Un ponte tra due mondi

di bik90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Una conoscenza dolorosa ***
Capitolo 3: *** Nascondigli e bugie ***
Capitolo 4: *** Amicizia su facebook ***
Capitolo 5: *** Sabato sera ***
Capitolo 6: *** Calcetto e saluti ***
Capitolo 7: *** Agamennone ***
Capitolo 8: *** Lo sbaglio della serata ***
Capitolo 9: *** Il ponte ***
Capitolo 10: *** Paure ed equilibri ***
Capitolo 11: *** Una nuova amicizia ***
Capitolo 12: *** Litigi ***
Capitolo 13: *** Verginità ***
Capitolo 14: *** Il bacio ***
Capitolo 15: *** Febbre ***
Capitolo 16: *** Mentire a se stessi ***
Capitolo 17: *** Lasciarsi andare ***
Capitolo 18: *** Arrivo inaspettato ***
Capitolo 19: *** Scoperte ***
Capitolo 20: *** Provare a comprendere ***
Capitolo 21: *** Consapevolezze ***
Capitolo 22: *** Innamorata ***
Capitolo 23: *** Rivelazioni ***
Capitolo 24: *** Pace ***
Capitolo 25: *** Scoprire ma restare in silenzio ***
Capitolo 26: *** Chiara e Letizia ***
Capitolo 27: *** Rivelazioni ***
Capitolo 28: *** Rose rosse ***
Capitolo 29: *** Le mani giuste ***
Capitolo 30: *** Nascondersi ***
Capitolo 31: *** Aspettare ***
Capitolo 32: *** Prime presentazioni ***
Capitolo 33: *** Rottura? ***
Capitolo 34: *** Perdenti ***
Capitolo 35: *** Lupo Mannaro ***
Capitolo 36: *** Passeggiate ***
Capitolo 37: *** Ti amo ***
Capitolo 38: *** Scegliere ***
Capitolo 39: *** In ospedale ***
Capitolo 40: *** Essere messi da parte ***
Capitolo 41: *** Non può piovere per sempre ***
Capitolo 42: *** È peccato ***
Capitolo 43: *** La prima volta ***
Capitolo 44: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


<< Sveglia, sveglia, sveglia! >>.
Eleonora borbottò qualcosa da sotto le coperte voltandosi dall’altra parte.
<< Ele vedi di muoverti, sono le otto meno un quarto! >>.
A quelle parole, la diciottenne scattò letteralmente in piedi facendo cadere il cuscino per terra.
<< Cosa? >> esclamò guardando alternativamente il suo iphone e la sorella che l’aveva svegliata << Perché non mi hai svegliata prima? >>.
<< Ci ho provato >> rispose Claudia a braccia conserte inarcando il sopracciglio << Muoviti, la colazione è già pronta >>.
Eleonora aprì l’armadio decidendo in fretta cosa indossare.
<< Mamma? >> chiese mentre infilava il jeans.
<< E’ andata via stamattina, non l’hai sentita? >> disse la sorella mettendo le ultime cose nello zaino. Se lo mise in spalla regolando le cinghie << Che ora hai fatto ieri? >>.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< Forse le tre, non mi ricordo >> affermò troppo occupata a cercare la sua maglia preferita.
<< Allora io vado >>.
<< Okay, appena ho fatto ti raggiungo >>.
<< C’è da accompagnare Serena, non te lo starai dimenticando vero? Ilaria è già scesa invece >>.
Eleonora le sorrise alzando il pollice sinistro verso l’alto.
<< Tutto chiaro sorellina! Figurati se mi dimentico di Sery >>.
Claudia scosse il capo con fare sconsolato e uscì dalla stanza.
<< Sere, io scendo. Mi raccomando controlla tu Ele! Ci vediamo da nonna >>.
Serena dalla cucina rise prima di salutare a sua volta.
<< Che hai da ridere, pulce? >> domandò Eleonora entrando in cucina.
<< Non mi chiamare pulce! >> rispose la bambina << Sei pronta? >> aggiunse guardando l’orologio a parete.
Anche la sorella vi alzò gli occhi.
<< Ma alle elementari non si entra alle otto e mezza? >> chiese con una nota ironica nella voce facendo un sorso di tè.
<< Tu devi essere a scuola alle otto e dieci! >> dichiarò sua sorella scoppiando a ridere.
<< Ehi, se credi di essere divertente non lo sei! Oltre a Claudia ora ti ci metti anche tu? >>.
Stava per ascoltare la risposta della bambina, quando il suo cellulare prese a squillare.
<< Pronto? >> chiese anche se aveva già letto il nome sul display << Ah, allora non sono l’unica! Sto ancora a casa, devo accompagnare mia sorella a scuola e poi arrivo >>.
<< Se è Davide, salutamelo! >> esclamò Serena con un sorriso.
<< Ti saluta la pulce! Okay, a dopo >>.
Chiuse la conversazione e lanciò le chiavi del motorino alla sorella che la guardò con aria interrogativa.
<< Inizia a mettere in moto >> disse strizzandole l’occhio e infilandosi le scarpe.
Serena gliele lanciò contro colpendola al ginocchio.
<< Scema! La mamma ha detto che sono ancora piccola >>.
Eleonora rise di gusto mentre prendeva dall’attaccapanni il suo giubbotto.
<< Andiamo o vuoi farmi arrivare in ritardo? >> la canzonò la più grande.
La sorella le fece la linguaccia prima di seguirla.
 
Riuscì ad arrivare in tempo a scuola. Come tutti i giorni, ovviamente. Corse per le scale salutando chi conosceva fino ad arrivare all’ultimo piano dove risiedeva la sua classe. Davide era sulla soglia della porta ad attenderla. Si sorrisero mentre i loro occhi s’incontravano e si diedero il cinque in segno di saluto.
<< Che seratona ieri! >> esclamò il ragazzo mentre Eleonora poggiava lo zaino sul banco che dividevano all’ultima fila.
La diciottenne rise passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.
<< Magari non dovremmo rifarlo se dobbiamo venire a scuola il giorno dopo >>.
Risero entrambi. Di cazzate ne avevano fatte parecchie insieme e avrebbero continuato sicuramente. Amici da quando andavano alle elementari, le loro madri si conoscevano dal corso di preparazione al parto. Inevitabile che le cose andassero così. Quando ci pensavano, ne ridevano e ipotizzavano un futuro in cui, entrambi adulti, avrebbero continuato a fare cose di cui poi avrebbero riso insieme.
Forse non proprio tutte, pensò improvvisamente Eleonora.
<< Ragazzi, sta arrivando quella palla di geografia astronomica >> affermò Dario prendendo posto al banco in prima fila.
Eleonora sogghignò leggermente mentre si sedeva accanto al suo migliore amico. A suo dire, bisognava essere parecchio sfigati per sedere al primo banco. Per fortuna lei e Davide riuscivano ad accaparrassi sempre un posto all’ultima o al massimo in terza fila. Si guardò intorno prima di prendere il libro. Era all’ultimo anno di liceo scientifico, a giugno avrebbe affrontato gli esami di maturità ma non era per nulla spaventata. La sua classe, composta da ventiquattro ragazzi, aveva una media molto alta e lei era quella che portava la bandiera. Poteva sembrare strano per chiunque che una ragazza che odiava alzarsi presto per andare a scuola, che se poteva si ritirava tardissimo, che voleva sedere tra le ultime file e che aveva pochissima stima nel sistema scolastico fosse la più brava quasi dell’intero istituto. La sua media parlava da sola e lasciava basiti parecchi suoi amici che non andavano a scuola con lei. Eppure era tutto vero. Sua madre, altrimenti, le avrebbe mozzato le gambe e anche tutta la libertà di cui godeva. Iniziò a dondolarsi con la sedia mentre picchiettava leggermente la penna sul foglio bianco. Davide sapeva bene che, anche se dava l’idea di non ascoltare nulla della spiegazione e di essere persa nel suo mondo, in realtà non perdeva una sola parola di quello che i professori dicevano. In tanti anni passati l’uno accanto all’altro, aveva imparato a conoscere bene quel suo sguardo. Spesso si domandava anche lui come facesse ad essere così. Minimo sforzo per il massimo risultato, gli ripeteva in continuazione. Conosceva solo lei che potesse riuscirci. Quella ragazza non studiava nemmeno due ore al giorno e prendeva con una facilità estrema ottimi voti che facevano invidia a quasi tutto il resto della classe. Le uniche materie in cui doveva impegnarsi un po’ di più erano matematica e fisica ma nell’insieme era una persona brillante. Loro due facevano tutto insieme ed era sempre lui quello che doveva starle dietro. Nuoto, tennis, bicicletta, windsurf, equitazione, surf, canoa, bowling, biliardo; pareva che non si fermassero mai. E poi c’era quell’altra parte della diciottenne che conosceva solo lui, quella che dubitava profondamente avrebbe mostrato a qualcun altro. L’avrebbero presa per pazza altrimenti; mentre Davide sapeva da dove nasceva e la faceva sfogare quando l’altra ne sentiva il bisogno.
<< Non fare il brutto addormentato >> sussurrò la sua compagna di banco pizzicandogli leggermente il braccio e indicandogli il paragrafo che la professoressa stava spiegando.
Se lei riusciva a tenere tutto sotto controllo, era sempre a lei che toccava parare il sedere all’amico ogni volta che gli insegnanti s’interrompevano improvvisamente e facevano domande a caso. Era una cosa scontata, Davide era consapevole che mai l’avrebbe lasciato nei casini e ovviamente la stessa cosa valeva al contrario. Si paravano le spalle a vicenda in tutto, non solo a scuola. Erano solo amici eppure molti erano convinti che tra loro ci fosse di più, che stessero insieme per tutto il tempo che trascorrevano insieme. Nessuno, però, si azzardava a chiedere; avrebbero ricevuto parole poco carine e soprattutto un bel pugno in faccia da parte del diciottenne.
<< Che facciamo oggi? >>.
Eleonora scostò una ciocca di capelli biondi dal viso e piegò leggermente la testa per guardarlo.
<< A te cosa va di fare? >>.
Davide parve pensarci un attimo prima di rispondere.
<< Propongo una partita a tennis e questa volta ti straccio malamente >>.
<< Lo dici sempre ma poi non ci riesci mai! >> bisbigliò ridendo l’altra << Vediamo se c’è un campo libero nel pomeriggio tardi >>.
<< Studiamo anche insieme prima? >>.
Eleonora gli rivolse un sorriso.
<< Ovviamente >> disse prima di sbloccare l’iphone.
Davide la vide andare su internet ma un cambio repentino della mano dell’altra gli impedì la visuale. Un nuovo sorriso s’increspò sulle labbra dell’amica.
<< Che fai? >>.
La bionda scosse impercettibilmente il capo prima di tornare a tenere il cellulare sotto il banco.
<< Niente >>.
<< Guarda che ti ho vista >> rispose prontamente il ragazzo inarcando il sopracciglio destro.
<< Privacy >> si limitò a dire Eleonora facendogli la linguaccia.
Quando la campanella che segnava la fine della prima ora suonò, la diciottenne si alzò in piedi stiracchiandosi e sbadigliando mentre si avvicinava al davanzale della finestra. Da quella postazione vide la solita fila di motorini parcheggiati di fronte l’istituto e riuscì a notare il suo, una vespa ultimo modello color bianco perla. Era accanto al centoventicinque di Davide. Il ragazzo le si sedette acconto facendo un respiro profondo.
<< Voglia di fumare? >> le chiese con una nota ironica.
<< Da quando mi sono alzata >> affermò la ragazza << Ma devo resistere fino all’intervallo >>.
<< Ehi, voi due piccioncini andare subito a sedervi ai vostri posti >> disse la professoressa di latino entrando in aula indicandoli.
<< Prof ma come piccioncini? >> esclamò fintamente offesa Eleonora scendendo << Secondo lei, io mi metterei con un tipo simile? >>.
<< E io con lei? >> fece eco Davide divertito.
Con la loro insegnante di latino tutta la classe aveva parecchia confidenza e potevano permettersi di fare battute come in quel momento.
<< Avanti, adesso non fate finta di detestarvi >>.
<< Prof, le giuro che io con uno come Davide non mi ci metterei nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla faccia terra! >>.
<< Secondo lei potrei mai stare con Miss Acidezza? >>.
Anche il resto della classe rise sapendo bene che non avrebbero mai ammesso quanto in realtà tenessero l’uno all’altro.
 
Martina osservava distrattamente il paesaggio fuori dalla finestra e fece un sospiro. Non trovava per nulla interessanti le spiegazioni della professoressa di biologia, non aveva veramente una vera passione per nessuna materia che si insegnasse al liceo. Il pensiero di dover trascorrere oltre a quello altri due anni in quella scuola e poi anche una ipotetica università, le facevano venire i brividi e le vertigini. Si definiva una ragazza curiosa e aperta verso tutto ma una volta che il suo interesse scemava, allora era finita. Non c’era niente che potesse riportarla. Per questo i suoi voti erano parecchio altalenanti. Però una cosa che veramente l’appassionava c’era, scrivere. Avrebbe scritto in ogni momento della giornata dimenticandosi di tutto il resto e infatti la sua materia preferita era storia. Poteva scoprire tante cose e tanti particolari sulla vita dei personaggi famosi, sulle guerre che poi poteva utilizzare a suo piacimento rielaborandoli.  Di quella sua passione non ne aveva mai parlato con nessuno, per lei non c’era nessuna persona, coetaneo e non, che meritasse le sue confidenze. Aveva pochi amici ma mai si era spinta fino a quel grado con loro. Non si fidava abbastanza da condividere riflessioni tanto personali. Fin da bambina era sempre stata timida, riservata e molto restia a confidarsi. Il pensiero che l’avesse fatto con un’unica persona che non aveva nemmeno mai visto, la fece sorridere per qualche secondo. Da quando l’aveva conosciuta, non vedeva l’ora di accendere il computer. Il suono della campanella la riportò alla relata facendola quasi sussultare e si alzò in piedi senza nemmeno ascoltare quello che stava dicendo la sua insegnante. Corse fuori il corridoio diretta sulle scale antincendio per prenderla un po’ d’aria e fu quasi travolta da un gruppo di ragazzi più grandi che camminavano nella sua stessa direzione. Martina li riconobbe all’istante, erano ragazzi del quinto anno e tra loro capeggiava Eleonora Domenghi, una dei tre rappresentanti d’istituto. Si fermò per osservarli. Correvano molte voci sul conto di quella ragazza e su quello che doveva essere il suo migliore amico, ma nessuno aveva saputo dirle se erano vere o meno. Per lei erano solo degli sciocchi che si credevano tanto fighi perché il sabato sera s’ubriacavano e magari per la loro popolarità all’interno non solo del gruppo ma anche della scuola. Tutto il contrario suo che era praticamente trasparente. Li vide spingersi in modo amichevole e ridere per qualche battuta mentre la biondina si accendeva una sigaretta. Fece un’ampia boccata prima di passare il pacchetto al ragazzo che si chiamava Davide Molarte e si sedettero su una panchina insieme ad altre persone che non conosceva. Rimase per tutta la durata dell’intervallo a fissarli, senza ammettere nemmeno per un istante che era incuriosita dalla diciottenne. Con chiunque avesse parlato, parevano tutti affascinati dalla sua personalità e da come travolgeva chi le stava intorno. Perfino molti suoi compagni di classe, che erano più piccoli, se la sarebbero portati a letto volentieri. Arricciò il naso a quel pensiero. Il fatto che molti ragazzi considerassero l’amore pura mercificazione per appagare le loro pulsioni sessuali, le faceva venire la nausea. Doveva ammettere, però, che quella ragazza era davvero bella. Non eccessivamente alta, lunghi capelli così chiari da sembrare quasi bianchi, occhi grandi e verdi, un corpo ben modellato e dalle giuste curve. Si chiese se Eleonora fosse consapevole del fascino che esercitava ma subito dopo scosse il capo. Che diavolo poteva importarle? Non sapeva nemmeno lei perché si fosse posta quelle domande e per quale motivo avesse indugiato così tanto sulla sua figura. Un’idiota, ecco quello che era. Sarà anche stata bellissima e bravissima a scuola però per il resto non era altro che un guscio vuoto, priva di qualunque genere di sentimenti che potessero definirsi tali. Si vedeva dalla gente che frequentava. Ciò che importava a loro era bere e divertirsi senza remore, cose che lei odiava profondamente. Quando la campanella suonò mettendo fine alla pausa, i ragazzi del quinto anno si alzarono dalla panchina senza smettere di prendersi in giro e ridere mentre risalivano dalla scala antincendio. Martina si affrettò a entrare in classe ma rimase sulla soglia per osservarli. Nonostante continuasse a ripetersi che erano solo degli stupidi tutti muscoli e pochissimo cervello, non riusciva a staccare gli occhi da quella ragazza. E dire che non indossava niente di particolare. Semplicissimi jeans, scarpe della converse bianche, maglietta a maniche lunghe di una marca molto famosa.
<< Dai, vai volontario! >> la sentì dire mentre le passava di fronte senza guardarla << Se hai studiato perché non lo fai? >>.
<< Ma parli proprio tu che sei la più brava? >> la prese in giro un altro ragazzo dagli occhi azzurri.
<< E su, Paolo! >>.
Il gruppetto rise di gusto prima di dividersi per dirigersi ognuno nella propria aula.
 
Invece di ascoltare le varie lezioni che si era susseguite nel corso della giornata, Martina aveva disegnato. Le piaceva farlo ed era anche abbastanza brava. Non c’era un motivo per il quale lo faceva, sentiva il bisogno di dare un volto ai personaggi che immaginava e dava vita e coi quali spesso trascorreva le giornate. Una sola persona li aveva visti e le aveva fatto i complimenti facendola sorridere e arrossire inaspettatamente. Mise tutto in ordine prima che suonasse la campanella che mettesse fine a quella giornata. Infilò i libri e i quaderni nello zaino preferendo tenere in mano i fogli sparsi che si portava sempre dietro. Uscì dalla classe incanalandosi, dopo aver salutato, nella bolgia di studenti in silenzio. Improvvisamente si sentì spingere e tutti i disegni le caddero per terra.
<< Cazzo! >> esclamò chinandosi per iniziare a raccoglierli.
<< Oh, scusa è colpa mia! >> disse la ragazza che l’aveva urtata aiutandola << Ti ho fatto male? >>.
Quella voce, possibile che fosse…
Martina alzò lo sguardo trovandosi di fronte Eleonora.
<< No >> rispose cercando di apparire fredda ed evitando di fissarla negli occhi << Tutto okay, grazie >>.
Si rialzò e la diciottenne fece lo stesso mentre teneva in mano un paio di fogli. Li guardò e sentì il cuore fermarsi. Martina la vide sbiancare per un attimo e se ne chiese il motivo.
<< Me li ridai? >> chiese sperando che non la prendesse in giro per quello che aveva visto.
<< Io…io questi disegni li ho già…visti… >>.
Spostò lentamente lo sguardo sul volto della sedicenne e si fissarono per qualche istante in silenzio. Il cuore di Martina prese a batterle all’impazzata nel petto.
Già visti?, si domandò la più piccola, Impossibile! Li ho fatti vedere solo…
Fu quasi fulminata dalla considerazione che fece. No, non era possibile. Non poteva essere lei, non voleva che fosse lei!
<< M…Myu? >> fece con un filo di voce Eleonora.
Quell’unica parola bastò a farle capire. Avrebbe voluto che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e che ci sprofondasse dentro in quel momento. No, tutti ma non lei!
<< Ele, che diavolo fai ancora qui? >> disse Davide che era tornato indietro non vedendo più l’amica al suo fianco.
La strattonò per un braccio e la ragazza parve tornare alla realtà. Senza dire nulla porse all’altra i fogli che aveva in mano e mormorò delle nuove scuse.
<< Forza, andiamo! >> continuò il diciottenne senza degnare di una sola occhiata la sedicenne di fronte a loro.
<< Eccomi… >>.
Prima di uscire da scuola gettò un’ultima occhiata alla ragazza che era rimasta immobile ad osservarla. Era davvero lei?

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Capitolo 2
*** Una conoscenza dolorosa ***


Appena tornò a casa, la sedicenne si rifugiò nella sua stanza. Senza nemmeno togliersi le scarpe si gettò sul letto e iniziò a piangere anche se non ne comprendeva il motivo. Poteva essere stata solo una coincidenza, poteva non essere proprio lei. Non doveva essere lei. Alzò la testa dal cuscino per riprendere fiato e pensò a quei dannati disegni che le erano caduti. Li aveva mostrati ad una sola persona attraverso lo scanner e poi via mail e se Eleonora le aveva detto di averli visti allora significava che erano la stessa persona. Perché tra tante ragazze di diciotto anni doveva essere lei quella che aveva conosciuto in rete? Eleonora Domenghi non somigliava minimamente alla ragazza che aveva parlato con lei per tutti quei mesi. Lei era gentile, simpatica, dolce; non un’idiota che insieme agli amici andava a bere, fumava spinelli e faceva le peggio cazzate. Non poteva essere così. Si alzò dal letto avvicinandosi alla scrivania e accendendo il computer. C’era un messaggio che risaliva a quella mattina ed era suo. Il cuore iniziò a batterle più forte nel petto come ogni volta che le scriveva. Aveva sempre pensato che la loro intesa fosse magica, che il legame che avevano creato fosse unico perché condividevano molti interessi in comune. In quel piccolo angolo, al di fuori del tempo e dello spazio, c’erano solo loro due che chiacchieravano di ciò che le accomunava, delle volte si prendevano in giro e si raccontavano qualcosa della loro vita privata. Non si erano mai viste, non avevano sentito l’esigenza di chiedere una foto o di sentire la loro voce. Le piaceva quello che si era creato, quei messaggi che riceveva la facevano sorridere mentre pensava a quale persona avesse incontrato. L’aveva conosciuta su un sito in cui si scrivevano storie d’ogni tipo e all’inizio si erano congratulate l’una con l’altra per la bravura e per come era bello ciò che avevano creato. Col susseguirsi dei giorni, poi, avevano iniziato a chiacchierare sempre più spesso arrivando a un grado di familiarità non indifferente. Martina era contenta, dopo quello che le era successo, quella ragazza sconosciuta era ciò che le serviva. Ma sapere che quella ragazza corrispondeva a Eleonora Domenghi le metteva addosso terrore e ansia. Se la immaginò mentre raccontava ai suoi amici tutto quello che si dicevano davanti a un boccale di birra e riuscì perfino a sentire le loro risate. Terribile! Aveva fatto davvero una cosa del genere? Quanto era stata sciocca a illudersi d’aver trovato un po’ di pace. Non aveva mai pensato che potesse essere della sua stessa città, figurarsi dello stesso istituto.
<< E’ pronto a tavola >> disse suo padre entrando senza bussare.
La sedicenne si limitò ad annuire.
<< Tutto bene? >>.
Come se te ne importasse davvero, pensò con una punta d’ironia la figlia annuendo per la seconda volta.
<< Allora vieni >>.
 
<< Te lo stai massacrando quel pollice >> affermò Davide ridendo mentre sollevava appena gli occhi dal libro di letteratura italiana << A che pensi? >>.
Eleonora aveva l’insana abitudine di torturarsi le dita quando era nervosa.
<< Nulla >> sbuffò la diciottenne chiudendo il quaderno con gli appunti presi e dondolandosi leggermente con la sedia << Hai finito? >> aggiunse riferendosi a ciò che dovevano studiare.
<< Ehi, non siamo tutti come te che ti basta leggerle le cose per saperle ripetere in modo perfetto! >>.
<< Piantala di lamentarti allora e studia! >> esclamò ridendo l’amica alzandosi in piedi << Vado a farmi una partita alla play >>.
Senza aspettare risposta si spostò dallo studio dove stavano studiando da un paio d’ore, alla camera del ragazzo. Incrociò le gambe e si sedette per terra dopo aver accesso la televisione e la console. Non si degnò di controllare che gioco ci fosse dentro, quasi tutti li avevano scelti insieme. Prese il joystick e prima di iniziare controllò per l’ennesima volta l’iphone. Niente, nessuna risposta da quando le aveva mandato quel messaggio in mattinata. Chiuse gli occhi per un attimo domandandosi se fosse davvero possibile. Quante possibilità c’erano? Quanti abitanti c’erano in Italia? E quanti ne conteggiava il suo paese? Era da escludere. Eppure quei disegni…Li aveva controllati prima di iniziare a studiare ed erano gli stessi che aveva fatto cadere a quella ragazzina. Non sapeva nemmeno come si chiamava, aveva pronunciato il suo nickname in modo spontaneo non conoscendo altro sulla sua reale identità. Non le era mai passato per la testa che aveva parlato per tutto quel tempo con qualcuno che era a poche aule di distanza da lei. Incredibile quanto era piccolo il mondo. Non sapeva se sentirsi sollevata o meno per quella rivelazione. Ormai parlavano da diverso tempo e, prima o poi, sarebbe nata spontanea una proposta sul vedersi o sull’incontrarsi. Delle volte ci aveva pensato ma mai in modo serio. La verità era che in apparenza, in ciò che mostrava a tutti, era una persona totalmente diversa. Sul web era stato facile dare sfogo alla parte di sé che custodiva gelosamente. Nemmeno a Davide aveva mai raccontato che nel tempo libero scriveva e che i suoi racconti, immessi su un sito internet sotto falso nome, erano anche abbastanza graditi. Se ne vergognava? Ogni volta che si faceva quella domanda, evitava di darsi una risposta. La verità le avrebbe fatto molto male. Si passò per l’ennesima volta una mano tra le ciocche dorate e mise il gioco in pausa quando il cellulare iniziò a squillare.
<< Ehi Lavi >> disse << Ciao >>.
<< Ciao brutta, dove sei? >> chiese l’amica dall’altra parte.
<< A casa di Davide. Io ho finito di studiare, lo sfigato sta ancora facendo letteratura! >>.
Risero entrambe.
<< Niente in contrario se mi unisco a voi? Anch’io ho finito e in italiano sono già stata interrogata >>.
<< Affatto, ti aspettiamo! >> rispose Eleonora chiudendo la conversazione << Davide! >> urlò subito dopo << Sta arrivando Lavinia! >>.
Il ragazzo dall’altra stanza mormorò un assenso mentre lei controllava l’ora. Erano le cinque e mezzo.
<< Le hai detto che abbiamo la partita alle sette? >> chiese il diciottenne apparendo sulla soglia della sua camera.
La bionda scosse il capo.
<< Me ne sono dimenticata >>.
<< Ma dove hai la testa oggi? >> scherzò Davide lanciandole contro la gomma da cancellare << Va beh, glielo diremo quando arriva >>.
<< Non penso che impiegherà molto >> costatò l’amica riprendendo in mano il joystick.
La mano dell’altro che si posava sulla sua spalla la fece sorridere comprendo cosa volesse.
<< Non abbiamo tempo >> disse scostandosi per poter guardare il televisore.
<< E dai! >>.
<< C’è tua madre che sta guardando rai uno in cucina >>.
<< Avanti, facciamo una cosa veloce >>.
<< Hai studiato? >> chiese Eleonora senza guardarlo.
<< Mi stai bacchettando per caso? >> esclamò Davide facendo forza per spingerla distesa per terra.
<< E che sono tua madre? >> rise la ragazza sotto di lui.
Il diciottenne salì a cavalcioni sul suo corpo sorridendo e senza farle male. Eleonora poteva sentire distintamente la sua erezione diventare sempre più dura per l’eccitazione.
<< Ehi Rocco calmati >> continuò con ironia la bionda << Siamo ancora vestiti >>.
<< A questo possiamo provvedere subito >>.
Stava per sfilarle la maglia quando sentì la madre chiamare entrambi dall’altra stanza. Sbuffò rialzandosi mentre la diciottenne rideva di gusto. Lavinia era arrivata.
<< Non fare la faccia da cane bastonato e fa qualcosa per lui >> gli disse indicando il rigonfiamento.
L’occhiataccia che le lanciò Davide la fece scoppiare nuovamente a ridere.
 
Si teneva impegnata per non pensare, per arrivare alla sera così stanca da desiderare solo di buttarsi nel letto e dormire. Lo aveva sempre fatto, dubitava che sarebbe mai riuscita a smettere. Non voleva neppure farlo. Fermarsi avrebbe voluto dire farsi delle domande e darsi delle risposte. Cosa che non desiderava affatto fare. Perfino il sesso lo vedeva come un qualcosa che la distraeva da pensieri scomodi. Non che le dispiacesse; anzi, l’atto sessuale con Davide era semplicemente fantastico e la mandava in estasi ogni volta. Ma non era amore. Per quanto la loro amicizia fosse solida loro non si amavano. Avevano scoperto il piacere degli orgasmi insieme e continuavano a darsene a vicenda senza problemi; solo loro due, come la prima volta. Eleonora non si era mai fatta toccare da nessun altro all’infuori dell’amico e lo stesso valeva per Davide. Condividevano tutto, perché il sesso avrebbe dovuto fare eccezione? Soprattutto se a entrambi piaceva. La ragazza guardò il diciottenne dall’altra parte del campo mentre metteva a posto le palline da tennis che avevano usato e sorrise mentre scuoteva leggermente il capo. Aveva vinto di nuovo.
<< Non fare quella faccia compiaciuta, hai avuto solo fortuna >> le disse Davide facendole la linguaccia.
<< Come tutte le altre volte che ho vinto? >> lo schernì la bionda << Sai, sto iniziando a pensare che dovresti giocare con Serena, forse con lei avresti qualche possibilità di vincere! >>.
<< Molto divertente >> rispose l’altro avvicinandosi.
Eleonora gli lanciò la bottiglietta dell’acqua che aveva preso prima alla macchinetta del circolo tennis e fece un lungo sorso dalla sua. La richiuse e guardò l’ora. Erano le otto di sera, un’altra giornata era terminata. Prese l’iphone dalla tasca del borsone e se lo rigirò per qualche secondo tra le mani senza sapere cosa fare.
<< Aspetti una chiamata? >>.
<< Sì, da parte del Presidente della Repubblica >> scherzò Eleonora che riusciva sempre a trasformare tutto in gioco.
Uscirono dal campo dopo aver raccolto le loro cose e si recarono negli spogliatoi. A quell’ora non c’era più nessuno in giro tranne il proprietario che aveva le chiavi per chiudere. La diciottenne dai lunghi capelli biondi si spogliò gettando per terra gli abiti sporchi e s’infilò sotto la doccia. Chiuse gli occhi lasciandosi avvolgere dal getto caldo e lentamente tutti i muscoli si rilassarono. Involontariamente la sua mente tornò a quella mattina e a quei disegni. Era sicura che fossero gli stessi quindi questo implicava che quella ragazza era la stessa con la quale parlava. Assurdo. Si era aperta con lei perché la immaginava a chilometri di distanza da lei e dalla sua vita, aveva mostrato quel lato di sé che custodiva e non faceva trapelare mai. Nessuno avrebbe capito tranne lei. Per questo aveva lasciato che scoprisse ciò che gli altri ignoravano. Le piaceva scrivere, avere la testa tra le nuvole, sognare ad occhi aperti e pensare a nuove storie e a nuovi personaggi. Chiunque l’avrebbe derisa mentre a lei, una persona dall’altra parte dello schermo di computer, interessava molto. Eleonora veniva da una famiglia in cui i sognatori non erano visti bene, dove ciò che contava erano unicamente i risultati. Bisognava andare bene a scuola, portare ottimi voti, essere educati, eccellere nello sport. Occorreva essere i migliori in assoluto. E lei aveva rispettato i patti, aveva una media altissima ed era tenuta in gran considerazione da molti. In cambio aveva ottenuto una libertà che pochi diciottenni potevano dire di avere. Una mano le accarezzò la schiena facendola quasi sussultare dalla sorpresa. L’attimo dopo sorrise nel vedere Davide.
<< Se Carlo ci scopre, ci lincia >> disse prima che il diciottenne la baciasse con foga.
Si adagiò contro le piastrelle della doccia riempiendosi dell’odore dell’amico. Davide era considerato da molte ragazze, un gran fico. Non poteva dare loro torto. Alto un metro e novanta, fisico modellato dai lunghi allenamenti in palestra e a calcio, capelli ricci e scuri, occhi piccoli e neri come la pece. Bellissimo anche per lei. Si aggrappò alla sua schiena sentendolo fare pressione per farle divaricare le gambe e fu penetrata immediatamente. Assecondò le spinte che via via diventavano più frenetiche e chiuse gli occhi mentre alzava la testa alla ricerca delle sue labbra. Ansimò nella sua bocca e gemette quando raggiunsero insieme l’orgasmo.
 
Un’altra delle tante, monotone mattine. Il sole giocava a nascondino con qualche nuvola sparsa nel cielo e la professoressa di filosofia si affanna a spiegare ad un classe che non aveva il minimo interesse a seguirla. Martina sbadigliò annoiata e alla fine dell’ora chiese di andare in bagno. Non aveva dormito molto quella notte, aveva passato l’intero dopo cena incollata al computer senza sapere nemmeno lei bene cosa aspettarsi. Messaggi non ne aveva ricevuti e non aveva voluto inviarli. Sapere d’aver parlato con Eleonora Domenghi non la rassicurava per niente. Fece un respiro profondo ed entrò nella toilette femminile. Rimase quasi fulminata nel vedere che dentro c’era anche la diciottenne. Se la ritrovò di fronte ancor prima di poter girarsi e scappare il più veloce possibile. Ingoiò un groppo di saliva mentre si fissavano. Non l’aveva mai vista così da vicino. La sua pelle era chiarissima, il naso piccolo e delicato, due occhi grandi ed espressivi che parevano vedessero anche l’anima delle persone. Quella mattina aveva i capelli alzati in una coda e in quel modo notò un orecchino sulla parte alta del lobo sinistro. Non le era mai stato possibile vederlo prima. Indossava un paio di converse azzurre, un jeans grigio e una maglietta col cappuccio. Per evitare di bagnarsi, aveva alzato le maniche fino ai gomiti. Eleonora nel vederla le sorrise con spensieratezza e non parve essere a disagio. Si mosse nella sua direzione.
<< Ciao >> disse in tono cordiale << Penso che fare finta di non conoscerci sia senza senso >>.
Martina annuì senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
<< Io sono… >> iniziò la bionda allungando una mano.
<< Eleonora Domenghi, lo so >> la interruppe l’altra << Martina Capasti >>.
Si strinsero la mano e subito dopo la diciottenne rise leggermente.
<< Cosa c’è? >> chiese la sedicenne sentendo d’essere diventata rossa.
<< Niente, è solo che ti immaginavo…diversa, ecco >>.
Sapessi io, avrebbe voluto risponderle Martina ma si trattenne.
<< Non pensavo che frequentassi questa scuola, che fosse anche tu…di queste parti >>.
<< Mi sono trasferita da qualche mese >> le rispose la più piccola abbassando gli occhi mentre ricordava il motivo che aveva spinto tutta la sua famiglia a quel gesto.
<< Ah, okay >> disse Eleonora infilandosi le mani nelle tasche dei jeans iniziando a sentirsi leggermente a disagio << Ecco…beh…a proposito di quello che facciamo…beh…possiamo continuare a parlare, se vuoi ovviamente >>.
Gli occhi della sedicenne s’illuminarono per un istante.
<< Sì >> rispose semplicemente sentendosi ridicola per le poche parole che riusciva a dire.
<< Ti chiedo solo una cosa, è meglio se facciamo… >>.
Fu interrotta dall’entrata di una terza ragazza.
<< Ele, quella cessa della prof di matematica aspetta solo te per iniziare a spiegare! Muoviti! >>.
Eleonora annuì brevemente abbozzando un sorriso.
<< Andiamo allora! >> esclamò gettando una breve occhiata a Martina.
<< Ma chi è quella? >> chiese l’amica della bionda mentre uscivano.
<< Nessuno >> si limitò a rispondere la diciottenne senza guardarsi indietro ben sapendo che la sedicenne le avesse ascoltate.
 
Per la prima volta Eleonora non riuscì a concentrarsi a lezione. Per la prima volta quelle lettere e quei numeri scritti alla lavagna non avevano alcun senso. Ogni volta che chiudeva gli occhi, si ritrovava davanti il viso di quella ragazzina. Era carina, doveva ammetterlo. Piccolina, magra, capelli ramati e ricci e due occhi verdi come i suoi. Bellina. Ma perché non se la toglieva dalla testa? Sicuramente per come l’aveva trattata, ma non aveva potuto fare altrimenti. Che avrebbe detto sennò a Miriam? Non voleva dare spiegazioni e soprattutto non voleva che si sapesse in giro. Temeva di essere presa in giro, che tutta la popolarità di cui godeva le si sarebbe ritorta contro. Non poteva rischiare. E poi non osava immaginare quello che avrebbe detto Davide, di quanto ci sarebbe rimasto male nello scoprire che non gli aveva mai parlato di quello. No, tutta quella storia doveva rimanere sepolta com’era sempre stata. Il suono della campanella la fece quasi sobbalzare talmente era intenta nelle sue riflessioni. Davide le lanciò il pacchetto di sigarette iniziando ad incamminarsi verso il cortile. Eleonoro, dopo averlo preso al volo, si alzò in piedi e iniziò a conversare con alcune sue compagne per cercare di scacciare quei pensieri. Uscì sulla scala antincendio e si voltò una sola volta verso l’interno per inforcare i suoi occhiali da sole prima di raggiungere Davide e altri ragazzi che la stavano chiamando a gran voce. In quel momento la vide appoggiata allo stipite della porta della sua aula che la stava fissando. Frequentava il terzo anno. I suoi occhi erano…tristi forse? Si affrettò a voltarsi verso i compagni e ad allontanarsi.
Mi dispiace ragazzina, pensò mentre rispondeva a Davide.
Scese le scale di corsa e si accese una sigaretta facendone un lungo tiro. Sentì la nicotina iniziare a fare effetto e rilasciò il fumo descrivendo dei cerchi.
<< Simpatico il giochetto che fai >> disse Lavinia seduta accanto al diciottenne con un mezzo sorriso mentre indossava anche lei gli occhiali da sole.
<< Grazie, bruttina >> le rispose Eleonora senza poter evitare di gettare uno sguardo verso l’alto.
Involontariamente la individuò di nuovo.
Ma che diavolo mi prende?
<< Quella stronza di inglese >> iniziò un altro ragazzo che non frequentava la loro classe << Mi ha messo quattro oggi >>.
Gli altri risero.
<< Se ti dico hello sai che vuol dire? >> scherzò la bionda.
Giacomo a quelle parole corse verso di lei sollevandola di peso e mettendosela su una spalla.
<< Mettimi giù, dai! >> urlò Eleonora << Please! >> continuò ridendo << Please James! >>.
<< Sei proprio una stronza >> commentò l’amico ubbidendo.
<< Chi lei? >> disse Lavinia << L’avresti mai detto che un visino così angelico nascondesse un tale grado di stronzaggine? >>.
La ragazza fece la linguaccia a tutti.
<< Stronzo, non difendermi mai! >> aggiunse rivolta a Davide.
<< Se ti metti nei guai, sono cazzi tuoi >> le rispose il diciottenne lanciandole contro il pacchetto accartocciato delle sigarette e subito dopo l’accendino.
<< Dì invece che ti brucia ancora la sconfitta di ieri! >>.
<< Hai vinto di nuovo? >> domandò Ambra che passava da lì in quel momento.
<< Ognuno si faccia gli affari propri, per favore >> disse il ragazzo alzandosi in piedi.
<< Ehi, Ele quando hai le nazionali? >> chiese Lavinia.
Eleonora si strinse nelle spalle con fare indifferente.
<< Tra qualche settimana, credo >>.
<< Fantastico, sei strepitosa! >>.
<< Non è niente di importante, lo faccio solo perché il mio allenatore ci tiene >> rispose la ragazza dagli occhi verdi.
<< Quante volte vi hai partecipato? Tre? >>.
L’amica annuì.
<< Sono arrivata una volta undicesima, una volta settima e l’ultima quarta >>.
<< Caspita, non lo sapevo! >> esclamò Giacomo << E non ti è mai stata fatta qualche offerta? >>.
Eleonora sorrise guardando Davide.
<< Mia madre mi ha detto di no, era dell’opinione che mi avrebbe distolto dallo studio >> rispose semplicemente.
<< E a te è andato bene? >>.
Di nuovo si strinse nelle spalle.
<< Sì >>.
Per un attimo calò il silenzio rotto solo dal rumore dell’accendino che Davide non riusciva a far funzionare. Quando ci riuscì, controllò l’ora e sbuffò.
<< Odio geografia astronomica dopo l’intervallo >> mormorò.
<< Perché ti abbuffi come un maiale! >> lo punzecchiò l’amica scuotendo la testa << Se non divorassi due panini con maionese e prosciutto cotto, saresti molto più sveglio >>.
<< Ehi, io mangio normalmente! Mica come te che mangi come il mio canarino >>.
Altre risate mentre Eleonora faceva la linguaccia; poi la campanella suonò. Tutti si alzarono in piedi facendo il percorso al contrario.
<< Da’, fammi sapere per la partita di calcetto. C’è anche mio cugino che gioca >> disse Giacomo dividendosi dal piccolo gruppo.
<< Okay, tieni presente che forse la organizzo per domenica >>.
Si diedero il cinque e ognuno proseguì per la sua classe. Prima di rientrare, la diciottenne dai capelli chiari, prese il suo iphone in mano e velocemente andò sul sito dove aveva conosciuto la sedicenne. Si erano scritte per mesi nella posta privata del sito e adesso aveva bisogno di darle un minimo di spiegazione per il suo comportamento. Lo scrisse velocemente e lo inviò sperando che capisse.
 
La odiava. E odiava se stessa per aver permesso ad un’estranea come quella di essere entrata nella sua vita seppur in modo virtuale. L’attimo prima faceva tutta la carina, l’attimo dopo era stato come se fosse stata trasparente. Faceva finta di non conoscerla, quello era il punto. Aveva paura di fare brutta figura davanti ai suoi amici? Che stupida che era se era per quel motivo!
Brava Martina, pensò, Tra tante persone proprio con lei dovevi iniziare a chiacchierare?
Eppure le sue storie erano così belle, così emozionanti. Parlavano di sentimenti reali, di adolescenti non compresi, di amori mai sbocciati con una eleganza non indifferente che poteva caratterizzare solo un animo gentile. Eleonora non corrispondeva per niente a quel prototipo, era irreale che fosse proprio lei. Sbuffò infastidita qualche secondo prima che suonasse la campanella. Abbassò involontariamente lo sguardo verso la diciottenne che stava tornando in classe ed emise un sospiro.
<< Marty? >> chiese improvvisamente Simona, la sua compagna di banco.
La sedicenne si voltò. Da quando era arrivata in quella nuova scuola, aveva fatto pochissime amicizie, non aveva nessuna voglia di conoscere nuove persone e aveva trascorso quasi tutti i pomeriggi in casa fatta eccezione per quelli in cui andava a nuoto. Fece un leggero sorriso mentre rientrava.
<< Ti andrebbe di venire a studiare da me nel pomeriggio? >>.
La prima cosa che avrebbe voluto risponderle Martina era che non ne aveva nessuna voglia ma si morse la lingua frenando la sua irruenza. In fondo che male poteva farle? Meritava anche lei di riprendersi dopo quello che le era successo a Genova.
<< Va bene >> accettò infine cercando di mostrarsi contenta.
Forse una nuova amicizia era ciò che ci voleva per provare a voltare pagina.
 
All’uscita della scuola tutti gli studenti si precipitarono fuori urlando.
<< Sei lento Davide! >> esclamò Eleonora che per prima era arrivata ai loro motorini.
<< Solo perché tu sei una piccola vipera che riesce a strisciare tra le persone! >> rispose il ragazzo prendendo dalla tasca le chiavi del mezzo.
La diciottenne gli fece la linguaccia e gli diede una leggera botta sulla spalla.
<< Hai gli allenamenti oggi pomeriggio? >>.
La bionda annuì mentre si metteva il casco.
<< Ti va di venire a prendere un caffè? Pranzo da mia nonna >>.
<< Ci sto, adoro come mi tratta tua nonna! >>.
<< Cretino! >>.
Stavano per partite quando davanti a loro si fermò una moto. Entrambi la riconobbero all’istante.
<< Ciao Diego! >> disse Eleonora ancor prima che il ragazzo alzasse la visiera del suo casco integrale.
<< Ciao ragazzi, vi stavo proprio cercando >>.
Davide fece un cenno del capo in segno di saluto e gli batté il cinque.
<< Come va? Pensavo fossi ancora a Roma. Non scendevi solo i fine settimana? >>.
Il ventiduenne si strinse nelle spalle.
<< Ci vediamo stasera >> si limitò a dire senza smettere di sorridere << Al solito posto >>.
I due diciottenni si scambiarono uno sguardo d’intesa e annuirono semplicemente.
<< Alle undici? >> chiese la bionda sapendo che quello era il solito orario.
Questa volta fu Diego ad annuire e si riabbassò la visiera.
Si salutarono e partirono ognuno per la propria strada.
 
Simona abitava in un appartamento nella zona centrale del paese, Martina non impiegò molto a trovarlo. Quando a pranzo aveva annunciato che sarebbe andata a studiare da una sua compagna di classe, sua madre si era dimostrata contenta che finalmente avesse trovato un’amica mentre suo padre l’aveva guardata a lungo. La sedicenne sapeva cosa significasse quello sguardo ma non aveva detto nulla.
<< Ehi Marty, ciao! >> la salutò sulla soglia della porta l’altra ragazza.
<< Ciao Simo, grazie dell’invito >>.
<< Figurati, siamo compagne di classe no? >>.
<< Già >> mormorò la rossa che ancora stentava a credere che davvero erano avvenuti tutti quei cambiamenti nella sua vita.
Si diressero verso la cameretta e Martina scoprì che l’amica aveva una sorella più piccola. Sulla testata di uno dei due letti c’era, infatti, scritto a lettere colorate, il nome Laura.
<< So come ci si sente ad essere quella nuova >> iniziò Simona facendole segno di sedersi di fronte a lei intorno alla scrivania << Anche noi ci siamo trasferiti l’anno scorso. Mio padre è finanziere >> spiegò << E voi invece? >>.
<< Anche noi per il lavoro di mio padre >> mentì la sedicenne dai capelli ricci.
Iniziarono a fare i compiti e a studiare in silenzio. Simona era una ragazza che raramente si distraeva al contrario dell’altra che spesso veniva colta troppo immersa nei suoi pensieri. Andarono avanti in questo modo per le prime due ore; poi la padrona di casa si stiracchiò allontanando leggermente la sedia dal tavolo.
<< Pausa? >> propose passandosi una mano tra i lunghi capelli neri << Ti va un tè? O preferisci una cioccolata calda? >>.
<< Il tè va benissimo, grazie >>.
Pochi minuti dopo entrambe erano intente a sorseggiare la bevanda ambrata e a mangiare biscotti. Chiacchierarono del più e del meno, era per lo più Simone che le faceva delle domande alle quali l’altra rispondeva sempre gentilmente. Poi prese il portatile che aveva sul letto e lo accese. Velocemente e senza dire niente Martina la vide connettersi su un famoso social network e digitare il nome di Davide Molarte.
<< Perché sei sul suo profilo? >> le chiese.
<< Non credi che sia bellissimo? >> domandò a sua volta Simona.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Avanti, non puoi essere indifferente! >>.
<< Ti piace? >>.
<< A chi non piace? Peccato che io sia completamente trasparente per lui. Nessuna regge il confronto con Eleonora Domenghi >>.
Di nuovo quel nome, di nuovo lei. Per un attimo il volto della diciottenne le si affacciò nella mente.
<< Cosa…cosa sai di lei? >>.
Simona scosse il capo senza smettere di staccare gli occhi dalle foto del ragazzo. Erano quasi tutte con la bionda o con altri amici e spesso avevano in mano un boccale di birra.
<< A parte che è la migliore amica di questo strafigo? >> disse ridendo leggermente << E’ la maggiore di quattro sorelle; Claudia Domenghi va in secondo, una alle medie e l’ultima alle elementari mi pare. È la migliore in quasi tutti i campi, la sua media è altissima e ha partecipato alle nazionali di tennis >>.
<< Se sono solo migliori amici perché non ci provi con Davide? >>.
A quelle parole, Simone esplose in una sonora risata.
<< Come si vede che sei nuova! >> esclamò l’amica picchiettandole l’indice sulla fronte. Cercò una foto in particolare prima di proseguire << Lo vedi questo sguardo? Secondo te questi due non sono innamorati? >>.
Martina osservò a lungo l’immagine che li ritraeva a cena intorno a un tavolo con altri amici. Loro due erano gli unici che non stavano guardando l’obiettivo ma erano persi a contemplare qualcosa sul cellulare della ragazza. Entrambi sorridevano e le loro spalle si toccavano, parevano davvero una coppia. Quella considerazione le fece sentire una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco e si ritrovò ad arricciare il naso. Una volta, durante una delle loro solite chiacchierate, Eleonora le aveva detto di non essere fidanzata. Per quale motivo avrebbe dovuto mentirle?
<< Quei due fanno tutto l’uno con l’altro, non vanno in bagno insieme a scuola solo perché non possono >>.
<< Per quel che può valere, io non credo che stiano insieme >>.
La mora si strinse nelle spalle.
<< Non cambia nulla tanto. Per loro non esiste nessun altro. Da quel che so, in cinque anni di liceo nessuno dei due ha avuto una storia seria o meno con un’altra persona >>.
 
<< Non ce la faccio a finire di cenare, tra poco viene a prendermi Davide! >> esclamò Eleonora alzandosi da tavola e lasciando a metà quello che stava nel piatto.
<< Ma quanto sei lenta? >> fece Claudia inarcando il sopracciglio destro.
<< Domani avete scuola, dove dovete andare? >> chiese la donna guardando la figlia maggiore correre in bagno.
<< Non preoccuparti, domani manca la prof di francese quindi entriamo a seconda ora! >>.
<< Basta che accompagni lo stesso Serena a scuola >>.
<< Sì, sì nessun problema! >>.
<< Potrei farlo io se avessi il motorino >> mormorò Claudia a denti stretti.
Sua madre si voltò verso la quindicenne.
<< Mi sembra che ne abbiamo già discusso >> le rispose con calma << Se avessi portato una buona scheda alla fine del primo anno, avresti avuto il motorino. Ora aspettiamo i voti del primo quadrimestre >>.
<< Oh andiamo, mamma! >> sbottò la figlia << Solo perché Maria e Stefania hanno avuto la media più alta della mia per nemmeno un punto di differenza! >>.
Ilaria e Serena risero tra di loro sottovoce.
<< Questo vale anche per voi due >> precisò Fulvia guardandole entrambe.
<< Io ci sono riuscita! >> si sentì dire da Eleonora apparendo mentre indossava il giubbotto e teneva in mano il casco integrale che le aveva regalato Davide.
Sua sorella le lanciò un’occhiataccia alla quale la diciottenne rispose con una scrollata di spalle e si passò una mano tra i capelli lasciati sciolti. Il suo iphone prese a squillare, segno che l’amico era arrivato.
<< Fate attenzione con quella benedetta moto >>.
<< Sì, mamma! >>.
<< E non fare tardi >>.
Eleonora chiuse la porta alle sue spalle e corse giù. Trovò il diciottenne con ancora la moto accesa, pronto a farla salire.
<< Credi che questa volta tocchi a noi due? >>.
<< Spero >> si limitò a rispondere la bionda salendo a cavalcioni dietro Davide << Ci tieni a entrare nel giro? >>.
Il ragazzo annuì partendo.
 
Impiegarono un quarto d’ora per arrivare al luogo dell’appuntamento e scoprirono che mancava solo Enrico. Il punto di ritrovo era isolato e fuori città, in aperta campagna. Salutarono tutti i presenti e notarono due uomini che non avevano mai visto.
<< Allora, che novità? >> chiese Davide appoggiandosi alla sua Ducati rossa fiammante.
Uno dei due adulti fissò i nuovi arrivati senza proferire parola mentre l’altro passò a entrambi due bottiglie di birra. Eleonora mormorò un ringraziamento ne fece un lungo sorso.
<< Calma, bimbo >> disse infine quello che era rimasto in silenzio << Quanti anni hai? Sedici? Sei capace di non farla più nel pannolino? >>.
Il diciottenne a quelle parole stava per mettergli le mani addosso ma fu fermato da Diego.
<< Ehi, moderiamo i termini e manteniamo la calma >> disse << Volevate ragazzi nuovi? Garantisco io per loro, sono in gamba >>.
<< Il fatto che tu li abbia sotto la tua ala è una garanzia per noi >> rispose l’altro << Tu e Carlo non avete mai perso una gara >>.
<< E loro anche >>.
Diego si voltò verso Davide che si limitò ad annuire.
<< Va bene, domani allora punteremo su di voi >>.
<< Domani? >> ripeté Eleonora sorridendo << Allora da domani… >>.
<< Se domani vincerete, entrerete a tutti gli effetti nel giro anche se sarete ancora dei minori >> replicò il ventiduenne.
<< Ma è fantastico! >> disse la ragazza gettandosi addosso all’amico << Te l’avevo detto che era arrivato il momento >>.
<< Grazie Diego, sei un fratello >> affermò Davide stringendogli la mano.
<< Vedete di non farmi fare brutta figura domani sera >>.
 
Dopo cena Martina riuscì a ritagliarsi un po’ di tempo per sé e si mise al computer a scrivere. Mentre lo faceva, sentì il bisogno di controllare la sua posta privata, quella che aveva sempre usato per parlare con Eleonora. O Eowyn come l’aveva conosciuta sotto falso nome. Con sorpresa vi trovò un messaggio da parte sua e il cuore le saltò in gola. Era di quella mattina, le aveva detto che possedeva un iphone e quindi per lei non era un problema risponderle in ogni momento. Lo aprì e lesse.
Ciao bimba, spero che tu possa capirmi. Prima che arrivasse Gloria, stavo proprio per chiederti di far rimanere questa storia segreta. Un po’ come è sempre stato fino ad ora, una cosa solo nostra. A presto, Eleonora.
Ormai non c’era davvero alcun dubbio.
Vaffanculo!, avrebbe voluto scriverle di getto.
Fece un respiro profondo e si domandò per quale motivo sentisse tutta quella rabbia. Avrebbe volentieri scaraventato lo schermo del computer per l’aria. Non capiva se a darle più fastidio era il fatto che la ragazza con aveva sempre parlato fosse Eleonora Domenghi o ciò che le aveva chiesto di fare. Senza rispondere chiuse tutto e s’infilò nel letto.
 

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Capitolo 3
*** Nascondigli e bugie ***


Aveva accompagnato presto Serena a scuola ed aveva parcheggiato il suo motorino all’angolo del marciapiede. Da quel punto riusciva a vedere i vari ragazzi che arrivavano a scuola. Si appoggiò al manubrio e fece un respiro profondo. Ma quanto ci metteva ad arrivare? Che palle, la sua classe quel giorno iniziava le lezioni alle nove e lei un’ora prima già si trovava fuori la scuola. Sbuffò sistemandosi gli occhiali sul naso. Improvvisamente la vide. Stava camminando a piedi e da sola. Le si avvicinò da dietro e la tirò per la manica del giubbotto portandola dietro l’istituto. Ci mise un attimo.
<< Perché non mi hai risposto ieri? >> le domandò a bruciapelo e senza nemmeno salutarla lasciandola.
Martina era sobbalzata per la sorpresa e cercò di riprendersi prontamente.
<< Devo andare a scuola >> si limitò a dire provando ad andarsene e a non incrociare il suo sguardo.
Eleonora la bloccò contro il muro poggiando entrambe le mani ai lati della sua testa. Era vicinissima a lei, poteva sentire il suo respiro e il suo cuore battere.
<< Rispondi >>.
<< Lasciami stare, non ti devo nessuna spiegazione! >>.
<< Ma che ti prende? >> chiese la diciottenne inarcando il sopracciglio destro.
<< Niente >> rispose Martina scivolando sotto il suo corpo.
<< Ehi, aspetta! >> la riprese la bionda << Mi dici qual è il problema? >>.
I loro occhi s’incontrarono ed Eleonora rimase colpita da quanto fossero espressivi quelli della sedicenne. Così diversi da quelli di Davide. Per un attimo si guardò intorno, gli studenti stavano iniziando ad arrivare e non voleva che qualcuno che conosceva la vedesse. Decise in fretta.
<< Vieni >> disse semplicemente voltandosi verso il suo motorino.
<< Cosa? >> esclamò l’altra << Ho lezione ora >>.
<< Entri a seconda ora >> affermò la diciottenne lanciandole un secondo casco. Non accettava repliche << Sali >>.
Martina non seppe cosa la spinse ad accettare; forse il desiderio di stare con lei senza nessun altro, il volerla sentire esattamente come prima, la folle idea di vedere se era come durante le loro chiacchierate. Ebbe una stretta allo stomaco e il cuore le saltò in gola nel momento in cui le circondò la vita stringendosi a lei. Non riuscì a quantificare il tempo che trascorse sulla sua vespa, Eleonora giudò spedita verso un luogo isolato e si fermò in una piazzetta da cui si godeva di un’ottima vista della spiaggia e del mare. Nonostante fossero trascorsi mesi da quando si era trasferita, la rossa non era mai stata lì. Si tolse il casco, lasciando che i suoi ricci tornassero liberi, e sorrise.
<< E’ bellissimo qui! >> esclamò sporgendosi dalla balaustra.
La bionda sorrise anche lei di fronte al suo entusiasmo mentre cercava il suo accendino. Si accese una sigaretta e fece una lunga boccata.
<< Allora, mi dici che c’è bimba? >>.
<< Non chiamarmi bimba! >> le rispose Martina voltandosi nella sua direzione << Quante volte devo dirti che mi da fastidio? >>.
<< Scusa, bimba >> disse Eleonora ridendo.
La più piccola sbuffò passandosi una mano tra i capelli e tornò ad avvicinarsi a lei che era rimasta seduta sul motorino. Quel giorno portava un paio d’occhiali da vista dalla montatura nera e di una famosa marca. Erano uno di quei modelli che si portavano tanto in quel periodo, grandi e leggermente quadrati. Involontariamente se la immaginò seduta dietro la scrivania mentre scriveva o parlava con lei, ogni tanto si alzava in piedi, si toglieva gli occhiali per pulire le lenti e poi tornava nella posizione di partenza. Non l’aveva mai sfiorata l’idea che potesse fumare.
Nemmeno che bevesse come un’ossessa e che si facesse le canne, puntualizzò nella sua mente.
<< Non pensavo che fumassi >> disse dando sfogo ai suoi pensieri.
Eleonora si strinse nelle spalle con fare indifferente.
<< Fa male >>.
La diciottenne le rivolse un sorriso sarcastico.
<< Di qualcosa dovremmo pur morire >> le rispose semplicemente scuotendo leggermente il capo senza smettere d’osservarla.
Aveva un giubbotto beige che le metteva in evidenza i ramati capelli e i grandi occhi verdi, un paio di jeans chiari, scarpe da ginnastica bianche. Si domandò perché si trovasse con lei in quel momento, perché fosse stato così importante quella mattina cercarla e trovarla. Voleva parlare con lei come quando lo facevano via computer, ma, sapere che ora era una persona reale, le metteva addosso una strana agitazione. Finché si trattava di qualcuno oltre uno schermo, che probabilmente non avrebbe mai visto, era semplice parlare liberamente di sé ma nella realtà non era lo stesso. Eppure sentiva il bisogno di mantenere un contatto con quella ragazza. In genere non si faceva troppe domande, se voleva fare qualcosa la faceva esattamente come in quel momento. Voleva solo conoscerla meglio lontano da sguardi indiscreti, lontana da coloro che non avrebbero sicuramente compreso.
<< Credi di essere simpatica dicendo così? >> domandò Martina già stizzita dal suo modo di fare.
Eleonora finì di fumare e gettò la cicca lontano da sé prima di tornare a posare i suoi occhi sull’altra seduta sul marciapiede.
<< Non lo sono? >> chiese a sua volta ridacchiando.
<< Per niente >>.
<< Che palle che sei >> proclamò la diciottenne sbuffando << Allora, mi dici perché ieri non mi hai risposto? >>.
<< Non sono obbligata a farlo >>.
<< Però l’hai sempre fatto >> disse prontamente l’altra << Oh, aspetta. Non dirmi che te la sei presa! >>.
Rise ma vedendo l’espressione seria della sedicenne smise sgranando gli occhi.
<< Ma dai, sul serio? >> esclamò << Mi sono persa qualcosa? >>.
<< Forse quando ieri in bagno hai detto che non sono nessuno! >> sbottò infine la più piccola scattando in piedi.
<< Oh >> fece Eleonora abbassando lo sguardo sulla ghiaia << Pensavo che andasse bene anche a te >>.
<< Per quale motivo dovrebbe andarmi bene essere considerata trasparente? >>.
<< Ehi, adesso calmati bimba! >>.
<< E non chiamarmi bimba! Mi fai solo innervosire! >>.
Eleonora la seguì per chiudere la distanza di un paio di metri che si era creata e fu investita dal suo profumo. Nessun altro l’aveva mai colpita in quel modo. Stava per dire qualcosa quando il suo iphone prese a squillare. Lesse il nome sul display e subito dopo guardò Martina.
<< Ehi, buongiorno >> disse attivando la conversazione.
Per istinto la sedicenne sapeva che dall’altra parte della comunicazione c’era Davide e sentì d’essere avvampata per quell’improvvisa gelosia che l’aveva avvolta. Possibile che stesse sempre tra i piedi?
<< Ele, sto andando a fare colazione al Bar dell’Angolo con Marco, Paolo e Lavinia; vieni anche tu? >>.
Di nuovo la bionda alzò gli occhi sulla rossa che le stava di fronte.
<< No >> rispose infine fissandosi la punta delle converse che indossava << Sto…sto già facendo colazione a casa >> mentì << Ci vediamo direttamente a scuola? >>.
<< Come vuoi vipera >> le rispose il diciottenne << Ah, vieni un po’ prima perché devo copiare le risposte di inglese >>.
Nonostante la situazione, Eleonora non riuscì a non abbozzare un sorriso.
<< Okay, scemo. Ci vediamo dopo >>.
Riagganciò e per qualche secondo non osò muoversi. Smosse qualche ciottolino con il piede e fece un respiro profondo.
<< Portami a scuola >> si limitò a dire Martina infine.
La diciottenne controllò l’ora prima di guardarla.
<< Aspetta un… >>.
<< No! >> la interruppe la rossa che sarebbe scoppiata volentieri a piangere << E’ a questo che mi riferisco! Bugie e menzogne che racconti! >>.
<< Bimba, siamo nella vita reale non in quella virtuale! >> scattò anche Eleonora << E’ logico che sia diverso! >>.
<< Sei una stupida! >>.
<< Mi spieghi perché non ti sta bene? Che motivo c’è di dover coinvolgere anche altre persone in questa storia? >>.
Stronza!, avrebbe voluto urlarle Martina che non comprendeva come facesse la diciottenne a non afferrare il punto.
<< Ho detto di portarmi indietro >> le ripeté invece afferrando con rabbia uno dei due caschi.
La diciottenne la prese per un polso e con l’altra mano le sollevò il viso affinché si guardassero negli occhi. Si stupì molto nello scoprire che stava trattenendo le lacrime.
<< Ehi >> disse abbozzando un sorriso << Ma che ti prende? Te l’ho già detto, voglio che resti solo una cosa nostra. Gli altri… >>.
Lasciò la frase a metà mordendosi il labbro inferiore.
Mi prende che sei una stronza che se ne frega degli altri! Te ne freghi di me, non ti importa niente! Non vuoi farti vedere con me! Ecco! Secondo te dovrebbe starmi bene?
Per la seconda volta l’iphone di Eleonora iniziò a squillare.
Porca puttana, pensò la bionda.
<< Sarà sicuramente il tuo amichetto >> sputò Martina con una punta di veleno.
Perché non la lasciava mai in pace?
<< Da, che vuoi? >> disse quasi rabbiosamente la diciottenne << Sì, okay. Arrivo >> chiuse la conversazione infilando il cellulare nella tasca dei jeans e tornò a rivolgersi all’altra << Andiamo >>.
Non la lasciò davanti alla scuola, si fermò dietro un palazzo e ubbidientemente Martina scese. Le porse in silenzio il casco e cercò di evitare il suo sguardo.
<< Senti… >> iniziò Eleonora un po’ a disagio << …magari possiamo chiacchierare un’altra volta… >>.
<< Sempre di nascosto, immagino >>.
<< Non sto dicendo di vederci di notte o in qualche buio scantinato >> precisò la più grande << A te va o no? >>.
L’altra si strinse nelle spalle provando ad essere indifferente ma non ci riuscì bene sentendo la bionda ridere.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> le chiese.
<< Devo studiare e poi ho il nuoto >>.
<< A che ora finisci? >>.
<< Nove >> rispose la sedicenne pensando che forse l’avrebbe rivista quella sera stessa.
L’esitazione che passò sul viso di Eleonora le fece comprendere che non sarebbe accaduto.
<< Ho…ho da fare stasera >> rispose << Non posso >>.
<< Con lui? >> chiese anche se già sapeva la risposta.
La diciottenne si limitò ad annuire.
<< Facciamo un’altra volta, okay? Adesso devo proprio scappare o Davide mi telefonerà per la terza volta nell’arco di quaranta minuti! >> rimise in moto << Ci sentiamo, bimba >>.
 
<< A che pensi? >> le domandò Simona quando la campanella dell’intervallo suono.
Martina si spostò una ciocca di capelli da viso e scosse il capo.
<< A niente, perché? >>.
La mora le sorrise sapendo che non era vero.
<< Vediamo… >> iniziò mettendo la mano destra sotto il mento come se stesse riflettendo << Sei entrata a seconda ora, non hai seguito una sola parola delle spiegazioni e non ti sei nemmeno messa a disegnare come fai di solito! >>.
L’altra sedicenne strabuzzò gli occhi per la sorpresa. Aveva notato che disegnava? E magari aveva letto di nascosto anche quello che scriveva? Oh, non era pronta a presentarsi come l’autrice delle sue storie; un conto era immetterle in rete sotto falso nome, un altro era consegnare spontaneamente qualche pagina a qualcuno che si conosceva. La risata di Simona le fece comprendere d’essere avvampata.
<< Vuoi che provo a indovinare? >> incalzò divertita << Secondo me sei innamorata >>.
Quella parola rimbombò nelle orecchie della rossa come un martello pneumatico e ricordò chi gliele aveva rivolte. Per un solo attimo desiderò mettersi a urlare per scacciare quelle immagini e quegli odori che le stavano invadendo la mente.
<< Ci ho preso? Dai, Marty! Hai lasciato il fidanzato a Genova? >>.
Martina si affrettò a scuotere il capo e abbozzò un mezzo sorriso mentre ingoiava il nodo d’angoscia che le si era formato in gola.
<< Ma quale fidanzato e fidanzato! >> rispose infine dando una spinta amichevole all’altra << Non ho lasciato…nessuno… >>.
Nel pronunciare quell’ultima parola le tremò appena il labbro inferiore.
<< Oh, storia finita male? >> chiese Simona cui non era sfuggito il tono diverso.
<< Già >> affermò la rossa alzandosi in piedi per mettere fine all’argomento.
La mora la seguì chiedendole scusa per essere stata inopportuna e per poco non le sbatté contro.
<< Ehi, perché ti sei fermata all’improvviso? >> aggiunse guardando oltre la sua spalla << Oh! >> esclamò vedendo Davide ed Eleonora in piedi e appoggiati al termosifone mentre ridevano.
Per un lungo minuto Martina ebbe il profondo desiderio di andare da lei e urlare contro il diciottenne.
Ma chi mi crederebbe?, si domandò poi, Soprattutto se lei si mette a negare. Cosa che farebbe sicuramente.
Era ancora immersa nelle sue riflessioni quando un ragazzo che stava correndo la travolse facendola cadere. Un gruppo di persone iniziò a ridere mentre lei imprecava tra sé.
<< Stronza! >> esclamò lo sconosciuto rialzandosi << Che cazzo facevi sulla mia traiettoria imbambolata? Dormivi? >>.
Martina si rimise in piedi senza rispondergli.
<< Sto parlando con te, eh! >>.
<< Edgardo piantala, è solo una ragazzina >> disse qualcuno in suo aiuto.
<< Una stupida ragazzina che mi ha fatto cadere! >> rispose l’altro aggiustandosi il cappellino << Ehi, sei forse sordomuta? >>.
<< Sono allergica ai deficienti >> sbottò la rossa incapace di trattenersi e alzando lo sguardo verso di lui.
Edgardo stava per afferrarla per le esili spalle ma fu bloccato prontamente da Davide.
<< Ed, che cazzo fai? >> gli disse
<< Quella mi ha dato del deficiente! >>.
<< E lo sei se davvero allora se ti comporti così! >> rispose prima di annusare per un secondo la sua felpa << Okay, ho capito >> continuò voltandosi verso Eleonora << Si è appena fumato una canna >> spiegò come se fosse una cosa naturale.
La diciottenne scosse il capo.
<< Portalo a prendere qualcosa da bere >> disse lei senza smettere di osservare Martina che si massaggiava una spalla << Tutto okay tu, invece? Ti fa male qualcosa? >>.
Il suo tono era freddo e distaccato, come se non si conoscessero.
<< Penso di sì >> rispose.
<< Fatti dare del ghiaccio per quella, sai dov’è la segreteria? >>.
Martina scosse il capo.
<< Andiamo, ti ci porto io >> affermò la bionda facendole cenno di camminare avanti a lei.
Scesero la prima rampa di scale e suonò la campanella. Tutti gli studenti, con più o meno calma, si avviarono verso le proprie classi e ben presto i corridoi divennero vuoti.
<< Non metterti contro Edgardo, chiaro? >> le disse Eleonora mentre arrivavano al piano terra << Non costringerci di nuovo a pararti il sedere perché noi non vogliamo mettercelo contro >>.
<< E’ un coglione! >> esclamò risentita Martina << E’ stato lui che mi è venuto addosso! >>.
<< Non mi interessa cosa pensi di lui, ci serve >>.
La rossa provò un immenso fastidio nel notare come parlasse al plurale. Come se sapesse perfettamente quello che pensava dell’altro.
<< A cosa ti serve un cretino del genere, scusa? >>.
<< Ci procura dell’ottima erba >> rispose senza nemmeno provare a nasconderlo l’altra.
Senza darle il tempo di controbattere, bussò alla porta della segreteria entrando dopo aver ricevuto il permesso. Spiegò brevemente la situazione alle due donne che erano nella stanza e ringraziò dopo aver ricevuto un sacchetto di ghiaccio. Glielo posò sulla maglietta raccomandandole di non toglierlo prima di almeno un quarto d’ora e risalirono. Le loro classi erano sullo stesso piano. Mentre facevano il percorso al contrario, Martina si accorse immediatamente di come evitasse di parlarle o di incrociare il suo sguardo. Dovevano sembrare agli occhi di tutti due estranee. Era così diversa da quella mattina; quando le aveva alzato il viso con sole due dita e si erano guardate negli occhi, la sedicenne vi aveva visto una luce di gentilezza e dolcezza che non aveva mai visto nei momenti in cui l’aveva osservata scherzare e ridere durante l’intervallo con i suoi amici. Le era parsa la stessa ragazza che parlava con lei attraverso lo schermo, che le sollevava il morale anche se non diceva niente di particolare. Quasi non si accorse che, intanto, Eleonora era entrata in bagno.
<< Vieni, non c’è nessuno >> le disse subito dopo tornando ad affacciarsi.
Martina sospirò prima di seguirla.
<< Hai capito che devi stare lontana dai guai, bimba? >>.
<< Hai capito che il fumo e le canne ti uccideranno? >> chiese a sua volta la più piccola.
Eleonora rise.
<< Ti stai arrabbiando per caso? >> le domandò con ironia.
<< Mi dai sui nervi il tuo menefreghismo >> ammise Martina << Da quello che scrivi…non pensavo che fossi così… >>.
<< E sentiamo, come pensavi che fossi? >>.
Non così!
<< Pensavo che non ti vergognassi… >>.
<< Ehi frena, bimba? Chi ti ha detto che mi vergogno? >> la interruppe Eleonora.
La sedicenne dai capelli rossi si limitò a lanciarle un’occhiata.
<< Non è questo, okay? È solo che sono due cose distinte separate, chiaro? Quelle sono cazzate, questa è la vita vera >>.
<< Quelle che dicevi a me erano cazzate? >> esclamò Martina avvampando per la rabbia.
<< No, non era questo che… >>.
<< Vaffanculo! >> continuò incapace di trattenersi l’altra senza permetterle di finire << Sei una persona orrenda! >>.
Corse fuori dal bagno ed Eleonora, anche se avrebbe voluto, non la ricorse frenata dalla paura di essere vista da qualcuno.
 
Come ad ogni uscita da scuola, Eleonora e Davide fecero a gara per vedere chi arrivava prima ai motorini ma mai come quel giorno la diciottenne fu velocissima.
<< Ma che ti è preso? >> scherzò il ragazzo cercando le chiavi.
<< Sei una lumaca! >> rise l’altra senza smettere di tenere d’occhio l’uscita.
<< Studiamo insieme nel pomeriggio? >>.
Eleonora scosse il capo premendogli l’indice sul petto.
<< No >> rispose.
<< Cosa? Perché? >>.
<< Perché domani quella interroga in fisica >> spiegò la bionda riferendosi alla loro professoressa << E io devo davvero studiare. Ho invitato Ramona e Lavinia >>.
<< E perché io no? >>.
<< Se tu vieni, il Rocco che è in te potrebbe prendere il sopravvento ed io non posso distrarmi >>.
<< Ehi, un po’ di sana attività fisica aiuta a scaricare lo stress >> si difese Davide << Anche quella pre interrogazione >>.
Le strizzò l’occhio con malizia.
<< Ma non oggi. Avanti, fa il bravo >> rispose Eleonora alzandosi sulle punte per dargli un bacio sulla guancia << Ci vediamo direttamente stasera >>.
<< Okay, hai vinto >> si arrese il riccio passandole una mano tra quei morbidi fili dorati << A stasera >>.
Davide mise in moto e si allontanò prima di lei che si limitò a indossare il casco.
Ma quanto ci mette a uscire?, si domandò osservando gli ultimi studenti allontanarsi dall’istituto.
Non appena la vide svoltare l’angolo accese la vespa e le si avvicinò.
<< Ti porto a casa >> proclamò senza troppe mezze misure.
Martina la ignorò continuando a camminare.
<< Andiamo, bimba! >>.
Ancora silenzio.
<< Senti mi dispiace per prima! >> esclamò << Non penso che quelle che ti ho detto siano cazzate! >>.
Questa volta la sedicenne si fermò.
<< Allora perché l’hai detto? >>.
Eleonora si morse il labbro senza sapere cosa rispondere.
<< Lo vedi? Per te non conta nulla! >>.
<< No, non è così! Le nostre chiacchierate sono state…belle… >> le sorrise in modo sincero e i suoi occhi verdi s’illuminarono.
<< Ele >> disse Martina sorprendendosi di come il suono di quelle tre lettere le piacesse sulle labbra << Per me sono state importanti e…ora io… >>.
La bionda le accarezzò il viso con spontaneità. Era così liscio e morbido, non come quello di Davide reso ispido dalla barba. Avrebbe potuto continuare senza stancarsi.
<< Mi piace come dici il mio nome >> disse. Era vero, aveva una nota di dolcezza che mai aveva udito prima di allora << Continueremo a farle, te lo prometto >>.
 
Dopo pranzo Martina si mise a studiare con un sorriso beato stampato in faccia. Sua sorella minore rise nel vederla in quello stato e si beccò un quaderno in pieno viso che la fece allontanare immediatamente dalla cameretta. La sedicenne non riusciva a smettere di pensare ad Eleonora e a quando le aveva candidamente accarezzato la guancia. Era stato bellissimo. E le parole che le aveva rivolto poi…era davvero lei! Sotto quella scorza e quella corazza che si era creata davanti agli occhi di tutti, era esattamente la ragazza gentile che aveva conosciuto su internet. C’era, anche se faticava a venire fuori. Si alzò dalla sedia toccandosi la parte che le aveva sfiorato. Aveva un profumo buonissimo. Per la prima volta dopo la brutta faccenda di Genova si ritrovò a pensare positivamente alla sua vita. L’Eleonora che si mostrava solo a lei le piaceva, anche se il pensiero che condividesse la sua intera esistenza con Davide le procurava un fastidio tremendo. Non la meritava, non era in grado di capirla fino in fondo come invece riusciva a fare Martina.
Riuscirò a portatela via, Davide Molarte, si ritrovò a pensare stringendo la mano a pugno per enfatizzare maggiormente le sue parole, Ci riuscirò, e riuscirò anche a farle capire che non deve vergognarsi. Eleonora scrive divinamente e tu nemmeno lo immagini. Me la prenderò perché la merito più di te. E forse riuscirò perfino a farla innamorare.
 
Quella sera faceva abbastanza freddo. Eleonora scese di casa dopo aver indossato un cappellino di lana e un paio di guanti trovando Davide ad aspettarla. A sua madre aveva raccontato che avevano una partita a carte a casa di Mirko e l’unica cosa che aveva detto la donna, appagata nell’aver visto la figlia studiare per tutto il pomeriggio, era di non fare troppo tardi e di non perdere troppi soldi. La diciottenne aveva riso pensando a quanti soldi avrebbe iniziato a mettere nel proprio portafogli una volta entrati ufficialmente nel giro. Certo, sarebbero stati solo dei minori ma nulla impediva loro di fare carriera e di salire rapidamente fino ad essere definiti finalmente dei maggiori. Lei e Davide non ne conoscevano molti che potessero vantarsi di essere tali; solo Diego, Carlo e Mauro con le rispettive spalle ovviamente.
<< Stai bene? >> urlò per sovrastare il vento e farsi sentire da Davide.
Lui si limitò a un breve cenno del capo senza perdere di vista la strada. I lampioni illuminavano il loro percorso di una luce giallognola quasi fastidiosa e il diciottenne quasi imprecò quando un gatto tagliò loro la strada. Quando arrivarono, Eleonora batteva i denti per il freddo. Non aveva indossato maglioncini e camicie perché il giubbotto da motociclista che le aveva regalato l’amico non le si sarebbe chiuso. Domani avrebbe avuto la febbre, se lo sentiva; ma la soddisfazione d’aver vinto sarebbe stata più ripagante di qualsiasi altra cosa. Si guardò intorno costatando che c’era un bel po’ di gente. Sorrise dopo essersi tolta il casco e Diego si avvicinò a entrambi. Era merito suo se ora si trovavano lì, era stato lui che li aveva adocchiati un pomeriggio e che successivamente li aveva, per così dire, addestrati. Baciò Eleonora sulla guancia e batté una pacca sulla spalla di Davide in segno d’incoraggiamento.
<< Vi ricordate le buche da evitare? >>.
Entrambi annuirono.
<< Il percorso non è difficile, anche i vostri avversari sono nuovi e quindi dovrete batterli in velocità. Davide, ti ricordi i trucchi che ti ho insegnato? >>.
<< Certo >>.
<< A posto allora >> disse il ventiduenne dandogli una seconda pacca << Non c’è bisogno di aggiungere nient’altro se non in bocca al lupo >>.
<< Crepi >> risposero insieme i due diciottenni portandosi al centro della strada.
Indossarono nuovamente i caschi integrali esattamente come fecero gli avversari, poi i maschi montarono sulle moto mentre le ragazze si sfilavano le cinture e salivano in modo opposto. Le schiene di Davide ed Eleonora si toccarono e vennero unite da Diego attraverso l’accessorio che fece passare nei passanti di entrambi.
<< Mi raccomando, ragazzi >>.
La bionda gli sorrise mentre il ragazzo alzò il pollice sinistro verso l’alto in segno d’intesa. Al segnale che fece Mauro, partirono. Davide passò subito in testa, era agile e scattante con qualunque mezzo di locomozione, dalla bicicletta alla macchina che guidava solo da qualche mese. Procedeva fluido e veloce sulla strada, un tutt’uno col corpo di Eleonora che pareva aderire perfettamente al suo e non lo ostacolava nei movimenti. Fin dalla prima volta che avevano provato a correre in quel modo, sotto la vigile presenza di Diego, avevano capito che la loro intesa era perfetta. La diciottenne riusciva a comprendere esattamente come piegarsi affinché l’amico fosse libero di prendere con una buona angolazione le curve e non rischiare di cadere. Il ventiduenne aveva dovuto dare loro pochi consigli e poche indicazioni, avevano un’armonia che lui aveva raggiunto con la sua spalla dopo mesi di lavoro. E questo sarebbe andato solo a loro vantaggio. Il diciottenne svoltò a destra seguendo il percorso senza problemi e iniziò a zigzagare sull’asfalto per impedire all’altra moto di provare a superarlo. Era una buona tecnica che fruttò un ottimo risultato per loro. Infatti continuarono a rimanere in testa e vinsero la gara. Davide fermò la moto qualche metro più avanti e freneticamente sciolse la cintura che lo univa ad Eleonora che gli si tuffò addosso dopo essersi tolta il casco. Il ragazzo la sollevò come se fosse prima di peso e le baciò la fronte gridando contento.
<< Ce l’abbiamo fatta! >> esclamò contento.
<< Bravissimi ragazzi, sapevo che non mi avreste deluso >> disse Diego avvicinandosi.
La bionda abbracciò anche lui prima di essere presa di nuovo in braccio dall’amico come se fosse priva di peso.
<< Benvenuti, allora >> continuò spalancando le braccia.
 
 
 

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Capitolo 4
*** Amicizia su facebook ***


Eleonora starnutì per la terza volta consecutiva facendo ridacchiare il suo compagno di banco che si beccò da parte sua una gomitata nel petto. Si soffiò il naso rosso con delicatezza e tornò a seppellire metà volto sotto la sciarpa che le avvolgeva il collo.
<< Ma come fai a essere così delicata? >> le chiese con ironia Davide che invece stava benissimo.
<< Vaffanculo, stamattina ho anche preso un’aspirina >> rispose la diciottenne.
<< Non mi sembra che stia facendo molto effetto >> rise il riccio << Ce la fai a stare bene per domani? >>.
Eleonora annuì.
<< Ovvio, è sabato >>.
Davide le scompigliò i capelli nel momento in cui suonò la campanella. Si alzò in piedi ma la ragazza lo bloccò chiedendogli di restare in classe invece di uscire come al solito. Il ragazzo si limitò ad annuire e scartò il suo panino per iniziare a mangiarlo.
<< Allora >> disse Lavinia avvicinandosi << Che facciamo domani? >>.
<< Giusto >> asserì Paolo sentendo la domanda della sua compagna di classe << Che si fa? Vi prego, ho bisogno di qualcosa di molto divertente >>.
Eleonora rise mentre guardava Davide. Non c’erano bisogno di parole per comprendersi.
<< Andiamo a casa mia? >> propose la bionda riferendosi ad un piccolo appartamento sfitto che lei e i suoi cugini usavano come punto d’appoggio.
<< Affare fatto! >> esclamò Paolo battendole il cinque << Ovviamente voglio fiumi di birra >>.
<< Anch’io! >> fece eco Eleonora.
<< Cuciniamo qualcosa lì o compriamo la pizza? >> domandò Lavinia.
L’altra ragazza si strinse nelle spalle.
<< Per me è indifferente, basta che ci sia birra e pretzel a volontà >>.
<< Vuoi i pretzel? >> esclamò Paolo << E dove li prendiamo? >>.
<< Ci penso io a quelli >> rispose Davide che per la diciottenne avrebbe fatto qualunque cosa << Facciamo una lista delle persone così domani raccogliamo i soldi. Io comunque opto per cucinare, fuori il balcone della cucina c’è un mio vecchio barbecue, potremmo prendere la carne  >>.
<< Oh sì, dai! >> disse Lavinia << Facciamo anche le bruschette! >>.
Davide prese l’ultimo foglio del suo quaderno e iniziò a scrivere dei nomi.
<< Se ti serve una mano, Da, domani pomeriggio posso venire con te a fare la spesa >>.
Il diciottenne alzò gli occhi su Eleonora.
<< Tu hai da fare domani pomeriggio? >>.
La bionda ci mise un solo secondo a riflettere.
<< Sì >> rispose << Andate voi per favore, io ho il dentista >>.
<< Non mi avevi detto d’aver preso appuntamento >> ribatté Davide con aria vagamente indagatoria.
Per un attimo Eleonora rimpianse di raccontargli sempre tutto ma si riprese prontamente.
<< L’ha preso mia madre per me, me l’ha comunicato stamattina >>.
In fondo si trattava solo di un paio d’ore, un paio di stupide ore in cui voleva stare da sola con Martina. Sentiva di doverglielo.
<< Ehi Ele hai una richiesta di amicizia! >> esclamò improvvisamente l’amico che era entrato con l’account dell’amica << Una certa…Martina…Martina Capasti. Ma chi è? >>.
Il cuore della bionda di fermò per un istante. Che cavolo s’inventava adesso? Ma come le era saltato in mente di contattarla su facebook? Meno male che non le aveva mandato nessun messaggio.
<< Ah >> continuò il ragazzo << Ho capito chi è, guarda >> le mostrò la foto del profilo che aveva ingrandito su tutto lo schermo << E’ quella ragazzina che Ed stava per picchiare >>.
<< Fa vedere! >> esclamò Paolo << Oh, carina. Sai se è fidanzata? >>.
<< Ma dai, Pa! Mi sembra una sfigatella >> rispose Davide dandogli una botta << Che faccio, rifiuto? >> aggiunse alzando gli occhi neri sulla figura di Eleonora.
<< Per una botta e via non deve mica essere famosa e popolare >> affermò il ragazzo con gli occhi azzurri.
<< Rifiutare? Ma dai, non essere così cattivo >> s’intromise Lavinia << Magari le ha chiesto l’amicizia in segno di riconoscenza >>.
Il cuore della bionda non accennava a tornare a battere normalmente.
<< Ele, ma che ci devi fare con una così? Dai retta a me, rifiuta e passa la paura >>.
<< Ci posso pensare dopo? >> taglio corto la ragazza presa in questione << Esci dal mio facebook >> concluse staccandosi dal termosifone e dicendo di dover andare in bagno. Uscì dalla sua aula mentre la campanella suonava. Anche se teneva lo sguardo fisso davanti a sé, con la coda dell’occhio vide la persona che le interessava mentre rientrava dalle scale antincendio. Si voltò per guardarla un solo attimo prima di infilarsi dentro. Sapeva che avrebbe compreso.
 
<< Niente? >> chiese Simona tenendo d’occhio l’aula del diciottenne.
<< E’ la quinta volta che lo domandi >> le rispose Martina << Niente, non sono ancora usciti dall’aula >>.
<< Ma perché oggi non escono? Uffa! >>.
La rossa scosse il capo scostando una ciocca di capelli dal viso. Non voleva ammettere che anche lei stava aspettando di vedere una persona.
<< Va beh, usciamo un po’ fuori almeno >>.
<< Cosa? Ma fa freddo >>.
<< Andiamo, non fare la vecchia! >> la trascinò Simona << A proposito, hai programmi per domani? >>.
<< No, perché? >>.
<< Allora esci con noi, no? >>.
<< Noi? >>.
L’amica annuì energicamente.
<< Ti piaceranno, domani te li faccio conoscere >>.
Martina si strinse nelle spalle mentre teneva lo sguardo fisso sulla porta. Voleva rientrare, aveva bisogno di tenere d’occhio la sua aula.
<< Dai, rientriamo Simo! Qui si gela >> esclamò incapace di trattenersi.
<< Sicura di non avere la febbre? >>.
Questa volta toccò a Martina trascinarsi dietro la mora affinché tornassero dentro l’istituto. Fu in quel momento che la vide passare e le parve bellissima nonostante la sciarpa le coprisse mezzo volto. Le lanciò una sola occhiata prima di sparire dietro la porta del bagno e la sedicenne comprese che era un modo per dirle di seguirla. Senza dire una parola, le andò dietro. Esattamente come il giorno precedente, non c’era nessuno. Non appena entrò, vide che la stava aspettando. Le sorrise per un momento prima di essere investita dalle sue parole.
<< Si può sapere che diavolo ti prende? Cosa non ti è chiaro nella frase “voglio che resti una cosa solo nostra”? >>.
<< Ma…ma a che ti riferisci? >>.
<< Come ti è venuto in mente di chiedermi l’amicizia su face? >> esclamò Eleonora << Non hai idea della storia che adesso dovrò inventarmi con gli altri! >>.
Martina serrò la mascella per la rabbia.
<< Non sei obbligata ad accettarla! >> sbottò indignata << Sei una stronza, possibile che pensi sempre e solo a te stessa? Perché non ti fermi un attimo a riflettere anche su di me? Anzi, perché non la finiamo qui? Facciamo come vuoi tu, saremo due perfette estranee così non dovrai sfigurare davanti ai tuoi begli amici! Smettiamo di parlare anche su internet, basta! >>.
<< E’ questo che vuoi? >> chiese la più grande con un filo di voce.
<< Sei tu che mi porti a questa scelta, non voglio vivere così! Voglio un rapporto normale con te e se non posso averlo, non voglio niente! Non sei la stessa ragazza che chiacchierava con me! >>.
La allontanò da sé con odio e solo in quel momento si accorse della presenza di Simona. Il suo cuore ebbe un tremito mentre guardava Eleonora che, invece, aveva già pensato a un alibi.
<< L’assemblea d’istituto c’è la settimana prossima >> mentì come se fosse la cosa più naturale del mondo farlo.
Uscì dal bagno senza degnare d’una occhiata entrambe le sedicenni.
<< Tutto okay? >> chiese Simona quando rimasero sole.
Mise una mano sulla spalla dell’amica e la sentì tremare mentre annuiva.
<< Sì…io…io le avevo chiesto se… >>.
<< Non dire cazzate, Marty >> la interruppe la mora << Che cosa succede con Eleonora Domenghi? >>.
La rossa chinò il capo. Non era mai stata brava a raccontare bugie.
<< Senti >> continuò l’altra ragazza << Ti va di venire a studiare da me oggi pomeriggio? Così chiacchieriamo anche un po’, non ti fa bene tenerti tutto dentro >>.
Le fece l’occhiolino in segno d’intesa e, solo quando vide Martina sorridere, tornarono in classe.
 
Eleonora passò dalla cucina e sentì sua sorella sbuffare.
<< C’è qualcosa che non va, Cla? >> le domandò.
Non c’era nessun altro a casa; sua madre, Serena e Ilaria a quell’ora erano ancora dai nonni. Forse Fulvia non era ancora rincasata dal lavoro, per lo meno lei non l’aveva vista finché era rimasta lì. Sbirciò oltre la sua figura seduta della quindicenne e vide i libri di latino aperti.
<< Problemi col latino? >>.
Claudia si passò una mano sulla frangetta.
<< No, non è questo >>.
<< Sicura? Com’è andato il compito? >>.
<< Stai diventando peggio di mamma >> commentò la sorella facendola ridere.
Per la sua famiglia avrebbe fatto qualunque cosa, tutto veniva dopo di loro. Accantonò momentaneamente la frustrazione che provava da quando Martina le aveva fatto quella sparata e le si sedette accanto.
<< E allora cos’è? >>.
<< Si…si tratta di un ragazzo… >>.
<< Cosa? Ragazzo? Chi è? >> esclamò Eleonora con apprensione.
<< Ecco, lo sapevo che non te ne dovevo parlare! >> rispose Claudia allontanando la sedia dal tavolo.
<< Okay, sono calma >> disse la diciottenne << Come si chiama? >>.
<< Tommaso >> affermò Claudia << E’ così carino! Va in terzo >>.
<< Terzo? È troppo grande! >>.
<< Avevi detto che eri calma >> sbuffò la quindicenne inarcando il sopracciglio sinistro.
<< Oh, vero >>.
<< Sei mai stata innamorata, Ele? Perché io credo di esserlo >>.
<< Innamorata? No, credo di no >>.
Sua sorella sgranò gli occhi.
<< Tu e Davide non…non siete innamorati? >>.
<< Cosa? >> proruppe la maggiore alzandosi in piedi e passandosi una mano tra i lunghi capelli << Ma come ti viene in mente? Certo che no! >>.
<< Ma perché state sempre insieme! Insomma, frequenta questa casa da quando avevate dieci anni >>.
<< Mai sentito parlare di amicizia? Non stavamo parlando di te, poi? >>.
Claudia le diede un piccolo calcio.
<< Ci hai mai parlato con questo tipo? >>.
<< Scherzi? No! Non sa nemmeno che esisto! Lui è molto bravo nelle materie scientifiche, gioca a calcio ed è uno degli organizzatori dei giochi di ruolo. Ma la cosa più bella di lui sono gli occhi! Azzurri come il cielo, bellissimi! Risaltano in modo strepitoso sulla sua carnagione spruzzata di lentiggini e ha i capelli rossi >>.
Rossi come quelli di Martina, pensò improvvisamente Eleonora mentre con la mente involontariamente tornava a quello che le aveva detto. Le aveva fatto terribilmente male.
Sbatté un paio di volte le palpebre per tornare al presente.
<< Sei completamente andata >> disse infine puntellando la fronte della più piccola col dito indice << Perché dici che non sa nemmeno che esisti? Sei mia sorella >>.
<< Appunto >> fece Claudia << Tutti mi conoscono perché sono tua sorella, non sono niente di speciale. Cosa dovrebbe importarne a lui? >>.
<< Ehi, che significa non sono niente di speciale? Vai benissimo così. Parlaci qualche volta, vedi che tipo è >> mormorò Eleonora cercando di tenere a freno i suoi pensieri sulla sedicenne << Magari poi scopri che non è così eccezionale come sembra >>.
<< O magari sono io quella che per lui non è niente di eccezionale >>.
<< Andiamo, Cla! >> esclamò la diciottenne << Se parli così, hai già perso in partenza >> guardò l’orologio a parete << Io ora devo andare a tennis, mi raccomando non fare… >>.
<< Tranquilla, non sono proprio il tipo che si cerca il trombamico >> la interruppe l’altra.
<< Io veramente stavo per dire cazzate in generale! >> urlò la sorella mentre s’infilava le sue scarpe da tennis << Lo sai già che il sesso è una cosa proibita! Dopo il matrimonio, forse! >>.
<< Sì, certo >> disse Claudia scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo << Comunque, non trovi anche tu che sia triste avere un trombamico? >>.
<< Perché? >> domandò la bionda vagando per la casa.
Finalmente trovò il suo capello bianco della nike col baffo argentato e lo indossò.
<< Come perché? Non si tratta di fare del semplice sesso, si dovrebbe fare solo l’amore e si dovrebbe fare solo con un’unica persona. Quella veramente importante >>.
Per un attimo Eleonora si bloccò riflettendo su quello che faceva con Davide, ma subito dopo scosse il capo con un mezzo sorriso amaro. Claudia non sapeva nulla, meglio continuare a tenere tutti all’oscuro di tutto, meglio continuare a fare finta che vada tutto bene. Si infilò il giubbotto, afferrò la racchetta, salutò e uscì.
 
Simona non la smetteva di osservare l’amica aspettando che si decidesse a parlare. Doveva per forza essere successo qualcosa con Eleonora Domenghi quella mattina in bagno. Non aveva sentito bene ma le due stavano discutendo abbastanza animatamente. Ormai erano un paio d’ore che studiavano insieme e la rossa aveva a mala pena spiccicato parola. Le dispiaceva vederla in quello stato, i suoi occhi erano tristi e cupi come non li aveva mai visti. Aveva annullato un’uscita con due suoi amici per stare con lei e voleva veramente aiutarla.
<< Come…come stai? >> iniziò chiudendo il quaderno di matematica e andandosi a sedere sul letto.
Martina per qualche secondo restò in silenzio a fissare l’ultimo esercizio di matematica poi si decise a guardare l’amica. Simona era gentile e spontanea, si vedeva che era davvero preoccupata per lei. Nemmeno a Genova aveva mai incontrato una persona che s’importasse alla sedicenne così tanto. Se fosse accaduto, probabilmente non avrebbe fatto quello sbaglio.
<< Meglio di stamattina, grazie >>.
<< Marty, io ti ho sentita discutere con Eleonora Domenghi…non ho capito bene ma la conosci quindi? >>.
La rossa sospirò.
<< Se ti dico la verità >> iniziò << Mi prometti che non lo dirai a nessuno? >>.
Simone asserì col capo con aria seria. Cosa poteva mai esserci tra lei, arrivata da poco e la ragazza più popolare del liceo?
Lentamente e per la prima volta Martina si confidò con qualcuno. Raccontò tutto quello che era successo con la diciottenne in quei mesi in cui si erano parlate, dei disegni, di quando si era presentate in bagno, fino all’ultimo episodio risalente a quella mattina. L’amica si dimostrò un’ascoltatrice attenta e silenziosa, raramente la interruppe e solo per avere qualche delucidazione su qualcosa che non aveva compreso. Quando finì di parlare, stentava a credeva che avesse davvero detto tutto. L’unica cosa che aveva tralasciato era il vero motivo per quale erano stati costretti a traslocare ma ancora non se la sentiva di parlarne.
<< Che storiaccia! Sembra di essere in uno di quei romanzi d’amore! >>.
Martina la guardò leggermente scettica.
<< Ma davvero Eleonora scrive dei racconti? Ed è brava? >>.
L’altra annuì e sentì Simona emettere un lungo fischio.
<< Però, non l’avrei mai detto >>.
<< Nemmeno io >> fece eco la rossa con sguardo basso.
<< E’ proprio una stronza >> continuò la sedicenne dai capelli neri sdraiandosi sul materasso << E tu troppo buona, devi farti rispettare di più! Sei una persona, Marty! Non il suo burattino! Ora segui i miei consigli e vedrai che la faremo tornare con la coda tra le gambe >>.
A quell’esclamazione, il volto dell’altra ragazza divenne ancor più rosso dei suoi capelli.
<< Ti sei presa una cotta per lei? >>.
<< Cosa? >> esclamò l’altra scattando in piedi e facendo rovesciare la sedia.
Simona rise di fronte al suo comportamento.
<< Che figo, ho un’amica cui piacciono le ragazze >> proclamò come se fosse naturale.
<< Cosa? No, io…hai detto figo? >>.
<< Sì! >>.
<< Vuoi dire che per te non ci sarebbero problemi se io… >>.
La mora alzò la testa mettendola sotto il palmo della mano per sorreggerla e la guardò con aria interrogativa.
<< Problemi? >> ripeté perplessa << Ma va, cretina >> aggiunse lanciandole il cuscino.
Martina rise.
Magari fosse la stessa cosa coi miei, pensò tristemente.
<< Comunque non credere che mi sia sfuggito il fatto che scrivi anche tu! Voglio leggere assolutamente tutto! >>.
La rossa le tirò addosso il guanciale che era riuscita a bloccare.
<< Ma, dai! Non è niente di che! >>.
<< Questo sta a me stabilirlo! >> esclamò Simona << Ehi, vuoi del tè? >>.
L’altra annuì.
<< Simo >> disse prima che l’altra si allontanasse e non potesse sentire << Grazie >>.
 
<< Merda! >> esclamò Eleonora vedendo l’ennesima pallina volare fuori campo.
Per la rabbia scagliò lontano la sua racchetta.
<< Che hai oggi, Eleonora? >> chiese il suo allenatore avvicinandosi alla rete divisoria << E’ tutto il pomeriggio che fai letteralmente schifo >>.
<< Non è giornata, Angelo >> rispose la diciottenne andando a riprendere la racchetta e frugando subito dopo nel suo borsone alla ricerca del pacchetto di sigarette. Appena lo trovò se ne accese una. Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che pensare a Martina e a quello che le aveva detto.
Stupida ragazzina!, pensò con uno sbuffo, Che si fotta, io non ho bisogno di lei.
Se l’era ripetuto in continuazione ma non era servito a niente. Zero concentrazione, zero risultati. Angelo aveva ragione a dire che era stata terribile quel giorno, peggio di un bambino di sei anni che non aveva mai preso una racchetta in vita sua.
<< Ehi, non ti ho detto che abbiamo finito. Butta quella sigaretta >>.
L’uomo le si era scagliato contro come una belva la prima volta che la vide fumare e ogni volta che la vedeva farlo le lanciava occhiate omicide e brevi frasi sull’importanza di smettere che, però, non avevano sortito nessun risultato. Eleonora sbuffò sonoramente guardando il suo orologio da polso.
<< Sono trascorse le tre ore di allenamento >> si limitò a dire facendo un’ampia boccata << E abbiamo capito che ho fatto schifo >>.
Angelo le strappò la sigaretta dalle labbra e la gettò per terra pestandola con la punta del piede.
<< Non abbiamo finito, fatti un paio di giri di campo per schiarirti le idee >>.
<< Che palle >> si lamentò la bionda prima di ubbidire.
Il suo allenatore la osservò iniziare a correre mentre si sedeva su una panchina. Aveva visto crescere quella ragazza, aveva preso per la prima volta la racchetta in mano all’età di sette anni ed era lentamente diventata bravissima. L’aveva vista giocare sotto la pioggia, col freddo, sotto il sole con testardaggine perché diceva che le piaceva farlo ma aveva anche visto il suo carattere peggiorare giorno dopo giorno. Ricordava che da bambina aveva un carattere mite e solare ed era amica di tutti i bambini del corso. Crescendo aveva preso le distanze da coloro che non riuscivano a starle dietro, i meno bravi, finché non aveva chiesto di poter prendere delle lezioni private. Solo lei e l’allenatore. Angelo aveva accettato comprendendo quanto fosse brava e assidua nei suoi impegni però non aveva potuto fare a meno di notare come delle volte le si rivolgesse con un certo menefreghismo. Passava da giornate in cui era la persona più gentile del mondo a quelle in cui ringhiava come un cane tenuto alla catena. Come quel giorno. Eppure non credeva che fosse solo colpa della crescita, forse aveva influito anche quello che era successo molti anni prima. Aveva avuto modo di conoscere entrambi i suoi genitori ed era rimasto particolarmente colpito dal carattere duro della madre. Sergente di ferro, come l’aveva chiamata qualche volta Eleonora, era un eufemismo per lui. Ma doveva anche dire che quella donna aveva sofferto parecchio nella sua vita e forse quello era stato il suo modo di reagire per riuscire a tenere i pezzi della sua famiglia. Non doveva essere stato facile nemmeno per lei.
<< Basta adesso >> proclamò alzandosi in piedi << Ci vediamo domani >>.
<< Cosa, domani? >> esclamò Eleonora rallentando fino a smettere << Ma è sabato! >>.
<< Lo so >> rispose Angelo << Devo ricordarti che hai fatto schifo oggi? >>.
<< Sì, sì va bene. Ho capito >>.
<< Ecco, brava. Fatti una dormita e cerca di venire con la testa giusta >>.
Vaffanculo, avrebbe voluto rispondergli la diciottenne ma si limitò ad alzare le spalle e a mormorare un saluto.
Prese il borsone e la prima cosa che fece fu cercare l’iphone. Non appena si collegò sul suo social network aprì la pagina della sedicenne. Si morse il labbro inferiore sentendo il desiderio di accettare la sua amicizia. Voleva fare pace con lei, non avevano mai litigato prima di scoprire rispettivamente chi fossero. In un certo senso le mancava, le loro chiacchierate erano gli unici momenti in cui si spogliava di tutto e faceva trasparire i suoi sentimenti e i suoi desideri. Però allo stesso tempo era bloccata da ciò che sarebbe derivato. Un mucchio di menzogne, avrebbe dovuto scapicollarsi per trovare una giustificazione ad ogni se non la faceva di nascosto. E dovevano anche essere delle buone scuse o Davide avrebbe impiegato tre secondi a capire che qualcosa non quadrava. Per la prima volta in vita sua si sentì in gabbia. Uscì dal circolo tennis senza farsi una doccia, aveva deciso che se la sarebbe fatta a casa, e dopo aver salutato Carlo, il proprietario, salì sulla vespa. Ora che non era più in movimento come prima, iniziava a sentire freddo. Starnutì cercando di decidere cosa fare. Non voleva rinunciare a quell’angolo di pace che si era creata e finalmente si decise. Premette sul tasto “accetta” e rimise in cellulare nella tasca laterale del borsone. Per qualche secondo fissò la marca della sua racchetta scritta lateralmente alla sacca prima di decidersi ad andare via.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Sabato sera ***


Quella mattina Davide non la smetteva di sventolare la lista degli invitati a casa di Eleonora davanti agli occhi di chiunque gli capitasse a tiro. Era sempre stato lui a farla, entrambi avevano gli stessi amici in comune e quindi alla ragazza poco importava. Esattamente come poco le importava se ci fosse un viso nuovo.
<< Attento che quel braccio te lo stacco a morsi >> gli disse dopo l’ennesima volta in cui gliela ebbe mostrata.
<< Mi piacerebbe avere tutte e due le braccia, sai? >>.
<< Allora piantala, sembri peggio di mio cugino quando gli regalarono la play al compleanno e lui ha sei anni >>.
<< Sono solo contento perché sappiamo entrambi che, ogni volta che andiamo a casa tua, restiamo a dormire lì e poi… >>.
Lasciò la frase in sospeso sapendo che Eleonora avesse compreso a cosa alludesse e subito dopo la vide alzarsi.
<< Ehi, che hai? >> domandò immediatamente seguendola.
<< Niente, Da >> mentì la diciottenne evitando di guardarlo negli occhi e uscendo dall’aula. La loro insegnante non era ancora arrivata e si iniziava a mormorare che forse non fosse presente << E’ solo… >> non sapeva nemmeno lei come descrivere quel malessere che provava e che non aveva mai sentito << …oggi pomeriggio ho gli allenamenti >>.
<< Oh, come mai? Di solito ti alleni di sabato solo nell’ultima settimana prima delle nazionali >>.
<< Angelo me l’ha letteralmente imposto, che palle! >>.
<< Sei sfigata, cara mia! >> rispose Davide ridendo e abbracciandola da dietro.
Respirò l’odore dei suoi capelli pensando a quella sera.
<< Ehi, frena Rocco >> si divincolò l’altra non appena avvertì quel qualcosa che non doveva esserci.
<< Scusa ma non sono io, è lui! >>.
Eleonora inarcò il sopracciglio guardandolo. Ma come diavolo faceva a non controllare i suoi istinti? E dire che non era più un bambino.
<< Quindi niente dentista? >> proseguì il ragazzo cercando di riacchiapparla ma inutilmente.
Per un solo attimo l’amica si domandò di cosa parlasse, prima di ricordarsi della bugia che aveva detto il giorno precedente.
<< Ah >> fece << No, niente dentista >>.
<< Piccioncini, state tubando nei corridoi? >> esclamò la professoressa di latino arrivando di corsa per il ritardo << Forza, in classe che ora interrogo >>.
<< Prof ancora con questa storia dei piccioncini? >> esclamò Eleonora ridendo << Io sono stata già interrogata! >>.
<< Tu sì, ma non so se Davide può dire lo stesso >> rispose la donna prima di chiudere la porta e far tacere il baccano che si era creato.
 
Assurdo. Si girava e rigirava l’iphone tra le mani senza sapere neanche lei dove sbattere la testa. In quel momento desiderava scagliarlo lontano e urlare per quel senso di frustrazione che provava e invece era costretta a rimanere seduta a fare finta di essere interessata a una noiosa spiegazione sulle stelle.
Cazzo, perché non fa qualcosa?, non smetteva di domandarsi mentre entrava e usciva da facebook, Possibile che voglia davvero smettere di parlarmi?
Eppure da quando erano amiche sul social network, non l’aveva cancellata e forse era proprio questo a snervarla di più. Il niente. Stare ad aspettare qualcosa che forse non sarebbe arrivato. Aveva fatto la sua parte, ora toccava a lei.
Stupida ragazzina. Fottiti allora, continuò infilando il cellulare nella tasca dei jeans convinta a non prenderlo più in mano.
E, invece, cinque minuti dopo era di nuovo al punto di partenza.
<< Ho visto che hai accettato l’amicizia di quella tipa >> disse Davide quando suonò la campanella dell’intervallo.
Eleonora annuì distrattamente facendo finta di stiracchiarsi.
<< Ehi ragazzi >> disse Lavinia avvicinandosi e evitando in questo modo che il ragazzo potesse approfondire la questione << Allora, Giacomo ha detto che ci pensa lui alla birra >>.
<< Non fatelo andare da solo, l’ultima volta ha fatto un casino >> rispose l’altra guardandosi intorno << Paolo! >> urlò non appena vide il compagno << Sei libero nel pomeriggio? >>.
L’amico annuì mentre smetteva di parlare col cugino per accostarsi al trio.
<< Puoi andare con Giacomo a comprare la birra? >>.
<< Certo, nessun problema. A che ora stasera? >>.
<< Intorno alle nove >> disse Eleonora << Io ho tennis fino alle sei più o meno. Datemi il tempo di tornare a casa, lavarmi, vestirmi e sarò pronta >>.
<< Okay, poi mi metto d’accordo con Giacomo per il pomeriggio >>.
Uscirono dall’aula e per precauzione la ragazza dai lunghi capelli dorati indossò la sciapa per evitare di raffreddarsi. Venerdì sera aveva preso un’altra aspirina e doveva evitare di prenderne ancora se voleva bere. E aveva tutta l’intenzione di farlo. Infilò entrambe le mani nelle tasche dei jeans e seguì Lavinia che stava parlando con Davide sulla spesa da fare.
<< La vuoi la scamorza ai ferri? >> le chiese il suo migliore amico.
<< Okay >> gli rispose senza particolare entusiasmo << Per la pancetta non mi considerate! E’ una cosa che mi fai proprio schifo! >>.
<< Infatti nessuno te l’ha chiesto! >>.
Improvvisamente Eleonora si sentì afferrare da due possenti braccia.
<< Giacomo! >> esclamò scalciando << Mettimi giù! >>.
<< Solo se dici che stasera posso rimanere anch’io a dormire da te >>.
<< Questo è un ricatto bello e buono! >> rispose fintamente offesa la ragazza dai capelli biondi << E se io non volessi? >>.
A quelle parole Giacomo prese a girare su se stesso tenendola ben salda per evitare di farla cadere.
<< Ti arrendi? >> le domandò senza smettere.
<< Okay, hai vinto! Hai vinto, restare a dormire anche tu ma adesso mettimi giù perché altrimenti t vomito addosso! >>.
Il ragazzo ubbidì e, non appena fu libera, l’amica iniziò a tempestarlo di pugni senza fargli male.
 
<< Forse dovrei… >>.
Simona la fulminò con una sola occhiata.
<< No >> rispose senza darle il tempo di concludere la frase << Ignorala >>.
Da quando Martina aveva scoperto che Eleonora alla fine aveva accettato la sua richiesta di amicizia su facebook non aveva fatto altro che stare sul suo profilo e sulle sue foto. Le piaceva ancora prima di scoprire il suo volto, ora era completamente cotta. Sospirò mentre poggiava il capo sulle mani e continuava ad osserva la più grande in compagnia dei suoi amici in cortile dalla finestra del corridoio. Quanto avrebbe voluto che ridesse in quel modo solo per lei!
<< Ma… >>.
<< Hai dimenticato come ti ha trattata ieri? >> la bloccò nuovamente l’amica << Non deve calpestarti! >>.
L’altra annuì con aria triste. Perché lei si sentiva in quel modo mentre Eleonora rideva e scherzava normalmente? Non le importava niente del rapporto che avevano costruito in quei mesi? Erano solo bugie, un passatempo? Quando pensava quelle cose, tremava di rabbia ma subito dopo ricordava le chiacchierate che avevano avuto e allora si ripeteva che non era possibile proprio in virtù del fatto che voleva che rimanesse nascosto. Lei però non voleva più né segreti né menzogne, le avevano già incasinato abbastanza la vita quando abitava a Genova. Ora desiderava solo la normalità, si accontentava anche di una semplice amicizia con la più grande piuttosto che una storia vissuta nella clandestinità.
Storia?, si ripeté subito dopo arrossendo improvvisamente, Quella non sa nemmeno cosa sia l’omosessualità! Figurati se ha mai pensato che io…
Avvampò per la seconda volta facendo scoppiare a ridere Simona che la stava guardando.
<< Calma i bollenti spiriti, Marty! >> rise portandosi una mano davanti alla bocca << Stai facendo pensieri poco puliti su Eleonora Domenghi? >> le sussurrò chinandosi verso il suo orecchio affinché nessuno la sentisse.
<< Ma…ma cosa…vai… >> balbettò l’altra imbarazzata.
Simona rise nuovamente.
<< Smettila di prendermi in giro! >> esclamò l’altra dandole una botta sulla spalla che la fece allontanare di pochi passi << Non ho dimenticato per chi invece hai una cotta tu! >>.
<< Shh, sei impazzita? >> rispose la ragazza facendole cenno di parlare piano << Magari mettiamo anche un bello striscione all’entrata del liceo! >>.
<< Ecco, allora vedi di sfottermi meno! >>.
Simona le fece la linguaccia e non si accorse che il gruppo di Eleonora era risalito. Anche Martina si voltò e incontrò lo sguardo della più grande. Fu quasi paralizzata dalla bellezza di quegli occhi, meravigliosi eppure freddi e distanti. Durò un solo attimo e subito dopo la diciottenne le passò davanti come se non esistesse riprendendo a scherzare con Davide.
<< Stasera andiamo sulla luna! >> urlò in preda ad una profonda euforia.
<< Scemo, smettila di urlare! >> lo rimproverò Eleonora voltandosi indietro per un attimo << Però hai ragione >> aggiunse con un sorriso quasi feroce << Stasera ci divertiremo >>.
<< Mi odia >> mormorò la più piccola rivolta all’amica.
<< Io non credo >> le rispose strizzandole l’occhio.
 
Era appena uscita dalla doccia quando citofonarono. Eleonora si avvolse in un asciugamano e andò ad aprire per poi tornare in bagno.
<< Si può? >> domandò Lavinia sulla soglia della porta prima di essere spinta da Davide.
<< Venite pure >> rispose la proprietaria di casa << Com’è andata la spesa? >>.
<< Bene, Davide è stato ubbidiente >> scherzò l’altra ragazza << Sicura che non ti abbiamo disturbato a venire prima? >>.
Eleonora scosse il capo mentre si guardava allo specchio.
<< No, tranquilla >> disse << Davide viene sempre prima a casa mia e poi scendiamo! >> fece l’occhiolino all’amico << Sei stato un bravo bambino? >>.
Davide rise gettandosi sul letto della bionda e osservando per pochi secondi il soffitto in silenzio. Lavinia gli si sedette accanto in modo composto.
<< Ti metti il vestito rosa? >> chiese il ragazzo vedendo Eleonora passargli davanti con ancora addosso l’asciugamano.
Aveva i capelli bagnati alzati da un mollettone e mandava una scia di profumo che lo deliziava. Lo riconobbe come l’ultimo di Chanel e si spostò leggermente per osservarla meglio. Se non ci fosse stata l’altra ragazza con loro, l’avrebbe presa immediatamente contro l’anta dell’armadio.
<< Non credo >> gli rispose l’interessata dopo aver aperto il primo cassetto e tirato fuori un completino intimo << Pensavo a qualcosa di più pesante >>.
<< Ma quello rosa è il mio preferito! >>.
<< Ha ragione Eleonora >> s’inserì la terza << Fa troppo freddo con quel fraffetto addosso >>.
<< A me piace! E poi dobbiamo stare dentro casa! >>.
Eleonora alzò gli occhi al cielo.
<< Okay, hai vinto >> proclamò andandolo a prendere e chiudendosi subito dopo nel bagno.
Passò un quarto d’ora prima che Davide si riaffacciasse.
<< A che punto sei? >> domandò col telecomando della wii in mano fintamente imbronciato per la noia << Ehi, mi piaci di più coi capelli lisci! >> aggiunse notando che l’amica li aveva ancora bagnati.
La ragazza gli fece la linguaccia.
<< E se volessi farli ricci? >>.
<< Non ti azzardare! >>.
L’altra rise.
<< Tranquillo, torna a giocare con Lavi >>.
Qualche minuto dopo rincasarono Fulvia, Serena e Ilaria.
<< Ciao Davide! >> esclamò la più piccola saltandogli addosso.
<< Pulce, lascialo stare! >> disse Eleonora.
<< Lasciala stare! >> ribatté il ragazzo ridendo << Ciao Fulvia, ciao Ila >>.
<< Salve signora Domenghi >> salutò Lavinia che aveva meno confidenza con la madre dell’amica.
<< Come va ragazzi? >> disse la donna per nulla sorpresa della presenza del riccio in casa << La scuola? >>.
<< Bene, grazie >> risposero insieme i due interpellati.
<< Mamma, per favore non iniziare! >> esclamò la figlia dall’altra parte cercando di essere il più veloce possibile.
<< Resti anche tu, Lavinia, a dormire con loro stanotte? >>.
<< Sì, la ringrazio per l’ospitalità >>.
Fulvia rise.
<< Non preoccuparti, sono contenta che l’appartamento sfitto che abbiamo serva a qualcosa. Preferisco sapere che siete lì invece che chissà dove per strada con tutti i pericoli che ci sono al giorno d’oggi >>.
Se sapessi quello che combiniamo, cara Fulvia, pensò Davide sorridendo e annuendo alla donna che le stava di fronte.
<< Sono pronta, sono pronta! >> urlò Eleonora catapultandosi verso di loro con la borsa in mano << Mi mancano solo le scarpe e il cappotto! >>.
<< Ti servono soldi? >> chiese la madre.
<< No mamma, abbiamo già fatto la spesa >> rispose la ragazza << La prossima volta >> allungò il collo verso la cucina << Claudia? >> domandò subito mentre indossava un paio di decolté.
<< E’ in giro, credo in pizzeria a quest’ora >>.
<< Dai Ele, sbrigati! >> esclamò Davide << Hai preparato il cambio per domani? >>.
L’amica gli indicò il borsone che usava per il tennis e il ragazzo si affrettò a prenderlo.
<< Pronta? >> chiese.
<< Sì >> rispose Eleonora << Ciao mamma! Ragazze fate le brave, ci vediamo domani >>.
Uscirono dalla villetta della ragazza ed entrarono in macchina di Davide.
<< Finito di fare la brava ragazza? >> disse il suo migliore amico in tono ironico guadagnandosi uno scappellotto.
Entrambe le ragazze risero mentre quella seduta davanti metteva lo stereo a tutto volume.
Impiegarono un quarto d’ora ad arrivare e scoprirono che sotto il palazzo, ad attenderli, c’erano già Paolo e Giacomo.
<< Qui si gela >> proclamò quello con gli occhi azzurri strofinandosi le mani << Su andiamo! >>.
L’appartamento sfitto di Eleonora non era eccessivamente grande ma molto carino e confortevole. Due camere da letto, un bagno, una cucina piccolina e un salone dove di solito si sistemavano. La proprietaria chiuse la porta alle sue spalle e, con l’arrivo di tutti gli amici, la festa ebbe inizio.
 
