Lei è mia di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Partenza ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Nuovi amici ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Le persone cambiano ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Appuntamento ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI: Smettila ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: Lei è mia! ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII: Decidere ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX: Pianto ***
Capitolo 10: *** Capitolo X: Due settimane ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI: Festa ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII: Nero ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII: Fine ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV: Giappone ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV: Fidanzato?! ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI: Pettegole ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII: Male ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII: Ritorno ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX: Notizia ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX: Dasvidanjia ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI: Visite ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII: Grazie ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII: Verità ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV: Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo I: Partenza ***
Disclaimer:
I personaggi di BeyBlade non appartengono a me ma agli aventi
diritto.
Temaku invece è mia.
Questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Dedicata a Chiara!
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Titolo:
Lei
è mia
Personaggi:
Temaku
(Original Character), Kei, Yuri, Sergej, Boris, Ivan
Genere:
Romantico,
Commedia, Drammatico
Struttura:
Long-fiction in
due parti
(Ventitré capitoli + Epilogo)
Avvertimenti:
Alternative
Universe; Out Of Character (a volte)
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PARTE PRIMA:
Russia
Capitolo I: Partenza
Era una tranquilla giornata a casa Kurumada.
Il piccolo appartamento che dava sulla baia di Tokyo era illuminato dal
sole mattutino, che riscaldava prepotentemente l'interno della camera
della ragazza che vi risiedeva.
La famiglia Kurumada era composta da soli due elementi, e nello
specifico da papà Kiba e la figlia Temaku, una normale
ragazza
di sedici anni.
Temaku era seduta alla sua scrivania, molto concentrata sul libro che
le stava davanti.
Era talmente concentrata che si stava anche dimenticando di sventolare
il foglio di carta ripiegato - che usava come surrogato di un ventaglio
- che teneva in mano, nonostante in quella stanza si stesse morendo dal
caldo.
E di certo non aiutavano i capelli che la ragazza si ostinava a tenere
lunghi.
Ormai le arrivavano più o meno in fondo alla schiena, e
quasi a
nulla serviva raccoglierli: erano talmente tanti che in ogni caso le
sfuggivano.
Ma di certo, non poteva essere una cosa così banale a
distrarre la ragazza.
Anche se in realtà, la ruga che solcava la sua fronte
indicava che la ragazza non ci stava capendo un'acca.
"Non ci capisco un'acca!!!" fu infatti la pronta reazione della
ragazza, non appena il suo livello di sopportazione ebbe superato la
soglia di guardia.
Richiamato dallo schiamazzo della figlia, Kiba entrò nella
sua camera, per vedere che fosse successo questa volta.
"Tesoro...penso che ai vicini non interessi che tu non stai capendo
niente di quel libro!"
"Papà!"
"Scusa ma è vero!.. E' davvero così difficile?"
La ragazza annuì sconsolata.
Il padre le si avvicinò e la strinse forte, per
incoraggiarla.
"Sono sicuro che te la caverai benissimo, tesoro! Te la sei sempre
cavata alla grande!"
"Lo so...è che stavolta è tutto...così
diverso!"
"Nemmeno tanto...ci sarà sempre Kei, no?!"
"Figurati che me ne faccio! Tanto lui non parla mai! Anzi, non MI
parla!!"
"Beh...!"
"A proposito! Sono in ritardo! Dovevo vedermi con lui cinque minuti fa!"
"Allora è meglio se ti sbrighi!"
La ragazza raccolse dal suo letto il cellulare, che si mise in tasca,
dopo di che diede un frettoloso bacio sulla guancia al padre e
uscì di casa.
***
Intanto, seduto sul bordo della fontana del parco vicino casa sua, Kei
stava impazientemente guardando l'orologio in attesa della sua
ritardataria compagna di classe.
Una piccola vena sulla sua tempia stava già pulsando
pericolosamente e lui stava per mandare al diavolo tutto quanto.
Perché, oltre al fatto che stava aspettando da ormai quasi
dieci
minuti, il fatto di essere in un parco non lo stava per niente mettendo
a suo agio.
Era una bellissima giornata, e il parchetto era pieno di persone che si
stavano concedendo una passeggiata in una bella giornata come quella,
una belle ultime della stagione, purtroppo.
E, prevedibile come un gatto che insegue un topo, era anche pieno di
ragazzine; che puntualmente gli stavano sbavando dietro.
Non che a Kei non facesse piacere, ma le attenzioni di ragazzine che
avevano probabilmente appena smesso di giocare con le bambole non gli
interessava per niente.
Sapeva bene quale era la sua fama, e non gli dispiaceva per nulla: era
il donnaiolo più ambito di tutti i licei di Tokyo.
E il fatto che una ragazza lo stesse facendo aspettare era un'altra
cosa che lo innervosiva da matti!
Stava davvero per mandare tutto quanto al diavolo quando finalmente la
persona che stava aspettando si decise a comparire.
Trafelata per la corsa, Temaku si fermò giuso a mezzo metro
dal ragazzo.
"Scusa...per...il...ritardo!"
"Tsk!"
"Allora la prossima volta evito anche di scusarmi!"
"..."
"Beh...fa un pò come ti pare...!"
"Possiamo andare, ora?!? Siamo già in ritardo!"
"Scusa!"
"Smettila di scusarti e muoviti!"
La ragazza mise il broncio ma lo stesso seguì il ragazzo che
la
stava precedendo lungo la strada che portava al loro liceo.
I due camminarono abbastanza velocemente, ma non si scambiarono nemmeno
una parola.
Non erano amici e Temaku non sembrava minimamente interessata a volerci
provare con Kei.
In meno di cinque minuti erano davanti al preside.
"Buongiorno ragazzi!"
"Buongiorno..."
"Allora, siete pronti a partire?!"
I due ragazzi annuirono.
"Molto bene. Qui ci sono i biglietti dell'aereo e le ultime
raccomandazioni" e passò un foglio ciascuno ai due ragazzi
"Mi
raccomando! questo è un privilegio che viene concesso solo
ai
migliori, e non voglio che il preside del liceo con cui farete lo
scambio mi dicesse che non ho fatto la scelta giusta a mandare voi due!"
I due ragazzi si scambiarono un veloce sguardo.
"So che non siete particolarmente amici nonostante siate da tre anni
nella stessa classe, ma per favore cercate di andare d'accordo...o
almeno di non fare brutte figure!"
"Non si preoccupi signor preside!"
"Al massimo ci ignoreremo!"
"...Preferirei se andaste d'accordo...comunque io non devo costringervi
a fare nulla. penso che non ci siano null'altro da aggiungere. vi
ricordo solo che il vostro volo è domani mattina alle dieci.
Vedete di essere puntuali!"
"D'accordo!"
"Bene, ragazzi. allora non mi resta che augurarvi buona fortuna!"
"Grazie mille!"
"Grazie..."
***
E fu così che la mattina dopo Kei Hiwatari, diciassette anni
tra
pochi mesi, secondo classificato nelle graduatorie di tutti i licei
della città per il concorso per uno scambio di studenti tra
Giappone e Russia - primo in graduatoria per quanto riguarda la
conoscenza della lingua - e Temaku Kurumada, sedici anni compiuti,
prima classificata al concorso - parecchie difficoltà con la
lingua - si erano imbarcati sull'aereo che li avrebbe portati a Mosca.
Il viaggio non fu né pesante né movimentato, il
che fu di buon auspicio per i sei mesi a venire.
Era infatti un privilegio essere stati selezionati per quello scambio,
ma nessuno dei due ragazzi sembrava particolarmente emozionato a
riguardo.
Per quanto riguardava Temaku, lei avrebbe preferito passare sei mesi in
un paese di cui conosceva già almeno un pò la
lingua...invece era finita proprio in Russia, quando di russo non
sapeva niente e anche se aveva passato tutta l'estate a studiare, non
sembrava aver fatto molti progressi.
Invece Kei...lui non aveva minimamente voglia di farsi quello
sbattimento, ma la sua famiglia aveva insistito tanto che lui aveva
dovuto piegarsi.
L'unica cosa positiva era che lui il russo - come anche molte altre
lingue - lo parlava quasi perfettamente.
***
Qualche ora dopo, i due ragazzi erano arrivati a destinazione.
Il professore che aveva seguito tutti i preliminare dello scambio - e
che per fortuna di Temaku parlava il giapponese - era ad attenderli
all'uscita dell'aeroporto.
Quell'uomo, nonostante fosse molto esagitato come comportamento, era
sempre sorridente e metteva allegria a chi gli stava attorno e, almeno
Temaku, si sentì subito a suo agio.
Presero la macchina fino al liceo che sarebbe stata la loro casa per i
prossimi mesi.
Durante il viaggio spiegò loro tutto quello che dovevano
sapere
riguardo il regolamento del campus - i due infatti avrebbero alloggiato
negli appartamenti interni al liceo, messi a disposizioni per gli
studenti stranieri e di quelli che non avevano una casa - per poi
dilungarsi sui pregi della scuola dove insegnava.
Dopo quasi un'ora di chiacchiere praticamente non stop, finalmente i
due ragazzi poterono scendere dalla macchina e respirare liberamente.
Non appena Temaku mise fuori il naso dalla vettura, fu subito investita
da una folata di vento gelido che la fece rabbrividire da capo a piedi.
Specie se si considerava il fatto che meno di due giorni prima, se ne
stava in casa a morire di caldo, con indosso meno vestiti possibili!
Scossa da violenti tremiti la ragazza scatenò subito la
preoccupazione dell'insegnante.
"Signorina! Ma lei sta congelando!"
"No, no! Non si preoccupi! E' che...non mi aspettavo che facesse
così freddo da queste parti!"
"Oh, mi dispiace, avrei dovutosi avvisarvi che qui fa molto
più freddo che a Tokyo, che sbadato che sono!!!"
"Ma so! Si figuri! La colpa è mia! Avrei dovuto pensarci
prima!"
A porre fine a quell'imbarazzante scena che vedeva una Temaku sull'orlo
del congelamento che cercava di rassicurare un disperato insegnante, fu
Kei, che porse velocemente la sua sciarpa alla compagna.
"...?"
"Tieni, almeno un pò ti copri"
***
Temaku uscì soddisfatta dal bagno.
Si era appena fatta una doccia bollente a livelli quasi da ustione, ma
almeno adesso aveva smesso di tremare.
Si passò velocemente l'asciugamano tra i capelli umidi,
quando sentì che qualcuno stava bussando alla sua porta.
Visto che non avrebbe fatto in tempo a vestirsi, si strinse meglio
l'accappatoio in vita e socchiuse la porta, in modo che da fuori si
vedesse solo la sua testa.
"Sì?" chiese un pò esitante nel suo russo non
troppo perfetto.
Davanti alla sua porta stava un ragazzo della sua età, dagli
spettinatissimi capelli rossi fiammanti...che non appena vide che la
ragazza era appena uscita dalla doccia e quindi non aveva i vestiti
addosso, prese il colore dei suoi capelli!
Balbettando confusamente qualcosa cercò di scusarsi.
Temaku - che dal canto suo non stava capendo praticamente nulla dei
pezzi di frase che il ragazzo stava blaterando - si sporse un pochino
verso il ragazzo, per cercare di sentire meglio che stava dicendo.
In questo modo la porta si aprì un pò di
più e il
rossore del ragazzo stava raggiungendo livelli preoccupanti.
"Scusa" disse lei con quello che riteneva un pessimo accento "ma...non
sono molto brava con la tua lingua...che c'è?!"
"Ah...mi...mi dispiace...non volevo disturbarti..."
"Figurati! Avevi bisogno di qualcosa?"
"Sì...no! Cioè...sono il tuo vicino di stanza e
volevo
presentarmi....passo un'altra volta!" e detto questo si
lanciò
in una corsa folle verso la stanza 104, in fondo al corridoio dove si
trovavano anche le stanze 105 di Kei e la 106 di Temaku.
Che dal canto suo era rimasta parecchio perplessa di fronte a quella
scena.
Ricordandosi che era in accappatoio, con i capelli bagnati che stavano
gocciolando sulla moquette del corridoio, decise che era meglio
rientrare in camera.
Chiuse la porta a chiave, quando notò una cosa.
"Però...non si è mica presentato!"
***
La mattina dopo Temaku si era presentata in segreteria dieci minuti
prima dell'appuntamento.
A parte il ritardo con Kei di due giorni prima, solitamente lei era una
che arrivava a tutti i costi in orario, se non prima.
Quindi non si stupì più di tanto a trovare la
segreteria ancora chiusa e Kei non ancora presente.
Kei.
Quella mattina, nella foga di fare la cartella senza dimenticarsi nulla
di fondamentale, stava per dimenticarsi di tirar su la sciarpa che Kei
le aveva prestato il giorno prima.
All'ultimo l'aveva afferrata dalla sedia su cui l'aveva riposta - in
ordine e piega, ci teneva alle cose non sue - e messa in cartella.
Ridacchiò pensando a tutte le sue amiche, che per avere
anche
solo un attimo tra le mani qualcosa che era stato indosso al mitico Kei
avrebbero fatto carte false.
Perché Kei Hiwatari era il più figo della
scuola...o
almeno quella era l'opinione comune di tutte quelle svampitelle che gli
ronzavano attorno, dal primo all'ultimo anno.
Non si salvava praticamente nessuna!
E Temaku spesso si era chiesta come mai invece a lei non faceva quello
strano effetto.
Era innegabile che Kei avesse un particolare fascino, oltre ad essere
bello, e l'atteggiamento da bel tenebroso aiutava molto.
Solo che mentre mezza scuola gli moriva dietro, lei si era spesso
sorpresa a fissarlo, spesso durante le lezioni più noiose,
quando l'attenzione scema anche tra i secchioni, nel tentativo di
capire il mistero che avvolgeva il suo cupo compagno.
Ma non era riuscita a trovare una soluzione soddisfacente.
Bah...forse è perché lo considero un gran
bastardo, no?!
Anche se in realtà, non appena si era stretta la sciarpa
intorno il collo, non aveva potuto fare a meno di pensare
"Che buon profumo che ha!..."
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Salve a tutti!
Seconda long-fiction che pubblico su BeyBlade.
^__^
Questione un pò strana, tra le altre cose.
Questa storia è una AU, con ampie dosi di OOC, e che ha come
protagonista una OC.
E questi tre elementi sono ciò che più odio in
una ficiton!!!
Solo che io sono anche per i non pregiudizi.
Per cui pubblico questa storia - a cui sono
particolarmente legata - anche se è
l'apoteosi di ciò che non sopporto.
Spero che chi capiterà a leggerla, la possa apprezzare!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 2 *** Capitolo II: Nuovi amici ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo II: Nuovi amici
Kei e Temaku erano di fronte alla 3C al completo e tirata a lucido - di
sicuro solo per quel primo giorno della loro permanenza: entrambi erano
sicuri che il preside di quella scuola fosse passato in quella stessa
classe il giorno prima, pregando tutti gli studenti di apparire al
meglio, per fare buona impressione.
L'insegnante li stava presentando ai suoi studenti.
Non appena la donna ebbe finito di parlare, chiese ai due ragazzi di
dire un paio di parole di presentazione.
Arrossendo vistosamente e pregando tutti gli dei di non fare
strafalcioni grammaticali, Temaku disse come si chiamava e che era
lieta di fare la conoscenza di quelli che sperava sarebbero diventati
suoi amici...
Beh, era un discorso che aveva provato milioni di volte durante
l'estate e che la sera prima si era ripetuta allo specchio almeno una
cinquantina di volte, ma in sostanza era tutto vero.
Sperava davvero di farsi molti amici, benché il suo
carattere glielo avrebbe reso parecchio difficoltoso...e la barriera
linguistica non aiutava di certo.
Finito il suo discorsetto, fece un piccolo inchino, ricordandosi solo
dopo che in Russia quell'usanza non c'era e questo la fece imbarazzare
ulteriormente.
Fu poi il turno di Kei che, conciso quasi da risultare telegrafico, e
con un russo così pulito che fece schiattare d'invidia la
povera Temaku, si presentò. Il suo tono era educato e quasi
formale, ma il messaggio di fondo che si leggeva tra le righe era:
lasciatemi in pace e non scassatemi le palle.
Con già tutta la componente femminile che stava sbavando, i
due ragazzi andarono a sedersi nei banchi che erano liberi.
Kei si diresse a passo deciso verso quello in ultima fila, vicino la
finestra.
Temaku invece optò per un pratico posto in seconda fila,
dove avrebbe potuto seguire con maggiore attenzione.
Era talmente stordita da tutto quello che le era successo in quei due
giorni, che quasi non notò il ragazzo che era seduto al
banco alla sua sinistra.
Lo stesso che si era presentato alla sua porta la sera prima.
Non appena lo riconobbe - e non fu difficile, visti i capelli - gli
sorrise.
Lui per un attimo si guardò dietro, come per accertarsi che
stesse sorridendo a lui e non a qualcuno dietro di lui.
Quando ebbe capito che si stava rivolgendo proprio a lui, sorrise di
rimando.
Poi si avvicinò con la sedia al banco di lei.
Non cercò nemmeno di farlo con discrezione, visto che la
professoressa stava spiegando leggendo dal libro che aveva davanti,
senza mai fermarsi a guardare se la classe stava seguendo.
"Ciao!"
"Ciao"
"Scusami per ieri...ma..."
"Figurati! Sono io che volevo scusarmi...avrei prima dovuto vestirmi!
Mi dispiace se ti ho messo in imbarazzo!"
"Ahah! Non ti preoccupare! Comunque io mi chiamo Yuri Ivanov, piacere!"
Temaku strinse la mano al suo primo amico russo.
"Il piacere è tutto mio!"
***
La mattinata passò velocemente, anche grazie al fatto che
Temaku aveva parlato davvero un sacco con il suo compagno di banco Yuri.
Infatti, con la scusa che lui ogni tanto doveva spiegarle quello che
non riusciva a capire, i due avevano passato la maggior parte del tempo
a chiacchierare amabilmente.
Temaku trovava davvero simpatico e gentile Yuri e lui lo stesso.
Quindi, non appena suonò la campanella che annunciava la
fine delle lezione della mattina, i due si alzarono e decisero che
avrebbero mangiato assieme - anche se in realtà comunque
avrebbero mangiato assieme, visto che tutti gli studenti che avevano
lezione anche al pomeriggio si stavano dirigendo verso la mensa della
scuola.
Ma i due non si separarono praticamente mai, per tutto il giorno.
A Yuri quella ragazza così allegra quanto timida piaceva
molto, ed era stato subito affascinato dal suo carattere, oltre al
fatto che la trovava anche molto carina.
Anche Temaku era molto affascinata da quel ragazzo: non ne aveva mai
conosciuti di così gentili verso gli estranei e, per lei che
fare amicizia era così difficile, fu come un miracolo aver
trovato subito qualcuno che voleva la sua compagnia.
Inoltre quel ragazzo era davvero così gentile e paziente,
che per la prima volta da quando era arrivata lì, Temaku non
si era sentita in imbarazzo per il fatto che non sapeva parlare bene la
lingua.
Yuri, carinissimo, la correggeva ogni volta che faceva degli errori ed
era così paziente da starle a spiegare tutto quello che non
capiva.
Sempre chiacchierando, i due si sedettero ad un tavolo libero.
Ma la loro intima tranquillità venne presto infranta
dall'arrivo di altri ragazzi che si sedettero al loro stesso tavolo.
Temaku li guardò di sfuggita e li riconobbe come loro
compagni di classe.
Ma evidentemente non era semplici compagni di classe: pareva proprio
che fossero molto amici di Yuri.
Infatti uno di questi tirò una violenta pacca sulla schiena
del rossino, ma questo, invece di reagire, oppure di assumere l'aria
del cane bastonato, rise con un ghigno quasi sadico e
restituì la pacca violenta al suo amico che, visto che stava
bevendo, quasi si strozzò con l'acqua.
"Coff coff - tossì il ragazzo - Ma ti sei completamente
bevuto il cervello Yuri?! Potevo strozzarmi!"
"A te non ti ammazza nessuno!"
I due si guardarono male per una manciata di secondi, poi scoppiarono a
ridere.
Infine Yuri si decise a presentare i ragazzi a Temaku.
"Temaku, loro sono i miei amici Boris..." e indicò il
ragazzo della pacca sulla schiena: era davvero un bel ragazzo, con i
capelli che scendevano sulla schiena, lunghi e lisci.
"Piacere mio, bellissima ragazza! Posso sapere se sei già
impegnata?!..."
"Prego?!" chiese lei arrossendo all'istante per quella proposta
improvvisa quanto inaspettata.
A Boris arrivarono in contemporanea tre coppini sulla testa.
"Ahia! Ma siete scemi? Che ho detto di male?!"
"Boris, idiota donnaiolo che non sei altro! Sei già
fidanzato!"
"Ah...è vero!" disse lui, grattandosi la testa, come se solo
in quel momento si fosse ricordato la cosa.
"E non usare quel tono! Povera Olga...se solo sapesse come la prendi in
giro!"
Temaku rimase a guardare la scena con un sorriso un pò
tirato.
"Idiota - disse Yuri per poi rivolgersi di nuovo alla ragazza -
Scusalo, è fatto così. E' un pò
stupido, ma nel complesso è simpatico!"
"Dì pure che sono il meglio!!"
"...Si...come no...Comunque loro sono Ivan e Sergej" disse indicando
prima un ragazzo parecchio più basso di lei e poi un biondo
che oltre ad essere grande e grosso come un armadio, doveva essere alto
almeno due metri.
Finite le presentazioni il gruppo cominciò a mangiare, con
Boris che stava raccontando le sue mirabolanti "avventure".
Parlava davvero a macchinetta, quasi non lasciando agli altri il tempo
di dire nulla.
Solo ad un certo punto si interruppe, per rivolgersi a Temaku.
"Oh, ti prego scusami! Sto parlando solo io e magari tu ci volevi
raccontare qualcosa!"
Temaku arrossì e cercò di spiegare meglio che
poteva quello che voleva dire.
"Ma no...figurati...è che a me non piace molto
parlare...preferisco ascoltare... e poi sono divertenti le tue
storie...!"
"Beh, certo! Come darmi torto!"
Temaku scoppiò a ridere di gusto.
Quei ragazzi erano davvero molto simpatici ed era sicura che sarebbero
diventati buoni amici.
***
Dall'altra parte della mensa, seduto in disparte e con gli auricolari
dell'iPod nelle orecchie, isolato da tutto e da tutti, Kei stava
gustando in religioso silenzio il suo pranzo.
Come da programma non aveva conosciuto nessuno e questo gli stava
benissimo.
Odiava la gente e se possibile preferiva stare per conto suo.
Non aveva molti amici - anzi forse non ne aveva proprio - ma anche
questo gli stava bene.
In compenso aveva quante ragazze voleva.
Non che lui ne andasse a caccia assiduamente, ma in tutta la sua
carriera scolastica e non solo non era mai capitato che, quando lui
voleva andare con una ragazza, non ce ne fossero state almeno tre che
si offrivano di fargli compagnia.
E questo nonostante tutta la scuola e probabilmente anche tutta Tokyo
sapesse che il ragazzo non voleva una storia seria.
Se andava bene durava un paio di settimane - ma solo se la ragazza in
questione non fosse stata troppo "oca", troppo chiacchierona o che
pretendesse chissà che.
Con questo suo comportamento da cuore di ghiaccio aveva spezzato le
speranze di una miriade di ragazze.
Ma, guarda un pò, nemmeno questo lo interessava per niente.
Per questo non si stupì quando un paio di ragazzine gli
chiesero se potevano sedersi di fianco a lui.
Lui, educatamente, si tolse un auricolare e con un gesto della mano le
fece accomodare.
Riuscendo a malapena a non scoppiare in risatine stridule, le due
ragazze si sedettero di fronte a Kei, con gli occhi che sembravano
luccicare.
Le due cominciarono a tempestarlo di domande, cui lui rispondeva se
andava bene a monosillabi.
Alla fin della fiera una delle due gli chiese senza troppi preamboli se
voleva uscire con lei - l'altra si disse dispiaciuta ma aveva
già un fidanzato.
Kei con il suo solito savoir faire spostò lo sguardo
altrove, come per pensarci seriamente.
Aveva già intenzione di accettare, ma così faceva
più scena.
Senza che se ne rendesse conto, lo sguardo gli cadde su di un tavolo
qualche fila più in là, dove erano seduti tre
ragazzi della sua classe, che stavano scherzando assieme a Temaku e il
rosso che da quella mattina le si era appiccicato come un francobollo.
Riportò velocemente lo sguardo sulla ragazza di fronte a
lui, che lo stava fissando con aria supplichevole e le mani giunte come
se stesse pregando tutti i santi che conosceva.
"D'accordo, ti va di uscire questa sera?"
***
Un urlo così acuto che pareva potesse spaccare i vetri
attraversò tutta la mensa e fece girare tutti quelli che vi
erano verso l'ultimo tavolo in fondo a destra, dove si trovavano il
ragazzo giapponese arrivato con lo scambio e due ragazze, di cui una
era scoppiata a piangere dalla felicità.
"Ma che diavolo le è preso?!" chiese Ivan alzandosi dalla
sedia per vedere meglio quello che stava succedendo.
"Boh...stava parlando con il ragazzo nuovo..."
"Probabilmente lui avrà accettato di uscire con lei..."
Tutti i ragazzi si voltarono verso Temaku, le cui sagge parole
sembravano averli parecchio sorpresi.
"Dici?!"
"Beh - cominciò a spiegare lei arrossendo (Odiava quando
l'attenzione era tutta su di lei) - Non me ne stupirei...da noi tra
poco metteranno il numerino per tutte quelle che vogliono uscire con
lui! E non è la prima volta che mi capita di assistere ad
una scena del genere..."
Tutti si voltarono a guardare meglio Kei, per vedere se meritava
davvero così tanto.
Poi Ivan si rivolse a Boris.
"Che ne dici Bo? Tra te e lui chi vince per numero di ragazze?"
"Ma che domande fai? Certo che vinco io, mi hai mai visto?!"
Ivan scoppiò a ridere seguito anche da Yuri e Sergej.
"Ridete, ridete pure, tanto lo so che siete solo invidiosi, voi che non
sapete nemmeno come è fatta una ragazza!!"
I tre scoppiarono a ridere di nuovo, ma la scena doveva essere abituale
perché Boris non se la prese più di tanto e anche
i tipi dei tavoli vicini non si curarono di quei tre che ridevano
sguaiatamente come deficienti.
"Tsk, sono sicuro che le ragazze preferiscono me!"
"Non so se ti può interessare, ma il mese scorso
è arrivato a quota cento!"
La bocca aperta di Boris con la mandibola che arrivava quasi al
pavimento fece di nuovo scoppiare a ridere quasi fino alle lacrime i
suoi amici.
"Ce...ce...cento?!"
"Uhm-uhm!"
"Ma....ma...ma non è possibile!!!!!!!!"
Temaku rise nervosamente, cercando di farsi il più piccola
possibile.
"AHAHAHAHAH!!! Povero Boris! Credo che tu non arrivi nemmeno alla
ventina!!!"
"Smettetela di ridere deficienti!"
Ma i tre non sembravano proprio riuscirci.
Per cui Boris, che ancora sembrava emetter fumo dalle orecchie, si mise
a parlare con Temaku, che pareva essere l'unica a non volerlo deridere.
"Lasciali perdere! E' tutta invidia!"
"Eheh! Ma anche tu non stare troppo a preoccuparti! Da quel che so Kei
non ha mai avuto una sola storia decente. Anche quella ragazza, credo
che tra due giorni al massimo se ne sarà già
sbarazzato."
"Davvero?"
"Già..."
"Scusa la domanda... ma ci sei anche tu tra quelle cento?!"
"Come?! - esordì lei dopo essere quasi strozzata con il
boccone che aveva appena messo in bocca - Io?! Ma certo che no!
Hiwatari non è il mio tipo!"
"E io sono il tuo tipo?!" chiese Boris ammiccante.
Temaku arrossì di nuovo, ma riuscì comunque a
scherzarci su.
"Ma non eri fidanzato?!"
"...Dettagli! E poi se devo recuperare lo svantaggio che mi separa dal
tuo amico, non posso certo stare a badare a cosette del genere!"
"Mi sembra che sia un dettaglio abbastanza rilevante! La tua ragazza
potrebbe avere qualcosa da ridire!"
"Ahahah!!!"
"E non mi sembra nemmeno il caso di riderci su!"
"Non ti preoccupare Temaku - disse Yuri che finalmente si era ripreso
dalla crisi di risa - Boris fa sempre così. I vecchi vizi
sono duri a morire. Anche se adesso fa sul serio con la sua ragazza!"
"Povera Olga - fece Ivan fingendo di asciugarsi le lacrime di
commozione - deve essere davvero una santa a sopportare uno come Boris!"
"Ehi!!!"
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Angolo dell'Autrice:
Ecco a voi il secondo capitolo.
Aggiornamente abbastanza veloce.
Cosa che non posso assolutamente assicurare per i prossimi.
La storia è già tutta scritta, ma ho veramente
poco tempo, anche solo per aggiornare.
Per cui, pazientate! ^__^
Comunque, almeno un capitolo a settimana ve lo garantisco! ^^
Vorrei ringraziare chi mi ha commentato il primo capitolo!
- Engy:
Ecco qua l'aggiornamento lampo! ^__^ Grazie mille della tua recensione,
mi ha fatto molto piacere vedere che sei d'accordo con me. E per quanto
riguarda la storia, sta certa che ne succederanno delle belle! ^^
Alla prossima!
- Lexy90:
Anche io vado dietro a Kei... *__* trooooppo bello! Ehm...stiamo
divagando...Grazie mille della recensione! ^^ Sono felice che la storia
ti piaccia! Mi raccomando, continua a seguirla! ^__^
Alla prossima!
Inoltre, per chi fosse interessato, vi lascio il link per la mia altra
storia in corso su BeyBlade: Luna,
Denti e Artigli
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 3 *** Capitolo III: ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Avviso: A partire da questo capitolo, ogni tanto Temaku e
Kei parleranno in giapponese.
Quando accade, i loro dialoghi saranno
scritti in corsivo.
********************************************************************************
Capitolo III:
“Ti ricordi...?”
Il pomeriggio, al contrario della mattinata, purtroppo sembrava non
voler finire mai.
Il professore stava andando avanti imperterrito a spiegare, quasi a non
accorgersi che la stanchezza cominciava a farsi sentire e
più di
uno studente stava ormai con lo sguardo fisso nel vuoto.
L'ultima mezz'ora fu davvero massacrante e fu tra il sollievo generale
che la campanella suonò la fine di quella tortura.
Non appena la prima vibrazione si spanse per l'aere, tutti gli studenti
erano balzati in piedi, con le cartelle già pronte.
Ma il professore non sembrò apprezzare la prontezza di
riflessi
dei suoi studenti, per cui, mentre i primi giù erano fuori
dalla
classe, disse, con un sorriso sadico che andava da un orecchio
all'altro.
"Bene ragazzi, vedo che avete ancora energia da vendere, per cui non
penso che vi dispiaccia se adesso che andate a casa, vi soffermerete a
studiare il capitolo che ho appena spiegato...così che
domani io
possa VERIFICARE che lo abbiate ben assimilato?!"
Tutti gli studenti lo stavano guardando con gli occhi spalancati e
alcuni già si erano avvicinati alla cattedra per far
desistere
il malvagio professore dal suo malvagio piano.
"No, miei cari ragazzi. ORA potete andare. Buon pomeriggio!" e
uscì.
Temaku, che non aveva capito molto bene quello che era successo, si
voltò verso Yuri per dei chiarimenti.
Ne seguirono una serie di imprecazioni in russo che Temaku avrebbe
fatto presto ad imparare, vista la facilità con cui gli
studenti
le usavano contro i professori.
"Quel....quel...il prof ha fatto intendere che domani farà
una verifica sulla lezione di oggi..."
"Oh........."
"Esatto...!"
"Ma io non ci ho capito un'acca di quello che ha spiegato!!!"
"Se è per questo nemmeno io!"
In quel momento si avvicinarono anche gli altri tre del gruppo.
"Maledetto bastardo - cominciò Boris - Proprio oggi che
avevo il pomeriggio da passare con Olga!"
"Io non so nulla di letteratura!" piagnucolò Ivan.
"Ok, ok” disse Yuri con un tono molto serio “So che
tutti
noi avevamo altri programmi, ma credo che sia davvero il caso di fare
un bella studiatona tutti insieme questo pomeriggio."
"Il che” disse con in suo solito tono distaccato Sergej
“Il
che significa che IO dovrei darvi ripetizioni a tutti quanti, vero?!"
"Lo sai, Sergej, che se fossi una donna ti sposerei?!"
"No, non è vero! Vi servo solo per letteratura!"
"E storia, filosofia..."
"Ok, ok, ho capito! Piantatela che siete pietosi!"
"Yuppi! Allora, a case di chi andiamo?!"
"Casa mia"
"Perché da te Yuri?! Stai in quello squallido appartamentino
dove non c'è nulla con cui divertirsi!"
"Appunto, idioti! Meglio non avere distrazioni, no?!"
"Lo sai che quando vuoi sei davvero furbo, Yuri?!"
***
I cinque ragazzi dunque passarono tutto il pomeriggio nella stanza di
Yuri a studiare Dostoejeskij, con Sergej che cercavo di rendere il
tutto il più chiaro possibile a quei casi persi che di
letteratura non sapevano una favazza.
Caso strano, sembrava Temaku quella che capiva di più,
nonostante la difficoltà della lingua.
"Ragazzi” chiese ad un certo punto Sergej
“Perché non prendete esempio da lei?!"
"Perché lei..” disse Boris con l'aria di chi la sa
lunga “...è una secchiona...senza offesa Temaku!"
"Che vuol dire "secchiona"?"
"Ah, scusa. Significa che sei una a cui piace studiare e prende sempre
bei voti!"
"E da cosa l'hai dedotto che sono una secchiona?!"
"Dal fatto che sei l'unica che ci sta capendo qualcosa di quello che il
caro Sergej sta spiegando!"
***
Un paio di ore più tardi Yuri diede il benservito ai suoi
amici
- che non voleva per nulla al mondo tenere anche a cena - e questi se
ne andarono.
Rimasero soli, lui e Temaku, che stava raccogliendo le sue cose, anche
lei pronta a tornare a casa sua (anche se in effetti doveva solo
attraversare il corridoio).
"Grazie mille Yuri! Non so che avrei fatto senza di te!"
"Ma che dici! Il merito è tutto di Sergej!"
"Non intendevo quello! Se non fosse stato per te oggi mi sarei sentita
nevvero persa! Sei stato davvero gentilissimo!"
Le guance di Yuri assunsero un leggero colorito rossastro.
"E' stato...è stato un piacere! Sono felice di averti
conosciuta!"
"Sì, anche io!" e il suo sorriso fece mancare un paio di
battiti al cuore di lui.
L'atmosfera in quella stanza stava diventando parecchio strana, per cui
Temaku decise saggiamente di battere in ritirata.
"Buonanotte Yuri!"
"Buonanotte Temaku!"
E lei uscì velocemente dalla sua stanza.
Yuri si accasciò sul suo letto.
***
Temaku, con ancora uno strano mezzo sorriso sulle labbra, si diresse
verso il suo appartamento.
Prese le chiavi dalla tasca del giubbotto e mentre stava per infilarle
nella serratura, sentì dei passi provenire dalle scale.
Sentì anche delle voci che bisbigliavano e per un attimo fu
curiosa di sapere chi fosse.
Pochi attimi dopo, comparvero Kei e la ragazza che aveva visto quel
giorno a mensa.
Lui le teneva un braccio attorno alle spalle e lei lo stava
abbracciando, strusciandoglisi contro, ridendo.
E anche Kei stava RIDENDO.
Temaku credeva che quell'essere asociale non fosse in grado fisicamente
di ridere, ma dovette ricredersi.
Beh, non che fosse proprio una sana risata di quelle che ti liberano il
cuore, ma comunque Kei stava ridacchiando sommessamente.
Ma non appena notò che Temaku era nel corridoio e li stava
fissando, il sorriso si spense e per un attimo fissò la
ragazza
come se volesse passarla ai raggi X.
Temaku cercò velocemente la serratura ed entrò in
tutta fretta.
Ma mentre chiudeva la porta, non poté fare a meno di notare
che
il ragazzo della porta accanto la sua aveva ripreso a sorridere e senza
rendersene conto Temaku si trovò a pensare a come mai a lei
non
avesse più sorriso.
***
La mattina dopo Temaku si era svegliata particolarmente di cattivo
umore.
Dopo la giornata spossante del giorno prima, aveva sperato almeno di
poter dormire.
Ma, come le capitava spesso, le prime notti in un letto nuovo non le
erano mai state troppo piacevoli.
Finalmente, verso le undici, stava per addormentarsi, quando quelli
della stanza affianco avevano cominciato a divertirsi in maniera
piuttosto rumorosa.
E come se non bastasse, la parete che divideva la sua stanza da quella
di Kei sembrava essere fatta di cartone.
Per cui, anche con tutta la buona volontà, Temaku non aveva
potuto fare a meno di sentire tutto quello che era avvenuto quella
notte.
E - dannazione a loro - tutta la notte!
Piangendo lacrime amare stava per dire addio alla
possibilità di
dormire, quando alla fine (erano le quattro passate) i suoi vicini di
camera si erano decisi a dormire un pò.
Ma la tranquillità non sembrava volere dare una mano a
Temaku, e
di nuovo alle sei e mezza fu svegliata da una porta che era stata
chiusa senza nessuna eleganza. Di sicuro era la ragazza che era stata
con Kei che tornava a casa prima di andare a scuola.
Visto che sapeva che non sarebbe mai riuscita a riaddormentarsi, Temaku
decise di provare a ripassare per la verifica che di lì a
poche
ore avrebbe dovuto affrontare.
Poi si vestì - impiegando dieci minuti buoni a pettinarsi i
capelli che erano la sua disperazione tutte le mattine ormai - e
uscì.
Era ancora presto, ma voleva passare in mensa prima che arrivasse tutta
la folla per la colazione.
***
Il suo caffè-latte le rimandava la sua immagine riflessa che
portava i segni di una notte passata in bianco.
Temaku addentò la sua fetta di pane imburrato con maggiore
violenza di quanta non ne fosse effettivamente necessaria.
"Posso?!" chiese una voce che la ridestò dal torpore in cui
stava di nuovo per cadere.
La ragazza si voltò e vide che, vassoio in mano, Kei le
stava chiedendo se poteva mettersi seduto al suo tavolo.
"C'è tutta la
mensa libera e tu ti vuoi sedere dove c'è già
qualcuno?!"
"Posso o no?!"
chiese lui, con
il tono della voce che aveva perso quella leggera venatura di
gentilezza per far posto a quella dell'insofferenza.
"Fa come ti pare..."
E lui si sedette.
- Ma perché cavolo deve venire a rompere proprio a me?! -
I due mangiarono in silenzio, senza nemmeno degnarsi di uno sguardo.
O almeno, Temaku non guardò mai Kei, per cui non si accorse
che
in realtà lui ogni tanto le lanciava delle occhiate.
"Ti ricordi” cominciò
lui ad un certo punto “che
da piccola venivi a giocare a casa mia?"
Temaku quasi si strozzò con il caffè.
"Ma che ti salta in
mente di dire certe cose di punto in bianco?!?!"
"Ho detto qualcosa di
male?!"
"..."
"Allora, te lo ricordi?!"
"Certo che me lo
ricordo. Dove vuoi arrivare?!"
"..."
"..."
"Da nessuna parte in
effetti..."
"E allora
perché cavolo rompi?!"
Temaku aveva leggermente alzato la voce.
Ma qualcuno arrivò giusto in tempo perché lei
mantenesse la calma.
"Ciao!"
"Oh, ciao Yuri!"
"Ciao Kei!"
"Ivanov" sempre freddo e distaccato.
Yuri non ci fece troppo caso e tornò a rivolgersi alla
ragazza.
"Allora, dormito bene?!"
"In effetti no..."
"Beh, in realtà anche io, ero preoccupato per il compito di
oggi...sai com'è non riesco mai a prendere più di
sei in
quei compiti. Anche tu preoccupata?!"
