Con gli occhi del cuore!

di libera88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** parte prima ***
Capitolo 2: *** parte 2 ***
Capitolo 3: *** parte 3 ***
Capitolo 4: *** parte 4 ***



Capitolo 1
*** parte prima ***


Era passato poco più di un mese da quel bacio, lui continuava a tenerla a debita distanza ma dentro di lui rosicava ogni giorno, ogni giorno che lei andava alla Queen a lavorare con quel Ray. Da quando Felicity aveva ricominciato a lavorare lì era diversa, andava avanti, aveva la sua vita pur continuando ad aiutare il team di notte e lui di questo ne era geloso, la voleva per lui e solo per lui ma pur di vederla felice e al sicuro l’avrebbe tenuta lontano da lui.
Si parlavano strettamente per attività necessarie all’attività nottura, per il resto era gelo assoluto.
 
Quella sera, però, Felicity, sapendo che non c’era nulla di urgente nel lavoro notturno da fare, lasciò un messaggio a Diggle in cui gli diceva che non sarebbe andata al covo perché aveva una cena con Ray.
 
Quando Diggle riferì a Oliver, si potè sentire il cuore di Oliver rompersi in mille pezzi nell’aria.
 
Oliver mandò a casa anche Diggle e Roy dicendo che non c’era niente per la notte, voleva rimanere solo, con la sua rabbia: dentro al suo cuore sentiva di averla persa per sempre.
Dopo qualche ora, da un computer, suonò un allarme: in città si stava compiendo una rapina e decise quindi di andare senza però avvertire gli altri.
Era colmo di rabbia, solo, disperato e distrutto nel cuore.
 
Arrivato si rese conto che quella rapina stava avvenendo con pezzi di artiglieria pesante e con più uomini del previsto: cercò di combatterli ma qualcosa andò storto, l’avevano ferito con un proiettile all’addome, cominciava a perdere sempre più sangue e la vista cominciò ad annebbiarsi; riuscì a ritirarsi in un vicolo vicino e schiacciò il pulsante di allarme che aveva nella divisa.
 
Diggle era corso immediatamente e anche Roy, lo portarono al covo, in fretta lo operarono ma aveva perso troppo sangue, non riusciva a svegliarsi. La cosa si stava mettendo male.
Diggle chiamò Felicity ed in pochi minuti arrivò.
 
Appena scese dalle scale e lo vide su quel lettino di metallo lasciò la borsa dove capitò e corse vicino a lui.
 
Chiese come fosse stata possibile una cosa del genere.
Diggle gli spiegò che erano andati a casa e che lui era uscito da solo.
 
Dopo alcune ore..
-Diggle, Roy, andate a casa, ci resto io qui con lui- Disse Felicity senza mai staccare gli occhi da Oliver
-Felicity non è un problema rimanere qui-
-Diggle la tua famiglia ti aspetta e tu Roy vai pure a riposare, rimango io con lui-
Diggle, capita l’antifona, fece cenno a Roy di andare.
-Felicity chiamaci se succede qualcosa- gli fece Roy
-Certo non vi preoccupate, vi avviso subito –
 
Rimase li, sola, con lui immobile che non si svegliava.
Prese uno sgabello e si sedette affianco a lui, gli teneva la mano stretta e cominciava ad accarezzargli i capelli, il volto.
Iniziò a sussurargli all’orecchio – Amore mio, ti prego, svegliati, non posso vivere senza di te -  le lacrime iniziarono a rigarle il volto – mi dispiace averti lasciato solo dopo il nostro bacio, capivo che volevi tenermi lontano per proteggermi ma ero talmente arrabbiata per il fatto che tu avevi deciso anche per me… io non potrò amare nessun altro come amo te, nessuno prenderà il tuo posto nel mio cuore, anche se tu non vorrai stare con me io starò sempre con te, sei la mia vita… ti ho amato dal primo istante che sei entrato nel mio ufficio, eri così bello, mi persi in un istante nei tuoi occhi. –
 
Continuava ad accarezzarlo e a piangere e a parlargli – ti amo Oliver, perdonami per averti abbandonato, ti prego, svegliati… - e iniziò a singhiozzare.
 
