondo.
Occhi azzurri, cristallini. {mlml cit.rebi}
I suoi capelli erano stranamente disordinati ed un ciuffo di questi aveva vinto la forza di gravità; ritto e all'indietro. 
"Chi ti ha detto di parlare.."
Naturalmente a spezzare quell'atmosfera, fu il pirata. 
Abbassò lo sguardo, sentendosi davvero umiliata di fronte a quel ragazzino, che le aveva quasi donato un sorriso.
"Vai in camera tua, Alfred.."- gli accarezzò i capelli con dolcezza mantenendo però uno sguardo serio, vagamente paterno. Il piccolo Alfred ubbidì e ritornò in camera. 
Ancora loro due. Brutta storia.
Lasciando perdere il viso della ragazzina, la nazione si soffermò sul suo vestito. Ricamato come un gioiello, splendente grazie a delle piccole pietruzze incastonate come un mosaico. 
Sorrise. "Sembri una principessa.."
Lei lo guardò con fare stupito e con questo lui si schiarì la voce. "..yes, maybe." 
"..tu sembri buono.."
Aspetta. Cosa?
Cioè, lo avevo spiazzato..con una semplice affermazione?
"..è ..è solo una tua impressione, tzs. Stai attenta come parli."
 
Arrivò il momento.
Almeno, era quello che diceva Inghilterra.
Quattro guardie reali. Un pirata. Una ragazzina. Come prima, ma solo in una stanza diversa. 
Si sedette.
Davanti una scrivania, dietro un'enorme finestrone che faceva entrare deboli raggi di sole.
Di fronte a lui, le quattro guardie con al centro la piccola colonia.
"Now, you'll became an english colony."
Come se fosse stato un discorso davvero eclatante, sorrise e firmo un foglio con la conferma di ciò che aveva appena detto. 
Sette secondi.
Sette secondi, ma che sembravano anni. 
Guardare impotente quello stilo che scriveva ininterrottamente, le faceva gelare il sangue. Aveva una sorta di blocco alla gola e non solo lì.
"Da oggi in poi..considerati inglese."
Quel piccolo muscolo..
"Ma se solo una volta.."
..la stava lentamente abbandonando.
"..ti sento parlare in quella maledetta lingua.."
Purtroppo, a suo parere, per lei, era solo metaforicamente. Avrebbe voluto davvero, che smettesse di battere.
"..ti faccio tagliare la lingua."
Con gesto istintivo, portò una mano alla bocca e poté solo immaginare che dolore poteva provare quando l'avrebbe fatto davvero.
"Hai capito?"
Non c'era più tempo per pensare.
Si doveva rispondere SOLO affermativamente. 
"Answer me."
Non avrebbe tenuto questo tono calmo per molto.
Ormai, che poteva fare?
"..s..si..."
Era ufficiale. 
Guardò le guardie.
"Avvertite la Regina."
Con un cenno due delle quattro, lasciarono la stanza.
 