Si divertiva, ma non come le altre volte. Eppure era tutto come sempre. C’era la musica, birra a profusione, gli amici più o meno già ubriachi, qualche persona che non aveva mai visto. Stranamente sentiva che le mancava qualcosa e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, sapeva perfettamente a chi dare la colpa. Martina. Non le aveva scritto nemmeno un messaggio, né su facebook né sulla posta del sito che di solito usavano. Nulla. Per questo tornava con la mente sempre a lei. Una parte di sé la odiava per quello che stava facendo, per come stava mantenendo il punto nei suoi confronti; mentre l’altra non desiderava altro che riavere le sue quotidiane chiacchierate. Sentiva di averne bisogno come l’aria che respirava ma era fermamente convinta che non le toccasse fare il primo passo. Aveva già accettato la richiesta di amicizia, non bastava forse? E allora perché non si muoveva a fare qualcosa? Che cosa stava aspettando? Per la frustrazione si passò una mano tra i capelli e sbuffò.
<< Problemi? >> chiese Mirko avvicinandosi a lei e porgendole una birra.
Eleonora si affrettò a scuotere il capo con un sorriso e accettò di buon grado la bottiglia.
<< Delle volte mi metto a pensare troppo >> scherzò lei mentre si guardava intorno.
Al tavolo del salone si era formato un gruppo di giocatori di poker e fumatori accaniti, Davide arrostiva la carne sul balcone con una birra in mano senza smettere per un attimo di chiacchierare, alcuni fumavano canne in cucina con l’erba che Edgardo aveva venduto loro prima di andarsene.
<< Fa male pensare troppo non lo sai? >> rise l’amico.
<< Come ti va, Mirko? >> chiese la ragazza dopo il primo sorso << L’officina? >>.
Il ragazzo le sorrise e finì di mangiare il suo panino prima di risponderle.
<< Bene, non mi lamento. Mio padre mi sta sempre col fiato sul collo >>.
Risero entrambi prima che si avvicinasse la sua fidanzata.
<< Ehi Monica >> disse Eleonora.
<< Hai una casa proprio carina >> disse l’altra << Hai tuoi non interessa affittarla? >>.
Una fitta dolorosa attraversò il cuore della proprietaria nel sentir fare un riferimento a entrambi i suoi genitori. Mirko la guardò comprendendo per un attimo il suo disagio e tossì per cercare di richiamare l’attenzione.
<< No >> rispose la ragazza cercando di riprendersi << Questo appartamento è un punto d’appoggio per la famiglia. Ho cugini che vivono al nord con le loro famiglie e quando scendono si fermano qui invece di andare a casa dei miei zii. È comodo >>.
Sorrise per far capire che era tutto a posto; dopotutto non era colpa sua, lei era nuova e non sapeva molte cose. Mirko aveva fatto bene a non raccontarle mai nulla senza il suo permesso. Era più grande di lei di due anni mentre la fidanzata frequentava il suo stesso liceo ma non la stessa classe. Erano carini insieme e lui pareva abbastanza preso. Monica era una bella diciottenne; alta, mora, occhi scuri e un sorriso gentile. Non la conosce benissimo ma formavano una bella coppia.
<< Vado a fumare >> aggiunse l’attimo dopo dileguandosi dalla massa e scendendo sulla strada.
Si sedette sul marciapiede e si accorse di stare tremando. Provò ad accendersi una sigaretta ma non ci riuscì.
<< Porca puttana! >> esclamò scagliando l’accendino lontano.
<< Serve una mano? >>.
Eleonora si voltò quasi di scatto trovandosi di fronte Diego.
<< Mi fai accedere? >> chiese.
Il ragazzo le si sedette accanto e glielo permise.
<< Bella serata, non trovi? >> domandò subito dopo alzando gli occhi verso le stelle.
L’amica annuì. Non c’era una nuvola all’orizzonte.
<< Nicole? >> domandò alludendo alla sua ragazza.
<< E’ dentro, l’ho lasciata che parlava con…Lavinia mi pare >>.
L’altra annuì per la seconda volta facendo un’ampia boccata.
<< Allora, siete contenti tu e Davide? >>.
<< Ovvio che sì, Davide non desiderava altro. Perché mi fai questa domanda? >>.
Diego si strinse nelle spalle.
<< Quando lascerò, sarete dei validi sostituti >> si limitò a rispondere.
<< Quando lascerai? >> ripeté Eleonora.
<< Queste gare mi hanno fatto guadagnare un discreto gruzzolo che voglio utilizzare per il mio futuro con Nicole. Sono stanco di raccontarle bugie. Dopo la laurea chiudo >>.
L’altra gli sorrise anche se non la stava guardando.
<< Sei davvero innamorato, eh Diego? >>.
Lui le diede una leggera spinta.
<< Scema! >> esclamò << Sono sei anni che stiamo insieme; se non è amore questo, allora cos’è? >>.
Eleonora non gli rispose sentendosi felice per l’amico. Era dell’idea che tutti si meritassero un angolo di felicità nel mondo, forse perfino lei. Chiuse gli occhi per un istante pensando a quello che in quei mesi si era creata e finì la sigaretta pestando subito dopo la cicca.
<< Di cosa parlate? >> chiese Davide che li aveva visti chiacchierare dalla finestra della cucina.
Si tolse la giacca mettendola sulle spalle della ragazza notando che con solo quel vestito stava morendo di freddo.
<< Niente di importante >> rispose lei alzandosi in piedi e accettando il pretzel che le aveva offerto l’altro.
Aveva immediatamente intuito una punta di gelosia che si celava dietro la domanda innocente che aveva posto e questo le diede un leggero fastidio.
<< La roba da mangiare è finita >>.
<< Meglio >> disse Eleonora << Odio quando dobbiamo portarci indietro qualcosa >>.
Diego rise e il momento successivo la loro attenzione fu attirata dalle urla di Giacomo fuori il balcone del salone.
<< Italiani! >> urlò alzando entrambe le mani come se stesse parlando a una folla << E’ il vostro duce che vi parla… >>.
Il trio scosse il capo scoppiando fragorosamente a ridere.
<< Quando da ubriaco ha queste manie megalomani è insopportabile >> affermò la ragazza << E’ meglio se rientriamo >>.
 
Dopo cena si era chiusa in camera sua per provare a scrivere un po’ ma non era riuscita a concentrarsi. Continuava a fissare lo schermo e le parole le apparivano prime di senso mentre la sua mente tornava sempre a quell’occhiata feroce che le aveva rivolto Eleonora. Le aveva detto che non voleva avere niente a che fare con lei anche se non era vero; il suo unico desiderio era che quella ragazza si comportasse normalmente. Cosa del tutto impossibile visto che non avrebbe mai rinunciato all’immagine che si era creata di sé davanti agli occhi di chiunque la conoscesse. Eppure Simona pareva convinta del contrario. Avrebbe voluto avere la sua certezza e il suo ottimismo. Dopo la storia di Genova, che l’aveva fatta scottare in modo terribile, voleva restare di più coi piedi ben saldo per terra.
Anche se sognare non costa nulla, pensò l’attimo dopo arrossendo.
Ancor prima di accorgersene finì per andare a vedere per l’ennesima volta le foto di Eleonora. Ormai le aveva imparate a memoria e la cosa che le dava fastidio era la costante presenza dell’amico. Come se fossero una cosa sola. Fu distolta dai suoi pensieri dall’arrivo nella stanza della madre.
<< Va tutto bene, Marty? >> le chiese la donna.
La ragazza si affrettò a ridurre tutte le schermate a icona e annuì guardandola con la coda dell’occhio.
<< Non ti andava di uscire stasera? >> continuò sedendosi sul suo letto.
La figlia scosse il capo. Nonostante Simona avesse insistito per farle conoscere alcuni suoi amici, lei non se l’era sentita e aveva preferito restare a casa.
<< Marty… >>.
<< Ho sentito Alice chiamarti >> la interruppe Martina in modo brusco riferendosi alla sorella di dodici anni.
Sua madre abbozzò un sorriso sapendo che non era vero.
<< Le cose non stanno andando male qui, non credi? Alice si è ambientata bene a scuola e anche papà ed io abbiamo… >>.
<< Certo, tutto okay mamma >>.
Questa volta la donna le prese il volto tra le mani per costringerla a guardarla negli occhi e le parve di perdersi in quel verde così intenso ma il suo sguardo era triste e malinconico. Ebbe una stretta al cuore nel comprendere quanto la sua bambina stesse soffrendo.
<< Marty, ascolta >> le disse cercando di essere gentile e ferma allo stesso modo << Tutto quello che stiamo facendo e abbiamo fatto, è solo per te, per darti la possibilità di vivere… >>.
<< Lo so, è la stessa cosa che avete detto prima di andare via da Genova >>.
La sua voce era priva di qualunque emozione, come se non le importasse nulla. Ed era vero, non le interessavano le motivazioni dei genitori, non voleva nemmeno più sentirle.
<< Ti vogliamo bene >>.
 Certo come no, avrebbe voluto risponderle la ragazza ma preferì restare in silenzio, E allora perché non mi accettate per quello che sono?
Aspettò di vederla uscire dalla camera prima di tornare a concentrarsi sullo schermo del computer.
 
<< Notte anche a voi >> disse Eleonora << Mi raccomando Diego, va piano >>.
Chiuse la porta a chiave e si voltò verso Davide. Erano gli ultimi ad essere andati via e la serata era finita. Guardò l’ora, erano quasi le cinque del mattino.
<< Domani mattina dobbiamo pulire tutto >> continuò osservando le macchie sul pavimento.
<< Come al solito >> le rispose il ragazzo.
Eleonora si avvicinò a Giacomo che si era addormentato vestito sul divano e gli tolse una bottiglia vuota dalle mani prima di coprirlo con un plaid che aveva preso dall’armadio.
<< Ma che brava mammina >> disse in tono giocoso l’altro accarezzandole il collo con le labbra da dietro.
<< Cretino, voglio solo evitare che domani mattina gli venga un accidenti per colpa mia >>.
Si recò nella cameretta dove Lavinia, con molta fatica, era riuscita a spogliarsi e infilarsi sotto le coperte prima di addormentarsi profondamente. Chiuse la finestra lasciata aperta e in quel momento notò nel letto superiore dei due a castello un altro ragazzo avvolto nelle lenzuola. Rise sottovoce per non svegliarli e socchiuse la porta uscendo.
<< Anche Paolo è rimasto a dormire qui >> proclamò mentre l’amico si toglieva la camicia.
Davide la guardò per un attimo con aria interrogativa prima di sbottare a ridere comprendendo.
<< Quindi siamo soli soletti >> affermò subito dopo afferrandola e gettandola sul letto matrimoniale nel quale dormivano solitamente.
Eleonora rise ma quando l’altro iniziò a baciale il collo con insistenza e a far scivolare una mano sotto il vestito, lo respinse.
<< Dai, Da >> gli disse << Andiamo a dormire, è tardi >>.
<< Che cosa? >> scattò Davide rimettendola giù << L’abbiamo sempre fatto >>.
<< Lo so ma…non mi va, tutto qui… >>.
<< Andiamo Ele >> riprese il ragazzo accarezzandole le labbra con l’indice << Che ti prende? Ha visto più capriole questo letto che i nostri >>.
<< Niente. Se devi sfogarti accendi il computer e guardati un porno >> sbottò l’amica  alzandosi in piedi.
<< Sai una cosa? Vaffanculo >>.
Davide finì di spogliarsi e se ne andò in cucina lasciandola sola nella camera da letto. Eleonora sospirò ricadendo sul materasso.
È tutta colpa tua ragazzina, pensò prima di infilare il pigiama che si era portata.
Raggiunse l’amico che si stava fumando una sigaretta appoggiato alla finestra. Lo abbracciò da dietro nascondendo il volto contro la sua schiena.
<< Sei arrabbiato? >> domandò con un filo di voce.
<< Non capisco che ti prende >> le rispose continuando a fissare il cielo.
Lei avrebbe voluto esporgli i suoi dubbi, si erano sempre detti tutti ma sapeva che non poteva. Aveva scoperto che era bello avere qualcosa solo per sé e non voleva rinunciarci.
<< Niente, Da >> disse << Sono solo…stanca… >>.
L’altro si limitò ad annuire gettando il mozzicone fuori e chiudendo le ante. Si diressero verso il letto e silenziosamente si stesero. Davide le diede le spalle coricandosi di lato dopo aver mormorato un saluto. Eleonora fissò il suo corpo in silenzio ascoltandolo respirare. Sapeva che non si era ancora addormentato e dopo un attimo di esitazione allungò una mano per toccarlo. Il ragazzo non si sottrasse ma non fece niente per contraccambiare. Lei allora iniziò ad accarezzarlo con più insistenza sotto la maglietta che indossava e lentamente scivolò verso di lui. Fu a quel punto che Davide si voltò verso di lei e la baciò.
<< Eccoti >> le sussurrò accarezzandole i capelli e lasciando che gli salisse sopra << Finalmente sei tornata >>.
La ragazza gli sorrise con aria complice mentre muoveva sempre più veloce il bacino sulla sua prominente erezione. Con le mani gli abbassò i pantaloncini che indossava e i boxer per avere campo libero ma l’attimo dopo la situazione si ribaltò e l’amico velocemente le sfilò il pigiama che indossava. Non avrebbe potuto attendere ancora. Le strinse il seno con entrambe le mani e la penetrò sopprimendo un gemito contro la sua spalla. Gliela morse incurante del segno che le avrebbe lasciato e spinse. Dopo essere venuto, si stese di lato ad Eleonora tornando a respirare normalmente. L’odore del suo corpo ancora lo invadeva e gli faceva girare la testa. La guardò. Nonostante fosse sudata e aveva il respiro rotto, era comunque bellissima. Ed era solo sua. Con un dito le sfiorò la pancia risalendo verso il seno sinistro e ne seguì il profilo sentendola rabbrividire.
<< Credi… >> iniziò la ragazza << Credi che ci innamoreremo mai? >>.
Davide sollevò la testa e la fissò con aria interrogativa.
<< Che intendi? >>.
L’altra parve rifletterci un attimo prima di rispondere.
<< Ci innamoreremo mai…di qualcuno? >>.
<< Cosa? Perché me lo domandi? >>.
Eleonora scosse il capo e abbozzò un sorriso.
<< Niente, è meglio se dormiamo >>.
 
 

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Capitolo 6
*** Calcetto e saluti ***


Anche se era andata a dormire che albeggiava, Eleonora la domenica mattina non si alzava mai troppo tardi. Aveva una cosa molto importante da fare e alla quale non mancava mai. Davide lo sapeva bene. Si alzò, costatando che nemmeno un elefante sarebbe riuscito a svegliare l’amico, e si recò in bagno. La puzza di vomito le arrivò immediatamente alle narici e le fece arricciare il naso. Qualcuno durante la notte doveva essersi sentito male.
Che schifo, pensò mentre si lavava e vestiva.
Passò dal salone dove Giacomo era ancora profondamente addormentato e arrivò in cucina per prepararsi un tè. Notando che non c’erano limoni in frigorifero, decise di rubarne uno dall’albero del giardino della famiglia al piano terra e ne approfittò per arrivare al bar e prendere i cornetti per i suoi amici. Risalì e fece colazione con calma cercando un bigliettino su cui scrivere un messaggio per quando gli altri si fossero svegliati. Sorrise leggermente mentre chiudeva l’evidenziatore giallo che aveva trovato e lo attaccava al frigo con una calamita. Rientrò in punta di piedi nella camera da letto e come aveva immaginato trovò le chiavi della macchina di Davide nella tasca dei jeans. Le prese e uscì di casa. Aveva un appuntamento cui non mancava mai per nessun motivo. Glielo doveva per tutto quello che aveva fatto per lei nella sua breve vita. Parcheggiò al posto libero che trovò ed entrò prima nel negozio di fiori. La donna nel vederla le preparò il mazzo che di solito comprava senza nemmeno farla parlare e le rivolse un sorriso triste sapendo a chi fosse destinato. Eleonora ringraziò e camminò verso il cimitero. Sebbene fosse diventata una frequentatrice abitudinaria da un anno a quella parte, ogni volta rimaneva sorpresa da come aumentassero le lapidi delle persone che morivano e le si stringeva il cuore. Superò il prato con lo sguardo bassò e lo sollevò solo quando arrivò davanti alla cappella di famiglia. Fece un respiro profondo ed entrò aprendo con la propria chiave. L’interno era illuminato dalle ampie vetrate nella parte alta delle pareti. Si fermò davanti alla lapide che le interessava e un sorriso increspò le sue labbra mentre accarezzava le lettere dorate. Sistemò i fiori nei vasi e notò che come al solito ce n’erano di freschi.
<< Ciao nonno >> disse quando ebbe terminato guardando la foto << Hai visto che sono venuta anche questa settimana? >>.
Alzò i suoi grandi occhi verdi sulla foto che ritraeva un signore anziano ma sorridente con un paio di occhi azzurri fenomenali. Immediatamente sentì una lacrima scivolarle sulla guancia sinistra e il labbro inferiore le tremò. Era passato un anno eppure la ferita per quella perdita ancora non si era rimarginata. Ripensarci le faceva ancora un gran male.
Ennio Domenghi, suo nonno. Forse la persona più importante della sua vita, l’unica figura maschile di riferimento, l’unico che le avesse veramente voluto bene e che l’avesse voluta conoscere ancor prima di nascere. Le era stato accanto sempre, da quando era nata finché non aveva iniziato a muovere da sola i primi passi nella sua vita. I suoi genitori erano troppo presi dal lavoro per stare dietro a una bambina cagionevole di salute che soprattutto nei primi anni aveva dato abbastanza problemi. Suo padre era dell’idea che bastasse portare a casa lo stipendio affinché tutto andasse bene, sua madre lavorava fuori e non poteva occuparsi di lei. Affidarla ai nonni era sembrata a entrambi l’idea migliore e l’uomo non si era opposto. Aveva assorbito tutto di lui, pregi e difetti e suo nonno si era affezionato in modo quasi viscerale a quella nipotina. Eleonora non aveva mai frequentato l’asilo, passava le giornate coi nonni paterni che arrivarono perfino a insegnarle a leggere e a scrivere all’età di quattro anni. Quando poi nacquero le sue sorelle, la scusa per scaricarla a casa dei suoceri fu quella di non riuscire a gestire due o tre bambine così piccole insieme. Così Eleonora, che era la più grande e quella che aveva trascorso più tempo con loro, si ritrovò a passare intere settimane in particolare con nonno prima che sua madre o suo padre si ricordassero di lei. Non le era mai pesato stare con i due anziani; anzi, i giorni in cui non li vedeva erano i peggiori. Con una mano accarezzò i contorni del ritratto sentendo le lacrime scendere copiosamente e non fare nulla per fermarle. Quello era l’unico momento in cui si concedeva di essere debole, di piangere senza ritegno; solo lì davanti alla persona che l’aveva cresciuta.
<< Mi manchi ancora tanto, sai? >> disse asciugandosi gli occhi << Delle volte mi tornano in mente tutte le cose che abbiamo fatto insieme e mi si stringe il cuore. Te ne sei andato troppo presto, nonno. Io ho ancora bisogno di te, anche di un tuo solo sguardo >>.
Altre calde lacrime le rigarono il viso. Era sempre così quando andava al cimitero. Per tutta la settimana si ripeteva che la volta successiva sarebbe stata migliore, che non avrebbe pianto, che il dolore sarebbe stato minore. E invece ogni volta doveva ricredersi perché quella sofferenza non spariva; era sempre lì, pronta a riaffiorare con prepotenza, a farle ricordare quello che aveva perso. Anche se era il ciclo della vita, anche se era normale che accadesse, Eleonora non riusciva a farsene una ragione. Agli occhi di tutti si era ripresa dalla morte dell’adorato nonno, solo lei sapeva che non era vero. Si accasciò per terra con la schiena contro la parete e iniziò a parlare, a raccontare a quella muta lapide i suoi pensieri e ciò che le era accaduto. Toccò perfino l’argomento di Martina. A suo nonno aveva già detto di come la facesse sentire bene parlare con quella ragazza su internet ma ancora non aveva dato voce agli ultimi avvenimenti. Per chiunque sarebbe stato assurdo, per lei no; aveva bisogno di mantenere un contatto con quella persona e quello era l’unico modo. Ascoltare la sua voce le dava anche modo di riconsiderare gli eventi, di vederli sotto un’altra luce, di riflettere e pensare su quello che faceva. E spesso le conclusioni cui arrivava non le piacevano per niente. Quando terminò, si alzò in piedi. Con i polpastrelli sfiorò nuovamente le lettere che componevano il suo nome e sorrise in modo nostalgico mentre suonava la campana del cimitero per avvisare che stavano per chiudere.
<< Tornerò la settimana prossima, nonno >> disse calandosi sul volto il cappuccio del giubbotto affinché nessuno vedesse i suoi occhi rossi << Ti farò sapere cosa succederà con quella stupida ragazzina >>.
Il pensiero di Martina le illuminò il volto per un attimo. Era strano, ma quella ragazza, che aveva visto appena quattro volte, riusciva a farla sentire meglio. Avevano parlato parecchio e lei si era mostrata per quello che era veramente, nemmeno con Davide l’aveva mai fatto.
 
<< Giorno >> mormorò Lavinia entrando in cucina mentre sbadigliava.
Davide era in piedi da un quarto d’ora e aveva messo sul fuoco la macchinetta del caffè. Contraccambiò il saluto poggiando la fronte sulla cappa.
<< Ci sono i cornetti >> disse il ragazzo indicando il sacchetto di plastica sul tavolo.
<< Giorno ragazzi >> si affacciò Paolo tenendosi la testa con entrambe le mani << Che serata ieri! >>.
Lavinia e Davide risero. Anche loro si erano divertiti.
<< Stronzi, volete parlare più piano? >> mugugnò risentito Giacomo << Mi avete svegliato! >>.
Il ragazzo dai capelli ricci gli lanciò contro uno strofinaccio e prese quattro tazzine per versare il liquido scuro.
<< Cornetti! >> esclamò l’ultimo ragazzo che era arrivato nella stanza contento << Ehi, dov’è Eleonora? >> aggiunse con la bocca piena.
<< Giacomo fai schifo! >> lo rimproverò l’unica ragazza del gruppo.
<< E’ uscita, la domenica mattina va sempre al cimitero >> rispose Davide sedendosi.
<< Ah, dal nonno? >> domandò Lavinia.
L’altro annuì.
<< Tutte le domeniche? >> ripeté Paolo.
<< Guarda che è migliorata, prima ci andava tutti i giorni. Ah, Paolo, hai la macchina vero? >> aspettò di veder annuire l’amico << Devi dare un passaggio a me e a Lavinia >>.
Tutti i presenti lo guardarono con aria interrogativa.
<< Ele ha preso la mia macchina per uscire stamattina >> spiegò stringendosi nelle spalle.
<< Cosa? Ma non ha ancora preso la patente! >> esclamò il ragazzo con gli occhi azzurri.
Con una sola occhiata, Davide lo mise a tacere.
<< Guida meglio di tutti noi messi insieme. Aveva sedici anni quando ha iniziato >>.
Giacomo emise un lungo fischio.
<< Sua madre è una in gamba allora >> disse << La mia ancora non si fida >>.
<< Sua madre non sa che guida >> tagliò corto l’amico alzandosi in piedi << Cerchiamo di rendere almeno presentabile questo posto e ce ne andiamo >>.
 
Davide si era fatto accompagnare sotto casa di Eleonora e la trovò ad aspettarlo per ridargli le chiavi dell’auto.
<< Grazie, brutto >> disse la ragazza.
<< Figurati >> le rispose con un sorriso << Com’è andata? >>.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Come sempre >> si limitò a dire << Vado, lo sai che mia nonna ci tiene che siamo puntuali >> aggiunse riferendosi al fatto che la domenica lei e le sue sorelle pranzavano sempre dalla nonna paterna.
Davide annuì.
<< Vieni a vedermi alla partita di calcetto, vero? >>.
Eleonora asserì convinta.
<< Alle cinque, no? Sento anche Lavinia, magari la passo a prendere >>.
<< Penso che venga con Giuliana ma sentila lo stesso >>.
<< Okay, a oggi pomeriggio allora >>.
 
<< Sei sempre così musona, Marty? >>.
A quella domanda la ragazza dai capelli rossi avvampò mentre camminava e Simona scoppiò a ridere.
<< Dai, Michi lasciala stare >> rispose al suo posto l’amica << Ha dei problemi di cuore >>.
<< Davvero? >> fece l’altra.
Martina guardò Simona desiderando incenerirla con gli occhi. Quel pomeriggio la sua compagna di classe le aveva presentato una sua amica con la quale giocava a pallavolo.
<< E a chi sono rivolti? >> incalzò Michela << Non dirmi anche tu per quel Davide Molarte, per favore! >>.
<< Ehi! >> esclamò fintamente indignata Simona << Non puoi dire che non è bellissimo! >>.
<< Per me è tutto fumo e niente arrosto >>.
Quanto vorrei che lo pensasse anche Eleonora, si ritrovò a riflettere Martina con le guance rosse.
Guardò la nuova conoscenza. Aveva la sua stessa età ma era davvero molto più alta della media, magra con gli occhi scuri e i capelli neri tagliati corti. Non frequentava il liceo scientifico ma il classico, per questo non l’aveva mai vista a scuola. Era simpatica, mentalmente si promise di andare a vedere la loro prossima partita.
<< No, non è per lui >> rispose infine seguendo le due ragazze.
Stavano andando a vedere la partita di calcetto di un amico di Michela, la ragazza pareva tenerci molto.
<< Meno male >> disse l’amica facendo finta di asciugarsi il sudore dalla fronte e ridendo subito dopo.
<< E’ per la sua amica! >> disse l’altra sedicenne facendo l’occhiolino a Martina e dando una giocosa gomitata a Michela.
La ragazza alta si fermò un istante a fissare la rossa che avrebbe voluto sprofondare in una voragine. Ma come le era venuto in mente di dirlo?
<< Non…non è…così… >> mormorò.
<< Ma davvero? Ti piace Eleonora Domenghi? Che figata! >>.
Quel commento spiazzò non poco Martina che dovette sbattere un paio di volte le palpebre per assicurarsi che fosse reale.
<< Mi stavi già fulminando con gli occhi per averlo detto, eh? >> rise Simona.
<< No, è solo che… >>.
<< Oh >> intervenne Michela << Tranquilla, non mi piace andare a spifferare gli affari degli altri. Simona lo sa bene >>.
<< Grazie >> rispose Martina riprendendo a respirare normalmente con un sorriso << Io non…non è una cosa che… >>.
<< Ho capito, non ci sono problemi. Però che forza. Com’è quando ti piace una ragazza? >>.
Di nuovo la ragazza divenne rossa.
<< Ma che domande fai, Michi! >> disse Simona << E’ la stessa cosa, no? >>.
<< Penso…penso di sì >> mormorò la terza che era a disagio se messa al centro dell’attenzione.
Il campo di calcetto era all’aperto con i gradini per sedersi tutt’intorno. Mentre entravano, Martina notò immediatamente Davide che si stava riscaldando insieme ad altri ragazzi. Sobbalzò per la sorpresa. Se c’era lui allora voleva dire che… Corse con lo sguardo per tutti gli spalti finché non individuò un gruppetto di persone che parlavano tra loro attendendo che la partita iniziasse. Involontariamente strinse la mano dell’amica nel vedere Eleonora. Simona seguì il suo sguardo e sgranò gli occhi.
<< Ma che coincidenza! >> esclamò subito dopo.
<< Ma che dici? >> ribatté l’altra in preda all’ansia << Ora sicuramente penserà che la sto seguendo >>.
<< Calmati e continua a ignorarla. Tornerà da te con la coda tra le gambe. È una tecnica che ha sempre funzionato >>.
Ha sempre funzionato con i ragazzi forse, avrebbe voluto risponderle.
<< Andiamo a sederci lì >> propose Michela indicando la fila superiore a quella in cui erano sedute Eleonora e le sue amiche e sorridendo.
<< Ottima idea >> accettò Simona trascinandosi Martina.
Merda, merda, merda, merda!, pensò la ragazza dagli occhi verdi sempre più nervosa.
Incrociò lo sguardo della più grande e fu come se il cuore le saltasse in gola. Quello sguardo era meraviglioso, come si poteva restare indifferenti? Era bellissima. Si fissarono in silenzio e per la prima volta Eleonora non pareva contrariata, non era arrabbiata. Nei suoi occhi vi lesse una gioia che mai prima di quella volta aveva visto. Le parve perfino che le sorrise. Incredibile, Simona aveva ragione allora. Mantenere il punto era servito a qualcosa. Quel piccolo gesto bastò a farle intravedere un raggio di sole in quel grigiore che era la sua vita. La partita iniziò subito dopo e immediatamente la bionda iniziò a fare il tifo per il suo amico e la sua squadra. Martina preferì restare in silenzio mentre Michela le indicò chi era il ragazzo che conosceva. Apparteneva all’altra squadra che era nettamente in difficoltà. Nel primo quarto d’ora Davide segnò quattro volte e la ragazza dai capelli rossi raccolti in una alta coda dovette ammettere che comprendeva perché la maggior parte delle ragazze del liceo gli sbavano dietro. Per fortuna lei non apparteneva a quel gruppo.
<< Stai sbavando! >> disse ironicamente rivolta a Simona che non staccava gli occhi dal ragazzo.
<< Anche tu! >> le rinfacciò prontamente l’altra dandole una gomitata nello stomaco.
fecero una piccola pausa dopo tre quarti d’ora esatti e con fastidio Martina vide Davide avvicinarsi ad Eleonora per farsi passare dell’acqua. Anche un semplice sfiorarsi di dite le procurava…cosa? Gelosia? Era gelosa di quel ragazzo? Oh cavolo! Scattò in piedi facendo sobbalzare per lo spavento l’amica seduta accanto.
<< Che hai? >>.
<< Ho bisogno di un bagno >>.
<< Scendi gli scalini, sulla destra >> le spiegò Michela mentre la partita riprendeva.
La ragazza ringraziò prima di allontanarsi e non appena fu dentro aprì il rubinetto del lavandino. Fece un respiro profondo e si gettò sul viso l’acqua gelata.
Calma Martina, continuava a ripetersi.
Ma come faceva a calmarsi? Eleonora era così attraente anche se indossava dei jeans strappati e un paio di nike colorate. Invece lei non lo era per niente. Si guardò allo specchio. Avrebbe dovuto truccarsi, lo sapeva. Aveva due occhiaie che avrebbero spaventato chiunque e il vecchio jeans non l’aiutava per niente. Si voltò di scatto nel vedere nel vetro la figura della più grande. Era davvero lì davanti a lei. E le sorrideva perfino. Involontariamente strinse il bordo del lavandino al quale si era appoggiata.
<< Ciao >> disse Eleonora avvicinandosi << Come…come stai? >>.
<< Bene, grazie >> rispose Martina sperando che non notasse quanto batteva forte il suo cuore << Tu? >>.
<< Non mi hai più cercata da venerdì >>.
<< Nemmeno tu l’hai fatto >>.
<< Quando parlavamo su internet, non ci facevamo questi problemi >> continuò la diciottenne << Sono contenta di averti incontrata >>.
<< Sul serio? >>.
<< Perché non dovrebbe essere così? >>.
<< Non rispondermi con un’altra domanda! >> esclamò la più piccola non riuscendo però a non sorridere e quelle parole fecero scoppiare a ridere l’altra.
Una risata che le parve bellissima, proprio come lei. Eleonora scrollò il capo e la sua cascata di capelli d’oro le incorniciò il viso. Martina fu costretta a inghiottire un groppo di saliva e si ritrovò con la gola secca.
<< Sei mai stata a cavallo? >> le domandò subito dopo.
<< A cavallo? >> ripeté l’altra << No, veramente… >>.
<< Vuoi venirci con me domani pomeriggio? >>.
Il cuore di Martina fece le capriole nel petto.
<< E’ un sì? >> incalzò Eleonora vedendo che non rispondeva e che si limitava a fissarla come imbambolata.
Le si avvicinò per accarezzarle il viso. Voleva sentire nuovamente quanto era liscio e Martina glielo permise.
<< Sì ma ho il nuoto… >>.
<< Ti prometto che torneremo in tempo! Mi piace, sai? >>.
<< Cosa? >>.
<< La tua pelle >> rispose la più grande con sincerità << Allora >> continuò cambiando argomento << Hai smesso di avercela con me? >>.
La sedicenne avvampò per il complimento e quasi non sentì il resto della domanda.
<< Solo se la smetti di fare la stronza! >>.
<< Io non sono stronza! >> ribatté Eleonora esibendo uno sguardo da cane bastonato.
<< Lo dirai ai tuoi amici? >>.
La diciottenne chinò il capo a quella domanda e Martina capì che era un no.
<< Non sarà una bugia >> tentò di giustificarsi l’altra notando che il suo sguardo si era incupito << Io voglio solo trascorrere un po’ di tempo con te, è chiedere troppo? >>.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
Trascorrere un po’ di tempo con te.
L’aveva detto davvero? La tecnica di Simona funzionava benissimo!
<< Davvero vuoi trascorrere del tempo con me? >>.
<< Non farmelo ripetere per favore >> rispose Eleonora mentre le sue guance s’imporporavano e si passava una mano tra i capelli.
Agli occhi di Martina era bellissima quando d’imbarazzava, non l’aveva mai vista in quel modo.
<< Dai rispondimi! >>.
<< Smettila, bimba. Le tue orecchie ci sentono benissimo! Ti passo a prendere domani alle tre. A proposito, dove abiti? >>.
L’altra si affrettò a darle l’indirizzo sapendo di non poter pretendere di più da lei. Già quel poco che le aveva detto le stava facendo sentire le farfalle nello stomaco.
<< Ele >> disse prima che la ragazza dai capelli biondi sparisse << Possiamo…possiamo almeno salutarci? >>.
Eleonora parve rifletterci per un attimo prima di risponderle. Non voleva perderla e un semplice saluto non avrebbe guastato nulla. C’erano tanti ragazzi che salutava semplicemente, e poi l’avevano vista accompagnarla in segreteria. Ed erano amiche su facebook. Il suo unico cruccio era Davide ma sarebbe riuscita a gestirlo. Almeno lo sperava.
<< Okay >> rispose << Allora a domani, bimba! >>.
 
<< Forza, sputa il rospo >>.
<< Non so a cosa ti riferisci >> disse Martina con un sorriso beato sulla faccia.
Simona inarcò il sopracciglio destro e le diede un pizzico.
<< Ehi! >>.
<< E’ da ieri che si vede che c’è qualcosa nell’aria. Da quando sei tornata dal bagno dopo Eleonora Domenghi >>.
L’amica rise sottovoce senza riuscire a smettere di sorridere. Era quasi l’intervallo del lunedì mattina, questo significava che presto l’avrebbe vista.
<< E dai, per quanto tempo vuoi tenermi sulle spine? Che vi siete dette? >>.
<< Si capisce così tanto che abbiamo parlato? >>.
L’altra le diede una manata sulla fronte scuotendo il capo.
<< Solo lei può stamparti quel sorriso ebete sul viso e soprattutto significa che deve essere stata gentile >>.
<< Oh >> fece Martina mentre gli occhi le si illuminavano.
<< Sei una stronza! >> le urlò Simona lanciandole il temperino e alzandosi in piedi.
Uscirono nel corridoio nel momento in cui si aprì la porta dell’aula di Eleonora. La ragazza dai capelli rossi si bloccò nel vederla. La diciottenne stava parlando con un’amica mentre Davide era al telefono subito dopo di lei. Indossava una felpa rossa della nike, jeans e converse bianche ai piedi e i capelli erano fermati da un fermaglio sul lato sinistro.
<< Ciao >> disse la più piccola raccogliendo tutto il coraggio che aveva.
Eleonora la guardò strizzandole l’occhio.
<< Ehi, ciao >> rispose scendendo le scale antincendio.
Fu solo un attimo ma bastò a scaldarle il cuore. Simona le diede un altro pizzico per farla tornare al presente.
<< Ora mi racconti tutto! >> disse abbracciandola.
 
<< Ehi, ma quella ti ha salutata? >>.
Eleonora guardò l’amico per un attimo senza capire cosa volesse.
<< Sì, perché? >>.
<< Ma chi è? >>.
<< Non è la ragazza che le stava per prendere? >> chiese innocentemente Lavina sgranocchiando un cracker.
<< Sì, quella. Si chiama Martina >> rispose Eleonora.
<< Perché ti ha salutata? >>.
<< Qual è il problema, Davide? Ho accettato la sua amicizia su facebook, non vedo perché non ci dovremmo salutare per strada >>.
<< Si chiama gentilezza >> enfatizzò l’altra ragazza che non vedeva nemmeno lei il senso di quella discussione.
<< Oggi la saluti, domani ci inizi a parlare e magari tra qualche settimana ti chiederà anche di uscire con noi! >> esclamò il ragazzo.
<< Da quando siamo un gruppo chiuso? >> ribatté prontamente l’amica infastidita.
<< Il punto è che si prenderà troppa confidenza! >>.
<< Non la conosci nemmeno! >> la difese Eleonora alzando il volume della voce << E neanch’io >> si affrettò ad aggiungere in un sussurro, improvvisamente imbarazzata.
<< Ehi, fate un respiro profondo e calmatevi >> intervenne Lavinia frapponendosi tra i due.
<< Vado a parlare con Alfredo, mi sta chiamando >> fece Davide allontanandosi verso un altro ragazzo che stava giocando a pallone con gli amici.
<< Tutto bene? >> continuò la ragazza quando tornarono a sedersi sulla panchina << Non vi ho mai visti urlare l’uno contro l’altro >>.
<< Sì, è lui che esagera >> tagliò corto Eleonora stizzita dal comportamento infantile dell’amico.
Ed era solo un saluto, non osava immaginare quale uragano si sarebbe scatenato se avesse saputo tutta verità. Un motivo in più per continuare a tenerlo nascosto.
 

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Capitolo 7
*** Agamennone ***


Martina stava aiutando la madre a sparecchiare. Suo padre e sua sorella guardavano la televisione in salone prima che l’uomo tornasse a lavoro.
<< Mamma, posso chiederti una cosa? >> domandò la ragazza.
La donna si fermò per poterla guardare attentamente.
<< Posso…posso andare a cavalcare oggi? >>.
<< Cosa, Marty? >>.
<< Oh, tranquilla. Vado con…un’amica. Me l’ha proposto stamattina >> rispose la figlia rimanendo sul vago.
<< Simona? >>.
<< Un’altra >>.
<< Chi? >>.
<< Dubito che potresti conoscerla. Allora, posso? >>.
<< Ma non hai nuoto? >> chiese la madre incerta se darle il permesso o meno.
<< Andrò anche a nuoto, promesso! >>.
<< E i compiti? >>.
<< Domani ho due ore di supplenza, religione, educazione fisica e arte. Ti prego, mamma! >>.
Si guardarono negli occhi e la donna non poté non notare come quelli della ragazza questa volta fossero luminosi e allegri. L’opposto di sabato, doveva essere molto contenta.
<< Va bene, va pure >>.
<< Grazie! >> esclamò Martina abbracciandola << Ti voglio bene! >>.
 
Quando scese sotto il portone, vide Eleonora che doveva essere appena arrivata. Senza dirle nulla, le lanciò il casco che si portava sempre dietro e la fece salire. Martina notò immediatamente che invece del jeans indossava un pantalone da ginnastica e delle scarpe da tennis.
<< Ehi bimba, non stringere così forte! >> disse la più grande scoppiando a ridere riferendosi alla presa sulla sua vita.
L’altra avvampò e fu contenta di non essere vista.
<< Scusa… >> mormorò allentando le mani.
Eleonora rise di nuovo divertita. Bastava un niente per metterla in imbarazzo, era buffa. Mezz’ora dopo parcheggiò fuori il maneggio e si avviarono insieme all’entrata.
<< Ciao Vale! >> esclamò la ragazza dai capelli biondi allungando il passo verso l’altra che teneva su una spalla una sella.
<< Ehi Domenghi! Finalmente ti si vede! >>.
<< Scusami, ho avuto da fare col tennis >>.
<< Oh, povera! >> la canzonò Valentina entrando nelle stalle seguita dalle altre due << Che brutta vita che fai >>.
<< Piantala! >> fece Eleonora spintonandola << Agamennone! >> aggiunse subito dopo avvicinandosi a un cavallo nero e accarezzandogli il muso << Come stai? >>.
<< Ieri l’ho montato io per farlo camminare un po’ >> spiegò l’amica dagli incredibili occhi scuri << E’ insopportabile come te, ha ereditato il tuo caratteraccio >>.
A quell’affermazione Martina scoppiò a ridere facendo voltare l’altra.
<< Ciao >> disse la ragazza << Scusa la sua maleducazione, Eleonora la dimentica sempre a casa >> allungò una mano per presentarsi << Sono Valentina Someno >>.
<< E’ la figlia dei proprietari di questo posto >> aggiunse Eleonora << Ed è nettamente vecchia rispetto a noi >>.
<< Sei proprio stronza, Domenghi! >> fece l’altra pestandole il piede.
<< Martina Capasti, piacere >> disse la più piccola << Quanti anni hai? >>.
<< Dieci in più a te! >>.
<< Sei venuta per sfottermi o per montare Agamennone? >> chiese Valentina fintamente irritata.
<< Tutt’e due! >> rispose la bionda ridendo.
<< Complimenti, non li dimostri davvero >> affermò Martina con un sorriso.
In effetti la ragazza che le stava di fronte si vedeva che era più grande di Eleonora ma non così tanto. Le dava ventidue, ventitré anni circa ma non di più.
<< Grazie >> disse Valentina facendole l’occhiolino << Sei molto più simpatica di questa qui, sicura di essere sua amica? >>.
La ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi rise.
<< Sì, sono sicura >> rispose guardando Eleonora.
L’altra ragazza le sorrise.
<< Allora sei masochista, piccoletta >> affermò convinta Valentina guadagnandosi un calcio dall’amica << E’ la prima volta che vieni? >>.
<< Sì, mi sono trasferita da poco >>.
<< Pensavo che potrebbe farsi un giro con me per iniziare, che ne pensi? >>.
<< Se al tuo animaletto sta bene >> rispose la più grande facendo le spallucce.
Eleonora entrò nel box del suo cavallo conducendolo fuori. L’animale si lasciò portare docilmente sbuffando ogni tanto quando qualche mosca lo infastidiva.
<< Sei bravissimo Agamennone >> gli sussurrò la sua padrona sellandolo con praticità.
Martina la osservò accarezzargli delicatamente il collo mentre un sorriso dolcissimo le appariva sul viso.
<< Ci facciamo un giro? >>.
<< Ehi, mettiti il cap >> le disse Valentina prima di uscire.
<< Lei si deve mettere il cap >> precisò Eleonora indicando la più piccola dopo essere montata.
<< Sei sempre la solita sbruffona >>.
La più grande diede alla ragazza dai capelli rossi il capello che tutti indossavano per cavalcare mentre l’altra allungò una mano verso di lei. Solo in quel momento Martina comprese che le stava proponendo di cavalcare insieme. Inghiottì il nodo che le si era formata in gola e le sorrise raggiante.
<< Vieni con me >>.
Valentina l’aiutò a salire davanti alla diciottenne e dopo aver ringraziato, Eleonora tirò le redini del cavallo che prese a camminare.
<< Cavalchi da molto? >> le chiese la più piccola sentendo le braccia dell’altra sfiorarle continuamente i fianchi per tenere sotto controllo l’animale che procedeva lentamente.
<< Da quando avevo sette anni >> le spiegò l’amica << Tra me e Agamennone è stato amore a prima vista >>.
<< E Valentina? >>.
<< Da allora, sempre. Considero i suoi genitori un po’ come degli zii e lei mia sorella maggiore. Mi ha insegnato parecchie cose perché venivo spesso e sono diventata brava anche grazie a lei >>.
Martina si voltò per poterla guardare negli occhi. Era bellissima quando si perdeva nei suoi ricordi, aveva una luce che mai le vedeva quando era in compagnia dei suoi amici.
<< Che c’è, bimba? >>.
<< Niente >> rispose l’interpellata arrossendo.
<< Tieni >> disse Eleonora porgendole le redini << Prova tu >>.
<< Cosa? Ma io non… >>.
<< Tranquilla >> la rassicurò la più grande chinandosi verso di lei e stringendole le mani per mostrarle come fare << Ti aiuto io >>.
L’altra dovette trattenere il fiato quando sentì il suo odore arrivarle con forza.
<< Uno dei segreti per cavalcare bene è non mostrare mai incertezza >> le sussurrò in un orecchio << I cavalli sono animali intelligenti, capiscono se hai paura e allora ne hanno anche loro >>.
La bocca di Eleonora era a pochi centimetri dalla sua, il cuore pareva che stesse per esploderle. Provò a calmarsi ma l’altra era troppo vicina per poter pensare lucidamente. Il seno della più grande le toccava la schiena provocandole brividi continui.
<< Ti piace? >>.
<< Da morire >> rispose Martina persa nei meandri della sua testa.
Eleonora rise e si scostò da lei. Un senso di freddo invase la più piccola quando si accorse che l’altra non era più al suo fianco.
<< Come…come mai hai scelto questo nome per il tuo cavallo? >> chiese per cambiare argomento.
La bionda si prese del tempo per rispondere. Aveva bisogno che il suo cuore tornasse a battere normalmente. Non le era mai capitato che la vicinanza con una persona le provocasse quelle sensazioni. Sapeva solo che l’odore della pelle di Martina era gradevole e le piaceva la morbidezza delle sue mani. Si era dovuta allontanare, per quanto possibile, da lei spaventata da quello che sentiva. Cos’era? Non aveva mai provato niente del genere per nessuno.
<< Penso che tu conosca la storia della guerra di Troia >>.
<< Ma avevi sette anni! >>.
<< Tu che leggevi a quell’età? >> scherzò Eleonora ridendo.
<< Ma dai, spero che tu stia scherzando! >>.
<< Sono molto seria, bimba! >>.
Le mise un braccio intorno al corpo per attirarla a sé e di nuovo quel profumo l’invase facendola sentire stranamente appagata. Era bello. Le sfiorò una guancia con la propria; era una tentazione troppo forte per non farlo, la sua pelle era così liscia che le piaceva da morire.
<< Sei imbarazzata, bimba? >> domandò notando il suo rossore << Ti…ti da fastidio? >>.
Martina era troppo intenta a cercare di controllarsi per riuscire a parlare. Fastidio? Era tutto quello che voleva! Avrebbe voluto chiederle di non smettere mai.
<< Ehi bimba, stai male? >>.
<< No >> si affrettò a dire la più piccola riprendendosi << Mi piace molto cavalcare >>.
Eleonora rise di gusto.
<< Meno male che l’hai detto. Stavo iniziando a pensare che ti stessi annoiando! >>.
Mentre parlavano si erano allontanate dal maneggio, la più grane pareva conoscere molto bene quei luoghi solitari e guidava Agamennone per i sentieri che portavano sempre più in alto. La ragazza dai capelli rossi desiderò che quella giornata non finisse mai. Eleonora era meravigliosamente dolce, era esattamente la persona che aveva conosciuto su internet. Avrebbe voluto che fosse sempre così anche se le avrebbe dato fastidio se quel lato l’avesse mostrato a tutti. Voleva che fosse solo per lei, ne era gelosa. Improvvisamente, con un colpo di tacco, la ragazza dagli occhi verdi e i capelli biondi fece voltare il destriero e con velocità maggiore di prima tornarono indietro. Il suo cavallo rispettava perfettamente gli ordini della padrona e, senza nessuno sforzo da parte della diciottenne, comprendeva cosa volesse da lui. Quando arrivarono, Valentina stava finendo la lezione con i bambini ed era ancora impegnata con loro. Martina sorrise nel vederla al centro del recinto con due pony che teneva per le redini mentre salutava con la mano i più piccoli.
<< Oh, finita la vostra passeggiata romantica? >> scherzò non appena vide Agamennone fermarsi vicino allo steccato.
La più piccola arrossì incapace di trattenersi.
<< Davvero divertente >> disse Eleonora facendole la linguaccia.
Valentina aiutò Martina a scendere.
<< Hai qualche lezione ora? >>.
La figlia dei proprietari del maneggio scosse il capo.
<< Ti fai qualche esercitazione? >> le chiese indicando il recinto accanto, più grande e disseminato di ostacoli.
Eleonora si chinò verso il suo animale.
<< Che ne pensi? >> gli sussurrò << Ti andrebbe? >>.
Aspettò di sentirlo nitrire in segno d’assenso prima di annuire.
 
<< Caspita, è davvero brava >> mormorò Martina osservando l’agile figura dell’amica andare in sincronia con il cavallo per saltare i vari ostacoli.
<< Dimmi una cosa in cui non è capace >> rispose Valentina che ogni tanto era costretta ad allontanarsi.
Aveva ragione, Eleonora riusciva in tutto quello che faceva. Era maledettamente bella e maledettamente brava. Le due ragazze si guardarono e risero.
<< Che avete da sghignazzare come due oche in calore? >> chiese l’altra senza guardarle per non distrarsi.
<< Niente >> disse Valentina strizzando l’occhio alla ragazza dai ricci capelli rossi << Domani sera vieni a cena da me? >>.
<< Oh >> fece la diciottenne battendosi una mano sulla fronte << Certo, la cena da te. Me l’ero quasi dimenticata >>.
<< Complimenti >> affermò l’altra lanciandole il suo cappello.
Eleonora lo afferrò al volo scoppiando a ridere.
<< Davide non può venire, domani è il compleanno della nonna >>.
Davide. Possibile che ovunque andassero, quel ragazzo era una presenza costante?, pensò la più piccola, Perché non lo dimenticava mai?
<< Sì, me l’aveva detto >> asserì la più grande. L’attimo dopo si voltò verso Martina << Perché non vieni anche tu? >>.
<< Io? >>.
<< Lei? >>.
<< Perché no? È una cena tra compagni di equitazione >>.
<< Io…io non faccio… >>.
Martina guardò Eleonora in cerca d’aiuto che scrollò le spalle.
<< Se vuoi venire domani, per me non ci sono problemi >> disse semplicemente.
<< Ora che hai avuto il consenso della regina Elisabetta, che rispondi? >> continuò a scherzare Valentina.
<< E’ un sì, ti passo a prendere io >> rispose al suo posto la bionda sorridendole e senza darle altra possibilità di scelta << Adesso entra nel recinto >>.
<< Per cosa? >>.
Eleonora scese da cavallo senza risponderle e la prese per un braccio senza farle male.
<< Non ti ho portata al maneggio solo per guardarmi. Monta >>.
<< Aspetta, è la sua prima volta. Dovrebbe iniziare con un soggetto più tranquillo, tipo Ianto >>.
<< Io ho montato solo Agamennone ed è andata sempre benissimo >>.
<< Perché siete entrambi intrattabili >> le rispose l’amica.
<< Andrà tutto bene, vero bello? >> disse Eleonora accarezzando il collo del cavallo << Ti fidi di me? >> chiese subito dopo rivolta a Martina.
Mi farei fare qualunque cosa da te, pensò l’altra.
<< Un pochino >> ammise con un mezzo sorriso per non darle soddisfazione posando la sua mano su quella della ragazza più grande di lei.
Il cuore minacciava di scoppiare nel petto se continuava a starle così vicina. Era una sofferenza bellissima. Si fece aiutare da Eleonora per salire che le porse le redini dell’animale.
<< Sembra che le piaci >> affermò Valentina osservando come Agamennone fosse docile.
<< Te l’ho detto che non c’erano problemi >> disse l’altra << Donna di poca fede. Tira le redini se vuoi fermarlo, così è al passo invece. Con un leggero colpo di tacco aumenti l’andatura ma fa piano, è molto sensibile >>.
Martina annuì facendo camminare il cavallo. Eleonora era sempre al suo fianco senza staccare gli occhi dai suoi movimenti. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, Valentina aveva ragione; lei era l’unica che riusciva a montare tranquillamente Agamennone, fin da quando lo vide per la prima volta. I proprietari del maneggio l’avevano acquistato da puledro ma il caratteraccio che si ritrovava non lo rendeva idoneo a essere cavalcato dai bambini. Quando suo padre vide che con lei era docile si offrì di comprarlo e farlo rimanere lì affinché Eleonora potesse cavalcarlo ogni volta che voleva. Nonostante fossero trascorsi undici anni, i genitori dell’amica ancora faticavano a tenerlo a bada se non c’era lei. E ora con Martina. Incredibile, nemmeno con Davide era stato così buono. Anzi, l’amico gli piaceva ben poco, a malapena si lasciava accarezzare.
<< Bravo Agamennone >> disse la sua padrona seguendoli.
Poggiò involontariamente una mano sul suo ginocchio e sentì il cuore fermarsi per un attimo. Cos’era stato? Non aveva sperimentato qualcosa di simile. Alzò gli occhi incontrando lo sguardo di Martina. Traspariva una dolcezza infinita ed era davvero molto bella anche con i capelli spettinati. La più piccola si chinò per arrivare al suo viso e l’altra trattenne il respiro finché non sentì di nuovo l’odore della sua pelle.
<< E’ bello >> disse semplicemente.
 
Erano trascorse due ore da quando erano arrivate al maneggio, Eleonora stava riportando il cavallo nel suo box. Anche se non avrebbe voluto, aveva promesso alla madre che ci sarebbe andata. L’aveva spiegato alla più grande che si era limitata ad annuire e a sorriderle prima di proporle di aiutarla a spazzolarlo. Era un’operazione che faceva sempre dopo aver cavalcato.
<< Non credo di piacergli poi così tanto >> costatò Martina dopo l’ennesimo sbuffo di Agamennone.
Eleonora era di fronte a lei separate dal corpo del cavallo e scoppiò a ridere.
<< Perché lo stai facendo nel modo sbagliato >> le disse mettendosi accanto a lei << Guarda >>.
Le prese la mano e infilò le dita sotto l’elastico della spazzola a contatto con le sue mentre le muoveva lentamente.
<< Sempre dallo stesso lato >> continuò << Mio padre diceva che è un po’ come colorare, se cambi verso si rovina il disegno >>.
<< Già >> bisbigliò semplicemente l’altra di nuova preda delle sue emozioni.
<< Vedi? Ora è tranquillo >>.
Martina cercò lo sguardo dell’altra per potersi perdere in quel verde. Non erano come i suoi, erano più intensi, più carichi come se fossero abituati a nascondere quello che di solito li facesse stare bene. Improvvisamente la vide avvicinarsi al suo viso e sfiorarle la punta del naso col proprio senza alcun genere di malizia. Semplicemente desiderava nuovamente un contatto con la sua pelle, quella pelle che tanto le piaceva.
<< Dobbiamo andare adesso >>.
La più piccola annuì ma non si mosse. Nemmeno Eleonora lo fece e si ritrovarono a ridere sottovoce senza smettere di tenere le loro dita intrecciata nella spazzola.
<< Hai capito, bimba? Ti devo portare a nuoto >>.
Martina asserì.
<< Secondo me non hai compreso >>.
Nonostante quello che diceva, però, anche la più grande rimaneva ferma a guardare l’altra mentre si domandava perché improvvisamente le pareva bellissima. Più la fissava e più avrebbe continuato a farlo. Cosa stava provando di nuovo? Anche prima quando le aveva accarezzato per sbaglio il ginocchio era successo. E prima ancora, mentre cavalcavano insieme. Che cavolo le stava succedendo? Lei non si era mai comportata così, non aveva provato qualcosa di talmente forte come un quel momento. Ma era anche bello, le pareva di essere pervasa da un senso di pace che non aveva mai sperimentato prima d’allora.
<< Sì invece! >> scherzò Martina dandole una leggera spinta.
Si era mossa, finalmente l’aveva fatto. Eleonora si ritrovò a ringraziarla mentalmente per averlo fatto, altrimenti non sapeva davvero cosa sarebbe accaduto. Quegli occhi erano magnetici, l’attiravano come una calamita. Uscirono dalla stalla dopo aver salutato il cavallo.
<< Allora ci vediamo domani >> disse Valentina.
<< Certo, devo portare qualcosa? Vino? >>.
L’altra rise.
<< Ma tu pensi sempre all’alcol? >>.
Esatto, pensò la ragazza dai ricci ribelli.
<< Io? Per nulla >> le rispose Eleonora prendendo il casco.
Porse l’altro a Martina.
<< Porta questa bella riccia >> rise l’amica strizzando l’occhio alla più piccola che arrossì di fronte al complimento.
<< Affare fatto >> affermò la ragazza dai capelli biondi << A domani >>.
<< Grazie di tutto e a domani >> salutò la più piccola salendo dietro Eleonora.
 
<< Sicura che puoi accompagnarmi? >>.
<< Avanti, bimba! >> le rispose Eleonora spingendola verso il portone << Ti ho già detto di sì, vai a prendere il borsone >>.
<< Grazie! >>.
La ragazza più grande la vide sparire nel palazzo e si appoggiò al manubrio con entrambi i gomiti pensando a quanto era stata bene con lei in quelle poche ore. Non le era mai capitato, però doveva ammettere che era una bella sensazione. Davvero. Si sentiva piena e appagata.
Ma che potere hai su di me, bimba?, si chiese sorridendo appena.
Pochi minuti dopo Martina corse verso di lei. Eleonora prese il suo borsone sistemandolo tra i suoi piedi affinché non cadesse e partì. Le piaceva sentire le mani della più piccola sulla sua pancia.
<< Ecco fatto, bimba >> le disse non appena si fermò.
Martina scese porgendole il casco e si mise su una spalla la borsa del nuoto.
<< Ancora grazie >>.
<< Per un passaggio? Ma figurati >>.
<< Per tutto >> rispose l’altra avvicinando il suo viso a quello di Eleonora.
Le diede un bacio sulla guancia con gentilezza.
<< Bimba, ma che fai? >> esclamò la bionda fintamente arrabbiata.
<< Sono stata benissimo con te oggi >> continuò Martina a pochi centimetri dal suo viso.
<< Anch’io >> ammise l’amica evitando il suo sguardo perché altrimenti sarebbe arrossita << Ci vediamo domani >> aggiunse mettendo in moto e allontanandosi il più veloce possibile.
Martina restò ad osservarla finché le fu possibile mentre un mezzo sorriso le increspava le labbra.
Non era un amore a senso unico.
 
Dopo cena Martina si fiondò in camera con l’intento di chiamare l’amica che le rispose quasi subito.
<< Allora? >> chiese non appena attivò la conversazione << Com’è andata? Com’è andata? >>.
La ragazza dai capelli rossi si stesa sul letto con aria sognante.
<< Benissimo >> rispose.
<< E basta? Avanti, voglio i dettagli! >>.
<< Lei…lo sapevi che cavalca in modo superbo? È bravissima! >>.
Simona sbuffò.
<< Lo immaginavo >> mormorò << Quando ho detto dettagli, non intendevo questi! >>.
Martina rise.
<< Le nostre mani si sono sfiorate >> le confidò non riuscendo a non avvampare << Oh, e quando mi guarda… >>.
<< Ti stai sciogliendo? >>.
<< Non prendermi in giro! >>.
<< E’ un sì? >>.
<< Sei una stronza! Non ti racconto più niente! >>.
<< Oh, ti prego! Non puoi negarmi la parte più succulenta! >>.
<< Dovrai aspettare fino a domani! >> le rispose Martina vedendo arrivare la sorella pronta per mettersi a letto << Ci vediamo fuori la scuola, notte! >>.
Si mise sotto le coperte accendendo il suo computer portatile. Si collegò a facebook e cercò tra le persone in chat Eleonora. Sorrise nel leggere il suo nome e la contattò con un semplice saluto. Voleva essere cauta prima di partire in quarta a parlare. La risposta non si fece attendere.
Ehi, ciao bimba.
Ti disturbo?
Perché dovresti disturbarmi?
Quello che hai è un pessimo vizio, sappilo,le scrisse Martina che non sapeva se amare o odiare quel suo modo di rispondere con un’altra domanda.
Una brava ragazza come me con un pessimo vizio? Ti starai sicuramente sbagliando.
La ragazza dai capelli rossi rise.
Che fai?
Studio storia, ho quasi finito. Mi sorprende che tu sia ancora sveglia, bimba.
Ehi! Non ti sopporto quando fai così!
Così come?, le inviò Eleonora accompagnando la frase interrogativa con uno smile che faceva l’occhiolino.
Così! Non sono una bimba.
Per me lo sei.
E allora tu sei vecchia!
Non ti azzardare, bimba! Tra l’altro, gallina vecchia fa buon brodo.
La capacità della più grande di portare tutto a proprio favole era strabiliante. Martina era basita da come capovolgesse con facilità le conversazioni. Irritante e allo stesso tempo meravigliosa.
Okay, vecchietta divertiti col tuo brodo allora. Io tra un po’ mi metto a dormire.
Brava bimba, le rispose Eleonora che anche se non poteva essere vista sorrideva, Allora notte.
Notte e grazie per la fantastica giornata.
Ce ne saranno altre, te lo prometto bimba.
 
 

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Capitolo 8
*** Lo sbaglio della serata ***


Eleonora fissava senza interesse la lavagna dove Davide scrivere le varie dimostrazioni di matematica che la loro professoressa chiedeva. Era la prima volta che non ascoltava l’amico che di solito, se non sapeva qualcosa, la guardava affinché potesse suggerirgli la risposta. Per fortuna stava andando tutto bene altrimenti non avrebbe saputo che dirgli. Non era abbastanza concentrata nemmeno per distinguere le lettere dai numeri, figurarsi tentare di arrabattare una risposta a una domanda che non aveva neanche sentito. Era totalmente persa nel suo mondo, per la prima volta lontana da Davide, che quasi se ne stupiva se ci rifletteva un attimo. Eppure non riusciva a tornare alla realtà, non reggeva il confronto con i pensieri che aveva nella testa. Quella ragazzina l’aveva fatta sentire davvero bene, mai avrebbe accettato di dirlo ad alta voce ma era così. Eppure era Davide il suo migliore amico, quello che c’era sempre, col quale si confidava e faceva tutto. Perché era Martina invece che la faceva rabbrividire ogni volta che l’aveva vicina? Alzò gli occhi sul ragazzo mentre l’insegnante lo valutava. Era bello, aveva un fisico invidiabile e il sesso era sempre stato superbo con lui; ma allora per quale motivo non si era mai sentita appagata al suo fianco? Avevano avuto fin dall’inizio un rapporto simbiotico e fantastico che non cercava di diventare nient’altro che una semplice e bella amicizia. Chi diceva che il sesso tra amici era sbagliato non l’aveva mai provato. Bellissimo. Ma in quel momento non la stuzzicava, non la eccitava da quando la ragazza con la quale aveva parlato su internet, era diventata reale. Da quel momento tutto aveva iniziato a ruotare intorno a lei e al caratterino che si ritrovava. Si ritrovò a sorridere. Era un tipo che le teneva testa ed era davvero carina. Il giorno precedente era stato così diverso dal solito che ripensandoci ancora ora se ne stupiva. Le sarebbe piaciuto trascorrere altro tempo con Martina e la cena di quella sera era un’altra buona occasione. Il volto di Davide le si parò davanti mentre tornava a posto contento per il buon voto preso.
<< Stasera ci vediamo? >>.
<< Non hai il compleanno di tua nonna? >> chiese cauta la ragazza.
<< Sì ma poi possiamo vederci. Potrei raggiungervi a casa di Valentina oppure ci facciamo un giro noi >>.
Eleonora lo fissò per un istante senza sapere cosa dire. Doveva uscire da quella situazione senza fargli scoprire nulla.
<< Non lo so, vediamo che ora si fa. Non possiamo fare troppo tardi, abbiamo scuola >>.
<< Ma che dici, smemorata? Domani c’è assemblea d’istituto >> disse Davide mettendole un dito sulla fronte.
Cazzo, cazzo, cazzo!, pensò l’altra, Merda!
<< Oh, vero >> rispose semplicemente.
<< Allora nessun problema? >>.
<< Direi di no >>.
 
<< Quindi stasera vi vedete di nuovo? >>.
Martina annuì con aria sognante mentre ripensava a quel bacio che le aveva dato sulla guancia. Non le aveva dato fastidio, l’aveva leggermente imbarazzata e forse le era perfino piaciuto. Cercare di comprendere gli sguardi che le lanciava era ancora troppo presto ma non significava che col tempo non avrebbe imparato ogni singolo battito di ciglia. Sarebbe riuscita a conoscerla meglio di Davide. Il solo pensiero che una persona del genere potesse godere della presenza di Eleonora con un semplice schiocco la mandava in bestia; non la meritava, non riusciva nemmeno a comprendere come lei avesse potuto legarsi ad un soggetto simile per tanti anni e adattarsi al suo modo di vivere. Quello era il termine migliore per descrivere il rapporto che, a suo parere, intercorreva tra i due. Il fatto che la più grande gli nascondesse una cosa tanto sciocca come lo scrivere era indice che c’era qualcosa che non andava. Un qualcosa che con lei, invece, non esisteva. L’aveva apprezzata prima per le sue idee, il suo modo di intrecciare e creare trame, lo stile che aveva nell’esternare i sentimenti dei personaggi. Ricordava che la prima volta che aveva letto qualcosa scritto da lei, era rimasta colpita da quel modo di descrivere le emozioni. Così vere, così reali; come se si nutrisse di quotidianità. Era stata subito attratta da Eleonora e staccarsi le era risultato impossibile.
<< Ricordati solo di non dargliela! >> rise Simona dandole una manata sulla spalla.
<< Che cavolo dici! >> strepitò l’altra mentre suonava la campanella dell’intervallo.
<< Ti sto dando dei consigli >> continuò l’altra con un mezzo sorriso << A proposito, quando capiterà voglio i dettagli >>.
Le strizzò l’occhio e Martina divenne ancor più rossa dei suoi capelli. L’amica non aveva il minimo senso del pudore al contrario suo.
<< Ma…ma…ma… >> provò a dire imbarazzata.
Simona rise di gusto nel vederla in quel modo.
<< Cerca di non balbettare quando sei con lei >>.
<< Smettila! Sei insopportabile quasi quanto lei quando mi prendete in giro! >>.
<< Perché è divertente farlo >> le rispose l’altra.
Martina le fece la linguaccia prima di essere spinta da un compagno di classe inavvertitamente.
<< Scusa! >> le disse prima di catapultarsi fuori senza aspettare una risposta da parte della ragazza.
<< Ti ha detto l’ora? >> chiese Simona.
L’amica scosse il capo rendendosi conto di non avere il suo numero di cellulare. Quella sera avrebbe dovuto chiederglielo.
<< Sai se ha la patente? >>.
<< No, ieri siamo andate al maneggio col motorino >>.
<< Se prende la macchina stasera, i rischi aumentano! >>.
<< Ho detto di piantarla! >> le urlò Martina.
<< Guarda, è proprio lì >> le indicò la ragazza dai capelli neri facendole un cenno col capo.
L’altra si voltò. Eleonora era sulla soglia della porta della sua classe e chiacchierava con un paio di ragazze. Al trio si unì la solita compagna che spesso la più piccola aveva visto con lei mentre Davide era a pochi passi da lei e discuteva animatamente sui risultati di alcune partite di calcio con altre persone. Martina si ritrovò a pensare che quei due conoscevano molti ragazzi; ma d’altronde si doveva essere per forza popolari per essere votati rappresentanti d’istituto per il secondo anno di seguito, come le aveva detto Simona. La diciottenne pareva immersa nella conversazione così tanto da non accorgersi di lei. La cosa le provocò un leggero fastidio e distolse lo sguardo cercando un altro punto da fissare. La voce del ragazzo continuò ad arrivarle alle orecchie facendole arricciare il naso nel sentire che chiamava l’amica per farsi supportare nelle sue idee. Quando la campanella suonò, mettendo fine all’intervallo, Martina fu la prima a rientrare in aula seguita dall’amica che aveva compreso immediatamente il suo gesto stizzito.
<< Ehi >> le disse cercando di tirarle su il morale.
<< Sto bene, Simo >> le rispose l’altra senza guardarla.
Negli unici momenti in cui avrebbero potuto almeno salutarsi, Eleonora era troppo impegnata in futili chiacchiere per badare a lei.
 
Angelo osservava la figura della ragazza raccogliere le ultime palline e la chiamò affinché si voltasse. Eleonora lo fissò coi suoi grandi occhi verdi e gli si avvicinò con la racchetta in mano.
<< C’è qualcosa che vuoi dirmi? >> le domandò senza troppi giri di parole.
Aveva compreso che c’era qualcosa da come aveva tentennato nel rispondergli un paio di volte. L’altra si sfiorò le punte dei capelli fermati da un’alta coda e gli sorrise.
<< Sì >> disse infine abbassando lo sguardo e iniziando a giocherellare con una pallina.
L’allenatore incrociò le braccia sul petto aspettando.
<< Angelo, pensavo che forse… >> fece un respiro profondo << …forse non voglio partecipare alle nazionali >>.
Lui la guardò con aria interrogativa.
<< Non continuerò mai la carriera di tennista. Mi piace tanto ma…e poi non sono vecchia ormai? >>.
Entrambi risero sottovoce prima che Angelo le poggiasse una mano sulla spalla.
<< Farai carriera in tutto quello in cui ti applicherai >> affermò l’uomo convinto << Sei una gran ragazza, Eleonora e se è questo che vuoi per me va bene. Me l’aspettavo in un certo senso >>.
Mi piacerebbe sapere cos’è che voglio davvero, pensò la ragazza con un misto di amarezza e malinconia, Perché sono al quinto anno di liceo e non so nemmeno cosa farò una volta fuori.
<< Grazie >> si limitò a rispondere con un mezzo sorriso.
Non sapeva neanche lei perché aveva deciso di lasciar perdere così all’ultimo momento le nazionali. Le era sempre piaciuto partecipare alle selezioni e sentirsi acclamare ma ora le pareva privo di senso se non aveva intenzione di continuare. In effetti, molte delle cose che aveva fatto o che faceva erano prive di qualunque spiegazione logica. Se sua madre le avesse dato il permesso qualche anno prima, forse ora sarebbe stato diverso.
<< Possiamo continuare a giocare? >>.
<< Ovviamente, credi che ti lascerei impigrire davanti alla televisione? >> scherzò l’allenatore afferrando al volo la pallina con la quale giocava e facendole segno di tornare nella sua metà di campo.
Ripresero a giocare ed Eleonora si sentì molto più sollevata di prima.
 
<< Dov’è che devi andare stasera? >>.
Martina mise la testa fuori dalla sua camera incrociando lo sguardo del padre che aveva alzato gli occhi dal giornale che stava leggendo.
<< A cena da un’amica >> rispose rientrando.
Dalla cucina sentì sua madre chiamarla. Sbuffando, richiuse l’anta dell’armadio e andò da lei per sentire cosa volesse.
<< Chi è quest’amica, Marty? >>.
<< Una ragazza >>.
La donna la guardò per farle capire di dire qualcos’altro ma la figlia si ostinò nel silenzio.
<< Viene in classe tua? >>.
<< No >> disse Martina cercando di dire meno cose possibili << E’ più grande >>.
Sofia la fissò senza parlare.
<< Ha diciotto anni, mamma! >> sbottò la ragazza << L’ho conosciuta a scuola, non facciamo niente di strano! >>.
<< Marty >> iniziò la madre mentre lavava l’insalata << Non… >>.
<< Lei non è Greta >> la interruppe la figlia abbassando lo sguardo.
Era da quando tutta quella storia era venuta fuori che non la nominava. Nella stanza l’aria divenne improvvisamente pesante e si avvertì subito. Sua madre non rispose preferendo lasciar perdere. Non voleva creare ulteriori discussioni in famiglia, non ora che finalmente suo marito pareva aver accantonato ciò che era successo a Genova.
<< Mi raccomando, Marty >>.
Certo, salviamo l’apparenza di una famiglia felice, pensò la ragazza con stizza.
<< Vado a finire di prepararmi >>.
<< E non fare tardi! >>.
 
Dopo le solite raccomandazioni sul non fare troppo tardi, la ragazza uscì di casa per andare a prendere Martina e dirigersi, poi, a casa di Valentina. L’aveva sentita nel pomeriggio su facebook per comunicarle l’ora e aveva compreso che doveva assolutamente avere il suo numero di cellulare. Sarebbe stato molto più veloce e pratico parlare con lei. Erano le otto meno un quarto quando la vide scendere e si ritrovò a sorridere.
<< Ehi, ma come siamo carine >> scherzò dandole il casco che di solito usava la più piccola.
Martina arrossì per il complimento e si guardò la punta degli stivali.
<< Grazie >> rispose lottando contro il suo imbarazzo << Ho…ho indossato le prime cose che ho trovato >> mentì.
Aveva passato ore a scegliere cosa indossare per quell’occasione e, nonostante si fosse impegnata, non si trovava per nulla carina. Almeno non come l’altra ragazza che indossava un paio di jeans strettissimi con degli strass laterali e un paio di tronchetti dal tacco vertiginoso coi quali pareva essere a suo agio tanto da guidare il motorino. Immaginava che anche sopra sarebbe stata all’altezza del sotto.
<< C’è qualcosa che non va? >> le chiese Eleonora notando che non si muoveva.
Martina alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi e scosse il capo.
<< Oggi… >> iniziò titubante se esprimere o meno il suo malessere.
<< Oggi eri lo stesso carina con quel maglioncino a rombi azzurro >> la interruppe l’altra strizzandole l’occhio.
Il viso della più piccola s’illuminò.
<< Pensavo che non mi avessi vista >>.
<< Scherzi? >> disse Eleonora con uno slancio di spontaneità << Sono stata trattenuta da due ragazze a parlare perché domani c’è assemblea d’istituto e quando ho alzato gli occhi ti eri già fiondata in classe. Adesso andiamo o rischiamo di fare tardi >>.
Martina si affrettò ad ubbidire sperando che il cuore la smettesse presto di battere così forte.
La casa di Valentina era un villino a schiera, identico agli altri fatta eccezione per la grossa girandola colorata vicino al cancello. Eleonora parcheggiò fuori e suonò al citofono. Venne loro aperto quasi subito e la più grande condusse l’altra per il piccolo giardino fino alla porta di casa lasciata aperta.
<< E’ permesso? >> chiese educatamente la diciottenne.
<< Ciao Domenghi >> salutò allegramente Valentina andando loro incontro << Hai portato la bella riccia >> aggiunse facendo l’occhiolino a Martina.
<< Avevo scelta? >> scherzò l’altra camminando verso il salone.
Erano le ultime arrivate, tutti gli altri ragazzi erano già seduti chi sul divano e chi sulle sedie intorno al tavolo.
<< Buonasera a tutti! >> disse Eleonora << Lei è Martina, una mia amica >>.
<< Salve >> fece la più piccola con un sorriso.
Si tolse il giubbotto appendendolo e Martina non poté fare a meno di notare che la camicia nera finemente ricamata che indossava le evidenziava il seno. Doveva avere una quarta e doveva essere bellissimo. Inghiottì un groppo di saliva prima di stringere le mani degli amici di Eleonora e Valentina.
<< Che peccato che Davide non sia potuto venire >> disse Yuri guardando sedersi la bionda accanto a lui.
Eleonora si strinse nelle spalle e gli sorrise.
<< Come va l’università? >> domandò iniziando a fare conversazione.
<< Architettura è una gran figata, anche se sto solo all’inizio >> le rispose l’amico.
<< Yuri è un anno più grande di me, l’ho conosciuto al maneggio >>.
<< Eravamo i migliori del nostro corso, per questo siamo passati quasi subito coi grandi >> spiegò a Martina il ragazzo indicando gli altri che erano più grandi di loro.
Era un bel tipo e, da come vestiva, anche dai gusti raffinati.
<< Tra poco arriva la pizza! >> esclamò Valentina che aveva evidentemente fame << E’ andata Ambra a prenderla >>.
<< Matteo? >> domandò Eleonora riferendosi al fratello un anno più grande dell’amica << Che racconta? Da quando si è sposato, non si fa più vedere al maneggio! >>.
Il sorriso di Valentina le fece capire che c’era qualcosa che non sapeva.
<< Erika è incinta! Tra sei mesi divento zia! >>.
<< Ma dai! Che bella notizia >> dissero gli amici quasi in coro.
<< Com’è sentirsi terribilmente vecchi? >> la canzonò la diciottenne
<< Sei sempre la solita stronza, Domenghi! >>.
Tutti risero. Improvvisamente si sentì suonare e la padrona di casa si affrettò ad andare ad aprire.
<< Pizza, pizza, pizza! >> esclamò Valentina tornando con uno dei due vassoi.
<< Stai gridando come una gallina strozzata >> l’ammonì l’unica ragazza che Martina non aveva ancora conosciuto.
<< Ciao Ambra! >> esclamò Eleonora alzandosi in piedi << Come stai? >>.
<< Delle volte ho l’impressione che Valentina mi sfinisca più dell’università! >> rispose ridendo l’amica.
<< Ehi, non metterti a confabulare col nemico! >> disse l’altra sentendosi chiamare in causa.
<< Per sopportarla devi essere dotata di molta pazienza >> affermò ridendo la bionda << Ti presento Martina, una mia amica >>.
<< Ehi, ciao. Piacere, Ambra Balli >>.
<< Piacere di conoscerti >> rispose la più piccola stringendole la mano.
<< Amore, ti siedi vicino a me? >> domandò Valentina mentre prendevano posto.
Martina posò alternativamente gli occhi da quella che aveva parlato ad Ambra. L’aveva chiamata amore? Ma allora significava che…
Ogni suo dubbio svanì quando vide che le due si stavano scambiando un breve bacio.
<< Bimba, ma che fai? Ti muovi? >> la richiamò Eleonora avvicinandosi e prendendole la mano.
Si sedettero vicine e tra una battuta e l’altra la cena iniziò. La diciottenne stava per versarsi della birra quando fu ripresa da Martina.
<< Ma che fai? >> esclamò a voce troppo alta.
<< Bimba non so te, ma io ho sete! >>.
<< Devi guidare, non puoi bere alcolici >>.
<< Ma stiamo col motorino, non mi fermerà nessuno! >>.
<< Non c’entra niente. Non puoi farlo >>.
<< Voglio proprio vedere chi la spunta >> sussurrò Valentina a Christian, un altro loro amico.
<< Mi stai dicendo che devo bere coca-cola come se avessi cinque anni? >>.
<< Sì >> rispose caparbiamente Martina.
Non aveva intenzione di dargliela vinta.
<< Avanti, Ele >> fece Yuri << Dopotutto Martina non ha tutti i torti >>.
<< Stai dalla sua parte? >> esclamò sconvolta l’altra.
<< Ehi, non farne una tragedia adesso >> s’intromise Valentina << Martina ha ragione. Nessuno vorrebbe che le capitasse qualcosa per colpa tua >>.
Le fece nuovamente l’occhiolino e alla fine Eleonora cedette. La più piccola la osservò versarsi da bere e le sorrise compiaciuta.
<< Non ti ci abituare, bimba >>.
E invece sì, pensò Martina, Questo è solo il primo passo.
<< La grande Domenghi che si piega, quale onore >> la prese in giro Christian.
<< Hai visto, bimba? Ora mi farai prendere per il sedere da tutti >>.
L’amica le accarezzò il viso cercando il suo sguardo. La trovava bellissima anche imbronciata.
<< Dai, fa la brava >> le disse come se fosse una bambina.
Le sfiorò appena una ciocca di capelli facendo di tutto per non rabbrividire a quel contatto. Eleonora allora si sporcò un dito di pomodoro prendendolo da un pezzo di pizza che era nel suo piatto avvicinandosi a Martina che iniziò ad arretrare comprendendo.
<< Ele >> affermò << Non oserai >>.
<< Devo compensare in qualche modo >> le rispose semplicemente l’altra prima di farla cadere sul divano e di salirle sopra.
Martina inghiottì in groppo di saliva nel sentirla su di sé e la fissò cercando di moderare il desiderio che si agitava in lei. Il cuore, però, prese a martellarle nel petto nel momento in cui l’amica si chinò sul suo volto per sporcarglielo. Poteva sentire il suo odore e le sue mani erano così morbide mentre l’accarezzava. Sentì le gambe di Eleonora strusciarsi contro le sue senza sapere quali sensazioni stava provocando in lei. Se solo avesse immaginato quali sentimenti si agitavano nel suo corpo! Sarebbe scappata? Non poteva rischiare, ma quella situazione la tentava troppo per non osare. Lentamente fece scivolare la sua mano nell’incavo del ginocchio dell’altra ragazza continuando a guardarla e glielo accarezzò. Si accorse del brivido che aveva scosso l’amica e il suo cuore fece le capriole nel petto.
<< Okay, Domenghi >> disse Valentina << Penso che tu l’abbia torturata abbastanza >>.
La tirò per un braccio facendola alzare.
<< Ti accompagno in bagno >> propose Ambra rivolta a Martina con un mezzo sorriso.
<< Grazie >>.
<< Tu vieni di là con me, è finita la roba da bere >>.
Eleonora seguì la padrona di casa osservando con la coda dell’occhio le due ragazze salire al piano superiore.
<< Allora >> iniziò Valentina una volta sole << Dove l’hai conosciuta? >>.
<< Viene al liceo con me >> si limitò a dire l’amica.
<< Non ho notato che hai portato tutti ragazzi del liceo al maneggio con te >>.
L’altra le lanciò un’occhiata che non prometteva niente di buono.
<< Qual è il punto? >> chiese sulla difensiva.
La padrona di casa alzò le mani ridendo appena di fronte al suo comportamento.
<< Nessuno >> rispose.
<< Perché queste domande? >>.
Valentina scosse impercettibilmente il capo. Quello che lei ed Ambra avevano intuito, Eleonora non lo immaginava nemmeno. Non avrebbe compreso l’arte del corteggiamento neanche se avesse fatto vedere un documentario sugli animali. E dire che era così scontato! Non si era neanche domandata come mai avesse accettato di seguire il consiglio di Martina sul non bere quella sera, cosa che non aveva mai fatto. Era convinta che il suo inconscio, però, custodisse tutte le risposte.
<< Ehi, calmati. È solo…sembra una brava ragazza. Attenta a non perderla >>.
La più piccola la guardò con aria interrogativa.
<< Non è come Davide >> le disse semplicemente prima di darle un paio di bottiglie da portare in salone.
 
<< Questo è un asciugamano pulito >> disse Ambra dopo che Martina si lavò il viso porgendoglielo.
<< Grazie >>.
La più piccola si asciugò il volto e subito dopo incontrò lo sguardo acuto dell’altra che la stava osservando.
<< Non penso che faccia per te >>.
A quella frase Martina s’irrigidì e serrò la mascella comprendendo a cosa alludesse.
<< Lei non è lesbica >>.
<< Te l’ha detto? >> domandò con lo stesso tono l’altra.
Ambra scosse il capo sorridendole con gentilezza.
<< Ragazzina, lei e Davide hanno un rapporto…simbiotico direi. Non farti del male >>.
<< Eleonora potrebbe anche staccarsi da lui, ci hai mai pensato? >> disse Martina scoprendo le carte.
<< Potrebbe >> le concesse la più grande << Ma…non so, non mi è mai sembrata interessata alle ragazze >>.
Potrebbe interessarsi solo a me!, avrebbe voluto urlare l’altra.
<< Da quanto tempo state insieme? >> chiese invece.
<< Quattro anni >> rispose Ambra << So quello che stai pensando, avevo la stessa età di Eleonora quando ho capito di amare Valentina ma è diverso. Io non avevo un amico come Davide col quale condividevo tutto e non sempre tutti i sogni si avverano, sappilo.  >>.
<< Forse è meglio se torniamo dagli altri >> fece Martina desiderando solo fuggire da quella conversazione.
<< Hai ragione, andiamo >>.
Quando fecero ritorno in salone, Eleonora e Valentina si stavano punzecchiando come sempre. Martina le lanciò un sorriso nell’incontrare i suoi grandi occhi verdi e si passò una mano tra i ricci ribelli. Non voleva pensare alle parole di Ambra, non le piacevano e non conosceva il rapporto tra lei e la più grande. Doveva concentrarsi unicamente sul suo obiettivo e non perderlo di vista, era convinta che sotto quella maschera che mostrava a tutti, ci fosse una persona che contraccambiava il suo amore. Quando l’aveva toccata, l’aveva sentita rabbrividire; non poteva essere niente. Si accorse di quanto ardentemente la desiderasse da non notare che, invece, Eleonora era intenta a mandare un messaggio. Le si sedette accanto provando a sbirciare chi fosse e l’attimo dopo sbadigliò.
<< Stanca, bimba? >> mormorò l’altra.
<< Un po’ >> ammise Martina avvicinandosi ancor di più.
Si fermò quando sentì il suo profumo e delicatamente le poggiò una mano sul fianco facendo finta di stiracchiarsi.
<< Vogliamo andare? >>.
<< Possiamo restare ancora se vuoi >>.
Non poteva dire di non volersene andare solo per trascorrere altro tempo con lei, per riuscire ad accarezzarle di sfuggita il corpo, per godere dei suoi sguardi.
<< Meglio se andiamo, non ti voglio sulla coscienza se domani sei stanca >>.
Eleonora si alzò in piedi aiutandola a fare lo stesso.
<< Ragazzi, è stato un piacere >> disse sorridendo e salutando tutti.
<< Dovremmo farlo più spesso >> rispose Yuri che stava cercando il suo cellulare prima di tornare a casa anche lui.
<< Notte >> salutò Valentina sulla soglia della porta.
<< Grazie e buonanotte >> affermò Martina prima di allontanarsi insieme a Eleonora.
Per la più piccola il viaggio di ritorno fu terribilmente breve e l’amica si fermò troppo presto sotto casa sua.
<< Ehi bimba >> iniziò Eleonora dopo che l’altra le ebbe porto il casco << Mica ti ha dato fastidio che Valentina e Ambra… >>.
<< No, ma che dici? >> la interruppe Martina.
Nel vederla sorridere, si sentì tremendamente leggera.
<< Meno male, bimba. Non te l’ho detto perché per me è una cosa normalissima. Me ne sono completamente dimenticata >>.
Sapessi per me, pensò la ragazza dai capelli rossi.
<< Tranquilla >> le rispose << Sono stata bene stasera >>.
<< Anch’io >> disse Eleonora << Va a letto ora >>.
<< Sei molto stanca? >>.
<< Da morire >> mentì prontamente la più grande che aveva una certa fretta di allontanarsi.
Si meravigliò non poco della prontezza con la quale mentiva. Vide Martina avvicinarsi al suo viso e quella breve distanza non la infastidì come di solito accadeva con chiunque.
<< Notte, allora >> sussurrò la ragazza accostando le sue labbra alla guancia dell’altra per baciarla.
Rispetto al giorno precedente, questa volta si azzardò ad approssimarsi leggermente di più verso la sua bocca ed Eleonora non si sottrasse. Ne gioì silenziosamente.
<< Ciao bimba >>.
 
Aveva appena parcheggiato fuori il giardino di casa, quando una macchina famigliare si fermò abbagliandola per un attimo. Sorrise mentre si avvicinava ed entrava.
<< Buonasera a tutti >> disse sedendosi dietro.
In macchina c’erano Davide al volante, Lavinia, Ramona e Paolo.
<< Ciao, com’è andata? >> chiese Lavinia dandole un bacio sulla guancia.
<< Bene, serata tranquilla >>.
<< Mi spiace non essere potuto venire >> fece Davide guardandola attraverso lo specchietto retrovisore << Ho fatto il prima possibile >>.
Eleonora si strinse nelle spalle ritrovandosi a pensare che le era dispiaciuto portare Martina a casa. Non poteva, però, fare altrimenti. Se l’amico si fosse presentato a casa di Valentina e avesse trovato la ragazza, sarebbero state grane per lei. Meglio evitare.
<< Non ti sei perso niente di clamoroso. Ah, la moglie di Matteo è incinta! >> rispose << Dove andiamo? >> aggiunse per cambiare argomento.
<< Io avrei voglia di una birra >> affermò Ramona sistemandosi gli occhiali sul naso.
<< L’Ettaler che si prese Gloria quella volta che siamo uscite insieme era fantastica >> asserì Lavinia << Propongo Morgana >> continuò riferendosi a un locale molto famoso della zona.
<< Tu Ele? >> chiese il migliore amico della bionda che non faceva nulla se prima l’altra non parlava.
<< Anche per me va bene >> disse guardando fuori dal finestrino.
Sentiva un leggero malessere dentro di sé e non riusciva a definirlo. Era forse per aver mentito alla più piccola? Di solito non si faceva quei problemi, perché con lei era diverso?
Ancora non sapeva rispondersi.

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Capitolo 9
*** Il ponte ***


Si era svegliata di ottimo umore e molto presto. Avendo un po’ di tempo libero prima di andare all’assemblea d’istituto, accese il computer collegandosi a facebook. Rimase sorpresa quando vide sulla home alcune foto di Eleonora in compagnia degli amici postate la notte precedente. Le ingrandì col cuore in gola e amaramente comprese che la più grande le aveva mentito. Non era andata a casa dopo averla accompagnata, era uscita con quel cretino di Davide senza dirle la verità. Per la rabbia si morse il labbro inferiore prima di spegnere. Si sentiva una stupida ad averle creduto così senza remore, ad aver pensato che bastassero due giorni in sua compagnia per cambiarla.
Perché fai così?, si domandò mentre infilava le scarpe per uscire.
<< Ciao mamma >> disse sentendo la televisione accesa in cucina.
<< Buona giornata, Marty! >> rispose la donna affacciandosi dalla stanza.
Le sorrise ma la figlia aveva già distolto lo sguardo affrettandosi ad andare via.
 
<< Perché facciamo assemblea al cinema? >> domandò Martina rivolta all’amica mentre prendevano posto.
Simona si sistemò una ciocca di capelli ribelli col ferretto prima di risponderle.
<< L’abbiamo sempre fatta qui. Siamo novecento studenti, questo l’unico posto in cui possiamo stare tutti insieme. Da quello che so Paolo Alsazio, quello che va in classe con la Domenghi, è il figlio dei proprietari del cinema e avranno fatto una specie di accordo con la preside >>.
L’altra si limitò ad annuire guardando il palco dove avevano preso posto due dei tre rappresentanti d’istituto intorno a un tavolo.
<< Dov’è Eleonora? >> chiese notando che l’amica non figurava.
La sua coetanea si strinse nelle spalle.
<< Nessuno lo sa >> disse << E’ il secondo anno che è rappresentante d’istituto ma non l’ho mai vista presenziare ad una assemblea. Se ci pensi, è abbastanza assurdo che sia stata eletta per due volte di seguito >>.
Martina aveva smesso di ascoltarla mentre la cercava con gli occhi. Aveva bisogno di riversarle contro quello che sentiva.
<< Prova sul retro >> le consigliò l’amica comprendendo cosa volesse.
<< E…e se mi vede qualcuno? >> domandò pensando soprattutto a Davide.
<< Oh, dici che stai cercando il bagno! >> esclamò Simona ridendo << Improvvisa sul momento! Avanti vai >>.
La ragazza dai capelli rossi si alzò piedi e le sorrise leggermente.
<< Grazie >> mormorò prima di allontanarsi.
I corridoi erano completamente deserti, non incontrò nessuno e iniziò a domandarsi se fosse presente o meno. Guardò in tutte le stanze che trovò ma non la vide. Sbuffò riflettendo sul mandale un messaggio. Non voleva darle nessuna soddisfazione in quel momento. Stava per tornare indietro, quando finalmente la vide. Se ne stava seduta su una vecchia ringhiera con un libro in mano e leggeva. Era talmente assorta che probabilmente sarebbe anche potuta crollare tutta la struttura ma a lei non sarebbe importato. Martina non riuscì a non sorridere mentre le si avvicinava. Era davvero bella leggermente china sul volume aperto, i capelli sciolti che le ricadevano sul viso coprendolo un po’ e le gambe piegate.
<< Ciao >> disse per richiamare la sua attenzione.
Eleonora alzò lo sguardo e le sorrise vedendola.
<< Buongiorno bimba, non ti ho sentita arrivare >>.
Si spostò leggermente per sistemarsi meglio.
<< Come mai non sei dentro con gli altri rappresentanti? >>.
L’altra fece le spallucce con aria indifferente.
<< Non mi interessa >> le rispose << Non mi è mai interessato niente. È stato Davide a costringermi a candidarmi, io non ho mai voluto. Preferisco stare qui a leggere un buon libro >>.
Un moto di rabbia scosse la più piccola pensando come il ragazzo governasse la vita di Eleonora e a come lei lo lasciasse fare.
<< Hai questo modo strafottente nei confronti di tutti gli impegni che prendi? >>.
La diciottenne la guardò con aria interrogativa e poi richiuse il libro.
<< Dov’è il problema? Riescono a parlare anche senza di me >>.
Si accese una sigaretta con indifferenza.
<< Il punto è la tua sfacciataggine per tutto! >> esclamò Martina non riuscendosi a trattenere.
<< Bimba, sei venuta per farmi la morale o per stare un po’ con me? >> chiese iniziando ad alterarsi l’altra.
<< Sei una bugiarda! Ieri sera mi hai mentito! >>.
Eleonora si alzò in piedi afferrandola per un braccio.
<< Ma che cavolo stai dicendo? >>.
Martina si divincolò con le lacrime agli occhi.
<< Ieri non sei andata subito a casa, sei andata a bere con i tuoi amici! Perché non me l’hai detto? >>.
<< E tu come… >> provò a dire la più grande.
<< Ho visto le foto su facebook! >>.
Cazzo!, pensò Eleonora, Lavinia le ha già messe.
<< Calmati un attimo bimba >> le disse << Davide… >>.
<< Lo sapevo che tiravi in ballo lui! >> la interruppe Martina.
<< Non metterti a urlare, potrebbe arrivare qualcuno >> l’ammonì la bionda << E smettila, parli come una fidanzata rompipalle e gelosa! >>.
La più piccola si bloccò a quelle parole e represse il desiderio di dirle la verità.
<< Non capisci proprio un cazzo! >> decretò con rabbia.
Stava per allontanarsi quando Eleonora l’afferrò nuovamente bloccandola contro la ringhiera.
<< Allora spiegamelo >> disse in tono duro << Sono andata a farmi un giro con gli altri, è vietato? >>.
Un brivido scosse la più grande quando le sfiorò il corpo col suo. Cos’era stato? Dovette mordersi la lingua per non pensarci.
<< Potevi dirmelo! Invece rifili a chiunque le tue bugie. Credi che sia piacevole? >>.
<< Mi dispiace, bimba okay? Non so nemmeno io perché l’ho fatto >>.
<< Perché te ne freghi delle persone che ti stanno accanto! >> le rispose Martina.
<< Non è vero! >> esclamò Eleonora ferita da quella frase << Io… >>.
Allentò involontariamente la presa, quel tanto che bastò all’altra per divincolarsi e scivolare lateralmente al suo corpo. La lasciò lì, a rimuginare sulle sue parole sperando che riuscisse a comprendere.
 
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza mentre fissava il soffitto. Per un attimo sperò che non fosse Davide cui stava ignorando deliberatamente tutti i messaggi.
<< Sei viva? >> chiese Claudia entrando.
<< Da quando bussi per entrare in camera tua? >>.
<< Scusa, pensavo dormissi >> disse la sorella sedendosi sul letto << Tutto okay? Da nonna non hai praticamente mangiato niente >>.
<< Sì, tutto okay >> si affrettò a rispondere Eleonora << Come va con quel ragazzo? Com’è che si chiamava? >>.
Il volto della quindicenne avvampò all’istante.
<< Tommaso >> fece Claudia dandole uno schiaffo sul ginocchio << Beh, diciamo che mi ha guardata un paio di volte all’intervallo! >>.
La maggiore alzò la testa inarcando il sopracciglio.
<< Tutto qui? >>.
<< Sei proprio priva di sentimenti! >> si risentì l’altra << Comunque dovresti portare Serena a danza tra un po’, chiaro? >>.
<< Chiaro >>.
<< Hai litigato con Davide per caso? >>.
<< No, perché? >> domandò sua sorella.
<< Perché sei parecchio giù. È per il tennis? >>.
<< No, non è per tennis >> rispose Eleonora con un sospiro << Penso d’aver fatto la cosa giusta lì >>.
Le due ragazze si fissarono negli occhi per qualche istante in silenzio.
<< Secondo te io sono una persona egoista? >> si decise finalmente a sputare il rospo.
Claudia scoppiò a ridere.
<< Chi te l’ha detto? >>.
<< Rispondi e basta! >>.
La sorella le si avvicinò cercando la sua mano e gliela strinse con un sorriso mentre intrecciava le dita con le sue. Anche se era ancora più piccola di Eleonora quando la loro famiglia era stata distrutta, ricordava bene com’era stato devastante per tutti, soprattutto per lei. La più grande si era ritrovata ad essere il punto cardine della madre nella gestione delle altre sorelle. Aveva dieci anni, Claudia sette, Ilaria cinque e Serena due. Era stato naturale per Fulvia appoggiarsi a lei che era la più grande ed Eleonora non l’aveva mai tradita. Era diventata un pilastro fondamentale anche con quel carattere che aveva. Ma d’altronde le sue sorelle l’adoravano pure per quello; scontrosa e facilmente irritabile ma che per loro c’era sempre stata. Tutto il contrario del padre, praticamente.
<< No >> disse infine guardandola intensamente negli occhi << Non sei una persona egoista ma potresti darlo a vedere >>.
L’altra alzò la testa sorreggendola con la mano libera aspettando che le desse una spiegazione.
<< Apparentemente puoi sembrare una persona egoista e anche un po’ cinica delle volte a chi non ti conosce bene soprattutto ma poi si resta piacevolmente sorpresi >>.
Le fece l’occhiolino aspettando di vederla sorridere. Eleonora pensò nuovamente alle parole di Martina e a come si fosse arrabbiata per la bugia che le aveva detto. Ma che altro poteva fare? Non aveva scelta per non far insospettire l’amico. Menzogne…quante ne aveva dette fino a quel momento? Aveva perso il conto.
Sto bene.
Non mi serve niente.
Non fa nulla.
Tranquilla, ci penso io.
Quelle erano le più comuni. Aveva iniziato così, per scoprire di non riuscire a smettere. Con qualche piccola bugia, era riuscita ad ottenere tutto quello che voleva. Martina era così diversa dalle persone che aveva conosciuto fino a quel momento. A lei non interessava sballarsi, bere, fumare e fare molte cazzate che aveva fatto con i suoi amici. L’attirava il suo modo di vivere e poi…quei brividi che aveva provato. L’avevano fatta sussultare per la sorpresa e anche per il piacere. Nemmeno quando faceva sesso con Davide, li aveva sentiti e la ragazza l’aveva solo sfiorata. Non osava immaginare cosa sarebbe accaduto se si fosse spinta oltre. L’attimo dopo scoppiò a ridere sotto lo sguardo interrogativo di Claudia.
Ma che cavolo vado a pensare!, si rimproverò con un mezzo sorriso mentre scuoteva il capo.
<< Okay, vedo che ti sei ripresa >> disse la sorella alzandosi in piedi << Vado a studiare da Bea, sono abbastanza certa che quella di biologia domani mi interroghi >>.
<< Capra! >> scherzò Eleonora alzandosi in piedi. Guardò l’ora << Vado a prendere Serena >>.
<< Ma quanto sei simpatica, davvero >> fece Claudia sarcasticamente guardandola uscire dalla stanza.
<< Ehi, bruttina >> disse la più grande fermandosi sulla soglia << Vai bene come sorella >>.
L’altra le sorrise sapendo che quello per lei era veramente un gran complimento. Eleonora non si sbilanciava mai negli slanci d’affetto, quello era il massimo e sentirselo dire faceva stare meglio chiunque. Aveva la strana capacità di farsi in quattro per una persona cui tenesse davvero senza dire nulla che potesse risultare efficace come le sue azioni.
<< Ci vediamo stasera >>.
 
Dopo aver accompagnato la sorella, Eleonora parcheggiò il motorino dirigendosi verso l’edicola. Salutò senza guardare nessuno in particolare volgendosi verso lo scaffale dei fumetti. Afferrò l’ultimo numero di Dylan Dog con un sorriso e si voltò per pagare. Rimase alquanto stupita nello scoprire che dietro il bancone c’era Martina.
<< Bimba? >> mormorò dubbiosa.
<< Ciao >> si limitò a dire l’altra evitando di incrociare il suo sguardo.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Quest’edicola è di mio padre. Lo sostituisco momentaneamente perché doveva assentarsi per alcuni servizi, ma ormai sarà di ritorno. Tu? >>.
Eleonora si limitò ad alzare il fumetto per mostrarglielo e le poggiò sul tavolo i soldi.
<< Di solito vado dal giornalaio sotto casa ma è in ferie in questo periodo >>.
<< Grazie >> disse Martina mettendo gli spiccioli in cassa << Buona giornata >>.
<< Ce l’hai ancora con me? >>.
<< Tu che dici? Secondo te mi è passata nel giro di qualche ora? >>.
<< Ma ti ho detto che mi dispiace, avanti! >> ribatté Eleonora
<< Smettila, Eleonora. Non è così che funziona. Non basta dire che ti dispiace per far tornare tutto a posto, lo capisci? >>.
L’altra si morse il labbro inferiore senza dire nulla.
<< Non volevo mentirti, sul serio >> disse infine abbassando gli occhi << Sapevo che non saresti stata d’accordo se te l’avessi detto >>.
<< Sapere che saresti andata ad ubriacarti da qualche parte? Certo che no! >>.
<< Lo vedi? >>.
<< Piantala >> affermò duramente la più piccola << Non è divertente e se non hai voluto dirmelo è perché anche tu sai che è sbagliato >>.
Si guardarono negli occhi in silenzio. Eleonora non voleva ammetterlo, non voleva ammettere nemmeno a se stessa che il giorno precedente si sarebbe divertita molto di più con lei anziché bere come al solito. La desiderava fortemente, stava male nel sentirsi urlare parole dure da Martina, chiedeva solo di avere un buon rapporto. Eppure era frenata da quello che era, da quello che rappresentava. Dire la verità sarebbe equivalso a veder sgretolarsi di fronte agli occhi tutto quello che aveva costruito. Non osava immaginare quello che le avrebbe detto Davide se avesse scoperto che sentiva qualcosa di forte e di diverso verso quella ragazza, che non voleva lasciarla andare, che non era come tutte quelle che conosceva. Voleva saperne di più su di lei, provava la strana curiosità di sapere ogni stupito e insignificante particolare della sua vita. Entrò un’anziana signora che chiese il quotidiano ed entrambe furono distolte dai loro pensieri. Subito dopo si presentò un bambino delle elementari che comprò un fumetto Disney e quando stavano per essere di nuovo sole, arrivò un uomo. Eleonora lo guardò per un solo attimo prima di alzare gli occhi al cielo e voltarsi.
<< Grazie Marty >> disse << Spero che tu non abbia incontrato problemi >>.
La ragazza rise leggermente.
<< Figurati, papà. Sei stato via più o meno cinque minuti >>.
L’altra tornò a girarsi.
<< Va pure >> rispose l’uomo << So che dovevi studiare, no? >>.
La figlia annuì.
<< Ti serve qualcosa, signorina? >>.
<< No, ho già fatto >> fece Eleonora uscendo insieme a Martina << Vieni a studiare con me >> aggiunse subito dopo.
La più piccola la fissò incrociando le braccia.
<< No >> disse anche se era enormemente tentata dalla proposta.
<< Andiamo, bimba! >> insistette l’altra avvicinandosi << Non ti va di passare del tempo con me? >>.
<< Sono ancora arrabbiata >>.
Eleonora esibì lo sguardo da cane bastonato.
<< Verrò solo se mi fai una promessa >> approfittò immediatamente Martina << Niente più bugie >>.
<< Okay bimba! >>.
<< Guarda che sono seria. Voglio un rapporto sincero con te, voglio la verità sempre >>.
L’altra era intanto era arrivata pericolosamente vicino al suo viso mentre parlava e l’odore della sua pelle le arrivò prepotentemente facendole trattenere il fiato. La scombussolava, non riusciva a mantenere il punto e forse non voleva nemmeno farlo. Le loro labbra erano a così poca distanza che il desiderio di assaporarle era fortissimo.
Per quanto tempo potrò celare quello che sento?, si chiese Martina mentre le osservava, Finché non lo sentirà anche lei.
Doveva portarla dalla sua parte, il fatto che la cercasse continuamente era un segnale positivo secondo il suo punto di vista.
<< Possiamo andare ora? Anch’io devo studiare e prima dobbiamo fare una cosa >>.
Senza aspettare risposta Eleonora la tirò verso il suo motorino mettendo in moto. Aspettò che l’altra salisse prima di partire inconsapevole che il signor Capasti le stesse osservando.
 
<< Abiti qui? >> chiese Martina togliendosi il casco e indicando il palazzo dalle ringhiere azzurre.
L’amica scosse il capo con un sorriso triste.
<< Ci abita mia nonna >> si limitò a risponderle facendole cenno di camminare verso il portone.
L’altra non disse nulla notando la luce nostalgica che brillava in quei bellissimi occhi. Eleonora suonò al citofono e dopo aver detto il suo nome le venne aperto. Salirono a piedi fino all’ultimo piano in silenzio. Martina osservava ogni suo movimento e la vedeva nostalgica, come se una miriade di ricordi la stessero invadendo e facesse fatica a contenerli. Doveva essere davvero affezionata a quella signora se ancor prima di arrivare era già in quello stato. Trovarono la porta di casa aperta ma per educazione la più grande bussò lo stesso con le nocche.
<< Nonna, sono io >> disse entrando seguita dall’altra ragazza.
Una signora anziana, dai capelli ingrigiti ma dallo sguardo ancora sveglio fece capolino nell’ingresso. Sorrise di felicità pure nel vedere la nipote che andò immediatamente ad abbracciarla.
<< Come stai, Eleonora? >> le domandò baciandole le guance.
<< Bene, ho portato una mia amica con me. Si chiama Martina >>.
La donna guardò la ragazza dai capelli rossi e le sorrise gentilmente.
<< Buon pomeriggio signora. Spero di non essere di disturbo >>.
<< Assolutamente no >> l’assicurò l’altra spostandosi verso la cucina << Sono sempre contenta di vedere i miei nipoti e i loro amici. Siete tutti dei bravi ragazzi >>.
<< Grazie >>.
<< Faccio un tè? >> propose Eleonora spostandosi con familiarità attraverso gli scaffali << Ma hai fatto i biscotti! >> esclamò subito dopo afferrandone uno dalla credenza.
La signora Domenghi rise.
<< Sono venuti Luca e Gabriele a pranzo, anche a loro piacciono tanto. Non potevo non farli >>.
<< Sono i miei cugini più piccoli >> spiegò la ragazza dai lunghi capelli biondi rivolta all’amica << Ti adoro, nonna! Prendine uno, Marty. Assaggia >>.
L’altra ubbidì sentendosi invadere da una bellissima sensazione nel vederla in quel modo e dovette ammettere che aveva ragione. Non erano come i classici biscotti comprati, sapevano di amore e genuinità.
<< Buono >> disse masticando mentre osservava le pareti e le mensole della stanza colme di foto.
Non ne aveva mai viste così tante tutte insieme, pareva che quella donna non avesse fatto altro che dedicarsi alla famiglia. Altrimenti Eleonora non avrebbe avuto motivo di volerle così bene. Ogni ritratto aveva una cornice diversa, come se le collezionasse. C’erano foto di gruppo, singole, con adulti o solo bambini. Alcune erano più vecchie di altre.
<< I miei biscotti piacciono a tutti, i miei figli e i miei nipoti sono cresciuti con questi, mica come le schifezze che si comprano oggigiorno al supermercato >>.
Eleonora rise mentre baciava sulla guancia la nonna.
<< Sei fantastica, nonna >> affermò prima di versare il tè nelle tazze.
<< Davide? >>.
Oh no, pensò Martina alzando gli occhi al cielo, Anche lei è fissata con quell’idiota.
<< E’ a calcio, nonna >> disse la nipote << Te lo porto presto, tranquilla! >>.
Fecero merenda chiacchierando della scuola, delle materie, dei professori. Ogni tanto la più grande faceva qualche riferimento a qualche cugino più grande che aveva fatto anche lui il liceo e subito si affrettava a spiegarlo a Martina. Le piaceva vederla attenta e che si inserisse senza problemi nella conversazione. Ovunque l’avesse portata, non le aveva mai fatto problemi. Era davvero una ragazza eccezionale, Valentina aveva ragione ad averla messa in guardia dal perderla. Non riusciva più a vedere la sua vita senza di lei, senza le loro chiacchierate e adesso senza la sua presenza. La fissò e si perse nella contemplazione della sua figura. I capelli erano lasciati sciolti, le piacevano tantissimo così ricci, gli occhi erano ridenti e l’espressione appagata. Quella pelle era una tentazione alla quale non seppe resistere. Allungò una mano per accarezzare la sua, appena quel che bastava per sentirsi contenta. Martina le sorrise e a sorpresa gliela strinse intrecciando le dita per impedirle di ritrarsi. Aveva bisogno di quel contatto, di quella piccola affermazione silenziosa che fosse solo sua. La vide arrossire improvvisamente senza un motivo apparente mentre un brivido la scuoteva da capo a piedi. Di nuovo quella sensazione. Si alzò in piedi quasi di scatto correndo in bagno e lasciando la ragazza più piccola con la signora Domenghi.
<< E’ brava mia nipote, vero? >> domandò l’anziana con sguardo orgoglioso.
Quando non si lascia trascinare da cattive compagnie, avrebbe voluto rispondere Martina.
<< Sì, lo è >>.
<< Lei è speciale, sai? Quando era bambina ce ne siamo occupati principalmente io e mio marito, mio figlio e sua moglie erano troppo occupati a lavorare. Ennio, l’adorava; era la prima nipote che portasse il suo cognome e stava sempre con noi >>.
Ecco spiegato il perché di tanto amore nei suoi confronti.
<< Ha lottato tanto, fin da piccola. Non è mai stata in salute, te l’ha detto? Una piccola grande guerriera. È riuscita a tenere insieme la sua famiglia nonostante mio figlio… >> si bloccò come se fosse troppo doloroso continuare << …beh, siamo molto orgogliosi di lei. Scusami, sono. A distanza di un anno ancora non mi sembra vero che mio marito non ci sia più >>.
Si alzò per prendere una delle tante foto e la mostrò alla ragazza.
<< Questo era mio marito >> le spiegò indicando l’unico uomo seduto sulla sabbia circondato da due bambini << Bell’uomo vero? >>.
Martina si affrettò ad annuire.
<< Questa è Eleonora? >> chiese rivolta alla bambina.
<< Sì, e questo è suo fratello Federico. È stata scattata un’estate in cui c’era anche lui. Sua madre non è mai stata particolarmente d’accordo a farlo stare da noi anche solo per le vacanze >>.
Fratello?, ripeté l’altra senza comprendere.
Nessuno le aveva mai detto che l’amica avesse anche un fratello che a giudicare dall’età doveva essere suo coetaneo. Osservandoli meglio, inoltre, si notavano delle somiglianze. Stesso colore dei capelli, quel biondo tendente al bianco mentre gli occhi del bambino erano azzurri come quelli l’uomo. C’era poi qualcosa nei lineamenti che li accomunava. L’amica però non aveva mai accennato ad un fratello, nemmeno Simona l’aveva fatto la prima volta che avevano studiato insieme. E poi si era bloccata quando aveva nominato il figlio, il padre della ragazza. Era successo qualcosa anche con lui? La donna rimise la foto al suo posto nel momento in cui Eleonora tornò. Guardò Martina con aria interrogativa ma l’altra scosse il capo con un leggero sorriso.
<< Nonna, possiamo studiare in cameretta? >>.
Dopo che ebbe acconsentito, le due ragazze si spostarono. Martina costatò che la stanza, come la cucina, era addobbata con una moltitudine di foto che la fece sorridere. Nemmeno i suoi nonni mostravano un tale amore per i nipoti. Pareva che fossero stati presenti in ogni loro momento, da neonati fino alla laurea per alcuni. Si sistemarono alla scrivania l’una di fronte all’altra e Eleonora ebbe cura di non incrociare lo sguardo dell’altra. C’era qualcosa che la spingeva a voler vicina quella ragazzina ma era spaventata da quello che accadeva quando succedeva. Era come se il cuore le esplodesse nel petto e il sangue venisse pompato ad una maggiore velocità. Una sensazione nuova, che mai aveva sperimentato. Si misero a studiare in silenzio.
<< Ele >> iniziò improvvisamente la più piccola << Posso farti una domanda? >>.
L’altra annuì senza alzare gli occhi dal libro di filosofia.
<< Hai problemi a visualizzare qualche pagina? >> le domandò riferendosi al fatto che le avesse dato l’iphone per leggere delle cose su Wikipedia.
Martina si affrettò a scuotere il capo.
<< Tua nonna prima…mi ha detto che hai un fratello >>.
A quell’affermazione Eleonora la guardò e l’attimo dopo si strinse nelle spalle.
<< Oh >> disse << Già >>.
<< Non me l’avevi mai detto, mi hai sempre parlato delle tue sorelle >>.
<< E’ un fratellastro >> spiegò la più grande dondolandosi con la sedia << E’ il figlio di mio padre e un’altra donna. Non vive nemmeno qui ma a Taranto >>.
Martina la fissò con aria interrogativa.
<< E’ il frutto di un’avventura di mio padre >> continuò senza nessun tono in particolare << Ci portiamo tredici mesi di differenza, lui è più piccolo di me >>.
<< Ah >> fece l’altra senza sapere bene cosa si dicesse in quelle circostanze.
Sapeva che lei era la più grande e che le sue sorelle vivevano tutte sotto lo stesso tetto quindi immaginò che l’uomo doveva essere ritornato con la madre di Eleonora dopo quello che aveva fatto. Si rimisero a studiare e Martina avvertì una leggera distanza frapporsi tra loro. Forse aveva sbagliato a chiederle spiegazioni ma non sopportava che ci fosse una parte della sua vita che ancora non conosceva. Desiderava colmare ogni lacuna. Stava per dire qualcosa quando venne improvvisamente interrotta dall’entrata turbolenta nella stanza di due bambini che urlavano il nome della ragazza.
<< Ciao pagnottelli! >> esclamò Eleonora spostando la sedia per poterli abbracciare << Che ci fate qui? >>.
<< Ho dimenticato il Nintendo DS >> rispose il più grande andandolo a prendere da sotto uno dei due cuscini della poltrona.
<< Sei terribile, Luca! >> disse la cugina ridendo << Guardate bimbi, lei è una mia amica. Come si dice? >>.
<< Ciao >> fecero in coro i due maschietti.
<< Sono i bambini di cui ti ho parlato prima >> spiegò Eleonora alzando gli occhi sull’altra ragazza.
Martina annuì salutando a sua volta e presentandosi. Entrambi erano biondi e il secondo aveva gli occhi azzurri, molto carini. Si chiese se la bellezza fosse genetica in quella famiglia e l’attimo dopo si diede della sciocca per averlo pensato.
<< Ciao Eleonora >> affermò un uomo affacciandosi dalla porta << Mica queste due iene ridens ti stanno disturbando? Oh, nonna non mi ha detto che eri in compagnia >>.
<< Ma quale disturbo, zio! >> esclamò la più grande sorridendo genuinamente << Io li adoro questi due nanerottoli! >>.
Li baciò entrambi dopo aver presentato l’amica al parente che ritornò in cucina raccomandando ai figli di essere bravi.
<< Ele, fai la magia! >> disse Gabriele battendo le mani << Ti prego! >>.
Martina si fece attenta mentre l’altra rideva. Incredibile quanto fosse diversa dal solito. Se si fosse comportata sempre così, sarebbe stata perfetta.
<< Volete la magia? Siete sicuri? >>.
Luca e Gabriele si affrettarono ad annuire convinti mentre la ragazza dai capelli rossi la guardava sempre più incuriosita. Eleonora si soffiò sulle mani e accarezzò appena l’orecchio del cugino più grande e subito dopo le comparì tra le dita una monetina da venti centesimi. La ragazza che l’aveva osserva strabuzzò gli occhi per la sorpresa. Ma come aveva fatto? Non aveva notato nessun movimento strano che potesse indicarle il trucco.
<< Ecco! >> affermò consegnandola al bambino.
<< Ancora! Ti prego, ancora! >>.
<< Ancora? >> ripeté divertita la bionda << Aspetta, che cosa c’è qui? >> domandò con aria seria.
Sfiorò il collo dell’altro cugino e nuovamente apparve una moneta dello stesso valore di quella di prima.
<< Non perdetele >> si raccomandò Eleonora vedendo che stavano correndo verso la cucina, entusiasti per quello che la ragazza aveva fatto.
<< Dai, dimmi come hai fatto >> disse Martina non appena furono sole.
L’altra scoppiò a ridere.
<< Magia >> le rispose con un sorriso sornione.
<< Andiamo, dov’è il trucco? >>.
<< Nessun trucco, bimba! >>.
<< Sei stronza quando fai così, lo sai? >>.
<< Sì >> ammise Eleonora mettendo la matita sull’orecchio destro << Me l’ha insegnato mio nonno >>.
Gli occhi le si riempirono di nostalgia a quelle parole. Chinò lo sguardo sul libro per rimettersi a studiare.
<< Perché non sei sempre così? >> le chiese improvvisamente l’amica sentendo l’esigenza di esternare i suoi pensieri di fronte a quello che aveva visto << Perché quando sei con i tuoi amici devi sempre dimostrare di essere diversa? >>.
La più grande fece un respiro profondo e si passò le dita tra i capelli.
<< Io sono sempre uguale >> mentì.
<< Lo sai che non è vero >> incalzò Martina << Perché con loro ti vergogni di me mentre per il resto mi presenti ovunque? >>.
<< Io non mi vergogno di te! Non dire simili cazzate! >>.
L’altra le sorrise appena.
<< E’ così, Ele. Hai paura di mostrare questa parte di te? È la migliore, come fai a non capirlo? >>.
La parte migliore di te. Quella frase le rimbombò nelle orecchie con prepotenza. Stava per risponderle ma fu interrotta dalla vibrazione dell’iphone. Martina guardò lo schermo e nel leggere il nome di Davide sentì un nodo formarsi in gola. Prima di prenderlo in mano l’altra ragazza guardò il suo orologio da polso.
<< Non…non devi rispondere per forza…se non vuoi, intendo >>.
Eleonora le sorrise per un istante. Non voleva ammetterlo, ma quella ragazza le aveva appena letto nel pensiero. Nonostante tutto, però, non poteva lasciarlo squillare a vuoto. Si trattava di Davide, il suo amico.
<< Ti hanno cacciato dal campo? >> disse con una nota ironica attivando la conversazione << No, Da. Se non ceno a casa stasera, mia madre mi spezza le gambe >> aggiunse sentendo la domanda del ragazzo.
<< Mia madre fa la carne alla brace! >> provò a insistere Davide << Mi faccio una doccia e ti vengo a prendere >>.
<< Non posso, non insistere. Devo cenare a casa, già ieri non ci sono stata >>.
<< Ci parlo io con Fulvia! >>.
Eleonora scoppiò a ridere.
<< Certo, con le tue famose arti oratorie riusciresti perfettamente nel tuo intento! >> scherzò.
<< Guarda che tua madre mi adora! >>.
<< Scemo! Devo finire di studiare filosofia, vuoi lasciarmi andare? >>.
<< Okay, per questa volta mi arrendo >> rispose l’amico << Ci sentiamo stasera, ti devo raccontare un paio di cose >>.
<< Va bene, ciao brutto! >>.
Riagganciò posando il cellulare sulla scrivania e posò gli occhi su Martina che era rimasta in silenzio. Non aveva mai sentito il desiderio di stare zitta ad osservare qualcuno, con lei, invece, le veniva spontaneo.
<< Non voglio rinunciare alla mia vita, a tutto quello che ho >> disse infine come se dovesse in un certo senso giustificarsi.
L’altra ragazza ebbe un colpo al cuore e trattenne il respiro preparandosi al peggio.
<< Ma non voglio nemmeno rinunciare a te >> continuò Eleonora << Sei il mio ponte >>.
<< Il tuo ponte? >>.
<< Un ponte tra i miei due mondi. Prima erano separati ma ora ci sei tu >>.
 