Aveva una paura tremenda di perderlo, si sentiva in colpa per quello che era successo: sapeva che lui non avrebbe reagito bene alla cena con Ray.
 
Rimase vigile per tutta la notte.
La mattina seguente Diggle entrò nel covo e la trovò ancora li dove l’aveva lasciata, nella stessa posizione, vicino a lui, ma con un viso distrutto, il trucco le era colato fino al mento, aveva due occhiaie profonde, era provata…
 
- Felicity vai a casa a darti una rinfrescata e a riposare un po’, rimango io con lui-
-No Diggle, non lo lascio ancora una volta –
Diggle capì subito cosa le passava per la testa, le andò vicino e  le prese le spalle da dietro e la strinse per farle capire quando le era vicino;
-Felicity non è colpa tua, vai a casa, se c’è qualche novità ti avviso subito, promesso –
-no Diggle, da qui non mi muovo –
-Felicity, non gli sarai di alcun aiuto in questo stato, per favore, fa come ti dico-
Felicity sapeva che Diggle non avrebbe ceduto stavolta..
-Okay ma chiamami per qualsiasi novità-
-Si Felicity non preoccuparti-
 
Felicity uscì dal covo, era uno zombie, la luce del giorno le dava fastidio perché dentro aveva il buio, era distrutta, stava perdendo per colpa sua l’amore della sua vita, l’unico uomo che abbia mai amato veramente e per il quale avrebbe dato tutta se stessa.
 
Si incamminò verso casa, sembrava un morto che cammina, testa bassa, con Oliver come unico pensiero…
D’un tratto un rumore la ridestò dai suoi pensieri, era davanti ad una chiesa e le campane stavano suonando a festa: si fermò li davanti per alcuni istanti e poi entrò.
 
La chiesa era enorme, con molte vetrate e un silenzio e una pace quasi irreale… percorse alcuni metri e si fermò in uno dei banchi in fondo e si inginocchiò, con le mani in preghiera e la testa china sopra le mani.
 
Chiuse gli occhi, e iniziò nuovamente a piangere…
 
Non era solita andare in chiesa ma in quel momento della sua vita aveva bisogno di una speranza, una speranza che solo quel luogo poteva alimentare.
 
- Ti prego Signore, fa che non muoia, ho bisogno di lui.. tu sei l’unico che può riportarmelo, ti prego… -
 
E iniziò a singhiozzare e piangere come mai nella sua vita…
 
 
 
Eccoci qua… Lo so che Felicity è ebrea però dato che non so molto su questa religione, nella mia fan fiction lei è cristiana… J 
spero vi piaccia.. al prossimo capitolo… baci… J

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Capitolo 2
*** parte 2 ***


Al covo riecheggiava un silenzio spaventoso, Diggle continuava a guardare Oliver: era lì, sopra quel lettino , non si muoveva, non poteva andarsene così, aveva passato di peggio e per un errore non poteva finire tutto.
Se solo lo avesse avvisato di quella uscita notturna, se si fosse svegliato, non gliela avrebbe fatta passare liscia, avrebbe sentito una bella ramanzina…
 
Dopo mezz’ora che Felicity se ne andò, Oliver aprì gli occhi, si guardò intorno, vide Diggle.
-Diggle?!
Diggle alzò la testa di scatto, era seduto lì vicino, corse verso di lui
-Oliver finalmente ti sei svegliato, come ti senti?
-Non sono morto quindi direi bene – Diggle alzò gli occhi al cielo e sorrise
-Non cambi mai eh?!!
Diggle si girò, si diresse verso i computer, prese il cellulare e chiamò Felicity…
 
 
Felicity era da poco tornata  a casa, ed era diretta verso il bagno per darsi una rinfrescata ma il telefono iniziò a squillare, era Diggle, l’ansia cominciò a invaderle dentro, si bloccò di colpo, aveva paura di una brutta notizia, si fece coraggio e rispose:
-Diggle è successo qualcosa? – Felicity trattenne il fiato
-Si Felicity, Oliver si è svegliato, ha la febbre ma sta bene tutto sommato.
 
