Nina's SouMako Week

di Ninechka
(/viewuser.php?uid=333716)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel film non troppo terrificante ***
Capitolo 2: *** Un semplice mercante ***
Capitolo 3: *** La gita al centro commerciale ***
Capitolo 4: *** Tra 13 e 14 (parte I) ***
Capitolo 5: *** Tra 13 e 14 (parte II) ***
Capitolo 6: *** Tra 13 e 14 (parte III) ***
Capitolo 7: *** A carte scoperte ***



Capitolo 1
*** Quel film non troppo terrificante ***


Titolo: Quel film non troppo terrificante
Prompt: Angst/fluff
Altri personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka, Rei Ryugazaki, Nagisa Hazuki
Credits: immagine
Nina’s Corner: Salve a tutti! *^* Stavolta mi cimenterò in una nuova avventura: una raccolta di 7 fanfiction SouMako, in occasione della SouMako Week (che va dal 13 al 19 Ottobre) lanciata su Tumblr. Oggi, come potete vedere, si parte con la prima fic. Spero vi piaccia <3

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Makoto i film horror li detesta con ogni fibra del suo essere. Al solo sentirli nominare, gli si rizzano i capelli, gli viene la pelle d’oca, gli occhi schizzano per tutto l’ambiente in cerca di un modo in cui fuggire rapidamente e trema come un cellulare tartassato di notifiche.
Ma se in un gruppo di sei persone tre dicono di si e due che è indifferente, quanto potrà mai cambiare le cose un categorico e solitario “no”?

E suo malgrado, eccoli in sala. Seguendo i biglietti, Haruka e Nagisa erano capitati alla fila M, in alto, Rin e Rei alla fila H, al centro, e Makoto e Sousuke alla fila D, praticamente quasi in braccio allo schermo. E per quanto abbia provato a cambiare il biglietto con uno della comoda postazione nella toilette, nulla aveva funzionato, e ora aveva il cuore a martellargli in petto e non era cominciata neanche la pubblicità.
Yamazaki, al suo contrario, sembrava tranquillo, forse annoiato, e perdeva tempo facendo chissà cosa col cellulare. Dovette smettere poco dopo poichè le luci vennero spente facendo sobbalzare il castano al suo fianco.
« Certo che ne hai, di fifa. » se la rise il bruno intascando il cellulare.
« N-n-non è vero!! » ribattè il castano cercando di sembrare irritato, con il risultato di quasi moltiplicare le risate dell’altro. Al povero Tachibana non restò che sospirare imbarazzato e chiudere la questione, mentre gli occhi chiari di Yamazaki erano attenti al suo viso, senza che questi se ne accorgesse.

Il film iniziò con la sala non troppo gremita e la loro fila fortunatamente vuota, ma se quel dolby surround risultava alle volte fastidiosamente alto, Makoto l’apprezzò dopo poco: poteva urlare quanto voleva, senza risultare stridulo ed imbarazzante. Sousuke, dal canto suo, in certi punti non poteva dirsi d’accordo, ma non contestava perchè troppo preso a ridere delle sue urla e, a volte, sobbalzare appena per i colpi di scena troppo improvvisi.
Ad un certo punto, però, il sangue del più grande sembro gelarsi: Makoto aveva le lacrime agli occhi e tremava come una foglia. “Possibile che abbia così tanta paura?! E’ solo un film!!” pensò quasi infastidito. Ma infastidito da cosa? Dall’assurdità della cosa? No, perchè non erano affari suoi.
Erano quelle lacrime il problema: su un viso così bello non doveva esserci altro che il sorriso. E anche se al solo pensarci si sarebbe dato del mollaccione, ci passò sopra, determinato a cancellare quell’espressione terrorizzata. E il metodo che voleva usare era uno solo.

Il film era arrivato nel momento clou, e di sottofondo c’era una musica che accresceva a pari passo con la tensione. Le dita di Makoto a stringere con forza i braccioli e gli occhi puntati sul grande schermo.
Sousuke si protese appena verso l’altro - che assorto com’era non se n’era accorto - indugiando appena: se non fosse stato d’accordo? Se l’avesse detto agli altri poi? “Ah beh, chi se ne frega” si disse il bruno, prendendogli poi il viso tra le mani, facendolo voltare verso il proprio.

Gli occhi di Sousuke quasi si persero in quelli confusi del castano.
Le mani andarono a coprirgli gli orecchie, così che sentisse il meno possibile.
La fronte del più grande si poggiò su quella dell’altro, e in breve tempo la distanza tra le loro labbra divenne nulla, con sorpresa del più piccolo, che comunque ci mise poco a ricambiare ed aggrapparsi con forza alla sua schiena.
Chiusi gli occhi, il film scomparve totalmente dalla mente di Tachibana, il rumore che sentiva - i bassi del surround e le urla degli spettatori - diventava di sottofondo come fosse una strana musica. L’unica cosa al centro della sua mente era quel dolce e morbido calore che sentiva da Sousuke e poi in sè stesso, quasi glielo stesse passando come una coperta calda.

« Che figata di film!! » rise Rin, una volta fuori dal cinema.
« La scena dell’accetta è stata troppo spettacolare! » convenne Nagisa, stringendosi al braccio di Rei con un certo entusiasmo.
« Gli effetti speciali non erano questo granchè, però. » sbuffò Ryugazaki. Haruka si voltò a guardare Makoto, in attesa di uno dei suoi soliti lamenti circa il dubbio gusto degli amanti del genere, ma non arrivò nulla di tutto ciò. Tachibana era silenzioso, assorto in qualche pensiero.
« Mako-chan? Perchè non dici nulla? » chiese Nagisa, che aveva avuto la stessa premura di Nanase nel girarsi verso il castano in attesa di farsi grosse risate.
« Hai perso la voce a furia di strillare? » sghignazzò il rosso, e solo allora il dorsista era tornato tra loro.
« A me il film è piaciuto. » disse semplicemente, mentre tutti ribattevano con versi sorpresi e spiazzati.

Chissà se intendeva davvero il film oppure...?
Il piccolo sorriso che riservò a Sousuke lontano dagli altri sguardi fu una risposta più che esauriente.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un semplice mercante ***


Titolo: Un semplice mercante
Prompt: alternate universe/crossover → Arabian!AU
Altri personaggi: Nagisa Hazuki, Rin Matsuoka
Credits: pic Makoto - pic Sousuke
Nina’s Corner: Ed eccovi la seconda fanfiction per la stupendosa SouMako Week~ oggi vi propongo una Arabian!AU perchè è un vero peccato non avere un original art di Sou versione Spash! Free. Sarebbe tanta roba pure lui, ma vbb, accontentiamoci delle fan art xD Vi linko ancora una volta qui il post della SouMako Week e...nulla, spero vi piaccia! *^* buona lettura~


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~


Il caldo era soffocante già nelle prime ore del mattino, in quella desolata distesa di sabbia dorata e bollente. Nessuno si sognerebbe di andarsene in giro se non Makoto, il bel mercante dalla pelle aranciata e gli occhi verdi brillanti come gemme, che era stato costretto ad allontanarsi dalla sua bottega per andare alla ricerca di minerali adatti alle sue creazioni di argilla.
La sua intenzione era quella di raccogliere Rose del Deserto e un pò di sabbia, non quella di raccogliere un ragazzo accasciato sulla sabbia privo di sensi.