"È là! La vedo!"
"Pure io! Kesesese~"
"Ma dove diamine è Antonio?! Mon cheree~"
"Sarà a dormire come al solito."
Francis, decise di andare a svegliarlo.
Entrò nella cabina (aperta) e vide il suo corpo disteso sul lettino. 
"Mon amí, devi alzarti.."
Era davvero un'impresa svegliarlo.
Non perché era pigro, ma perché bisognava essere prudenti. 
Francis però, era l'unico che non doveva farsi questo problema.
"ANTONIOO!"
"Mh..Che cosa c'è ..Francis.."
Era visibilmente irritato e aveva una voce piuttosto da svogliato.
"Siamo arrivati.."
L'iberico guardò per un attimo il sole cocente che spirava dalla finestra e aprì gli occhi quasi da farne uscire le orbite.
"Mierda, perché non mi avete svegliato prima?!"- imprecava mentre si alzava e si preparava velocemente.
"Dovresti ringraziarci. Se non fosse stato per noi, ora saresti senza forze. Ora, guarda. Scalpiti come un cerbiatto."- non si fece sfuggire il suo sorriso e la sua solita risata.
"Ho come la sensazione..che la mia rabbia non serva a nulla."
"Oh sù, smettila. Proverà sicuramente timore, te lo posso giurare!"
Stette in silenzio a fissare le carte nautiche per chissà qual motivo. Ormai erano lí.
"Non sai..quanto vi sono grato."
"Puoi contare sempre su di noi, amí!~"
Questa era la giornata ideale. Nessuno gli avrebbe impedito di distruggerlo con le proprie mani e salvare la propria colonia. 
Diciamolo chiaro e tondo: non era neanche più una colonia per lui.
Era il suo gioiello più prezioso. La sua piccola 'hermanita'.
"Verrà da te a braccia aperte."
"La strapazzerò così tanto di coccole che vorrà fuggire da me ancora."
Proruppero entrambi in una risata rumorosa.
"Su, vamonos."
"Certamente."
Raggiunsero il terzo amico che accarezzava il suo amato pulcino giallo.
"Kesese~ per oggi starai qui sulla nave."
"Stai parlando ancora con quello?"
"Jaja~"
"Si, lui sí che mi tiene compagnia quando voi due state a parlare!"
Risate. Solo risate fra loro.
Quando, però, si trattava di una situazione come quella, c'era poco da ridere. C'era da sbrigarsi.
Il valoroso Antonio, diede istruzioni ai vari marinai; come anche fecero Francis e Gilbert con le loro truppe.
 