Felicity, a quella frase chiuse gli occhi, si portò una mano al cuore, riprese a respirare e pianse qualche lacrima di gioia..
- Felicity tutto ok? - Fece Diggle non sentendola più
- Si Diggle, tutto apposto, mi faccio un bagno, ci vedremo stasera.
-Va bene Felicity, ciao.
Felicity era rinata, la sua vita aveva ripreso a “vivere”, Oliver stava bene e ora era il momento di cambiare pagina, non lo avrebbe più lasciato solo, anche se lui non l’avrebbe mai guardata o sfiorata.
 
 
- Diggle, perché hai chiamato Felicity? -  con un tono che si avvicinava molto ad una sgridata.
-Oliver stai scherzando vero?- Oliver a quella domanda fece una strana faccia, come se non capiva veramente cosa fosse successo.
-Oliver quando siamo tornati al covo con te più morto che vivo, ho chiamato Felicity per avvertirla -
-Perché l’hai fatto John? Era ad una cena, non dovevi disturbarla -
Oliver sembrava ancora arrabbiato per quella cena, ancora arrabbiato con lei o semplicemente solo arrabbiato per averla persa, per aver creduto di averla persa.
-Oliver forse è il caso che ti calmi, hai sempre guardato la faccenda dal tuo punto di vista ma non hai mai chiesto a lei cosa ne pensava del fatto che volevi tenerla lontana per proteggerla –
-Diggle..- Oliver stava iniziando a rispondergli ma Diggle, ormai stanco per la situazione lo interruppe subito – No Oliver, non dirmi niente, forse è il caso che ti guardi i nastri delle telecamere del covo della notte appena passata –
Detto ciò Diggle gli avviò i video e guardarono assieme cosa successe quella notte dopo che riportarono Oliver al covo ferito. Diggle sapeva bene che il vedere Felicity lì accanto a lui gli avrebbe fatto muovere qualcosa.
 
Finito di vedere il video Oliver cercò di alzarsi
– Oliver che fai? Non sei in grado di alzarti, ho messo i punti nel buco del tuo addome, hai perso molto sangue e hai la febbre alta–
-Diggle devo andare da lei subito –
-Non ti reggi nemmeno in piedi Oliver –
-Diggle.. ti prego portami da lei -  Oliver aveva gli occhi lucidi,sembrava che stesse per scoppiare e lo stava supplicando..
-Oliver che hai intenzione di dirle? Devi stare attento con lei, l’hai già distrutta dentro una volta.
-Lo so Diggle e non ripeterò lo stesso errore.
 
Diggle lo guardò bene negli occhi, si avvicinò a lui, lo aiutò a vestirsi e lo accompagnò da Felicity.
 
Arrivati sotto al suo appartamento, Diggle spense l’auto e guardò Oliver
-Oliver sei sicuro di quello che stai facendo? Non vuoi schiarirti le idee prima un po’?
-Ho le idee già chiare Diggle su quello che voglio e quello che è meglio fare per me e per lei, ho già aspettato abbastanza –
Detto ciò Diggle scese, aiutò Oliver e si avviarono verso il portone della palazzina
-Oliver ti avverto che è  la tua ultima occasione con lei, giocatela bene stavolta –
-Lo farò Diggle –
Arrivarono al portone e suonarono al campanello…
 
Felicity aveva appena finito di farsi un bel bagno caldo ed era ancora in accappatoio: era sollevata ma dentro era ancora una tempesta, aveva avuto una paura terribile di perdere Oliver; anche se lui non la voleva, il sapere che era vivo e stava bene era essenziale per lei  perché lui era la sua vita. Anche se aveva cercato di andare avanti non ci riusciva, nel suo cuore c’era e ci sarebbe stato solo lui.
Stava andando in cucina per prepararsi qualcosa di caldo quando il campanello del portone suonò..
 