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Capitolo 10
*** Paure ed equilibri ***


Aveva dormito poco ed era stanca. Simona si era immediatamente accorta che c’era qualcosa che non andava ma non aveva chiesto niente. Martina era stranamente nervosa, le aveva già lanciato un paio di occhiatacce quando aveva provato ad aprire bocca. La vide sbuffare nel far cadere la matita a terra e passarsi una mano tra i capelli rossi.
<< E’ successo qualcosa con Eleonora? >> le domandò sottovoce non riuscendo a trattenersi.
L’amica scosse il capo senza guardarla e rimase in silenzio. Desiderava solo arrivare all’intervallo e vedere la ragazza più grande. Ne aveva bisogno. Sospirò provando a concentrarsi ma senza successo. Il suo unico pensiero era Eleonora; la voleva, voleva sentire la sua voce, voleva toccarla e stringerla. Le parole di suo padre le rimbombarono nella mente ancora una volta e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a piangere sul banco. Non sarebbe stato per niente bello farlo e dover dare subito delle spiegazioni. Doveva solo attendere un po’. Quando la campanella suonò si fiondò fuori l’aula senza nemmeno ascoltare l’assegno della professoressa di matematica e si diresse con determinazione e necessità verso l’aula di Eleonora. Era a pochi metri quando la porta si aprì e proprio la ragazza che stava cercando insieme al suo amico ne uscì. Abbozzò un sorriso mentre la osservava e si fermò.
<< Ciao Eleono… >>.
Le parole le morirono in gola non appena Davide la fissò.
<< Scusaci ragazzina ma dobbiamo andare dalla preside >> le rispose freddamente afferrando saldamente la mano della coetanea e trascinandola per il corridoio.
Eleonora si voltò per guardarla.
<< Ci vediamo dopo in bagno >> sussurrò prima di tornare a girarsi.
Martina li vide sparire nella folla senza riuscire a dire niente.
 
<< Dovevi essere proprio così duro con lei? >>.
Davide la guardò mentre scendevano insieme le scale. La preside aveva convocato i tre rappresentanti d’istituto per sentire le proposte inerenti alla settimana dello studente. Anche se di malavoglia, Eleonora aveva dovuto acconsentire ma era convinta che l’amico avrebbe tenuto banco da solo. Prima di uscire dall’aula le aveva confidato che sperava di sforare nell’ora successiva per evitare una possibile interrogazione in filosofia. Lei invece, non vedeva l’ora di andarsene e tornare da Martina. Aveva visto con quali occhi supplicanti l’aveva guardata prima e le era dispiaciuto non poterle essere d’aiuto. Il comportamento dell’altro, poi, le aveva dato ai nervi.
<< Non me ne sono accorto. E poi che mai poteva volere da te? >> le rispose infine il ragazzo stringendosi nelle spalle e col suo solito modo di fare << Ehi, Romano come va? >> aggiunse battendo il cinque al terzo rappresentante.
Anche Eleonora lo salutò con un sorriso prima continuare verso la presidenza.
 
Saliva i gradini delle scale a due a due pregando che stesse ancora aspettando. Sapeva che stava chiedendo un miracolo ma doveva assolutamente vederla. La preside aveva voluto sapere parecchi dettagli a suo dire superflui che le avevano fatto perdere la pazienza quando, a cinque minuti di distanza dal suono della campanella, ancora non avevano terminato. In fretta si era scusata e, inventandosi una balla sul fatto che dovesse correre in bagno, era andata via lasciando Davide e Romano con la donna. Era entrata senza capire perché stesse trattenendo il respiro e nel vedere la sua figura darle le spalle ne fu enormemente contenta.
<< Ehi, bimba >> disse con un sorriso per farla voltare << Ho fatto il prima possibile >>.
Martina si girò e non riuscì a trattenersi oltre. Le corse incontro abbracciandola e scoppiò in lacrime. Eleonora rimase alquanto sorpresa di fronte a quel gesto. Nessuna delle due si era lasciata andare a gesti simili d’affetto. Sentirla tremare però tra le sue braccia, come un pulcino alla ricerca di riparo, le fece sussultare il cuore. Le accarezzò i capelli provando a calmarla.
<< Bimba >> bisbigliò appena chinandosi verso di lei che non smetteva di stringerla << Che c’è? >>.
Martina non rispose limitandosi a singhiozzare mentre ricordava la sera precedente.
 
Era rientrata a casa fischiettando un allegro motivetto e aveva guardato l’ora. Erano quasi le otto. Aveva salutato sua madre e sua sorella prima di entrare in camera per cambiarsi. La donna era arrivata poco dopo per domandarle dove fosse stata. Ormai erano diversi giorni che la vedeva contenta e ne era davvero felice.
<< Non mi devi dire niente, Marty? >>.
La figlia l’aveva guardata a lungo e le aveva sorriso come faceva spesso quando vivevano a Genova.
<< Oh, mamma >> le aveva risposto con occhi luminosi << Penso di stare bene >>.
Sofia si era seduta sul suo letto e l’aveva osservata a lungo. Stava tornando ad essere la ragazza solare che conosceva. Si era ritrovata a pensare che non le importava se fosse merito di un ragazzo o di una ragazza, avrebbe dato la sua vita per vederla sempre così. Chiunque riuscisse a rendere felice Martina, meritava il suo affetto.
<< Mi dirai qualcosa in più quando sarai pronta? >> aveva domandato comprendendo che l’altra volesse tenere qualcosa solo per sé.
La figlia l’aveva abbracciata sentendosi appoggiata nelle sue scelte. Finalmente. L’arrivo del padre aveva messo fine a quella breve chiacchierata e la cena era iniziata. Martina aveva immediatamente compreso che c’era qualcosa che non andava nell’uomo, non smetteva un attimo di fissarla con aria dura.
<< Chi era quella ragazza? >> aveva chiesto infine in modo secco.
La figlia a quella domanda aveva trattenuto il fiato. L’aveva vista andare via con Eleonora.
<< Un’amica >> aveva detto evitando di guardarlo.
<< Non viene in classe tua, vero? Sembra più grande >>.
Martina aveva alzato gli occhi sulla figura della donna in cerca d’aiuto. Sofia aveva cercato di alleggerire la tensione che si stava creando.
<< Dai, Stefano >> aveva detto << Dovresti essere contento che finalmente Martina abbia qualche amica. Questa ragazza più grande potrebbe aiutarla nello studio >>.
Stefano aveva battuto il pugno sul tavolo facendo immobilizzare anche l’altra ragazza.
<< Se scopro che tu… >> aveva lasciato la frase in sospeso come se non fosse capace di finirla << Questa è la volta buona che ti mando in un collegio in Svizzera! >>.
<< Fallo! >> aveva esclamato Martina con sguardo d’odio e tono di sfida.
<< Non mi provocare, Martina! Adesso siediti! >>.
Invece di ubbidire, la figlia aveva sbattuto entrambe le mani ai lati del piatto prima di correre in camera sua. Lo odiava. Si era gettata sul letto iniziando a piangere. Perché non riusciva a comprenderla? Eppure era suo padre, chi meglio di un genitore poteva stare accanto al proprio figlio? Lui, però, non ci riusciva. Aveva stretto il cuscino mordendolo. Un rumore alle sue spalle l’aveva avvertita che qualcuno era entrato nella stanza. Sapeva che poteva essere solo sua madre.
<< Marty… >> aveva iniziato titubante posandole una mano sulla testa e accarezzandole dolcemente i capelli.
<< Mamma! Non ho fatto niente, lo giuro! >>.
Sofia l’aveva abbracciata desiderando con tutta se stessa alleviare quella sofferenza che provava la figlia. Le voleva così bene.
<< Va tutto bene, piccola >> le aveva detto dandole un bacio sulla guancia << Non piangere Marty, per favore >>.
<< Non permettere che mi porti via da qui >> aveva affermato tra le lacrime la ragazza terrorizzata dall’idea di non vedere più Eleonora.
<< Tranquilla, nessuno ti allontanerà da me. Te lo prometto >>.
 
Eleonora le aveva passato un fazzoletto umido sul viso con delicatezza e le aveva sorriso.
<< Tutto bene? >> le chiese poi accarezzandole una guancia.
Martina annuì leggermente ingoiando un groppo di saliva.
<< Vuoi dirmi che è successo? >>.
Questa volta l’altra scosse il capo e la più grande non insistette.
<< Non fa niente, dai. L’importante è che stai meglio >>.
Sto meglio perché sei con me, pensò Martina guardandola.
Eleonora le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio facendola arrossire e gettò una breve occhiata all’orologio da polso. Poco le importava che le lezioni fossero riprese, la cosa che le premeva di più era vedere un sorriso sul volto della più piccola. Sentirsi abbracciata da lei, il suo volto poggiato sul suo petto mentre singhiozzava, le aveva fatto provare la strana sensazione di essere finalmente appagata col mondo intero. Quando era Davide ad abbracciarla, non sentiva niente a parte l’eccitazione dell’altro premere subito dopo contro il suo corpo. Martina, invece, era delicata in tutto, perfino in una cosa tanto stupida che però la faceva sentire bene. Si chiese come mai le accadesse solo con lei, le piaceva tantissimo.
<< Scusami >> disse la ragazza dai capelli rossi abbassando gli occhi verdi sul pavimento.
<< Non ti preoccupare >> le rispose Eleonora << Non è successo niente >>.
Cercò la sua mano per intrecciare le dita con lei esattamente come aveva fatto l’altra il giorno precedente e Martina sussultò per la sorpresa.
<< Ehi… >> fece titubante la più grande avvicinandola a sé senza capire se quel gesto le aveva dato fastidio. L’abbracciò di sua spontanea volontà e di nuovo la sensazione di prima si fece sentire. Le piaceva << Va tutto bene, tranquilla >>.
Martina respirò il suo odore comprendendo che lentamente tutta la sua tristezza stava scomparendo. Era inevitabile che accadesse se Eleonora era al suo fianco. Abbozzò un sorriso sentendosi felice per quello che l’altra aveva appena fatto.
<< Facciamo una cosa >> le disse la ragazza dai capelli biondi << Oggi nel primo pomeriggio ho tennis ma dopo possiamo stare tutto il tempo che vuoi insieme. Anzi, facciamo così. Vieni al circolo, che ne pensi? >>.
La più piccola la strinse più forte felice della proposta.
<< Grazie >> sussurrò semplicemente.
 
Stava per finire l’ultima ora, finalmente gli studenti sarebbero stati liberi di chiudere i libri e scappare a casa per pranzo. Eleonora guardava fuori dalla finestra senza degnare di uno sguardo Davide che le stava accanto. La professoressa di arte stava parlando di qualche avanguardia artistica ma lei non riusciva a scacciare dalla mente l’immagine di una Martina triste. Era stato bruttissimo vederla in quello stato, con gli occhi rossi e scossa dai singhiozzi. Aveva pensato di mandarle un messaggio però non voleva sembrarle oppressiva e quindi aveva lasciato perdere. Tanto l’avrebbe rivista quello stesso pomeriggio a tennis. Si chiese cosa potesse essere successo e l’unica spiegazione che si era data era che doveva aver avuto un litigio con genitori. O col fidanzato. Quest’ultima ipotesi si era affrettata ad accantonarla immediatamente con un leggero fastidio, anche se non avrebbe saputo definirne il motivo. Pensarla fidanzata le provocava un malessere generale. Si voltò appena verso l’amico che si stava giocando la schedina e sospiro domandandosi se fosse stata la stessa cosa con lui. In tutti quegli anni di amicizia, non avevano dato spazio a qualcosa che potesse assomigliare all’amore. Era dell’idea di non averne bisogno, che fosse una cosa stupida quando si poteva avere uno come Davide sempre al proprio fianco e nemmeno il ragazzo si era mai impegnato a cercare qualcosa al di fuori, qualcosa che lei non potesse dargli. Adesso invece era diverso, almeno per Eleonora. L’unica persona che voleva al suo fianco in quel momento era Martina, non Davide; anzi, la semplice vicinanza le era quasi di disturbo. Doveva inventarsi qualcosa per tenerselo lontano nel pomeriggio, non voleva neanche che la chiamasse.
<< Devo chiederti una cosa >> le sussurrò improvvisamente l’amico sfiorandole appena una ciocca di capelli col naso.
L’altra si limitò ad annuire comprendendo che la sua curiosità sarebbe stata ripagata solo una volta fuori dal liceo. Non dovette attendere a lungo e ancor prima di rendersene conto, Davide l’aveva trascinata in fondo alla classe per parlare mentre tutti gli altri uscivano.
<< Devo andare a mangiare dai miei nonni, quindi sbrighiamoci >> gli disse.
<< Faccio subito, Ele >> rispose il ragazzo << Ho intenzione di dire che andiamo a letto insieme >>.
Eleonora lo fissò per un secondo senza parole.
<< Che cosa? Ma dico, ti sei ammattito per caso? >>.
<< A calcio mi prendono tutti in giro perché pensano ch’io sia vergine e invece scopo da più tempo di tutti loro messi insieme >>
<< Cosa cazzo me ne può fottere, Davide? No! È una cosa solo nostra, non ti è concesso andare a spifferarla ai quattro venti >>.
Lui le prese un braccio bloccandola contro la parete.
<< Sono stufo di essere preso per il culo solo perché tu non vuoi far sapere che scopiamo! >>.
<< Non me ne frega un cazzo, chiaro? Quando abbiamo iniziato a fare sesso, i patti erano che non l’avremmo detto a nessuno! >>.
<< Sono passati tre anni, Ele! Avevamo quindici anni, ora siamo grandi! È diverso, cazzo! Perché non capisci? Ti vergogni di farlo con un figo pazzesco come me? >>.
<< Sei un cretino, Davide! >> esclamò la ragazza rossa in viso << Sul serio, un vero cretino! Togliti dalla testa questa idea bacata, chiaro? >>.
<< Altrimenti che fai? >>.
<< Chiudo le gambe! >>.
<< Sei una stronza, lo sai? >> ribatté l’altro arrabbiato << Che cosa cambia se mi vanto un po’ con qualcuno? >>.
<< Non devi farlo. Noi non stiamo insieme, non ci amiamo, facciamo solo sesso! Sesso! Cazzo! >>.
<< Vaffanculo Eleonora, vaffanculo davvero >>.
Davide stava per uscire dall’aula ma l’amica lo trattenne. Non poteva lasciarlo andare, non ci riusciva. Sembrava assurdo dirlo, però lui era tutto il suo mondo; altrimenti non si sarebbe mai donata solo a quel ragazzo.
<< Aspetta Davide >> disse semplicemente stringendolo.
Lo baciò cercando di reprimere i sentimenti contrastanti che si agitavano in lei, quelle emozioni che non facevano altro che farle tornare alla mente Martina e quel sorriso così dolce ce aveva affinché potesse aggrapparsi a lui come aveva sempre fatto. Non voleva rimanere sola, non poteva permettersi di perderlo ed era pronta ad assecondare qualche sua voglia in più piuttosto che vederlo sparire. Davide la alzò facendola sedere sul loro banco e le allargò le gambe. Il fatto che qualcuno potesse entrare all’improvviso lo eccitava ancora di più rendendolo incapace di trattenersi. Morse il labbro inferiore di Eleonora non ascoltando il suo lamento e le sbottonò velocemente il jeans. Aveva bisogno di appagarsi subito.
<< Mi piace quando mi assecondi >>.
<< Sbrigati >> lo riprese l’amica che non teneva di essere scoperta ma desiderava solo mettere a tacere i sensi di colpa che stavano iniziando a strisciare nella sua testa.
L’altro non se lo fece ripetere due volte. Si abbassò il pantalone quel tanto che bastava per rendere agevoli i movimenti e le scostò appena lo slip. La ragazza sobbalzò appena quando venne penetrata e, mentre Davide spingeva, si ritrovò a sperare che finisse presto.
Mi dispiace, bimba.
 
<< Quella ragazzina lì non la smette di fissarti, la conosci? >> le domandò Angelo indicando la figura di Martina seduta sugli spalti ad Eleonora in una breve pausa.
La diciottenne si limitò ad annuire mentre raccoglieva le palline sparse nel campo. L’aveva vista arrivare circa un’ora fa ma non si era mai voltata per salutarla. Si sentiva a disagio per quello che aveva fatto prima.
Perché poi?, si chiese con stizza, E’ solo una ragazza qualunque.
Sapeva che non era vero eppure non voleva ammetterlo. Ciò che, però, le dava più fastidio era la constatazione di non aver raggiunto l’orgasmo con Davide. Era frustata per questo e non ne comprendeva il motivo. Facevano sesso da quando avevano quindici anni e non era mai capitato. Che fosse per quei brividi che sentiva quando…
Avvampò improvvisamente e per poco non cadde a terra per colpa di una pallina che non aveva visto. Si voltò finalmente verso Martina che le fece un cenno di saluto con la mano. Si affrettò a contraccambiare mentre tossiva e riprese a giocare. Con la coda dell’occhio spesso cercava la sua figura e si sentiva contenta che fosse lì per lei, che la osservasse, che non si perdesse nemmeno un suo movimento. L’ultima parte dell’allenamento era dedicata alla simulazione di una partita. Martina la vide servire per prima e non poté evitare che i suoi occhi cadessero sul completo che l’altra ragazza indossava. Quella gonna che le copriva appena le gambe e volteggiava ad ogni suo movimento le faceva venire i brividi, la scollatura della maglietta pareva giocasse con lei a mostrarle e a nasconderle lembi di pelle del suo seno. Era troppo eccitante. Quando le aveva proposto di andarla a vedere allenarsi non pensava che sarebbe stata una simile tortura per lei. Doveva essere sua, doveva farla innamorare di sé, non riusciva a concepire che qualcun altro potesse toccare il suo corpo. Lo voleva ma non per una semplice attrazione fisica, le piaceva davvero. Non le capitava di sentire il cuore battere con violenza nel petto da quando si vedeva con Greta. Il ricordo di quello che era accaduto con lei fu come un pugno nello stomaco e sentì le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. Si era sentita al settimo cielo e subito dopo avrebbe voluto sotterrarsi. Quello che aveva vissuto con lei era stato bellissimo ed intenso e se suo padre non l’avesse trascinata via probabilmente adesso starebbe ancora continuando la loro relazione clandestina ma non avrebbe potuto conoscere Eleonora. Ed era contenta che fosse successo. Si ritrovò a sorridere e si alzò in piedi vedendo che l’amica aveva terminato. Si avvicinò al campo poggiando i gomiti sulla balaustra.
<< Ciao >> disse contenta di poter finalmente avere la sua attenzione.
L’altra le rivolse un sorriso mentre si asciugava il viso sudato.
<< Come stai bimba? >> le chiese subito dopo riferendosi all’episodio di quella mattina.
<< Bene. Sei stanca? >>.
Eleonora scosse il capo.
<< Dopo una doccia torno come nuova >> rispose facendole segno di seguirla.
Entrarono negli spogliatoi affinché la più grande potesse cambiarsi e Martina la vide gettare per terra il suo borsone.
<< Sei brava a giocare a tennis >> dichiarò posando i suoi grandi occhi verdi sull’amica.
Eleonora le porse un sorriso stanco senza rispondere evitando di pensare ai lividi che aveva all’interno delle gambe. Davide quella mattina non era stato molto delicato, le aveva fatto male. Fissò la più piccola e comprese che doveva spogliarsi davanti a lei. Arrossì involontariamente. Di solito non aveva mai avuto problemi a farlo di fronte ai suoi amici ma lei era speciale. Martina, notando la sua esitazione, ridacchiò.
<< Vuoi restare tutta sudata e puzzolente? >> la prese in giro non desiderando altro che vederla nuda.
L’altra le fece la linguaccia e si tolse la maglietta rimanendo col reggiseno. La ragazza dai capelli rossi dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non sobbalzare per lo spettacolo che le si offriva. Quel seno doveva essere estremamente morbido al tatto ed era meraviglioso vederlo raccolto in quell’indumento. Un dettaglio che la colpì fu un taglio che l’amica aveva sulla pancia trasversalmente. Stava per aprire la bocca per dire qualcosa ma Eleonora la anticipò.
<< Mi hanno tolto la milza quando avevo quattro anni >> le spiegò accarezzandosi il lembo bianco.
<< Non…non funzionava bene? >>.
Si diede immediatamente della stupida per averlo detto. Era ovvio che doveva avere qualche problema se i medici erano arrivati a operarla. Che idiota che era. Chinò lo sguardo.
<< No >> rispose la bionda << Ma ora sto bene >>.
 Le si avvicinò e le alzò delicatamente il viso affinché la guardasse negli occhi. Sentiva di averne bisogno, le occorreva disperatamente un contatto con lei. Si sorrisero in silenzio e nello stesso modo Eleonora le disse che era tutto a posto. Non doveva preoccuparsi di nulla quando era con lei. Le sfiorò il naso col suo come quando aveva fatto al maneggio e le diede le spalle subito dopo per sfilarsi il reggiseno e per fare lo stesso con la gonna. Solo quando ebbe tirato la tendina della doccia gettò lo slip per terra. Per tutto il tempo Martina non fece altro che ascoltare il suo cuore pensando a quale occasione le si stesse presentando. Eleonora era nuda sotto la doccia. Nuda. Il solo pensare quella parola le faceva venire i brividi.
Calma Martina, se le salti addosso è finita, pensò la ragazza senza staccare gli occhi dalla tenda rossa che la divideva dalla più grande e cercando d’intravedere la sua figura.
<< Ho quasi finito, bimba >> disse la più grande temendo che si stesse annoiando ad aspettarla.
Stava facendo più in fretta possibile.
<< Non…non ti preoccupare… >> mormorò l’altra seduta su una panca cercando di concentrarsi su qualunque altra cosa che non fosse il pensiero poco pulito sull’amica.
Anche se non poteva essere vista, Eleonora sorrise lasciandosi andare al getto caldo della doccia. Solo con lei si sentiva contenta e non ne capiva nemmeno il motivo. Era parecchio strano ma le piaceva.
<< Devi studiare molto? >>.
<< Oh, devo fare il disegno, matematica e letteratura >>.
La diciottenne emise un lungo fischio.
<< Ti aiuto io, se vuoi >>.
Uscì dalla doccia dopo essersi avvolta nell’accappatoio.
Notò immediatamente il rossore che invadeva le gote della più piccola e pensò che era lo stesso che spesso l’afferrava quando era in sua compagnia. Se lo provava anche lei, allora poteva aiutarla a comprendere perché accadesse.  
<< Basta che poi mi accompagni al nuoto! >> esclamò Martina cercando di spostare l’attenzione ad un altro argomento che non fosse la costatazione che fosse nuda.
Eleonora le sorrise.
<< Certo >>.
 
Beatrice alzò gli occhi dal foglio da disegno e sbuffò. Odiava quelle stramberie che la loro professoressa di disegno assegnava. Lei non voleva fare l’architetto, non le fregava proprio niente. Posò gli occhi sull’amica che era impegnata nel cercare la perfezione e sorrise per un attimo. Claudia si impegnava in tutto quello che faceva, sul serio; non conosceva nessuno che mirasse sempre al massimo come lei. Ma d’altronde di cosa si meravigliava? Con una sorella come Eleonora doveva farlo per forza. Doveva essere frustrante per lei essere costantemente messa a paragone con l’altra e sapere di non avere quasi mai speranze di superarla. Fulvia, poi, non era di nessuno aiuto. Lei per fortuna non aveva di questi problemi, era figlia unica e la prima nipote della famiglia. Non aveva nessuno con cui essere confrontata.
<< Tutto okay? >> domandò Claudia notando che l’amica fosse ferma.
<< Certo…è solo che non mi piace disegno >>.
L’altra rise leggermente.
<< Anche io lo odio e non capisco come Eleonora faccia. Davvero >>.
Beatrice controllò il cellulare e un sorriso apparve sulle sue labbra.
<< E’ lui? >> chiese Claudia riferendosi ad un ragazzo più grande col quale l’altra si stava frequentando.
<< Ce la facciamo a finire tra un paio d’ore? >>.
La quindicenne guardò il foglio da disegno e annuì. Per il giorno seguente mancava solo quello per completare i compiti.
<< Allora gli dico che usciamo >>.
<< Usciamo? >>.
Beatrice scoppiò a ridere.
<< Lo sai chi conosce Samuele? >>.
L’amica sgranò gli occhi per la sorpresa.
<< Non dirmelo, non ci credo! >> esclamò felice.
<< Sono un fottuto genio, Cla! >> le rispose l’altra ragazza.
<< Fottutissmo genio! >> enfatizzò Claudia << Okay, allora sbrighiamoci. Devo anche cambiarmi >>.
 
Erano state puntuali ma, quando si recarono al luogo d’appuntamento, i due ragazzi erano già arrivati. Claudia li individuò immediatamente e si ritrovò a sorridere come un’ebete nonostante cercasse di mantenersi. Tommaso chiacchierava tranquillamente con Samuele e non si erano accorti dell’arrivo delle due ragazze. Sperò d’aver scelto un abbigliamento adeguato, non voleva apparire una dai facili costumi ma nemmeno una monaca di clausura. Aveva optato per il suo paio di jeans preferiti, scuri e stretti, infilati in un paio di nike alte bianche col baffo dorato, un maglioncino e il suo giubbotto blu elettrico. La borsa a tracolla della converse le dava un tocco di sportività che non le dispiaceva.
<< Ciao ragazzi >> salutò Beatrice avvicinandosi.
Samuele, nel vederla, le diede un bacio sulla guancia e subito dopo rivolse la sua attenzione all’amica.
<< Ciao Claudia >> disse << Lui è un mio amico, Tommaso Landi. Giochiamo a calcio insieme >>.
<< Piacere di conoscerti >> rispose la quindicenne con un sorriso.
Non le pareva vero di potergli finalmente parlare.
<< Finalmente ci presentiamo >> dichiarò Tommaso ridendo leggermente.
Aveva adocchiato subito Claudia e classificata come una bella ragazza ma era stato frenato dal parlarle. Il fatto di avere la possibilità di conoscerla lo rendeva felice e doveva ringraziare solo Samuele. Decisero di passeggiare un po’ prima di fermarsi ad un bar e immediatamente si formarono le due coppie che camminavano a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Per Beatrice e l’altro ragazzo non era la prima volta che uscivano insieme, si erano conosciuti per caso fuori la scuola quando a lei cadde di mano il dizionario grande di latino e lui glielo raccolse. Si vedeva che avevano un certo grado di familiarità al contrario degli altri due. Eppure Claudia si sentiva a suo agio, gli sguardi che si lanciavano durante i loro silenzi erano incoraggianti. Quando decisero di prendere un succo di frutta e di entrare in uno dei bar più belli del paese, la ragazza mai avrebbe immaginato di vedere quella persona. Si bloccò all’entrata e Beatrice seguì il suo sguardo comprendendo che c’era qualcosa che non andava. Intorno a un tavolino, con le tazzine di caffè in mano, c’era sua madre in compagnia di un uomo.
 
Aveva portato Martina a studiare nell’appartamento sfitto che aveva, lì era sicura che nessuno le avrebbe disturbate. Ci andava spesso anche per rimanere da sola oltre che per bere e organizzare festini con gli amici. Davide non lo sapeva. Durante il tragitto le aveva spiegato dove la stesse portando e, una volta dentro, la più piccola era rimasta sbalordita dalla quantità di bottiglie vuote e boccali da birra esposti ovunque. Eleonora ridacchiò nel vedere la sua espressione.
<< Tranquilla, non li ho fregati tutti io >> le disse chiudendo la porta << Alcuni li hanno portati i miei cugini dall’Oktoberfest >>.
<< Oh, okay… >> mormorò Martina poco convinta posando lo zaino coi libri sul divano << E’…è tuo? >>.
<< A disposizione della famiglia ma lo uso prevalentemente io >>.
Si sedettero intorno al tavolo e iniziarono a studiare. Eleonora si mise accanto all’atra per aiutarla nel disegno tecnico. Avevano professori di arte diversi e la più grande era ferrata nella materia. Le mostrò alcuni trucchi che aveva imparato per essere precisi e leggeri dopo averla sgridata bonariamente per il tipo di matita che usava. A Martina piaceva così tanto stare con lei, sentirla vicina come in quel momento, che credeva non si sarebbe mai stancata. L’amica era china su di lei e involontariamente il suo seno, coperto da un leggero maglioncino di filo e dal reggiseno si strusciò sulla sua schiena. Un brivido scosse entrambe a quel contatto e si ritrovarono ad arrossire. Si guardarono negli occhi senza dire niente ed Eleonora si affrettò ad allontanarsi leggermente impaurita. Era un sentimento fortissimo quello che la scuoteva ogni volta e le metteva un po’ d’agitazione addosso. Si mise seduta di fronte a Martina, che era lusingata da quello che le faceva sentire, dopo averle detto come proseguire. Si concentrò sul suo studio senza riuscirci come avrebbe voluto ma pochi minuti dopo la ragazza dai capelli rossi la chiamò per farsi spiegare nuovamente un passaggio fingendo di non aver compreso bene. In realtà desiderava semplicemente sentire l’odore della sua pelle e il contatto tra i loro corpi. Eleonora si alzò prendendola leggermente in giro per la sua presunta imbranataggine e si chinò da dietro sul foglio osservando gli appunti che aveva preso l’altra. I loro visi erano uno vicino all’altro, quello di Martina arrossì mentre si perdeva ad osservarla. La più grande se ne accorse e si voltò per guardarla negli occhi. Posò alternativamente lo sguardo dalle sue labbra a quelle iridi di un verde splendente domandandosi per quale motivo si sentisse in quel modo. Era così bella, a quella distanza così ravvicinata poteva osservare ogni dettaglio del suo volto, anche quelle lentiggini che le punteggiavano le gote e il naso. Di nuovo quel senso di appagamento l’invase e fu scossa da un brivido quando la più piccola le sfiorò la mano posata vicino alla sua. Si scansò facendo un respiro profondo. Martina la guardò con un misto di delusione e tristezza.
<< Anch’io lo sento >> si azzardò a dire cercando di rompere quelle barriera che l’altra si ostinava a mantenere.
<< Cosa? >> chiese Eleonora tornando a sedersi e passandosi le dita tra i capelli.
<< Di cosa hai paura? >>.
<< Io? Niente >>.
La ragazza ebbe un moto di stizza a quella risposta. Lei si era esposta ma l’amica non aveva intenzione di fare altrettanto. Eppure era tutto così semplice!
Il cellulare della più grande, lasciato sul tavolo, vibrò. Entrambe fissarono lo schermo, era un messaggio di Davide. Eleonora lo aprì e il suo sguardo si rabbuiò per un attimo prima di tornare a posarlo. Passarono pochi secondi prima che vibrasse nuovamente, questa volta era una chiamata. Martina sbatté la mano sinistra sulla superficie liscia esasperata.
<< Puoi dirgli che non… >>.
Le parole le morirono in gola notando che non era il ragazzo a chiamarla. Sul display era apparso il nome della sorella della diciottenne. Senza dire nulla, ma limitandosi semplicemente a guardarla, spense e richiamò alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra.
<< Tutto okay, Cla? >> chiese guardando fuori.
Per istinto sapeva che la risposta sarebbe stata negativa, di solito Claudia, Ilaria e Serena le mandavano dei semplici messaggi per qualunque cosa a meno che non fosse importante. Martina la osservò appoggiata al davanzale con quel jeans grigio che e quel maglioncino beige ascoltare attentamente. I suoi occhi erano diversi rispetto a prima, cupi e quasi arrabbiati. Non la guardò nemmeno una volta e non sorrise mai per tutta la durata della conversazione composta da parte sua solo da brevi monosillabi.
<< Ci vediamo tra un quarto d’ora >>.
Quando concluse in quel modo, la più piccola comprese che il loro pomeriggio insieme era terminato. Oltre al dispiacere, però, si chiese cosa fosse successo per far reagire l’altra in quel modo. Pareva un animale in gabbia.
<< Mi dispiace, bimba >> disse mettendo a posto le sue cose nel borsone del tennis << Dobbiamo andare >>.
<< E’ successo qualcosa? >>.
Eleonora le sorrise brevemente.
<< Tranquilla >> si limitò a dire aiutandola.
<< Non ti va di parlarne? >> insistette Martina sapendo che avrebbe potuto incazzarsi da un momento all’altro.
A sorpresa, invece, l’altra le accarezzò la guancia e scosse il capo.
<< Ti porto a casa >>.
 
<< Tu sei sicura che fosse lei? >>.
Claudia inarcò il sopracciglio incrociando le braccia sul petto.
<< Io non ho capito qual è il problema >> affermò Ilaria sedendosi sul letto della sorella maggiore.
<< Pulce saltellante, ma chi ti ha invitato a questa riunione? >> scherzò Eleonora.
<< Io vivo qui! >> esclamò la più piccola delle tre.
<< Pensi…pensi che sia una cosa seria? >> chiese esitante la seconda.
Eleonora si passò una mano tra i capelli e si appoggiò allo schienale della sedia. La loro madre in compagnia di un uomo che non conoscevano, pareva incredibile. Nessuno di loro se lo aspettava; Fulvia, da quando si era separata, non si era dedicata ad altro che alle figlie e al lavoro. Non c’era mai stato nient’altro. Per questo la notizia le aveva scosse parecchio. Chi era? Cosa voleva? Che intenzioni aveva?
<< Non lo so… >> mormorò infine guardando il soffitto.
<< Se mamma è innamorata, non è una cosa bella? >> domandò innocentemente Ilaria.
Eleonora e Claudia si fissarono in silenzio e compresero che stavano pensando la stessa cosa. Un estraneo che era entrato nella vita della madre e che forse sarebbe entrato anche nelle loro. La maggiore provò un moto d’ansia nel fare quelle riflessioni e scattò in piedi. Quella era la sua famiglia e quello l’equilibrio che si era faticosamente guadagnato. Non voleva che venisse sconvolto da nessuno, anche per le sue sorelle. Erano cresciute in quel modo e non avrebbe permesso a chicchessia di fare i propri comodi.
<< Pulce saltellante, lascia perdere >>.
<< Io non sono una pulce saltellante! >> fece sua sorella con un misto di arrabbiatura e scherzo.
Tutt’e tre scoppiarono a ridere.
<< Dov’eri quando ti ho chiamata? >>.
Eleonora si strinse nelle spalle.
<< Perché? >>.
<< Così, a casa non c’eri >>.
<< Ero all’appartamento >> si limitò a dire senza alcun tono in particolare e senza specificare se fosse o meno in compagnia.
Il rumore della chiave di casa nella toppa e il successivo aprirsi della porta accompagnato da esclamazioni allegre di Serena, mise fine a quella breve conversazione tra sorelle.
 
Eleonora esitava ad andare a dormire. Sua madre era in bagno e attendeva che uscisse per parlarle. Non poteva addormentarsi se prima non le diceva un paio di cose.
<< Problemi? >> chiese Fulvia notandola girovagare nel corridoio mentre le altre ragazze erano già crollate.
<< Ti vedi con qualcuno? >> domandò a sua volta la figlia a bruciapelo.
La donna esitò per qualche istante prima di rispondere.
<< Eleonora, questi non… >>.
<< Non provare a dire che non sono affari miei! >> esclamò la ragazza quasi ringhiando << Allora è vero? Claudia ti ha vista oggi pomeriggio! >>.
Fulvia si morse il labbro inferiore comprendendo il perché di quelle domande.
<< Non puoi portare uno sconosciuto nella nostra vita! >>.
<< Ascolta >> provò a dire la madre ricorrendo a tutta la sua autorevolezza << Non… >>.
<< Tu hai fatto affidamento su di me per tenere in piedi questa famiglia, io non ti permetto di distruggere tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. È chiaro? >>.
<< Non ti permetto di parlarmi in questo modo, chiaro? Io sono tua madre! >>.
Invece di rispondere, la ragazza si chiuse in camera sbattendo la porta e facendo svegliare Claudia.
<< Ehi… >> mormorò apparendo da sotto le coperte << Tutto bene? >>.
<< Sì, non preoccuparti >>.
<< Non accadrà quello che temi, Ele >> le disse sapendo che la maggiore aveva le sue stesse paure << Noi resteremo unite lo stesso >>.
<< Lo so >> rispose sua sorella con voce leggermente tremante.
<< Non succederà niente >> la confortò la più piccola.
Eleonora si infilò nel letto e sentì il bisogno di sentire Martina. Le inviò un messaggio con la scusa di sapere come fosse andata a nuoto e non dovette attendere a lungo la risposta. Si ritrovò a sorridere mentre sentiva tutta la stanchezza crollarle addosso.
Sai bimba, le scrisse prima di addormentarsi, Sono contenta che tu sia diventata reale.
Anch’io.

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Capitolo 11
*** Una nuova amicizia ***


<< Oh cazzo, ma davvero? >> esclamò Davide dopo che Eleonora gli ebbe raccontato la verità.
<< Parla piano >> lo riprese la ragazza.
L’amico emise un lungo fischio.
<< Hai capito a Fulvia >> commentò << Senti, Claudia non ha preso il numero della targa della macchina? >>.
<< Era già abbastanza sconvolta, figurati se ha pensato a controllare con quale macchina stavano >>.
<< Peccato >> rispose il ragazzo << Avrei potuto chiedere a mio zio di controllare >>.
<< Lo so >> fece Eleonora mordendosi il labbro inferiore.
<< Tutto okay? >>.
L’altra si limitò ad annuire mentre sottolineava distrattamente qualcosa sul suo libro di letteratura.
<< Ehi, io sono qui per qualunque cosa. Lo sai, no? Se vuoi che gli spacchi la faccia a quello, non c’è che da chiedere >>.
Eleonora rise sottovoce poggiandogli una mano sul braccio.
<< Non sappiamo nemmeno chi è >> disse con un sorriso << Ma grazie >>.
<< Stasera dobbiamo correre, ce la fai? Sarai concentrata? Altrimenti vediamo se Diego riesce a spostarla >>.
<< No, ho bisogno di distrarmi. Vedrai che sarò bravissima >>.
Gli strizzò l’occhio in segno d’intesa facendo apparire un breve sorriso sul suo volto. Amava quel sorriso che le rivolgeva, anche se non nel senso che comunemente s’intendeva. Molti non comprendevano il tipo di legame che li univa, altri non s’impegnavano nemmeno a farlo; delle volte anche lei stentava a definirlo. Erano qualcosa di più di semplici amici ma allo stesso tempo qualcosa in meno rispetto agli innamorati. Eleonora si era donata a lui il giorno del quindicesimo compleanno dell’amico, l’aveva fatto perché aveva avuto paura che potesse cercare il sesso altrove, che potesse trovare qualcun'altra per farlo e la paura le aveva attanagliato lo stomaco in una morsa gelida. Era stato bello nonostante fossero poco più che bambini e dopo le sue angosce erano sparite. Davide, dopo quello che avevano condiviso, le sarebbe sempre rimasto accanto. Gli passò le dita tra quei morbidi ricci e improvvisamente pensò a Martina. Con lei era tutto diverso, era un misto di emozioni che mai aveva provato ed erano tutte bellissime. Ricordò le sue parole dette il giorno precedente quando erano sole e si concesse di riflettervici.
Anch’io lo sento.
Aveva fatto finta di non comprendere pur di non affrontarlo, per non ammettere che quando le era vicina il cuore le batteva forte nel petto. La costatazione che lo provasse anche Martina, la fece sorridere. Allora non era a senso unico, forse, se avesse trovato il coraggio, avrebbero potuto perfino parlarne e capire.
Parlarne?, si ripeté subito dopo, Ma se non ho fatto altro che fissarle le labbra! Assurdo che mi abbia sfiorato l’idea di baciarla.
A quel pensiero avvampò e fu grata del fatto che Davide fosse troppo concentrato sulla spiegazione di Svevo per notarlo.
Devo togliermi dalla testa queste idee, si disse con fermezza, O rischio di perderla.
 
Martina aveva appena accettato di andare a vedere la partita di quella sera di Simona e Michela. L’amica era risultata entusiasta e aveva promesso di dare il massimo. Subito dopo le disse di portare con sé Eleonora.
<< E’ la cosa migliore! >> la incentivò << Potresti anche annoiarti da sola sugli spalti! >>.
L’altra ragazza era rimasta piuttosto scettica mentre ricordava che l’altra le aveva detto con fermezza di non voler rinunciare a quello che aveva. Non voleva rischiare di tirare troppo la corda ora che era abbastanza convinta di ciò che suscitava nella più grande. Fece un respiro profondo non sapendo che rispondere.
<< Prova a chiederglielo almeno >> insistette Simona alzandosi in piedi sentendo la campanella dell’intervallo.
Furono bloccate dall’uscire dalla classe dalla voce della professoressa che le richiamò poiché non aveva ancora fatto l’assegno per casa e, quando furono libere di farlo,  Martina riuscì appena a vedere la schiena di Eleonora che si allontanava con Davide. Aprì la bocca per dire qualcosa ma fu bloccata dalla presenza del ragazzo. Fino a quel momento si era solo azzardata a salutarla, non sapeva se fermarla e parlarle sarebbe stato un gesto gradito. Simona la spinse leggermente facendole segno di seguirla mentre il duo scompariva al piano inferiore.
<< Andiamo, se ci tiene a te non ti insulterà mica! >>.
<< Non è divertente! >> esclamò l’altra diventando rossa per l’imbarazzo << Okay, vado! Vado! >>.
Detto si allontanò dall’amica con passo leggermente più veloce del solito. Scese le scale col cuore in gola cercando una valida scusa per interrompere quello che stava facendo. Il giorno precedente Davide l’aveva fulminata con lo sguardo quando aveva pronunciato il nome della ragazza. La trovò quasi subito ferma mentre chiacchierava e scherzava con un’altra persona. Dalla somiglianza comprese che doveva essere la sorella. Aveva anche lei i capelli chiari, non come Eleonora, gli occhi scuri e una dolcezza nei lineamenti del viso. Pareva avere parecchia confidenza anche col ragazzo, tanto da fare finta di dargli un calcio. Si avvicinò ulteriormente e li sentì chiacchierare.
<< E così anche Claudia si è fatta grande >> scherzò Davide trovando l’appoggio della sorella maggiore << Se fa qualcosa che non deve fare, basta un fischio >>.
<< Piantatela tutti e due! Perché non ve ne tornate da dove siete venuti? >>.
Eleonora rise.
<< Dai, Claudietta! >> disse << Non apprezzi il nostro appoggio? >>.
<< Siete peggio di due genitori, smammate! >>.
Martina si ritrovò a sorridere nel sentire quella risata così cristallina e quasi sobbalzò quando incontrò gli occhi della più grande che si era voltata. L’altra la guardò per un istante con aria interrogativa prima di sorridere. A quel segnale la più piccola si rilassò leggermente e riprese a respirare normalmente.
<< Ciao >> salutò Eleonora << Volevi dirmi qualcosa? >>.
Si staccò dalla sorella e dall’amico che la fissò in silenzio.
<< Ciao >> rispose Martina contenta di quel passo che aveva fatto verso di lei << Sì…io… >>.
<< Ele >> chiamò Davide << Io devo ancora mangiare il panino e tra un po’ suona >>.
Lasciala stare, cazzo!, avrebbe voluto rispondergli con astio la sedicenne.
<< Inizia a salire >> affermò l’altra << Ti raggiungo subito >>.
Di fronte a quella frase, al ragazzo non restò altro che limitarsi ad annuire e allontanarsi. Eleonora si accorse di come l’amica lo osservasse allontanarsi e rise appena.
<< Bello, eh? >> domandò.
Se mi interessassero i ragazzi sì, pensò Martina mentre si stringeva nelle spalle, Ma il mio obiettivo è un altro.
<< Allora >> continuò la più grande appoggiandosi alla parete << Dimmi pure >>.
La ragazza dai capelli rossi esibì un sorriso. Eleonora non si era accorta di come il suo atteggiamento nei confronti dell’altra fosse cambiato in pubblico nell’arco di così poco tempo. All’inizio poteva rivolgerle la parola solo se erano sole in bagno, ora parlavano quasi normalmente per i corridoi scolastici. Ai suoi occhi era un passo da gigante.
<< Stasera ti andrebbe di venire con me a vedere una partita di pallavolo della mia amica? >>.
Dall’esitazione comprese che non sarebbe stato possibile.
<< Mi spiace, bimba, ma non posso >> le rispose semplicemente evitando di darle spiegazioni.
<< Ah, okay >> disse Martina senza riuscire a nascondere la sua delusione.
Si stava abituando ad averla sempre vicina e, dover fare i conti col fatto che non era l’unica nella sua vita, era dura. Pensò che probabilmente doveva vedersi con Davide e per la gelosia avvampò.
<< Stai bene? >> le domandò poi cambiando argomento << Ieri…ieri mi sei sembrata un po’ triste >> affermò riferendosi alla telefonata che aveva ricevuto.
Involontariamente Eleonora si voltò verso la sorella che stava chiacchierando con un sorriso beato con un ragazzo e la sua espressione si addolcì.
<< Abbastanza, sì >> affermò tornando a guardarla << Sei carina, bimba >> aggiunse non riuscendo a trattenersi.
Il viso di Martina a quel complimento divenne ancor più rosso dei suoi capelli.
Tu per me sei bellissima, avrebbe voluto risponderle con sincerità.
<< Ti andrebbe di studiare da me oggi pomeriggio? >> le propose senza riflettere.
Voleva averla vicina, voleva che quel legame che avevano si rafforzasse. Eleonora si morse il labbro.
<< Un’altra volta, bimba. Oggi pomeriggio studio con degli amici per il compito di francese di domani >>.
L’altra chinò il capo con dispiacere e fremette quando la più grande le sfiorò appena le dita della mano con le sue. Rialzò lo sguardo incontrando gli occhi di Eleonora. Erano ridenti, felici, appagati e ne fu contenta perché sapeva che era merito suo.
<< E’ bello >> continuò sussurrando con un leggero sorriso senza riuscire a nascondere un vago rossore delle gote.
Il cuore di Martina fece le capriole nel petto.
<< Molto >> disse desiderando che non ritirasse mai l’arto proteso lievemente verso di lei.
<< Ci vediamo domani, okay? Te lo prometto >>.
 
Eleonora osservava Lavinia con la matita a mezz’aria completamente persa nei suoi pensieri. Davide non era ancora arrivato e attendevano anche Paolo che li aveva praticamente scongiurati di aiutarli con Zola. Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi lasciati sciolti e pensò che anche con l’altra ragazza aveva frequentato la stessa classe dalle elementari ma sapeva poco o nulla di lei. Ricordava che era stata fidanzata durante il terzo anno del liceo con un loro coetaneo che invece andava al nautico. Non si era interessata molto al motivo per il quale era successivamente finita. Non comprendeva perché ci stava pensando proprio in quel momento, forse per il fatto che era stata innamorata di qualcuno e sapeva cosa significasse. Lei non lo era mai stata, non aveva mai sentito per nessuno le tanto decantate farfalle nello stomaco ma si vergognava a prendere l’argomento. Con l’amico non aveva mai sentito il bisogno di farlo visto il tipo di rapporto anche molto intimo che avevano. Voleva riuscire a dare un nome a quello che sentiva per Martina, a quel senso di angoscia che la spingeva a controllare continuamente il cellulare e a pensare che forse avrebbe potuto evitare quel pomeriggio di studio con gli altri per stare con lei. Cos’era? Non era tipo da stare male se non vedeva qualcuno o se non lo sentiva per giorni eppure con la più piccola accadeva.
Stupida bimba che mi fai questo!, pensò esasperata.
<< Cerca di fare appello a tutta la tua pazienza >> scherzò Lavinia sentendola sbuffare sonoramente << Lo so che non è il massimo fare da balia a Paolo prima di un compito in classe >>.
<< Oh, già >>.
<< Non stavi pensando questo? >>.
<< Non proprio veramente >> rispose Eleonora tenendo lo sguardo basso.
<< Oh! >> esclamò l’amica facendosi attenta << Dimmi, dimmi! >>.
<< Niente, scema! >> rispose << Senti…ma com’è essere innamorati? >>.
<< Finalmente l’hai capito! Davide te l’ha detto? >>.
<< Detto cosa? >>.
Lavinia la guardò sorpresa.
<< Scusa, ma di cosa stiamo parlando? >> chiese poi temendo d’aver detto qualcosa che non doveva.
<< Che c’entra Davide? >>.
<< Ma tu non stavi per dire di essere innamorata di Davide? >>.
<< Assolutamente no! >> disse Eleonora scattando in piedi << Ho solo fatto una domanda! Ma perché pensate sempre che siamo innamorati noi due? >>.
L’altra inarcò il sopracciglio destro come se fosse una cosa scontata.
<< Io ho sempre pensato che ancora non l’aveste capito >>.
<< Bene, allora mettiamo subito le cose in chiaro. Io non sono innamorata di lui >>.
<< E lui? >> fece l’amica.
<< Nemmeno, è chiaro! >> affermò la ragazza dai capelli biondi sconcertata e innervosita da quella conversazione.
<< Sicura? Secondo me fareste dei bambini bellissimi >>.
L’attimo dopo scoppiò a ridere nel vedere la faccia di Eleonora atteggiarsi a smorfia.
Bambini?, ripeté quasi sconvolta, Oh cosa va a pensare la gente.
Si disse che era stata fortunata a non parlarle di Martina e di quello che si agitava in lei. L’avrebbe presa sicuramente in giro; meno di Davide, ma sempre l’avrebbe fatto. Doveva rimanere una cosa solo sua, non poteva permettersi di confidarsi con nessuno. Fece un respiro profondo alzandosi in piedi e dirigendosi verso il balcone. Si appoggiò con gomiti alla balaustra e osservò per pochi secondi il paesaggio. Da casa di Lavinia si aveva la visuale completa del golfo ed era bellissimo. Si accese una sigaretta pensando che lo faceva più per abitudine che per un vero e proprio bisogno di nicotina. Era stato l’amico a portarla su quella strada e ora, a distanza di forse un anno, era difficile smettere.
Le cattive abitudini sono dure a morire, si disse scoppiando in una breve risata.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e velocemente cercò il numero di Martina. Voleva sentirla.
<< Pronto? >>.
<< Ehi, ciao bimba >> rispose Eleonora sorridendo involontariamente.
<< Ciao! >> esclamò la più piccola contenta di quel piccolo gesto << Studi? >>.
<< Tra poco iniziamo, stiamo aspettando Davide e Paolo. Tu che fai? >>.
<< Sto facendo la spesa con mamma >>.
<< Oh, ma che brava ragazza! >> rise l’altra.
<< Non prendermi in giro! >>.
<< Non lo sto facendo! >>.
<< Non ti sopporto, lo giuro! >>.
<< Vuoi che ti lasci? >>.
Ti vorrei sempre al mio fianco, pensò immediatamente Martina.
<< Ele >> disse con un tutto il coraggio che riuscì a raccogliere << Domani… >>.
<< Te l’ho promesso, bimba >> la interruppe la più grande comprendendo cosa volesse.
<< Forte >> fece l’amica incapace di trattenersi << Davvero >>.
Eleonora scoppiò a ridere sonoramente e in quel momento si sentì il citofono suonare.
<< Devo lasciarti >> le disse gettando una veloce occhiata dentro << Ci sentiamo più tardi, okay? >>.
<< Okay, allora a dopo >>.
 
Sofia guardò la figlia tornare ad avvicinarsi con un mezzo sorriso stampato sulle labbra e, senza che le dicesse nulla, comprese chi doveva averla telefonata. Quello sguardo era inconfondibile, era quello di una persona innamorata. Mentalmente ringraziò questa ragazza sconosciuta che era riuscita a far tornare a sorridere la ragazza e subito dopo si disse che doveva farlo personalmente.
<< Finito di parlare? >> le domandò con calma mentre prendeva un paio di pacchi di spaghetti dallo scaffale.
Martina annuì energicamente. Sua madre le aveva fatto comprendere di stare dalla sua parte, non c’era motivo per mentirle.
<< Senti Marty >> continuò la donna << La settimana prossima perché non inviti questa ragazza a pranzo? Papà deve tornare a Genova per qualche giorno per alcune questioni inerenti alla nostra vecchia casa >>.
Gli occhi della sedicenne si riempirono di felicità e divennero luminosi.
<< Davvero, mamma? Sarebbe fantastico, grazie! >> esclamò abbracciandola.
Sofia le sorrise accarezzandole una ciocca di capelli. Ancora non riusciva a credere che sua figlia fosse così grande da essere innamorata. Quando era successo? L’attimo prima l’aveva vista muovere i primi passi, quello successivo frequentava già il terzo anno di liceo scientifico.
<< Voglio conoscere anch’io questa persona che ti fa stare così! >>.
Sua figlia rise arrossendo.
<< Grazie, sul serio >> si limitò a dire.
 
La partita di pallavolo era terminata con la vittoria della squadra di Simona e tutte le ragazze erano visibilmente contente. Dagli spalti Martina si alzò per avvicinarsi al campo e salutò Michela. Simona corse ad abbracciarla.
<< Puzzi terribilmente! >> esclamò la ragazza dai capelli rossi ridendo.
<< Oh, scusa! >> iniziò a prenderla in giro l’amica << Se era la tua amica Eleonora le dicevi che puzzava? >>.
Il volto di Martina divenne paonazzo facendo ridere l’altra.
<< Te l’ho fatta! >>.
<< Non prendermi in giro! Ti detesto quando fai così! >>.
<< Mi metti le battute su un piatto d’argento, come faccio a non dirle? Vado a farmi una doccia, principessina! Aspettami qui >>.
Venti minuti più tardi fu di ritorno in compagnia della squadra.
<< Vi va un gelato? >> propose Michela.
Ovviamente l’invito era esteso anche a Martina. La ragazza accettò di buon grado, aveva bisogno di svagarsi ancora un po’ e non pensare ad Eleonora. La più grande era diventata un vero e proprio chiodo fisso e il non averla costantemente accanto la faceva stare male. Quelle sensazioni non le aveva provate nemmeno con Greta nonostante fosse stata la prima persona importante della sua vita.
<< Mi unisco volentieri a voi >>.
Tutt’e tre si voltarono verso la quarta ragazza che aveva parlato e Michela sorrise mentre annuiva.
<< Io voglio la crepes! >> affermò Simona << Veronica ma tu hai la macchina? >>.
Martina si accorse che Veronica non smetteva di guardarla e arrossì violentemente abbassando gli occhi. Doveva essere più grande di loro, forse come Eleonora, ed era alta e magra. Scuri capelli corti e spettinati, occhi color del ghiaccio e un sorriso disarmante. Non avrebbe detto che era carina ma aveva qualcosa che affascinava.
<< Sì, è proprio qui fuori >>.
Uscirono dalla struttura e la ragazza la indicò mentre faceva scattare la sicura da lontano. Era una Fiat 500 color carta da zucchero. Martina sorrise nel vederla, le piaceva quel tipo di macchina e le dava l’idea che fosse un po’ una coccinella dalla forma.
<< Ti piace? >> chiese Veronica aprendo il bagagliaio per posare i tre bosoni della pallavolo.
<< Oh! >> esclamò Simona << Scusami Vero! Lei è una mia amica, viene in classe mia da quest’anno >>.
La più grande le porse la mano.
<< Piacere di conoscerti, avrai capito che mi chiamo Veronica. Veronica Suena >>.
Martina gliela strinse con un leggero sorriso.
<< Martina Capasti >>.
<< Ti piace? >> le chiese Veronica indicando l’auto.
<< Sì, però se fosse stata rossa sarebbe stata perfetta! >>.
<< Magari anche a pois neri come una coccinella? >>.
La ragazza dai capelli rossi alzò gli occhi di scatto su di lei nel sentire quelle parole.
<< Sarebbe terribile una cosa del genere >> proclamò Simona.
<< Sono pienamente d’accordo >> fece eco Michela.
La quarta ragazza rise notando il rossore sul viso di Martina.
<< Okay, allora visto che non vi piace, sederete dietro >> affermò abbassando il sedile per permettere loro di entrare << Marty, tu avanti invece >> aggiunse facendole l’occhiolino.
Non appena Veronica mise in moto, lo stereo si accese illuminandosi e si sentì la voce di De André. Martina guardò il piccolo schermo e notò che era un cd.
<< Ti piace De André? >> domandò senza riuscire a moderare l’eccitazione.
<< Scherzi? Lo adoro! Si ascolta solo buona musica nella mia macchina >>.
<< Lo adoro anch’io, sono di Genova >>.
<< Ma dai, non ci credo! >> esclamò la più grande ridendo << Sei un tipo interessante, Martina >>.
L’altra mormorò un ringraziamento prima di partire.
Arrivarono in gelateria un quarto d’ora dopo. Martina, dopo molte indecisioni, scelse la brioche col gelato alla nocciola, Simona una crepes alla nutella mentre Veronica e Michela optarono per due coni gelato. Si sedettero intorno a un tavolino di ferro battuto e iniziarono a fare conversazione. In questo modo la ragazza dai capelli rossi scoprì che la più grande aveva diciannove anni, aveva terminato l’anno precedente il nautico e, dopo alcuni corsi di aggiornamento, attendeva di essere chiamata per imbarcarsi.
<< E ti piace questa vita? >> domandò Martina per nulla affascinata dal fatto di stare così lontana per così tanto tempo.
Veronica la guardò sorridendo prima di dare un morso al suo dolce. Era come se la conoscesse da sempre.
<< Ehi! >> esclamò subito dopo leggermente risentita.
<< Non è una questione di piacere >> rispose la ragazza facendo come se nulla fosse << Ma di lavorare e guadagnare presto. Con la crisi che stiamo vivendo, voglio iniziare subito >>.
Martina rimase colpita dalle sue parole. Doveva essere una ragazza molto matura nonostante la giovane età.
Pare il contrario di Eleonora, si ritrovò a pensare mentre il volto dell’amica le appariva davanti agli occhi, Lei si diverte ancora a sfarfallare con gli amici.
<< E brava la nostra Veronica! >> fece Michela gettando le carte nel cestino dopo essersi alzata in piedi << Caspita, meglio se andiamo! Non so voi ma a me domani aspettano due ore di matematica, una di latino, una greco e due di italiano! >>.
<< Una cosa leggera eh? >> la prese in giro la più grande tornando in macchina.
Ripresero i posti dell’andata e la prima ad essere accompagnata fu Michela seguita subito dopo da Simona.
<< Potevi accompagnare prima me, così adesso non devi fare tutto il giro >>.
L’altra le porse un sorriso rassicurante.
<< E perdermi l’occasione di chiacchierare un po’ da sola con te? >>.
Seguendo le indicazioni di Martina, arrivò sotto il palazzo e mise le quattro frecce dopo essere fermata senza parcheggiare. A quell’ora non c’era nessuno per strada.
<< Grazie per il passaggio >> disse la più piccola guardandola di sfuggita e togliendo dal volto una ciocca di capelli ribelli.
<< E’ stato un piacere >> le rispose Veronica afferrandole la mano e stringendola.
Martina sussultò a quel contatto. La sua presa era decisa, non esitava e sapeva perfettamente cosa voleva. Per un attimo rifletté su quando fosse diverso dal contatto che aveva con Eleonora. Lei era ancora così inesperta e ingenua in fatto di sentimenti ed era proprio quel suo lato che le piaceva tanto.
<< Allora notte >> salutò evitando quello sguardo penetrante.
Veronica le diede un bacio sulla guancia senza nessuna esitazione, come se già sapesse che non si sarebbe sottratta.
<< A domani >>.
 
Era tardi quando Eleonora si ritirò a casa. Molto più tardi di quanto una normale diciottenne potesse fare; ma non sarebbe stato difficile raccontare una balla a sua madre sull’ora. Lei e Davide avevano vinto la loro seconda gara, era stato bellissimo vedere gli occhi dell’amico brillare di felicità anche per merito suo. Le piaceva correre, non lo faceva per soldi e la stessa cosa era per il ragazzo. Non sapeva il motivo ma, quando era sulla moto con Davide, tutto perdeva d’importanza. C’erano solo loro due e i loro cuori che battevano in sincronia, il resto veniva automaticamente annullato. Si smetteva di pensare e i problemi rimanevano lontani e distanti. Delle volte avrebbe voluto che le accadesse più spesso. Infilò la chiave nella toppa e pensò a Martina. L’aveva sentita poco quel pomeriggio per via degli amici che non l’avevano lasciata un attimo da sola e un attimo prima che Davide la andasse a prendere. Era troppo poco, aveva bisogno di molto di più e soprattutto non voleva che si sentisse triste per colpa sua. Era diventata terribilmente importante per lei e ogni suo sguardo malinconico, ogni parola detta con una nota dolente, le faceva male. Doveva evitare che accadesse ma non era facile avendo un amico come il suo sempre attaccato a lei. Entrò in casa avendo cure di non produrre il minimo rumore e si tolse subito le scarpe dirigendosi in camera sua. Aprì delicatamente la porta sorridendo nel notare che nel letto di Claudia, dormiva anche Serena mentre nel suo, c’era Ilaria. Era una cosa che da bambine facevano spesso, si sistemavano tutte nella stessa stanza come se in quel modo potessero sentirsi più vicine. Si spogliò pensando a quello che era successo il giorno precedente. Toccava a lei difendere la sua famiglia, non permettere ad un estraneo di avvicinarsi alle sue sorelle o di minacciare tutto quello che avevano. Si chinò su Serena che dormiva profondamene rannicchiata su un fianco accanto alla più grande e le accarezzò il viso. Era la più piccola, quando il loro padre se n’era andato aveva solo due anni e a malapena sapeva cosa significasse la parola “papà”. Non glielo aveva mai perdonato. Infilò il pigiama ricordando di mettere la sveglia per la mattina seguente e si stese sotto le coperte. Immediatamente Ilaria si mosse verso di lei senza svegliarsi e la abbracciò come se non avesse aspettato altro. Eleonora sbuffò e rise allo stesso tempo mentre le toglieva dal volto una ciocca di capelli.
<< Notte sorelline >> sussurrò prima di addormentarsi.
 
Era nettamente in ritardo quella mattina. Subito dopo il suono della sveglia si era riaddormentata e ora mancavano pochi minuti alle otto e un quarto. Imprecò tra sé mentre passava dalla cucina afferrando al volo qualcosa da mangiare e correva a si mise le scarpe, pronta per uscire. Persino sua sorella, che andava alle medie, era già andata via. Chiuse la porta di casa alle sue spalle pensando che avrebbe dovuto fare una folle corsa per arrivare in orario ma, una volta fuori la palazzina, rimase sorpresa nel vedere la macchina di Veronica con la ragazza dentro. Le suonò non appena la vide e le fece segno di avvicinarsi.
<< Ciao, che ci fai qui? >> le chiese non appena ebbe abbassato il finestrino.
<< Sono venuta a prenderti! >> le rispose la più grande << Avanti sali! Non sei ritardo? >>.
Martina si affrettò ad ubbidire.
<< Grazie, non sono in ritardo! Di più! >>.
<< L’ho notato, sai? >> ribatté ridendo Veronica mentre metteva in moto << A che ora esci? >>.
<< All’una e dieci, perché? >>.
<< Ti va di pranzare insieme? >>.
Fermò la macchina di fronte al cancello della scuola e attese una risposta. L’altra si fermò a pensare che la ragazza che le stava di fronte non era davvero come Eleonora. Nella sua domanda non c’era niente di ingenuo come accadeva all’amica quando le faceva qualche proposta. Sapeva perfettamente cosa voleva ed era decisa ad ottenerlo, si leggeva chiaramente nei suoi occhi. Fece un respiro profondo scendendo e si morse il labbro inferiore.
<< Non posso >> disse semplicemente << Ma grazie >>.
<< Oh, non fa niente >> rispose la più grande sorridendole << Almeno non mi merito un bacio per averti accompagnato? >>.
Martina si sporse verso di lei e la accontentò cercando di essere il più casta possibile. Purtroppo le interessava solo Eleonora e non aveva intenzione di rinunciarvi.
<< Grazie >> fece contenta Veronica << Ci vediamo presto allora? >>.
Aspettò di vederla annuire prima di rimettere in moto e allontanarsi e lasciò l’altra intenta ad entrare a scuola. Dall’alto di una delle tre finestre della sua aula, la ragazza dai capelli biondi aveva osservato tutta la scena.
 

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Capitolo 12
*** Litigi ***


L’interrogazione di fisica alla prima ora l’aveva lasciata abbastanza sbalordita ma, nonostante la stanchezza del giorno precedente e quello che aveva visto, si era impegnata per mantenere una buona media nella materia. Aveva studiato poco il pomeriggio prima convinta che non sarebbe toccato a lei poiché l’insegnante non aveva ancora completato il primo giro e invece alcuni suoi compagni si erano assentati mentre altri erano entrati a seconda ora. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Martina che usciva da quella Fiat 500 azzurra. Sapeva perfettamente a chi appartenesse, a Veronica Suena. La conosceva di vista e non le piaceva per niente. Un anno più grande di lei, l’aveva adocchiata quando andava in quarto e c’era stata una partita tra il liceo scientifico e il nautico. Le due scuole non si erano mai ben sopportate ma quel giorno si erano lasciati parecchio andare a insulti da ambo le parti. Durante il secondo tempo Davide, che giocava come attaccante, era stato spinto e lamentava un forte dolore alla caviglia che aveva fatto guadagnare un rigore e poi la vittoria al liceo. Veronica a quel primo segnale, si era scagliata prima contro il ragazzo e subito dopo contro l’arbitro urlando che fosse di parte. Nel vederla strepitare in quel modo, Eleonora non aveva compreso più nulla e aveva iniziato a urlarle parole poco garbate. Poco c’era mancato prima che si arrivasse a una rissa tra i due istituti. Da quel momento era stato odio.
<< L’ho fatto solo per pararti il sedere! >> esclamò notando l’occhiata che le stava lanciando Davide mentre la campanella suonava e cercando di non far trasparire quello che provava.
Fastidio, un senso di irritazione che le percorreva tutto il corpo e la faceva vibrare.
<< Oh grazie! >> rise lui << Aiutami anche in francese allora >>.
<< Ma abbiamo studiato insieme ieri! >>.
<< Avanti Ele, lo sai che ho problemi a coniugare i verbi! Je te prie! >>.
Eleonora gli mise l’indice sulla fronte facendo una lieve pressione e gli sorrise.
<< Quanto sei scemo! >> disse infine sedendosi.
<< Sabato ti va di andare a mangiare alla Taverna del marinaio? >>.
<< Ti va il pesce? >>.
<< Beh, perché no? È anche abbastanza centrale e possiamo spostarci a piedi una volta parcheggiate le macchine al molo >>.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Proponilo anche agli altri, lo sai che per me non ci sono problemi >>.
<< Lo so >> le rispose Davide accarezzandole una guancia << Tu sei esattamente quello che voglio >>.
A quella frase, la ragazza sentì mancarle il respiro.
No, Davide, si disse improvvisamente con disagio, Non dirmi questo. Io non lo voglio.
L’arrivo della professoressa di francese evitò che quella conversazione potesse andare avanti e la salvò da un’eventuale risposta. Mentre scriveva la traccia sul suo foglio protocollo, il suo pensiero andava continuamente a Martina.
 
Vediamoci in bagno.
Così le aveva scritto Eleonora al suono della seconda campanella. Martina prontamente si era recata sul posto e dopo pochi attimi l’altra l’aveva raggiunta. Quella mattina indossava una camicetta azzurra con sopra un maglioncino a righe che ne riprendeva il colore, i soliti jeans grigio chiaro e converse bianche. Bella, davvero bella anche se non portava tacchi vertiginosi ai piedi. Nella sua semplicità era molto carina.
<< Ehi, buongiorno >> disse la più piccola con un sorriso.
<< Da quando vai in macchina con quella? >>.
Martina comprese immediatamente che c’era qualcosa che non andava dal tono sprezzante che aveva usato.
<< Mi hai… >>.
<< Ti ho vista stamattina uscire da quella Fiat 500 azzurra! >> la interruppe Eleonora incapace di trattenersi << Sta lontana da Veronica Suena >>.
<< Tu come…come sei riuscita… >>.
<< Ho riconosciuto la sua auto >> spiegò l’altra << Stalle lontana >>.
<< Cosa ti ha fatto per farti reagire in questo modo? L’ho conosciuta ieri alla partita di pallavolo, è nella stessa squadra di una mia amica >>.
<< Non mi piace, Martina. Non mi piace nemmeno un po’ >>.
Nel parlarle le aveva preso un braccio stringendoglielo e aveva soffiato sulle sue labbra. Un brivido scosse entrambe.
<< Sei gelosa? >>.
<< Gelosa io, bimba? >> le rispose Eleonora sentendo di essere inaspettatamente arrossita << Figurati. Lo dico per te. Quella…non mi piace per niente >>.
Si morse il labbro subito dopo aver finito di parlare.
Martina si indispettì leggermente per quel modo di fare che aveva di non ammettere mai, nemmeno a se stessa, la verità. Fece involontariamente una smorfia col viso e tirò il polso bloccato affinché tornasse libero.
<< Avrò il diritto di frequentare chi voglio, non credi? >> disse freddamente << Non sei l’unica che può avere degli amici, sai? >>.
<< Davide non è come quella, non provare nemmeno a fare il paragone! >>.
Già, deve essere per forza meglio, pensò la ragazza dai capelli rossi, Nessuno può essere peggio di quel bambino viziato.
<< Senti, lasciami in pace okay? Non mettere bocca sulle mie amicizie! >> sbottò.
La più grande sbatté entrambe le mani ai lati della sua testa contro il muro e aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse subito dopo. Rimasero per qualche secondo a fissarsi in silenzio e ad ascoltare i battiti dei loro cuori velocizzati. Martina desiderò che quei pochi centimetri che la separavano dalle sue labbra venissero colmati, che finalmente si decidesse a baciarla e a dare un senso a quella marea di sensazioni che si agitavano in lei e che non riusciva a governare. Non le avrebbe urlato contro se non fosse stata gelosa.
Terribilmente gelosa, precisò la sua mente notando come le sue gote fossero arrossate.
<< Sai una cosa? Hai ragione, non me ne fotte niente di quello che fai >> affermò Eleonora a denti stretti allontanandosi bruscamente da lei.
<< Aspetta Ele! >> esclamò l’altra provando ad afferrarle la mano.
<< Vaffanculo, fai il cazzo che ti pare! >>.
Senza voltarsi, uscì dal bagno e dovette fare ricorso a tutta la sua forza per non scoppiare in lacrime. Scese al piano inferiore e si infilò nel primo che trovò libero. Colpì violentemente la porta che fece un sonoro rumore nel chiudersi. Si appoggiò alla parete piastrellata rabbrividendo.
Ma che cavolo mi succede?, si chiese guardandosi la punta delle scarpe, E’ un’idiota. Ecco quello che è. Non capisce davvero un cazzo.
Fece un respiro profondo senza comprendere per quale motivo se la prendesse così tanto. In fondo Martina poteva fare quello che voleva, non era una sua proprietà e di certo non doveva dare conto a lei.
Che si facesse pure male. Basta che poi non viene a correre da me.
Tuttavia, non riusciva ad allontanare quell’odiosa sensazione da sé. Quel fastidio indescrivibile che aveva provato da quando l’aveva vista uscire da quell’automobile. Il pensiero che avesse un’altra amica cui parlava, cui faceva le sue confidenze, cui rivolgeva uno dei suoi sorrisi, la mandava in bestia. Voleva che li avesse solo per lei, che non voltasse verso nessuno i suoi grandi occhi verdi ma che fossero puntati unicamente sulla sua persona. Era forse gelosa come aveva detto Martina? Impossibile; non lo era mai stata nemmeno con Davide, perché con la più piccola sarebbe dovuto essere così? Non reggeva quella spiegazione. Avrebbe avuto un senso nel caso in cui fossero state… Il pensiero le morì nella mente nell’attimo stesso in cui lo formulò. Si portò una mano davanti alla bocca sorpresa anche solo dell’aver fatto quella riflessione. Non era possibile, non a lei. Se ne sarebbe accorta se era quello, era del tutto fuori luogo!
No, lei non era innamorata di Martina Capasti.
 
<< E si è infuriata? >>.
Martina annuì dopo che ebbe terminato di raccontare cosa era successo tra lei ed Eleonora. La loro professoressa spiegava francese ma nessuna delle due pareva interessata ai lai d’amore tra Tristano e Isotta.
<< Buon segno, no? >>.
<< Cosa? Ma hai capito quello che ti ho detto? >>.
<< Certo, è gelosa a morire >> le rispose Simona.
<< Anche la parte in cui mi ha mandato a quel paese? >> chiese la ragazza dai capelli rossi accarezzandosi un boccolo.
<< Tornerà sui suoi passi >> affermò con sicurezza l’altra.
<< Già, per mandarmici un’altra volta! >>.
<< Non essere così drastica, non ci riuscirà >>.
Martina emise un profondo respiro pensando che tra tante persone, lei era la più complicata. Aveva accettato, infatti, che le piacesse il genere femminile; con Greta era stato così bello fare quella scoperta ma non sarebbe stato semplice far comprendere i suoi sentimenti ad una come Eleonora che non aveva conosciuto nessun altro all’infuori di Davide.
<< Conosci bene Veronica? >> domandò infine accantonando momentaneamente i suoi pensieri.
Simona inarcò il sopracciglio per qualche secondo e l’amica si ricordò che si era trasferita da poco più di un anno.
<< E’ un tipo abbastanza silenzioso, so poco di lei. Credi…credi che sia dell’altra sponda? >>.
<< E’ fidanzata con qualcuno? >>.
<< Da quello che so no e alle nostre partite spesso sono venute a vederle delle ragazze… >> si bloccò un attimo valutando come spiegarsi meglio << …sempre diverse >>.
Perfetto, ci mancava la sciupafemmine, pensò Martina alzando gli occhi al cielo.
<< Mi sono appena data una risposta da sola? >> continuò Simona.
<< Abbastanza, sì >> le rispose l’altra ridendo.
<< E il fatto che sia venuta sotto casa tua questa mattina significa che ci sta provando con te? >>.
La professoressa le riprese entrambe per i loro bisbigli. Prima di rispondere, Martina controllò l’ora. Tra poco sarebbe suonata la campanella dell’intervallo.
<< Non lo so >> ammise infine arrossendo leggermente << Non mi va di uscire fuori dalla classe quando suona >> aggiunse lanciando una breve occhiata alla porta.
Simona si limitò ad annuire comprendendo il disagio che avrebbe potuto provare l’amica nel vedere Eleonora nei corridoi. Certo che quella ragazza era davvero assurda. Che non fosse una ragazza semplice e che si accontentava facilmente, si capiva ad una sola occhiata ma molti suoi comportamenti proprio non li comprendeva.
<< Ehi >> disse notando lo sguardo preoccupato di Martina << Non so come andrà a finire questa storia ma Eleonora è davvero un’idiota se molla tutto così >>.
Quelle parole fecero sorridere l’altra che si passò una mano tra i riccioli rossi leggermente imbarazzata.
 
<< Ma che hai? Da quando sei tornata dal bagno, hai messo il muso >>.
<< Niente, Da >> rispose secca la ragazza dai capelli biondi << Piantala di chiederlo >> aggiunse alzandosi in piedi e stiracchiandosi sentendo la campanella suonare.
<< Ehi, ti serve un po’ di esercizio per scaricare il tuo improvviso malumore? >>.
<< Che palle, possibile che pensi solo al sesso? >>.
<< Abbiamo diciotto anni, è normale averlo come chiodo fisso >>.
Che idiota quando se ne esce con queste frasi fatte, pensò Eleonora.
Dalla classe accanto arrivarono alcuni ragazzi per parlare con lei e Davide di sabato sera e si distrasse momentaneamente dalle sue riflessioni. Doveva smettere di pensare a quella stupida ragazzina, l’aveva mandata a quel paese. Fine. Eppure una piccola parte della sua mente sapeva che aveva nettamente esagerato. Lei aveva la sua cerchia di amici, soprattutto aveva Davide col quale condivideva tutto, perché avrebbe dovuto darle fastidio se anche per l’altra fosse stato così? Avrebbe dovuto usare un po’ più di autocontrollo, si era davvero comportata come una bambina capricciosa e viziata. Forse avrebbe dovuto chiederle scusa, magari all’uscita da scuola visto che l’intervallo era quasi terminato. Sospirò pensando che doveva solo attendere.
Quando finalmente la campanella segnò la fine delle lezioni, le parve che fosse trascorsa un’eternità. Mai come quel giorno il tempo non voleva saperne di scorrere e aveva perso il conto di tutte le volte che aveva guardato il display dell’iphone per controllare l’ora. Infilò velocemente le poche cose che aveva sul banco nello zaino e si diresse con Davide e Lavinia verso il portone principale. Si vedeva chiaramente che era distratta, non smetteva di guardarsi in giro e mormorava pochi monosillabi alle domande degli amici. Finalmente, fuori il liceo, la vide e si ritrovò a sorridere contenta di essere riuscita a trovarla. Stava salutando una ragazza della sua stessa età. Si fermò aspettando di incontrare il suo sguardo e, quando accadde, anche la più piccola le porse un leggero sorriso. Si diede della stupida per averle rivolto quelle dure parole poche ore prima, ora il suo comportamento le pareva privo di senso. Come aveva potuto arrabbiarsi così tanto con la persona che in quel momento le lanciava un’occhiata così dolce? Mosse un passo verso di lei vedendola voltarsi completamente nella sua direzione ma si bloccò nel sentire un improvviso suono di clacson. Alzò gli occhi oltre la figura di Martina che fece lo stesso e serrò la mascella nel riconoscere la 500 azzurra di Veronica Suena. Al posto del guidatore, infatti, c’era la ragazza che agitava una mano per richiamare l’attenzione della ragazza dai capelli rossi. Sorrise facendole un timido cenno di saluto e si girò nuovamente verso Eleonora comprendendo che la situazione con lei era appena andata all’aria. Incrociò i suoi occhi verdi e notò immediatamente come fossero freddi e distanti rispetto a prima. Ingoiò un groppo di saliva e aprì la bocca per dire qualcosa che avesse un senso ma, ancor prima di riuscirci, l’altra si era già voltata correndo verso il suo motorino.
<< Marty! >> la richiamò Veronica mettendo la testa fuori dal finestrino << Che stai aspettando ancora? Vieni, ti do un passaggio a casa! >>.
Martina represse le lacrime e mostrò alla ragazza che l’aveva chiamata un breve sorriso.
<< Eccomi >> rispose avvicinandosi.
 
Incazzata, ecco come si sentiva.
Incazzata come una belva, aggiunse mentre rientrava in casa.
Si tolse le scarpe lasciandole nell’ingresso e notò in uno dei posacenere le chiavi di casa della madre. Era sua abitudine lasciarle lì. Controllò l’ora pensando che era strano averla a casa così presto, non erano nemmeno le tre del pomeriggio.
<< Mamma? >> chiamò leggermente titubante guardando in direzione della cucina << Tutto okay? >>.
Arrivò nella stanza trovando la donna seduta intorno al tavolo. Anche se non ne avevano più parlato, lei considerava chiuso l’argomento uomo misterioso o possibile compagno.
<< Sei uscita prima? >> chiese sbirciando i fogli che l’altra stava controllando.
Non erano compiti in classe ma analisi del sangue. Si ricordò degli esami che avevano fatto la settimana prima.
<< Sì, sono andata a prendere i risultati >> le rispose infine Fulvia alzando gli occhi verso la figlia.
Nonostante fosse la madre, Eleonora le somigliava pochissimo. Lei era mora, con gli occhi scuri e la tipica carnagione olivastra mentre la ragazza aveva preso i colori del padre e della sua famiglia. Nei lineamenti, però, c’era qualcosa anche di suo e, nonostante fosse poco, la riempiva d’orgoglio. Come ogni volta che osservava le altre tre figlie.
<< Allora? Tutto nella norma? >>.
La donna esitò leggermente e velocemente Eleonora le prese le analisi. Scorse velocemente con gli occhi numeri e simboli e tornò a guardare Fulvia. I risultati di Serena erano sballati. Non ne capiva molto di medicina ma sapeva riconoscere le sigle più importanti come globuli bianchi, rossi e le piastrine e quei valori portavano tutti gli asterischi.
<< Non sarà niente di grave >> affermò rimettendoli sul tavolo ostentando una certa sicurezza.
<< Le porto a far vedere alla dottoressa. Sicuramente dovrà fare degli accertamenti >>.
<< Che confermeranno che non è nulla. Potrebbe essere l’influenza che ha preso qualche tempo fa >>.
Fulvia le porse un sorriso. Ecco la vera Eleonora; una roccia che non si rompeva mai, nemmeno quando il vento più forte si abbatteva contro. Non avrebbe potuto aggrapparsi a lei altrimenti per risollevarsi. Tra le quattro era la più forte, quella capace di non reggere le redini della situazione senza un minimo d’esitazione, quella che arrivava sempre al suo obiettivo. Neanche lei era mai stata così, quando suo marito l’aveva lasciata otto anni prima, aveva sentito il mondo caderle addosso e sgretolarsi di fronte ai suoi occhi.
<< E’ come dici tu >> disse infine cercando di essere all’altezza della ragazza che le stava di fronte.
 
Finalmente arrivò il tanto atteso sabato sera. Martina era rimasta molto dispiaciuta quando l’amica le aveva comunicato che quel giorno era il compleanno del padre e quindi non poteva uscire.
<< Ti ricordo che sei una sola pazzesca! >> le disse la ragazza mentre si vestiva e aveva il cellulare in modalità vivavoce.
<< Per quanto ancora vorrai rinfacciarmelo? >> le rispose Simona ridendo.
<< Finché non mi sarò stancata, ovvio! Mi stai facendo andare da sola! >>.
<< Oh, sono sicura che non ti mangerà >> affermò ironicamente l’altra << Al massimo vorrà fare altro! >> aggiunse alludendo all’uscita che Martina aveva accettato di fare con Veronica e i suoi amici credendo di poter portarsi dietro la compagna di banco.
<< Smettila, non è divertente! Io pensavo che venissi con me! >>.
<< Lo so, ma non è colpa mia! E poi potevi chiederlo prima di accettare! Piuttosto, a che ora devi essere pronta? >>.
La ragazza dai capelli rossi gettò una veloce occhiata al suo orologio da polso.
<< Otto e mezza >> dichiarò cercando nel mobiletto del bagno il suo borsello coi trucchi.
<< Che stai indossando? >> chiese l’altra.
Martina si guardò allo specchio e involontariamente arrossì.
<< Niente di che >> mormorò << Un vestitino >>.
<< Oh, sicura di non avere intenti maliziosi? >>.
A quella domanda detta in modo scherzoso, le sfuggì il mascara dalle dita che rotolò sul pavimento.
<< Smettila! Non ho nessun tipo di intento! >>.
Simona scoppiò in una sonora risata.
<< Okay, immagino il tuo viso in questo momento! >>.
<< Sei una stronza, sappilo! Ci sentiamo via sms, devo finire di prepararmi >>.
<< Va bene, ricorda che voglio anche i dettagli! >> scherzò la ragazza dai capelli neri.
<< Idiota! >> rispose Martina prima di chiudere la conversazione mentre sorrideva.
Aveva appena indossato i suoi stivali neri quando Veronica le mandò un messaggio per dirle che era arrivata. In fretta, e leggermente agitata, prese il suo bauletto salutando i genitori che erano in cucina.
<< Sto andando via, non faccio tardi! >> urlò cercando le sue chiavi di casa.
<< Mi raccomando Marty >> disse Sofia affacciandosi.
<< Sì mamma, non ti preoccupare! >>.
Chiuse la porta alle sue spalle e scese le scale. Nell’uscire dal palazzo, notò immediatamente la macchina azzurra e la ragazza seduta al volante che le faceva un cenno di saluto.
<< Ma quanto sei carina? >> le domandò la più grande osservandola con un sorriso prima di scoppiare a ridere nel vedere l’imbarazzo dipinto sul suo viso << Sali, avanti >>.
Martina ubbidì e indossò la cintura di sicurezza.
<< Dove andiamo? >>.
<< Abbiamo appuntamento con alcuni amici, sono sicura che ti piaceranno >>.
L’altra annuì e il suo pensiero volò ad Eleonora. Sicuramente si trovava in compagnia dei suoi amici a bere da qualche parte. Serrò per un attimo la mascella riflettendo su come l’avesse ignorata per quei due giorni dopo il loro litigio. Un paio di volte aveva perfino provato ad avvicinarsi a lei preferendo lasciar perdere nel notare come fosse sempre attorniata da altre persone. Non aveva mai nemmeno cercato il suo sguardo, quello che era successo doveva averla ferita profondamente. Anche se si stava rivelando poco più che una bambina capricciosa, sentiva lo stesso una punta d’orgoglio per quello che era riuscita a scatenarle. Stava rischiando di perderla, però; ne era pienamente consapevole. Gettò una veloce occhiata a Veronica che era intenta nella guida. Erano due ragazze così diverse tra loro, dubitava che sarebbero mai andate d’accordo. Solo quando la diciannovenne fermò la macchina e si mise ad osservarla, la ragazza dai capelli rossi tornò alla realtà.
<< A che pensi? >> le chiese con un mezzo sorriso.
<< Nulla >> mentì Martina scuotendo leggermente capo.
Veronica le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Sei davvero carina, lo sai Marty? >>.
<< Dai, smettila! Vuoi farmi arrossire di nuovo? >>.
<< No >> le rispose prontamente l’altra << Ma voglio corteggiarti, posso? >>.
La più piccola stava per dire qualcosa ma fu interrotta dal bussare sul finestrino dell’amica. Erano arrivati i suoi amici.
 
La serata era stata piacevole e tranquilla, gli amici di Veronica erano tutti bravi ragazzi cui non piacevano gli eccessi. C’era chi frequentava il primo anno di università e chi era in attesa di imbarcarsi. Martina non poté fare a meno di mettere a confronto i due gruppi, quello della ragazza che le sedeva accanto e quello di Eleonora. Qui, con Veronica, nemmeno una volta si era sentita a disagio o fuori posto. Le persone che frequentava erano simpatiche, alla mano, divertenti e l’amica molto premurosa nei suoi confronti. Alcune volte, al pub dove avevano cenato, le aveva sfiorato le dita mostrandole un sorriso gentile ma lei non era riuscita a sentire gli stessi brividi che la scuotevano quando era Eleonora a farlo. Si era rattristata a quella constatazione comprendendo quanto fosse importante quella ragazza e come stesse sbagliando nel frequentare Veronica. Aveva compreso, infatti, le intenzioni dell’altra e se si fosse trattato della diciottenne dai capelli biondi, sarebbe stata la persona più felice del mondo. Quando ebbero terminato, optarono per una passeggiata tranquilla e Veronica le camminò accanto distanziando leggermente gli amici.
<< Serata monotona? >>.
<< No, va bene >> le rispose Martina sorridendo appena << Davvero >>.
<< Posso offrirti qualcosa da bere? >> domandò l’altra indicando col capo un bar molto frequentato.
<< Mi hai già offerto la cena! Non credi sia abbastanza? >>.
<< No! >> esclamò Veronica ridendo e tirandola per un braccio.
Si sedettero ad un tavolino libero fuori e prima di ringraziare, Martina fece un respiro profondo. L’odore del mare le arrivò alle narici facendola sentire stranamente bene. Guardò l’amica che sorseggiava la sua birra senza smettere un solo attimo di guardarla.
<< Smettila di fissarmi, dai! >>.
<< Perché? Sei bellissima >>.
Il viso della più piccola arrossì di botto.
<< Non prendermi in giro! >>.
Fece per alzarsi in piedi ma prima che potesse farlo, Veronica le prese una mano intrecciando le dita con le sue. Si fissarono negli occhi in silenzio e per la prima volta Martina tremò inghiottendo un groppo di saliva.
<< Ma guarda chi c’è! Bimba! >>.
Entrambe le ragazze si voltarono nello stesso momento vedendo la figura di Eleonora. Era visibilmente ubriaca e alle sue spalle si intravedevano i suoi amici. Il cuore di Martina si fermò per un istante nell’osservarla. Indossava un paio di stivali scamosciati color cammello, un cappotto stretto in vita che faceva intravedere solo l’orlo chiaro del vestito e una borsa avorio. I capelli erano sciolti sulle spalle, leggermente arricciati alla fine e una ciocca era fermata da un fermaglio a forma di spiga di grano. Era meravigliosa.
<< E ci sei anche tu, Suena! >>.
<< Vattene Domenghi >> si limitò a dire Veronica a denti stretti.
<< Per quale motivo dovrei farlo? Mi sto divertendo così tanto >>.
<< Eleonora >> s’intromise Martina temendo che la situazione potesse degenerare << Sei ubriaca, vai a casa >>.
La ragazza dai capelli biondi le si avvicinò come se non l’avesse ascoltata.
<< Ehi, sta lontana da lei >> disse la più grande.
<< Altrimenti che fai, Suena? Mi spacchi il naso come hai fatto a Vittorio, eh? Te li ricordi Vittorio e Sara, vero? >>.
Martina spostò lo sguardo sull’altra ragazza con aria interrogativa e la vide serrare la mascella con rabbia. Spaccare in naso? Vittorio? Chi erano quelle persone? Veronica era arrivata davvero ad un gesto simile?
<< Sparisci, Domenghi! >>.
<< Davide! >> urlò invece l’altra << Guarda un po’! Davide! >>.
L’amico accorse quasi subito. Era ubriaco anche lui ma non quanto Eleonora.
<< Oh, la feccia del nautico >> osservò con un mezzo sorriso << Voga! Voga! Voga! >> aggiunse facendo riferimento al ritornello di una stupida canzoncina che i ragazzi del liceo avevano creato per gli antagonisti.
L’amica scoppiò a ridere di gusto.
<< Molarte, porta via il tuo orrido sedere e quello della tua amica prima che mi incazzi sul serio >> affermò la più grande masticando rancore.
<< Che c’è, vuoi fare a botte? >>.
<< Avresti il coraggio di alzare le mani su una ragazza? >>.
<< Ragazza? >> ripeté Davide inarcando il sopracciglio e gettando una veloce occhiata ad Eleonora << Ma ti sei vista, Suena? Non me lo faresti diventare duro nemmeno se t mettessi nuda a ballare la lap dance in questo preciso momento >>.
A quelle parole, Veronica reagì d’istinto. Aveva sopportato fin troppo e in quell’istante perse il controllo di sé. Corse verso Davide prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa dandogli un pugno in pieno stomaco.
<< Ferma, Vero! >> esclamò Martina vedendo la scena.
Il ragazzo si piegò sulle ginocchia preso alla sprovvista dal colpo ma prontamente si riprese facendole le sgambetto affinché crollasse a terra. Le diede un calcio nella pancia e un altro all’altezza del ginocchio che la fecero urlare per il dolore.
<< Davide, che cazzo fai? >> urlò Paolo dopo aver notato quello che stava accadendo e allontanandolo leggermente dalla ragazza per terra.
La più piccola la aiutò a rimettersi in piedi. Aveva il labbro che sanguinava e non riusciva a camminare bene.
<< Ehi, Vero! Che cavolo… >> disse uno dei suoi amici accorrendo.
<< Lasciami Paolo! La ammazzo, la ammazzo! È stata lei a iniziare! >>.
<< Te la sei cercata Molarte! >> urlò Veronica.
<< Smettila Da >> affermò autoritariamente Eleonora << Andiamo via, non ne vale la pena >>.
Guardò Martina con aria dura.
<< Hai visto cosa è capace di fare la tua amichetta? >> le domandò quando tutti furono abbastanza lontani da non sentirla.
L’altra si morse il labbro inferiore sconvolta da ciò cui aveva assistito e si chiese quanto fosse lucida l’altra per parlare in quel modo.
 
<< Ti fa male? >> chiese Lavina rivolta a Davide notando il grosso livido che si stava formando sul petto.
Erano rimasti solo lei, il ragazzo ed Eleonora che si era addormentata profondamente sui sedili posteriori. Davide aveva abbassato il più possibile, cercando di non fare male all’amica, il posto del passeggero anteriore e si era steso aprendo la camicia. L’altra ragazza era entrata in un bar chiedendo un sacchetto di ghiaccio e glielo appoggiò delicatamente sulla pelle.
<< Non molto >> rispose Davide guardando Lavinia con un mezzo sorriso.
<< Ci sei andato pesante con quella Suena prima >> lo rimproverò << Non avresti dovuto rivolgerle quelle parole >>.
<< Ho solo detto la verità >>.
<< E’ una cosa brutta da dire, sul serio >>.
<< Beh, se l’è meritata >>.
Lavinia poggiò la mano sulla sua tenuta sulla pancia per fermare il ghiaccio. Un brivido la scosse mentre si guardavano negli occhi. Per lei quel ragazzo era bellissimo, non c’era nessuno che poteva reggere il paragone ma era anche irraggiungibile. Mai si era fatta così audace come in quel momento, forse era la birra in circolo o il fatto che Eleonora stesse dormendo a pochi centimetri da lei o ancora la confessione dell’amica sul fatto che non fossero innamorati. Prese ancor più coraggio avvicinandosi ulteriormente a lui e lo baciò. Fu un contatto lieve e dolce, Davide non si sottrasse e subito dopo vide Lavinia mordersi il labbro e arrossire leggermente. L’attimo seguente voltò appena gli occhi verso Eleonora.
<< Scusa >> si affrettò a dire l’altra con un bisbiglio sommesso.
Il ragazzo tornò a guardarla.
<< No, io… >>.
Non sapeva nemmeno lui cosa pensare. Le labbra di Lavinia avevano un sapore diverso da quelle di Eleonora; non gli era dispiaciuto, se doveva dire la verità. Eppure non era l’amica. Lavinia guardò il suo orologio da polso.
<< Vi porto a casa >> disse semplicemente sentendosi a disagio.
Davide annuì mentre iniziava a chiudersi i bottoni della camicia.
<< Lei? >> continuò la ragazza mettendo in moto facendo riferimento ad Eleonora.
<< Deve dormire da me stasera >> rispose l’amico.
 
<< Dovresti metterci del ghiaccio >> commentò Martina osservando prima il labbro tagliato e poi il ginocchio gonfio di Veronica.
<< Sto bene >> rispose asciutta l’altra intenta a guardare il paesaggio fuori il finestrino della sua auto.
Non era esattamente quello che si era aspettata per quella sera e aveva sbagliato a perdere il controllo in quel modo. Davanti alla più piccola soprattutto. Gettò una breve occhiata alla ragazza seduta accanto a lei e un lieve sorriso increspò le sue labbra. Erano sedute in macchina in silenzio da quando mezz’ora prima avevano salutato i suoi amici.
<< Scusa >>.
Martina scosse leggermente il capo.
<< Davide Molarte è un cretino, sta tranquilla >>.
<< Non avrei dovuto avere quella reazione. Mi dispiace >>.
L’altra le si avvicinò per accarezzarle una guancia. L’amico di Eleonora aveva nettamente esagerato, anche lei avrebbe avuto quella reazione se quelle parole fossero state rivolte a lei. Veronica non era bellissima come la ragazza dagli occhi verdi e i capelli biondi, ma non meritava lo stesso di sentirsi trattare in quel modo. Persone come Davide non meritavano tutto quello che avevano.
<< Vero… >> mormorò un po’ imbarazzata per quello che stava per domandarle << …è vero che tu…quello che ha detto… >>.
<< Sì >> la interruppe la più grande capendo subito a cosa si riferisse << L’anno scorso. Anche lì non ho giustificazioni >>.
<< Posso…posso chiederti cos’è successo? >>.
L’altra si prese una manciata di secondi prima di rispondere, poi annuì.
<< Vittorio ed io andavamo in classe insieme al nautico >> iniziò ricordando << Ed era fidanzato con una ragazza della nostra stessa età che frequentava lo scientifico, Sara >> cambiò leggermente posizione << Conoscevo Sara di vista all’inizio, ma essendo amica del suo ragazzo, non fu difficile conoscerla meglio. Era carina, simpatica, intelligente e arrossiva per un niente. Non so cosa sia successo ma…me ne innamorai. Sapevo che era sbagliato, che era felicemente fidanzata con Vittorio ed erano anche una bella coppia, però io non riuscii a trattenermi. Iniziai presto a desiderarla, a cercarla con pretesti assurdi e stupidi e vedevo che lei era contenta di stare da sola con me. Non successe mai nulla tra noi, Marty, lo giuro. Te lo giuro, io non l’ho nemmeno sfiorata con un dito. Inevitabilmente le cose, se tra noi andavano bene, incominciarono ad inclinarsi col fidanzato che credeva frequentasse un altro. Una sera in cui uscimmo insieme, iniziò a insultarla pesantemente e a chiamarla in tutti i modi possibili. Non capii più niente e in poco tempo finimmo alle mani. Con un colpo ben assestato gli ruppi il setto nasale >>.
Fece un respiro profondo come se quelle parole le fossero costate una gran fatica. Martina le strinse una mano comprendendo il suo senso di frustrazione e i sentimenti che l’avevano spinta a difendere quella ragazza. L’amore era qualcosa di così forte da spingere le persone a fare cose che mai avrebbero pensato di fare.
<< Morale della favola? >> concluse Veronica con una mezza nota ironica nella voce << Dopo gli esami di maturità, si sono trasferiti entrambi a Siena per studiare e stanno ancora insieme >>.
La più piccola comprese che sotto quella vena sarcastica si nascondeva un profondo dolore. Lei l’aveva difesa e cosa aveva ottenuto? Nulla a parte la nominata di ragazza violenta. Non doveva essere stato semplice.
<< Mi dispiace >>.
Per la prima volta la più grande si voltò per guardarla. Abbozzò un sorriso.
<< Ti porto a casa? Che ne pensi? >>.
Martina si limitò ad annuire non sapendo che aggiungere. Non voleva illudere Veronica, non sarebbe stato giusto darle un’ulteriore delusione. In tutta la serata che avevano trascorso insieme, non aveva sentito nemmeno una volta il cuore accelerare prepotentemente mentre era bastata una sola occhiata da parte di Eleonora quando l’aveva incontrata, per farla arrossire violentemente. La più grande mise in moto e giudò in silenzio verso casa sua. Si fermò esattamente sotto il portone.
<< Notte >> salutò la ragazza dai capelli rossi sperando che l’amica non desiderasse altro.
<< Grazie, Marty >> fece invece Veronica.
<< Per cosa? >>.
<< Per non avermi giudicato >>.

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Capitolo 13
*** Verginità ***


Quando il sole batté sulle sue palpebre, Eleonora si decise ad aprire gli occhi. Per un attimo non riconobbe dove si trovasse ma ad una analisi più attenta notò il poster di una Rihanna mezza nuda che capeggiava sulla parete della stanza di Davide. Si voltò trovando il volto dell’amico vicinissimo al suo e sorrise per un attimo prima di ricordare quello che era accaduto la sera precedente. S’irrigidì leggermente e non volle ammettere d’aver provato, nonostante fosse stata ubriaca, una forte gelosia nel vedere Martina in compagnia dell’altra ragazza. Dover tenersi tutto dentro, poi, era terribile. Osservò il profilo del ragazzo e in quel momento si svegliò. Si guardarono negli occhi in silenzio prima che Davide si stiracchiasse.
<< Giorno bella addormentata >> la salutò ridacchiando.
<< Mi stai prendendo in giro perché ieri mi sono addormentata? >> rispose Eleonora alzandosi in piedi.
L’amico le aveva messo addosso un suo vecchio pantalone da ginnastica e una maglia a maniche lunghe che le stava enorme. Iniziò a cercare i suoi vestiti mentre l’altro la osservava.
<< Ricordi tutto di ieri? >>.
<< Sì >> si limitò a dire la ragazza cercando di non far trasparire l’enorme piacere che aveva provato nel vedere Veronica Suena per terra. Non avrebbe saputo giustificarlo << Non abbiamo fatto sesso, vero? >> chiese per spostare l’attenzione su altro anche se sapeva già la risposta.
Davide le lanciò contro il cuscino.
<< Se vuoi rimediamo subito! >> esclamò provando ad afferrarla con aria giocosa.
Eleonora si scansò con una breve risata.
<< Mica ti sei fatto male? >> domandò subito dopo riferendosi al pugno che la più grande gli aveva dato.
L’altro si alzò con fare spavaldo la maglietta e le mostrò l’ematoma viola.
<< Credi che una come quella possa scalfirmi? >> disse sfacciatamente.
<< Superman, attento alla criptonite >> scherzò la ragazza aprendo la porta della stanza per dirigersi in cucina a fare colazione.
Trovò la madre dell’amico intenta ai fornelli.
<< Giorno Mariella >> salutò allegramente afferrando un biscotto e avvicinandosi alla donna.
<< Ciao ma >> fece Davide grattandosi la testa.
<< Buongiorno ragazzi >> rispose Mariella sorridendo a entrambi.
Eleonora notò come avesse già apparecchiato per tutti e due e pochi secondi dopo essersi seduti versò il tè alla ragazza e al figlio il suo solito latte e caffè.
<< Grazie >>.
La donna le sorrise dolcemente e la ragazza si ritrovò a pensare che Mariella era contenta della vita che faceva. Casalinga, un marito e un figlio da accudire. La vita che lei ripudiava con tutta se stessa mentre l’altra pareva appagata e felice di tutto quello. Scosse il capo sorseggiando il liquido ambrato.
<< Che facciamo oggi pomeriggio? >>.
Lei si strinse nelle spalle.
<< Vado a cavallo, devo montare Agamennone >>.
<< Vengo anch’io allora! >>.
<< Hai chiesto il permesso a mamma? >> lo canzonò Eleonora mangiando un altro biscotto.
<< Davide se poi ai colloqui un solo professore parla male, tuo padre ed io ti togliamo tutto. Sappilo >>.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
<< E poi nel pomeriggio dobbiamo andare a trovare zia Caterina >> aggiunse la donna alludendo all’anziana parente che abitava in un altro paese.
<< Cosa? Oh, mamma dai! Posso evitarmela? >>.
<< Non sei venuto con noi nemmeno la volta scorsa. Questa volta non puoi mancare >>.
Eleonora rise sotto i baffi mentre beveva il suo tè.
<< Fantastico >> brontolò Davide ammutolendosi.
 
<< Non hai portato con te Martina? >> domandò Valentina in un momento di pausa.
Eleonora inarcò il sopracciglio mentre la guardava e si strinse nelle spalle prima di accendersi una sigaretta.
<< E piantala di fumare >> affermò l’altra strappandogliela di bocca e gettandola per terra << Ti fa solo male >>.
<< Non devo portarmela dietro ogni volta che vengo al maneggio >> rispose secca sbuffando rumorosamente per il gesto dell’amica << Non ti sopporto quando fai così >>.
<< Oh, che tono duro. Avete litigato? >>.
<< No >>.
<< Che le hai fatto? >> chiese la più grande interpretando il suo monosillabo al contrario.
<< Io proprio niente! >> sbottò Eleonora scattando in piedi << E’ stata lei! >>.
Valentina scoppiò in una sonora risata che per poco non la fece cadere dallo steccato su cui erano sedute.
<< Ah sì? Non vedo proprio cosa avrebbe potuto farti quella ragazzina, Domenghi! >>.
L’altra si passò una mano tra i capelli senza sapere cosa dire. Si sentiva così stupida per il comportamento che assumeva ogni volta che si parlava di Martina.
<< Allora? >>.
<< Niente, lascia stare >> rispose infine la ragazza dai capelli biondi slacciando le redini di Agamennone e salendogli in groppa.
<< Dai, non fare la bambina adesso! Lo sai che con me puoi parlare di tutto! >>.
Eleonora le diede le spalle ma poi si fermò titubante se aprirsi o meno con l’amica. Cosa avrebbe dovuto dirle? Che le dava fastidio che la più piccola avesse degli amici? Che cosa stupida era quella che le passava per la testa!
<< Io… >> mormorò appena << …non lo so… >>.
<< Scendi, scema >> proclamò Valentina facendole un cenno col capo << Ti offro una cioccolata calda, okay? >>.
La diciottenne annuì lentamente. Ricondusse il suo cavallo nel box e seguì l’amica in casa. Erano sole, si sistemarono in cucina e, mentre la proprietaria di casa armeggiava con tazze e pentolini per il latte, l’altra si sistemò intorno al tavolo con lo sguardo fisso su un punto indefinito.
<< Ambra? >> domandò per cercare di deviare la futura conversazione.
<< Non è scesa questo fine settimana, deve studiare parecchio >>.
<< Spiace, non deve essere semplice non vedersi spesso >>.
<< Ci si abitua, non è la fine del mondo. L’importante è che ci siano sempre i sentimenti >> rispose Valentina appoggiandosi al lavandino << E tu? Hai deciso cosa farai dopo il liceo? >>.
A quella richiesta, Eleonora s’irrigidì leggermente.
<< No >> disse << Lo sai che ho qualche problema coi cambiamenti >> aggiunse con un filo di voce.
L’altra asserì col capo ricordando di essere una delle poche che l’aveva vista piangere parecchi anni prima. Anche se non lo mostrava mai, quella ragazza in apparenza fredda e menefreghista, aveva un lato dolce e gentile che quasi a nessuno era dato vedere. Chiuse gli occhi per un solo istante ricordando quella scema.
<< E Martina è un cambiamento per te? >> le domandò cauta.
A quel nome, la ragazza dai capelli biondi strinse la mascella fino quasi a farsi male. Si limitò ad un leggero cenno d’assenso prima di osare alzare gli occhi verdi sull’altra che abbozzò un sorriso.
<< Io non so davvero… >>.
<< E’ un bel cambiamento, se posso permettermi >> affermò risolutamente Valentina strizzandole l’occhio.
<< Idiota! >> esclamò Eleonora scagliandole contro una mela presa dalla fruttiera poco distante da lei.
L’amica la prese al volo e la posò in un posto più sicuro.
<< A parte gli scherzi, perché avete litigato? Quando eravate a cena da me mi sembravate…in sintonia >>.
Si voltò per versare la cioccolata calda e porse una delle due tazze ad Eleonora che la fissò a lungo senza risponderle.
<< Aspetta >> fece subito dopo << Davide…lui conosce Martina? >>.
L’altra divenne rossa e si ostinò a non parlare.
<< Ehi, guarda che non è successo niente di grave >> alleggerì Valentina con un mezzo sorriso << E’ normale che… >>.
<< No >> la interruppe Eleonora << Noi facciamo sempre tutto insieme >>.
<< Dai, Ele non farne un dramma. Siamo persone individuali, ognuno fa le proprie esperienze e le proprie conoscenze. Anche marito e moglie hanno diritto delle volte a non stare sempre appiccicati >>.
La vide annuire poco convinta.
<< Fagliela conoscere, no? Così ti passa questo stupido senso di colpa nei suoi confronti >>.
<< Non capisci proprio un cazzo, sai? >>.
<< Ehi, calmina! >> le disse risentita la ragazza dai capelli scuri << Ti stai facendo tutti questi problemi perché hai fatto qualcosa senza Davide o perché ti trovi meglio con lei che col tuo storico amico? >>.
Per la rabbia del momento, Eleonora scaraventò per terra la tazza da cui aveva fatto pochi sorsi facendola andare in mille pezzi e Valentina comprese d’aver esagerato. Non doveva spiattellarle quella verità davanti agli occhi con tanta irruenza. Con quella ragazza doveva soppesare ogni singola parola se non voleva rischiare di vederla scattare come in quel momento. Sapeva che era quello il vero problema e soprattutto che l’amica faticava ad accettarlo nascondendosi dietro false illusioni. Abbassò gli occhi sulla cioccolata calda sparsa sul pavimento e poi tornò a guardarla.
<< Eleonora >> affermò con tono fermo << Non comportarti come una bambina >>.
<< Fottiti! >> le urlò contro l’altra ragazza correndo verso la porta di casa e uscendo.
Mentre la guardava andare via, Valentina pensò che, nonostante fossero trascorsi otto anni, era rimasta la stessa bambina che aveva trovato a piangere nella stalla.
 
Era entrata nella stalla perché Eleonora era dentro da un buon quarto d’ora e temeva le fosse accaduto qualcosa mentre riponeva l’animale nel box. Era la prima volta che glielo faceva fare da sola. Sin dal primo passo che aveva messo dentro, aveva sentito dei gemiti sommessi. Si era guardata intorno non vedendo nessuno e solo dopo una manciata di secondi aveva compreso che provenivano dal box di Agamennone. Si era avvicinata titubante e l’aveva vista. Se ne stava rannicchiata contro la parete di legno, il volto nascosto in mezzo alle ginocchia e cercava di reprimere le lacrime. Quell’immagine l’aveva fatta sorridere tristemente. Eleonora era una bambina di dieci anni, molto più sveglia e intelligente di qualunque altra sua coetanea. Le stava simpatica, aveva imparato in fretta a cavalcare un cavallo adulto e Agamennone, dal carattere poco affine a quello dei bambini, era molto docile con lei. Era entrata all’interno sotto lo sguardo vigile dell’animale, che aveva compreso anche lui che qualcosa non andasse, poggiando una mano sulla sua spalla. A quel contatto, la bambina aveva alzato gli occhi guardandola in silenzio. Valentina aveva diciotto anni ed era stata informata dai suoi genitori dell’improvvisa sparizione del signor Domenghi per evitare di fare qualche brutta figura. Dopotutto vivevano in un piccolo paese e le voci di spargevano abbastanza in fretta.
<< Tutto bene? >> le aveva domandato piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.
Eleonora aveva annuito lentamente mentre si asciugava gli occhi.
<< Non dirlo alla mia mamma >> aveva sussurrato appena << Io sono grande >>.
Quella frase aveva fatto sorridere l’altra che le si era seduta accanto iniziando ad accarezzarle i capelli.
<< Non ti preoccupare >> l’aveva consolata comprendendo che ora sentiva una grande responsabilità nei confronti non solo delle sorelle ma anche della madre << Non è successo niente >>.
L’altra aveva annuito per la seconda volta tirando su col naso.
<< Anche gli adulti piangono, sai? Non solo i bambini >>.
<< Io non sono più una bambina >> le aveva risposto prontamente Eleonora alzandosi in piedi guardando finalmente Valentina.
Ogni traccia di tristezza o malinconia era scomparsa dal suo viso per fare posto ad una luce di compostezza e serietà che mai le aveva visto. Era diventata adulta.
 
La visita alla zia si era conclusa prima del previsto con immensa gioia di Davide che era libero di uscire. Provò un paio di volte a chiamare Eleonora ma la ragazza con gli rispose. Quando era al maneggio, dimenticava anche come si chiamava. Per un attimo pensò di raggiungerla ma poi la pigrizia ebbe il sopravvento. Avrebbe dovuto cambiarsi e non ne aveva nessuna voglia. Così prese le chiavi della moto e uscì per farsi un giro. Non si era fatto un programma su dove andare, per questo vagò per parecchio tempo senza una meta precisa ma con l’intenzione di non tornare a casa prima di incontrare Lavinia e sua cugina mentre passeggiavano.
<< Ehi Lavi! >> esclamò fermandosi e togliendosi il casco << Ciao Marina >> aggiunse conoscendo di vista l’altra ragazza un anno più piccola di loro.
<< Ehi… >> mormorò Lavinia leggermente imbarazzata per quello che era successo il giorno prima.
<< Ciao Davide, come va? >>.
<< A posto, non mi lamento. Poteva andarmi peggio, oggi sono stato a trovare una vecchia zia di mia madre. Che palle! >>.
Entrambe risero.
<< Ti va di prendere un caffè? >> propose Marina che rispetto alla cugina era nettamente più intraprendente.
<< Volentieri, offro io >> rispose Davide mettendo il cavalletto.
Al bar, chiacchierarono del più e del meno intorno a tre tazzine di caffè macchiato discutendo anche di progetti futuri. Lavinia voleva tentare il test di ammissione alla facoltà di veterinaria a Perugia ed era fermamente convinta che quella fosse la sua strada. Il ragazzo la ascoltò leggermente ammirato e quando toccò a lui si strinse nelle spalle. Con Eleonora non parlava mai di università o simili; quando era in sua compagnia, pareva che fosse tutto molto distante.
<< Andrò all’università anch’io…credo… >>.
<< Non hai un’idea più precisa? >> chiese la compagna di classe.
<< Forse economia… >> rispose vago Davide.
Marina scoppiò a ridere prima di ringraziare e salutare alludendo ad un impegno che non poteva assolutamente saltare.
<< Si vede con qualcuno? >> domandò lui non appena furono rimasti soli con un mezzo sorriso.
<< Un tipo della ragioneria >> disse Lavinia ridendo sottovoce.
Si guardarono negli occhi rimanendo in silenzio.
<< Non sono arrabbiato per quel bacio >> affermò l’amico infine sapendo che era ciò che metteva in difficoltà l’amica.
<< Oh >> fece la ragazza arrossendo improvvisamente senza sapere cos’altro aggiungere.
Aveva capito di essere innamorata di Davide da un bel po’ ma era rimasta nell’ombra credendo di non poter mai essere contraccambiata visto il rapporto che aveva con Eleonora. Aveva sempre pensato che i due prima o poi finissero con lo stare insieme e dare vita a un rapporto duraturo. Invece la dichiarazione sincera dell’amica l’aveva completamente spiazzata e dato la forza di venire fuori.
<< Eleonora ed io siamo molto uniti ma… >>.
<< Non sai se ne sei innamorato >> concluse Lavinia al suo posto.
Il ragazzo si limitò ad annuire.
O per lo meno lei dice di no, pensò senza sapere se essere contento o meno.
<< Davide, non preoccuparti >> affermò la sua coetanea << Io ti voglio bene >>.
 
Da lunedì iniziava la settimana dello studente e tutti i ragazzi si sentivano più liberi da interrogazioni e compiti in classe. Di solito non era quello il periodo in cui si svolgeva ma i rappresentanti d’istituto avevano insistito parecchio affinché si anticipasse. Eleonora era stata quella che in particolare si era fatta sentire alludendo al fatto che le quinte non potevano permettersi di perdere un’intera settimana di lezioni dopo Pasqua facendo presente che tutti e tre erano dell’ultimo anno e sia Davide che Romano organizzavano dei corsi. La preside non aveva trovato nulla da controbattere e avevano potuto organizzare tutto. Martina aveva saputo tutte quelle informazioni da Simona che tendeva a informarsi di quello che accadeva a scuola e successivamente a riferirlo all’amica. Come da routine, sarebbero anche uscite a mezzogiorno visto che era il primo giorno. Stava salendo le scale dell’istituto leggermente di corsa visto che l’altra la stava già aspettando per andare al corso di film dell’orrore tenuto da Davide Molarte, quando vide passarle davanti Eleonora. Si bloccò osservandola sparire indisturbata sulle scale antincendio. Dove stava andando? Era curiosa di scoprirlo e non le dispiacque poi così tanto dare buca a Simona. Non le era mai andata a genio l’idea di trovarsi nella stessa aula con la persona che considerava un autentico idiota, ma aveva promesso all’altra sedicenne che ci sarebbero andate insieme. Senza curarsi della risposta, si affrettò a seguirla.
<< Mi stai seguendo? >> disse Eleonora non appena Martina si ritrovò anche lei sulle scale antincendio.
L’altra per un attimo rimase a fissarla sorpresa di trovarsela di fronte.
<< Non…non dovresti essere dentro a seguire i corsi anche tu? >> le domandò cercando di risponderle a tono.
L’altra scoppiò in una sonora risata.
<< Perdere tempo dietro quelle cavolate? Credimi, ho di meglio da fare che vedere film dell’orrore >>.
Sono pienamente d’accordo con te, pensò la più piccola con un mezzo sorriso.
<< E anche tu >> aggiunse subito dopo << Vieni con me? >>.
Martina osservò tenderle la mano e tutta la rabbia che provava per quello che era successo sabato sfumò improvvisamente.
<< Vengo solo perché la penso come te stavolta >> rispose << Ma non significa che non sia arrabbiata >>.
Eleonora si strinse nelle spalle come se le fosse indifferente ma la verità era che dentro di sé era euforica che Martina avesse accettato. Sapeva d’aver esagerato ma non era intenzionata a chiedere scusa.
<< Come ti pare >> dichiarò prima di voltarsi e iniziare ad arrampicarsi verso il tetto.
<< Che diavolo fai? >> esclamò la ragazza dai capelli rossi sconvolta.
<< Non urlare e metti i piedi dove li ho messi io >> le rispose la più grande quando ebbe finito guardandola dall’alto.
Martina ubbidì senza smettere un solo attimo di chiedersi perché si fosse innamorata proprio di lei. Sarebbe stato indubbiamente più semplice se quello che provava per Eleonora, lo sentisse per Veronica. Era abbastanza certa che sarebbe stata contraccambiata senza problemi.
<< Sei completamente pazza >> continuò quando l’ebbe raggiunta << Lo sai che se ci vedessero… >>.
<< Fatti meno problemi, bimba >> tagliò corto l’altra prendendo dallo zaino un libro e un telo da mare.
Vi si stese sopra iniziando a leggere senza più degnarla di uno sguardo. La più piccola la imitò osservandola. Quando si ubriacava, si comportava come una cretina e perdeva probabilmente ogni freno inibitorio ma doveva ammettere che era attratta anche da quel suo lato che odiava tanto. Si disse che se fosse stata più coerente non avrebbe dovuto più rivolgerle la parola dopo la mezza rissa che aveva scatenato sabato sera eppure continuava a ripetersi di non stare facendo niente di male.
<< Odio quando mi chiami così >> mormorò incrociando le braccia sul petto.
Eleonora ridacchiò leggermente senza staccare gli occhi dalla pagina.
<< Che farai dopo il diploma? >> chiese Martina << Non dirmi che non ci hai mai pensato >> aggiunse notando la sua espressione perplessa.
<< Manca ancora del tempo >> si limitò a rispondere evasivamente l’amica.
<< Per come scrivi, secondo me dovresti prendere lettere all’università >>.
La ragazza dai capelli biondi alzò lo sguardo sorpresa da quelle parole. Anche lei aveva pensato parecchio a quella facoltà ma era sempre stata restia ad accettare che le piacesse. Sua madre, nonostante non glielo avesse mai detto, avrebbe voluto che si iscrivesse a legge con sua cugina per diventare un brillante avvocato e guadagnare molti soldi oppure a qualunque altra facoltà che venisse successivamente ben retribuita. Dubitava che Lettere e Filosofia rientrasse negli schemi di famiglia. Sospirò pensando che non desiderava diventare improvvisamente la pecora nera della famiglia, non dopo tutto quello che aveva fatto per arrivare in cima.
<< Non lo so >>.
<< Oh, dai! Scrivi molto bene e non sono l’unica che te lo dice >> affermò la più piccola alludendo ai commenti positivi che parecchia gente sul web le aveva lasciato per le sue storie.
<< Anche tu scrivi bene, ti iscriverai a quella facoltà? >>.
<< Io ho più tempo di te per decidere! >> esclamò Martina non capacitandosi di come l’altra riuscisse sempre a capovolgere la situazione << Stavamo parlando di te, comunque >>.
Eleonora si strinse nelle spalle considerando il discorso concluso.
<< Ti vedi ancora con quella? >>.
L’amica la guardò valutando attentamente quali parole usare per non mandare in malora quei momenti che potevano vivere insieme.
<< Sì…io… >>.
<< Okay, non mi interessa >> la interruppe seccamente Eleonora rimettendo la testa sul libro con un po’ troppa foga.
Martina allungò una mano verso il suo viso ma l’altra si scostò quel tanto che bastava per non farsi toccare. Non era gelosa, bruciava letteralmente di invidia in quel momento e questo la fece sorridere.
<< Non fare quella faccia, sul serio non mi interessa >> enfatizzò la più grande.
<< Se non ti interessa perché l’hai domandato? >>.
Eleonora si stese sul telo da mare e lasciò che il libro le scivolasse di mano mentre faceva un respiro profondo.
<< Può darsi che mi dispiaccia leggermente per sabato sera >> disse cauta << Ma quella non mi piace lo stesso >>.
La ragazza dai ricci capelli rossi le si stese accanto mettendosi di lato per poterla guardare.
<< Può darsi? >> ripeté quasi sarcasticamente.
La più grande si coprì il volto col volume.
<< Può darsi >> affermò nuovamente << Smettila, bimba! >>.
Quando tornò a guardarla, notò come il viso di Martina fosse vicinissimo al suo. Quei grandi occhi verdi erano meravigliosi e, nel sentire che le aveva sfiorato la mano, fu attraversata da un brivido di piacere. Era assurdo, l’altra non aveva fatto niente di particolare per scatenare simili reazioni in lei eppure accadeva e voleva capirne il perché. Si mosse per mettersi nella sua stessa posizione e un lampo di dolore le attraversò lo sguardo.
<< Che hai? >> chiese la più piccola notandolo immediatamente.
<< Niente, bimba >> rispose Eleonora << Mi è venuto il ciclo stamattina. Per fortuna aggiungerei, ha fatto una settimana di ritardo lo stronzo e mi ha fatto letteralmente cagare sotto dalla paura >>.
Paura?, si ripeté mentalmente Martina, Allora significava che lei…
<< Ele… >> iniziò titubante << …tu…non…non sei vergine? >>.
<< Certo che no >> rispose prontamente la ragazza dai capelli biondi senza comprendere quale fosse il motivo di quella esitazione nella sua voce << Perché tu sì, invece? >>.
<< No >>.
 