Sembrava così bello, da considerarlo quasi per un matrimonio.
Questo ricevimento si sarebbe ricordato nella storia.
"My queen." 
Inchino e omaggi a parte, era una cosa da lasciar a bocca aperta.
"Siete davvero affascinante quest'oggi."- sorrise guardandolo da capo a piedi.
"Solamente per voi."
Andava tutto secondo i piani.
Nel frattempo, Argentina, scortata da sei guardie reali, avanzava tra gli invitati lungo un 'red carpet'. 
La fissavano.
Bisbigliavano.
Sparlavano. 
Non che dovesse essere più importante la colonia, non sia mai! La Regina doveva essere in primis su qualsiasi altra forma vivente sulla Terra. Quale colonia?
Trombette, tromboni, o qualsiasi altro strumento era suonato. Era tutto così..magico. Era solo la circostanza a cambiare: come una processione portante ad una morte morale lenta e dolorosa.
"Questa..è solo un'altra delle vittorie della Regina.."- pronunciava a gran voce ma sempre in modo rispettoso Inghilterra. "..Argentina."
La guardava bene.
Era affascinata, forse solo per le vesti che indossava. Quale inglese avrebbe apprezzato uno spagnolo o una sua (ex) colonia? Ovvia la risposta.
Argentina.
Sempre più confusa.
Sempre più stanca.
Sempre più triste.
Tutte quelle persone, quella lingua: non facevano che addolorarla di più.
Ormai si era rassegnata.
Nessuno.
Nessuno sarebbe venuto a prenderla.
Qualsiasi minima speranza si dissolse: era inglese, non di sangue ma di appartenenza. Il sangue che gli scorreva nelle vene era sicura che fosse ancora argentino. Spagnolo? Non sia mai. Le uniche persone che conosceva che potevano avere sangue sia spagnolo che argentino, erano i frutti di quegli stupri quando la flotta spagnola invase quel paradiso ormai dimenticato. 
Fu risvegliata dai suoi pensieri da un applauso scrosciante.
"Grazie, Mr. Kirkland."
Non fece in tempo a pronunciare altra parola: vide una guardia spalancare il portone e correre velocemente verso la Regina.
"Majesty! Majesty!"
Stupore da parte di tutti.
Prima che arriva alla Regina, il corsaro si mise in mezzo.
"What's wrong?!"
La guardia era agitata, ma non così stupida da allarmare ulteriormente gli invitati; quindi si avvicinò all'orecchio di del corsaro.
"T-The spanish..are here!"
Solo alle prime parole gli si gelò il sangue, ma cercò di trattenere quella paura.
"Fine, take the Queen in safe."
Ubbidì agli ordini parlando con le altre guardie e seguendo le istruzioni.
"Don't worry. Now you all have to go away."
La gente si chiedeva il perché, ma la risposta non si fece attendere.
Altre porte spalancate.
Altre persone, totalmente sconosciute.
"Shit.."
Mentre gli altri seguivano le direzioni delle guardie di andare via, lui guardava l'entrata di quei soldati.
Quelle ufficiali tenevano sott'occhio la piccola colonia, ma non andarono via; Arthur voleva che stessero lì.
Non voleva perdersi la faccia dello spagnolo alla bellissima notizia.
Come per coincidenza, apparì per ultimo, solcando il portone portando lo sguardo ad Inghilterra.
Bene, una buona rivincita? Ci sto; pensava.
Ma fu completamente preso alla sprovvista quando altre due figure sbucarono dalla porta. Due figure che conosceva bene.
Digrignò i denti contrariato.
"Damn..stupid.."
"Ohoho~ mon chere! Da quanto che non ci vediamo!~"
"Shut the hell up!"
"Vedi di calmarti un po', inglesino."
Quegli occhi rossi e il sorriso strafottente, lo mandavano in bestia; come per la risata oscena del biondino che gli perforava in modo fastidioso i timpani; come..quel maledetto sguardo che non si staccava dal proprio.
Fu proprio lui a parlare.
"Dove tenete ..?"
Una domanda non completata, ma che si comprendeva ugualmente a chi si riferisse.
"Al sicuro."
"Al sicuro? Cosa c'è di sicuro qui?"
"Non è necessario che ti dica dov'è. È al sicuro. E basta."
"Ti avverto Kirkland, la mia pazienza è già finita..non peggiorare la situazione."
Il britannico restò ad osservare i soldati. 
Spagnoli.
Francesi.
Prussiani.
"Sei venuto fino a qui, con un esercito e due alleati..aspettandoti che io ti restituissi Argentina come se nulla fosse?"
"Cierto que no, stupido capitano."
"And so? What do you do here?"
Un piccolo sorriso che parlava più di mille parole. L'iberico s'irritò.
"Sono qui per dichiararti guerra.."
"Doppia sconfitta, Carriedo? Non ti è bastata la prima.."
"¿Tu no comprendes, verdad? Io vincerò..e lo farò per lei!"
"Sempre se lei..accetterà di buon grado la tua vittoria.."
"Che vorresti insinuare!"
Avanzò di qualche passo alterato.
Lei era sempre lì. Non si muoveva.
Anche perché, se lo faceva, veniva ripresa dalle guardie che la custodivano.
La vide solo allora: con quel vestito lussuoso. 
Sguardo basso, lacrime a non finire...no. Lei non era così.
Lei. Lei lo fissava. Non aveva tolto lo sguardo da lui per un secondo. Seguiva ogni sua mossa, come per penalizzarlo. 
"M..Margarita.."
Riuscì a pensare solo questo.
Mentre l'inglese sorrideva di continuo allo stupore del nemico, lei lo guardava impassibile. 
"Mon amí..tutto bene? .."
"S..s-si! Assolutamente.."
"Fantastico allora cominciamo!"
Tutto il seguito, Argentina non lo poté vedere. 
Erano andati altrove a combattere.
".."
Sperava in una piccola riconciliazione?
Si sbagliava.
Ma di grosso.
 
"Il sole sta per tramontare Antonio! Muoviti!"
"Si, si! Arrivo!"
Era di nuovo sua.
Aveva impedito il peggio.
La portò con sé..per non lasciarla mai più.
Salparono tutti, dai capitani ai soldati.
Lasciando distrutti gli animi inglesi.
Si ricordava ancora quelle parole..
'Non finisce qui!!!'
Certo che finiva lì.
Lui si era ripreso la sua amata colonia, quel bastardo non aveva bisogno di un'altra. Cane della Regina.
 