-Chi è? -  fece Felicity
-Felicity sono Diggle mi puoi aprire? -
-Diggle che ci fai qui? Non dovresti essere con Oliver? -
-Felicity se mi apri capirai…-
 
Felicity aprì il portone di sotto e si diresse in camera per cambiarsi e indossò dei pantaloni di una tuta, una t-shirt bianca e i capelli li aveva raccolti a chignon. Nel frattempo Oliver e Diggle salirono e suonarono al campanello dell’appartamento, Felicity andò ad aprire…
 
- Diggle ma che… - disse aprendo, ma una volta aperta la porta non riuscì a finire la frase:
si ritrovò davanti Oliver che era aggrappato a Diggle, e la guardava fisso, lei lo guardò e si incantò nei suoi occhi come se  fosse da un secolo che non li vedeva… Per la prima volta dopo qualche tempo ritornò a vedere gli occhi di Oliver , quegli occhi di cui si era innamorata dal primo istante, quegli occhi che odiava dopo che l’aveva baciata e che non voleva più rivedere…
Per la prima volta dopo qualche tempo ritornarono a parlarsi con gli occhi del cuore….
 
 
 
Ecco finito il secondo capitolo, che dite?
Grazie mille a coloro che hanno recensito e che lasceranno una recensione o semplicemente leggono e leggeranno…
Ah, ho cambiato il titolo della storia, questo mi sembra più appropriato e da me, visto che sono una romanticona…
Spero vi piaccia… Alla prossima…
P.S.: l’episodio 3x03 senza Olicity, ne vogliamo parlare???!!! Ma dico, è possibile per noi che viviamo di Olicity?!! Hi hi hi…  Speriamo nelle prossime puntate dai…. Baci

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Capitolo 3
*** parte 3 ***


Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Felicity si riprese dall’incredulità del momento
-Entrate forza…-
-Grazie Felicity – fece Diggle che poi continuò
-Oliver ha ancora la febbre e dovrebbe riposare ed inoltre non si regge in piedi-
-Portalo in camera mia Diggle, di là in fondo al corridoio-
-Non ce n’è bisogno Diggle, mi basta una sedia – gli fece Oliver – non voglio creare disturbo, riesco a resistere in una sedia, ho passato di peggio –
-ma ora non sei più nel “peggio”, le cose possono andare diversamente  e dal momento che sei venuto qui si fa come diciamo noi – gli rispose Felicity
Oliver a quelle parole rimase colpito, effettivamente nessuno si era mai preoccupato di farlo star meglio del necessario e loro erano li che facevano esattamente quello senza che lui glielo avesse chiesto; Diggle era veramente come un fratello per lui e Felicity, beh Felicity era qualcosa di veramente importante per lui e se ne stava rendendo conto come se si fosse tolto la nebbia dagli occhi che aveva tenuto per troppo tempo, molto probabilmente per non vedere e poi invece tutto diventò chiaro nel suo cuore.
 
Diggle seguì il corridoio e portò Oliver in camera, seguiti da Felicity che li aiutò.
Dopo aver sistemato Oliver..
-Io vado – disse Diggle – per ogni emergenza chiamatemi
Oliver fece un leggero cenno con la testa per rassicurarlo e con lo sguardo lo ringraziò di averlo accompagnato lì
-Non farmene pentire- gli rispose Diggle avendo capito
-Ti accompagno- gli disse Felicity
 
Quando furono davanti alla porta d’uscita…
-Ha insistito che lo portassi qui, altrimenti sarebbe venuto da solo-
-Non ti preoccupare Diggle, è tutto apposto, me ne occupo io-
Diggle guardò Felicity con due occhi dolci, da fratello maggiore e le disse
-Felicity non è colpa tua quello che è successo, non devi sentirti in colpa-
-Diggle sono successe molte cose ultimamente tra me e Oliver, e se io non mi fossi comportata da “egoista” invece di pensare anche a come si sarebbe potuto sentire lui, lui ora non avrebbe rischiato di morire-
-Felcity non sei stata egoista, hai cercato di andare avanti e lui ha preso la sua decisione l’altra notte, poteva scegliere di chiamarci ma non l’ha fatto –
- Hai ragione Diggle ma non riesco a toglirmi la convinzione che se mi fossi comportata diversamente forse tutto questo non sarebbe successo –
-D’accordo Felicity ma sappi che non la vedo nel tuo stesso modo, ti voglio bene e ne voglio anche a lui e nessuno dei due merita questa situazione quindi prendi questo tempo come un opportunità per chiarirvi-
-Lo farò Diggle, grazie, sei veramente speciale, ti voglio bene – e si abbracciarono come due fratelli
-Ora vado, chiamami se hai bisogno-
-Grazie ma non sarà necessario- disse sorridendo e Diggle rispose al sorriso e uscì
 