"Sì...non vorrei fare brutta figura già al primo
compito! Anche se, in
effetti con tutto il rumore che c'era ieri notte, invece di dormire ho
potuto ripassare!"
Sapeva che Kei li stava ascoltando e aveva detto l'ultima parte della
frase in giapponese.
"Scusa...non ho capito che hai detto alla fine!"
"Perdonami Yuri! E' che faccio ancora fatica con la lingua!"
"Ce l'hai con me per
caso?" chiese Kei, sempre impettito, mentre sorseggiava il
suo caffè.
"Nooo! Ce l'ho con quei
due che si sono dati alla pazza gioia fino all'alba!"
"..."
"Per tua informazione,
si sente tutto attraverso quelle pareti!"
"..."
"Ecco, perché
non insegni anche alla tua amica a stare zitta mentre fate...
quello che fate!" disse lei alla fine, rossa d'imbarazzo.
Invece Kei era tutt'altro che imbarazzato.
Yuri invece se ne stava zitto ad osservare la scena.
Non ci stava capendo nulla di quello che si stavano dicendo, ma aveva
capito dal tono di voce di Temaku che stavano litigando.
O almeno, lei l'aveva presa seriamente, mentre Kei sembrava leggermente
divertito.
"Sei per caso invidiosa,
Temmy?!"
Quella era la goccia che doveva far traboccare il vaso!
"Io non sono certo
invidiosa, razza
di maniaco pervertito! E NON TI AZZARDARE MAI PIU' A CHIAMARMI TEMMY!
SAI BENISSIMO CHE NON PUOI!!!"
"Abbassa la voce o ti
sentiranno anche in Giappone!"
"E NON CAMBIARE DISCORSO
RAZZA DI....DI...HAI CAPITO!!!"
"Temaku....per favore...forse è meglio andare" disse Yuri
con il
tono più gentile che poteva, per evitare che poi la ragazza
se
la prendesse per sbaglio anche con lui.
"Sì. Hai ragione Yuri. Ce ne andiamo!" e preso sotto braccio
Yuri se ne andò sdegnosa, senza nemmeno aver finito la
colazione.
***
"Ehi, perché non invitiamo anche Kei per studiare?!"
L'aura assolutamente minacciosa che stava emanando Temaku
però fece pentire subito Boris di averlo detto.
"Che...che c'è di male che ho detto?"
"Niente!"
"Ma allora..."
"Ho detto niente!!"
"Stamattina hanno litigato..."
"Yuri!"
"Beh, è vero!"
"Perché avete litigato...non siete amici?"
Temaku abbassò lo sguardo, fingendo di concentrarsi sulla
pagina
che stava leggendo. Ma a quanto pare i suoi amici non sembravano della
sua stessa idea in quanto lasciar perdere l'argomento.
"Beh?!"
"...preferirei non parlare di questo argomento. Comunque no, non siamo
amici!..."
"Lo dicevo io che in realtà sei anche tu una sua ex"
"Boris! Ma che ti salta in mente?!?! Ho detto di no!"
"Sta calma! Stavo solo scherzando?! Allora, dove eravamo rimasti?!"
Temaku ritrovò il sorriso, anche se quella breve discussione
per
un attimo l'aveva profondamente rattristata. Era davvero felice di aver
trovato degli amici così divertenti, che rendevano anche
quelle
infinite sessioni di studio un momento estremamente piacevole.
"Quattro meno quattro x più x al quadrato.....per me non
vuol
dire nulla...!" disse Boris senza falsi pudori, guardando sorridendo
Yuri, in attesa che l'amico gli spiegasse l'arcano che quei numeri
nascondevano!
"Dio del cielo, Boris! Ma si può sapere come diavolo fai ad
avere dei voti così alti se non capisci una madonna di
nessuna
materia?!" chiese un pochino invidioso Ivan che, dal canto suo, aveva
una media molto più bassa, nonostante i continui sforzi per
migliorare.
"Le prof non sanno resistere al mio fascino!"
"Ti ricordo, caro il mio playboy, che la maggior parte del nostro corpo
insegnati è composta da UOMINI!"
"Se i nostri prof hanno certe tendenze non è certo colpa
mia!!"
Alla fine della giornata, oltre le numerosi battute che si susseguivano
ad un ritmo impressionante, i cinque ragazzi erano riusciti a finire
tutti gli esercizi di matematica.
E con somma gioia di tutti quanti, scoprirono che Temaku era un vero
genio in quella materia, per cui, per la prima volta da quando avevano
cominciato a fare le tabelline, tutti e quattro erano riusciti a capire
- quasi - tutto quello che il prof aveva spiegato in classe.
"E per ringraziarti del debito che finalmente non prenderò,
ti concedo l'onore di un appuntamento con me!"
"BORIS!!"
"Beh...che c'è?"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Sono felice che la storia abbia interessato!
Mi fa davvero molto piacere! ^///^
Recensioni:
- lirinuccia:
Grazie mille della tua recensione! Mi raccomando, continua a seguirmi!
^__^
- lexy90:
Mi spiace se gli
aggiornamenti non sono più veloci di così!
ç__ç Ho davvero troppe cose da fare! Sigh.
Comunque sono
d'accordo con te: anche io adoro questa versione dei ragazzi di Mosca.
Li adoro, e ho voluto dare loro una vita normale...almeno in questa
fiction! ^__^ Grazie della recensione! Alla prossima!! ^^
- Padme86:
Quanti complimenti! Grazie Pad! ^//^
Me arrossisce! Davvero senti puzza di triangolo?! Ma noooo! Come ti
salta in mente una cosa così ASSURDA?! Eheheh! Resta
sintonizzata, ti assicuro che ne vedrai delle belle! Ci sarà
un
bel ripasso di geometria con tutti i triangoli regolari, isosceli e
scaleni che troverai! ^___^ Alla prossima!
- Engy:
Concordo con te: Bobbo
è DIVINO! Non esistesse Kei, sarebbe lui il mio personaggio
preferito! Eheh! Inoltre in questa storia, mi sta milioni di volte
più simpatico del suddetto ragazzo enigmatico dai capelli
bicromatici! ^__^ Alla prossima!!!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 4 *** Capitolo IV: Le persone cambiano ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo IV: Le persone
cambiano
Temaku era seduta a gambe incrociate sul suo letto, cercando di
rilassarsi.
Quella era una vecchia abitudine che suo padre le aveva trasmesso: dopo
una lunga giornata in ufficio non c'era niente di meglio che sedersi
sul letto, sgomberare la mente e rilassarsi.
Toc toc.
Vabbè, in realtà non era mai riuscita a
sgomberare
totalmente la mente, per cui non se la prese quando sentì
che le
stavano bussando alla porta.
Saltando giù dal letto andò ad aprire.
Davanti alla sua porta c'era Kei Hiwatari.
"Che cavolo vuoi?!"
"Non riesci proprio ad
essere gentile con me, Temmy?!"
Non si prese nemmeno la briga di rispondergli e gli sbatté
la porta in faccia.
Pressoché incazzata si buttò a faccia in
giù sul letto, per poi cominciare a prendere a pugni il
cuscino.
Poi sentì che stavano di nuovo battendo sulla porta.
Furibonda, si alzò, pronta a urlargli in faccia.
"NON RIESCI PROPRIO A
CAPIRE CHE......." ma si dovette interrompere - arrossendo
anche vistosamente - quando si accorse che non stava urlando addosso a
Kei ma a Yuri.
"Oddio Yuri, mi dispiace! Pensavo fosse Kei!"
"Lo sospettavo!..."
"Perdonami!"
"Figurati! E' che hai dimenticato il tuo libro di matematica da me e..."
In quel momento la porta della stanza a fianco si aprì e ne
uscì Kei, con uno strano sorrisino stampato in faccia.
"Guarda che è proprio da maleducati urlare a quel modo!"
Temaku afferrò per un braccio Yuri e se lo portò
nella stanza.
Una volta chiusa la porta, batté una mano contro il muro che
la divideva da Kei: "Spero
che tu vada in bianco per un mese intero!" ben
sapendo che, anche se non aveva urlato come prima, a quel tono di voce
dall'altro lato avevano sentito quello che aveva detto.
"Che gli hai detto?" chiese vivamente interessato Yuri.
"Gli ho augurato la peggiore delle disgrazie!!!" disse lei di rimando
con un ghigno sadico stampato in faccia.
***
Alla fine i due erano rimasti a chiacchierare per un bel pò
di
tempo, passando da argomenti che non avevano nulla a che fare con il
discorso iniziale, ma poco male.
Temaku e Yuri si stavano praticamente raccontando tutto l'uno
dell'altra, anche se buona parte della conversazione era rivolta nello
spettegolare nei confronti di Ivan Boris e Sergej, che come Temaku
scoprì, si conoscevano praticamente dalle elementari, per
cui
aveva un sacco di aneddoti interessanti sul loro conto!
"Posso chiederti come mai anche tu vivi nel campus" chiese ad un certo
punto Temaku.
E qui, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, Yuri si
rabbuiò.
"Oh...mi dispiace...forse non dovevo chiedertelo?"
"No, no...figurati...è che...il fatto è
che...sono
orfano...e l'orfanotrofio che teoricamente mi dovrebbe ospitare
è un vero schifo...per cui il preside ha accettato che io
stessi
nel campus..."
"Mi dispiace..."
"Ma dai! Non è nulla di che!"
"Li hai conosciuti i tuoi genitori...se ti va di parlarne, beninteso..."
"Ma certo...di queste cose di solito non ne parlo perché la
gente si prende male quando dico che sono un povero orfanello...e mi
guardano tutti con quell'aria di pietà...sai che tu non
aveva
quello sguardo?!"
Temaku sorrise mestamente.
"Beh...forse è perché anche io sono orfana..."
"Sul serio?!"
"Beh, in realtà solo di madre...è morta quando io
sono nata..."
"Anche mio padre...nel senso, è morto pochi giorni dopo che
io
sono nato...e mia mamma non ce la faceva a tirarmi su da sola, per cui
mi ha affidata a quell'orfanotrofio."
"Oh, davvero? E l'hai più rivista?!"
"Solo una vota, quando avevo dieci anni...è venuta per dirmi
addio."
"Come?!"
"Purtroppo per tirare avanti ha cominciato a "lavorare"
come...beh...hai capito?" Temaku assentì tristemente "...e
così si è ammalata. E' morta due mesi dopo..."
"Ti dispiace..?"
"Sì...credo di sì...è che non me ne
è mai
importato molto...è che me la sono sempre dovuta cavare da
solo...per cui il fatto che mia madre ricomparisse dopo dieci anni per
dirmi che sarebbe morta di lì a pochi mesi...non mi ha fatto
troppo effetto, ecco."
"Però scommetto che ti ha fatto piacere vederla...anche se
solo per un addio!"
"...sì...!"
"Anche io...non so che darei per vedere mia madre..."
A Temaku si erano inumiditi gli occhi, per cui Yuri pensò
che forse era meglio cambiare argomento.
Poco delicato è vero, ma almeno l'avrebbe riscossa.
"Perché odi tanto Kei?!"
Infatti reagì prontamente.
"Quel
MaledettoBastardoDonnaioloInsensibilePezzoDiMerda!!!"
disse tutto d'un fiato, con gli occhi che brillavano di rabbia.
"Scommetto che quelli erano insulti!"
"Già!!!"
"Allora, perché ce l'hai tanto con lui?...e dire che quando
vi
ho visti per la prima volta non mi sembrava che vi odiaste fino a
questo punto!"
"In realtà fino a stamattina non lo odiavo così
tanto...!"
"..."
"Il fatto è che...." Temaku abbassò ancora una
volta lo sguardo.
Non ne aveva mai parlato con nessuno di questo.
Mai.
Però non ce la faceva più a tenersi tutto dentro,
per cui
decise che in fondo, se Yuri era riuscito a confidarle quello che per
lui doveva essere il suo maggiore problema, anche lei avrebbe potuto
fare quello sforzo e confidargli tutto.
***
Finalmente la campanella
aveva sancito la fine delle lezioni e una fiumana di bambini urlanti
usciva dalla scuola.
I genitori stavano
aspettando pazientemente ciascuno il proprio figliolo, per poi andare a
casa.
Anche un bambino stava
aspettando qualcuno.
Si guardava attorno cercando di scorgere qualcuno tra la folla.
Alla fine captò gli occhi della bambina che stava cercando
e,
mano nella mano, si diressero insieme verso la lussuosa macchina nera
parcheggiata di fronte all'edificio.
Un maggiordomo vestito
di tutto punto
li stava aspettando, ritto in piedi con la mano sulla maniglia della
portiera, pronto a farli salire a bordo della vettura.
"Buon pomeriggio signorino Kei e signorina Temaku"
"Buon pomeriggio a te!"
"Prego, salite!"
Il viaggio non durò più di quindici minuti, poi
la
vettura entrò nel giardino di una villa gigantesca, che
sovrastava qualsiasi altro edifici nel raggio di parecchie centinaia di
metri.
Posteggiata l'auto, il
maggiordomo
fece scendere i due bambini e li accompagnò in cucina, dove
era
già pronta la loro merenda.
I due mangiarono di
gusto,
raccontandosi quello che avevano fatto quella mattina, visto che anche
se erano molto amici, purtroppo erano finiti in due classi diverse.
"E noi oggi abbiamo fatto la tabellina del tre!"
"Che cosaaa? Ma noi non abbiamo nemmeno finito quella del due! Non
è giusto, perché tu sei sempre più
avanti di me?!"
"Eheheh!"
Come ogni pomeriggio, il fido maggiordomo aiutava i due bambini a fare
i compiti poi, una volta finiti, i due venivano lasciati liberi di
giocare, fino al momento in cui non compariva il padre di Temaku a dire
che era ora di tornare a casa.
Il fatto che Temaku ogni pomeriggio era a casa di Kei, dipendeva dal
fatto che suo padre lavorava per il nonno del bambino, e spesso i due
uomini se ne stavano ore chiusi nello studio a decidere quale fosse la
miglior strategia per la loro attività. Per questo, visto
che
Temaku non aveva la mamma o un altro parente che si occupasse di lei
mentre il padre lavorava, il signor Hiwatari aveva dato il permesso
affinché la bambina passasse a casa sua il pomeriggio, in
modo
che così tenesse compagnia al suo nipotino, che anche lui
rimaneva solo in casa, altrimenti.
I due bambini erano
amici e uno apprezzava la compagnia dell'altra.
E andarono avanti così per alcuni anni.
Ormai i due avevano cominciato a frequentare le scuole medie, e sta
volta nella stessa sezione.
Ma si sa che con l'età alcune cose possono cambiare.
E in particolar modo cambiò lui.
Kei non era mai stato molto socievole, ma con il passare del tempo
questo suo lato del carattere non fece che accentuarsi e, esclusion
fatta per Temaku, sembrava davvero che non avesse un solo amico.
Se a questo si aggiunge il fatto che ad una certa età i
ragazzi
cominciano ad interessarsi quasi ossessivamente alle esponenti
dell'altro sesso, beh...
***
"Sta di fatto che, visto che ormai non ero più una bambina,
anche se in casa non c'era comunque nessuno, mio padre mi aveva dato il
permesso per poter stare a casa da sola il pomeriggio. Visto che la
mole di studio era aumentata a volte preferivo studiare per conto mio,
per cui non andavo più tutti i giorni da Kei. E non so per
quale
motivo, lui ha cominciato pian piano a smettere di confidarsi anche con
me. Davvero, sembrava che avesse perso l'uso della parola!"
"Per questo non andate più d'accordo?!"
Occhiata che avrebbe potuto raggelare anche un frigorifero.
"Quel bastardo si è messo con la mia migliore amica senza
dirmi nulla..."
"Ca...capisco...Non deve essere stato facile in effetti...!"
"All'inizio no. Poi quando ho capito di che pasta era fatto - in parole
povere un puttaniere - mi sono messa il cuore in pace. Ho smesso di
parlargli e in effetti non penso che qualcuno sia più bravo
di
noi quanto ad ignorarci!" concluse con una certa nota di orgoglio verso
la fine.
"Però...è tutto così...triste..."
"Triste?!"
"Sì...da quello che mi hai raccontato..eravate molto
amici...mi
sembra quasi uno spreco che non vi parliate più..."
"Le persone cambiano e su questo non ci si può fare niente
purtroppo."
***
La mattina dopo Temaku uscì dalla sua stanza con gli occhi
ancora impastati dal sonno.
Alla fin fine erano andati a dormire che era mezzanotte passata, visto
che una chiacchiera tira l'altra, e lei e Yuri sembravano proprio
essere fatti l'uno per l'altra quando si tratta di chiacchierare.
La ragazza sbadigliò mentre chiudeva la porta e non si
accorse che una presenza le si era materializzata a fianco.
"Buongiorno!"
" 'giorno Kei!" disse lei senza rendersi conto di chi aveva salutato.
"Siamo tornati gentili?!"
"In realtà
non aveva connesso che eri tu" e fece per andarsene
sdegnosamente, ma Kei sembrava avere tutta l'intenzione di seguirla.
"Mi stai seguendo.
Guarda, ti dico subito che mi dà fastidio!"
"Stai andando a fare
colazione, immagino. Ci sto andando anche io..."
"Guarda un
pò, mi è passata la fame!..."
Prima che Temaku potesse dileguarsi Kei la afferrò per un
braccio.
Temaku, che per carattere non sopportava che qualcuno la toccasse,
arretrò infastidita, andando così a sbattere
contro lo
stipite di una porta...il che bene certo non le fece!
"Fatta male?!"
"Secondo te uno
bestemmia se sta bene?!"
"..."
I due rimasero in silenzio a fissarsi.
Temaku voleva andarsene, ma gli occhi di Kei le stavano dicendo che non
doveva.
"Senti, Kei, non
possiamo continuare ad ignorarci coma abbiamo fatto per tutti questi
anni?" chiese alla fine lei, abbassando gli occhi.
"..."
"Ah, già,
scusa, mi ero dimenticata che tu non parli!"
"Invece a te piace
molto!"
"Prego?"
"Ti ricordo che le
pareti della stanza non sono insonorizzate!"
"Lo so bene!"
"Non mi lasciavate
dormire ieri sera con tutte le vostre chiacchiere!"
"Oh, sono enormemente
dispiaciuta!" disse lei con il tono più
sarcastico che poté.
"Mi prendi in giro?"
"No" non
aveva voglia di litigare con Kei.
Anzi sinceramente non voleva averci niente a che fare.
Visto che non sembrava più avere altro da dire, Temaku fece
per
andarsene, ma ancora una volta la voce di Kei la fermò.
"Di che avete parlato?"
"Del più e
del meno. E comunque non sono affari tuoi!"
"Io invece penso di
sì, visto che stavate parlando di me!"
Lei lo guardò accigliata.
Poi il suo sguardo si rilassò.
"E se lo sapevi che me
lo hai domandato a fare?"
"Volevo vedere che mi
rispondevi"
"Sei pregato di non fare
i tuoi strani test su di me, grazie!" disse lei,
voltandogli le spalle, sperando che questa fosse la volta buona per
andare a fare colazione.
Ma si dovette ricredere ancora una volta.
"Ti piace
così tanto parlare con quel tipo?"
Lei si voltò lentamente verso di lui, con un sorriso dipinto
sul volto.
Non era sarcastico e nemmeno un ghigno.
Era un sorriso vero.
"Sì." si
voltò di nuovo e si allontanò, ma dopo pochi
passi si fermò per aggiungere un'ultima cosa.
"Sai, fa bene, parlare.
Dovresti provarci anche tu qualche volta. E fa bene anche avere degli
amici...!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Eccomi qua con un nuovissimo capitolo tutto per voi!
Che ne dite di come si stanno sviluppando le cose?!
Eheheheh!!
Recensioni:
- Padme86:
Mi fa molto piacere
che la storia ti piaccia!! ^__^ E sono anche contenta che tu non sia
ancora riuscita ad inquadrare Kei. Ti anticipo che è un
personaggio davvero complesso, e che subirà tante
trasformazioni
durante la storia! Eheh! ^^
- Engy: No,
no, cara! Al
massimo sono io che consolo Kei! Eheheh! ^__^ Comunque il tuo
ragionamento non fa una piega! Ed è vero che Yu è
troppo
coccoloso! *__* Decisamente è lui il più OOC, ma
è
troppo tenero! Alla prossima!!!!
- lirinuccia:
Grazie mille
della recensione! In effetti Yuri teneroso è molto
strano...solo
che mi doveva essere così!^_^ Porta pazienza! Alla prossima!!
- Zakurio:
Grazie mille della recensione! ^____^ Alla prossima!
- lexy90:
Come vedi abbiamo svelato un pò del passato dei due ex
amici! ^__^ Che carini da piccini!!!! Alla prossima!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 5 *** Capitolo V: Appuntamento ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo V:
Appuntamento
I giorni si susseguivano monotoni per quanto riguarda la scuola, ma
sempre eccitanti e variegati quando si trattava di ciò che
non
era scuola.
Temaku aveva davvero legato tanto con il gruppo, e soprattutto con Yuri
e spesso passavano i pomeriggi assieme, a studiare quando serviva,
oppure uscivano quando potevano.
Temaku aveva anche conosciuto altre persone in classe, che le stavano
abbastanza simpatiche (come disse Boris: "Dopo i mitici quattro tutti
gli altri risultano mediocri!") e nelle uscite serali aveva conosciuta
anche la famigerata fidanzata di Boris, Olga.
Era davvero carinissima con lei e, cosa che lasciava tutti nello
sconcerto, non era praticamente gelosa.
Anche Boris quando c'era Olga sembrava essere un'altra persona:
diventava dolcissimo e sembrava avere occhi solo per lei, tanto che a
volte capitava che si imbambolasse a guardarla, senza sentire quello
che gli altri stavano dicendo, o peggio ancora non facendo attenzione a
dove andava (una sera era andato a sbattere contro due lampioni di
seguito!).
La vita pareva proprio sorridere a Temaku, tanto che da quella mattina
in corridoio, Kei non era più venuto a cercarla e i due si
limitavano ad un freddo saluto se per caso si incontravano.
Ma la cosa che più faceva felice Temaku era che le cose con
Yuri
stavano andando veramente bene.
Già da qualche tempo si era
accorta che il ragazzo le interessava...e non solo come amico! E anche
lui non sembrava essere indifferente alla questione.
Spesso finivano
per lanciarsi occhiatine furtive, scambiandosi mezzi sorrisi.
Nessuno dei due sembrava però farsi avanti, e per un
pò la questione venne lasciata in sospeso.
Ma, provvidenziale come pochi, fu Boris a risolvere le loro beghe
amorose.
Il ragazzo si era infatti accorto - e molto prima che l'amico andasse
da lui a confidarsi - che Yuri si era preso una bella cotta per la
ragazza.
E quindi, dopo un intero pomeriggio a programmare cose che a volte
arrivavano a sfiorare il ridicolo - come la proposta di dare fuoco alla
scuola e poi, mentre tutto bruciava, Yuri, in piedi sul tetto, in mezzo
alle fiamme, che dichiarava il suo eterno amore a Temaku
("Così
prendi due piccioni con una fava - disse Boris per cercare di
convincerlo - ti dichiari e distruggi la scuola!") - beh, alla fine i
due erano convenuti su di una cenetta romantica a casa di Yuri.
Naturalmente Temaku era al settimo cielo quando Boris (oltre che cupido
anche ambasciatore) la informò dell'invito di Yuri.
***
Il cucinino dell'appartamento non era certo il massimo per poter creare
qualcosa di davvero spettacolare, ma Yuri si mise lo stesso si buona
lena per riuscire a creare qualcosa che fosse stato almeno tra il
passabile e il decente.
Alla fine se ne uscì con qualcosa che vagamente assomigliava
ad una cenetta romantica a lume di candela.
Tra parentesi, stava anche dimenticandosi di comprare le candele.
Ma naturalmente nessuno dei due sembrava troppo interessato alla cena.
Temaku arrivò puntualissima, vestita con una gonna nera che
le
arrivava poco sotto il ginocchio e una maglietta azzurra con un bello
scolla a V.
E si era anche leggermente truccata con matita e ombretto azzurro.
Yuri era estasiato, e per l'occasione aveva anche provato a pettinarsi.
La cena passò sotto un silenzio un pò
imbarazzato, ma
comunque nessuno dei due riuscì a togliersi il sorriso dalle
labbra.
Finito anche il dolce, Yuri si alzò dal suo posto, si
avvicinò allo stereo e lo accese. Dalle casse - a volume
però basso, per non disturbare i vicini - uscì
una dolce
e romantica melodia, e Yuri, galantemente, invitò Temaku ad
unirsi a lui per quel ballo.
Impacciatissimi entrambi, risero insieme quando Yuri pestò
inavvertitamente il piede a Temaku, senza però farle male.
Per cui, visto che entrambi non erano portati per la danza,
abbandonarono quell'attività per darsi ad un'altra.
Yuri prese il volto della ragazza tra le mani e la baciò,
dapprima gentilmente, come a chiedere il permesso, poi approfondendo
sempre di più quel contatto, finché entrambi non
dovettero staccarsi per riprendere fiato.
Temaku, rossa sulle guance, non poté fare a meno di
rispondere
affermativamente quando Yuri le chiese: "Vuoi essere la mia ragazza?".
I due caddero sul letto e ripresero da dove si erano interrotti.
Già le magliette si erano perse oltre il bordo del letto,
quando qualcuno bussò alla porta di Yuri.
Il primo impulso di Yuri di quello di mandare al diavolo chiunque fosse
(e se per caso fosse stato Boris lo avrebbe squartato), ma visto che
Temaku aveva sussultato e si era staccata da lui, decise che in fondo
poteva anche vedere chi diavolo fosse a rompere.
Dimenticandosi di raccogliere la maglia, andò ad aprire a
petto nudo.
"Chi è?!" chiese socchiudendo la porta (Temaku si stava
rivestendo, ma comunque non voleva che il visitatore sconosciuto
vedesse che stava succedendo nella sua stanza).
Ad attenderlo sulla soglia c'era Kei.
- Ma porc....che cavolo vuole questo qui adesso?! - "Ciao
Kei!"
A quel nome Temaku cercò di nascondersi dietro il letto.
Non
sapeva perché ma non le andava proprio che la vedesse in
quella
situazione.
"Ivanov" lo salutò con il suo solito saluto freddo e formale.
"Yuri.." provò a correggerlo lui, ma Kei non sembrava aver
sentito.
"Mi potresti prestare i tuoi appunti di fisica?"
"Tra le altre cose, dove sei stato oggi?"
"Mal di testa...sono rimasto in camera"
"Ah" fece Yuri, non troppo interessato comunque "Va bene. Un attimo."
Yuri richiuse la porta. Lanciò un sorriso al volo a Temaku e
si
mise poi a frugare nella cartella.
Poi si ricordò che li aveva
prestati giusto poche ore prima a Ivan.
"Scusa Kei...ma mi ero dimenticato che li ho già prestati a
Ivan..."
"..."
"Mi dispiace!"
"Ah...ok...allora puoi chiedere a Temaku se mi presta i suoi?!"
Yuri perse un battito, ma cercò di darsi un contegno.
"Io?! Ma...ma scusa...abita lì..." e indicò la
porta di
fronte "Non puoi andare tu? Sai...stavo per andare a fare la
doccia...!"
Per un attimo a Yuri sembrò che Kei stesse sorridendo.
Poi a
guardarlo meglio capì che il suo era un sorriso canzonatorio.
"Eeeh sì! Fare la doccia in due può essere molto
divertente!"
Yuri cercò di darsi un contegno per evitare di mandarlo al
diavolo.
"Non so di che tu stia parlando. E ora, se non ti dispiace, ho dare
fare!"
"Sì sì...vai pure, ti vedo piuttosto preso!"
Yuri, di malagrazia, gli chiuse la porta in faccia.
Ma dall'altra parte giunse l'ultimo commento di Kei.
"Tanto lo so che sei
lì dentro Temmy! Poi mi dovrai dire se è meglio
parlare oppure...eheh! Beh, divertitevi!!!"
***
Non sapeva dire perché, ma a quelle parole venate del
più
profondo sarcasmo Temaku si era sentita avvilita come non mai.
Dovette fare sforzi sovrumani per non scoppiare a piangere.
Ma come diavolo si permetteva Kei di comportarsi così?!
Yuri fece di tutto per consolarla, ma Temaku si doveva essere davvero
molto depressa, perché per una mezz'oretta buona non
riuscì a staccarsi dall'abbraccio di Yuri, continuando ad
essere
scossa da violenti tremiti.
Yuri non aveva capito quello che Kei aveva detto alla fine, ma se aveva
sconvolto così tanto Temaku non doveva essere di certo nulla
di
carino.
E se all'inizio per Kei provava solo indifferenza, ora che aveva fatto
piangere la sua
ragazza, era passato a disprezzarlo profondamente.
"Yuri?"
"Dimmi Temaku..."
"...Ti prego...chiamami Temmy..."
***
Dal giorno seguente, i due si presentarono in pubblico con le mani
intrecciate e un sorriso che non finiva più.
Dal fondo della classe 3C si levò una specie di ola
innescata
dagli amici di Yuri, che coinvolse tutti i componenti della
classe...eccezione fatta per Kei.
Infatti, se tutti erano felici per la neo coppietta, e nessuno lo era
più dei diretti interessati, Kei risultava essere un
elemento di
disturbo piuttosto sgradevole.
Dopo la scenata della sera prima, sia Temaku che Yuri - e per simpatia
anche gli altri del gruppo - si rifiutarono categoricamente di dare un
qualsiasi valore all'esistenza di Kei.
Se prima veniva lasciato nella sua solitudine, ora pur rimanendo nella
solitudine più totale, era anche ignorato quasi totalmente,
come
se non esistesse.
A Kei non era mai importato più di tanto che la gente lo
ignorasse o meno - anche se in realtà aveva sempre preferito
che
la gente lo lasciasse in pace - per cui non se la prese quasi per
niente quando, il giorno dopo, nessuno lo salutò o
sembrò
accorgersi di lui anche solo se gli si passava di fianco in corridoio.
Ma quello che proprio non gli andava giù era che quei due
piccioncini facessero i piccioncini così in pubblico.
Non aveva
la più pallida idea del perché ma era davvero
insofferente al fatto che quei due stessero insieme.
E se ne fecero un'idea chiara tutti i cassonetti che vennero presi a
calci dal ragazzo, veramente di pessimo umore.
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Angolo dell'Autrice:
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo:
-lirinuccia
-Padme86
-Engy
-lexy90
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 6 *** Capitolo VI: Smettila ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo VI:
Smettila
Temaku e Yuri erano appena tornati dal cinema.
Erano andati a vedere un film...di cui in realtà non avevano
visto molto (avevano scelto apposta uno di quei film comici che puoi
anche non seguire la trama e non ti perdi niente), ma l'uscita era
stata davvero divertente e piacevole.
Cercando di non fare troppo rumore sulle scale e nei corridoi, per non
svegliare quelli che avevano rispettato il coprifuoco ed erano
già a dormire da mezz'ora almeno, i due arrivarono al loro
corridoio, sempre ridacchiando e inciampando, visto che non ne volevano
sapere di staccarsi una dall'altro.
Quelle scene ormai erano consuete per gli occupanti del loro stesso
corridoio, per cui gli altri inquilini non si preoccuparono nemmeno di
lanciare avvertimenti oltre le proprie porte, intimando il silenzio.
Va anche detto che comunque quei due non avevano - quasi - mai
esagerato nel fare casino quando rientravano tardi, quindi erano quasi
tutti ben disposti a lasciar correre per un pò di rumore.
Temaku, appoggiata alla porta della sua stanza, teneva le braccia
intorno il collo del suo ragazzo, il modo che i loro volti fossero
vicini.
Sottovoce si stavano dando la buonanotte, quando qualcun altro comparve
dall'angolo che porta alle scale.
Silenzioso come un felino, Kei era comparso come dal nulla e i due
inizialmente non si erano nemmeno accorti di lui, almeno
finché non aveva fatto tintinnare le chiavi.
Girandosi per vedere che, effettivamente, era lui, i due non se ne
diedero troppo pensiero.
"Grazie mille per la serata Yu-chan!"
"E' sempre un piacere, e lo sai!"
"Buonanotte!"
"Buonanotte Temmy!"
E con il bacio della buonanotte i due si salutarono, anche se il tutto
venne un attimo stonato da una porta che veniva chiusa con un
pò troppa irruenza.
Temaku rientrò nella sua stanza.
Appoggiò sul tavolino le chiavi, cui era stato attaccato un
piccolo peluche a forma di lupacchiotto.
Sorridente come sempre alla fine di una bella serata, Temaku si sciolse
i capelli che aveva legato in una treccia e si mise il pigiama.
Andò poi in bagno a lavarsi i denti.
Stiracchiandosi la schiena, rientrò nella stanza e fu per
puro miracolo che non cacciò un urlo.
Kei era lì, le solite braccia conserte, in piedi appoggiato
al muro di fronte il bagno.
Portandosi la mano all'altezza del cuore, come per cercare di
rallentarlo, Temaku lo guardò con un misto di stizza e paura.
"Che diavolo ci fai
nella MIA camera? E come diavolo hai fatto ad entrare?!"
"Hai dimenticato di
chiudere a chiave"
"Grazie di avermelo
fatto notare. Ma ciò non toglie che tu sia nella mia camera,
senza essere il benvenuto!!"
"..."
"Beh, dì
qualcosa oppure vattene! Anzi, sta pure zitto. Basta che levi le tende!"
Kei disse qualcosa talmente sottovoce che Temaku fu purtroppo per lei
obbligata a chiedergli che aveva appena detto.
"Però lui ti
può chiamare Temmy"
"Prego?!"
"..."
"Certo che lui mi
può chiamare Temmy!"
"E perché io
non posso e Yu-chan sì?!"
"E' inutile che usi quel
tono."
"Che tono?!"
"Da strafottente! Senti,
io piaccio a lui, lui piace a me, stiamo assieme. La cosa non
è difficile. Quindi lui mi può chiamare come gli
pare!"
"Davvero ti piace quel
tipo?!"
"Sai cos'è
che non capisco? Perché diavolo ne sto parlando con te?!"
"Perché ti ho
fatto una domanda"
"Ma io non ti devo
spiegazioni! E ora fuori!"
Kei si staccò dal muro e per un folle attimo Temaku credette
che se ne sarebbe andato davvero.
Invece Kei si era avvicinato di un paio di passi - e visto che la
stanza non era molto ampia, ormai i due erano troppo vicini per i gusti
di Temaku, che dal canto suo si era ritratta più che aveva
potuto.
Ma Kei aveva fatto un altro passo in avanti e ora a dividerli non
c'erano che pochi centimetri.
Il ragazzo alzò una mano e la avvicinò al volto
di Temaku.
Dal canto suo, lei dovette fare di tutto per reprimere il brivido che
le percorse tutta la schiena, non appena le dita del ragazzo le avevano
sfiorato una guancia.
Un tocco gentile, una carezza lenta fatta quasi con mano tremante.
Temaku per un attimo si dimenticò con chi stava avendo a che
fare e chiuse gli occhi, avvicinandosi impercettibilmente a quella mano
calda.
Ma fu solo un attimo, prima di ricordarsi che era Kei che la stava
accarezzando...e che lei non voleva avere niente a che fare con Kei.
Per cui si riscosse e allontanò bruscamente la sua mano.
"E adesso si
può sapere che ti prende?!" chiese lei cercando
di contenere il rossore che sentiva le stava imporporando le guance.
Kei non rispose, ma continuò a fissarla.
Poi, come se la scena fosse stata messa al rallentatore, Temaku
percepì che Kei si era sporto verso di lei, annullando
lentamente la distanza che separava i loro due volti.
Per due lunghi secondi si sentì come paralizzata, ma
all'ultimo, con un grande sforzo, riuscì a portare le mani
in avanti, spintonando Kei, che suo malgrado fu costretto a
ripristinare le distanze.
Ormai completamente rossa, Temaku lo guardò con odio.
"Che diavolo volevi
fare?!"
Sul volto di Kei comparve uno strano sorrisetto.
"Non credo che ti serva
uno schemino...!"
"Smettila di prendermi
in giro!"
Temaku aveva quasi urlato e Kei si era avvicinato di nuovo.
"NON ti avvicinare!"
Questa volta Kei fu fulmineo e le tappò la bocca, prima che
qualcuno la sentisse gridare.
"Ssshh!" le
sussurrò piano.
Le tolse la mano che la copriva, ma sempre intimandole il silenzio.
Temaku decise che in fondo aveva ragione, per cui abbassò la
voce finché non divenne un bisbiglio sottile.
"Non so che cosa tu
abbia in mente, ma vedi di togliertelo dalla testa!"
"Ah sì?!"
"Ti ho detto di non
prendermi in giro!!"
Kei afferrò Temaku per le spalle e la fece sbattere contro
la parete.
"Non sei in condizione
di dare ordini!"
"Ke...Kei..."
Il ragazzo si avvicinò di nuovo al volto della ragazza che
teneva bloccata con il suo corpo contro il muro.
Temaku sentì il respiro caldo del ragazzo sul suo collo e di
nuovo non riuscì a fare niente per reprimere i brividi che
le percorrevano la colonna vertebrale.
"Sme...smettila!"
"No...!"
E infatti Kei non sembrava minimamente intenzionato a lasciarla andare.
Continuava a sfiorare delicatamente con le labbra le spalle della
ragazza, passandole in rassegna con leggeri baci.
Passò poi al collo, arrivando poi alle orecchie.
Temaku sentì che stava scendendo lungo la linea del volto,
avvicinandosi sempre di più alle labbra.
E di nuovo cercò di divincolarsi, ma l'unico risultato che
ottenne fu che Kei le si addossò ulteriormente addosso,
impedendole quasi completamente di muoversi.
"Ti prego...lasciami...!"
ormai aveva le lacrime pronte a rigare le guance.
Cercò in tutti i modi di trattenerle, ma una
sfuggì al suo controllo.
Cadde dalle ciglia, per poi scendere lungo il viso, e andando a morire
proprio vicino alle labbra.
E Kei non poté non baciare via quella lacrima, e le labbra
dei due ragazzi per un attimo si sfiorarono.
"Non dovresti piangere"
disse lui con un tono di voce così sommesso che per un
attimo Temaku credette di non averlo sentito.
I loro occhi si incrociarono e Kei sorrise.
Non era ancora un sorriso rilassato, ma assomigliava sempre meno ad un
ghigno.
Con una lentezza esasperante finalmente si decise a porre il suo bacio
sulle labbra della ragazza.
Dapprima le loro labbra si incontrarono per pochi istanti, come se
fossero state posate lì per caso.
Al secondo approccio Kei fu più deciso e assaporò
appieno il sapore delle labbra di Temaku.
Temaku non sapeva assolutamente come comportarsi: il suo cervello le
stava urlando da quando aveva visto Kei nella sua stanza di darsi a
gambe levate, e ora quell'impulso era più imperioso che mai.
Ma d'altra parte anche la carne aveva il suo volere e per quanto
spiacevole potesse essere moralmente quella situazione, il corpo di
Temaku si stava rifiutando in toto di allontanarsi da quelle calde e
morbide labbra.
E fu quasi senza accorgersene che le braccia di Temaku, per un momento
libere dalla presa ferrea di Kei, andarono ad abbracciare la schiena
del ragazzo, attirandolo ancora di più verso di
sé .
Ma non appena le mani di Kei, che nel frattempo avevano abbandonato la
presa sulle spalle di lei, cominciarono a scendere e raggiunsero i suoi
sinuosi fianchi, fu come una doccia fredda per Temaku, che
all'improvviso si rese conto di quanto fosse sbagliato quello che stava
facendo.
Raccogliendo l'autocontrollo che negli ultimi minuti era andato a farsi
benedire, riuscì a spintonare di nuovo Kei lontano da lei e
soprattutto dal suo corpo.
Il ragazzo, che di certo non si aspettava una mossa del genere,
finì a terra.
"Non...non...stammi
lontano!!"
Ridacchiando Kei si rialzò agilmente.
"Perché stai
ridendo, dannato?!"
"No, scusa, è
che non mi sembrava che ti dispiacesse troppo!"
"Zitto, zitto, stai
zitto! Non dovevi permetterti!"