Le insolazioni erano cose assai frequenti dalle loro parti, ma comunque molto pericolose, per questo Makoto si era affrettato a prendere il povero svenuto in spalla e tornare nella bottega, dove lo fece distendere e gli buttò una parte della poca acqua che aveva in viso, perchè si raffreddasse un pò. E intanto che aspettava che si riprendesse, il castano potè osservare meglio il malcapitato.
Capelli corti e bruni, pelle insolitamente chiara - per le loro parti -, lineamenti pronunciati e un bel fisico grande e forte lasciato in mostra dalla giacca aperta, smanicata e corta. Era impossibile che fosse un abitante delle zone desertiche, eppure aveva abiti dall’aspetto parecchio costoso, che solo il Sultano poteva permettersi di acquistare. “Chissà chi è in realtà...” si chiese il mercante, decidendo di lasciarlo riposare in pace: era inutile farsi tante domande se chi poteva rispondervi era ancora incosciente. Piuttosto, uscì dalla camera per andare nel vasto ingresso e aprì la grande finestra, che altro non era che il “bancone”: ragazzo svenuto o meno, doveva guadagnare qualcosa o cibo ed acqua se li sognava.

Il sole era alla sua massima altezza quando Sousuke aprì debolmente gli occhi. “Sono vivo..?” fu la prima cosa che pensò, mentre si metteva seduto sul piccolo letto dove era stato lasciato. Si guardò attorno, scoprendo di essere in una stanza abbastanza piccola e misera, considerando gli agi a cui era stato abituato fin da piccolo; ma la sua attenzione venne catturata da una bellissima caraffa di creta dipinta a mano, lasciata vicino al letto. Il bruno la prese e si accorse subito di cosa contenesse. “Acqua!” gioì, e non perse tempo a berne due, tre sorsi, sospirando estasiato.
Ma di certo non poteva - e voleva - rimanere in quella stanza. Così, posata la caraffa, si mise in piedi, e a passo lento si diresse verso la porta chiusa, quando sentì parlottare dall’altra parte di essa. Decise di accostarsi al legno, in silenzio, per ascoltare e tentare di capire cosa stessero dicendo le due voci che sentiva.
« ...con i capelli neri, sì. » disse una prima voce dal tono pensoso.
« Mah, no, non mi pare di conoscere nessuno così, Mako-chan. » rispose un’altra voce, più fanciullesca. « Se vuoi vado a chiedere a Rei-chan! Magari sa qualcosa. »
« No, non preoccuparti. Non sembra malvagio, e Rei protegge il Sultano, immagina cosa succederebbe se si allarmasse lui. » ragionò l’altro, e Sousuke quasi sobbalzò: ricordava quel nome, Rei, e se era come pensava...era proprio giunto alla sua destinazione.
« Sicuro, Mako-chan? E se fosse un assassino? » insistì la voce più squillante.
« Nagisa, gli assassini non si muovono di giorno e non indossano cose pregiate. » ridacchiò il ragazzo con la voce dolce, e qui Sousuke si sentì arrossire: che figura, svenire in quel modo.
« Mah, sarà. Comunque io vado, se hai bisogno di me dimmelo! » salutò la vocina, accompagnata ben presto dal saluto dell’altro. “Bene - si disse Sousuke - aspetto un pochino, esco e mi faccio portare a Palazzo.” annuì, ma non fece in tempo a dire o fare nulla che la porta si aprì e il bruno si ritrovò di fronte un viso angelico che lo guardava con stupore.

« T-ti sei ripreso..! Per fortuna... Stai bene? » ansò Makoto, scacciando la sorpresa di essersi trovato a tu per tu con il giovane che aveva salvato quella mattina, per riuscire a sorridergli. Ora che era sveglio ed in piedi, il castano potè notare quanto l’altro fosse più grande di lui, e quanto i suoi occhi fossero taglienti e bellissimi al contempo.
« Sì. Grazie. » borbottò l’altro con voce fredda. « Devi portarmi dal Sultano. » disse deciso, con il risultato di stupire di nuovo il ragazzo di fronte a sè.
« I-il Sultano..? Mi dispiace ma non c’è adesso..! Non mi ricordo dove sia andato però... » rispose l’altro, portandosi poi le dita sotto il mento con fare pensoso.
« Tsk. » “E ti pareva che quel maledetto mi rendesse le cose semplici.” si disse il più alto, infastidito.
« Come mai volevi incontrarlo..? » chiese il mercante con tono insicuro.
« Perchè sono un sicario e volevo sgozzarlo. » rispose a bruciapelo il bruno con sguardo e tono freddi, ma alla faccia impallidita a tempo record del suo interlocutore non potè non scoppiare a ridere divertito.

« Q-quindi tu-- c-cioè, voi siete il Sultano del paese a sud..! Non avrei mai potuto saperlo, vi chiedo scusa!! » disse in fretta il mortificato mercante, inchinandosi imbarazzatissimo al suo cospetto. Alla fine quel bel ragazzo altri non era che il Sultano Sousuke, regnante del paese a sud da lì nonchè grande amico di Rin, il Sultano del paese dove viveva il nostro bel ragazzo dagli occhi smeraldini. Saputa la verità, a Makoto pareva chiaro il perchè di quei vestiti pregiati e la pelle chiara: ai giovani regnanti non è permesso uscire dal Palazzo se non per rari eventi, quindi era normale che la loro pelle rimanesse più chiara rispetto a quella dei sudditi.
« Che noia. Alzati e dammi del tu. L’hai fatto fino a prima, no? » sbuffò il bruno incrociando le braccia al petto. « Piuttosto, com’è che ti chiami? » chiese poco dopo, sorprendendo lievemente il castano, che intanto si stava tirando su.
« Makoto, Signore. » rispose timidamente questi.
« Mh. E questa sarebbe la tua bottega? »
« In verità...questa è anche casa mia. »
« Così misera..?! » commentò il Sultano di getto, spiazzato dalle sue parole: al di là del suo Palazzo, nel paese di Sousuke tutte le case erano molto più grandi di quella del giovane mercante, e certamente più sfarzose.
« Non ho così tanti soldi da permettermene una più grande. » sorrise amaramente il castano abbassando brevemente gli occhi. « Ma comunque sono solo, averne una più grande sarebbe solo uno spreco. » aggiunse con semplicità, sorprendendo il suo illustre interlocutore.
Quel bel ragazzo davanti a lui non aveva nulla e nemmeno gli pesava, al contrario di sè stesso: gioielli, acqua in abbondanza, ragazze dalla pelle morbida e chiara, vestiti sfarzosi, un sontuoso Palazzo...al Sultano dagli occhi di ghiaccio nulla veniva vietato e ogni suo desiderio veniva soddisfatto senza limiti di prezzo o numero. “Forse dovrei imparare di più da te, Makoto” pensò allungando una mano al viso scuro dell’altro, che arrossì all’istante ma non si scostò. Il più grande gli si fece più vicino, i visi a distanza di un soffio, e poi...