 
Venne avvicinato.
"Ehi, ma ti sei accorto che da quando è qua sulla nave..è scontrosa? Se si, ha un pessimo carattere."
Lo guardò tra il confuso e il sorpreso.
"Lei..non è così."
"Vai un po' a controllare allora."
Andarono a controllare sul ponte.
.."Sei sicuro di quello che dici?"
"Ja! Certo che son.."
"Io vedo una chica muy felíz, Gil..che parla e ride con il mio equipaggio."
"..beh..io l'ho vista in quel modo.."
"È tutto perfetto, ¿está bien? Dev'essere felice..io l'ho salvata."
La guardano entrambi.
Oh, se solo avesse saputo leggere anche il cuore.
"Mon dieu, non vedete che tempo si sta facendo? Entrate!"
"Si, Francis."
"Aspettami!"
Mentre l'iberico seguiva il francese, quegli occhi iniettati di sangue la guardavano ancora una volta.
"Non credo proprio..che sia così."
Così, subito dopo, raggiunse gli altri sottocoperta.
 
Salvata da cosa?
Dalle mani di quel mostro? Ce l'avrebbe fatta anche da sola, pensava di continuo lei.
Quanto. Quanto aveva sperato.
Nessun risultato.
"Ecco fatto.."
"Brava piccola! Ahora riprovaci."
Appena risvegliata dai suoi pensieri, riprovò a fare uno dei tanti nodi che le stavano facendo imparare i marinai.
Insiemi di intrecci che la stavano mettendo un po' in difficoltà.
"Ahaha! Dammi, ti faccio vedere.."
Ed il nodo perfetto gli venne.
Che rabbia, penso Argentina.
"Che cosa ho sbagliato?"
"Roberto!"
"Lo siento chica..debo ir."
"C..cierto."
"Ma ritorno! Poi mi farai vedere come sei diventata brava con i nodi!"
E dopo questa frase andò dal capitano.
"..¿si, capitán?"
"Perdete troppo tempo dietro ad Argentina. Dovreste sapere, tutti voi, che avete dei compiti da svolgere."
"Lo siento muchissimo, capitán..pero.."
"¿Pero?"
"..quella ragazzina..è stata nelle mani di quel furfante..ha bisogno un po' di affetto."
Una risata quasi sadica fuoriuscì dalle labbra dello spagnolo.
"Dimmi, Roberto..sei un uomo..o una donna?"
"M..ma capitano..che domande sono-"
Fulminato all'istante."..e-ecco..io sono un uomo."
"E allora..smettila di parlare come una donna."
Mandò giù quel poco di saliva che aveva in bocca e annuì.
"S..si capitán."
"Puoi andare."
Lasciò la cabina, ammutolito.
Zitto come un cane appena ripreso.
Guardò fuori dal oblò.
Nuvole nere, mare agitato e un capitano che si sentiva appagato.
"Va tutto bene."
Quando non era così.

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Capitolo 7
*** Cap.5 ***


Di solito non parlava troppo con le persone, tantomeno con lei.
"È un bastardo, lo so."
Mentre lui si gustava il suo pomodoro quotidiano, lei lo stava a guardare pensierosa. 
"..perché non mi ha lasciata lì?.."
Quasi non gli scoppiarono i timpani da quanto aveva affermato l'argentina.
"V-Volevi.."
"Alla fine che mi importava...avrei potuto ...essere più felice..forse.."
"Io non sarei resistito un secondo di più! Odio gli inglesi!"
"..."
"N-Non che stia bene con quel bastardo di Spagna! Mhp!"
Oh, proprio nessuno sarebbe stato felice di stare a contatto con quella gente nobilissima e piena di odio verso il resto dell'umanità. Nossignore.
"Chicos! Sono tornato!"
Anche se..Argentina non era felice ora.
"Siete in casa??"
"Io vado fuori.."
"Mh?"
La piccola Argentina, che ormai piccola non era più, usciva da quella reggia lussuosa e andava in giardino.
"Ohi, Romano!~"
"B-Bastardo!"
Solito colpo nella pancia.
Solite risate di Spagna.
Ma mancava qualcosa.
"Sono felice di vederti!~"
Lo abbracciò e lo strinse forte a sè, come un orso farebbe con un barattolo di miele.
"L-Lasciami! Sto soffocando idiota!"
"Ma..¿Margarita?"
"Eh?"
"¿Donde es Margarita?"
"Ah lei..ha detto che se ne andava fuori."
"...."
Lo lasciò immediatamente.
La andò a cercare in fretta e furia, lasciando l'altra colonia da sola.
 