"No?!"
"NO! Io sto con Yuri!"
Lo sguardo di Kei si oscurò.
"E allora?"
"Come sarebbe a
dire e allora?!
Non ti dovevi permettere!!!"
Kei si avvicinò di nuovo a Temaku, e prevedendo la mossa
della ragazza, le afferrò i polsi prima che potesse reagire.
"Io faccio quello che mi
pare...!"
"Non con me!"
"E invece proprio con
te!"
E si avvicinò di nuovo al suo viso.
Ma invece di baciarla come temeva la ragazza, si limitò ad
avvicinarsi al suo orecchio, per sussurrarle qualcosa.
"Tu sei mia"
Temaku sbarrò gli occhi.
Voleva disperatamente rispondergli a tono, insultandolo e mandandolo al
diavolo, ma Temaku si sentiva talmente assoggettata da quella voce che
le parole le morirono in gola.
"Tu sei sempre stata
mia, da quando sei venuta la prima volta a giocare a casa mia. Lo sei
stata in tutti gli anni che abbiamo passato insieme e anche quando non
ci rivolgevamo più la parola"
"No....ti sbagli....!"
"Io non credo proprio.
Perché hai smesso di parlarmi?!"
"Perché ti
sei messo con la mia migliore amica...!!!"
"No...!"
"Ah, no?"
"No...perché
non mi sono messo con te..."
"Che cavolo stai
dicendo?! Io non ho mai voluto mettermi con te"
"Bugia...e lo sai
benissimo!"
"No...ti sbagli!"
"Scommettiamo?!"
Kei accarezzò di nuovo Temaku e la baciò una
terza volta.
E di nuovo lei non riuscì ritrarsi.
"Appunto...!"
Temaku ormai stava piangendo liberamente.
Kei cercò, in uno strano ed inusuale moto di affetto, di
abbracciarla, ma lei non glielo permise.
Troppo sconvolta si lasciò andare lungo la parete
accasciandosi a terra.
Kei le si inginocchiò davanti.
"Tu sei mia"
ripeté di nuovo.
Detto questo si alzò e si diresse verso la porta.
Aveva la mano sulla maniglia quando Temaku lo richiamò.
"Io..non sono...e non
sarò MAI tua...vedi di capirlo!"
Kei sospirò.
Aprì la porta e la salutò.
"Buonanotte, mia
Temmy-chan!"
***
Temaku rimase per un tempo che le parve infinito nella posizione in cui
Kei l'aveva lasciata, scossa dai singhiozzi senza fare nulla per
arginare le lacrime.
Alla fine era riuscita ad alzarsi.
Quello che aveva detto Kei non era assolutamente vero.
Non poteva certo esserlo.
Lei non aveva mai provato nulla per lui.
Lei era innamorata di Yuri.
Per questo uscì dalla sua stanza e andò a bussare
a quella del suo ragazzo.
Yuri ci mise un pò per svegliarsi, connettere che qualcuno
aveva bussato alla sua porta, e che probabilmente lui doveva alzarsi a
vedere chi era.
Alla fine, assonnatissimo come non mai, aprì.
Sull'entrata stava Temaku, la sua ragazza.
Al momento lo notò ma non ci fece il dovuto caso, ma aveva
gli occhi rossi e gonfi, segno che probabilmente aveva pianto.
Ma lei sembrava così allegra che Yuri non ci diede
importanza e la fece accomodare, nonostante l'ora improbabile.
Non appena il ragazzo ebbe richiuso la porta, Temaku gli si
gettò al collo, baciandolo con passione.
Meno di due minuti dopo e i due erano nudi sul letto di Yuri, pronti a
consumare insieme la loro prima volta.
***
Il fatto che le pareti di quegli appartamenti fossero molto sottili,
per un certo verso fu di grande aiuto a Temaku.
La ragazza infatti era assolutamente sicura che Yuri non avesse sentito
nulla di quello che era successo con Kei.
Yuri infatti aveva la capacità di addormentarsi
istantaneamente, e Temaku sapeva che era andato subito a dormire dopo
che erano rientrati.
Ma era anche altrettanto sicura che Kei avesse sentito tutto quello che
poi lei e Yuri avevano fatto.
E poteva certo nascondere che ciò non le dispiacesse.
Kei doveva capire che lei non era in alcun modo una sua
proprietà.
Dal canto suo Kei aveva sentito eccome quello che i due avevano fatto
e, per evitare di dover correre a sfondare la porta dell'appartamento
di Yuri, da tanto gli prudevano le mani, aveva optato per una ritirata
strategica al bar non lontano dal campus, che sapeva essere aperto
ventiquattr'ore su ventiquattro.
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Eccomi di ritorno!
Questo capitolo è forse uno dei miei preferiti!
*__*
Mi esalto ogni volta che lo rileggo!
*__*
Ehm...scusatemi....
Passiamo alle recensioni.
Innanzitutto mi scuso se la volta scorsa non vi ho risposto, ma il
tempo mi è davvero tiranno...
- lirinuccia:
Mi fa molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto! Ebbene
sì, il questa storia Kei è parecchio, parecchio
bastardo! *___*
Non sempre, ma la maggior parte del tempo sì! Eheheh!
- lexy90:
Grazie mille dei complimenti! Ti piace la nuova coppietta felice? Bene,
sono molto contenta! Anche se come puoi vedere ci sono fosche nubi al
loro orizzonte! Eheheh! Alla prossima! ^^
- Padme86:
Ottime previsioni: ci saranno molti molti casini andando avanti! *_*
(me un pò sadica con i personaggi!). E, sì, ormai
è palese che a Kei interessa Temaku! Ihihih, ci
sarà da divertirsi! A presto!!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 7 *** Capitolo VII: Lei è mia! ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo VII:
Lei è mia
Yuri si svegliò a causa di un movimento accanto a
sé.
Temaku si era rigirata nel sonno, e ora dormiva con la testa appoggiata
al petto del suo ragazzo. Yuri non poté fare a meno di
sorridere
- nonché di arrossire non appena si ricordò di
quello che
aveva fatto la notte prima (appunto mentale di Yuri: dirlo subito a
Boris, o mi scanna se viene a sapere che non gliel'ho detto subito).
In un impeto di felicità, abbracciò stretta la
ragazza,
posandole un bacio sulle labbra, per svegliarla. Sapeva che non era un
gesto troppo carino svegliare qualcuno prima dell'ora stabilita per la
sveglia, ma voleva assolutamente che Temaku fosse partecipe con lui di
quello che riteneva essere un giorno davvero speciale.
"Buongiorno amore!" disse lui raggiante.
Lei coprì con una mano uno sbadiglio, per poi rivolgersi
anche lei sorridente al suo ragazzo.
"Buongiorno a te!"
"Come stai?!"
"Magnificamente!"
Yuri la baciò ancora e Temaku ricambiò, seppur
timidamente.
"Io vado a farmi la doccia. Tu dormi pure un altro pò. Ti
sveglio quando ho finito!" disse Yuri uscendo dalle lenzuola.
"Ok" rispose lei arrossendo un poco.
Dopo che Yuri si fu chiuso in bagno, Temaku affondò la testa
sotto il cuscino.
-Stupida, stupida,
stupida Temaku!- si rimproverò mentalmente lei.
Ora che era mattina, alla luce del sole del giorno dopo, Temaku si
trovava ad arrossire di vergogna a pensare a quello che aveva fatto e a
quanto era stata impulsiva e avventata.
Solo pochi giorni prima lei e Yuri avevano deciso che ci sarebbero
andati con calma e ora si svegliava nel SUO letto, dopo una notte
passata INSIEME.
Temaku sentiva che aveva precipitato troppo le cose.
Certo, era in programma di fare quello che avevano fatto, ma non
avrebbe mai pensato che la sua prima volta sarebbe stata una ripicca.
Vai al diavolo Kei! E'
sempre colpa tua!
E il pensare per la prima volta a mente lucida a Kei non fece altro che
metterle addosso una voglia di piangere che non finiva più.
Si era sentita così dannatamente in colpa per quello che Kei
le aveva fatto e che lei non era riuscita ad impedire!
E forse era quello un altro dei motivi per cui era corsa subito da
Yuri.
Pensava che dare a Yuri quello che Kei voleva - perché era
certa
che Kei, in fondo, non volesse altro da lei che portarsela a letto -
pensava che ciò sarebbe bastato per far in modo che tutto
quello
che era successo con Kei sparisse come per magia.
Ma non era svanito nulla.
Anzi, ora che la luce - anche della consapevolezza - la illuminava,
tutto era come acutizzato, e ogni singolo gesto che era avvenuto tra
lei e Kei era come un pugnale che andava a conficcarsi sempre
più in profondità nel suo cuore.
E non poteva certo fare finta che non fosse successo nulla di male, in
fondo.
No, perché lei non si era opposta come avrebbe dovuto, non
aveva
davvero cercato con tutte le sua forze di cacciarlo e, maledizione,
aveva pure assecondato che lui la baciasse.
E quello che era peggio, Temaku si era anche trovata a pensare a come
in realtà Kei baciasse meglio di Yuri e, stramaledizione, a
quanto le fosse piaciuto!
"Ho finito! Fai pure tu!" a distrarla dai suoi cupi pensieri fu la
comparsa di Yuri dal bagno.
Temaku, che ancora teneva la testa sotto il cuscino, cercò
di asciugarsi velocemente le lacrime.
Non voleva che la felicità di Yuri si incrinasse.
Almeno non ora.
"Gra...grazie...vado subito!" fece per alzarsi dal letto...ma poi si
ricordò una cosa abbastanza fondamentale. "Ehm...Yuri...non
ho
né l'accappatoio né il cambio d'abito...devo
andare per
forza nella mia stanza!" anche se pensare alla sua stanza la fece per
un attimo rabbrividire.
Yuri, sempre sorridente, si sdraiò di nuovo sul letto, a
fianco a lei.
"Non ti preoccupare. Intanto che tu ti fai la doccia, vado io a
prendere le cose di cui hai bisogno!"
A quel sorriso Temaku non poteva proprio dire di no!
***
Yuri stava frugando nei cassetti di Temaku alla ricerca delle magliette.
La ragazza era stata infatti un pò vaga su dove lui dovesse
cercare, visto che si era fiondata in bagno ad una velocità
pazzesca.
Ma ancora, Yuri non aveva fatto troppo caso al comportamento vagamente
insolito della ragazza.
Alla fine era riuscito a trovare tutto - anche se stava per
dimenticarsi dell'accappatoio - e uscì dalla stanza,
chiudendosi
la porta alle spalle.
E proprio in quel momento comparve Kei dal fondo del corridoio.
Yuri non sapeva bene come comportarsi con quello strano ragazzo.
Temaku non lo sopportava, e tra i due non sembrava correre buon sangue.
Inoltre spesso si comportava in maniera supponente e con alterigia
anche eccessiva.
Ma Yuri era specializzato nel cercare di trovare il lato buono delle
persone, per cui non vide nulla di male se provava a fargli almeno un
cenno come saluto.
Ma il risultato non era certo quello che si sarebbe aspettato.
Kei gli aveva lanciato un'occhiata che avrebbe potuto incenerirlo.
Inoltre Kei si avvicinò a Yuri..sempre fissandolo con quello
che sembrava essere puro odio.
Una goccia di sudore freddo scese lungo la schiena di Yuri, ma il
ragazzo non voleva cedere a quella minaccia.
"Buongiorno Kei!" disse lui con un sorriso un attimo tirato.
Kei fissò quello che Yuri teneva in mano e riconobbe i
vestiti di Temaku.
Le pupille gli si ridussero a due fessure.
E a quella distanza Yuri non poté non notare che gli occhi
di
Kei, oltre ad essere minacciosi, erano anche rossi e lucidi.
E il tanfo di vodka che lo circondava non lasciava molto spazio alla
fantasia sul dove fosse stato tutta la notte.
"Tu...tutto bene?!" chiese sempre più esitante.
La sua esperienza personale - cioè lunghe notti in compagnia
dei
suoi amici a bere - lo metteva in guardia sugli effetti che l'alcool
aveva sulle persone.
Specie se per natura non sono molto solari.
E Kei non era solare proprio per niente.
Ed era anche ubriaco perso, da quello che poteva intuire Yuri.
Per cui, senza risultare brusco o insolente, Yuri
indietreggiò cautamente, per ritornare verso la sua stanza.
"Beh...ci si vede...!"
Ma Kei non doveva essere totalmente andato, perché lo
afferrò per un braccio prima che potesse dileguarsi.
E la sua stretta sul suo polso non lasciava dubbi sul fatto che volesse
di proposito fare il più male possibile a Yuri.
Abbandonando la finta gentilezza, Yuri lo fronteggiò a muso
duro.
"Che diavolo vuoi Kei?!"
La mano libera di Kei andò ad afferrare il maglione di Yuri,
stringendolo tanto che a momenti poteva soffocare Yuri.
"Vedi di lasciarmi andare!"
Il solito sorrisetto inquietante comparve sul viso di Kei.
"Sì...lo diceva anche lei ieri sera..." disse più
a se
stesso che a Yuri, che infatti non capì bene quello che il
ragazzo aveva biascicato.
Era talmente fatto che non faceva nemmeno distinzione tra giapponese e
russo.
Mischiava le due lingue insieme.
Yuri cercò di allontanarsi.
"Kei, va a farti una doccia e una bella dormita!!"
Kei piegò la testa leggermente di lato, come ad ascoltare
meglio.
E i suoi occhi passarono lentamente in rassegna da quello che Yuri
teneva tra le braccia alla porta dell'appartamento del ragazzo, da cui
si sentiva provenire il suono di acqua che scorre. La doccia di sicuro.
Kei sorrise di nuovo prima di fissare gli occhi di nuovo su Yuri, per
poi colpirlo violentemente con un pugno in faccia.
Yuri sentì che il suo naso diventare caldo, subito prima che
il dolore esplodesse.
Dovette fare qualche passo indietro per non cadere per terra.
Si teneva il naso dolorante.
Poi anche lui prese a guardare male il ragazzo che gli stava di fronte.
"Ma sei completamente impazzito, eh?!"
Kei ridacchiò divertito e gli voltò le spalle.
"Te la cavi solo perché sei fuori di testa adesso, brutto
deficiente!!"
Kei si voltò di scatto e per un attimo Yuri temette che
tornasse alla carica.
Invece si limitò a squadrarlo con aria supponente.
"Lei è mia"
***
Temaku intanto stava piangendo sotto la doccia.
L'acqua che scorreva si mischiava alle sue lacrime e lei non poteva
fare niente per fermarle.
Alla fine sentì che la porta veniva aperta e poi chiusa, per
cui Yuri doveva essere rientrato.
Infatti il ragazzo socchiuse la porta del bagno, lasciando le sua cose
appoggiate al lavandino.
Temaku si concesse ancora qualche secondo prima di chiudere il
rubinetto.
Alla fine uscì e si vestì.
Dopo qualche minuto era finalmente pronta.
"Yuri! Ma che ti è successo?!" chiese allarmata lei quando
rientrò nella stanza.
Yuri era seduto sul letto, con la testa reclinata all'indietro.
Si stava tenendo un fazzoletto premuto sul naso, ormai quasi
completamente impregnato di sangue.
"Oh...nulla...dod ti preoccubare!" disse lui cercando di
minimizzare...cosa che non gli riuscì visto che non riusciva
nemmeno a parlare normalmente.
Temaku si avvicinò preoccupata.
Gentilmente gli tolse il fazzoletto e vide che metà della
sua
faccia era coperta di sangue...e il setto nasale non era esattamente
nella sua posizione normale. Tendeva un pò a sinistra.
"Yu...ma ti sei rotto il naso!"
"Do, do! Dod è rotto! Dod fa così male!"
"Sciocchezze!"
"Ma è vero!"
"Zitto! Andiamo subito in infermeria!"
"Ma..."
"E non discutere!"
***
"Niente di grave, signor Ivanov. Il setto nasale si è
incrinato,
ma tornerà a posto in pochi giorni. Per il momento le
prescrivo
una fasciatura, questa medicina e tanto tanto ghiaccio per far
diminuire l'infiammazione. Ah, e sarebbe meglio se per almeno questa
mattina lei rimanesse qui in ambulatorio in osservazione.
Dirò
io ai suoi professori che oggi è impossibilitato."
"Grazie.."
"Si figuri. E comunque torni a farsi controllare tra due giorni!"
Detto questo la gigantesca infermiera si allontanò dal
lettino di Yuri.
Andò verso la porta ed aprì ai visitatori.
"Tra mezz'ora iniziano le lezioni, ragazzi. Vi voglio fuori di qui per
allora!"
"Ok infermiera!"
Quattro ragazzi circondarono il letto di Yuri.
"Che carino che sei con quella fasciatura...davvero affascinante!!"
"Boris...crepa per favore!"
"Ahahah!!"
"Beh...sei ridotto piuttosto male per essere solo le otto di mattina.
Che ti è successo?!"
Yuri si rabbuiò un attimo.
Il suo orgoglio gli impediva di dire che con un solo pungo un Kei
ubriaco gli aveva spaccato il naso, ma sapeva che tanto in un modo o
nell'altro i suoi amici avrebbero saputo tutto, per cui lo disse loro.
"Kei mi ha dato un pugno!"
"Cheeee?! Davvero?!"
Temaku per un attimo era impallidita.
Yuri se ne accorse subito e, ignorando le domande a raffica di Boris e
Ivan, attirò la sua attenzione, visto che la ragazza aveva
anche
abbassato lo sguardo.
"Ehi! Ma che faccia fai! Non ti devi preoccupare di niente! Sto bene!"
"Non...non è questo il punto...Kei...è davvero
stato lui?!"
Yuri annuì.
"E...e sai..." Temaku si era fatta esitante
"...Insomma, perché l'ha fatto?!"
"Ahh! Non ne ho la più pallida idea!"
"Come no?!"
"Assolutamente. E' comparso all'improvviso, io l'ho salutato, lui ha
cominciato a guardarmi malissimo e poi mi ha colpito...anche se in
realtà non era molto in sé....!"
"...?"
"Dalla mia lunga esperienza in materia..." e fissò tutti e
tre i suoi amici con sguardo eloquente "...era ubriaco perso!"
Temaku tirò un leggero sospiro di sollievo.
Se Kei lo aveva fatto da ubriaco, allora Yuri non doveva aver saputo
niente di loro due.
Probabilmente era stato solo uno sfogo violento da parte di Kei.
Anche se in realtà la cosa la spaventata comunque.
Kei le era parso molto deciso la sera prima e temeva che presto sarebbe
andato a spiattellare tutto a Yuri...per vendetta...per farli
lasciare...o chissà cos'altro.
No.
Qualunque cosa sarebbe potuta succedere, Temaku doveva assolutamente
dire a Yuri quello che era successo con Kei.
"Temmy?..."
"Sì?!" Temaku si era incantata e non aveva sentito che Yuri
le stava parlando "Scusa, mi sono distratta..."
"Non ti scusare" disse lui sorridendole e prendendole una mano tra le
sue "Ti stavo dicendo che Kei, a parte il biascicare senza senso, dopo
che mi ha colpito, ha detto qualcosa in giapponese"
"...Ti ricordi cosa?..."
"Sì...qualcosa tipo Lei è mia...che
vuol dire?!"
Il cuore di Temaku perse un paio di battiti in fila.
Ma non poté non ringraziare tutte le divinità che
conosceva per il fatto che Kei avesse parlato in giapponese e non in
russo.
Temaku cercò velocemente qualcosa con cui tradurre quella
frase.
Vabbè che aveva deciso di dire tutto a Yuri, ma quello non
era
né il momento né la compagnia ideale per dire che
Kei
aveva detto Lei
è mia, e che la frase era riferita a lei.
"Ha...ha detto...ehm...ha detto di non metterti sulla sua strada..."
Temaku cercò di sembrava il più convinta
possibile,
sperando che la sua interpretazione potesse convincere Yuri e gli altri.
"Ah...il tuo amico è davvero simpatico!"
"NON è mio amico, Ivan!"
"Ah, già...scusa, errore mio!"
"RAGAZZI!!! - e in quattro rabbrividirono alla tonante voce
dell'infermiera - L'orario delle visite è terminato! Stanno
iniziando le lezioni!!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Ed ecco qua una bella rissa! Ahahah!
Sono convinta che Yuri e Kei si dovessero menare prima o poi, visto che
nell'anime non succede mai, anche se è palese che i due si
odino
a vicenda! Eheh!
SCUSATE IL RITARDO IMMENSO!!!
Non so davvero come scusarmi...
Ho avuto dei problemi con il login; mi dava errore quando cercavo di
entrare nella mia pagina...!
Sigh...
Per questo non ho potuto aggiornare prima...mi scusa davvero tanto!
E' stata una causa di forza maggiore, e spero che non
capiterà più!
Ringrazio infinitamente Padme86
e lirinuccia
per aver commentato lo scorso capitolo!
Grazie mille ragazze! ^__^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII: Decidere ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo VIII:
Decidere
Sergej non era il tipo che mostrava facilmente i suoi sentimenti.
Era un ragazzo che non amava particolarmente mettere terzi a parte dei
suoi stati d'animo, o che andasse a sfogarsi se c'era qualcosa che non
andava.
Effettivamente, per quello bastavano già i suoi amici, che
emotivi lo erano abbastanza anche per lui.
Beh, questo non implicava necessariamente che non fosse un buon amico.
Spesso era capitato che il suo sostegno silenzioso fosse stato
più prezioso di qualsiasi consolazione a parole.
Ma era anche vero che questo suo modo di fare lo lasciava privo di una
vera valvola di sfogo umana.
Per questo Sergej, quando aveva dei problemi, andava da Willy's, il bar
aperto ventiquattr'ore su ventiquattro non troppo lontano dalla loro
scuola.
Quel giorno in classe avevano ricevuto indietro i compiti corretti
della verifica di letteratura che avevano fatto qualche settimana prima
- e già si partiva nervosi per il fatto che il professore ci
mettesse un'eternità per correggere qualsivoglia compito.
Ma quello che aveva fatto particolarmente girare le scatole a Sergej
era stato il voto: un misero 7+.
Il che non era assolutamente accettabile per la sua media dell'otto e
mezzo!
Sergej - se non si contava la sua stazza - era un tipo che passava
abbastanza inosservato a scuola.
Diligente, tranquillo (nonostante gli amici che si trovava), con una
media di voti che lo soddisfava senza essere eccessivamente alta.
Ma la sua media di italiano (che
in realtà è russo...nd.A)
non si doveva toccare! Era il migliore della classe in quell'unica
materia, e non accettava che quel maledetto professore da strapazzo non
avesse apprezzato il suo - senza falsa modestia - ottimo lavoro.
Per questo aveva disertato un altro dei ritrovi per studiare insieme
agli altri e si era rintanato da Willy's.
Aveva una gran voglia di scolarsi una bella bottiglia di qualcosa di
forte.
Non che avesse intenzione di ubriacarsi!
Lui non si ubriacava mai.
Per la verità era successo solo una volta, ma solo per il
fatto
che aveva fatto a gara con uno che evidentemente l'alcool lo reggeva
meglio di lui.
No, semplicemente il bere era una delle rare cose che dava pace
all'anima di Sergej, per cui si sedette al bancone, al suo solito
posto, e ordinò una bottiglia della sua solita marca di
vodka.
Si stava riempiendo il primo bicchiere quando il suo sguardo che stava
vagando sugli avventori del bar (pochi visto che era pomeriggio presto)
non ne riconobbe uno.
Sergej bevve il suo bicchiere, poi invece di posarlo,
afferrò la
bottiglia e si spostò verso il tavolo del tizio seduto in un
angolo poco illuminato.
"Buon pomeriggio Kei" disse lui sedendosi senza essere stato invitato.
Cosa che Kei gli fece notare.
"Oh, ma è sempre meglio bere in compagnia!"
"No grazie!"
"Tanto non me ne vado"
"Potrei costringerti!"
"Non credo. Sarai anche stato capace di rompere il naso a Yuri, ma non
credo che con me avresti altrettanta fortuna!"
Kei squadrò un attimo il ragazzo che aveva davanti - 1.90, e
con
le spalle che erano almeno il doppio delle sue - e tra sé e
sé pensò che effettivamente aveva ragione.
"Eheheh! - ridacchiò comunque - Allora gliel'ho rotto
davvero il naso!"
"In realtà è solo incrinato...comunque lo hai
sistemato per bene!"
Kei gli lanciò un'occhiata furtiva.
"Sei qui per vendicarlo, o per prenderlo in giro?!"
"Nessuna delle due cose"
"E allora perché sei qui?!"
Sergej non rispose subito, prima rimase qualche secondo a fissare il
liquore che navigava nel suo bicchiere.
"Per nessuna ragione in particolare!" concluse alla fine.
Posò il bicchiere sul tavolo e diede un occhio veloce a
tutti i bicchieri che lo occupavano.
Evidentemente Kei doveva essere lì da parecchio.
"Sei stato qui tutta la mattina?!"
"Anche tutta ieri notte. Ho spaccato il naso al tuo amico mentre
tornavo a prendere i soldi che avevo lasciato in camera" evidentemente
l'alcool rendeva loquace Kei, pensò Sergej, che non lo aveva
mai
sentito parlare tanto.
"E di grazia, perché te ne stai rintanato qui?!"
Kei gli lanciò un'occhiata in tralice.
"Non sono affari tuoi!"
Sergej - al quarto bicchiere ormai - scoppiò a ridere.
Evidentemente l'alcool lo rende meno serioso, pensò Kei, che
non l'aveva mai visto ridere.
"Che hai da ridere?" chiese comunque vagamente incuriosito dalla
reazione del suo improbabile compagno di bevuta.
"Brutta bestia la gelosia, eh?!"
A Kei tremò un attimo la mano che teneva il bicchiere.
Ripreso il controllo, trangugiò tutto d'un fiato il
contenuto.
"Gelosia? Che c'entra?!" chiese sempre più curioso, anche se
stava facendo di tutto per non darlo a vedere.
"Lei è mia!"
ripeté Sergej sghignazzando.
"E allora?!" continuò Kei, imperterrito a negare l'evidenza.
"Stamattina in infermeria, Yuri l'ha fatto tradurre a Temaku, ma lei ha
detto che voleva dire qualcosa tipo ."
"..."
"Ma è palese che vuol dire 'Lei è mia'!"
"Palese?!"
"L'anno prossimo dovrei fare lo scambio con il vostro liceo di Tokyo, e
ho cominciato a studiare la lingua!"
I due si squadrarono per lunghi minuti, anche se non smisero di bere.
Ormai la bottiglia di Sergej era vuota, per cui ne ordinò un
altra, che fece compagnia a quella ordinata da Kei.
Alla fine fu Kei a rompere il silenzio.
"E a te che te ne importa?!"
"A me personalmente" rispose leggermente divertito l'altro
"assolutamente niente. Ma vedi, Yuri è uno dei miei migliori
amici, e non vorrei che rimanesse ferito.!"
Kei ridacchiò di nuovo.
"Mi sembra un po' troppo tardi, visto il suo naso!"
"Non intendevo quello." lo sguardo di Sergej si era fatto
serio
"Una ferita fisica è un conto. Se ci dovesse rimanere male
per
una delusione d'amore... considerato che poi a Temaku ci tiene davvero
molto... Beh, non credo che potrei perdonarti se tu ti mettessi in
mezzo rovinando tutto."
Kei sbatté una mano sul tavolo e i bicchieri tintinnarono.
"E' lui che si è messo in mezzo!"
"...?"
"Temaku è mia"
"Non mi sembra proprio, visto che sta con Yuri!!"
"Dettagli!!!!"
"Alquanto rilevanti dal mio punto di vista!"
"Tsk!"
Kei stava per alzarsi, ma Sergej lo trattenne.
Non aveva ancora finito il discorso.
"Vedi di non metterti in mezzo."
"Altrimenti che fai?!"
"Non.Metterti.In.Mezzo"
Kei lo guardò fisso, senza che dalla sua espressione
trapelasse alcunché.
"Mi sa che è troppo tardi"
"Tardi?!"
"Ieri sera, prima che la cara Temaku si concedesse al tuo amico,
c'è mancato tanto così che non finisse nel mio letto."
Gli occhi di Sergej si allargarono dallo stupore.
Ma rimase zitto per sentire quello che Kei aveva da dire.
"Anche se non lo vuole ammettere, vorrebbe anche lei lasciarsi andare
con me. E sta di fatto che io non mi rifiuterò di certo! E
per
allora, tanti saluti alla coppietta felice!!" concluse ridendo
malignamente.
"Che intenzioni hai, adesso?!"
"Io?! Assolutamente nulla. Se conosco bene Temaku, e la conosco, si
sentirà talmente in colpa per quello che ieri ha fatto con
me,
che entro due giorni l'avrà detto al suo Yuri. Fino ad
allora
starò ad aspettare!" e detto questo si alzò per
andarsene
definitivamente.
Sergej gli lanciò un'ultima frecciatina, prima che uscisse.
"Ma se sai già che cadrà ai tuoi piedi,
perché te ne stai rintanato in questo posto a bere?!"
Kei si voltò di scatto per guardarlo male.
Ma alla fine si risolse in una alzata di spalle.
"Detesto aspettare da sobrio"
***
"Yuri?..."
"Uhm...che c'è tesoro?!"
Temaku e Yuri erano sdraiati sul letto della camera di Yuri.
Come al solito potrebbe aggiungere qualcuno.
I due ragazzi avevano finito di studiare e l'intenzione ora era quella
di lasciarsi un po' andare, per rilassarsi.
E il fatto che fossero sempre nella stanza di Yuri non era un caso.
Dopo l'"incidente" della sera prima con Kei, Temaku aveva quasi paura
ad entrare nella sua stanza, e se poteva stava in quella di Yuri il
più possibile.
Era talmente a disagio che anche Yuri aveva notato che c'era qualcosa
che non andava, ma alle domande del ragazzo, Temaku si era limitata a
rispondere che non era niente.
Anche se in realtà non c'era quasi niente che andasse bene.
Lo sapeva Temaku e lo sapeva anche Yuri, anche se non aveva capito che
cosa fosse questo "qualcosa" che non andava.
Ma Yuri non voleva essere insistente, per cui non aveva fatto pesare
troppo alla ragazza le sue domande.
Ma a quanto pareva, Temaku si era decisa a dirgli quello che la
preoccupava.
"Yuri...c'è una cosa che vorrei dirti...ma non so bene come
fare..."
Temaku si era stretta al petto del suo ragazzo, come per trovarne
conforto e coraggio...e un po' anche perché sperava di non
doverlo guardare in faccia.
Yuri intuì che la cosa che doveva dirgli la stava facendo
sentir male, per cui la strinse più forte a sé.
"Sei incinta, per caso?!" chiese lui con aria seria.
Temaku scattò seduta, rossissima in volto.
"Ma no! che dici?!"
Yuri scoppiò a ridere.
"Allora non mi sembra che ci sia nulla di cui preoccuparsi!!"
Temaku sorrise impercettibilmente.
Sapeva che Yuri aveva fatto quella domanda per farla reagire.
Lo ringraziò debolmente, per poi rimettersi nella sua
posizione, abbracciata a Yuri.
"Stupido..." disse in un sussurro.
"Già" ammise lui. Poi tornò serio "Allora...che
cosa dovevi dirmi?!"
Temaku chiuse gli occhi e per un attimo desiderò con tutta
se stessa di poter sparire.
"Io...io non voglio che tu mi odi!..."
"Temmy...ma io non ti odio!"
"No, ma appena ti avrò detto quello che devo dirti sono
sicura che mi odierai!"
"No tesoro...non dire queste cose...!"
"..."
"Temmy...io non ho alcuna intenzione di odiarti...ma adesso ti prego,
dimmi tutto...non voglio che tu soffra ancora!"
Temaku raccolse tutto il suo coraggio.
Respirò a fondo.
Poi disse tutto.
"Kei mi ha baciata...e temo di non aver fatto abbastanza per
impedirglielo!"
Temaku sentì che le braccia di Yuri che le circondavano le
spalle si erano improvvisamente irrigidite.
E visto che teneva la testa appoggiata al suo petto, aveva anche
sentito che il cuore del ragazzo aveva accelerato per un attimo.
"Yuri.." lo chiamò piano lei, senza però avere
ancora il coraggio di guardarlo in faccia.
"..."
"Ti prego dì qualcosa...ti prego..."
"Temmy..." Yuri la fece mettere seduta.
Erano uno di fronte all'altra, con Yuri che teneva le mani sulle spalle
della ragazza, e lei che si era costretta ad alzare lo sguardo, ora
aveva gli occhi lucidi.
Ora toccava a Yuri di inspirare profondamente.
"Kei...Kei ti ha baciata?"
"Sì..."
"..."
"..."
"Perché?"
"Lui...lui ha detto soltanto che...che...che io sono sua..."
"Allora è questo quello che veramente mi ha detto quando mi
ha dato quel pugno?!"
"Sì...mi dispiace di non avertelo detto subito Yuri!"
Yuri alzò una mano per zittirla.
Lei obbedì senza replicare.
Gli occhi del ragazzo si erano fatti scuri.
"Quindi lui ti ha baciato...e tu dici di non aver fatto abbastanza per
impedirglielo...che intendevi dire con questo??"
Ingoiando il groppo che le attanagliava la gola, Temaku gli
raccontò tutto quello che era successo nella sua stanza
qualche
giorno prima, dal momento in cui Kei era entrato di soppiatto, a come
l'avea sedotta, fino al bacio cui purtroppo non era riuscita a ritrarsi.
Raccontò tutto senza fermarsi, con le parole che le uscivano
a raffica dalla bocca, con le lacrime dagli occhi.
Yuri, per tutta la durata del racconto se ne stette zitto, con le
braccia incrociate sul petto, ascoltando tutto quello che Temaku aveva
da dire.
Quando finalmente lei ebbe finito, si decise a guardarla in volto.
E quello che vi vide era un pentimento davvero sincero.
Conosceva abbastanza Temaku da sapere che nemmeno se fosse stata una
grande attrice sarebbe stata capace di tirare fuori tanto pentimento.
Calde lacrime le rigavano il volto e le spalle erano scosse da tremiti.
Yuri non seppe resistere e la abbracciò d'impulso.
La strinse forte a sé, e non la lasciò andare
finché le sue lacrime non si furono arrestate. Odiava vedere
piangere Temaku.
Alla fine, lentamente, i due si staccarono. Yuri teneva le minute e
fredde mani della ragazza tra le sue, accarezzandole lievemente.
"Yuri...ti prego perdonami...non volevo farti questo!"
"No...è stata colpa di Kei...!!!"
"Sì, ma anche colpa mia che l'ho assecondato...!"
"Lo so..."
Temaku sussultò.
Quelle due parole furono come se le avessero tirato uno schiaffo in
pieno volto.
Yuri non la stava più guardando. Si era ostinato a fissare
la lampada sul suo comodino.
"Temaku" e lei sussultò di nuovo "Io ti amo"
Si era dichiarato.
Se non fossero stati in quella situazione, lei sarebbe scoppiata a
piangere dalla gioia.
"Ti amo con tutto il cuore. Ma vorrei che mi fosse più
facile poterti perdonare."
A Temaku tornarono le lacrime agli occhi.
"Io...non so se sono abbastanza adulto da passarci sopra..."
"Yuri...anche io ti amo..."
"Vorrei poterti credere sulla parola...!"
"Dovresti invece! Yuri, io davvero ti amo!"
Lui sorrise, ma era un sorriso davvero triste.
"Lo so che mi ami...ma mi chiedo se sono l'unico..."
"Yuri! Tu sei l'unico, ti prego credimi! Amo solo te!"
Yuri si alzò dal letto.
"Temaku, non sai quanto vorrei crederti. Dico davvero. Ma adesso non ce
la faccio. Ti chiedo...di aspettare."
"Aspettare? Cosa?!"
"Devo decidere se posso perdonarti".
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Aggiornamento lampo!
Visto che sono a casa, e visto il mostruoso ritardo dell'aggiornamento
del capitolo scorso, ho pensato di farmi perdonare postando questo con
un pò d'anticipo!
Che ne dite di come si stanno evolvendo le cose?!
^__^ eheheh!
Recensioni:
- Padme86:
Ah, non ti
preoccupare: Yuri e il suo naso stanno benissimo! Anzi...no...Yuri non
sta proprio 'benissimo'...! ^^" Dai, non te la prendere con Temaku.
Poverina, lei ci prova a resistere, ma Kei è TROPPO!
*ç*
(beat sbava nel pensare a Kei...). Grazie mille della recensione. Alla
prossima! Dove ci saranno fiumi di lacrime! Eheh!!
- lexy90:
Kei è
bastardo, ma non fino al punto di andare a sbandierare a Yuri quello
che ha fatto. D'altra parte, era sicuro che l'avrebbe fatto
Temaku...come effettivamente è successo! ^^ Alla prossima, e
grazie della recensione! ^__^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 9 *** Capitolo IX: Pianto ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo
IX: Pianto
"Porca miseria che brutta storia!"
"Yuri, mi dispiace moltissimo!"
"Beh...io l'aveva detto che tra quei due c'era qualcosa!"
"Boris, te lo dico una volta per tutte: vaffanculo! Tu porti sfiga!"
"E adesso io che ho fatto?!"
Yuri era seduto davanti ad un boccale di birra, al bar insieme ai suoi
fidi amici.
Era rimasto tutto il pomeriggio chiuso in camera a pensare e, quando
finalmente era venuto a capo del fatto che probabilmente starsene
chiuso in una stanza di quattro metri quadri non era il massimo per
trovare la soluzione ai suoi problemi, aveva fatto un veloce giro di
chiamate e si era trovato con gli amici a bere, nell'intenzione fino a
notte fonda, visto che tanto era sabato.
Yuri si era confidato con loro su quanto gli aveva raccontato Temaku.
Sperava che i consigli di chi seguiva la storia come esterno fossero
migliori dei suoi.
Anche se per ora non ne avevano cavato un ragno dal buco, tranne per il
fatto che avevano scoperto che Sergej già sapeva tutto,
visto che aveva incontrato Kei, e che gli aveva già spiegato
lui la situazione.
"E quel bastardo che ti ha detto?!"
"Nulla di fondamentale...anche se da quello che ha lasciato intendere
è sicuro che alla fine Temaku sceglierà lui."
"Pezzo di merda!"
"Beh...visto quello che ho capito...bisogna anche tenere conto che Kei
è stato la prima cotta di Temaku...quindi non è
del tutto strano che lei apprezzi le sue attenzioni!"
"Sergej, ma tu da che parte stai?!"
"Dalla tua Yuri, lo sai. E vorrei che tu tornassi insieme a Temaku. Ma
secondo me ci devi pensare bene"
"Grazie tante, questo non lo sapevo!"
"E' inutile che fai del sarcasmo!"
"Tsk!"
"Senti, tu vuoi tornare con Temaku?!"
"Sì..."
"Bene. E lei vuole stare con te?"
"Sì...è quello che dice...!"
"Ma ciò che uno dice non è necessariamente
ciò che uno fa, giusto?!"
"Ci hai preso...!"
"Tu ti fidi di lei?!"
A questa domanda Yuri si fermò un pò a riflettere.
Finora non aveva mai avuto modo di dubitare di Temaku.
Ma si era anche domandato se il fatto che gli avesse detto quello che
Kei le aveva fatto, fosse dettato dal fatto che tra loro non ci
dovevano essere segreti, o semplicemente lo aveva fatto per liberarsi
la coscienza.
Odiava pensare questo della ragazza di cui si era innamorato, ma si
sentiva in dovere con se stesso di chiarire tutto quello che c'era da
chiarire, per evitare di soffrire in futuro.
Soffrire più di quanto non stesse già facendo.
"Non lo so" fu la sua risposta alla fine.
Boris sbatté una mano sul tavolo.
"Yuri, ma che cavolo ti prende?!"
"Boris?"
"Ma se fino a stamattina non facevi che sospirare con lo sguardo perso
nel vuoto?!"
"..."
"Non venire a dire a noi che non ne sei innamorato!"
"Ma certo che ne sono innamorato, ma che vai a pensare?!"
