Let It Snow

di _Mhysa_
(/viewuser.php?uid=158533)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Winter is coming ***
Capitolo 2: *** Snowflakes ***
Capitolo 3: *** Arrow ***



Capitolo 1
*** Winter is coming ***


Let It Snow








#01       winter is coming
 


 

Due occhi scuri. Intensi.
Lo sguardo di chi non capisce cosa gli stia accadendo.
Esattamente quello di Jon Snow, quando arrivò a Grande Inverno.
Non sapeva niente, il piccolo Snow. Non avrebbe mai saputo niente.
Catelyn Stark incrociò quello sguardo perso e confuso e, nell'istante in cui lo fece, capì che non l'avrebbe mai più dimenticato.
Subito iniziò a odiarlo. E poi provò rabbia e dolore e odio e frustrazione e ancora odio.
E' solo un bambino” continuva a ripeterle una vocina nella sua testa.
Un bambino. Due occhi scuri.
Intensi.
Vedeva suo marito in quegli occhi, molto più di quanto non lo scorgesse in quelli di suo figlio.
Fetido, schifoso bastardo. Figlio di una puttana di chissà quale bordello, nato in un luogo lontano, in un tempo imprecisato. Ecco cos'era per Catelyn quell'essere ben infagottato che Ned Stark aveva portato con sé.
E ora le stava davanti. Un bambino molto grazioso, dalla pelle olivastra, come il padre. L'espressione corrucciata, poco adatta alla sua tenera età.
Sembrava piuttosto infreddolito.
“Ha bisogno di un bagno caldo” sentenziò il lord di Grande Inverno.
Era tornato dopo molto tempo, era stato in guerra, non aveva dato sue notizie per mesi, aveva portato nella sua dimora il figlio di un'altra, una donna che non era sua moglie, e tutto ciò che disse fu di preparare un bagno caldo per il fagottino sconosciuto.
Jon Snow non smetteva di fissare lady Stark, la quale con un misto di sdegno e disgusto lo osservò da capo a piedi. Non tralasciò alcun dettaglio.
Senza proferir parola, la donna uscì dalla stanza; non poteva sopportare la vista di quel bambino un minuto di più.
Si ritirò nella sua camera, si sedette sul davanzale della finestra e prese a guardare il paesaggio bianco, in cerca di un conforto inesistente. Una lacrima le scivolò sulla guancia sinistra.
Fuori iniziò a nevicare. Un cumolo di neve cadde davanti al vetro.
“Vado a spalarne un po' dal tetto, mia signora” mormorò la sua attendente.
“No. Lascia pure che nevichi” sussurrò lady Stark.
Un vento freddo le soffiò nel cuore fino a gelarlo.
“L'inverno sta arrivando” disse, piano.
L'inverno era già arrivato.


















 


Note d'autore
Ebbene, anche io sono (oserei dire finalmente) approdata a questa meravigliosa serie che mi ha letteralmente conquistata! Purtroppo non ho ancora letto i libri (conto di farlo presto) e quindi tutto ciò che sccrivo è basato sulla serie tv. A ispirarmi è stata la puntata in cui Catelyn racconta il suo odio per Snow a lady Talisa. Ho provato a immaginare l'infanzia e l'adolescenza del nostro Snow e... ecco cosa ne è uscito fuori! Questo è il primo capitolo, in cui ho descritto l'incontro tra Jon e lady Stark. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate! Alla prossima puntata gente!
Xo, xo S.W.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Snowflakes ***


Let It Snow








#02       snowflakes
 


 


Uno, due, tre, quattro.
Cadevano dal cielo, i fiocchi di neve, infrangendosi sui mantelli scuri.
Cinque, sei, sette, otto.
Jon non aveva mai visto la neve, prima di arrivare a Grande Inverno.
Nove, dieci, undici, dodici.
Uno di questi gli cadde delicatamente sul naso; gli sembrò che la punta si gelasse.
Aveva smesso di contarli. Erano diventati davvero troppi.
A pochi metri da lui, sua sorella Arya tirava i capelli a Sansa. Una bestiolina, una bestiolina irrefrenabile, quella bambina dallo sguardo furbetto.
Sorella. A volte Jon si domandava se fosse giusto definirla in quel modo; d'altronde, Catelyn non faceva che ripetere che lui era un bastardo, che non meritava di trovarsi tra loro, dei nobili di alto lignaggio, con stivali lucidati e pellicce pregiate che gli coprivano le spalle.
Ma Ned non voleva saperne di mandarlo via. Perciò, Jon rimase. Continuava a vivere sotto il loro tetto, a mangiare nei loro piatti, a dormire accanto ai loro figli.
“Arya, Sansa! Entrate in casa! Vi congelerete” urlò Robb, il maggiore degli Stark.
Subito Sansa si diresse piangendo verso il fratello - quello legittimo- piagnucolando e lamentandosi di quanto la sua pestifera sorellina fosse violenta e insopportabile.
Arya invece non si mosse di un centimetro.
“Io resto qui con Jon” annunciò la piccola. Aveva da poco iniziato a parlare, eppure sapeva già esprimersi così bene.
Snow la guardò e le sorrise.
“Robb ha ragione. Dai, andiamo” nel dire queste parole, Jon si avvicinò alla bambina, le prese la mano piccola e paffuta e la trascinò fino alla porta.
“Domani mi insegni a tenere la spada?” gli chiese Arya.
“Adesso è ancora presto, ma verrà il momento” le rispose.
“E quando verrà me lo insegnerai?”
“Certo. Ti insegnerò tutto ciò che saprò, promesso”
Sul viso della piccola Arya Stark si allargò un grande sorriso. Sapeva che Jon avrebbe mantenuto la sua promessa.
Entrarono in casa, gli altri erano già disposti intorno al camino ancora spento. Catelyn era seduta sulla sedia a dondolo, con in braccio il suo ultimo figlio. Dondolava in maniera forse troppo frenetica.
Avanti, indietro, avanti, indietro.
Faceva freddo in casa, coprirsi bene non bastava.
“Dobbiamo accendere il fuoco, madre” constatò Robb.
Lady Stark non smetteva di dondolare. Il pargoletto che teneva tra le braccia iniziò a piangere.
“Jon, va' a raccogliere un po' di legna. Quella che abbiamo non basta” ordinò la donna.
Tutti si voltarono per guardarla.
“Madre, fuori ha iniziato a nevicare. Ci arrangeremo con...”
“Sta' zitto Robb. Snow, va' a prendere la legna”
“Sì, mia signora” mormorò il ragazzino, con la sua voce calda, forse troppo profonda per un bambino della sua età.
Jon si strinse nel mantello, arrivò alla porta e trattenne il respiro, prima di gettarsi tra i fiocchi di neve.
Non erano poi così freddi, dopotutto.