« Ohi!! Sveglia, pelandrone! Abbiamo gli allenamenti speciali, in piedi!! » lo scosse Rin in piedi sulla scala, ma l’occhiata che l’altro gli rivolse fu tutt’altro che dolce e gentile.
Era stato tutto un sogno, quindi. Un sogno che Sousuke non riusciva a togliersi dalla testa. Aveva sognato Tachibana, e stava pure per baciarlo di nuovo, proprio come la precedente sera al cinema. E siccome era stato interrotto un attimo prima che potesse assaggiare le sue labbra, ora aveva un’assurda voglia di baciare quel bel viso dall’espressione perennemente dolce. Se solo avesse avuto ancora un altro minuto...
« Tsk. Sempre sul più bello. »

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La gita al centro commerciale ***


Titolo: La gita al centro commerciale
Prompt: post graduation/elementary school
Altri personaggi: i signori Tachibana e i signori Yamazaki (?)
Credits: immagini
Nina’s Corner: Ed eccomi qui anche oggi, con la terza fiction riguardante sempre i nostri bei bimbi Souchu e Makochu. (?) Questa fanfic sarà ancora una volta diversa dalle precedenti, e spero di riuscire a legare bene l’evento passato - che state per leggere - con il loro “presente”. Dal prompt che ho scelto (elementary school) ho deciso di prendere solo l’età designata, quindi no, niente scuola di mezzo. Come sempre, qui trovate il post della SouMako Week e...basta, sproloquione inutile terminato xD buona lettura~

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~


« Mamma!! Papà!! Dove siete??! » chiamava un bambino allarmato che voltava il viso in ogni direzione. « M-mamma! P-papà..! » continuò, la voce che si abbassava scoraggiata e la vista che cominciava a farsi annebbiata.
C’era voluto un attimo perchè quel piccolo bambino dai capelli castani e gli occhi verdi finisse per separarsi dai suoi adorati genitori, ritrovandosi solo tra un mare di gente in un posto sconosciuto chiamato “centro commerciale”. Per arrivarci avevano usato la macchina, quindi non poteva nemmeno tornare a casa a piedi neanche volendolo. E sapendo ciò, il piccolo finì per accucciarsi lontano da tutti a piangere, le gambe strette al petto e il viso bagnato nascosto da esse.
« Ehi, stai bene? » chiamò curiosa una voce mai sentita, che quasi obbligò l’altro bambino ad alzare il viso rosso e grondante di lacrime, scoprendo che chi l’aveva chiamato altri non era che un altro bambino della sua età. Era alto quanto lui, con i capelli scuri quasi quanto quelli di Haru-chan e gli occhi chiari, che al castano ricordavano l’acqua che arriva a riva di prima mattina, pura e fresca.
« N-non trovo più mamma e p-papà. » rispose il bambino, asciugandosi gli occhi goffamente.
« Neanch’io, ma non devi piangere! » rimbeccò lo sconosciuto, che poi sorrise al suo viso incuriosito. « E’ divertente girare da soli! Vuoi vedere? » lo invitò con gli occhi lucenti e un sorrisetto che voleva dirgli “accetta, fidati di me e non te ne farò pentire”.
E all’altro non restò che accettare: cos’altro aveva da perdere?

« Come ti chiami? » chiese il castano mentre seguiva l’altro in giro per il plesso.
« Yamazaki Sousuke! E tu? » rispose prontamente il bruno, pronunciando cognome e nome come se ne andasse fiero.
« Tachibana Makoto. » disse l’altro, con un piccolo sorriso. « Beato te, hai un nome da maschio. » sospirò poco dopo, abbassando gli occhi.
« E che cambia? E’ solo un nome! » fece spallucce il piccolo Yamazaki. « Anche il mio amico Rin ha un nome da femmina come te, ma lui ci ride. Dovresti farlo anche tu. » aggiunse con un sorriso, che riaccese in un attimo quello dell’altro, che annuì poco dopo. « Piuttosto corriamo, ti porto dove ci sono i videogiochi! »
« Ah- aspettami!! » non potè che urlacchiare Makoto, correndo dietro l’altro bambino che se la stava ridendo di gusto.

Grazie a Sousuke, la tristezza e la paura si erano come dissolte nel nulla, lasciando spazio al divertimento puro tipico dei giochi di quell’età, così da lasciar godere a Makoto la gita al centro commerciale. Avevano girato per tutti i negozi di giocattoli, per la sala giochi, per un punto di ristoro - dove rimediarono degli onigiri dalla gentile signora al bancone che li aveva presi in simpatia - e avevano pure giocato a nascondino e mille altri giochi, finendo con lo sfiancarsi molto spesso.
I genitori di entrambi trovarono i loro figli solo perchè la stanchezza aveva vinto su di loro, e si erano addormentati schiena al muro e spalla a spalla, seduti su una morbida panca. Fu una sorpresa per i Tachibana trovare il loro Makoto in compagnia di un altro bambino, visto che le maestre non facevano che dire loro che loro figlio era troppo timido per stare con gli altri bambini se non con Haruka. Aveva socializzato, dunque! Anche se la punizione l’avrebbe presa senz’alcun dubbio.
Quando Sousuke aprì gli occhi, si ritrovò in braccio al padre, che se la stava ridendo con un signore con una faccia vagamente conosciuta. Lasciò cadere lo sguardo verso cos’aveva in braccio e riconobbe quel suo nuovo amico, che ancora dormiva.
Pretese di scendere e andò a tirare una gamba dell’altro, che si svegliò subito dopo, mentre sentiva una voce profonda sgridare chi l’aveva svegliato.
« Sousuke! » mugolò Makoto stropicciandosi gli occhi.
« Ci dobbiamo salutare, scendi! » sbottò l’altro, quasi offeso dal comportamento dell’altro. Con un risolino da parte degli adulti presenti, il castano venne lasciato a terra come richiesto, e questi si buttò subito al collo dell’amico scoppiando a piangere.
« N-non voglio, voglio giocare di nuovo con te! » singhiozzò contro la sua spalla, mentre l’altro combatteva la voglia di lasciarsi andare come lui.
« Makoto, gli uomini non piangono!! » disse invece a gran voce, scostandoselo di dosso e tenendolo per le spalle, per poi esibire ancora una volta lo stesso sorrisetto che ore prima l’aveva invitato a seguirlo. « E poi, ci vedremo di nuovo! Promesso!! »
A quella promessa, Makoto ritrovò il sorriso, ma un altro abbraccio dovette proprio darglielo.

A distanza di parecchi anni, Makoto aveva finito per dimenticare il nome di quel bambino e ad avere sfocati ricordi del suo viso, eppure lo ricordava con tanto affetto e calore nel petto. E avrebbe continuato così per molto tempo, finquando un giorno Sousuke lo invitò ad uscire di nascosto di sera per pochi minuti, e nel parco vicino casa, gli consegnò una vecchia foto.
« Sono tornato a casa a Tokyo e guarda un pò che ho trovato. » gli disse solo, un ghignetto divertito stampato in viso. Il castano prese la foto e, appena vide chi erano i soggetti di quella foto, sgranò gli occhi.
« Eri tu... Il bambino del centro commerciale eri tu! » fece stupito Tachibana, osservando l’altro che annuiva.
« Piccolo il mondo, eh? » rise brevemente, riprendendo l’oggetto. « Nemmeno mi ricordavo il tuo nome. »
« Nemmeno io, a dire il vero. » ridacchiò Makoto. E pensare che quel bambino l’avrebbe baciato durante un film, parecchi anni dopo.
« Anche all’epoca eri un frignone, ora che ci penso. Certe cose non cambiano mai, eh, Tachibana? » lo schernì il più grande con un ghigno, ridendo di gusto alle sue imbarazzate negazioni.
« Però è vero che certe cose non cambiano. » disse Makoto, alzando il viso verso il cielo buio. « Anche allora mi hai sollevato il morale. Come ieri sera. » mormorò, un timido sorriso e le guance appena più rosee. Yamazaki si limitò ad osservarne il bel profilo, e come la sera prima, qualcosa in lui scattò, facendogli prendere ancora una volta il viso dell’altro tra le mani per farlo voltare verso il proprio, per poi dargli lungo bacio.
Attendeva quel momento da quella mattina, dopo tutto, e poi l’altro non ne sembrava per niente dispiaciuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tra 13 e 14 (parte I) ***


Titolo: Tra 13 e 14 (parte I)
Prompt: birthday/families
Altri personaggi: Ran e Ren Tachibana, Haruka Nanase, Rei Ryugazaki, Nagisa Hazuki, Rin e Gou Matsuoka
Credits: immagine
Nina’s Corner: E da qui si fa sul serio! La mia mente corre e i prompt l’assecondano, e credo proprio che questa fic da verde passerà almeno ad arancione. X’’’ Chissà perchè, ma ho questa sensazione, staremo a vedere :’’ qui trovate il post della SouMako Week e come sempre buona lettura!