"E allora piantala di stare qui a rimuginare e vai subito da lei a
dirle che le perdoni tutto. E anzi, già che ci sei, scusati
tu! Con il tuo atteggiamento sono sicuro che la stai facendo soffrire
un sacco!"
"Guarda che non è così facile!"
"Certo che non è facile! Lo so benissimo! Ma se sei davvero
innamorato come sostieni, non te ne dovrebbe importare un cazzo di
quello che è successo! Se davvero tu l'amassi, le
perdoneresti tutto solo perché è lei! Se proprio
te la devi prendere con qualcuno, beh, quello è Kei, che si
è permesso di baciare la TUA ragazza!!!"
Boris si era talmente infervorato che si era alzato in piedi durante il
suo proclama.
Era davvero esagitato.
"Non è così facile, Boris. Anche io vorrei
perdonare tutto e subito, ma c'è una parte di me che non se
la sente. Quindi, mi dispiace, ma io non riesco a farla facile come tu
dici!"
Boris alzò la mani in segno di resa.
Prese il portafoglio dalla tasca dei pantaloni e pagò la sua
birra.
"Senti, sei il mio migliore amico, ma proprio non ti capisco adesso"
"Ehi, Boris, e adesso dove vai?!"
"Hai tutto il mio sostegno morale, ma adesso, se non ti dispiace, vado
dalla tua in-sospeso-ragazza.
Anche lei avrà bisogno di sfogarsi, non credi?!"
Yuri annuì e ringraziò il suo amico.
Boris gli sorrise di rimando, come a sottolineare che non c'era nessun
astio tra di loro, anche se lui se ne andava mentre il suo migliore
amico aveva più bisogno di lui.
Ma in fondo, sarebbe riuscito a cavarsela anche senza di lui.
Al momento era più preoccupato per Temaku.
Probabilmente si era rintanata in camera, da sola.
E da quello che aveva capito, una porta chiusa non era un grande
ostacolo per uno come Kei.
***
Boris era arrivato davanti alla stanza di Temaku e stava bussando piano.
Da dentro gli arrivò la voce strozzata della ragazza che
chiedeva chi fosse.
"Sono Boris, Temaku. Mi fai entrare?"
La ragazza rimase per qualche secondo zitta, poi si decise e
andò ad aprirgli.
Boris fu oltremodo scioccato quando la vide.
Anche se non era il suo genere di ragazza, anche Boris trovava molto
carina Temaku.
Mentre ora era davvero conciata male.
I capelli erano spettinati e tenuti insieme alla meno peggio da un
fermaglio, che non riusciva nemmeno a tenerli tutti.
Inoltre si vedeva subito che aveva pianto, probabilmente
ininterrottamente da quando Yuri l'aveva lasciata.
Gli occhi erano gonfi e rossi, e lei teneva in mano una scatola di
fazzoletti intera, segno che ancora non le era passata per nulla.
Boris si rattristò molto a vederla in quelle condizioni.
"Posso?" chiese titubante.
Lei fece cenno di sì con la testa e lo lasciò
passare.
La stanza almeno era in ordine, se non si stava troppo a considerare le
decine di fazzoletti che ormai strabordavano dal cestino.
Temaku fece accomodare l'ospite su di una sedia, mentre le si
accasciò a terra.
"Come stai?" chiese Boris ben sapendo quanto fosse stupida la domanda.
Temaku si limitò a stringersi nelle spalle.
Provò a dire qualcosa, mi ci rinunciò quande
sentì la gola bloccata da un groppo.
Deglutì, cercando di scacciare quel blocco, ma non
servì a molto.
Boris si alzò dalla sedia e andò a mettersi
vicino a Temaku, sedendosi per terra anche lui.
"Yuri mi ha raccontato tutto. Sai...anche lui adesso non molto in forma"
Temaku annuì di nuovo.
"E' innamorato di te, lo sai vero?!"
"Ma non mi perdonerà mai, anche se mi ama!"
Boris la afferrò per le spalle e la scosse deciso.
"No, non dire queste cose! So che adesso ti sembra che non si possa
sistemare nulla, ma vedrai che andrà tutto bene!"
"No, no, non mi perdonerà mai, me lo sento!!"
"Temaku...non dire così...Yuri, adesso lui è
confuso, ma ti assicuro che l'ultima cosa che vuole è
perderti!"
"Nemmeno io voglio perderlo...ma non so se le cose potranno di nuovo
funzionare tra di noi...!"
"E perché non dovrebbero? Lascia che Yuri sbollisca un
pò, e vedrai che in men che non si dica si
fionderà di nuovo tra le tue braccia!"
"Boris..."
"Dimmi"
"Grazie...so che stai cercando di consolarmi..."
"Guarda che io le penso davvero queste cose"
"Comunque sia... ti ringrazio...davvero!"
Boris poggiò la mano sulla testa di Temaku, dandole una
leggera pacca affettuosa.
"Non ti preoccupare. Conosco quel testone di Yuri meglio di se stesso e
ti posso assicurare che se si arrabbia è tremendo, ma non
gli ci vuole molto a dimenticare tutto...e poi tutto torna come prima!"
Temaku sorrise, speranzosa che le parole di Boris si avverassero
davvero.
***
"Ragazzi, non è meglio se andate a dormire?" chiese il
barista, portando via l'ultima bottiglia che si erano scolati.
Yuri scosse deciso la testa e ne ordinò un'altra.
"Va bene, va bene, il cliente ha sempre ragione. Ma questa è
l'ultima, che poi devo chiudere!"
"Grazie"
"Sì, sì.." e il barista si allontanò.
Yuri e Sergej intanto non avevano smesso un attimo di discutere
sull'argomento.
Alla fine erano rimasti solo loro nel bar, se non si considera anche
Ivan, che però alla fine era crollato addormentato sul
tavolo.
Yuri, che voleva in qualche modo fuggire da quell'assurda situazione,
aveva proposto di riportarlo a casa, ma Sergej si era rifiutato
categoricamente.
"Tanto a lui non cambia niente se dorme qui o nel suo letto. Dobbiamo
finire di parlare!"
"Basta Sergej! Abbiamo sviscerato la questione fino all'osso. Non
c'è più niente su cui discutere!"
"Manca ancora una cosa: vuoi tornare insieme a Temaku o no?!"
"Per l'ennesima volta: io vorrei tornarci insieme ma..."
"Oh, basta, falla finita!"
"Guarda che è mezz'ora che te lo sto dicendo!"
"Non in quel senso. Basta, adesso decido io per te!"
"..."
"Adesso tu torni a casa e ti fai una bella dormita. Poi domattina per
prima cosa vai da Temaku. Dille quello che vuoi, a me non interessa. Ma
il risultato è quello che vuoi due vi dovete rimettere
insieme!"
"Prego...?"
"Se non starai insieme a lei, non capirai mai se ti puoi davvero fidare
o no. Senti, vedila come un periodo di prova. Datti un certo numero di
giorni per decidere; ma sta con lei. Se, mettiamo, dopo una settimana
vedi che va tutto bene, perfetto! Vi rimettete insieme ufficialmente e
sarà come se non fosse successo niente. Se invece le cose
non vanno bene, mi dispiacerebbe molto per voi, ma almeno lo avrai
capito chiaramente, e potrai lasciarla senza che in futuro ti vengano
dei rimpianti!"
Yuri, a sentire il lungo discorso di quel silenzioso di Sergej, era
rimasto a bocca aperta.
"Sergej...non sapevo che tu fossi così saggio!"
"L'apparenza inganna Yu. Allora, che ne dici?"
"Dico che il tuo ragionamento non fa una grinza. Credo proprio che
farò come hai detto tu!"
"Bene, bravo discepolo!"
"Prego?!!"
"Ragazzi, è proprio ora che voi ve ne andiate!" il barista
era tornato e teneva una minacciosa scopa in mano.
Alla sua voce imperiosa, Yuri e Sergej avevano sobbalzato dallo
spavento, e anche Ivan si era svegliato.
"Dove sono?!"
"Non ti preoccupare Ivan, adesso ti riporto a casa!"
Sergej si era caricato in spalla Ivan, che si era subito riaddormentato.
"Ci vediamo domani"
"Certo, e mi aspetto buone notizie, Yuri!"
"Buonanotte Sergej...e grazie!"
***
Quella notte Kei non era riuscito a chiudere occhio.
Non aveva mai messo il naso fuori dalla sua stanza, ma a grandi linee
era riuscito a capire quello che era successo.
Come sempre, miracolo delle pareti di cartapesta.
Era tornato a casa piuttosto presto quella sera: ultimamente soffriva
di frequenti mal di testa, per cui non era veramente il caso di uscire
a bere, nonostante fosse sabato sera.
Ma la prima cosa che aveva notato quando era rientrato era che
aldilà della parete che divideva la sua stanza da quella di
Temaku, qualcuno stava piangendo. E anche piuttosto disperatamente da
quello che riusciva a sentire.
Gli si strinse il cuore a sentire i gemiti di Temaku e per un folle
attimo pensò di andare subito da lei.
Ma ci ripensò non appena sentì che qualcuna stava
bussando alla sua porta.
"Sono Boris, Temaku, mi fai entrare?!"
Boris.
L'amico di Yuri.
Che diavolo ci faceva da Temaku a quell'ora?
Kei si mise a ridosso del muro, per sentire quello che i due si stavano
dicendo.
Non era molto chiaro, anche perché molto di quello che Boris
diceva era coperto dal singhiozzare della ragazza.
Alla fine però, dopo circa un'ora passata a consolarla, la
ragazza aveva finalmente smesso di piangere, e anche Kei si era fatto
un'idea su quello che era successo quel pomeriggio tra i due
piccioncini.
Temaku aveva confessato il "tradimento" a Yuri, e lui l'aveva lasciata.
Proprio quello che Kei stava aspettando.
Anche se in realtà non si erano definitivamente lasciati:
era una sorta di periodo di prova.
Ma Kei era felice lo stesso: era riuscito a gettare il seme della
discordia tra i due.
Anche se in realtà nei suoi piani era lui che doveva
consolare Temaku e non quel Boris.
Ma la pazienza era una delle migliori virtù di Kei, e il
ragazzo sapeva bene che per ottimare il suo piano sarebbe servito
parecchio tempo.
Tanto, alla fine è il risultato che conta, e se il tutto
costa anche fatica, alla fine il premio ce lo si gode di più.
E allora perché avvertiva una fitta al cuore, ogni volta che
sentiva Temaku piangere?
La povera ragazza doveva essere davvero a pezzi.
Finché Boris era rimasto con lei, si era piuttosto calmata e
per un attimo l'aveva anche sentita accennare ad una risata.
Ma non appena il ragazzo l'aveva di nuovo lasciata sola, lei si era di
nuovo messa a piangere.
Non era un pianto disperato a fontana come prima, ma Kei
sentiva distintamente ogni suo più piccolo singhiozzo.
E questo sembrava far più male a lui che a lei.
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Angolo dell'Autrice:
Ed eccomi qua con un nuovo aggiornamento! ^^
Ragazze, lasciatemi dire che mi lasciate sorpresa ogni volta! o_O
Ma non c'è nessuno che fa il tifo per Yuri?
Okkei essere fan di Kei (lo sono anche io... e parecchio convinta
anche!), ma qui è davvero un bastardo!
Non capisco...!
Bah! ^^
Ringrazio:
- lirinuccia: Grazie mille della recensione! Alla prossima! ^^
- scarlettheart: Grazie mille per i complimenti e per aver messo la
storia tra i preferiti! ^^ Kei qui è davvero un pessimo
elemento...anche se in futuro ci saranno molti, molti cambiamenti...
Muahahahahhahah! alla prossima!! ^^
- Padme86: Il capitolo della depressione! Eheheh! ^^ Grazie mille della
recensione! Alla prossima!
- lexy90: Vero che Kei e Sergej sono bellissimi assieme?! *__* uhuhuh!
Kei: Tu sei pazza!
Sergej: Completamente
fuori di testa!
B: Ehehe! Alla prossima!!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 10 *** Capitolo X: Due settimane ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo X: Due
settimane
La mattina dopo Temaku si era svegliata sul pavimento.
A furia di piangere si era talmente stancata da essere addormentata per
terra, senza nemmeno aver avuto la forza di mettersi a letto.
Ma almeno adesso la voglia di piangere si era un pochino attenuata.
Sentiva ancora l'onnipresente groppo in gola, ma gli occhi non le
bruciavano più e ripensando alle parole di Boris si era
vagamente rincuorata.
La ragazza andò in bagno e per poco non cacciò un
verso di disgusto.
Aveva una faccia tremenda, per il sonno e le lacrime.
Per non parlare poi dei capelli che stavano sfidando la legge di
gravità.
Anche se si sentiva depressa, non era un buon motivo per lasciarsi
andare, per cui si diede una sistemata.
Si fece una calda doccia ristoratrice, lavandosi con cura i capelli e
la faccia.
Passò circa un'oretta in bagno, prima che potesse definire
il suo aspetto rientrato entro livelli di tolleranza.
Per finire si vestì.
Aveva deciso di uscire a fare una passeggiata.
L'aria fresca del mattino le avrebbe fatto bene.
Ma nel momento in cui aprì la porta, anche l'inquilino
dell'appartamento di fronte al suo uscì.
Per un attimo gli sguardi di Temaku e Yuri si incrociarono.
Poi lei rimase come paralizzata, con una voglia enorme di fuggire. Ma
l'unica cosa che al momento era in grado di fare era rimanere con la
maniglia in mano, immobile ad aspettare il suo destino.
Yuri, dal canto suo, espirò tutta l'aria che aveva nei
polmoni.
Chiuse la porta e si diresse verso Temaku.
No..ti prego...non
venire qui.
Un passo.
No, no, no, non sono
ancora pronta.
Un altro passo.
Gambe muovetevi!
L'ultimo passo.
Fa che Yuri mi
perdoni...Ti prego!
"Ti va di fare un giro?!"
Quasi non se l'aspettava.
Ma non poté che annuire, con un piccolo sorriso sulle
labbra, alimentato da una fiammella di speranza che risiedeva nel suo
cuore che ora batteva all'impazzata.
***
Camminarono senza meta per un tempo che ad entrambi sembrava infinito.
Lo fecero in silenzio.
Temaku non riusciva a parlare.
Yuri non riusciva a parlare.
Camminarono e camminarono per lungo tempo.
Alla fine arrivarono in un parco, dove spesso si erano dati
appuntamento.
Nessuno disse niente, ma decidettero di sedersi sulla loro panchina.
Fu Yuri, che alla fine ruppe il silenzio.
"Sergej è un ragazzo straordinario, lo sai?!"
"Sergej?"
"Sì, a prima vista non si direbbe. Anzi, per la
verità ci ha messo molto anche io per scoprirlo."
"..."
"E secondo lui dovremmo tornare insieme...!"
"Da...davvero?!"
"Però..."
Ecco, lo sapevo!
C'è sempre un però!
"Però io non ne sono ancora del tutto sicuro!"
"Ah..."
Yuri fece un movimento improvviso e abbracciò Temaku, che
non si aspettava di certo un gesto del genere!
"So solo che non voglio perderti!"
"Yuri...nemmeno io voglio perderti!!"
Yuri si concesse di rimanere ancora un pò abbracciato alla
ragazza, prima di finire il discorso che si era preparato.
"Temaku...senti...ne ho parlato fino alla nausea ieri sera con
Sergej...e alla fine abbiamo trovato una specie di soluzione"
"Che soluzione...?"
"Un periodo di prova."
"Periodo di prova?"
"Sì...diciamo..un paio di settimane. Staremo insieme come se
non fosse successo niente...e vedremo che succede. Se...se ci
accorgiamo che c'è comunque qualcosa che non va, beh,
allora...non ci resta che lasciarci...e questa volta sul serio...ma se
al contrario va tutto bene...sarà come se non fosse successo
niente! Allora...che ne dici?!"
"Dico che non avrei potuto sperare di meglio!"
Felice, anche se ancora un pò titubante, Temaku si
abbracciò al suo ritrovato compagno.
Yuri sentì la sua indecisione, e la baciò al
posto suo, facendo scoppiare di felicità il cuore di Temaku.
***
Le due settimane passarono in un soffio.
E non si erano verificati problemi!
Per questo, la mattina del quindicesimo giorno, Yuri si era presentato
in classe con un enorme mazzo di fiori e, nonostante le proteste del
professore, si era nuovamente dichiarato alla definitivamente sua
ragazza.
Temaku era arrossita oltre ogni dire e aveva nascosto la faccia tra i
fiori, ma era talmente felice che, sempre ignorando il professore che
stava minacciando compiti in classe a sorpresa, e ignorando di essere
sotto gli sguardi si tutti, si aggrappò al collo del suo
ragazzo e lo baciò davanti a tutti.
E naturalmente quello fu l'argomento di discussione per almeno tutta la
settimana tra tutte le ragazze della scuola, visto che ciascuna di loro
sognava di avere un principe azzurro che facesse lo stesso con loro.
Erano tutti felici per la loro riunione.
Beh, si sa, tutti a parte Kei.
Ma effettivamente non sembrava particolarmente turbato da quello che
era successo.
Invece di andarsene sdegnosamente dalla classe - reazione che tutti
quelli che erano a conoscenza del vero motivo della rottura tra Temaku
e Yuri temevano - si era limitato a fare come se quello che stava
succedendo era normale amministrazione.
Ed era questo che turbava particolarmente Temaku.
La ragazza era forse la più felice in quella classe, per
aver ritrovato il suo amore, ed essersi definitivamente chiarita con
lui.
Ma nella sua mente, nella più remota parte della sua mente,
c'era un sottile vocina che da due settimane a quella parte non faceva
che tormentarla.
Una vocina insistente che sosteneva che in realtà niente era
stato messo a posto. Certo, le due settimane di prova erano andate alla
grande: lei e Yuri non avevano mai litigato - se non si contava una
discussione su cosa fosse meglio sulle patatine fritte, se maionese o
ketchup - ma Temaku era lo stesso preoccupata.
Anzi, ogni giorno che passava era sempre più preoccupata.
E la reazione, anzi, la non reazione di Kei alla dichiarazione di Yuri
era quello che la spaventava più di ogni altra cosa.
Perché quella subdola vocina che voleva minare la sua
tranquillità, non faceva che ricordarle che quello due
settimane erano andate bene solo perché Kei non si era
intromesso in alcun modo!
Quella maledetta vocina non faceva che sussurrarle che se solo Kei ci
avesse provato, probabilmente ora lei non sarebbe qui a festeggiare con
Yuri e tutti i suoi amici.
Ma Temaku, nonostante quella vocina si faceva più insistente
ogni giorno che passava, la ignorava sempre più pesantemente.
***
Erano passati un paio di mesi.
E tutto stava procedendo tranquillo.
Alla fine la vocina si era stancata e solo di rado tornava a farsi
sentire.
Infatti Kei aveva quasi definitivamente smesso di esistere.
Se non fosse stato che per forza dovevano vedersi a lezione, per il
resto capitava davvero raramente che Temaku lo incontrasse.
Nonostante abitassero a meno di due metri di distanza, non si
incontravano davvero mai.
Anzi, sembrava quasi che Kei la stesse evitando.
E Temaku si era quasi messa il cuore in pace: forse davvero quella era
la volta buona, la storia perfetta che due ragazzi possono sognare.
Anche Yuri si era definitivamente convinto che Temaku era la ragazza
giusta per lui, e da quel brutto periodo, non aveva più
avuto dubbi.
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Angolo dell'Autrice:
Eccomi di nuovo qua! ^^
Le cose sembrano essersi messe a posto...
Durerà la cosa?! ^^
Ahahah!
Alla prossima ragazze!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 11 *** Capitolo XI: Festa ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XI:
Festa
Era una tranquilla giornata di pioggia e i soliti Yuri, Temaku, Ivan e
Sergej erano in una bar, seduti ad aspettare.
Quel giorno avrebbero dovuto uscire tutti insieme per andare ad una
fiera che si teneva vicino a casa di Ivan, ma la pioggia li aveva
costretti a cambiare i loro piani e i ragazzi si erano dovuti rifugiare
in un bar, per aspettare che - almeno - diminuisse il flusso
dell'acqua.
E già che c'erano stavano aspettando Boris, che era in
ritardo.
Nel mentre in cui sorseggiavano le loro bevande calde, finalmente Boris
arrivò, e sotto l'ombrello teneva a braccetto anche Olga.
"Ciao ragazzi! Scusate il ritardo!"
"Figurati! Tanto ci siamo abituati!"
"Ehi! Per una volta!"
"Direi per UNA dozzina di volte!"
"Che vuoi che sia!"
"Su, su" intervenne Olga "Non litigate! E' colpa mia! Ho chiesto a Bo
di accompagnarmi a ritirare questi"
E mentre parlava tirò fuori dalla borsa dei biglietti che
passò uno ciascuno ai presenti.
Erano degli inviti per una festa.
"Siete tutti invitati! E' per questo sabato sera, all'Otlaolap!"
"Sabato è il tuo compleanno?! Ma potevi dircelo prima,
così ti facevamo il regalo per tempo!"
"Ma no, figurati Ivan, non dovete disturbarvi!"
"Ma che dici! Non è un compleanno senza regali!"
"No, davvero! Non è necessario!"
"Ne sei sicura?"
"Certo! Voglio solo passare una serata memorabile con i miei amici!"
"E poi, a seguire, una memorabilissima nottata con il tuo amante!"
"Oh...mi dispiace Boris...ma il mio amante sarà fuori
città...mi dovrò accontentare di te..."
Mai una risata fu più sguaiata e un'occhiata così
inceneritrice.
***
Alla fine tutti si erano riusciti a procurare almeno un pensierino per
il compleanno di Olga; anche Ivan che era disperato perché
lui
aveva bisogno di tempo per decidere quale fosse il regalo migliore per
una persona.
Alla fine si era fatto convincere da Boris che un paio di orecchini
andavano più che bene.
E così, sabato sera alle dieci e mezza in punto, gli
invitati alla festa di compleanno erano fuori dall'Otlaolap
che aspettavano di poter entrare.
Boris non c'era: stava aiutando Olga con quegli incompetenti del
personale, che avevano fatto su casino con le prenotazioni.
Infatti, visto che Olga non aveva invitato abbastanza persone per
riempire tutto il locale, gli addetti alle prenotazioni avevano pensato
bene di dividere la sala ricevimento con un'altra festa di compleanno,
e ora la povera Olga si trovava a dover lottare per avere almeno
abbastanza divanetti per tutti i suoi invitati.
Alla fine Boris era riuscita a spuntarla e, dopo mezz'ora di
battibecchi, poté annunciare trionfante ai suoi amici che la
festa poteva cominciare.
Il gruppetto scese le scale che portavano al seminterrato del locale -
dove c'era la sala ricevimenti - e non appena aprirono la porta, furono
tutti investiti da un baccano infernale. La musica era già
sparata a palla e si faceva fatica a sentire quello che veniva detto,
anche se l'interlocutore era pochissimi centimetri di distanza.
Fortunatamente, non ci volle molto perché tutti si
abituassero -
chi più, chi meno - al baccano, per cui si ritirarono sui
divanetti, per lasciare le giacche e le borse, oltre che i regali.
La serata procedette abbastanza bene per la prima ora.
A quanto pareva, gli invitati dell'altra festa sarebbero arrivati
più tardi, visto che la sala era ancora mezza vuota - questo
fu
un bene, visto che il dj aveva abbassato di molto il volume, dal
momento che la gente per ora non aveva nessuna intenzione di ballare.
Per cui decisero che era meglio aprire subito i regali e mangiare la
torta, prima che il casino della festa avesse distrutto tutti quanti.
Olga aveva invitato quasi tutti i suoi compagni di classe, che Temaku
non conosceva, ma i regali che ricevette erano abbastanza standard: dal
gruppo più grande ricevette un cellulare nuovo; dagli altri
un
paio di completi di intimo - per cui Boris si complimentò
molto,
visto che gli piacquero davvero! - poi altre cose comuni.
Sergej invece le regalò un libro ("Non farti influenzare da
quel
debosciato del tuo fidanzato! Leggi che fa bene!"), Ivan gli orecchini,
e Temaku e Yuri insieme le regalarono un maglione che la ragazza aveva
visto in un negozio una volta che era andata a fare shopping con
Temaku, ma che quella volta non si era potuta permettere, nonostante le
piacesse tanto.
E per finire, Boris le regalò un braccialetto d'argento, che
a
prima vista sembrava una normale catenina, ma che più
attentamente si notava essere una serie di Infiniti legati assieme.
Olga si commosse quasi alle lacrime.
Quando arrivò il turno della torta, questa venne
letteralmente presa d'assalto.
Poi fu il turno del brindisi.
Avrebbero preferito aspettare fino alla mezzanotte, ma le persone
dell'altra festa stavano cominciando ad arrivare, per cui dovettero
sbrigarsi, se volevano fare un brindisi che si sentisse.
Alla fine la musica cominciò a risuonare ad un volume
così alto, che poco ci mancava che non distruggesse il vetro
dei
bicchieri.
La maggior parte degli invitati si fiondò sulla pista da
ballo - tranne Sergej è ovvio, lui non amava ballare.
Anche Yuri si stava rifiutando, ma Temaku sapeva come convincere il suo
uomo, e alla fine riuscì a trascinarlo sulla pista.
In realtà, nemmeno lei amava molto quel genere di serata, ma
per
quella volta poteva fare uno strappo alla regola e divertirsi a
più non posso.
Alla fine anche Yuri si sciolse completamente e prese a ballare come
uno scalmanato fanatico della disco, facendo scoppiare a ridere tutti i
suo amici che lo vedevano ballare - anche se in realtà era
un
discreto ballerino!
La serata proseguì allegra e spensierata, tanto che alla
fine la
pista da ballo era diventata unica e le due feste si erano mischiate
assieme.
Addirittura Ivan aveva trovato una ragazza con cui ballare!
Si stavano tutti divertendo davvero molto.
Dopo un'ora buona passata a scatenarsi in pista, Temaku e Yuri si
ritirarono, tornando a sedersi su di un divanetto per riprendere fiato
e far riposare un attimo le orecchie.
"Uff...sono morto!"
"Anche io...sto morendo di sete!" commentò Temaku guardando
con
disapprovazione il drink che aveva lasciato sul tavolo, che ormai era
vuoto. Era già il terzo quella sera, ma nonostante un
leggero
giramento di testa e l'euforia, ne valeva davvero la pena.
Detto questo si alzò "Vuoi qualcosa da bere?!" chiese al
ragazzo.
"Ma no, non ti preoccupare! Vado io!" rispose cavallerescamente Yuri,
prima che la ragazza potesse fare anche un solo passo verso il bar.
"Gentilissimo! I piedi mi stanno uccidendo!"
Yuri le si inginocchiò vicino e le prese una gamba tra le
mani.
"Quando torniamo a casa, ti prometto un massaggio con i fiocchi!"
"Grazie amore!"
"Di nulla mia principessa! E ora, che vuoi da bere?"
"Mmmh...stupiscimi!"
"Ok...ma ricorda che me lo hai chiesto tu!"
"Non ti preoccupare! In realtà, basta che ci sia dentro
dell'alcool!"
"Ehi, non è che che stai bevendo un pò troppo?!"
"No! E poi sono di buon umore!"
"L'ho notato...allora torno tra poco!"
In realtà ci avrebbe messo una vita, vista la fila perenne
al bancone, ma poco importava.
Almeno entrambi avrebbero potuto riposarsi un poco.
Temaku si stava rilassando sul divanetto, quando una mano che le si
posò sulla spalla per attirare le sua attenzione, non la
fece
sobbalzare.
"Bella festa, eh?!"
Temaku fece un salto di quasi un metro, mentre cercava di allontanarsi.
"Kei! Che diavolo ci fai
TU qui?!"
Il ragazzo alzò impercettibilmente un sopracciglio.
"Come sarebbe che ci
faccio IO qui? Lo sai che giorno è oggi?!"
"Certo che lo so! Oggi
è il 20 gennaio e........." e Temaku si
portò una mano davanti alla bocca, sgranando gli occhi "...e domani è il tuo
compleanno...!!"
"Errato. Oggi
è il mio compleanno. E' da poco passata la mezzanotte!"
"Quindi l'altra festa
è la tua?"
"Sì"
"..."
"..."
"E a te piacciono le
feste in discoteca?!"
"Non possono piacermi?"
"Non mi sembravi il tipo"
"Ci sono un sacco di
ragazze da rimorchiare"
"Aaah, ecco spiegato il
mistero! E quante te ne sei fatte stasera?!"
"Nessuna"
Temaku si voltò così di scatto verso di lui che
si fece male al collo.
"Nessuna?!"
"Perché
quella faccia stupita?"
"Come
perché?! Perché
tu sei il più grande donnaiolo di Tokyo e non ci credo che
non
ti sei fatto nessuna questa sera!!"
"Veramente non
è solo questa sera..."
"Cosa?!"
"E' da quando ho baciato
te che non ho più toccato un'altra ragazza...!"
Se possibile, gli occhi di Temaku si sgranarono ancora di
più.
Anzi, ora che se ne era resa conto, la situazione era oltremodo
pericolosa.
Senza che se ne fosse resa conto, Kei si era seduto di fianco a lei,
pericolosamente vicino a lei.
E oltre il fatto che stavano amabilmente chiacchierando come se fossero
amici, tra di loro si era di nuovo creata quella strana atmosfera che
si sarebbe anche potuta definire romantica.
Temaku odiava se stessa come non mai in quel momento.
Avrebbe dovuto mandarlo al diavolo non appena lo aveva visto, ma di
nuovo si era lasciata trasportare dalla calda voce di Kei...e l'ultima
frase che aveva detto l'aveva come immobilizzata al divanetto.
"Non...non ci credo..."
"Perché
no?..."
"Perché tu
sei un puttaniere
bastardo, che usa le ragazze come più gli piace e poi le
scarica
non appena se ne stufa!"
"Non negherò
di averlo fatto"
Temaku si sentiva intrappolata.
Aveva ancora le gambe paralizzate.
Perché non aveva il potere di sparire quando lo desiderava?!
"Kei...che vuoi?!"
"Pensavo che lo sapessi"
Di nuovo quel maledetto effetto a rallentatore.
Di nuovo il viso di Kei che si avvicina al suo, lento e inesorabile.
Di nuovo il suo profumo che la avvolgeva.
Di nuovo aveva chiuso gli occhi e si era persa nel calore che emanava.
Di nuovo le sue morbide labbra sulle sue.
Di nuovo non aveva potuto impedirlo.
Di nuovo il senso di colpa che le attanagliava la gola.
"Io voglio te...solo
te..."
Fece scivolare la mano sulla guancia della ragazza.
Una carezza, dolce e gentile.
Perché doveva essere così dannatamente gentile
con lei?!
Di nuovo una lacrima le solcò il viso.
Quando finalmente si decise a riaprire gli occhi, Kei era
già sparito tra la folla.
***
La serata era finita bene, con tutti ubriachi e felici.
Temaku, non sapeva nemmeno lei come, era riuscita a non far trasparire
nulla su quello che era successo, per cui anche per lei la serata era
finita bene.
Certo avevano molto aiutato i vari drink che aveva bevuto in seguito.
Per cui Yuri era stato costretto ad accompagnarla fino
nell'appartamento, visto che la ragazza faticava a stare in piedi e
sbandava un bel pò quando camminava.
"Mi sa che hai bevuto un pò troppo, tesoro mio!"
"Naaa!"
"Ma se non ti reggi in piedi!"
"Non è vero! Vuoi che te lo dimostri??"
"Lasciamo perdere, che poi mi cadi per terra e ti fai male!"
Alla fine erano riusciti ad arrivare entrambi a casa vivi e interi.
"Ce la fai a metterti a letto da sola?"
"Sì, certo. Almeno il letto dovrei riuscire a trovarlo da
sola!"
"Buonanotte allora!"
"'Notte!"
Temaku in effetti sentiva un pò tutto girare, ma raccolse
tutto
il suo autocontrollo e almeno al letto riuscì ad arrivare.
Si sdraiò subito, senza nemmeno mettersi il pigiama, da
tanto era stanca.
Aveva un sonno pazzesco e si addormentò subito.
La mattina dopo non fu altrettanto piacevole.
Visto che si era dimenticata di chiudere le tende, un fastidiosissimo
raggio di sole la svegliò che ancora erano le otto...cosa
che la
infastidì non poco visto che era domenica e che - anche
senza la
devastante festa della sera prima - la ragazza aveva in programma di
dormire almeno fino a mezzogiorno!
E la prima cosa che la assalì fu un'atroce emicrania!
Sentiva la testa pesante, che continuava a girarle furiosamente.
Imprecando sottovoce si alzò e andò in bagno per
sciacquarsi il volto.
E meno male che non aveva la nausea.
Aprì il rubinetto e vi immerse la faccia, rallegrandosi per
il ristoro che ne trovò.
Si strofinò energicamente le mani sul viso, anche per
togliersi
il trucco che aveva ancora dalla sera prima, e che ora aveva sbavato un
pò ovunque.
Lentamente per evitare che il leggero ondeggiamento si trasformasse di
nuovo in una burrasca, si sistemò al meglio.
Le ci volle almeno un'ora, ma alla fine anche il mal di testa si era un
pò ridotto.
Constatando che non sarebbe riuscita a riaddormentarsi, e che forse
comunque era meglio se non si rimetteva a dormire o avrebbe passato la
notte in bianco e non era proprio il caso, optò per una
pratica
passeggiata - anche se era gennaio inoltrato, e in Russia per di
più.
Si mise il cappotto, infagottandosi ben bene con la sciarpa, e
uscì.
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Et voilà!
Come avevate previsto un pò tutti, ecco qua Kei di nuovo
alla riscossa!
Non poteva certo rimanersene in disparte...Muahahahah!! ^o^
Comunque sia, la cosa non è ancora finita.
No, no!
Ci sono ancora molti, mooolti casini che aspettano i nostri eroi!! ^__^
- glo91:
Ecco qua il seguito, come richiesto! ^^
- Padme86:
E adesso che farà la povera Temaku?! Sono aperte le
scommesse!! ^^
- lirinuccia:
Reagisce, reagisci...che credi! Ahahah! ^^
- scarletheart:
Kei si sta trattenendo per poi dare il meglio di sè. Eheh! ^^
- lexy90:
Ahahahah! Già, hai proprio ragione! Kei non se ne sta buono!
^^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 12 *** Capitolo XII: Nero ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XII:
Nero
Aveva davvero bisogno di un po' di aria fresca.
Si mise addosso tutto quello di cui aveva bisogno per non prendere
freddo e uscì, dirigendosi verso il centro.
Le era sempre piaciuto passeggiare la domenica mattina: non c'era in
giro praticamente nessuno ed era tutto molto tranquillo.
Stava camminando da qualche minuto quando si rese conto di non aver
fatto colazione, e che effettivamente aveva fame.
Si guardò intorno per vedere se c'era un qualche bar aperto
nelle vicinanze e ne notò uno sull'altro lato della strada.
Si portò sulle strisce pedonali e attese che un paio di
pigre
macchine passassero, per poi attraversare in tutta
tranquillità.
Entrò nel bar - che scoprì essere di quelli che
stanno
aperti da notte inoltrato fino a tarda mattina - e ordinò un
cappuccino con una brioche al cioccolato.
Diede un'occhiata agli altri avventori: non ce n'erano molti, e la
maggior parte erano persone che evidentemente non aveva chiuso occhio
per tutta la notte, e che stavano tirando avanti più che
potevano a suon di caffè.
Altri, invece, erano come lei dei mattinieri anche se era domenica.
La cameriera la servì l'ordinazione e la ragazza prese a
gustare
la sua colazione, mentre il suo stomaco gioiva per il liquido caldo che
le scendeva giù per l'esofago. Tra l'altro, la brioche era
anche
molto buona.
Temaku prese mentalmente nota di quel bar: era davvero un bel posto.
Finito di mangiare e di bere, stava pagando, quando la sua attenzione
venne attirata sulla cameriera che l'aveva servita, che stava cercando
di svegliare uno degli avventori, che stava dormendo tranquillo sul
tavolo, e che probabilmente era lì da parecchio tempo.
Ma i tentativi della ragazza non sembravano essere molto efficaci,
perché quello continuava a dormire senza accorgersi di nulla.
Per cui la ragazza si arrese e fece un cenno all'uomo che stava pulendo
il pavimento: un omone grande e grosso, che probabilmente aveva anche
la funzione di buttafuori in situazioni del genere.
Temaku, sebbene non c'enrasse niente in questa storia, ma era rimasta
incuriosita, e ora voleva vedere come sarebbe andata a finire.
L'omone provò a scuotere il cliente, ma quello si
limitò
a mugugnare qualcosa nel sonno.
Allora l'inserviente lo prese per le
spalle e lo sollevò di malagrazia, mettendolo in piedi e
urlandogli che il locale stava chiudendo e che lui se ne doveva andare.
E Temaku quasi svenne.
Il misterioso avventore altri non era che Kei.
La ragazza avrebbe voluto sbattere la testa contro il muro, ma ritenne
che non
fosse un comportamento troppo elegante, per cui, maledicendo tutte le
divinità che conosceva e anche quelle che non venerava,
decise
che in fondo un'opera pia poteva farla, nel riportare Kei a casa.
In
fondo, anche lei stava per tornare lì.
"E' tuo questo?!" le chiese l'inserviente quando Temaku gli chiese di
darlo a lei.
Temaku arrossì, ma cercò di controllarsi.
"Lo conosco. So dove abita... Lo riporto a casa"
"Bene" e le passò come un pacco il ragazzo che, anche se
stava in piedi, in realtà era profondamente addormentato.
"Scusa!" la chiamò la cameriera "Scusami tanto...ma lui non
ha ancora pagato il conto!"
Altre maledizioni in tutte le lingue che sapeva.
Temaku tirò fuori tutte le monete che aveva e
pagò anche per Kei.
Beh, in fondo era il suo compleanno.
Almeno quello glielo poteva regalare.
Alla fine riuscì ad uscire dal bar, portandosi appresso
anche
Kei, che se ne stava appoggiato alla sua spalla, sempre mezzo
addormentato.
Temaku però non avrebbe retto il peso del ragazzo fino a
casa.
Per cui decise che, anche se era sgarbato, lo doveva svegliare a tutti
i
costi.
Quindi lasciò la presa e lo fece cadere faccia in
giù nella neve.
Ci mise qualche secondo, ma alla fine il ragazzo riuscì a
reagire e si tirò su come un fulmine.
"Brr...che freddo. Ma chi cazzo è stato?!"
"Buongiorno anche a te,
bell'addormentato"
Kei guardò con tanto d'occhi Temaku.
Poi si guardò attorno.
"Dove siamo?"
Temaku scivolò nella neve anche lei.
"Razza di deficiente
teppista ubriacone! Ti sei addormentato in questo bar!"
"Ah...AH! Ora ricordo!
La festa è finita ma non sono tornato subito a casa!"
"No, non ci sei proprio
tornato a casa!"
"E...e tu che ci fai
qui? Sei rimasta con me?!"
Temaku non ci vide più e gli tirò un sonoro
ceffone.
"Cretino! Non rimarrei
con te per nulla al mondo!"
Kei si massaggiò la guancia dolorante.
"E allora che ci fai
qui?!"
"Coincidenza. Voleva
fare colazione ed era l'unico bar aperto..."
"Ah..."
"..."
"..."
"Senti, io torno a casa"
"...Sì, forse
è meglio che ci torni anche io..."
Temaku gli lanciò un'ultima occhiataccia poi si mise in
marcia.
Kei, che certo non si aspettava che avrebbe voluto fare la strada con
lui, sospirò mesto, prima di seguire i suoi passi.
Ma purtroppo
per lui la sera prima aveva davvero bevuto parecchio e il suo
equilibrio ne stava risentendo.
Al terzo passo, storto, cadde a terra scivolando malamente.
Richiamata dal rumore, Temaku si voltò e vide Kei sdraiato
scompostamente per terra, mentre si teneva la testa tra le mani.
Terza maledizione.
Kei sentì delle minute mani che lo afferravano da sotto le
braccia, che lo aiutavano a sollevarsi.
Il ragazzo se ne stupì davvero per quel comportamento, ma
certo non rifiutò quel gesto d'aiuto.