Lo aveva fatto e lo faceva con Davide, ne era sicura. Era l’unica persona con la quale Eleonora poteva fare del sesso. Se lo sentiva. E la cosa la faceva infuriare non poco. Come poteva donarsi a quel ragazzo che non capiva niente? Come poteva farsi toccare da lui? Non era possibile, preferiva Davide a lei! Non poteva crederci. Le sue parole le avevano fatto capire che era una cosa che facevano spesso. Desiderava che fosse solo sua e invece era costretta a vedere come quell’idiota gliela portasse via da sotto il naso. Era una sensazione terribile, che la faceva tremare per la rabbia. Quasi subito dopo quella breve conversazione era andata via, non sopportando l’idea che quella candida pelle fosse toccata da mani rozze e dall’espressione che le aveva rivolto Eleonora aveva compreso che l’altra non aveva capito cosa avesse detto di sbagliato. Era stata spontanea e sincera senza sapere quale dolore avesse provocato nel cuore della più piccola. Era uscita da scuola ancora visibilmente scossa ed entrò nell’auto di Veronica che la stava attendendo.
<< Ehi, tutto a posto, Marty? >> le chiese immediatamente la più grande facendo manovra per uscire dal parcheggio.
<< Sì >> mormorò l’altra che sarebbe volentieri scoppiata a piangere per i pensieri che stava facendo.
Veronica guidò verso un posto isolato dove stare tranquille; aveva compreso che c’era qualcosa che non andava e, essendo mezzogiorno, avevano ancora un po’ di tempo prima di riportarla a casa per pranzo.
<< Mi vuoi dire che hai? >> insistette quando si fermò << Hai litigato con qualcuno? >>.
<< Io… >> iniziò Martina voltandosi verso di lei.
Non riuscì a continuare e ancor prima di accorgersene posò le sue labbra su quelle dell’altra ragazza che non si oppose. Voleva dimenticare quello che aveva scoperto, voleva sentirsi appagata almeno per qualche attimo e avere l’illusione di essere felice. Veronica poteva aiutarla in questo.
<< Ma cosa… >> fece la ragazza dai corti capelli leggermente frastornata da quel gesto.
<< Ti prego, non dirmi di no >>.
Veronica le accarezzò il viso scostandole quei ricci che tanto le piacevano e le sorrise baciandola. Non si sarebbe mai negata. Delicatamente, ma con fermezza, insinuò una mano sotto la maglietta che indossava fino ad arrivare al suo reggiseno. Glielo abbassò per poter accarezzare direttamente la pelle e la sentì gemere. Cercò ancora le sue labbra mordendogliele senza farle male e scese a baciarle il collo. Martina sussultò per il piacere che la stava invadendo e chiuse gli occhi immaginando che fosse Eleonora. Almeno nella sua mente poteva fantasticare di poterla avere. Aiutò la ragazza a spogliarla e si lasciò guardare solo con l’intimo addosso e i jeans abbassati fino alle caviglie.
<< Sei bellissima >> sussurrò Veronica visibilmente eccitata mentre si leccava le labbra.
La più piccola arrossì leggermente allungando il collo per arrivare alle sue labbra. Si baciarono ancora prima di farle comprendere che voleva che si denudasse. Quando rimasero entrambe solo in slip e reggiseno, Veronica si mise sopra di lei senza farle male e le slacciò il pezzo di sopra dell’intimo. Sentì Martina fare lo stesso e iniziare ad accarezzarle la schiena mentre lei si perdeva ad ammirare quel seno così perfetto e meraviglioso. Incominciò a lambirne uno con la lingua sentendo il capezzolo diventare sempre più duro e l’altro con la mano libera prendendolo tra il pollice e l’indice. La più piccola gemette di piacere, segno che stava facendo un ottimo lavoro, e le diede un bacio sulla guancia.
<< Ho desiderato farlo fin dalla prima volta che ti vidi >> le bisbigliò con voce rotta.
<< Ti prego… >> mormorò semplicemente Martina.
A quelle parole, l’attenzione di Veronica si spostò verso il basso. Con la punta delle dita percorse il suo ventre facendo sospirare l’altra fino ad arrivare all’elastico del suo slip. Ne seguì il profilo prendendosi ancora qualche istante per vederla sofferente e impaziente prima di sfilarglielo.
<< Sei davvero meravigliosa >> disse contemplandola finalmente nuda.
Martina non rispose temendo di potersi tradire se avesse parlato. Nella sua testa era tutto completamente differente ma non poteva rivelarglielo. La sentì stringere con forza i suoi glutei con entrambe le mani prima di fare una leggera pressione per farle allargare le gambe.
<< Guardami Martina >>.
L’altra aprì gli occhi trovandosi di fronte il volto di Veronica. Si baciarono con forza mentre la più grande accarezzava la sua parte più intima. Infilò un dito sorridendole.
<< Non è la prima volta che lo fai, eh? >> domandò maliziosa iniziando a spingere e a darle un ritmo da seguire col bacino.
La più piccola ormai era preda delle sue emozioni. Era passato troppo tempo prima che qualcuno l’avesse toccata in quel modo, aveva bisogno di raggiungere l’apice del piacere e di sentirsi un minimo appagata. Non chiedeva molto in fondo. Sussultò prepotentemente quando Veronica la penetrò con un secondo dito e si lasciò completamente andare all’orgasmo che le era montato dentro come un uragano.
<< Ele…o…no…ra… >> sussurrò. 

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Capitolo 14
*** Il bacio ***


Eleonora aveva finito da poco di giocare a tennis ed era uscita dagli spogliatoi dopo una doccia. L’allenamento era andato discretamente bene, ogni tanto Angelo aveva dovuto riportarla alla realtà quando si distraeva. E i suoi pensieri erano tutti rivolti a Martina. Aveva provato un certo disagio dopo averle detto di non essere più vergine, ma non aveva saputo identificarne l’origine. Quando poi se n’era andata, si era sentita improvvisamente sola nonostante non fosse la prima giornata che trascorreva in solitudine sul tetto dell’istituto. Una goccia di pioggia le colpì il naso mentre camminava. Alzò lo sguardo verso il cielo e sbuffò notando le nuvole.
Fammi almeno arrivare a casa, pensò dirigendosi verso il motorino parcheggiato fuori i campi.
Stava per mettere in modo e andare via, quando notò una Fiat 500 azzurra parcheggiarsi proprio di fronte a lei. In quel momento si sentì un tuono in lontananza.
<< Cosa vuoi, Suena? >> domandò non appena la vide uscire dall’auto << Non riesci più a fare a meno di me? >>.
Lo strano sorriso compiaciuto che aveva l’altra non prometteva niente di buono. Eleonora la osservò avvicinarsi mentre una leggera pioggia iniziava a cadere e serrò involontariamente la mascella pensando a quando l’aveva vista allontanarsi con Martina a bordo.
<< Ti ho cercata molto, sai Domenghi? >> rispose l’altra con tono di sfida.
Era vero, per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro girare a vuoto per la città cercando il suo motorino e alla fine l’aveva trovato.
<< Devo sentirmi onorata? >>.
Veronica continuava a esibire quello strano sorrisetto. Nulla di quello che avesse detto Eleonora in quel momento, l’avrebbe scalfita.
<< Che diavolo vuoi? >> sbottò la più piccola spazientita << Sto andando a casa, se non l’avessi notato >>.
<< Mi sono scopata Martina >>.
Quelle parole ebbero l’effetto di un pugno in pieno viso. Eleonora si sentì pervadere da una folle rabbia che la portò a stringere i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi e far diventare bianche le nocche. Dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso e prenderla a schiaffi. Non sapeva per quale motivo, ma le dava enormemente fastidio quello che le aveva appena detto e anche quella sua aria appagata che esibiva con strafottenza. Gliela avrebbe cancellata volentieri dal viso con una soddisfazione incredibile. Serrò la mascella provando ad assumere un’aria indifferente senza un risultato decente. Martina si era lasciata toccare da quella ragazza, aveva permesso che lei sfiorasse la sua pelle, che la baciasse, che le accarezzasse i seni e non solo quello. A quella costatazione, avvampò di colpo. Tutto l’odio che provava in quel momento non era per il fatto che la più piccola avesse fatto del sesso con una persona del suo stesso sesso, ma che l’avesse fatto proprio con Veronica Suena.
Perché non l’hai fatto con me?, si ritrovò a pensare improvvisamente senza rendendosi conto di dove la conducessero le sue riflessioni, Perché hai scelto lei e non me? Perché mi fa così male saperlo?
<< Dovrebbe interessarmi? >> mormorò sentendosi scossa da un moto di rabbia abbassando lo sguardo.
Veronica si permise di guardarla a lungo prima di parlare.
Certo, pensò con soddisfazione, Perché lei è innamorata di te, altrimenti non avrebbe sussurrato il tuo nome.
Quella considerazione le fece sentire una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco ma la scacciò subito facendo subentrare la soddisfazione per quanto quelle parole avessero ferito l’altra. Non aveva ancora compreso di essere innamorata di Martina, altrimenti non avrebbe avuto quella reazione.
<< Non mi interessa chi ti porti a letto, Suena >>.
Evitò di usare il termine scopare sapendo che le avrebbe dato fastidio sentirlo. Immaginava un atto sessuale della più piccola come qualcosa di dolce e delicato, non rude e rozzo come lo stava facendo sembrare Veronica.
<< Sicura? >> si limitò a dire la ragazza dai corti capelli lasciandola con quella domanda e rimettendosi in auto.
 
<< Martina, scendi! Sono sotto casa tua! >>.
Aveva urlato quelle parole per telefono riattaccando subito dopo. Pioveva forte, tirava vento e faceva freddo; Eleonora era bagnata come un pulcino. Quando Veronica era andata via, la prima cosa che aveva pensato di fare era di recarsi dall’altra ragazza per dare sfogo alla rabbia immotivata che provava. Mentre guidava la sua vespa, era scoppiato il temporale che l’aveva costretta a rallentare ma non a fermarsi per cercare un riparo. Era zuppa fino alle ossa, i capelli erano incollati alla fronte e alla testa, la corta gonna del completo da tennis era fradicia e grondava acqua. Si era fiondata sotto il portone del palazzo di Martina tremando sia per il freddo che per la frustrazione che provava e attendeva che scendesse. Per l’insoddisfazione che provava, diede un calcio al casco che aveva poggiato ai suoi piedi osservandolo rotolare lontano da lei.
<< Eleonora, che hai? >> chiese la più piccola apparendo.
<< Sei una stronza! >> gridò immediatamente l’altra scaraventando il suo rancore contro Martina << Sei solo una grandissima stronza! >>.
<< Ma che ti prende? >> rispose la ragazza dai capelli rossi senza comprendere << Sei tutta bagnata, calmati un attimo! >>.
Allungò una mano per prendere la sua ma Eleonora si scostò come se potesse farle del male.
<< Non mi toccare! Stronza! >>.
<< La smetti? >> ribatté esasperata Martina << Vieni un attimo sopra così ti asciughi! Non fare la stupida! Diluvia! >>.
<< Non mi devi toccare, ho detto! >> tuonò la più grande spostandosi sotto la pioggia << Come hai potuto farlo? >>.
<< Ma di cosa parli? Non stare sotto la pioggia, avvicinati per ripararti almeno un po’ >>.
<< Hai fatto sesso con quella! >>.
Martina rimase paralizzata da quelle parole capendo a cosa si stesse riferendo. Non voleva che lo scoprisse, doveva rimanere una cosa solo sua. Non riguardava nemmeno Veronica dal suo punto di vista. Era lei che aveva avuto un orgasmo, era lei che aveva sussurrato il nome di Eleonora mentre raggiungeva l’apice del piacere; non l’altra.
<< Chi…chi… >> mormorò esitante sentendosi a disagio.
<< Me l’ha detto lei, complimenti bimba! >> rispose la più grande << Hai scopato con una che non ha perso tempo a venirmelo a raccontare e chissà a quante altre persone l’avrà detto! >>.
È venuta a gioire con te, pensò Martina, Perché mi ha sentita e ha compreso cosa provo veramente. Porca puttana!
<< Se anche fosse >> iniziò cercando di riprendere il controllo della situazione << Si può sapere a te cosa interessa? >>.
Eleonora la fissò negli occhi colma di una rabbia che non aveva mai provato. Neanche lei sapeva rispondere a quella domanda.
<< Hai capito cosa ti ho detto? Ti sta sputtanando! >>.
<< Non è questo il punto >> riprese la più piccola riportando l’attenzione sul punto che considerava cruciale << Perché te la stai prendendo così tanto? >>.
<< Io…io non lo so! >> esclamò la diciottenne esasperata << Non lo so! Perché l’hai fatto? Perché sei andata con lei? >>.
Tremava come non le era mai accaduto e le lacrime si mischiavano alla pioggia che le colpiva il viso. Mai Martina l’aveva vista così vulnerabile e sentì una fitta al cuore per come stava soffrendo. Le si avvicinò sperando che non la rifiutasse come prima. Le faceva una grande tenerezza.
<< Ele… >> sussurrò con calma.
<< Rispondimi cazzo! Perché l’hai fatto? Perché mi fa così male? >>.
<< Smettila di urlare adesso! È solo colpa tua! >>.
Eleonora fece un passo avanti nella sua direzione ma poi si fermò titubante. L’altra allora le afferrò entrambe le mani saldamente per non permetterle di allontanarsi di nuovo e si alzò sulla punta dei piedi fino a sfiorarle le labbra con un bacio. Per un solo attimo raggiunse la felicità sentendo d’aver finalmente appagato il suo desiderio; poi quando aprì gli occhi e si ritrovò di fronte a quelli dell’altra, comprese d’aver agito d’impulso. Eleonora si staccò da lei con uno sguardo misto a incredulità e dubbio. Si portò una mano sulla bocca arretrando.
<< Ele…aspetta un… >>.
La più grande però, non la fece terminare di parlare. Nonostante il temporale, riprese il casco e si allontanò col suo motorino.
 
L’aveva baciata. Martina l’aveva appena baciata.
Non riusciva a pensare ad altro. Quegli occhi, quelle labbra…era durato un solo secondo ma era stato bellissimo. Ed era forse proprio questa considerazione che la faceva sentire così stranita. Aveva tratto piacere da un bacio con una ragazza, una persona del suo stesso sesso. Non era possibile. Fino a quel momento non si era mai sentita attratta dalle femmine, le sue amiche non le avevano mai fatto nessun effetto particolare ed era capitato che si fossero viste nude. Nemmeno su Valentina e Ambra aveva mai fatto degli strani pensieri. Perché allora le accadeva tutto quando era con Martina? Ogni volta che la fissava, temeva di perdersi nella profondità del suo sguardo, nella bellezza del suo viso, nella perfezione di ogni singolo dettaglio. Entrò in casa e, dopo aver mormorato un saluto, si chiuse in bagno. Si spogliò, rimanendo nuda, fissandosi allo specchio prima di entrare nella doccia. Tremava ancora e la sua pelle nel toccarla era fredda. Aspettò che l’acqua diventasse calda prima di lasciarla correre sul corpo e rimase immobile sentendo i muscoli, tesi per quello che era accaduto, iniziare a sciogliersi.  Era una piacevole sensazione. Fece un respiro profondo incominciando a provare sollievo; poi improvvisamente le parole di Veronica le rimbombarono nella testa facendole nuovamente male. Senza preavviso, scoppiò in lacrime mordendosi il labbro inferiore per non gemere e poggiò la fronte sulle mattonelle chiudendo gli occhi. Ripensò a Martina, a quel gesto così inaspettato eppure allo stesso tempo così desiderato e a quanto le desse fastidio il pensiero che fosse stata toccata da un’altra persona. Si rannicchiò per terra prendendosi le ginocchia con entrambe le mani lasciando che il getto dell’acqua calda continuasse a colpirla. Desiderava solo che quella sensazione sparisse presto e che tornasse tutto come prima. Martina l’aveva baciata ma non significava niente, nessuno le aveva viste e poteva aver avuto un attimo di confusione. Quelle parole suonarono false anche alle sue orecchie. Lei la voleva, la desiderava da impazzire e immaginarla con qualcun altro le faceva solo salire il sangue al cervello. Nello stesso momento, però, comprese che non avrebbe mai potuto averla a meno che non avesse fatto delle rinunce nella sua vita. Ed Eleonora non era pronta a farle. Quella consapevolezza la colpì come se la stessero schiaffeggiando in pieno viso. Dopo alcuni minuti in quella posizione, decise di alzarsi. Chiuse il telefono della doccia uscendo e indossando l’accappatoio. Starnutì un paio di volte e si guardò allo specchio mentre si passava una mano tra i capelli.
No, non poteva davvero permettersi di essere diversa da quello che era. Nemmeno Martina sarebbe bastata a compensare tutto ciò che avrebbe perso.
Non sono innamorata di lei, si disse cercando di essere decisa, Non mi innamorerò mai di Martina o di una ragazza. Io non sono così.
Ricordava che quando Ambra aveva iniziato a contraccambiare i sentimenti di Valentina, le si erano rivoltati tutti contro dai parenti agli amici. Erano stati pochi quelli che l’avevano accettata e questo aveva fatto stare male anche l’altra ragazza che invece, dopo un primo momento di rifiuto da parte dei genitori, l’avevano accettata per quello che era veramente. Non voleva viverlo anche lei. Non sarebbe stata capace di sopportarlo. I suoi cugini, i suoi zii, i suoi nonni, sua madre stessa non l’avrebbero presa bene; poteva solo lontanamente immaginare la reazione di Davide e degli altri amici. Non avrebbe retto un possibile allontanamento, un’occhiata di troppo mentre camminava per strada, una frase detta sottovoce nei corridoi scolastici. Aveva fatto parlare di sé solo in positivo; i voti scolastici, i meriti sportivi, le buone amicizie, se fosse iniziato a essere diverso, avrebbe dovuto assistere inerme al suo sgretolarsi e non credeva che sarebbe riuscita a rialzarsi. Non era forte come faceva credere a tutti. Prese il cellulare sbloccandolo e cancellò tutte le chiamate di Martina che vi trovò. Tornò a guardare la sua immagine riflessa nel vetro e si sentì immensamente triste.
Ti prego, pensò senza rivolgersi a qualcuno in particolare, Ti prego non farmela piacere. Non farmi stare così, non voglio tutto questo.
Senza accorgersene aveva stretto così tanto il bordo del lavandino da farsi male alle dita. Sobbalzò nel sentire di nuovo l’iphone squillare ma, nel leggere il nome sul display, le scappò un sospiro di sollievo.
<< Ciao >> disse attivando la conversazione.
<< Ehi Ele >> rispose Davide dall’altra parte << Come è andata a tennis? >>.
<< Bene, ho preso tutta la pioggia di questo mondo mentre tornavo >>.
Il ragazzo rise e alle orecchie dell’amica risultò confortante. Non era arrabbiato con lei, con Davide andava tutto bene. Aveva bisogno di quella certezza.
<< Sei la solita sfigata! >> esclamò lui << Mica ti senti male? >>.
<< No, tranquillo >> fece Eleonora << Credo…credo di stare meglio adesso >>.
<< Meno male, chiudo che mio padre mi sta chiamando per la cena >>.
<< Okay, a domani >>.
 
<< Molarte, devo mettere assente sul registro o Domenghi sta arrivando? >> domandò la professoressa di storia mentre faceva l’appello.
Davide spostò lo sguardo dal paesaggio fuori la finestra alla donna e scosse il capo.
<< No, prof >> rispose << Eleonora ha la febbre. Non viene oggi >>.
L’altra si limitò ad annuire continuando il suo compito e non vide il ragazzo sbuffare. Odiava stare da solo al banco per cinque ore anche se era la settimana dello studente, ma non poteva nemmeno prendersela con l’amica. Quando la mattina lo aveva chiamato, aveva compreso subito che c’era qualcosa che non andava dalla voce. Le mandò un messaggio per sapere come stesse e si rimise il cellulare nella tasca del jeans. Sicuramente non sarebbe andata a scuola neanche il giorno successivo e lui aveva un disperato bisogno di studiare con qualcuno geografia astronomica per recuperare. Se fosse rimasto da solo a casa, era sicuro che non avrebbe combinato niente a parte tentare un nuovo record a qualche videogioco. Si guardò intorno e lo sguardo gli cadde su Lavinia, un paio di banchi più avanti di lui, anche lei sola. In fretta rimise il libro e il quaderno nello zaino e si avvicinò alla ragazza.
<< Seguiamo i corsi insieme? >> le propose sedendosi.
L’amica gli sorrise e annuì.
<< Anche Paola ha la febbre >> disse riferendosi alla sua compagna di banco << Poverina, è da domenica che non si sentiva bene >>.
<< Oh, già >> mormorò il ragazzo cui poco interessava dell’altra ragazza << Ti andrebbe di studiare insieme oggi pomeriggio? >>.
A Lavinia s’illuminarono gli occhi a quella proposta riflettendo sul fatto che sarebbero stati soli quel pomeriggio e sperò con tutta se stessa che Davide fosse disposto a intraprendere una storia con lei. Era il suo desiderio più grande ma doveva essere cauta. Nei cinque anni di liceo, l’amico non aveva mai frequentato nessuna ragazza con l’intenzione di iniziare un qualcosa di serio, per lui erano solo amicizie un gradino più in basso rispetto ad Eleonora. Magari stavolta poteva essere diverso, forse lei era quella che avrebbe smosso la situazione. Non si era sottratto al suo bacio, anche se era rimasto alquanto sorpreso.
<< Volentieri >> disse infine.
<< Perfetto, allora vieni da me dopo pranzo! >>.
 
<< Oh mio Dio, oh mio Dio! >> esclamò Simona dopo che Martina le ebbe raccontato gli ultimi avvenimenti.
Era intervallo e nessuno si curava del fatto che la ragazza avesse urlato.
<< Shh, sei impazzita? >> la rimproverò l’altra sempre più rossa in viso.
<< Quando avevi intenzione di dirmelo? Cioè, è accaduto ieri e me lo racconti solo oggi?! >>.
<< Smettila, dai! >>.
<< Marty è vero, che ci fai tu alle ragazze? >> la canzonò Simona tentando di tirarle su il morale << Chi l’avrebbe mai detto che Eleonora Domenghi avesse quella reazione? L’hai stregata, è nelle tue mani ora! >>.
<< Certo >> rispose Martina sarcastica << Ti rendi conto di quello che è successo? Non avrei dovuto agire così d’impulso, non con lei! >>.
<< Ehi, calmati. È una cosa che prima o poi sarebbe accaduta. Lo sai anche tu e finalmente forse lei si è resa conto dei suoi sentimenti, no? Certo che Veronica è stata proprio una stronza>>.
L’amica scosse il capo per nulla convinta riguardo alla prima affermazione. Quella notte non era riuscita a chiudere occhio, le tornava sempre alla mente il bacio che aveva dato ad Eleonora. E allora una parte di sé era contenta e rabbrividiva di piacere represso mentre l’altra si sentiva in colpa e aveva paura di averla persa per sempre. Il fatto che avesse ignorato tutte le chiamate che le aveva fatto e i due messaggi, non era un segnale positivo dal suo punto di vista.
<< Appena esce dalla classe prova a parlarci. Come si dice, la notte porta consiglio >> continuò Simona come se le avesse letto nella mente.
Questa volta Martina annuì seguendola nel corridoio. Doveva parlarle, doveva fare qualcosa per aiutarla a prendere confidenza con quei sentimenti nuovi che si agitavano in lei. Non sarebbe stato facile, soprattutto per una ragazza come Eleonora, accettare quello che provava ma la più piccola voleva starle accanto in quel percorso e non lasciarla ad affrontare tutto sa sola. Poteva capire il senso di smarrimento iniziale eppure non poteva imporsi di non volere qualcosa che invece il suo corpo bramava. Si appoggiò alla parete di fronte alla sua aula e si voltò in direzione di quella della più grande. Vide uscire Davide e un senso di panico la colse improvvisamente. Se gli avesse raccontato quello che era accaduto? Aveva visto di cosa era capace quando si arrabbiava e non le era piaciuto per niente. Nel vederlo, però, passarle tranquillamente accanto senza degnarla di una sola occhiata, si permise di tirare un sospiro di sollievo mentre cercava l’altra ragazza.
<< Penso che oggi non sia venuta >> mormorò Simona.
<< Già >>.
La stava evitando? Era per quello che non era andata a scuola quella mattina? Quello che era successo tra loro le aveva provocato un tale senso di ribrezzo da spingerla a rifiutarla fino a quel punto?
<< Io so dove abita >> proclamò l’amica << E tu oggi pomeriggio passerai da lei per parlarle >>.
<< Cosa? Come fai a sapere il suo indirizzo? >> esclamò Martina.
<< Questa estate >> spiegò Simona arrossendo leggermente << Ho visto Davide fermarsi a casa di Eleonora. È una villetta col cancello bianco, non puoi sbagliarti >>.
<< Immagino che tu passassi di lì per caso >> malignò ridendo la ragazza dai capelli rossi.
<< Ti giuro che non lo stavo seguendo! >>.
<< Certo >> rispose Martina senza farsi scappare l’occasione di poter prendere in giro l’amica per una volta.
Simona le diede una leggera spinta e scappò via.
<< Lo sai che ho ragione io! >> fece l’altra inseguendola.
<< Piuttosto, ti sei fatta sentire con Veronica? Ma dico, come si permette ad andare spifferare quello che avete fatto? Fossi in te gliene canterei quattro! >>.
<< La vedo dopo la scuola >> disse l’amica rientrando in classe << Preferisco parlarle di persona di quello che ha fatto >>.
 
All’uscita da scuola, dopo aver salutato Simona, Martina si diresse verso l’auto di Veronica con calma. L’altra ragazza era al volante e le mostrò un sorriso mentre saliva.
<< Ciao Marty >> la salutò dandole un bacio sulla guancia << Com’è andata a scuola? >>.
<< Cosa ti è saltato in mente? >> fece la più piccola guardandola con sguardo duro << Andare da Eleonora e raccontarle di… >>.
Non riuscì a terminare la frase iniziando a sentire una forte rabbia nei confronti dell’altra.
<< Oh >> disse Veronica << E’ venuta a dirtelo? Non pensavo che lo facesse >>.
<< Perché sei corsa da lei? Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? >>.
La più grande le prese il mento con una mano alzandoglielo per poterla guardare negli occhi.
<< Non provare a scaricare la colpa su di me >> le rispose a denti stretti << Non ero io quella che pensava ad un’altra mentre aveva un orgasmo >>.
Quelle parole ferirono profondamente Martina.
<< Stronza >> mormorò con un filo di voce sentendo le lacrime iniziare a formarsi.
<< Non potrai mai averla, te ne rendi conto? Non è come noi. Lei non ti capirà mai >>.
Questa volta Veronica le accarezzò una guancia in modo gentile.
<< Non… >>.
<< E’ così, Martina. Io posso darti tutto mentre Eleonora non ti guarderà mai per quello che sei veramente, per quello che senti e provi >>.
La ragazza dai capelli rossi gemette sentendo una fitta all’altezza dello stomaco.
<< Non dovevi farlo! >>.
<< Non ti amerà mai! >> esclamò l’altra afferrandola.
<< Non è vero, non è vero! >> urlò la più piccola divincolandosi dalla sua presa << Lasciami, non è come dici tu! >>.
<< E’ così, Marty >> le sussurrò stringendola << Lasciala perdere >>.
Doveva assolutamente allontanarla dalla diciottenne affinché si legasse a lei. Se Eleonora avesse compreso la natura dei suoi sentimenti per Martina, avrebbe potuto cercare di riprendersela e doveva evitare che questo accadesse. Quando era andata a riferire cosa era successo alla ragazza dai capelli biondi, aveva compreso che ciò che provava la più piccola non era a senso unico. C’era però ancora la possibilità che Eleonora non capisse e che l’altra se la lasciasse alle spalle. Doveva sfruttare quell’occasione e allontanarle. La tenne ferma contro di sé baciandole una tempia. Martina scoppiò in lacrime ben sapendo che quelle parole potevano rivelarsi vere. Eppure lei non poteva fare a meno di desiderarla ed era sicura che da qualche parte nel cuore della più grande ci fossero gli stessi sentimenti. Non voleva lasciarla andare, non voleva che tornasse alla sua solita vita in cui faceva sesso con Davide senza alcun tipo di emozione. Desiderava farle vedere quanto potesse essere bello fare l’amore con la persona giusta, sentirsi invadere da un piacere così forte da credere che sarebbe potuto bastare per sempre e guardarsi negli occhi felici e appagati.
<< Non…non voglio… >> bisbigliò tremando.
Con uno strattone si liberò dalle mani di Veronica e uscì dall’auto correndo il più veloce possibile verso casa.
 

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Capitolo 15
*** Febbre ***


Spostò per l’ennesima volta lo sguardo dal campanello alla villetta oltre il cancello e il giardino. Simona aveva ragione e non aveva avuto particolare difficoltà a trovare casa Domenghi. Fece un respiro profondo mentre ripensava alle parole di Veronica. Non poteva permettersi di dimenticarla semplicemente, l’altra non sapeva cosa Eleonora aveva fatto per lei ancor prima che si conoscessero di persona. Anche se erano solo dei messaggi, per lei erano stati importanti e si era aggrappata a quelle chiacchierate virtuali per stare meglio. La ragazza l’aveva aiutata inconsapevolmente. Da dove si trovava, vedeva la vespa bianca di Eleonora parcheggiata sul vialetto piastrellato e qualche nano da giardino disseminato tra le aiuole. Fece un respiro profondo ma esitò ancora a citofonare. Era abbastanza sicura che fosse in casa, temeva però che non fosse sola e allora una strana ansia l’avvolgeva. Cosa avrebbe detto alle sorelle o alla madre? Come si sarebbe presentata per non dare nell’occhio? Rimpianse per un attimo di non avere la sua età e di non frequentare la sua classe.
Perché mi incasino sempre così tanto la vita?, si domandò allungando il dito verso il campanello.
Senza pensarci oltre, suonò. Il cancello si aprì lasciandola leggermente sorpresa, non aveva sentito nessuno risponderle. A passi incerti si avviò verso il portone della villetta. Notò un’amaca bianca tra due alberi, un piccolo gazebo, un barbecue in mattoncini ed era tutto estremamente curato. Sulla soglia di casa, ad aspettarla c’era un’anziana signora. Martina la riconobbe immediatamente come la nonna della ragazza. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, la donna le sorrise nel ricordarsi di lei.
<< Pensavo fosse mia nipote Claudia >> esordì << Invece sei l’amica di Eleonora, vero? >>.
La ragazza annuì complimentandosi per la memoria dell’altra nonostante l’età.
<< Eleonora è in casa? >>.
<< Sì >> rispose l’anziana << Entra pure, io sto per andare via >> richiuse la porta << Eleonora è nella sua stanza, penso che stia dormendo >>.
<< Oh >> fece Martina sorpresa << Non vorrei disturbare allora. Posso passare più tardi >>.
<< Mi faresti davvero un grande piacere a restare, con la febbre che ha non vorrei lasciarla da sola ed io non posso trattenermi oltre >>.
<< Febbre? >>.
<< Un febbrone, povera bambina mia >> disse la nonna della diciottenne << Da ieri sera, sono venuta per farle un po’ di brodo caldo e un po’ di compagnia. È un toccasana con la febbre, sai? >>.
Martina si affrettò ad annuire pensando che come al solito si era fatta troppi problemi sul perché la ragazza dai lunghi capelli biondi non fosse andata a scuola. La verità era che semplicemente non stava bene.
<< Posso andare da lei? >> domandò guardandosi intorno.
L’interno della villa era arredato in stile moderno, le piaceva la semplicità dei mobili e i marmittoni lucidi per terra.
<< Certo, io finisco di sistemare alcune cose in cucina >>.
Senza aspettare risposta, la donna si allontanò lasciandola sola. Martina decise di salire al piano superiore pensando che fosse quella la zona notte della casa e comprese immediatamente che la camera dell’amica doveva essere l’unica chiusa. Aprì la porta facendo attenzione a non fare rumore e il cuore le saltò in gola nel vederla. Le tapparelle della persiana erano abbassate ma qualche raggio di sole filtrava lo stesso colpendole il viso mentre il resto del corpo era sommerso da calde coperte. Le si avvicinò sentendola respirare profondamente e le posò una mano sulla fronte accarezzandola. Eleonora non si mosse ma emise un unico e leggero sussulto prima di tornare in silenzio. Doveva avere davvero la temperatura alta, approssimativamente oltre i trentotto gradi. Si sedette accanto a lei e la contemplò per alcuni secondi in silenzio senza togliere le dita dalla sua pelle. Vide i lineamenti dell’amica distendersi leggermente, segno che il tocco freddo del suo arto era gradito. Questo la fece sorridere mentre continuava a restare in silenzio. Per lei ci sarebbe stata, non le sarebbe dispiaciuto occuparsi di Eleonora tutte le volte che non stava bene e trascorrere ogni altro momento in sua compagnia. Sarebbe stato così bello se finalmente si fosse resa conto di quello che provava per lei e lo avesse accettato senza riserve. Lei l’avrebbe amata, ne era convinta; avrebbe amato ogni più insignificante particolare della sua vita e sarebbe anche riuscita a far vedere tutti il suo lato più nascosto, quello di cui si vergognava ma che invece era il più bello. Lentamente si guardò intorno cercando di cogliere il più possibile dell’altra. C’era un altro letto nella camera, segno che veniva divisa con un’altra sorella, una scrivania, una grande libreria e un armadio che occupava tutta una parete. Sulle mensole erano sparsi qualche peluche, alcuni fumetti in disordine e una serie di targhe e trofei vinti da Eleonora nel tennis e in qualche gara di equitazione. Si alzò in piedi per osservare meglio una bacheca colma di foto tenute ferme sul sughero. Molte raffiguravano la ragazza e Davide insieme in posti diversi; al mare, a cavallo, mentre sciavano o semplicemente a scuola, mentre in altre era in compagnia delle sue sorelle. Compleanni vari, festività trascorse insieme, travestite o meno per il carnevale. Un paio erano diverse dalle altre attirarono la sua attenzione arrivando perfino a staccarle da dove si trovavano. Dal modo in cui erano state sistemate, pareva che fossero state in un certo senso nascoste. In una c’era un bambino dagli spettacolari occhi verdi e i capelli ricci e chiari che guardava l’obiettivo sorridendo, mentre nell’altra un signore teneva per mano due bambini coetanei. Martina comprese immediatamente chi stava guardando. Eleonora, il suo fratellastro Federico e sicuramente il padre. La somiglianza dei tre era netta, sarebbe stato impossibile sbagliarsi. Come molti membri della famiglia, il signor Domenghi aveva capelli biondi e occhi di un fenomenale azzurro e nel complesso era un uomo di bell’aspetto. Eleonora non aveva mai parlato di lui o del ragazzo, quando le aveva domandato spiegazioni a casa della nonna aveva parlato con tono asciutto e privo di emozioni, eppure conservava una loro foto. Del bambino della prima foto, invece, non sapeva assolutamente chi fosse. La voltò trovando scritto a matita tre parole: Michael, tre anni. Tornò a fissare il davanti senza che quella didascalia avesse potuto aiutarla. Non aveva davvero idea di chi potesse essere. Sicuramente una persona importante per l’amica, altrimenti non avrebbe tenuto una sua foto tra quelle della sua famiglia e di Davide. Nel sentirla gemere e mormorare qualcosa a bassa voce, si affrettò a rimettere tutto a posto e a tornare da lei accantonando momentaneamente quelle domande. Le prese dolcemente una mano che era uscita dalle coperte e le accarezzò il viso con l’altra. Eleonora aprì gli occhi a quel contatto e rimase sorpresa nel trovarsi di fronte Martina.
<< E tu cosa… >>.
<< Sono venuta a trovarti >> le rispose la più piccola << Mi ha aperto tua nonna. Hai la febbre alta, Ele >>.
<< Lo so >> disse la diciottenne provando a cambiare posizione << Non dovresti essere qui >>.
<< Sono qui perché lo voglio >>.
Eleonora la fissò a lungo; poi scosse il capo.
<< Non puoi volere questo, bimba. Vattene >>.
Martina le strinse la mano e intrecciò le dita alle sue per impedirle di sfuggire alla presa.
<< Non c’è altro posto in cui vorrei essere. Voglio stare con te >>.
<< Ti prego >> sussurrò appena l’altra mentre le tremava la voce << Non puoi stare qui >>.
<< Perché no? >>.
<< Perché non posso innamorarmi di te, ti prego >>.
La più piccola rimase immobile nel sentire quella frase.
Innamorarmi di te, aveva sentito bene? L’aveva detto davvero?
<< Io non voglio farti del male >> affermò Martina senza smettere di tenerle la mano.
Eleonora gemette forse per la febbre o forse per quello che stava provando.
<< Ehi >> continuò l’altra abbozzando un sorriso << Che combini? Adesso pensa solo a guarire, che ne pensi? >>.
Senza riuscire a resistere, fece scivolare un dito sulle labbra della più grande e ne seguì il contorno. Avrebbe tanto voluto baciarla, sentire nuovamente il suo sapore ma dovette trattenersi. L’altra la fissava in silenzio senza impedirle di farlo e inghiottì un groppo di saliva mentre sentiva il suo polpastrello sfiorarla. Era bellissimo, le piaceva così tanto che avrebbe voluto che continuasse all’infinito. L’aprirsi della porta della sua stanza interruppe i suoi pensieri. Sulla soglia apparvero sua nonna e Claudia. La signora Domenghi salutò entrambe le ragazze, raccomandando alla nipote di restare al caldo, e andò via mentre la sorella entrò.
<< Allora, rottame >> salutò in tono scherzoso << Come andiamo? >>.
<< Bene >> mormorò Eleonora voltandosi dall’altra parte.
<< Bene come quando hai preso la polmonite? >>.
<< Non sto mica morendo! >>.
<< Ho comprato la tachipirina >> affermò Claudia alzando il sacchetto di plastica che portava la scritta della farmacia della zona << Una ogni otto ore se la febbre non cala. Ti faccio un po’ di tè coi biscotti? Ti va? Così poi la prendi >>.
La maggiore si limitò ad annuire senza dire nulla. La quindicenne guardò Martina che era rimasta in silenzio e le fece segno di seguirla fuori. L’altra ubbidì comprendendo che non sapeva chi fosse.
<< Ciao >> disse non appena ebbe accostato la porta << Io sono Claudia >>.
<< Martina >> rispose la ragazza dai capelli rossi stringendole la mano.
<< Sei venuta a trovare Eleonora? Posso offrirti un tè? >>.
Martina accettò l’offerta pensando che era l’unico modo per restare ancora un po’ in quella casa.
<< Allora >> iniziò la più piccola preparando le tazze sul lavandino e mettendo a bollire l’acqua << Immagino tu sia una sua amica >>.
L’altra annuì sedendosi di fronte a lei e rimpianse per un attimo d’aver approvato l’invito. Avrebbe dovuto immaginare che la sorella di Eleonora le avrebbe fatto qualche domanda non avendola mai vista.
<< Dove l’hai conosciuta? Non hai diciotto anni >>.
<< A…a tennis… >> disse Martina sentendo l’ansia impossessarsi di lei.
Claudia le porse un mezzo sorriso ironico.
<< Davvero? È strano perché mia sorella prende lezioni private e non frequenta il corso da almeno sei anni >>.
Martina la osservò porgerle il tè e prendere posto mentre inghiottiva un groppo di saliva.
E che cazzo Eleonora!, pensò, Perché non sei come tutte le persone normali?
Se lo fosse stato, però, probabilmente non se ne sarebbe mai innamorata.
<< Scusa >> continuò la ragazza di quindici anni vedendo che non parlava << Non volevo metterti in difficoltà ma non ti ho mai vista >>.
<< No, tranquilla >> rispose Martina << E’ solo un po’ complicato rispondere a questa domanda. Frequento il liceo anch’io comunque >>.
<< Sì? Anno? >>.
<< Terzo >>.
<< Io il secondo >> fece Claudia << Non dirmi che Eleonora ti da una mano nello studio o in una qualsiasi altra cosa perché non ci credo! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere pensando all’altra.
<< Sarebbe così strano, eh? >>.
<< Moltissimo, quella sarà la volta buona che mi preoccupo sul serio! >>.
La sorella di Eleonora si alzò in piedi e mise la tazza di tè per la più grande con alcuni biscotti su un vassoio.
<< Ele col tè mangia un solo tipo di biscotti >> spiegò Claudia alzando gli occhi al cielo << Col cibo è super viziata >> aggiunse mentre facevano il percorso al contrario fino alla cameretta.
Martina rise sottovoce.
<< Stai parlando male di me? >> domandò Eleonora non appena le sentì entrare.
<< Assolutamente no >> rispose Claudia << Le sto solo dicendo quanto tu sia viziata sui pasto >>.
<< Non è vero! >> protestò la sorella mettendosi seduta per mangiare.
<< Che faccia di culo che hai a dire di no. Lo sai che mangia il sugo solo se è quello delle bottiglie dei nostri nonni? >>.
<< Oh, ma dai! >> esclamò Martina che dopo un primo momento di smarrimento si trovava a suo agio << Davvero? Sei assurda! >>.
<< Piantatela, sto male! >>.
<< Se ti fossi riparata ieri invece di prendere tutta quell’acqua, a quest’ora staresti benissimo! >>.
Martina ed Eleonora si fissarono per un attimo ricordando nello stesso momento la stessa cosa.
<< Mamma? >> chiese la più grande per cambiare argomento.
<< L’ho sentita un’ora fa. Doveva fare la spesa, prendere Serena a danza e poi tornava >> disse la sorella << Prendi la tachipirina ora >> aggiunse notando che aveva finito.
La più grande ubbidì e tornò in posizione supina mentre il cellulare di Claudia squillava. Si allontanò per rispondere lasciandole sole.
<< Simpatica tua sorella >>.
<< Nessuno è più simpatico di me però >> rispose Eleonora avvolgendosi nelle coperte.
<< Quanto sei scema >> affermò con un sorriso Martina avvicinandosi al letto.
Si chinò per darle un bacio sulla fronte in modo gentile.
<< Martina, io… >>.
<< Non preoccuparti di nulla ora >> la interruppe la più piccola << Pensa solo a guarire >>.
 
Davide osservava Lavinia studiare in silenzio filosofia per non rimanere indietro, perso nei suoi pensieri e con la matita poggiata sulla pagina del libro di geografia astronomica. Si rese conto di non aver mai studiato con qualcun altro senza Eleonora, era la prima volta che gli capitava e soprattutto con l’amica che l’aveva baciato palesando i suoi sentimenti per lui. Ed improvvisamente si era accorto che poteva essere appagante essere desiderati da qualcuno, qualcuno che provava un’attrazione pura. Niente sesso in amicizia, solo vero amore. Si mise ad osservarla dovendo ammettere, anche se era sempre stato evidente, che era davvero una bella ragazza. Una bellezza diversa da quella di Eleonora, però; lunghi capelli scuri, occhi azzurri, carnagione scura, costituzione minuta, esile ma allo stesso tempo perfetta, un seno piccolo. Lavinia si era innamorato di lui, non era male quel pensiero.
<< A che pensi? >> domandò inaspettatamente la ragazza alzando gli occhi dalla pagina e sorridendogli.
Davide scosse leggermente il capo.
<< E’ la prima volta che studiamo da soli >>.
<< Già >> mormorò Lavinia allontanandosi leggermente con la sedia dal tavolo << E’ strano per te? >>.
<< Un po’ sì >> ammise il ragazzo << Ma non mi dispiace, sinceramente >>.
<< No? >>.
<< No >> ripeté l’altro con sicurezza.
<< Anche a me non dispiace averti qui >> disse lei prendendogli la mano e stringendola.
Davide la fissò incantato e rifletté sul fatto che simili attenzioni con Eleonora non c’erano mai state. Con la sua migliore amica, era stata sempre una questione di desiderio sessuale da appagare. Che fosse come diceva lei, che non fossero davvero innamorati l’uno dell’altra? Non si era mai soffermato troppo a pensarci accantonando l’idea ripetendosi che, finché andava in quel modo, allora non c’erano problemi.
Mi sto forse innamorando di Lavinia?, si chiese senza smettere di osservare quel fantastico colore degli occhi.
 
Eleonora dormiva quando la signora Domenghi era rincasata con Serena e, con l’aiuto della tachipirina, era più tranquilla. Claudia si era fatta una doccia mentre aspettava e la sua mente non aveva trovato un po’ di pace. I suoi pensieri però non erano stati indirizzati sulla ragazza che aveva conosciuto quel pomeriggio, bensì sulla madre. Si era infilata una vecchia tuta per casa e aveva lasciato libero il bagno per Ilaria.
<< Finalmente ce l’hai fatta >> disse nel sentire la serratura del portone scattare << Ciao pulce >> aggiunse vedendo la sorella più piccola.
<< Come sta Ele? >> chiese Serena mentre si toglieva il giubbotto e il capello.
<< Dorme ora, cerca di non svegliarla! >> rispose Claudia vedendo che l’altra stava correndo di sopra.
Tornò a voltarsi verso la madre che non la guardava.
<< Come mai sei tornata a quest’ora? >>.
<< Ti avevo detto che sarei rincasata dopo aver preso Serena, no? >> disse Fulvia dirigendosi verso la cucina con le buste della spesa.
<< Potevi passare a casa e poi a prendere Sery >> affermò la figlia seguendola << Ho comprato io la tachipirina ad Eleonora >>.
<< Dovevo fare la spesa. Hai fatto bene comunque >>.
Claudia osservò la donna iniziare a mettere a posto ciò che aveva comprato pensando che la vita doveva averla segnata molto. Un tempo non era così fredda.
<< E ci hai messo due ore a farla? >> domandò improvvisamente mentre nella sua testa si faceva largo un sospetto << Dove sei stata? Eleonora sta male! >>.
<< Eleonora ha solo la febbre ed è una ragazza forte >>.
<< E’ una ragazza come tante, mamma! Ripeto: dove sei stata? >>.
L’esitazione che passò sul viso di Fulvia la fece scattare.
<< L’hai visto? Ti sei incontrata con quello? >>.
<< Claudia adesso non fare come E… >>.
<< Hai preferito vederti con quello lì piuttosto che tornare a casa da Eleonora? Ma che cazzo ti passa per la mente? Non dovremmo essere noi il tuo primo pensiero? >>.
Lo schiaffo che le arrivò, le fece pulsare dolorosamente la guancia destra.
<< Non rivolgerti con questo tono a me, Claudia >> disse la madre con le gote leggermente arrossate << Certo che siete il mio primo pensiero, siete le mie figlie >>.
<< Ti stai comportando come papà! Egoista come lui! >>.
<< Non paragonarmi a quell’uomo, io non vi ho mollate per andarmene in giro per il mondo a scopare a destra e a manca! >>.
Fulvia comprese d’aver esagerato quando vide la secondogenita correre via in lacrime e si morse la  lingua. Non doveva reagire in quel modo, avrebbe dovuto mantenere un certo controllo anche se pensava davvero quello che aveva detto sul suo ex marito. Un uomo totalmente inaffidabile; da giovani aveva creduto che sarebbe cambiato e invece si era sbagliata. Sentiva di avere ragione in virtù degli altri due figli che il signor Domenghi aveva avuto fuori dal matrimonio, uno dei quali dopo poco più di un anno che erano sposati. Strinse con forza le mani a pugno mentre il volto di Federico si affacciava nella sua mente. Un ragazzo così bello e innocente ma allo stesso tempo frutto del tradimento dell’uomo. Lo aveva accolto in casa a sei mesi quando aveva deciso di non gettare nella spazzatura il suo breve matrimonio anche in virtù della bambina che avevano avuto. Eppure non era mai riuscita ad accettarlo completamente. Federico Domenghi, Domenghi come le sue figlie e come lei. D’altronde come avrebbe potuto farlo? Era figlio di un’altra donna e dell’uomo cui aveva promesso fedeltà davanti ad un altare. Lo aveva tenuto in braccio, cullato per farlo addormentare, cucinato per lui, fatto il bagnetto ma sempre con la consapevolezza che non era suo. Guardarlo negli occhi era troppo doloroso, sentire la sua voce chiedere qualcosa era straziante. Si era sempre rifiutata di parlare con Letizia per qualunque cosa e ovviamente la madre di Federico, oltre a non permettersi mai di contattarla, era sempre stata molto restia a mandare il figlio da loro. Improvvisamente si domandò come stesse quel ragazzo che stava diventando un uomo. Doveva avere diciassette anni ora, un anno in meno ad Eleonora, e nemmeno per lui la vita, fino a quel momento, era stata semplice.
<< Mamma, quando mangiamo? Io inizio ad avere fame >> disse Ilaria interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Fulvia la guardò abbozzando un sorriso. Ilaria era quella che, fisicamente, le somigliava di più. Almeno una su quattro aveva preso i suoi occhi.
<< Tra poco >> le rispose << Inizia ad apparecchiare magari >>.
Vide sua figlia annuire e prendere il necessario per farlo.
 
Martina era uscita dalla doccia e aveva indossato il pigiama. Dalla sua stanza, dove col suo portatile stava leggendo le ultime novità di alcuni videogiochi dal Giappone, sentì la madre annunciare che Stefano avrebbe tardato leggermente. Sua sorella iniziò a lamentarsi dicendo di avere fame mentre lei non fece una grinza. Non aveva particolarmente appetito quella sera. Sospirò pensando ad Eleonora e le mandò un messaggio per sapere come stesse. Quella ragazza l’avrebbe fatta diventare pazza se non l’avesse mandata in mille pezzi prima ma la possibilità tenue che non fosse così la faceva sorridere in modo spensierato.
<< Marty, mercoledì pomeriggio devi studiare molto? >>.
La ragazza voltò appena il capo in direzione della porta da dove Sofia aveva parlato.
<< Perché? >> chiese.
<< Ti andrebbe un po’ di shopping? >> le domandò a sua volta la madre strizzandole l’occhio con fare complice.
Martina sorrise annuendo.
<< Tutto bene? >> continuò poi l’altra avvicinandosi << Che stai facendo? >>.
La figlia comprese allora che quello era solo un pretesto per iniziare una conversazione. Ridacchiò pensando che la donna non era brava a fare le cose di nascosto.
<< Niente di importante >> rispose spegnendo il computer e girandosi completamente.
Si stiracchiò mentre la madre si sedeva sul letto.
<< Allora… >> fece Sofia guardandola e sorridendole << …come…come va con… >>.
Martina avvampò all’istante nel comprendere a chi si stesse riferendo. Quando la sera precedente Eleonora si era presentata sotto casa sua, aveva inventato che era una compagna di classe. Si rese conto che, almeno per la madre, non era stata una scusa credibile.
<< Mamma…sei sicura di volerlo…di volerlo sapere? >> chiese cautamente.
Vide la donna alzarsi in piedi e abbracciarla prima di darle un bacio tra i capelli.
<< Sì, voglio solo la tua felicità Marty >>.
Le accarezzò il viso guardandola negli occhi.
Quanto vorrei che mi avessi detto queste parole quando eravamo a Genova, pensò per un attimo l’adolescente.
<< Si chiama Eleonora >> disse infine trattenendo subito dopo il respiro.
Sapeva che non doveva essere facile per l’altra accettare che le piacesse una persona del suo stesso sesso e apprezzò la volontà di non farlo più essere un tabù. Sofia tornò a sedersi e annuì senza sapere bene cosa dire. Aveva immaginato varie volte quel tipo di conversazione con la figlia ma non aveva mai creduto che il protagonista non sarebbe stato un ragazzo. Si passò una mano tra i capelli.
<< E’…è un bel nome >> mormorò << E’…è…è anche carina? >>.
La ragazza scoppiò a ridere di fronte a quelle parole.
<< Sì, molto carina >>.
<< E questa Eleonora…beh, anche lei è… >>.
<< Come me? No >> l’anticipò Martina interrompendola << Ma ieri…ieri sera ci siamo baciate >>.
<< Oh >> fece Sofia comprendendo che i suoi sospetti erano fondati.
<< A dir la verità, io l’ho baciata >> rettificò subito dopo la figlia abbassando lo sguardo con aria colpevole << Non…non sono riuscita a trattenermi. Lo so che ho sbagliato ma…mi piace così tanto… >>.
Sentì di avere il volto più rosso dei suoi capelli, era la prima volta che ne parlava con uno dei suoi genitori. Farlo era molto strano ma anche liberatorio.
<< E come l’ha presa? >>.
<< Non penso bene >>.
<< Ma Eleonora ti aveva fatto capire che potevi…interessarle? >> chiese Sofia non riuscendo ad esprimersi come avrebbe voluto.
<< Io penso di piacerle >> ammise la ragazza << Ma credo anche che sia un gran cambiamento per lei >>.
<< Ah, lo penso anch’io sinceramente >> la donna fece un respiro profondo << Ma se dovesse tirarsi indietro per questo, allora non ti merita. Sei bellissima, Martina >>.
Quella frase fece sorridere la figlia in modo sincero. Finalmente si sentiva a suo agio con la madre, sentiva di poterle parlare con sincerità della sua vita sentimentale. Ne aveva davvero bisogno. Se avesse avuto almeno lei con cui confidarsi, forse non sarebbero mai dovuti andare via da Genova. Si alzò avvicinandosi e si lasciò abbracciare nuovamente.
<< Grazie, mamma >> sussurrò sentendo la voce tremarle per l’emozione.
 

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Capitolo 16
*** Mentire a se stessi ***


Non posso innamorarmi di te.
Continuava a pensare a quello che le aveva detto e le parole di Davide le apparivano prive d senso. Non lo stava minimamente ad ascoltare, ogni tanto annuiva o rideva leggermente sentendo che lo stava facendo anche lui. La verità era che desiderava che al suo posto ci fosse Martina. Il giorno precedente stava troppo male per poter provare a fare un discorso; quel pomeriggio, invece, la febbre era scesa lasciandole addosso solo una gran senso di stanchezza. Fece un respiro profondo appoggiandosi allo schienale del letto e in quel momento entrò Claudia alla ricerca della sua felpa azzurra della Nike. Eleonora la guardò cercare tra l’armadio e i cassetti prima di esultare euforica e allontanarsi nuovamente. Non le aveva chiesto nulla su Martina e non aveva fatto nessuna strana allusione alla ragazza che era andata a trovarla.
Sono forse io che mi faccio troppi problemi?, si chiese mentre l’amico si alzava per recarsi in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Rimasta sola, controllò il suo iphone e si lasciò andare ad un sospiro. Non aveva ancora risposto al messaggio di Martina, non sapeva che dirle. Una parte di sé non solo era contenta che fosse andata a trovarla, che si fosse preoccupata a tal punto non vedendola a scuola, ma che avrebbe voluto averla vicina tutti i giorni; mentre l’altra le sussurrava che se si fosse lasciata andare in quel modo, si sarebbe messa nei guai. Si morse il labbro rileggendolo per l’ennesima volta. Martina l’aveva baciata e quindi doveva farle capire che il suo sentimento non sarebbe stato contraccambiato; non poteva permetterle di pensare che invece fosse il contrario. A lei non piaceva, era sempre stata etero e avrebbe continuato su quella strada.
E se invece fosse l’unica persona che potrei mai amare?
A risvegliarla dai suoi pensieri fu il ritorno di Davide accompagnato da Valentina. Eleonora rimase sorpresa e contenta di quella visita, da domenica non l’aveva più vista e voleva dirle che le dispiaceva per come si era comportata. Quando perdeva il controllo, faceva tante cose di cui poi si pentiva.
<< Ehi, Domenghi >> disse la più grande con un sorriso << Come stai? >>.
La ragazza dai capelli biondi comprese allora che era tutto a posto tra loro.
<< Meglio di ieri anche se ho ancora la febbre >>.
<< Riprenditi, eh vipera? >> scherzò Valentina dandole una pacca sulla spalla << Sei sempre la solita. Ah, ti saluta Ambra e ti augura buona guarigione >>.
<< Grazie >> rispose Eleonora << Davide offrile qualcosa, dai! Sai dove sono le cose meglio di me ormai >>.
<< Vado a fare un caffè allora! >> affermò l’unico ragazzo del trio.
<< Come stai Eleonora? >> chiese nuovamente una volta che Davide fu uscito dalla stanza.
La ragazza dai capelli biondi la fissò con aria interrogativa.
<< Intendo sul serio. Hai fatto pace con quella bella riccia? >>.
Anche se avrebbe voluto evitarlo, la più piccola avvampò nel ricordare il bacio che c’era stato tra loro.
<< Oh, mi sono persa qualcosa? >>.
<< N…niente… >> mormorò a disagio l’altra.
<< Avete fatto pace? >> la canzonò Valentina iniziando a ridere.
<< Non è divertente! Lei… >>.
Si bloccò imbarazzata al massimo ma sentendo il bisogno di parlarne con qualcuno. Cosa doveva dirle? Poteva essere sincera con lei? Si morse la lingua pensando che Valentina era forse l’unica che le avrebbe dato una mano a capirci qualcosa. Fece un altro respiro alla ricerca di coraggio. Alzò gli occhi sull’amica che la stava fissando attendendo che continuasse.
<< Tu… >> iniziò molto imbarazzata << …come hai capito che…che ti piacevano le ragazze? >>.
L’altra ragazza rise leggermente prima di prendere la sedia da sotto la scrivania e sedersi poggiando i gomiti sullo schienale.
<< Martina? >> chiese semplicemente anche se conosceva già la risposta.
Eleonora strinse involontariamente un lembo del lenzuolo mentre annuiva.
<< Lei…lei mi ha baciata… >>.
<< Audace la ragazzina >> disse prontamente Valentina per nulla sconvolta << Nemmeno Davide avrebbe osato tanto senza il tuo permesso. E tu? >>.
La vide arrossire e pensò che quella era la prima volta che la vedeva così confusa.
<< Io sono scappata… >>.
Valentina scosse il capo.
<< Ah, Domenghi! >> esclamò avvicinandosi all’altra e posandole l’indice sulla fronte << La farai penare parecchio quella povera ragazza! >>.
<< Io a lei? >> domandò perplessa Eleonora.
<< Perché, non è vero? Mi stai dicendo che non ti è piaciuto? >>.
<< Io non sono come te >> affermò la più piccola inghiottendo un groppo di saliva.
Valentina alzò lo sguardo verso l’alto.
Eccone un’altra, si disse evitando di rendere partecipe Eleonora dei suoi pensieri, Come Ambra all’inizio. Che dito in culo che siete quando non volete ammetterlo nemmeno a voi stesse. Così represse e chiuse negli schemi della società.
<< Eleonora >> iniziò cercando le parole giuste << Non devi rendere conto a me o qualcun altro delle tue scelte. Dovremmo fare ciò che ci rende felici, non credi? Non quello che gli altri si aspettano, ma quello che vogliamo >>.
L’amica non seppe che rispondere di fronte a quelle frasi. Fare ciò che ci rende felici? Cosa doveva fare quindi? Si sentiva più smarrita di prima.
<< Ecco il caffè >> disse Davide entrando in casa e mettendo fine alla conversazione.
 
Martina era quasi arrivata a casa di Eleonora. Non sapeva da dove le arrivava tutto quel coraggio che la spingeva da lei ma ne era contenta. Con Claudia il giorno precedente non era andata per niente male, si sentiva positiva anche con le altre due sorelle e la madre. Sperò che stesse meglio e che le medicine stessero facendo effetto e accantonò il pensiero che la stesse ignorando. Già una volta l’aveva creduto e non si era rivelato vero. Alzò gli occhi sulla villetta indovinando la finestra della sua stanza e stava per citofonare. Si bloccò vedendo uscire dalla porta principale Valentina. La più grande la vide facendole un cenno di saluto con la mano e aprì il cancello.
<< Ciao bella riccia >> la salutò la più grande
<< Ciao Vale >> rispose Martina sorridendole << Sei stata da Eleonora? Come sta? >>.
<< Ha ancora la febbre ma migliora >>.
E ha una testa dura come il diamante, aggiunse tra sé.
<< Sono contenta >>.
La ragazza dai capelli rossi fece per superarla ma Valentina la trattenne per un braccio.
<< C’è Davide con lei >> disse vedendo il suo sguardo interrogativo.
Martina si morse il labbro inferiore nel sentire quelle parole e abbassò lo sguardo comprendendo che non avrebbe potuto vederla.
<< Aspetta ma tu… >> mormorò l’attimo dopo tornando a guardarla con sorpresa.
L’altra scoppiò in una sonora risata mentre chiudeva alle spalle il cancello. Le indicò la sua auto, una Peugeot 206 che aveva visto giorni migliori, e fece scattare la sicura col telecomando.
<< Ti va un giro, riccioli rossi? >> le propose strizzandole l’occhio.
La più piccola arrossì per l’appellativo e annuì comprendendo che in questo modo le avrebbe fornito delle spiegazioni.
<< Sei una ragazzina audace >> disse Valentina non appena mise in moto << Mi piacciono le ragazze come te, la fortuna aiuta gli audaci. Devi volerla davvero molto >>.
<< Vale…tu… >>.
<< Eleonora mi ha detto che l’hai baciata >> svoltò a destra ingranando la seconda << E se posso permettermi, stareste bene insieme >>.
<< Davvero? >> le domandò Martina sorridendo << Non pensi, come gli altri, che Davide sia la sua anima gemella? >>.
Di nuovo la più grande rise.
<< Fidanzati? Scherzi? Sono troppo uguali per pensare di fare una cosa seria. Condividono molto ma non per un rapporto stabile >>.
Alla ragazza dai capelli rossi l’altra piaceva sempre di più. Era diversa sia dagli amici e dai parenti di Eleonora che credevano che Davide fosse quello giusto. Era sveglia, intelligente e le dava sempre dei bei appellativi.
<< Allora lei ti ha parlato di quello che è successo? Ti giuro che io… >> le mancarono le parole per concludere.
Valentina annuì.
<< Credo che avesse bisogno di dirlo ad alta voce per realizzare che era accaduto veramente. È parecchio scossa, anche se fa finta di niente >>.
<< Scossa…in positivo? >>.
<< Mi stai chiedendo se le è piaciuto? O se addirittura sei riuscita a farle bagnare le mutandine? >> domandò la più grande con un misto di scherzo e malizia.
Martina arrossì ed ebbe un moto di imbarazzo mentre si zittiva.
<< Ragazzina >> continuò l’altra divertita dalla situazione << Non posso dirtelo io, non pensi? Ma una cosa è certa, Eleonora vive in un equilibrio che si creata non senza fatica e, se dovesse lasciarlo, dovrebbe essere per qualcosa di davvero forte. È una scelta, però, che deve fare solo lei. Se la pressi troppo rischi di perderla e sarebbe un vero peccato. Quella sera a casa mia eravate molto carine insieme >>.
Valentina osservò l’altra diventare ancor più rossa per i complimenti che le stava facendo e scoppiò a ridere. Le chiese dove abitasse e guidò fin sotto il palazzo.
<< Penso che tu abbia discrete possibilità con lei >> le disse con sincerità fermandosi << Se ne non ce ne fossero state, ti assicuro che te l’avrebbe fatto capire senza troppi problemi >>.
Ho bisogno di lei, avrebbe voluto risponderle Martina ma preferì il silenzio.
Ringraziò per il passaggio e promise che sarebbe andata al maneggio per prendere delle lezioni anche senza Eleonora. Stava per aprire il portone quando vide la macchina di Veronica si fermò davanti a lei. Involontariamente strinse il mazzo di chiavi nella mano fino a farsi male e serrò la mascella. Non l’aveva perdonata per quello che le aveva fatto, non si sarebbe dovuta permettere di andare a parlare con l’altra ragazza di ciò che avevano condiviso. Ebbe una fitta al cuore pensando che in parte era anche colpa sua se le cose si erano evolute in quel modo, ma le aveva fatto così male sapere che Eleonora andasse a letto con Davide da non capire più niente. Aveva, però, compreso che la ragazza dai capelli biondi era gelosa e infastidita quanto lei nello scoprire che l’altra aveva contatti intimi. Improvvisamente avvampò immaginando le sensazioni che le avrebbero provocato toccare il suo corpo nudo e fare l’amore con lei. Sarebbe stato bellissimo.
<< Ciao >> disse Veronica avvicinandosi e facendola tornare bruscamente alla realtà.
<< Ciao >>.
La più grande abbozzò un sorriso e provò a sfiorarle il viso ma Martina si sottrasse.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Volevo vederti ma sei ancora arrabbiata con me >>.
<< Già >> si limitò a rispondere la ragazza dai capelli rossi infilando la chiave nella toppa.
Le diede le spalle e in quel momento l’altra le prese la mano libera bloccandola in alto. Fece lo stesso col corpo fermandolo col suo.
<< Che stai facendo? Lasciami! >>.
Le caddero le chiavi per terra mentre sentiva Veronica affondare il viso tra i suoi ricci e respirare profondamente. Inaspettatamente due dita s’intrufolarono sotto il giubbotto facendola sobbalzare quando entrarono a contatto con la sua pelle.
<< Ti prego, lasciami >> mormorò comprendendo cosa volesse la più grande.
<< Se ti è piaciuto una volta, ti piacerà ancora >>.
Martina provò a divincolarsi dalla sua presa ma il tentativo fu vano.
<< Mi dispiace… >> disse con voce incrinata << …io non volevo ma… >>.
Fremette quando sentì la mano della più grande scendere e accarezzarle i glutei con prepotenza. Chiuse gli occhi e s’irrigidì.
<< Non voglio… >> dichiarò mentre una lacrima le rigava il viso.
<< Non capisci che l’ho fatto per te? >> domandò Veronica muovendo le dita sopra il suo slip << Lei… >>.
<< Lei può amarmi! >> esclamò la più piccola scoppiando a piangere.
Approfittò della momentanea diminuzione della presa sul suo corpo per voltarsi e allontanarla da sé.
<< Smettila! >> continuò rossa in viso << Mi dispiace, non volevo illuderti! Non volevo fare niente del genere! Ma io sono innamorata di Eleonora! Non posso fare finta di niente, non ci riesco! Io voglio lei… >>.
Le lacrime le rendevano roca la voce. Alzò gli occhi su Veronica e si asciugò il viso.
<< Martina, io non… >> provò a dire l’altra sentendosi colpevole per quello che stava per farle.
Come aveva potuto pensare di compiere un simile atto su di lei?
<< Ti prego…va via… >> disse in un sussurrò la ragazza dai capelli rossi chinandosi e afferrando le chiavi per terra con mano tremante.
<< Non…non volevo…io… >>.
Martina si limitò ad un breve cenno del capo prima di sparire all’interno della palazzina. Entrò in casa che ancora non riusciva a smettere di tremare. Si coprì il viso con entrambi gli arti correndo in bagno. Era sola per fortuna, non desiderava dare spiegazioni a nessuno sul suo stato in quel momento. Entrò in bagno mentre disseminava durante il tragitto gli abiti. Mise a correre l’acqua nella vasca e fece un respiro profondo. Ancora non riusciva a credere d’averlo detto veramente, di aver davvero pronunciato quelle parole sui sentimenti che nutriva per Eleonora. Era stato liberatorio non doversi più nascondere e anche strano. Con Greta era vissuta nell’ombra, dovendosi sempre guardare le spalle ma il tempo trascorso con lei era stato così bello da non farle rimpiangere nulla. Eppure ora, guardando indietro, doveva ammettere che era una storia destinata a finire. Per quanto meravigliosa, Greta era una donna sedici anni più grande di Martina. Strinse con forza il bordo della vasca prima di entrare sotto il getto caldo ricordando com’era andata a finire. Non si sarebbe dovuto intromettere nessuno, era una cosa solo loro e invece… Alzò gli occhi sul grande specchio vedendo riflessa la sua immagine. Si portò una mano sul cuore ascoltandolo battere. Mai avrebbe pensato che, nell’arco di qualche mese, sarebbe riuscita di nuovo a provare le stesse sensazioni che aveva sentito con Greta. Ma era così; Eleonora le era stata vicina in tutto quel tempo e lei aveva finito per innamorarsi di quella persona che le parlava dall’altra parte dello schermo. Scoprire che, oltre a essere brava nelle parole, era anche bellissima le aveva fatto provare delle piacevoli sensazioni. Prima di infilarsi sotto la doccia, controllò il suo cellulare poggiato sul mobiletto. Nessun messaggio e nessuna chiamata.
 
Eleonora sbadigliò mentre guardava gli amici che ridevano. Da una mezz’ora circa era arrivata anche Lavinia e stava dando man forte a Davide nel prendere in giro la sua cagionevole salute. Iniziava a sentirsi stanca ma almeno con la presenza degli amici riusciva a non pensare a Martina.
Già, pensò con una nota sarcastica, Faccio finta di non pensarci.
<< Sei stanca Ele? >> domandò l’altra ragazza notando il suo gesto.
<< Un po’ >> rispose sinceramente l’amica poggiando la testa sul cuscino << Sono contenta che siate passati >>.
<< E’ meglio se andiamo, che ne pensi? >> continuò Lavinia voltandosi verso Davide.
Il ragazzo si strinse nelle spalle con un mezzo sorriso. Guardò prima la ragazza che aveva parlato e poi la sua migliore amica. Come faceva a non sapere per chi era innamorato? Eleonora era una figura portante nella sua vita, sempre presente e affidabile; Lavinia non aveva la stessa importanza ma gli piaceva in modo diverso. Si affrettò ad annuire mentre si alzava in piedi. Si chinò sulla ragazza dai capelli biondi e le diede un bacio sulla guancia. L’odore della sua pelle gli fece venire in mente il sesso che facevano e involontariamente sentì un movimento nei pieni bassi. Si affrettò a raddrizzarsi per non mostrare quello che gli stava accadendo.
<< Ci sentiamo stasera, okay? >> disse picchiettando l’indice sulla fronte dell’amica che gli sorrise.
<< Certo, Da >> rispose l’altra << A presto Lavi >> aggiunse facendosi baciare sull’altra guancia da Lavinia << Seguilo tu in questi giorni, per favore >>.
Le strizzò l’occhio divertita e notò il veloce scambio di sguardi che intercorse tra i suoi due amici senza, però, darci peso.
<< Riposati, Ele >> fece Lavinia prendendo dalla scrivania la tracolla che vi aveva poggiato quando era arrivata.
Quando furono fuori casa, Davide prese la mano dell’amica e gliela strinse. Lavinia alzò lo sguardo verso di lui con aria leggermente interrogativa ma ogni suo tentativo di parlare fu bloccato nel sentire le labbra del ragazzo sulle sue. Si bloccò frastornata dal gesto e chiuse gli occhi.
<< Davide… >> mormorò titubante nel sentirlo staccarsi.
L’altro abbassò per un attimo gli occhi prima di tornare a fissarla. Aveva bisogno di capire e quello era l’unico modo che gli era venuto in mente.
<< Desideravo tanto farlo >> disse.
Lavinia gli prese una mano stringendola mentre gli sfiorava il naso col suo dopo essersi alzata sulle punte. Si sorrisero.
<< Mi dai un passaggio? >> domandò subito dopo.
Rimasta sola, Eleonora prese a rigirarsi tra le mani l’iphone senza sapere come comportarsi. Rilesse per l’ennesima volta il messaggio di Martina e si morse il labbro inferiore. Voleva sentirla ma era come bloccata. Alla fine, dopo aver sbuffato sonoramente, si decise a cercare il suo numero in rubrica. Si accasciò sui cuscini e dopo appena un solo squillo, l’altra ragazza rispose.
<< Ehi…ciao… >> mormorò la più grande leggermente sorpresa dalla velocità impiegata da Martina.
<< Ciao Ele, come stai oggi? >>.
Dal tono della voce, pareva che fosse tutto normale. Eleonora si concesse di sorridere. Le era mancata tanto.
<< La febbre si è abbassata rispetto a ieri >> rispose.
Tra le due cadde un silenzio imbarazzante.
<< Sono contenta >> disse la ragazza dai capelli rossi sedendosi a gambe incrociate sul letto.
<< Anch’io >> fece Eleonora non sapendo se l’altra alludesse al suo stato di salute oppure al fatto che si stessero parlando << Senti…ti andrebbe di passare da me? >>.
<< Posso venirti a trovare? >> chiese contemporaneamente Martina.
Entrambe scoppiarono a ridere.
<< Tra un quarto d’ora? >>.
<< Venti minuti e sono da te! >>.
 
Quando Martina aveva suonato al citofono, aveva compreso immediatamente che avrebbe fatto conoscenza con un altro membro della famiglia Domenghi. Dalla voce, infatti, non era Claudia quella che le aveva risposto. Arrivò al portone principale che si spalancò immediatamente facendo apparire un’altra ragazza. Era più piccola di lei, doveva trattarsi di Ilaria. Aveva grandi occhi color nocciola, i capelli più scuri di Eleonora e la carnagione olivastra. Tuttavia, c’era qualcosa che l’accomunava alle altre due sorelle. Ilaria le sorrise facendola entrare.
<< Sei un’amica di Eleonora? È in camera sua >> disse correndo verso il salone e mettendosi di nuovo seduta sul divano.
<< Gra…grazie… >> mormorò Martina sorpresa dalla velocità con la quale l’altra l’aveva appena liquidata.
Salì al piano superiore e trovò la porta della stanza della più grande socchiusa. Entrò trovando Eleonora seduta sul letto con la schiena appoggiata alla testa del letto.
<< Ciao >> disse alzando lo sguardo dal computer portatile << Sapevo che eri tu >>.
<< Che fai? >> chiese la più piccola avvicinandosi.
<< Scri…scrivevo >> mormorò l’altra affrettandosi a spegnere mentre arrossiva leggermente.
Con nessuno aveva mai parlato della sua piccola passione e farlo era molto strano. Eppure Martina l’aveva conosciuta in quel modo, avrebbe dovuto esserne felice.
<< Davvero? È da parecchio che non aggiorni >> rispose Martina sedendosi accanto a lei.
Si sorrisero in silenzio.
<< Lo so >> ammise infine Eleonora non sapendo bene cosa dire.
Era contenta che fosse andata da lei, che lo avesse desiderato; le pareva di essere finalmente completa. Si mise ad osservarla comprendendo che, se fossero rimaste in quel modo, non le sarebbe dispiaciuto.
<< Che bel pigiamino >> la schernì la più piccola considerando ciò che indossava. Era un pigiama rosso costellato di panda dall’espressione dolce << Per non parlare di questi occhiali >>.
<< Ehi! Che hai contro i miei occhiali da vista? >>.
<< Sono enormi, sembrano dei televisori! >>.
Risero insieme ed Eleonora finse di mettere il broncio. Martina, nonostante quello che le aveva detto, la trovava bellissima.
Come ho potuto fare sesso con Veronica?, si chiese diventando improvvisamente triste.
<< Ehi, che hai? >> le domandò la più grande non appena si accorse che il labbro inferiore le stava tremando.
Martina chinò il capo mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Quella situazione le parlava di una calma meravigliosa, era ciò che le serviva dopo ciò che aveva provato a fare la diciannovenne.
<< Bimba… >> mormorò Eleonora prendendole una mano e intrecciandole le dita con le sue in un gesto spontaneo.
Sentì l’altra sobbalzare a quel tocco e provò una fitta al cuore. Cosa le era accaduto? Perché improvvisamente stava piangendo? La più piccola non riuscì a trattenersi oltre. Lasciò cadere la testa contro il petto della ragazza dai capelli biondi e diede sfogo alle lacrime che premevano per uscire. Eleonora rimase per un attimo stranita da quell’improvviso cambiamento d’umore e senza pensarci troppo l’abbracciò. Era strano, non si era mai comportata in quel modo con un semplice amico eppure vederla in quello stato le faceva sentire solo il desiderio di lenire il suo dolore. Le diede un bacio sulla tempia aspettando che si calmasse.
<< Meglio? >> chiese dopo alcuni minuti.
Martina annuì tirando su col naso.
<< Che è successo? >>.
L’altra provò a scostarsi ma la presa salda di Eleonora glielo impedì. Si guardarono nuovamente negli occhi mentre la ragazza dai capelli rossi tremava leggermente.
<< E’ stata quella? >> chiese ad un certo punto la più grande.
<< Ele… >>.
<< Io te l’avevo detto che dovevi starle lontano! >> continuò interpretando l’incertezza della più piccola come un assenso << Che ti ha fatto? E guardami, Martina! >>.
Dopo qualche secondo, venne accontentata. Martina notò le sue guance arrossate e l’espressione del viso preoccupata. L’abbracciò per la seconda volta nascondendo il volto contro il suo petto assaporando quel calore che solo lei sapeva trasmetterle.
<< Niente… >> rispose infine con un sussurro << ...non è riuscita a fare niente… >>.
Eleonora le alzò il viso per poterla guardare negli occhi per accertarsi che non le stesse mentendo.
<< Ci ha provato, però? >>.
Martina si limitò ad annuire.
<< Non la devi più vedere, è chiaro? >> le disse subito dopo << Sono stata chiara, Martina? >>.
Di nuovo la più piccola annuì.
<< Sei…sei arrabbiata? >>.
Eleonora le diede un bacio sulla fronte sentendo il cuore fare un balzo e le scostò una ciocca di capelli mentre si domandava se quello che provava in quel momento fosse amore.
No, non posso innamorarmi di lei. Per favore.
<< Non con te, tranquilla >> affermò senza smettere di guardarla.
L’altra fece un leggero cenno col capo prendendole anche l’altra mano per stringerle entrambe e si allungò verso la sua bocca. Eleonora era immobile, non riusciva nemmeno a parlare talmente forti erano le emozioni che la scuotevano. Vide le labbra di Martina avvicinarsi pericolosamente alle sue e si ritrovò a trattenere il respiro. Sarebbe stato così bello sentire nuovamente il suo sapore, il suo calore ma, proprio quando stava per accadere, si scostò facendo in modo che le sfiorasse la guancia. Il pensiero che Veronica Suena l’avesse toccata e che fosse riuscita a farle raggiungere il piacere fu come un ago che le perforò dolorosamente il cuore. Quando tornò ad alzare gli occhi su di lei, lesse nel suo sguardo delusione e tristezza per quello che aveva fatto. Sentì una fitta allo stomaco che le fece chinare il capo.
<< Forse è meglio se vai >> mormorò per venire fuori da quella situazione.
Martina si alzò in piedi senza farselo ripetere due volte.
<< Io sono sincera con me stessa, Eleonora >> le disse << Dovresti farlo anche tu >>.
Non le diede il tempo di rispondere allontanandosi e lasciandola sola.
Suena, pensò stringendo una mano a pugno, Me la pagherai.

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Capitolo 17
*** Lasciarsi andare ***


Eleonora non andò a scuola il giorno dopo e nemmeno quello che seguì. Non si fece sentire con Martina sopportando a stento quel silenzio. La più piccola preferì rispettare la sua scelta comprendendo quanto potesse essere difficile per lei accettare la verità sui suoi sentimenti. Eppure nascondere la testa sotto la sabbia non l’avrebbe aiutata. Perché era così difficile per lei ammettere di essere innamorata? Cosa c’era di sbagliato in quello che provavano? La ragazza dai capelli rossi non si era fatta tutti quei problemi con Greta. Certo, all’inizio aveva avuto dei dubbi e delle incertezze ma la più grande l’aveva aiutata a superarli e a stare bene con se stessa. Lei voleva fare lo stesso con Eleonora se glielo avesse permesso. Com’era problematica quella ragazza!
<< Marty >> disse sua madre con la cucchiaia di legno in mano << E’ pronto. Dai, vieni a mangiare! >>.
Sua figlia sospirò chiudendo il libro di storia che stava facendo finta di studiare e seguì la donna.
<< Ha telefonato papà prima >> continuò Sofia sedendosi << Dovrà trattenersi a Genova ancora per un po’, pare che ci siano problemi con la nostra vecchia casa >>.
<< Mi piaceva la nostra vecchia casa >> affermò Alice ingenuamente iniziando a mangiare.
<< Ma questa è ancora più bella, no? >> fece l’adulta sorridendo a entrambe le sue figlie << Perché domani non fai venire a pranzo la tua amica? >> aggiunse rivolgendosi a Martina con aria complice.
La ragazza avvampò a quella domanda facendo scoppiare a ridere la sorella.
<< La mia…la mia amica… >> iniziò << …ha avuto la febbre in questi giorni e non…non è venuta a scuola… >>.
<< Domani potrebbe stare meglio, non credi? >> chiese con semplicità Alice.
<< Alice ha ragione >> enfatizzò Sofia << Puoi sempre domandarglielo e se ti dice che sta ancora male sarà per la prossima volta >>.
Martina annuì sperando che il rossore le passasse presto.
<< Va bene, mamma >> rispose infine << Ti faccio sapere allora >>.
 
Anche se non era andata a scuola quella mattina, Eleonora decise di non rinunciare al tennis. Le era mancato giocare in quei giorni e si sentiva abbastanza bene da poter riprendere. Il giorno seguente sarebbe rientrata in classe.
<< Ehi, brutto! >> esclamò vedendo Davide entrare al circolo col casco in mano mentre lei si asciugava il sudore.
Aveva appena finito l’allenamento. Gli corse incontro mentre l’altro le sorrideva.
<< Non pensavo che venissi >> aggiunse.
<< Ho finito di studiare e ho pensato d venirti a vedere ma sono arrivato tardi >>.
<< Già, di poco >> rispose Eleonora << Mi faccio una doccia e poi ci andiamo a fare un giro, che dici? >>.
Davide annuì mentre lei scompariva nello spogliatoio. Passarono pochi minuti quando la ragazza sentì dei movimenti. Scostò appena la tendina della doccia comprendendo che fosse l’amico.
<< Se Carlo scopre che sei qui… >>.
Lasciò la frase a metà nel vedere che l’altro era già nudo.
<< Oh >> fece semplicemente facendolo entrare << Che c’è, ti sono mancata? >>.
Il ragazzo l’abbracciò baciandole il collo senza dire nulla. Eleonora lo lasciò fare addossandosi alla parete piastrellata della doccia e aprendo il getto dell’acqua calda. Chiuse gli occhi per poi riaprirli subito dopo.
<< Oggi sei particolarmente romantico? >> scherzò notando che non l’aveva penetrata subito come di solito faceva << Ti sei innamorato per caso? >>.
A quelle parole Davide si bloccò per un secondo pensando a Lavinia. Avrebbe voluto confidarsi con lei ma non sapeva da dove iniziare. Il corpo dell’amica lo eccitava da morire, gli era diventato dure in pochissimo tempo ma non sapeva se quello fosse amore o meno. Era terribilmente confuso a riguardo. Era sicuro solo che il sesso con Eleonora era fantastico.
<< Sta zitta, scema >> affermò infine riprendendo a mordicchiarle il seno lasciandole dei leggeri segni rossi.
<< Sto scherzando >> fece tra i gemiti la ragazza << Me lo avresti detto altrimenti, no? >>.
L’amico non disse nuovamente nulla. Era visibilmente eccitato.
<< Il…il preservativo… >> mormorò Eleonora notando che ancora non lo aveva messo.
Davide non la ascoltò penetrandola. Non l’aveva sentita probabilmente. La ragazza sussultò credendo che prima di farlo l’avrebbe messo. Provò a muoversi ma l’amico la immobilizzò col suo corpo.
<< Esco prima di… >> disse il ragazzo ma si bloccò comprendendo di avere fatto in tempo.
<< Cazzo, Da! >> esclamò lei allontanandolo rudemente da sé << Porca puttana! >>.
<< Scu…scusa…non… >>.
<< Dovevi mettere il preservativo, cazzo! >> ringhiò Eleonora lavandosi in fretta.
<< Ma…ma il ciclo ti è venuto, no? >>.
<< Mi è venuto lunedì, idiota! >>.
<< Dobbiamo andare in ospedale? >>.
<< Sì, mi serve la pillola >>.
 
Rientrò a scuola il sabato mattina. Ormai la settimana dello studente era terminata, quello era l’ultimo giorno. Le pesava essersi persa gran parte del divertimento di quel periodo, una sua amica di un’altra classe aveva organizzato un corso di pittura con le mani e dalle foto che aveva visto su facebook, doveva essere stato carino. Involontariamente pensò a quali corsi avesse seguito Martina e l’attimo dopo scosse il capo. Doveva cercare di togliersela dalla testa se non voleva finire in una situazione più grande di lei. Però la voleva e la sua inquietudine nasceva proprio da quello, da quel desiderio che via via diventava sempre più forte e temeva di non poterlo tenere a freno. E se fosse esplosa, sarebbe stato peggio. Inoltre ce l’aveva ancora con Davide per quello che era successo. Era stato imbarazzante dover correre in ospedale e spiegare la situazione affinché ottenessero la prescrizione medica. Per fortuna era andato tutto bene ma perfino il ginecologo che l’aveva visitata in quel momento si era raccomandato di usare le precauzioni e di non farlo mai se non si desiderava una gravidanza. Quando era uscita dalla struttura, Eleonora era andata di filato a casa senza parlare con l’amico e ancora non aveva intenzione di cambiare idea. Nel sentir suonare la campanella dell’intervallo si affrettò ad alzarsi per allontanarsi. Aveva bisogno di starsene un po’ da sola. Lavinia l’aveva trascinata ad una stupida discussione sull’importanza del riciclaggio e non ne poteva più.
Come se adesso la situazione mondiale cambiasse, pensò stizzita.
Senza volerlo, incrociò lo sguardo del ragazzo seduto dietro di lei ma non disse niente.
<< Vado a fumare >> mormorò all’amica senza aspettare risposta.
<< Che le prende? >> domandò Lavinia rivolta a Davide osservandola uscire per prima.
L’altro fissò Eleonora allontanarsi stringendo la mascella e subito dopo chinò il capo senza rispondere.
<< Ehi, avete litigato? >> aggiunse la ragazza sfiorandogli una guancia con la mano.
<< Diciamo di sì >> rispose infine Davide grattandosi la testa senza sapere come affrontare la situazione.
Aveva provato a chiamarla varie volte la sera prima per dirgli che gli dispiaceva ma l’altra non aveva mai risposto.
<< Hai chiesto scusa? >>.
<< Ci ho provato ma… >> si bloccò guardandola dritto negli occhi << …come fai a sapere che è colpa mia? >>.
Lavinia rise.
<< L’ho capito dal tuo sguardo, sei triste >>.
Davide si ritrovò a sorriderle pensando che la ragazza che aveva di fronte si preoccupava per lui. Era una bella sensazione.
 
Stava per accendersi un’altra sigaretta quando la figura di Martina attirò la sua attenzione. Stava ridendo sulle scale antincendio con un’amica mentre lei si trovava nel cortile, leggermente in penombra per non essere accecata dal sole di quella giornata. Si mise ad osservarla trovandola carina. Indossava un paio di jeans grigi, delle nike ai piedi e una felpa lasciata leggermente aperta. I capelli, invece, erano raccolti in un’alta coda e non erano ribelli come al solito. Sorrise involontariamente e in quel momento la ragazza si voltò. I loro occhi s’incrociarono e l’attimo dopo Martina scese diretta nella sua direzione. Eleonora si ritrovò a trattenere il fiato finché non la vide fermarsi di fronte a lei.
<< Ciao >> disse la più piccola.
<< Ciao bimba >> salutò l’altra addossandosi alla parete dell’istituto e piegando una gamba affinché con la scarpa toccasse il muro.
<< Come…come va? Passata la febbre? >>.
Eleonora si concesse di sorriderle pensando a quello che era successo il giorno prima.
<< Bene, anche se mi sono persa tutta la settimana dello studente >> rispose.
E sono solo rimasta quasi incinta, avrebbe voluto aggiungere ma si trattenne.
<< Senti, ti andrebbe di venire a pranzo da me? >> domandò tutto d’un fiato Martina arrossendo.
All’inizio la più grande non rispose, leggermente interdetta dalla proposta e da quello che avrebbe potuto significare. Una parte di sì avrebbe urlato di sì mentre l’altra la trattenne.
<< Non credo che… >>.
La ragazza dai capelli rossi la bloccò con un’audacia che non aveva mai avuto prima.
<< Stai tranquilla, okay? Non succederà niente che tu non voglia. È solo un pranzo >>.
Quella frase parve funzionare. Eleonora respirò profondamente come se si fosse rilassata.
<< Mi farebbe molto piacere venire >>.
 
<< Dai, Ele! Non puoi tenermi il muso in eterno! Non è successo niente alla fine! >>.
La campanella della fine dell’intervallo era suonata da qualche minuto e i corridoi erano deserti. La ragazza dai capelli biondi sospirò mentre Davide la abbracciava da dietro.
<< Mi dispiace ma non è successo nulla! >>.
Eleonora respirò profondamente e alla fine annuì abbozzando un sorriso. Si voltò per guardare l’amico in faccia e gli diede un bacio sulla punta del naso.
<< Okay >> si limitò a dire.
<< A posto? >>.
<< A posto >> fece eco l’altra << Però stasera dobbiamo fare una cosa insieme, me lo devi >>.
Davide la fissò con aria interrogativa.
<< Te lo spiego questa sera. Tu pensa a procurarti qualche litro di benzina >>.
 
Martina attendeva Eleonora sotto il portone di casa con un leggero nervosismo. La più grande doveva prendere la sorella minore all’uscita delle elementari e portarla a casa dei nonni prima di poter essere libera. Solo quando vide la sua vespa bianca, si concesse di fare un respiro profondo sorridendo. Non le pareva vero che avesse accettato il suo invito, solo qualche settimana fa non la degnava di uno sguardo mentre adesso addirittura stava andando a pranzo da lei.
<< Scusa il ritardo >> disse la più grande dopo aver parcheggiato togliendosi il casco.
La ragazza dai capelli rossi sorrise scuotendo il capo e la precedette nel palazzo.
<< Mamma, siamo arrivate >> esordì entrando.
Sofia venne incontro alle due ragazze asciugandosi le mani al grembiule.
<< Ciao Eleonora >> salutò << Piacere di conoscerti >>.
<< Il piacere è tutto mio signora Capasti >> rispose la ragazza dai lunghi capelli biondi.
<< Oh, signora Capasti mi fa sentire enormemente vecchia. Chiamami solo Sofia >>.
Eleonora annuì con un sorriso pensando che, invece, sua madre non aveva mai rinunciato a quell’appellativo nonostante fosse separata col padre da parecchio tempo. Prima di mettersi a tavola, chiese di poter usare il bagno.
<< E’ davvero molto carina >> disse Sofia facendo l’occhiolino alla figlia mentre tornava ai fornelli.
<< Mamma! >> esclamò l’altra arrossendo e sedendosi.
Quando fu pronto, si unì al trio anche Alice che era rimasta in cameretta a guardare i cartoni. Eleonora si dimostrò fin da subito capace di mantenere una conversazione su svariati argomenti senza alcun problema; Martina la osservava incantata pensando che avrebbe potuto vivere sempre quella quotidianità.
Se solo non fosse tutto così complicato, pensò con una nota amara.
Guardò sua madre che stava annuendo trovandosi d’accordo con quello che stava dicendo l’ospite e le lanciò una breve occhiata con un mezzo sorriso. La figlia contraccambiò il gesto pensando che le stava piacendo. Ma d’altronde a chi non piaceva Eleonora? Era sempre impeccabile in tutto quello che faceva. Finito il pranzo, la più grande insistette per aiutare a sparecchiare senza smettere di essere gentile e portare avanti la conversazione. Martina rimase colpita dalla capacità che aveva di farsi ascoltare da chiunque e di portare le persone dove voleva lei.
<< Ragazze, non vi preoccupate. Andate pure a studiare! >> fece Sofia indicando la cameretta delle figlie mentre Alice si metteva a studiare in cucina con lei.
<< Vieni >> la tirò per la manica la più piccola conducendola nella sua stanza.
Eleonora si lasciò trascinare dall’altra con una breve risata e, quando fu dentro, si guardò intorno. La scrivania era abbastanza larga da permettere a due persone di studiarvi, c’era un televisore da quindici pollici e il letto a castello che ottimizzava lo spazio che non era eccessivo. Alle pareti erano stati attaccati poster di animali con scritte simpatiche che facevano sorridere mentre su un’intera parete era dedicata all’armadio per entrambe le ragazze. Eleonora avanzò fino alla scrivania e sollevò una foto che ritraeva tutta la famiglia Capasti al completo.
<< L’abbiamo fatta quando siamo andati in vacanza in Sicilia >> le spiegò Martina affiancandola.
<< Non ci sono mai stata >> ammise l’altra senza smettere di osservarla << Che bimba carina che eri! >>.
<< Ero? Io sono ancora carina! >> esclamò la ragazza dai capelli rossi facendole la linguaccia e scappando subito dopo verso il suo letto.
Salì i gradini laterali per raggiungerlo e vi si tuffò a corpo morto. Eleonora la seguì ma rimase in piedi ad osservarla mentre si mordeva il labbro. Martina allora, approfittando del suo momento di incertezza, le fece lo sgambetto facendole perdere l’equilibrio. Eleonora cadde in avanti sul corpo della sedicenne e non poté evitare di rabbrividire nel sentirla così vicina a lei. Alzò gli occhi, sperando di non essere arrossita, e notò che anche la più piccola era leggermente imbarazzata da quella scena. Si alzò su un gomito allungando l’altra mano verso il suo viso e le passò un dito sul naso seguendone delicatamente il profilo. Martina aveva il cuore che le batteva all’impazzata nel petto e avrebbe tanto voluto baciare quelle dita che la stavano sfiorando.
<< Hai ragione >> mormorò alla fine Eleonora.
La ragazza dai capelli rossi la guardò con aria interrogativa spostandosi leggermente di lato per poterla guardare meglio.
<< Sei davvero carina, Marty >>.
Era la prima volta che la chiamava col suo vero nome senza usare nomignoli più o meno buoni. Si guardarono negli occhi per un lungo istante prima che la più piccola si decidesse a fare ciò che tanto desiderava. Le baciò le dita senza smettere di guardarla per cercare di rassicurarla. Eleonora sussultò per la sorpresa ma non si scostò sentendo uno strano piacere avvolgerla. Mai Davide era stato così delicato con lei. Martina aveva delle labbra meravigliose e riusciva a farle provare delle sensazioni che in compagnia di nessuno si scatenavano.
<< Martina >> disse titubante allontanando la mano da lei per cercare di mantenere il controllo della situazione << Come fai a…come fai a credere di essere innamorata di…di me? >>.
A quella domanda, l’altra sorrise. Sotto quel punto di vista, la ragazza dai capelli biondi era simile ad una bambina e quel suo lato ingenuo la faceva impazzire. Le prese l’arto che aveva allontanato intrecciando le dita con le sue e lo portò all’altezza del cuore.
<< E’ lui che me l’ha detto >> rispose semplicemente.
<< Non capisco come fai ad esserne sicura >>.
<< Ele >> iniziò Martina << E’ così semplice, non sei mai stata innamorata? >>.
A quelle parole, la più grande non rispose iniziando a giocherellare con le dita dell’altra.
<< No? Mai? >>.
<< No >> disse infine Eleonora << Però quando sono con te…non lo so…è diverso… >>.
Si guardarono di nuovo negli occhi, la ragazza dai capelli biondi era più rossa di prima. Martina le sorrise comprendendo la confusione iniziale che stava provando che però la stava indirizzando verso la giusta consapevolezza. Anche per lei era stato così quando aveva conosciuto Greta.
<< Ehi, tranquilla >> le sussurrò baciandole ancora la mano con l’intento di tranquillizzarla mentre quella che aveva libera andò ad accarezzarle una ciocca di capelli << Non c’è niente di cui avere paura >>.
Aveva appena pronunciato quelle parole, quando sentì le labbra di Eleonora poggiarsi sulle sue. Spalancò gli occhi per la sorpresa ma l’attimo dopo si sentì avvolgere da quella piacevole sensazione che tante volte aveva provato e si lasciò andare. Contraccambiò il gesto chiudendo le palpebre e assaporando quello che stava accadendo. Con la punta della lingua le accarezzò timidamente il labbro inferiore chiedendole il silenzioso permesso di entrare. La più grande si bloccò per un solo istante prima di accondiscendere. Non era riuscita a frenarsi, era stata una tentazione cui non aveva saputo resistere. Voleva toccare quella bocca con la sua, assaporarla e respirare quell’odore della sua pelle che sapeva di buono. Quando si staccarono, Eleonora aveva gli occhi lucidi e le gote arrossate. Martina si leccò le labbra come se avesse assaggiato un ottimo dolce.
<< Piaciuto? >> le domandò avvicinando nuovamente il suo viso a quello dell’altra ragazza e sfiorandole la punta del naso con la sua.
La vide fare un piccolo cenno d’assenso e il cuore di Martina fece le capriole per la felicità. Poi, però, la ragazza dai lunghi capelli dorati si alzò in piedi quasi di scatto.
<< Ehi… >> mormorò la più piccola interdetta da quel cambiamento.
Eleonora scese dal letto a castello e fu subito seguita. Martina la afferrò per un braccio facendola fermare e voltare.
<< Che hai? >> chiese leggermente preoccupata.
Sullo sguardo della più grande era dipinta ansia e preoccupazione.
<< Ti prego >> sussurrò con voce tremante << Non dirlo a nessuno >>.
 
 
 

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Capitolo 18
*** Arrivo inaspettato ***


Valentina aveva appena finito di pulire la stalla e si stava accingendo a fare una doccia quando qualcuno suonò al campanello. Mentre sbuffava, si domandò chi fosse a quell’ora visto che ancora non aveva iniziato le lezioni. Prima di riuscire ad aprire, quel qualcuno bussò per la seconda volta.
<< E che cavolo! >> esclamò aprendo << Vuoi darmi almeno il tempo di… >>.
Si bloccò vedendo che sulla soglia c’era Eleonora.
<< Ehi… >> disse lo sguardo confuso che aveva la più piccola << …che… >>.
<< Posso entrare? >> la interruppe l’altra.
Valentina le fece un cenno con la mano mettendosi di lato alla porta di casa che richiuse subito dopo.
<< Domenghi che hai combinato? Di certo non sei qui per montare Agamennone >>.
Eleonora abbozzò un sorriso sedendosi sul divano.
<< Si vede così tanto? >> domandò cercando di alleggerire la tensione e di sciogliersi un po’.
<< Abbastanza >> scherzò l’altra mettendosi di fronte a lei per poterla guardare negli occhi.
<< Scusami, non volevo piombare così all’improvviso a casa tua ma io davvero non… >>.
<< Se non ti da fastidio l’odore della stalla che ho appena pulito, non ci sono problemi! >>.
<< In effetti ho avvertito un certo odorino! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere.
<< Avanti ora, dimmi che ti è successo. Hai una faccia terribile >>.
La ragazza dai capelli chiari chinò il capo.
<< Ho baciato Martina >> ammise infine portandosi un dito sulle labbra.
<< E lo dici con quel tono? >>.
L’altra alzò gli occhi sulla sua figura di scatto.
<< Come dovrei dirlo, scusa? >>.
<< Beh >> iniziò Valentina senza girarci troppo intorno << Dal mio punto di vista, dovresti essere contenta, no? >>.
<< Contenta? >> esclamò Eleonora scattando in piedi.
<< Adesso non partire in quarta >> la bloccò l’amica mettendole una mano sulla spalla e facendo una leggera pressione affinché tornasse seduta << Calmati >>.
La vide fare un respiro profondo e ubbidire prima di prendersi la testa con entrambe le mani.
<< Ho fatto un casino >>.
<< Ma di cosa stai parlando? >> fece l’altra << Hai fatto una cosa che volevi, perché ti fai tutti questi problemi? >>.
<< Io non sono come te, non sono lesbica! Non mi piacciono le ragazze! >> urlò la più piccola diventando rossa in viso << Io faccio sesso con Davide da quando avevamo quindici anni! >>.
Valentina la guardò sgranando gli occhi.
<< Frena, frena! >> esclamò l’attimo dopo muovendole le mani davanti al viso << Che cosa? Fai sesso con Davide? Ma dico, sei impazzita per caso? >>.
Eleonora la fissò senza comprendere mentre si mordeva il labbro inferiore.
<< Che diavolo ti passa per testa, Eleonora? >>.
<< Io…non… >>.
<< Non devi fare sesso! Hai solo diciotto anni, cazzo! Dovresti innamorarti e fare l’amore, non il sesso! Ma cavolo, Domenghi! Sesso! Sai la differenza che c’è tra le due cose? >>.
<< Io e Davide… >>.
<< Non parlarmi di lui, ora! Sono abbastanza incazzata da questa stronzata che fate >>.
<< Ehi, non è una… >>.
<< Non è cosa, Eleonora? >> la bloccò la più grande con impeto << Non è una stronzata? Perché, ti sembra normale che due amici facciano le porcate a letto quando dovrebbero ancora pensare a giocare con le costruzioni? >>.
L’altra non seppe che dire mentre ripensava alla paura che aveva avuto di vedere l’amico allontanarsi da lei. Era stato quel sentimento a spingerla a tanto.
<< Non sono affari tuoi! >> le gridò contrariata da quei rimproveri.
<< Sono anche affari miei ora che me l’hai detto! E ti aggiungo anche di smetterla immediatamente! Goditi semplicemente quello che senti per Martina, è una cosa vera >>.
Eleonora rimase in silenzio per qualche secondo prima di abbassare la testa. Come faceva Valentina a non comprendere quanto fosse complicato per lei? Il suono del campanello le fece alzare la testa di scatto.
<< Devo andare >>.
L’amica la fissò volgersi verso la soglia della porta.
<< Eleonora >> le disse prima che andasse via << Sai anche tu che quello che fai con Davide è sbagliato, lascia perdere >>.
La ragazza dagli occhi verdi le fece un leggero cenno del capo, che poteva significare qualunque cosa, e andò via dopo aver mormorato un saluto in direzione di Ambra che era appena arrivata.
<< Ehi, tutto okay? >> chiese guardando prima la sua fidanzata e poi la porta.
Valentina si strinse nelle spalle.
<< Ci sono problemi col cavallo di Eleonora? >> continuò l’altra sapendo che i proprietari del maneggio erano tenuti a informare i padroni degli animali riguardo al loro stato di salute.
<< No, Agamennone sta bene. Non è passata per questo >>.
Si diedero un piccolo bacio prima che Ambra chiedesse ulteriori spiegazioni.
<< Non ci crederesti mai >> rispose la più grande iniziando a illustrarle a gradi linee quello che era successo.
Ambra trasse un profondo respiro dopo che Valentina ebbe terminato sedendosi sul divano.
<< Che situazione >> mormorò senza alcun tono in particolare << Tu non dovresti incoraggiarla, però! >>.
<< Perché no, scusa? >> domandò l’altra mettendosi di fronte << E’ quello che vuole >>.
<< Non è una strada facile, soprattutto per una come lei >>.
<< Non è una strada facile? >> ripeté Valentina inarcando il sopracciglio destro.
<< Certo che no, Vale >>.
<< Mi stai dicendo che amarmi è un grande sacrificio? >>.
La più piccola si allungò verso di lei prendendole il volto tra le mani e baciandole la punta del naso.
<< Scema >> le bisbigliò con un mezzo sorriso << Solo che…ti ricordi com’è stato all’inizio? Adele non mi ha più rivolto la parola e tutta la squadra di pallavolo iniziò a guardarmi in modo strano. Per non parlare di quanto si arrabbiarono i miei genitori >>.
<< Perché sono degli idioti >>.
Ambra aspettò di tornare a guardarla negli occhi prima di continuare.
<< Lo so >> rispose con calma << Ma te lo ricordi, Vale? Tutte quelle occhiate, quelle parole dette sottovoce…Eleonora non è pronta a tutto questo. Lei vive di apparenze, si crogiola in quello che fa vedere agli altri. Credi che rinuncerebbe? >>.
Rimasero per qualche secondo in silenzio.
<< Dovrebbe farlo se vuole essere felice >> disse semplicemente Valentina alzandosi.
 
Si fissò allo specchio un’ultima volta prima di infilare il cappotto e lo stivale nero. Davide ancora non era arrivato altrimenti le avrebbe mandato un messaggio, sapeva che non le piaceva attendere al freddo. Fece un respiro profondo pensando a Martina e a quel bacio che le aveva dato. Valentina aveva ragione, era stato bellissimo e avrebbe dovuto esserne felice. Si passò l’indice sul labbro inferiore e arrossì leggermente riflettendo su ciò che le aveva suscitato. Con l’amico non era mai successo.
Perché mi sto innamorando di una ragazza?, si chiese con una nota di angoscia, Non poteva essere tutto molto più semplice?
D’un tratto si sentì in colpa nei suoi confronti per come era fuggita e desiderò sentire la sua voce. Avrebbe dovuto farlo prima ma non se l’era sentita. Il cellulare squillò un paio di volte prima che la più piccola attivasse la conversazione.
<< Ciao Ele >> disse.
Eleonora immaginò che stesse sorridendo e si ritrovò a fare inconsapevolmente lo stesso.
<< Ciao bimba >> rispose << Volevo…volevo scusarmi per oggi >>.
<< E’ tutto okay? >>.
<< Sì…io…solo questo >>.
<< Hai paura? >> chiese Martina.
L’altra fece una pausa di qualche secondo prima di decidere cosa dire.
<< Sì >> ammise infine abbassando lo sguardo << Tu no? >>.
<< Io ho già accettato da tempo di essermi innamorata di te. È una cosa così brutta per te? >>.
<< No! >> esclamò Eleonora << Non è brutta! >> si bloccò un attimo capendo d’aver avuto uno scatto esagerato << E’…è che siamo due ragazze… >>.
<< Credimi, so perfettamente cos’hai in mezzo alle gambe! >> tentò di alleggerire la tensione la ragazza dai capelli rossi. Le pareva così impaurita.
<< Bimba! >>.
<< Avevo paura che mi avessi chiamato per dirmi che non volevi più vedermi >> sussurrò appena l’attimo dopo Martina.
<< Ma cosa vai a pensare? È impossibile che accada >>.
<< Sul serio? >>.
<< Certo >> confermò Eleonora << Domani pomeriggio ci vediamo, che ne pensi? >>.
Stare con lei la rendeva così felice da non poter rinunciare.
<< Okay! >> rispose l’altra contenta << Ora devo andare, mio padre è arrivato un paio d’ore fa e andiamo tutti e quattro in pizzeria >>.
<< Va bene, allora a domani >>.
Quando chiuse la conversazione, si accorse di avere il cuore più leggero. Tempo di controllare il contenuto della sua borsa e Davide le inviò il messaggio. Afferrò le chiavi di casa e si precipitò verso l’uscita. Entrò in macchina dell’amico e andarono a prendere Lavinia e Giacomo. Al ristorante li attendevano Paolo, Mirko e Monica. I due amici si scambiarono una breve occhiata ed Eleonora comprese che Davide aveva fatto ciò che gli aveva chiesto.
Bene, pensò mentre salutava gli amici che salivano in auto, Dopo stasera Suena starei definitivamente lontana da Martina.
 
Vagavano da una buona ora con la macchina. Eleonora, seduto accanto a Davide che guidava sbuffò stanca di quella ricerca senza risultato. Guardò il suo orologio da polso, erano quasi le tre e mezza del mattino.
Ma dove cazzo sei, Suena?, si domandò passandosi una mano tra i capelli.
L’amico era stranamente silenzioso da quando gli aveva comunicato cosa aveva intenzione di fare e probabilmente stava pensando ad altro. Lo conosceva troppo bene per non accorgersene. Avrebbe voluto domandarglielo ma in quel momento anche lei era presa dalle proprie riflessioni. Doveva trovare quella benedetta macchina, voleva la sua vendetta per quello che aveva provato a fare a Martina. Non riusciva a sopportare l’idea che l’avesse toccata con le sue mani, che l’avesse spogliata, che l’avesse baciata. Il solo pensiero la faceva avvampare per la rabbia.
<< Eccola! >> esclamò mettendo la mano fuori dal finestrino e indicando la 500 azzurra con l’indice destro.
La macchina era parcheggiata in un posto isolato, dietro una pompa di benzina. Per questo non erano riusciti a trovarla prima. Davide si fermò a pochi metri di distanza e scesero. Eleonora si strinse nel cappotto per il freddo pungente di quella notte e vide l’amico aprire il portabagagli. Tirò fuori, poggiandole per terra, due taniche di benzina da cinque litri l’una. La ragazza gli si avvicinò mentre un leggero sorriso le increspava le labbra. Su di lui poteva sempre contare. Ne prese una togliendo il tappo e arricciò il naso per l’odore che subito ne uscì. Mosse qualche passo verso l’auto e iniziò a gettare il liquido trasparente sulle ruote in silenzio. Poi passò al cofano e al vetro anteriore.
<< Mi dai una mano? >> domandò voltandosi senza smettere notando che l’altro se ne stava immobile a fissarla.
<< Certo >> si affrettò a dire Davide prendendo la seconda tanica << Mi piace quando sei così aggressiva. Mi eccita >>.
<< Sei un malato del sesso >> scherzò Eleonora cercando di non pensare seriamente a quello che stavano facendo << E Suena se lo merita >> aggiunse << Dopo quello che ti ha fatto, dobbiamo fargliela pagare >>.
Si guardarono negli occhi e la ragazza pensò che non era poi così difficile celare i veri motivi che la stavano spingendo a compiere quell’atto dietro la scusa dell’episodio di diversi giorni prima. Davide annuì credendo alle sue parole. Nessuno poteva permettersi di trattarlo in quel modo, lui non veniva mai deriso. In quel modo Veronica Suena avrebbe compreso che non Davide Molarte non si tocca. Con un masso raccolto per terra spaccò il vetro del sedile del conducente e finì di spargervi la benzina che era rimasta; poi si bloccò osservando il lavoro. Eleonora lo affiancò immediatamente e gli fece un leggero cenno del capo. Il ragazzo allora prese l’accendino dalla tasca del jeans e lo accese osservando la fiamma per un apio di secondi prima di lanciarlo contro l’auto. Il boato fu enorme esattamente come la vampata che ne scaturì. Ad alcune auto scattò l’antifurto. Entrambi osservarono la scena immobili e in silenzio soddisfatti della loro azione. La diciottenne avrebbe tanto voluto vedere la faccia della più grande non appena si fosse accorta dell’accaduto. Non provava nessun tipo di rimpianto, ne era quasi felice.
<< Ehi, forza dobbiamo andare adesso >> disse Davide prendendola per mano e correndo verso la sua macchina dopo aver sentito le prime voci sgomente.
Eleonora lo seguì compiaciuta.
Occhio per occhio, dente per dente, pensò continuando a guardare l’automobile bruciare mentre si allontanavano velocemente.
Era così contenta che decise di accontentare l’amico quando lo sentì accarezzarle l’interno delle gambe. In fondo si meritava quel premio.
 
La domenica, se non si svegliava troppo tardi, Eleonora faceva colazione con calma. Le piaceva farlo con le sue sorelle che si alzavano tutte all’incirca alla stessa ora. Era l’unico momento in cui chiacchieravano un po’; la sera di solito andavano sempre di fretta e, tra chi doveva finire di ripetere e chi voleva vedere un film, era una gara a chi si infilava prima a letto. Una gara che lei perdeva puntualmente. Le venne da ridere mentre finiva di bere il suo tè e le sue sorelle aveva già terminato da almeno un quarto d’ora. Mise le tazze sporche nella lavastoviglie e tornò in cameretta dove Claudia stava scegliendo che indossare per uscire quella mattina.
<< Oh, ma allora è proprio una cosa seria >> disse ridendo di fronte all’indecisione della sorella.
<< Scema >>.
<< Se metti il giubbottino della Sisley verde, ti consiglio questo jeans, il tronchetto nero e l’ultima camicia che hai appena nell’armadio a destra >>.
Claudia rimase per un attimo in silenzio osservando gli indumenti scelti da Eleonora.
<< Affare fatto! >> affermò infine sorridendo e dirigendosi verso il bagno.
<< Ehi, dove vai? Il bagno serve a me! >>.
<< Usa quello di sotto! >> le urlò l’altra chiudendo a chiave temendo che la maggiore potesse piombare dentro e cacciarla come era capitato altre volte.
<< Ma quello di sotto non ha lo scaldino! >> protestò Eleonora mettendo il broncio.
Vedendo che, però, non riceveva alcuna risposta, non poté fare altro che ubbidire. Prese dall’armadio un jeans e una felpa col cappuccio e farfugliò qualcosa sull’importanza di essere i più grandi prima di scendere al piano inferiore. L’acqua fredda, che usava per lavarsi, la svegliò del tutto. Si guardò allo specchio mentre si asciugava e pensò che doveva davvero sbrigarsi. Era una bella giornata, avrebbe preso la vespa per arrivare al cimitero. Uscì e fu travolta da sua sorella che urlava di essere in ritardo scatenando le risa di Serena e Ilaria sedute sul divano a guardare la televisione.
<< Scusa, scusa! Sono in ritardo! >>.
<< Lo sono anch’io! >> le rispose Eleonora ridacchiando << Aprimi il cancello grande! Sto uscendo! >>.
Vide Claudia arrivare sulla soglia della porta, sganciare entrambi i cancelli ma subito dopo risalire in camera alla ricerca del cellulare.
<< Non ti dimentichi la testa solo perché ce l’hai attaccata al collo! >> le urlò scherzando la più grande aprendo il portone.
Rimase impietrita di fronte alla figura che le apparve davanti. Si ritrovò a trattenere il respiro involontariamente mentre la osservava. Nonostante fossero trascorsi anni dall’ultima volta che l’avesse visto, non stentò un solo istante a riconoscerlo. Quegli occhi azzurri erano inconfondibili, quei capelli chiari come i suoi erano un segno di riconoscimento della loro famiglia.
Cazzo, quanto somiglia a mio padre, pensò subito dopo mentre il volto dell’adulto si sovrapponeva a quello che le stava di fronte.
<< Ehi, che fai imbambolata sulla… >>.
La sorella non riuscì a terminare la frase.
<< Federico? >> aggiunse inarcando il sopracciglio con aria sorpresa.
Il ragazzo abbozzò un sorriso nel sentirsi chiamato.
<< Ciao ragazze >> disse semplicemente.
L’attimo dopo Claudia lo abbracciò contenta di rivederlo e fecero capolinea anche Ilaria e Serena. Solo Eleonora non mosse un muscolo e restò in silenzio. Osservò suo fratello prendere in braccio sua sorella più piccola e ridere leggermente nel sentirsi dire che era diventato più bello. In effetti, lo era davvero. Avrebbe voluto mettersi a urlare contro di lui e invece ingoiò un groppo di saliva. Perché erano tutte felici di vederlo? Perché? Perché lo stavano trattando normalmente?
<< Ele, tu non dici nulla? >> le domandò ingenuamente Ilaria guardandola negli occhi.
<< Io… >> mormorò l’altra presa alla sprovvista << Io devo andare >> concluse stringendo con forza le chiavi del motorino.
 