Felicity chiuse la porta e si appoggiò un attimo ad essa e pensò al da farsi ma sapeva bene cosa in realtà doveva fare, occuparsi di lui e delle sue cicatrici, specialmente quelle dell’anima; era stanca vederlo soffrire e si promise che non sarebbe più successo, la sua vita gli aveva già dato abbastanza sofferenze.
Si diresse verso la camera e quando arrivò si appoggiò allo stipite della porta e guardò Oliver e lui rispose allo sguardo
-Come ti senti?- gli fece lei
-sono stato meglio ma anche peggio- rispose sorridendo e poi continuò – se ti avvicini non mordo mica –
Felicity sorrise e si avvicinò e avvicinandosi vide che stava sudando parecchio e così gli mise la mano sulla fronte
-Oliver hai la febbre alta e la maglietta è fradicia, dovresti toglierla...-
-Non ti preoccupare, resisto-
-No Oliver, non devi resistere, non devi più farlo, devi imparare a chiedere aiuto perché alcune persone vogliono il tuo bene e non lasciarti sopravvivere e basta- disse Felicity con un tono arrabbiato e obbligandolo a togliersi la maglietta tutta bagnata di sudore per la febbre.
Oliver rimase sorpreso da quella strana rabbia che aveva messo nella frase, non si aspettava di contare qualcosa per alcune persone, soprattutto sperava che tra quelle persone ci fosse anche lei.
 
Nel frattempo Felicity si avvicinò al caminetto che aveva in camera e lo accese, poi prese una coperta dall’armadio e la distese sopra a Oliver: Oliver guardò tutto sorpreso quei gesti pieni d’amore che nessuno aveva mai fatto per lui
-Grazie Felicity, ma non sei obbligata a fare tutto questo, perché non mi chiedi perché ho voluto venire qui? In fondo non ti aspettavi questa visita –
-Quando ho ospiti in casa è normale farli sentire a proprio agio- Felicity cercava di dirgli che non lo stava trattando diversamente da come farebbe con altre persone a cui vuole bene ma Oliver, avendo visto le registrazioni, sapeva che lei si sentiva in colpa per l’accaduto e non voleva assolutamente che si sentisse così perché era solo colpa sua se era uscito senza aiuto, certo era arrabbiato ma non era una motivazione valida per agire inconsciamente come aveva fatto.
Oliver comunque non mollò il discorso..
-Felicity non è stata colpa tua – le disse semplicemente fermandola per il polso mentre sistemava la coperta e costringendola a guardarlo
Felicity al tocco della mano Oliver perse un battito, era da tanto che non si toccavano, da quel bacio, e in lei si risvegliò quella sensazione, lo amava.
-Oliver dovevo comportarmi diversamente con te e non l’ho fatto, volevo solo andare avanti ma facendolo non ho pensato a come saresti stato tu e così ho fatto un casino e questo è il risultato- disse guardando l’addome dove aveva la ferita
-Felicity ti avevo allontanato io e non ho mai chiesto  il tuo parere e tu non potevi far altro che continuare a vivere, hai fatto bene, l’altra sera ho agito da stupido e non dovevo ma NON E’ COLPA TUA- le disse scandendo bene le ultime parole
Felicity vide che si stava agitando e viste le sue condizioni non le sembrava il caso di continuare e così.. – Oliver, va bene, ne riparliamo più tardi, ora devi riposare, per il tuo bene e per il mio cuore, ti prego riposati – gli disse Felicity sorridendo dolcemente e rimboccandogli la coperta
-Resterai qui? – le chiese Oliver
-Certo, dove vuoi che vada, prima vado a prepararti una tazza di thè caldo-
Oliver le sorrise – Grazie..- Felicity gli rispose con un altro suo sorriso.
 