Passò un braccio intorno alle spalle della ragazza e vi si
appoggiò.
Sentì il dolce profumo dei suoi capelli che gli inebriavano
i sensi, e non poté che mormorare un "Grazie"
Temaku dal canto suo, teneva la testa bassa per non fargli vedere che
era arrossita per l'ennesima volta, al suo contatto.
Cercò anche di non fare tremare la voce.
"Figurati...consideralo
il mio regalo di compleanno..."
***
Alla fine il viaggio di ritorno si era concluso senza eventi tragici.
Kei non era più caduto per terra ed era arrivato tutto d'un
pezzo a casa.
Non aveva più detto una sola parola.
Perché Kei sapeva che qualunque cosa avesse detto, sarebbe
solo
stato capace di far arrabbiare Temaku, che sarebbe benissimo stata
capace di lasciarlo dove era, e lui non era sicuro di riuscire a
tornare a casa senza aiuto.
Inoltre, aveva la possibilità di stare più che
vicino,
incollato, alla ragazza che voleva, e non si sarebbe lasciato sfuggire
un'occasione del genere.
Dal canto suo Temaku non voleva avere niente a che fare con Kei e,
anche se ce lo aveva addosso al momento, lei stava disperatamente
immaginando che in realtà quel corpo non fosse il suo ma,
chessò, Ivan o Boris o Sergej.
Chiunque altro ma non il corpo del ragazzo che la paralizzava ogni
volta che si avvicinava a meno di un paio di metri da lei.
Riuscendo a superare l'ultimo ostacolo delle scale che portavano al
loro piano - e ringraziò gli dei che abitavano solo al
primo! - Temaku e Kei
raggiunsero l'appartamento del ragazzo.
Superato anche il problema del "dove diavolo ho messo le chiavi" la
porta della stanza di Kei venne aperta.
"Bene. E' stata una
faticaccia e te lo scordi che lo rifaccio!"
Kei ridacchiò.
"Guarda che dico sul
serio, non c'è niente da ridere!"
"Lo so, lo so!"
"Bene...se non hai
più bisogno di me..."
{Oh no!
Ancora quello sguardo.
Temaku vattene finché sei in tempo!}
Kei l'aveva afferrata per un braccio e la stava fissando intensamente.
"Io ho sempre bisogno di
te...!"
"Kei...no..."
E di nuovo quella mano che la carezzava dolcemente il viso.
{Al diavolo, al diavolo,
al diavolo tutto quanto!}
Temaku abbassò la testa e senza che potesse controllarsi, la
sua mano andò incontro a quella di Kei.
Che dolce sensazione che provava.
{Ma non posso, non
posso!}
Facendo leva su tutta la sua buona volontà,
afferrò
lentamente la mano che la stava accarezzando e la scostò dal
suo
volto.
Cercando anche di controllare il tremito alle gambe, Temaku fece un
passo indietro.
"No...non posso..."
"Non posso non vuol
dire...non voglio..!"
"Kei, smettila...non
farlo..."
Kei chiuse gli occhi, sorridendo.
"Non reggerà
a lungo questa scusa, lo sai."
"Basta...perché
mi fai questo?!"
"Perché
è quello che vuoi"
"Non è vero!"
"A domani Temmy"
Ma questa volta non riuscì a dirgli che non doveva chiamarla
così.
E non appena Kei si chiuse la porta alle spalle, Temaku
crollò a terra.
Le gambe non l'avrebbero retta oltre.
Rimase in quella posizione per pochi secondi, poi sentì
qualcosa cigolare alle sue spalle.
E con suo sommo orrore vide Yuri che la stava fissando.
E gli occhi gli si erano ridotti a due fessure.
"Yu...Yuri...!"
"Che ci facevi con quello lì?!"
"Niente...niente...l'ho solo riaccompagnato a casa...!"
"Niente?! Mi vuoi prendere in giro?!"
"Yuri...non fare così...!"
"Così come?! A me sembra normale, visto come la MIA ragazza
si comporta con uno che dice di odiare!"
"Non...non è successo niente...davvero!"
"Temaku, ti prego, non prendermi in giro! Credi che sia uno stupido?!"
"Yu...per favore...non urlare...!"
"Zitta!"
Temaku si azzittì immediatamente.
Non aveva mai visto Yuri così furioso.
Beh, lo capiva, se fosse stata lei ad assistere ad una scena del genere
si sarebbe infuriata anche lei.
Ma Yuri così arrabbiato la stava davvero spaventando!
Allertato da tutto quel baccano, anche Kei uscì per vedere
quel che stava succedendo.
E non appena Yuri si accorse di lui, divenne livido.
Senza curarsi di nulla, si gettò su di lui, pronto a
colpirlo.
Kei, che non si era preparato a quell'aggressione, non
riuscì a
schivare il primo colpo e, complice anche il poco equilibrio, questo lo
mandò a terra.
"Pezzo di merda!"
"Che cazzo vuoi Ivanov?!"
"Stanne fuori, non ti avvicinare a lei!"
Kei lo guardò ghignando.
"Se non sai tenerti stretta la tua ragazza sono cavoli tuoi!"
"Vaffanculo bastardo, tu le devi stare lontano!"
E si avventò di nuovo sull'avversario.
Kei però adesso
era preparato e lo schivò.
Yuri era però troppo arrabbiato, e non sembrava intenzionato
a lasciar perdere.
Sferrò un altro colpo e Kei non fu da meno.
Ormai era una vera e propria rissa tra i due.
Temaku, che era in disparte, non sapeva che fare.
Perché stava succedendo tutto quello?
Cercando di farsi coraggio, riuscì a tirarsi in piedi.
I due stavano ancora dandosele di santa ragione.
Doveva farli smettere ad ogni costo.
Si mise in mezzo ai due.
Nessuno dei due l'aveva vista: non riuscirono a frenarsi in tempo.
Temaku non seppe dire chi dei due l'aveva colpita; sapeva solo che in
un attimo tutto era diventato nero.
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Angolo dell'Autrice:
- Padme86:
E chi lo dice che
è Yuri a rimetterci, alla fine?! Io no di certo! ^_____^
Eheheh!
Ce ne sono di cose che devono ancora succedere! Muahahahah!!! Comunque
hai ragione: Kei ci tiene davvero a Temaku! ^^
- scrlettheart:
Temaku non ha
detto niente perché è miracolosamente riuscita ad
archiviare il bacio in tempo. E poi i fumi dell'alcool l'hanno aiutata
a dimenticarsene per tutta la serata! ^^"
- lirinuccia:
Temaku non
è pazza! ç__ç Povera cara! Certo che
le piace Kei,
ma lei è innamorata di Yuri...e non vorrebbe mai e poi mai
ferirlo! Per questo si fa violenza per stare lontano da Kei! ^^
- lexy90:
Grazie del commento! Alla prossima! ^_^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 13 *** Capitolo XIII: Fine ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XIII:
Fine
Temaku lentamente riprese coscienza della sua esistenza.
Sentiva di essere sdraiata, ma per il resto non aveva assoltutamente
idea di come stesse.
Percepiva solo un ovattato e basso rumore di sottofondo.
Mosse lentamente le dita, per vedere se reagivano ancora come dovevano.
Qualcuno la stava chiamando.
Sempre senza fretta, aprì gli occhi.
Si era infine risvegliata in un lettino dell'infermeria.
La corpulenta infermiera che aveva a suo tempo curato Yuri ora la stava
medicando.
"Oh, ben svegliata. Come stai?!"
Temaku provò a dire qualcosa, ma sentì una fitta
al fianco e si riversò sul lettino boccheggiando.
"Sta attenta! Hai una costola incrinata!"
Temaku controllò il dolore e si rimise un pò
più composta.
Annuì.
"Hai preso davvero una brutta botta. Ti hanno anche fatto un occhio
nero!"
In effetti Temaku si sentiva l'occhio destro gonfio e non ci vedeva
bene.
"Ma sta tranquilla, non è nulla di grave. Qualche giorno e
sarai come nuova!"
Temaku annuì e di nuovo scivolò nel sonno.
A risvegliarla fu una voce che conosceva, ma che al momento non
riusciva ad identificare.
Solo quando riuscì ad aprire l'occhio - quello destro era
ancora
più gonfio di prima - vide che si trattava di Boris, che
stava
parlottando sottovoce con Ivan e Sergej.
"E poi...Ah! Temaku, sei sveglia?!"
"Sì..." disse lei in un soffio.
Le faceva ancora male il costato, ma almeno riusciva a parlare.
"Mamma mia che brutto aspetto!"
"Ivan, disgraziato! Non dire mai che una ragazza ha un brutto aspetto!"
Temaku ridacchiò piano.
Boris tornò serio.
"Come stai?!"
"Mi fa male un pò tutto...!"
"Immagino che non sia piacevole essere presi a pugni da due come quei
due!"
"Dove...dove sono..?"
Ivan scosse la testa e anche Boris si voltò a guardare
Sergej, che presa la parola.
"Non li ha visti nessuno. L'infermiera ha detto che a parte qualche
livido stanno bene. Poi, non appena sono stati medicati, sono stati
subito convocati dal preside. E le sue urla si sentivano fin dal
corridoio!"
"Ha fatto proprio un bel pasticcio questa volta!"
"Ed è già stata una fortuna che l'altra volta
l'infermiera si sia bevuta la storia che il naso di Yuri si era rotto
perché era andato a sbattere contro una porta!"
"Già...altrimenti adesso sarebbero doppiamente nei guai!"
"Già...aggredire così una ragazza!"
"Ma non mi hanno aggredito..."
"Come?! Cosa è successo veramente?!"
Temaku sospirò e raccontò loro tutto quello che
era successo quella mattina.
"E così, per fermarli mi sono messa in mezzo io...!"
"Ahia! Brutta mossa!"
"Già..."
"Comunque Yuri non avrebbe dovuto aggredire così Kei!"
"Ma stai scherzando?! Ha fatto benissimo!"
"Ma che benissimo e benissimo! Prima si parla, poi ci si picchia!"
"In effetti non avrebbe dovuto scattare così!"
"Ma la colpa è di Kei che non sa tenere le mani a posto!"
"No...la colpa è mia..."
Tutti si voltarono verso Temaku.
"Ma che dici?! Non è colpa tua!"
"Certo che è colpa mia! Non dico che Kei dovesse starne
fuori...ma io di certo non ho fatto granché per tenerlo alla
larga!"
"Temaku, tu non hai nulla di che rimproverarti! Anzi, sei stata grande
a resistere tanto. Credo che nessun'altra ragazza sarebbe riuscita a
non cadere nella sua rete di malie tentatrici!"
Temaku stava per ribattere quando fece il suo ingresso nella stanza il
Preside.
L'uomo che le era sempre apparso gioviale e cordiale, ora si era
rabbuiato.
Salutò velocemente i presenti, per poi chiedere ai ragazzi
di uscire mentre parlava con Temaku.
***
Alla fine la storia era stata risolta con una sospensione di due
settimane per Yuri e Kei.
E per evitare ulteriori aggressioni - anche se la ragazza aveva
ripetuto quasi alla nausea che nessuno l'aveva aggredita, che era stato
un incidente - Temaku appena uscì dall'infermeria era stata
trasferita in un altro edificio del campus, molto lontano dagli
appartamenti dei due violenti ragazzi, a loro volta spediti in parti
opposte del campus.
Naturalmente la storia aveva subito fatto il giro della scuola, e di
versioni ne giravano almeno una mezza dozzina, tutte alquanto
inverosimili.
Per cui fu con ampia fatica che Ivan e Boris cercarono di zittire tutte
quelle voci infondate, prima che Temaku tornasse a lezione e venisse
"aggredita" da un sacco di pettegoli che volevano sapere quello che era
successo davvero.
Ma le sorprese non erano certo finite.
Erano appena iniziate le due settimane di sospensione, quando
arrivò la notizia che Kei sarebbe ritornato in Giappone.
Erano tutti curiosi di sapere il perché, ma nessuno dei
professori voleva sbottonarsi sulla questione.
Alla fine, la mattina della partenza di Kei - che nel frattempo nessuno
aveva più visto - Sergej prese da parte i suoi amici.
"Ho incontrato Kei ieri sera al bar"
Temaku si fece più attenta.
"Ha detto perché se ne va?!"
"Sì. A parte il fatto che suo nonno l'ha chiamato furioso
per
quello che aveva combinato, minacciandolo di farlo tornare a casa con
il primo volo disponibile, è stato lo stesso Kei a
chiedergli di
convincere il Preside a farlo tornare a casa davvero, nonostante non
fossero finiti i sei mesi dello scambio"
"Kei ha chiesto di tornare?!"
"Perché mai?!"
Sergej guardò solo Temaku.
"Ha detto che voleva che tu ricevessi un messaggio."
"Cosacosacosa?!"
"Boris, sei un pettegolo incallito, te lo hanno mai detto?!"
Ma Sergej, non si lasciò impressionare e riferì
il
messaggio alla diretta interessata; e per somma sfortuna di Boris, era
in giapponese e nessuno voleva tradurglielo.
"E' meglio
così. Io ti aspetto
a casa. E...mi dispiace di averti ferita...in tutti i sensi. Io ti
aspetterò sempre...!"
***
Erano passate due settimane da quando il Preside lo aveva confinato
nella sua stanza.
Praticamente non aveva mai potuto uscire e se non fosse stato per il
cellulare, Yuri sarebbe stato completamente isolato dal mondo.
Per cui, grazie ad i suoi amici, era rimasto aggiornato su tutto quello
che era successo, compresa la partenza di Kei.
Certo, questo l'aveva riempito di gioia, ma era stato solo un breve
momento, per il resto del tempo era stato con l'umore sotto le scarpe.
Si sentiva tremendamente in colpa per quello che aveva fatto a Temaku.
Tra le altre cose non le era stato nemmeno permesso di vederla.
E anche i suoi amici erano stati piuttosto vaghi quando aveva chiesto
le sue condizioni.
Ora che poteva pensarci a mente fredda, in effetti si era comportato
veramente da stupido: che diavolo, non era certo da lui aggredire
qualcuno a quella maniera, anche se era Kei!
E poi, quello che aveva detto alla povera Temaku!
Non aveva parole per scusarsi, e per parecchi giorni non fece che
pensare se era il caso o no di mandarle un messaggio di scuse.
Alla fine non l'aveva fatto: un sms banale non era certo la soluzione
per tutto il casino che aveva combinato!
Però un messaggio glielo aveva mandato comunque.
Le aveva chiesto, non appena fosse uscito dalla segregazione, se
potevano vedersi per parlare. Era stato abbastanza sul vago e anche il
tono del messaggio era piuttosto piatto: non sapeva ancora di cosa
avrebbe parlato.
Temaku aveva aspettato qualche ora per rispondergli, ma poi aveva
acconsentito.
Ed ora, ecco Yuri che si stava preparando psicologicamente ad
affrontare Temaku.
Si erano dati appuntamento al parco: un luogo al chiuso non era per
niente l'ideale per discussioni del genere, che potevano sfociare in
qualunque cosa. Senza contare che Yuri aveva disperatamente bisogno di
uscire.
Yuri arrivò un pochino prima, ma Temaku era già
lì ad aspettarlo.
Si era seduta su di una panchina e non appena lo vide arrivare si
alzò e gli andò incontro.
E senza pensarci troppo lo abbracciò.
"Mi sei mancato!"
"Anche tu" e ricambiò l'abbracciò.
Come avrebbe voluto perdersi per l'eternità in quel caldo
abbraccio che sembrava anche sciogliere la neve leggera che li stava
ricoprendo.
Ma aveva un importante discussione da affrontare, per cui Yuri fu suo
malgrado costretto a lasciarla andare.
"Dobbiamo parlare!"
Temaku annuì e si risedette sulla panchina.
"Sì...puoi cominciare tu per favore?!"
"Certo..."
Yuri si presi qualche attimo per riordinare le idee.
"Innanzitutto mi voglio scusare per quello che ti ho fatto. Ti giuro
che non avevo nessuna intenzione di colpirti!"
"Non ti preoccupare, non te ne ho mai fatto una colpa!"
"Grazie...Comunque: Dobbiamo parlare di noi due. Il fatto è
che...quando ti ho vista...quando ho visto quello che tu e Kei stavate
facendo, non ci ho più visto dalla rabbia. So che la gelosia
è una brutta cosa...ma non ce l'ho fatta a trattenermi."
"Ti capisco!"
"E...ecco...io non posso proprio sopportare che uno...che LUI possa
anche solo guardarti! So che è solo colpa sua...per cui
vorrei
che tu mi perdonassi per quello che ti ho detto. Ero arrabbiato, e non
pensavo a quello che stavo dicendo! Io mi voglio davvero fidare di te!"
Temaku lo guardò negli occhi e sperò con tutto il
suo
essere che tutto intorno a loro sparisse all'instante, e che loro
potessero per sempre stare così.
Ma doveva assolutamente riprendere il controllo di se stessa, e dire a
Yuri quello che andava detto.
Non poteva più aspettare.
Non doveva.
"Yuri...non sai quanto tu mi abbia fatto felice a dirmi che ti fidi
così tanto di me. Tu sei stato sincero, per cui ora tocca a
me
essere sincera fino in fondo. Io...io non ti merito!"
"Cosa? Che stai dicendo?!"
"Yuri...io sono davvero innamorata di te! Sei il ragazzo migliore che
mi potesse capitare e con te sono stata benissimo, come mai in vita
mia. Ma tu... tu meriti di meglio!"
"Temaku cosa stai...?!"
"Yuri, il fatto che se anche io ero innamorata di te non mi ha impedito
di baciare un altro...è davvero una cosa che non posso
sopportare! Non voglio che tu soffra!"
"Temaku, mi faresti soffrire se tu mi lasciassi davvero!"
"Yuri...ti prego...non dire queste cose...lo fai tutto più
difficile!"
"Allora continuerò finché non ti
diventerà impossibile, e non mi lascerai!"
"Yuri...è una cosa disgustosa che io sia fisicamente
attratta da un altro pur stando con te! Come fai a sopportarlo?!"
"Sopporterei di tutto pur di avere te!"
"No Yuri...non puoi farti questo!"
"Posso invece!"
"Ma Yuri...!"
"Senti, se davvero sei innamorata di me, restiamo insieme! Adesso Kei
è tornato a casa e non c'è più il
rischio che
tu...che tu ti senta attratta da lui!"
"Questo è vero ma....!"
"E allora è tutto a posto!"
"Il fatto che l'oggetto della tentazione non ci sia più, non
significa che io sia a posto!"
"Temaku, ti stai facendo un sacco di scrupoli per niente!"
"No, che non è niente! Yuri, ma non capisci che la
situazione
è grave? Hai pensato al fatto che tra meno di tre mesi io
torno
a casa?! A casa, dove c'è Kei che non vede l'ora di mettermi
le
mani addosso e dove non ci sei tu a difendermi!"
Yuri si rattristò.
No che non ci aveva pensato, dannazione!
Era talmente abituato all'idea di avere Temaku al suo fianco che si era
completamente dimenticato che lei sarebbe dovuta tornare a casa molto,
molto presto.
"Ma...anche se tu torni a casa...noi...!"
"Credo che non ci potrebbe più essere un 'noi'! Oh, Yuri, tu
non
sai quanto io vorrei che la nostra storia potesse proseguire senza
problemi...ma purtroppo non è così. Se abbiamo
difficoltà così, figurati con una relazione a
distanza!"
Yuri si mise a riflettere.
Temaku lo abbracciò, stringendolo forte, per trasmettergli
tutto il suo sostegno.
Non voleva far soffrire Yuri inutilmente.
E quella, purtroppo era la soluzione meno dolorosa per entrambi.
"Ma...se noi...io e te...comunque stessimo insieme finché tu
rimani qui?"
"Yuri...insomma...è...!"
"Ti scongiuro! Prometto che poi la nostra storia si
chiuderà...ma almeno resta al mio fianco fino ad allora..."
Temaku abbassò lo sguardo.
Non riusciva a riflettere con la dovuta calma con Yuri che la fissava
con quello sguardo addolorato.
Un brivido le percorse tutta la schiena.
Sapeva che era meglio per entrambi che quella storia venisse troncata
il più in fretta possibile.
Lo sapeva.
Ma non era d'accordo nemmeno lei.
Posò una mano su quella di Yuri.
Aveva la pelle gelata, ma quel contatto fu come se la riscaldasse
dentro.
Yuri la strinse delicatamente a sè, e i due ragazzi rimasero
lì, seduti abbracciati sulla panchina del parco, mentre le
neve
scendeva leggera attorno a loro.
FINE
Prima Parte
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Eccomi qui!
Scusate per il ritardo della pubblicazione di questo capitolo:
è
stata una settimana molto impegnativa, e non ho trovato il tempo
materiale per aggiornare! ^__^"
E con questo capitolo si chiude la parte della Russia.
Dal prossimo inizierà la seconda parte, e si
svolgerà in Giappone.
E visto il periodo narrativo di stacco, e il fatto che dove vado in
vacanza non so se riuscirò a trovare una connessione
internet,
non disperate se non mi vedrete aggiornare fino al prossimo anno!
Per ora, non mi resta che augurare a tutti un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo a
tutti quelli che leggono questa storia!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 14 *** Capitolo XIV: Giappone ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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PARTE SECONDA:
Giappone
Capitolo XIV: Tokyo
Sergej era sull'aereo che lo avrebbe portato a Tokyo.
Era passato un anno e ora era finalmente arrivato il suo turno per lo
scambio culturale tra il suo liceo di Mosca e quello di Tokyo.
Era tutto l'anno precedente che si stava preparando, per essere sicuro
di passare la selezione. E infatti era stato il primo della
graduatoria, seguito da una ragazza della sua età, che
purtroppo non conosceva, visto che erano di classi diverse.
Il viaggio era stato abbastanza lungo, ma finalmente era giunto al
termine.
Sergej non vedeva l'ora di scendere a terra.
E non vedeva l'ora di rivedere Temaku.
Era parecchio che non la vedeva, ma la ragazza gli aveva assicurato che
ci sarebbe stata anche lei con il comitato di benvenuto.
E infatti fu la prima persona che adocchiò quando
uscì dall'aeroporto.
I due si salutarono calorosamente, poi Sergej le presentò la
ragazza che lo accompagnava. E per finire si presentò il
professore che aveva seguito lo scambio.
I due ragazzi russi furono subito accompagnati al campus, dove si
trovavano i loro alloggi.
Temaku invece salutò Sergej quasi subito, visto che il
campus era dall'altra parte della città rispetto casa sua.
Immaginando che Sergej volesse riposarsi, lo lasciò andare.
"Però chiamami quando ti sei sistemato, che dobbiamo uscire
insieme: mi devi assolutamente raccontare tutto quello che mi sono
persa!"
"Contaci!"
***
Sergej fu svegliato dal fastidioso suono della sua sveglia.
Il gigante biondo la maledisse, anche se in realtà era stato
lui a programmarla per quell'ora: mattina presto, comunque.
Anche se era vacanza - lo scambio infatti era stato fatto apposta
perché i ragazzi arrivassero durante una
festività, in modo da avere qualche giorno per ambientarsi,
prima di cominciare la scuola - Sergej si era voluto alzare presto per
andare a fare un giro per il campus, e poi anche per la
città.
Voleva anche incontrarsi con Temaku, ma immaginò che la
ragazza stesse approfittando dei pochi giorni di vacanza per dormire,
quindi decise che l'avrebbe chiamata solo a mattina inoltrata, magari
per incontrarsi per pranzo.
***
Temaku fu svegliata dal suo cellulare che squillava.
Sempre a occhi chiusi, lo cercò a tentoni sul comodino di
fianco il letto.
Le ci volle un po', ma alla fine riuscì a trovarlo.
"Pro...pronto?" chiese cercando di soffocare uno sbadiglio.
"Non dirmi che stavi ancora dormendo?!"
"E anche se fosse??"
"Ma è quasi mezzogiorno!"
"Ogni ora è buona per dormire!"
"Che scansafatiche!"
"Eheh! Tu invece sempre mattiniero, eh?!"
"Già. Senti non vorrei disturbarti, ma che ne dici se
pranziamo assieme?!"
"Ma certo! Mi fa molto piacere! Dove?"
"Ah, dimmi tu...io non so bene dove andare!"
"Ah, sì...scusa! Senti, sei al campus?"
"No, sono in centro...!"
"Perfetto. Allora tu aspettami davanti alle Poste, che arrivo tra...mi
dai una mezz'oretta?!"
"Fai pure con comodo, io intanto mi faccio un giro!"
"Ok, allora ci vediamo dopo!"
"A dopo!"
Temaku spense il cellulare e, prima di alzarsi, si
stiracchiò per bene.
"Chi era?!" chiese il ragazzo di fianco a lei.
"Non sono affari tuoi, lo sai!"
"Certo, certo, lo so benissimo. La tua vita privata non mi riguarda!"
"Smettila di fare il sarcastico e dimmi dove hai messo il mio
reggiseno!"
"E chi se lo ricorda...i vestiti sono andati un po' ovunque!"
"Porco!"
"Tanto a te piace, non negarlo!"
Temaku per tutta risposta gli tirò il cuscino in faccia.
Anche se in realtà stava sorridendo.
Poi si alzò dal letto, girandoci attorno alla ricerca di
tutti i suoi vestiti che miracolosamente erano sparsi per tutta la
stanza. Certo che la sera prima non si erano troppo contenuti.
"Questa camera è un casino!!"
"Ti ricordo che metà della colpa è tua!"
"Sì, certo, certo, mi dai una mano a cercare le mie cose?!"
Il ragazzo si alzò dal letto, e Temaku gli lanciò
i suoi jeans.
"E copriti, per l'amor del cielo!"
"E perché? Siamo solo io e te qua dentro!"
"Ci rinuncio!"
Il ragazzo ridacchiò divertito, ma si rimise lo stesso i
pantaloni, poi, furtivo, si avvicinò alla ragazza e le cinse
la vita da dietro, baciandolo le spalle nude.
"Dai...devo andare..."
"Uh-uh..."
"Smettila..."
"..."
"Davvero! Devo andare!"
Temaku si girò di scatto e lo spintonò via, ma il
ragazzo la teneva ancora abbracciata e la portò con se nella
sua caduta, che fortunatamente si concluse sul letto e non per terra.
Non sapendo esattamente come, Temaku era finita sotto il
ragazzo, che ora le si era sdraiato sopra, tentando di toglierle i
vestiti che la ragazza aveva faticosamente ritrovato.
"Dai...resta ancora un po'...!"
"Sono in ritardo...!"
"E chissenefrega! Non sono meglio io di Sergej?!"
"E allora se sapevi chi era che cavolo me lo hai chiesto a fare?!"
Per tutta risposta il ragazzo prese a baciarla con passione e per un
attimo Temaku si dimenticò che aveva un appuntamento.
Le sua mani stavano accarezzando la schiena muscolosa del ragazzo,
quando all'improvviso gli sgusciò via da sotto, lasciando il
ragazzo a bocca asciutta.
"No, davvero, devo andare!" e finì completamente di vestirsi.
Il ragazzo rimase sdraiato a letto, ma si girò su di un
fianco per guardarla mentre si vestiva.
"Che hai da fissare?!" chiese lei dopo essersi accorta che il ragazzo
non accennava a smettere di fissarla.
"Sei bellissima!"
Temaku gli diede le spalle.
Non voleva dargli la soddisfazione di vederla arrossita a qual
complimento.
Sospirò rassegnata e afferrò la borsa.
Prese le ultime cose e si avviò all'uscita.
"Ciao!"
"Ci vediamo stasera?!"
Temaku lo fulminò con un'occhiata.
"Ci vediamo quando ti chiamo io. Ciao Kei!"
***
"E Boris che ha fatto?"
"E' salito in cima alla scuola e ha urlato a tutti "Olga ti amo!""
"Oh, come avrei voluto esserci!"
"Ti sei persa una scena davvero delirante. E poi quel pazzo si
è beccato due giorni di sospensione!"
"Ahahah!!! Che figura!!"
"Sì, però meritava davvero la scena!!"
Sergej e Temaku era seduto ad un sushi bar e si stavano raccontando
tutte le ultime novità su quanto era avvenuto di memorabile.
E Temaku era già stata aggiornata su tutte le scene
imbarazzanti di Boris.
Ma lui non
era ancora stato nominato.
Anche se Temaku aveva bisogno di sapere.
"E...Yuri...come sta?!"
Sergej spostò lo sguardo sul suo salmone.
Lo rimirò con insistenza per un bel pò, prima di
rispondere.
"E' stato davvero male!"
Temaku sussultò alla notizia.
Anche se se lo aspettava.
Conosceva fin troppo bene Yuri e sapeva che non poteva averla presa
bene.
Alla fine Temaku aveva ceduto e i due si erano rimessi assieme per gli
ultimi mesi di permanenza della ragazza.
Ma ogni giorno che passava, seppur meraviglioso, era un giorno in meno
al distacco.
E questo, in qualunque caso, sarebbe stato doloroso.
Per questo Temaku aveva architettato una fuga che poteva sembrare
crudele.
Il giorno del ritorno era stato fissato per il 29 aprile, ma Temaku
aveva detto a Yuri che sarebbe partita il 30. In questo modo ebbero la
possibilità di passare insieme una giornata fantastica,
visto che Yuri credeva di avere ancora un giorno di tempo per gli
addii, mentre la mattina dopo aveva trovato l'appartamento della sua
ragazza vuoto, con solo una lettera indirizzata a lui.
Era stata un lettera scritta con il cuore, che aveva fatto piangere
anche Temaku che l'aveva scritta.
Ma era stato pur sempre un addio mancato.
Non si erano neppure dati un bacio d'addio.
"Non ha mangiato per una settimana ed era sempre depresso e irascibile.
E' stato davvero un inferno stargli vicino in quel periodo"
"Mi dispiace tanto!"
"Non ti scusare. Sapevamo tutti che sarebbe stato difficile in ogni
caso."
"Già..."
"Devo dire che però quando gli hai mandato quella lettera il
mese dopo era di umore completamente diverso!"
"Davvero?!"
"Sì, era di nuovo al settimo cielo!"
Temaku tirò un sospiro di sollievo.
In effetti anche lei, dalla lettera di risposta di Yuri, aveva avuto
l'impressione che il ragazzo fosse allegro, ma non voleva illudersi:
magari lui diceva di stare bene quando in realtà meditava il
suicidio.
"Mi dispiace di non averlo più chiamato!"
"Secondo me hai fatto bene. Al telefono sarebbe stata una cosa
schifosa. Io personalmente ho molto apprezzato l'idea delle lettere."
"Già, non siamo più fidanzati, ma almeno siamo
amici di penna!"
"E quelle lettere gli fanno davvero bene, te lo garantisco!"
"Ne sono davvero felice!"
Tra i due scese il silenzio, e per qualche minuto mangiarono e basta.
Poi Sergej fece quasi strozzare la ragazza con il suo sushi.
"E come vanno le cose con Kei?!"
"Prego?!"
"E' inutile che fai la santerellina!"
"San...santarellina?!"
"So benissimo che tra te e Kei c'era qualcosa e non venirmi a dire che
in tutto questo tempo non è successo nulla tra di voi!"
"Ecco...veramente..."
"State assieme?!"
"No, no, no, nella maniera più assoluta NO!"
"Ok...ho capito l'antifona...!
"Non.Stiamo.Assieme!"
"Ok, ok, tutto chiaro!...Però è successo comunque
qualcosa!"
"Sergej!!!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Bentrovati, miei lettori!
Sono infine tornata dalle vacanze, e come promesso ecco qui
l'aggiornamento della fiction.
Ci sono stati un pò di colpi di scena...
Spero che siano di vostro gradimento!
Eheh! ^_^
Ringrazio lirinuccia,
scrlettheart, Padme86
e lexy90
che hanno commentato lo scorso capitolo! ^__^ Grazie!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 15 *** Capitolo XV: Fidanzato?! ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XV:
Fidanzato?!
Temaku e Sergej avevano chiacchierato ancora per qualche ora,
spostandosi dal sushi bar verso il campus.
Era un pò distante, ma una passeggiata era parsa una buona
idea ad entrambi.
Parlarono e parlarono, di tutto.
Alla fine Temaku aveva salutato Sergej, che era tornato al campus.
Aveva intenzione di leggere un pò, prima di uscire per la
sera.
Temaku purtroppo aveva un impegno, e con l'altra ragazza dello scambio
non aveva intenzione di uscire, o almeno non quella sera.
Per cui si risolse in un piacevole giretto per tutti i bar della zona.
Voleva vedere se anche i Giapponesi erano buoni bevitori come i Russi!
Dopo due ore di perlustrazione, poteva dire con quasi assoluta certezza
che no, i giapponesi non erano dei buoni bevitori.
Ne aveva sfidati tre in tutta la serata, e li aveva battuti tutti.
E ancora nemmeno barcollava, lui!
Dopo la terza vittoria decise di cambiare bar.
Camminò per un pò, per prendere un pò
d'aria,
visto che il bar in cui era appena stato era piccolo e soffocante.
Il biondo russo aveva adocchiato un locale promettente, quando i suoi
occhi
notarono anche qualcos'altro di interessante.
Una figura familiare.
Kei.
Che per puro caso stava per entrare nello stesso bar che aveva scelto.
Lo raggiunse che si era già seduto al bancone, mentre stava
ordinando una birra.
Sergej gli si sedette accanto.
"Una birra anche per me...e metta sul suo conto" disse indicando Kei.
Dal canto suo, il ragazzo stava già per protestare con il
disgraziato che voleva bere a scrocco, quando si accorse di chi si
trattava.
"Ah...sei tu!"
"Mamma mia che entusiasmo!"
Kei fece un cenno al barista, che rispose con un altro cenno di capo.
Il ragazzo fece poi segno a Sergej di seguirlo e lo guidò
verso
un tavolino un pò più appartato dalla confusione
del
resto del locale.
"Almeno qui si può parlare!"
"Sei un cliente abituale?"
"Sì"
"Bene!"
"Ma non sperare che ti offra da bere!"
"Stavo scherzando!"
"Meglio!"
I due boccali di birra arrivarono.
"Allora, stai o no con Temaku?!"
Kei quasi si soffocò con la birra che gli andò di
traverso.
"Che cazzo di domande fai?"
"Beh, lei non si è voluta pronunciare su quest'argomento!
Anzi,
in realtà ha dichiarato in maniera molto convinta che NON
state
assieme...ma non ci credo più di tanto!"
Kei lo guardò di sottecchi per qualche secondo.
Poi sbuffò.
"No, non stiamo assieme!"
"Davvero?!"
"O almeno...non sentimentalmente..."
"...?"
"Andiamo solo a letto insieme..."
"Aaah...molto romantica la cosa! Eheh"
"Non ci trovo niente da ridere!"
"E perché scusa?!"
"Ma sei scemo o cosa?! Io sono innamorato di lei...ma lei non ne vuole
sapere che io diventi il suo ragazzo!"
"Però viene a letto con te.."
"Se non te ne eri accorto, lei è follemente attratta da
me...ma
purtroppo solo dal punto di vista fisico! E' per questo che ha rotto
con Ivanov!"
"Già...ma perché non vuole mettersi con te?
Cioè, già che lo fate insieme..."
"Lei è convinta che io volessi solo portarmela a letto, e
nulla
di più. Per cui mi "accontenta" e si limita a darmi il suo
corpo. E' da quando è tornata che continuaiamo
così... ma
con me non si è mai confidata nemmeno una volta. Non mi dice
niente di sé. Non vuole parlare con me. Semplicemente quando
ha
voglia di sfogarsi, mi chiama e...e basta. Solo sesso!"
"Alquanto triste...!"
"Squallido direi io...!"
"Ma non hai provato a dirle che vorresti una storia seria con lei?!"
"Ci ho provato una volta, ma si è messa a ridere. E ogni
volta
che provo a dirle qualcosa che esula dal "facciamolo", mi evita
come la peste! Da me non vuole sentire niente."
"Che strano comportamento..."
"Nella sua testa ha anche una sua logica: per lei io sono la causa del
fallimento della sua storia più importante e per questo,
anche
se non si può negare a quello che facciamo, lei mi
negherà a vita la possibilità di avere una storia
seria
con lei!"
Sergej guardò la sua birra, come se dentro di essa potesse
trovarsi la verità.
"Ma tu davvero sei innamorato di lei?"
"Non c'è neanche bisogno di chiederlo..."
***
"Sono a casa!"
"Ciao piccola! Come è andata oggi a scuola?!"
"Papà, oggi è ancora vacanza, la scuola
ricomincia domani!"
"Oh, scusa, errore mio!"
"Non è che stai lavorando un pò troppo,
papà?"
"Troppo, dici?!"
"Sì, torni a casa sempre tardi e hai lo stesso un sacco di
lavoro da fare! Perché non chiedi al signor Hito di darti
qualche giorno di vacanza?!"
"No, adesso non se ne parla proprio! Abbiamo tra le mani un progetto
davvero importante e non posso permettermi pause!"
"Ok, ok! Ma promettimi che quando questo progetto sarà
finito ti prendi una vacanza!"
"Ma che carina la mia piccolina che si preoccupa del suo
papà!"
Temaku arrossì all'apprezzamento del padre.
"Se non lo faccio io, tu non ci pensi mica a prenderti cura di te!"
"E te ne ringrazio molto, tesoro! Senti, che ne dici se ci facciamo un
viaggetto insieme quando avrò la mia vacanza?"
"Un viaggetto insieme?!"
"Sì, io e te! Oh, scusa...forse pensavi di andarci con il
tuo
ragazzo! Devo smetterla di pensare che tu abbia ancora dieci anni! Ah,
quanto passa in fretta il tempo!"
"Frena, frena, frena! Ma di che stai parlando?! Io non ce l'ho il
ragazzo!"
"Tesoro...so che questi argomenti avresti preferito affrontarli non con
tuo padre... ma in mancanza della mamma, ci devo pensare io. E
comunque,
ora sei grande e penso che tu sappia come funzionano certe cose e....."
"Papà! Ti prego, questo discorso me lo hai già
fatto
quando avevo quattordici anni ed è già stato
imbarazzante
allora, ti prego non vorrei proprio doverlo risentire!"
"Sì, sì, scusa! Comunque non ti dovresti
vergognare, sono tuo padre e con me puoi parlare anche di ragazzi!"
"Papà, per l'amor del cielo! Che ragazzi?! Di che stai
parlando?!"
"Ma del tuo fidanzato!"
"Papà, io non ho un fidanzato!!"
"Tesoro mio, ti ho detto che non ti devi vergognare!"
"Ma io non mi vergogno di niente. Non ho il ragazzo, punto!"
"Certo certo...!"
"E non mi fare "certo certo" con quel tono!"
"Sai com'è...non c'è peggior sordo di chi non
vuol sentire!"
"E mò che c'entrano i sordi!!!"
"Tutto e niente!"
"Papà, sei strano, te lo ha mai detto nessuno?!"
"Non cambiare argomento!"
"Che argomento?!"
"Il tuo ragazzo!"
"Ma io non ce l'ho il ragazzo!!!"
"Temaku, è inutile che provi a negare. Tanto non serve che
tu ti
nasconda, per me va benissimo che tu frequenti i tuoi coetanei..."
"Papà, io non....."
"E mi va più che bene che tu abbia cominciato ad avere delle
storie! Sai, è molto importante per quelli della tua
età
fare nuove esperienze e conoscere gente nuova...beh, anche se in questo
caso......"
"In questo caso, che?! Papà che stai farneticando?!"
"Dai, tesoro! Non serve davvero che tu lo nasconda. So che hai una
storia con Kei!"
Appunti mentali di Temaku:
- Uno: La gente deve
smettere di credere che io e quel cretino abbiamo una storia.
- Due: Come cavolo ci
siamo arrivati a questo discorso?
- Tre: Perché
cavolo mio padre si è messo a fare questi discorsi proprio
adesso?
- Quattro:
"Come cavolo hai fatto a sapere di me e Kei?!?!" Temaku si
portò le mani al viso non appena il suo ultimo appunto
mentale le era scappato dalla
bocca, mentre lei credeva di averlo solo pensato.
L'uomo posò paternamente una mano sulla testa della sua
adorata figliola.