Il pranzo della domenica si svolgeva sempre a casa della nonna paterna. Era una tradizione che non si era spezzata con la morte del nonno e tutti i nipoti volevano che continuasse a essere presente. Ad Ennio Domenghi piaceva trascorrere l’unico giorno non lavorativo con figli e nipoti e nella grande cucina si creava sempre un piacevole chiacchiericcio. Dopo essere stata al cimitero, Eleonora passò a prendere un libro da casa e notò con sprezzo che il trolley del fratello era stato lasciato nell’ingresso, quasi volesse ribadire la sua presenza. Con rabbia gli diede un calcio facendolo cadere e ribaltare.
<< Ci sono problemi, Ele? >> domandò sua madre apparendo dalla tromba delle scale.
La domenica, andando tutte le figlie a mangiare dalla nonna, lei si recava a pranzo dal fratello.
<< Niente, sono inciampata in questo coso >> rispose con stizza iniziando a salire al piano superiore << Allora starà qui? >>.
<< Non so nulla a riguardo >> affermò Fulvia comprendendo immediatamente a chi si stesse riferendo la figlia << Quando te ne sei andata, sono rimasti a chiacchierare in salone per un po’ aspettando che Serena e Ilaria si preparassero. Poi si sono recati da tua nonna >>.
La ragazza si limitò ad annuire.
<< Quindi non sai nemmeno cosa è venuto a fare? >>.
La madre scosse il capo.
<< Fantastico >> mormorò passandosi la mano destra tra i capelli e prendendo ciò che cercava << Vado, altrimenti rischio di fare tardi. Ci vediamo stasera >>.
Quando arrivò a casa della nonna, era già tutti lì.
<< Ciao nonna! >> salutò Eleonora avvicinandosi all’anziana signora e dandole un bacio sulla guancia << Ciao a tutti >>.
<< Ciao bella >> fecero le sue zie riunite in cucina per preparare il pranzo.
La figlia di sua cugina, di un paio d’anni, corse da lei per farsi prendere in braccio.
<< Ciao Maty! Quanto sei bella! >>.
<< Eleonora, hai visto che bella sorpresa ci ha fatto Federico? >> chiese sua nonna calando la pasta.
<< Già >> si limitò a dire lei mettendo a terra la bambina che scappò subito dopo dal padre << A proposito, dov’è? >>.
<< Sul divano, sono tutti di là con lui. Vai anche tu, ti chiamiamo quando è pronto >>.
Eleonora ubbidì non con molto entusiasmo.
<< Ele, finalmente! >> esclamò Serena alzando la mano in segno di saluto << Mancavi solo tu come al solito >>.
<< Sei sempre la solita! >> fece Claudia dandole una pacca amichevole sulla spalla e facendole posto accanto a lei.
Tutti risero.
<< Di cosa parlavate? >>.
<< Flavio ci stava dicendo che tra un paio di settimane parte >>.
Lo sguardo della ragazza dai capelli biondi si posò sul cugino che annuì.
<< Libia stavolta >> si limitò a dire con un mezzo sorriso << Per sei mesi >>.
<< Cerca di rimanere vivo >> ironizzò Jessica, un’altra cugina.
<< Scherzi? E chi mi stronca! >> rispose Flavio ridendo << E tu Fede? Cosa vuoi fare dopo il liceo? Non dirmi l’università come questi secchioni! >> aggiunse indicando i parenti.
Eleonora si fece attenta. Anche se non l’aveva mai detto apertamente, tra i due fratelli Domenghi c’era sempre stata una sorta di rivalità scolastica forse dovuta alla poca differenza che intercorreva tra loro e la ragazza era riuscita ad ottenere ovunque risultati migliori non senza una vena d’orgoglio.
<< Non lo so…veramente io non ho ancora deciso… >> mormorò il ragazzo preso in questione.
<< Nemmeno Eleonora ha ancora deciso che farà dopo >> lo tranquillizzò la sorella facendo avvampare l’altra.
<< Ehi, cosa c’entro io adesso? Si stava parlando d lui! >>.
A Federico non passò inosservata la stizza che Eleonora inserì nella frase. Da quando era arrivato, non le aveva rivolto parola, quasi non esistesse mentre con gli altri si comportava normalmente. Tra loro era sempre stato così, c’era sempre stata una certa distanza anche da bambini. Se ne rattristò leggermente pensando che aveva adottato lo stesso atteggiamento del nonno che non lo aveva mai visto di buon grado poiché era il frutto di una relazione extraconiugale. Eppure non aveva chiesto lui che fosse così. Prima che potesse rispondere, vennero chiamati dalla cucina. Si misero a tavola iniziando una serena conversazione, come tutte le domeniche, che accoglieva diverse persone del paese, incidenti, cose divertenti accadute sul luogo di lavoro. Ognuno aveva qualcosa da dire. Era bello respirare quell’aria famigliare in cui tutti parevano essere felici. Venne acceso il televisore e la prima notizia del telegiornale del giorno fu una manifestazione a Parigi contro la legge sui matrimoni gay.
<< Io vorrei dire >> disse la donna più anziana ascoltando << Fanno male per caso? Maschi coi maschi, femmine con le femmine. Ma dico, dove andremo a finire? >>.
<< In un Paese più civile e meno omofobo, magari >> rispose come se fosse normale Eleonora mentre mangiava.
Involontariamente pensò a Martina e le venne da sorridere.
<< Figlia mia bella, io non ho nulla contro di loro; sicuramente saranno delle bravissime persone ma sono contenta che la mia famiglia non vi abbia niente a che fare >>.
La nipote si bloccò per un solo istante prima di riprendere quello che stava facendo senza dire nulla.
<< Io non mai compreso come facciano due donne insieme a fare… >> iniziò Alessandra, la sorella di Jessica. Fece un gesto con le mani per farsi comprendere << …capito? >>.
A quella domanda Eleonora avvampò e iniziò a tossire. Fece un sorso d’acqua per sentirsi meglio.
Ma proprio oggi devono parlare di gay e lesbiche?, si chiese sentendosi improvvisamente a disagio.
<< Ale, c’è la bambina! >> esclamò Jessica indicando la figlia << Per favore! >>.
Tutti scoppiarono a ridere.
<< Ele, ma è vero che la figlia dei Someno è lesbica? >> chiese sua zia.
L’altra si limitò ad annuire.
<< Poveri, poveri genitori! >> esclamò la nonna alzando gli occhi al cielo.
<< Sinceramente, la trovo una cosa innaturale >> affermò Flavio subito dopo << Cioè, se fossimo tutti gay, il genere umano si estinguerebbe! Siamo stati creati per procreare! >>.
<< Si estinguerebbe anche se fossimo tutti preti e suore >> fece notare prontamente Eleonora cui stava iniziando ad andare stretta quella conversazione.
Non si era mai accorta di quanto la sua famiglia fosse chiusa e bigotta, in quel momento le appariva ben chiaro. Se uno di loro avesse detto di essere gay, di amare una persona del suo stesso sesso, l’avrebbero tagliato fuori. Non l’avrebbero mai accettato. Quella considerazione le fece male come un pugno e sentì mancarle l’aria dai polmoni. Alzò gli occhi dal piatto e notò che Federico la stava fissando. Si domandò da quanto tempo lo stesse facendo.
<< Che vuoi? >> gli chiese senza nessuna grazia.
<< Niente >> disse suo fratello << Niente >>.
 
 

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Capitolo 19
*** Scoperte ***


Dopo qualche titubanza iniziale, Eleonora aveva accettato la proposta di Martina sull’andare al cinema. In fondo quante possibilità c’erano che di domenica pomeriggio ci fosse qualcuno al multisala che la conoscesse? Subito dopo quel pensiero si diede della stupida ma dopo i discorsi esposti a pranzo con la sua famiglia, la paura che qualcuno potesse scoprire quello che le stava succedendo era diventata ancora più forte. Aveva sentito Davide tramite alcuni sms nel primo pomeriggio in cui gli aveva comunicato dell’arrivo del fratellastro e lui era parso sorpreso quanto la ragazza. Federico raramente era salito da Taranto di sua spontanea volontà, soprattutto da quando il loro padre aveva lasciato la madre di Eleonora. Da allora i contatti si erano fatti sempre più sporadici. Per questo mal sopportava la sua presenza lì, sicuramente c’era un motivo che il ragazzo ancora non aveva esposto. Decise di chiamare l’amico per essere sicura dei suoi progetti pomeridiani, non voleva che le riservasse qualche spiacevole sorpresa.
<< Ehi, finita la grande abbuffata? >> domandò giocosamente Davide sapendo che la nonna della ragazza cucinava ogni domenica per un esercito.
<< Sì, stavolta ti sarebbe davvero piaciuta. Mia nonna ha fatto la tiella di zucchine e di spinaci e poi c’era la frittura di calamari e le triglie fritte! >>.
<< E per primo? >>.
<< Gnocchetti ai frutti di mare e linguine all’astice! >>.
<< Fantastico, perché non mi hai invitato? >> fece l’amico mettendo un finto broncio.
<< La prossima volta, promesso >> rispose Eleonora evitando di raccontargli il disagio che aveva provato quando la discussione era caduta sugli omosessuali << Oggi pomeriggio che programmi hai? >>.
<< Lavinia mi ha chiesto di andare a studiare da lei, vuoi venire anche tu? >>.
Eleonora scosse il capo prima di parlare e pensò che il fatto che i due stessero trascorrendo tutto quel tempo insieme stava diventando per lei una gran cosa. Non provava nessun genere di fastidio.
<< No, preferisco stare qui e cercare di capire che vuole quello >> mentì con disinvoltura. Era abituata a farlo ormai.
<< Okay, allora ci vediamo domani a scuola >>.
<< A domani >>.
Riagganciò e inviò un messaggio a Martina dicendole di farsi trovare pronta tra mezz’ora.
 
<< Mi hai fatto venire a prendere i biglietti mezz’ora prima dell’inizio del film, bimba! >>.
Martina rise nel vederla mettere il muso. Era adorabile.
<< Dai, Ele! Ero preoccupata di non riuscire a trovarli. Guarda quanta gente sta arrivando! >>.
In effetti Eleonora dovette costatare che l’altra stava avendo ragione. Man mano che il tempo passava, c’erano sempre più persone nei corridoio ad attendere l’inizio delle proiezioni.
<< Ti va qualcosa? Non so, una coca-cola? >> domandò la più grande avvicinandosi al bancone.
<< Hai già preso i biglietti, al massimo offro io! Che vuoi? >>.
Eleonora scosse il capo.
<< Ho mangiato tanto a pranzo >>.
<< Nemmeno qualcosa da bere? >> insistette Martina che voleva in qualche modo sdebitarsi.
L’altra ci pensò per un solo istante prima di chiedere una lattina di tè al limone >>.
La più piccola sorrise voltandosi verso il cassiere e ordinò la stessa cosa per entrambe. Eleonora controllò l’ora e, mancando ancora un quarto d’ora, le chiese se l’accompagnasse fuori a fumare.
<< Dovresti smettere >> l’ammonì la ragazza coi capelli rossi.
L’altra rise ma non rispose.
<< Marty? >> domandò improvvisamente Simona accorgendosi dell’amica mentre erano ancora all’interno del multisala.
<< Ehi, Simo ciao! >> esclamò Martina agitando una mano << Ciao Michi >> aggiunse notando anche l’altra ragazza.
Eleonora le guardò entrambe mentre il suo cuore perdeva un colpo. Si affrettò ad allontanarsi con la scusa dell’impellente bisogno di una sigaretta e le lasciò sole.
<< Oh, ma allora le cose vanno proprio bene! >> le strizzò l’occhio l’amica rivolta facendo avvampare all’istante Martina.
<< Smettila, dobbiamo solo vedere un film! >>.
<< Sì, certo. Dicono tutti così >> fece Simona << Che film andate a vedete? >> aggiunse notando il biglietto stretto nella mano sinistra << Peccato, non è lo stesso che andiamo a vedere noi. Altrimenti io mi sedevo tra voi due per sicurezza! >> disse dopo aver letto il titolo.
<< Scema! >> quasi urlò la ragazza presa in giro << Siete solo voi? >>.
Michela scosse il capo.
<< Giulia e Consuelo sono andate in bagno >> disse prima di salutarsi.
Martina si affrettò a raggiungere Eleonora intimandola di sbrigarsi.
<< Non ti piace proprio, eh? >> domandò la ragazza dai lunghi capelli biondi riferendosi al suo vizio mentre calpestava la cicca con la punta della scarpa.
<< No, per nulla >> affermò risolutamente l’altra.
Eleonora scoppiò a ridere prima di mettersi a fissarla in silenzio per un secondo. Era bellissima e stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non baciarla di nuovo. La sua famiglia non capiva; a lei non importava se avesse la barba o meno, quella sensazione di appagamento la sentiva solo con Martina. Ai suoi occhi, tutti i discorsi fatti durante il pranzo, apparvero privi di senso. Come potevano sputare sentenze senza sapere nulla a riguardo?
<< Io non ho sentito lo stimolo di iniziare a fumare >> le confessò abbassando gli occhi << Ma sai com’è, Davide aveva preso questa abitudine e alla fine mi sono fatta prendere anch’io >>.
Si guardò la punta delle scarpe sapendo che quella non era una buona motivazione. La ragazza dai capelli rossi lasciati sciolti sulle spalle alzò lo sguardo al cielo. Perché si lasciava soggiogare così facilmente da quel ragazzo?
<< Dovresti pensare di smettere indipendentemente da quel che fa l’id… >> si morse la lingua capendo che stava per dire idiota << …indipendentemente da quel che fa il tuo amico >> concluse.
Eleonora si limitò ad annuire porgendole un leggero sorriso.
<< Che ne pensi di andare adesso? >> continuò Martina porgendole la mano.
L’altra la guardò interdetta per qualche istante prima di stringergliela. Immediatamente un senso di calore la avvolse facendola sentire bene. Le sorrise mentre rientravano ma appena incontrarono le prime persone, anche se non le stavano guardando, Eleonora gliela lasciò di scatto. Lo sguardo dispiaciuto che le lanciò Martina le fece provare una punta di senso di colpa che tuttavia non bastò a fargliela riprendere né a chiedere scusa. La più piccola scosse impercettibilmente il capo riflettendo sul fatto che per l’altra era ancora troppo presto. Il giorno prima l’aveva baciata e subito dopo aveva chiesto di non dirlo a nessuno, doveva procedere lentamente con lei. Presero posto più o meno centralmente, ad una fila in cui non c’era nessuno e le luci si spensero.
<< Mi dispiace >> disse improvvisamente la ragazza dai capelli chiari mentre il film iniziava senza, però, osare guardarla.
Martina abbassò quel tanto che bastava lo sguardo per cercare la sua mano. Gliela prese e gliela strinse sorridendole appena per farle capire che andava tutto bene. Non voleva spaventarla, sapeva che era un cammino arduo quello che si stava profilando di fronte a lei.
<< Non fa niente >> le sussurrò per non infastidire gli altri << Lo so che per te è difficile tutto questo >>.
Eleonora si voltò incontrando i suoi occhi e si rese conto che il film non era più così importante come credeva.
<< Ma io ti piaccio almeno un po’? >> continuò la più piccola alla ricerca di conferme.
Sapeva che l’altra provava qualcosa per lei che ancora non aveva definito, ma aveva lo stesso bisogno di sentirselo dire.
<< Non lo so >> ammise la più grande << So solo che con te sto bene e mi piace tanto tutto questo >>.
<< Anche a me >>.
<< Ma tu vorresti di più da me? >>.
Martina le accarezzò il viso scostandole una ciocca di capelli. Quanto le piaceva quando esibiva quello sguardo da cucciolo spaventato! Era così che vedeva Eleonora in quei momenti, così dolce da stringere a sé e baciare ininterrottamente.
<< Io voglio ciò che vuoi darmi, senza fretta >> le rispose in modo maturo.
Come le aveva detto Valentina, se l’avesse forzata troppo l’avrebbe persa per sempre. Eleonora si sentì felice per quelle parole, non le stava mettendo fretta come di solito faceva Davide. Anche se le aveva detto di sapere se le piacesse o meno, lei poteva rispondere a quella domanda a occhi chiusi solo che aveva paura di ammetterlo ad alta voce. Martina era entrata nella sua vita in modo delicato e ora pensarla senza era impossibile. Persino l’arrivo improvviso di Federico passò in secondo piano rispetto a lei.
<< Resta con me >> bisbigliò appena Eleonora come se temesse di dirlo più forte.
Martina avvicinò il volto al suo e le sfiorò la punta del naso col suo con un mezzo sorriso.
<< Non ho intenzione di andare da nessuna parte! >>.
<< Ehi, voi due! Potete fare un po’ di silenzio? >> esclamò una voce sconosciuta che proveniva da qualche fila dietro di loro.
Eleonora alzò la mano in segno di scusa e subito dopo tornò a guardare la sedicenne. Risero sottovoce mentre faceva scivolare lentamente la sua mano su quella di Martina. Se era amore quello che provava in quel momento, era bellissimo.
 
Greta uscì dalla vasca da e aprì la finestra per permettere al vapore di dissiparsi. Passò l’asciugamano sul vetro sopra il lavandino affinché potesse tornare a specchiarsi per poi sospirare. Quanto tempo era trascorso da quando si era sentita veramente felice? Aveva perso il conto dei giorni ormai, sapeva solo che risaliva a quando Martina era ancora a Genova. Chiuse gli occhi per un istante inclinando leggermente la testa. I lunghi capelli biondi le cadevano confusamente sulle spalle nude e i grandi occhi azzurri avevano un’espressione triste. Mai si sarebbe aspettata di provare qualcosa di veramente profondo per una ragazzina sedici anni più piccola di lei, per una sua alunna che era riuscita a rubarle il cuore con i suoi semplici e genuini modi di fare. L’aveva conosciuta durante il suo secondo anno al liceo scientifico; all’epoca aveva trentuno anni, lei quindici ed aveva ottenuto la supplenza di un anno in quella scuola poiché la loro professoressa era andata in maternità. Nonostante fossero trascorsi mesi, ancora non riusciva a dimenticarla.
 
<< Martina Capasti >>.
La ragazza si era alzata dal suo posto diretta alla cattedra per visionare il suo compito in classe. Greta aveva notato distintamente la delusione dipingersi sui suoi lineamenti quando aveva visto il voto e le venne da sorridere per un solo attimo.
<< Oh, no! >> aveva esclamato l’alunna tristemente che aveva appena collezionato il suo ennesimo quattro in matematica.
Se continuava così, il debito in quella materia non glielo toglieva nessuno alla fine dell’anno. Eppure lei si impegnava; in vista di quel compito in classe, oltre a sbattere notte e giorno la testa sui libri, aveva anche studiato con la sua amica che era molto brava. Era convinta di essere almeno arrivata al sei e invece non era cambiato nulla.
<< Mi dispiace, Capasti >> aveva detto la professoressa sistemandosi gli occhiali sul naso e sentendo l’immane desiderio di chiamarla per nome.
<< Professoressa, le giuro che ho studiato! Mi sono impegnata tanto stavolta! >>.
Martina era sull’orlo delle lacrime.
<< Capasti, ti credo… >> aveva provato a dire Greta sentendosi triste per quella reazione che l’altra stava avendo.
Non era riuscita a terminare la frase, la ragazza si era girata ed era uscita dall’aula. Era rientrata diversi minuti dopo in compagnia di una sua amica che aveva tentato di confortarla e nel vederla tornare a sedersi con gli occhi rossi, l’adulta non aveva potuto fare a meno di pensare alla sgradevole sensazione che aveva provato. Quell’adolescente l’aveva colpita fin dal suo primo giorno di supplenza; lineamenti dolci, un sorriso gentile e quegli occhi così ridenti. In modo del tutto spontaneo e privo di malizia, aveva deciso di aiutarla.
 
<< Vieni, sistemiamoci nel salone >>.
Martina l’aveva seguita leggermente intimorita mentre si domandava come le fosse venuto in mente di accettare la proposta della donna sul farle ripetizioni private a casa sua. I suoi genitori, quando avevano parlato con la professoressa, erano stati entusiasti che qualcuno qualificato come lei si fosse offerto di aiutarla nella materia senza volere nessun pagamento.
<< La ringrazio molto per l’aiuto >> aveva detto la ragazza stringendo una delle due spalline del suo zaino.
Greta aveva esibito un sorriso mentre spostava il centrotavola. Era molto carina quando si sentiva intimorita.
<< Il pomeriggio ho sempre poche cose da fare, non è un disturbo per me. Dici di studiare molto ed io t credo, cerchiamo di comprendere qual è il problema? >>.
Martina aveva annuito contraccambiando il sorriso sentendosi leggermente più sollevata. Mentre veniva accompagnata da suo padre a casa della docente, non aveva smesso di pensare a come sarebbe stato frequentare la donna anche fuori dalle mura scolastiche. Ora stava comprendendo che non sarebbe stato male. La professoressa Greta Minuti era una persona molto bella che fin dal suo primo arrivo in classe aveva fatto sollevare molti commenti tra i suoi compagni. In classe vestiva sempre in modo impeccabile, elegante e mai volgare e vederla quel pomeriggio semplicemente in jeans e maglietta le aveva fatto uno strano effetto. La più grande l’aveva invitata a sedersi e avevano iniziato a svolgere gli esercizi che la donna aveva assegnato. Martina procedeva bene, anche abbastanza spedita, sui compiti più semplici mentre aveva iniziato a trovare difficoltà man mano che il grado di complessità aumentava. Greta le era seduta vicino, poteva sentire distintamente l’odore della sua pelle e il respiro più corto quando le faceva una domanda cui non sapeva rispondere. L’aveva trovata adorabile.
<< Ti insegno un trucco >> le aveva detto infine poggiando una mano sulla sua << Resta tranquilla, okay? >>.
L’adolescente aveva annuito senza rispondere e inghiottendo un groppo di saliva. Quel contatto le aveva provocato un leggero brivido e il profumo che emanava la sua insegnante era molto gradevole. Avevano continuato per un altro quarto d’ora prima di chiudere i libri e mettersi d’accordo per il prossimo appuntamento. Martina si era alzata in piedi e involontariamente aveva pestato il piede di Greta.
<< Mi scusi, non volevo! >> aveva mormorato dispiaciuta.
L’insegnante le aveva sorriso per farle capire che non era nulla e l’attimo dopo l’aveva spinta contro il tavolo bloccandola col suo corpo. Si era chinata senza curarsi dello sguardo interrogativo della più piccola e l’aveva baciata a fior di labbra.
<< Scusami, non volevo >> aveva sussurrato subito dopo poco convinta delle sue parole.
Martina era visibilmente arrossita per quel gesto ma, sorpresa, non aveva provato alcun genere di ribrezzo. Le labbra di Greta erano morbide, non come quelle dell’unico ragazzo che aveva baciato col quale poi non aveva funzionato. Aveva abbassato gli occhi fino a guardarsi la punta delle scarpe.
<< Non… >> aveva iniziato titubante << …non è stato brutto… >>.
Quello era stato l’inizio della loro storia.
 
<< Devi tornare a casa per cena? >> domandò Eleonora guardando il suo orologio da polso mentre uscivano dal cinema.
Martina annuì e vide l’altra ragazza assumere una leggera aria dispiaciuta.
<< Ehi >> le disse chiudendosi il giubbotto e avvolgendosi nella sciarpa con un sorriso << Ci vediamo domani a scuola, no? >>.
La più grande annuì.
<< Stasera… >> mormorò poco convinta e sentendo d’essere arrossita << …ti va se ci sentiamo? >>.
Il cuore di Martina perse un colpo. Era tutto vero o stava sognando? Non l’aveva mai sentita così vicina come quel giorno.
<< Certo >> rispose infine camminando verso la vespa bianca di Eleonora parcheggiata sul ciglio della strada.
<< Domenghi, sei una fottuta stronza! >>.
Entrambe alzarono lo sguardo in direzione della voce vedendo arrivare con grandi passi Veronica Suena. Involontariamente le labbra della ragazza dai capelli biondi si atteggiarono a un sorriso sarcastico mentre faceva scivolare le mani lungo i fianchi.
<< Modera i termini, Suena >> le disse semplicemente quando la ebbe vicina.
<< Veronica, è successo qualcosa? >> domandò cercando di far mantenere un tono pacato alla conversazione.
<< Hai una vaga idea di quanti sacrifici abbia fatto mio padre per regalarmi quell’auto? Sei solo una grandissima merda! Vissuta nel tuo bel mondo in cui tutto ti è stato dato con uno schiocco di dita >>.
A quella frase Eleonora si irrigidì non poco e serrò la mascella.
<< Ma di cosa stai parlando? >>.
<< La mia macchina ieri sera è andata a fuoco! >> esclamò Veronica sempre più adirata << Qualcuno l’ha incendiata e io so perfettamente chi è stato! >>.
Martina posò lentamente gli occhi sulla figura dell’amica sconvolta da quell’eventualità.
<< Mi stai accusando di qualcosa per caso? >>.
<< Lo so che sei stata tu! >>.
<< Hai delle prove? >> chiese Eleonora con una calma sorprendente.
<< Ti spacco la faccia, Domenghi! >>.
<< Ah sì? >> fece l’altra << Coraggio, fallo! Con tutta questa gente che ti guarderà, dai! Che aspetti? Sei avvezza a rompere nasi, non è vero? >>.
<< Tu non sai minimamente nulla di Sara, non permetterti >>.
La ragazza dai capelli chiari spostò il peso del corpo da una gamba all’altra.
<< So che sta ancora con Vittorio >> rispose con l’intento di ferirla << E penso che lo sappia anche tu >>.
Veronica fece un passo verso di lei afferrandola per il giubbotto che indossava, ma velocemente Martina si mise in mezzo.
<< Smettetela! >> urlò allontanando la più grande da Eleonora << Hai fatto davvero una cosa del genere? >> aggiunse subito dopo guardando la persona di cui era innamorata.
<< Certo che è stata lei! >>.
<< Non hai nessuna prova, Suena! >> rimbeccò la diciottenne << Solo chiacchiere! >>.
La più piccola dovette fare ricorso a tutta la sua forza per dividerle nuovamente. Dire che Veronica era arrabbiata era un eufemismo.
<< Era la mia auto, ti rendi conto? Tutti i sacrifici di mio padre mandati a puttane per colpa tua! >> disse la ragazza dai corti capelli scuri con voce incrinata da un pianto imminente.
<< Dovevi pensarci prima di provare a fare quello che hai fatto! >>.
A quelle parole, Martina si voltò di scatto verso Eleonora comprendendo che i sospetti di Veronica erano fondati. Sentì una fitta dolorosa al cuore mentre chinava la testa.
<< Sei una fottuta bastarda! >>.
<< Vero, ti prego vattene >> bisbigliò Martina con una nota dolorosa nella voce.
Nel sentirla parlare in quel modo, Veronica si bloccò per fissarla e la sua rabbia parve sgonfiarsi un poco.
<< Bimba… >> mormorò Eleonora notando anche lei il suo cambiamento.
<< Per favore >> continuò la più piccola.
Veronica inghiottì un groppo di saliva nel vederla in quello stato e fece un leggero cenno d’assenso dopo averci riflettuto per qualche secondo. Lanciò uno sguardo carico d’ira ad Eleonora e si allontanò in silenzio.
<< Bimba… >> ripeté la ragazza dai capelli biondi allungando una mano verso Martina.
<< Non mi toccare! >> esclamò l’altra guardandola con gli occhi rossi << L’hai fatto davvero? Come hai potuto fare una cosa del genere? Come…come… >>.
Le mancavano le parole per proseguire. Eleonora la fissò senza sapere bene cosa ribattere. Perché la guardava in quel modo? Davide era rimasto alquanto compiaciuto dal suo gesto, da quello che avevano fatto insieme; perché invece Martina era…delusa? Triste? Amareggiata? Arrabbiata? Non riusciva a comprendere.
<< Era lei che non doveva permettersi! >> tentò di difendersi infine.
Sulle guance dell’altra apparvero due lacrime. La più grande si bloccò nel vederle guardandola confusa.
<< Ele…non…questo è vandalismo! >>.
<< Io… >>.
<< Non si reagisce così! Non siamo nel far west, cavolo! La legge del taglione non esiste più! È sbagliato! >>.
<< Io devo difendere le persone che sono importanti per me! >> esclamò Eleonora.
Martina si bloccò nell’ascoltare quella frase. Se si fossero trovate in un’altra situazione, probabilmente ne sarebbe stata lusingata ma non ora. Scosse il capo asciugandosi il viso.
<< Non così, Eleonora! Non in questo modo! >>.
<< Perché ti arrabbi? Lei ti ha fatto del male >>.
<< Perché non è normale fare una cosa del genere! Nella vita ci saranno tante persone che ti faranno del male, vuoi bruciare la macchina a tutti? Cavolo Eleonora, ma che discorsi fai? >>.
La più grande aveva abbassato lo sguardo sentendosi infinitamente sporca di fronte ai suoi occhi. Martina si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo. Una bambina, ecco cosa le sembrava. Una bambina lasciata a crescere principalmente da sola, a fare scelte senza confrontarsi con nessuno, a reagire d’istinto.
<< Mi hai profondamente deluso >>.
Nel sentire quelle parole, Eleonora sgranò gli occhi.
No!, avrebbe voluto urlare, Non dire così!
La vide chinare il capo e sorridere con amarezza.
<< E’ meglio se torno a casa >>.
<< Ti… >>.
<< No >> la interruppe la più piccola comprendendo cosa le stesse per dire << Preferisco andare a piedi >>.
Eleonora la osservò immobile mentre si allontanava col cuore stretto in una morsa gelida.
Mi dispiace tanto, avrebbe voluto dirle.

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Capitolo 20
*** Provare a comprendere ***


Davide chiuse i libri e si stiracchiò facendo dondolare la sedia. Lavinia lo guardò sorridendo prima di voltare leggermente gli occhi sull’orologio a parete.
<< Ti fermi a cena? >> domandò.
Il ragazzo scosse il capo.
<< Grazie ma ho detto a mia madre che sarei tornato >>.
Si alzò in piedi e la sua coetanea gli si parò davanti.
<< Allora domani vai volontario in geografia astronomica? >> continuò con una nota divertita nella voce.
Davide scoppiò a ridere.
<< Certo, come no >> rispose con ironia.
Controllò il suo iphone. Eleonora quel pomeriggio non gli aveva mandato nemmeno un messaggio. Era così strano non sentirla frequentemente, si chiese se fosse successo qualcosa con Federico.
<< Eleonora? >> fece Lavinia interpretando il suo sguardo.
<< Mi ha detto che stava a casa, stamattina è arrivato il fratellastro >>.
<< Davide, è brutto dire fratellastro. Dici fratello >>.
<< Lo sono solo da parte di padre >> precisò l’amico << Quindi fratellastro >>.
<< I legami di affetto non si misurano in base al sangue >> rispose la ragazza.
<< Loro non hanno mai avuto rapporti >>.
<< Sembra a me o lo sopporti poco? >>.
Il ragazzo si strinse nelle spalle con fare indifferente. Lavinia gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, vicino alle labbra con un mezzo sorriso. Davide allora la strinse contro di sé e la baciò. Era così diversa dall’amica; non lo eccitava nel senso puro del termine, provava piacere anche semplicemente stando in sua compagnia. Con Eleonora era solo sesso, meraviglioso e stimolante sesso ma semplicemente quello e si ritrovò a doverle dare ragione quando spesso gli ripeteva di non essere innamorati. Era vero. Lavinia poggiò il capo sul suo petto respirando profondamente.
<< Mi piaci così tanto, Davide >> mormorò abbracciandolo.
<< Anche…tu… >>.
Credo, aggiunse silenziosamente.
 
Si vedeva che era di pessimo umore. Nettamente. L’avevano compreso tutti durante la cena e nessuno aveva avuto qualcosa da dirle. A peggiorare la situazione era stata la vista del fratello a casa sua che chiacchierava seduto intorno al tavolo della cucina con le sue sorelle. Il pensiero che avrebbe trascorso qualche giorno con loro le diede molto fastidio. Avevano iniziato a cenare in silenzio, un solo sguardo da parte di Fulvia alla figlia le aveva fatto comprendere di non esternare i suoi pensieri riguardo quella situazione. Era insolito e strano anche per lei ma, anche se non aveva mai parlato con Letizia, non credeva che fosse quel tipo di donna che se ne fregava del figlio e gli permetteva di fare ciò che voleva. Il semplice fatto che non si fosse sposata o che avesse avuto altri figli con un altro uomo, indicava quanto fosse importante per lei Federico da non avere posto nel suo cuore per qualcuno all’infuori di lui. Doveva esserci qualcosa che ancora non aveva detto. Lo guardò a lungo mentre cenavano. I corti capelli biondi e gli occhi azzurri le ricordavano il suo ex marito, perfino la voce, ormai trasformata in quella di un adulto, era simile. Si chiese quanti anni fossero trascorsi dall’ultima volta che lo aveva visto e non seppe rispondersi.
<< Quanto resti, Fede? >> domandò con innocenza Serena.
<< Ancora…ancora non ho deciso… >> mormorò il ragazzo leggermente a disagio.
<< Sai >> iniziò Eleonora cogliendo al volo l’occasione << C’è una cosa chiamata scuola, noi ci andiamo. Tu invece? >>.
Federico ingoiò il boccone anche se non lo aveva masticato del tutto. Alzò lo sguardo sulla sorella che lo stava fissando con aria di sfida.
<< Anche io. E lo sai perfettamente >>.
<< Non si direbbe visto che sei qui >>.
<< Eleonora >> la riprese sua madre zittendola.
La ragazza sbuffò sonoramente allontanando il piatto ancora pieno.
<< Vado in camera mia, non ho fame >> disse alzandosi.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, non sopportava nemmeno la vista di qualcuno in quel momento. Aveva solo una gran voglia di urlare e dire parolacce. Molte parolacce e magari rompere anche qualcosa. La situazione con Martina l’aveva lasciata stordita e con una voglia incredibile di vederla. Era forse l’unica persona che avrebbe voluto in quel momento. Neanche Davide avrebbe sopportato a lungo. Lui e la sua assurda voglia di fare sesso sempre e comunque. Si passò una mano tra i lunghi capelli chiari entrando nella sua stanza. Si spogliò velocemente gettandosi sul letto e si mise a fissare il soffitto.
Che merda, pensò.
Dopo qualche minuto di immobilità, prese il cellulare dal comodino e compose il numero della sedicenne. La chiamata andò a vuoto.
Vaffanculo Martina, imprecò tra sé tornando supina, Vaffanculo. Non capisci un cazzo.
Si portò una mano sulla fronte e fece un respiro profondo. Non riusciva a comprendere perché se l’era presa tanto. Era di Veronica Suena che stavano parlando e soprattutto era stata lei per prima a sbagliare. Le aveva solo reso pan per focaccia. Eppure c’era una fastidiosa vocina che le ronzava nella testa che non faceva altro che bisbigliarle quanto male si fosse comportata da quando Martina si era rattristata al punto di piangere. Vedere quella scena per colpa sua le aveva fatto provare una fitta al cuore. Era così bella quando rideva ed era contenta che era davvero un peccato immane  renderla triste. Ed era di nuovo colpa sua.
<< Cazzo >> mormorò a denti stretti girandosi a pancia sotto.
<< Ehi, allora sei proprio nera >> affermò Claudia entrando in camera.
Eleonora si accorse che dietro di lei trotterellava allegramente Serena. La sorella saltò sul suo letto e gattonò fino al cuscino.
<< Pulce, frena! >> esclamò la più grande << Vai a dormire nel tuo letto! >>.
<< Ho ceduto il letto a Fede >> rispose la bambina con un sorriso mentre si sistemava.
<< Cosa? Per quale motivo? Senti, non è aria stasera >>.
<< Dai, Ele! >>.
<< Non è affar mio se quello ha deciso di piombare improvvisamente qui. Forza, scendi >>.
<< Ma che cavolo hai fatto oggi? >> la rimproverò Claudia << E’ nostro fratello, non crederai che dorma per terra >>.
<< Fratellastro >> precisò immediatamente Eleonora voltandosi dall’altra parte per non guardare la sorella negli occhi << Claudia per favore, fammi dormire. Non è giornata >>.
<< Idiota >> fece la quindicenne sottovoce << Vieni Sery >> aggiunse subito dopo evitando di dire altro << Dormiamo insieme >>.
Serena ubbidì scendendo dal letto di Eleonora.
<< Notte >> salutò Claudia con voca atona spegnando l’abat-jour sul suo comodino.
<< Anche a voi >>.
Perfetto, pensò mentre infilava la testa sotto il cuscino, Ci mancava la litigata con Claudia.
 
Il suo umore non era migliorato per niente quella mattina e durante le lezioni non aveva fatto altro che controllare il suo iphone o sbuffare. Persino la notizia di dover affrontare una gara non servì a smuoverla dal suo stato di apatia generale, anzi lo peggiorò. Davide diede la colpa del suo malumore all’arrivo di Federico e le consigliò di lasciar perdere e di non prenderla così male. Lui aveva avuto poco a che fare col ragazzo, lo conosceva soprattutto per quello che gli aveva raccontato Eleonora ed aveva assimilato i suoi pensieri senza provare mai a far ragionare l’amica. Lui era figlio unico, i suoi genitori stavano ancora felicemente insieme e quindi non sapeva cosa significasse destreggiarsi in una famiglia divisa e numerosa come quella dell’altra. Le sue sorelle gli piacevano, erano simpatiche e intelligenti ma di Federico non sapeva assolutamente niente. Tranne che somigliava ad Eleonora, indubbiamente più di Ilaria anche se avevano madri diverse. Guardò la ragazza che si stava mordendo nervosamente l’indice e scosse il capo. Conoscendola, era meglio lasciarla perdere; quando le sarebbe passato, sarebbe stata lei stessa a farsi sentire. Nel sentire la campanella dell’intervallo suonare, si alzò in piedi stiracchiandosi e cercò subito dopo il pacchetto di sigarette nella tasca del giubbotto.
<< Vieni? >> le domandò alludendo al solito posto dove si riunivano con gli amici.
<< Devo andare in bagno prima >> rispose l’altra.
<< Okay, allora quando hai fatto ci trovi lì >> fece Davide camminando accanto a Lavinia e Paolo.
Eleonora annuì uscendo anche lei dall’aula. Le due ore successive erano interamente dedicate alla spiegazione di fisica, il solo pensarci la faceva sbuffare più del solito. Con noncuranza, passò davanti alla classe di Martina e rallentò impercettibilmente aspettando che si aprisse la porta. Aveva bisogno di vederla, di un suo sorriso e di sentire la sua voce. Si fermò sulla soglia del bagno nel momento in cui i suoi primi compagni iniziarono a uscire. Attese impaziente e finalmente la vide. Stava parlando sottovoce con un’altra ragazza, la stessa che il giorno precedente aveva salutato al multisala. Improvvisamente si rese conto di sapere poche cose sul suo conto. Non le aveva mai fatto molte domande sulla sua vita e Martina le aveva parlato di sé solo in modo vago. Non le aveva mai rivelato, per esempio, il motivo per cui si erano trasferiti da Genova, doveva essere qualcosa di molto importante per spingere tutta la famiglia a compiere un passo del genere. E poi c’era la questione dei sentimenti. La più piccola era totalmente sicura di quello che provava per Eleonora e glielo aveva anche ammesso senza problemi mentre lei ancora stentava a crederlo possibile. Eppure tutte quelle emozioni che le si scatenavano dentro le provava solo quando le stava vicina. Inoltre non si era mai comportata in quel modo, nessuno aveva mai avuto maggior importanza di Davide. Per Martina invece era così ed era fantastico, anche se era una ragazza. Mentre era persa in quelle divagazioni, non aveva smesso per un solo istante di osservare il suo volto e, quando i loro sguardi s’incontrarono, si ritrovò a sorridere con semplicità. Martina si fermò facendo bloccare anche l’amica che si voltò nella direzione di Eleonora e le mormorò qualcosa che la più grande non riuscì a comprendere. L’attimo dopo la ragazza dai capelli rossi abbassò lo sguardo con aria dispiaciuta e passò oltre.
 
<< Potevi almeno avvicinarti, ti stava aspettando >>.
<< Non ci riesco, Simo >> rispose Martina avanzando nella lunga fila alle macchinette del piano inferiore << Lei…ha fatto una cosa che non doveva assolutamente permettersi di fare >>.
<< Lo so, me l’hai detto >> fece l’amica prima di contare gli spicci che aveva in tasca << Ma tutti sbagliamo, può capitare >>.
<< Non puoi bruciare una macchina e poi chiedere scusa. È una cosa grave >>.
<< Potevi però dirle qualcosa prima. Ci è rimasta parecchio male >>.
Martina si dondolò sulle punte riflettendo. Quello che diceva Simona era vero, aveva notato anche lei come l’espressione di Eleonora fosse cambiata improvvisamente e aveva sentito una fitta allo stomaco a quella vista. Ma non riusciva a far finta di niente, le parole di Veronica sui sacrifici che aveva fatto il padre per comprare quell’auto le tornavano sempre in mente.
<< Potresti vederla in un altro modo >> fece l’amica << Se non fossi così importante per lei, non sarebbe arrivata a compiere un simile gesto >>.
L’altra la guardò inarcando il sopracciglio destro. Simona scoppiò a ridere nel vedere la sua faccia.
<< Cercavo solo di sdrammatizzare >>.
<< Non si può sdrammatizzare su una cosa del genere >>.
<< Allora che hai intenzione di fare? >>.
Martina chinò il capo.
<< Non lo so >> ammise infine.
 
<< Giulio non ti allontanare! >> esclamò Mattia guardando il figlio di cinque anni correre verso un gruppo di bambini.
Greta osservò il nipotino rispondere al padre prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al fratello.
<< Che bravo papà >> lo prese in giro sorridendo.
Mattia rise mentre si passava una mano tra i corti capelli biondi.
<< Sai anche tu che se Cristina lo vede tornare con un solo graffio, mi ammazza >> rispose alludendo alla rigidità della moglie << Da quando poi è incinta, va in paranoia per tutto! >>.
<< Saranno gli ormoni! >> rise Greta << Contento di diventare papà per la seconda volta? >>.
Suo fratello annuì gettando una veloce occhiata al figlio.
<< Vorrei che fosse femmina >> ammise arrossendo leggermente << Giulio, invece, dice di volere un fratellino. Vuole chiamarlo Spongebob! >>.
Entrambi i fratelli scoppiarono nuovamente a ridere di fronte all’ingenuità del bambino; poi Mattia tornò serio.
<< Come va? >> le domandò prendendole una mano.
Greta si concesse di osservare per qualche secondo il volto dell’uomo che le stava di fronte prima di rispondere. Era più grande di lei di tre anni e si somigliavano non poco. Stesso colore di capelli e stessi lineamenti dolci e delicati, gli occhi di Mattia però erano scuri mentre quelli della donna erano azzurri come la madre. Nonostante non fossero gemelli, erano sempre stati molto uniti e vicini forse in virtù della precoce scomparsa del loro padre, morto sul lavoro. Era stato un’esperienza che li aveva segnati entrambi e aveva fatto comprendere loro l’importanza della famiglia. Per questo motivo Greta non aveva mai nascosto al fratello la sua omosessualità che era stata fin da subito accettata senza particolari problemi. Mattia le voleva molto bene e voleva vederla felice prima di tutto. Che fosse con un uomo o con una donna era una questione che passava in secondo piano.
<< Mi manca insegnare >> disse infine alludendo all’anno sabatico che si era presa per evitare di far scoppiare uno scandalo quando la relazione che aveva con una sua studentessa era diventata pubblica.
Suo fratello annuì lentamente.
<< Immagino, ti è sempre piaciuto molto >>.
<< Già >> asserì Greta spostando lo sguardo verso il basso << Credo che il prossimo anno farò domanda in un’altra regione >>.
<< Ehi >> rispose l’altro leggermente spaventato dall’idea di una loro possibile lontananza << Perché? Vedrai che a settembre tutti si saranno dimenticati di… >>.
<< Ma non io >> lo interruppe la donna con un bisbiglio.
<< Ti…ti manca molto? >>.
Greta annuì semplicemente.
<< Vuoi…vuoi cercarla? >>.
A quella domanda la trentaduenne alzò gli occhi di scatto sul fratello. Quando era iniziata la sua relazione con Martina, aveva preferito tenerlo segreto. Era stata la prima cosa che gli aveva taciuto sulla sua vita. Temeva di non essere compresa, di non riuscire a fargli capire quanto forte fosse quello che provava per lei. E, infatti, la prima reazione di Mattia era stata quella di urlarle contro come un dannato ripetendole in continuazione che era una bambina rispetto alla sorella. Poi, una volta calmo e in grado di ragionare serenamente, aveva iniziato a valutare seriamente la loro storia.
<< Vorrei tanto rivederla >> sospirò infine Greta con molta sincerità.
<< E’ così importante per te lei? >>.
<< Più di quanto immaginassi >>.
 
Sofia osservò il marito intento a leggere il giornale e controllò l’ora. Tra poco sarebbe sceso per aprire l’edicola e sarebbe tornato direttamente in serata per cena. Fece un respiro profondo. Entrambe le sue figlie erano in camera a studiare con la porta chiusa e lei non riusciva più a tenere quei pensieri che tanto la tormentavano solo per sé. Aveva bisogno di condividerli con Stefano, l’uomo che amava e che aveva sposato per quel motivo. Si guardò per un attimo la fede che aveva al dito e un lieve sorriso le increspò le labbra mentre tossiva leggermente per richiamare la sua attenzione. L’uomo alzò gli occhi dal quotidiano con aria interrogativa e Sofia ne approfittò per sedersi accanto a lui.
<< Mi sono dimenticato qualcosa? >> chiese Stefano osservando il tenue nervosismo della moglie mentre chiudeva il giornale sul tavolo.
La donna si affrettò a scuotere il capo.
<< Vorrei parlarti di una cosa >> iniziò cauta << Di Martina >>.
Il marito si fece attento.
<< Stefano >> continuò << Noi ci amiamo, vero? >>.
L’altro sgranò gli occhi credendo che Sofia fosse impazzita.
<< Certo >> rispose con sicurezza << Che domanda stupida è questa? >>.
<< Voglio solo arrivare a dire che anche Martina lo è e noi… >>.
<< Aspetta, mi stai dicendo che si tratta di…di… >> non riusciva nemmeno a dirlo << Non è possibile! Sono stato molto chiaro con nostra figlia! >>.
<< Calmati per favore, urlando non risolvi nulla! >>.
<< Urlare? Non me ne starò con le mani in mano aspettando che il nostro nome venga coperto di vergogna e non dovresti essere così naturale nemmeno tu! >>.
<< Come fai a non capire, Stefano? >> rispose Sofia risentita dal tono duro dell’altro << Come fai a essere così cieco?! Stiamo parlando di Martina, la nostra bambina! Lei… >>.
<< Non dirlo nemmeno per scherzo, Sofia! >> urlò l’uomo adirato << Martina si è messa in un casino a Genova e non permetterò che rovini di nuovo tutto! >>.
<< E se non fosse un casino? Se fosse davvero innamorata? Ti rendi conto almeno che così rischi di renderla infelice per sempre? >>.
<< Innamorata di una femmina! >> esclamò Stefano incapace di contenersi << E’ una follia e mi sorprenda che tu ora faccia simili ragionamenti! Secondo quello che stai dicendo tu, allora, avremmo dovuto lasciarla fare anche con quella donna, la professoressa Minuti >>.
<< E se fosse stata solo la spinta che attendeva Martina per comprendere se stessa? >> domandò la madre della ragazza provando a tenere contenuto il volume della voce.
<< Quella donna l’ha plagiata! L’ha deviata! >>.
<< Pensi che nostra figlia sia deviata? >> rimbeccò Sofia questa volta molto arrabbiata.
Stefano fece un gesto con la mano senza rispondere.
<< E’ solo innamorata, Stefano! Se solo provassi a parlare con lei… >>.
<< Devo aprire l’edicola adesso >> la interruppe l’uomo cercando il suo cellulare.
Si avviò verso la porta senza guardare la donna che era rimasta immobile ad osservarlo. Quando sentì la serratura scattare, si lasciò andare ad un sospiro di profonda tristezza mentre si prendeva la testa tra le mani.
<< Mamma… >>.
Nel sentire la voce di Martina, alzò gli occhi di scatto e l’attimo dopo la abbracciò stretta contro di sé notando le lacrime che, prepotenti, le stavano rigando le guance.
 
Quel pomeriggio era abbastanza tranquillo. Stefano si mise sulla soglia dell’edicola ad osservare i passanti e provò il grande desiderio di ricominciare a fumare. Si passò una mano tra i corti capelli scuri e fece un respiro profondo mentre la fede che portava all’anulare luccicò alla luce del sole. Non riusciva minimamente a concepire che a sua figlia potessero piacere le ragazze, non era possibile una cosa del genere! Lui l’aveva cresciuta con sani valori e principi; era stata quella donna a traviare la sua mente. Era tutta colpa sua! Aveva pensato che portandola via da Genova, sradicandola completamente, potesse dimenticare l’accaduto e ricominciare nuovamente da dove la signorina Minuti l’aveva interrotta. Invece le parole di Sofia gli avevano fatto comprendere che aveva fallito nuovamente. Si appoggiò alla vetrina mentre due ragazzi camminavano di fronte a lui tenendosi per mani e si scambiavano segni d’affetto. Quanto avrebbe voluto che il suo maggiore problema con Martina fosse stato il fatto che rientrasse tardi il sabato sera perché aveva un fidanzato!
È solo innamorata.
Le parole di sua moglie gli ronzavano in testa senza sosta. D’un tratto la sua attenzione fu attratta da una ragazza che parcheggiò la sua vespa bianca sul marciapiede con noncuranza. Si mise ad osservarla in silenzio mentre veniva nella sua direzione e dopo aver mormorato un mezzo saluto, entrò. Gli occhi attenti di Stefano la seguirono senza, però, muoversi dalla sua posizione. La ricordava perfettamente. Quel motorino e quei lunghi capelli biondi erano due dettagli che gli erano rimasti impressi nella mente da quel pomeriggio che aveva visto Martina allontanarsi con lei. La vide osservare il bancone vuoto senza gettare una sola occhiata ai giornali esposti e poi, con aria leggermente dispiaciuta, uscire.
<< Non hai trovato quello che cercavi? >> le domandò senza nessun tono particolare nella voce quando gli fu vicina.
Eleonora sollevò lo sguardo con aria interrogativa e subito dopo scosse il capo.
<< No, buona giornata >> rispose facendo un passo in direzione della sua vespa.
<< Sei tu la ragazza di cui è innamorata mia figlia? >> sparò a bruciapelo Stefano incapace di trattenersi.
Una cosa che non aveva mai posseduto era il tatto, soprattutto in certe situazioni. La ragazza arrossì violentemente in un istante mentre si immobilizzava.
Ma che domande sono queste?!, si disse non riuscendo a parlare, C’è una cosa che è chiamata privacy, dannazione!
L’uomo dovette ammettere che la persona che stava osservando era molto carina. Eleonora alzò gli occhiali da sole che indossava per poterlo guardare negli occhi e deglutì un paio di volte.
Cosa si dice in queste situazioni?, continuò la sua mente, Sì, sono io. Piacere Eleonora? Però, sa, non sono sicura che io sia innamorata di Martina quindi per ora è una cosa a senso unico. Oh, cazzo!
<< Senta, io… >> mormorò in modo insicuro.
<< Deduco di sì >> fece Stefano.
Fantastico, davvero fantastico Eleonora! Suo padre già ti odia e ancora non hai formulato una frase di senso compiuto.
<< Non è come pensa >> disse infine la ragazza abbassando lo sguardo sul marciapiede << Le giuro che io non… >>.
Fu interrotta dall’arrivo di un paio di adulti che entrarono nell’edicola e Stefano fu costretto a seguirli.
 
<< L’ho vista >> fece Stefano mentre si stendeva nel letto.
Sofia lo fissò per un solo momento con aria interrogativa prima di comprendere di cose stesse parlando l’uomo. Si sedette sul materasso abbassando il volume della televisione e gli porse un leggero sorriso.
<< E? >>.
<< E’ venuta all’edicola, non credo che volesse comprare una rivista perché non le ha nemmeno guardate >> continuò giocherellando con il telecomando << Penso che stesse cercando Martina >>.
<< Le hai parlato? >>.
<< Ho chiesto una conferma dei miei sospetti >>.
Sofia a quelle parole rise accarezzandogli una guancia.
<< Non dirmi le hai domandato di botto se le piacesse nostra figlia >>.
Stefano fece un gesto infastidito con la mano senza rispondere.
<< Oh, Stefano! >> esclamò la donna << L’avrai messa in imbarazzo sicuramente! Perché non hai iniziato il discorso chiedendole semplicemente il nome? >>.
Suo marito alzò gli occhi su alcune foto che avevano sul comò che rappresentavano i momenti più importanti della loro vita insieme.
<< Credi davvero in quello che mi hai detto oggi? >>.
<< Sì >> rispose con sicurezza Sofia cercando i suoi occhi << Vuoi bene a Martina? >>.
<< Certo >> ribatté l’uomo prendendole una mano.
<< Allora lascia che segua il suo cuore. Ha bisogno di sentirsi appoggiata nelle sue scelte. Non giudicata, semplicemente supportata. Guardala negli occhi e capirai anche tu. Io voglio vederla felice, Stefano. Molto felice. Voglio che sia la persona più felice di questo pianeta, voglio vederla ridere di gioia, voglio che i suoi occhi siano sempre luminosi. Se questo vuol dire accettare la sua omosessualità, per me va bene. Certo, non la vedrò mai essere accompagnata da te all’altare ma è davvero una cosa così importante? No, ovvio che no. La cosa che dovrebbe interessarci di più in assoluto è che divida la sua vita con l’unica persona che ami veramente >>.
Stefano la baciò a fior di labbra senza dire niente e Sofia seppe che per lo meno ci avrebbe provato.
 
Nervosa.
Questo era il termine migliore per descriversi in quel momento. Guardò l’ora domandandosi se fossero arrivati in anticipo o se fossero gli altri in ritardo. Davide stava fumando una sigaretta con Diego e chiacchieravano tranquillamente mentre lei se ne stava leggermente in disparte appoggiata alla moto. Si morse il labbro inferiore e si passò una mano tra i capelli. Quella era decisamente una giornata di merda. Non era bastata Martina che non le rivolgeva più la parola, ma anche il signor Capasti ci si era messo con la sua domanda diretta che l’aveva mandata nel panico più totale. Se qualcuno le avesse domandato cosa desiderasse in quel momento, la sua risposta sarebbe stata di scavare una fossa seppellirsi dentro. Il pensiero della gara, al contrario delle altre volte, non la entusiasmava; anzi, la infastidiva. L’unica cosa che voleva era chiudersi da qualche parte e dimenticare tutto quello che era successo in quei giorni.
Perché mi piace complicarmi la vita?, si domandò osservando il corpo asciutto dell’amico coperto dalla tuta da motociclista che indossava, Non potevi piacermi tu, cavolo? Perché non ci siamo innamorati?
Lo vide avvicinarsi e porgerle la sigaretta per fare un ultimo tiro. Eleonora accettò di buon grado gettando poi il mozzicone lontano da lei e in quel momento arrivarono i due ragazzi contro i quali dovevano correre. Com’era di consuetudine, si strinsero le mani a vicenda e indossarono i caschi integrali salendo.
<< Stracciamoli questi >> le sussurrò Davide prima di partire.
Fin dalla partenza, Eleonora compì dei piccoli errori che di solito non faceva. Aveva la testa da tutt’altra parte e poco le importava in quel momento della gara. Non seguiva i movimenti fluidi dell’altro ragazzo, non si piegava con lui ad ogni curva. Per gli avversari fu facile passare in vantaggio al primo tornante.
<< Che cazzo fai? >> urlò l’amico aumentando la velocità per tentare di raggiungerli.
<< Scusa >> mormorò poco convinta la ragazza cui non interessava per niente vincere.
Davide impennò e cercò in vari modi di superare l’altra moto ma ogni tentativo era vano poiché Eleonora collaborava poco e male. Era adirato per come si stavano mettendo le cose e non riuscì a moderare la velocità quando di fronte a loro si profilo una curva più stretta delle altre. Eleonora non si rese subito conto di quello che stava accadendo; solo quando si sentì sbalzare dalla sella, comprese che avrebbe dovuto prestare più attenzione a quello che stava facendo.
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** Consapevolezze ***


 
Non aveva mai visto Davide così arrabbiato. Dopo essere caduti dalla moto, valutando che nessuno di loro si era fatto niente di grave, erano rimontati in sella con la consapevolezza d’aver perso. Eleonora osservò il suo amico mettere il cavalletto e posare una mano inguantata sui graffi che aveva riportato la sua Ducati nera sulla parte sinistra. A pochi metri da loro, i vincitori stavano esultando e festeggiando con della birra.
<< Che cosa vi è successo? >> domandò leggermente allarmato Diego avvicinandosi.
<< Siamo caduti >> disse semplicemente la ragazza con ancora il casco integrale sottobraccio.
<< Caduti? Come avete fatto? E’ stata colpa loro? >>.
L’altra si limitò a scuotere il capo e in quel momento l’amico si voltò.
<< E’ stata tutta colpa tua! >> esclamò scagliandosi contro Eleonora.
La afferrò per il bavero del giubbotto da motociclista che indossava provando a sollevarla ma Diego glielo impedì.
<< Calmati, Davide! >>.
<< E’ colpa sua se abbiamo perso! Ma che cazzo hai al posto del cervello? >>.
La ragazza non rispose preferendo non guardarlo.
<< Vi siete fatti male? >> chiese Diego osservandoli.
A occhio e croce, nessuno dei due aveva riportato danni seri. Al massimo qualche contusione e qualche graffio. Guardò l’ora e poi Eleonora. Si vedeva chiaramente che aveva la testa da tutt’altra parte, si domandò dove.
<< Mi stai ascoltando? Sto parlando con te, cazzo! >>.
<< Vaffanculo! >> urlò infine la ragazza riscuotendosi dai suoi pensieri << Non me ne frega un cazzo se abbiamo perso! >>.
Davide la prese per il braccio fermandola.
<< Questa storia del tuo fratellastro mi ha proprio rotto le palle! Lascialo perdere, possibile che tu gli dia tutta questa importanza? >>.
<< Fottiti Davide! >> rimbeccò l’amica con le lacrime agli occhi.
Strinse forte le mani fino a far diventare bianche le nocche e provò il profondo desiderio di dirgli la verità su ciò che si stava agitando in lei.
<< Per favore fate un respiro profondo entrambi prima di… >>.
Le parole di Diego si persero nell’aria perché Eleonora si era già allontanata dopo aver alzato il dito medio.
 
Era ferma sotto casa sua da non sapeva più nemmeno lei quanto tempo. Con una smorfia di dolore si passò una mano sul ginocchio che le doleva. Era riuscita a camminare fino a quel punto, dubitava che fosse rotto ma si era gonfiato parecchio. Guardò in alto, in direzione del suo appartamento e sospirò con stanchezza. Immediatamente le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento iniziarono a uscire prepotenti e a rigarle il viso. Gemette coprendosi il viso e si lasciò andare.
Io voglio te, cazzo!, si disse, Solo te! E non potrò mai realizzare questo mio desiderio perché siamo due ragazze.
Chinò la testa provando un dispiacere infinito nel sentire i suoi pensieri rimbombare nelle orecchie.
Ho rovinato tutto.
Avrebbe tanto voluto suonare il campanello, buttarla giù dal letto e, senza dire niente, baciarla. Voleva sentire quel profumo, quel sapore delle sue labbra, il battito del suo cuore accelerare pericolosamente e le sue gote arrossarsi per i forti sentimenti che provava e che le mettevano in subbuglio lo stomaco. Martina era tutto quello che voleva ma come poteva rinunciare al resto?
Sono una codarda, una persona senza palle.
Ma io ti amo.
 
Cercando di essere il più silenziosa possibile, rincasò. La prima cosa che fece fu togliersi le scarpe e stava per salire in camera sua se la luce della lampada nel salone non si fosse improvvisamente accesa. Si voltò sperando che non fosse sua madre. Era tardissimo, nessuna scusa avrebbe retto.
<< Ah, sei tu >> disse vedendo Federico seduto sul divano.
<< Si può sapere dove sei stata fino a quest’ora? >> chiese suo fratello alzandosi in piedi e indicando l’orologio posto sopra il camino.
<< Solo perché sei l’unico uomo in questa casa, non hai il diritto di farmi il terzo grado >>.
<< Che cavolo hai fatto? E come ti sei procurata quel taglio sul collo? >>.
Eleonora si portò la mano sul punto indicatogli dall’altro e sentì il sangue secco sotto le dita. Doveva esserselo fatto quando era caduta.
<< Affari miei >> rispose stringendosi nelle spalle.
<< Eleonora, qualunque cosa… >>.
<< Senti, piantala di rompere >> lo interruppe la ragazza << Sono stanca. Al contrario tuo, io domani devo andare a scuola >>.
Federico serrò la mascella a quelle parole, ma non rispose. Non era il caso di mettersi a litigare in quel momento, anche se Eleonora stava mettendo a dura prova la sua pazienza. La osservò salire le scale con aria leggermente dolorante e scosse il capo tornando seduto sul divano. Non credeva che avrebbe fatto così tardi, l’aveva aspettata per parlarle ma a quanto pareva era impossibile. Quella ragazza era impossibile, non la sopportava! Se fosse vissuto nella sua stessa città invece che a Taranto, l’avrebbe fatto impazzire, se lo sentiva. Se fosse stata figlia di sua madre, conoscendo Letizia, le avrebbe dato tanti di quegli schiaffi finché non le avrebbero fatto male le mani. Sorrise pensando alla donna con una certa malinconia. Abbassò lo sguardo verso l’orologio che gli aveva regalato qualche mese prima e sospirò.
Mi manchi mamma, pensò tristemente mentre si sdraiava.
Aveva voglia solo di stare da solo con i suoi ricordi.
 
<< Fede >> aveva detto Letizia << Mettiti il giubbotto. Tra poco arriva papà >>.
<< Mamma, io non ci voglio andare! >>.
<< Cosa sono questi capricci, ometto? >> aveva domandato la donna abbassandosi fino ad arrivare alla sua altezza sorridendogli << Starai con papà e le tue sorelle, non sei contento? >>.
<< Ma io voglio stare anche con te! >> aveva esclamato Federico << Perché non puoi venire anche tu? >>.
Letizia aveva sospirato mentre gli accarezzava il viso. Non era una situazione semplice la loro. Come poteva fargli capire che era il frutto di una notte di sesso? Nessuno dei due si sarebbe aspettato che rimanesse incinta.
<< Ne abbiamo già parlato, ricordi? >> aveva iniziato << Papà vive con un’altra donna ed è con loro che quest’anno trascorrerai il Natale >>.
<< Ma io… >>.
<< Fede, guardami >> aveva continuato la donna aspettando che il figlio di sei anni alzasse gli occhi su di lei << E’ giusto che tu trascorra del tempo anche con papà e la sua famiglia >>.
Il bambino l’aveva guardata ancora poco convinto e per un attimo aveva pensato di non mandarlo più. Non vedendo praticamente mai la famiglia Domenghi, era ovvio che il piccolo non sentisse nessun trasporto verso di loro. Ma lei sapeva quanto fosse triste crescere senza un padre, il suo era morto quando aveva tre anni, e non voleva che capitasse anche a Federico nonostante l’uomo fosse una figura più simile a Babbo Natale che a un vero genitore. In quel momento il campanello di casa aveva suonato. Dopo aver risposto, aveva aperto la porta di casa attendendo che il padre di suo figlio salisse per prendere il piccolo bagaglio del figlio.
<< Ciao Letizia >> aveva detto Augusto sulla soglia di casa.
<< Ciao >> si era limitata a rispondere la donna.
<< Papà! >> aveva esclamato Federico correndogli incontro contento di vederlo.
Letizia aveva sorriso nel vedere ogni dubbio precedente scomparire dal viso del bambino.
<< Ehi, campione! >>.
<< Perché non vai a salutare Kyra, Fede? Così papà porta queste cose in macchina e poi partite >>.
Suo figlio aveva annuito uscendo in giardino dove un grosso labrador aveva iniziato a fargli le feste.
<< Mi raccomando >> aveva iniziato come ogni volta che Federico trascorreva del tempo con l’altro << Qui ci sono alcuni dei suoi giochi preferiti mentre nell’altra borsa ho messo i capi di vestiario. Ci sono alcune camicie nel caso in cui andaste a qualche festa e aveste bisogno di qualcosa di più elegante. Mi raccomando, devono essere stirate a rovescio altrimenti si rovinano >>.
Augusto aveva riso leggermente mentre afferrava i bagagli.
<< Penso che Fulvia sappia tutte queste cose >>.
Quel nome, pronunciato con tale disinvoltura, aveva procurato alla donna una fitta allo stomaco. Fulvia; la moglie di Augusto, la donna che si era sempre rifiutata di parlare con lei per telefono, la madre delle sue figlie avute all’interno del matrimonio ma anche la stessa persona che si occupava di Federico quando era da loro e che spesso lo faceva tornare a casa con dei vestiti in più scelti da lei. Non sapeva bene come definire il loro rapporto, in comune non avevano nulla eppure erano legate indissolubilmente. A sentire il bambino, era una brava signora e non aveva dubbi che lo fosse visto come si prendeva cura di lui. Gli faceva sempre dei bei regali e, dalle foto che portava il figlio sulle sue vacanze, gli prestava la stessa attenzione che riservava alle bambine. Pulito, ben vestito e una volta era tornato con un chilo in più.
<< Ah, non te l’ho detto ma trascorreremo le vacanze a Cortina >>.
Letizia lo aveva fissato con aria interrogativa.
<< Perché non me l’hai detto prima? Lo sai che Federico non ha nulla da mettersi con la neve >>.
<< Lo abbiamo deciso qualche giorno fa. Sai, ho pensato che Fulvia si meriti un po’ di riposo. Tra il lavoro e le bambine non ha mai un attimo di pace e poi le piccole adorano quel posto. Eleonora già scia molto bene per essere una bambina di sette anni, per cui… >> aveva lasciato la frase a metà stringendosi nelle spalle come se il resto non fosse importante << Comunque non preoccuparti, tutto quello che serve al bambino, glielo compreremo noi >>.
O, per meglio dire, Fulvia, lo aveva corretto mentalmente la donna che dubitava fortemente che l’uomo avesse la pazienza di stare dietro ai figli per qualcosa che fosse diverso dal gioco.
Si era appoggiata allo stipite della porta della sua stanza osservando l’uomo che esibiva un amabile sorriso. Lo stesso che le aveva rivolto quella sera in quel famoso locale. Se avesse portato la fede, non sarebbe finita a letto con lui. Augusto aveva guardato l’ora e aveva chiamato Federico.
<< Forza, dobbiamo andare altrimenti rischieremo di fare tardi >>.
<< Va bene >> aveva risposto il bambino posando i suoi grandi occhi azzurri sulla madre << Ciao mamma >>.
Letizia lo aveva abbracciato con trasporto baciandogli la guancia.
<< Chiamami quando arrivi, okay? >> gli aveva detto sistemandogli il giubbotto << E non farti mettere i piedi in testa da Eleonora! >> aveva aggiunto ridendo e riferendosi al carattere peperino di sua sorella.
Federico aveva riso prima di prendere la mano del padre e uscire da casa.
 
I dolori erano lancinanti. Nemmeno dopo aver preso un antidolorifico la situazione era migliorata. Il ginocchio era gonfio e non riusciva a camminare bene e aveva un grosso ematoma all’altezza della spalla destra che le mozzava il respiro ogni volta. Di giocare a tennis quel pomeriggio non se ne parlava e avrebbe dovuto giustificarsi ad educazione fisica.
Vaffanculo!, pensò con stizza.
Quella mattina, inoltre, Davide aveva approfittato dell’assenza di Michele per sedersi vicino a Paolo lasciandola sola e evitando accuratamente di rivolgerle la parola. Fu chiaro a tutti che avevano litigato. Quando suonò la campanella della seconda ora, corse verso il bagno. Aveva bisogno di urlare e di strapparsi di dosso la maglietta che indossava. Le pareva che le mancasse l’aria. Strinse i denti e mise a correre l’acqua nel lavandino mentre rimaneva in reggiseno. Non le importava se fosse entrato qualcuno in quel momento. Gemette quando si passò un fazzoletto umido sui lividi e si accasciò per terra. Sentì la porta aprirsi e imprecò a denti stretti mentre provava a rimettersi in piedi.
<< Eleonora? >> domandò Martina guardandola sconvolta << Che…che cosa… >>.
L’altra ragazza non poteva credere che si trattasse proprio di lei.
<< Sto bene >> mormorò poco convinta provando a rimettersi la maglietta.
Avrebbe voluto seppellirsi immediatamente, non voleva essere vista in quel modo.
Tutti ma non tu!, si ritrovò a pensare.
Martina le si avvicinò con aria preoccupata dimenticandosi il motivo per il quale era arrabbiata con lei. Quando aveva chiesto il permesso di andare in bagno, non si sarebbe aspettata di incontrare Eleonora e soprattutto non in quelle condizioni.
<< Cosa ti è successo? >> chiese osservando il grosso ematoma che aveva.
<< Sono…sono caduta >> rispose la più grande con gli occhi bassi.
Era una mezza verità in fondo.
<< Vado a prenderti del ghiaccio, tu resta qui >>.
Tornò cinque minuti dopo con un sacchetto di ghiaccio istantaneo. Si inginocchiò per arrivare alla sua altezza e delicatamente glielo poggiò sul livido che vedeva. Ad Eleonora scappò un gemito di dolore. Si guardarono negli occhi e arrossirono nello stesso istante. La mano di Martina era a pochi centimetri dal suo seno e quel contatto la faceva fremere di piacere. Si ritrovò a rabbrividire.
<< Non devi farlo >> mormorò poco convinta quasi contenta che, nonostante la situazione, le stesse vicina.
L’altra esibì un dolce sorriso mentre le accarezzava la guancia.
<< Non lo faccio perché devo >> rispose semplicemente facendo scendere impercettibilmente la mano per accarezzarle un lembo di pelle.
Alzò lo sguardo e si ritrovò a pochi millimetri dalle labbra dell’altra. Dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non baciarla. Era così vicina da poter sentire l’odore della sua pelle. Fece un respiro profondo e ripensò al perché ce l’aveva con lei.
<< Mi dici cosa hai fatto per ridurti in questo modo? >>.
Una semplice caduta non l’avrebbe ridotta in quel modo, c’era dell’altro. Eleonora non rispose continuando a tenere gli occhi bassi. Quel silenzio avvalorò la sua ipotesi.
<< Dovresti tornare in classe >>.
<< Tornerò in classe quando sarò sicura che tu stia bene >> ribatté fermamente la ragazza dai capelli rossi.
Nonostante l’atto vandalico dell’altra, continuava a nutrire forti sentimenti nei suoi confronti. A quelle parole Eleonora alzò di scatto lo sguardo per fissarla e si perse nella contemplazione dei suoi lineamenti. L’amore spingeva Martina a comportarsi in quel modo? Era così dolce. Avrebbe tanto voluto che la sua mano si spostasse su un altro punto del suo corpo, molto più morbido. A quel pensiero arrossì di botto e iniziò a tossire. La più piccola le prese il viso con una mano bloccandola.
<< Tutto bene? >> le domandò leggermente allarmata.
<< Sì >> mentì Eleonora mettendosi in piedi << Puoi pure andare adesso >>.
L’altra ragazza la guardò ancora per un istante infilarsi la maglietta. Da come si teneva in posizione eretta, doveva farle male anche il ginocchio. Sperò che non si fosse cacciata in qualche guaio e che a spingerla fosse stato Davide. Non sarebbe mai riuscito a perdonarlo se le fosse accaduto qualcosa.
<< Okay >> rispose titubante << Cerca di sforzarti troppo >>.
Mentre la guardava andare via, Eleonora si domandò cosa poteva fare per riacquisire la sua fiducia.
 
Nel pomeriggio la situazione non era cambiata. Eleonora era stesa sul divano del salone e osservava il soffitto sperando di sentirsi meglio mentre pensava a Martina. Davide non le aveva parlato per niente, era strano non ricevere nessuno dei suoi messaggi che di solito si mandavano. Sospirò portandosi una mano sulla fronte. Voleva fare qualcosa per rimediare ma non sapeva come. Improvvisamente sentì dei passi provenire dall’ingresso; si voltò appena sperando che fosse Claudia e non Federico. Invece le sue speranze sfumarono non appena incontrò i suoi occhi azzurri. Sbuffò accendendo la televisione e mettendo ad elevato volume anche se non le interessava ciò che si stava trasmettendo. Il fratello alzò gli occhi al cielo e salì al piano superiore. Quando la ragazza sentì lo scrosciare dell’acqua comprese che era sotto la doccia. Si passò una mano tra i capelli. Quello era un altro problema che non voleva affrontare. La sua sola presenza la irritava terribilmente, si chiese come sarebbe riuscita ad intavolare una conversazione calma con lui. Si mise seduta facendo svogliatamente zapping e controllò il suo cellulare per l’ennesima volta. Doveva trovare un modo per rimediare alla situazione con Martina, doveva riuscirci altrimenti sarebbe impazzita.
E questa potrebbe essere la volta buona che ammazzo mio fratello, pensò con una nota ironica.
Improvvisamente un pensiero la fulminò e si diede della stupida per non averci pensato prima. C’era un modo per rimediare ai suoi errori e tentare, per lo meno, di tornare a vederla sorridere. Sarebbe morta per un altro di quei sorrisi. Corse nella sua stanza e accese il computer. Si collegò a Facebook e in pochi minuti terminò. Ora doveva solo attendere una risposta.
 
Nel suo sguardo vi leggeva la stessa sorpresa che aveva lei. Era sbalordita da cosa stava facendo, mai avrebbe creduto che sarebbe accaduto. Veronica Suena alternava gli occhi dalla tazzina di caffè appena arrivata alla ragazza che le stava di fronte che invece fissava il suo succo di frutta. Tossì per richiamare la sua attenzione ed Eleonora posò i suoi grandi occhi verdi su di lei. Entrambe erano enormemente a disagio. La ragazza dai capelli biondi l’aveva contatta sul famoso social network per invitarla a prendere qualcosa al bar e poterle parlare. All’inizio aveva creduto che fosse uno scherzo ma l’altra aveva insistito così tanto da farla accettare ma da quando erano arrivate, a parte le ordinazioni, ancora non avevano aperto bocca. Nell’osservarla a così breve distanza, Veronica dovette ammettere che era davvero bella. Aveva dei lineamenti dolci e armoniosi, il colore dei suoi occhi era acceso e la linea delle sopracciglia era perfetta. Stronza e terribilmente incantevole, non avrebbe dovuto meravigliarsi troppo quando aveva scoperto che Martina si era innamorata di lei. Qualunque apprezzamento avesse ricevuto, era meritato sicuramente.
<< Senti, io… >> iniziò Eleonora rompendo il silenzio senza sapere da dove si iniziasse. Fece un respiro profondo abbassando e alzando lo sguardo su Veronica << Volevo chiederti scusa >>.
La più grande sbatté un paio di volte le palpebre per essere sicura di non stare sognando. Aveva detto davvero quello che aveva sentito? Eleonora Domenghi che pronuncia delle scuse? Anche lei era capace di farlo?
<< Mi dispiace per la tua auto…io…se potessi tornare indietro, non lo farei di nuovo. È stato un gesto sconsiderato da parte mia >>.
Detto, allungò sul tavolo una busta bianca da lettere.
Veronica la guardò senza muoversi e poi tornò ad osservare il volto dell’altra. Aveva la mascella serrata ed era parecchio tesa.
<< Cos’è? >> domandò cauta.
<< Il mio modo per chiederti scusa >> rispose Eleonora rigidamente.
Si spostò leggermente sulla sedia pensando che era più difficile di quanto credesse. Vide Veronica prendere la busta, aprirla e subito dopo posarla dove l’aveva trovata.
<< E’ uno scherzo? >> chiese << Adesso Molarte spunterà fuori da qualche parte e mi picchierà? >>.
Per un attimo la ragazza dai capelli chiari non seppe se ridere o arrabbiarsi per quello che aveva appena detto sul suo amico. Era così che era considerato? Un violento? Il fatto che si fosse eccitato notevolmente dopo aver bruciato la Cinquecento dell’altra, doveva farla riflettere? Scosse il capo.
<< Ti prego di accettarli >> fece infine << Sono i soldi che metto sempre da parte per la vacanza a Cortina e quella estiva, prendili tu. Non posso ricomprarti per intero la macchina ma posso pagarti qualche rata almeno. Le vacanze posso farle l’anno prossimo >>.
<< Come dovrei interpretare questo tuo gesto, Domenghi? >>.
<< Come un segno di pace. Io non avrei dovuto fare quello che ho fatto, mi dispiace >>.
A quelle parole, Veronica abbassò lo sguardo verso il suo caffè ormai freddo.
<< In parte è anche colpa mia >> disse << Quando ho scoperto che Martina era innamorata di te, non sarei dovuta venire fuori il Circolo Tennis per dirti quello che avevamo fatto insieme. È solo che non…non ho capito niente in quel momento. E non avrei mai e poi mai provare a… >>.
Lasciò la frase a metà sapendo che Eleonora avesse compreso. Tra le due cadde un profondo silenzio. Ognuna era immersa nei propri pensieri e nelle proprie colpe.
<< Ti prego, trattala bene >> sospirò Veronica dopo qualche minuto << Non farle altro male >>.
<< Non ho mai voluto fargliene in realtà >> rispose l’altra passandosi una mano tra i capelli mentre non poteva fare a meno di domandarsi dove fosse e cosa stesse facendo.
<< Ne sei innamorata, Domenghi? >>.
Il volto di Eleonora prese letteralmente fuoco e iniziò a tossire. A quel segnale, la più grande esibì un mezzo sorriso.
<< Allora la lascio in buone mani >>.
Questa volta toccò alla più piccola guardarla con aria interrogativa.
<< La settimana prossima parto. Primo imbarco come allievo, starò via quattro o cinque mesi >>.
<< Oh >> disse sorpresa l’altra allungando una mano verso di lei << Allora buona fortuna >>.
<< Grazie >> replicò Veronica stringendogliela.
 
Sofia guardò la figura seduta sul motorino sotto casa dalla finestra della cucina mentre lavava le stoviglie sporche e sospirò. Era da martedì che vedeva Eleonora arrivare dopo cena e restare lì in attesa; quel giorno era venerdì. La prima volta era rimasta alquanto sorpresa e si era affrettata a chiamare Martina per avvisarla ma la figlia non era voluta scendere. Non le aveva raccontato cosa fosse accaduto tra loro ma doveva essere qualcosa di grave per spingere la ragazza a reagire in quel modo. Non voleva vederla, le aveva detto che non se la sentiva e quando le aveva domandato se fosse riuscita a perdonarla per qualunque cosa avesse fatto, si era limitata a stringersi nelle spalle. Eppure doveva farlo, si vedeva distintamente che stava male per quella situazione. Improvvisamente una leggera pioggia iniziò a cadere. Si tolse i guanti chiamando la figlia che accorse quasi subito.
<< E’ di nuovo giù >> l’avvisò semplicemente.
<< Oh >> disse Martina gettando una veloce occhiata alla finestra.
<< Sta piovendo, Martina >> le fece notare sua madre << Perché non scendi a vedere cosa vuole? >>.
<< Mamma…lei… >>.
<< Viene tutte le sere qui per parlare con te. Non merita nemmeno di essere ascoltata? >> la interruppe la donna provando a convincerla.
La ragazza chinò il capo.
<< Se non vuoi farlo per lei, fallo per te >>.
Martina alzò di scatto lo sguardò su Sofia. Era così evidente che stava male? In effetti, si sentiva uno straccio. A scuola, lei ed Eleonora si limitavano a guardarsi durante l’intervallo; nessuna delle due muoveva un passo verso l’altra ma entrambe sentivano distintamente gli occhi dell’altra addosso. Qualcosa era cambiato rispetto a prima, tra la più grande e Davide si era frapposta una certa distanza che la portava anche a parlarsi solo con brevi monosillabi. Non sapeva cosa fosse successo ma era sicuramente qualcosa di grave per stare in quel modo anche a distanza di giorni. Fece un respiro profondo e si voltò in direzione della porta di casa. Indossò il giubbotto e le scarpe, prese l’ombrello e gettò un’ultima occhiata alla madre che la stava osservando sorridendo.
 
Eleonora si passò una mano tra i capelli che si stavano bagnando. Non sapeva che altro fare per riuscire a parlare con Martina. Erano giorni che si appostava sotto il suo palazzo affinché, vedendola, le si avvicinasse. Al liceo aveva evitato di rivolgerle la parola per timore di come avrebbe reagito e non poteva rischiare di vedersi arrivare uno schiaffo morale in pieno viso davanti a tutte le persone che conosceva. Controllò l’ora e tornò nella posizione iniziale. Sarebbe tornata ancora, ancora e ancora finché non le avesse dato la possibilità di raccontarle quello che aveva fatto e cercare di rimettere a posto le cose con lei. Ne aveva bisogno. Dopo la chiacchierata con Veronica, si era sentita meglio; come se finalmente quel macigno che si portava sul cuore fosse stato tolto. E riflettendo in modo più oggettivo su ciò che conosceva della situazione tra Vittorio e Sara, era arrivata ad ammettere che lui era parecchio possessivo.
Chissà come stanno, si disse alzando gli occhi verso il cielo.
Si asciugò il viso nel momento in cui il portone si aprì rivelando la figura di Martina. Un sorriso le increspò le labbra ancor prima di rendersi conto che lo stava facendo. La ragazza le si avvicinò dopo aver aperto l’ombrello e fece in modo di coprire anche l’altra.
<< Ciao >> salutò Eleonora senza staccare gli occhi da lei.
<< Ciao >> replicò Martina col cuore che iniziava a batterle più forte nel petto come ogni volta che c’era così poca distanza tra loro << Dovresti tornare a casa se non vuoi ammalarti nuovamente >>.
La più grande scosse il capo e distolse lo sguardo per osservare la strada deserta.
<< E’ proprio come quella volta, non credi? >>.
La ragazza dai capelli rossi guardò nella sua stessa direzione e annuì capendo a cosa si riferisse. Pioveva anche la sera in cui le aveva confessato, con un bacio, di amarla.
<< Vai a casa, Eleonora >> le disse poi.
Ma l’altra scosse il capo mentre sentiva che quello era il momento giusto per rivelarle i suoi sentimenti. Se non l’avesse fatto ora, non avrebbe trovato più il coraggio di farlo.
<< Non posso >>.
<< Credi che venendo qui tutte le sere, tu possa cancellare quello che hai fatto? >>.
Eleonora si bloccò per un istante sentendo ancora il senso di colpa, più leggero di prima, pungerle lo stomaco; poi cercò la sua mano libera e intrecciò le loro dita stringendo dopo essersi accorta che Martina aveva provato a sottrarsi. Si guardarono negli occhi.
<< Ho parlato con Veronica e… >>.
La più piccola non la fece terminare. Lasciò andare l’ombrello, si liberò dalla sua presa e le avvolse il collo con entrambe le braccia. Non aveva bisogno di altre parole per capire cosa aveva fatto; sentirla pronunciare il nome e non il cognome dell’altra ragazza, le aveva fatto comprendere che aveva scelto la strada giusta, la strada della ricerca del perdono. Avvicinò il suo viso a quello di Eleonora e si bloccò quando le loro labbra erano a pochi millimetri. A chiudere quello spazio fu la ragazza dai capelli biondi che la baciò con impeto e passione. Martina chiuse gli occhi lasciandosi andare a quella sensazione di benessere e di felicità che la invadeva ogni volta che sentiva l’odore della sua pelle. E insieme a tutto questo, adesso c’era anche la consapevolezza che Eleonora avesse accettato e contraccambiato quello che provava. Quel bacio glielo stava facendo capire. Quando si sciolsero, la più piccola non lesse né dubbi né timori nello sguardo della bionda, era ridente e appagato come il suo. Poggiò la fronte sulla sua senza smettere di guardarla e fece un respiro profondo mentre posava una mano sul petto dove batteva il cuore. Eleonora le diede un altro bacio sulla guancia e le sorrise.
<< Cosa succederà adesso? >> chiese in un soffio.
<< Qualunque cosa succeda, la affronteremo insieme >>.
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Innamorata ***


 
Era strano, terribilmente strano. Mentre si recava a scuola non smetteva di ripeterselo. Era come se improvvisamente ogni cosa avesse perso d’importanza; il liceo, lo studio, il tennis, Davide e tutti i suoi amici. C’era solo Martina e quello che sentiva per lei. Si chiese, mentre parcheggiava, se quella sensazione fosse riconducibile alle famose farfalle nello stomaco che la gente innamorata diceva di provare. Se era così, le piaceva moltissimo. Se non avesse iniziato a piovere più forte, la sera precedente sarebbe rimasta ancora in sua compagnia. Dopo essersi baciate, non avevano più parlato limitandosi ad ascoltare i loro cuori che parevano battere all’unisono. Martina aveva poggiato la sua schiena contro il petto dell’altra che l’aveva abbracciata da dietro ed erano rimaste in quella posizione per diverso tempo. E ora l’avrebbe rivista. Entrò in classe senza riuscire a togliersi dal viso il sorriso che aveva. Lavinia la salutò guardandola subito dopo con aria interrogativa mente Davide si limitò ad un leggero cenno del capo. Lentamente stavano riprendendo a parlarsi ma non era come prima, era come se qualcosa tra loro si fosse rotto e fosse andato a rinforzare, invece, il legame con l’altra ragazza. Eleonora aveva notato come i due trascorressero sempre più tempo insieme in quei giorni, ma era troppo presa dai suoi problemi per curarsene. Anche in quel momento, poco le importava. Era innamorata, innamorata di una ragazza, eppure era talmente meraviglioso da farlo passare ai suoi occhi in secondo piano. Ciò che le rimbombava nelle orecchie era solo la prima frase. Innamorata. Finalmente lo era anche lei. Per anni aveva creduto che a lei non sarebbe toccato perché aveva un rapporto simbiotico con Davide, così stretto da non capire più nemmeno lei cosa fanno gli amici e cosa gli innamorati. Era confuso e solo ora se ne rendeva conto. Il ragazzo era suo amico, nulla di più mentre Martina era la persona che le aveva rapito il cuore. Si sedette al suo posto dopo averle inviato un sms e attese la risposta.
 
Martina era salita sul tetto come le aveva detto Eleonora quando suonò la campanella tra la seconda e la terza ora. All’inizio era rimasta alquanto titubante di quella proposta ma, sotto consiglio di Simona, aveva accettato. In fondo loro avevano supplenza e la sua classe si sarebbe recata in palestra. Nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza o, se fosse successo, l’amica le sarebbe andata prontamente in aiuto.  Scosse il capo mentre ripensava alle esclamazioni di gioia che aveva mandato quando le aveva raccontato cosa era successo la sera precedente. Anche lei, ancora adesso, stentava a crederci. Sotto casa sua si erano baciate ma non era stato come la prima volta; sentiva che era diverso, che questa volta era vero. E non poteva dare a meno di sorridere contenta. Si arrampicò agilmente, come aveva visto fare all’amica diverso tempo fa, e una volta sopra la trovò già lì. Si fermò un istante a contemplarla. Eleonora indossava un paio di jeans grigi, scarpe della Nike alte azzurre e il giubbotto nero lasciato aperto che tante volte le aveva visto addosso. Era così bella che avrebbe potuto contemplarla per ore senza stancarsi.
E soprattutto sei mia, pensò mentre l’altra allungava una mano nella sua direzione e faceva un passo.
Martina la prese sentendosi tirare verso il corpo della più grande e invadere dal suo calore quando la abbracciò. Eleonora le diede un bacio sulla guancia senza smettere di tenerla.
<< Ti sono mancata? >> la canzonò la più piccola provando a liberarsi dalle sue braccia ridendo.
L’altra non glielo permise limitandosi a stringerla ancora.
<< Allora? >>.
<< Un pochetto >> ammise infine Eleonora lasciandola e intrecciando solo le loro dita.
Martina si beò di quel contatto. Non aveva mai visto la più grande in quel modo e dubitava che qualcun altro fosse riuscito ad arrivare dove era lei, dove cioè si vedeva la vera ragazza che era. Quello che osservava, ovviamente, le piaceva molto. Non aveva sbagliato quando aveva pensato che la persona con la quale parlava su internet fosse dolce e sensibile, Eleonora era meglio di qualunque fantasia si fosse fatta.  
<< Solo un pochetto? >> domandò facendo finta di mettere il broncio.
L’altra rise sedendosi senza lasciarle la mano. Era rassicurante, era come se una vocina le sussurrasse che le sarebbe sempre rimasta accanto. Si chiese come avesse fatto fino a quel momento a vivere senza e la risposta le arrivò non appena si guardarono negli occhi. Non l’aveva ancora incontrata. Martina le si mise accanto e sorrise.
<< Cos’è, ti piace farti lusingare? >>.
La più piccola non risposte baciandola. Aveva bisogno di sapere che era tutto vero, che ieri non aveva sognato, che lei era davvero disposta ad amarla. Nel sentirla contraccambiare, ogni dubbio fu fugato. Aumentò la presa sulla sua mano mentre quella libera andò a posarsi sulla spalla dell’altra per tenerla vicina a sé.
<< E’…è bello… >> mormorò Eleonora quando si staccarono arrossendo.
Martina le scostò una ciocca di capelli dal viso.
<< Sei bellissima quando arrossisci >> le rispose per poi ridere vedendo il suo viso diventare paonazzo.
<< Smettila bimba! >>.
<< Non devi più chiamarmi bimba! Non lo sono, ora sono la tua ragazza >>.
Negli occhi di Eleonora passò un lampo di panico a quelle parole.
<< Ho…ho detto qualcosa di sbagliato? >> si affrettò ad aggiungere Martina temendo di vederla correre via più veloce della luce.
<< No, è solo…un po’ strano, ecco >>.
Distolse lo sguardo da lei per osservare il paesaggio nuvoloso ma l’altra le prese il viso con entrambe le mani.
<< Ehi >> le disse dolcemente tentando di supportarla prima di posarle un tenero bacio sulla punta del naso << Va tutto bene, Ele. Lo so che ora ti senti stranita, diversa anche, ma non c’è niente per cui sentirsi in questo modo. Io sono innamorata di te e non ti lascerò sola qualunque cosa accada. Affronteremo tutto insieme, te lo prometto. Un passo per volta, faremo le cose gradualmente >>.
Eleonora annuì completamente rapita da quegli occhi e dal movimento ipnotico delle sue labbra. La baciò senza risponderle come a suggellare quello che le aveva appena detto.
<< E ora dimmi >> continuò la ragazza dai capelli rossi << Che scusa hai inventato per stare qui con me adesso? Io ho supplenza ma tu… >>.
<< Oh, ho detto che sarei andata allo sportello di ascolto >> ribatté l’altra stringendosi nelle spalle con fare non curante.
<< Hai detto che andavi dallo psicologo? >>.
<< A chi vuoi che importi? >>.
<< Ma lo psicologo è una cosa seria, non dovresti raccontare queste palle! >>.
<< Guarda che io ho davvero un problema serissimo! >> esclamò Eleonora con una nota ironica << Con la mia professoressa di storia e filosofia! >>.
Martina inarcò il sopracciglio destro.
<< Non ti fa piacere ch’io sia qui con te? >>.
A quella domanda, l’altra la abbracciò facendole perdere l’equilibrio e le cadde addosso. In quella posizione, la sua eccitazione aumentò. Le avrebbe tolto volentieri quello che indossava per farla sua ma sapeva che per Eleonora era tutto nuovo e doveva quindi andarci piano. Fece un respiro profondo per calmarsi mentre l’altra le accarezzava una guancia.
<< Che facciamo stasera? >> continuò la più grande passando un dito sulle sue labbra.
<< Stasera? >> ripeté Martina confusa.
<< Beh, è sabato… >> rispose la più grande incerta di fronte al suo turbamento << Non so…pensavo ti andasse di fare qualcosa insieme ma se preferisci uscire con i tuoi amici… >>.
L’altra rimase in silenzio per un lungo minuto. Le stava chiedendo davvero di uscire insieme? Aveva capito bene? Quello era davvero il giorno più bello della sua vita.
<< Certo che voglio! >> rispose infine raggiante dandole ripetuti baci sulla guancia.
<< Okay, adesso smettila! >> scherzò Eleonora mettendosi in piedi e aiutandola subito dopo a fare lo stesso. Guardò il suo orologio da polso << Dobbiamo andare >> affermò con una leggera nota di tristezza.
<< Ci sentiamo nel pomeriggio? >> domandò l’altra facendo il percorso al contrario.
<< Certo, bimba. Così ci organizziamo. Io vado a tennis alle quindici per un paio d’ore >>.
Le prese la mano facendola scivolare fino a tenere solo il mignolo nel suo. Si sorrisero prima che Martina iniziasse a scendere. Una volta che entrambe furono sulla scala antincendio, suonò la campanella dell’intervallo. La più piccola allora le diede un veloce bacio a fior di labbra prima di correre verso la palestra lasciando l’altra ragazza frastornata da quel gesto e con un sorriso ebete stampato sul viso.
 
Quasi urtò Lavinia che stava uscendo dall’aula nell’aprire la porta.
<< Ehi! >> le disse l’amica << Tutto okay? >> le domandò riferendosi all’ipotetico colloquio che aveva avuto con la psicologa.
<< Sì, tutto okay >> rimase sul vago Eleonora << Che mi sono persa? >>.
<< Per domani si deve portare tutto il canto quindicesimo, quello su Cacciaguida >>.
L’altra si limitò ad annuire e, nell’alzare gli occhi, incontrò quelli di Davide.
<< Divertita al tuo bel colloquio? >> le chiese in modo brusco alludendo al fatto che l’avesse lasciato solo.
Eleonora si irrigidì leggermente sperando di non tradirsi.
<< Sì >> rispose semplicemente.
<< Stasera che facciamo? >> cambiò argomento Lavinia notando immediatamente l’aria farsi pesante << Pub? Andiamo a mangiare una bella schifezza? >>.
<< Perché no >> rispose prontamente il ragazzo << Però dopo le nove, fino alle sette ho gli allenamenti di calcio in vista della partita di domani >>.
<< Certo, nessun problema. Vado a dirlo anche a Paolo >>.
<< Io non ci sono stasera >> fece asciutta Eleonora mentre l’amica si allontanava.
<< Cosa? Perché? Dove devi andare? >> sputò subito Davide.
<< Io… >> iniziò la ragazza dai capelli biondi sentendo il cuore battere all’impazzata nel petto.
Ingoiò un groppo di saliva ed evitò di guardarlo negli occhi.
Devo uscire con la mia ragazza stasera, avanti dillo Eleonora, pensò la sua testa, Devo uscire con Martina. Lei ed io stiamo insieme. Usciamo stasera.
<< Mia nonna ha organizzato una cena, andiamo da lei >> disse infine sentendosi un verme.
Sei davvero una cretina, Eleonora! Complimenti davvero.
<< Ah >> fece l’amico alzando il sopracciglio sinistro << Okay, ci vediamo quando finisci? >>.
<< Non so che ora si fa ma ti faccio sapere >>.
Fece per raggiungere Lavinia ma la mano dell’altro la bloccò. Si voltò per guardarlo con aria interrogativa aspettando che Davide dicesse qualcosa e, invece, si limitò a fissarla per qualche secondo prima di lasciarla andare. Eleonora rimase interdetta dal suo comportamento preferendo, però, non curarsene più di tanto. Scosse il capo mentre camminava ed esibì un sorriso ai suoi amici che la stavano chiamando.
 
<< Quindi è ufficiale? >> chiese Simona.
Martina si affrettò a scuotere il capo e a metterle una mano sulla bocca per non farla urlare.
<< Andiamo per gradi. Non voglio metterle addosso dell’ansia inutile. È già abbastanza complicato per lei >>.
<< Ma state insieme o no? >>.
<< Sì >> rispose l’amica non potendo evitare che le si illuminassero gli occhi << Lei…lei è così bella quando mi bacia e… >>.
<< Lasciamelo dire >> la interruppe l’altra << Finalmente! Oh, cazzo! Ce ne ha messo di tempo la tua amica! Finalmente, era ora che smettesse di fare la finta scema! >>.
<< Lei non è scema! >> esclamò fintamente offesa Martina.
<< Ripeto: finalmente! Ora puoi tornare anche ai dettagli. Allora, uscite insieme stasera? >>.
La ragazza dai capelli rossi annuì mentre suonava la campanella e pensò che durante la sua relazione con Greta non aveva potuto condividere niente con nessuna amica. Questo era stato un lato alquanto sgradevole ma non sarebbe potuto essere diverso. Quando aveva accettato le attenzioni della giovane professoressa di matematica, sapeva che doveva rimanere tutto il più nascosto possibile. Era bello, però, confidarsi con qualcuno. Sorrise guardando l’amica che le stava parlando a raffica.
<< E infine se ti porta a casa sua e non c’è nessuno… >>.
<< Smettila, Simo! Non faremo sesso stasera >> disse provando a nascondere il profondo desiderio che invece provava.
<< Ti sto solo dando dei consigli! >> rise Simona sedendosi << Ah, dimenticavo >>.
<< Che altro c’è? >>.
<< Divertiti soprattutto >>.
 
Richiuse per l’ennesima volta l’anta del suo armadio e sospirò sedendosi sul letto. Ancora non aveva deciso che indossare e mancava meno di un’ora prima che Eleonora venisse a prenderla. L’aveva sentita quando aveva finito di giocare a tennis e poi tramite qualche breve sms. La ragazza dai lunghi capelli biondi non era una persona sdolcinata che si dilungava in inutili smancerie soprattutto nei messaggi. Era coincisa, non si perdeva in giri di parole vani. Sbuffò sonoramente.
<< C’è qualche problema? >> chiese sua madre passando di fronte alla sua camera.
Erano sole in quel momento, Stefano aveva accompagnato Alice al compleanno di una sua compagna di classe.
<< Non so che mettermi, mamma! Non ho niente! >> esclamò Martina indicando l’armadio.
<< Oh, andiamo >> fece Sofia avvicinandosi con un mezzo sorriso divertito. Riconosceva perfettamente i sintomi del primo appuntamento << Che ne pensi del vestito rosso? >>.
La figlia la guardò semplicemente senza dire niente.
<< Quello bianco e grigio? >>.
<< Oh, mamma! Non ho niente! Lei sarà perfetta come al solito ed io passerò per uno sgorbio >>.
<< Allora avete fatto pace? >> domandò prendendo l’argomento alla larga.
Era strano per lei vedere l’ansia dipinta sul volto di Martina per apparire bella agli occhi di una ragazza. Si ripeté che era la stessa cosa e si concentrò sulla figlia.
<< Sì >> rispose l’altra arrossendo << Lei…lei si è dimostrata disposta a chiedere scusa… >>.
<< Quindi voi due stasera uscite…da sole? E state… >>.
La ragazza guardò la donna sempre più rossa. Cosa doveva dirle? Sì, mamma. Siamo fidanzate da ieri. Finalmente Eleonora si è decisa a lasciarsi alle spalle i dubbi e le incertezze che ha dimostrato fino ad ora? Non sapeva se fosse la cosa giusta; non sapeva se era pronta ad accettare una possibile relazione seria con l’altra ragazza. Con Greta non era andata bene ma c’era anche da aggiungere che sarebbe stata una situazione poco gradita, anche se fosse stato una persona di sesso maschile.
<< Puoi dirmelo Martina. Credo di essere pronta e poi te l’ho già detto che voglio solo la tua felicità >>.
La figlia fece un respiro profondo.
<< Sì >> rispose osservando attentamente la sua reazione << E stasera usciamo solo noi due >>.
<< Allora è il vostro primo appuntamento? >>.
<< In un certo senso sì >>.
Sofia le accarezzò una guancia.
<< Anche io ero agitatissima al primo appuntamento con tuo padre! >> le confidò provando a farla rilassare << Ricordo che ruppi tre bicchieri a casa di nonna mentre cercavo di bere! >>.
Risero entrambe.
<< Qualunque cosa indosserai, Marty >> continuò poi << Non potrai mai apparire uno sgorbio. Se è innamorata di te, ti vedrà sempre bellissima. Anche con un sacco addosso >>.
 
Era arrivata in perfetto orario. Spense il motore e attese sotto casa di Martina iniziando a mordicchiarsi l’indice della mano destra. Era tesa come una corda di violino, aveva perso più di mezz’ora a scegliere cosa indossare per incontrarla, tanto che perfino sua sorella Claudia si era lamentata affinché le lasciasse libero il bagno. Non si era mai comportata in quel modo, era strano anche per lei. Quello era il loro primo appuntamento da quando aveva accettato i suoi sentimenti per Martina e voleva apparire alla perfezione.
Forse avrei dovuto portarle un fiore, pensò vedendo la luce del portone accendersi, Tra ragazze si regalano rose?
Arrossì nel veder avanzare Martina e le apparve meravigliosa col suo giubbotto nero stretto in vita che faceva intravedere la gonna di raso e gli stivali dal tacco sottile. Sentì un improvviso calore partire dalla parte bassa del ventre e propagandarsi per tutto il corpo. Cos’era? Non l’aveva mai sentita prima. Si sorrisero quando i loro sguardi s’incontrarono.
<< Buonasera >> salutò Eleonora << Sei bellissima >>.
La ragazza dai capelli rossi le diede un bacio a fior di labbra.
<< Anche tu, amore >>.
Nel sentirsi chiamare in quel modo, la più grande arrossì notevolmente e iniziò a tossicchiare mentre l’altra rideva sottovoce divertita.
<< Dove andiamo? >> le domandò per trarla d’impaccio.
<< Pensavo che avremmo potuto comprare qualcosa e mangiarlo a casa mia. Ricordi il mio appartamento vuoto? Ti ci ho portato una volta. E poi, non so, magari un film >>.
<< Oh, certo >> rispose Martina cercando di mascherare la sua delusione iniziale << Va bene >>.
Avrebbe dovuto immaginarlo che era troppo presto per Eleonora uscire con lei come una coppia e comportarsi normalmente di fronte a tutte le persone che avrebbe incontrato. Non era ancora pronta ad uscire allo scoperto. Fece un respiro profondo prendendo il casco che le aveva porto e salendo dietro di lei. Il tragitto fu più lungo di quanto ricordasse e dovette stringersi spesso più del dovuto al corpo dell’altra ragazza per il freddo pungente ma, appena furono dentro, il suo primo pensiero fu di accendere il riscaldamento. Martina sorrise a quel gesto mentre si toglieva il giubbotto e la sciarpa. Ricordava l’appartamento, un pomeriggio erano state interrotte da Claudia mentre studiavano. Sperò che non accadesse nuovamente. La casa era piccola per cui non avrebbe impiegato molto a scaldarsi. Eleonora si tolse lo stretto cappotto che indossava e si avvicinò alla più piccola per cercare un contatto. Le sfiorò una mano incerta su quale fosse la prima mossa da fare in una simile situazione e lasciò all’altra la libertà di prendere l’iniziativa. La ragazza dai capelli rossi intrecciò le sue dita a quelle della sua attuale fidanzata e strinse leggermente attirandola verso di sé per poterla baciare. Le piaceva poter finalmente fare ciò che desiderava senza preoccuparsi della reazione dell’altra o di estranei. La più grande non si oppose e schiuse appena le labbra per poter sentire la sua lingua venire a contatto con la propria. Con il braccio libero allora, le circondò la vita accostarla maggiormente a sé e fu come se i loro corpi fossero nati per combaciare. L’una poteva sentire il battito del cuore dell’altra, era bellissimo. Quando si staccarono, Eleonora aveva le gote rosse e Martina non seppe se era per l’eccitazione che le stava montando dentro o per l’imbarazzo che provava ogni volta. Certo era che era bellissima. Si permise di contemplarla un istante prima di parlare. Indossava un vestito di lana verde a mezze maniche, un lupetto nero e un paio di leggins dello stesso colore infilati in uno stivale dal tacco vertiginoso. Inghiottì un groppo di saliva e le accarezzò una guancia.
<< Tutto questo è bellissimo, grazie >>.
Eleonora la guardò con aria leggermente interrogativa.
<< Ma io non ho fatto nulla >> le rispose in un soffio sfiorandole il naso col suo.
Martina sorrise di fronte alla sua confusione.
<< Allora continua a non fare nulla per favore >>.

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Capitolo 23
*** Rivelazioni ***


Mangiarono l’una di fronte all’altra al tavolo del salone la pizza che Eleonora aveva comprato accompagnandola da un paio di lattine di coca-cola.
<< Non avresti preferito la birra? >> domandò Martina osservandola versarsi da bere.
La più grande alzò i suoi occhi verdi sull’altra e abbozzò un sorriso timido.
<< Tu…tu mi hai detto che non ti piace ch’io beva soprattutto se devo guidare >>.
A quelle parole, la ragazza dai capelli rossi allungò una mano verso la sua per stringergliela.
<< E’ questa la ragazza di cui mi sono innamorata >>.
Eleonora arrossì violentemente e cercò di cambiare argomento. Martina era l’unica che riusciva a metterla così in imbarazzo e se da un lato le piaceva, dall’altro ne era anche spaventata. Non aveva molta esperienza in questioni amorose, l’unica cosa certa era che, quando era in sua compagnia, si lasciava andare e si sentiva bene con se stessa come non lo era mai stata.
<< Che film guardiamo? >> chiese alzandosi per prendere dalla sua borsa l’hard disk esterno con relativo cavetto da collegare al televisore.
<< Ma quanti film hai? >> esclamò l’altra vedendo il lungo elenco apparire sullo schermo.
Eleonora scrollò il capo con indifferenza.
<< Duecento, duecentocinquanta circa. Ho un programma al computer per scaricare film formidabile e lo faccio per tutta la famiglia >> rispose alludendo a diversi cartoni animati che figuravano.
Le sorrise e Martina sentì invadersi da una calda sensazione. Era semplice quotidianità, non stavano facendo niente di speciale, eppure era bellissimo.
<< Hai una famiglia numerosa? >>.
<< Mio padre è il più piccolo di nove figli quindi da parte sua sì >>.
<< Forte! Siete tantissimi >> esclamò la più piccola << Invece mio padre è figlio unico e mia madre ha un solo fratello >>.
<< Ho tre cugini più grandi che sono già sposati. Due hanno un figlio ciascuno mentre la moglie di mio cugino è in dolce attesa. È carino stare tutti insieme da nonna anche se ormai ognuno ha impegni diversi quindi non ci vediamo più come prima. Da bambini era molto più bello >>.
Con una punta di malcontento ricordò quale fosse stato l’ultimo argomento di conversazione durante il pranzo domenicale nella casa paterna. Se avessero saputo di lei e Martina probabilmente non sarebbe stato più tutto così splendido.
<< Hai per caso “V per vendetta”? E’ il mio film preferito >> chiese l’altra cambiando argomento.
La ragazza dai capelli biondi la fissò per un secondo sorpresa.
<< Dai, è il mio secondo film preferito! >>.
<< Quale sarebbe il primo? >> fece Martina inarcando il sopracciglio sinistro.
<< “Il signore degli anelli”, ovviamente! Ed è anche il mio libro preferito. Il Silmarillion viene al secondo posto, lo considero una specie di bibbia >>.
Osservò la sua ragazza avvicinarsi a lei e gettarla sul divano di fronte al grande televisore.
<< C’è parecchio lavoro da fare con te >> disse con aria saccente la più piccola salendo a cavalcioni sulle sue gambe.
<< Ah sì? >> decise di stare al gioco Eleonora mentre rabbrividiva nel sentirla sul suo corpo.
Lei e Davide erano venuti a contatto parecchie volte ma mai era stato così. Un semplice sfiorarsi non le aveva mai procurato i brividi come accadeva con Martina.
<< Sì >> affermò risolutamente l’altra chinandosi per baciarla.
Eleonora non si tirò indietro, lo voleva anche lei. Desiderava sentirla con tutti e cinque i sensi senza più tutta quella paura che l’aveva sempre avvolta. Le passò le mani sulla schiena fremendo nel sentire impercettibilmente il gancetto del reggiseno. Si fermò un attimo sentendo una vampa di calore salire improvvisamente dal basso. Martina la guardò maliziosamente negli occhi prima di baciarle il collo mentre la mente dell’altra si perdeva nei meandri dell’immaginazione. Fantasticava di avere quella ragazza nuda davanti a lei, di accarezzare la sua pelle, di baciarla ripetutamente, di farci l’amore. Sentì una mano della più piccola insinuarsi sotto il vestito e dovette controllarsi dal gemere forte. E poi, inaspettatamente, pensò alla reazione di sua madre se fosse entrata in casa in quel momento e l’avesse vista comportarsi in quel modo. Vide distintamente il ribrezzo dipingersi sul suo viso, gli occhi assottigliarsi e rimanere in silenzio. A quella visione, spalancò lo sguardo di scatto fermandosi e facendo un movimento brusco con la mano.
<< Che c’è? >> chiese Martina notando il cambiamento repentino.
<< Niente >> tentò di rassicurarla Eleonora sorridendole. Deglutì un paio di volte << Allora, guardiamo il mio secondo film preferito? >>.
Senza aspettare risposta, le diede un veloce bacio sulla fronte e si alzò per prendere il telecomando lasciato sul tavolo.
 
Il resto della serata era trascorso tranquillamente, sedute sul divano mentre guardavano il Parlamento inglese saltare in aria in un ipotetico futuro. Si erano tenute tutto il tempo per mano e spesso Martina si era allungata verso la sua guancia per lasciarle qualche casto bacio e vederla poi arrossire. Era quasi mezzanotte quando il film terminò. Eleonora spense la televisione stiracchiandosi leggermente e l’altra ne approfittò per fiondarsi sulle sue labbra e richiedere un bacio degno di quel nome. Chiuse gli occhi per assaporarlo al meglio e in quel momento il suo cellulare vibrò.
<< Un messaggio >> disse staccandosi per controllare.
Eleonora ne approfittò per alzarsi e gettare le ultime cose nella spazzatura.
<< Sono i tuoi amici? >> chiese vedendo che stava rispondendo.
Martina annuì.
<< Simona >> rispose << Mi ha chiesto se stavo in giro >>.
<< Oh >> fece semplicemente la più grande riflettendo sull’ipotesi che probabilmente l’altra avrebbe desiderato uscire visto che era sabato sera.
Aveva dato per scontato che le andasse bene, che non ci fossero problemi. Lei aveva raccontato a Davide che cenava dalla nonna e per non essere disturbata aveva spento l’iphone. Quando si sarebbero visti, avrebbe detto che l’aveva scarico. Si sentì in colpa per non essere riuscita a dire la verità e per non aver preso in considerazione i desideri di Martina.
<< Vuoi…vuoi andare a fare un giro? >> le chiese senza guardarla col capo chino << Ti posso accompagnare dalla tua amica >>.
La ragazza dai capelli rossi le prese una mano mentre con l’altra le accarezzò il mento affinché i loro sguardi s’incrociassero.
<< E’ stata una bella serata >> la confortò intuendo quale fosse il suo cruccio << Non mi interessa il resto del mondo, a me importa solo di te >>.
Eleonora sorrise sentendosi sollevata.
<< E a me di te >> le sussurrò chinandosi verso il suo orecchio.
Quella era stata la serata più bella che avesse trascorso. Niente alcol, niente battute spinte, niente sesso in macchina di Davide o a casa sua. Nulla di tutto questo, eppure le aveva suscitato delle sensazioni meravigliose cui non voleva rinunciare.
<< Credi che potremmo essere felici insieme? >>.
Martina le prese il viso con entrambe le mani osservandola a lungo negli occhi.
<< Ne sono sicura >>.
 
Davide ripose l’iphone nella tasca del jeans dopo l’ennesima chiamata andata a vuoto. Il cellulare di Eleonora risultava spento.
<< Forse si è scaricato e non se n’è accorta >> gli disse Lavinia dopo essersene accorta.
Il ragazzo si limitò ad annuire pensando che mai prima di quel momento era successa una simile cosa. Di solito la sua migliore amica lo avvertiva nel caso in cui dimenticava di caricare il cellulare e si mettevano d’accordo prima che si spegnesse definitivamente. Che cosa stava facendo di così importante da farle dimenticare di lui? Guardò la ragazza che gli stava di fronte e abbozzò un sorriso. Era bellissima quella sera. Mentre cenavano con altri amici in uno dei più famosi pub della zona, il suo sguardo si era alternato dalla scollatura del vestito a quegli occhi dal formidabile azzurro che erano truccati in modo da farli risaltare ancora di più.
<< Probabilmente hai ragione >> affermò infine alzando il colletto della sua giacca scura.
Lavinia gli prese la mano conducendolo dagli altri ragazzi che li attendevano all’ingresso del bar.
Appena entrarono, Davide notò immediatamente una coppia che si stava alzando da un tavolino e si prese per mano. Sorrise mentre si dirigeva nella loro direzione.
<< Ehi, ciao Davide! >> esclamò Claudia sorridendo nel vedere il ragazzo.
Gli andò incontro baciandolo sulla guancia.
<< Ciao ragazzi >> fece l’amico salutando entrambi << Non è un po’ tardi per te? >> aggiunse scherzando.
<< Divertente >> rispose la ragazza << Siamo stati a un compleanno di un suo amico, ora Tom mi riaccompagna a casa >>.
<< Tua sorella che fine ha fatto invece? Non dirmi che sta ancora cenando! >>.
Claudia lo fissò con aria interrogativa senza rispondere.
<< Scusa ma stasera non doveva cenare a casa di vostra nonna? >>.
<< Cosa? >> disse l’altra incerta << Nonna? No, io non so niente. Eleonora non è con te? >>.
Davide scosse il capo e il silenzio che cadde improvvisamente divenne imbarazzante. La quindicenne si guardò involontariamente intorno per accertarsi che non ci fosse realmente. Era sicura che dovesse uscire, l’aveva vista prepararsi come al solito anche se lei era uscita prima della maggiore ed era altrettanto certa che non dovesse recarsi a cena dalla nonna paterna. Ma allora dov’era? Prese il cellulare dalla borsa per provare a chiamarla.
<< E’ spento >> proclamò il ragazzo più grande intuendo cosa volesse fare << E’ tutta la sera che provo >>.
<< Ma…ma dov’è? >>.
<< Non ne ho idea >>.
Claudia alzò gli occhi verso Tommaso che era rimasto in silenzio. Le sorrise nel vederla preoccupata e tentò di rassicurarla.
<< Dai, sicuramente starà da qualche parte dove il cellulare non prende >>.
<< Ma perché non dire dove andava? >>.
<< Magari è con un ragazzo >> fece l’altro non sapendo che tipo di rapporto intercorresse tra Eleonora e Davide.
A quell’affermazione, il più grande si ritrovò a serrare la mascella e a stringere una mano a pugno nella tasca del jeans.
<< Okay, ma perché inventarsi una palla? Davide è il suo migliore amico >>.
Tommaso si strinse nelle spalle senza sapere cosa dire. Guardò il suo orologio da polso.
<< Noi dobbiamo andare, Claudia >> le fece notare subito dopo.
La ragazza annuì anche se non era tranquilla.
<< Va bene. A presto Davide >>.
<< Ci vediamo a scuola >> rispose il diciottenne che ancora non riusciva a farsi andare giù l’idea che l’amica fosse da qualche parte con un altro ragazzo.
Li vide uscire dal locale e salire sul motorino di Tommaso prima che i suoi occhi cadessero sulla figura sorridente di Lavinia. Chiacchierava allegramente con Paolo, Marco e Ramona mentre lo attendevano. Quando si voltò nella sua direzione, il sorriso che esibì gli parve il più bello.
Che si fotta, pensò riferendosi alla ragazza dai capelli biondi.
Camminò fino a lei e la prese per mano.
<< Di cosa parlavate? >>.
 
Rientrò a casa all’orario stabilito. Ilaria e Serena già dormivano mentre sua madre leggeva un libro sotto le coperte. Federico, invece, aveva appena finito di vedere un film in salone e si stava apprestando a spegnere il televisore e il lettore dvd.
<< Sei rimasto a casa tutta la sera? >> domandò Claudia dopo essersi infilata in pigiama.
Suo fratello la guardò con aria interrogativa prima di annuire.
<< Ho guardato il mio film preferito >> rispose alzando il cofanetto del primo film della saga “Il signore degli anelli”.
La ragazza nel vederlo sorrise pensando che era lo stesso film che adorava letteralmente Eleonora. Avevano parecchie cose in comune anche se entrambi lo ignoravano.
<< Non hai visto Ele? >>.
<< Ele? >> ripeté Federico inarcando il sopracciglio << No, è uscita alle otto e mezza circa e non è ancora rientrata. Perché? >>.
<< Ho incontrato i suoi amici e non era con loro >> spiegò a grandi linee Claudia << E poi ha il cellulare spento, è irrintracciabile. Nessuno sa dove sia. Se le fosse successo qualcosa? >>.
Il ragazzo scosse il capo, era sicuro che non le fosse accaduto nulla.
<< Magari è con altri ragazzi e non si accorta che l’iphone si è scaricato. Oppure si trova in un punto dove non prende >>.
Claudia annuì titubante e incerta se dirlo o meno a Fulvia. Il contatto con una superficie fredda la fece sobbalzare. Si voltò verso il fratello che le stava porgendo una lattina di Fanta con un sorriso gentile.
<< Ti va una partita a carte mentre la aspettiamo? >> le propose indicandole con un cenno del capo il divano e il plaid che aveva usato fino a quel momento.
 
