"Mi chiamo ..Margarita García.."
"Che bel nome! Io Alfred Jones, piacere!"
Aveva davvero un bel sorriso.
Alto.
Biondo.
Occhi azzurri, cristallini. {mlml cit.rebi}
I suoi capelli erano stranamente disordinati ed un ciuffo di questi aveva vinto la forza di gravità; ritto e all'indietro.Â
"Chi ti ha detto di parlare.."
Naturalmente a spezzare quell'atmosfera, fu il pirata.Â
Abbassò lo sguardo, sentendosi davvero umiliata di fronte a quel ragazzino, che le aveva quasi donato un sorriso.
"Vai in camera tua, Alfred.."- gli accarezzò i capelli con dolcezza mantenendo però uno sguardo serio, vagamente paterno. Il piccolo Alfred ubbidì e ritornò in camera.Â
Ancora loro due. Brutta storia.
Lasciando perdere il viso della ragazzina, la nazione si soffermò sul suo vestito. Ricamato come un gioiello, splendente grazie a delle piccole pietruzze incastonate come un mosaico.Â
Sorrise. "Sembri una principessa.."
Lei lo guardò con fare stupito e con questo lui si schiarì la voce. "..yes, maybe."Â
"..tu sembri buono.."
Aspetta. Cosa?
Cioè, lo avevo spiazzato..con una semplice affermazione?
"..è ..è solo una tua impressione, tzs. Stai attenta come parli."
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Arrivò il momento.
Almeno, era quello che diceva Inghilterra.
Quattro guardie reali. Un pirata. Una ragazzina. Come prima, ma solo in una stanza diversa.Â
Si sedette.
Davanti una scrivania, dietro un'enorme finestrone che faceva entrare deboli raggi di sole.
Di fronte a lui, le quattro guardie con al centro la piccola colonia.
"Now, you'll became an english colony."
Come se fosse stato un discorso davvero eclatante, sorrise e firmo un foglio con la conferma di ciò che aveva appena detto.Â
Sette secondi.
Sette secondi, ma che sembravano anni.Â
Guardare impotente quello stilo che scriveva ininterrottamente, le faceva gelare il sangue. Aveva una sorta di blocco alla gola e non solo lì.
"Da oggi in poi..considerati inglese."
Quel piccolo muscolo..
"Ma se solo una volta.."
..la stava lentamente abbandonando.
"..ti sento parlare in quella maledetta lingua.."
Purtroppo, a suo parere, per lei, era solo metaforicamente. Avrebbe voluto davvero, che smettesse di battere.
"..ti faccio tagliare la lingua."
Con gesto istintivo, portò una mano alla bocca e poté solo immaginare che dolore poteva provare quando l'avrebbe fatto davvero.
"Hai capito?"
Non c'era più tempo per pensare.
Si doveva rispondere SOLO affermativamente.Â
"Answer me."
Non avrebbe tenuto questo tono calmo per molto.
Ormai, che poteva fare?
"..s..si..."
Era ufficiale.Â
Guardò le guardie.
"Avvertite la Regina."
Con un cenno due delle quattro, lasciarono la stanza.
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"È là! La vedo!"
"Pure io! Kesesese~"
"Ma dove diamine è Antonio?! Mon cheree~"
"Sarà a dormire come al solito."
Francis, decise di andare a svegliarlo.
Entrò nella cabina (aperta) e vide il suo corpo disteso sul lettino.Â
"Mon amí, devi alzarti.."
Era davvero un'impresa svegliarlo.
Non perché era pigro, ma perché bisognava essere prudenti.Â
Francis però, era l'unico che non doveva farsi questo problema.
"ANTONIOO!"
"Mh..Che cosa c'è ..Francis.."
Era visibilmente irritato e aveva una voce piuttosto da svogliato.
"Siamo arrivati.."
L'iberico guardò per un attimo il sole cocente che spirava dalla finestra e aprì gli occhi quasi da farne uscire le orbite.
"Mierda, perché non mi avete svegliato prima?!"- imprecava mentre si alzava e si preparava velocemente.
"Dovresti ringraziarci. Se non fosse stato per noi, ora saresti senza forze. Ora, guarda. Scalpiti come un cerbiatto."- non si fece sfuggire il suo sorriso e la sua solita risata.
"Ho come la sensazione..che la mia rabbia non serva a nulla."
"Oh sù, smettila. Proverà sicuramente timore, te lo posso giurare!"
Stette in silenzio a fissare le carte nautiche per chissà qual motivo. Ormai erano lí.
"Non sai..quanto vi sono grato."
"Puoi contare sempre su di noi, amí!~"
Questa era la giornata ideale. Nessuno gli avrebbe impedito di distruggerlo con le proprie mani e salvare la propria colonia.Â
Diciamolo chiaro e tondo: non era neanche più una colonia per lui.
Era il suo gioiello più prezioso. La sua piccola 'hermanita'.
"Verrà da te a braccia aperte."
"La strapazzerò così tanto di coccole che vorrà fuggire da me ancora."