Felicity andò in cucina a preparargli il thè, ancora non ci credeva ad avere Oliver nel suo letto ma così era e stava male e lei si sarebbe presa cura di lui, lo amava e in quei giorni aveva capito che per la felicità di lui avrebbe dato  la sua vita perché senza di lui si sentiva vuota e con un pezzo mancante.
Fatto il thè tornò in camera ma quando vi entrò si accorse che Oliver si era addormentato, un sonno profondo, doveva essere veramente sfinito, penò tra sè e sé, si avvicinò a lui, appoggiò la tazza sopra al comodino ed guardandolo con dolcezza gli accarezzò il viso… quanto era bello, forte ma anche fragile, sembrava un bambino mentre dormiva… Felicity però sentì che la sua pelle era fredda, tremava dal freddo,  aveva la febbre alta e il corpo di Oliver aveva necessità di scaldarsi presto per far scendere la temperatura.
Così senza perdere tempo, alimentò con altra legna il caminetto, si tolse i vestiti, rimase in slip e reggiseno e salì sul letto, si distese accanto a lui, si aggrappò a lui in modo da dargli il più calore possibile e rimase lì, a vegliare su di lui…Lo avrebbe fatto per sempre…
 
 
Eccoci qua con un altro capitolo… spero sia di vostro gradimento… Chissà se Oliver si sveglierà… mah… lo vedremo nel prossimo capitolo…
Grazie mille infinite per le recensioni, opinioni… Un bacio, alla prossima…
 
 

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Capitolo 4
*** parte 4 ***


Felicity era li sdraiata, accanto a lui, dopo un po’ Oliver aprii gli occhi, con i suoi sensi sviluppati aveva sentito qualcosa che lo premeva al petto: quando vide ciò che era rimase di stucco, non riusciva a credere che aveva Felicity mezza nuda appiccicata a lui.
Le mise la mano attorno alle spalle e la chiamò
-Felicity –
Lei sentendolo alzò lo sguardo, lo guardò in viso, stava ancora sudando parecchio, la febbre era ancora alta.
Oliver la guardò fisso negli occhi, la amava, Dio se l’amava, era stupenda, voleva tutto di lei, voleva lei come non aveva voluto nessun altra al mondo, si maledì ancora per come aveva deciso che sarebbero andate le cose dopo il loro appuntamento, si pentì di quella decisione… Con l’altra mano che non era impegnata ad abbracciarla, le prese il mento e lo avvicinò a lui finchè le loro labbra si intrecciarono in una danza di desideri inespressi. Per un momento si lasciarono andare a quel bacio come fosse la loro ultima opportunità per appartenere l’uno all’altro, come se non ci fosse un seguito.
Quando si staccarono  Felicity pensò che molto probabilmente era l’effetto della febbre, che non era Oliver in sé a volerlo realmente, in fondo ricordava sempre che lui non voleva stare con lei per la vita che faceva.
-Oliver devi riposare, hai la febbre molto alta-
Oliver, sembrava sfinito da quella febbre, chiuse gli occhi e si riaddormentò.
Passarono altre ore  e nel frattempo anche Felicity si addormentò li accanto a lui .
 
Verso  mattina Felicity si svegliò, vide Oliver dormire come un angelo, la febbre gli era scesa, grazie al cielo ora stava meglio; si alzò e andò verso il salotto e si mise a guardare dalla finestra l’alba che stava per sorgere sulla città. Pensava a quello che era successo negli ultimi tempi, al suo appuntamento con Oliver, al suo bacio con lui e il suo allontanarla da lui: lei si era sentita ferita, aveva desiderato da così tanto tempo poter stare con lui e poi in una notte lo aveva avuto e anche perduto.
Si era allontanata da lui, anche se non fisicamente ma con il cuore, i loro rapporti furono sempre più freddi e poi quella maledetta sera in cui aveva rischiato di perderlo per sempre: si era ripromessa che non lo avrebbe più abbandonato, sarebbe stata sempre la sua partner se era solo questo che lui voleva, si sarebbe accontentata di questo, avrebbe sofferto per sempre in silenzio pur di vederlo sano e salvo.
Pensava che molto probabilmente non si sarebbe mai ricordato del bacio di poche ore prima, aveva la febbre, stava delirando e lei di certo non glielo avrebbe ricordato. Si sarebbe sacrificata pur di essere sempre al suo fianco, mai lo avrebbe abbandonato.
 