Non si sarebbe staccata da lei per nessun motivo ma aveva degli orari da rispettare e non voleva rischiare di far arrabbiare i suoi genitori proprio ora che le cose con sua madre stavano andando così bene. Per questo motivo Eleonora la riaccompagnò a mezzanotte e mezza a casa. Per la più grande era strano che l’altra avesse il coprifuoco a quell’ora, pero poi rifletté sul fatto che era poco dopo l’orario concesso a sua sorella Claudia e scosse il capo. Se voleva stare con Martina, doveva rispettare anche lei ciò che volevano i signori Capasti. Si fermò sotto casa aspettando che la più piccola scendesse. La vide togliersi il casco e passarsi una mano tra i riccioli. Fece lo stesso per poter avere più libertà di movimento e si guardarono negli occhi.
Dio, quanto è bella, pensò l’attimo prima che la ragazza dai capelli rossi la baciasse.
Si sorprese di quanto le apparisse normale, se non addirittura giusto, quello che stavano facendo. E finalmente capiva Ambra che, per i forti sentimenti che provava nei confronti di Valentina, aveva lottato contro chiunque le si fosse messo contro. Quando si staccò dolcemente, si domandò se anche lei possedeva quella forza. La spaventava pensarci eppure Martina era importantissima per lei.
<< Buonanotte >> le sussurrò afferrandola per la vita e baciandole la guancia.
L’odore e la morbidezza della sua pelle le piacevano molto. Nemmeno per un istante quella sera aveva pensato a Davide o ai suoi amici e a quello che stavano facendo. Non le erano mancati per nulla.
<< Notte anche a te, amore mio >> rispose la più piccola assaporando nuovamente le sue labbra << A domani >>.
Le sfiorò la punta del naso col proprio aspettando di vederla annuire prima di sparire all’interno del palazzo. Eleonora attese per qualche secondo che il suo cuore riprendesse a battere normalmente e partì alla volta di casa. Durante il breve tragitto si sarebbe messa volentieri a urlare per la gioia. Era andato tutto più che bene, era stata benissimo. E questo significava che era davvero innamorata di Martina, non poteva essere una semplice sbandata dovuta a un momento di confusione. L’altra era così convinta di ciò che provava da non lasciarle la minima esitazione. Ogni volta che le accarezzava le labbra con le sue, si ritrovava a sperare che quel bacio non terminasse mai, che i brividi che sentiva non scomparissero. Se un semplice gesto come quello la mandava in tilt, si chiese come sarebbe stato fare l’amore con lei. A quel pensiero quasi inciampò mentre parcheggiava dentro il giardino della sua villetta e le venne da sorridere riflettendo sul fatto che dicesse amore e non sesso. Con Davide era stato puramente del sesso, un semplice appagamento sessuale ma con Martina sarebbe sicuramente stato qualcosa di più. Se lo sentiva anche se era troppo presto per fare simili discorsi. Col suo amico aveva corso e aveva finito per fare confusione tra i due sentimenti, non voleva commettere lo stesso errore con la ragazza. L’idea di toccare il suo corpo nudo da una parte la eccitava terribilmente ma dall’altra la faceva anche sentire a disagio. Non sapeva se sarebbe stata in grado di far vibrare le corde del suo piacere. Con i maschi era abbastanza semplice; bastava allargare le gambe e assecondare le spinte via via più frenetica finché non si raggiungeva l’apice. Ma con una donna invece? Cosa si doveva fare? Sentì il viso andare a fuoco nonostante fosse inverno, per quelle immagini poco pulite che le stavano attraversando la mente. Inserì la chiave nella toppa della porta principale e rimase alquanto sorpresa nel vedere Federico e Claudia ridere sul divano mentre giocavano tranquillamente a carte.
<< Sera >> disse chiudendo a doppia mandata.
Stava per salire al piano di sopra, quando sua sorella la chiamò.
<< Tutto okay? >> le domandò alla larga.
Eleonora annuì.
<< Te l’avevo detto che era viva e stava bene! >> esclamò Federico ridendo sottovoce.
La più grande lo fissò con aria interrogativa.
<< Dove sei stata, Ele? >>.
Eleonora guardò la sorella sentendosi a disagio.
<< Cos’è, un interrogatorio? >> chiese a sua volta << Non dovresti essere già a letto? >>.
<< Stai evitando di rispondere? >> perpetuò la più piccola osservandola.
<< Rispondere a cosa? Sono stata con Davide e gli altri come al solito e adesso me ne vado a dormire >>.
Claudia e Federico si scambiarono una breve occhiata.
<< Ho visto Davide, Lavinia, Ramona e anche Paolo mi pare ma tu non c’eri >>.
Il cuore della ragazza dai capelli biondi si fermò per secondo.
Cazzo!, pensò la sua mente, E adesso? Porca puttana!
<< Che cosa vuoi sapere, Cla? >> fece Eleonora per guadagnare tempo.
<< Voglio sapere dove sei stata, perché il tuo cellulare era spento e perché racconti queste stronzate! >> sbottò sua sorella diventando rossa.
L’altra ingoiò un groppo di saliva non sapendo cosa dire.
<< Eleonora, ascolta credo che tu la stia facendo più grave di quanto… >>.
<< Sta zitto tu! >> lo interruppe istericamente la ragazza chiamata in causa << Nessuno ha chiesto il tuo parere e soprattutto nessuno ti ha mai chiesto di piazzarti in casa nostra! >>.
<< Smettila di trattarlo male, è nostro fratello! >> l’ammonì Claudia.
<< Tu >> disse Eleonora capendo di essere ormai incapace di trattenersi e indicando il ragazzo con l’indice << Sei solo il frutto di una notte di sesso di nostro padre, ricordatelo! Non appartieni a questa famiglia anche se porti il nostro stesso cognome! Tua madre è solo… >>.
<< Non provarci nemmeno! >> sbottò Federico intuendo come volesse terminare la frase e afferrandola per il polso << Mia madre non era quel genere di persona! Lei non sapeva che nostro padre fosse sposato! >>.
Eleonora arretrò di qualche passo e si sentirono dei rumori dal piano superiore. Sua madre probabilmente si era svegliata.
<< Tua madre ha fatto bene i compiti a casa! >> urlò << Quando ha saputo il lavoro di nostro padre non ci ha pensato due volte a farsi mettere incinta! >>.
<< Aveva appena vent’anni allora! Non permetterti, chiaro Eleonora? Basta con questi discorsi, mia madre non ha mai puntato ai soldi! >>.
<< E allora perché non te ne torni a Taranto da lei? Si può sapere che cazzo sei venuto a fare qui? Non c’è niente per te, noi non siamo la tua famiglia! >>.
<< E quale sarebbe la mia famiglia? Quale, Eleonora? Dov’è? Dimmelo! Mia madre è morta! Morta! E io…io non sapevo che fare così sono venuto qui! Non so che fare! >>.
Le due sorelle si guardarono sorprese mentre il ragazzo scoppiava in lacrime. Nessuna delle due si aspettava quella notizia. Mai avrebbero creduto che Letizia non ci fosse più. Eleonora ingoiò un groppo di saliva capendo d’aver esagerato ma come poteva sapere? Federico non aveva detto nulla fino a quel momento. Lo guardò piangere e l’immagine di se stessa che gemeva per la morte del nonno si sovrappose per un attimo. Comprendeva come si sentisse, per lei era stato lo stesso. E ancora adesso non era riuscita a superare l’accaduto. Per lei il signor Domenghi rappresentava il suo unico punto di riferimento e, quando era venuto a mancare, le parso che il mondo le crollasse addosso. Vedendo il fratello in quello stato, capì che la madre doveva essere molto importante. Conosceva quella sgradevole sensazione e sapeva anche che non se ne sarebbe andata.
<< Federico >>.
La voce di Fulvia fece voltare le due ragazze mentre la donna si dirigeva verso il diciassettenne.
<< Fulvia, io… >> provò a dire lui guardandola.
<< Mi dispiace >> mormorò la donna chinandosi e abbracciandolo.
<< Io le volevo bene, era mia madre. Lei ha fatto tutto per me ed ora…che cosa ne sarà di me? Io…la rivoglio! È ingiusto tutto questo! Aveva solo trentasette anni! >>.
<< Lo so, Fede >> disse la donna con calma << Ma la vita non è mai giusta. Sta tranquillo adesso, va tutto bene >>.
Anche Claudia gli si avvicinò per abbracciarlo e dargli un po’ di sostegno mentre Eleonora rimase immobile a fissarlo mentre un’altra scena le si sovrapponeva nella mente.
 
Era arrivata in ospedale di corsa e, nonostante fosse inverno, sentiva di stare sudando. Appena un’ora prima sua nonna l’aveva mandata a casa affinché si riposasse un po’ e si facesse una doccia mentre una chiamata venti minuti fa sempre da parte della stessa, l’avvisava di tornare subito. Si era fermata un attimo sulla soglia della camera del reparto di terapia intensiva e aveva fatto un respiro profondo.
Ti prego no, aveva supplicato la sua mente, Non ora. Io ho ancora bisogno di te!
Erano sedici giorni che il signor Ennio Domenghi era ricoverato in ospedale per una polmonite cui era sopraggiunto successivamente un affaticamento del cuore e lei gli era rimasto accanto tutto il tempo che le era possibile. L’anziano era contento di vedere sua nipote ed Eleonora gli raccontava le sue giornate sperando che si rimettesse presto. Non voleva accettare che, invece, l’uomo era stanco di lottare ed era arrivato il momento di lasciarsi andare. Aveva ottantaquattro anni e durante la sua vita era sopravvissuto a due infarti. Ora sentiva chiaramente di non avere la forza di riprendersi.
Ce la farai, nonno, si era ostinata a pensare la ragazza entrando.
Non era preparata a ciò che aveva visto immediatamente dopo.
<< Eleonora… >> aveva mormorato sua nonna vedendola e andandole incontro.
L’aveva abbracciata con gli occhi lucidi.
<< Hai chiamato un medico? >> aveva chiesto la nipote avvicinandosi al letto << Perché non c’è nessuno che fa qualcosa? Nonno sono io, Eleonora. Non mi lasciare, ti prego >>.
La donna le aveva posato una mano sulla spalla.
<< Hanno fatto tutto quello che potevano, bambina mia. Il cuore di nonno è troppo stanco per continuare a battere. Se ne sta andando, Eleonora >>.
Si erano guardate per un breve attimo prima che la più piccola scoppiasse in lacrime.
<< No! >> aveva detto prendendo la mano dell’uomo << Nonno! >>.
Il signor Domenghi aveva aperto per un attimo gli occhi nel sentirsi chiamare, occhi appannati dalla vecchiaia e dalla stanchezza e le aveva sorriso tenuamente prima di tornare a chiuderli. Improvvisamente la macchina che monitorava il suo cuore aveva iniziato a emettere un lungo suono ininterrotto segno che l’attività cardiaca era terminata. Eleonora, a quel segnale, era scoppiata a piangere più forte comprendendo che suo nonno era appena morto. Incapace di restare in quella stanza, si era alzata ed era corsa nel cortile dell’ospedale. Una volta fuori il freddo pungente l’aveva trafitta come una lama e solo in quel momento si era accorta di non avere il giubbotto addosso ma solo una felpa leggera col cappuccio. Aveva urlato con dolore, sentendosi incapace di fermare le lacrime. Lui era la persona che l’aveva cresciuta, che le aveva insegnato tutto e ora se n’era andato. Non era ancora pronta, aveva solo diciassette anni! Per la rabbia e la frustrazione aveva iniziato a dare calci al cestino che si era incrinato da una parte prima di scivolare per terra e singhiozzare silenziosamente.
 
 
 

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Capitolo 24
*** Pace ***


La domenica fu trascorsa a casa in un silenzio quasi assordante. Quasi tutta la famiglia era venuta a conoscenza del motivo che aveva spinto Federico ad andare da loro e, per questo, il loro telefono di casa squillava in continuazione, tanto che Fulvia fu costretta a prendere il controllo della situazione. Il ragazzo provava a comportarsi normalmente ma ora tutti sapevano a cosa era dovuti quei grandi occhi tristi. Letizia aveva avuto un incidente stradale mentre stava tornando da lavoro che le era stato fatale; di suo figlio considerato minorenne dalla legge e quindi incapace di badare a se stesso, non c’era nessuno che potesse occuparsene. Lei era figlia unica, suo padre era morto quando era bambina e sua madre soffriva di demenza senile che l’aveva portata a dover essere trasferita in una casa di cura adeguata.
<< Che ne sarà di me? >> chiese Federico guardando la donna mentre erano a pranzo.
Fulvia si fermò e prima di rispondere guardò i visi delle sue figlie.
Cosa sarebbe successo se fosse capitato a me?, si domandò involontariamente fermandosi a fissare Serena che era la più piccola. Aveva solo dieci anni.
<< Credo che la cosa ritenuta più opportuna da qualunque tribunale sia che la tua custodia venga affidata a vostro padre >> rispose infine sapendo bene cosa avrebbe comportato.
<< Non voglio andare con lui, ci sarà pure un’altra soluzione! >>.
<< Non sono un avvocato, Fede. Molti dettagli tecnici non li conosco. Domani chiameremo un buon avvocato e ci faremo consigliare su come procedere, va bene? >>.
Aspettò di vederlo annuire prima di riprendere a mangiare mentre Eleonora non smetteva di fissarla. Da quando usava quel tono così dolce con lui? Aveva esagerato, era vero, ma era altrettanto vero che Fulvia non era sua madre. Involontariamente strinse forte la forchetta che stava usando e, nell’alzare lo sguardo, incontrò quello di Claudia. Anche se la storia di Federico aveva fatto passare in secondo piano il loro litigio, sua sorella era ancora arrabbiata con lei per la bugia del giorno prima. Ma con quale coraggio poteva dirle la verità? E se non l’avesse accettata? E se l’avesse detto poi a sua madre? Non era ancora pronta a tutto quello. Riabbassò lo sguardo sul piatto ancora pieno.
<< Perché non vieni a vivere con noi? >> chiese innocentemente Serena.
Federico guardò per un attimo la bambina che aveva parlato e subito dopo Fulvia. Nei suoi occhi si accese una tenue luce di speranza. Non gli sarebbe dispiaciuto se fosse accaduto davvero. Anche se non aveva mai vissuto in quella casa per lunghi periodi, l’idea di poter far parte di qualcosa gli piaceva molto. Sua madre, prima di morire, gli aveva fatto promettere che ce l’avrebbe messa tutta per cercare un posto nuovo da definire casa, in cui si trovasse bene e il suo primo pensiero fu che forse con le sue sorelle non sarebbe stato male. Invece Eleonora si stava dimostrando, al contrario delle altre, un muro ostinato e restio a qualunque tipo di dibattito o conversazione. Era lei, quella che lo preoccupava di più. Sotto quella maschera di brava ragazza che si era costruita in cui andava tutto bene ed era apprezzata e ammirata per i suoi voti scolastici, si nascondeva un lato che nessuno conosceva, un qualcosa nel suo cuore che la portava a disprezzare e tenere lontano da sé chiunque potesse scoprirla. Non c’era voluto molto per lui a comprendere che non era tutto come appariva e il fatto che il suo migliore amico fosse un tipo come Davide Molarte, la diceva lunga in proposito. Un ragazzo vuoto, privo di qualsiasi tipo di progetti futuri, dedito unicamente al piacere imminente e temporaneo, che non avrebbe capito mai veramente la sorella maggiore. Per questo Eleonora l’aveva scelto, sapeva che non avrebbe scavato nella profondità del suo animo. Alzò lo sguardo sulla sua figura per un momento, approfittando che tutti gli occhi fossero puntati sulla donna, e contemplò quella somiglianza cui spesso erano stati accomunati. Potenzialmente aveva avuto ogni cosa desiderasse ma ciò che le era veramente mancato era l’affetto dei genitori. Fulvia era una brava signora ma aveva svolto soprattutto con Eleonora il ruolo di madre con poco entusiasmo e poca presenza mentre Augusto…lui si era comportato allo stesso modo con tutti i suoi figli, con scarso interesse. La sorella era stata relegata dai nonni e probabilmente questa cosa doveva averla fatta soffrire parecchio. Non doveva essere stato semplice accettare il rifiuto di entrambi. Letizia, invece, aveva dedicato anima e corpo per suo figlio e, anche se non avevano mai navigato nell’oro, non si era mai lamentato di nulla. Sua madre lo aveva fatto crescere con dei sani valori, senza troppi grilli per la testa, facendogli comprendere l’importanza delle cose. Erano questi suoi insegnamenti che custodiva gelosamente. Tornò a concentrare la sua attenzione su Fulvia aspettando che dicesse qualcosa. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente il dubbio e l’incertezza che l’attanagliavano. Federico non era suo figlio eppure faceva parte della famiglia, la situazione non era delle migliori ma non voleva limitarsi a dargli una pacca sulla spalla augurandogli buona fortuna. Lo faceva anche per Letizia.
<< Vedremo >> si limitò a dire cercando di mettere fine a quella conversazione.
Finirono di mangiare in silenzio ed Eleonora appena poté si rifugiò nella sua stanza. Martina da quella mattina aveva provato a chiamarla cinque volte mentre Davide nemmeno una. Avendo scoperto la sua bugia, immaginava fosse arrabbiato con lei ma ci avrebbe pensato in un altro momento. Ora aveva bisogno di sentire la ragazza. Non le aveva mai risposto perché la scoperta di quella notte l’aveva abbastanza scioccata e non voleva che Martina avvertisse il suo malumore. Dovette attendere un solo squillo prima di sentire la sua voce.
<< Ciao >> disse la più grande non sapendo bene come scusare il silenzio della mattinata.
<< Ciao, tutto bene? >> le domandò l’altra con una nota di preoccupazione nella voce.
<< Abbastanza >> mormorò Eleonora con poco entusiasmo.
<< E’ successo qualcosa? >>.
<< No…tutto okay più o meno… >>.
<< Ehi >> disse Martina << Perché non passi da me? Stiamo un po’ insieme, ti va? I miei oggi pomeriggio vanno a quel grande centro commerciale…non ricordo il nome… >>.
<< Panorama >> precisò Eleonora capendo a cosa si stesse riferendo.
<< Allora, ti aspetto? >>.
La diciottenne rimase tentennante per qualche secondo prima di accettare.
 
Martina intuì che fosse successo qualcosa fin dalla prima occhiata che le lanciò. Eleonora era ancora sulla soglia della porta quando i loro sguardi s’incrociarono. La più grande le porse un sorriso poco convinto che spinse l’altra ad avvicinarsi per accarezzarle una guancia.
<< Ehi… >> mormorò dopo averle dato un bacio a fior di labbra << …è accaduto qualcosa? >>.
La ragazza dai capelli chiari non rispose limitandosi ad assaporare quel calore che si espandeva nel suo corpo ogni volta che era vicina a Martina.
<< Si…si tratta di…Davide? >> chiese con timore la più piccola temendo che la sua ragazza avesse avuto un diverbio con l’amico.
Eleonora scosse il capo avvertendo appena la mancanza del ragazzo. L’altra allora la prese per mano conducendola nella sua stanza e la fece sedere sul letto. Quel suo strano comportamento la stava facendo preoccupare non poco. Vederla poi così docile, non aiutava la situazione. Le si mise davanti accarezzandole una ciocca di capelli biondi che le era caduta sulla fronte. La più grande alzò gli occhi su di lei e il suo sguardo era preoccupato, quasi angosciato. Martina la abbracciò stringendola contro di sé mentre cercava le parole giuste affinché Eleonora si aprisse con lei. Con la punta delle dita le sfiorò il viso e finalmente, dopo qualche attimo, sentì che si stava rilassando. Le sorrise gentilmente osservando le sue labbra.
<< Scusa >> disse infine la maggiore con un filo di voce.
<< Non scusarti mai con me >> le rispose Martina toccandole delicatamente le labbra << Voglio solo che tu stia bene >>.
<< Sto meglio >> fece Eleonora provando ad alzarsi.
Ma la presa ferma dell’altra glielo impedì.
<< Perché non ti confidi con me? E’ così difficile farlo? >>.
La più grande la fissò intensamente prima di annuire. C’era stata un’unica persona con la quale si confidava ma era andata via otto anni prima, ora abitava a Los Angeles. Nemmeno a Davide faceva delle confidenze troppo private e il ragazzo non era mai parso molto interessato a scoprirle. Fece un respiro profondo pensando che l’altra ragazza non le avrebbe porto quelle domande se non si fosse preoccupata per lei. Quella frase le ronzò in testa per diverso tempo. Qualcuno che si preoccupava per lei; pareva bello, soprattutto se quella persona era Martina. Sorrise involontariamente e per la prima volta da quando a casa era scoppiata quella bomba. A quel gesto, la più piccola la baciò con trasporto felice di essere riuscita a strapparle la piccola espressione.
<< Ricordi quel pomeriggio a casa di mia nonna in cui scopristi che ho un fratello? >>.
Martina annuì senza smettere di guardarla negli occhi.
<< Beh, Federico è qui >> disse prima di raccontarle quello che era successo.
<< Ele >> fece la più piccola quando ebbe terminato di parlare << Ma perché lo odi così tanto? Non deve essere stato facile per lui crescere sapendo di essere solo uno sbaglio >>.
Erano stese l’una vicina all’altra sul letto, i loro corpi si sfioravano in continuazione ma non era l’eccitazione in quel momento a governarli. Era semplice desiderio di vicinanza, di sentirsi unite, di condivisione. Martina le accarezzò il viso senza smettere di stringerle la mano mentre Eleonora faceva un respiro profondo. Quello che le stava per dire, non era mai uscito dalla sua testa.
<< Anch’io sono uno sbaglio >> rispose abbassando gli occhi sulle loro dita intrecciate << I miei si sono sposati dopo aver scoperto che mia madre era incinta. Mio nonno li ha convinti a farlo >> alzò timidamente lo sguardo verso la ragazza per poi tornare a fissare nuovamente le mani << Nostro padre è stato bravo solo a crearci ma, al contrario di me, almeno lui ha avuto una mamma. Io…io sono cresciuta con i miei nonni e, ti giuro Marty, adoro mia nonna e adoravo mio nonno per tutto quello che hanno fatto per me ma…anch’io avrei tanto voluto una persona che mi volesse bene come gliene voleva Letizia. I miei nonni hanno fatto le notti in ospedale quando sono stata operata alla milza, quando stavo male, erano accanto a me anche quando avevo una semplice febbre; non c’era mia madre. Federico ha subito il disinteresse di mio padre, io di entrambi >>.
A quelle parole, Martina la abbracciò forte comprendendo quanto si fosse dovuta sentire sola in quegli anni Eleonora. E aveva riversato il suo odio verso coloro che avevano ciò che lei bramava ma che non poteva avere, in quel caso Federico. Sotto quella corazza di freddezza che si era creata, si celava una bambina che cercava di capire la parola affetto. La baciò con calore comprendendo che la presenza dei nonni era stata un dolce palliativo che non aveva però potuto sostituire completamente la presenza dei genitori.
<< Io sono qui, Ele >> le sussurrò baciandole una tempia << Sono qui per te >> la sentì fremere tra le sue braccia << Non me ne andrò mai >>.
Eleonora la fissò per accertarsi che quelle parole fossero vere. Nessuno gliele aveva mai dette. Erano belle e le infondevano un senso di rassicurazione che non le era mai capitato di sentire.
Tutto questo mi accade solo con te, pensò stringendosi ulteriormente a lei e nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e il braccio. Martina rimase stupita dal quel suo lato estremamente fragile che le stava mostrando. Chiuse gli occhi e li riaprì per essere sicura che fosse reale. Con le dita iniziò ad accarezzarle il collo finché non sentì che si stava rilassando. Non aggiunse altre parole a quelle dette precedentemente.
<< Scusa >> disse infine la più grande con timidezza << Non avrei… >>.
L’altra le sfiorò il naso col suo mostrandole un sorriso mentre la faceva tacere.
Ti farò scoprire cosa vuol dire essere amati.
<< Ti voglio bene >> rispose semplicemente.
Anch’io, si disse Eleonora ma non riuscì a dare sfogo al suo pensiero.
 
La partita era finita con la vittoria della sua squadra ma si sentiva lo stesso amareggiato. Eleonora non era andata a vederlo giocare, quella era la prima volta che mancava. Di solito era sempre in prima fila a spronarlo urlando o a lanciare parole poco gradite agli avversari. Invece poche ore fa, tutto era stato silenzioso dal suo solito posto. Era strano non averla vicina, non sentire la sua voce, i suoi incoraggiamenti.
Ma dove sei?, si domandò dando un pugno contro il suo armadietto, Possibile che Federico sia più importante di me? Perché? Sono io il tuo migliore amico.
Il resto della squadra lo guardò per un attimo con aria interrogativa prima di tornare alle proprie faccende. Davide si asciugò, si vestì e salutò gli amici. Ogni volta che vinceva, con Eleonora andava sempre a festeggiare e dopo facevano dell’ottimo sesso in macchina o a casa. Ora non sarebbe stato possibile.
Dannazione!, pensò con rabbia sentendo la gelosia strisciargli dentro, Perché non sei qui?
Si mise il borsone sulla spalla destra uscendo.
<< Ehi, sei stato veloce >> disse Lavinia allontanandosi dal muro dove era appoggiata.
Il ragazzo si voltò nella sua direzione e le sorrise, felice di vederla.
<< Ehi >> rispose a sua volta osservandola << Non credevo che mi avessi aspettato >>.
Aveva scambiato poche parole con l’amica subito dopo la fine della partita e poi si era diretto agli spogliatoi.
Lavinia gli si avvicinò poggiandogli una mano sul petto. Un brivido percorse Davide. Si sorrisero ancora.
<< Non vedo perché non avrei dovuto farlo >> gli sussurrò prima di alzarsi sulle punte per baciarlo.
Per quei pochi istanti, Eleonora e tutto il resto persero d’importanza nella mente del ragazzo. C’era solo il bacio di Lavinia ed era bellissimo. Con il braccio sinistro le circondò la vita stringendola maggiormente a sé.
<< Ti va di fare un giro o sei troppo stanco? >>.
 
<< Sicura che i tuoi non ci siano? >>.
<< Sono andati a trovare i miei nonni a Napoli, tornano domani >> spiegò Lavinia aprendo la porta di casa.
Davide era stato poche volte da lei, forse tre nel corso dei cinque anni di liceo; aveva frequentato maggiormente la casa di Eleonora e ogni tanto quella di qualche altro amico. Quando si riunivano per studiare, spesso erano lui e l’amica, che avevano una casa grande, a ospitare tutti. Lavinia viveva in un piccolo appartamento all’ultimo piano da cui si godeva di una fantastica vista del porto. Il ragazzo guardò il paesaggio buio che si vedeva dal balcone della sua stanza e subito dopo Lavinia. Si sorrisero mentre lei gli faceva cenno di sedersi sul letto e gli si avvicinava. Davide si passò una mano tra i ricci pensando che quando era in compagnia della ragazza riusciva a non pensare ad Eleonora. L’amica improvvisamente smetteva di essere importante e veniva relegata al secondo posto. Era una bella sensazione. Il profumo dell’altra lo investì facendogli provare un brivido. Allungò una mano verso quel corpo bellissimo e lo accarezzò lentamente. Lavinia lo lasciò fare socchiudendo gli occhi. Alcuni brividi le attraversarono il corpo. Erano soli nella sua stanza e Davide era completamente dedito a lei. quante volte aveva immaginato che fosse così! Che non ci fosse nessuna Eleonora con cui scherzare in continuazione, che fosse totalmente preso dalla sua presenza. Ancor prima di rendersene conto, si ritrovò stesa sotto di lui. Fremette per il piacere che stava provando. Le mani del ragazzo percorrevano il suo petto con lentezza infinita e sentiva le ginocchia premere contro i suoi fianchi. Davide le sollevò la maglietta senza smettere di fissarla, come ipnotizzato dai suoi grandi occhi azzurri e le sbottonò il reggiseno per avere campo libero. Lavinia si sentiva accaldata, mai si era spinta così oltre con un ragazzo, mai nessuno l’aveva fatta sentire in quel modo. Avvertì l’eccitazione del ragazzo tra le gambe e se ne compiacque. Non era l’unica che stava provando piacere. Chiuse gli occhi lasciandosi andare a un gemito nel momento i cui l’altro iniziò a sfiorare con la lingua i suoi capezzoli. Li sentiva diventare sempre più duri sotto le sue mani esperte, le pareva di essere sul punto di esplodere. Davide si sbottonò la camicia e aprì la cerniera dei jeans.
<< Davide…io… >> mormorò Lavinia diventando rossa in viso e comprendendo che non sarebbero tornati indietro << Io…non l’ho mai fatto… >>.
Per un attimo cadde il silenzio tra i due; poi il ragazzo le sorrise accarezzandole il viso.
<< Sarò delicato, te lo prometto >>.
 
Quando Eleonora rincasò, non aveva per nulla voglia di cenare. Si diresse in camera sua con la scusa di un forte mal di testa senza degnarsi di ascoltare quello che le stava dicendo sua madre. La sua mente e il suo cuore erano ancora ricolmi dell’affetto e delle parole di Martina; così vere, così sincere. Sentiva di amarla, di provare qualcosa che andava al di là della semplice amicizia, di volerla sempre al suo fianco. Se i suoi sentimenti erano leali, allora perché la sua famiglia non li avrebbe accettati? Perché non si sarebbero degnati di guardare oltre i loro corpi per scoprire ciò che veramente le univa? Quei pensieri le misero una strana ansia addosso e non si accorse della presenza del fratello. Lo urtò involontariamente mentre saliva le scale e nell’incontrare i suoi occhi azzurri, si ricordò della grave perdita che lo aveva colpito.
<< Ciao >> disse Federico distogliendo lo sguardo riprendendo a scendere.
<< Mi dispiace per tua madre >> fece Eleonora in soffio sentendolo passarle accanto.
Il ragazzo si fermò di colpo due gradini più in basso e si voltò verso la sorella. Qualunque cosa le fosse successa nel pomeriggio, ovunque avesse trascorso il suo tempo, le aveva fatto bene. Allungò una mano verso di lei. La ragazza la fissò per qualche secondo interdetta; poi gliela strinse. Avevano appena suggellato una pace.
 
Sembrava una delle tante mattinate d’inverno. Non pioveva ma le nuvole si addensavano in cielo con cattive intenzioni. Eleonora sospirò guardando fuori dalla finestra del bagno prima di uscire.
<< Pulce, sei pronta? >> domandò mentre si infilava le scarpe.
<< Sì, devo prendere lo zaino! >> urlò Serena dalla sua stanza.
<< Forza, così non becchiamo la pioggia >>.
Il suo sguardo cadde sul fratello che aveva appena terminato di fare colazione e si ritrovò a pensare che, se fosse vissuto con loro, avrebbe avuto bisogno di una stanza. Quella riflessione la fece ritrovare alquanto sorpresa, non avrebbe mai immaginato che si sarebbe ritrovata a farla. Erano tante, però, le cose che invece aveva fatto da quando c’era Martina nella sua vita. Sorrise nell’attimo in cui il viso della ragazza si affacciò nella sua mente e subito dopo arrossì nel notare che Federico la stava fissando con una sorta di dolcezza nello sguardo.
<< Sono prontissima! >> esclamò Serena scendendo le scale a due a due.
<< Bene >> rispose Eleonora voltandosi e lanciandole le chiavi del motorino << Allora sbrighiamoci >>.
Serena si avvicinò al fratello e gli diede un bacio per salutarlo.
<< Ciao piccola >> fece Federico strizzandole l’occhio << Ciao Ele >>.
<< Vedrai, andrà tutto bene! >> quasi urlò la sorellina allegramente.
<< Ciao >> rispose la più grande sulla soglia della porta << Fede >>.
 
Avvertì che c’era qualcosa di strano fin dal momento in cui vide arrivare Davide e Lavinia a scuola insieme. Li fissò sorpresa per un breve istante prima che l’amica, dopo essersi tolta il casco, le fece un cenno di saluto con la mano avvicinandosi.
<< Buongiorno! >> salutò con un grande sorriso.
Eleonora la guardò leggermente stranita. Era radiosa, cosa poteva esserle successo?
<< Ottimo umore stamattina? È quello che ci vorrebbe di lunedì mattina >> affermò mettendosi lo zaino su una sola spalla << Ciao Da >>.
<< Ciao >> rispose seccamente al saluto il ragazzo.
Non faceva nulla per nascondere il fatto che ce l’avesse con lei.
<< Com’è andata la partita? >> chiese Eleonora passandosi una mano tra i capelli e salendo le scale dell’istituto.
<< Benissimo! >> fece al posto di Davide Lavinia << Ha segnato due goal! >>.
L’altra ragazza sorrise appena.
<< Complimenti >>.
<< Grazie >>.
Il suo tono era freddo e distaccato, non aveva digerito la bugia che gli aveva propinato ma al tempo stesso non le aveva fatto alcuna domanda. Sicuramente stava aspettando di rimanere solo con lei.
<< Ehi, non credere di potertela scampare tu! >> esclamò ridendo Lavinia puntando contro Eleonora l’indice << Con chi sei uscita sabato sera? >>.
A quella domanda, la ragazza dai capelli biondi avrebbe voluto sprofondare in una voragine. Il cuore le saltò in gola mentre avvertiva distintamente lo sguardo di Davide sulla sua figura. Provò ad apparire a suo agio ma non ci riuscì molto bene. Stava per inventarsi qualcosa, quando l’arrivo della sua professoressa di geografia astronomia la salvò.
 
 

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Capitolo 25
*** Scoprire ma restare in silenzio ***


Si era alzata in piedi al suono della campanella pronta ad allontanarsi, quando Davide la prese per un braccio bloccandola. Eleonora lo guardò per un solo attimo prima di liberarsi in malo modo dalla sua stretta.
<< Adesso mi dici che cazzo sta succedendo >> fece il ragazzo a denti stretti.
Voglio andare da Martina!, urlò la mente dell’amica che non avrebbe resistito oltre lontano dalla sua voce e dalla sua figura.
<< Niente >> mentì Eleonora tenendo gli occhi bassi.
<< Senti >> iniziò Davide passandosi una mano tra i ricci e alzando lo sguardo << Non ho nessuna voglia di litigare quindi dimmi questa fottuta verità! >>.
Sto con una ragazza!, avrebbe voluto gridare l’altra, E penso di essere finalmente innamorata.
<< E’…è morta la madre di Federico, Letizia >> mormorò invece.
L’amico inarcò il sopracciglio.
<< Quindi? >> domandò semplicemente.
Eleonora alzò gli occhi di scatto su di lui stordita da quell’unica parola. Come poteva essere così insensibile?
<< Hai…hai capito cosa ti ho detto? >> chiese << E’ morta la madre di mio fratello! >>.
Davide restò stupito dall’appellativo usato per Federico e continuò a guardarla senza comprendere.
<< A me del tuo stupido fratellastro non importa nulla, ti ho chiesto che diavolo di fine hai fatto in questi due giorni! >>.
<< Federico non è stupido ed è mio fratello, stronzo! >> tuonò la ragazza facendo voltare nella loro direzione molti loro compagni di classe.
Si fissarono ancora per un secondo prima che Eleonora uscisse dall’aula. Lavinia si avvicinò immediatamente a Davide e gli sfiorò appena la mano. Non aveva sentito tutta la conversazione ma dall’ultima frase ne aveva dedotto in parte il contenuto.
<< Ehi >> gli disse sottovoce << Ti avevo detto che non era carino chiamarlo fratellastro >>.
Nonostante stesse ribollendo di rabbia, Davide abbozzò un sorriso nel guardare il volto della ragazza. Non aveva dimenticato quanto fosse stata meravigliosa la sera precedente. Nei suoi grandi occhi azzurri poteva vedere che per lei era stato lo stesso. Andare a letto con Lavinia era stata un’esperienza diversa da quella fatta con Eleonora, aveva una diversa consapevolezza del suo corpo e di come muoversi. Ricordava che la sua migliore amica aveva versato lacrime la prima volta; inesperti com’erano a quindici anni, lui si era ritrovato a spingere con forza senza preoccuparsi dell’altra completamente avvolto dal piacere del momento. Con Lavinia, invece, era stato calmo, dolce; le aveva dato modo di adattarsi progressivamente a quello che stavano facendo e un unico gemito di dolore le era sfuggito. Era stato delicato perché desiderava non farle male.
<< Provo a parlarle io, okay? >> continuò la ragazza facendo intrecciare le loro dita in un gesto spontaneo.
Davide annuì alzando lo sguardo oltre la sua spalla. Di Eleonora nemmeno l’ombra.
 
Martina aveva visto Eleonora correre fuori dalla sua aula più veloce di una scheggia. La campanella dell’intervallo era ormai suonata da qualche minuto e lei la stava aspettando in corridoio. Nel vederla camminare in quel modo, la chiamò ma, non ricevendo risposta, si affrettò a seguirla.
<< Eleonora! >> urlò per la seconda volta mentre scendeva la seconda rampa di scale.
La più grande si voltò un solo istante prima di proseguire.
<< Ma dove vai? Che è successo? >>.
Non ebbe risposta, la ragazza si limitava a proseguire per la sua strada fermandosi solo quando ebbe raggiunto la palestra deserta. La più piccola rallentò il passo fino a camminare normalmente osservandola. Eleonora le dava le spalle ma era cosciente della sua presenza.
<< Ehi… >> mormorò appena avvicinandosi alla sua figura.
<< Ehi >> ripeté l’altra senza voltarsi.
Sussultò nel sentire la mano di Martina posarsi delicatamente sul suo fianco e spostarsi fino ad avvolgere la sua vita con l’intero braccio.
<< Brutta giornata? >>.
<< Ho…ho litigato con Davide su Federico… >>.
Idiota, avrebbe voluto rispondere la ragazza dai capelli rossi.
<< Sei arrabbiata? >>.
Eleonora si ritrovò a sorridere nel sentire la sua voce così sottile e chinò il capo.
<< Sì >> rispose infine << Con lui >>.
Lentamente Martina la fece voltare e finalmente si guardarono negli occhi. Le accarezzò una guancia scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la baciò. Era da quando si era svegliata che desiderava farlo, aveva atteso impaziente l’intervallo e ora nessuno poteva toglierle quel diritto; nemmeno Davide.
<< Meglio? >> le bisbigliò subito dopo accostando le labbra al padiglione auricolare dell’altra ragazza.
<< Sei fantastica, bimba >> disse semplicemente Eleonora prendendo questa volta lei l’iniziativa e facendo congiungere nuovamente i loro sapori.
Nessuna delle due si era accorta di una terza persona che le stava osservando con sguardo sorpreso.
 
Lavinia stava salendo le scale a due a due sconvolta da quello che aveva appena visto. Eleonora che baciava un’altra ragazza. Assurdo. Se glielo avessero detto, si sarebbe messa a ridere di gusto. Ai suoi occhi l’amica era la ragazza più etero che conoscesse, cosa le era successo per spingersi a fare una cosa del genere? Ancora stentava a crederlo. Ora si spiegava i suoi improvvisi silenzi e le sue sparizioni. Probabilmente era proprio con quella persona che aveva trascorso il sabato sera ignorando le chiamate di Davide. Quel pensiero la fece ribollire di rabbia. Si stava prendendo gioco di loro, soprattutto dell’amico di cui era perdutamente innamorata.
<< Trovata? >> le domandò il ragazzo vedendola arrivare.
Per un lungo secondo lei valutò se rivelargli o meno quello che aveva scoperto. Se gliene avesse parlato, cosa sarebbe accaduto? Sarebbe corso da Eleonora. La paura di perderlo fu più forte del resto e scelse velocemente.
<< No >> mentì sorridendogli e passandogli una mano lungo la guancia << Non ho idea di dove sia >>.
 
Lei e Davide non si erano scambiati una parola da quando l’intervallo era terminato. Il pensiero delle parole del ragazzo le faceva venire la nausea. Loro erano amici, come poteva averle detto davvero che non gli interessava nulla di suo fratello? Improvvisamente si ricordò di come Martina le avesse più volte detto di non dare ascolto a ciò che diceva Davide ma di ragionare con la sua testa e Veronica Suena lo aveva considerato semplicemente un violento. Lo guardò prendere svogliatamente appunti e sottolineare qualcosa dal libro prima di tornare a fissare la lavagna. Le sue parole erano state impressionantemente fredde e distaccate, mai avrebbe pensato di sentirgliele pronunciare. Era vero, lei aveva fatto la stronza ignorandolo per due giorni ma questo lo giustificava dal parlare così di Federico e della perdita che aveva subito? Era davvero egoista come le era stato detto? Era l’unica a non essersi accorta della realtà? Si passò nervosamente le dita tra i capelli infuriata da quelle osservazioni, non accettava di essere stata così cieca. Distrattamente gli occhi le caddero sulla figura di Lavinia, un paio di banchi più lontana dal suo e si domandò cosa le fosse accaduto. Quella mattina era radiosa mentre subito dopo l’intervallo, quando era tornata dalla palestra, aveva trovato il suo sguardo torvo.
Mai una gioia, pensò mentre segnava le pagine da studiare per il giorno seguente e ascoltava la loro insegnante preannunciare un’interrogazione generale per il giorno seguente.
Pochi istanti dopo, la campanella suonò. Davide e Lavinia si affiancarono quasi subito iniziando a uscire dall’aula e dall’edificio lasciando Eleonora leggermente in disparte. La ragazza li osservò parlarsi sottovoce e scambiarsi battute che dovevano essere divertenti visto che ne ridevano ma fu quasi contenta di non essere stata resa partecipe. Quel vortice di bugie in cui veniva catapultata quando era con loro, iniziava a far sentire i primi malesseri. Malesseri che non provava quando era in compagnia di Martina. Si ritrovò fuori l’edificio a salutare amici che andavano via ancor prima di rendersene veramente conto. Davide e l’altra ragazza erano fermi a pochi metri di distanza e chiacchieravano con un gruppo di persone di un’altra classe. Lei si guardò intorno cercando colei che le aveva rapito il cuore e invece i suoi occhi si soffermarono su una ragazza appoggiata allo sportello di una macchina nera. Li sgranò per la sorpresa.
Possibile che sia davvero lei?, si domandò mentre il resto del mondo smetteva di esistere in quel momento.
La ragazza che stava fissando le porse un sorriso che le fece scacciare ogni dubbio. Senza prendere coscienza piena di quello che stava facendo, le corse incontro iniziando a ridere.
<< Chiara! >> esclamò quando l’ebbe abbracciata, segno che non stesse sognando tutto << Che cosa diavolo ci fai qui? >>.
L’altra scoppiò a ridere mentre riponeva dietro l’orecchio una ciocca di capelli scuri.
<< Sono contenta anch’io di rivederti, Eleonora >> rispose abbracciandola nuovamente << Sono arrivata ieri sera >>.
<< Sono contentissima che tu sia qui! >> esclamò la ragazza dai capelli chiari con occhi ridenti.
<< Ehi, ciao Chiara >> fece Davide dopo averla notata parlare con l’amica e avvicinandosi.
Le due si voltarono e Chiara sorrise anche al ragazzo.
<< Ciao Davide, cavolo quanto sei bello! >>.
L’altro le strizzò l’occhio con complicità.
<< Quando sei arrivata? >>.
<< Ieri, infatti sono un po’ stanca >>.
<< Come mai sei tornata? >> chiese Eleonora.
Chiara la guardò scuotendo leggermente il capo. Con quel solo gesto, l’amica comprese che ne avrebbero discusso in un altro luogo. Si sorrisero con aria complice.
<< Io devo andare adesso >> fece Davide << Spero di rivederti di nuovo in un altro momento. Quanto ti fermi? >>.
<< Non lo so ancora >> rispose la ragazza << Qualche giorno sicuramente >>.
<< Bene allora a presto! >> esclamò allontanandosi e tornando da Lavinia che era rimasta in disparte.
<< Tutto okay con lui? >> domandò immediatamente Chiara notando che non si fossero salutati.
Questa volta toccò ad Eleonora farle capire che ne avrebbero parlato in un altro momento.
<< Non mi sembra vero che tu sia davvero qui! >>.
L’amica scoppiò nuovamente a ridere e le prese una mano intrecciando le loro dita.
<< Anche tu mi sei mancata un casino >> rispose interpretando le sue parole << Non ci vediamo da quando? Due anni? >>.
<< Sì >> asserì la ragazza dai capelli chiari << Da quella volta che venni a Los Angeles da te >>.
<< Tutte le volte che ci sentivamo via Skype, non ho fatto altro che ripeterti che puoi venire da me quando vuoi! >>.
<< Lo so >> fece Eleonora abbassando lo sguardo con una nota malinconica nella voce.
L’estate in cui era andata a trovare l’amica in America per quasi due mesi, era stato uno dei periodi estivi più belli che ricordasse. Si era divertita tanto con lei.
<< Ehi >> disse Chiara che non aveva intenzione di metterle tristezza << Mangiamo insieme, ti va? >>.
L’altra sorrise di cuore come non aveva mai fatto nell’ultimo periodo e si dimenticò completamente di Martina.
<< Devo prendere Serena a scuola >>.
<< Andiamo, allora! >>.
La ragazza più alta si voltò per aprire la portiera della sua auto e nel farlo, si accorse di un paio d’occhi verdi che la stavano osservando poco distanti dalla scuola. La guardò a sua volta senza sapere chi fosse e per quale motivo lo stesse facendo così duramente. L’attimo dopo comprese che poteva non essere indirizzato a lei ma alla sua amica. Si girò velocemente verso Eleonora, che aveva preso posto accanto al guidatore, pensando che c’erano parecchie cose doveva dirle.
 
Si ritrovò a stringere i pugni per la rabbia ancor prima di rendersene conto. Lo fece in modo così forte e veloce da farsi sanguinare i palmi con le unghie. Era ancora fuori la scuola, ormai deserta, incapace di muoversi. Aveva appena visto Eleonora andare via con una sconosciuta senza nemmeno degnarla di una sola occhiata. Una ragazza che, purtroppo, era bellissima. Aveva incrociato il suo sguardo una sola volta capendo immediatamente che non avrebbe potuto neanche lontanamente reggere in confronto. Alta, magra, lunghi capelli neri che le scendevano fino sopra il sedere, due occhi più scuri di una notte senza luna e un volto dolcissimo. Non l’aveva mai vista a scuola, eppure Eleonora doveva conoscerla molto bene a giudicare dalla confidenza che avevano. Una cosa che non aveva nemmeno con lei. Anche Davide la conosceva, anche se non si era lasciato andare alle stesse manifestazioni di gioia dell’amica. E ora erano andate via insieme. Dove erano? Perché Eleonora si era dimenticata di lei? Come aveva potuto farlo? Era così importante questa ragazza da far passare in secondo piano il resto? L’immagine di loro due chiuse in macchina che si accarezzavano e scambiavano gesti d’affetto di comune accordo, le fece provare una rabbia incredibile. Non era possibile, la sua ragazza le aveva detto che quella che stava vivendo con lei era la prima esperienza con una persona del suo stesso sesso.
Se mi avesse mentito?, pensò riflettendo sulle tante menzogne che Eleonora rifilava a chiunque, Impossibile, Davide non l’avrebbe permesso.
Doveva esserci un’altra spiegazione, doveva essere così.
Per lo meno lo sperava.
Iniziò a incamminarsi verso casa, quando una macchina si accostò al marciapiede destando la sua attenzione.
<< Ehi, bella riccia! >> disse una voce famigliare salutandola.
Martina alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso nel vedere Valentina. La salutò avvicinandosi alla macchina.
<< Sono appena tornata da un fine settimana rilassante a Roma con Ambra >> affermò la più grande strizzandole l’occhio con aria complice << Novità? Dov’è Eleonora? >>.
<< E’…è andata via… >> mormorò l’altra abbassando lo sguardo.
<< Ehi, tutto okay? Dai, sali. Ti accompagno a casa >>.
La ragazza dai capelli rossi per un attimo solo pensò di rifiutare ma poi accettò. Mise la cintura di sicurezza e Valentina ripartì.
<< Allora? >> la spronò quest’ultima vedendo che Martina non parlava.
La sedicenne inghiottì varie volte mentre si stropicciava il giubbotto che indossava e infine, con le lacrime agli occhi, le raccontò tutto quello che era accaduto in quei giorni. Aveva bisogno che la rassicurasse, che le dicesse che non c’era nulla di cui preoccuparsi affinché quella maledetta vocina smettesse di sussurrarle all’orecchio che Eleonora era solo una falsa. Valentina la ascoltò in silenzio, sentendosi fiera dell’amica per aver fatto finalmente ciò che voleva ma non poté essere d’aiuto a Martina. Non aveva nessuna idea di chi potesse essere la misteriosa ragazza con la quale era andata via l’altra. Non conosceva nessuno di così intimo per lei a parte Davide e sicuramente, vista la descrizione, non poteva essere lui.
<< Vedrai che sicuramente ci sarà una spiegazione per il suo comportamento >> tentò di consolarla nel vedere che stava piangendo.
Le accarezzò il viso asciugandole una lacrima.
<< Quale? Nemmeno tu sai chi sia! >>.
<< Ehi, ragazzina avanti! Non fare così >> Valentina la abbracciò provando a consolarla << Adesso provo a chiamarla, va bene? >>.
Martina annuì tirando su col naso. L’altra allora cercò il suo cellulare per qualche secondo prima di cercare il numero di Eleonora e inserire il vivavoce. Nell’aria si espanse il bip continuo finché non si inserì automaticamente la segreteria telefonica. Valentina spense e guardò la più piccola non sapendo bene cosa dire.
Testa di cazzo!, pensò riflettendo su quanto Martina si stesse dispiacendo per la situazione.
<< Dai, bella riccia >> provò a dire con un mezzo sorriso << Adesso vai a pranzo e non disperarti, okay? >>.
<< Okay >> si limitò a dire l’amica con sguardo triste. Diede un bacio sulla guancia di Valentina per salutarla << A presto Vale >>.
La più grande la osservò entrare nel portone e immediatamente dopo provò a richiamare Eleonora.
Perché, si chiese dopo l’ennesima telefonata andata a vuoto, Non riesci a stare tranquilla, eh Eleonora?

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Capitolo 26
*** Chiara e Letizia ***


<< Mi dispiace per tua nonna >> disse Eleonora sedendosi sul letto della sua stanza dopo che l’amica le ebbe raccontato il motivo del suo arrivo improvviso.
Chiara abbozzò un sorriso sincero prendendo posto accanto a lei e facendo un respiro profondo mentre si stendeva. Erano state a pranzo da lei dove suo padre era rimasto contento di rivedere la ragazza e non aveva smesso nemmeno per un secondo di complimentarsi per quanto fosse cresciuta in quei due anni. Poi erano uscite, Eleonora doveva riprendere il motorino lasciato fuori il liceo e si erano dirette a casa di quest’ultima che era vuota.
<< Non preoccuparti, sta meglio adesso anche se non è ancora fuori pericolo >> rispose voltando la testa nella direzione dell’altra e riferendosi all’infarto che aveva colto l’anziana signora e che aveva costretto figlio e nipote a correre in Italia.
<< Tua nonna è tosta, si rimetterà perfettamente >> fece la ragazza dagli occhi verdi stendendosi anche lei e tenendo il viso sollevato nel palmo della mano.
Chiara le accarezzò una guancia ricordandosi che l’ultima che erano state così vicine corrispondeva a due anni prima.
<< E’ passato troppo tempo da quando ci siamo viste l’ultima volta >> affermò dando sfogo ai suoi pensieri.
<< Già >>.
Eleonora fissò l’altra ragazza in silenzio. Le aveva raccontato a sua volta della situazione famigliare che stava vivendo ed era stato così semplice parlare con Chiara da avere quasi le lacrime agli occhi. La persona che le stava di fronte era la sua migliore amica fin dai tempi della prima elementare. Erano capitate vicine di posto e, dalla prima volta che si parlarono, andarono sempre d’accordo. Nonostante il trasferimento della famiglia della ragazza a Los Angeles per questioni lavorative avvenuto quando avevano dieci anni, le due erano sempre rimaste in contatto ed Eleonora era andata dall’amica a trascorrere l’estate un paio di volte.
<< Allora tuo fratello verrà a vivere qui? >>.
A quella domanda, la ragazza dai capelli chiari si mise a fissare il soffitto.
<< Non lo so >> rispose infine << Mia madre e Federico sono andati a Taranto per risolvere alcune questioni >> aggiunse riferendosi alla telefonata fattale da Fulvia per avvisarla.
Le sue sorelle si sarebbero momentaneamente trasferite a casa degli zii mentre lei poteva fare come meglio credeva. Era abbastanza grande da poter valutare da sola. Le aveva detto che era stato un consiglio dell’avvocato al quale aveva chiesto una consulenza prima che i servizi sociale si attivassero e suo fratello finisse in qualche istituto.
<< Dai, tuo fratello è ganzissimo! Ho visto le sue foto mentre fa windsurf su Facebook! >>.
<< Tu e Federico siete amici su Face? >> chiese Eleonora alzando il sopracciglio destro con aira sorpresa.
<< Certo! E anche le tue sorelle >>.
<< Cioè, tu sei sua amica quando non lo sono neppure io? >>.
Chiara scoppiò in una sonora risata.
<< Perché tu sei la solita testona, Leo! >> esclamò dandole una pacca amichevole sulla spalla << Avete un casino di cose in comune, sai? >>.
<< Ma va, lo dici solo per farmi sentire in colpa! E non chiamarmi così, lo sai che non mi è mai piaciuto! È da maschio! >>.
<< Sai qual è il suo film preferito, Leo? >> continuò l’amica ridendo << Il signore degli anelli! >>.
Eleonora sbuffò.
<< Copione >> fece alzandosi e sedendosi sulla sedia.
L’amica le sorrise tirandosi su per poterla guardare meglio ora che aveva cambiato posto. Fisicamente erano cambiate parecchio entrambe. I loro corpi non erano più quelli di acerbe adolescenti ma parlavano di sensualità femminile. A lei finalmente era cresciuto il seno anche se era più piccolo di quello di Eleonora mentre l’amica si era alzata nonostante non avesse raggiunto Chiara. Erano diventate due ragazze molto belle e apprezzate dai gusti maschili. Chiara Di Biagio sfiorava il metro e settantasei, carnagione scura, magra con lunghi capelli neri che lasciava spesso sciolti e due occhi dal taglio a mandorla. Quando sorrideva, le si formava una simpatica fossetta sul mento. Somigliava molto a sua madre; chiunque le vedesse insieme, lo diceva. L’altra ragazza, invece, aveva una somiglianza incredibile con suo padre.
<< Che si dice oltreoceano? >>.
<< Perché non vieni a scoprirlo di persona dopo la maturità? >> incalzò immediatamente Chiara facendole l’occhiolino.
Anche se Eleonora non glielo aveva mai detto, immaginava perché, nonostante i suoi continui inviti, non fosse più tornata in America. Tutto poteva riassumersi in un’unica parola: Davide. I due ragazzi avevano stretto amicizia dopo la sua partenza e lei ne era stata estremamente contenta ben sapendo quanto fossero unite e quanto fosse stata triste l’amica dopo la sua partenza. Eppure, col trascorrere del tempo, non aveva potuto fare altro che appurare che il ragazzo non fosse la compagnia migliore per la ragazza. Lo aveva capito dal cambiamento che Eleonora aveva iniziato a manifestare, non nei suoi confronti, da quando aveva iniziato a frequentarlo. Non le aveva mai detto niente, l’avrebbe destabilizzata troppo soprattutto perché Davide era stata l’unica persona sulla quale aveva potuto contare quando suo padre andò via una settimana dopo la sua partenza per Los Angeles. Si era aggrappata a quel ragazzo per non scivolare nella solitudine e lui non aspettava altro che lei gli rivolgesse finalmente la parola. Erano stati due abbandoni molto ravvicinati che avrebbero scosso chiunque, soprattutto una bambina di soli dieci anni. Si alzò in piedi stiracchiandosi, e diede un bacio sulla tempia all’amica.
<< Ci penserò >> rispose la ragazza dai capelli chiari accarezzandosi alcune ciocche << Adesso perché non mi parli del fantastico ragazzo che hai acchiappato? >>.
<< Io non ho acchiappato proprio nessuno! >> disse Chiara fintamente offesa per quelle parole.
<< Avanti, su Skype non hai fatto altro che parlarmene! E Ryan di qua, e Ryan di la… >>.
L’amica le lanciò contrò un cuscino per farla tacere ridendo di gusto. Fin da bambine avevano scherzato su qualunque cosa.
 
<< Allora domani vai via >>.
Chiara l’aveva guardata e le aveva sorriso mentre metteva da parte il libro che stava leggendo ad alta voce e si era avvicinata ad una Eleonora bambina che sedeva sul suo letto a gambe incrociate.
<< Sì >> aveva risposto anche se quella appena fatta non era una domanda << Ma non è poi così lontano se ci pensi >>.
Le aveva mostrato la città nella quale si doveva trasferire con la sua famiglia e anche se provava a convincere la bambina e se stessa, sapeva bene che non era vero. Si era seduta vicino a lei iniziando ad accarezzarle i lunghi capelli. A quel gesto, Eleonora aveva iniziato a rilassarsi leggermente stendendosi e poggiando la testa sulle sue ginocchia. Si era guardate negli occhi in silenzio.
<< Adesso ti siederai vicino a Davide? >> aveva chiesto Chiara alludendo ai banchi di scuola.
L’amica era quasi scattata a sedere a quelle parole.
<< Cosa? Perché? >>.
<< Perché resterai sola >> aveva ribattuto l’altra << E Davide vuole sempre sedersi vicino a te >>.
<< Ma è antipatico >> aveva detto prontamente Eleonora incrociando le braccia sul petto << Non mi piace molto >>.
<< Dagli una possibilità, Leo >> aveva risposto in modo sereno Chiara. Non voleva che l’amica restasse sola, era importante che trovasse qualcuno con cui confidarsi << Mi verrai a trovare quando la scuola sarà chiusa? >> aveva domandato subito dopo cambiando argomento.
L’altra bambina aveva annuito energicamente mentre un sorriso le era apparso sul viso.
<< Certo! E tu mi dovrai insegnare bene l’inglese! >>.
Anche Chiara aveva asserito contenta.
<< Amiche per sempre? >> aveva poi chiesto allungando il mignolo verso quello di Eleonora.
<< Per sempre >> aveva ribattuto prontamente quella dai capelli chiari << Nessun oceano potrà separarci! >>.
Per quei pochi minuti in cui ancora erano state insieme, entrambe avevano creduto ciecamente all’illusione della felicità.
 
<< Aspetta, ti faccio vedere una sua foto >> disse Chiara estraendo dal jeans il suo iphone. Nel vederlo, il cuore di Eleonora fece un salto. Si tastò freneticamente le tasche, cercò in quelle del giubbotto e nello zaino non riuscendo però a trovare il suo cellulare.
<< Deve essermi caduto nella tua auto dopo la scuola! >> esclamò voltandosi in direzione dell’amica.
Chiara rise mentre le lanciava le sue chiavi. Correndo, Eleonora si diresse verso la macchina parcheggiata fuori il cancello della sua villetta e quasi non cadde nel cercare di prendere velocemente l’iphone che giaceva per terra.
Martina mi ammazzerà, pensò guardando a chi appartenevano le chiamate perse.
Con sorpresa notò che erano tutte di Valentina e si affrettò a richiamarla pensando che fosse successo qualcosa al suo cavallo.
<< Ma dove cazzo hai il cellulare, Domenghi? >> esclamò la sua amica saltando la fase dei saluti.
<< Agamennone sta bene? >> chiese Eleonora senza soffermarsi sul suo tono.
<< Certo che sta bene, non ti ho telefonato per questo! >>.
<< E allora per cosa? >>.
<< Oh, Domenghi! >> fece Valentina << Mi farai impazzire, me lo sento! >>.
<< Ma di cosa stiamo parlando? >>.
<< Magari della tua fidanzata e del fatto che l’hai lasciata fuori la scuola mentre tu salivi in macchina con una sconosciuta? >>.
Eleonora si ritrovò ad avere il cuore che le batteva in gola e il respiro corto nel sentire quelle parole.
Cazzo, Martina! Ero così presa dall’arrivo di Chiara da dimenticarmi tutto il resto.
<< Un momento, tu come diavolo fai a… >>.
<< Ho incontrato la tua bella. Per la cronaca, sono felice che finalmente tu abbia trovato il coraggio di fare la scelta giusta ma si può sapere in che casino ti stai cacciando? Chi è questa con la quale sei andata via? >>.
<< E’ una mia amica! Non la vedevo da due anni! >> urlò Eleonora avvampando.
<< Afferrato >> rispose l’altra << Se vuoi un consiglio, però, chiama subito Martina. Si starà facendo tutti i film di questo mondo >>.
La ragazza ringraziò e chiuse la conversazione per poter chiamare la più piccola.
Cazzo, rispondi, pensò mentre il cellulare squillava a vuoto e lei si mordeva nervosamente le unghie.
<< Ehi, trovato? >> chiese Chiara apparendo alle sue spalle << A chi chiami? Davide? >>.
Nel sentire quel nome per poco non le sfuggì il cellulare di mano. Sorrise per non far notare il suo improvviso imbarazzo e attaccò velocemente mentre abbassava lo sguardo. L’amico non era ancora stato nominato da quando lo avevano salutato fuori la scuola.
<< E’ tutto okay con lui? >>.
Eleonora scosse leggermente il capo turbata da tutto quello che le stava accadendo. Strinse con così tanta forza il suo iphone da far diventare bianche le nocche. Chiara la abbracciò senza aggiungere altro sull’argomento e quella stretta familiare e allo stesso tempo cronologicamente lontana, le scaldò il cuore. Come aveva potuto lasciare che trascorressero anni dal loro ultimo incontro? Davide, era stata colpa sua. Ricordava bene come era stato contrariato al suo ritorno dal fatto che fosse stata via tutto quel tempo. L’aveva accusata di egoismo e lei, per timore di perderlo, aveva rinunciato ad andare in America limitandosi a sentire l’amica tramite mail o sui social network. Aveva fatto una scelta, ma quanto era stata dolorosa! Solo ora ne rendeva conto.
<< Ti va un tè coi biscotti? >> continuò la ragazza più alta dopo aver controllato l’ora.
L’amica si sciolse dal suo abbraccio e si allontanò di un passo da lei per poterla guardare negli occhi.
<< Chiara >> iniziò comprendendo di non poter più continuare a nascondersi. Doveva parlarne con qualcuno, almeno con lei. Era sicura che non l’avrebbe giudicata << Devo dirti una cosa molto importante >>.
 
Federico guardò di sfuggita Fulvia prima di tornare a concentrarsi sulla lettura del suo fumetto preferito. Da quando erano partiti alla volta di Taranto, la donna non aveva detto una parola. Sospirò una sola volta dopo aver controllato per l’ennesima volta il suo cellulare. Fulvia non era mai scesa nella sua città, quella era la prima e si sentiva abbastanza ansioso. Avrebbe dovuto portarla a casa sua, mostrarle dove aveva vissuto fino a quel momento e… Il suo pensiero volò alla madre, Letizia e a quanto era ironica la sorte. Eppure la donna che gli stava seduta di fronte, lo stava facendo per lui.
Non sono solo, pensò sistemandosi meglio.
Fulvia continuava a ripetersi di rimanere calma per tutta quell’assurda situazione che si era creata. Si era presa dei giorni al lavoro, aveva lasciato le sue figlie da sole e in quel momento era su un treno in compagnia del figlio del suo ex marito. Nemmeno usando tutta la fantasia che possedeva sarebbe potuta arrivare a tanto. Tamburellò con le dita il tavolino che le stava di fronte e fece un respiro profondo. Ormai mancava poco prima dell’arrivo in stazione e lei aveva bisogno di lavare via l’angoscia di quelle ore. Prima aveva telefonato a Claudia per chiederle come stavano procedendo le cose fino a quel momento ed era stata ampiamente rassicurata. Improvvisamente il suo cellulare, lasciato sul tavolino, prese a squillare. Controllò il nome sul display una sola volta prima di affrettarsi a riporlo in borsa senza rispondere e involontariamente guardò Federico sperando che non fosse riuscito a leggere chi fosse. Ma quello non era il suo giorno fortunato. Il ragazzo increspò le labbra in un mezzo sorriso che le ricordò incredibilmente l’espressione di Augusto quando aveva scoperto qualcosa e chiuse il fumetto che stava leggendo.
<< Puoi rispondere >> le disse semplicemente.
<< Non…non è importante >> rispose incerta la donna sentendosi a disagio.
<< Se qualcuno ti chiama, è perché ha qualcosa da dirti >>.
Fulvia guardò fuori dal vetro senza dire nulla. Il suo intuito le diceva che il figlio di Augusto aveva capito perfettamente chi fosse la persona che l’aveva cercata e lei non voleva mettersi a discutere di faccende personali proprio con lui che per giunta aveva solo diciassette anni. Poteva essere tranquillamente suo figlio.
Ma non lo è, pensò quasi con stizza.
<< Se qualcuno ti chiama, allora richiamerà ancora >> affermò infine mettendo fine a quella breve conversazione.
Incredibile, si ritrovò a pensare subito dopo, Non ne ho parlato nemmeno con Eleonora e dovrei farlo con…lui? Federico? Il figlio di Letizia? No.
Fu lieta nel sentire l’annuncio registrato sull’arrivo a Taranto. Si alzò in piedi quasi di scatto e Federico fece lo stesso. Fuori pioveva, c’era parecchia gente sui binari con ombrelli variopinti che attendevano amici e parenti. Il ragazzo si ritrovò a serrare la mascella riflettendo sul non aver detto a nessuno che conosceva che era tornato. Forse avrebbe dovuto farlo, si sarebbe sentito meno solo. Fulvia aveva eretto un nuovo muro tra loro e lui avrebbe voluto essere riuscito a mormorare delle scuse se le era parso indiscreto ma a suo parere non c’era niente di strano nell’ammettere di provare dei forti sentimenti per qualcuno. Era convinto che si trattasse di questo, che questo Enrico, che aveva telefonato mezz’ora fa, fosse un amico piuttosto intimo della donna. La aiutò coi bagagli e chiamarono un taxi senza troppi indugi. Una volta dentro, diede all’uomo l’indirizzo di casa che annuì mentre metteva in moto. Il tragitto fu breve e privo di ogni imprevisto.
<< Ti chiamo più tardi >> fece Fulvia guardandolo scendere dalla macchina.
<< Perché, dove vai? >> chiese il ragazzo affacciandosi al finestrino.
<< In albergo >>.
Federico si voltò un solo attimo verso il palazzo e in particolare verso le tapparelle chiuse del suo appartamento prima di asciugarsi dal viso le gocce di pioggia e tornare a guardare la donna.
<< Vieni con me >>.
<< Federico, non credo che sia una buona idea >> rispose l’altra << Adesso vai, prima di ammalarti >>.
<< Per favore >> insistette il diciassettenne senza aggiungere altro.
<< Signora, cosa devo fare? >> chiese l’autista mentre il suo tassametro continuava a scorrere.
Fulvia sospirò prima di aprire lo sportello e scendere. Aprì velocemente l’ombrello per non bagnarsi e pagò il conto del tassista mentre questi le prendeva le valige dal vano. Non aveva previsto di fermarsi a casa di Letizia, adesso la sua ansia era alle stelle.
È assurdo!, pensò attraversando il piccolo viale condominiale che portava al portone, Non ho mai voluto incontrarla da viva e adesso addirittura vado a casa sua? No, non posso farlo davvero.
<< Fede >> lo richiamò notando come fosse indaffarato il ragazzo nel cercare la chiave giusta per aprire << Non posso davvero salire con te. Questa è casa tua e di tua madre, immagino che… >>.
<< Lei avrebbe sempre voluto incontrarti >> rispose l’altro facendo finalmente scattare la serratura << E ora sarebbe contenta di sapere che non sono solo qui >> aggiunse indicando vagamente l’intera costruzione.
A quelle frasi, la donna non seppe cosa poter dire per non seguirlo e si ritrovò a chinare il capo e avanzare con lui. L’appartamento era al primo piano e aveva un giardino di dimensioni modeste. Appena furono dentro, Federico si affrettò ad aprire le finestre nonostante la pioggia per far cambiare aria e accese la luce in salone. Agli occhi di Fulvia si aprì quel mondo che non aveva mai voluto vedere; ovunque guardasse c’erano fotografie di Letizia con Federico, Federico da solo, un grosso labrador e perfino una di Augusto leggermente in disparte dalle altre. Ma quelle in cui erano insieme erano tantissime; le mensole, i ripiani, perfino il tavolino basso di fronte alla televisione, ne erano pieni. Involontariamente si fermò in mezzo alla stanza fissando quei volti sorridenti che guardavano l’obiettivo.  C’era un affetto che traspariva da dei gesti semplici come il tenere in braccio un Federico bambino, baciargli una guancia, coccolarlo, che lei non aveva mai provato nei confronti delle figlie. Inaspettatamente pensò ad Eleonora che aveva circa la stessa età del ragazzo e a come lei fosse stata assente nella sua vita. Aveva delegato i nonni di farle da genitori così da poter avere ancora l’illusione di essere solo sposata, il contrario di quello che aveva fatto Letizia. Doveva aver amato moltissimo il bambino che aveva avuto da Augusto nonostante lui non l’avesse sposata dopo averla messa incinta e non l’avesse mai portata in qualche posto da sogno per dimenticare il resto del mondo. Posò un dito su una grande cornice d’argento e rabbrividì nell’incontrare gli occhi dell’altra donna, la persona che per un tempo indefinito aveva creduto sua rivale. Aveva conosciuto Augusto quando aveva vent’anni, in quella foto poteva averne ventidue o ventitré e non stava guardando di fronte a sé ma suo figlio che alzava verso il cielo un regalo appena ricevuto come fosse un trofeo. Era uno sguardo meraviglioso, così dolce, così pieno d’amore nei confronti del suo piccolo uomo.
<< Quella era la sua preferita >> disse Federico alle sue spalle << Quella che piace di più a me, però, è questa >>.
Sollevò una foto più piccola dell’altra da un angolo e la mostrò con orgoglio alla donna. Fulvia la prese in mano e dovette ammettere che il ragazzo aveva ragione. L’immagine di una Letizia ventenne era bellissima. Lunghi e ricci capelli castani le ricadevano in modo scomposto sul viso e sulle spalle andando a incorniciare un viso raggiante di felicità. La macchina fotografica aveva immortalato un sorriso luminoso come non ne aveva mai visti, gli occhi scuri erano ridenti, perfino il paesaggio alle sue spalle pareva essere contento per lei.
<< Gliela scattò un’amica quando scoprì di essere incinta >>.
A quelle parole, le mani della donna tremarono. Lei aveva pianto quando aveva scoperto di essere incinta di Eleonora. Letizia invece…era contenta? Come poteva esserlo stata? Aveva appena vent’anni e una vita davanti. Non aveva pensato a cosa sarebbe andata incontro decidendo di tenere il bambino? Quante rinunce avrebbe dovuto fare? Fulvia si era posta tutte quelle domande mentre chiusa nel bagno piangeva silenziosamente con ancora il test di gravidanza in mano. La paura aveva preso il sopravvento su di sé per giorni e aveva ventinove anni allora. Perché a lei non era successo? Aveva saputo che Augusto era un uomo sposato e con una famiglia, che non avrebbe mai potuto fare parte della sua vita in modo tradizionale eppure aveva scelto di dare alla luce la creatura che avevano concepito in una sola notte d’amore. Dovette sedersi per non essere travolta da tutte quelle sensazione che si stavano agitando in lei e fece un respiro profondo per calmarsi. Erano molto diverse loro due, in comune avevano avuto solo l’amore nei confronti dello stesso uomo. Un uomo che si era rivelato sbagliato per entrambe. Si passò una mano tra i capelli cercando il modo per non incrociare continuamente lo sguardo della defunta. Sapeva che era uno sbaglio stare lì, sentiva l’aria mancarle.
<< Fulvia, io vado a farmi una doccia… >> mormorò il ragazzo comprendendo il disagio della donna.
Se per lei che non c’era mai stata era difficile, non immaginava cosa significasse per lui stare lì in quel momento con la consapevolezza che non avrebbe visto sua madre apparire da una stanza qualunque, che non avrebbe sentito la sua voce urlare il suo nome affinché mettesse a posto la sua stanza. Era straziante, eppure non sarebbe potuto andare in albergo. Tutti i suoi ricordi erano lì e solo adesso si rendeva conto della grande importanza che avevano le foto. Letizia insisteva sempre per farle, immortalare ogni attimo della loro vita e poi incorniciarlo metterlo insieme agli altri. Le foto più belle che avevano erano nate senza un motivo, senza nessun monumento o paesaggio da imprimere sulla pellicola alle spalle. E adesso era contento di averle, di poterle portare con sé ovunque andasse, di poterle guardare e ricordare le mille battute che la donna faceva quando lo vedeva sbuffare. Vide Fulvia annuire e finalmente si decise a recarsi in bagno. Si spogliò e mise a correre l’acqua nel box aspettando che diventasse calda. Si guardò allo specchio facendo un respiro profondo e scoppiò a piangere.
 

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Capitolo 27
*** Rivelazioni ***


 
Chiara le accarezzò una guancia sorridendo di fronte all’imbarazzo dipinto sul volto dell’amica. Non le aveva mai fatto simili confidenze, conosceva Eleonora abbastanza bene da sapere che doveva essere davvero importante per decidersi a compiere un passo del genere.
<< Sei sul serio innamorata? >> le domandò anche se era una domanda superflua.
Sapeva che lo era, lo aveva capito da quella luce che le brillava negli occhi ancora adesso che aveva terminato di parlare.
<< Mi spiace non avertene mai parlato >> mormorò l’altra abbassando lo sguardo.
<< Ehi, no! Non dispiacerti Leo >> si affrettò a consolarla Chiara prendendole il viso tra le mani << L’hai fatto perché avevi bisogno del tuo tempo per capire tante cose, hai fatto bene. Dovevi comprendere da sola se eri innamorata o meno. Io sono solo molto contenta per te >>.
Si abbracciarono e finalmente Eleonora si sentiva libera di dire quello che pensava. Si era dovuta contenere per tanto di quel tempo, aveva dovuto mentire e ora si sentiva estremamente leggera. Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle carezze dell’amica e sorrise per un attimo. Finalmente era uscita da quel vortice di bugie che si era creata da sola e la sensazione le piaceva parecchio.
<< Sei contenta anche se…anche se è una ragazza come noi? >>.
Chiara a quella domanda le sorrise facendo scorrere la punta del naso sul suo collo.
<< Ma certo, cosa va pensando questa tua testolina? >> le rispose scoppiando a ridere.
Eleonora la imitò stringendosi ancor di più tra le sue braccia. Quanto le era mancata tutta quella intimità!
<< Claudia ce l’ha con me per questo…io non ho avuto il coraggio di dirle la verità >>.
<< Dovresti parlarle allora >> disse Chiara con ovvietà.
<< Scherzi? E cosa accadrebbe se lei…se lei… >> le mancarono le parole per proseguire.
L’amica le mise un dito sulle labbra.
<< Non accadrà niente di sconvolgente, sei sua sorella. Ti vuole bene e accetterà la tua scelta, sta tranquilla >>.
Eleonora si limitò ad annuire poco convinta.
<< Quando me la fai conoscere? >>.
<< Chi? >>.
<< Come chi? >> esclamò scandalizzata l’amica dandole una leggera spinta << Martina, la ragazza che ti ha rubato il cuore >>.
Congiunse le dita delle mani per formarne uno e rise.
<< Smettila, non sei divertente! >> urlò l’altra avvampando all’istante.
<< Leo >> proseguì subito dopo Chiara cambiando tono << E’ per questo che hai litigato con Davide? >>.
Un’ombra di tristezza passò nello sguardo della ragazza dai capelli biondi. Sapeva che era venuto il momento di parlarle anche di quello. Sospirò tremando leggermente.
<< Con Davide è…complicato…parecchio complicato >> affermò infine.
Si guardarono negli occhi mentre Chiara assumeva un’aria interrogativa. Allungò una mano accarezzandole una guancia con calma e sentì che si era irrigidita. Si chiese che tipo di rapporto intercorresse tra i due. Che Eleonora fosse in un certo senso “sottomessa” al volere del ragazzo lo aveva capito da parecchi anni ma non l’aveva mai definita una cosa grave. Erano due amici che si spalleggiavano a vicenda in cui Davide pretendeva inconsciamente qualcosa in più rispetto a quello che dava all’amica. L’espressione della ragazza, però, le faceva capire che c’era altro. Sollevò il capo tenendolo sotto il palmo della mano e in quel momento la porta della camera si spalancò facendo entrare Claudia. Eleonora scattò a sedere voltandosi verso la sorella.
<< Oh >> fece la quindicenne capendo di aver interrotto la loro conversazione << Chiara? Oddio, sei tu? >> esclamò subito dopo.
L’amica di Eleonora sorrise alzandosi in piedi per abbracciarla.
<< Caspita, quanto sei alta! Nelle foto sembri più bassa >>.
Chiara rise scompigliandole i capelli.
<< Grazie! >> rispose << Anche tu sei diventata proprio una bella ragazza, complimenti! È che mi dici del tipo della foto sul tuo profilo? >> aggiunse strizzandole l’occhio.
A quella domanda, Claudia arrossì visibilmente e fece un gesto con la mano.
<< Hai lo stesso tatto di Eleonora! >> si lamentò facendo ridere di nuovo Chiara.
<< Che vuoi farci, siamo migliori amiche! >> rispose la ragazza saltando addosso ad Eleonora e rotolando sul letto.
<< Devo dire che la te koala non mi è mancata per nulla! >> affermò l’amica provando a divincolarsi dalla sua presa.
<< E’ stato bello vederti Chiara >> disse sua sorella rivolta alla ragazza arrivata dall’America continuando a ignorarla << Torno dai miei zii >>.
<< Eh, no! >> fece Chiara afferrandola dopo aver notato il sguardo triste che aveva assunto Eleonora nel sentire Claudia evitarla << Adesso voi due parlate! >> aggiunse allontanandosi verso la porta.
<< Cosa? >> domandò la ragazza dai capelli biondi guardandola con aria interrogativa.
<< Hai sentito bene, basta bugie ora >> l’ammonì l’altra osservandola seriamente << Io vado da mia nonna in ospedale, ci sentiamo più tardi okay? >>.
Le strizzò l’occhio in segno d’intesa ed Eleonora comprese che qualunque cosa avesse detto, non sarebbe servita a farle cambiare idea. L’unica cosa che poté fare è osservarla uscire dalla stanza e sentire i suoi passi che diventavano sempre più lontani. Voltò gli occhi in direzione di Claudia che la stava fissando con entrambe le mani sui fianchi e un’espressione curiosa dipinta sul viso. Sospirò passandosi una mano sul viso e si gettò con la schiena sul materasso. Quello era il giorno delle rivelazioni.
 
<< Lo sapevo che c’entrava quella Martina! >> esclamò Claudia ridendo.
Eleonora rimase piuttosto stupita da come la sorella avesse preso la notizia. Nessuna traccia di ripugnanza o orrore. Certo, la sorpresa c’era stata in un primo momento ma poi aveva lasciato il posto alla gioia per la più grande. Chiara aveva ragione. Si ritrovò a sorriderne ancora prima di prenderne coscienza. Osservò Claudia salterellare da una parte all’altra della stanza entusiasta della notizia.
<< Quando vi vedere? Le devo assolutamente raccontare di quella volta che siamo andate in vacanza in Abruzzo! >>.
<< Adesso non cominciare! >> rispose Eleonora col cuore leggero comprendendo a cosa si stesse riferendo la quindicenne << Non mi sembra proprio il caso di iniziare una conoscenza partendo proprio da quell’episodio! >>.
<< Dai, è stato divertentissimo! >> la prese in giro l’altra << Hai chiamato una signora anziana che stava uscendo dalla piscina “vecchia befana” e abbiamo anche il filmino che lo conferma! >>.
La più grande le lanciò contro il cuscino mentre ricordava quello che era successo con Martina. Sui suoi occhi passò un’ombra di tristezza e cercò il cellulare lasciato sul comodino. Claudia la guardò sorridendo e capendo chi stesse chiamando.
<< Non fare troppo gli occhi a cuoricino >> scherzò avvicinandosi.
Ma Eleonora scosse il capo chiudendo la telefonata andata a vuoto. Si lasciò andare a un profondo sospiro e chiuse gli occhi per un attimo senza sapere cosa fare. La ragazza dai capelli rossi ce l’aveva con lei per quello che era successo fuori la scuola e non le stava rispondendo di proposito.
<< Non fare quella faccia! Starà sotto la doccia >>.
<< Non credo… >> mormorò appena la sorella mettendo le mani dietro la nuca.
Sentì la mano della più piccola accarezzarle la guancia.
<< Già l’hai fatta arrabbiare? >>.
<< Io non l’ho fatta arrabbiare! >> esclamò Eleonora << Mi sono solo…dimenticata di lei…fuori il liceo… >> aggiunse abbassando sempre più il tono della voce.
<< Tu cosa? >> urlò Claudia.
<< Non l’ho fatto apposta, giuro! >> le spiegò la maggiore << E’ che ho visto Chiara e…ho iniziato a chiacchierare con lei…poi c’era Serena da prendere a scuola… >>.
Il viso di Eleonora divenne paonazzo per l’imbarazzo e soprattutto perché era consapevole di non avere scusanti valide.
<< Se Tommaso avesse fatto una cosa del genere, gli avrei dato tanti di quei calci fino a farlo sanguinare! >>.
L’altra la guardò per valutare se fosse seria o la stesse prendendo in giro ma preferì non indagare oltre.
<< Hai chiesto scusa almeno? >>.
<< Se mi rispondesse, magari potrei farlo! >>.
<< E’ ovvio che non ti risponda >> ribatté Claudia << Nemmeno io ti risponderei >>.
<< E allora mi spieghi come faccio a… >>.
Sua sorella inarcò il sopracciglio destro e la spinse fuori dal letto.
<< Muoviti, vai da lei >> sentenziò semplicemente << Adesso >>.
<< Cosa? Ma come… >>.
<< Adesso >> ripeté la più piccola lanciandole le chiavi del motorino.
Eleonora sorrise mentre stringeva nella mano destra il portachiavi a forma di ghiro che aveva.
<< Mi raccomando, non fare altri danni >>.
<< Ci proverò! >>.
<< Ehi, Ele >> la richiamò Claudia quando fu sulla soglia della porta << E’ fantastico, davvero >>.
 
Aveva provato a chiamarla altre cinque volte mentre si recava a casa sua ma Martina non si era degnata di risponderle. Doveva essere davvero molto arrabbiata.
Spero solo che non mi prenda a calci fino a farmi sanguinare, pensò Eleonora parcheggiando e sfilandosi il casco. Guardò in alto, verso il suo appartamento, e sospirò. Si avvicinò al portone, citofonò e attese che le rispondesse. Solo quando le rispose Sofia, si rese conto che poteva esserci anche quell’eventualità. Arrossì nel sentire la voce della donna.
<< Salve Sofia… >> mormorò in imbarazzo << Sono Eleonora e cercavo… >>.
<< Oh, Eleonora! >> esclamò la madre di Martina sganciando il portone << Vieni pure! >>.
La ragazza salì i gradini che la separavano dalla porta di casa col cuore che le batteva all’impazzita nel petto. Non aveva riflettuto abbastanza sull’ipotesi che tutta la famiglia Capasti potesse essere a casa, la cosa la mandava leggermente in ansia. Guardò il suo orologio da polso; erano da poco trascorse le sette, in teoria doveva essere assente il capofamiglia visto che le edicole erano ancora aperte in quel momento. Sperò di avere ragione; quell’uomo, con le sue domande dirette, la metteva estremamente in difficoltà. Si pulì la suola delle scarpe sul tappetino e spalancò la porta lasciata socchiusa prima di tossicchiare per avvisare di essere arrivata. La testa della signora Capasti si affacciò dalla cucina.
<< Entra Eleonora, non startene sulla soglia! >> esclamò sorridendole.
<< Mi scusi per l’intrusione…Sofia >> disse la ragazza ricordandosi che alla donna non piaceva che si usasse il suo cognome << Cercavo… >>.
<< Martina? >> domandò Sofia interrompendola << E’ a nuoto ma sarà qui a momenti >>.
<< Oh, allora posso aspettarla anche… >>.
<< Non dirlo nemmeno per scherzo, Eleonora! >> disse l’altra << Fa troppo freddo fuori e poi dovrebbe essere qui tra poco quindi non disturbi >>.
Le porse un nuovo sorriso mentre la diciottenne entrava nella stanza.
<< Mi spiace essere piombata qui improvvisamente, immagino che… >>.
<< Smettila di scusarti, non ce n’è bisogno >> rispose Sofia << Adesso togliti il giubbotto e siediti >> aggiunse minacciandola con la cucchiaia di legno.
Eleonora si ritrovò a sorridere ubbidendo. Le piaceva la madre di Martina, le somigliava e non solo fisicamente. Dal salone sentì provenire il chiacchiericcio di un televisore acceso e comprese che Alice lo stava guardando.
<< Ti piace il pesto, Eleonora? >> domandò improvvisamente la donna senza voltarsi.
<< Oh, sì…sì, Sofia >> rispose l’altra leggermente sorpresa << Ma mio nonno diceva sempre che qui nessuno sa farlo bene. Lui era originario di La Spezia e spesso si ritrovava a battibeccare con mia nonna perché non sapeva farlo come diceva lui >>.
Quel ricordo la fece sorridere.
<< Anche lui ligure? Martina ti ha detto che siamo di Genova? >>.
<< Sì, mi ha accennato qualcosa >> disse Eleonora rammentandosi che la più piccola era sempre stata piuttosto vaga sul fatto.
<< Gli volevi molto bene, vero? Si capisce da come ne parli e da quella luce che ti brilla negli occhi >>.
La ragazza rimase alquanto sorpresa dalla sicurezza con cui la signora Capasti si era espressa senza nemmeno guardarla. Arrossì pensando che doveva essere una madre e una donna eccezionale.
<< E’ così, Sofia >> si limitò a dire.
L’altra si voltò senza smettere di sorriderle.
<< Sai cosa faremo? Uno di questi giorni verrai a pranzo da noi e ti farò trovare delle trofie al pesto eccezionali, che ne pensi? >>.
Eleonora stava per rispondere ma fu bloccata dalla voce di Martina appena arrivata.
<< Mamma, sono a casa! >> urlò mentre si toglieva il giubbotto e la sciarpa dopo aver lasciato cadere a terra il suo borsone << Ho una fame terribile, cosa si… >> si bloccò notando l’altra ragazza seduta nella sua cucina << Oh, ci sei anche tu >>.
<< Ciao…Marty >> fece la più grande abbozzando un saluto con la mano destra << Ho provato a chiamarti tante volte… >>.
<< Ah, sì >> rispose la ragazza guardando prima lei e poi la madre << Me ne sono accorta >>.
<< Potremmo…potremmo parlare un attimo? >>.
<< Andate pure in camera! >> s’intromise Sofia << La cena non è ancora pronta >>.
Martina roteò gli occhi prima di voltarsi verso la sua stanza. Fece segno ad Eleonora di seguirla e chiuse la porta alle sue spalle.
<< Cosa vuoi? >> le domandò non appena furono sole.
<< Mi dispiace per oggi… >> iniziò Eleonora non sapendo bene cosa dire.
<< Ah sì? Non mi è parso, sai? Soprattutto quando te ne sei andata con…quella tipa >>.
<< Scusami, Marty >> rispose l’altra allungando una mano verso di lei per poter afferrare la sua.
Martina si tirò indietro.
<< Ti sei dimenticata di me! >> sbottò la più piccola con le lacrime agli occhi << Ti ho vista completamente presa da quella ragazza, così tanto da farmi diventare invisibile. È stato bruttissimo, Ele! Perché non ti sei ricordata che c’ero anch’io? >>.
Eleonora non rispose limitandosi ad abbracciarla. La strinse contro di sé in silenzio e il calore del suo corpo la scosse.
<< Scusa >> le sussurrò nuovamente vicino all’orecchio << E’ tutta colpa mia, mi dispiace tantissimo ma quando ho visto Chiara… >>.
Si bloccò non sapendo nemmeno lei come descrivere la gioia che aveva provato nel rivedere l’amica.
<< Ah, si chiama così >> mormorò Martina liberandosi dalla sua stretta.
<< Aspetta >> fece la più grande afferrandola per un braccio << Non dirmi che hai pensato… >>.
Scoppiò a ridere nonostante la situazione.
<< Non capisco cosa ci sia di così esilarante! >> esclamò l’altra irritata dal suo comportamento mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Marty, hai pensato che io e Chiara… >> non riuscì a proseguire a causa di una nuova risata << Dai, stiamo parlando di Chiara! La mia amica! >>.
<< Non me l’hai mai nominata e non l’ho mai vista al liceo! >>.
<< Abbiamo frequentato le elementari insieme >> le spiegò Eleonora con un sorriso << Poi lei e la sua famiglia si sono trasferiti a Los Angeles per questioni lavorative. Non la vedevo da due anni prima di oggi e…ne sono stata contentissima >>.
Martina fissò a lungo la sua ragazza comprendendo che tutto quello che aveva pensato su di lei e Chiara si stava sgretolando davanti agli occhi.
<< Sei gelosa, Marty? >> continuò Eleonora sempre più divertita dalla situazione.
La più piccola incrociò le braccia sul petto.
<< Io gelosa? Assolutamente no. Sono solo arrabbiata per quello che mi hai fatto >>.
<< Lo so, farò tutto quello che vuoi per farmi perdonare! >> esclamò la ragazza dai capelli biondi << Ammettilo, però, che sei stata gelosa di Chiara! >>.
La abbracciò e questa volta Martina non si sottrasse sentendosi una sciocca per quelle assurde riflessioni. Le accarezzò il viso perdendosi nella profondità di quel verde. Era vero, Eleonora aveva ragione. Il solo pensiero che qualcun altro potesse toccarla, le faceva salire il sangue al cervello. Era parecchio gelosa. La persona che le stava di fronte era sua, nessuno poteva permettersi anche solo di sfiorarla. Evitò di ammettere ciò che in realtà era palese e la baciò facendo aderire perfettamente il suo corpo a quello dell’altra. Eleonora si lasciò andare a quel gesto assaporandolo al meglio.
<< Non hai risposto >> le mormorò a fior di labbra divertita.
Martina la allontanò da sé con una leggera spinta.
<< Ma smettila! >> rispose << Gelosa io >>.
Si voltò appena per non farle vedere quanto fosse rossa in viso ma l’altra prontamente l’afferrò per il polso e le circondò la vita subito dopo. Le sfiorò il naso col suo prima di baciarla. Le piaceva farlo.
<< Mi perdoni? >> sussurrò subito dopo con un leggero sorriso malizioso che le increspò le labbra.
Martina stava per risponderle ma il suo iphone prese a squillare nella tasca del jeans. Si scostò appena per prenderlo e subito attivò la conversazione senza preoccuparsi che l’altra la stesse ascoltando.
<< Ehi Chiara >> disse giocherellando con le dita dell’altra ragazza << Come va? Tua nonna? >>.
<< Riposa, i medici ancora non vogliono dimetterla ma sono ottimisti >> disse l’amica dall’altra parte del telefono << Ceniamo insieme? Ti va? >>.
<< Certo, stai bene? >>.
<< Un po’ giù di morale. Dove sei? >>.
Eleonora alzò gli occhi su quelli della più piccola che la stavano fissando.
<< Da Martina >> rispose senza poter evitare che le sue guance arrossissero << Tu? Ti vengo a prendere? >>.
A quelle parole, la sedicenne si fece attenta. Le aveva davvero detto di essere da lei? La vicinanza di questa ragazza le faceva indubbiamente bene. Sorrise dandole un bacio sulla guancia.
<< Oh, ma che carina che sei. Ho interrotto qualcosa? >>.
<< Piantala! >> esclamò Eleonora.
<< Leo, io voglio la pizza stasera! >>.
<< Non chiamarmi in quel modo, vipera! >> rispose l’altra << Ci vediamo a casa mia >> aggiunse prima di riagganciare.
<< In che modo? >> domandò immediatamente Martina.
<< Non ti ci mettere anche tu, per favore! >>.
La più piccola le saltò al collo intrecciando una mano tra i suoi capelli e la baciò sulle labbra.
<< Ti perdono solo se me lo dici >>.
<< Questo è un ricatto bello e buono >> rispose Eleonora che non desiderava altro che la sua vicinanza.
Senza che se ne rendesse conto, fece scivolare entrambe le mani dalla schiena al sedere di Martina e un brivido colse entrambe. La guardò temendo di vedersi arrivare uno schiaffo ma comprese invece che quell’attenzione le era gradita. La strinse ancor di più contro di sé e poggiò il mento sulla sua spalla facendo un respiro profondo. In quel momento si sentì un leggero colpo di tosse. Si voltarono insieme e, nel vedere Sofia, si staccarono immediatamente arrossendo nello stesso istante.
<< Scusate >> disse la donna << Eleonora, ti fermi per cena? >>.
<< No, grazie Sofia >> rispose la ragazza guardando Martina << Non posso >>.
<< Sarà per la prossima volta allora >>.
<< Certamente >> fece Eleonora annuendo.
Sofia si allontanò dalla stanza e la diciottenne comprese che era ora di andare. Guardò l’orologio da polso sentendosi molto meglio di quando era arrivata.
<< Vai a cena con la tua amica >> disse la ragazza dai capelli rossi incrociando le braccia sul petto.
Eleonora rise abbracciandola.
<< Mi piace un sacco la tua gelosia >> le sussurrò lasciandola subito dopo per cercare il suo giubbotto.
<< Io non sono gelosa! >> urlò osservandola vestirsi.
L’altra sfoderò un sorriso dolcissimo.
<< Ci vediamo domani >> le disse dandole un bacio sulla guancia.
<< D’accordo, ma ricordati che ancora non sei perdonata! >>.
 
Sbadigliò stiracchiandosi mentre Eleonora accartocciava il cartone della pizza ormai vuoto. Dalla luce dei suoi occhi, era chiaro che la compagnia di Martina le aveva fatto bene.
<< Allora >> iniziò poggiando i gomiti sul tavolo << Quando me la fai conoscere? >>.
L’amica sorrise arrossendo leggermente.
<< Domani? >> domandò sicura della risposta affermativa dell’altra.
<< Ti prendo di parola, Leo! >>.
<< Per favore non chiamarmi in quel modo. Non lo sopporto! >>.
<< Ma è così carino Leo >>.
<< Ti detesto, sappilo! >>.
Chiara le fece la linguaccia alzandosi in piedi e aiutandola a sparecchiare.
<< Organizziamo una cena qui domani sera? >>.
<< Fa come se fossi a casa tua, tranquilla! >> scherzò Eleonora facendo un leggero inchino.
Entrambe scoppiarono a ridere.
<< Sono contenta che tu sia qui >> mormorò subito dopo guardando la ragazza americana.
L’altra le si avvicinò abbracciandola. Durante la cena non avevano toccato l’argomento Davide ma sapeva che prima o poi Eleonora gliene avrebbe parlato. Sarebbe stata meglio dopo anche se sul momento non era facile per lei.
<< Anch’io >> le rispose baciandola sul collo con fare materno << E mi piacerebbe se fosse per sempre >>.
Eleonora si limitò ad annuire comprendendo che presto Chiara sarebbe dovuta ripartire e le sarebbe tornata a mancare. Ma finché non accadeva, intendeva godere della sua compagnia fino alla fine. Salì le scale che portavano al piano superiore seguita dall’altra ed entrò in camera sua.
<< Dormi qui? >> le domandò lanciandole un suo pigiama pulito
<< Non mi stai dando molta scelta! >> rispose l’amica spogliandosi senza alcun imbarazzo.
Guardò la proprietaria di casa fare lo stesso e si stese sul letto di Claudia.
Chissà come sarebbe stato se non fossi mai andata via, pensò l’attimo prima di addormentarsi.
 
La campanella era appena suonata quando Eleonora e Chiara si erano precipitate fuori la scuola.
<< Chiara se non ti muovi, te lo scordi il passaggio a casa! >> aveva urlato la ragazza dai capelli biondi.
<< Leo, sei la solita stronza! >>.
Avevano zigzagato tra gli studenti fino a giungere al cancello.
<< Ehi! >> l’aveva fermata Chiara per un braccio << Guarda chi c’è fuori! >>.
L’amica aveva guardato nella sua direzione e un sorriso le era apparso sul viso.
<< Fede! >> aveva esclamato Eleonora andando incontro al fratello << Mi avevi detto che arrivavi nel pomeriggio! >>.
Il ragazzo si era lasciato abbracciare prima di parlare.
<< Sorpresa! >>aveva detto allargando le braccia << Ammettilo che non riesci più a fare a meno di un fratello così figo! >>
<< Ma sentiti! E Letizia non ti ha detto nulla su tutta questa sfacciataggine che dimostri? >>.
Entrambi erano scoppiati a ridere prima che si avvicinasse loro Davide.
<< Ciao Ele >> aveva salutato il diciottenne << Che fai stasera? >>.
<< Ciao Molarte >> aveva risposto la ragazza che mal sopportava quel ragazzo e il suo modo di vivere << Non lo so >>.
<< Noi andiamo a prenderci una birra, ti andrebbe di venire? >>.
<< Col tuo gruppo di ubriachi che si credono tanto fighi? >> aveva ribattuto prontamente Eleonora << Scherzi, vero? Ho di meglio da fare >>.
Chiara aveva riso anche se aveva cercato di contenersi. Eleonora non aveva peli sulla lingua e non mancava mai di dire a Davide Molarte, che cercava di uscire con lei da anni ormai, quello che pensava su di lui e i suoi amici. La breve conversazione ebbe termine con l’arrivo di Claudia e l’allontanamento del ragazzo.
<< Ti ha chiesto di nuovo di uscire? >> aveva chiesto osservandolo allontanarsi << Fede! >> aveva esclamato subito dopo gettandosi addosso a Federico.
<< Il solito >>.
<< Devi ammettere, però, che è carino >>.
<< Claudia ma che dici? Solo perché ha un bel viso, è autorizzato a comportarsi come un deficiente? Tu non hai mai visto come si riduce il sabato sera, che schifo >> aveva detto subito Eleonora arricciando il naso e lanciando il casco all’amica.
<< E’ vero, Cla >> aveva asserito Chiara annuendo e salendo dietro Eleonora << Non frequentare mai gente così >>.
La ragazza dai capelli biondi aveva accompagnato l’altra a casa e come al solito erano rimaste d’accordo che si sarebbero viste nel pomeriggio alla partita di pallavolo di Chiara. Eleonora andava volentieri a fare il tifo per la schiacciatrice della squadra e si divertiva tanto a vedere l’amica mettere in difficoltà gli avversari. E poi l’amica non aveva mai perso una sua partita di tennis o una gara di equitazione anche quando giocava fuori.
<< Allora ci vediamo alle cinque, vipera? >>.
Chiara le aveva dato un bacio sulla guancia.
<< Ovvio, vuoi perderti la partita della tua migliore amica? Inoltre oggi esibiremo anche le divise nuove! >>.
Eleonora aveva riso.
<< Okay, a più tardi >> aveva risposto mettendo in moto e allontanandosi.
 
 Chiara aveva giocato benissimo durante la partita, tanto da meritarsi gli elogi anche da parte del suo mister. Più volte le era stato proposto di farlo diventare un mestiere ma la ragazza aveva sempre rifiutato per un sogno ben più grande, entrare nella facoltà di medicina e diventare un ottimo chirurgo. Come Eleonora, che invece voleva intraprendere la carriera giuridica, aveva le idee ben chiare su quello che voleva per il suo futuro. Dopo aver esultato per la meritata vittoria, si era avvicinata agli spalti dove l’amica si la stava aspettando.
<< Devo fare una doccia! >> aveva urlato.
Eleonora si era alzata in piedi annuendo.
<< Puzzi come una capra! Dopo andiamo a festeggiare! >>.
Si era fermata per rispondere al cellulare mentre l’altra si era incamminata verso gli spogliatoi. Quando l’aveva raggiunta, molte delle sue compagne di squadra si stavano già vestendo.
<< Vipera, sono qui! >> aveva esclamato sentendo lo scrosciare della doccia mentre si sedeva su una panchina per attendere.
Qualche minuto dopo, spazientita dall’attesa che le stava parendo lunghissima, si era avvicinata alla tenda di quella che credeva essere l’unica doccia ancora in funzione e l’aveva aperta convinta che dall’altra parte ci fosse Chiara. Era rimasta sorpresa e impacciata nel vedere che la ragazza che le stava di fronte non era l’amica. Aveva inghiottito un groppo di saliva nell’osservare il suo corpo nudo, perfetto, il seno piccolo e raccolto, i capelli rossi che le scendevano bagnati sulle spalle e infine gli occhi di un verde sbalorditivo. L’altra si era coperta come meglio poteva con le mani e aveva urlato per lo spavento.
<< Oh… >> aveva iniziato a balbettare Eleonora imbarazzata sperando che non fosse arrossita << Scu…scusa…pensavo fossi…cercavo una mia… >>.
Non aveva mai visto un’altra ragazza, all’infuori di Chiara, nuda e mai l’amica le aveva fatto sentire il cuore in gola come in quel momento. Aveva stretto involontariamente il bordo della tenda senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Le pareva bellissima, mai aveva creduto di pensare simili cose su una persona del suo stesso sesso.
<< Che stai facendo, Leo? >> aveva chiesto Chiara apparendo da un’altra doccia con un asciugamano intorno al corpo. Aveva osservato per un attimo la scena ed era scoppiata a ridere << Dio, Leo! Sei un caso disperato! >>.
Si era affacciata nel box e aveva salutato la ragazza ancora nuda.
<< Scusala Marty! La mia amica è terribile! >>.
<< Non l’ho fatto a posta, pensavo fossi tu! >> aveva esclamato Eleonora allontanandosi e sperando che smettesse presto di essere così rossa << Scusami! >>.
<< E’ tutto a posto… >> aveva risposto infine Martina finendo di lavarsi e indossando l’accappatoio << Certo che sei un vulcano >>.
Aveva sorriso ad Eleonora che immediatamente aveva iniziato a sentirsi meglio.
<< Sì, che erutta stronzate e figure di merda! >>aveva detto Chiara << Comunque, lei è la mia migliore amica Eleonora. Eleonora, lei è Martina. È arrivata da poco nella squadra >>.
<< Piacere >> aveva mormorato la ragazza dai capelli chiari allungando una mano per stringere la sua.
<< Piacere mio >> aveva risposto Martina << Sei così terribile come dice la tua amica? >>.
Eleonora aveva sorriso leggermente sentendosi a proprio agio con una persona che aveva appena conosciuto. Non le era mai successo.
<< E’ lei che esagera, non devi ascoltare tutto quello che dice >>.
La più piccola era scoppiata a ridere e quel suono era parso meraviglioso alle sue orecchie. Si era chiesta cosa le stesse accadendo. Mentre Martina si vestiva, lei non riusciva a staccarle gli occhi di dosso cosa che non era passata inosservata allo sguardo vigile di Chiara.
<< Ehi Marty >>aveva detto quando aveva finito di vestirsi << Ti va di uscire con noi stasera? >>.
La ragazza aveva sollevato la testa quasi di scatto a quella domanda e aveva guardato Eleonora che a sua volta fissava Chiara senza capire.
<< Tempo scaduto per rispondere di no >> aveva aggiunto l’altra << Ci vediamo alle nove sotto casa tua, ti passo a prendere io >>.
<< Oh…ehm…okay… >> aveva detto Martina senza comprendere bene cosa era accaduto in quel momento.
<< Allora a più tardi! >> aveva salutato Chiara mettendo il borsone su una spalla << Ciao Marty! >>.
<< Okay…a dopo… >>.
<< Ciao Martina >>.
Appena furono sole, Eleonora le aveva affettato il braccio senza farle male.
<< Che gioco stai giocando? >>.
Chiara le aveva sorriso radiosa.
<< Ti piace, eh Leo? >>.
<< Cosa? >> aveva esclamato l’altra << Ma sei impazzita? >>.
<< Io? Ma se te la stavi mangiando con gli occhi! >>.
<< Ma che dici, è una ragazza! >>.
<< E allora? >> aveva incalzato l’amica stringendosi nelle spalle << Ti piace lo stesso. Sono sicura che a fine serata mi ringrazierai! >>.
Le era saltata addosso per abbracciarla facendo quasi cadere per terra entrambe.
<< Chiara >> aveva detto Eleonora dopo che aveva ripreso a camminare guardando per terra << Per te non sarebbe un problema, vero? >>.
<< Scherzi? Sei la mia migliore amica ed io ti vorrò sempre un casino di bene indipendentemente dalla persona che sceglierai per stare al tuo fianco >>.
 
 

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Capitolo 28
*** Rose rosse ***


Si svegliò sentendo l’odore del caffè provenire dal piano inferiore. Si voltò verso il letto di Claudia scoprendolo vuoto e si alzò sbadigliando. Arricciò il naso mentre scendeva le scale, il caffè non le era mai piaciuto al contrario di Chiara che era capace di berne quattro tazzine solo durante la colazione. Guardò l’ora e si passò una mano tra i capelli sorridendo appena.
<< Grazie per avermi svegliato >> mormorò sulla soglia.
L’amica la guardò sorridendo.
<< Dormivi così bene! >> rispose facendole segno di sedersi << Mi sono presa la libertà di preparare la colazione >>.
<< Ma che brava ragazza >> ironizzò Eleonora girando la sua tazza e riempiendola di tè << La prepari anche a Ryan? >>.
<< Cretina >> disse Chiara prendendo una fetta biscottata << Questo è il ringraziamento per aver fatto una cosa carina? >>.
L’altra si sporse e le diede un bacio sulla guancia prima di dare un morso a ciò che aveva in mano.
<< Sei una stronza, Leo! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere e ripresero a mangiare.
<< Devo fare una telefonata >> disse poi Eleonora alzandosi in piedi << Visto che sei così gentile e carina, sparecchia anche >>.
<< Ehi Leo! >> esclamò l’altra guardando l’orologio sopra il camino spento << Guarda che non è ancora suonata la campanella dell’intervallo! >>.
<< Non devo chiamare Martina! >> urlò l’amica prima di chiudersi in bagno.
<< Cosa? >> fece Chiara scattando in piedi e provando a rincorrerla ma senza riuscire nel suo intento. Cominciò a bussare sulla porta con insistenza << Leo! Esci immediatamente! Chi devi chiamare? >>.
Dall’altra parte, però, oltre alla risata di Eleonora, non si sentì altro.
 
L’intervallo era appena terminato quando Martina venne chiamata dalla bidella. Con aria interrogativa si avvicinò e notò un fattorino con un mazzo di rose rosse.
<< Questo ragazzo ha qualcosa per te >> disse la donna alzando le spalle e allontanandosi.
<< Martina Capasti? >> chiese l’altro, un giovane sulla ventina col nome del fioraio appuntato sul petto.
La ragazza annuì e ancor prima di accorgersene le venne messo in mano il fascio di fiori. Arrossì ancor più dei suoi capelli sapendo che molte persone la stessero osservando.
<< Queste sono per te, c’è un biglietto in mezzo >>.
Martina balbettò un ringraziamento e un saluto mentre lo cercava.
<< Oh! >> esclamò Simona avvicinandosi << Non dirmelo! È una cosa così romantica! >>.
<< Sono già abbastanza in imbarazzo >> mormorò l’amica cercando di allontanarsi dalla folla di ragazzi curiosi che si stava creando.
Afferrò il biglietto e, nel leggerlo, un sorriso le apparve sul viso. Immaginava già chi poteva averle mandate ma adesso ne aveva la conferma.
<< Che c’è scritto? >> domandò l’altra ragazza togliendoglielo dalle mani << “Sei il mio ponte tra due mondi”, ha un significato particolare? Perché letto così, non sembra tanto >>.
<< Sì, lo ha >> rispose Martina prendendo il cellulare dalla tasca del jeans.
Si allontanò leggermente dall’amica per avere un po’ di privacy e compose il numero della persona che desiderava sentire. Non dovette attendere a lungo prima di sentire la sua voce.
<< Ciao bimba >> disse Eleonora.
<< Sei pazza, completamente pazza! >> esclamò ridendo Martina << Come ti è venuto in mente? >>.
<< E’ solo un pensiero per farmi perdonare. Spero di poterne dedurnìre che ti sia piaciuto >>.
<< Moltissimo >> rispose l’altra arrossendo per l’ennesima volta mentre odorava una rosa << Ma lo sai che non si regalano mai pari? >>.
<< Oh, lo so. Ma il sei ha un significato particolare >>.
<< Quale? >>.
<< Il fidanzamento >>.
Il cuore di Martina fece le capriole nel petto a quelle parole.
<< Dove sei? Possiamo vederci? >>.
<< Sono a casa, stamattina mi sono svegliata tardi >>.
<< Quindi sei…con Chiara? >>.
Eleonora, dall’altra parte, scoppiò a ridere.
<< Non ora, è andata a casa a cambiarsi mentre io sono ancora in pigiama! >>.
<< Ha dormito con te? >> chiese Martina cercando di tenere a bada la sua gelosia.
Di nuovo si sentì la più grande ridere.
<< Sei davvero gelosa, eh? >> le disse divertita << Tranquilla, non abbiamo dormito nello stesso letto >>.
<< Ci mancherebbe altro! >>.
<< Visto che muori dalla voglia di conoscerla, perché stasera non vieni a cena da me? >>.
<< Mi stai invitando da te solo per questo? >>.
<< Per cos’altro potrei farlo? >> scherzò Eleonora.
<< Stronza! >>.
<< Lo prendo per un sì allora! Ci sentiamo più tardi >>.
<< A dopo >> salutò Martina << Amore >>.
 
Davide si alzò quasi di scatto dalla sedia quando suonò l’intervallo e si passò una mano tra i ricci. Guardò per un attimo Lavinia che lo stava osservando e fece scivolare le dita sulla mandibola e infine sul mento prima di fare un respiro profondo. Eleonora non era andata a scuola e lui aveva un maledetto bisogno di lei. Vide la ragazza avvicinarsi con un piccolo sorriso sulle labbra ma lui si spostò di qualche passo per afferrare il cellulare lasciato sotto il banco. Non sapeva spiegare nemmeno a stesso cosa avesse, l’unica certezza era che l’amica gli mancava. E non si riferiva solo al sesso. Gli mancava ridere con lei, scherzare con lei, studiare insieme, giocare a tennis; qualunque cosa, insomma. Non pensava che sarebbe accaduto, non credeva che avrebbe sentito la mancanza di ciò che gli era sempre parso banale e scontato.
<< Ehi, che hai? >> chiese Lavinia.
<< Devo…devo fare una chiamata… >> mormorò Davide guardando la porta dell’aula.
Non ci fu bisogno di dirlo per capire a chi si stesse riferendo e una profonda gelosia s’insinuò nella ragazza. Aveva fatto l’amore con lei eppure i suoi pensieri erano sempre rivolti ad Eleonora, quello strano rapporto sarebbe mai terminato? Perché non riusciva a scacciare quella figura dalla sua mente divenuta ormai ingombrante? Era così difficile?
<< Pensi sempre a lei? >>.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo per un secondo prima di provare ad allontanarsi. Lavinia prontamente lo prese per un braccio trascinandolo in disparte.
<< Noi cosa siamo? >>.
Davide la guardò leggermente sorpreso da quella domanda e il suo primo impulso fu quello di rispondere “amici” alla domanda ma non lo fece.
<< Hai fatto l’amore con me, Davide! Con me! Perché non riesci a capire questo? È stato importante per me! >>.
<< Mi manca, cazzo! >> sbottò l’amico allargando le braccia << Mi manca! >>.
<< Forse la cosa non è reciproca >> disse Lavinia con aria di sfida incrociando le braccia sul petto e ricordando ciò che aveva visto.
Involontariamente Davide serrò la mascella.
<< Smettila >> rispose a denti stretti.
<< Perché? Vuoi capire che ha altro per la testa? >>.
<< Non ha niente di quello che stai insinuando tu, solo qualche problema col fratellastro! >>.
La ragazza lo fissò a lungo in silenzio prima di sgranare gli occhi colpita da una considerazione. Come aveva fatto a non pensarci prima?
<< Oh mio Dio! >> esclamò sorpresa << E’ Eleonora la ragazza con cui l’hai fatto la prima volta, vero? >>.
Aveva capito che l’amico non era alla sua prima esperienza come lei ma non avrebbe mai immaginato che si trattasse proprio della sua compagna di banco. Si diede della sciocca per aver pensato che il loro fosse solo un rapporto di amicizia e adesso comprendeva perché per Davide fosse così difficile staccarsi. Anche quando l’altra stava visibilmente pensando ad un’altra persona.
E non solo quello, pensò.
<< Ma che stai dicendo? >> provò a difendersi l’altro a disagio.
Eleonora lo avrebbe ammazzato se avesse sentito quella conversazione, ne era convinto.
<< E’ così, Davide. Io…io pensavo di essere importante per te… >>.
Lavinia si voltò sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Ti giuro che lo sei >> rispose il ragazzo posandole una mano sulla spalla << Solo… >> non trovò altre parole oltre a quelle che aveva già detto << …mi manca… >>.
Si scansò in modo brusco dall’amica e si allontanò mentre cercava il numero di Eleonora tra i preferiti.
<< Ciao Davide >> disse la ragazza dai capelli chiari attivando la conversazione.
<< Ehi… >> fece lui improvvisamente a disagio << …ciao…oggi…oggi non sei venuta… >>.
<< Sì, stamattina non ho sentito la sveglia. Mi sono persa qualcosa? >>.
<< No, niente di che. Tutto okay? >>.
Vorrei avere il coraggio di dirti la verità, pensò Eleonora a quella domanda, Mi piacerebbe così tanto.
<< Sì >> si limitò invece a rispondere << Tu? >>.
<< Be…bene, anche a me >>.
<< Okay, allora ci vediamo domani a scuola >>.
<< Certo >> disse Davide provando a trovare un senso a quella conversazione che stavano avendo << Ah, Ele >>.
<< Dimmi >>.
Il ragazzo voleva esprimergli i suoi dubbi, chiederle se era vero che c’era qualcun altro come aveva insinuato Lavinia, dirle che voleva solo che le cose tra loro tornassero come prima.
<< No, niente >> rispose infine << A domani >>.
 
L’avvocato di Fulvia aveva preparato una domanda di affidamento temporaneo che fu consegnata ai servizi sociali che si stavano occupando del caso di Federico. In questo modo vennero fermati eventuali provvedimenti che sarebbero scattati. Stavano camminando diretti verso casa, l’indomani sarebbero ripartiti, quando passarono di fronte al liceo scientifico. Il ragazzo alzò involontariamente lo sguardo verso le finestre dell’edificio nel sentire suonare la campanella.
<< Era la tua scuola? >> chiese Fulvia notando l’esitazione negli occhi dell’altro.
Federico annuì abbassando la testa e l’attimo dopo venne travolto da una ragazza che stava correndo gettandolo per terra.
<< Lo sapevo che eri tu! >> esclamò la nuova arrivata ridendo << Ti ho visto dalla finestra dell’aula di chimica! >>.
<< Però >> rispose il ragazzo lieto di vederla << Che vista! Complimenti Flavia >>.
<< Francesco! Te l’ho detto che era Fede! >>.
Un altro ragazzo si avvicinò ai due aiutandoli a rimettersi in piedi.
<< La tua amica non sbaglia mai >> disse Francesco dopo aver abbracciato Federico << Quando sei arrivato? >>.
<< Ieri sera >>.
<< Stronzo, perché non ci hai avvisato? >> esclamò Flavia spintonandolo << Siamo o no i tuoi migliori amici? >>.
Il ragazzo coi capelli chiari scoppiò a ridere ricordando che loro tre erano sempre stati inseparabili fin dall’asilo.
Come cambiano le cose, si ritrovò a pensare mentre li osservava.
<< Federico >> lo richiamò la voce di Fulvia.
Solo in quel momento il ragazzo si ricordò che c’era anche lei. Sollevò gli occhi azzurri verso la donna e sorrise leggermente imbarazzato.
<< Scusami Fulvia, loro sono due miei amici Francesco e Flavia. Ragazzi, lei è Fulvia. È la madre delle mie sorelle >>.
I due amici si scambiarono una breve occhiata prima di allungare la mano in segno di saluto.
<< Ti va di vederci un po’ dopo pranzo oppure… >> propose Francesco titubante e messo in soggezione dalla figura autoritaria della donna.
<< Sì, mi farebbe molto piacere ragazzi. Noi ripartiamo domani mattina, venite da me? Sarò abbastanza incasinato con le cose da portare via e…beh… >>.
<< Certo >> lo interruppe Flavia notando che si stava incartando << A dopo, Fede >>.
<< Fratello, prendo Flavia e veniamo >> disse l’altro ragazzo muovendosi verso il suo motorino.
 
Fulvia stava riponendo alcune cose nella valigia lieta di tornare a casa mentre dalla camera del ragazzo provenivano grida giocose sia di Federico che dei suoi due amici. Dovevano essere un trio davvero molto affiatato e Letizia aveva fatto un buon lavoro col figlio. Cosa che lei non era mai riuscita a fare. Con le sue figlie aveva sempre avuto un atteggiamento distaccato senza lasciarsi andare a frasi dolci o attenzioni particolari. Eleonora era quella che aveva avuto di meno da lei ma al contempo era la nipote che aveva avuto di più da Ennio. Mai il signor Domenghi si era affezionato tanto a un nipote. Ripensò poi a quando aveva scoperto di essere incinta di Claudia. Augusto l’aveva già tradita con Letizia e Federico aveva due anni, aveva pensato che quello fosse il segno per ricominciare nuovamente con l’uomo che aveva sposato. Ilaria e Serena poi erano nate nel tentativo di dare anche lei un maschio a suo marito, nell’essere all’altezza di quella ragazza che senza impegno aveva dato alla luce un erede che avrebbe continuato il cognome dei Domenghi. Nel rifletterci a mente fredda, era assurdo ma in quei momenti aveva creduto che fosse l’unico modo per tenersi stretto al fianco Augusto. Ora si rendeva conto che non sarebbe cambiato niente. Quei pensieri le fecero venire il desiderio di sentire le sue ragazze, così prese il cellulare lasciato sul tavolo e compose velocemente il numero di Ilaria. Sua figlia le rispose immediatamente.
<< Ciao mamma! >> esclamò la ragazza << Quando torni? >>.
Fulvia sorrise nel sentire la sua voce allegra. Ilaria era così, pareva che nulla potesse abbatterla.
<< Domani >> rispose << Come state? Avete pranzato? >> aggiunse riferendosi anche a Serena.
<< Sì, mamma. Zia Angela ha fatto la carne impanata per tutti! >>.
<< Che compiti hai per domani? >>.
<< Matematica, geografia e scienze >>.
<< Credo che sia ora di iniziare signorinella allora! Passami Serena >>.
<< Okay, mamma. Ti faccio sapere se vengo interrogata! Ti voglio bene >>.
Ci furono diversi secondo di pausa prima che Fulvia potesse sentire l’altra sua figlia.
<< Ciao Sere >> salutò << Com’è andata a scuola? >>.
<< Bene, mamma >>.
<< E’ successo qualcosa? Stai male? >>.
<< Mi fa male la testa >> mormorò la bambina.
La donna si ricordò di alcuni accertamenti che aveva fatto fare alla figlia su consiglio del medico e di cui ancora non aveva ricevuto i referti. Sperò che portassero buone notizie.
<< Prova a dormire un po’, piccola >> disse desiderando come non mai essere con la figlia in quel momento.
Serena aveva appena due anni quando si era separata dal marito e l’aveva cresciuta praticamente da sola. Si sentiva molto legata a lei.
<< Va bene. C’è zia qui, te la passo >>.
Si salutarono e questa volta Fulvia non dovette attendere molto prima di ascoltare la voce della sorella.
<< Ciao Angela, come va lì? >>.
<< Tutto bene, non preoccuparti. Ilaria è una baby-sitter fantastica con Aurora e Cristiano, questa estate la porterò tutti i giorni al mare con me >>.
Entrambe risero sapendo che la tredicenne adorava i cuginetti più piccoli.
<< Hai fatto fare quegli esami a Serena? >> chiese poi Angela.
<< Sì ma non ho ancora i risultati >> rispose l’altra.
<< Vedrai che non sarà nulla >> la rassicurò prontamente la sorella << Solo che… >> ci fu un attimo di esitazione nella voce << …prevenire è meglio che curare >>.
 
