Questi personaggi non mi appartengono, ma sono
proprietà di sir A.C.Doyle, Moffat Gatiss BBC ecc.; questa
storia è stata scritta senza alcuno scopo di
lucro per il mio puro divertimento
Primo giorno a
scuola
John si era svegliato controvoglia. Non era contento di dove stava
andando né che fossero i suoi genitori a costringerlo.
Aveva sempre pensato di essere normale, il caro normale John Watson. Ma
da quando si erano manifestati per la prima volta i suoi poteri niente
era più stato lo stesso.
I suoi genitori avevano iniziato a guardarlo come un mostro,
come qualcosa da temere. Sua sorella Harry, invece, era sconvolra ma
incuriosita delle capaità che il piccolo John aveva
manifestato.
John all'inizio sembrava contento, infondo era un bel potere e non
comportava nessuna conseguenza sgradita. Non aveva cambiato colore, non
gli erano cresciuti dei peli blu sul corpo come quel dottore che aveva
visto combattere per i diritti dei mutanti alla tv né
rischiava di uccidere qualcuno in un momento di distrazione, magari
lanciando fuoco o qualcosa di appuntito.
No, poteva tranquillamente continuare la sua vita e nessuno se ne
sarebbe accorto. Ma dopo "l'incidente" con i vicini i suoi genitori
avevano deciso che non potevano fare diversamente, dovevano portarlo
alla scuola per giovani dotati del prof. Xavier.
Ormai era tutto deciso, John prese le due enormi valige che contenevano
tutta la sua vita e le trascinò lungo le scale fino alla
macchina. Si voltò per un ultimo saluto triste verso la
finestra dove sua sorella lo stava guardando lasciare, forse per
sempre, la sua vita e salì in auto.
Arrivati alla scuola a John si contrasse le stomaco, ma ormai non aveva
più niente da dire per convincere i suoi genitori. Suo padre
trascinò le valige fuori dall'auto mentre John lo seguiva
trascinando i piedi. Sua madre rimase in auto, gli occhi lucidi di
tristezza e di vergogna.
Quello che successe poi fu molto confuso: John conobbe il prof. Xaver,
gli insegnanti, una certa Kitty Pryde gli fece fare il giro della
scuola, visitando le aule e i laboratori. Sembrava tutto molto bello e
accogliente ma a lui andava solo di buttarsi a letto e non pensare a
niente fino al giorno dopo, quando sarebbero iniziate le lezioni e
avrebbe incontrato i suoi nuovi compagni.
Kitty lo accompagnò fino alla sua stanza - eccoci qui John,
spero ti troverai bene qui con noi, vedo che sei un po' spaventato ma
vedrai, entrare alla scuola di Xavier ti cambierà la vita,
quindi sù con il morale! - lo esortò la giovane
mutante.
- D'accordo, grazie. C'è altro che devo sapere? - Rispose
mesto John.
- Direi di no, domani lezioni con la professoressa Jean Gray alle 8, mi
raccomando puntuale - E se ne andò strizzandogli l'occhio.
John aprì la porta della sua camera, era più
grande della camera che divideva con sua sorella e a quanto sembrava
avrebbe avuto un compagno di stanza. Entrando vide un letto sfatto
coperto di libri e su una mensola un telescopio e alcune misteriose
provette. Probabilmente il suo compagno di stanza era appassionato di
scienze o qualcosa di simile.
John aprì le valige e cominciò a sistemare le
cose nella parte di armadio che non era occupata dalle camicie
dell'altro abitante della stanza.
- E tu chi sei?-
Una profonda giovane voce dietro di lui lo fece sobbalzare.
John si girò trovandosi davanti un ragazzo pallido, magro
con dei capelli ricci e mori e uno sguardo penetrante
- Emh..sono John Watson, e tu? -
- Non credevo mi avrebbero assegnato un altro compagno di stanza, ma il
prof Xavier è così no? Sempre molto fiducioso. -
Replicò sdegnato il misterioso ragazzo.
- Sono Sherlock Holmes comunque -
Il ragazzo pigramente si sistemò sul letto, facendosi spazio
tra i libri che avevo sparpagliato. - Così i tuoi non ti
volevano più a casa, e direi che non vogliono nemmeno che tu
ritorni - Affermò tutto ad un fiato, fissando John,
incurante dello sguardo arrabbiato e ferito che si era dipinta sul
volto del biondo.
- E tu che ne sai?- chiese infastidito. - Aspetta, è questo
il tuo potere? sei un telepate?- Esclamò inorridito John,
temendo di dover dividere la stanza con qualcuno capace di leggere
tutti i suoi pensieri.
- Ma figurati, ho solo utilizzato la mia intelligenza. Hai
circa 17 anni, i poteri mutanti si manifestano molto prima, impossibile
che i tuoi genitori non se ne siano accorti. Probabilmente all'inizio
hanno fatto finta di niente ma poi è successo qualcosa che
li ha costretti a prendere questa decisione. O forse hai spaventato tuo
fratello e hanno deciso di preferire il non mutante. Inoltre hai due
valigie molto grandi, credo tu abbia messo dentro tutta la roba che
avevi a casa, quindi non farai ritorno dai tuoi genitori; di solito
tutti vengono per una settimana di prova e portano un trolley, non
vestiti per tutte le stagioni. No decisamente sei qui per restare. -
John non sapeva se prenderlo a pugni o applaudire ma alla fine era
talmente stanco e talmente stufo di nascondersi che decise di
commentare chiedendo - come fai a sapere che...-
- Che hai un fratello? Elementare, la tua valigia ha le inziali H.W.,
che decisamente non sei tu John. Aveva un precedente proprietario.
Sembra una valigia maschile, per cui tuo padre? no ha uno stile troppo
giovanile e poi se ha deciso di parcheggiarti qui non penso gli
interessi lasciarti qualcosa di suo. No deve essere di qualcun altro,
qualcuno a cui mancherai. -
- Straordinario!- Si ritrovò ad affermare John senza
rendersene conto.
- Davvero? Non me lo dice mai nessuno - esclamò stupito
Sherlock.
- Se non sei un telepate qual è il tuo potere allora?-
chiese curioso John.
- Tu devi avere un potere o molto banale o molto interessante invece -
Continuò imperterrito Sherlock.
- Non riesci a dedurlo? -
- Non deve essere un potere violento o molto attivo perchè
non hai bruciature o altri segni, tipici di chi non sa usare il suo
potere. Ma non sei nemmeno un telepate, quindi cosa fai John?-
John sorrise, era la prima volta che qualcuno era genuinamente curioso
del suo potere.
- Posso curare le ferite, mie e degli altri. Mi basta tendere la mano
sopra la ferita, una volta sono riuscito anche solo guardando il polso
fratturato di mia sorella a rimetterlo a posto -
-Sorella? -
- Si nessun fratello, solo una sorella -
Sherlock arrossì infastidito, non sopportava sbagliare.
- Curi le ferite, le fratture. Sorprendente John - Il biondo sorrise
felice, come se per la prima volta fosse in grado di sorridere dopo
tanto tempo.
- E tu cosa fai? -
Le labbra di Sherlock si sollevarono in un leggere sorriso compiaciuto,
dopotutto poteva essere interessante avere un compagno di stanza.
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