Quando poco dopo Oliver si svegliò, vide che non vi era nessuno in camera, si alzò e si diresse verso la zona giorno dell’appartamento e la vide in piedi davanti ad una finestra: era bellissima, aveva uno chignon spettinato e indossava una sua camicia e nient’altro.
-Come fai ad avere una mia camicia?- Le chiese lui sorridendo
Lei non lo aveva sentito arrivare e soprattutto non si era accorta che la stava fissando, o meglio dire venerando… Felicity si girò e lo vide
-Ehi, ti sei svegliato, come ti senti? –
-Bene, mi sento molto meglio, ma tu che ci fai con la mia camicia?-
Felicity si guardò, pensava di fare a tempo ad andare a cambiarsi prima che lui si svegliasse
-Beh, me l’avevi prestata quando il re degli orologi mi aveva colpito, volevo lavartela e riportartela ma poi ho deciso di tenermela, tanto tu ne avevi molte a tua disposizione all’epoca, la uso per girare per casa –
In realtà se l’era tenuta perché era di Oliver, l’aveva indossata lui, era come averlo addosso ogni volta che la indossava e questo la faceva star bene… Poi Felicity continuò:
-Comunque se ti serve te la restituisco-
Oliver la guardava, era meravigliosa
-No no, direi che sta meglio a te che a me!- Le rispose con un sorriso malizioso e lei rispose sorridendo.
Poi però lo sguardo di lei cadde sulla ferita che Oliver aveva nel fianco dell’addome, la garza era tutta sporca di sangue e il suo sguardo si fece serio
-Oliver, hai la benda tutta sporca, dovremmo disinfettare la ferita e cambiare la fasciatura, vieni, stenditi qui sul divano che prendo la cassettina con il necessario-
Oliver si guardò la ferita, non si era reso conto che aveva perso altro sangue, si sentiva bene e vedeva Felicity troppo preoccupata: comunque si diresse verso il divano e fece come gli aveva detto.
Felicity tornò con il necessario e si sedette in riva al divano, vicino a lui; Oliver continuava a guardarla e le fece:
- Felicity, rilassati, sto bene.. – ma lei non accennò a risposta o cambiamento di sguardo che gli fece capire che lo stava sentendo e così con la mano andò a prendere il viso di lei: a quel tocco Felicity sembrò risvegliarsi e lo guardò  e lui le disse nuovamente
- Felicity sto bene –
-Scusami Oliver, a volte mi ritornano in mente le immagini della notte scorsa e … - ma lei non fece in tempo a finire la frase che lui la interruppe
-Felicity, mi dispiace per quello che è successo, non volevo farti stare come sei stata o come stai..  adesso sto bene, ti prego, fa ritornare il sorriso sul tuo volto – le disse le ultime parole come una supplica, con una dolcezza e delicatezza quasi impossibile da trovare in un uomo, i suoi occhi luccicavano…
Felicity dal canto suo si rese conto che lui aveva ragione, stava bene ora, e non doveva più preoccuparsi anche perché ora non lo avrebbe mai lasciato solo; lei mise una mano sopra a quella di Oliver che era sulla sua guancia e gliela staccò e gli sorrise, ma dentro soffriva a quei contatti, in fondo lo amava e non poteva averlo:
– Ok, ora lasciami finire di disinfettare la ferita però  –
Oliver la lasciò continuare, ma ogni volta che sentiva le dita di lei sfiorargli la pelle, un brivido percorreva tutto il corpo, averla lì seduta vicino con le gambe scoperte, sotto la camicia enorme che indossava e sbottonata davanti fino al seno lo faceva pulsare dappertutto, era tremendamente sexy, con i capelli spettinati… doveva trattenersi altrimenti si sarebbe impossessato del suo corpo come un animale con la sua preda… era bellissima, una creatura stupenda…
Oliver aveva paura di ferirla, sapeva che era ferita , aveva visto i video della notte scorsa al covo, l’avrebbe più lasciata ma voleva prima di tutto farla star bene.
 