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Diversi giorni passarono da quella fatidica uscita al cinema e dal primo bacio tra Makoto e Sousuke. Dopo quell’occasione, ai due piaceva incontrarsi con il favore della sera per stare insieme, finendo sempre col ritrovarsi le labbra tremendamente arrossate e screpolate, ma con il petto incredibilmente caldo.
A Tachibana, però, non era ben chiara la loro “situazione”: cos’erano? Amici? Più che amici? Amanti? O cos’altro?! E non importava quante volte provasse a chiederlo al diretto interessato: c’era sempre qualcosa che lo faceva andar via di corsa oppure non gli faceva nemmeno finire la domanda. E più il tempo passava e più la situazione incerta gli stava stretta: lui era ben disposto a qualcosa di più serio da condividere con Yamazaki, ma il punto era che non sapeva se l’altro era del suo medesimo parere e volesse semplicemente divertirsi con lui.
Ma per quanto ci soffrisse, non riusciva a fermarsi dall’abbracciarlo forte ogni volta che poteva, e non poteva neanche sfogarsi con qualcuno. Insomma, Makoto era cotto a puntino ma doveva odiosamente tenere tutto nascosto.

Quella fredda mattina cominciò con un gusto agrodolce: essere svegliati da due piccole pesti che ti saltano addosso non è bello per niente, ma se lo fanno per darti gli auguri...beh...
Proprio così, era la mattina del 13 Novembre, e cominciava con una nebbia all’orizzonte che sembrava dire “buongiorno Makoto, siccome è il tuo compleanno ti rifletto l’umore!”. Insomma, non era incoraggiante per niente, ma la felicità dei fratellini - come se il compleanno fosse il loro - lo contagiò senza particolari difficoltà, facendolo sorridere di cuore.
Una volta pronto per uscire, scese al piano inferiore, sorprendendosi nel trovare Haruka nel soggiorno che consegnava un grosso fagotto alla madre del castano. E Makoto sapeva bene che anche quell’anno gli aveva preparato una torta.
« Buongiorno Haru! » lo salutò allegro andandogli incontro.
« Buongiorno. » gli rispose l’altro in automatico. « E buon compleanno. » aggiunse poco dopo, senza nemmeno provare a fare lo sforzo di sorridergli, ma lo fece Makoto per lui.
« Grazie! » trillò, dicendosi di dimenticare la questione almeno per il momento: era il suo compleanno, Ran e Ren erano felici per lui, Haruka gli aveva preparato la torta e aveva fatto lo sforzo di non stare troppo a mollo della vasca da bagno, sua madre gli aveva preparato il bento con le sue pietanze preferite; non poteva permettersi il lusso di essere triste. Così, affiancato da Haruka, s’incamminò verso scuola con un’espressione serena in volto.

La giornata era trascorsa senza altri eventi degni di nota, se non che nè Rei nè Nagisa gli avevano dato gli auguri per il compleanno, ma a Makoto non interessava granchè: a lui importava solo di stare con chi voleva bene, in fondo. Ma nonostante questo pensiero, quando lui ed Haruka erano giunti - da soli perchè Rei e Nagisa aveva una “commissione” da fare - alla piscina al coperto e tutti - Rei, Nagisa, Gou, Sasabe, Rin e Sousuke - uscirono fuori all’improvviso urlandogli un “buon compleanno Makoto!”, non si trattenne dallo scoppiare a piangere, ringraziando tutti i presenti con un enorme sorriso in viso. Quel giorno l’avrebbero dedicato tutto ai festeggiamenti, a quanto pareva, e Tachibana si godette ogni momento con entusiasmo, mentre da lontano un paio d’occhi chiari e taglienti l’osservavano attenti e silenziosi.

Erano oramai le undici di sera, e solo allora Haruka era tornato a casa sua dopo la cena preparata dalla madre di Makoto, lasciando libero il castano di salire in camera, stanco, per infilarsi il pigiama e andare finalmente a dormire. Prima anche solo di pensare di spogliarsi per cambiarsi, prese il cellulare per controllare se casomai qualcuno l’avesse cercato e...ecco un sms di Sousuke. “Esci, mi sono dimenticato di darti il regalo.” recitava il testo, e il ragazzo sospirò: in primis non voleva regali, e poi poteva anche ricordarsene prima. Ma comunque, Tachibana non si fece attendere molto dal rispondergli un veloce “Dove sei?”, mentre frugava nell’armadio alla ricerca di un paio di scarpe - anche perchè le sue solite scarpe le aveva rimaste ovviamente all’ingresso. La risposta non si fece attendere molto, e quindi Makoto potè uscire sul balcone, mettersi le scarpe e saltare giù per dirigersi dove Sousuke lo stava aspettando stavolta, sperando in cuor suo di riuscire a chiarire una volta per tutte la situazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tra 13 e 14 (parte II) ***


Titolo: Tra 13 e 14 (parte II)
Prompt: established relationship/confession
Altri personaggi: nessuno
Credits: immagine
Nina’s Corner: Le mie amiche mi hanno data dell’ingiusta per aver lasciato il capitolo precedente in sospeso, muahahah BD ma comunque, eccoci qua. Quinto capitolo (probabilmente prevedibile) della nostra fantastica SouMako Week *^* qui trovate il solito post e blablabla. (?) Non vi trattengo oltre uwu buona lettura *^*

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La notte era scura come la pece quella sera, con le nuvole che si divertivano a coprire la brillante luna piena e il vento a tagliare che trovava diletto nel graffiare i visi dei pochi coraggiosi che ancora si ostinavano a stare fuori casa. Tra questi v’era Sousuke, seduto su una panchina del parco, le braccia abbandonate allo schienale, le gambe divaricate e la testa alta, alla ricerca di un flebile raggio di luce. Aspettava Makoto con più impazienza del solito, il che lo infastidiva: perchè essere tanto tesi? Non doveva mica fargli una statua...anche se l’avrebbe senz’altro preferito rispetto a quel che doveva fare. E al sentire passi pesanti ed affrettati avvicinarsi, sospirò leggermente per mandar via il peso che sentiva sul petto.
Eccolo, Makoto, bello come un angelo sceso in terra nonostante fosse trafelato per la corsa e rosso in viso per il freddo. Il bruno si limitò a riabbassare la testa, giusto in tempo perchè il castano gli si sedesse addosso e pretese le sue labbra, che non gli vennero certo negate. Aveva il fiato corto, per questo si limitarono ad un paio di baci a fior di labbra, tiepidi e morbidi.
« Respira, Tachibana. » sghignazzò Yamazaki, guadagnandosi uno sbuffo da parte dell’altro.
« Non volevo farti aspettare, ma alla prossima lo farò. » rispose con tono quasi offeso, che alimentò le risate del più grande.
« No, non lo farai. Non lo faresti mai. » mormorò con un piccolo ghigno, usando un tono accattivante eppure pungente. E quando l’altro arrossì di più, potè sciogliersi un pò e donargli una manciata di piccoli baci, che presto divennero più intensi.