<< Così lei è la madre…delle tue sorelle >> fece Francesco lanciando all’amico una pallina da tennis con la quale stava palleggiando.
Federico la afferrò al volo e annuì lanciandola subito dopo a Flavia. Era uno stupido gioco di passaggi che facevano sempre mentre chiacchieravano, lo usavano per rilassarsi.
<< Lo sai che non è proprio una frase normale da sentire? >>.
<< Hai la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli! >> esclamò l’unica ragazza facendo passare la pallina sulla scrivania prima di arrivare nuovamente a Francesco.
Tutti e tre scoppiarono a ridere.
<< Ormai per me è una cosa normale >> rispose il padrone di casa << Non ci faccio quasi più caso >>.
<< Ed è giusto che sia così, Fede >> disse Flavia posandogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo le sorrise. Dei tre lei era quella calma e riflessiva del gruppo, la loro coscienza.
<< Sicuro che vuoi andare a vivere con loro? Sai perfettamente che potresti venire a stare da me tranquillamente. Mia madre ti adora già >>.
<< Non è che mi salti addosso sotto la doccia? >> scherzò Federico riferendosi all’omosessualità dell’amico pienamente accettata sia tra loro che in famiglia.
<< Probabile, ho un debole per quegli addominali >> rispose stando al gioco l’altro lanciandogli la pallina.
Risero di nuovo.
<< Sul serio, ne sei sicuro? Quella >> Francesco indicò la porta riferendosi a Fulvia << La conosci appena >>.
<< Sì, sono sicuro. Fulvia può sembrare fredda e distaccata ma…non so spiegartelo. E poi ci sono le mie sorelle >>.
<< Tra cui quella che è una stronza >> commentò Flavia.
<< Chi? Quella che ha sempre dei meravigliosi vestiti? >> domandò l’altro ragazzo.
<< Sei gay fino alla punta dei capelli tu >> commentò Federico tirandogli contro la solita pallina con una certa forza << Si chiama Eleonora >>.
<< Si veste sempre in modo impeccabile, puoi farle i complimenti da parte mia >>.
<< Sapete, non credo che sia molto stronza come vuol far credere >>.
<< Perché tu sei troppo buono >> fece la ragazza.
Federico scosse il capo.
<< Credo che gliene siano capitate tante e che sia solo un modo per difendersi. Ma sono altrettanto convinto che le sia successa qualcosa che la farà cambiare >>.
 
 
 
 

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Capitolo 29
*** Le mani giuste ***


<< Come dobbiamo vestirci per stasera? >> chiese Claudia con un misto di ironia e serietà nella voce << Metto l’abito lungo? >>.
Chiara scoppiò a ridere anche se aveva provato a trattenersi mentre Eleonora le lanciò contrò lo strofinaccio. Da quando aveva saputo dell’invito a cena di Martina non aveva voluto saperne di non partecipare.
<< Non sei stata invitata tu! >> rispose la sorella provando a rimanere seria.
<< Secondo me dobbiamo stendere un tappeto rosso, far entrare in scena tre pavoni che fanno la ruota e poi apparire! >> disse la ragazza dai lunghi capelli neri.
Il trio scoppiò a ridere di gusto.
<< Tre pavoni che fanno la ruota? >> ripeté Eleonora << Vipera, ma come ti vengono certe idee? >>.
<< A parte gli scherzi, io non ho intenzione di mettere i tacchi >> affermò seriamente Chiara.
<< Nemmeno io >> fece eco l’amica.
<< Ah, okay! >> esclamò sua sorella sollevata << Allora, cosa ceniamo? >>.
<< Ordiamo giapponese >> proclamò Eleonora.
<< Meno male, Ele! >> urlò Claudia correndo ad abbracciarla << Sei una pessima cuoca, per fortuna te ne rendi conto >>.
<< Il tuo supporto è sempre fondamentale, Cla >>.
La quindicenne sorrise strizzandole l’occhio.
<< Vado a fare una doccia! >>.
<< Non starci un’ora! Abbiamo bisogno del bagno anche noi! >>.
 
Eleonora le aveva proposto di andarla a prendere a casa ma Martina aveva rifiutato dicendo che l’avrebbe accompagnata la madre. Non aveva aggiunto che da quando era tornata a casa con il fascio di rose, la donna non l’aveva lasciata in pace un attimo decidendo di accompagnare lei stessa la figlia per vedere coi suoi occhi dove abitasse questa famosa ragazza. Era stata tutto il pomeriggio indecisa su cosa indossare per quella cena ma si era subito tranquillizzata quando la sua fidanzata le aveva comunicato di non andare vestita in modo elegante perché era una cosa molto informale. Così, senza pensarci troppo, aveva infilato un jeans pulito, una maglietta con la stampa di uno dei sette nani e le scarpe della Converse.
<< C’è bisogno anche che ti venga a prendere? >> domandò Sofia rallentando per fermarsi.
La figlia l’aveva guardata alzando l’attimo dopo gli occhi al cielo.
<< E’ tutto okay, mamma. Non saremo da sole >> rispose sapendo quale pensiero occupasse la mente della signora Capasti in quel momento.
<< Certo, me l’hai detto >> disse la donna facendo finta di non essere preoccupata << C’è anche una sua amica >>.
<< Esatto >>.
<< Ma sua madre non c’è >>.
<< Ti ho già spiegato il perché >>.
<< Sì, Marty. Non sto dicendo nulla >> ribatté Sofia facendo una breve risata isterica.
Martina scosse il capo sapendo che stava spudoratamente mentendo e che avrebbe nettamente preferito che ci fosse anche un adulto con loro.
<< Allora io vado, ti chiamo se devi venirmi a prendere >>.
<< Non fare tardi, domani hai scuola! >>.
Suonò al citofono ed entrò solo quando la madre si fu allontanata con l’auto. Attraversò tutto il vialetto col cuore in gola chiedendosi se non si fosse vestita un po’ troppo sportiva e, proprio quando stava per spingere il dito sul campanello, la porta di casa venne aperta da una ragazza che non era Eleonora. Chiara le sorrise l’attimo prima di tendere la mano in segno di saluto.
<< Ciao Martina >> disse come se non fossero completamente estranee << Piacere di conoscerti >>.
L’altra rimase un attimo frastornata dalla bellezza della più grande prima di reagire e rispondere. Chiara indossava un paio di scarpe della Nike completamente bianche, un jeans semplicissimo e una camicia verde ma aveva lo stesso una certa sensualità.
<< Chiara? Sono contenta anch’io di conoscerti >>.
Entrò e la porta fu chiusa alle sue spalle. Martina notò immediatamente il tavolo del salone apparecchiato per quattro persone e la sua attenzione fu richiamata dall’entrata nella stanza di Claudia.
<< Ciao! >> esclamò la quindicenne avvicinandosi << Come va? >>.
<< Bene, grazie >> disse la ragazza dai capelli rossi << Tu? >> aggiunse mentre si guardava intorno e si domandava se Eleonora l’avesse messa al corrente di come stessero le cose tra loro.
Sarebbe stato uno strazio se non avesse potuto nemmeno sfiorare la sua mano per tutta la sera.
<< Eleonora è di sopra, stava finendo di prepararsi >> fece Claudia strizzandole l’occhio << Puoi anche andare da lei se vuoi >>.
Martina non se lo fece ripetere due volte e si diresse verso le scale. Si prometteva un’ottima serata.
Trovò Eleonora in camera intenta a infilare un orecchino e non si accorse della sua presenza. Le si avvicinò e quasi la travolse nel suo abbraccio. L’odore familiare della sua pelle le arrivò immediatamente.
<< Ehi, bimba! >> la salutò la più grande con un sorriso << Non ti ho sentita suonare >>.
<< Mi hanno aperto Claudia e Chiara >> rispose Martina cercando le sue labbra per il bacio tanto desiderato.
L’altra la accontentò immediatamente avendolo agognato molto anche lei. Sentì le braccia della ragazza circondarle la vita e chiuse gli occhi. Le piaceva quando la più piccola prendeva l’iniziativa come in quel caso.
<< Mi sei mancata, sai? >> bisbigliò Eleonora mordendole subito dopo il lobo dell’orecchio senza farle male.
Un brivido percorse la schiena di Martina.
<< Anche tu >> le disse a un soffio dalle sue labbra << E non ti ho ancora ringraziata per le rose >>.
Detto, la baciò nuovamente con più passione facendola arretrare di qualche passo verso il letto. Eleonora sorrise contro la sua bocca e le sfiorò il naso col suo. Quando era con Martina, il resto perdeva d’importanza e rimaneva solo lei al centro dei suoi pensieri. Come aveva fatto a sentirsi soddisfatta della sua vita se non l’aveva ancora incontrata? La sua esistenza era stata vuota, ora riusciva a vedere la netta differenza tra il prima e il dopo. E quello che aveva adesso era di gran lunga superiore a qualunque cosa avesse avuto. Prima di accettare e contraccambiare l’amore di Martina, non aveva vissuto veramente, faceva finta di essere felice, beveva in compagnia per non pensare a niente mentre ora era diverso. C’era qualcuno cui pensare costantemente, anche se all’inizio aveva avuto paura di quello che sarebbe accaduto se avesse accolto nel suo cuore la ragazza più piccola.
<< Ho parlato con Chiara e Claudia >> disse Eleonora arrossendo leggermente senza smettere di guardarla negli occhi.
L’altra le accarezzò una guancia. Non c’era bisogno che le spiegasse in merito a cosa, lo intuiva.
<< E? >>.
<< E’ andata bene. Loro…loro sono contente >>.
Martina le diede un altro bacio.
<< Sei felice? >> le domandò mentre il suo cuore gioiva.
<< Sì, penso di sì >> rispose la più grande sorridendo.
<< Ragazze, venite! È appena arrivato il giappo… >> Claudia si bloccò sulla soglia della camera e si mise una mano sugli occhi << Oh, cazzo! Scusate! Ma cavolo, prendetevela una stanza! >> esclamò.
Sia Martina che Eleonora scoppiarono a ridere.
<< Scema! >> fece la sorella alzandosi << Eccoci >>.
Scesero in salone dove Chiara aveva già preparato sul tavolo il cibo.
<< Leo, ti eri nascosta per non apparecchiare? >> scherzò l’amica.
<< Ti piace il giapponese? >> chiese invece Eleonora alla ragazza dai capelli rossi.
Martina scosse il capo.
<< Non l’ho mai assaggiato >>.
<< Oh, ma ti piacerà tantissimo >> fece Claudia con enfasi << E’ una cosa fantastica! >>.
<< Quanto entusiasmo >> commentò Martina ridendo.
<< E’ davvero buono, Marty >> rispose Eleonora << Anche a me piace un casino >>.
<< Disse quella che impiegò due ore prima di convincersi ad assaggiarlo >> sottolineò prontamente Chiara facendo ridere sia Martina che Claudia.
La sua migliore amica divenne rossa a quella battuta.
<< Adesso non iniziare a mettermi in imbarazzo di fronte alla mia bimba! >> esclamò ancor prima di rendersi conto di ciò che aveva detto.
Il suo viso divenne paonazzo mentre la ragazza più alta rideva di gusto indicandola. Anche Martina si sentì in imbarazzo per quello che aveva detto, anche se ne era molto felice, e abbassò lo sguardo verso il pavimento di marmo.
<< La tua bimba? >> ripeté << Cavolo Leo, sembri quasi dolce! Potrei cambiare il tuo soprannome in zuccherino a questo punto! >>.
<< Non ci provare! >> rispose con aria falsamente minacciosa Eleonora << Ti odio quando fai così! >>.
La sedicenne guardò la sua fidanzata e fu come se la vedesse per la prima volta. Mai l’aveva vista così rilassata in compagnia di amici e parenti in sua presenza. Sia Chiara che Claudia esercitavano un’influenza positiva su di lei, un po’ come Valentina ma loro due erano indubbiamente più forti. Eleonora le adorava entrambe, si vedeva chiaramente da come scherzava con loro e da come avevano preso bene la notizia della sua relazione con una ragazza. L’amica dai capelli scuri sorrideva spesso con complicità all’altra quasi non fossero state divise per due anni ma avessero condiviso ogni singolo giorno. Si domandò se anche lei sarebbe mai arrivata a vedere quella luce così ridente negli occhi di Eleonora. Era uno sguardo diverso da quello che le aveva mostrato fino a quel momento; così spensierato e privo di preoccupazioni. Forse era perché finalmente aveva condiviso il suo segreto con qualcuno di cui si fidava e che non l’aveva giudicata per le sue scelte. Era contenta che le cose stessero prendendo la giusta piega. Le si avvicinò accarezzandole una guancia.
<< Quindi… >> bisbigliò vicino al suo orecchio << Io sono tua? >>.
Eleonora si allontanò da lei improvvisamente a disagio mentre avvampava e cercava di dire qualcosa di sensato.
<< Ho una fame terribile >> mormorò sentendosi enormemente stupida per aver detto solo quello.
Martina rise insieme alle altre due ragazze e si misero a tavola.
 
Claudia sbadigliò e Chiara controllò l’ora prima di stiracchiarsi. Era abbastanza tardi considerando che tutte e tre il giorno dopo dovevano andare a scuola. Si voltò verso Eleonora che era seduta vicina a Martina e sorrise nel vedere le loro dita intrecciate. Erano carine insieme e, dalla breve conversazione che aveva avuto con la più piccola, era dell’idea che fosse perfetta per l’amica. L’avrebbe tenuta lontana dai guai e da Davide, ne era convinta. Durante la cena, le aveva osservate a lungo ed era rimasta contenta di vedere Eleonora felice mentre il suo viso si addolciva ogni volta che guardava l’altra ragazza. Era contenta di vederla finalmente presa da un’altra persona che non fosse il suo amico, era giusto che si staccasse e avesse una sua vita indipendente da lui.
<< Io vado a letto >> proclamò Claudia alzandosi dal divano dove fino a quel momento erano state capendo che altrimenti si sarebbe addormentata lì << Domani mi dai uno strappo a scuola? >>.
Eleonora annuì senza smettere di tenere una gamba di Martina tra le sue. Il suo calore le dava sollievo. Anche se non avevano avuto molto tempo per stare da sole, entrambe erano contente di come si era svolta la serata. Era stata tranquilla, avevano riso e scherzato senza sentirsi a disagio per ciò che erano e avevano preso in giro spesso la diciottenne dai capelli biondi.
<< Notte Claudietta >> salutò affettuosamente Chiara dandole un bacio sulla fronte << Mi raccomando, sempre in gamba >> aggiunse strizzandole l’occhio.
<< Ti accompagno? >> chiese la padrona di casa posando delicatamente una mano sul ginocchio dell’altra.
<< Okay >> rispose Martina reprimendo uno sbadiglio.
Nonostante la stanchezza, era enormemente contenta di come si fosse svolta la serata e d’aver conosciuto Chiara. Scoprire inoltre che era felicemente fidanzata con un certo Ryan, le aveva procurato non poco sollievo. Tra loro, a parte la forte amicizia, non c’era stato mai nient’altro e quella gelosia che l’aveva invasa nei giorni precedenti, si era completamente dissipata. Eleonora era solo sua.
<< Se vuoi, ti accompagno io >> si propose la diciottenne dagli occhi scuri.
Martina guardò prima Eleonora e poi Chiara senza sapere cosa dire. Si vergognava un po’ di andare in macchina con una persona che aveva conosciuto quella sera ma in quel modo, avrebbe evitato all’altra ragazza di uscire e poi ritornare.
<< Non è un problema per me >> fece Eleonora alzandosi in piedi.
<< Dai, Marty vieni con me! >> insistette Chiara prendendo dalla borsa le chiavi dell’auto << Anch’io tanto devo tornare a casa >>.
<< Va bene >> accettò infine la più piccola sperando che quella scelta non le si ritorcesse contro.
Si infilò il giubbotto e si voltò verso Eleonora che la stava fissando. Le loro dita s’intrecciarono nuovamente mentre con la mano libera la più grande a sfiorarle il viso. Si sorrisero brevemente.
<< Allora a domani >> le sussurrò dandole un leggero bacio a fior di labbra << Mi raccomando >> aggiunse riferendosi all’amica << Trattamela bene >>.
<< Tranquilla! >> esclamò ridendo l’altra mentre indossava la sua sciarpa << Ci sentiamo domani, okay? >>.
Eleonora annuì ricordandosi che in mattinata sarebbero tornati anche sua madre e Federico. E questa volta per il ragazzo sarebbe stata una cosa abbastanza definitiva. Si domandò come sarebbe stato vivere con lui prima di chiudere la porta di casa.
 
<< Mi piaci, Martina >> disse Chiara non appena entrarono in auto.
La più piccola arrossì per quelle parole capendo che erano riferite alla sua relazione con Eleonora.
<< Grazie >> mormorò indossando la cintura di sicurezza.
L’altra ragazza mise in moto e si immise nella strada dopo aver guardato che non ci fossero macchine ad ostacolarla.
<< Non farle del male >> continuò senza guardarla << Per favore >>.
Martina stava per rispondere che mai sarebbe accaduta una cosa simile ma Chiara la precedette.
<< Immagino che probabilmente è stata lei a fartene ma Eleonora…è così. Sembra tanto tosta e invece è solo un esserino spaurito >>.
Entrambe si permisero di sorridere di fronte a quell’affermazione.
<< Cerca di non farla soffrire, prova a proteggerla da chi non ha a cuore la sua felicità >> proseguì la più grande << Nei suoi diciotto anni, Ele ha sofferto parecchio e non voglio vederla ancora triste. Suo padre, per esempio, è stata una delle persone che più le ha fatto del male >>.
Martina si fece attenta a quelle parole mentre Chiara fece una pausa per guardare fuori dal finestrino. Eleonora non le aveva mai parlato molto dei suoi genitori, ascoltare un parere esterno l’avrebbe aiutata.
<< Ele non mi ha mai raccontato niente >> disse a mezza voce sapendo che tra lei e Chiara c’era un abisso sotto quel punto di vista.
La vide annuire mentre si fermava a un semaforo rosso.
<< Prima o poi lo farà, vedrai. Puoi promettermi che le starai sempre accanto anche se non ti darà le dovute spiegazioni? Te lo sto chiedendo perché se non sei in grado di farlo allora ti consiglio di lasciar perdere subito. Eleonora ha l’abitudine di chiudersi a riccio quando c’è qualcosa che la fa stare male e non è per niente semplice riuscire a farla parlare >>.
Le gettò una breve occhiata per assicurarsi che Martina avesse compreso pienamente quello che le stava dicendo e la vide annuire con aria seria. Infatti, la ragazza dai capelli rossi ricordava quanto fosse stato difficile riuscire a farsi raccontare da Eleonora perché provasse rancore nei confronti di Federico, non stentava a credere che avesse ancora parecchie cose irrisolte alle spalle.
<< Io non la lascerò mai >> rispose << Non voglio farlo >>.
Chiara questa volta sorrise e si fece dare il suo indirizzo per portarla a casa.
<< Brava ragazza >> aggiunse subito dopo << Ci sono argomenti che sono ancora fortemente delicati nonostante siano trascorsi anni >>.
<< Come suo padre? >>.
La ragazza dagli occhi e i capelli scuri annuì.
<< Come suo padre >> ripeté << Augusto è andato via di casa quando lei aveva dieci anni e si è ripresentato dopo quattro dicendo di aver avuto un altro bambino a Miami, in Florida. Ti lascio immaginare la reazione di Eleonora. Non sono riuscita a mettermi in contatto con lei per oltre un mese e non ho idea di quale tipo di supporto possa averle dato Davide in quel momento >>.
Martina costatò con piacere che a Chiara il ragazzo non stava molto simpatico. Si ritrovò concorde con lei sul fatto che Davide era totalmente incapace di aiutare una persona con un problema del genere e subito dopo pensò a quale shock doveva essere stato per tutta la famiglia Domenghi veder tornare l’uomo dopo un arco di tempo così vasto. Si ritrovò ad ingoiare un groppo di saliva. Non avrebbe dovuto sconvolgerla minimamente il comportamento di Eleonora avendo simili figure genitoriali.
<< E suo nonno invece? >> chiese mentre l’auto si fermava << Lui le voleva bene sul serio? >>.
<< No, Ennio l’adorava. Non ho mai visto un rapporto così bello tra nonno e nipote. Su di lui Eleonora ha sempre potuto contare e la sua morte ha scosso parecchio anche me. In quel periodo mia madre era stata operata e non potei partecipare al suo funerale, mi dispiacque molto. Ho dovuto lasciare che se ne occupasse Davide per la seconda volta >>.
Nella sua voce Martina avvertì una punta di risentimento. Per essere solo un rapporto di amicizia, Chiara era parecchio protettiva nei confronti dell’altra, doveva tenerci davvero molto a lei e la consapevolezza di non esserle stata accanto quando più ce n’era bisogno, le aveva fatto provare un gran senso d’impotenza. Le sarebbe piaciuto aver trovato anche lei un’amica così, a Genova aveva lasciato ragazzi che aveva considerato amici ma che, quando la storia con Greta era saltata fuori, le avevano voltato le spalle lasciandola sola. Con Simona, invece, era un’amicizia nuova, non ancora maturata e quindi non all’altezza di quella che legava Chiara ed Eleonora.
<< Ora però ci sei tu, giusto? >> domandò retoricamente la più grande con un mezzo sorriso << Non dovrò più preoccuparmi ora che sto per tornare a Los Angeles? >>.
<< Giusto >> rispose prontamente Martina intuendo che quella fosse la prima e forse l’ultima volta che la vedeva << Stavolta la lasci nelle mani giuste >>.
 
Davide stava per mettersi a letto quando il suo cellulare aveva iniziato a squillare. Guardò il display sperando che fosse Eleonora e una leggera delusione si dipinse sul suo volto quando lesse che era Diego. Attivò la conversazione sapendo che c’era un unico motivo per il quale il ragazzo lo chiamava.
<< E’ da parecchio che non ti fai vivo >> disse.
<< Ho provato a mettere a posto il casino che avete combinato >> rispose prontamente il ragazzo più grande ricordando che nell’ultima corsa avevano perso miseramente << Per questo sei rimasto fermo per tutto questo tempo. Nessuno voleva più puntare su di voi >>.
A quelle parole, Davide serrò la mascella con rabbia. Non era stata colpa sua, era Eleonora quella che aveva sbagliato.
<< E adesso? >>.
<< Adesso avete una gara. Ci vediamo giovedì, solito posto, solita ora. Chiaro? >>.
<< Cristallino >> rispose il diciottenne fremendo di voglia di rimettersi in gioco.
<< Se perdete anche stavolta, siete fuori >>.
Senza attendere risposta, Diego riagganciò bruscamente lasciando Davide a fissare lo schermo del suo iphone. Questa volta non avrebbero perso, non se lo poteva permettere. L’avrebbero deriso tutti altrimenti. Eleonora non poteva farlo sbattere fuori, glielo doveva.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Nascondersi ***


Prima di prendere il treno, Federico aveva chiesto un favore a Fulvia che non aveva potuto negargli. Così adesso la donna si trovava ad osservarlo da lontano mentre entrava in un giardino ben curato di un ospizio. Prima di avvicinarsi ad una signora anziana, si voltò leggermente verso di lei come se cercasse un silenzioso assenso e abbozzò un timido sorriso.
<< Signora Carla, ha visto chi è venuto a trovarla? >> domandò gentilmente un’infermiera alla signora seduta sulla panchina intenta ad osservare lo zampillio dell’acqua della fontana.
La donna parve riscuotersi dai suoi pensieri e si girò verso il ragazzo.
<< Sei proprio un bel giovanotto >> affermò mentre le sue labbra s’increspavano in un sorriso.
Federico si chinò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza e poterla guardare negli occhi. Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto, poteva sentirlo rimbombare nelle orecchie anche se s’imponeva di restare calmo. Il fatto che Fulvia lo stesse guardando a pochi metri di distanza gli metteva addosso un’ulteriore agitazione.
<< Grazie >> rispose infine mentre l’infermiera si allontanava lasciandoli soli << Anche lei è una bella signora >>.
Il volto di Carla parve essere attraversato da un raggio di gioia a quelle parole.
<< Che caro che sei, mia figlia Letizia è davvero fortunata ad uscire con un così un bravo ragazzo. Come hai detto che ti chiami? >>.
<< Federico >> fece l’altro sperando che la sua voce non s’incrinasse nel sentire il nome della madre essere nominato con così tanta semplicità.
<< Hai davvero un bel nome, complimenti. E sei anche un bel ragazzo >>.
<< Anche mia nonna me lo diceva spesso >>.
Sorrise nel ricordare la donna quando ancora era giovane e si ricordava di lui.
<< Aspetta qui >> disse improvvisamente l’anziana facendo l’atto di alzarsi << Vado a chiamare Letizia, non è gentile da parte sua farti aspettare così tanto tempo >>.
<< Non ce n’è bisogno no…Carla >> si corresse immediatamente Federico mordendosi il labbro << Sarà sicuramente arrivando, io nel frattempo sono passato a salutarla >>.
I lineamenti della signora si distesero mentre si rilassava nuovamente sulla panchina.
<< Non dirlo a Letizia, ma tu tra tutti i giovanotti con i quali è uscita, sei il mio preferito >> affermò con tono basso mentre allungava una mano verso il viso del diciassettenne.
Federico si lasciò accarezzare la guancia sentendo un tepore familiare riscaldarlo. Per un attimo desiderò che quel momento non terminasse mai.
<< Adesso però vai, mia figlia ti starà sicuramente aspettando in salone >>.
Il ragazzo annuì mettendosi in piedi e le sorrise cercando di trattenere le lacrime.
<< Vado allora >> disse con autocontrollo << Sono contento di questa chiacchierata >>.
<< Anch’io Federico. Puoi dire a Letizia di lasciare sul tavolo in cucina la lana e i ferri? Le sto facendo una sciarpa per quest’inverno >>.
<< Va bene, a presto >>.
Posò delicatamente una mano sulla spalla dell’altra indugiando per una manciata di secondi prima di allontanarsi. Tornò da Fulvia che era rimasta immobile ad aspettarlo e, nel vederlo, si alzò.
<< Si è ricordata di te? >> domandò la donna affiancandolo mentre camminavano verso l’uscita.
Federico scosse il capo.
<< No, è convinta ch’io sia il fidanzato di mia madre >>.
Aveva pronunciato quelle parole cercando di non far trapelare quanta tristezza gli mettessero addosso.
<< Sappi che potrai scendere a Taranto per andare a trovarla tutte le volte che vorrai >>.
Il ragazzo annuì grato per ciò che Fulvia gli aveva appena detto.
<< Lo farò >> rispose fermandosi e voltandosi verso la fontana situata al centro del giardino.
Carla era stata nuovamente affiancata da un’infermiera che si era chinata per poter sentire cosa aveva da dirle. Un sorriso amaro gli apparve sulle labbra mentre pensava che non aveva potuto dirgli, non solo chi fosse in realtà, ma nemmeno della morte di Letizia quando accadde.
Tornerò presto a trovarti nonna, pensò prima di lasciarsi alle spalle quelle immagini.
 
Prima di andare a scuola, Eleonora era passata dalle sue sorelle portando loro cornetti appena sfornati. Inutile dire che erano stati accolti con gioia.
<< Pranzi da nonna? >> domandò dopo aver parcheggiato fuori il liceo rivolta a Claudia.
La ragazza annuì mentre le porgeva il casco.
<< Tu no? Ci sarà anche mamma >>.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< Non lo so, forse mangio con Chiara anche se non l’ho ancora sentita >>.
<< O con Martina? >> chiese con una punta di malizia la più piccola.
Eleonora si guardò intorno sperando che nessuno l’avesse ascoltata.
<< Vuoi metterti a urlare per caso? >> le rispose abbassando il tono della voce.
<< Ma che ho detto? >>.
Nel frattempo, passarono alcuni ragazzi che conoscevano la maggiore delle due e la salutarono. La diciottenne si affrettò a contraccambiare e subito dopo tornò a fissare la sorella.
<< E’ una cosa delicata >> si limitò a dire sistemandosi lo zaino sulla spalla destra leggermente a disagio << E io non… >>.
<< Oh >> fece Claudia come se avesse compreso in quel momento << Quindi vuoi tenerlo segreto? >>.
Eleonora la fissò con sorpresa.
<< Ma che domande fai? Ovviamente deve rimanere una cosa segreta! Pensa se… >>.
La sorella inarcò il sopracciglio.
<< …lo scoprisse Davide, per esempio? >> concluse al suo posto con un leggero tono d’accusa << E Martina lo sa questo? >>.
<< Ho provato a dirgli la verità…non ci sono riuscita… >>.
<< Ele… >>.
<< No, non puoi capire Cla! >> esclamò Eleonora alzando involontariamente il tono della voce << Io e lui… >>.
L’altra aprì la bocca per dire qualcosa ma venne bloccata dall’arrivo di Davide.
<< Le due Domenghi! >> salutò ridendo mentre scendeva dal suo motorino e si toglieva il casco.
<< Ciao Davide >> contraccambiò la sua compagna di banco.
<< Ehi, ciao >> fece Claudia abbozzando un sorriso prima di dargli un bacio sulla guancia.
<< Tom? >>.
<< Dovrebbe essere qui a momenti, lo sto aspettando >>.
<< Noi iniziamo a entrare? >> chiese il ragazzo voltandosi verso Eleonora.
La ragazza si affrettò ad annuire e subito dopo lanciò uno sguardo più che eloquente alla sorella. Attraversò la strada di fronte al liceo e s’infilò nell’edificio. Sulle scale che portavano al primo piano, incontrarono Giacomo che correva come un pazzo per arrivare puntuale al compito di matematica. Davide gli augurò buona fortuna mentre l’altra si faceva promettere di farle sapere come andato. L’amico strizzò l’occhio a entrambi prima di riprendere a correre.
<< Spero che si stia impegnando un minimo >> esordì Eleonora non appena Giacomo si fu allontanato abbastanza da non sentirla << Quest’anno ci sono gli esami >>.
Davide si permise una breve risata e si strinse nelle spalle sentendo il desiderio di fumare la prima sigaretta della giornata.
<< Non siamo tutti come te >> le rispose gettandole una breve occhiata.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevano avuto una chiacchierata tranquilla? Troppo.
<< Per fortuna! >> esclamò la ragazza rivolgendogli un sorriso << Altrimenti sai che palle? >>.
<< Sarebbe stato l’inferno per tutti! >> fece Davide scoppiando a ridere di gusto.
Eleonora lo guardò fermandosi sulla soglia della porta della sua aula e si ricordò di tutte le volte, nell’arco di così poco tempo, in cui l’aveva mandato a quel paese. Non sempre forse se l’era meritato.
<< Ah >> disse improvvisamente il ragazzo prendendola per un braccio e chinandosi verso il viso orecchio << Mi ha chiamato Diego ieri >>.
Nel sentire quelle parole, il cuore di Eleonora si fermò per un istante.
<< Abbiamo una gara domani >>.
<< Domani? >> ripeté l’altra ingoiando un paio di volte << Ma Davide noi… >>.
<< E’ la nostra occasione per rimetterci in carreggiata >>.
<< Ma sarebbe meglio se… >>.
<< Non puoi dirmi di no >> la interruppe l’amico << Me lo devi >>.
Eleonora lo fissò negli occhi non sapendo cosa dire. Davide aveva ragione, era colpa sua se l’ultima volta avevano perso e sapeva bene quanto l’altro ci fosse rimasto male per quella sconfitta. Accettare le pareva l’unico modo per rimediare a quell’errore che aveva fatto.
 
Le aveva mandato un paio di messaggi ma si sentiva lo stesso in colpa per come si stava comportando. L’intervallo era scattato da un paio di minuti e lei, insieme ai suoi amici, si era recata nel cortile sulla loro solita panchina. Da dove era seduta, vedeva distintamente Martina in compagnia di un’altra ragazza, sicuramente una certa Simona, sulle scale antincendio e il non potersi avvicinare le faceva provare una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco. Davide, Paolo, Giacomo e Lavinia discutevano animatamente su film e attori ridendo e scherzando. Varie volte le era stato chiesto il suo parere su qualcosa e altrettante volte, era tornata in silenzio. La situazione non era delle migliori, per niente.
<< Hai dimenticato le sigarette a casa? >> le domandò l’amico lanciandole il proprio pacchetto.
Eleonora inghiottì un groppo di saliva nel vederle e subito dopo tornò ad alzare gli occhi sulle scale. Davide le andò vicino e si sedette sullo schienale della panchina.
<< Preoccupata per…per qualcosa? >>.
La ragazza scosse il capo mentre una mano stringeva l’iphone con forza. Martina le aveva risposto di non preoccuparsi, di non angosciarsi in quel momento ma si vedeva chiaramente che non era contenta di non poter trascorrere l’intervallo accanto a lei. E per Eleonora era lo stesso, solo che la paura di uscire allo scoperto era più forte.
<< Non ti va? >> continuò l’altro indicando con un cenno del capo le sigarette che ancora non aveva toccato.
La diciottenne ingoiò un groppo di saliva e aprì il pacchetto estraendone una e permettendo a Davide di accendergliela. Inspirò un’ampia boccata prima di tornare a tenere gli occhi alti. Il gusto del tabacco le diede una sensazione familiare che, però, non alleviò il fastidio che sentiva.
<< Quella lì non la smette di fissarti. Ora mi alzo e gliene canto quattro >>.
Eleonora guardò prima Davide e poi Martina sentendo il cuore fare un salto.
<< Cosa? >> domandò provando a rimanere calma.
L’amico si strinse nelle spalle mentre la guardava.
<< Sto scherzando >> rispose abbozzando un sorriso e alzandosi in piedi. Si stiracchiò gettando il suo mozzicone lontano da entrambi e in quel momento suonò la campanella << Andiamo, fisica ci aspetta >>.
L’altra si limitò ad annuire sentendo il battito tornare regolare. Se avesse osato dire qualcosa di più forte sulla sua ragazza, era sicura che non sarebbe riuscita a trattenersi. Inviò un messaggio prima di infilare il cellulare nella tasca dei jeans e lo seguì sulle scale antincendio.
<< Devo passare prima in bagno >>.
 
Aveva immaginato che Martina la stesse attendendo, quello che mai avrebbe pensato era che la ragazza la spingesse senza troppi convenevoli in uno dei bagni vuoti e chiudesse la porta alle sue spalle per essere libera di baciarla. Eleonora si addossò alla parete leggermente frastornata da quello che in pochi secondi era accaduto ma subito dopo si sciolse nel sentire l’odore della sua pelle. La più piccola le era premuta contro in quell’angusto spazio e la baciava con foga tenendo entrambe le mani sul suo collo per affinché non si muovesse.
<< Si sente che hai fumato, sai? >> le disse infine con una punta di rimprovero che non sfuggì alla maggiore.
Eleonora fece un respiro profondo senza rispondere e guardò la sua bocca. Martina non si era mossa dalla sua posizione e sentire il suo seno sul proprio le stava procurando una moltitudine di brividi che le attraversavano tutta la schiena. Abbassò gli occhi cercando di fissare un punto sul pavimento. L’altra la baciò di nuovo accarezzandole una ciocca di capelli. Era così triste doversi accontentare di doverlo fare in un bagno che per giunta puzzava, come se fossero due ladre evase da un carcere. Improvvisamente alcuni passi fecero capire a tutt’e due che non erano più sole. La porta accanto alla loro si chiuse facendo capire che il secondo gabinetto era occupato. Eleonora avvampò all’istante nel comprendere che potevano essere scoperte mentre Martina era quasi divertita dalla scena. Iniziò a baciarle il collo cercando di fare meno rumore possibile, intrecciò le sue dita a quelle dell’altra e mise tutta la sua forza per impedire che la più grande la evitasse. Sapeva di cosa aveva paura e ci stava giocando. Le morse delicatamente il labbro e le sfiorò il naso col suo accorgendosi che Eleonora non stava respirando. Le mise una mano sul cuore ascoltandolo battere e le sorrise sempre più divertita. Solo quando si sentì scaricare e successivamente la porta sbattere, la ragazza dai capelli biondi si permise di tornare a riprendere aria. La più piccola scoppiò a ridere.
<< Non è stato divertente >> commentò riferendosi a ciò che aveva compiuto prima Martina.
<< Perché non hai visto la tua faccia >> sogghignò l’altra con aria compiaciuta passandosi un dito sulle labbra.
Eleonora si osservò la punta delle scarpe sapendo di essere ancora rossa.
<< Mi spiace >> bisbigliò infine.
Sentì Martina avvicinarsi e si lasciò sfiorare la mano.
<< Ehi >>.
<< Per questa situazione >>.
<< Ehi, Ele >> ripeté la più piccola prendendole il volto affinché si guardassero negli occhi << Guardami >>.
Appena l’altra le ubbidì, le diede un bacio gentile a fior di labbra.
<< Va tutto bene, okay? >> aspettò di vederla annuire prima di continuare e poggiò la sua fronte sulla sua << Promettimi solo che non sarà sempre così >>.
 
Le parole di Martina le avevano donato un leggero conforto che servì ad attutire il suo senso di colpa e a farle seguire abbastanza serenamente le lezioni. Davide un paio di volte le aveva fatto comprendere il suo entusiasmo per la gara motociclistica della sera successiva ma lei non riusciva a provare lo stesso. E se ne domandava il motivo. Di solito ogni singola parola pronunciata dal ragazzo l’aveva sempre rallegrata, fatta ridere o sentire contenta mentre adesso non era più così. Sbuffò rumorosamente dirigendosi verso il suo motorino e in quel momento il suo cellulare iniziò a squillare.
<< Ehi, vipera >> salutò attivando la conversazione << Come va? Tua nonna è a casa? >> aggiunse sapendo che la signora Di Biagio era stata dimessa quella mattina.
<< Sì, siamo tutti e tre a casa >> rispose Chiara dall’altra parte sedendosi sul letto a gambe incrociate.
<< Che facciamo oggi? Ti ho mandato un sms ore fa per sapere se pranzavamo insieme! >> disse Eleonora impedendole di aggiungere altro.
Un sorriso triste apparve sul viso dell’amica anche se non poteva essere vista. L’altra ragazza aveva lo strano potere di riuscire a sollevare il morale a chiunque, era per questo che le voleva così bene. La sua esitazione nel parlare fece comprendere immediatamente ad Eleonora cosa stesse pensando e sentì il cuore fermarsi per un istante.
<< Quando? >> domandò semplicemente.
<< Stasera >> disse l’altra cambiando posizione.
La ragazza dai capelli chiari ingoiò un groppo di saliva mentre si metteva seduta sul sellino.
<< Sapevi che sarei dovuta tornare a Los Angeles >> continuò Chiara << Ho la scuola anch’io e mia madre è da sola con i miei fratelli. Mio padre resterà ancora qualche giorno con mia nonna per valutare se sia il caso di prendere una badante >>.
<< Certo, è giusto >> rispose laconicamente Eleonora sentendosi una stupida per aver pensato che sarebbe potuto durare ancora.
<< Vieni qui >> le propose l’amica << Ho ancora qualche ora prima di dover recarmi in aeroporto, possiamo stare insieme >>.
L’altra ragazza annuì sapendo che avrebbe dovuto farsele bastare.
<< Arrivo >> si limitò a dire prima di agganciare.
Salutò velocemente gli amici e mise in moto per raggiungere la casa della nonna di Chiara. Prima di citofonare, inviò un veloce messaggio a Martina per informarla che avrebbe trascorso gran parte del pomeriggio con l’amica. La ragazza le rispose immediatamente facendo sorridere Eleonora nel leggere le sue parole.
<< Hai visto Martina prima di venire qui? >> le disse immediatamente Chiara quando andò ad aprirle la porta dell’appartamento.
<< Scema >> rispose l’altra ridendo mentre entrava.
<< Sul serio, hai lo stesso sorriso di ieri sera >>.
Eleonora salutò il padre e la nonna della ragazza e subito dopo entrambe si trasferirono nella cameretta che era appartenuta a Cosmo di Biagio da ragazzo e che ora era servita momentaneamente alla figlia. La prima cosa che notò la diciottenne dagli occhi verdi fu la valigia aperta al centro della stanza. Guardò il suo orologio da polso e si sedette sul letto.
<< A che ora hai l’aereo? >> chiese cercando di apparire disinvolta.
<< Alle sette. Per le tre e mezza, massimo le quattro, devo mettermi in viaggio >>.
Eleonora annuì.
<< Hai fame? >>.
Questa volta l’amica scosse il capo. Aveva lo stomaco chiuso per la notizia della sua imminente partenza, aveva pensato che avrebbe avuto più tempo da trascorrere con lei. Inghiottì un groppo di saliva mentre pensava a Davide e al sesso che aveva fatto con lui prima di conoscere Martina.
<< Lo sapevi da ieri, vero? >> domandò anche se sapeva già la risposta alzando gli occhi su Chiara.
L’altra le sorrise sedendosi al suo fianco e la abbracciò.
<< Sì >> disse in un soffio << Ma non sarebbe stato giusto dirlo ieri sera. Le protagoniste eravate tu e Martina >>.
Sentì Eleonora fare un respiro profondo mentre si scioglieva dalle sue braccia e abbozzare un sorriso triste.
<< Oh, dai Leo! >> esclamò Chiara provando ad alleggerire la situazione << Non è la fine del mondo! Hai promesso che dopo la maturità, verrai a trovarmi e le promesse, mia cara, si mantengono! >>.
Le strizzò l’occhio toccandole con l’indice il naso.
<< Sì, stavolta verrò davvero >>.
Anche se non le aveva firmato nessun pezzo di carta in cui glielo prometteva, dal tono della voce la ragazza dai capelli neri sapeva che stavolta avrebbe mantenuto la parola.
<< Allora pensa che mancano solo sei mesi circa! >>.
Eleonora scoppiò a ridere ma subito dopo tornò seria.
<< Ehi >> le disse l’altra << Non preoccuparti per Davide, troverai il coraggio di parlare della tua ragazza anche con lui come hai fatto con me >> aggiunse indovinando il motivo della sua angustia.
<< Io e Davide abbiamo fatto sesso >> confessò infine desiderando non avere più segreti con l’amica << No, non è successo solo una volta per sbaglio >> continuò anticipando la sua domanda.
Chiara le alzò il viso e Eleonora immediatamente notò l’abbozzo di un sorriso.
<< Immaginavo che fosse così >> mormorò semplicemente << Per questo sono ancora più contenta che tu abbia trovato Martina >>.
La ragazza dai capelli biondi si gettò contro di lei con così tanta forza da farla cadere sul letto.
<< Mi dispiace tanto! Lo so che era sbagliato… >>.
<< Shhh, lo so >> rispose l’amica accarezzandole i capelli << Eri sola e c’era solo Davide, lo so Ele. Non devi scusarti con me ma con te stessa perché finalmente hai capito. Per questo devi parlargli e dirgli che sei innamorata di un’altra persona. Questo gioco è finito >>.
<< Lui non la prenderà bene quanto te >> disse Eleonora guardandola negli occhi << E io non voglio… >>.
<< …perderlo? >> concluse al suo posto Chiara << Ma come puoi essergli amica se non sei sincera? >>.
L’altra ingoiò un groppo di saliva scattando in piedi.
<< E’ complicato, Chiara! Sai per quanti anni siamo stati solo io e lui? >>.
<< Troppi >> rispose l’altra senza esitazione incrociando le braccia all’altezza del petto << E’ stato sempre un rapporto sbilanciato, te ne rendi conto? >>.
<< Mi rendo conto che vuoi forzarmi a fare qualcosa che non voglio! >> esclamò Eleonora facendosi prendere dal panico << Non ancora almeno! >>.
Chiara scosse appena il capo.
<< Pensi questo? Che io ti voglia forzare? Lo dico per te, Ele! Perché sono tua amica e ti voglio bene, cazzo! Voglio vederti felice ma veramente! >>.
<< No >> fece allora l’amica << Non penso questo ma… >>.
Si prese la testa con entrambe le mani dopo essere tornata seduta mentre Chiara iniziò ad accarezzarle i capelli.
<< Prenditi il tempo che ti serve ma fallo, ti sentirai meglio dopo >>.
 
<< Ehi, amore >> salutò Martina attivando la conversazione con Eleonora << Come stai? >>.
Non l’aveva sentita per tutto il pomeriggio e ora che era sera finalmente la diciottenne si faceva sentire. Immaginava che avesse trascorso più tempo possibile con Chiara e per questo aveva preferito farsi da parte.
<< Ciao Marty >> rispose l’altra ragazza stringendosi nelle spalle come se potesse vederla.
<< Chiara? >>.
<< Partita ormai >>.
<< E tu come stai? >>.
Eleonora avrebbe voluto dirle che in quel momento le faceva tutto schifo e che lei era l’unica cosa bella che aveva e invece restò in silenzio.
<< Ele? >> fece la più piccola con una nota preoccupata nella voce << Dove sei? Vuoi che ci vediamo? >>.
<< No, io…preferisco di no, scusami. Tranquilla, però, ora torno a casa. Sono tornati mia madre e Federico e ancora non li ho visti >>.
<< Oh, va bene. Allora…allora ci vediamo domani a scuola >>.
<< Certo, a domani >>.
Martina riagganciò con una certa tristezza e, nell’incrociare lo sguardo del padre che stava leggendo il giornale in poltrona attendendo che la cena fosse pronta, arrossì con imbarazzo comprendendo che aveva ascoltato, se non tutta, almeno metà conversazione. Stefano chiuse il giornale lasciandolo sulle gambe e fece segno alla figlia di mettersi seduta di fronte a lui. Martina ubbidì sperando che l’uomo non volesse iniziare una discussione su chi stesse frequentando. Sua madre aveva accettato la sua relazione con Eleonora, delle volte le domandava perfino come stesse l’altra ragazza mentre suo padre era ancora un punto interrogativo per lei. Aveva sicuramente compreso che c’era qualcosa nell’aria eppure non si era mai espresso.
<< Penso che tra poco la cena sarà pronta >> disse guardando in direzione della cucina.
Stefano annuì brevemente.
<< Questa…questa ragazza che frequenti…beh, è una cosa seria? Voi… >> si passò una mano tra i corti capelli scuri a disagio senza sapere come proseguire.
Quando aveva sentito Martina chiamare un’altra persona “amore” aveva immediatamente compreso che doveva riferirsi a quella famosa ragazza e che era arrivato il momento di fare una mossa nella sua direzione. Sua moglie in quei giorni glielo aveva ripetuto di continuo.
<< Papà non devi… >> provò a dire sua figlia avvampando improvvisamente.
<< No, io voglio sapere >>.
Il suo tono si alzò di una tonalità involontariamente e l’attimo dopo fece un respiro profondo. Non era per niente facile come si era augurato.
<< Sì, lo è >> disse infine Martina preparandosi allo scoppio della bomba.
Chiuse gli occhi ma subito dopo li riaprì notando che non fosse accaduto nulla. Stefano la fissava in silenzio e poté quasi leggere imbarazzo nel suo sguardo. Sentì il cuore più leggero a quel segnale.
<< Quindi lei…nel senso…lei ti vuole bene? >>.
La ragazza sorrise a quella domanda.
<< Sì >> rispose con sicurezza.
L’uomo si passò entrambe le mani sulle tempie e tornò a guardare sua figlia.
<< Allora…allora credo che dovresti presentarmela >>.
 
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** Aspettare ***


 
<< Cosa c’è di così importante da non poter aspettare la fine della scuola? >> domandò Eleonora lasciandosi trascinare nel bagno da Martina.
Non si preoccupava che Davide potesse vederle insieme, era già uscito insieme agli altri compagni nel cortile per vincere una scommessa con altri ragazzi della classe che stava loro di fronte. E poi aveva bisogno di distrarsi momentaneamente dalle novità che erano accadute. Sua madre la sera precedente a cena aveva comunicato a tutte che Federico dalla settimana prossima avrebbe frequentato anche lui il liceo scientifico e quindi si sarebbe stabilmente trasferito da loro. Anche se Fulvia non l’aveva detto, era implicito dover ricavare una stanza che fosse solo per il ragazzo dato che era l’unico uomo della casa. Si passò una mano tra i capelli accarezzandoli e abbozzò un sorriso sentendo il calore della sua mano. Le piaceva da impazzire, era una sensazione che mai avrebbe creduto di sentire con un’altra ragazza. Eppure con Martina era così, semplice e privo di qualunque fine a se stesso. La più piccola si voltò un solo istante sorridendole prima di spingerla nell’angusta stanzetta vuota. Eleonora non fece in tempo a dire qualcosa che l’altra la baciò con foga. Per il momento dovevano accontentarsi di pochi attimi rubati durante l’intervallo e lei non era intenzionata a perderne nemmeno uno. Con l’arrivo e la partenza repentina di Chiara inoltre, in quei giorni avevano avuto pochissimo tempo da trascorrere insieme anche se la più grande aveva fatto enormi progressi sul fronte verità. E Martina ne era fiera.
<< Fa silenzio >> le sussurrò subito dopo riferendosi alle voci di altre ragazze che entravano e uscivano dai gabinetti vuoti.
Qualcuno provò a entrare in quello che occupavano ma la ragazza dai capelli rossi prontamente rispondeva e la sua voce non veniva tradita dalla situazione che stava vivendo in quell’attimo. Tutto il contrario di Eleonora che se avesse solo aperto bocca, si sarebbe fatta scappare qualche sospiro di piacere. Martina la teneva ferma contro il muro; una mano tra i suoi capelli e le dita dell’altra intrecciate alle sue con fermezza. Con Eleonora le piaceva condurre il gioco, sapeva che non si sarebbe sottratta al suo tocco, ai suoi baci, alle sue carezze. Di fronte alla più piccola perdeva quell’aria spavalda che aveva di solito per mostrare il suo lato più gentile e indifeso. Amava quelle sue caratteristiche, quel suo arrossire in modo genuino, il tremolio del suo corpo dopo ogni sfioramento e soprattutto sapeva cosa far vibrare. Sotto quel punto di vista, Greta era stata una brava insegnante. A quel pensiero, dovette soffocare un singulto accorgendosi che ora non pensava più alla donna con malinconia. Guardò negli occhi la ragazza che aveva di fronte e le sorrise prima di baciarla. Eleonora all’inizio non si mosse ma subito dopo usò la mano che aveva in quella di Martina per afferrarla per la vita e stringerla ulteriormente contro di sé con slancio. Lei era più grande, più alta, aveva sicuramente più esperienza alle spalle, non voleva essere vista sempre come l’eterno cucciolo spaventato dalla situazione. Improvvisamente il pensiero che la più piccola avesse avuto altre esperienze di quel genere, oltre Veronica che aveva subito catalogato come una cosa senza importanza, la fulminò facendola fermare. Non ci aveva mai riflettuto, aveva dato quasi per scontato che, siccome per lei era la prima, lo fosse anche per la sedicenne. Martina si fermò col viso a pochi centimetri dal suo e respirò il suo fiato prima di parlare.
<< Mio padre ha chiesto di conoscerti >> disse tutto d’un fiato.
<< Cosa? >> esclamò l’altra e subito dopo si portò una mano alla bocca perché aveva urlato.
<< Non è niente di particolare, vuole solo vederti >> continuò la più piccola.
<< Tu gli hai detto di…di noi? >>.
Eleonora vide Martina chinare lo sguardo.
<< L’ha capito >> mormorò appena.
Oh, no cazzo!, esclamò la mente della più grande, E’ troppo presto! Non sono pronta a una cosa del genere!
Si liberò dalle mani della ragazza dai capelli rossi e si spostò di un passo sentendo improvvisamente l’aria mancarle.
<< Ele, guarda che non… >>.
<< Tu mi piaci, Martina >> iniziò la diciottenne tentennando << Ma tutto questo… >>.
<< Perché non la vedi in modo più semplice? >> la interruppe Martina << Come…non so…come se fossero i genitori di Chiara? >>.
<< Perché non è la stessa cosa! >>.
<< Non farne una tragedia, vuole solo che ti presenti. Non ti farà mica il terzo grado! Rilassati per favore >>.
<< No che non mi rilasso, i tuoi sanno che stiamo insieme! Mentre io a malapena l’ho detto a mia sorella e a Chiara, tu ormai ti sei dichiarata a tutti! >>.
<< E se fossero stati i genitori di Davide, sarebbe stato diverso invece? >> sputò stizzita la più piccola.
<< Cosa c’entra Davide adesso? >> sbottò Eleonora la cui ansia non accennava a diminuire.
<< Lui c’entra sempre! E’ di lui che hai una fottuta paura! Di lui e del suo giudizio perché avete fatto sesso chissà per quanto tempo! Credi che non l’abbia capito? >>.
Capì immediatamente d’aver esagerato nel vedere lo sguardo della sua ragazza indurirsi e serrare la mascella in modo secco. Non avrebbe dovuto dirle quelle cose e soprattutto non in quel modo. Mettere in mezzo l’amico senza un valido motivo, solo per ricordarle di non essere ancora pronta a vivere la loro storia alla luce del sole, era stato un gesto per nulla carino. Se ne pentì subito. Eleonora spalancò la porta quasi non le importasse di essere vista in compagnia di Martina e corse nel corridoio per immettersi successivamente nel cortile e raggiungere i suoi amici.
 
Eleonora si era negata al telefono per tutto il giorno ignorando ogni singola chiamata della più piccola tanto da costringerla a ricorrere all’aiuto di Claudia. La contattò su Facebook spiegandole a grandi linee d’aver litigato e le chiese un modo per arrivare alla sorella. Mentre lo faceva, si ritrovò a pensare che quello che stava accadendo era una cosa così normale da farla riuscire a sorridere per pochi secondi. Era contenta che la quindicenne, nonostante l’età, non avesse espresso i soliti pregiudizi sulla loro situazione ma fosse stata totalmente dalla loro parte. Era stato un enorme aiuto per Eleonora che non sarebbe probabilmente riuscita ad andare avanti di fronte a un primo rifiuto. Averla dalla loro parte, significava molto. E nel formulare quei pensieri, si rese conto d’aver preteso troppo dalla ragazza chiedendole di presentarsi ai suoi genitori. Doveva darle più tempo. Claudia le rispose immediatamente che aveva notato qualcosa di strano in Eleonora da quando l’aveva vista parcheggiarsi davanti al televisore del salone per giocare all’xbox. Non era da lei farlo. Le consigliò di passare immediatamente da casa e di stare tranquilla, la sorella maggiore faceva tanto la dura ma alla fine di fronte a uno sguardo sincero si scioglieva. Martina non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver infilato il giubbotto, si fiondò fuori di casa. Durante il tragitto si preparò un discorso da farle per chiedere scusa ma quando suonò al citofonò e si ritrovò di fronte Federico, dimenticò ogni parola. Non lo aveva mai incontrato nonostante tutto quello che sapeva sul suo conto. Per qualche secondo si guardarono negli occhi con sorpresa prima che la più piccola parlasse presentandosi come un’amica di Eleonora. Il ragazzo guardò un solo istante dietro di lui con la coda dell’occhio e le fece segno di entrare prima che arrivasse di corsa Claudia.
<< Ciao Marty! >> esclamò sorridendo << Fede vestiti, noi usciamo >>.
Martina vide Eleonora che le dava le spalle seduta a gambe incrociate davanti al televisore e pareva indifferente a ciò che la circondava eccetto il videogioco al quale stava giocando con accanimento.
<< Cosa? E dove dovremmo andare? >>.
La sorella fece un gesto vago con la mano per dire che non era importante e gli gettò contro le sue scarpe trovate in giro per casa.
<< Avanti, accompagnami a fare dei giri! >>.
Federico sospirò passandosi una mano tra corti capelli biondi prima di annuire e farsi trascinare fuori la villetta.
<< Ciao Ele >> disse Martina quando furono rimaste sole a disagio da quell’improvviso silenzio.
Si avvicinò all’altra ragazza che la stava deliberatamente ignorando. Eleonora si ostinava a fissare i personaggi che si muovevano sullo schermo come se non ci fosse nessun altro. La più piccola, allora, snervata da quel suo comportamento infantile, spense il grande televisore.
<< Ehi! >> proruppe la diciottenne immediatamente col joystick in mano << Stavo giocando! >>.
Martina la fissò inarcando il sopracciglio e si ritrovò, senza volerlo, a fare pensieri poco puliti sul corpo della maggiore.
Ormoni del cazzo, pensò mentre si toglieva il giubbotto.
<< Non comportarti come se avessi cinque anni >>.
Eleonora si alzò più in piedi massaggiandosi il fondoschiena.
<< Lasciami in pace >> le disse semplicemente facendo per recarsi in cucina.
La ragazza dai capelli rossi le afferrò il polso per fermarla.
<< Mi dispiace >> affermò con sincerità << Non avrei dovuto reagire in quel modo stamattina. Scusa >>.
L’altra stette in silenzio a fissarla mordendosi il labbro inferiore e Martina lentamente mollò la presa sperando di non vederla andare via. Vederla rimanere nella stessa posizione, le fece tirare un sospiro di sollievo. Inghiottì un groppo di saliva e si specchiò in quei grandi occhi del suo stesso colore prima di continuare.
<< Non volevo dirti quelle cose…su Davide. So che è tuo amico e che stai aspettando di… >>.
<< E’ vero >> mormorò la più grande << Tutto quello che hai detto è vero. Io e Davide…l’abbiamo fatto un sacco di volte >>.
Martina si bloccò nel sentire quelle parole. Non credeva che l’avrebbe ammesso così facilmente. Nonostante provasse un forte fastidio al pensiero che quel ragazzo si fosse preso tutto da Eleonora, allungò una mano per intrecciare le loro dita e quel gesto la fece sentire meglio.
<< Il passato non è importante >> le rispose con un piccolo sorriso << Io ho fiducia in te, so che andrà tutto bene >>.
<< Io non mi fiderei così tanto fossi in te >>.
Martina le si avvicinò così tanto da sfiorarle il naso.
<< Il bello di un rapporto è che si è in due ed io ho già scelto >> le baciò la fronte alzandosi sulle punte e facendola in questo modo arrossire << Aspetteremo tutto il tempo che vuoi >>.
Finalmente Eleonora sorrise sollevata da quello che le aveva appena detto e la abbracciò.
<< Facciamo merenda? >> propose l’attimo dopo conducendola in cucina.
Si sedettero intorno alla penisola per mangiare tè e biscotti e, quando terminarono, Eleonora si alzò per sistemare le tazze sporche nella lavastoviglie e la richiuse l’attimo dopo che Martina la bloccasse contrò l’anta per baciarla. Voleva farle capire che le dispiaceva averle detto quelle cose in modo così duro non solo a parole e il fatto che la casa fosse vuota, la faceva maggiormente ardita. Non era come a scuola che, oltre a chiudersi in uno squallido bagno, dovevano fare attenzione anche a non farsi sentire. Avrebbe potuto perfino farla urlare, un pensiero che non le dispiaceva affatto, se doveva essere sincera.
<< Che c’è? >> le domandò non appena si accorse dell’aria interrogativa che aveva l’altra sul viso.
Eleonora abbozzò un sorriso e si passò le dita tra i capelli.
<< Niente >> rispose infine imbarazzata.
Si spostò verso il salone mentre Martina la seguiva cercando di comprendere cosa le stesse passando per la testa in quel momento. La vide sedersi sul divano e portarsi entrambe le gambe sotto il mento. Le si sedette accanto e la guardò in silenzio aspettando che parlasse. Forzarla non sarebbe servito a nulla. La ragazza più grande fece un respiro profondo e dovette iniziare a torturarsi una ciocca di capelli prima di trovare il coraggio di parlare.
<< Questa…la nostra storia…è la prima…anche per te? >>.
Martina non riuscì a non sorridere di fronte al rossore generale che le aveva invaso le gote prima di tornare nuovamente seria.
<< Ele, sai già di… >>.
<< Non mi sto riferendo a Veronica >> la interruppe Eleonora provando una fastidiosa sensazione all’altezza dello stomaco a quel nome e a quel ricordo << Intendo…intendo prima…ce ne sono state altre? >>.
Per un solo attimo la più piccola si morse il labbro pensando a Greta, poi rifletté che era arrivato il momento di parlargliene.
<< Sì, una >> fece con aria seria << A Genova >>.
Si avvicinò alla più grande alla ricerca di un contatto e poggiò il petto sulle sue gambe così da essere a pochi centimetri dal suo viso. Eleonora inghiottì un groppo di saliva a quelle parole e si ritrovò col fiato sospeso.
<< E’ per questo che siete andati via? >>.
<< I miei lo scoprirono, scoppiò una specie di putiferio e mio padre pensò che la soluzione migliore fosse il trasferimento >>.
<< E adesso invece vorrebbe conoscere me? >>.
Martina s’inumidì le labbra.
<< Ha capito che sono davvero innamorata. Cavolo Ele, tu mi piaci così tanto che potrei impazzire! Non è come quando stavo con Greta >>.
Era la prima volta che pronunciava il suo nome davanti all’altra ragazza e nel sentire che non le procurava altro se non un senso di tristezza, le fece capire d’aver davvero superato la loro storia. Alzò gli occhi su Eleonora scoprendo che le stava sorridendo. Era bellissima quando lo faceva.
<< Non voglio sapere nient’altro, fa parte del passato giusto? >> disse la diciottenne cercando la sua mano.
Martina annuì fissandola.
<< Solo…solo…dimmi che era brutta, okay? Anche se non…non è proprio la verità… >>.
Quell’affermazione fece ridere sottovoce Martina prima di avvicinarsi ulteriormente per baciarla.
<< Bruttissima >> le sussurrò prima di far scivolare la lingua verso il suo padiglione auricolare.
 
Eleonora si stava finendo di preparare per uscire con Davide ma il suo pensiero costante era Martina e quello che era accaduto quel pomeriggio. Era stata distratta per tutta la durata della cena, ma come poteva essere diversamente? Nessuno era mai stato così gentile con lei, nemmeno il suo migliore amico che si era sempre preso ogni cosa volesse senza considerare i suoi desideri.
 
Sul quel divano Martina l’aveva tenuta stretta contro di sé per impedirle di allontanarsi, l’aveva baciata ripetutamente e inevitabilmente era finita per accarezzare il bottone del suo jeans. L’aveva guardata negli occhi con desiderio ardente, pensando a tutti quei gemiti di piacere che le erano scappati in quel momento e aveva creduto che finalmente potesse appagare quella valanga di emozioni che provava sempre in sua compagnia. Farla sua sarebbe stato semplicemente meraviglioso. Così, con lentezza infinita si era decisa ad abbassare anche la cerniera. Aveva intravisto il raso bianco e ricamato del suo slip e un brivido l’aveva scossa. Quasi non riusciva a credere che fosse reale. Era tornata a baciarla per rassicurarla su quello che stava per fare.
<< Sei bellissima >> le aveva sussurrato con una nota sottile di malizia riuscendo a malapena a governare il tremolio della voce.
Eleonora non le aveva risposto e quasi non si era accorta di stare stringendo con forza la mano dell’altra. Martina aveva contraccambiato il gesto e l’aveva guardata a lungo per comprendere. Vederla così indifesa, completamente nelle sue mani, le aveva fatto abbozzare un leggero sorriso. Aveva tolto la mano dal suo jeans e le aveva dato un bacio sulla fronte.
<< Respira, Ele >> le aveva detto infine.
Aveva notato come la sua ragazza avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo e lei voleva solo che si rilassasse.
<< Non faremo niente oggi >>.
La più grande l’aveva guardata con aria interrogativa senza muoversi.
<< Pensavo che lo volessi >> aveva bisbigliato osservando Martina richiuderle il pantalone.
L’altra le aveva sorriso a lungo accarezzandole la guancia.
<< Lo voglio, Ele >> le aveva risposto << Più di ogni altra cosa al mondo ma…voglio che sia anche il tuo più grande desiderio >>.
Eleonora a quelle parole aveva inghiottito un groppo di saliva.
<< Non…non mi sono sottratta… >> aveva ribattuto lentamente.
Martina aveva scosso il capo e aveva poggiato delicatamente una mano sulla sua pancia.
<< Lo so, ma non sei pronta. Possiamo aspettare ancora >>.
Si erano baciate prima di mettersi sedute e la diciottenne aveva sentito formarsi nel suo cuore una strana pace. Martina le aveva appena dato un’ulteriore prova dell’amore che provava per lei e di questo Eleonora se ne sentiva enormemente fortunata. Aveva giurato a se stessa che mai l’avrebbe fatta soffrire.
 
<< Pronta? >> le domandò Davide osservando il corpo dell’amica mentre lei indossava il casco integrale.
Eleonora si limitò ad annuire prima di salirgli dietro e l’altro immediatamente partì. Non impiegarono molto a raggiungere il luogo dell’appuntamento e, nonostante non fossero in ritardo, scoprirono che erano già tutti lì. Diego si avvicinò e attese che Davide mettesse il cavalletto alla moto prima di parlare. Gli avversari erano circa loro coetanei, completamente nuovi nel giro di gare e scommesse. A quel dettaglio il diciottenne serrò la mascella, Eleonora lo notò immediatamente, e comprese che il suo amico non aveva gradito essere stato paragonato a dei novellini. La sconfitta della volta precedente gli bruciava ancora dentro. Sentì uno strano formicolio all’altezza dello stomaco e si chiese se fosse senso di colpa. Fece un respiro profondo e tornò a infilarsi il casco nel vedere Davide che montava il suo bolide. Lo fece rombare come se stesse avvertendo i due avversari con fare spavaldo e non appena sentì la schiena della ragazza combaciare con la propria le disse che era più che intenzionato a vincere.
<< Vinceremo >> lo rassicurò Eleonora imponendosi di restare calma.
Sin da quando partirono, compresero che avrebbero avuto la meglio sugli altri. Passarono subito in testa e mantennero il vantaggio per tutta la durata della gara. La ragazza fece accuratamente il suo dovere tenendo la mente sgombra da pensieri inopportuni come la costante riflessione sul come far combaciare il mondo cui era sempre appartenuta e quello meraviglioso che condivideva con Martina. Nel momento in cui Davide la abbracciò felice per la vittoria, comprese che non sarebbe mai stato possibile.
 
 
 
 

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Capitolo 32
*** Prime presentazioni ***


Era trascorsa una settimana dalla vittoria di Davide e per il ragazzo andava tutto bene o per lo meno era quello che si ripeteva tutte le mattine quando si guardava allo specchio. C’era qualcosa che interiormente lo turbava e che non voleva affrontare per paura di quello che avrebbe scoperto. Gettò il mozzicone di sigaretta per terra e salutò l’amico col quale stava chiacchierando mettendosi a fissare la figura di Eleonora seduta sulla loro solita panchina. Aveva l’iPhone in mano e stava scrivendo qualcosa ma il suo sguardo era frustrato e distante. Da quella posizione vedeva chiaramente come stesse ascoltando distrattamente Giacomo che le parlava della sua interrogazione di latino ed era proprio quello il punto. Eleonora era lontana, sempre persa nei suoi pensieri, in qualcosa che non poteva di certo essere l’arrivo al liceo di Federico e la sua sistemazione in casa Domenghi. C’era altro che l’amica gli nascondeva, il fatto stesso che non avessero ancora fatto del buon sesso ne era la prova, ma aveva paura ad indagare troppo. Aveva paura di scoprire qualcosa che non gli piaceva e allora tutta la situazione di calma e felicità che c’era in superficie si sarebbe rotta forse irrimediabilmente. Lui cercava di comportarsi come al solito, come se quella fosse solo una breve parentesi e sperava davvero che presto la sua migliore amica tornasse a rivolgersi a lui per qualunque cosa come era sempre stato. Spostò lo sguardo verso Lavinia e come ogni volta che lo faceva, rimase folgorato dalla sua bellezza. Quegli occhi erano di un azzurro sconvolgente, così meraviglioso che non si sarebbe stancato mai di guardarli. La ragazza gli sorrise nel sentire il suo sguardo e si mosse nella sua direzione. Gli porse un cracker che Davide accettò volentieri e lo affiancò. Immediatamente l’odore della sua pelle lo invase facendolo rabbrividire. Ricordò di quando aveva fatto sesso con lei e di come avesse cercato di essere il più dolce possibile mentre entrava. Desiderava che Lavinia conservasse un bel ricordo della sua prima volta, al contrario non si era mai posto il problema con Eleonora. E doveva riconoscere che parecchie volte con l’amica era stato parecchio rude ma non se n’era mai preoccupato. Aveva sempre anteposto il suo desiderio a quello dell’altra tranne che con Lavinia. La guardò con la coda dell’occhio senza smettere di tenere lo sguardo fisso davanti a sé e gli venne da sorridere.
<< Perché sorridi? >> chiese prontamente la ragazza voltando appena la testa per fissarlo.
Davide scosse appena il capo.
<< Pensavo a quando abbiamo… >>.
<< Oh, è stato bellissimo >> mormorò Lavinia con sincerità.
Lentamente fece scivolare una mano sulla sua e gliela strinse in modo che però gli altri non li vedessero. Anche se il ragazzo si stava abbandonando a quei pensieri, non significava che volesse rendere partecipi i loro amici e sapeva fin troppo bene che il peggior cruccio di Davide era Eleonora. Un moto di stizza la scosse riflettendo sulla ragazza dai lunghi capelli biondi ma subito dopo pensò che se non fosse per il suo comportamento, non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi così tanto all’amico. Respirò profondamente pensando che la sua storiella segreta stava andando a suo favore.
<< I miei non ci sono nel pomeriggio >> disse con aria maliziosa << Ti andrebbe di…studiare insieme? >>.
Il ragazzo annuì facendo per richiamare l’attenzione di Eleonora.
<< Davide, intendevo solo io e te… >>.
L’altro la fissò per un momento senza capire.
<< Oh >> fece infine mentre un sorriso si allargava sul suo volto << Mi piacerebbe molto >>.
 
<< Uao Davide >> disse Lavinia stendendosi sul materasso e cercando di regolarizzare il respiro. Guardò il ragazzo che si era disteso accanto a lei e gli posò una mano sull’addome in cerca del suo calore.
Diamine se non è bello, pensò riferendosi al sesso appena fatto, Ci credo che Eleonora lo pratica da tanto tempo.
Improvvisamente Davide si alzò cerando le sigarette e se ne accese una avvicinandosi al balcone per aprirlo. Fece un’ampia boccata prima di voltarsi verso l’amica. Un sorriso gli increspò le labbra mentre si guardavano negli occhi ma subito dopo assunse una piega malinconica. Lavinia comprese immediatamente a chi fossero rivolti i suoi pensieri e sentì il volto avvampare.
<< Pensi costantemente a Eleonora? >> chiese a bruciapelo.
Al ragazzo per poco non cadde il mozzicone di bocca e tossì violentemente a quelle parole.
<< Non ci penso sempre >> rispose dopo essersi ripreso << E’ solo che è una parte importante della mia vita >>.
<< Perché avete scopato? >>.
<< Non solo per quello! >> esclamò stizzito l’altro << Mi mancano alcune cose di lei che ora non riesco a trovare >>.
<< E hai anche una motivazione sul perché? >> fece Lavinia incapace di trattenersi.
Davide stette qualche minuto intenta a fissarla prima di scuotere il capo e richiudere l’anta.
<< Hai suggerimenti? >>.
La ragazza mantenne lo sguardo finché non tornò a stendersi nuovamente accanto a lei. Subito gli circondò la vita con le braccia e poggiò il capo sul suo petto ascoltando il cuore battere.
<< Hai pensato che forse non è più interessata a certe cose? >>.
<< Ehi, frena >> la bloccò il diciottenne sentendosi ferito nell’orgoglio << Io sono una bomba sul versante sesso e anche sul resto, perché avrebbe voluto smettere? >>.
<< Per te è così tragico dover scopare con me e non con lei? >>.
<< Non ho detto questo Lavi! Mi piaci tanto! >>.
A quell’affermazione la ragazza alzò la testa e sorrise con affetto.
<< Anche tu mi piaci >> rispose << Vorrei solo che fossimo tu ed io almeno in questi momenti. È chiederti troppo? >>.
Lui si chinò per baciarle una tempia.
<< No, non lo è >>.
 
Fissò il libro di arte senza particolare entusiasmo e sbuffò scostando una ciocca di riccioli dal viso che non volevano saperne di stare dietro l’orecchio. Quella non era stata esattamente una giornata meravigliosa; la sveglia non era suonata, era arrivata tardi a scuola, durante il tragitto fatto di corsa aveva beccato una pozzanghera, la professoressa di fisica aveva deciso di interrogarla a sorpresa ma la cosa peggiore di tutte era che Eleonora non riusciva mai a ritagliarsi un angolo per stare con lei. Ormai stava iniziando a credere che la vergogna fosse più forte del sentimento che provava nei suoi confronti e questa situazione stava iniziando a deprimerla. Simona cercava di supportarla come meglio poteva ma Martina non poteva non paragonare quello che si stava creando con la relazione con Greta. E quella considerazione le faceva così male da farle venire voglia di rintanarsi nella sua stanza a piangere senza voler vedere nessuno. Per tutta la settimana aveva visto pochissimo la sua ragazza. Nei bagni stava diventando rischioso vedersi e nel pomeriggio tra i vari impegni di entrambe, Martina era riuscita a una sola volta a veder giocare Eleonora a tennis senza poter nemmeno dare voce ai suoi sentimenti visti gli altri ragazzi che erano presenti e che soprattutto conoscevano l’altra. Era tutto terribilmente frustrante. Alzò gli occhi sul calendario constatando che le vacanze di natale erano alle porte un lieve sorriso le increspò le labbra. Forse le cose sarebbero migliorate, forse la più grande avrebbe trovato più tempo da trascorrere con lei, oppure sarebbero potute ulteriormente peggiorare. Quel pensiero le fece sentire una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco e si affrettò a controllare il cellulare per distogliere la mente. Il non trovare nemmeno un messaggio da parte dell’altra ragazza, la fece sbuffare. Stava per rimettere la testa sui libri quando qualcuno citofonò.
<< Aspettiamo qualcuno? >> domandò mentre si alzava rivolta a entrambi i genitori.
Sua madre scosse il capo mentre suo padre spegneva la televisione.
<< Chi è? >> continuò alzando il ricevitore.
La persona dall’altra parte era l’ultima che si aspettava. Sorrise mentre le sganciava il portone.
 
Eleonora aiutò sua nonna a sparecchiare dopo pranzo cercando di tenersi impegnata. Era stata una settimana infernale quella che aveva trascorso e sua sorella lo sapeva bene. Claudia era diventata un po’ la sua confidente, quella su cui scaricare la sua rabbia e il senso di frustrazione che provava per la situazione che stava vivendo. E la ragazza ogni volta si ritrovava a darle sempre lo stesso consiglio, quello di fare ciò che voleva senza crearsi tutti quei problemi. Ma per Eleonora non era semplice scrollarsi di dosso tutto quello che era stata fino a quel momento e ogni sera si ripeteva inutilmente che il giorno successivo sarebbe stato diverso, che sarebbe riuscita a trovare il tempo per accontentare tutti. Non riuscendoci, ne faceva le spese il suo rapporto con Martina. Per questo era così di malumore in quei giorni e non riusciva nemmeno a scriverle un sms che potesse risultare vagamente carino. Con Davide, inoltre, andava tutto apparentemente bene e non se la sentiva di scatenare un putiferio ora che non le stava più addosso come prima. Si rendeva conto che era troppo distante da lui per essere raggiunta e non voleva neanche che lo facesse. Pensò che quel pomeriggio era andato a studiare da Lavinia e subito dopo la sua attenzione si focalizzò sull’amica. Lavinia era cambiata, era più fredda e scostante del solito. Non che a lei importasse scoprire cosa avesse, semplicemente non riusciva a comprendere questo improvviso mutamento. Era diventata apatica nei confronti di ciò che la circondava non riuscendo a trovare lo stimolo giusto per affrontare la sua quotidianità. Meccanicamente sbloccò l’iphone e aprì i messaggi di Martina per rileggerli mentre un leggero sorriso le si formava sulle labbra. Possibile che fosse così complicato? Sarebbe dovuta essere la cosa più naturale del mondo e invece stava risultato enormemente difficile. Tutto era diventato complicato nella sua vita e non riusciva a trovare il bandolo della matassa per iniziare a mettere un po’ d’ordine. Si passò una mano tra i capelli poggiando la schiena contro la porta della cucina.
<< Sei triste Ele? >> chiese innocentemente Luca che stava facendo i compiti dopo aver alzato gli occhi sulla cugina.
La ragazza scosse il capo avvicinandosi al bambino per dargli un bacio sulla testa.
<< Io se sono triste faccio sempre qualcosa che fa felice mamma. Se lei è felice, mi da tanti baci e lo divento anch’io >>.
Ilaria rise sottovoce a quell’affermazione sottolineando l’innocenza del cugino più piccolo mentre Eleonora lo fissò per qualche secondo sorpresa da ciò che le era stato appena detto.
<< Luca, non distarti. Devi finire matematica prima che venga papà a prenderti >> lo richiamò la signora Domenghi che dava le spalle ai nipoti per pulire la cucina.
Non si accorse di quanto improvvisamente fosse diventata felice la diciottenne, cosa che invece non sfuggì a Claudia che sorrideva raggiante. Finalmente le cose iniziavano a muoversi nella giusta direzione, quello sguardo prometteva solo buoni esiti. Osservò in silenzio la sorella raccogliere le sue cose lasciate sparse sul divanetto e infilarsi il giubbotto. Non le disse nulla, semplicemente si limitò ad alzare il pollice nella sua direzione quando prese da terra il suo casco.
<< Ci vediamo stasera >> salutò mettendosi sulla spalla destra lo zaino della scuola.
 
<< Eleonora? >> chiese Martina affacciandosi dal suo appartamento e sentendo il suono dei suoi passi farsi sempre più vicini.
L’altra ragazza non rispose e non le diede il tempo di aggiungere altro. Appena la raggiunse, la abbracciò e la baciò con trasporto sorridendo subito dopo. Quanto le era mancato il suo sapore. Si sentì enormemente stupida per averla messa da parte in quei giorni. Martina le accarezzò una guancia quando si sciolse dalla sua presa e gliela baciò.
<< Lo sai che ci sono i miei in casa, vero? >>.
La più grande annuì spostando lo sguardo verso l’entrata e l’attimo dopo le sfiorò il naso con suo cercando le dita della mano per intrecciarle alle sue.
<< Mi sei mancata tantissimo >> le sussurrò << Scusa per questa settimana…non è stato il massimo, lo so. Scusa >>.
Martina le rivolse un dolcissimo sorriso e la tirò verso di sé per un altro bacio.
<< Marty, che fai sul pianerot…oh, ciao Eleonora! >> esclamò Sofia sorpresa e lieta allo stesso tempo << Martina non mi aveva detto che eri tu >>.
<< Mi scusi per l’improvvisata >> iniziò la ragazza << Non volevo disturbare >>.
<< Nessun disturbo, Eleonora! E poi non avevo detto di darmi del tu? >>.
Il sorriso della signora Capasti fece arrossire la diciottenne. Questa volta non era come la precedente, adesso c’era la consapevolezza da parte di tutti di essere qualcosa di più di semplici amiche. Da questa considerazione nasceva il nuovo disagio di Eleonora. Entrarono e Martina la condusse nel salone dove c’era suo padre seduto in poltrona col giornale sulle gambe.
<< Ciao Alice >> salutò la ragazza dai lunghi capelli biondi intravedendo la sorella della sua fidanzata con i libri in mano.
La dodicenne agitò la mano prima di scomparire nella stanza. Solo quando la porta si chiuse, Eleonora si voltò facendo un respiro profondo e incontrò gli occhi scuri del padrone di casa.
<< Buon pomeriggio >> salutò passandosi una mano tra i capelli e spostando il peso da un piede all’altro. Infilò le mani nelle tasche dei jeans e con la coda dell’occhio cercò lo sguardo di Martina.
<< Eleonora, immagino >> rispose Stefano alzandosi per mostrare tutta la sua statura e allungando una mano verso di lei.
L’altra gliela strinse ingoiando un groppo di saliva.
<< Beh, io… >> mormorò la ragazza notando il silenzio che si era creato.
Sofia era tornata in cucina mentre la sedicenne era rimasta accanto a lei, ma dal suo sorriso si capiva che era abbastanza rilassata.
<< Come va la scuola? >> domandò l’uomo per trarla d’impaccio.
A quella richiesta, Eleonora si ritrovò a sorridere.
<< Bene, grazie. Qualche giorno fa la professoressa di italiano ha portato i compiti di italiano >>.
<< Ah, e com’è andato? >>.
<< Ho preso nove >> la diciottenne sentiva lentamente l’ansia svanire mentre discorreva << Ma, a mio dire, non era particolarmente difficile. La traccia che ho scelto io era sul primo capitolo de La coscienza di Zeno. Stiamo affrontando Svevo in questo periodo e mi piace molto anche se i suoi libri non sono esattamente il prototipo di letture da spiaggia. La coscienza di Zeno non l’ho ancora letto ma ho trovato intensi sia Senilità che Una vita >>.
Stefano la guardò a lungo pensando che doveva essere in gamba. Per lo meno non era una ragazza che passava inosservata. E poi era davvero bella, due occhi di un verde spettacolare e una cascata di capelli dorati che le incorniciava il viso. Continuarono a chiacchierare della scuola e il padre di Martina notò che Eleonora non era solo brava in italiano, ma in tutte le materie e aveva il grande desiderio di spiccare tra gli altri. Solo quando toccò l’argomento sui genitori, la ragazza esitò leggermente rispondendo con frasi brevi e monosillabi. Da quel poco che le disse, comprese che i suoi erano separati da diverso tempo e che suo padre viveva all’estero. Si vedeva che non era l’occasione migliore per una conversazione e non voleva metterla a disagio più del dovuto. In fondo, anche lui ricordava com’era stato quando Sofia gli aveva presentato quelli che successivamente divennero i suoi suoceri; l’ansia e quel fastidioso sudore non l’avevano mai abbandonato per tutta la serata. Quasi sorrise a quel ricordo. Quanto tempo era trascorso dall’ultima volta che ci aveva pensato?
<< Dai papà, adesso lasciala stare! >> intervenne Martina ridendo << Ti ha fatto tutto il resoconto delle sue medie scolastiche! >>.
<< Non è un problema >> rispose Eleonora sfiorandole appena la mano lieta che l’uomo non avesse toccato il temuto argomento sulla relazione.
Stefano guardò la figlia e abbozzò un sorriso alzando le mani in segno di resa.
<< Okay, la smetto >> disse. Guardò il suo orologio da polso << Devo andare ad aprire l’edicola adesso. È stato un piacere conoscerti Eleonora >>.
<< Il piacere è stato mio >> rispose la ragazza.
<< Ah, Eleonora >> fece l’uomo sulla soglia della porta di casa mentre si infilava il giubbotto << Se scopro che scopi con mia figlia, ti taglio in pezzi così piccoli che nemmeno il RIS sarà in grado di ricomporti >>.
<< Papà! >> strillò Martina a quelle parole vedendo la sua fidanzata diventare per pochi secondo completamente bianca per la paura << Non scherzare nemmeno! >>.
Stefano scoppiò a ridere prima di salutare tutti e uscire.
<< Scherzava >> continuò la sedicenne guardando negli occhi Eleonora.
La diciottenne si chinò per darle un leggero bacio sulle labbra.
<< Lo spero >> sussurrò in modo che potesse ascoltarla solo lei << Perché non voglio davvero farmi scappare una cosa così bella >>.
 
Fulvia era rincasata da poco e si stava togliendo le scarpe quando il telefono iniziò a squillare. Sbuffando e pensando che non era nessuna delle sue figlie, si avvicinò al ricevitore. Per un solo attimo le balenò il pensiero che si fosse dimenticata qualcosa a scuola.
<< Pronto? >> fece alzando la cornetta e attivando la conversazione.
Dall’altra parte del telefono, una voce maschile le espose il motivo di quella chiamata e man mano che proseguiva sentiva il sangue gelarsi. Un sudore freddo le imperlò la fronte e provò a inghiottire l’improvviso groppo di saliva che le si era formato in gola.
<< C’è nessuno? >> chiese la voce di Claudia apparendo dalla porta principale con in mano il mazzo di chiavi << Ah, mamma! >>.
La quindicenne si bloccò vedendo che la donna era al telefono ma comprese subito che c’era qualcosa che andava. L’espressione di sua madre era terrorizzata. Le si avvicinò cercando una spiegazione possibile a quel comportamento ma quando le sfiorò la mano, Fulvia ebbe un tremito e il ricevitore le sfuggì di mano.
 
Le ragazze erano andate a dormire da una mezz’ora e anche lei si sentiva abbastanza stanca ma voleva lo stesso aspettare Stefano. Nel sentire la porta del bagno chiudersi, si voltò verso il marito che era appena entrato in stanza. Gli rivolse un leggero sorriso aspettando che si stendesse nel letto.
<< Allora? >> chiese impaziente mettendosi su un fianco per guardare l’uomo negli occhi.
Stefano si sistemò leggermente imbarazzato dall’argomento che Sofia voleva prendere e per qualche secondo non poté fare a meno di notare quanto Martina le somigliasse. Se avesse continuato così, sua figlia sarebbe diventata una donna bellissima e non lo pensava solo perché ne era il padre.
<< Sembra una brava ragazza >> mormorò sapendo che non sarebbe riuscito a sottrarsi da quella conversazione.
<< Anche a me >> rispose la moglie cercando la sua mano << Mi piace molto >>.
<< Quindi sono proprio… >>.
Sofia rise a mezza voce nel notare l’imbarazzo di Stefano ma l’uomo aveva già fatto enormi progressi su quel versante.
<< Penso di sì >> fece.
<< E lei…intendo Eleonora, prima aveva…cioè, aveva avuto altre…ragazze? >>.
<< Da quel che mi ha detto Martina, lei è la prima. Infatti, non è stato facile per lei accettarlo >>.
Stefano annuì brevemente.
<< Ha detto di essere all’ultimo anno di liceo, vero? >>.
La donna asserì.
<< E dopo cosa farà? >>.
La moglie scoppiò a ridere a quella domanda.
<< Non lo so, Stefano! >> esclamò << Farà quello che le piace, credo >>.
<< Scusa tanto se mi preoccupo del futuro di nostra figlia! >> rispose fintamente risentito l’uomo prima di spegnere la luce e augurarle la buonanotte.
 
 
 
 

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Capitolo 33
*** Rottura? ***


Eleonora le aveva scritto che quella mattina non sarebbe andata a scuola. Alla sua risposta se si sentisse male, non aveva risposto. Ma Martina era troppo contenta per quello che era successo il giorno precedente per prendere quel silenzio come un indizio negativo. Dal suo punto di vista, le cose stavano andando benissimo, perfino suo padre vedeva di buon occhio la ragazza. Quando ne parlò con Simona durante l’intervallo, l’amica si mostrò entusiasta per lei e per quello che stava succedendo, per come Eleonora stesse facendo dei miglioramenti sul fronte sentimenti e buoni propositi. Quando le aggiunse che quella mattina non c’era, la sua compagna di banco alzò gli occhi verso il cortile e scrollò le spalle.
<< Nemmeno sua sorella è venuta oggi >> disse senza alcun tono in particolare.
All’occhiata interrogativa di Martina, l’altra fece un cenno col capo indicando un gruppo di ragazzi della loro età che si stavano spintonando.
<< Il suo ragazzo è lì con gli amici, lei non si vede in giro >>.
La ragazza dai capelli rossi seguì la direzione di Simona e annuì. Non era un mistero che Claudia Domenghi e Tommaso Landi facessero coppia, tutti li avevano notati durante l’intervallo a chiacchierare sottovoce o a scambiarsi brevi baci quando la campanella suonava. Erano discreti, per questo piacevano un po’ a tutti, professori inclusi. Non erano come quelle coppiette che camminavano sempre abbracciati e si sbaciucchiavano in ogni dove, che avevano bisogno di ribadire sempre e comunque di essere fidanzati. Non si opprimevano e non mettevano a disagio gli altri. Per Martina stavano bene insieme. Controllò il suo cellulare notando per un solo istante, prima di tornare in classe, che Eleonora non le aveva ancora risposto.
 
Aveva cercato per tutta casa e non era riuscito a trovarlo, per questo Davide era abbastanza sicuro che il suo libro di storia fosse da Eleonora. Non aveva mai amato particolarmente quella materia, la odiava proprio se voleva essere sincero, ma la sua professoressa gli aveva fatto comprendere abbastanza chiaramente che l’indomani l’avrebbe interrogato. E lui aveva una montagna di capitoli arretrati da studiare. Provò a telefonare all’amica per comunicarle che stava andando da lei, però Eleonora non gli rispose. Per un attimo pensò di andare a studiare da Lavinia ma subito dopo scartò l’idea. Non solo avrebbero finito per fare tutt’altro ma soprattutto lui aveva bisogno del proprio libro per sottolineare e appuntarsi al lato le date o le cose più importanti. Sospirò infilandosi il cellulare in tasca e recandosi in cucina per prendere le chiavi del motorino. Salutò sua madre e uscì velocemente. Dieci minuti dopo era sotto casa dell’amica. Nell’osservare il citofono e il cancello rosso, si ritrovò a riflettere su quanto tempo fosse trascorso dall’ultima che si era recato lì. Gli pareva un’eternità. Si passò una mano tra i capelli premendo il pulsante. La voce di Claudia gli arrivò forte e chiara.
<< Sono Davide >> disse semplicemente.
Non appena il cancello fu sganciato, entrò in giardino per attraversarlo e quasi subito vide la figura di Eleonora davanti alla porta di casa. Involontariamente strinse la fibbia del casco che aveva in mano e le si avvicinò sorridendole.
<< Ehi, ciao >> salutò allegramente.
<< Cosa vuoi, Davide? >> chiese l’altra senza nemmeno rispondere al saluto.
Il diciottenne spostò il peso da un piede all’altro improvvisamente a disagio. Mai l’aveva guardato in quel modo, così fredda e distaccata.
<< Io…ecco…non trovavo il libro di storia a casa e allora…sì, ho pensato che magari l’aveva lasciato qui…da te… >>.
La ragazza che gli stava di fronte annuì brevemente e si voltò per entrare in casa ma Davide la afferrò per un braccio bloccandola.
<< E’ successo qualcosa? >> domandò senza smettere di stringerlo.
Per pochi secondi il corpo di Eleonora s’irrigidì come se fosse stata trafitta da una freccia invisibile e lentamente tornò a guardare l’amico. I suoi occhi ora erano gonfi come chi stava per scoppiare in lacrime. Si fissarono senza dire niente. La ragazza ingioiò un groppo di saliva e, nello specchiarsi in quegli occhi scuri, si ricordò di come tante volte l’amico fosse stato lo scoglio al quale si era aggrappata. Gemette mentre una lacrima le scorreva sulla guancia.
<< Davide! >> esclamò cercando il suo abbraccio.
Il ragazzo la strinse senza esitare, pensando che non aveva desiderato altro in quei giorni di un suo gesto così spontaneo, così bisognoso di lui. L’odore della sua pelle, che gli era sempre stato familiare, lo investì facendolo fremere. Gli era mancata così tanto, al suo confronto Lavinia era davvero un blando palliativo. La tenne contro di sé finché non sentì Eleonora muoversi. Allentò la presa e tornò a guardarla.
<< Vieni dentro >> mormorò lei prendendogli la mano.
 
<< Cavolo, Ele…mi dispiace un casino >>.
Eleonora si limitò ad annuire mentre versava il tè appena fatto in cinque tazze. In casa c’erano, oltre a loro due, Federico, Claudia e Tommaso e tutti avevano accettato la sua proposta di preparare qualcosa di caldo. Sua madre invece era fuori con Ilaria e Serena. Si fece aiutare da Davide per portare tutto in salone e gli porse un breve sorriso.
<< Non augurerei una cosa del genere nemmeno al mio peggior nemico >> aggiunse camminandole accanto.
Entrarono in salone dove Federico era seduto sulla poltrona davanti al camino spento mentre la sorella e il suo ragazzo si erano sistemati vicini sul divano. Eleonora porse ad ognuno la propria tazza e prese posto accanto a Claudia. Davide, invece, si sedette sull’altra poltrona libera e fissò l’amica con aria dispiaciuta. Le sorelle Domenghi erano visibilmente stanche e straziate dalla notizia ricevuta il giorno precedente, si vedeva che avevano entrambe dormito poco o niente e non facevano niente per cercare di far credere il contrario. Federico, anche lui sconvolto dal contenuto della telefonata, aveva i capelli arruffati e lo sguardo distante, perso in qualche pensiero che solo lui poteva cogliere. Eleonora si portò le ginocchia contro il petto tenendo saldamente ferma la sua tazza affinché il contenuto non si rovesciasse e fissò un punto davanti a sé senza sapere cosa dire. Davide era arrivato a casa sua in un momento in cui non l’avrebbe mai mandato via, in cui si sentiva profondamente sola e in cui aveva una paura tremenda di quello che sarebbe accaduto. Quella mattina aveva sentito il desiderio di telefonare a Martina ma non voleva passare per quella che appena ci sono dei problemi si mette a frignare e soprattutto non voleva angosciare anche lei. Se il suo amico non fosse passato, molto probabilmente non l’avrebbe chiamato per metterlo al corrente di quello che era successo. Eppure sentiva di avere bisogno della sua presenza, del suo conforto, anche di una sua semplice stretta di mano. Vide sua sorella stringersi contro Tommaso e quest’ultimo darle un semplice bacio sulla tempia e desiderò che anche Martina si comportasse in quel modo con lei. Le sarebbe bastato. Si passò la mano libera tra i capelli e con lo sguardo cercò il suo cellulare trovandolo abbandonato sul bracciolo della poltrona di Federico. Posò la tazza sul basso tavolino e incontrò gli occhi del fratello. Senza dire nulla, il ragazzo le lanciò il telefono che prese al volo. Era incredibile come l’altro certe volte la capisse senza bisogno di parlare. Eleonora lo sbloccò e mandò un messaggio a Martina, era da quella mattina che non si sentivano.
<< Comunque vedrete che andrà tutto bene >> disse Davide per rompere il silenzio che si era creato << E’ una cosa che è stata presa in tempo, no? E poi la scienza ha fatto passi da giganti su questo e fronte… >>.
Oh per favore Davide, taci!, avrebbe voluto urlargli contro Eleonora ma si trattenne.
<< E’ ovvio che faranno qualunque cosa >> lo interruppe con tono autoritario << E che la faremo anche noi, è nostra sorella >>.
Quella frase fece tornare il silenzio tra i presenti ma su subito interrotto dal cellulare del diciottenne che squillava. Si alzò in piedi allontanandosi per rispondere e la bionda si chiese, nell’abbassare lo sguardo sul display scuro dell’iphone, quando Martina le avrebbe risposto.
 
Martina aveva deciso di fare una sorpresa ad Eleonora. Così senza dirle nulla, dopo pranzo, aveva preso lo zaino ed era uscita da casa con l’intento di andare da lei. Mentre camminava pensò varie volte che, se la ragazza più grande avesse preso di nuovo la febbre, l’avrebbe presa in giro un bel po’. Si ritrovò a sorridere al pensiero di vederla infagottata sotto le coperte e lei le avrebbe tenuto compagnia. Magari le avrebbe anche fatto un tè e l’avrebbe osservata sorseggiare la bevanda calda mentre gli occhiali da vista le si appannavano. Era così immersa nelle sue riflessioni, da non accorgersi di essere arrivata. Si fermò leggermente sorpresa nel notare il cancello aperto. Sporse la testa notando le figure di due ragazzi parlare sottovoce davanti alla porta di casa. Il suo cuore ebbe un sussulto. Eleonora e Davide. Lei si trovava sulla soglia col portone ancora aperto mentre lui la guardava negli occhi dando le spalle a Martina. Pareva che si stessero dicendo qualcosa di molto importante; poi la ragazza si voltò per rientrare in casa ma l’amico la bloccò. Nel vedere il suo braccio stretto nella mano del ragazzo, le orecchie le fischiarono. Come si permetteva di toccarla in quel modo? Stava per avanzare e urlargli contro tutto quello che le passava per la testa, quando, a sorpresa, Eleonora gli gettò le braccia intorno al collo stringendolo. Quel gesto equivalse a una pugnalata al cuore, un dolore così grande e inaspettato che la costrinse a piegarsi sulle gambe. Li osservò in silenzio entrare in casa mentre un sudore freddo le imperlava la fronte. Possibile che stesse accadendo veramente? Erano appena andati via insieme davanti ai suoi occhi. Era terribile. Provò a dire qualcosa ma nessun suono si articolò nella gola. Lentamente si allontanò e, appena fu lontana da occhi indiscreti, si addossò contro la corteccia di un albero e respirò profondamente varie volte. Pensò a quello che aveva visto e involontariamente grosse lacrime iniziarono a rigarle il viso. Eleonora, nonostante le belle parole che le aveva detto, continuava a vedersi con Davide e sicuramente non per parlare di libri. Facevano sesso. Lei aveva voluto aspettare, affinché fosse una prima volta fantastica e questo era il suo ringraziamento? Non riusciva a crederci, eppure quello che aveva visto non lasciava molto all’immaginazione. Strinse per la rabbia una mano a pugno con così tanta forza da conficcarsi le unghie nel palmo. Chiuse gli occhi e di nuovo si ritrovò davanti quella scena. Faceva male. Dopo un tempo che le parve interminabile, si staccò dall’albero e s’incamminò verso casa. Sentiva il cuore enormemente pesante.
 
Aveva provato a chiamarla due volte ed entrambe le volte il cellulare aveva squillato a vuoto. Desiderosa di vederla e di sentirla per avere un po’ di quel calore che solo lei sapeva donarle e che la faceva stare bene, Eleonora aveva deciso di aspettarla fuori la piscina. Le avrebbe raccontato quello che le era successo, avrebbero camminato un po’ e infine l’avrebbe portata a casa. Riuscì perfino a sorridere mentre era seduta sulla sua vespa. Davide era andato via solo ore dopo la loro chiacchierata e in un certo senso aveva alleviato momentaneamente la sua pena e il suo dolore. Per il tempo che erano stati insieme, fu come essere tornati bambini, a quando lei si appoggiava al suo amico per ricevere conforto. Improvvisamente la vide e la sua figura le scaldò il cuore. Le andò incontro dopo averle fatto un cenno con la mano che però la più piccola non contraccambiò.
<< Ciao >> disse Eleonora mettendosi davanti.
<< Ciao Ele >> rispose in modo asciutto Martina.
<< Tutto okay? >> le chiese l’altra notando che non si era fermata e nemmeno che l’avesse sfiorata.
La ragazza dai capelli rossi continuò a camminare mentre l’immagine di quello che aveva visto nel pomeriggio non le dava tregua. Non era riuscita a studiare per niente, aveva fatto letteralmente schifo a nuoto e aveva lo stomaco chiuso. Con quale coraggio si presentava da lei come se non fosse accaduto niente?
<< Sto parlando con te, cazzo! >> esclamò infine Eleonora provando ad afferrarle il braccio.
Martina si ritrasse prima che potesse riuscirci.
<< E hai anche la sfacciataggine di chiedermelo? So tutto, Ele >>.
La più grande s’immobilizzò per pochi secondi sentendo il sangue gelarsi nelle vene. Sapeva? Come? L’aveva detto solo a Davide. E perché era così arrabbiata?
<< Vi ho visti fuori casa tua >> continuò la sedicenne << Io…io ero passata per vedere se stavi bene visto che non sei venuta a scuola oggi e…ti ho vista con Davide >>.
<< Mi hai vista? >> ripeté la ragazza dai capelli chiari con la mente che viaggiava ad una velocità folle.
<< Ti ho vista abbracciarlo! Vi ho visti rientrare insieme in casa! Credi che sia scema? So perfettamente quello che stai facendo! Continui a scopartelo, non è vero? >>.
Mentre parlava nuove lacrime le avevano rigato le guance. Eleonora la fissò per qualche istante in silenzio non credendo davvero che Martina potesse averle rivolto simili parole.
<< Cosa? Come ti viene in mente una cosa del genere? >>.
<< Non raccontarmi stronzate! Vi ho visti, cazzo! Hai una vaga idea di come mi sia sentita io? Ti è venuto in mente che ho dei sentimenti? Sei una stronza! >>.
A quelle parole, una rabbia folle invase la più grande. La stava accusando di una cosa assurda! Lei e Davide che facevano sesso alle sue spalle, era questa la fiducia che riponeva in lei? Che razza di persona credeva che fosse?
Ma soprattutto, pensò mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, Parliamo di queste cazzate mentre ci sono cose ben più gravi che hanno la precedenza?
<< Sai una cosa? Vaffanculo Martina. Non capisci un cazzo! Sparisci dalla mia vita, non voglio più vederti o sentirti. Sei solo una ragazzina sciocca e fin troppo stupida. È finita >>.
Martina rimase fulminata dalle sue parole così cariche di tristezza e odio e ne rimase spiazzata. Per un attimo si domandò se non fosse tutto un equivoco, nella sua mente era Eleonora quella che doveva implorare il suo perdono. Invece si era arrabbiata e l’aveva lasciata urlandole contro. Stava per rispondere a tono, troppo orgogliosa per chiedere spiegazioni, quando la più grande si allontanò a grandi passi verso il suo motorino.
 
Non voleva tornare a casa ma non sapeva neppure dove andare. Mentre guidava grosse lacrime le solcavano il viso appannandole la vista. Martina si era dimostrata solo una ragazzina immatura, come avrebbe potuto confidarle la delicata situazione che si era creata? Aveva fatto bene a non dirle nulla. Non sapeva che ora fosse ma, alzando gli occhi, si rese conto di essere arrivata sotto casa di Davide. Vide la luce della sua camera accesa e sorrise involontariamente mentre parcheggiava. Si tolse il casco ravvivandosi i capelli e tirando su col naso. Desiderava stare con qualcuno che conoscesse la verità e con la quale aveva condiviso qualcosa di importante. Davide era l’unico che corrispondesse a quella descrizione. Citofonò trattenendo il respiro. La voce dell’amico la confortò anche solo attraverso l’attrezzo elettrico. Ancor prima di finire di parlare, il ragazzo le aveva sganciato il portone e aperto la porta di casa per invitarla ad entrare. Sulla soglia, lui, con i suoi soliti pantaloncini corti e una maglietti scolorita che usava per dormire, la attendava con un sorriso. Ed Eleonora gli fu grata di quel gesto, di quella mano tesa in suo aiuto, di quell’abbraccio che le fece sentire il cuore leggero.
 

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Capitolo 34
*** Perdenti ***


Né lui né Eleonora erano andati a scuola. La ragazza si era addormentata profondamente dopo aver pianto a dirotto solo a tarda notte e Davide non aveva voluto destarla quando era suonata la sveglia. In punta di piedi era scivolato fuori dal letto e aveva raccomandato alla madre di non fare nessun rumore per le prossime ore; poi era tornato nella sua camera. Prima di rimettersi a dormire, si prese qualche secondo per contemplare la sua migliore amica. Dormiva rannicchiata sul fianco destro, il petto si alzava e abbassava regolarmente sotto il respiro, le mani chiuse a pugno sopra il cuscino. Le aveva dato dei suoi vecchi indumenti da mettere per dormire che le stavano enormi. Finalmente era tornata da lui. Si stese al suo fianco credendo che si sarebbe riaddormentato presto ma non accadde. Si sentiva stranamente felice che Eleonora l’avesse cercato la sera precedente, che avesse dormito con lui come tante volte era accaduto. Non avevano fatto sesso ma in quel momento non gli importava, era abbastanza certo che non sarebbe passato molto tempo. Sorrise e iniziò delicatamente ad accarezzarle una ciocca di capelli. La ragazza si mosse fino a svegliarsi. Si guardarono negli occhi e fu come specchiarsi nella stessa realtà.
<< Buongiorno >> disse Davide.
Eleonora si stiracchiò sbadigliando e il momento dopo ricordò quello che era accaduto con Martina. Un senso di tristezza e malinconia la invase immediatamente e dovette voltarsi dall’altra parte per non far vedere        il suo sguardo all’amico.
<< Ciao Davide >> rispose << Che ore sono? >>.
<< Saranno più o meno le dieci, non ti ho svegliata perché ci siamo addormentati tardi ieri >>.
<< Avresti dovuto >> affermò Eleonora senza però un tono di rimprovero. Sapeva che le intenzioni dell’altro erano buone << Sono due giorni che non vado a scuola >>.
Lui agitò la mano.
<< Non farti questi problemi adesso >>.
La ragazza si alzò e stava per indossare gli abiti lasciati sulla sedia quando un senso di pudore la investì facendola bloccare. Con la coda dell’occhio notò che l’amico la stava osservando. In fretta afferrò tutto e si diresse in bagno.
Quando uscì, sentì che Davide era al telefono. Lo osservò finché non riagganciò.
<< Era Diego >> disse semplicemente nel vederla comparire << Vai a casa? >>.
<< Chiamo mia madre prima. Quando? >>.
<< Domani sera >> rispose il ragazzo semplicemente.
 
Martina era andata a scuola anche se avrebbe voluto farne a meno. Ma se non fosse andata, avrebbe sicuramente destato i sospetti di sua madre e la sedicenne ancora non era pronta a raccontarle quello che era successo. Non riusciva a crederci nemmeno lei. All’intervallo raccontò quello che era successo la sera precedente a Simona che la ascoltò allibita. Credeva che le cose tra loro stessero andando bene, Eleonora si era perfino presentata a Stefano, e sapere che invece perpetuava nei suoi comportamenti sbagliati con Davide Molarte, la fece schierare totalmente dalla parte di Martina.
<< Sai cosa facciamo sabato sera? Andiamo a mangiare un bel panino al Crazy Bull con gli altri. ci divertiremo! >>.
L’altra ragazza si limitò ad annuire senza entusiasmo. A dir la verità, non le andava per niente ma l’amica ci sarebbe rimasta troppo male. Scostò lo sguardo verso il cortile e sospirò poggiando il mento sopra le mani ferme sulla ringhiera delle scale antincendio.
<< Non è venuta nemmeno oggi >> mormorò.
Simona annuì.
<< Neanche Molarte, cavolo mi da tremendamente fastidio adesso se penso a quello che ti hanno fatto >>.
Martina abbozzò un sorriso a quelle parole.
<< C’è la sorella però >> aggiunse l’amica vedendo la ragazza e Tommaso in un angolo.
L’altra annuì per la seconda volta. Eleonora le mancava terribilmente, avrebbe voluto riuscire ad odiarla ma non ci riusciva. Ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva il suo sguardo triste e deluso e sentiva le sue terribili parole. Perché la sgradevole sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato non l’abbandonava? Forse doveva chiamarla, sapere come stava…
Ma sei scema?, si corresse subito dopo, Ti ha lasciata dopo che hai scoperto che continuava a scopare con Davide! È solo una stronza egoista!
Se lo ripeteva in continuazione ma non riusciva a convincersene. Da quando avevano iniziato a frequentarsi, era cambiata, era vera in ogni suo atteggiamento. Perché avrebbe dovuto farle una cosa del genere? Le mancava il suo amico? Le mancava il sesso?
Quella considerazione le fece sentire una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco. Il sesso. Aveva forse sbagliato ad aspettare? Lei voleva che fosse pronta a quel passo, che avesse la consapevolezza di quello che stava accadendo, di quanto fosse importante compiere qualcosa del genere e non lasciarsi trasportare dagli eventi. Improvvisamente la campanella suonò facendola sobbalzare. Stava per tornare in aula, quando fu superata da Claudia. Credette che la ragazza non l’avesse vista e così la richiamò per salutarla. La sorella di Eleonora si voltò nella sua direzione.
<< Ciao >> fece semplicemente prima di tornare a voltarsi verso Tommaso.
Perfetto, pensò Martina, Davvero perfetto.
 
Le giornate trascorsero velocemente e, ancor prima di prenderne coscienza, Eleonora si ritrovò ad indossare il giubbotto da motociclista che le aveva dato Davide. Quella sera aveva cenato da lui, l’amico l’aveva invitata su insistenza della madre che, dopo aver saputo ciò che era capitato a sua sorella, cercava di distrarre la ragazza. La diciottenne era grata a Mariella anche se era ben lontana dal non pensare sia a Serena che a Martina. Il dolore peggiore era non poter esternate quello che provava veramente, il dolore per entrambe le situazioni. Claudia le aveva domandato spiegazioni e, nel raccontarle il litigio e la rottura con la più piccola, aveva provato a consolarla completamente arrabbiata con la sedicenne che aveva travisato l’abbraccio con Davide. A suo dire quella era stata una mancanza di fiducia da parte di Martina e, per quanto fosse d’accordo la maggior parte delle volte nel pensare che Eleonora fosse davvero una stronza, quella volta non era riuscita a pensarlo. La ragazza era a pezzi e quello di cui aveva bisogno era supporto, non qualcuno che la rimproverasse. Per questo aveva reagito in quel modo alle urla di Martina, il dolore che aveva nel petto era esploso provocando quelle gravi conseguenze.
<< Pronta? >> le chiese Davide posandole una mano sulla spalla.
Eleonora si limitò ad annuire.
<< Mamma, noi andiamo a fare un giro in moto! >> continuò il ragazzo rivolgendosi alla donna che era nella sua stanza.
<< Mi raccomando Davide, non fate tardi che domani avete la scuola! >> disse la madre affacciandosi.
<< Certo, non preoccuparti! >>.
<< Ciao Mariella >> salutò Eleonora << Buona serata >>.
Mentre scendevano le scale del palazzo, la ragazza s’immerse nei suoi pensieri e rifletté sul motivo che li aveva spinti ad entrare in quel giro di corse. Quando aveva conosciuto Diego e aveva esposto loro quello che faceva, la sua prima reazione fu l’entusiasmo. La novità, entrare a far parte di un giro, l’aveva fatta sentire importante ed euforica; adesso, invece, quali fossero le reali motivazioni per le quali aveva fatto quella scelta. Davide aveva colto al volo l’occasione per dimostrare a chiunque gli fosse capitato a tiro, la sua superiorità. Fin da bambino, gli era sempre piaciuto essere ammirato dai ragazzi suoi coetanei e dalle ragazze. L’aspetto fisico, poi, l’aveva aiutato notevolmente. Essere eletto per due anni di seguito rappresentante d’istituto non era stato difficile per lui, Eleonora avrebbe scommesso qualunque cosa che a votarlo erano state soprattutto ragazzine del primo e del secondo anno. Il potere lo faceva sentire importante e le gare di moto gliene procuravano. Davide voleva vincere su ogni fronte. Sospirò e gli porse un sorriso tirato quando lui le disse di salire. Un quarto d’ora dopo, erano all’appuntamento. Entrambi notarono che i loro sfidanti non erano ancora arrivati, in compenso c’era Diego che non si perdeva mai una loro gara, e alcuni dei soliti adulti che scommettevano su di loro. Eleonora sentiva di odiarli senza un motivo preciso, per lei erano solo uomini annoiati dalla vita che si divertivano nel vedere dei ragazzini giocare col fuoco.
E forse, aggiunse tra sé, Anche nel farsi male.
Diego li salutò con qualche consiglio sul percorso da affrontare, era diverso dalle precedenti volte. Davide lo ascoltò attentamente mentre la ragazza sentiva solamente il desiderio di fumare e la sgradevole sensazione che quello non fosse più il suo posto. Quando videro arrivare la seconda moto, capì che era ora di iniziare. Non vide i suoi avversari in faccia, entrambi indossavano il casco integrale e non lo tolsero nemmeno per un momento. I motori rombarono per l’ennesima gara e partirono. Per tutto il tempo della corsa, Eleonora non fece altro che domandarsi cosa ci fosse di sbagliato in lei, perché tutte le persone a cui teneva finivano per andarsene.
Sono destinata ad essere sola?, si chiese e una lacrima le solcò la guancia asciugata subito dopo dal tessuto che foderava il casco, Perché Martina ha pensato una cosa del genere su di me? Io…io non le farei mai del male. Mai. Eppure lei crede che Davide venga prima di lei.
Quasi non si accorse di aver vinto. I suoi movimenti erano stati così meccanici e perfetti durante la gara, che l’amico non aveva avuto problemi a mantenere un discreto stacco dagli avversari. Si liberò della cinta che lo legava al ragazzo, e scese. Davide la abbracciò contento e si diresse immediatamente verso Diego e il suo pubblico per pavoneggiarsi. Lei, invece, preferì appoggiarsi alla moto e togliersi il casco. L’aria fredda della notte la investì in pieno facendola rabbrividire. Si stropicciò gli occhi e con mano tremante, si tastò il giubbotto alla ricerca delle sigarette.
Merda, pensò ricordando di averle appoggiate nello studio a casa dell’amico vicino il computer.
Improvvisamente una mano le tese un pacchetto aperto di ciò che cercava. Alzò gli occhi e vide il ragazzo col quale aveva gareggiato. Lo riconobbe dagli abiti che indossava e finalmente lo vide in faccia. Aveva il casco sottobraccio, un piccolo sorriso nonostante la sconfitta, capelli corti e neri, due occhi che parevano racchiudere tutte le tonalità di verde. Nell’incontrare quegli occhi, il suo pensiero volò immediatamente a Martina. Cercò di governare le lacrime che volevano sgorgare e accettò la sigaretta che le veniva offerta senza dire nulla. Il ragazzo gliela accese e ne prese una per sé.
<< Sei stata brava, Domenghi >> iniziò dopo un attimo di pausa.
<< Non parlo coi perdenti,  Filoni >> rispose lei con tono duro.
Lo conosceva di vista, Ivan Filosi, il figlio del noto dentista; era un anno più grande di lei e aveva frequentato il liceo scientifico. Suo fratello più piccolo, Alberto, era al quarto anno. Di lui sapeva che, preso il diploma col massimo, era entrato nella facoltà di medicina. La cosa non era suonata strana per nessuno e si mormorava che c’entrasse il padre.
<< Neanche io >> fece l’altro prendendo un’ampia boccata.
<< Dovresti stare con la tua amichetta >> disse Eleonora indicando con lo sguardo la ragazza rimasta sola in un angolo.
Lui si voltò e subito dopo tornò a guardare la diciottenne.
<< Sopravvivrà >> affermò semplicemente stringendosi nelle spalle << Avrei dovuto aspettarmelo, Melissa è brava solo a scopare >>.
<< Non sono affari che mi riguardino >>.
La bionda fece l’ultimo tiro dalla sua sigaretta e gettò il mozzicone per terra. Nel farlo, incontrò di nuovo i suoi occhi e tremò. Si staccò dalla moto e si voltò verso Davide che stava ancora chiacchierando allegramente con Diego. Pensò alla possibilità di raggiungerli ma si accorse di non volerlo. Optò, invece, per il retro di un vecchio rudere abbandonato da anni. Sentì Ivan andarle dietro.
Ma che sto facendo?, si chiese.
<< Nessuno ti ha detto di seguirmi >> disse poggiando la schiena contro una delle pareti ricoperte di muschio.
Il ragazzo annuì chinandosi leggermente per arrivare alla sua altezza e la baciò posando le mani sul suo bacino per tenerla ferma. Eleonora si immobilizzò immediatamente a quel gesto sentendo un senso di nausea invaderla. L’attimo dopo gli morse il labbro inferiore con così tanta forza che Ivan fu costretto ad arretrare di un passo portandosi la mano destra sulla parte lesa.
<< Che stronza >> mormorò senza però che quel sorriso svanisse dalle sue labbra.
Pareva quasi che si stesse divertendo. La ragazza lo guardò negli occhi e lentamente contraccambiò.
<< Lo so >> si limitò a dire prima di sentire Davide chiamarla.
Prima di raggiungerlo, si voltò una sola volta per guardare il diciannovenne.
 
Sabato tornò a casa e cercò di comportarsi come le altre volte. Davide era ancora euforico per la gara del giorno precedente e questo lo rendeva più insopportabile del solito. Cercava di tirarle su il morale ma col risultato di peggiorare solo le cose. Eppure lui non se ne rendeva conto. Per tutta la mattinata Eleonora si ostinò a tenere lo sguardo sui libri e nemmeno durante l’intervallo si alzò per uscire a prendere una boccata d’aria. Anzi, chiese espressamente agli amici di essere lasciata sola con se stessa. Non sarebbe riuscita a vedere Martina senza scoppiare in lacrime. Approfittando della momentanea assenza dei compagni di classe, si alzò in piedi e si stiracchiò avvicinandosi alla porta. Sbirciò il corridoio e, stava per tornare seduta, quando la sua attenzione fu attratta dalla voce di un ragazzo che parlava con un professore. Gli dava le spalle, quindi non poteva vederlo in faccia ma quel tono l’aveva già sentito. Realizzò immediatamente dove e in che momento. Ieri sera, dopo la gara. La persona era Ivan Filosi. Rimase ad osservarlo per capire cosa volesse. Apparentemente pareva che fosse lì per salutare il suo ex professore di biologia e chimica e per ringraziarlo dei suoi insegnamenti senza i quali non sarebbe potuto entrare a medicina. L’uomo pareva lieto della notizia e nel salutarlo gli diede una pacca amichevole sulla spalla. Ivan si voltò e i loro sguardi s’incontrarono per l’ennesima volta. I suoi occhi verdi fecero sobbalzare Eleonora che si ritrovò ad indietreggiare mentre lui, invece, andava nella sua direzione. Si fermò a pochi centimetri da lei e la ragazza notò una leggera crosta dove gli aveva dato il morso.
<< Ciao bambolina >> la salutò lui uscendo una mano dal jeans.
<< Cosa ci fai qui? >>.
<< Sono passato a salutare Donati >> rispose alludendo al cinquantenne che era andato via << Non posso? >>.
<< Devo ripeterti che non parlo coi perdenti? >> domandò Eleonora senza riuscire a staccare gli occhi dal colore delle sue iridi.
Ivan rise come se gli stesse raccontando una barzelletta.
<< E’ una cosa che abbiamo in comune allora, bambolina >> fece con quel solito sorriso.
<< Smettila di chiamarmi in questo modo >>.
<< Perché? Trovo che ti calzi a pennello. Sei una bambolina, un po’ stronza, ma pur sempre una graziosa bambolina >>.
<< Vuoi che ti dia lo stesso trattamento di ieri? >>.
<< Stai dicendo che vuoi baciarmi quindi? >> incalzò il ragazzo avvicinandosi ulteriormente.
<< Sto dicendo che se non te ne vai subito ti do un bel calcio nelle palle >>.
Nel dirlo, la sua voce tremò. Non perché fosse incerta del suo intento ma perché quegli occhi rappresentavano una calamita per lei. Le ricordavano, non sapeva per quale assurdo motivo, quelli di Martina che aveva appena perso. Ivan interpretò quel gesto come una titubanza e le si avvicinò fino a sfiorarle il naso col suo. In quel momento suonò la campanella dell’intervallo ed Eleonora si allontanò da lui.
<< Ci vediamo stasera, bambolina >> la salutò Ivan facendole l’occhiolino e, anche se la ragazza non rispose, sapeva che sarebbe accaduto.
 