-Ecco ho finito, ora puoi indossare la maglietta –
In fondo anche a Felicity faceva sempre un chè vedere Oliver a petto nudo..
-Cioè, puoi restare anche così se vuoi, ti ho già visto così molte molte volte e non stai messo male.. –
Felicity non sapeva come finire la frase, chiuse gli occhi, scosse la testa, Oliver rideva, la sua Felicity era tornata…
-ok, vado a preparare la colazione – fece lei per cambiare aria e Oliver si mise la maglietta, come da perfetto gentiluomo
Felicity preparò brioche e caffè, fecero colazione come due fidanzati comuni ..
-Oliver io vado a cambiarmi, devo andare al lavoro – e iniziò a incamminarsi
Ad Oliver prese una fitta allo stomaco, Felicity sarebbe andata in azienda con Ray
-Ok, io chiamo Diggle che mi venga a prendere – Felicity a quelle parole si fermò e si voltò e con sguardo sorpreso gli chiese
-Perchè? E’ successo qualcosa?-
Oliver non capiva la domanda, se lei andava in ufficio lui sarebbe ritornato al covo
-Come perchè?! Tu vai al lavoro, io ritorno al covo-
-No no Oliver, non intendevo sbatterti fuori di casa, io vado al lavoro ma tu rimani qui…- Felicity disse quell’ultima affermazione come un fosse un obbligo, non voleva che lui se ne andasse, le piaceva averlo lì.
Oliver non sapeva che dire, la guardava, non si sarebbe aspettato una frase del genere
-Felicity non voglio disturbare oltre, ritorno al covo –
Ma Felicity si rigirò e iniziò a dirigersi verso la camera
-Il covo è freddo Oliver e tu hai bisogno di un luogo caldo in cui stare, hai avuto la febbre… -
Oliver non potè risponderle perché era già andata in camera , sorrise, anche a lui piaceva stare lì, sarebbe rimasto lì.
 
Dopo essersi cambiata, Felicity tornò in salotto, Oliver la squadrò … aveva un abito attillato, rosso corallo, corto sopra le ginocchia e con uno scollo a V che arrivava quasi al seno… Oliver strinse il pugno, odiava che andasse con altri vestita in quel modo, doveva essere solo sua.
Si girò per non farle vedere che si stava innervosendo, la gelosia stava di nuovo prendendo possesso di lui…
Felicity se ne accorse e sembrava che gli leggesse dentro, aveva capito tutto… Andò verso di lui, fece il giro di lui e si mise davanti a lui che aveva lo sguardo fisso in avanti,  gli prese un braccio, si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia, gli sfiorava le labbra,  rimase li per qualche secondo prima di staccarsi
-Non preoccuparti, stasera torno da te.. – gli sussurrò all’orecchio
Oliver la guardò fisso negli  occhi, come faceva a capire sempre tutto, come faceva a capirlo senza che lui parlasse… Gli aveva dato un bacio così dolce e intenso pur essendo sulla guancia…
Oliver si rilassò e annuì dolcemente con la testa
-Ti aspetto, torna presto….-
Detto questo Felicity sorrise di rimando, prese la borsa e uscì di casa, prima di chiudersi la porta alle spalle
-Fa come fossi a casa tua…- gli disse e chiuse la porta e se ne andò al lavoro.
 
 
 
Eccoci qua con un altro capitolo, il prossimo sarà l’ultimo…  Fatemi sapere cosa ne pensate…
Grazie a tutti coloro che leggono, che recensiscono, che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate e da seguire… : )   
Un bacio a tutti, alla prossima…

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