« Non mi chiedi del regalo? » chiese Sousuke di punto in bianco, la mano ancora sotto la felpa dell’altro che gli carezzava la schiena con lieve avidità.
« Non voglio regali. Anzi...in effetti uno sì. » disse Makoto stranamente serio, mentre prese a carezzargli lievemente il viso.
« Spara. »
« Cosa siamo noi due? » chiese a bruciapelo il castano, che vedendo gli occhi dell’altro assumere una luce sorpresa portò le mani a poggiarsi sulle sue braccia, stringendo forte la presa. « Voglio una risposta, Yamazaki-kun, perchè sono stanco di dover nascondere tutto. E soprattutto sono stanco di non sapere se per te sono solo un passatempo o chissà che altro. » disse serio, stupendo sempre più l’altro: aveva preso il coraggio a due mani e l’aveva affrontato.
« Quella faccia seria non ti dona per niente. » ridacchiò il bruno, facendo aggrottare le sopracciglia del suo interlocutore.
« Yamazaki-kun! » sbottò infastidito, facendo arricciare appena il naso dell’altro.
« Se fossi solo un passatempo, saresti finito nel mio letto la sera stessa del cinema, e da lì non ti avrei mai più cercato. » disse Sousuke con viso e tono seri, forse freddi, lasciando sul viso di Makoto un’espressione spiazzata. « E’ chiaro che mi piaci, no?! Dai, se n’è accorto Rin che non sa nemmeno se ricordo il tuo nome! » aggiunse annoiato il bruno, che guardando meglio il viso dell’altro si chiese se non avesse esagerato col tono freddo o con le parole schiette: Makoto aveva gli occhi lucidi, umidi, prossimi al pianto. E Sousuke sapeva perfettamente di essere pessimo con le parole di conforto, così si decise e continuò quella specie di discorso mentale da quattro soldi che si era preparato. « Ho avuto tante storielle, ma tu... Tu mi sei entrato in testa. » sospirò ruotando lo sguardo altrove, ritrovandosi quasi affascinato dalla dubbia bellezza dello scivolo. « Non sono bravo nè con le parole e nè con i sentimenti, quindi penso di provare qualcosa di assurdamente profondo per te. Quindi, Makoto. » tornò a guardare l’altro con espressione dura e seria, stringendogli i fianchi tra le mani. « Il mio regalo per te sono io. O il mio cuore, tanto per dirlo in modo sdolcinato. » concluse. Quella era la prima vera dichiarazione di Sousuke, ed era stata un fiasco totale alle proprie orecchie, ma l’aveva detto di non essere bravo con le parole, no?

In tutto quel discorso...strano, Makoto sentiva la testa girargli, il cuore pulsargli fastidiosamente in gola e gli occhi pizzicare: ma stava avendo una visione? Prima di arrivare aveva dato una facciata da qualche parte e quel che aveva udito era frutto delle sue più selvagge - e rosee - fantasie? Eppure sembrava così vero... E il proprio nome sembrava così bello, pronunciato da Sousuke...
« I-io... » sussurrò Tachibana, rendendosi conto solo in quel momento che era tutto vero: Sousuke gli si era dichiarato, in modo goffo ed imbarazzante per gli altri ma dolcissimo per lui, lui che tanto aveva sognato un momento simile. Certo, nei suoi sogni si stava caldi e Yamazaki era più dolce e logorroico, ma...la realtà ha un gusto tanto dolce..!
« Tu cosa? » chiese l’altro, un sopracciglio alzato per nascondere la paura che segretamente stava provando.
« Io ti adoro!! » scoppiò a piangere Makoto avvolgendogli le braccia al collo e nascondendovi il viso subito dopo, mentre lasciava andare i singhiozzi. Sousuke sospirò lievemente e l’abbracciò di rimando, avvolgendogli gentilmente la schiena.
« Sei proprio un frignone. » commentò con un piccolo sorriso che faceva a botte col tono provocatorio appena usato.
« Sono...solo felice. » mugolò il castano tirando su col naso, facendo allargare inconsapevolmente il sorriso dell’altro.
« Anch’io, ma gli uomini non piangono. »

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tra 13 e 14 (parte III) ***


Titolo: Tra 13 e 14 (parte III)
Prompt: touch/sight
Altri personaggi: nessuno
Credits: immagine
Nina’s Corner: Lo avete atteso, ci avete sperato, e l’avete ottenuto: il cambio di rating! *inserire tono epico qui* Ebbene sì, per questa bella cosuccia scritta qui sotto, il rating passa da un verde mela ad un arancio camilla (???). Un cambiamento sostanziale, sì, ma non avevo idea di dove sarei arrivata con questa Week (e la mia idea iniziale era pure quella di scrivere una raccolta di one-shot a tutti gli effetti. Ma no, perchè se non ci metto una storia di fondo non sono io B’’’D). Non sapevo avrei costruito una storia, e non sapevo quanto sarebbe stata travolgente...e non aspettatevi i minimi dettagli: anzitutto non parliamo di roba rossa (?), e poi mi vergogno troppo ad usare determinati termini, manco se chi facesse certe cose sono io X’’’ infine, ringrazio la mia amica Kaze per avermi “fornito materiale” ed Eternal Summer, che con la sua fic “Egao” mi ha inconsapevolmente dato informazioni che userò qui. Qui trovate il solito post e scusate lo sproloquione enorme, ma boh, oggi ho voglia di parlare. Buona lettura~

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Makoto non era chiaro il motivo per il quale Sousuke stava insistendo perchè lui lo seguisse, tanto meno sapeva dove lo stesse portando. “Seguimi” aveva detto una volta che entrambi si furono alzati dalla panchina, e si era limitato a “Poi vedrai” ed affini per rispondere alle varie richieste di spiegazioni; e di nuovo, Tachibana era trascinato dal volere dell’altro senza uno straccio d’idea per le possibili conseguenze.
Ma se c’era una cosa che lo rassicurava e compensava la lieve tensione provocata da tutti questi segreti, era la propria mano, stretta forte dall’altro; che sia chiaro, Sousuke l’aveva afferrata “solo per essere seguito”, ma Makoto non ne era così sicuro: che bisogno aveva d’intrecciare le dita alle proprie, dunque?