Proruppero entrambi in una risata rumorosa.
"Su, vamonos."
"Certamente."
Raggiunsero il terzo amico che accarezzava il suo amato pulcino giallo.
"Kesese~ per oggi starai qui sulla nave."
"Stai parlando ancora con quello?"
"Jaja~"
"Si, lui sí che mi tiene compagnia quando voi due state a parlare!"
Risate. Solo risate fra loro.
Quando, però, si trattava di una situazione come quella, c'era poco da ridere. C'era da sbrigarsi.
Il valoroso Antonio, diede istruzioni ai vari marinai; come anche fecero Francis e Gilbert con le loro truppe.
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Sembrava così bello, da considerarlo quasi per un matrimonio.
Questo ricevimento si sarebbe ricordato nella storia.
"My queen."Â
Inchino e omaggi a parte, era una cosa da lasciar a bocca aperta.
"Siete davvero affascinante quest'oggi."- sorrise guardandolo da capo a piedi.
"Solamente per voi."
Andava tutto secondo i piani.
Nel frattempo, Argentina, scortata da sei guardie reali, avanzava tra gli invitati lungo un 'red carpet'.Â
La fissavano.
Bisbigliavano.
Sparlavano.Â
Non che dovesse essere più importante la colonia, non sia mai! La Regina doveva essere in primis su qualsiasi altra forma vivente sulla Terra. Quale colonia?
Trombette, tromboni, o qualsiasi altro strumento era suonato. Era tutto così..magico. Era solo la circostanza a cambiare: come una processione portante ad una morte morale lenta e dolorosa.
"Questa..è solo un'altra delle vittorie della Regina.."- pronunciava a gran voce ma sempre in modo rispettoso Inghilterra. "..Argentina."
La guardava bene.
Era affascinata, forse solo per le vesti che indossava. Quale inglese avrebbe apprezzato uno spagnolo o una sua (ex) colonia? Ovvia la risposta.
Argentina.
Sempre più confusa.
Sempre più stanca.
Sempre più triste.
Tutte quelle persone, quella lingua: non facevano che addolorarla di più.
Ormai si era rassegnata.
Nessuno.
Nessuno sarebbe venuto a prenderla.
Qualsiasi minima speranza si dissolse: era inglese, non di sangue ma di appartenenza. Il sangue che gli scorreva nelle vene era sicura che fosse ancora argentino. Spagnolo? Non sia mai. Le uniche persone che conosceva che potevano avere sangue sia spagnolo che argentino, erano i frutti di quegli stupri quando la flotta spagnola invase quel paradiso ormai dimenticato.Â
Fu risvegliata dai suoi pensieri da un applauso scrosciante.
"Grazie, Mr. Kirkland."
Non fece in tempo a pronunciare altra parola: vide una guardia spalancare il portone e correre velocemente verso la Regina.
"Majesty! Majesty!"
Stupore da parte di tutti.
Prima che arriva alla Regina, il corsaro si mise in mezzo.
"What's wrong?!"
La guardia era agitata, ma non così stupida da allarmare ulteriormente gli invitati; quindi si avvicinò all'orecchio di del corsaro.
"T-The spanish..are here!"
Solo alle prime parole gli si gelò il sangue, ma cercò di trattenere quella paura.
"Fine, take the Queen in safe."
Ubbidì agli ordini parlando con le altre guardie e seguendo le istruzioni.
"Don't worry. Now you all have to go away."
La gente si chiedeva il perché, ma la risposta non si fece attendere.
Altre porte spalancate.
Altre persone, totalmente sconosciute.
"Shit.."
Mentre gli altri seguivano le direzioni delle guardie di andare via, lui guardava l'entrata di quei soldati.
Quelle ufficiali tenevano sott'occhio la piccola colonia, ma non andarono via; Arthur voleva che stessero lì.
Non voleva perdersi la faccia dello spagnolo alla bellissima notizia.
Come per coincidenza, apparì per ultimo, solcando il portone portando lo sguardo ad Inghilterra.
Bene, una buona rivincita? Ci sto; pensava.
Ma fu completamente preso alla sprovvista quando altre due figure sbucarono dalla porta. Due figure che conosceva bene.
Digrignò i denti contrariato.
"Damn..stupid.."
"Ohoho~ mon chere! Da quanto che non ci vediamo!~"
"Shut the hell up!"
"Vedi di calmarti un po', inglesino."
Quegli occhi rossi e il sorriso strafottente, lo mandavano in bestia; come per la risata oscena del biondino che gli perforava in modo fastidioso i timpani; come..quel maledetto sguardo che non si staccava dal proprio.
Fu proprio lui a parlare.
"Dove tenete ..?"
Una domanda non completata, ma che si comprendeva ugualmente a chi si riferisse.
"Al sicuro."
"Al sicuro? Cosa c'è di sicuro qui?"
"Non è necessario che ti dica dov'è. È al sicuro. E basta."
"Ti avverto Kirkland, la mia pazienza è già finita..non peggiorare la situazione."
Il britannico restò ad osservare i soldati.Â
Spagnoli.