Correva.
Correva con il cuore in gola.
 
L'avrebbe trovata. O con le buone, o con le cattive; ma l'avrebbe trovata.
Non poteva sparire di nuovo.
Non adesso.
Non dopo tutto quello che ha passato.
Gridava il suo nome, sperando in una riposta che non arrivò mai. Guardò in qualsiasi posto, anche il più insignificante. Setacciò e spogliò tutto il giardino. Si, grazie a delle guardie ovviamente. Nessuno trovò traccia della piccola colonia.
"Avete pensato ai campi?"
Certo. I campi. I campi di pomodori.
"C-Cierto! Sarà lì!"
Con fretta e furia, corse fino a quegli immensi campi di pomodori. Non fu difficile notare, tra tutto il verde, un piccola macchia marrone in lontananza.
"Margarita!!"
Poi vedevi questa macchia muoversi e mostrare un colore più chiaro. Si era girata. Mostrava il suo viso.
Non si mosse. 
 
Troppo desiderio di fuggire.
Troppi sentimenti repressi.
Troppa voglia di dire BASTA.
Basta.
Basta.
Mentre lo vedeva avvicinarsi, provava timore ma al tempo stesso rabbia.
Sarebbe scattata una punizione sta volta?
Le avrebbe vietato di uscire per il resto dei suoi giorni?
Da quel giorno, quel maledetto giorno , aveva pensato di lasciare tutto. Lasciare che tutta quella serie di avvenimenti procedesse, era ormai parte delle sue convinzioni. Solo lo spagnolo riuscì a scombinare i suoi piani e rovinare quella pace che si era creata.
Non avrebbe più voluto vederlo.
Non avrebbe più voluto come fratello, come guida, come protettore, come suo e unico guerriero. 
Basta.
Basta.
Basta. Voleva scappare.
Ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Sarebbe stato sempre lì. Sarebbe andato a cercarla fino in capo al mondo, pur di trovarla.
E si chiedeva..perché.
Perché?
Perché questi sforzi inutili?
Perché questa malsana idea di ricongiunzione? Per lui non era solo una delle sue colonie?
Alla fine ci aveva sperato, no? Ma non aveva avuto risultati. Per lui non era stata in principio più di una colonia.
In principio. 
Poi? Che gli era successo? Cosa era cambiato?
"Dovresti smetterla di farmi preoccupare.."
Quel sorriso. Oh, se qualcuno avrebbe potuto farlo sparire. Se qualcuno sarebbe stato capace di distorcerlo o modificarlo. 
Sarebbe stato tutto più sensato.
Ma adesso non lo era..
"Dai andiamo, a casa ti preparo qualcosa che ti piacerà sicuramente!"
Basta.
Basta.
Non sei tu. Falso.
Vuoi farmi credere che sia tutto a posto, quando non va bene nulla. Niente.
 
Ogni giorno si chiedeva: 'quando finirà di fingere?', non la smetteva.
Però non voleva fermare quelle dolci cure che le prestava. Non riusciva a sottrarsi. Perché?
Dov'era quel pirata senza cuore? Era affondato con quella nave? 
Il capitano affonda sempre con la sua nave. 
Ma il problema che lui era ancora vivo ed era cambiato.
 
Non lo sapeva che la causa di questo suo cambiamento era proprio lei.
Diciamo un totale cambiamento.
Il piccolo Romano era riuscito, in chissà quale modo, a cambiarlo in parte; rendendolo dopo il ritorno da una battaglia un uomo comune pieno di vita e di amore. 
Lei aveva contribuito a tutto questo, senza neanche saperlo.
E forse..neanche quel capitano lo sapeva.
_______________ Scusate se è corto aha~ Il prossimo sarà più lungo e interessante. Buona lettura!

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