Ci misero un pò a raggiungere un quartiere residenziale delle zone “alte” di Iwatobi - quelle più facoltose, per intenderci - e lì faceva meno fresco: complice la lontananza del mare.
« Ma che ci facciamo qui? » chiese un’ultima volta Makoto guardandosi in giro: per quanto fosse nato e cresciuto ad Iwatobi, non era per niente pratico della zona; anzitutto, per arrivarci solitamente si usa il treno, e poi lui non conosceva nessuno di quelle zone. Tranne Nagisa, ma all’epoca non sapeva che abitasse da quelle zone.
« Certo che sei insistente, eh? » sospirò l’altro, leggermente infastidito. « Comunque siamo arrivati, sta’ tranquillo. » aggiunse poco dopo, continuando imperterrito a lasciare l’altro con un pugno di mosche: non aveva comunque risposto.
Il bruno puntò una casa tra quelle a schiera e, estratto un mazzo di chiavi dalla tasca, aprì la porta, trascinandosi l’altro dentro la casa buia. Fu a questo punto che Makoto cominciò a preoccuparsi: che intenzioni aveva Sousuke..? Solo una sembrava la risposta esatta, e ciò lo fece arrossire oltre ogni dire.
« Fa freddino qui. » commentò Yamazaki, ignaro di cosa stesse pensando il castano, mentre cercava l’interruttore della luce. E quando lo trovò, Tachibana quasi sobbalzò: la casa era quasi deserta, se non per la cucina, un divano, un tavolo e due sedie.
« Ora puoi chiedermi dove siamo. » annuì Sousuke, osservando il castano che fissava l’ambiente.
« ...dove siamo? » chiese Makoto, quasi stanco di dovergli reggere il gioco.
« A casa mia. Non c’è niente perchè i miei sono rimasti a Tokyo e io sto nel dormitorio della Samezuka. » spiegò il più alto, mentre si voltava a chiudere la porta d’ingresso a chiave.
« E a che scopo continuate a tenerla? » chiese il castano, smarrito.
« Domanda errata. Ritenta. » rispose l’altro imperturbabile, mentre si toglieva tranquillamente le scarpe. « Chiedimi perchè siamo qui. » suggerì, una punta di scherno ben celata.
« ...perchè siamo qui? » sospirò Tachibana, contrariato.
« Per consumare. » rispose Yamazaki in tono assolutamente serio, alzando anche il viso per fissare quello dell’altro. E Makoto ci mise un pò per capire cos’intendesse dire con quella frase.
« C-C-C-C-CHE COSA?! » urlò il castano, il volto in fiamme mentre cercava a tentoni la maniglia della porta per fuggire di corsa. E a quel punto Sousuke non potè che scoppiare a ridere di cuore.
« Calmati, calmati!! Non sono mica uno stupratore seriale! » continuò a ridere il bruno, mentre si rimetteva in piedi e gli mostrava il mazzo di chiavi in mano sua. « E mi dispiace, ma ho il brutto vizio di togliere le chiavi dalle serrature. » ghignò. Makoto s’appiattì alla porta, il panico dipinto in viso.
« I-io non c-c-credo di essere...a-ancora pronto..! » biascicò tra imbarazzo e panico più totali. Sousuke, intascate nuovamente le chiavi, sospirò lievemente, e all’improvviso scattò verso l’altro, causandogli un mezzo urlo strozzato. Gli prese i polsi ed avvicinò il viso a quello dell’altro, l’espressione seria alla distanza di un soffio da quella spaventata. E fu solo allora che Sousuke lasciò andare un piccolo sorriso mentre lo baciava a fior di labbra.
« Makoto, la smetti di essere tanto credulone? » rise, per poi lasciarlo e incamminarsi verso la cucina. « Volevo solo stare di più con te, ma fuori fa troppo freddo. » spiegò semplicemente, intanto che Makoto si sciolse con un sospiro. « Vieni, su, dovrebbe esserci del tè. Magari ti calmi. »
Il castano si prese un pò di tempo per tranquillizzarsi, usando il doversi togliere le scarpe come scusa. La cosa che gli dava da pensare non fu che il viso di Sousuke fosse troppo serio per essere una presa in giro, o che quella sua “proposta” gli aveva fatto provare qualcosa mai sentito prima, bensì che in cuor suo quasi sperasse sarebbe andato fino in fondo.
Scosse la testa, alzandosi e seguendo il bruno verso la cucina, dove stava aprendo ogni anta dei mobili con espressione infastidita. E si prese un momento per guardarlo dall’uscio: quella schiena così grande era sempre stata tanto attraente..? O meglio, da quando il suo corpo fremeva al desiderio di essere anche solo sfiorato dalle mani dell’altro?
« Non voglio il tè. » borbottò avvicinandoglisi, e Sousuke non fece in tempo a voltarsi che se lo ritrovò tra le braccia.
« Tutto bene? » chiese Yamazaki, leggermente sorpreso.
« Domanda errata. Ritenta. » mormorò l’altro in risposta, usando le sue stesse parole, stringendolo più forte. « Chiedimi cosa voglio. » suggerì come lui, alzando il viso dall’incavo del collo dell’altro. Ma Sousuke si limitò a guardarlo negli occhi con espressione apparentemente indifferente, in cerca di una nota insicura in quegli splendidi occhi verdi, brillanti nonostante sul suo viso non ci fosse traccia del solito sorriso. E non trovandola, si decise.
« Non ho bisogno di chiedertelo. » rispose secco, per poi buttarsi sulle sue labbra con voracità mai usata prima - almeno non con lui -, gioendo segretamente nel sentire Makoto ricambiare con la stessa foga.

Bacio dopo bacio, Sousuke era riuscito a condurre Makoto al piano di sopra, in camera sua, sul suo letto, e lui sopra il bel castano. Le felpe erano venute via già da un pezzo, e le mani di entrambi correvano come impazzite ad esaminare ogni singolo muscolo dell’altro, attente a non dimenticarsi nemmeno un singolo millimetro di pelle disponibile. I pantaloni avrebbero fatto a breve la medesima fine, visto che ad entrambi stavano parecchio stretti.
A Tachibana non venne quasi lasciata possibilità di ricambiare le attenzioni ricevute, ma nemmeno la facoltà di respirare senz’affanno o mugolii altamente eccitanti per chi li ascolta ad ostacolarlo. Per Yamazaki tutto ciò era poesia: il loro calore, i versi affannati di Makoto, le sue mani che miracolosamente avevano subito capito dove e come toccarlo, i loro brevi ma intensi sguardi. “Ti adoro” dicevano gli occhi azzurri, “Adoro tutto questo” dicevano quelli verdi, e alle volte si ritrovavano anche a dire le stesse cose senza imbarazzi vari a fermarli: mi piaci, ti voglio, ti amo.
I pantaloni scivolarono via - così come l’intimo quasi in simultanea - come se non ci fossero mai effettivamente stati, e Sousuke si sarebbe pure messo ad ironizzare su quanto il partner - che prima era restio anche solo all’idea di farlo - fosse su di giri, se non fosse che sul suo viso si formò un’ombra imbarazzata non appena prese a dargli carezze. Yamazaki si chinò fino a quasi carezzargli un orecchio con le labbra.
« Avrai un bel ricordo della tua prima volta, promesso. » soffiò appena, e sentendosi avvolgere il collo dalle lunghe e nude braccia dell’altro, capì di avere il suo totale consenso a continuare.

La promessa fu più che mantenuta, e in un modo sorprendentemente dolce: Sousuke non si risparmiò, ma si comportò gentilmente, avendo l’accortezza di andarci piano all’inizio e man mano metterci sempre più forza. E contro le proprie aspettative, si sentì più che soddisfatto, oltre che stanco.
Non perse tempo, una volta terminato il rapporto, nell’aprire il letto e coprire entrambi sotto le coperte pesanti. E a Makoto non restò che stringersi all’altro mentre ritrovava il fiato, lasciando che le mani dessero carezze all’amato.
« Hai...mantenuto la promessa. » mormorò di punto in bianco, sorprendendo persino Yamazaki, che lo stringeva al petto, silezioso.
« Lo faccio sempre. » ghignò appena, facendo ridacchiare l’altro.
« Vero. Sono felice di essere con te, Sousuke. » sorrise il castano, alzando il viso arrossato verso l’altro, che non perse occasione per baciarlo con dolcezza.
« Anch’io, tanto. » gli sorrise appena, di rimando, mentre si prodigava nel dargli lievi carezze al viso e successivamente a riempirlo di baci. « Sai, questa è la prima volta che faccio l’amore. » buttò lì dopo un’altra manciata di silenziosi minuti.
« M-ma hai detto che-- » ribattè l’altro, le sopracciglia aggrottate, ma venne interrotto subito dall’altro.
« Ho detto “amore”, non sesso. » spiegò con aria di sufficienza, baciandogli poi la fronte e tornando a stringerlo al petto.
« S-Sousuke, hai detto una cosa dolcissima..! » sorrise radioso il castano, che venne trattenuto contro quel bel petto.
« Zitto. E dormi, che domani devi tornare a casa prima che se ne accorga qualcuno. » sbottò l’altro, lievemente arrossito mentre si dava mentalmente dello smielato deficiente: ma cos’è, Makoto con lui acquista fiducia, e lui con Makoto s’addolcisce..?!
« M-ma..! »
« Dormi, ho detto! »
E a Makoto non restò che rassegnarsi, sorridendo felice e tornando ad abbracciarlo. Avrebbe sempre ricordato quella bellissima notte tra il 13 e il 14 Novembre come la sua “notte più bella”, perchè non solo aveva avuto la sua prima esperienza, ma anche la possibilità di sperimentare cos’è un amore ricambiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A carte scoperte ***