"Tesoro, ti insegnerò ora uno dei più saggi
consigli che
un padre possa dare a sua figlia: la servitù ha le orecchie
lunghe e ama spettegolare!"
"...Saggi consigli di un padre...dove?!?!"
"Tesoro, credo che sia solo il timore reverenziale che il signor Hito
incute alla sua servitù il motivo per cui solo lui nella sua
casa non sappia di te e Kei. Le cameriere per un pò non
facevano
altro che parlare di questo!"
Appunto mentale di Temaku - seconda parte: glielo aveva detto io a quel
deficiente che casa sua non era il posto giusto!!
"Ah sì...e precisamente, di che parlavano le cameriere?!"
"Ah, varie cose...del fatto che il 'signorino' Kei si fosse finalmente
trovato una fidanzata...."
"Io.Non.Sono.La.Sua.Fidanzata!"
"Ma come no?!"
"E' no e basta, ti dico!"
"Ma da quello che sapevo io la cosa era ben diversa!"
"Senti papà, facciamo così: tu mi racconti quello
che hai
sentito dalle cameriere, poi io ti dico come stanno veramente le cose.
Ma poi promettimi che non ne parleremo mai più, va bene?!"
"Se proprio ci tieni, figliola...a me piace parlare con te!"
"Anche a me papà, ma non di questo argomento! E ora sotto
con i pettegolezzi!"
"Bene, come stavo dicendo, ho saputo tutto da una cameriera. All'inizio
non voleva raccontarmi tutto, visto che sono tuo padre ma..."
"Taglia papà!"
"Sì certo, scusa. Beh, la cameriera mi ha raccontato del
profondo cambiamento che hai provocato in Kei. Sai, prima di mettersi
con te, a quanto pare era un noto...vediamo come lo posso dire..."
"Puttaniere, papà. Il termine esatto è
puttaniere! E lo è ancora!"
L'uomo guardò con tanto d'occhi la figlia.
"Ancora? No luce dei miei occhi, perché dici così
del tuo fidanzato? Avete per caso litigato?!"
"Lui non è......"
"Comunque sia...da quello che mi hanno detto, prima di te Kei se ne
portava a letto una diversa a settimana...o giù di
lì...!"
"Questo lo sapevo anche io papà, grazie!"
"Oh, tesoro, mi dispiace se sto rivangando dei ricordi dolorosi!"
"Ma che dolorosi e dolorosi, va avanti che è meglio!"
"Ok. Beh, da quando è tornato dalla Russia, a quanto pare
per un
pò ha continuato con le sue vecchie abitudini. Ma da poco
dopo
che sei tornata anche tu, lui ha smesso di vedere qualunque ragazza.
Tutto questo per te!"
"Cioè, mi stai dicendo che sono sei mesi che non va con una
ragazza?!"
"A parte te no...!"
Temaku ci mise qualche secondo per assimilare l'informazione.
"Ma, comunque questo te lo hanno detto le cameriere...non sapranno mica
tutto di quel ragazzo!"
"Tu non conosci il potere del loro genere!! Ti assicuro che sanno
davvero tutto! Se vuoi, ti posso dire quante volte esattamente sei
andato a trovarlo in......"
"PAPA'!!! Ma ti sembrano dei discorsi da fare?! Sei mio padre! Queste
cose ti dovrebbero far imbufalire!"
"Tesoro, perché mai dovrei arrabbiarmi! Io sono felicissimo
per te!"
"Ma perché mai?!"
Il padre di Temaku divenne serio, ma aveva lo stesso il suo dolce
sorriso.
"Temaku, sono felice che tu ti sia trovata un ragazzo capace di
cambiare così tanto...e solo per te! E poi, Kei lo conosco
da
quando era in fasce, e so che è un bravissimo ragazzo. Che
ti
farà felice! Siete davvero una bella coppia!"
Temaku era come entrata in catalessi.
Tutto quello doveva essere un incubo di certo.
"Beh, ora che sai che lo so, potresti anche invitarlo a cena da noi,
qualche volta!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Povera Temaku!
Che padre fuori di testa che si ritrova! ^^
Ahahah!
Sono felice di vedere che i miei lettori hanno apprezzato le
novità! ^^
In effetti era lampante che Temmy non potesse resistere più
di tanto al fascino di Kei.
Ma non illudetevi che la cosa finisca qui!
Dovranno succedere ancora un sacco di cose prima della fine! Eheh!
Alla prossima, mi raccomando continuate a seguirmi! ^__^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 16 *** Capitolo XVI: Pettegole ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XVI:
Pettegole
“Bene ragazzi, visto che la materia vi interessa
così tanto.." disse il professore vedendo che a mala pena
quattro ragazzi in tutta la classe lo stavano seguendo "..domani faremo
un bel compitino!”
Silenzio generale prima dello scoppio delle prima proteste!
“Professore, non può!!”
“Certo che posso razza di delinquenti!”
“Ma che le abbiamo fatto di male?!”
“Non seguite le mie lezioni disgraziati!!”
“Ma....”
“Niente ma! Sono irremovibile sulla mia decisione!”
E sdegnoso, il professore tolse le tende da quella classe ingrata.
Sergej si avvicinò a Temaku che stava ancora fissa a
guardare sconvolta la cattedra su cui fino a pochi attimi prima si
trovavano la cose del professore.
“Che simpatico rompicoglioni!!”
“Se vuoi ti posso insegnare qualche insulto più
efficace!”
“Lascia perdere! Piuttosto, studiamo assieme? Io non ho
capito granché di quello che ha spiegato!”
“Caschi male Serg...purtroppo credo che non ti sarei troppo
utile!”
“Accidenti!”
“Volete una mano, per caso?!”
Se un elefante rosa si fosse messo a volare davanti la finestra, non
sarebbe risultato altrettanto strano: Kei aveva proposto di aiutare
qualcuno.
“No, grazie, Hiwatari, ce la possiamo benissimo cavare
da.....”
“Non essere così rigida, Temaku! Certo che
accettiamo il tuo invito!”
“Sergej!” lo rimproverò la ragazza.
“Temmy...” Kei attirò la sua attenzione.
“Non mi chiamare Temmy!”
“Temmy" ripeté lui senza scomporsi "...ti impunti
sempre su cose inutili!”
“Ma...”
“E dai, che ti costa farti aiutare dal primo della classe in
chimica?!”
“...Dillo che lo fai solo per vantarti!”
“Accidenti hai scoperto il mio piano!”
Sergej non poté fare a meno di sorridere sotto i baffi,
guardando quei due che si stuzzicavano a vicenda, mentre ridevano.
Entrambi.
***
Alla fine, senza neanche dover lottare troppo, Temaku aveva ceduto e
aveva accettato di andare a casa di Kei.
E stranamente non per andarci a letto!
In effetti un po' tutta la servitù si era stupita del fatto
che il signorino Kei fosse rientrato a scuola non solo in compagnia di
Temaku - che ormai era una presenza abituale - ma anche di una persona
che non era di sesso femminile.
E pareva pure che potessero vagamente essere amici!
In effetti fu un bello shock per tutti quanti, quando Kei
annunciò che si sarebbero messi in cucina, per studiare
tutti e tre assieme.
E a conti fatti, fu davvero una bella fortuna che Kei avesse
così gentilmente deciso di dare loro una mano: sia Sergej
che Temaku non erano esattamente dei geni in chimica, mentre Kei non
aveva alcun problema con la materia.
Alla fine, dopo un'ora e mezza di intenso studio, quando finalmente
anche l'ultimo problema fu accantonato - e grazie al cielo per Kei che
stava cominciando ad avere un gran mal di testa! - i tre di misero a
prendere un tè.
"Bene, vedo con piacere che andate d'accordo!"
Sia Temaku che Kei, che entrambi stavano bevendo una tazza di
tè, quasi si soffocarono con la bevanda, all'osservazione di
Sergej.
"Ma che cavolo stai dicendo?!" chiesero in simultanea i due.
"E vedo che avete anche lo stesso tempo di reazione!"
"Sergej, ma che ti salta in testa?!"
Temaku si era infervorata, mentre Kei invece se ne era rimasto poi
zitto, intento ad assaporare con finta insistenza il suo tè
caldo.
"Beh, ma guarda che è vero!"
"Cosa, di grazia?!"
"Niente. Non importa, lascia stare!"
Alla fine del tè, Sergej si alzò e
annunciò che sarebbe ritornato a casa.
Approfittando della situazione, anche Temaku decise che era meglio
levare le tende: dopo il discorso che aveva avuto con il padre, si era
sentita per la prima volta a disagio in casa Hiwatari.
Kei annuì e si alzò per accompagnarli alla porta.
Anche se era un ragazzo distaccato e freddo, non gli si poteva dire che
mancasse di buone maniere.
Sulla soglia, mentre salutava i due compagni, Sergej gli si
avvicinò per dirgli qualcosa sottovoce, che Temaku non
sentì.
Non appena furono usciti dal cancello della villa, la ragazza, molto
incuriosita, chiese delucidazioni all'amico.
"Ultimamente stai andando molto d'accordo con Kei. Il che è
strano considerando che voi due siete famosi per non avere molti amici!"
"Già..."
"Che gli hai detto?"
"Eheh! Segreto!"
"...Non è che sei passato all'altra sponda anche tu?!"
"Come anche tu? Chi altri ha certe tendenze?!"
"Non cambiare discorso! Che gli hai detto?!"
"Non ti preoccupare, sono ancora etereo se sei preoccupata di questo! E
comunque, non ho alcuna intenzione di soffiartelo!"
Per l'ennesima volta a sentire quei discorsi, Temaku avvampò.
"Che cavolo stai dicendo?!"
Sergej, che finora - seppur a modo suo - aveva scherzato,
guardò Temaku con un'aria molto seria.
"Sai, penso che a questo punto sia diventata quasi ridicola la
situazione..!"
"Che situazione?!"
"Si vede lontano un miglio che ti piace!"
Temaku arrossì ancor di più se possibile.
"Sergej...non ti ci mettere anche tu con questa storia, ti prego!"
"E perché non dovrei?!"
"Perché non è vero che mi piace..."
"..."
"Beh, di certo non nel senso che intendi tu!!"
***
Temaku se ne stava tranquillamente a riposarsi nel giardino del liceo.
Era pausa pranzo e, se non aveva nulla da ripassare per il pomeriggio,
la ragazza l'amava passare stando mollemente sdraiata sull'erba,
nascosta in un cespuglio, dal cui interno però si poteva
vedere il cielo sovrastante, intenta a fissare le nuvole, senza pensare
a niente.
Però quel giorno gli dei evidentemente non aveva voglia che
lei se ne stesse in pace.
Infatti, proprio nel momento in cui si stava per assopire, dal muretto
dietro il cespuglio dove lei stava, sentì improvvisamente
delle voci sgradevolmente acute. Ragazze pettegole.
Che brutta razza!
Temaku, visto che ormai era stata svegliata, non trovò
niente di meglio da fare se non ascoltare quello che stavano dicendo:
chissà, magari avrebbe anche lei scoperto qualcosa di nuovo!
In fondo, era parecchio indietro con il gossip.
Da quando era partita per la Russia, aveva un pò perso i
contatti con i suoi amici.
Che per la cronaca non erano mai stati molti.
E da quando era tornata, visto tutto quello che era successo e visto
come lei si sentiva in colpa, aveva preferito rimanere per un
pò da sola, senza nessuna persona fastidiosa attorno. Certo,
le rimaneva un'amica delle medie che sentiva per telefono ogni tanto
ma, se si escludono le lettere che si mandava con gli amici in Russia,
era davvero tagliata fuori dal mondo.
Il suo periodo di depressione post-rottura-con-Yuri e il periodo di
depressione faccio-sesso-con-uno-che-in-realtà-odio erano
state così ravvicinate nel tempo che in realtà a
conti fatti, Temaku era ancora in fase di recupero.
E quando Temaku era in fase depressiva, non voleva avere a che fare con
nessuno.
E questo voleva dire anche niente pettegolezzi.
Ma per quel giorno, forse, anche senza interagire con le dirette
interessate, poteva darsi allo spettegolaggio.
Sentì che stava parlando una sua compagna di classe, insieme
ad altre due ragazze di cui non riconobbe la voce, e la ragazza russa
che era arrivata con Sergej.
"Ragazze...ma davvero lui non accetterebbe di uscire con me?!" chiese
in un pesante accento russo una delle ragazze.
"Oh, Natasha...mi dispiace davvero! Ma non credo proprio che...."
"Non sono il suo tipo?!"
"Guarda, per quel che ne so, il suo tipo deve avere un corpo e
respirare!"
"...?"
"Oh, scusa, hai ancora problemi con la lingua vero?!"
"Sì..."
"Beh, quello che intendevo dire, è che Kei si portava a
letto chiunque, basta che fosse una ragazza!"
Allora stanno parlando
di lui!
Beh...sai che
novità...niente che mi possa interessare!
"E allora perché dici che non vorrebbe uscire con me? Sono o
no una ragazza?!"
"Ma sì, Naty! Però non è questo il
punto!"
"E qual'è allora?!"
"Pensa, qualcuno ha messo in giro la voce che sia diventato gay!"
Ahah! Ben ti sta Kei!
"Davvero è gay?! Ma è uno spreco assurdo!"
"Ma no! In realtà non è gay...sono solo delle
voci maligne che giravano tra gli altri donnaioli, che speravano di
metterlo fuori mercato!"
"E allora perché?!" chiese Natasha, quasi disperata.
"Nessuno sa bene perché, ma sono mesi che non accetta
appuntamenti da nessuna!"
Temaku stava per andarsene, ma dopo aver sentito questa affermazione,
non poté muoversi e rimase dov'era.
"Ma allora si è fidanzato!"
"Chi, Kei Hiwatari?! Lo Sciupafemmine con la esse maiuscola?!"
"E allora come lo spieghi che non esce con nessuna?!"
"Infatti non me lo spiego! Non se lo spiega nessuno! E non possiamo
nemmeno chiedere ai suoi amici....perché non ne ha di amici!"
"Ma...io l'altro giorno l'ho visto insieme alla Kurumada..."
Temaku temette l'infarto...
"...e all'altro ragazzo russo, Sergej! Stavano parlando insieme!"
"Oh, davvero?! Kei che parla con qualcuno?!"
Temaku sospirò di sollievo.
"Sì! E sembravano...beh, non proprio amici ma quasi! Non
possiamo chiedere a loro, magari lo sanno!"
"Non credo...il russo mi fa paura...e la Kurumada preferirei non
avvicinarla!"
"Perché?!"
Già...perché
mai non mi vorresti avvicinare?!!!
"Beh...non lo so...ma anche lei non mi piace molto...mi mette
soggezione!"
Soggezione?!?!
"Beh...essendo amica di quei due, non ci si poteva aspettare troppo!"
"Kurumada è amica di Kei?!"
"Bah, non è molto chiaro: so che il padre lavora per la
ditta Hiwatari, e che da bambini lei e Kei erano molto amici. Poi per
un pò non si sono più parlati. Però
ultimamente mi sembrano meno tesi...!"
"Ma..." disse titubante la ragazza russa "..io sapevo...beh...quando
erano in Russia, ci sono stati molti casini, sapete!"
"Davvero?! E' per la storia che Kei è tornato prima?!"
"Beh, non so quanto Kei c'entri...ma dovete sapere che la Kurumada si
era fidanzata!"
"Che cosaaaa?! Quella lì?!"
Appunto mentale di Temaku:
massacrare quelle lì!
"Sì! Si è messa con uno della sua classe, ed
erano davvero una di quelle coppiette che non fanno altro che starsene
appiccicati ovunque!"
"Oddio, che storia!"
Temaku si era rattristata, a sentire di nuovo quei ricordi
così felici, ma che per lei erano anche legati a tanto
soffrire..
"Sì, ma non è ancora finita. Vedete, sia lei che
il suo tipo, e anche Kei, stavano nei dormitori del campus, e una mia
amica che ci stava anche lei ne ha sentite di ogni!"
"Ci davano dentro, eh?!"
"Sì, beh, a parte quello! La mia amica non si è
mai impicciata perché non voleva casini, ma più
di una volta ha beccato delle belle sfuriate della Kurumada verso
Kei...oltre al fatto che a quanto pare ogni due per tre si metteva a
piangere!"
"No! Che storia! La spavalda Kurumada che fa la frignona?!"
"Sì, sì! Sapete, anche se erano una bella
coppietta, ogni tanto litigavano di brutto, e lei scoppiava sempre a
piangere! Ma il meglio è questo: una volta Kei e l'altro
ragazzo hanno fatto a botte nel campus!"
"Che cosa?! Ma è una cosa fighissima!!"
Ma a queste è
completamente andato in fumo il cervello?!?!
"Sì, e poi tutti e due sono stati sospesi e poi Kei
è tornato a casa! Ma la cosa importante, è che a
quanto pare stavano litigando proprio per la Kurumada!"
"COSAAA?!"
"Sì, ve lo giuro! Lei è anche finita in
infermeria per avere cercato di fermare quei due che si stavano
pestando e hanno finito per coinvolgere anche lei!"
"Che storia......ma quindi a quanto pare, Kei...no, ma che dico!"
"Cosa stai pensando?!"
"Beh, da come Naty l'ha messa giù...sembra che Kei fosse
geloso!"
"Kei Hiwatari geloso?!?! E poi proprio della Kurumada?!"
"Ma sono cose dell'altro mondo!"
Pregoooo?!?!
"Però...ora che mi ci fai pensare...è da quando
la Kurumada è tornata che Kei ha smesso di vedere
le altre ragazze!"
"Oddio è vero....no! Non dirmi che le cose stanno
così! Non potrei mai accettare che Kei si fosse messo
insieme a quella lì!"
Ma si può
sapere tu che cazzo vuoi?!?!
"Ma quei due non hanno mai detto nulla...e da come si comportano, non
mi sembra proprio che abbiano una storia!"
Infatti non ce
l'abbiamo!!
"La cosa è molto strana!"
"Già...senti Naty.."
"Dimmi."
"Non è che provi a parlare con quel Sergej per vedere se ti
dice qualcosa?!"
"Io?!"
"Beh...usa una scusa...tipo che visto che lui è bravo con la
lingua ti può aiutare!"
"Non è una cattiva idea! Devo fare di tutto per scoprire
come stanno veramente le cose tra Kei e la Kurumada!!"
***
"Sergej, devo parlarti!"
Temaku era entrata come una furia in classe, facendo sobbalzare i
presenti.
Ma come al solito, il gigante non si era lasciato sfuggire alcun moto
di sorpresa.
Temaku entrò a passo di marcia in classe, gettando
occhiatacce a tutti quelli che la stavano maledicendo per lo spavento e
lanciando un'occhiata a dir poco fulminante a Natasha, che si
spaventò parecchio.
"Che bisogno c'è di fare tutta questa confusione?!" chiese
sempre impassibile il buon russo.
"In privato, per favore!"
Di malavoglia, Sergej si alzò dal suo posto e
seguì l'amica fuori dalla classe.
Non appena trovarono un corridoio abbastanza vuoto, Temaku
raccontò a grandi linee quello che aveva sentito.
"Quindi, per concludere, se quella svampitella ti viene a chiedere
qualcosa, nega tutto e non far parola a nessuno di quello che combina
Hiwatari!"
"Vorrai dire, di quello che combinate!"
"Sergej!"
"Ho capito, ho capito, non temere! Però in cambio..."
"Vuoi che ti paghi?!"
"Tsk! Non sono così superficiale, io!"
"E allora che vuoi in cambio del tuo silenzio?"
"Vorrei che tu fossi sincera con te stessa!"
Temaku lo fissò smarrita.
"In...in che senso?!"
"Temaku, a quanto pare siete stati bravi a non far sapere a nessuno di
voi due. E, visti tutti i casini che sono successi a Mosca, capisco
anche perché tu non te la senta di rendere pubblica la
vostra relazione."
"Noi non...."
"E per favore" la interruppe lui "..smettila di dire che non avete una
relazione! Puoi ingannare te stessa finché vuoi, ma voi due
avete una relazione! Sarà strana, lo so, ma non puoi
negarlo. E soprattutto...dovresti smetterla..."
Temaku teneva gli occhi bassi, fissi a terra.
Non sapeva perché, ma le parole di Sergej l'avevano colpita
molto.
"..Dovresti smetterla di credere che provi solo attrazione sessuale
verso Kei!"
Temaku rialzò lo sguardo, arrabbiata però.
"Che cosa credi di saperne tu, eh?!"
E scappò vai, veloce.
Senza voltarsi indietro.
Sergej sospirò rumorosamente.
"Perché fai tutto questo?!" chiese una voce alle sue spalle.
Sergej voltò leggermente la testa, per vedere che Kei
compariva da dietro l'angolo.
Sergej accennò ad un sorriso.
"Non lo so bene nemmeno io!..."
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
E non lo sa nemmeno l'Autrice! °_°
Chissà come mi è uscito fuori un Sergej
così!
Mi è molto simpatico...il che è strano! ^_^""
Eheh!
Comunque sia, in effetti va parecchio d'accordo con
Kei...sarà davvero un'amicizia basata sull'alcool, come lexy
ha ipotizzato! Ahahah! che personaggi assurdi che sono! ^^
Bene bene.
Una Temaku sempre piùin crisi in questo capitolo.
Povera ragazza, si fa un sacco di pare mentali per niente! Ahahah!
Grazie mille a lexy90,
Padme86 e scrlettheart! ^__^
Ragazze, grazie che continuate a seguirmi e lasciare recensioni!
E benvenuta a Klarai!
^__^ Grazie dei complimenti! ^^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 17 *** Capitolo XVII: Male ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XVII:
Male
"E dai, rispondi!"
Temaku stava passeggiando nervosamente avanti e indietro per la sua
stanza, con il cellulare che stava chiamando.
A vuoto a quanto pareva.
Era scappata dalle lezioni pomeridiane, e adesso era piuttosto agitata.
E ormai, quasi per un riflesso condizionato, tutte le volte che c'era
qualcosa che non andava, chiamava Kei.
Non per parlare, certo. Solo per sapere se era in casa.
Libero.
Temaku ormai stava per darsi per vinta, quando alla fine Kei si decise
a rispondere al cellulare.
"Pronto?!"
"Sono io!"
"Lo so"
"Simpatico...senti...hai tempo...adesso...?"
Dall'altra parte del telefono Kei rimase zitto.
"Kei...ci sei?!"
"Sì...senti...adesso non mi va...!"
"Prego?!"
"Mal di testa..."
"...Kei...questa è una scusa banale che di solito usano le
donne!"
"Non è una scusa!"
"No?!"
"No! Ho davvero mal di testa. Stavo dormendo infatti!" leggermente
infastidito.
Temaku aggrottò le sopracciglia, un pò
preoccupata.
"Scusa se ti ho svegliato!"
"Figurati..."
"Senti Kei..."
"Che c'è?"
"No...cioè...ultimamente hai spesso mal di testa...stai
bene?!"
Kei spalancò gli occhi dallo stupore, anche se Temaku non
poteva vederlo: si stava preoccupando per lui, forse?!
"No...insomma sì...a parte i mal di testa...capita, non ti
preoccupare!"
"Non è che bevi un pò troppo?!"
"No, non c'entra quello!"
"Allora è tutto a posto davvero?!"
"Sì"
"Ok...allora...ci vediamo..."
"Certo"
"Ciao!"
"Ciao...!"
***
Kei riattaccò il cellulare e si lasciò cadere sul
cuscino, facendovi sprofondare la faccia e tirandosi le coperte fin
sopra la testa.
Non che gli avesse fatto piacere che Temaku l'avesse chiamato, ma
avrebbe di gran lunga preferito continuare a dormire!
Quel mal di testa che gli attanagliava il capo era davvero
insopportabile!
Aveva anche provato a prendere i soliti analgesici, ma non stavano
facendo effetto per niente.
E a costo di bidonare la sua “ragazza”, aveva
decisamente bisogno di dormire!
E aveva talmente tanto mal di testa che non ebbe nemmeno la forza di
stare a ripensare al fatto che Temaku, per un attimo, si fosse
preoccupata per lui.
***
Anche Temaku se ne stava sdraiata sul suo letto, a fissare il soffitto,
cercando di fare un po' di luce nelle ombra del suo cervello.
In quelle ultime settimane aveva dovuto affrontare il discorso della
"relazione" che aveva con Kei con un sacco di persone, e tutti quanti
sembravano convinti che tra di loro ci fosse qualcosa di più
del solo rapporto fisico.
Temaku si rigirò nel letto, cercando di scacciare, senza
successo, quei pensieri.
Ma perché cavolo tutti quegli impiccioni non si facevano gli
affari loro?!
A lei andava benissimo quello che stava succedendo, quello che c'era
tra lei e Kei; e non capiva perché la gente volesse a tutti
i costi metterci il naso e dire la loro.
Ma se il loro rapporto andava così bene così
com'era, perché mai ci sarebbe dovuto essere anche
qualcos'altro tra di loro?!
"Guarda che se va bene a
te, non è detto che lo stesso valga per Kei!"
Temaku si tirò a sedere talmente velocemente
che per un attimo non vide altro che stelline colorate.
Si guardò freneticamente attorno, per vedere chi aveva
parlato.
Ma nella sua stanza non c'era nessuno.
La ragazza si passò una mano tra i capelli, come per
scacciare quei pensieri fastidiosi.
Doveva averlo immaginato.
Temaku si sdraiò di nuovo.
Cercando di
rilassarsi, chiuse gli occhi, ma quello che vide la
sconcertò parecchio.
"Guarda
che se va bene a te, non è detto che lo stesso valga per
Kei!" ripetè la vocina, che doveva
essere la sua coscienza.
Che aveva avuto la malsana idea di materializzarsi sotto le sembianze
di Sergej!
"Perché mai Sergej dovrebbe essere la mia coscienza?!" si
domandò infastidita, cercando di non pensare troppo al fatto
che stava parlando da sola, o meglio, con l'allucinazione di Sergej!
"Non lo so, ma se sono
qui, si vede che hai parecchi problemi, ragazza mia!"
"Esci dalla mia testa e lasciami in pace!!"
"Carissima, io faccio
parte di te, non ti puoi liberare di me!"
"Dannata coscienza!"
"Eheh! Comunque, per
tornare ai tuoi problemi... non ti sembra di star sfruttando Kei?"
"Sfruttare?!"
"Lo usi come un oggetto.
Vai da lui quando ne hai voglia tu, senza stare minimamente ad
ascoltare quello che magari lui ha da dire!"
"Lui non ha mai niente da dire!"
"Ma tu non lo puoi
sapere, visto che non lo lasci parlare!"
"E secondo te che potrebbe avere da dire?!"
"Intanto magari ti
può spiegare perché va a letto solo con te."
"..."
"Non è quella
la questione che ti sta tormentando?"
"Sì..."
"E allora,
perché, una volta tanto, non ti sforzi di avere un
conversazione normale con lui?!"
"Io non voglio parlare con lui!"
"Sei solo una stupida!"
"Ehi! Non ti permettere!"
"Sei un caso perso,
lasciatelo dire!"
"Sparisci!"
La faccia di Sergej lentamente sfumò dalla sua testa, ma
Temaku rimase lì, immobile, a pensare.
***
“Senti Kei”
“Dimmi!”
“...”
Temaku era - strano a dirsi! - nel letto del ragazzo.
Alla fine non aveva resistito più di tanto e l'aveva
chiamato dopo qualche giorno - dopo però essersi assicurata
che Kei si sentisse di nuovo bene - ed era di nuovo finita tra le sue
braccia.
E nel suo letto.
Era ormai sera inoltrata.
I due non si erano accorti di avere fatto così tardi e ora
fuori era troppo buio perché Temaku potesse tornare a casa
da sola a piedi.
Quindi avevano optato per la soluzione che la ragazza rimanesse a
dormire da lui.
Kei si era anche quasi addormentato, ma Temaku l'aveva richiamato.
“Che c'è Temmy?!”
“...”
“Ok, ok, non ti devo chiamare Temmy!”
“...”
“Mi vuoi dire che hai?!”
“No...niente...” disse lei girandosi dall'altra
parte, dandogli le spalle.
Lui però non demordette, e le si avvicinò,
cingendole la vita con le braccia.
“Se vuoi il secondo round, dillo pure! Tanto abbiamo tutta
quanta la notte!”
“Stupido!” disse lei “Guarda che facciamo
meglio a dormire!”
Kei le baciò il collo.
“Come vuoi tu!” e si accoccolò vicino a
lei.
Temaku però si scostò di nuovo.
“Si può sapere che hai?”
Temaku rimase ancora zitta, ma alla fine decise di assecondare la
vocina con la faccia di Sergej che ormai era diventata fastidiosa
peggio di una zanzara, e di parlare con Kei.
“Ecco...dovrei chiederti una cosa...se a te non
dispiace...”
“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi!”
“Ecco...vorrei che tu rispondessi ad una domanda...che
è da un po' che mi chiedo..”
“Dimmi”
“Perché non vai più a letto con le
altre ragazze?!”
Kei rimase letteralmente spiazzato a quella domanda.
Era già strano che stessero parlando.
Il fatto poi che stessero parlando di qualcosa che riguardava loro
due...beh, anche uno impassibile come Kei aveva di che meravigliarsi!
“Vuoi sapere...perché non vado con le
altre...?!”
“Sì...”
“Dovresti saperlo...”
“Ah, sì?!”
“Sì. Te l'ho già detto: io voglio solo
te!”
Temaku di nuovo pregò di sparire.
Ancora con quella storia.
“Kei, senti, dimmi la verità!”
“Guarda che è questa la
verità!”
Temaku emise uno sbuffo divertito, ma Kei era tutto fuorché
divertito.
Anzi, la reazione della ragazza lo aveva parecchio infastidito.
Per questo la afferrò per una spalla e la fece voltare verso
di sé.
“Guarda che è questa la
verità!”
“Kei...mi stai facendo male!”
“E tu non credi di stare facendo male a me?!”
Temaku lo guardò con gli occhi spalancati, incapace di
reagire.
Gli occhi di Kei erano freddi e duri, ma in fondo ad essi c'era anche
una profonda tristezza nascosta, che Temaku riuscì a
scorgere con precisione.
“Che stai dicendo?!”
“Temaku, so benissimo che tu non mi ami. Ma per me
è un vero strazio averti in questo modo!”
Temaku era ancora immobilizzata sotto Kei, e non solo per il fatto che
il ragazzo le stava addosso.
“Tu potrai anche avere un cuore di ghiaccio, ma io ti amo da
morire e non hai idea di quanto mi faccia stare male il fatto che tu
non provi niente per me!”
Temaku cercò debolmente di divincolasi, ma Kei
aumentò la presa, afferrandole i suoi polsi e non le permise
di muoversi.
“No, adesso mi stai a sentire! Io ti ho sempre assecondato,
ho fatto tutto quello che tu volevi, ho assecondato ogni tuo capriccio.
Per cui adesso come minimo mi devi ascoltare! Mi hai chiesto
perché non sono più andato con nessun'altra, beh,
il motivo è semplice: io non ho mai tradito una ragazza, e
non potevo certo cominciare con te!”
“Non...non hai mai tradito una ragazza? Ti va di
scherzare?!”
“Senti, so benissimo che fama avevo. Ma ti posso garantire
che non ho mai avuto più di una ragazza per volta! Ok,
magari tante in poco tempo, ma mai un tradimento!”
“Anche...anche se fosse...io e te non stiamo assieme, quindi
non mi avresti tradita!”
“Ma perché non lo vuoi capire?!” Kei
aveva alzato la voce e ora Temaku stava cominciando a spaventarsi.
“Ti prego, non urlare...!”
“No! Mi devi ascoltare!” Kei fece un respiro
profondo e sembrò calmarsi.
Sempre senza lasciare le braccia di Temaku, posò la testa
sul cuscino, di fianco a quella di lei.
Finalmente aveva abbassato la voce, tanto che ora stava sussurrando al
suo orecchio.
“Io ti amo”
Temaku non riuscì a reprimere un gemito strozzato.
“Temaku...io voglio stare solo con te...non...non ho mai
amato nessun'altra come te!”
Kei si risollevò, poggiando la sua fronte a quella della
ragazza, con gli occhi chiusi.
“Ti è così difficile provare qualcosa
per me?!”
Kei riaprì gli occhi, solo per incrociare quelli vuoti di
lei.
Temaku non sapeva più che pensare.
Era stata lei a dire che voleva delle risposte, ma ora quelle risposte
che finalmente aveva ottenuto non avevano fatto altro che mandarla
ancora di più in confusione.
Perché Kei se ne saltava fuori con questi discorsi assurdi?
O almeno, assurdi per lei.
Finora si era sempre illusa, aveva sempre pensato che la loro fosse
solo una storia basata esclusivamente sul sesso.
Davvero non aveva mai pensato che tra di loro potesse esserci altro.
Aveva sempre evitato di pensarci.
Perché era stato Kei che aveva rovinato la sua storia
più importante; perché lui non era altro che un
maniaco che voleva averla solo per ripicca verso Yuri;
perché lui era quel gran bastardo di un donnaiolo infedele.
E ora la sua bocca che tanto bramava stava dicendo che non aveva mai
tradito nessuno, che mai e poi mai aveva amato qualcun'altra come lei.
E aveva detto che l'amava.
Aveva detto quelle uniche due parole che sono davvero importanti.
Ti amo.
Kei amava Temaku.
E per quanto Temaku si sforzasse, non poteva certo negare che quella
dichiarazione era arrivata dal profondo del cuore.
Non era una cosa detta tanto per dire.
Lui l'amava davvero.
Tutti questi pensieri affollarono velocemente la mente di Temaku e lei
dovette passarli tutti in rassegna.
Non seppe per quanto se ne stette zitta a pensare.
Sapeva solo che le mani di Kei erano ancora fissate sui suoi polsi:
calde e decise.
La ragazza teneva gli occhi chiusi, per evitare di dover incrociare di
nuovo quelli tristi di Kei.
Sentiva il suo respiro sul suo viso.
“Non riesci proprio a provare qualche cosa per me?” chiese dopo un
tempo che le sembrò infinito.
Lentamente Temaku riaprì gli occhi.
“No...”
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Waaaahahhhhhh!!!!!
Che risposta tremenda!!!
Tremendaaaaa!
Maledizione a Temaku! Non puoi trattare
così Kei! ç__ç
Ehm...scusate tanto...
A volte mi lascio prendere la mano anche io! ^_^""
Comunque non disperate.
Come ormai dico ad ogni capitolo, la fine è ancora lontana.
Può succedere ancora di tutto...e succederà!
ç__ç
Recensioni:
- Padme86:
Non c'è proprio Sergej-cupido, ma Sergej-coscienza! Ahahah!
ç___ç Come vedi le cose non sono proprio rose e
fiori tra i due...e nemmeno super-Sergej mi sa che potrà
fare molto adesso...
- lexy90:
Mi sa che adesso non sarai più tanto felice di sapere come
va avanti la storia...! ^_^""
- Klarai:
Carissima! Lieta che continui a seguirmi...anche se penso che con
questo capitolo mi giocherò la maggior parte delle simpatie!
^^"
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 18 *** Capitolo XVIII: Ritorno ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XVIII:
Ritorno
Alla fine Temaku era di nuovo scappata.
Ultimamente non le sembrava di fare altro.
Ma non avrebbe certo potuto resistere un altro minuto nella stessa
stanza di Kei.
Non dopo che si erano detti certe cose.
Non dopo che lei gli aveva detto quel “no”.
Tremendo e definitivamente scoraggiante.
A Kei lo sguardo si era improvvisamente spento e non aveva
più
avuto nemmeno la forza di continuare a stringere a sé il
corpo
della ragazza: purtroppo l'unica cosa che gli era concessa.
Temaku ne aveva approfittato per uscire dalla sua stanza e andarsene.
Probabilmente per sempre.
Si era voltata solo un attimo prima di lasciare la stanza che in tutti
quei mesi avevano condiviso.
Ma Kei non la stava guardando. Aveva lo sguardo basso, i ciuffi dei
suoi lunghi capelli che gli coprivano il volto terreo.
La ragazza aveva provato a dire qualcosa.
Ma non era riuscita a pronunciare nemmeno una parola.
Che gli avrebbe potuto dire, in fondo?
Niente avrebbe potuto farlo sentire meno peggio di come probabilmente
si sentiva.
Per un attimo perse anche il controllo del suo corpo, e fece un passo
indietro, come per riavvicinarsi a Kei.
Ma lui aveva percepito quel movimento. E prima che lei potesse
rientrare in camera sua, l'aveva bandita per sempre.
“Vattene”.
Un tono piatto, senza sfumature.
Dolorosamente triste.
Temaku se ne andò.
Anche se era notte inoltrata, era tornata a casa da sola, di corsa.
Era entrata nell'appartamento trafelata.
Aveva salutato di fretta il padre, scusandosi per il ritardo e
inventando al volo un scusa per l'ora del rientro e su dove era stata.
E si era chiusa in camera.
La mattina dopo, aveva convinto il padre che non stava molto bene e che
per quel giorno forse era meglio se non andava a scuola.
Probabilmente nemmeno Kei se la sarebbe sentita, ma
nell'eventualità che invece si fosse presentato a lezione,
lei
non avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo.
Restò tutto il giorno chiusa in casa.
Verso sera, molto prima del previsto, il padre era rientrato.
“Oh, ciao papà! Che ci fai qui a
quest'ora?!”
“Sono uscito prima...visto che non stavi bene, volevo starti
un po' accanto!”
“Grazie papà, ma non ti preoccupare, ora sto
bene!”
“Meglio così!”
E, visto che comunque la figlia non aveva intenzione di dirgli altro,
l'uomo ritenette meglio non farle altre domande. Aveva capito che il
suo malessere non era stato nulla di fisico, ma non voleva essere
invadente e non le chiese nulla.
Si limitò solo ad abbracciarla stretta, come faceva quando
era piccola.
“Ti voglio bene, Temmy tesoro!”
“Anche io te ne voglio, papà!”
Temaku non resistette oltre e scoppiò in un pianto
liberatorio, anche se nemmeno lei sapeva bene il perché.
***
Il giorno dopo si era fatta forza ed era riuscita ad andare a scuola.
Fortunatamente Kei non c'era.
Per un attimo ne fu estremamente sollevata, poi però prese
il
sopravvento una tragica sensazione di colpa: con le sua parole doveva
averlo profondamente ferito, se per due giorni consecutivi non si era
presentato a lezione!
“E' successo qualcosa?!” le chiese Sergej
all'intervallo.
“Uhm?!”
“Ieri non sei venuta!”
“Oh, già, ieri...non ti preoccupare! Non mi sono
sentita molto bene, ma è tutto passato ora!”
“Davvero?!”
“Sì”
Poi calò un altro silenzio di quelli imbarazzanti e per
spezzarlo, Temaku non poté fare a meno di confessare a
Sergej
quello che era successo veramente.
Ma stranamente il biondo non sembrava sorpreso.
“Eh?!”
“Per la verità sapevo già
tutto!”
“EH?!?!”
“Sì, mi ha raccontato tutto ieri Kei!”
“Ieri vi siete visti?!”
“Sì perché?! Cioè, a
scuola....”
Temaku si vergognò da morire: lei se ne era stata a casa a
piangersi addosso mentre invece Kei, sempre più stoico,
aveva
trovato la forza di venire a scuola.
“E ti ha detto tutto?!”
“Tutto”
“Beh...a questo punto nessuno mi può
più contraddire: non abbiamo una storia!”
“E ne sei contenta?!”
“...”
“Temaku...”
“No, Sergej, per favore. So che hai le migliori intenzioni,
ma
adesso non è proprio il caso di mettersi a dare consigli.
Non ho
voglio di stare a sentire i soliti discorsi...!”
“D'accordo, come preferisci!”
“Grazie!”
***
Nemmeno il giorno seguente Kei si vide a scuola.
C'era una piccola parte di Temaku che si stava preoccupando, ma la
ragazza era più che decisa a non dare retta a quella sua
compassionevole metà.
“Temaku!”
“Oh, ciao Sergej!”
“Ho una notizia per te!”
“Che notizia?!”
“Assicurami che però non farai gesti
avventati!”
“...Che stai dicendo?!”
Sergej trasse un respiro profondo, prima di dire...
“Yuri arriva oggi a Tokyo”
Poco ci mancò che Temaku svenisse.