Francesi.
Prussiani.
"Sei venuto fino a qui, con un esercito e due alleati..aspettandoti che io ti restituissi Argentina come se nulla fosse?"
"Cierto que no, stupido capitano."
"And so? What do you do here?"
Un piccolo sorriso che parlava più di mille parole. L'iberico s'irritò.
"Sono qui per dichiararti guerra.."
"Doppia sconfitta, Carriedo? Non ti è bastata la prima.."
"¿Tu no comprendes, verdad? Io vincerò..e lo farò per lei!"
"Sempre se lei..accetterà di buon grado la tua vittoria.."
"Che vorresti insinuare!"
Avanzò di qualche passo alterato.
Lei era sempre lì. Non si muoveva.
Anche perché, se lo faceva, veniva ripresa dalle guardie che la custodivano.
La vide solo allora: con quel vestito lussuoso.Â
Sguardo basso, lacrime a non finire...no. Lei non era così.
Lei. Lei lo fissava. Non aveva tolto lo sguardo da lui per un secondo. Seguiva ogni sua mossa, come per penalizzarlo.Â
"M..Margarita.."
Riuscì a pensare solo questo.
Mentre l'inglese sorrideva di continuo allo stupore del nemico, lei lo guardava impassibile.Â
"Mon amí..tutto bene? .."
"S..s-si! Assolutamente.."
"Fantastico allora cominciamo!"
Tutto il seguito, Argentina non lo poté vedere.Â
Erano andati altrove a combattere.
".."
Sperava in una piccola riconciliazione?
Si sbagliava.
Ma di grosso.
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"Il sole sta per tramontare Antonio! Muoviti!"
"Si, si! Arrivo!"
Era di nuovo sua.
Aveva impedito il peggio.
La portò con sé..per non lasciarla mai più.
Salparono tutti, dai capitani ai soldati.
Lasciando distrutti gli animi inglesi.
Si ricordava ancora quelle parole..
'Non finisce qui!!!'
Certo che finiva lì.
Lui si era ripreso la sua amata colonia, quel bastardo non aveva bisogno di un'altra. Cane della Regina.
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Venne avvicinato.
"Ehi, ma ti sei accorto che da quando è qua sulla nave..è scontrosa? Se si, ha un pessimo carattere."
Lo guardò tra il confuso e il sorpreso.
"Lei..non è così."
"Vai un po' a controllare allora."
Andarono a controllare sul ponte.
.."Sei sicuro di quello che dici?"
"Ja! Certo che son.."
"Io vedo una chica muy felíz, Gil..che parla e ride con il mio equipaggio."
"..beh..io l'ho vista in quel modo.."
"È tutto perfetto, ¿está bien? Dev'essere felice..io l'ho salvata."
La guardano entrambi.
Oh, se solo avesse saputo leggere anche il cuore.
"Mon dieu, non vedete che tempo si sta facendo? Entrate!"
"Si, Francis."
"Aspettami!"
Mentre l'iberico seguiva il francese, quegli occhi iniettati di sangue la guardavano ancora una volta.
"Non credo proprio..che sia così."
Così, subito dopo, raggiunse gli altri sottocoperta.
Â
Salvata da cosa?
Dalle mani di quel mostro? Ce l'avrebbe fatta anche da sola, pensava di continuo lei.
Quanto. Quanto aveva sperato.
Nessun risultato.
"Ecco fatto.."
"Brava piccola! Ahora riprovaci."
Appena risvegliata dai suoi pensieri, riprovò a fare uno dei tanti nodi che le stavano facendo imparare i marinai.
Insiemi di intrecci che la stavano mettendo un po' in difficoltà.
"Ahaha! Dammi, ti faccio vedere.."
Ed il nodo perfetto gli venne.
Che rabbia, penso Argentina.
"Che cosa ho sbagliato?"
"Roberto!"
"Lo siento chica..debo ir."
"C..cierto."
"Ma ritorno! Poi mi farai vedere come sei diventata brava con i nodi!"
E dopo questa frase andò dal capitano.
"..¿si, capitán?"
"Perdete troppo tempo dietro ad Argentina. Dovreste sapere, tutti voi, che avete dei compiti da svolgere."
"Lo siento muchissimo, capitán..pero.."
"¿Pero?"
"..quella ragazzina..è stata nelle mani di quel furfante..ha bisogno un po' di affetto."
Una risata quasi sadica fuoriuscì dalle labbra dello spagnolo.
"Dimmi, Roberto..sei un uomo..o una donna?"
"M..ma capitano..che domande sono-"
Fulminato all'istante."..e-ecco..io sono un uomo."
"E allora..smettila di parlare come una donna."
Mandò giù quel poco di saliva che aveva in bocca e annuì.
"S..si capitán."
"Puoi andare."
Lasciò la cabina, ammutolito.
Zitto come un cane appena ripreso.
Guardò fuori dal oblò.
Nuvole nere, mare agitato e un capitano che si sentiva appagato.
"Va tutto bene."
Quando non era così.
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