Titolo: A carte scoperte
Prompt: free prompt!
Altri personaggi: Rin Matsuoka, Haruka Nanase, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Credits: immagine
Nina’s Corner: Siamo giunti all’ultimo capitolo di questa raccolta, che mi ha stressata come se non ci fosse un domani (scrivere un capitolo al giorno non è bello per nulla) ma ha anche dato tante soddisfazioni devo dire. A fine capitolo prenderò un’altra piccola parentesi per i ringraziamenti *^* Per ora, vi lascio qui il magnifico post della SouMako Week, che purtroppo con oggi volge al termine, sigh. Che dire, buona lettura! *^*

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Quando Makoto schiuse gli occhi a fatica, una mano forte lo stava scuotendo per la spalla senza un minimo di delicatezza. Nell’aria c’era profumo di sali da bagno, ma il letto sembrava troppo comodo per essere abbandonato così presto.
« Avanti, ghiro, sveglia! » sbottò Sousuke, le sopracciglia inarcate in segno d’impazienza.
« Non voglio. » mugugnò il castano, la voce impastata dal sonno e gli occhi che si chiudono con troppa facilità.
« Vuoi che sappiano che scappi di notte, per caso? » sospirò l’altro, e con un colpo secco gli tolse le coperte di dosso, facendolo tremare di freddo e rannicchiarsi. « Forza, in piedi! »
« Va bene, va bene! » piagnucolò Tachibana, issandosi a sedere con lentezza, poggiando il peso su un braccio e stropicciandosi gli occhi con la mano libera. E in quel momento, Sousuke ebbe la conferma che quel tipo era attraente pure con i capelli arruffati e l’espressione imbambolata per il sonno. Cosa che non potè che incoraggiarlo ad afferrargli il mento e girargli il viso verso il proprio per stampargli un bacio sulle labbra che avrebbe dovuto essere più rapido di quanto effettivamente durò. Poco male: Makoto sembrava essersi finalmente svegliato, e ora i suoi occhi erano ben aperti e l’osservavano.
« Ma...sei già vestito..?! » fece sorpreso, notando che all’altro ragazzo mancava solo la felpa per essere pronto ad uscire.
« Mi sveglio ad orari decenti, io. » punzecchiò Yamazaki con aria di sufficienza, che fece arrossire l’altro. « Comunque sbrigati: ti accompagno in stazione. E non hai tutto il giorno...a meno che tu non voglia perdere la tua reputazione di “bravo ragazzo”. » sghignazzò quasi perfido, ma Makoto non gli rispose: finalmente gli era chiaro di doversi dare davvero una mossa, ed era piuttosto impegnato nel vestirsi.

Solo quando Makoto fu lontano da lui sul treno, Sousuke si ricordò di accendere il cellulare, e quando lo fece, sbuffò infastidito: gli erano segnalati sette messaggi non letti e tre chiamate perse. Ed erano tutte cose mandate da Rin, che si era preoccupato nel vedere l’ora tarda e il letto dell’amico vuoto. Per carità, Yamazaki capiva perfettamente le sue ragioni, ma insistere in quel modo... No, questo non lo sopportava granchè.
Alla luce di questo, la “sgridata” del capitano della squadra di nuoto gli entrava da un orecchio e gli usciva dall’altra...non solo perchè non gli interessava granchè, ma anche perchè un certo paio d’occhi verdi ed un sorriso angelico gli avevano completamente riempito la testa.
“Quello stupido frignone non fa che ossessionarmi, maledizione.” pensò, ma non ne era dispiaciuto nemmeno un pò...peccato che ciò comportava l’essere troppo distratto per accorgersi che Rin stava per afferrarlo per la felpa e scuoterlo forte.
« Ma mi stai ascoltando, almeno?! » ringhiò il rosso, infastidito ed irritato oltre ogni dire.
« No, per niente. » fece spallucce il bruno. « Se mi fosse successo qualcosa te l’avrei detto. » tagliò corto, giusto perchè affrontare l’irritazione del capitano Matsuoka faceva a botte con quello strano senso di completezza che provava da quando aveva aperto gli occhi e visto che sì, Makoto era davvero lì con lui e che era bello come un angelo sceso in terra mentre se ne stava tranquillamente assopito tra le sue braccia, stretto al suo petto.
« Certo che sei proprio scemo, tu. » sbuffò Rin ancora infastidito, incrociando le braccia al petto.
« Piuttosto Rin, offrimi una bibita a pranzo. » buttò lì il bruno, un sorrisetto da sfida formatosi in viso.
« Te lo scordi! Al massimo ce la giochiamo. » rispose subito l’altro con ancora il muso lungo. I due se la batterono alla morra cinese, e sotto il supremo combattimento de la carta batte il sasso, una volta tanto fu Sousuke a vincere, e non si risparmiò di farglielo pesare come si deve. Ma a Matsuoka qualcosa non quadrava: oltre che solitamente era lui a vincere, l’amico sembrava fin troppo allegro, e no, non lo era di certo per aver vinto una bibita!
« Sousuke? Dove sei stato stanotte? » chiese circospetto.
« Non sono andato in discoteca, mamma. » ghignò l’altro, facendo imbronciare nuovamente il rosso.
« Non giocare, Sou! Seriamente, dove sei stato? » richiese intanto che s’incamminavano verso la classe.
« A casa mia. » sospirò il più alto con tono di sufficienza, e Rin fu sicuro che quella era la verità. « Ma poi, che te ne frega? »
« Sei troppo strano. » tagliò corto l’amico.
« Strano come? »
« Felice. » commentò Matsuoka, come se stessero parlando di un gatto che ama l’acqua.
« Fino a prova contraria, quello complessato che va dietro a un tipo con l’acqua nel cervello sei tu. » fece Yamazaki, sforzandosi di non scoppiare a ridere e mantenere un tono indifferente. Ma Rin sobbalzò con il volto in fiamme.
« Complessato a chi?! E non vado dietro proprio a nessuno!! » ringhiò indispettito.
« Ah no? Mah, sarà. » rise l’altro, e il rosso ne ebbe la conferma: a Sousuke doveva essere capitato qualcosa di bello, la sera precedente. E conoscendo il ragazzo, sapeva anche dove andare a parare, però dovette rinviare il discorso: ormai erano arrivati in classe e le lezioni stavano per cominciare.

Se per Sousuke quel giorno era rose e fiori, per Makoto era davvero impossibile da reggere: non aveva dormito a sufficienza, non aveva fatto che correre dalla stazione fino a casa per poi arrampicarsi fino al balcone di camera sua e ficcarsi sotto le coperte giusto in tempo perchè la madre entrasse per “svegliarlo”; poi doveva lavarsi e vestirsi in fretta per andare a pescare Haruka dalla vasca ed arrivare in orario a scuola. Insomma, si sorprese a sonnecchiare sul banco diverse volte, ma almeno lo notava in tempo. Haruka, dal canto suo, non si fece troppe domande: non era la prima volta che succedeva, visto quanto il più alto amasse dormire e quanto i suoi fratellini erano dei bambini dolcissimi ma tremendamente problematici alle volte. E figurarsi se il più grande dei Tachibana gli negava mai qualcosa!
Il corvino cominciò ad avere sospetti durante gli allenamenti: il sonno arretrato si era trasformato in lieve mal di testa, quindi Makoto era sveglio ma silenzioso. E se il castano è silenzioso, il motivo può essere uno solo.
« Cosa nascondi? » gli chiese Haruka di punto in bianco, mentre anche Rei e Nagisa erano arrivati nello spogliatoio. E manco a dirlo, Makoto sobbalzò.
« N-n-niente!! P-perchè me lo chiedi?! » chiese il più alto, provando senza successo alcuno di mostrarsi calmo.
« Mako-chan, stai balbettando. » notò Nagisa, guardandolo incuriosito.
« E poi hai risposto con troppa fretta, Makoto-senpai. » annuì Rei, squadrando il capitano dell’Iwatobi con occhio indagatore. E tutte queste “attenzioni”, non fecero altro se non far arretrare il castano, con il viso oramai troppo imporporato per poter sembrare almeno un pelino credibile.
« M-ma no, io... » provò a difendersi, ma i tre lo accerchiarono portandolo di spalle al muro.
« Makoto, parla. » ordinò Haruka in tono piatto ma con sguardo di fuoco.
« Maaakooo-chaaaan. » richiamò Nagisa con tono di sufficienza.
« Makoto-senpai, confidati con noi! » incitò Rei con una certa grinta mista a sicurezza. E al povero Tachibana non restò che sospirare, consapevolmente sconfitto.