Per un attimo la sua testa si era fatta leggera e la ragazza temette un
calo di pressione devastante.
Si addossò al muro per mantenere la stabilità.
“Yuri...qui?!” riuscì a dire alla fine.
“Sì!”
“Ma perché?!”
“Beh, vedi...è il mio compleanno..”
“E perché non me lo hai detto prima?! Sono
diciotto, vero? Dobbiamo festeggiare!”
“Scusa, è che non mi piace molto festeggiare i
compleanni...”
“Davvero?!”
“Comunque, Yuri voleva farmi una sorpresa, per cui oggi viene
qui
a trovarmi...e mi ha detto che se per te non è un problema,
vorrebbe poi passare a salutarti!”
Temaku non fece minimamente in tempo a riflettere che le parole le
uscirono di bocca: “Ma certo che non è un
problema!”
***
Sergej andò all'aeroporto subito dopo le lezioni.
Lui e Yuri avevano intenzione di andare a divertirsi fino a tarda
notte, per festeggiare - in privato, visto che Sergej non ama le feste.
Ma il biondo assicurò che tanto Yuri si sarebbe fermato
anche il
giorno seguente, per cui all'indomani sarebbe stato tutto per la
ragazza.
Temaku tornò a casa camminando ad una spanna da terra.
Certo, le faceva uno strano effetto pensare a quello che sarebbe
successo tra loro due dopo tutto quel tempo che non si vedevano e non
si sentivano.
L'unica cosa certa era che non stava più nella pelle dalla
felicità.
E fu con questo spirito che si presentò davanti
all'appartamento
di Sergej, la mattina seguente. Aveva anche un piccolo pacchetto regalo.
Il gigante biondo le aprì, vestito alla perfezione,
nonostante
l'ora - immaginando poi che i due erano rimasti fuori fino a tardi.
Temaku gli sorrise felice, porgendogli il regalo.
“Tanti auguri!”
“Temaku, non dovevi disturbarti!”
“Figurati!”
Sergej la fece entrare, scusandosi per il fatto che Yuri non fosse
ancora pronto.
Ma Temaku ben sapeva quanto fosse difficile per il suo ex svegliarsi,
specie dopo una notte di bagordi, per cui non si corrucciò
ed
esortò l'amico ad aprire il suo regalo.
Dal pacchetto ne uscì un libro che sembrava piuttosto
vecchio, visto il colore giallo delle pagine.
“E' una raccolta: antiche poesie giapponesi”
Sergej pareva essersi illuminato.
“Temaku...ma è magnifico! Non so come
ringraziarti!”
“Eheh! Felice che ti sia piaciuto!”
“Oh no! Temmy, non gli devi mai regalare dei libri!
È ossessivo!”
Temaku, a quella voce, si girò di scatto, con un sorriso
così luminoso come non lo si vedeva da parecchio.
“Yuri!”
E senza rendersene conto si era gettata ad abbracciarlo.
Yuri ne approfittò e la strinse a sé.
“Che bello rivederti!”
“Non sai quanto ho desiderato essere qui” le disse
lui in un sussurro.
Sergej si schiarì la voce, per attirare le loro attenzione.
“Ragazzi, vi ricordo che siete in casa mia! Se volete fare
qualcosa, vi consiglio di andare da un'altra parte!”
I due si separarono immediatamente, riprendendo il controllo
all'istante.
Ma Sergej stava scherzando e li salutò allegramente, visto
che i due volevano passare un po' di tempo insieme, da soli.
Passeggiarono per molto tempo, camminando e parlando, come facevano
durante i lunghi pomeriggi domenicali quando stavano a Mosca.
Sembrava che il tempo avesse ripreso a scorrere dopo una lunga pausa,
ma come se durante tutta quella pausa non fosse successo niente tra di
loro.
Erano allegri e affettuosi, teneramente innamorati come lo erano un
tempo.
Nemmeno si accorsero che, mentre stavano camminando, le loro mani si
erano incontrate e ora stavano passeggiando a braccetto, come se fosse
la cose più naturale del mondo.
Parlarono di tutto.
Poi finalmente giunsero in un bel parco.
Era quasi primavera, e i primi fiori erano sbocciati.
I due si sedettero su di una panchina e Yuri si sdraiò,
poggiando la testa sulle gambe della ragazza.
“Quanto mi è mancato tutto questo!”
“Sì, anche a me!” Temaku aveva preso ad
accarezzare i capelli di Yuri, sempre spettinatissimi.
I due finalmente si concessero qualche minuto di silenzio ed entrambi
chiusero gli occhi, per assaporare quel magico momento.
Poi Yuri lentamente si tirò a sedere, prendendo tra le sue
mani quelle della ragazza.
“Dovrei chiederti una cosa...che Sergej non ha voluto in
alcun modo dirmi!”
“Perché ho la sensazione di sapere di che stai
parlando?!”
“Cosa c'è tra te e....”
“Kei...”
“Già...scusami, ma la questione per me
è molto importante!”
“Figurati....Davvero Sergej non ti ha detto nulla?!”
“Niente di niente! Immagino che non mi volesse far
preoccupare!”
“E' un bravo ragazzo!”
“Lo so...allora?!”
“Ecco...noi...siamo andati a letto insieme..!”
“Oh...”
“Da quando sono tornata...”
“...”
“Praticamente fino a pochi giorni fa...!”
“Capisco!”
“Mi dispiace Yu...!”
“No, no, non hai niente di cui scusarti, figurarsi!”
“Ci sei rimasto male, eh?!”
“Beh, una piccolissima parte di me sperava che tra di voi due
non
fosse successo niente, ma era da stupidi pensare che tra di voi due non
sarebbe nata una storia!”
“Guarda che non abbiamo avuto nessuna storia!”
“Prego?!?!”
“E' un errore che hanno fatto tutti quello che lo hanno
saputo.
Io e Kei andavamo sì a letto insieme...ma non c'è
mai
stato altro tra di noi!”
“Ah...ma allora...che razza di relazione era la vostra?! E
poi, perché ne parli al passato?!”
“Era una relazione talmente strana che non ho mai nemmeno io
ben
capito com'era. E ne parlo al passato perché ho rotto
definitivamente con Kei. Lui si era messo in testa che tra di noi ci
potesse anche essere qualcos'altro, ma non era di certo possibile per
me, per cui ci ho dato un taglio netto, prima che la cosa
peggiorasse!”
“Uhmmm...sì, mi sa che hai fatto bene!”
“Lo dici perché non puoi soffrire Kei!”
“No, no, ti assicuro che non c'entra. Beh, che io non lo
sopporti
è cosa nota, ma... vedi...devo confessarti che anche io ho
avuto
una storia del genere...”
“PREGOOO?!”
“E non ti arrabbiare! Io non me la sono presa per la tua
relazione con Kei!”
“Che storia hai avuto?!?!”
“Una come la vostra: Boris mi ha presentato un'amica di Olga.
Non
che mi piacesse molto, ma era ancora in depressione per la nostra
rottura, per cui mi sono accontentato. Sta di fatto che ci sono uscito
insieme per un mesetto, prima di capire che tra di noi non ci poteva
essere molto altro in campo sentimentale.”
“Oh...”
“Però, appena me ne sono accorto, ho rotto
definitivamente. Lei ci è rimasta un po' male, ma ti
assicuro
che sarebbe stato peggio se avessimo continuato!”
“Già...chissà se io ho fatto in
tempo...?”
“Come?!”
“Io non credo di aver fatto in tempo a troncare con Kei...lui
ci è rimasto malissimo...”
“Credo che sia la giusta punizione, visto come ha fatto
soffrire te ai tempi della nostra storia!”
“Yuri! Non sono cose da dire!”
“E perché?!”
“Non sta bene e basta!”
“Ok ok...” ma comunque le sorrise.
Anche Temaku gli rivolse un bel sorriso.
“Senti, posso chiederti un cosa?”
“Certamente!”
“Sei ancora innamorato di me?!”
Yuri aprì la bocca per rispondere, ma poi la dovette
richiudere.
In effetti non ci aveva mai attentamente riflettuto.
O meglio: ci aveva così tanto riflettuto che alla fine
l'unica
cosa di cui era assolutamente certo era che non aveva mai amato nessuna
come aveva amato lei.
Ma in quel momento, non seppe bene perché, ma non
riuscì a dirglielo.
“Sai che non lo so?!” disse alla fine con una
risata
nervosa “Con te sono stato benissimo, ma dopo tutto questo
tempo
che non ci siamo né visti né sentiti è
un po'
difficile da dire! Certo, sono felicissimo di averti rivista e - non
offenderti - non mi dispiacerebbe di certo un bel revival di quello che
facevamo la sera a casa mia...Ma da qui a dire se sono ancora
innamorato...è dura...!”
“Ahahah!”
“E adesso perché ridi?!”
“Perché è esattamente la stessa
risposta che avrei dato io!”
“Sul serio?!”
“Certo! Sono molto affezionata a te, ma ne abbiamo passate
talmente tante, di cotte e di crude, che sinceramente non so se ce la
farei a tornare di nuovo con te!”
“E poi...a meno di un trasferimento permanente mio o tuo, non
credo che sarebbe fattibile una storia a distanza!”
“Precisamente!”
“Per cui, visto che io domani mattina presto parto e che per
un
po' non ci vedremo più...hai la casa libera?!”
“Per farci che?!” chiese Temaku con lo sguardo
furtivamente malizioso.
“Oh...pensavo ad una bella partita a poker!”
“Interessante...che ne dici se però facciamo lo
strip poker?!”
“Mi hai letto nel pensiero!”
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
-- L'Angolo dell'Autrice
riaprirà a fine esami --
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 19 *** Capitolo XIX: Notizia ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XIX:
Notizia
Temaku baciò con passione Yuri, prima di sdraiarsi al suo
fianco, per riprendersi dalla fatica della loro intensa partita di
strip poker...conclusa con un genere ben diverso di
“gioco”.
La ragazza appoggiò la testa al petto di Yuri, sentendo
attraverso la pelle il lento e regolare battito del suo cuore.
“Mmmh...mi mancava!”
“Che cosa?!”
“Il tuo cuore...è così
rilassante!”
“Davvero?! Nessuna me lo aveva mai detto prima!”
Temaku si tirò su a sedere guardandolo truce.
“Perché, con quante ragazze sei stato?!”
Yuri si portò un dito al mento, concentrandosi come se
dovesse ricordare qualcosa di difficile.
“Fammici pensare...la cosa è lunga...!”
Temaku incrociò le braccia al petto, mettendo su il broncio.
“E dire che nelle lettere non mi hai mai detto
niente!”
Yuri la abbracciò, facendole poi il solletico.
“Beh, se è per questo nemmeno tu mi hai detto
niente di Kei!”
Temaku sogghignò.
“Ma quella non era una cosa seria!”
“Beh, nemmeno le mie, allora!”
“Si, ma quante ce ne sono state?!”
“Perché lo vuoi sapere? Vuoi fare a
gara?!”
“No...”
“Beh, in totale tre!”
“Alla faccia!”
“E tu?!”
“Solo uno...”
Yuri fece un mezzo sorrisino.
“Ma allora un po' era una cosa seria...!”
“No! Insomma!”
“Sì, sì, scusa!”
“E le tue?!”
“Con una quasi ci ero riuscito ad innamorarmi, ma alla fine
non
se ne è fatto nulla. Le altre due sono state una cosa molto
passeggera, senza troppa importanza per nessuna delle due
parti”.
Temaku sorrise.
Yuri se ne accorse, e le domandò il perché.
“Perché mi sentivo davvero in colpa per quello che
ti
aveva fatto, e temevo che non riuscissi a riprenderti...”
“Hai così poca fiducia in me?!”
“No, non è questione di fiducia. Ti conosco e so
che sei
un ragazzo d'oro. Non avrei mai voluto ferirti in quella
maniera...!”
“Ma che tesoro che sei!”
“Comunque sono davvero felice che tu ti sia ripreso alla
grande!”
“E di te che mi dici?!”
“Io?!”
“Sì. Se è vero che non hai avuto altre
storie a parte Kei...si vede che eri messa peggio di me!”
“No, non è quello il punto! E' che fino ad adesso
non ho
mai avuto voglia di una storia seria. Per cui non mi sono messa a
cercarmi un fidanzato. Volevo solo qualcuno che mi tenesse
compagnia!”
“E Kei era lì disponibile...!”
“Esatto!”
“Però adesso vi siete lasciati...che hai
intenzione di fare?!”
“Oh...sai com'è...stavo pensando di chiedere a
Sergej se
voleva diventare il mio ragazzo...ehi!” Yuri aveva afferrato
Temaku e l'aveva di nuovo fatta cadere sdraiata, facendo finta di
essersela presa.
“E no, carina, il mio amico Sergej no!”
“E perché no?! È tanto carino con
me!!”
“Che stupida!”
“Senti chi parla!”
I due scoppiarono a ridere nel momento in cui un cellulare prese a
squillare.
Ai due ci volle un attimo per recepire il suono della suoneria.
“Oh, è il mio!” disse Temaku, che si
fiondò
sotto il letto alla ricerca della sua borsa, da cui estrasse il
telefonino.
Sul display c'era il nome di suo padre, per cui disse a Yuri di stare
zitto.
“Pronto, papà..?”
Yuri non sentì quello che il signor Kurumada disse alla
figlia,
ma dall'espressione di Temaku, non doveva essere nulla di buono.
La ragazza infatti era sbiancata di colpo e si era portata una mano
alla bocca, per soffocare sul nascere un singhiozzo quasi disperato.
Tremava senza ritegno e gli occhi le si erano inumiditi.
Non disse una parola, si limitò a spegnere la comunicazione
non appena il padre ebbe riattaccato.
Yuri, preoccupatissimo, le si avvicinò per capire che cosa
fosse successo.
“Temaku...”
“...”
“Temmy...che cosa è successo...?!”
La ragazza scosse il capo, passandosi una mano sugli occhi per cacciare
via le lacrime che le si erano impigliate tra le ciglia.
“Temmy...”
La ragazza si alzò dal letto, mettendosi furiosamente alla
ricerca dei suoi abiti.
Yuri la osservò in silenzio, preoccupato.
Solo alla fine, quando la ragazza si fu completamente rivestita,
riuscì a dire qualche parola, che però
risultò
strozzata dal groppo che doveva avere in gola.
“Scusa...scusami Yuri...ma devo...devo proprio
andare...”
“Temmy, che cosa è successo?! Qualcosa di
grave?!”
Un altro singhiozzo.
“Kei...”
“Kei?! Che c'entra?!”
“Si è sentito male e l'hanno portato in
ospedale...lo...lo
devono operare...papà dice che è grave...molto
grave...!”
Anche Yuri sbiancò.
Per quanto non avesse mai potuto soffrire il rivale, la notizia del suo
malore, detta così per di più, lo scosse molto.
E a stento riusciva a pensare che cosa avesse potuto far crollare uno
come Kei.
"Ti...ti accompagno..."
***
Non avevano più detto una parola da quando avevano lasciato
l'appartamento di Temaku.
Lei aveva un groppo in gola che le impediva di emettere qualunque suono.
Lui era talmente preoccupato per Temaku, che non sapeva se poteva
essere di qualche aiuto.
Per cui si era limitato a stare in silenzio.
Ma le stette accanto.
Non appena arrivarono in ospedale, la prima persona che incontrarono fu
il padre di Temaku, che andò in contro alla figlia,
abbracciandola forte.
Lei non aveva nemmeno la forza di ricambiare, per cui si
limitò ad appoggiare la testa sulla spalla del padre.
La ragazza ebbe solo un attimo di tempo per abituarsi al candore
ospedaliero, quando fu strappate alle braccia amorevoli del padre.
Era talmente frastornata che non capì subito che era il
signor
Hito, il nonno di Kei, che l'aveva presa per un braccio e ora la stava
tempestando di domande.
Temaku doveva avere uno sguardo piuttosto perso, perché
dovette
servire l'intercessione del padre, perché Hito la smettesse
di
prendere d'assalto la ragazza, e si calmasse.
Da che l'aveva conosciuto, Temaku non aveva mai visto il signor Hito
scomporsi.
Era un uomo calmo e molto rigoroso. Anche troppo in certe situazioni.
Per cui era molto strano vederlo così agitato.
Alla fine però riuscì a riprendere il controllo,
e
ritornò a parlare a Temaku, ma con più calma, in
modo che
la ragazza capisse che le stava dicendo.
"Temaku, i dottori devono parlare con te!"
"Con...con me...?!"
"Sì. Da quel che so, sei tu la persona che passa
più
tempo con mio nipote, per cui potresti dare delle risposte che io non
penso di riuscire a dare."
"Va...va bene..."
"Vieni...!"
E sempre tenendola per un braccio, la trascinò lungo un
corridoio dell'ospedale.
Una turba di medici ed infermieri si aggirava per quel posto, e Temaku
dovette fare attenzione a dove metteva i piedi, per non andare a
sbattere contro nessuno.
Il signor Hito la fece fermare davanti ad una porta chiusa, dal cui
interno provenivano delle voci molto concitate: medici che urlavano
ordini al volo, infermiere che chiedevano gli strumenti giusti.
E tutti erano molto agitati.
Dalla stanza uscì un medico con il lungo camice bianco
sporco si
sangue, e nel breve attimo in cui l'uomo passò attraverso la
porta, Temaku ebbe la visuale dell'interno dell'ambiente.
E in mezzo a quel brulicare di medici, vide il volto emaciato di Kei,
disteso mortalmente pallido su di un lettino.
Temaku credette di avere un mancamento, ma cercò di farsi
forza e resistere.
"Signorina..." la chiamò il medico.
"S...sì...?!"
"Mi hanno detto che forse tu mi sai dire qualcosa di più sul
paziente...!"
Temaku annuì lentamente, mentre il medico estraeva la
cartella di Kei e la scorreva velocemente.
Da dentro la stanza provenne un suono strano, e di nuovo la ragazza non
poté non trasalire.
Il medico si accorse di quanto la ragazza stava per sentirsi male, per
cui la condusse in una piccola area di aspetto, e la fece accomodare su
di una sedia, dicendole di calmarsi.
"Stai tranquilla. Ora, dovresti rispondere ad alcune domande. Signor
Hiwatari, anche lei, dobbiamo fare l'anamnesi di suo nipote!"
"Ma...ma certo...!"
"Bene."
Il dottore rivolse le prime domande all'austero signore, che sembrava
aver ripreso il suo tipico autocontrollo.
Furono domande inerenti la storia clinica della famiglia.
Ma a quanto pareva, a parte la madre del ragazzo morta prematuramente
in un incidente stradale, e il fatto che il padre se ne fosse andato di
casa e che non si faceva più vivo da parecchi anni, per cui
a
priori non sarebbe stato utile, nessuno nella famiglia Hiwatari aveva
mai avuto seri problemi di salute.
"E per quanto riguarda il ramo materno?"
"Non so con precisione...credo...sì, mi sa che l'unica cosa
rilevante è che la madre di mia nuora era morta di cancro...
ma
per il resto non saprei dirvi...mi dispiace!"
"Non se ne dispiaccia...ha fatto quello che ha potuto. Invece, per
quanto riguarda il paziente...."
"Kei!"
"Sì, mi scusi. Suo nipote Kei...mi sa dire se di recente
è stato male...se per caso ha preso dei farmaci...o
droghe....."
"Come osa credere che mio nipote....!"
"Mi scusi... ma la prego, qualunque cosa sa è importante!"
"Purtroppo...io lavoro molto...e con mio nipote non è che
abbiamo proprio un rapporto...non le saprei proprio dire..."
"Signorina...lei invece sa qualcosa?!"
Temaku di nuovo riuscì solo ad annuire.
Ma si rendeva perfettamente conto che la situazione era grave, per cui
raccolse tutto il suo coraggio e cercò di articolare una
frase.
"Bene... allora...il paziente...per caso prende delle droghe...?"
Il medico ignorò un'altra delle occhiate truci di Hito e si
concentrò solo sulla ragazza.
"No" disse con un filo di voce Temaku "Che io sappia non ha mai provato
niente del genere..."
"Fuma?"
"No, questo di sicuro no..."
"Beve?"
"Beh...tutti i ragazzi della nostra età bevono..."
"Mi spiego meglio: beve molto?!"
Temaku guardò preoccupata il signor Hiwatari.
Sapeva benissimo che da quello che avrebbe detto, Kei non ci avrebbe
fatto di sicuro una bella figura agli occhi del nonno.
Ma al momento forse era più importante essere sinceri, che
non
fargli perdere la buona reputazione che aveva agli occhi del nonno.
"Sì. Non so di preciso se lo faccia anche durante la
settimana...ma nei fine settimana ci va giù pesante..."
"Ogni weekend?!"
Temaku lanciò ancora una fuggevole occhiata a Hito, prima di
annuire.
Il medico prese nota sulla cartella.
"Prende delle medicine...?"
Temaku si fermò a riflettere su questa domanda.
"Medicine?...Ecco...di preciso non lo so che prende...ma ultimamente
soffriva spesso di mal di testa..."
"Spesso quanto?!"
"Non mi ricordo...ma credo...se non tutti i giorni...siamo
lì...!"
"E da quant'è che ne soffre?!"
Temaku cercò di sforzare la memoria.
Da quanto andava avanti con quei fastidiosi mal di testa?!
"Non mi ricordo...mi dispiace...però...anche se non erano
così frequenti....mi ricordo che anche il Russia a volta non
stava bene per questo motivo...!"
"Russia?!"
"Sì, i ragazzi hanno fatto uno scambio tra scuole l'anno
scorso."
"Capisco..."
"Dottore..." disse timidamente Temaku dopo che il medico ebbe finito di
appuntarsi tutto.
"Sì?!"
"Che cos'ha?!"
L'uomo la guardò al di sopra dei suoi occhiali per qualche
secondo prima di risponderle.
"Ancora non lo sappiamo. Per questo abbiamo dovuto farvi tutte queste
domande."
"Ma...si riprenderà...vero?!"
E' l'incubo di ogni medico: dover rispondere alle speranze di qualcuno,
quando ancora non si sa nulla.
L'uomo fece un lungo sospiro, prima di posare una mano sulla spalla
della ragazza.
"Faremo tutto il possibile!"
Temaku sentì di nuovo il groppo alla gola, e
abbassò gli
occhi e tutta la testa, concentrandosi ostinatamente a fissare la punta
delle sue scarpe.
"Ma per i pazienti è sempre un bene che ci sia chi gli vuole
bene che gli stia accanto!" disse l'uomo alla fine con un sorriso un
pò tirato, per cercare di tirare un pò su il
morale alla
ragazza.
Il medico salutò con un cenno del capo il signor Hiwatari,
che
sembrava parecchio irritato, per poi ridirigersi verso la stanza di Kei.
Temaku ebbe una sorta di folgorazione e lo raggiunse, prima che il
medico arrivasse.
"Mi scusi!"
"Sì, che c'è?!"
"Ecco....vede..."
"C'è per caso dell'altro che mi devi dire?!"
"Sì...però...non so se è importante..."
"Tutto quanto può essere importante, dimmi tutto!"
"Ecco...vede...io e Kei...più o meno...stavamo insieme....ma
abbiamo litigato...e io l'ho lasciato...e so che lui ci è
rimasto molto...molto male!"
"Temi per caso che si abbia cercato di farsi del male?!"
"No, no! Non lo penso proprio!...Non intendevo questo!...ecco...in
realtà non so che cosa intendevo...!"
"Grazie lo stesso. Ora devo andare...!"
"Grazie a lei..."
Il medico si era già avviato di nuovo, quando Temaku, per
l'ennesima volta, lo fermò.
"La prego...lo salvi!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
* Ancora chiuso per gli
esami. Grazie a tutti quelli che hanno commentato lo scorso
capitolo...e che continuano a commentare sempre! *
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 20 *** Capitolo XX: Dasvidanjia ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo
XX: Dasvidanjia
Yuri si era addormentato sui divanetti della sala d'attesa.
Teneva un braccio piegato, appoggiato alla bracciolo, come sostegno per
la testa.
Temaku invece aveva appoggiato la testa sulle sue gambe.
Ma non stava dormendo.
Era sveglia ed era da un paio di ore che si stava tormentando le
unghie, continuando a mangiarsele senza sosta.
Era stanchissima, ma non sembrava in alcun modo in grado di potersi
addormentare.
Anche il signor Hito.
Era rimasto sempre vigile e all'erta, da quando avevano portato il suo
unico nipote in sala operatoria. Cercava di non darlo a vedere in alcun
modo, ma era estremamente preoccupato e ogni volta che qualcuno passava
davanti alla sala d'aspetto, scattava in piedi, sperando che fosse il
medico che portava notizie di Kei.
Ma a quanto pareva, l'operazione era ancora in alto mare, e ci sarebbe
voluto ancora parecchio tempo prima di poter avere delle notizie.
Ormai Temaku aveva perso il conto delle volte in cui il signor Hito era
andato all'assalto del primo camice bianco che vedeva.
E stava diventando anche lei sempre più nervosa.
Non se la sentì nemmeno di stare ancora sdraiata, per cui si
alzò, cercando di non disturbare Yuri.
Ma il ragazzo - che comunque non era esattamente in una posizione
comoda - si svegliò con lei.
Temaku gli rivolse un accenno di sorriso. Aveva la gola secca e non era
in grado di parlare.
Yuri sembrò capirlo e la prese per mano, dicendole sottovoce
che era meglio se facevano un giro, per distrarsi un pò.
Temaku annuì e lo seguì.
Camminarono fino all'uscita.
Un pò di aria fresca era quello che ci voleva.
Temaku respirò a pieno polmoni, ma poi si sedette subito sui
primi gradini che trovò.
"Come stai?!"
"Male...e quel che è peggio è che non avrei mai
pensato di stare così male!"
"E' più che comprensibile! Figurati che anche io ci sto da
schifo!"
"Yuri...grazie di essere qui!"
"Ma ti sembra! Non potevo certo lasciarti da sola!"
E solo in quel momento Temaku ebbe un'illuminazione.
"Yuri...ma tu non avevi l'aereo questa mattina?!"
Il ragazzo guardò l'orologio appeso al muro e si strinse
nelle spalle.
"Beh...ormai l'ho perso! Tanto vale che aspetti...almeno
finché non sappiamo come sta!"
"Mi dispiace davvero tanto, Yuri!"
"E di che?! Tu non hai nulla di cui dispiacerti! Non devi in alcun modo
preoccuparti!"
"E come faccio a non preoccuparmi?! Sta andando tutto male!!"
Yuri passò un braccio intorno le spalle della ragazza, e se
la strinse a sé, per confortarla al meglio delle sue
possibilità, vista la situazione.
"Vedrai, andrà tutto bene!"
***
Altre due ore, e ancora niente.
Nessun segno dalla sala operatoria.
Nessuno ne era ancora uscito.
E non sapevano nemmeno se questo era o no un buon segno.
Alla fine, si era presentato anche Sergej - a cui Yuri aveva
telefonato, visto che avrebbe dovuto trovarsi con l'amico per andare
all'aeroporto, per cui gli aveva dovuto spiegare la situazione per
forza di cose - insieme ad una abbondante scorta di bicchieri di
caffè, che offrì a tutti i presenti.
Ne furono tutti felici, e addirittura il signor Hiwatari si concesse un
mezzo sorriso di ringraziamento.
"Sei un amico di mio nipote?!" gli chiese.
"Beh...diciamo di sì!"
"Bene...so che non ha molti amici...per cui sono felice che tu sia qui!"
"La ringrazio signore!"
Sergej aveva poi lasciato l'uomo in compagnia dei suoi pensieri e si
era unito agli amici in un angolo, dove stavano parlando talmente a
bassa voce che veramente sembravano zitti.
"Come va ragazzi?!"
"Così...!"
"Sì...scusate..."
Silenzio.
"Ehm...ma alla fine vi hanno detto che cosa gli è successo?
Perché lo stanno operando?!"
"Hanno detto qualcosa...tipo un aneurisma, o qualcosa del
genere...hanno parlato con signor Hito..."
"Capisco!"
"Senti, Serg, non è necessario che tu stia qui, davvero!"
Sergej posò una mano sulla testa di Temaku, come per
rassicurarla.
"Non ti devi sempre prendere tu tutti i problemi degli altri. Gli amici
servono a questo: sopportare insieme...non credi?!"
***
Temaku si stava facendo una doccia.
Erano tre giorni che non si lavava, e in effetti ora era decisamente il
caso!
Era rimasta tutti e tre i giorni inchiodata in ospedale e a nulla erano
valse le suppliche del padre affinché se ne andasse a casa a
riposarsi un pò.
Temaku non ne aveva voluto sapere di muoversi; non prima che le
avessero assicurato che Kei stava bene.
Alla fine l'intervento - che fortunatamente non aveva subito
complicazioni - era durato circa otto ore.
Quando Kei era uscito dalla sala operatoria, Temaku aveva davvero avuto
un mancamento: un pò perché l'aveva visto
così, intubato e pieno di tubicini che andavano a infilarsi
in tutto il corpo; e un pò perché finalmente il
blocco di tensione che la attanagliava si era finalmente sciolto, e lei
aveva potuto lasciarsi andare.
L'operazione era riuscita perfettamente.
Certo, dovevano ancora tenerlo in osservazione per un paio di giorni,
per evitare che insorgessero delle complicazioni improvvise.
Ma alla fine di tre giorni d'attesa, il medico con cui aveva parlato il
primo giorno, si era presentato da loro e aveva detto con un vero
sorriso questa volta che ormai Kei era fuori pericolo.
Temaku aveva lasciato libero sfogo alle lacrime che erano tre giorni
che tratteneva.
Aveva una gran voglia di vedere Kei, ma il medico aveva ancora proibito
le visite, per cui alla fine Temaku si era lasciata convincere ad
andare a casa a farsi una doccia e una bella dormita.
Uscita dalla doccia, si lasciò andare sul letto.
Yuri la strinse a sé, finalmente felice perché la
vedeva sollevata.
"Yuri...non so come ringraziarti..."
"E di che?!"
"Di essermi stato vicino!"
"Figurati, Temmy! Sai benissimo che era il minimo che potevo fare! Non
potevo certo lasciarti da sola!"
"Grazie davvero!" disse lei, stringendosi ancora di più a
lui e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, come faceva in
passato tutte le volte che cercava il coraggio di affrontare una brutta
situazione.
***
Alla fine Yuri aveva ricevuto una telefonata dall'amministrazione
scolastica di Mosca, che gli intimava di tornare il prima possibile.
Il ragazzo, che in effetti si era anche dimenticato che sarebbe dovuto
essere a casa già da qualche giorno, riuscì per
lo meno a contrattare ancora una mezza giornata. Aveva spiegato a
grandi linee quello che era successo e gli avevano dato il permesso di
restare ancora per un pò.
Soprattutto perché, arrivati a questo punto, Yuri voleva
almeno salutare Kei.
Per questo si avviò con Temaku all'ospedale.
Il padre della ragazza aveva avvisato per telefono la figlia che Kei si
era finalmente svegliato.
Yuri l'accompagnò più che volentieri.
Camminarono in silenzio per buona parte del tragitto.
Ma anche se non parlarono, l'atmosfera era rilassata.
"Non ci posso credere che ti sei fatto tutto questo sbattimento solo
per salutare Kei!"
"Beh, con tutto quello che ci ha fatto penare, mi sembra il minimo che
lui si scusi!"
"Ahah! Kei non si scuserà mai, figurati!"
"E chi lo sa? Magari insieme a quell'aneurisma gli hanno anche tolto
l'arroganza!"
"Penso che quella sia incisa a fuoco nel codice genetico!"
"Accidenti che sfortuna!"
"Ah, vedo che siete tornati belli allegri, voi due!"
"Ciao Sergej! Anche tu qui?!"
Il gigante biondo era spuntato da dietro di loro, e sembrava anche lui
diretto all'ospedale.
"Veramente sono qui per accompagnare Yuri all'aeroporto!"
"Che?!"
"Mi ha chiamato il preside del nostro liceo e ha detto che tu devi
prendere l'aereo che ti ha prenotato, a costo di portartici con la
forza!"
"Ehi! Ma non mi vorrai dire che adesso tu ti sei messo agli ordini di
quell'omuncolo del preside?!"
"Ahahah! Ma no, figurati! Immaginavo che volevi almeno vedere Kei, per
cui mi unisco a voi, poi ti accompagno!"
"Grazie Sergej!"
I tre ragazzi erano entrati ora nell'edificio ospedaliero.
La receptionist li salutò cordialmente: ormai li conosceva
bene di vista, per cui non chiese nemmeno dove stavano andando, come
avrebbe dovuto fare con i normali visitatori.
Salirono le scale per il primo piano, e raggiunsero la stanza 707.
Il padre di Temaku era fuori dalla stanza, ad aspettarli.
"Ciao tesoro! Yuri. Sergej."
"Ciao papà."
"Buongiorno signor Kurumada!"
"Volete vederlo?!"
"Si può?!" chiese timidamente Temaku.
Il padre le sorrise apertamente, e disse loro solo di aspettare un
attimo.
L'uomo bussò alla porta e riferì al signor Hito
che i ragazzi erano arrivati e chiese se era possibile fargli visitare
il malato.
Attraverso la porta, i tre sentirono la voce di Kei - piuttosto bassa
per la verità - che diceva di farli passare.
Il signor Hiwatari uscì dalla stanza e fece segno ai ragazzi
che potevano entrare, sempre però ricordando loro che non
dovevano far affaticare il ragazzo.
I tre annuirono ed entrarono.
In effetti era uno spettacolo piuttosto strano.
Tutti loro avevano sempre visto il grande Kei Hiwatari come se niente
lo potesse scalfire.
Ora invece era come minuscolo in quel letto d'ospedale, ancora
piuttosto pallido - anche se fortunatamente non era più
cadaverico - e con gli occhi socchiusi.
In effetti, non era passato molto dall'operazione e lui doveva essere
parecchio affaticato.
Senza considerare poi l'ampia fasciatura che gli circondava
metà testa.
"Ma guarda...e voi due che ci fate qui?" chiese indicando stancamente
Yuri e Sergej.
"Veniamo a vedere il grande Hiwatari ridotto uno straccio!"
"Sempre simpatico Ivanov!"
"Che cretini che siete!" disse Sergej tirando un coppino a Yuri "E te
ne meriteresti uno anche tu se non avessi la testa completamente
sfasciata!"
"Grazie del pensiero!"
"Beh, vedo che il senso dell'umorismo non te lo hanno portato via,
quindi significa che stai bene!"
"Bene si fa per dire..." disse però Kei abbandonando il
mezzo ghigno che aveva in volto.
Era davvero molto spossato ed evidentemente anche scherzare gli costava
grande fatica.
"Lascia stare e riposa...fai impressione in queste condizioni!"
"Da che pulpito!"
"E non sfottere!"
Alla fine Yuri lasciò un sorriso a Kei.
"Dasvidanjia,
Hiwatari. Guarisci presto!"
"Dasvidanjia
Ivanov. E speriamo che sia davvero un addio!"
"Simpatico davvero fino all'ultimo!"
"Yu...è ora di andare...farai tardi per l'aereo..." gli
ricordò Sergej
"Già..." e lanciò un'ultima occhiata a Kei, prima
di uscire per sempre.
Temaku guardò prima Yuri che si allontanava, poi il lettino
di Kei.
Alla fine gli lanciò anche lei un mezzo sorriso e
uscì al seguito di Yuri.
Kei aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi ci
ripensò.
Sergej, che sembrava non avere intenzione di andarsene, continuava a
fissarlo.
"Beh...che hai?!"
"Torna...non ti preoccupare! E' solo andata ad accompagnare Yuri!"
"Beh, mi sembra giusto che voglia stare con lui....."
"E non fare sempre il melodrammatico!"
"Prego?! Non sono melodrammatico; sono convalescente!"
"Ahahah!"
"Sei, strano, te lo hanno mai detto?!"
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Mi sa che riuscirò addirittura a finire di pubblicare questa
storia prima di finire di dare tutti gli esami di questo semestre
melefico. Sigh!
Grazie a tutte voi che continuate a recensire.
Mi fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti! ^^
Nota: "Dasvidanjia": vuol
dire "Addio" in russo. Non sono esattamente certa che si scriva
così, ma abbiate pazienza...
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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Capitolo 21 *** Capitolo XXI: Visite ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XXI:
Visite
Temaku stava seguendo Yuri fuori dall'ospedale.
Il ragazzo aveva chiamato un taxi, visto che si era reso conto che non
avrebbe mai fatto in tempo se prendeva i mezzi pubblici.
Per cui ora i due erano seduti su di una panchina poco fuori il recinto
dell'ospedale, in attesa del taxi che, a detta della voce al telefono,
sarebbe stato lì in pochi minuti.
Avevano poco tempo per salutarsi, e Temaku non sapeva nemmeno da dove
cominciare.
C'era ancora tanto che non si erano detti, e non aveva voglia di dover
di nuovo lasciare Yuri.
Anche Yuri probabilmente aveva i suoi stessi pensieri,
perché capiva dal suo sguardo che stava pensando in fretta
quello che era meglio dire.
Alla fine lei gli passò un braccio intorno la vita e
posò l'orecchio sul petto di lui, all'altezza del cuore.
"Mi mancherà...!"
"Se vuoi posso fartene una registrazione e poi te la mando per posta!"
"Che stupido che sei!"
"Eheh!"
Di nuovo il silenzio e il tempo che passava.
"Senti, Temmy..."
"Sì?!"
"Sii felice..."
"...?"
"E fai felice anche Kei!"
"Eeeeh?!"
"E dai! E' inutile che continui così! Ormai mi sembra
palese!"
"Palese...cosa?!"
"Temaku, ti giuro che non ho nulla in contrario...ma smettila di fare
la finta tonta!"
Un sorriso triste tirò le labbra della ragazza.
"Perché non hai nulla in contrario?!"
"Perché ho visto quanto hai sofferto in questi giorni. Anche
se tu pensi che non sia vero, c'è qualcosa tra di voi. Ormai
non ci puoi fare niente nemmeno tu. Ti sei affezionata a Kei, e non
puoi certo cambiare questa verità!"
Temaku abbassò la testa, nascondendosi tra i ciuffi di
capelli.
"Lo....lo pensi davvero?!"
"Temmy. Siamo stati insieme abbastanza perché io possa dire
senza ombra di dubbio che ti conosco bene! E con tutto il tempo che hai
frequentato Kei...anche se non te ne sei resa conto, deve essere nato
qualcosa!"
"Io...io ho sempre negato che tra me e Kei potesse mai esserci
qualcosa. L'ho negato a me stessa...ma soprattutto a lui.
Lui...è stato colpa sua se la nostra storia si è
rovinata a quel modo...se non abbiamo potuto essere felici come
meritavamo..."
"E tu hai continuato inconsciamente a colpevolizzarlo per tutto questo
tempo, vero?!"
"Sì...credo di sì...!"
"E ti sembra il caso di continuare ancora?!"
"Veramente io non voleva più continuare un bel niente con
lui...!"
"Ne sei sicura?!"
Temaku voleva rispondere quando il clacson del taxi di Yuri li
distrasse. Yuri si alzò e si mise lo zaino con le sue cose
in spalla.
Anche la ragazza si alzò e lo seguì.
Prima di salire in macchina, i due si concessero un ultimo abbraccio.
Yuri si avvicinò di più a lei, Temaku pronta per
un bacio d'addio, quando lui invece deviò dalla traiettoria
e si limitò a sussurrarle qualcosa all'orecchio: "Smettila
di guardare al passato. Pensa solo al futuro. Pensa a Kei!"
E si staccò da lei.
Temaku ancora teneva lo sguardo fisso a terra.
"Mi prometti che almeno ci penserai?!" chiese alla fine con un tenero
sorriso rivolta alla ragazza.
Temaku annuì.
Yuri sorrise di più e le sollevò il mento con una
mano, per poi posarle sulle labbra un leggero bacio.
"Addio Temaku, amore mio."
"Addio Yuri..."
Yuri salì sul taxi e Temaku rimase lì a fissarlo
mentre si allontanava.
Se ne stava andando via e con lui anche un pezzo del suo cuore.
Una parte magnifica della sua vita.