 


Note d'autore
Dunque dunque.... ecco la seconda flashfic! *prende un fazzoletto*
Troppo tenero il piccolo Snow! Se ci penso non riesco a trattenere le lacrime *__* . Ma ci pensate? Un'intera infanzia vissuta in questo modo!Tra l'odio di Catelyn e la sensazione di non sentirsi mai abbastanza.  È così che mi immagino la sua vita prima di Game of Thrones. Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto. A presto!
Xo, xo S.W.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Arrow ***


                                       Let It Snow






                                            #03   Arrow

 

“Prova ancora, Robb!”
“Sì, mio signore”

“Punta al cuore, avanti. Puoi riuscirci”
Il ragazzino strinse le dita intorno al legno e tese l'arco finché la corda quasi non gli sfiorò la guancia.
Il silenzio li inghiottì.
Per un attimo tutti trattennero il respiro. Un attimo che sembrò durare un'eternità.
La freccia partì.
Arrivò dritta al cuore del fantoccio di paglia.
Eddard Stark si lasciò andare a un grido di gioia; Theon Greyjoy si congratulò col suo padroncino, il quale restò immobile a fissare il suo operato. Un sorriso fiero gli curvò le labbra.
“Bravo figliolo!” esclamò il Lord di Grande Inverno, stringendo a sé suo figlio.
Era raro che si lasciasse andare a momenti di esultazione, eppure quella volta lo fece.
Jon Snow restò in disparte a godersi le scena. Poco prima era toccato a lui tirare; ci aveva messo tutto l'impegno possibile, ma era riuscito solo a colpire la gamba e il braccio sinistri.
A lui non fu concessa una terza oppurtunità. Nessuno lo incitò o si preoccupò di incoraggiarlo e rassicurarlo, quando i tiri non andarono a buon fine. Semplicemente, nessuno si preoccupava mai per il piccolo Snow. Sempre troppo silenzioso, troppo solitario, troppo accondiscendente; troppo sistematicamente assente nella sua presenza.
Nemmeno Eddard Stark, che ci teneva così tanto a non mandarlo via, gli dava molta importanza, anche perché Catelyn non lo avrebbe approvato, mai.
E così, spesso il bastardo se ne stava in disparte a osservare gli altri vivere.
Osservava suo fratello essere costantemente migliore di lui, in qualsiasi cosa si cimentassero. Robb pareva avere una marcia in più, una predisposizione naturale.
Predisposizione che Jon non possedeva. E si sentiva in colpa, per questo, ogni giorno. Pensava che, se Catelyn fosse stata sua madre, di certo la sua vita sarebbe stata più semplice. Magari per una volta, una soltanto, sarebbe stato lui il preferito, il migliore.
Ma purtroppo la realtà era ben diversa.
E Robb sarebbe stato sempre più abile con la spada, più preciso con l'arco, più amichevole con gli altri bambini, più bravo praticamente in tutto.
E lui sarebbe stato il bastardo di casa Stark.
Per ora. Per sempre.
“Cosa c'è bastardo? Pensavi davvero che ci saresti riuscito prima di lui?” pigolò Theon; un ghigno malefico gli storpiava il volto, mostrando i suoi incisivi superiori e l'enorme spazio che li separava.
Jon non disse niente, anzi non si degnò nemmeno di guardarlo. Continuava a tenere gli occhi fissi su Robb e suo padre, che ancora parlavano dell'impresa prodigiosa del primogenito. Un bambino di soli nove anni.
“Ci riuscirò anch'io” sussurrò Snow.
“Certo, bastardo. Magari ci riesci prima dei vent'anni!” e detto questo al piccolo Greyjoy scappò una grassa risata.
“Theon, prendi l'arco e le frecce” tuonò Eddard.
“Subito, mio signore” squittì il ragazzo.
Tutti tornarono a casa, tranne Jon. Lui si sedette a terra e per qualche minuto restò immobile a osservare il fantoccio di paglia, che aveva ancora la freccia di Robb Stark che gli trapassava il petto.
All'improvviso Snow si alzò e la sfilò; prese il suo arco malandato, quello che fino a qualche mese prima apparteneva al suo fratellastro.
Studiò bene la distanza che lo separava dal suo nemico. Incoccò la freccia e tese l'arco finché la corda quasi non gli sfiorò la guancia.
C'erano solo lui e il terribile uomo di paglia.
Fece un respiro profondo, l'aria fredda gli turbinò nei polmoni.
Scoccò la freccia.
Peccato che non ci fosse nessuno ad acclamarlo, perché quella colpì il fantoccio esattamente nel punto da cui Jon l'aveva estratta.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2876118