Nella piscina della Samezuka, quel pomeriggio, c’era più chiasso del solito: c’era aria di test nell’aria, e Rin voleva assolutamente stilare una classifica dei tempi di tutti i nuotatori, quindi erano tutti su di giri; così tanto da non notare un’intrusione da parte dei ragazzi dell’Iwatobi, che sembravano stranamente di fretta, Haruka in testa, Rei e Nagisa subito dopo di lui e Makoto che tentava di fermarli inutilmente.
« Rin! » chiamò con una certa grinta Nanase, che scosse fisicamente il rosso.
« Haru..?! Che cavolo ci fate qua?! Oggi non possiamo allenarc-- » cominciò Matsuoka, ben presto interrotto proprio dal corvino.
« Dov’è Yamazaki? » chiese a bruciapelo, gli occhi taglienti come lame. Rin in tutto questo ci capì ancora meno: da quando Haru e cricca si presentavano lì senza invito? E da quando ad Haruka importava di Sousuke? Ma soprattutto, da quando il suo viso era tanto espressivo?!
« Che vuoi da Sousuke? » fece il rosso, sorpreso.
« Sapere dov’è. » rispose subito Nanase, e Makoto si sentì di dover intervenire appena lo sguardo perso del rosso incontrò il proprio in cerca di spiegazioni.
« N-niente, è successo che-- » cominciò Tachibana, quando ecco che tra tutti gli studenti spuntò proprio il famigerato Sousuke.
« Problemi, Nanase? » fece infastidito, la testa appena inclinata e le braccia al petto. Il corvino aggrottò le sopracciglia e gli si avvicinò con passo deciso.
« Hai scelto la persona sbagliata con cui giocare. » ringhiò, ma Makoto fu abbastanza rapido dal mettersi in mezzo ai due, le mani a fermare l’amico per le spalle.
« Haru, no! » disse categorico, sfoderando una grinta che raramente gli si vede.
« Ti hanno scoperto subito, mh? » mormorò Yamazaki, divertito.
« Già...mi dispiace. » sospirò il castano, abbattuto, mentre lo sguardo spiazzato di Haruka correva da uno all’altro senza sosta.
« Tutti voi, fuori di qui. » sibilò Rin.

Spiegare cosa fosse successo la sera prima - tralasciando accuratamente quanto accaduto durante la notte - fu totalmente imbarazzante per Makoto, ma sollevò i dubbi di Rin.
« Cioè ieri tu...eri con Makoto? » chiese il rosso, rivolto a Sousuke, che annuì appena. « Sul serio, mi sarei aspettato tutti meno che lui. » commentò poco dopo, irritando di più il corvino.
« Il punto non è questo, Rin. Se quello - ed indicò Yamazaki - osa illudere e ferire Makoto, io lo ammazzo. » ringhiò Haruka, facendo formare sul viso di Sousuke una smorfia d’insofferenza.
« Visto che è stato illuso abbastanza, non me la sento d’infierire. E tu? » sibilò il suddetto, facendo scattare nuovamente Nanase, ma stavolta a trattenerlo fu Rin stesso.
« Calma, voi due. Sou, occhio a quel che dici; Haru, Sousuke non è il tipo che gioca con le persone. » disse il capitano della Samezuka, mostrando di avere ancora la mente fredda. « E poi, cos’è questa reazione, eh? Makoto è grande e grosso, sa vedersela da solo mi sembra. E a quant’ho visto stamattina, non ha niente da temere. » aggiunse, accattivandosi così l’attenzione e la curiosità di tutti i presenti.
« Che vuoi dire, Rin-chan? » esortò Nagisa, la curiosità stampata in viso più degli altri.
« Conosco Sousuke e posso assicurare che di prima mattina è a dir poco insopportabile. E’ felice solo se gli capita qualcosa di bello, perciò... » spiegò, guardando infine Makoto, il quale arrossì senza ritegno alcuno.
« Senti un pò, da quando ti ho autorizzato a dire i fatti miei alla gente? » commentò sarcastico il bruno.
« Da quando ti dovevo una bibita. Ma con questo siamo pari. » ghignò il rosso, ridendo appena al “Pari un cavolo” borbottato dall’altro. « Comunque Haru, non preoccuparti: i miracoli accadono, e Makoto è una mamma così dolce da far addolcire chi gli sta intorno. » commentò infine, lasciando finalmente le spalle di Nanase, che non sembrava tanto convinto delle sue parole; ma l’attenzione generale si spostò su un Tachibana ormai paonazzo che tentava di farsi valere nonostante l’imbarazzo ormai insostenibile.

Certo, quel giorno fu davvero massacrante per Makoto, ma ne valse la pena, e potè confermarlo quando Sousuke l’aveva chiamato per sapere come stava. E anche se per Haruka ci volle più tempo per accettare la cosa e Rin s’impegnasse parecchio per addolcirgli la pillola, alla fine fu chiaro a tutti che la loro scelta di stare insieme non era sbagliata per niente, anzi: Sousuke era abbastanza puntiglioso e non faceva mai dimenticare nulla a Makoto, e Makoto era così dolce da alleviare almeno in parte i modi piuttosto scontrosi di Sousuke.
E nonostante la successiva distanza imposta dal doversi trasferire di Makoto, il loro rapporto era comunque molto stretto, e curiosamente a Sousuke capitava molto spesso di dover “passare per Tokyo”, una volta per prendere documenti e un’altra per una visita per la spalla. Bizzarro il mondo, eh?

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Credits: immagine
Nina’s Last Corner
Wah, è finita..! Non avrò più l’ansia da “devo scrivere il capitolo!”, ma non ne sono così tanto felice: mi mancherà scrivere di loro D: conto di scrivere qualcos’altro in un futuro prossimo, magari di più semplice di dover mettere una AU in mezzo a caso X’’’
Volevo ringraziare tantissimo EternalSummer e Titania_ per aver avuto la costanza di recensire ogni capitolo e di seguire la mia umile storia dall’inizio alla fine nonostante i loro pregiudizi sulla pair~ in cuor mio spero di avervi fatto cambiare idea a tal proposito xD poi un altro ringraziamento va a Kila (o AllisonObriens_) che ha recensito il capitolo scorso~ due “grazie” grossi quanto una casa vanno alla mia adorata Besticch (Yume) e alla mia Gemella (Alex) che mi hanno sostenuta tanto ed incoraggiata (e scusate gli scleri X’’’D) <3 poi un grazie va pure a Kaze, che mi ha sostenuta in gran segreto (?). Grazie a chi ha messo la storia tra preferiti e/o seguite, e grazie anche a te che stai leggendo queste righe! *^*
Questa era la mia settimana all’insegna della SouMako, spero vi sia piaciuta, alla prossima!

Nina <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2868320