I cinque mesi che più aveva amato della sua esistenza.
Ma forse era vero.
Era davvero tempo di guardare al futuro.
Chissà se ce l'avrebbe fatta.
Se lo chiedeva Temaku, che lentamente stava tornando in ospedale, ogni
passo sempre più difficile.
Se lo chiedeva Yuri, che all'interno di quel taxi non aveva resistito,
ed era scoppiato a piangere, pensando al suo amore a cui ormai aveva
detto definitivamente addio.
***
Temaku era rientrata in ospedale, al primo piano, stanza 707.
Era entrata in silenzio, per non disturbare.
E aveva fatto bene, visto che Kei si era già riaddormentato.
Sergej, che era rimasto nella stanza, si alzò vedendo la
ragazza entrare, e le si avvicinò, per poterle parlare
sottovoce in modo da non svegliare l'addormentato.
"E' andato?!" chiese evidentemente riferito a Yuri.
"Sì..."
"Come stai?"
"Così così" disse lei con un'alzata di spalle
"Mi...mi ha detto che dovrei smetterla di guardare al passato; e di
concentrarmi sul futuro...e su di Kei..." disse lei arrossendo
leggermente, e distogliendo lo sguardo dalla figura addormentata di Kei.
"Beh, mi sembra un ottimo consiglio. E ti assicuro che deve essergli
costato davvero tanto dirtelo. Quindi il minimo che potresti fare per
lui, è dargli retta!"
"Sì...anche io la penso come te...ma...è tutto
così difficile!"
"In questi casi non c'è mai nulla di facile!"
"Lo so bene!"
Il ragazzo biondo regalò uno dei suoi rari sorrisi all'amica.
Poi prese il libro che aveva lasciato sulla sedia, e si diresse
all'uscita.
"Ehi! Te ne vai di già?!"
"A questo punto tocca a te, Temaku."
"..."
"Buona fortuna!"
"Grazie....!"
***
Alla fine, l'orario delle visite era terminato prima che Kei si
ridestasse, per cui Temaku non era riuscita a parlargli.
Da un certo punto di vista questo l'aveva notevolmente sollevata. Non
sapeva ancora che cosa avrebbe mai dovuto dirgli, anche
perché, l'ultima volta che erano stati insieme - a tu per tu
- avevano litigato, e probabilmente anche Kei non avrebbe saputo che
fare in quella situazione.
Lei se ne era uscita con un rifiuto totale nei confronti della sua
dichiarazione.
Lui l'aveva cacciata via.
E ora Temaku se ne stava al suo capezzale, dopo aver passato tre giorni
in una situazione di terrificante angoscia, pregando continuamente
tutte le divinità che conosceva di non farlo morire.
Forse erano i sensi di colpa; o forse era qualcos'altro.
Non lo sapeva bene nemmeno lei, ma l'unica cosa certa era che voleva
assolutamente rivedere Kei, potergli di nuovo parlare.
E possibilmente anche chiarire l'assurda situazione che si era creata
tra di loro.
Per questo, da quando si era ripreso, Temaku andava a trovarlo tutti i
giorni dopo la scuola.
Quando poteva, arrivava alle tre e se ne andava alle cinque e mezza,
quando l'orario delle visite finiva.
Ma anche se ormai era una settimana intera che andava a trovarlo, ogni
volta lo trovava addormentato.
I primi giorni non ci aveva fatto caso, supponendo che il ragazzo
avesse ancora bisogno di dormire molto, visto quanto gli era apparso
affaticato.
Ma dopo una settimana la cosa cominciò a sembrarle sospetta:
va bene tutto, ma non era di certo una coincidenza che quando era lei
ad andarlo a trovare lui stesse - imperterrito - a dormire.
Sia suo padre che il nonno, e anche Sergej, quando lo erano andato a
trovare lo avevano trovato più che sveglio.
Temaku invece no.
Alla fine la ragazza si era rassegnata: probabilmente Kei non ne voleva
ancora sapere di parlarle, per cui - visto che fisicamente non poteva
sfuggirle - faceva finta di dormire, quando era lei a farle visita.
Ma stranamente invece di arrabbiarsi, Temaku capiva quel comportamento,
e in qualche modo era anche affascinata dalla costanza che il ragazzo
metteva in quella sua ostinazione: riusciva a stare immobile, fingendo
di dormire, anche per tre ore di seguito, senza che lei potesse dire
con assoluta certezza se fingeva o era davvero addormentato.
Per cui ora si era attrezzata e si portava sempre dietro un libro, o
dei fumetti, in modo da avere qualcosa da fare mentre sperava che Kei
smettesse di ignorarla.
E continuava ad andarlo a trovare ogni giorno: ormai era una questione
di principio; una specie di gara per vedere chi cedeva per primo!
***
Kei aveva sentito di nuovo la porta della sua stanza aprirsi.
E non era il solito tocco rude che aveva quando era quell'antipatico
del suo medico curante, e non c'era nemmeno il rumore di tacchi che
precedeva l'arrivo dell'infermiera che aveva il turno di giorno.
Quindi, visto che tra le altre cose mancavano pochi minuti alle tre, ne
dedusse che si trattava di Temaku.
Come sempre chiuse gli occhi e fece finta di dormire.
Non gli riusciva difficile: da sempre era stato un maestro
nell'ignorare la gente!
Ma doveva ammettere che la situazione stava scadendo nel ridicolo.
Va bene tutto, ma dopo più di una settimana passata
così, e Temaku si era dovuta essere resa conto che fingeva.
Però non poteva fare a meno di ammirare la sua perseveranza.
E nonostante si ostinasse a non volerle parlare, dentro di
sé moriva dalla voglia di sapere perché, dopo
tutto quello che era successo tra di loro, lei continuasse ad andarlo a
trovare.
Gli aveva detto chiaro e tondo che non provava niente per lui.
Lui si era dichiarato e lei non aveva fatto una piega, anzi, lo aveva
respinto nella maniera più crudele possibile.
E allora perché era lì, tutti i pomeriggi, al suo
capezzale?
E in effetti questi dubbi, e il tentativo di risolverli, erano la
maggior attività che occupava Kei durante tutto il tempo in
cui loro due stavano nella stessa stanza.
E a volte, a furia di stare a rimuginare a occhi chiusi, si
addormentava davvero e spesso capitava che al suo risveglio Temaku se
ne fosse già andata.
Anche quel giorno, alla fine si era addormentato: anche se la usava
come diversivo, comunque aveva davvero bisogno di dormire per
rimettersi.
Kei scivolò in un quieto sonno senza sogni.
Non seppe per quanto aveva dormito, ma non doveva essere stato per
molto.
A ridestarlo era stato qualcosa di freddo che gli aveva toccato la mano.
Si era risvegliato abbastanza di scatto, e visto che era ancora mezzo
addormentato non aveva debitamente tenuto conto del fatto che forse
Temaku era ancora lì.
E in quel caso, di sicuro si sarebbe accorta che ormai era sveglio.
Ma quando si guardò attorno per vedere che ore erano, si
accorse che erano nemmeno le quattro e mezza.
Guardò alla sua destra, ma invece di trovare Temaku seduta
sulla sedia posizionata di fianco al suo letto, la vide che si era
addormentata, e aveva poggiato la testa sul suo letto.
Stava dormendo davvero e probabilmente non si era accorta che, nel
sonno, aveva allungato una mano verso quella di Kei.
Piccole mani, perennemente gelate, che erano andata alla ricerca di
altre, più grandi e calde, che stavano lì
adagiate a pochi centimetri di distanza.
Temaku aveva stretto con la sua mano le dita di Kei, come fanno i
bambini piccoli con i genitori, inconsciamente, mentre dormono.
Kei fissò quella scena per alcuni lunghi e interminabili
minuti.
Strinse delicatamente quella mano tra le sue e accarezzò
lievemente la testa della ragazza.
Lei si mosse nel sonno, solo per spostarsi verso quelle carezze.
Kei, che per quanto non le volesse parlare, ancora adesso moriva dalla
voglia di averla, ebbe il coraggio di accarezzarle anche una guancia:
quel genere di carezza che aveva concesso solo a lei, tra tutte le
ragazze che aveva avuto.
Dolce e tenera, che cercava di trasmettere tutto quello che il ragazzo
provava per lei.
Temaku si mosse di nuovo nel sonno e Kei temette di averla svegliata.
Ma lei si limitò solo a spostare un braccio per mettersi
più comoda, e continuò a sognare.
Kei rimase a fissarla ancora, finché Morfeo non ebbe il
sopravvento anche su di lui.
Si risvegliò la mattina dopo e, come c'era da aspettarselo,
Temaku non c'era più.
Il ragazzo sorrise senza rendersene conto, mentre ripassava nella sua
mente le immagini di lei.
Con il fatto che faceva sempre finta di dormire, era ormai
più di due settimane che non la vedeva.
E dovette ammettere che le era molto mancata.
A distoglierlo dalle sue elucubrazioni, ci fu qualcuno che
bussò alla porta della stanza.
Kei disse "Avanti" e vide comparire il padre di Temaku.
"Buongiorno, signor Kurumada"
"Ciao Kei! Come va?!"
"Meglio. Mi sento decisamente meglio di ieri!" disse lui sinceramente
felice.
"Molto bene! Non sai che piacere sentirtelo dire...e penso che farebbe
piacere anche a mia figlia!"
Kei lo fissò, battendo un paio di volte la palpebre.
"Perché questa volta non sei tu a dirle come stai, invece di
farselo riferire da me ogni giorno, visto che tu inspiegabilmente ogni
volta che passa lei stai dormendo?!"
"Signor Kurumada, sta forse cercando di sottintendere qualcosa?!"
"So che sei un ragazzo sveglio, per cui penso che tu sappia di che sto
parlando!"
"Sì, sì...lo so...!"
"E allora?!"
"Cosa?"
"Oggi ti degnerai di parlarle?!"
"...Per caso glielo ha chiesto lei?!"
"No. Temaku non si abbasserebbe mai a fare una cosa del genere!"
"Già. Lo penso anche io..."
"No, Kei, vorrei solo che mai figlia fosse felice"
"Al momento non è felice?!"
"No, visto che non è ancora riuscita a parlarti!"
"Che mi deve dire?!"
"Ah, non lo so e non lo voglio sapere, ma ormai è
assolutamente palese che non la smetterà di farti visita,
almeno finché tu non ti sarai degnato di stare sveglio!"
"Lo so...lo so...è che mi è molto difficile!"
"Perché?"
"Perché sono successe delle cose...che non sono facili da
dimenticare!"
"Avete litigato?!"
"..."
"Pesantemente?!"
"..."
"Vi siete lasciati?!?!"
"Mi ha lasciato...."
"Capisco..."
"......Ehi! E lei come fa a sapere che stavamo assieme?!!?"
"Io so tutto!"
"...ah..."
"Comunque sia, qualunque cosa sia successa, non credo che ormai abbia
più importanza!"
"In che senso?!"
"Beh... se è vero che è stata lei a lasciarti,
devo dire che per una che non vuole più avere a che fare con
te, è molto presente!"
"L'ho notato anche io..."
"Senza contare il fatto che in quei tre giorni in cui sei stato davvero
male, lei non ha voluto nemmeno allontanarsi dall'ospedale!"
Kei fissò l'uomo con uno sguardo davvero sorpreso.
"Questo non lo sapevo...Ma...comunque...alla fine se n'è
andata con Ivanov!"
"Non puoi pretendere che una ragazza non voglia salutare il suo primo
amore che se ne va, e che non sa se e quando lo rivedrà!"
"Lo so...!"
"E non stare a fare la vittima! Poi è tornata subito qui e,
se non te ne fossi reso conto, sono dieci giorni che non fa altro che
aspettare te!"
Kei avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva che rispondere.
L'uomo lo guardò con un misto di compatimento e tenerezza.
Poi, alzando lo sguardo, vide che si era fatto tardi, per cui si
scusò e salutò Kei.
"Mi raccomando...almeno provaci!"
"...."
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
* Grazie a tutte quelle
che commentano. ^^ *
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 22 *** Capitolo XXII: Grazie ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo XXII:
Grazie
Temaku arrivò in ospedale puntuale come sempre alle tre.
Salutò la receptionist che ormai conosceva come un'amica di
vecchia data e imboccò in automatico le scale e il corridoio
che
portavano alla stanza di Kei.
Si era portata dietro, oltre il solito libro che stava leggendo, anche
il quaderno con gli appunti di fisica, visto che l'indomani avrebbero
avuto un compito in classe - e tanto era sicura che Kei l'avrebbe di
nuovo ignorata, per cui ne avrebbe approfittato per ripassare.
Invece, non appena mise piede nella stanza, non poté non
notare
che Kei era sveglio e che si era addirittura girato a guardarla quando
lei era entrata.
Temaku rimase bloccata sulla soglia, e per un attimo il suo cervello
non diede segnali di risposta.
Era così dannatamente sicura che Kei avrebbe continuato a
ignorarla all'infinito, che non si era minimamente preparata.
Però, quando vide che Kei aveva accennato un sorriso,
poté riprendere a respirare e si sedette - anche se per
arrivare
alla sedia si era mossa un pò a scatti.
"Ciao" esordì lui.
Lei ricambiò sottovoce. Poi nessuno seppe come continuare.
Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, Temaku chiese una cosa a
Kei.
"Perché mi hai ignorata per tutto questo tempo?"
"E tu perché sei rimasta qui tutto questo tempo?"
I due si guardarono per un attimo negli occhi, poi entrambi distolsero
lo sguardo.
E di nuovo silenzio.
"Non ero ancora pronto per parlarti..." confessò alla fine
lui.
Temaku chiuse gli occhi, sorridendo lievemente.
"E io non ero ancora pronta a dirti addio..."
Kei si voltò lentamente verso di lei.
Troppo lentamente perché fosse un movimento naturale in
effetti.
Si stava terribilmente sforzando di mantenere la calma.
"Dirmi...addio...?!"
"Sì" confessò lei.
"Perché mi dovresti dire addio...ormai sto bene e..."
"No, no" disse lei interrompendolo "Non si tratta di te!"
"Si tratta di te...te ne vai?!" chiese lui con una leggera nota di
panico nella voce.
Eppure suo padre non gli aveva detto nulla: sta a vedere che quel
bastardo di Ivanov se la voleva portare con sé in Russia...
"Ma che stai dicendo? Che vai a pensare! Non vado da nessuna parte!..."
"E allora...?"
Temaku si era voltata.
Kei non riusciva a vederla in volto.
"Io...non voglio perderti..."
"Temaku..."
"Tu mi hai detto che io ti stavo facendo soffrire...beh, in questi
giorni anche io ho sofferto tantissimo...la paura che tu non ti
salvassi...che in qualche modo fosse colpa mia...!"
"Perché avrebbe dovuto essere colpa tua?!" chiese lui
cercando di farla voltare.
Ma Temaku rifiutò la mano sul suo braccio, e la
cacciò via.
"Non lo so...forse mi sentivo in colpa per quello che ti aveva detto..."
"Temaku...!"
"No. Io...io in realtà...in realtà...non...non
avrei dovuto dirti...quello che ti ho detto..."
Kei rimase in silenzio. Temaku gli stava aprendo il suo cuore.
Ne fu profondamente commosso e diede alla ragazza tutto il tempo e lo
spazio necessari.
"Io...forse...non voglio stare senza di te...!!"
Kei non poteva credere alle sue orecchie.
Anche Temaku in realtà non poteva credere di avere appena
detto quello che gli aveva appena rivelato.
Praticamente gli stava confessando che era stato uno sbaglio lasciarlo.
Il cuore di Kei prese a battere all'impazzata.
E non poté non arrossire di vergogna quando si
ricordò di
essere ancora attaccato a quel maledetto apparecchio
dell'elettrocardiogramma, che si mise a bippare all'impazzata, seguendo
il ritmo del suo cuore martellante.
Anche Temaku si lasciò sfuggire una lieve risata, mentre Kei
si toglieva di dosso il malefico aggeggio.
"Scusa...!" disse lei ancora sorridendo.
In realtà era ancora voltata e il ragazzo non ne poteva
avere la
certezza, ma ormai Kei la conosceva talmente bene da intuire ogni sua
espressione dalla sola intonazione della sua voce.
"Lascia stare..." ancora una pausa, per riordinare le idee
"Ma...allora..."
"Ecco...io non lo so...con esattezza..."
"Sì...capisco!"
"Ma...ecco...di questo sono sicura...non voglio perderti!"
Kei sorrise di nuovo.
"Grazie"
Temaku si voltò un pochino.
L'aveva ringraziata.
Non ne aveva motivo, ma le aveva detto grazie.
E da quel che si ricordava, non lo diceva praticamente mai, a nessuno.
"E di che?!"
"Di esserci!"
Temaku arrossì.
E per togliersi dall'imbarazzo, si alzò dalla sedia,
cominciando
a farfugliare qualche scusa, inerente al compito di fisica, e che
doveva proprio tornare a casa.
Ma prima che la ragazza finisse fuori dal suo raggio d'azione, Kei le
afferrò una mano.
Piccola manina fredda come il ghiaccio!
Se Temaku avesse avuto addosso l'apparecchio per il battito cardiaco,
questo sarebbe esploso, da tanto i suoi battiti aumentarono.
"Aspetta..."
"Kei..."
"Dimmi solo una cosa....se sapevi che stavo facendo finta di
dormire...perché non mi hai comunque provato a parlarmi?!"
"Sa...sapevo che magari non eri ancora pronto...e non volevo metterti
fretta...e poi comunque, non so se te ne sei reso conto, ma molto
spesso ti addormentavi davvero, e non volevo svegliarti!"
"...E come fai a capire se stavo dormendo o fingendo?!"
"Non lo sai...ma quando dormi ti sparisce quell'aria corrucciata che
hai sempre! Sei molto più carino...!"
E non appena si rese conto di quello che aveva appena detto, Temaku si
era portata le mani a coprirsi il volto, che era diventato peggio che
rosso, ed era scappata via più velocemente che aveva potuto.
***
Alla fine Temaku non si era più presentata in ospedale.
Kei ne era rimasto deluso, ma in fondo si era aspettato una sorta di
reazione del genere da parte della ragazza.
Probabilmente si sentiva ancora imbarazzata per quello che si erano
detti quel giorno.
Quindi era sicuro che per un pò non si sarebbe fatta vedere.
In compenso ebbe modo di vedere Sergej, che comunque gli aveva
assicurato che la ragazza stava bene e che gli mandava i suoi saluti.
Ma dovette ammettere che dopo che i due si erano parlati, il suo umore
era decisamente migliorato.
Temaku era riuscita a mettere da parte il suo orgoglio e gli aveva
confessato che in fondo non voleva perderlo.
Beh, dopo che uno sfiora la morte, probabilmente chiunque gli avrebbe
detto la stessa cosa.
Ma Kei era sicuro che quella frase nascondesse un significato
più profondo, ed era questo che lo faceva andare avanti con
più ottimismo, nella vita di tutti i giorni.
Era da tempo innamorato di Temaku, e per la prima volta da quando
avevano cominciato a frequentarsi, vedeva il loro futuro tinto non del
solito grigio apatico, ma con i colori della natura.
In fondo al suo cuore, c'era una piccola fiammella di speranza che
continuava ad ardere.
Anche se non la vide per un bel pò di tempo, la sua immagine
era comunque incisa nel suo cuore.
***
Dopo parecchio tempo - troppo per i gusti di Kei, che aveva cominciato
ad odiare profondamente l'ospedale – i medici gli avevano
dato
finalmente il permesso di tornare a casa.
Lo avevano dimesso con l'assicurazione che adesso stava davvero bene.
Era di nuovo tornato il vecchio Kei.
Certo, ogni tanto ancora si sentiva debole, e si affaticava molto
più facilmente di prima; ma almeno adesso i mal di testa
erano
spariti e lui poteva di nuovo camminare e fare tutto quello che un
ragazzo normale fa.
L'unico guaio - non troppo rilevante, ma che per il senso estetico era
una tragedia - era che per l'operazione avevano per forza dovuto
radergli la testa.
Per cui, ora che aveva tolto tutte le fasciature, si era ritrovato con
i capelli cortissimi!
Orrore, visto che ormai erano tre anni che si ostinava a portarli
lunghi oltre le spalle.
Ma d'altra parte non ci poteva fare molto, per cui si mise il cuore in
pace.
E quando doveva uscire, gli toccava anche mettersi un berretto, visto
che la zona in cui avevano inciso era ancora praticamente senza
capelli, e nemmeno se l'avessero pagato tutto l'oro del mondo, Kei
sarebbe andato in giro conciato a quella maniera!
Ma era bello stare all'aria aperta, dopo tutto quel tempo chiuso in
quella stanza bianca che puzzava di disinfettante.
Era tornato a casa una mattina di primavera.
Lungo la strada vide che molti alberi avevano messo i fiori e questo
non seppe dire perché ma lo rallegrò molto.
Ma niente poteva pagare la vista dalla sua finestra: proprio davanti a
lui, il secolare ciliegio che adornava il giardino di casa Hiwatari era
completamente coperto di pallidi fiori rosa.
Kei non resistette e prese il cellulare.
Cercò nella rubrica il numero che in realtà
sapeva a memoria.
Temaku arrivò circa venti minuti dopo.
Le aveva detto che era stato dimesso, ma visto che era ancora debole,
che era meglio se fosse rimasto ancora in casa.
E che voleva vederla.
Temaku non aveva risposto subito, ma aveva detto che le faceva piacere
vederlo.
Kei attese impaziente la ragazza.
Temaku arrivò puntuale e il maggiordomo che le
aprì le disse di seguirlo.
"Prego, da questa parte"
"Eh?!"
"Il signorino Kei la sta aspettando in giardino"
Temaku non stette troppo a chiedersi perché il giardino, e
seguì senza protestare il maggiordomo.
Non appena mise piede fuori, non poté non meravigliarsi.
Se ne era dimenticata.
Aveva passato nella sua infanzia talmente tanti pomeriggi in quel
giardino, ma si era completamente dimenticata di quanto fosse bello lo
spettacolo dell'enorme ciliegio in fiore.
Rimase a bocca aperta dalla meraviglia per un tempo che le parve
infinito.
Poi si riscosse e raggiunse Kei, che si era seduto al tavolino posto
proprio sotto quel tripudio di fiori.
"E'...è magnifico!" disse lei prendendo posto di fronte a
lui, ancora con gli occhi fissi sull'albero.
"Vero?!"
"Non...non me lo ricordavo così bello!"
"Tsk...sai, nemmeno io..."
"Ma come! Se è proprio davanti la tua stanza!"
"Sì, lo so...ma non mi sono mai soffermato abbastanza a
considerare queste cose!"
"E hai fatto male! E' proprio questo il genere di cose che rende
speciale la vita!"
"Forse hai ragione!"
E i due si concessero ancora tutto il tempo che volevano per ammirare
la primavera incarnata.
"Ti vedo bene, sai?!"
"Grazie...!"
"Tu come ti senti?"
"Molto meglio. Sono quasi tornato come prima!"
"Mi fa molto piacere!"
In quel mentre sopraggiunse il maggiordomo che portò loro un
vassoio con una teiera, due tazze e alcuni pasticcini.
"Grazie" lo ringraziarono prima che questi si dileguasse di nuovo.
Kei versò il tè nella tazza di Temaku e gliela
passò.
Poi si servì lui.
"Forse tra qualche giorno torno a scuola" disse alla fine, forse solo
per dire qualcosa.
"Davvero? Di già?"
"Sì...e che mi annoio a stare tutto il giorno a casa...da
solo...!"
"Scusa se non ti sono più venuta a trovare...!"
"Fa niente..."
"Non è vero..non dire bugie!”
Kei ridacchiò.
"Comunque, davvero te la senti? Ma i medici non ti hanno detto di
prenderti tutto il tempo che ti serve?!"
"Fosse per i medici dovrei stare a letto per i prossimi tre mesi!"
"Sanno quello che dicono!"
"Esagerano!"
"Sì, ma è meglio se ti rimetti adesso, bene,
prima di stare di nuovo male!"
"Lo so, lo so...ma se si continua così, rischio di perdere
l'anno!"
Temaku sorseggiò il suo tè con finta insistenza,
distogliendo lo sguardo.
"Che c'è?!" chiese Kei sospettoso.
"Uh?!" rispose lei sbattendo le ciglia, come se nulla fosse.
"Perché hai fatto quella faccia lì?!"
"Che faccia?!"
"Hai distolto lo sguardo!"
"Davvero?"
"Non mi prendere in giro!"
Temaku sospirò e posò la tazza sul suo piattino.
"Scusa...è che sei stato assente parecchio...e i
professori...beh..."
"Cosa?!"
"Ecco...sono solo delle voci...ma credo che l'anno tu l'abbia
già perso...!"
Kei si scurì in volto.
"Davvero?!"
"Mi dispiace...ma forse è meglio
così...insomma...anche
se adesso dovessi riprendere subito, abbiamo fatto davvero un sacco di
cose mentre tu non c'eri e sinceramente non credo che ce la faresti a
metterti in pari entro la fine dell'anno... senza contare che
è
veramente meglio se ti riprendo completamente prima di ricominciare a
studiare.."
Kei la guardò fisso mentre diceva queste cose.
Poi diede un leggero sbuffo.
"Non mi stai sottovalutando un pò troppo?!"
"Guarda che lo dico per te! Non mi va vederti di nuovo star male!"
Kei allungò una mano e la posò su quella della
ragazza.
"Lo so. Non ti preoccupare per me!"
"Impossibile. Non te ne stai mai buono!"
"Vero...Però è questo che ti piace di me, no?!"
"Kei...ancora con questa storia?!"
"Sì. E adesso vorrei una risposta. Possibilmente diversa da
quella dell'altra volta...Riuscirai mai ad innamorarti di me?"
Lo disse in fretta, per non dare alla ragazza il modo di fuggire in
alcun modo.
Temaku chiuse gli occhi per qualche secondo.
"Sono settimane che ci penso...ma non sono sicura di avere ancora
trovato la giusta risposta..."
Temaku guardò di sottecchi come l'aveva presa Kei.
In realtà stava sorridendo.
"So che per te non deve essere facile. Per cui, prenditi tutto il tempo
che ti serve. Ma guarda che mi aspetto una risposta positiva!"
Anche Temaku sorrise.
I due rimasero sotto il ciliegio finché il tramonto non
tinse di rosso i petali dei fiori.
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Evviva, ho finito gli esami! ^^
Buon San Valentino a tutte!
Che capitolo poco valentinoso...vabbè, spero che mi
perdoniate. Non era assolutamente calcolato che oggi riuscissi a
pubblicare un capitolo!
Anche perché io odio San Valentino! -__-
Oggi la mia serata sarà: senza la famiglia che è
in viaggio; senza amici perché sono tutti fidanzati e
festaggiano tra di loro; senza fidanzato perché a quanto
apre la razza maschile mi odia; a casa, con
la sola compagnia dei miei cinque gatti e di una bottiglia di Rhum.
Faccio tanto vecchia zitella, eh?!
Mi faccio tristezza da sola.... -____-
Grazie mille a Padme86,
scrlettheart, lexy90 e
Klarai che hanno continuato a commentare fin
qui! ^^ Grazie mille per il sostegno!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 23 *** Capitolo XXIII: Verità ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Dedicato a Chiara: Buon Compleanno collega!
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Capitolo
XXIII: Verità
Erano passate altre due settimane, e alla fine del suo periodo di
convalescenza, Kei si sentiva tornato quello di prima - anche se i
capelli purtroppo non gli erano ancora ricresciuti a dovere.
Per cui, anche se in realtà era arrivata ufficiale la
comunicazione che il ragazzo aveva superato il numero massimo di
assenze consentite per passare l'anno, Kei aveva deciso di tornare a
scuola.
Odiava stare in ozio tutto il giorno e comunque - nonostante quello che
dicessero quelle vecchie capre dell'amministrazione scolastica - lui
non si faceva certo scoraggiare da una cosa del genere.
Non aveva intenzione di perdere gli ultimi mesi di lezione.
Per cui fu un bel lunedì mattina il giorno in cui il liceo
vide
di nuovo comparire il mitico Kei Hiwatari, ormai dato per disperso
dalla maggior parte degli studenti, nonché buona parte del
corpo
docenti.
Ne furono tutti oltremodo sorpresi - a parte Temaku e Sergej, gli unici
con cui Kei aveva mantenuti i rapporti, e che sapeva del suo rientro.
E per evitare che la gente rompesse troppo le scatole, era arrivato la
mattina piuttosto presto, prima di chiunque altro nella sua classe.
Aveva posato la cartella sul suo banco e si era poi diretto a passo
deciso alla lavagna. Aveva afferrato un gessetto e aveva scritto,
preciso e telegrafico come suo solito: "Sì, sono tornato.
Hanno
dovuto operarmi ma ora sto bene. Quindi guai a voi se rompete!!"
gettò poi il gessetto nella scatola che conteneva tutti gli
altri e si mise al suo posto, a leggere un libro.
Già i primi che arrivarono - accidenti proprio delle
ragazze,
pensò lui vagamente irritato dalla cosa - si misero a
gridare
dalla sorpresa.
Ma non fecero in tempo a formulare la prima domanda, che il diretto
interessato, senza staccare gli occhi dal suo libro, indicò
loro
la lavagna, su cui aveva scritto tutto quello che aveva intenzione di
rivelare su quello che era successo.
Non meno sorpresi furono i professori a cui, purtroppo la gerarchia
vince sempre, a cui Kei dovette dare delle spiegazioni un pochino
più dettagliate.
E non era nemmeno arrivato l'intervallo che tutti quanti nella scuola
sapeva del ritorno di Kei Hiwatari.
E, neanche a dirlo, già c'era la fila della ragazze che
volevano chiedergli un appuntamento.
Kei naturalmente se l'era aspettata una cosa del genere, ma dovette
ammettere che non si aspettava di certo tutte quelle candidate a
diventare la sua "infermiera" personale!
Quasi quasi avrebbe fatto meglio a rimanere a casa...
Ma per fortuna ci fu Sergej a dargli una mano. Non lo lasciò
solo tutto il giorno, visto che la sua stazza riusciva a spaventare le
meno determinate, soprattutto tra le ragazzine.
"Grazie mille!"
"Figurati!"
"Senti ma...Temaku?!"
"Oh, già si scusa, ma ha avuto un impegno all'ultimo secondo
e non poteva pranzare con noi."
"Impegno?!"
"Ha detto qualcosa riguardo il giornalino...o giù di
lì...Non ho capito bene...!"
"Ah..." fece lui un pò deluso.
"E dai, non te la prendere! Ha detto che dopo ci vediamo!"
Kei si limitò ad annuire.
Si concentrò sul suo pranzo, che finì in
silenzio.
Alternando ogni tanto qualche occhiataccia alle persone che si
avvicinavano troppo impudentemente.
Il pomeriggio fu abbastanza pesante: Kei aveva rimosso quanto fosse
noioso il professore di storia!
Ma anche quello due ore finalmente passarono, e tutti erano
più che felici di tornarsene a casa.
Kei prese il suo zaino, salutò con cenno della testa Sergej
e si avviò all'uscita.
Ma stranamente, c'era qualcosa che non andava.
Tutti gli studenti - ed erano davvero tutti, visto che al
lunedì
tutte le classi finivano a quell'ora - erano come bloccati all'ingresso.
Kei spintonò via un paio di ragazzetti del primo anno e si
fece largo tra la folla, per vedere che stava succedendo.
Il portone d'ingresso era chiuso con addirittura delle catene.
Kei prese mentalmente nota che se per caso quello era sintomo di
occupazione, avrebbe personalmente fatto fuori tutto il Collettivo:
voleva andare a casa e niente glielo doveva impedire!
Il vociare di tutti quei ragazzi ammassati non lo stava facendo sentire
bene per niente.
Kei sentiva che la testa stava cominciando a ruotare pericolosamente.
E quando sentì che qualcuno l'aveva afferrato per un
braccio, lo respinse violentemente.
Poi si rese conto che era Temaku.
"Kei...tutto bene?!"
"No! Tutta questa folla mi sta uccidendo!" disse lui con un lamento,
premendosi le mani sulle tempie, come per cercare di frenare il
pericoloso vorticare che lo aveva colpito.
"O...mi dispiace tanto...!"
"Ti prego falli sparire tutti o non risponderò delle mie
azioni!"
"Ok, ti prometto che tutto andrà a posto...ma prima devi
venire un attimo con me!"
Kei la guardò interrogativa, ma lei si limitò a
sorridergli.
Poi lo prese per mano e si fece largo tra la folla, finché
non
arrivò al centro dell'atrio, dove era stato posizionato un
tavolo.
Temaku agilmente ci si arrampicò sopra.
Poi fece un respiro profondo e gridò rivolta a tutti quanti.
"SCUSATEEE!! Un attimo di attenzione prego!"
"Temaku...che stai facendo?!"
"Fidati di me!"
"Mi preoccupi..."
La ragazza ritornò a rivolgersi alla sua platea.
"Grazie. So che vorreste essere tutti fuori di qui..."
"CI PUOI SCOMMETTERE!"
"...sì...comunque, tra un attimo vi faccio uscire..."
"SIGNORINA KURUMADA! Che sta facendo?!"
"Mi spiace professore!"
"Scenda immediatamente di lì e tolga quella catena dalla
porta!"
"Mi conceda qualche minuto..."
"Proprio no!"
"Oh, beh, tanto non riuscirà a raggiungermi, per cui ora
dico quello che devo dire, poi me ne andrò!"
"Ma come si permette?!!!"
"Eheh..."
"PERCHE' CAVOLO SIAMO CHIUSI DENTRO SCUOLA?!?!"
"SE STATE ZITTI UN ATTIMO VE LO SPIEGO E POI VE NE POTETE ANDARE!"
"E ALLORA MUOVITI!"
"HO DETTO SILENZIOOO!!!"
E tutti si ammutolirono all'istante.
"Grazie. Dicevo, prestate tutti quanti attenzione, perché
non ho intenzione di ripeterlo mai più"
Temaku guardò in basso e fece un magnifico sorriso a Kei.
Parlò a voce alta, perché tutti potessero
sentirla, ma in realtà stava parlando solo con lui.
"Kei...so che ti ho trattato davvero male...e non te lo meritavi di
certo...sono stata una stupida a non capire subito che quello che
provavi per me era davvero così sincero!"
Kei, che all'inizio era stato oltremodo terrorizzato da quello che
Temaku stava facendo, ora era completamente dimentico di essere al
centro dell'attenzione di tutta la scuola.
"Io...non ho capito quanto tu fossi importante per me..."
Kei la stava fissando intensamente, e se fosse stato giusto un pochino
più sensibile, avrebbe avuto le lacrime agli occhi.
"Per cui...voglio farmi perdonare...e dire a tutti quanto che...SI',
posso riuscire ad innamorarmi di te!!!"
Fu come se il cuore di Kei fosse scoppiato all'interno del suo petto,
proprio come il fiume in piena di proteste si era levato da tutta la
componente femminile della scuola.
Kei, abbandonando ogni falso pudore, era salito anche lui sul pulpito
improvvisato.
Aveva preso tra le braccia la sua Temaku e l'aveva baciata come non
aveva mai fatto prima.
Un bacio pieno di passione e felicità.
Temaku ricambiò entusiasta, stringendo a sé
più che poteva il suo amato.
Già, perché questo era Kei per lei.
E niente, non le proteste dei professori, non i pianti disperati di
alcune ragazzine, non i fischi che provenivano dalla folla, potevano
cambiare questa verità.
Lo amava.
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Colpo di scena...non ci sono colpi di scena! ^__^
Ahahah!
Vabbè, penso che tutte vi sareste aspattate un bel finale
tranquillo!
Non potevo non farli mettere insieme alla fine! ^^
Grazie mille a Padme86,
Klarai e lexy90, che hanno commentato lo scorso capitolo!
Avviso che il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Ma non temete, ho già scritto un'altra fiction, che
posterò alla fine di questa.
E come sempre il protagonista non può non essere che Kei! ^^
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
|
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Capitolo 24 *** Capitolo XXIV: Epilogo ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
********************************************************************************
EPILOGO
"Che cosaaa?! Davvero ha fatto questo?!"
"Sì"
"Ma...ma...ma..."
"Ahahah!! Mi sa che Temaku ti ha battuto, Boris!"
"Ma non è possibile!"
"Eheh! La tua dichiarazione sul tetto della scuola in confronto sembra
una recita scolastica!"
"L'ho sempre detto che quella ragazza ha una mente diabolica...!"
"Tutti invidia, ammettilo!"
"Tsk!"
"E tu che ne dici?" chiese Sergej rivolto alla quarta persona che era
seduta al loro tavolo.
Il biondo ragazzo russo era da poco tornato a casa da Tokyo.
Lo scambio si era concluso e la prima cosa che aveva fatto,
naturalmente era stata chiamare i suoi fidati amici, per passare una
serata insieme, in compagnia di qualche bottiglia, e raccontare tutto
quello che era successo.
E alla fine non aveva potuto non raccontare della dichiarazione di
Temaku davanti a tutta la scuola.
Ivan era entusiasta di quel racconto e non faceva che prendere in giro
Boris - maestro di queste cose - che però mai aveva
progettato
una cosa altrettanto magnifica.
Yuri invece, se ne era stato zitto durante tutto il suo racconto.
E mentre Ivan e Boris discutevano, Sergej si era rivolto all'amico, per
sapere la sua opinione.
Yuri avrebbe preferito non rispondere, ma Sergej lo stava fissando con
un'espressione che lasciava intendere che non avrebbe mollato la preda.
Quindi Yuri si arrese e rispose.
"Sì...è stata una bella uscita da parte sua..."
"Sei geloso?!"
Yuri arrossì un poco sulle guance ma non fece nulla per
nasconderlo.
"Un pochino forse...sì..."
"Speravi che non si mettessero insieme alla fine, eh?!"
"Sì, ci speravo...ma sapevo benissimo che sarebbe andata a
finire così!"
"Quindi?!"
"Quindi, anche se ancora un pò mi da fastidio, mi sono messo
il cuore in pace...!"
"Ottimo Yuri. Brindiamo alla tua salute!"
"Che farei senza di voi, amici!"
***
Il cellulare vibrò da sotto il cuscino.
Temaku lo estrasse e vide la scritta --Nuovo messaggio ricevuto--.
Con gli occhi ancora impastati, cercò a tentoni il tasto
giusto per leggerlo.
--Yuri--
Temaku si svegliò di colpo.
Era il primo messaggio che riceveva da Yuri da un sacco di tempo.
--Leggi--
Ciao Temmy! Come stai?!
Qui tutto
bene, Sergej è arrivato tutto intero!...E ci ha detto quello
che
hai combinato! Boris è assolutamente invidioso! Eheh :)...
Comunque, volevo dirti... per quanto ti possa interessare...non so...
che hai la mia benedizione...sii felice, mi raccomando! ;) Bacio. Yu
Temaku rilesse velocemente il messaggio almeno tre volte prima di
concedersi un sorriso.
Yuri approvava.
Certo che le interessava la sua opinione, che andava a pensare!
Era davvero contenta che Yuri non l'avesse presa male.
Questa era la più bella cosa che avesse potuto dirle.
Voleva la sua felicità.
Ora l'aveva trovata.
Con Kei.
La ragazza mise via il cellulare, e guardò il ragazzo che
dormiva accanto a lei.
Kei.
Così bello. Diventava davvero molto più carino
quando dormiva.
Temaku non poté non sorridere.
Si spostò più vicino a lui e gli diede un bacio
sulla fronte.
Lui mugugnò qualcosa nel sonno e la abbracciò.
Temaku ricambiò, e si addormentò tra le sue
braccia.
Felice.
FINE
********************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
E con questo abbiamo ufficialmente concluso questa storia! ^^
Spero che il finale non vi abbia deluse! ^^"
Ci vediamo con la prossima storia "La mia vita",
prossimamente sui vostri pc!
Spero che vogliate andare a leggerla! ^^
Ringrazio
infinitamente tutti quelli che hanno letto questa storia;
tutti quelli che l'hanno messa tra i preferiti;
tutti quelli che l'hanno commentata,
anche solo una volta soltanto.
Fate la felicità di uno scrittore!
Grazie di cuore!
^__^
Beat
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