Davide aveva appena finito di farsi la barba, quando il cellulare vibrò. Sbirciò un attimo il display notando che era un messaggio e subito dopo tornò a fissarsi allo specchio con aria soddisfatta. Si sentiva carico e ottimista per la serata che gli si prospettava di fronte; doveva andare a prendere Eleonora dopo cena, intorno alle dieci e incontrarsi successivamente con gli altri amici.
Forse dovrei farmi crescere il pizzetto, pensò prendendosi il mento con due dita e immaginando come sarebbe stato.
Pochi istanti dopo accantonò la riflessione dicendosi che avrebbe chiesto consiglio all’amica. Si fidava del giudizio della ragazza. Fece un respiro profondo e un sorriso malizioso gli increspò le labbra. Quella sera, quando tutti fossero andati via, avrebbe preso Eleonora sul sedile abbassato della sua macchina.
Sarebbe stata nuovamente sua e tutto sarebbe tornato come prima.

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Capitolo 35
*** Lupo Mannaro ***


Quella sera Davide era fin troppo euforico per i suoi gusti ma forse era lei che invece non aveva nessuna voglia di essere allegra. Claudia le aveva ripetuto, mentre erano a cena, che uscire le avrebbe fatto bene e l’avrebbe aiutata a distrarsi momentaneamente da tutto quello che le era successo in quarantott’ore. Così aveva accettato di farsi un giro con i suoi amici e, anche se non voleva ammetterlo, per tutta la serata non stava facendo altro che cercare un paio di occhi verdi. Alla domanda se fossero quelli di Martina o di Ivan, preferiva non rispondere. Anche se le mancava terribilmente, non riusciva a perdonare la ragazza per aver anche solo formulato quei pensieri su lei e il suo amico. La mancanza di fiducia l’aveva ferita più di ogni altra cosa. Su Ivan invece non sapeva bene cosa pensare. Era indubbiamente un bel ragazzo ma non lo conosceva per niente e il fatto che si fossero parlati dopo una gara clandestina di moto non era faceva pensare bene.
Di entrambi, aggiunse subito con una nota quasi ironica.
Si voltò verso Paolo che la stava chiamando e accettò volentieri di prendere una birra da qualche parte.
<< Morgana? >> propose Ramona mentre salivano in auto.
<< Ci andiamo sempre >> rispose Eleonora guardando fuori dal finestrino << Cambiamo? >>.
<< E dove vorresti andare? >> domandò Davide che era al posto di guida.
La ragazza si passò una mano tra i lunghi capelli riflettendo un attimo.
<< Andiamo al Lupo Mannaro >> disse infine.
Era un locale che la sua comitiva non frequentava per niente e per questo l’aveva consigliato. Sperava di incontrare qualcuno di diverso dal solito.
<< Siete d’accordo? >> fece l’amico voltandosi verso Lavinia e Ramona che erano sedute dietro. Nel vedere le due ragazze annuire si sporse fuori dal finestrino per parlare con Paolo che era in un’altra macchina << Lupo Mannaro >> affermò mettendo in moto.
Mezz’ora dopo avevano finalmente trovato parcheggio non eccessivamente lontano. Il locale era pieno come al solito e dovettero aspettare vicini al bancone che qualcuno andasse via. Per tutto il tempo, la comitiva chiacchierò del più e del meno alzando a tratti la voce per farsi sentire e ridendo dopo qualche battuta. L’unica che rimaneva sempre in silenzio era Eleonora. Davide le lanciava spesso occhiate significative per farle comprendere di provare almeno a svagarsi un po’. La ragazza annuiva e subito dopo osservava chiunque le passasse davanti. C’erano parecchi ragazzi che bevevano birra seduti a spartani tavoli di legno e anche qualche coppia sparuta che aveva quasi finito di cenare. C’era della musica in sottofondo, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse talmente era alto il volume delle voci.
<< Ma lo sapete chi ho visto oggi a scuola? >> fece improvvisamente Giacomo << Ivan Filosi, il fratello di Alberto >>.
<< Sì? >> disse Ramona che l’anno scorso aveva avuto una cotta per lui << Perché io non l’ho visto? Uffa! >>.
Il gruppo rise mentre Davide ed Eleonora si scambiavano una breve occhiata.
<< Beh, che voleva? >> domandò Lavinia.
Giacomo si strinse nelle spalle.
<< Quando l’ho beccato io, parlava con Donati. Poi non l’ho più visto perché mi scappava enormemente la pipì e sono corso in bagno >>.
Eleonora si permise di tornare a respirare normalmente. Ci mancava solo che si scoprisse che era stata vista a parlare con Ivan da soli in classe durante l’intervallo.
<< Io non so se tornerei a scuola per salutare un professore >> rifletté Lavinia.
<< Io no sicuro >> fece immediatamente Davide << Non vedo l’ora di mandarli tutti a cagare >>.
Paolo e Giacomo risero di gusto e gli diedero il cinque con aria complice; poi una cameriera dall’aria simpatica disse loro che si era liberato il tavolo che stavano attendendo. Si mossero tutti nella stessa direzione attraversando l’ampia sala per dirigersi in una più piccola. Nel farlo, Eleonora notò un gruppo di ragazzi seduti vicino la finestra chiusa che rideva e ordinava ancora dell’altra birra. Individuare Ivan fu facile, era seduto a capotavola e non le staccava gli occhi di dosso. Le fece l’occhiolino mentre passava sorridendole e subito dopo chiese se potesse avere un altro boccale 0,5 di Paulaner. La ragazza si strinse involontariamente nel suo stretto cappotto rosso e si domandò come sarebbe finita quella storia.
<< Parli del diavolo e spuntano le corna >> commentò Paolo non appena si furono seduti.
Eleonora iniziò a sfogliare senza interesse il menù.
<< Solo io lo trovo carinissimo? >> domandò Ramona togliendosi il cappotto che indossava.
<< A me non piace >> rispose Lavinia guardando Davide << E poi ho sentito strane voci sul motivo per il quale lui e Maria si sono lasciati >>.
<< Aspe, Maria Salipante? >> chiese Giacomo.
Lavinia annuì ed Eleonora si fece attenta. Non conosceva quella storia.
<< Sì, beh…non so se sia vero ovviamente >> iniziò cautamente la ragazza << Ma pare che Maria fosse rimasta incinta >>.
Paolo emise in lungo fischio.
<< E poi? >> chiese l’amica dai capelli chiari.
<< Non si sa bene >> rispose l’altra << Si dice che il padre di lui l’abbia forzata ad abortire anche se lei non voleva…oppure che sia stato proprio Ivan a farle pressioni perché non lo voleva >>.
<< Una famiglia a posto quindi >> commentò Paolo con ironia.
<< Una cosa del genere mette i brividi >> disse Lavinia << Nessuno può costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuole! Soprattutto se si tratta di una ragazza e del suo bambino >>.
<< Com’è finita la cosa? Lei dov’è ora? >> domandò Davide.
<< Dopo il classico, si è trasferita a Milano dal padre >> concluse la ragazza alzando gli occhi sulla cameriera per dare la sua ordinazione.
 
Aveva bevuto un paio di birre e si stava iniziando a sentire particolarmente allegra. Rideva a qualunque battuta i suoi amici facessero e aveva perfino dato qualche morso al pretzel di Davide. L’amico la guardava contento di come stessero andando le cose, il pensiero di fare sesso nella sua macchina non lo aveva abbandonato un secondo. Lui era la sua ancora di salvezza, l’aveva sempre saputo e quando l’aveva abbracciato quel pomeriggio, aveva capito che mai sarebbe stato sostituito. Si voltò e incontrò i grandi occhi azzurri di Lavinia che lo fissavano. Fece un sorso della sua birra sentendosi leggermente a disagio nei suoi confronti. Avevano fatto del gran bel sesso ma il ragazzo non era pronto a lasciar andare Eleonora, la considerava una presenza importante nella sua vita.
<< Ne vuoi un’altra? >> chiese all’amica notando il boccale vuoto.
L’altra scosse il capo allontanando da sé il bicchiere e rispose a quello che le stava dicendo Ramona. Nel girarsi, incontrò per l’ennesima volta gli occhi di Ivan. Pareva che non facesse altro che osservarla da quando si era seduta. Ancor prima di rendersene conto, abbassò gli occhi verso il suo vestito nero per controllare che non fosse sporco ma era tutto in ordine. Si domandò perché si stesse accanendo con lei in quel momento e ricordò quel nomignolo che le aveva dato la mattina a scuola. Nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo e nessuno aveva quegli occhi verdi così magnetici. Tranne Martina. Il pensiero della ragazza le fece sparire il sorriso dal viso per qualche secondo e per ritrovarlo, dovette scuotere il capo con insistenza. Non doveva pensare a lei, si era dimostrata un’immatura. Alzò lo sguardo e involontariamente cercò quello dell’altro. Eccolo lì, se ne stava seduto esattamente come quando era entrata, con quel sorriso malizioso che non lo abbandonava mai e un filo di barba che gli dava l’aria di essere fintamente trascurato. Senza pensare a cosa stesse facendo, si alzò in piedi e frugò nella sua borsa alla ricerca delle sigarette.
<< Vuoi che ti accompagni? >> domandò Davide capendo immediatamente.
<< No, tranquillo. Finisci la tua birra >>.
Si diresse verso l’uscita e nessuno si accorse che quasi contemporaneamente a lei, anche Ivan si era alzato. Eleonora lo aveva notato subito con la coda dell’occhio ma non aveva fatto nulla che potesse far capire a qualcuno che lo conosceva. Uscì dalla birreria e si appoggiò alla parete iniziando a fumare. La nicotina contenuta nella sigaretta la fece rilassare e per qualche secondo si ritrovò ad osservare le stelle. Finché non le si parò davanti il ragazzo.
<< Hai visto? Io non sbaglio mai, bambolina >> disse come se fosse un saluto.
La ragazza inspirò un’ampia boccata prima di rispondere.
<< Sono venuta a bere una birra con degli amici, non trovo la cosa così eccitante Filosi >>.
<< E sei venuta proprio qui? >>.
<< Mi sembra che sia un posto pubblico e aperto a tutti >>.
Ivan la affiancò e si mise a fumare.
<< Bambolina, perché sei sempre arrabbiata? >>.
<< Io non sono sempre arrabbiata >> precisò con tono duro Eleonora << Ma non voglio avere niente a che fare con te, è difficile da capire? >>.
<< Davvero? >> chiese il ragazzo mettendosi di nuovo davanti al suo viso << Quindi non sei venuta qui perché speravi di vedermi? >>.
<< No >> rispose la ragazza guardandolo negli occhi.
Occhi verdi e grandi, non riusciva a fare a meno di osservarli.
<< Che bambolina stronza >> fece lui ridendo.
<< Ancora non hai detto cosa vuoi da me >>.
<< Non è abbastanza chiaro? >> ribatté prontamente Ivan << Se non avessi voluto, non saresti qui e ieri sera saresti andata via immediatamente >>.
Eleonora gettò la cicca di sigaretta per terra e ne prese un’altra accendendola. Come faceva a spiegargli che erano i suoi occhi ciò che l’attirava perché le ricordavano un’altra persona?
<< Sparisci >>.
<< Bambolina, vuoi divertirti anche tu. Si capisce >>.
Detto, a sorpresa, afferrò le mani di Eleonora alzandogliele sopra la testa e tenne fermo il suo corpo col proprio. La sigaretta cadde a terra vicino ai loro piedi ed entrambi respirarono i loro fiati.
<< Ele ma dove…ehi, ma che cazzo stai facendo? >> urlò Davide afferrando la camicia di Ivan e allontanandolo in malo modo dall’amica.
<< Cosa sei, il suo ragazzo? >> chiese il ragazzo più grande riprendendosi.
<< Sta lontano da lei! >> continuò l’altro. Poi si voltò verso la ragazza << Che cazzo combini? Solo perché non è un bel periodo, non sei autorizzata a fare la troia! >>.
<< Fatti i cazzi tuoi, Davide! >> rispose con lo stesso tono Eleonora << Io non appartengo a te! Non sono una fottuta tua proprietà! Nemmeno un po’! Eppure Martina non si fida lo stesso! Fammi fare il cazzo che mi pare allora! >>.
L’amico la guardò con aria interrogativa ma l’altra non ci fece caso talmente era arrabbiata. Rientrò nel locale, s’infilò il cappotto e, dopo aver afferrato la borsa, gettò una banconota da dieci euro sul tavolo dove gli amici stavano ancora chiacchierando.
<< Buona serata >> disse senza nemmeno guardarli.
<< Ele, dove cazzo vai? Aspetta! >> le urlò Davide che l’aveva seguita << E poi chi diavolo è… >>.
Ma Eleonora non lo ascoltò, andando velocemente via come una furia.
 
Martina non era dell’umore adatto per uscire il sabato sera. Si sentiva triste e sola e avrebbe tanto desiderato rimanere a casa ma Simona glielo aveva categoricamente impedito. Così si costrinse almeno a fare finta di essere contenta della serata che stava trascorrendo. L’amica usciva principalmente col gruppo di pallavolo e di quelle ragazze conosceva solo Michela. Non ci volle molto prima che la ragazza si accorgesse della sua apatia generale e del suo malumore e sgridò in maniera simpatica l’altra per averla costretta a uscire. Quel breve scambio di battute aveva fatto sorridere Martina e fu grata che loro provassero ad alleggerirle il peso sullo stomaco. Ma, anche così, fu comunque contenta della fine del loro sabato perché non desiderava altro che tornare a casa. Essendosi mantenute sempre al centro della città, non fu un problema per arrivare a piedi senza scomodare suo padre che sarebbe dovuta andare a prenderla. Era quasi arrivata, quando le tagliò la strada una ragazza con un cappotto rosso. Rimase sbalordita nel riconoscere la lunga cascata di capelli biondi appartenere ad Eleonora. Si fermò un attimo spalancando gli occhi per la sorpresa. Perché era sola e non in compagnia dei suoi amici? Ma soprattutto, dove diavolo stava andando? Lentamente iniziò a seguirla, spinta da una forte curiosità anche se non avrebbe dovuto. Eleonora camminava talmente spedita che per i primi minuti non si accorse di avere qualcuno dietro; poi si fermò voltandosi. Sul suo viso si formò la stessa espressione meravigliata che aveva avuto prima Martina. Si guardarono negli occhi e la più piccola vide chiaramente come si fosse irrigidita e avesse serrato la mascella.
<< Che cavolo ci fai qui? >> disse Eleonora senza fare nulla per nascondere quanto fosse arrabbiata con tutti.
L’altra si bloccò di colpo sentendo il tono della sua voce e si rese conto d’aver sbagliato a seguirla.
<< Io… >> mormorò a disagio << Io stavo andando a casa e…ti ho vista…e tu eri sola… >>.
<< Non sono cose che ti interessano, bimba >>.
Nel pronunciare quel soprannome, qualcosa dentro di lei si smosse. Martina sussultò nel sentirlo e il labbro inferiore le tremò.
<< Vai a casa, adesso >>.
<< E tu dove vai? >>.
Eleonora si voltò nel momento in cui una lacrima le rigò il viso. Le aveva detto di sparire dalla sua vita ma era l’unica persona che voleva davvero al suo fianco.
<< Eleonora… >>.
Martina avrebbe voluto abbracciarla e dirle che andava tutto bene però dovette trattenersi. Non era vero, aveva visto con i suoi occhi quello che l’altra aveva fatto. Chinò il capo.
<< …buonanotte >> concluse riprendendo la via di casa.
La più grande lasciò andare l’aria che aveva trattenuto nei polmoni fino a quel momento e un gemito le sfuggì dalle labbra. Per un solo attimo aveva pensato che l’altra si sarebbe scusata per quello che aveva insinuato, che le avrebbe detto che le dispiace e che non vi aveva mai creduto. Si strinse nel suo cappotto sentendo un improvviso freddo e continuò a camminare.
 
Aveva tirato fuori dalla borsa le chiavi di casa pronta per entrare nel palazzo ma un movimento alle sue spalle l’aveva fatta fermare e voltare con paura. Una figura femminile le apparve davanti e per lo stupore le cadde il mazzo di mano. Non era possibile che fosse lei. Ingoiò a vuoto un paio di volte prima di trovare le parole adatte. La donna le sorrise dolcemente e allungò una mano verso il suo viso. Solo quando glielo toccò, Martina iniziò a piangere. Era reale, non lo stava immaginando.
<< Gre…Greta… >>.

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Capitolo 36
*** Passeggiate ***


Il sole era sorto luminoso quella mattina e il lungomare e il corso principale furono inondati da ragazzi, coppie, famiglie che passeggiavano e chiacchieravano. Eleonora non era riuscita a dormire per nulla durante la notte e quando aveva visto la luce filtrare attraverso le tapparelle si era alzata con l’intento di recarsi in salone. Nel farlo, era passata davanti alla camera vuota di sua madre e a quella di Serena e Ilaria dove stava dormento momentaneamente Federico e aveva sentito un nodo stringerle lo stomaco. Ancor prima di accorgersene, aveva iniziato a piangere e aveva continuato a farlo anche dopo essersi accoccolata sul divano con un plaid addosso. Un paio d’ore dopo, quando arrivò Claudia, era ancora in quella posizione.
<< Ehi >> salutò la più piccola con un mezzo sorriso.
<< Ciao Claudietta >> fece la sorella seguendola in cucina.
<< Com’è andata ieri? Stanotte ti sei agitata parecchio >>.
Le labbra di Eleonora s’incresparono in un sorriso triste.
<< Ti ho svegliata? Scusami >>.
Anche Claudia le sorrise.
<< Non preoccuparti >> rispose << L’hai vista, vero? >>.
Gli occhi della più grande si riempirono di nuove lacrime mentre pensava a Martina.
<< Ehi, no >> disse immediatamente l’altra << Scusa, non volevo farti piangere. Sta tranquilla, Ele. Andrà tutto bene >>.
Quelle parole rimasero ad aleggiare nell’aria per diversi minuti in cui nessuna delle due aggiunse altro. Eleonora osservò sua sorella prepararsi la colazione e, nel guardare cosa c’era in dispensa, arricciò il naso. Non aveva fame, così mise semplicemente a bollire l’acqua per il tè.
<< Ilaria è rimasta a dormire da zia >> iniziò Claudia << Forse si deve andare a prendere >>.
L’altra si limitò ad annuire e in quel momento arrivò Federico. Aveva passato la serata a casa di un suo compagno di classe con altri amici a sfidarsi alla play station.
<< Buongiorno sorelle >> salutò cercando di essere normale.
Eleonora gli fece un cenno col capo mentre Claudia gli porse un sorriso.
<< Se volete, posso andare io a prendere Ilaria >> si propose il ragazzo che doveva aver sentito mentre arrivava.
La più piccola guardò la sorella.
<< Noi ci facciamo un giro invece? >> domandò con un filo di speranza nella voce.
<< Non mi va Claudia, non sarei di compagnia >>.
<< Dai, Ele! È una giornata meravigliosa e…ti farebbe bene >>.
<< Claudia ha ragione >> s’intromise suo fratello << Vai con lei, ci vediamo in ospedale dopo >>.
 
<< Non avresti preferito uscire con Tommaso? >>.
Claudia le sorrise.
<< Lo vedo dopo pranzo, tranquilla >>.
Ripresero a camminare con calma. Entrambe si erano vestite in modo semplice; jeans, scarpe da ginnastica, maglioncino e giubbotto. Eleonora inforcò gli occhiali da sole e infilò il cellulare nella tracolla che aveva portato con sé dopo aver cancellato l’ennesimo messaggio di Davide. Non voleva sentirlo, non dopo avergli sputato fuori il nome della sedicenne.
<< Ti va di parlare un po’? >>.
La sorella si fermò per un istante e il suo pensiero volò a Ivan.
<< Sai, stavo pensando che forse dovresti parlare con Martina >> iniziò Claudia voltandosi e aspettando che l’altra la raggiungesse << Anche se ha pensato quelle cose. Dovreste chiarirvi >>.
Eleonora sentì il cuore sussultare.
<< Pensa ch’io vada a letto con Davide mentre sto con lei >>.
<< Lo so, ed è una mancanza di fiducia terribile ma…potresti spiegarle perché in quel momento hai abbracciato Davide. Potresti…potresti dirle cosa stiamo passando. Si chiarirebbe tutto >>.
Per diversi minuti nessuna delle due parlò.
<< E se…se l’avessi abbracciato e basta? Lui è mio amico…se lei non si fida di me, come possiamo stare insieme? >> si meravigliò di come fosse facile parlare con sua sorella dei suoi problemi << Capisci Claudia? Se avessi abbracciato lui semplicemente come segno d’affetto nei suoi confronti senza nessun fine e senza problemi alle spalle, mi avrebbe detto quelle cose lo stesso. Non si fida…ed io…io non posso stare con qualcuno in questo modo >>.
La sorella fece un respiro profondo.
<< Hai ragione >> convenne infine << Nemmeno io potrei stare con Tommaso se mi rivolgesse quello che ti ha detto Martina dopo aver visto…non so, un abbraccio con…Mario, per esempio >>.
Attraversarono la strada e passarono davanti ad un piccolo chiosco che vendeva bibite. Eleonora pensò a Ilaria e a Federico, gli aveva dato la sua vespa per prendere la ragazza con la raccomandazione di farci attenzione e ancora non si era fatto sentire. Prima di uscire avevano telefonato a Fulvia ed erano rimaste d’accordo che la donna le avrebbe passate a prendere per portarle in ospedale. Mentre parlava con lei, avrebbe tanto voluto dirle che, anche se non possedeva la patente, sapeva guidare la macchina ma si era trattenuta. Non era certo il momento ideale per rivelare cosa le aveva insegnato il padre di Davide.
<< Ele >> la richiamò Claudia << Quel ragazzo ti sta fissando da quando abbiamo attraversato la strada, lo conosci? >>.
La più grande alzò lo sguardo e vide Ivan seduto su una panchina con altri due amici. Nell’incontrare i suoi occhi, il diciannovenne alzò una mano in segno di saluto e le strizzò l’occhio.
<< Di vista >> rispose Eleonora osservando che si stava alzando e che stava venendo nella sua direzione.
<< Vi dovete parlare? Per favore non fare casini >> disse sua sorella facendo un passo indietro.
Prima che l’altra potesse rispondere, il ragazzo le aveva raggiunte.
<< Buongiorno bambolina >> salutò allegramente.
<< Filosi ma non dovresti tornare a Roma? Non hai l’università? >>.
<< Domani pomeriggio >> rispose Ivan senza scalfire il suo sorriso << Ieri sera siamo stati interrotti, bambolina >>.
<< Piantala, non te l’avrei lo stesso data. Quindi puoi cercarti un’altra preda, che sia possibilmente più stupida di me >>.
<< Andiamo bambolina, io voglio solo te >>.
<< Ma io non voglio te, lo capisci questo? >> esclamò esasperata Eleonora.
<< Non è quello che dice il tuo corpo >> ribatté l’altro avvicinandosi.
<< No, è vero. Ma solo perché mi ricordi un’altra persona >>.
Il ragazzo si bloccò capendo che stava dicendo la verità e improvvisamente si sentì a disagio. Non aveva mai provato la sensazione di essere usato, era lui che di solito adottava quella tecnica.
<< Bambolina >> tentò di riprendersi << Non può esserci nessuno come me >>.
<< Hai le sue stesse sfumature di verde. Mi ricordano tanto i suoi occhi >>.
<< Vi siete lasciati? >>.
Non sospettava minimamente che la diciottenne si riferisse ad una persona del suo stesso sesso.
<< Sì >> rispose la ragazza abbassando lo sguardo sul marciapiede.
<< E allora, bambolina? >> fece Ivan afferrandole una mano << Qual è il problema? Io sono single, tu uguale! Divertiamoci insieme >>.
Eleonora si ritrasse e scosse il capo.
<< Per favore, Filosi >> gli disse prima di andare via << Smettila. Non succederà mai niente tra noi, devi capire questo >>.
<< L’attrazione che hai nei miei confronti non conta nulla? Andiamo bambolina, facciamo scintille insieme! >>.
<< Il punto è che io non voglio fare scintille con te, non voglio fare niente e non avrei mai dovuto farti credere il contrario >>.
Senza aspettare una risposta, tornò da sua sorella che la stava aspettando sperando che quella parentesi si fosse chiusa definitivamente.
<< Scusami >> mormorò mentre si allontanavano insieme.
<< Ho visto passare Martina prima >> affermò invece Claudia << Era in compagnia di un’altra persona…forse una cugina più grande. Per me ha circa trent’anni >>.
 
Davide e Lavinia si erano sentiti via sms e avevano concordato di vedersi per fare colazione insieme al bar. Quando la ragazza arrivò a piedi, l’amico era arrivato da pochi minuti e stava fumando una sigaretta appoggiato al motorino. Si vedeva chiaramente che era nervoso e anche un po’ arrabbiato.
<< Buongiorno >> salutò Lavinia avvicinandosi.
<< Ehi, ciao >> rispose l’altro gettando il mozzicone per terra e calpestandola.
Entrarono e, dopo aver ordinato al bancone, si sedettero ad un tavolino che rimaneva piuttosto distante dal resto.
<< Hai sentito Eleonora? >> chiese la ragazza non appena si fu tolta il giubbotto.
Davide scosse il capo.
<< Ho provato perfino a chiamarla prima ma non mi ha risposto >>.
<< Dovresti lasciarla in pace, ieri sera mi hai detto che non è un bel periodo per lei >>.
<< Solo perché sua sorella sta male, non è autorizzata a flirtare con qualunque stronzo le capiti a tiro >> rispose immediatamente il ragazzo togliendosi la sciarpa << E poi chi cazzo è questa Martina? >>.
Ecco come si chiama allora, pensò Lavinia collegando ciò che era accaduto ieri sera con quello che sapeva.
<< Non capisco qual è il problema, Davide. Se vuole scopare per dimenticare momentaneamente i suoi problemi, perché non può farlo? >>.
<< Perché è una cosa senza senso >>.
<< Oppure perché vorresti che scopasse solo con te? >>.
Davide guardò intensamente l’amica e rimase, come ogni volta che lo faceva, meravigliato dall’intensità del suo azzurro.
<< Non ho detto questo >> mormorò << Grazie >> aggiunse riferito al cameriere che aveva portato loro cornetti e cappuccini.
<< E’ quello che sembra, però >> gli fece notare Lavinia. Prese una bustina di zucchero e ne versò metà nella sua tazza prima di continuare << Ascolta, voi non siete mai stati fidanzati giusto? >> aspetto di vederlo annuire << E allora…non puoi pretendere che ti dia fedeltà solo perché avete scopato >>.
<< Questo vale anche per te, quindi >>.
La ragazza girò un paio di volte il cucchiaino per far amalgamare lo zucchero col latte e fece un sorso.
<< Giusto >> rispose infine posando la tazza sul piattino << Ma io vorrei davvero fare le cose seriamente >>.
Quella frase rimase ad aleggiare tra i due per diverso tempo. Davide era rimasto col cornetto in mano a mezz’aria pronto per dare il primo morso.
<< Tu…vorresti metterti con me? Seriamente? >>.
<< Ci sarebbe qualcosa di strano, forse? Mi piaci tantissimo…e abbiamo fatto sesso… >>.
Lavinia arrossì e si domandò come le fosse venuto in mente di farsi uscire simili frasi dalla bocca. Alzò gli occhi verso Davide che era ancora immobile e pensò che avrebbe voluto che fosse solo suo. Inoltre, se Eleonora aveva nominato quella Martina davanti all’amico, significava davvero che erano sempre più distanti; mentre lei era lì, pronta ad iniziare una relazione con lui.
<< Non mi aspettavo una simile risposta >> mormorò finalmente il ragazzo.
L’altra annuì.
<< Lo so >> asserì << Ma Davide…non puoi restare fossilizzato per sempre con Eleonora e perderti tutte le occasioni che la vita ti propone. Prima o poi, te ne pentirai. E inoltre…non capisci che è lontana da ciò che vuoi tu da lei? >>.
Davide assunse un’aria concentrata come se stesse riflettendo.
<< Quando mi ha abbracciato, quando mi ha raccontato cosa avesse sua sorella, l’ho sentita incredibilmente vicina >> confidò a mezza voce.
<< Vicina come amica, Davide >> precisò gentilmente Lavinia << Non per qualcosa di più…magari lei pensa a qualcun altro in quei termini >>.
<< A chi, Martina? >> ironizzò immediatamente l’altro facendo un sorso della sua bevanda << Oh, andiamo! >> esclamò subito dopo notando lo sguardo eloquente dell’amica << Ma dai, è una cosa senza senso >> rise << Eleonora che se la fa con una ragazza, assurdo! Mi viene da ridere solo a pensarci. Credimi, tutto è fuorché lesbica >>.
Non hai idea di quanto ti stia sbagliando, pensò Lavinia rimanendo in silenzio.
<< A me interessi solo tu, Davide. Non Eleonora >>.
 
Martina non era riuscita a dormire tranquilla quella notte, il pensiero che Greta l’avesse raggiunta la entusiasmava e angosciava allo stesso tempo. Non sapeva che pensare e se ne avesse parlato con i suoi genitori, sicuramente si sarebbe scatenato il putiferio. Così aveva preferito tacere e quando si fece un’ora decente, scivolò fuori dal letto dirigendosi in cucina per fare colazione. Suo padre e sua madre erano già svegli e per questo dovette inventarsi una scusa plausibile per essere già in piedi.
<< Esco con Simona >> mentì << E’ una bellissima giornata >>.
<< Hai litigato con Eleonora? >> chiese l’uomo mentre spalmava la marmellata sulle fette biscottate.
A quella domanda Martina s’irrigidì ma provò lo stesso a mantenere un tono tranquillo.
<< Abbiamo avuto delle divergenze d’opinione >> disse e stupì perfino se stessa per quello che aveva detto.
<< Allora dovresti chiarirti con lei, non uscire con la tua amica >> osservò Sofia sorseggiando il suo latte << Marty, in qualunque tipo di rapporto è importante la chiarezza e il rifugiarsi dietro muri, silenzi o quant’altro non aiuta di certo >> fece una pausa per guardare il marito << E’ importante avere un dialogo >>.
<< Lo terrò a mente >> tagliò corto la ragazza per evitare che potesse farsi sfuggire qualcosa inavvertitamente.
L’ultima cosa che voleva era che i suoi si preoccupassero per l’arrivo improvviso della donna. Il suo cellulare vibrò una sola volta e, dopo aver letto il messaggio che le era arrivato, corse in bagno a prepararsi.
Mezz’ora dopo era sotto il portone mentre si guardava nervosamente la punta degli stivaletti bassi che aveva indossato e si domandava se stesse facendo la cosa giusta. Aveva accettato la sera precedente di incontrarsi per parlare di quello che era successo e che stava accadendo, ma adesso non le sembrava più un’ottima idea.
<< E’ molto che aspetti? >> disse Greta con un sorriso parandosi davanti al suo viso.
Martina arrossì nel rivedere l’azzurro intenso dei suoi occhi e mormorò un no con poca convinzione. Si osservarono per qualche secondo in silenzio e la ragazza dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per distogliere lo sguardo dal corto vestito che indossava l’altra. Il giubbotto beige inoltre le stringeva la vita sottile e le evidenziava il seno.
<< Possiamo…possiamo spostarci da qui? >> chiese indicando con gli occhi uno dei balconi del suo appartamento.
Greta seguì il suo sguardo e comprese.
<< Oh, certo >> rispose passandosi una mano tra i capelli << Vieni, ho la macchina parcheggiata dietro quel pino >>.
La ragazza si sporse leggermente e riconobbe la Lancia Ypsilon dove tante volte era salita. Inghiottì un groppo di saliva pensando che tutta quella situazione era troppo per lei. Doveva affrontare ricordi che aveva sepolto in un angolo della sua mente e che ora stavano per riaffiorare.
<< Preferirei se andassimo a piedi >> disse con voce sottile.
La donna le sorrise prendendole la mano e allontanandosi da quella strada.
 
Erano diversi mesi che la loro relazione proseguiva nella clandestinità ma Martina era così felice che quello le pareva solo un dettaglio insignificante. Le pareva di camminare sulle nuvole e, ogni volta che Greta la guardava durante una lezione, il cuore le faceva un salto nel petto. Anche se non era facile, cercavano di trascorrere ogni pomeriggio insieme, la ragazza inventava sempre una scusa credibile per poter trascorrere anche una sola ora in sua compagnia. La donna era semplicemente fantastica; l’aveva portata per musei facendola appassionare all’arte, prestato dei libri da leggere, accompagnata ovunque volesse. Le sere più belle le aveva trascorse a casa sua a guardare un film sul letto con il vassoio della pizza poggiato sul comodino. Pareva che la differenza d’età non esistesse, erano solo loro due con il mondo fuori dalla porta. Greta non la pressava a fare qualcosa che non voleva e per questo la ragazza si sentiva libera di rifiutare o accettare ogni volta che le veniva fatta una proposta.
<< Un giorno non ci nasconderemo più >> aveva detto una volta Martina mentre osservava l’altra spegnere la televisione.
La donna le aveva sorriso tornando a sedersi vicino a lei. Le aveva accarezzato il viso e subito dopo baciato la fronte.
<< Lo so >>.
<< Aspettami, ti prego >> aveva continuato la più piccola << Aspettami. Ancora qualche anno ed io sarò maggiorenne e allora… >>.
<< Ehi, cosa c’è Marty? >> le aveva chiesto Greta scostandole una ciocca di capelli dal viso e osservando quegli occhi verdi e tristi << Hai paura di qualcosa? >>.
Martina l’aveva abbracciata.
<< Tu sei più grande di me e potresti… >>.
L’altra le aveva poggiato delicatamente un dito sulla bocca per invitarla a tacere. Quando le mostrava quello sguardo spaventato e malinconico, non poteva fare altro che rassicurarla e sorridere. Era bellissima.
<< Non mi stancherò mai di te, piccola >> le aveva risposto baciandola subito dopo << Andrà tutto bene, fidati >> aveva aggiunto salendo lentamente su di lei.
Martina aveva guardato in quegli occhi azzurri e, specchiandosi, aveva compreso che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto. Si era alzata sui gomiti e aveva cercato le sue labbra dal sapore ormai familiare. Greta si era chinata ancor più finché non aveva sentito la testa dell’altra poggiarsi sul cuscino. Con una mano aveva iniziato a sbottonarle la camicetta per poter avere libero accesso al suo seno. L’aveva guardata di nuovo e il suo silenzio l’aveva incoraggiata a continuare. Lentamente aveva cominciato a baciarle il collo scendendo verso il petto. Il tessuto del reggiseno mostrava i primi segni d’eccitazione. Con un sorriso malizioso, la donna glielo aveva aperto e i due capezzoli si era presentati ai suoi occhi già duri. Martina aveva sospirato cercando la sua mano affinché gliela stringesse. Non era la prima volta che si spingevano fino a quel punto ma per lei era sempre come la prima. I brividi la scuotevano e si ritrovava a inseguire un’ancora che la tenesse aggrappata alla realtà per essere certa che stesse accadendo veramente. Greta le aveva sussurrato che era bellissima e aveva continuato a massaggiarle il seno con devozione. Poi l’aveva baciata con trasporto e nello stesso momento le aveva aperto il jeans. La ragazza l’aveva guardata leggermente sorpresa.
<< E’ tutto a posto, Marty >> le aveva bisbigliato con calma mentre le accarezzava il bordo dell’elastico dello slip << Stai tranquilla >>.
L’altra aveva annuito nonostante il cuore avesse iniziato a batterle all’impazzata nel petto. Non aveva mai fatto sesso, Greta sapeva che era vergine. Aveva sentito la mano dell’altra farsi strada sotto il tessuto del pantalone e spingerlo verso il basso per poter avere più libertà di movimento. Senza nemmeno rendersene veramente conto, aveva sollevato il bacino per aiutarla e si era ritrovata con solo lo slip ancora addosso. Un imbarazzo improvviso si era impossessato di lei facendola arrossire e distogliere lo sguardo dalla donna. Prontamente Greta le aveva sfiorato il naso col proprio e aveva atteso che tornasse a guardarla prima di parlare.
<< Se non vuoi farlo, Marty >> le aveva detto con sincerità << Non c’è nessun problema. Aspetteremo ancora >>.
La ragazza aveva fissato il suo viso, il suo sguardo che traboccava d’amore e aveva scosso il capo.
<< Io voglio sentirmi tua >> le aveva risposto semplicemente.
A quelle parole, la donna le aveva sorriso per l’ennesima volta facendosi togliere la maglietta e il jeans e rimanendo anche lei in intimo.
<< Ti farò sentire solo mia >> aveva mormorato Greta scendendo con la mano verso le sue gambe.
Aveva iniziato a descrivere dei cerchi invisibili sulla sua intimità senza levarle l’ultimo indumento che le era rimasto; poi, quando aveva compreso che era arrivato il momento, glielo aveva sfilato. Martina aveva sospirato pesantemente e aveva alzato il capo per baciarla.
<< Non farmi male >> le aveva chiesto subito dopo con un tremito nella voce.
Greta allora le aveva preso il viso con entrambe le mani.
<< Cercherò di essere il più delicata possibile >> le aveva risposto con dolcezza.
Aveva intrecciato una mano a quella dell’altra e l’arto che aveva libero era sceso di nuovo verso il basso. L’aveva accarezzata lentamente e infine aveva iniziato a farsi strada in lei senza mai abbandonare i suoi occhi. Sapere che la ragazza si stava donando completamente le faceva avvertire un’eccitazione non indifferente. L’aveva baciata per cercare di attutire il dolore che stava provando. Martina aveva sussultato e una sensazione di bruciore era partita dal basso espandendosi lentamente in tutto il corpo. Aveva stretto con forza le dita della più grande e si era ritrovata a gemere sommessamente. Greta aveva continuato a spingere contro le sue strette pareti sussurrandole parole dolci e, nell’introdurre un secondo dito, si era spostata leggermente per aiutarsi. Improvvisamente gli occhi della ragazza si erano spalancati e l’altra aveva compreso cosa stesse accadendo.
<< Adesso passa >> le aveva detto senza uscire << Rilassati >>.
Si erano guardate per un tempo che era parso infinito e poi la donna aveva ripreso a muoversi. Martina era sobbalzata per il piacere che aveva iniziato a provare e ancor prima di rendersene conto aveva preso a spingere contro quella mano. Aveva visto Greta sorridere e quel semplice gesto era bastato a farla sentire in pace col mondo ancor prima di raggiungere il famigerato orgasmo.
 

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Capitolo 37
*** Ti amo ***


Martina provava a prestare attenzione a ciò che le stava dicendo l’altra ma nella sua mente aleggiava sempre la stessa considerazione.
Greta era tornata.
L’aveva cercata a lungo ed era riuscita ad arrivare fino a lei. Più volte doveva guardarla per assicurarsi di non stare sognando e il suo profumo le faceva capire che era sveglia.
<< Mi stai ascoltando, Marty? >> le domandò improvvisamente la più grande inforcando gli occhiali da sole.
<< Scusa, mi sono momentaneamente persa…io non credevo che ti avrei rivista…non dopo tutto quello che successe >>.
Ricordava fin troppo bene lo scandalo scoppiato al suo liceo quando due professori le scoprirono durante l’intervallo a baciarsi e di come fossero stati coinvolti non solo i suoi genitori ma anche la preside e il vice preside. Suo padre aveva urlato come mai in vita sua addossando totalmente la colpa alla donna adulta e pretendendo di ottenere un allontanamento dell’insegnante che aveva deviato sua figlia. La ragazza aveva provato a parlare ma non c’era stato verso di essere ascoltata. E poi c’era stato il trasferimento precipitoso non solo in un’altra città ma perfino in un’altra regione. Di Greta, Stefano voleva cancellare ogni ricordo.
<< Lo so, piccola >> rispose l’altra con un sorriso << Ma sono tornata >>.
Martina credette di morire di fronte a quel gesto.
<< Come mi hai trovata? >>.
<< Non è stato così difficile >> ribatté enigmatica Greta << Mi spiace lo stesso averci messo così tanto >>.
La ragazza arrossì involontariamente mentre camminavano sul lungomare soleggiato e pensò a come doveva comportarsi. Suo padre aveva accettato da poco la relazione con Eleonora, dubitava che avrebbe preso allo stesso modo la notizia del ritorno della donna. Fece un respiro profondo non sapendo nemmeno lei cosa dire. Era felice di vederla? Indubbiamente. Lei era stata il suo primo amore, la persona con la quale era andata a letto la prima volta, alla quale aveva rivolto i suoi sentimenti ma c’era Eleonora adesso anche se si erano lasciate. Doveva fare finta di non provare più niente per lei? Sarebbe stato tremendamente semplice gettarsi tra le braccia di Greta e dimenticare il resto. Eppure quella ragazza dall’apparente menefreghismo, dalla vita apparentemente perfetta, dall’apparente indifferenza nei suoi confronti le aveva rapito il cuore. Era la consapevolezza di essere andata oltre ciò che faceva vedere agli altri a farla sentire importante e sapeva che Davide non reggeva minimamente il confronto. Chinò il capo sul marciapiede preferendo non rispondere. Era confusa sulla nuova situazione, negarlo sarebbe stato inutile.
<< Come ti trovi qui? Ti piace? >> le chiese la donna cercando di fare conversazione.
Martina si passò una mano tra i capelli.
<< E’ un posto tranquillo >> rispose cauta << Ho stretto amicizia con una ragazza della mia classe, Simona. Lei prese bene il mio…passato. Non è stato come a Genova >>.
<< Le hai raccontato di me? >>.
<< A grandi linee >> fece evasivamente l’altra evitando di guardarla.
Non sapeva se raccontarle o no di Eleonora, di come la sua vita fosse andata avanti dopo il trasferimento, di come fosse stata nuovamente felice. Tra le due cadde nuovamente il silenzio e Martina riuscì a dare un nome a quelle pause. Imbarazzo. E anche un senso di estraneità. Si guardò intorno senza osservare nessuno in particolare e fu in quel momento che la vide. Le dava le spalle mentre chiacchierava con un ragazzo. Sua sorella era a pochi metri da lei e l’attendeva. Senza rendersene conto, si fermò per poterla osservare incurante dell’occhiata interrogativa di Greta. Il suo primo pensiero fu quello di avvicinarsi, posarle una mano sulla spalla per farla voltare e baciarla davanti a tutti, soprattutto di fronte a quello sconosciuto come a marcare a chi appartenesse la ragazza; subito dopo, invece, preferì continuare a fissarla in silenzio e sperando che fosse lei a girarsi sentendosi i suoi occhi addosso. La gelosia nei suoi confronti non era ancora scomparsa.
<< Marty, tutto bene? >>.
La ragazza si riprese prontamente risvegliandosi dai suoi pensieri.
<< Sì >> disse riprendendo a camminare e staccando finalmente gli occhi dalla figura di Eleonora << Sì, tutto bene >>.
 
Non poteva evitare a lungo le chiamate di Davide, soprattutto considerando il fatto che l’avrebbe visto il giorno dopo a scuola. Avrebbe voluto potergli sfuggire ancora per qualche giorno ma era impossibile. Onde evitare che le facesse il terzo grado davanti a tutta la classe, all’ennesima telefonata dell’amico rispose.
<< Ciao Davide >> disse attivando la conversazione.
<< Cazzo, Ele è da stamattina che provo a chiamarti! >> fece immediatamente Davide dando sfogo a tutta la frustrazione che provava.
<< Lo so >> rispose la ragazza << Sono stata in ospedale da mia sorella >> aggiunse con tono asciutto.
Solo in quell’attimo il ragazzo parve ricordarsi della più piccola delle sorelle Domenghi.
<< Ah, scusami >> affermò sentendo un leggero senso di colpa << Potevi…potevi mandarmi almeno un messaggio. Adesso sei ancora lì? >>.
<< Sono uscita da poco >>.
<< Senti, dobbiamo parlare. Che cazzo vai combinando con Filosi? >>.
Eleonora spostò il peso da un piede all’altro mentre camminava.
<< Niente, non sto combinando niente >> ribatté stizzita e iniziando ad innervosirsi.
<< Te lo sei scopato? >> domandò Davide senza un minimo di pudore.
<< Cosa? >> esclamò l’altra sconvolta << Come…come cazzo fai a pensare una cosa del genere? Oh, cazzo Davide! >>.
<< Ieri ti ho trovata avvinghiata a lui e se non fosse stato per me chissà fin dove vi sareste spinti! >>.
<< Io non mi sarei spinta da nessuna parte! >> continuò Eleonora << Ascolta, è un periodo di merda. Io… >>.
<< Ti rendi conto che sono mesi che ti comporti in modo strano? >> obiettò l’amico interrompendola << Che fine hai fatto? E poi chi cazzo è Martina? >>.
La ragazza inghiottì un groppo di saliva passandosi una mano tra i capelli e iniziando a passeggiare nervosamente.
<< Nessuno >> rispose infine << Non è nessuno, ero ubriaca! Qual è il punto, Davide? Che non scopiamo? >>.
La pausa che fece l’altro prima di rispondere le fece comprendere d’aver centrato il punto. Si chiese come facesse ad essere così infantile.
<< Sei diversa >> fece infine Davide quasi bisbigliando << Da prima che tua sorella si ammalasse >>.
Eleonora fissò un punto davanti a sé senza sapere cosa dire. Non riusciva più a tornare a essere quella che era prima, così sicura di fare la cosa giusta con l’amico, del suo rapporto col mondo. Chiuse gli occhi per un istante e si massaggiò con la mano libera le palpebre. Le stava iniziando a fare male la testa, desiderava solo buttarsi sul letto e riuscire ad addormentarsi immediatamente.
<< Davide, per favore >> iniziò << Sono successe così tante cose che nemmeno io me ne raccapezzo ancora, lo capisci? >>.
Mi sono innamorata per la prima volta, avrebbe voluto aggiungere, Di una ragazza ed è stato bellissimo. È ovvio che non riuscirò più a fare sesso con te.
Il ragazzo parve riflettere.
<< Dovremmo…parlare a voce >> mormorò nonostante il tono poco convinto.
La ragazza annuì sentendo gli occhi diventare lucidi. Aveva già perso Martina, non poteva permettersi di perdere anche lui. La paura di veder scivolare via anche Serena dalla sua vita, la destabilizzava completamente. Non poteva affrontare tutto quello da sola e Davide era sempre stato il suo appiglio fino a quel momento.
<< Sì, lo credo anch’io >> rispose anche se non lo pensava davvero.
<< Ele, io sono qui. Noi siamo sempre stati una cosa sola, cosa non abbiamo fatto insieme? È questo che mi manca >>.
<< E’ un periodo di merda >> ripeté Eleonora quasi a giustificarsi << Sono…sono completamente scossa >>.
<< Quello che sta succedendo è una cosa orrenda, lo so >> disse Davide << Ma passerà, ce la faremo. Solo non perdere la testa, okay? >>.
L’altra si limitò ad annuire anche se non poteva essere vista.
<< Ci vediamo domani a scuola, va bene? >> domandò capendo che non avrebbe retto ulteriormente quella conversazione.
<< A domani, Ele >> concluse il ragazzo attaccando.
 
Nel vedersi quella mattina, entrambi si erano comportati normalmente ma era una situazione che non sarebbe durata a lungo. Eleonora se ne rendeva conto, da quando aveva conosciuto Martina faticava a riprendere i vecchi ritmi che la divertivano e facevano sentire appagata. Scambiò qualche frase con i suoi soliti amici prima dell’inizio delle lezioni con la tacita intesa con Davide di non parlare di quello che era successo sabato sera. Aveva saputo da Lavinia che l’amico le aveva riferito di sua sorella usandolo come motivazione al suo improvviso cambiamento fuori il Lupo Mannaro e le aveva porto i suoi più sinceri auguri per una veloce guarigione. La ragazza aveva ringraziato senza lasciarsi andare a ulteriori commenti. Non aveva voglia di esternare quello che provava in quei giorni, era una sensazione che nemmeno lei aveva ancora definito.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> le domandò il ragazzo quando suonò la campanella dell’intervallo.
<< Ospedale e tennis alle cinque, ho voglia…ho voglia di tenermi impegnata >>.
<< Vuoi che venga a giocare anch’io? >>.
<< Grazie Da >> rispose Eleonora provando a essere gentile << Ma l’ho già detto a Angelo >>.
Davide si alzò in piedi cercando sotto il banco il pacchetto di sigarette e infilando il cellulare nella tasca dei jeans. Guardò l’amica e l’altra lo imitò seguendolo fuori le scale antincendio. Lavinia e Paolo li avrebbero raggiunti dopo essere passati dalle macchinette. Il sole li inondò non appena uscirono nel cortine e dovettero indossare gli occhiali da sole. Si erano appena seduti sulla loro solita panchina quando si avvicinarono Claudia e Tommaso. Il ragazzo intraprese una conversazione con Davide sul fantacalcio e sul fatto che l’anno prossimo avrebbero dovuto farlo insieme mentre le due ragazze pianificarono il loro pomeriggio. Sarebbero andate insieme in ospedale con la vespa di Eleonora e poi lei sarebbe andata via prima per recarsi al Circolo Tennis.
<< Vuoi che ti venga a riprendere dopo? >> chiese la più grande.
Claudia scosse il capo.
<< Andrò via con mamma >> le rispose con un mezzo sorriso.
Tra le due, lei era quella che cercava di trasmettere l’ottimismo a tutta la famiglia. Con Ilaria e Serena era semplice, avevano tredici e dieci e ancora non si rendeva bene conto della situazione che stavano vivendo. Fulvia ed Eleonora, invece, assumevano uno sguardo malinconico anche se non smettevano mai di lottare.
<< Ragazzi, ragazzi, ragazzi! >> urlò Giacomo richiamando la loro attenzione e correndo verso il gruppo << Ho preso sette a fisica! >>.
Sollevò Claudia come se fosse priva di peso e tutti scoppiarono a ridere. Poi gli occhi di Eleonora si spostarono e, anche se aveva cercato di scacciare per tutto il tempo il pensiero di Martina, inevitabilmente trovarono la sua figura quasi fosse la cosa più normale del mondo. Si mise ad osservarla estraniandosi da tutto quello che stavano dicendo i suoi amici e sperò che i Ray Ban neri che indossava mascherassero il suo sguardo. Martina non la stava guardando o ignorava caparbiamente il suo sguardo ostinandosi a guardare un punto indefinito alla sua destra mentre chiacchierava con la sua amica. Non rideva, non scherzava, pareva così triste da farle sentire una fitta al cuore.
<< Ehi, Ele >> disse Claudia distogliendola dai suoi pensieri << Noi iniziamo a salire, Tom ha il compito di matematica dopo l’intervallo >>.
<< Okay ragazzi >> rispose l’altra annuendo brevemente << In bocca al lupo, Tom! Distruggi! >>.
Il ragazzo le strizzò l’occhio con un mezzo sorriso prima di voltarsi e camminare accanto alla quindicenne tenendola per mano. Salirono le scale antincendio mentre la campanella segnava la fine della pausa. Tommaso allora diede un bacio alla sua ragazza e corse verso l’aula con la promessa di raccontarle tutto non appena avesse terminato. Claudia si fermò aspettando che il rossore che le aveva invaso le guance le passasse e non vide Martina ancora appoggiata alla ringhiera. Stava per rientrare nell’istituto quando l’altra ragazza la richiamò. Nel voltarsi verso di lei e rispondere in modo secco, la più piccola le si avvicinò come una furia. La prima volta che aveva visto Claudia risponderle in modo freddo aveva pensato che forse l’aveva beccata in un momento poco opportuno ma quella era la seconda volta che accadeva e voleva chiarire quella situazione. Era stata Eleonora a sbagliare e lei non voleva passare per quella cattiva.
<< Si può sapere cosa ti ho fatto? >> le chiese senza troppi preamboli.
La sorella della sua ex la fissò per qualche istante prima di rispondere.
<< Niente >> disse infine << Ora se non ti dispiace, dovrei tornare in classe >>.
<< E no, cazzo! >> esclamò Martina << Non sono stata io a sbagliare, okay? Non è colpa mia se…se è andato tutto a quel paese! >>.
<< Me lo stai dicendo per autoconvincerti? >> domandò Claudia infilando entrambe le mani nelle tasche dei jeans.
<< Te lo sto dicendo perché non ha senso che te la prenda con me! E’ stata Eleonora a… >>.
<< Sai perché Eleonora ha abbracciato Davide quel pomeriggio? >> sbottò l’altra incapace di trattenersi nel sentire come veniva schedata la sorella maggiore << Perché il giorno precedente Serena è stata ricoverata in ospedale. E sai con quale diagnosi? Leucemia. Hai una vaga idea di come ci possiamo sentire noi? Ce l’hai, Martina? Sai qual è lo schifo che si sente nel venire a conoscenza di una cosa del genere? No. E cazzo, Davide era lì per caso cercava un libro che aveva lasciato da noi e in quella situazione Eleonora… >>.
Si fermò notando che la sorella stava risalendo insieme agli amici ma l’altra non si accorse della breve conversazione intercorsa tra le due.
<< Devo tornare in classe ora >> concluse superando Martina che rimasta immobile dopo il breve monologo di Claudia.
La guardò allontanarsi accorgendosi che fino a quel momento aveva trattenuto il respiro. Nel momento in cui rilasciò l’aria, si rese conto di stare per avere un conato di vomito. Corse in bagno e subito dopo aver buttato la merenda appena fatta, aprì il rubinetto dell’acqua fredda per lavarsi viso. Si guardò allo specchio sentendosi una stupida.
Cosa diavolo ho combinato?, si disse pulendosi la bocca, Ho rovinato tutto con le mie mani.
Involontariamente iniziò a piangere pensando a quello che stava passando Eleonora. Non solo aveva scoperto che la sorella aveva leucemia ma lei si era anche comportata in modo infantile nei suoi confronti sparando sentenze senza alcun ritegno. Aveva creduto che la ragazza la tradisse con Davide, che tutto quello che stavano costruendo non fosse altro che un castello di carta e si era sbagliata. Adesso si vergognava del suo comportamento e si sentiva in colpa. Un unico pensiero iniziò a ronzarle in testa, doveva assolutamente parlare con Eleonora. Ora che conosceva la verità, doveva fare qualcosa per aggiustare le cose o almeno chiedere scusa. Uscì dai bagni con quell’obiettivo ma si rese conto che ormai tutti gli studenti erano nelle proprie classi per riprendere le lezioni. Si avvicinò con titubanza alla classe chiusa dell’altra ragazza e sospirò. Sentiva distintamente dai muri sottili, la voce di una professoressa che stava spiegando. Bussare, entrare e chiedere di far uscire Eleonora le pareva qualcosa che avrebbe attirato fin troppo l’attenzione su entrambe e non era quello che voleva. Allungò una mano posandola sul legno e pensò che avrebbe davvero fatto qualunque cosa per riaverla.
Scusa, pensò la sua mente prima di staccarsi e raggiungere la sua aula.
 
Il suo senso di colpa non si era alleviato col ritorno a casa e neppure dopo aver mangiato qualcosa. Si buttò sul letto a peso morto e strinse il cuscino nel tentativo di trovare un po’ di calore. Sua madre aveva capito che doveva essere successo qualcosa ma aveva avuto la delicatezza di non chiedere niente per il momento.
Come ho fatto a farmi sfuggire una cosa così bella?, si chiese mentre pensava ad Eleonora.
Aveva buttato tutto nel cassonetto; dopo che l’altra aveva finalmente accettato e contraccambiato i suoi sentimenti, uno stupido dubbio le aveva fatto perdere la cosa più bella che aveva. Proprio per questo doveva trovare un modo di parlare con lei e chiarirsi. Si girò per fissare il soffitto e il suo pensiero volò a Greta. Avevano parlato molto domenica e le intenzioni della donna erano più che chiare. Avrebbe chiesto il trasferimento per poter insegnare al massimo a Roma per poterle stare vicina, per poter ricostruire quello che avevano un tempo, per stare nuovamente insieme. A quelle parole Martina era rimasta talmente frastornata da non sapere nemmeno lei quello che voleva. Si era lasciata con Eleonora da qualche giorno e i suoi sentimenti per la ragazza non erano finiti improvvisamente anzi, dopo quello che aveva saputo da Claudia, non desiderava altro che averla di nuovo al suo fianco. Si era accorta che della sua storia con Greta non era rimasto che un dolce ricordo al quale guardava senza alcun genere di dolore. Eleonora era ciò che voleva, le era stata accanto anche solo virtualmente quando non aveva nessun altro con cui parlare e adesso toccava a lei confortarla e darle il sostegno di cui aveva bisogno. Era grata alla donna per essere tornata da lei, in questo modo avrebbero potuto chiudere definitivamente col suo passato e con la sua precedente storia per essere libera di guardare al futuro. Un futuro che sperava essere con Eleonora. Fece un respiro profondo mettendosi seduta.
Basta piangermi addosso, pensò, Non andrò da nessuna parte in questo modo.
 
Il tennis le permetteva di scaricare l’ansia e tutta la rabbia che aveva accumulato in quei giorni. Colpiva la pallina con così tanta forza che a metà allenamento era già sfinita. Angelo l’aveva ripresa spesso dicendole di non usare tutta quell’energia per un semplice palleggio ma lei non lo aveva ascoltato e presto si era ritrovata a fare gli esercizi che più odiava finché il suo allenatore non le aveva permesso di giocare una vera partita. Alla fine, stremata e sudata, si sentiva meglio. Prima di recarsi al Circolo, era stata in ospedale dove sua sorella era ricoverata e dove sua madre stava facendo le analisi per poter donare il midollo. Aveva già deciso che, nel caso di non compatibilità con la donna, l’avrebbe fatto lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per la sua famiglia, si sarebbe fatta tagliare un braccio senza esitazione per le sue sorelle figurarsi qualche stupido test. Fece un respiro profondo mentre entrava nella doccia e si infilava sotto l’acqua calda. La sua mente non smetteva di riflettere. Dopo la scuola, oggi, si era affrettata a portare sua sorella in ospedale, poi aveva preso Federico che nel frattempo si era incamminato verso l’ospedale. Era andata talmente di corsa da aver a malapena salutato l’amico e non aveva aspettato di vedere Martina uscire. Di solito lo faceva, seminascosta in un vicolo dopo che tutti i suoi compagni erano andati via ma quella volta non aveva avuto tempo. Le mancava tanto quella ragazza, i suoi boccoli rossi, i suoi occhi verdi, ogni singolo dettaglio. Vederla quella mattina sulle scale e non incrociare mai il suo sguardo era stata una vera e propria tortura.
Farà sempre così male?, si chiese avvolgendosi nel grande asciugamano.
Si vestì in fretta dopo aver controllato l’ora e si mise il borsone sulla spalla camminando verso l’uscita. Salutò Carlo con un cenno della mano augurandogli buona serata e si affrettò a raggiungere la sua vespa. Da una tasca laterale dello zaino, estrasse le chiavi soffermandosi per un attimo sul portachiavi che aveva acquistato durante una vacanza di qualche anno prima in cui era partita con tutta la famiglia. Un piccolo sorriso triste le increspò le labbra.
<< Ciao Ele >>.
Eleonora si voltò di scatto nel riconoscere la voce di Martina e le chiavi le caddero di mano. Si affrettò a riprenderle mentre retrocedeva di un passo. La ragazza più piccola invece si era mossa nella sua direzione e le sorrise come se volesse rassicurarla.
<< Scusami, non volevo spaventarti >> continuò tenendo le mani nel giubbotto che indossava.
La più grande scosse il capo. Per diversi secondi si guardarono in silenzio osservandosi. Martina aveva un paio di jeans chiari, converse ai piedi, quel giubbotto scuro che tante volte Eleonora le aveva visto addosso. Un filo di trucco le copriva gli occhi e teneva i capelli sciolti sulle spalle. La ragazza indugiò un secondo di troppo sulle sue labbra e arrossì subito dopo nel rendersene conto. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe da tennis e fece un respiro profondo.
<< Perché sei qui? >> le chiese infine.
Martina fece un ulteriore passo verso di lei mentre si domandava come avesse fatto ad essere tanto stupida.
<< Volevo parlare con te >>.
Avrebbe voluto farlo subito dopo la scuola ma Eleonora era andata via così velocemente da non darle nemmeno il tempo di formulare una frase. Nel primo pomeriggio poi si era recata a casa sua ma non aveva visto il motorino parcheggiato nei pressi e aveva compreso che non era in casa. I posti che le erano rimasti erano il maneggio e il Circolo Tennis. Aveva optato per quest’ultimo perché era facilmente raggiungibile a piedi al contrario dell’altro e quando era arrivata, era riuscita perfino ad osservarla, senza essere vista, mentre giocava. E i suoi occhi erano inevitabilmente caduti sulle balze della sua gonnellina, sulle gambe che a malapena copriva, su quel petto che aveva avuto il privilegio di accarezzare. In quei momenti si era preparata un lungo discorso da farle, parola per parola, ma adesso che ce l’aveva davanti non ricordava neppure come si chiamava. Sentiva solo il senso di colpa bruciarle lo stomaco.
<< Non abbiamo più nulla da dirci, sono…sono stata abbastanza chiara >>.
Eleonora desiderò che la sua voce smettesse di tremare come aveva appena fatto affinché le sue parole suonassero più convincenti. Era così difficile doverla tenere a distanza quando la sua mente non cessava un attimo di chiedere un suo abbraccio.
<< Ascolta solo me, allora >>.
Martina avanzò ancora, adesso era a pochi passi da lei. L’altra si morse il labbro inferiore, indecisa su come comportarsi nei suoi confronti. La voglia di ascoltarla era forte ma una vocina sottile nella sua testa le sussurrava che sarebbe stata più male una volta tornata a casa.
<< Devo tornare a casa, Martina >> disse infine mantenendo un autocontrollo che non sapeva nemmeno lei di avere.
Si voltò nuovamente verso il suo motorino e si accorse di stare stringendo con così tanta forza le chiavi da far diventare bianche le nocche. Si lasciò andare ad un sospiro troppo a lungo trattenuto e un gemito di sorpresa le scappò dalle labbra quando si rese conto che la più piccola la stava abbracciando. Una sola volta provò a sciogliersi da quella presa ma Martina non glielo permise. Affondò il viso nei suoi lunghi capelli biondi e respirò quel profumo che tanto le era mancato.
<< Mi dispiace >> mormorò sapendo che da un momento all’altro sarebbe scoppiata in lacrime << Mi dispiace tanto, Ele >>.
Eleonora rimase senza fiato nel sentire le mani di Martina sulla sua pancia stringerla come se fosse importante e quelle parole dette in modo che solo lei potesse sentirle, le avevano fatto avvertire una calda sensazione allo stomaco.
Come se finalmente fossi a casa, pensò improvvisamente e quella considerazione le fece sentire la testa leggera.
<< Hai…hai dubitato di me, Martina e… >>.
<< Lo so e mi dispiace. Sono una stata un’idiota a pensare che tu potessi fare una cosa del genere. Ti ho vista abbracciare Davide e ho perso la testa perché io voglio che tu sia solo mia. Il pensiero che lui potesse toccarti liberamente, che ti sfiorasse mi ha fatto andare di matto. E ho immaginato cose che non esistevano. Cazzo Ele, sono sconvolta dalla notizia che tua sorella stia male, non oso immaginare come tu possa sentirti… >>.
<< Come sai di Serena? >> chiese l’altra voltandosi per guardarla negli occhi.
<< Me l’ha detto Claudia stamattina >>.
Eleonora si sciolse dal suo abbraccio e si allontanò di poco da lei. Martina la guardò con aria interrogativa. Perché stava facendo così? Lei si stava scusando, le stava dicendo che era dispiaciuta e tutto quello che l’altra aveva fatto era spostarsi.
<< Sei qui solo perché hai parlato con mia sorella >> affermò la più grande.
Il suo tono era triste e malinconico. Alla ragazza dai capelli rossi tremò il labbro inferiore mentre una lacrima le rigava il viso.
<< Sono qui perché ho saputo la verità >>.
<< La verità? >> ripeté Eleonora alzando leggermente la voce.
Martina non comprese dove volesse arrivare e cercava febbrilmente di seguirla.
<< Sì >> rispose provando a mantenersi calma.
In realtà stava tremando a causa della forte ansia.
<< Hai insinuato che facessi ancora sesso con Davide! >> esclamò Eleonora perdendo la compostezza che si era imposta precedentemente << Nonostante tutto quello che abbiamo…che stavamo costruendo, tu l’hai pensato! L’hai pensato, cazzo! Avevi detto che ti fidavi di me ed io ti aveva creduto! Vaffanculo! >>.
In quel momento la più piccola capì cosa stesse facendo l’altra. Si stava proteggendo. Si proteggeva da qualcosa che se si fosse spezzato nuovamente l’avrebbe mandata in frantumi, dallo stare male, dal sentirsi sola. E comprese anche quanto fosse fragile la ragazza che le stava di fronte, quanta paura avesse, quanto dolore le avesse procurato con le sue parole.
<< Lo so che ho sbagliato e ti sto chiedendo scusa! >> disse con le lacrime che le rigavano il viso << Ma io ti amo! Ti amo come non ho mai amato nessuno e ti amerò sempre. Sempre, lo capisci? Qualunque cosa succeda, saremo sempre tu ed io perché non ti lascerò mai! >>.
Eleonora iniziò a piangere a quelle parole. Si portò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime e si accorse che stava tremando. Abbassò lo sguardo gemendo. Non glielo aveva mai detto. Certo, glielo aveva fatto capire tante volte ma non era mai stata così diretta. Rialzò gli occhi trovandosi a pochi centimetri dal viso di Martina che era rigato da altre lacrime. Le aveva appena detto che l’amava e sul suo sguardo non c’era ombra di esitazione o timore. L’aveva detto perché lo sentiva, nessuno l’aveva forzata. Era sicura. Ed era una sensazione meravigliosa. Nemmeno con Greta era mai riuscita a pronunciarlo. Le sorrise l’attimo prima di baciarla e fu come se tutto fosse in ordine. Un senso di pace investì entrambe. Era una cosa che avevano desiderato cosi tanto che in quel momento ogni altra cosa passò in secondo piano. Eleonora avvolse la schiena di Martina con un braccio attirandola maggiormente a sé. Voleva sentirla con tutti e cinque i sensi, avere il suo profumo sulla pelle, le guance bagnate dalle sue lacrime. Desiderava disperatamente che ci fosse sempre, esattamente come le aveva detto, perché aveva bisogno di lei per affrontare tutta quella situazione. Le occorreva sentirsi intera e quella sensazione solo l’altra ragazza era in grado di donargliela.
<< Mi sei mancata così tanto >> mormorò Eleonora a pochi centimetri dalle sue labbra con la fronte poggiata a quella dell’altra.
<< Anche tu >> rispose la più piccola accarezzandole una guancia.
Si strinse contro di lei mentre altre lacrime le sgorgavano dagli occhi.
<< Io non ti farei mai una cosa del genere >> sussurrò la maggiore sollevandole il mento per poterla guardare. Le occorreva dirglielo << Mai. Io voglio solo te >>.
<< Lo so, mi dispiace >> fece Martina cercando nuovamente le sue labbra. Adesso che l’aveva ritrovata, non l’avrebbe lasciata andare per nessun motivo << Ho avuto paura…paura ch’io non ti bastassi più e Davide non aspetta altro che… >>.
<< Davide potrà aspettare anche tutta la vita >> ribatté prontamente l’altra interrompendola << Sei tu il mio tutto, Martina >>.
La ragazza dai capelli rossi sentì il cuore esploderle nel petto di fronte a quella frase. Si alzò sulle punte e la baciò con impeto, come se volesse entrarle dentro e rubarle l’anima per farla sua. Perché era questo che era, sua e di nessun altro. Le mise una mano dietro la nuca accarezzandole il collo e giocando con i suoi capelli mentre sentiva Eleonora sorridere sulla sua bocca.
<< Desidera qualcosa? >> domandò improvvisamente la più grande riferendosi a una figura che si stava avvicinando a loro.
Con istinto protettivo tirò Martina dietro di sé senza smettere di tenerle la mano. La ragazza si voltò con aria interrogativa e sgranò gli occhi per la sorpresa.
 

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Capitolo 38
*** Scegliere ***


Mai Martina avrebbe creduto che si sarebbe trovata in una simile situazione. Guardò alternativamente prima Eleonora e poi Greta assicurandosi che fosse reale e non un sogno. Entrambe erano davanti a lei che si fissavano attendendo che la più grande rispondesse. Assurdo, la sua ex e la sua attuale ragazza vicine. Non l’avrebbe creduto possibile nemmeno se glielo avessero detto. La diciottenne ignorava il ruolo della donna nella sua vita ma presto l’avrebbe scoperto.
<< Che cosa ci fai qui, Greta? >> chiese infine notando che l’altra non dava segni di voler rispondere ad Eleonora ostinandosi a guardarla a denti stretti.
<< La conosci? >> domandò allora la ragazza dai capelli biondi voltandosi appena verso Martina.
<< Ti stavo seguendo >> rispose la donna con calma apparente << Sono la fidanzata di Martina >>.
Gli occhi di Eleonora si spalancarono per la sorpresa e le lasciò la mano. Si allontanò di pochi passi e si prese il viso con entrambe le mani. Aveva detto fidanzata? Allora lei doveva essere…Greta. Non c’erano altre spiegazioni. La guardò con la coda dell’occhio per non darle nessuna soddisfazione e pensò che in pochi secondi già la odiava a morte.
<< Ele! >> esclamò la più piccola temendo di vederla andare nuovamente via << Cazzo, ti sei messa a pedinarmi? >> aggiunse voltandosi un attimo verso la più grande << E poi noi non… >>.
<< Cavolo Marty, è da ieri che aspetto una risposta! Volevo solo capire che stava succedendo >>.
Ma Martina non la stava ascoltando completamente rapita dal cercare un contatto e lo sguardo dell’altra ragazza. Le sfiorò il dorso della mano destra con le dita mentre Eleonora si ostinava a fissare il marciapiede. Si erano appena ritrovate e la loro felicità era già stata messa in crisi.
<< Ehi >> le disse semplicemente.
<< E’ lei quella di Genova? >> domandò in modo diretto e senza guardarla.
Sapeva già la risposta, voleva solo una conferma. Martina guardò Greta e subito dopo la ragazza prima di annuire. Vide Eleonora fare un respiro profondo e alzare gli occhi sulla figura della donna. Non si aspettava che fosse così grande.
E nemmeno che fosse così bella, pensò mordendosi l’interno della guancia sinistra, Cazzo, è bellissima.
Si guardò la punta delle scarpe. Come poteva competere con quella donna? Lei non era altro che una diciottenne alle prime armi, inesperta come un bambino sul versante sesso e su quello dei sentimenti. Non riusciva a pensare ad una eventuale reazione da parte della sua famiglia ad una simile rivelazione, non riusciva nemmeno a dirlo al suo migliore amico. Con quale coraggio osava mettersi a paragone con lei? Era più grande, più matura, con più esperienza alle spalle. E soprattutto era il primo amore di Martina, probabilmente mai dimenticato visto che era tornata. Quella riflessione le fece più male delle altre. Alzò gli occhi sulla sedicenne sentendosi infinitamente stupida in confronto all’altra.
<< Ele, non fare così per favore >> fece Martina afferrandole una mano con forza.
Eleonora la guardò con aria smarrita, senza sapere cosa dire o fare di fronte alla donna. Sentiva i suoi occhi addosso e quella sensazione le dava fastidio.
<< Da quando è tornata? >> chiese semplicemente.
<< Sabato pomeriggio >> rispose l’altra.
Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro ma fu interrotta.
<< Potrei parlarti un attimo, Marty? >> domandò Greta staccando lo sguardo dalla diciottenne per la prima volta da quando ce l’aveva posato.
<< Perché invece non va a farsi fottere? Crede di poter venire qui e dettare legge? >> esclamò la ragazza con i capelli chiari perdendo ogni freno inibitore alla richiesta della maggiore.
Con rabbia si sistemò una ciocca dietro l’orecchio e fissò la donna con aria di sfida. Paragonata a Greta, Eleonora era consapevole di non poter competere e da questo derivava la maggior parte della sua frustrazione, anche se a farla scattare era stata la domanda dell’altra, come se lei non esistesse. Come se davvero stessero insieme. Voleva parlare con Martina senza la sua presenza e questo non l’avrebbe mai permesso. Qualunque cosa dovesse dire, doveva farlo davanti a lei. La donna contraccambiò lo sguardo con disapprovazione per il tono e il linguaggio appena usato. Spostò gli occhi da Eleonora a Martina come se volesse sottolineare la scelta linguistica usata dalla diciottenne.
<< Ha sentito cosa ho detto? >> rimbeccò Eleonora con una nota di strafottenza che la contraddistingueva quando era arrabbiata.
<< Usi sempre un linguaggio così sboccato con persone che non conosci? >> fece Greta alterata da quel suo modo di fare.
Martina decise di intervenire prima che le cose si mettessero male.
<< Smettetela adesso, per favore >> disse cercando di apparire autoritaria << Greta, non dovevi seguirmi >>.
<< Mi sembra d’averti già spiegato il motivo che mi ha spinta a farlo >>.
<< Perché non se ne torna da dove cazzo è venuta? >> proruppe Eleonora che si controllava a stento << Se ne torni in Liguria a mangiare il vostro fottuto pesto! >>.
Si beccò da parte della più piccola un’occhiataccia che però non la fece fermare. Tremava per la collera che provava in quel momento. Greta s’impose d’ignorarla per non essere costretta a darle uno schiaffo in pieno viso per la sua maleducazione.
<< Possiamo parlare o il tuo cane da guardia non te lo permette? >>.
La ragazza più grande aprì la bocca per dire un’altra delle sue frasi poco garbate ma fu bloccata in tempo da Martina. Sapeva che voleva solo difenderla e difendere ciò a cui teneva, in quel modo, però, sarebbe passata dalla parte della ragione a quella del torto. Annuì brevemente.
<< No, cazzo! >> esclamò Eleonora rivolta alla più piccola afferrandola per una spalla << Tu resti con me, okay? Questa non può piombare nelle nostre vite e pretendere di dare ordini >>.
Le strinse la mano come se fosse il suo salvagente in quell’oceano di emozioni. Martina non le rispose limitandosi a darle un bacio sulla fronte per rassicurarla prima di allontanarsi seguita dalla donna.
<< La tua esitazione di ieri è dovuta a…quella? >> chiese immediatamente Greta.
<< Si chiama Eleonora >> precisò la ragazza.
<< E’ maleducata, Martina >>.
L’altra scosse il capo.
<< E’ solo arrabbiata, io la conosco >> si voltò appena per poterla guardare. Si era seduta sul suo motorino e si era accesa una sigaretta << Ne sta passando tante senza aggiungere anche questa >>.
<< La conosci? >> ripeté la donna alzando il sopracciglio destro << Da quanto tempo? Chissà che razza di gente frequenta! Guarda, sta fumando! E potrebbe bucarsi! Non mi sembra per nulla una persona affidabile >>.
<< Lo è, non sai niente su di lei. Non permetterti di giudicarla >>.
Greta fu colpita dal tono che aveva usato l’altra nel difendere la terza ragazza. Era fermo e risoluto, non glielo aveva mai sentito. Improvvisamente si rese conto che quella che aveva di fronte non era la Martina che aveva lasciato a Genova, indifesa e ingenua. Nel corso di quei mesi di lontananza, era maturata, era diventata più forte e adesso difendeva Eleonora come se fosse importante. Allungò una mano per afferrare la sua ma la più piccola si scansò velocemente. Si guardarono negli occhi e quelli della ragazza traboccavano di lacrime.
<< Ti piace? >>.
L’altra non disse niente sentendo il labbro tremarle e il cuore scoppiarle per l’intensità di quei momenti.
<< Ehi >> mormorò la donna << Ricordi com’era bello quando eravamo solo tu ed io, piccola? >>.
Per un solo attimo credette che Martina sarebbe ceduta e si sarebbe gettata tra le sue braccia. La vide aprire la bocca per parlare e pensò che sarebbe stato per dirle che le era mancata.
<< Lei è quella giusta >> affermò invece.
Greta avvertì una fitta dolorosa allo stomaco.
<< Come fai ad esserne sicura? >>.
<< Le ho detto che l’amo >> rispose piangendo. Si strofinò gli occhi e si ritrovò a sorridere tristemente. Era una liberazione per lei poterlo dire finalmente << Mi sono innamorata di lei dalla prima volta che le parlai >>.
La più grande ingoiò un groppo di saliva mentre annuiva e abbassava lo sguardo. Cosa poteva ribattere di fronte a quelle parole?
<< Sono stata una stupida a venire fin qui >> mormorò appena.
<< No, non lo sei Greta. È solo che lei è…speciale, davvero. Mi dispiace >>.
La donna allungò una mano per accarezzarle una guancia e abbozzò un sorriso.
<< Mi mancherai >>.
<< Ti ricorderò sempre >> affermò Martina << Sei stata una parte importante della mia vita >>.
L’altra si limitò ad annuire prima di abbracciarla. Entrambe sapevano che non si sarebbero più riviste. Quando si sciolsero, Greta si allontanò in silenzio mentre la sedicenne tornava da Eleonora che cercava di dare l’impressione di essere indifferente. Le venne da sorridere.
<< Ehi >> le disse posandole una mano sul ginocchio.
Eleonora alzò lo sguardo gettando per terra il mozzicone di sigaretta dopo aver fatto un ultimo tiro.  Si osservarono in silenzio e Martina le sorrise.
<< Che voleva? >> domandò infine la più grande.
L’altra le accarezzò una guancia e rise sottovoce nel vedere come Eleonora si ritraesse fintamente infastidita.
<< Te l’avrei detto prima, Ele >> le rispose la sedicenne << Sono successe così tante cose in così poco tempo che… >>.
<< Che ti ha detto? >> esclamò Eleonora balzando in piedi << Perché ti ha abbracciata? >>.
<< Ieri ci siamo viste, abbiamo chiacchierato, mi ha detto perché è tornata da me e…oggi voleva una risposta >>.
La ragazza dai capelli biondi si morse il labbro dondolandosi sulla punta dei piedi.
<< E tu? >> chiese vedendo che Martina non proseguiva.
Invece di rispondere, la più piccola la bloccò poggiando entrambe le mani sui suoi fianchi e la baciò.
<< Le ho detto che ti amo >>.
Eleonora arrossì di fronte a quella risposta ma non poté evitare di sorridere. La abbracciò sfiorandole il naso col proprio.
<< Sul serio? >>.
Martina annuì prendendole il viso per avvicinarlo al suo e baciarla nuovamente.
<< Affronteremo tutto insieme, te lo prometto >> le sussurrò l’attimo dopo << Tu ed io. E non dubiterò mai più dei tuoi sentimenti >>.
Si guardarono negli occhi.
<< Promettimi che non te ne andrai >> bisbigliò la più grande temendo di vederla nuovamente da lontano << Per favore >>.
<< Non succederà, l’unica cosa che voglio è essere parte della tua vita >>.
<< Lo sei, cazzo se non lo sei >>.
La più piccola la osservò facendo un passo indietro e si accorse che stava tremando.
Cavolo quanto è vulnerabile, pensò, E’ questa la vera Eleonora.
<< Vuoi tornare a casa? Stai rabbrividendo >>.
Sapeva che non era per il freddo ma voleva comunque esserne certa. Infatti, la ragazza dai capelli chiari scosse il capo. Martina le accarezzò una guancia con tenerezza.
<< Ti va di venire per un po’ da me? A casa c’è solo mamma, credo >>.
Eleonora ci rifletté un solo attimo prima di annuire e darle un bacio leggero.
<< Sì? Allora andiamo? >>.
<< Andiamo >>.
 
Dopo i saluti e vari convenevoli, si era sistemate in camera di Martina mentre sua madre preparava un tè. Eleonora si era seduta sul letto con le gambe che dondolavano leggermente. Guardò Martina che aveva avvicinato la sedia girevole della scrivania e aveva poggiato il mento sullo schienale. Le sorrise e fu come se qualcuno le avesse sussurrato che sarebbe andato tutto bene. Sofia entrò nella stanza con le tazze in mano e, dopo aver porto una parola gentile a entrambe, uscì nuovamente per lasciarle sole. La più grande fissò il liquido ambrato per una manciata di secondi.
<< Se ne andrà presto? >> chiese senza sollevare lo sguardo.
Martina impiegò qualche istante per comprendere a chi si stesse riferendo.
<< Non lo so >> rispose soffiando sulla tazza prima di fare un sorso << Non è una cosa che le ho chiesto >>.
<< Quindi potremmo incontrarla di nuovo? >>.
La più piccola fece un respiro profondo e si spostò al suo fianco poggiando la schiena contro la parete. Le prese la mano libera e intrecciò le loro dita.
<< E’ una cosa importante? A me non interessa >>.
<< Non voglio che…ti giri intorno… >>.
A quelle parole Martina le posò la mano sul viso affinché la guardasse; poi la baciò delicatamente riconoscendo il suo sapore.
<< Non mi girerà intorno >> affermò con l’intento di rassicurarla << E poi io ho occhi solo per te. Sei o no il centro del mio mondo? >>.
Eleonora sorrise sapendo che l’altra non stava parlando solo per dare aria alla bocca e le circondò le spalle con un braccio avvicinandola a sé. Rimasero in silenzio per parecchio tempo, ognuna ascoltando il battito del cuore dell’altra, immobili, attendendo un qualcosa che neanche loro sapevano bene cosa fosse.
<< Come sta tua sorella? >> domandò infine la più piccola.
Eleonora si scostò una ciocca di capelli dal volto e si strinse nelle spalle.
<< Ha iniziato la terapia >> rispose posando la tazza mezza vuota sul comodino << E mia madre ha fatto il test di compatibilità >>.
<< Quando avrete i risultati? >>.
<< Domani, credo >>.
Calò nuovamente il silenzio e la più grande apprezzò che l’altra non aggiungesse i soliti commenti d’incoraggiamento come invece aveva fatto Davide. Non li sopportava, erano frasi dette unicamente per sentirsi a posto con la propria coscienza. La guardò nuovamente rimanendo incantata dai suoi occhi mentre Martina le sorrise con dolcezza. Sapeva che Eleonora non era ancora in grado di lasciarsi andare del tutto, che la maggior parte delle cose che pensava in quel momento le teneva per sé ma era altrettanto convinta di essere la persona giusta per farla aprire. Non voleva forzarla, ricordava perfettamente le parole di Chiara e non sarebbe stato giusto. Metterle addosso ulteriori pressioni sarebbe servito solo ad allontanarla e lei non voleva che accadesse.
<< Nel caso…nel caso in cui mia madre non fosse compatibile…farò io il test con la speranza…con la speranza di… >>.
L’altra ragazza le baciò la guancia per tranquillizzarla. Non occorreva finire la frase, aveva capito cosa volesse dirle.
<< Mi sembra giusto >> le disse semplicemente.
Eleonora annuì poggiando il capo contro la parete.
<< E’ meno incasinata di me >> affermò ad un certo punto come se stesse riflettendo ad alta voce.
Martina per qualche secondo non seppe a cosa si stesse riferendo.
<< Ti capirei se…se preferissi…anche se… >>.
<< Ma che stai dicendo? >> esclamò comprendendo improvvisamente. Si staccò da lei rapidamente << Quale parte del mio ti amo non ti è ancora chiara? >>.
La più grande non si voltò per guardarla, era persa nei suoi pensieri.
<< Avete fatto l’amore? È stata brava? >>.
Con la coda dell’occhio vide l’altra guardarla con aria esasperata e le sue guance colorirsi.
<< Ma che domande fai? >> fece << Sì, l’abbiamo fatto! Abbiamo avuto una storia, è abbastanza ovvio che abbiamo fatto l’amore! Ma fa parte del passato, non so più in che modo dirti che ho scelto e sceglierò sempre te! Non me ne vado, Ele! Smetti di proteggerti da me >>.
Questa volta Eleonora la guardò e fece un respiro profondo.
<< Io non ho mai fatto l’amore >> confidò in un sussurro << Non so se ne sono capace >>.
Con questa parole Martina finalmente comprese che, oltre alla paura di essere abbandonata, la ragazza si portava dietro anche l’angoscia di non essere allo stesso livello di Greta.
<< Riuscirai a farlo >> la rassicurò allora tornando ad avvicinarsi al suo corpo << Ti prometto che non faremo mai sesso noi due ma solo l’amore. E sarà bellissimo quando accadrà perché non ci sarà nessun altro. Fidati di me >>.
Eleonora si morse il labbro rendendosi conto d’aver esagerato e chinò il capo.
<< Scusa >> mormorò.
<< Non devi chiedermi scusa, non è questo che voglio >> rispose Martina << Voglio che tu sia sicura del fatto che non andrò via e te lo dimostrerò >>.
La baciò forte togliendole qualunque possibilità di ribattere e sentì un fremito attraversarle la schiena. Nessuno l’avrebbe fatta desistere dallo stare con quella ragazza, nemmeno il suo carattere per nulla facile. Le mise una mano sulla guancia e l’altra sul collo e non si sorprese nel sentire le proprie dita bagnate. La più grande stava piangendo. Tutta quella situazione era troppo anche per lei; il loro litigio, sua sorella in ospedale, Greta, aveva accumulato emozioni e lacrime che dovevano uscire prima o poi. Aveva pianto prima, quando le aveva confessato di amarla ma era stato un piccolo sfogo rispetto a tutto ciò che la stava travolgendo. La abbracciò ascoltandola singhiozzare e le accarezzò i lunghi capelli.
<< Te lo dimostrerò >> le ripeté con convinzione.
D’un tratto in camera tornò Sofia. Eleonora s’irrigidì involontariamente e si asciugò velocemente gli occhi prima di guardare la donna.
<< Rimani a cena da noi, Ele? >> le domandò gentilmente l’adulta notando immediatamente la delicatezza della situazione.
Martina la guardò mentre scuoteva il capo.
<< Grazie Sofia >> rispose << Ma devo tornare a casa >> guardò il suo orologio da polso e si alzò in piedi << Ti ringrazio molto anche per il tè >>.
La donna abbozzò un sorriso. Le piaceva Eleonora; era molto educata, forse un po’ troppo.
<< Figurati >> disse.
Allungò una mano per sistemarle una ciocca di capelli sulla spalla e le accarezzò la guancia sinistra asciugandole un residuo di lacrima. La diciottenne si voltò verso Martina.
<< Vado >> fece afferrando il borsone del tennis lasciato vicino la porta.
L’altra ragazza le si avvicinò annuendo e guardò la madre che, capendo, salutò e andò via.
<< Ci vediamo domani a scuola? >> chiese la più piccola sull’uscio della porta.
Eleonora annuì dandole un bacio sulla guancia. Stava per uscire quando si fermò sull’uscio.
<< Verresti in ospedale con me domani pomeriggio? >>.
Martina le sorrise.
<< Certo, perché allora non pranzi da me e poi andiamo insieme? >>.
La diciottenne ci pensò un paio di secondi prima di accettare.
<< Allora a domani >> salutò.
<< A domani >>.
Non appena chiuse la porta, la ragazza dai capelli rossi si ritrovò davanti la figura di Sofia.
<< E’ successo qualcosa? >>.
 
Dopo parecchie insistenze da parte di Claudia, Eleonora aveva mangiato qualcosa e subito dopo si era buttata sul letto della sua camera esausta. Era così strano che alle dieci di sera la casa fosse così silenziosa, l’unico rumore era il volume piuttosto basso della musica che stava ascoltando Federico mentre si faceva la doccia.
<< Domani non vengo a pranzo da nonna >> fece vedendo apparire la sorella e mettendosi seduta.
La quindicenne la guardò con aria interrogativa.
<< Martina mi ha invitata a pranzo da lei >>.
<< Oh! >> esclamò l’altra battendo le mani << Allora avete fatto pace? >>.
Eleonora si alzò in piedi e si sfilò il jeans e la maglia cercando il pigiama.
<< Sì…lei si è presentata a tennis… >>.
<< Hai visto che sei importante per lei? Sono un genio! Che ti ha detto? >>.
<< Ha detto…ha detto… >> avvampò ricordando le sue parole << Ha detto che mi ama >>.
Claudia emise un piccolo urlo di gioia. Ci voleva una bella notizia ogni tanto.
<< Davvero? Ma è fantastico, Ele! >> fece iniziando a spogliarsi anche lei.
<< E poi si è presentata la sua ex >>.
Eleonora osservò la faccia della sorella passare da un’iniziale felicità a un certo sconcerto.
<< La sua ex? >>.
L’altra annuì.
<< Quindi lei…ha avuto altre esperienze? >>.
<< L’ha fatto anche Veronica Suena, se per questo >> rispose la più grande provando ancora fastidio a quel ricordo.
<< Oh…ah… >> mormorò Claudia << Beh, che cavolo voleva questa? >>.
<< Cosa può rivolere una ex che si ripresenta dopo…sei mesi, tipo? >>.
<< Okay, ma lei ama te! Te l’ha anche detto! Buttate a suon di calci fuori questa tipa! >>.
La ragazza dai lunghi capelli biondi si fermò ad osservarsi allo specchio prima di rispondere alla più piccola. Per un attimo, alla sua immagine si sovrappose quella di Greta e dovette fare un respiro profondo per tornare a vedersi riflessa nel vetro.
<< Lo so, l’ha detto anche a quella >>.
<< E allora perché non ne sei contenta? >>.
<< Perché… >> s’imbarazzò pensando a come doveva proseguire << …io non so se sono capace >>.
Si voltò per evitare di essere vista arrossire dalla sorella. Quella conversazione stata prendendo una piega poco gradevole a suo avviso. Claudia si gettò sul suo letto e rise credendo che l’altra stesse scherzando. Vedendo la faccia seria di Eleonora, però, si mise seduta e le fece segno di mettersi vicino. Nel farlo, la maggiore pensò che, anche se era più piccola di lei, sua sorella era più matura.
<< Perché pensi una cosa del genere, Ele? Certo che ne sei capace! >>.
<< Perché non dovrei pensarlo? >> ribatté Eleonora leggermente sulla difensiva.
<< Perché una cosa genere è illogica! Quale diciottenne direbbe una cosa del genere? >>.
La più grande rimase in silenzio.
<< Qual è il problema? >> insistette Claudia << Credi che sia presto? >>.
<< Se non fossi all’altezza di questa aspettativa? Se non fossi in grado di contraccambiare? >>.
Sua sorella la guardò e sorrise iniziando ad accarezzarle teneramente una ciocca di capelli.
<< Già solo il fatto che ti stia ponendo queste domande significa che ci tieni davvero tanto, non credi? Sei davvero innamorata, Ele. Perché non te lo godi semplicemente? È vero, stiamo passando un brutto periodo ma passerà. Ce la faremo perché siamo una famiglia di guerrieri >>.
Eleonora rifletté a lungo sulle sue parole mentre si alzava ma non rispose. Aveva bisogno di credere in qualcosa per non naufragare e Martina era quel qualcosa. Vedere Greta, renderla reale e concreta e non solo una parola e una figura di fumo, però, l’aveva turbata.
Eppure ha scelto me, ha detto che sono io quella giusta per lei, si disse infilandosi sotto le coperte, Vorrei solo avere la sua certezza.
Ancor prima di rendersene conto, dormiva.
 
Davide fissava lo schermo del suo iphone mentre finiva di fumare la sua sigaretta fuori il balcone della sua stanza. Era stato al telefono con Lavinia per circa un quarto d’ora ed era stato gradevole. L’amica gli aveva raccontato di come una sua cugina più grande avesse annunciato durante la cena a casa dei nonni, di essere incinta e intenzionata a sposarsi prima che si vedesse troppo il pancione. Era stata una chiacchierata tranquilla, piena di risate e quando avevano agganciato dandosi la buonanotte, il ragazzo si era accorto di desiderare ancora di sentire la sua voce. Lavinia gli impediva di pensare alla sua situazione con Eleonora e di logorarsi per questo, per il vedersi sfuggire dalle mani un rapporto simbiotico di otto anni di cui tre di sesso. Sospirò gettando la cicca lontano da sé e ne osservò la traiettoria finché non sparì nel giardino al primo piano. Poggiò i gomiti sulla ringhiera mentre si prendeva la testa con entrambe le mani passando le dita tra i suoi ricci. La sua vita sentimentale da qualche mese si stava sempre più incasinando e non sapeva cosa fare. Scegliere Lavinia, una ragazza splendida, che aveva già dichiarato di amarlo e con la quale si trovava bene, sarebbe stata la via semplice e giusta ma come faceva a dimenticare e lasciar semplicemente andare Eleonora? Era sempre stata sua, non sopportava l’idea che cessasse di esserlo. Ricordò le parole della ragazza dagli occhi azzurri del giorno prima e si domandò se davvero dovesse voltare pagina. La sua migliore amica lo stava facendo? Perché non era più come prima? Cos’era che gli sfuggiva? Sbloccò l’iphone con l’intento di mandare un sms alla ragazza ma in quel preciso momento gliene arrivò uno da Lavinia che lo fece sorridere. Gli chiedeva di passarla a prendere per andare a scuola e lei in cambio avrebbe offerto la colazione.
Forse quel tipo di vita non era così male.
 

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Capitolo 39
*** In ospedale ***


<< Mamma, viene Eleonora a pranzo da noi oggi! Te lo ricordi, vero? >>.
Sofia le lanciò un’occhiata tra l’esasperata e la divertita.
<< Marty, non so quante volte me l’hai ripetuto ormai! >> rispose << Me lo ricordo, tranquilla! >>.
<< E’ solo che non sta passando un bel periodo e io vorrei… >> finì di allacciarsi le scarpe << …che si sentisse a casa, in un certo senso >>.
Si rialzò e incontrò gli occhi della donna che la stavano fissando. La sera precedente avevano parlato molto di quello che era accaduto a Serena, Sofia non le aveva dato modo di sottrarsi e confidarsi con un adulto le era servito parecchio per ricevere la giusta dose di ottimismo da trasmettere poi ad Eleonora. Ovviamente aveva accuratamente evitato di menzionare Greta. Sua madre le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia.
<< Casa è dove ci sono le persone cui vogliamo bene >> le disse con un sorriso << Quindi sta tranquilla, okay? >>.
Aspettò di vederla annuire prima di tornare alle sue faccende domestiche.
<< Mamma, sei un fenomeno >> mormorò Martina afferrando lo zaino e dirigendosi verso la porta di casa.
Sofia sorrise anche se la figlia non poteva vederla poiché le dava le spalle.
 
La notizia in classe della mancanza della professoressa di geografia astronomica causò un grido di esultanza generale perché i ragazzi sarebbero usciti a mezzogiorno invece che all’una. Il primo pensiero di Eleonora fu di comunicarlo a Martina e mentre scriveva si rese conto di aspettare impaziente la fine delle lezioni per poter stare un po’ con lei.
<< A chi scrivi? >> chiese improvvisamente Davide apparendo alle sue spalle.
La ragazza sobbalzò leggermente.
<< A Claudia >> rispose sbrigativamente bloccando l’iphone e infilandolo nella tasca dei jeans << Oggi hai fatto colazione con Lavi? >>.
L’amico annuì.
<< Mi ha chiesto di andarla a prendere a casa stamattina perché i genitori non potevano portarla e visto dove abita non era il caso che si facesse tutta quella strada a piedi >>.
Anche Eleonora annuì non trovando nulla di strano in quello che aveva detto Davide. Si guardarono negli occhi per qualche secondo.
<< Oggi pomeriggio che fai? >> domandò lui notando la professoressa di arte arrivare.
Le fece segno e i due si mossero verso il proprio banco.
<< Ospedale >>.
Perché devo ripetergli sempre le stesse cose?, pensò subito dopo la ragazza passandosi una mano tra i capelli.
<< Oh, certo…intendevo dopo…Lavinia ed io studiamo insieme, non riesci a unirti a noi? >>.
<< Non credo, Da >>.
Il ragazzo la guardò intensamente chiedendosi cosa gli stesse sfuggendo di tutta quella situazione mentre Eleonora, cercando di apparire il più tranquilla possibile, aprì il libro e fece finta di iniziare a seguire la spiegazione.
Quando la campanella suonò, mettendo fine alla lezione, i ragazzi si affrettarono a mettere in ordine le proprie cose per uscire. Nell’indossare il giubbotto, la diciottenne rifletté su come impiegare quell’ora che aveva a disposizione prima di tornare al liceo per prendere Martina. Tornò al presente sentendo Paolo strattonarla mentre la chiamava.
<< Ehi Ele, aperitivo al Caffè Nero? >> domandò.
Di solito quando uscivano prima da scuola, quel bar era tappa obbligata. Ormai conoscevano fin troppo bene i proprietari e i loro figli che alcune volte si erano perfino uniti a loro. Guardò l’amico e scosse il capo. L’altro parve rimanerci male per il rifiuto.
<< Oh, dai! >> esclamò << E’ tradizione! >>.
<< Lasciala stare, Pa >> s’intromise Davide << Non vuole venire >>.
Eleonora alzò gli occhi al cielo e per poco non gli rispose in malo modo. Che bisogno c’era di dire simili cose sapendo cosa stava passando? Vide Paolo stringersi nelle spalle e allontanarsi dopo aver mormorato un breve saluto. Contraccambiò e si affrettò ad uscire prima che qualcuno le rivolgesse di nuovo la parola. Temeva di non riuscire a trattenersi ancora. Camminò spedita verso il suo motorino inforcando gli occhiali da sole e prese il suo cellulare per scrivere un messaggio, stavolta stava davvero contattando Claudia. Aprì il sellino per prendere il casco mentre osservava i suoi amici spintonarsi, urlare e fare battute spinte prima di allontanarsi. Notò Davide e Lavinia insieme sullo scooter del ragazzo chiedendosi se tra i due stesse nascendo qualcosa di più dell’amicizia. Sarebbe stata davvero felice se fosse stato così, anche l’amico meritava di innamorarsi di qualcuno e di non rimanere legato a lei che aveva trovato la persona giusta. Magari sarebbe stato anche più semplice rivelargli di Martina. Stava per mettere in moto con l’intento di farsi un giro in solitudine prima di passare a prendere la più piccola all’uscita della scuola, quando la sua attenzione fu attratta da una macchina parcheggiata nello spiazzo dove di solito mettevano le macchine i professori. C’era una Lancia Ypsilon che non aveva mai visto e la donna al volante era impossibile non riconoscerla. Serrò la mascella provando a ripetersi per parecchi secondi di rimanere calma ma, vedendo che non stava sortendo l’effetto desiderato, scese con una furia dal motorino gettando il casco che aveva indossato per terra e si diresse velocemente verso Greta. Nel vederla avvicinarsi, la donna uscì dall’auto infilando le mani nel cappotto scuro che indossava.
<< Cosa ci fa qui? >> domandò Eleonora fermandosi di fronte all’altra.
Era incredibile come, nonostante la rabbia per quello che Greta rappresentava e le parole poco educate che aveva usato varie volte, mantenesse lo stesso l’uso della terza persona.
<< Non devo dare conto sicuramente a una ragazzina maleducata come te di quello che faccio >>.
La diciottenne la guardò con odio.
<< Lei…lei non deve mettersi in mezzo, chiaro? Voglio che sparisca da qui e dalle nostre vita! E se mi sta per dire che sono maleducata, le assicuro che sto facendo un grosso sforzo a contenermi! >>.
Greta si limitò a fissarla. Aveva le gote arrossate e gli occhi che saettavano da una parte all’altra della sua figura. Se avesse potuto incenerirla con gli occhi, l’avrebbe fatto senza esitazione. Incrociò le braccia sul petto e fece schioccare la lingua sotto il palato.
<< Lo penso, questo è certo >> rispose << E mi sto domandando cosa veda in te Martina oltre la tua bella presenza >>.
Eleonora serrò le mani a pugno a quelle parole.
<< Lei mi fa stare bene >> disse poi con un filo di voce.
<< E tu? >> chiese la più grande facendo un passo verso di lei << Tu la fai stare bene? >>.
La vide mordersi con forza il labbro inferiore e farlo sanguinare.
<< Queste non sono cose che la riguardino! >> sbraitò accorgendosi di avere le lacrime agli occhi.
Era sempre stata restia a parlare dei suoi sentimenti, questa volta non faceva eccezione.
<< E invece lo sono, Eleonora! >> esclamò l’altra con irruenza tanto che alla più piccola ricordò l’atteggiamento della madre quando la sgridava << Martina merita qualcuno che voglia solo il meglio per lei >>.
Era la prima volta, inoltre, che pronunciava il suo nome. Si guardarono di nuovo attentamente.
<< E questo qualcuno non sarei io ma lei? Non è quello che le ha detto Marty, mi sembra >>.
L’ultima frase fu detta con l’intento di ferire Greta e, dall’espressione che assunse, Eleonora ci riuscì perfettamente.
<< Voglio solo che non si faccia male >> rispose la donna con voce apparentemente calma.
<< Non si farà male! Cazzo, io non voglio farle male! >>.
Involontariamente la ragazza si ritrovò ad arrossire e a spostare lo sguardo da lei al marciapiede. Quel gesto di timidezza improvviso fece apparire sul volto di Greta un piccolo sorriso e si ricordò com’era avere diciotto anni ed essere innamorati di un’altra ragazza. Quando capitò a lei la prima volta aveva pressappoco la sua stessa età e non fu facile proteggere quello che provava da chi pensava che fosse sbagliato. Chinò il capo facendo ondeggiare i lunghi capelli chiari e notò che Eleonora la stava guardando con aria interrogativa.
<< Se lo farai, sappi che verrò a cercarti per prenderti a calci nel tuo bel sedere >>.
La più piccola non seppe se prendere quelle parole per un complimento per il suo fondoschiena o per una minaccia. Alla fine pensò che non era importante perché era convinta che non sarebbe mai accaduto e sostenne il suo sguardo. Greta non aggiunse altro voltandosi verso la sua auto. Stava lasciando andare Martina, in fondo era giusto così. Lei ed Eleonora erano coetanee ed innamorate, era giusto che vivesse quell’amore. Con la più grande si portava sedici anni, non era cosa da poco e per quanto fossero state bene insieme, quella era la scelta migliore da fare. Con quell’unica clausola, ovviamente.
Solo quando vide la macchina allontanarsi, la ragazza si permise di lasciar andare l’aria dai polmoni. Scoprì che le stavano tremando le gambe per quello che aveva appena sostenuto e dovette sedersi sul bordo del marciapiede. Quando iniziò a sentirsi meglio e l’ansia abbandonò il suo corpo, si accorse di un’ombra che si avvicinava. Alzò gli occhi e vide la figura di Martina che le sorrideva.
<< Ehi >> disse la più piccola chinandosi per arrivare alla sua altezza << Che fai qui? >>.
Eleonora la guardò a lungo negli occhi e lentamente si ritrovò a sorridere anche lei.
<< Riflettevo >> rispose infine senza muoversi.
<< E vuoi riflettere ancora? Perché io avrei un po’ di fame >>.
La più grande a quelle parole scoppiò a ridere e l’altra ne fu veramente felice. Era la prima volta, da quando sua sorella si era ammalata, che la sentiva farlo. E la sua risata era meravigliosa, di quelle che raramente si sentivano. Era vera. Ancor prima di rendersene conto le diede un bacio sulla guancia che la fece immediatamente arrossire. Sghignazzò leggermente nel vedere la sua reazione mentre Eleonora si alzava in piedi.
<< Piantala >> le disse semplicemente incamminandosi verso il motorino dopo averle fatto cenno di seguirla.
Sotto casa di Martina, la ragazza attese che l’altra parcheggiasse prima di citofonare.
<< Com’è andata oggi? >> chiese osservandola.
Eleonora si strinse nelle spalle e sollevò gli occhiali da sole sulla testa.
<< Nella norma >> disse ricordando con una nota di dispiacere l’episodio di quella mattina legato a Davide, Paolo e l’aperitivo << A te? >>.
<< Anche con Greta? >>.
A quella domanda la maggiore spalancò gli occhi per la sorpresa.
<< Cosa…cosa ne sai tu… >>.
<< Ho visto la sua macchina allontanarsi e l’ho semplicemente dedotto >> la interruppe Martina notando che sua madre aveva sganciato il portone << Che ti ha detto? >>.
<< Che ho un bel culo >> disse prontamente Eleonora scoppiando a ridere nel vedere l’espressione meravigliata e arrabbiata di Martina << Sul serio! E credo che tua madre ci stia aspettando! >> aggiunse superandola ed entrando all’interno del palazzo.
Martina la seguì senza essere riuscita a comprendere se l’altra stesse scherzando o meno. Una cosa però era certa, Eleonora non aveva più paura di Greta.
 
Il pranzo si svolse piuttosto tranquillamente. Martina aveva informato entrambi i suoi genitori della delicata situazione di Serena il giorno precedente pregandoli di apparire, però, normali. Eleonora non avrebbe sopportato, altrimenti, sguardi commossi o occhiate impietosite. Sofia aveva preparato le famose trofie al pesto ricevendo i complimenti della diciottenne e un semplice pollo con le patate al forno.
<< Sei parecchio sciupata, Eleonora >> disse la donna tra il primo e il secondo << Stai mangiando? >>.
La ragazza s’irrigidì leggermente mentre Martina lanciava alla madre uno sguardo di disapprovazione. Anche lei aveva notato che Eleonora era dimagrita ma, dato lo stress che stava vivendo, era piuttosto normale.
<< Non è un bel periodo >> mormorò infine guardando la sedicenne << Mi spiace, Sofia >>.
La donna le sorrise affettuosamente posandole una mano sulla testa. Per certi versi Eleonora le faceva tenerezza, chiedeva scusa e ringraziava con la stessa frequenza. La sua educazione doveva essere stata molto rigida da bambina.
<< Se mangiassi più spesso qui rischieresti di esplodere >> commentò Martina con l’intento di alleggerire la situazione.
<< Voi ragazze non fate altro che pensare alla linea e con questa fissa vi ammalate >> fece Stefano.
Eleonora rise pensando a quanto fosse normale quella situazione. Era da molto che non viveva della semplice quotidianità. Guardò l’uomo pensando che suo padre era così diverso. Non si era mai interessato ai problemi dei figli, era sempre troppo impegnato a lavorare e, quando non lo faceva, l’unica cosa che sapeva fare bene, era portarli in vacanza. Non c’era mai stato per loro, l’unica persona su cui avevano fatto affidamento era Fulvia e nel caso di Federico su Letizia. Invece Stefano le piaceva, si vedeva che voleva davvero bene alla sua famiglia e che erano felici nonostante non avessero le stesse possibilità economiche di Augusto. Tutto in quella casa parlava modestia e semplicità, non c’era nullo che fosse costoso o sfarzoso. E nonostante lei fosse vissuta nell’agio e nel lusso, ciò che aveva la famiglia Capasti le piaceva tanto. Finirono di pranzare con calma mentre Martina raccontava come si era svolta la sua giornata scolastica e Alice invece parlava di quanto fosse stato bello in film che la sua classe aveva visto. Eleonora partecipò poco alla conversazione e, quando si alzò da tavola, era quasi contenta di recarsi finalmente in ospedale dalla sorella. Attese che l’altra ragazza uscisse dal bagno per poter salutare tutti. Ancor prima di aprire la bocca per parlare, Sofia la abbracciò interpretando i suoi saluti come una barriera da frapporre tra lei e gli altri.
<< Andrà tutto bene Eleonora >> le sussurrò accarezzandole la schiena << Devi solo avere fiducia >>.
In quel momento la ragazza comprese che entrambi gli adulti erano a conoscenza della sua situazione e che avevano avuto la discrezione di non dire nulla fino ad allora. Si ritrovò a sorridere di fronte a quel calore materno che nemmeno sua madre era stata in grado di trasmetterle.
<< Io…io lo voglio davvero >> rispose.
<< Tra poco sarà Natale, sono convinta che lo festeggerete nel migliore dei modi >>.
<< Grazie Sofia, lo spero tanto >>.
<< Manda un grosso abbraccio anche a tua sorella >> fece la donna salutando subito dopo la figlia e chiudendo la porta alle sue spalle.
<< Che brutta situazione >> commentò Stefano non appena fu abbastanza certo che le ragazze fossero uscite dal palazzo.
<< Immagina come debba sentirsi sua madre con una figlia in ospedale >> disse Sofia << Con quale diagnosi poi! >>.
L’uomo si alzò in piedi e abbracciò sua moglie comprendendo che aveva bisogno di lui mentre i loro sguardi si posavano inevitabilmente su Alice che aveva iniziato a fare i compiti nel salone.
<< A noi non succederà mai una cosa del genere >> la consolò sfiorandole il collo con le labbra.
Sofia portò le mani su quelle del marito.
<< Promettimelo per favore >>.
<< Te lo prometto >>.
 
<< Mi piacciono i tuoi >> disse Eleonora mettendo il cavalletto alla sua vespa.
Martina sorrise.
<< E tu piaci a loro >> rispose baciandola.
Aveva deciso di accantonare il discorso Greta per qualcosa di ancora più importante, l’esito di compatibilità di Fulvia. Si mise il casco sottobraccio notando che l’altra aveva preso il suo iphone dallo zaino.
<< Mi ha chiamata Federico >> fece dopo aver controllato. Alzò gli occhi verso la struttura sanitaria e quasi non si accorse si stare quasi correndo. Martina le andò dietro e, nel raggiungerla, le prese la mano stringendogliela. Quel semplice gesto bastò a far riacquisire alla più grande un minimo di tranquillità. Si guardarono prima di entrare e salire le scale verso il reparto senza dire nulla. La più piccola aveva quel potere sull’altra, la calmava semplicemente attraverso un’occhiata.
Fu facile capire qual era la stanza di Serena. Non appena varcarono la porta di quel settore ospedaliero, videro Federico appoggiato a una parete vicino la finestra mentre poco distante da lui c’erano Claudia, Ilaria e Tommaso. Il ragazzo si passò nervosamente una mano tra i corti capelli prima di vedere Eleonora e Martina avanzare verso di loro. Nessuna delle due si curò di lasciare la mano dell’altra. Sapevano che le avrebbero viste ma in quel momento non importava a nessuno.
<< Allora? >> chiese la maggiore senza nemmeno salutare << Perché mi hai chiamata? Che succede? >>.
Intanto si avvicinarono anche gli altri.
<< Ciao Ele >> salutarono Claudia e Ilaria.
<< Tua madre ha avuto i risultati >> rispose Federico << Non c’è abbastanza compatibilità per un trapianto >>.
<< Merda! >> esclamò Eleonora dando un pugno al vetro della finestra e dimenandosi dalla presa di Martina << Merda! Merda! >>.
<< Ele, non fare così adesso >> mormorò la quindicenne sporgendosi per abbracciarla << Troveremo un’altra soluzione >>.
<< Vaffanculo >> continuò a urlare la più grande senza rivolgersi a nessuno e serrando entrambe le mani a pugno.
A quell’abbraccio si unì immediatamente anche Ilaria che comprendeva, nella sua ingenuità di tredicenne, che quella non era una bella notizia. Dopo un attimo di titubanza decise di partecipare a quel gesto Federico, ultimo arrivato nella famiglia Domenghi ma che non per questo aveva minore importante. Martina e Tommaso si guardarono per un secondo capendo che ciò che stava accadendo era una cosa solo di quella famiglia.
<< Lo farò io >> propose Eleonora non appena si furono sciolti mentre si asciugava le lacrime << Lo voglio fare subito >>.
<> fece Claudia frenando i suoi ragionamenti e prendendola per un braccio << C’è un’altra cosa che devi sapere >>.
Sua sorella la guardò senza capire.
<< Cosa? Serena è peggiorata? Dov’è mamma? >>.
<< Mamma è andata a parlare con i dottori di Serena >> rispose Ilaria.
Eleonora tornò a fissare Claudia e subito dopo Federico che evitò di guardarla negli occhi.
<< E’ arrivata un’altra…persona >> mormorò la quindicenne cercando la mano di Tommaso per affrontare anche quel nuovo arrivo << E’ di là, nella stanza >>.
Per qualche secondo nessuno parlò aspettando che la più grande comprendesse a chi si stesse riferendo. Ed Eleonora non impiegò molto. Sgranò gli occhi per la sorpresa e le mani iniziarono a tremarle.
<< Oh, no >> disse semplicemente prima di voltarsi e dirigersi verso la stanza di Serena.
<< Ele, vieni qui! >> tentò di bloccarla suo fratello senza successo << Non serve a nulla fare la pazza ora! >>.
Ma l’altra non si fermò. Entrò in camera e rimase paralizzata nel vedere un signore che le dava le spalle seduto vicino al letto della sorella mentre un bambino di circa quattro anni era seduto sul materasso. Fu il bambino il primo a voltarsi e nell’incontrare i suoi grandi occhi verdi rimase senza fiato. Erano come i suoi ed erano incorniciati da una cascata di boccoli castani.
<< Hi >> disse agitando la manina.
A quel saluto anche l’uomo si voltò e sorrise amabilmente nel vedere la ragazza.
<< Ciao Eleonora >> fece semplicemente.
<< Ele! >> esclamò Serena << Finalmente sei arrivata! >>.
<< Ciao pulce >> rispose la sorella inghiottendo tutte le parole che avrebbe tanto voluto dire << Hello Michael >>.
Diede un bacio alla bambina e subito dopo incontrò lo sguardo dell’altro. Nessuno poteva sbagliarsi riguardo l’identità di quella persona, la somiglianza era troppo evidente. Gli occhi azzurri e i capelli così chiari da sembrare quasi bianchi era un tratto distintivo della loro famiglia.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Ele, papà è venuto a trovarmi >> disse Serena prima che l’uomo potesse ribattere.
Augusto abbozzò un sorriso nel sentire le parole della figlia.
<< Starai presto bene, riposati Serena >> rispose prendendo il bambino in braccio e alzandosi in piedi.
<< Puoi uscire un attimo? >> domandò Eleonora evitando di guardare Michael << Sere, adesso arriva mamma o Claudia >>.
<< Ma papà non… >>.
<< Sono proprio qui fuori >> la tranquillizzò il signor Domenghi << Non vado da nessuna parte >>.
Le passò una mano tra i capelli prima di dirigersi verso la porta. Anche Eleonora si voltò e vide Martina sulla soglia che osservava la scena in silenzio. Non c’era bisogno di spiegazioni per capire chi fosse il nuovo arrivato, bastava guardarlo. Lentamente staccò gli occhi dalla sua figura per posarli prima sulla ragazza e poi su Federico, indubbiamente le persone che gli somigliavano di più tra tutti. Si spostò per permettergli di passare e sfiorò le dita della diciottenne quando le passò accanto.
<< Claudia, potresti portare Michael a prendere una bottiglietta d’acqua? >> chiese Augusto facendo scendere il bambino per terra.
La figlia guardò Eleonora prima di annuire e allungò la mano per prendere quella del piccolo.
<< Come with me, Mike >> disse in tono confidenziale allontanandosi.
<< Che cosa cazzo fai qui? >> sbottò la maggiore che si era trattenuta fin troppo << Chi ti da il diritto anche solo di guardare le mie sorelle? >>.
<< Io sono vostro padre Eleonora >> rispose con calma Augusto << Ho preso il primo aereo non appena tua madre mi ha informato della situazione di Serena >>.
<< Tu non sei nostro padre! Hai perso questo privilegio quando te ne sei andato otto anni fa! >>.
Federico mise una mano sulla spalla della sorella per invitarla a calmarsi. L’ospedale non era certo un posto per dare spettacolo della propria vita privata.
<< Detta così, sembra ch’io vi abbia abbandonato. Invece, mi sembra d’avervi sempre mantenuto >>.
Quelle parole, dette con così tanta disinvoltura, ferirono perfino Martina.
<< Papà, smettila >> lo ammonì il ragazzo << Mandare i soldi a casa non significa fare il padre soprattutto se si sceglie deliberatamente di andarsene >>.
<< Papà? >> ripeté Eleonora rivolgendosi a Federico << Hai anche il coraggio di chiamarlo in questo modo? Tu più di tutti dovresti odiarlo per quello che ti ha fatto e che ti ha fatto mancare! E invece…papà? Ma come… >>.
<< Come dovrei chiamarlo allora? >> esclamò il fratello come se improvvisamente il padre fosse diventato trasparente << Credi di sapere come mi sento? >>.
<< Non c’era nemmeno al funerale di tua madre! Eppure mi pare che se la sia scopata e che tu sia suo figlio! >>.
<< Cosa sta succedendo qui? >> proruppe Fulvia arrivando dalla fine del corridoio con Ilaria che era andata a cercarla << Eleonora, cosa sono queste parole? >>.
La figlia la guardò sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Tu lo sapevi? >> urlò << Sapevi che sarebbe arrivato? >>.
La donna si fermò vicino la ragazza e con la coda dell’occhio guardò il suo ex marito.
<< Ho dovuto dirgli di Serena, mi sembra ovvio >>.
<< Avresti dovuto dirmelo! >>.
<< Eleonora >> s’intromise Martina decidendo di aiutare la diciottenne. Le si avvicinò con l’intento di fermarla se la situazione fosse degenerata << Calmati per favore. Fa un respiro profondo >>.
Le faceva male vederla in quello stato e ancora di più la feriva l’atteggiamento completamente impassibile del padre. Sua figlia era sull’orlo di una crisi di pianto, gli rivolgeva accuse pesanti e lui non diceva o faceva nulla? Come poteva aver generato dei figli dotati di una sensibilità non indifferente?
<< Mi dispiace molto per Letizia, Fede >> commentò finalmente l’uomo guardando il figlio << Ho saputo da Fulvia quello che è successo. Purtroppo ero a Singapore per lavoro e non ne sapevo niente >>.
Federico inghiottì un groppo di saliva e non disse nulla anche se sui suoi occhi passò un velo di malinconia.
<< Ehi mamma >> disse Claudia ritornando con Tommaso e il bambino << Cosa hanno detto i medici? >>.
<< Io devo ancora capire perché lui è qui! >> fece Eleonora indicando il padre.
<< Cosa credi che avremmo dovuto fare, eh Eleonora? >> sbottò Fulvia << Tua sorella ha la leucemia, io non una compatibilità tale da effettuare un trapianto, tu hai diciotto anni, Claudia quindici e Ilaria tredici! E Federico condivide metà del vostro patrimonio genetico! >>.
Per una manciata di secondi nessuno parlò. Il ragazzo si rese subito conto che l’aver sottolineato di essere figlio di un’altra donna non era un’accusa rivolta ad Augusto ma una semplice constatazione. E tutti sapevano bene che quello che aveva detto era vero, la donna non poteva non contattare l’ex marito.
<< Posso fare io il test >> mormorò la ragazza dai capelli chiari.
<< Sei maggiorenne da qualche mese, credi che questo basti a farti prendere decisioni del genere? >> rimbeccò la madre << Ricorreremo a voi solo se sarà necessario >> aggiunse guardando finalmente l’uomo negli occhi che lentamente annuì.
Martina gettò una veloce occhiata ad Eleonora prima di tornare a fissare Michael. Aveva già visto quel volto su una foto a casa dell’altra e adesso sapeva chi fosse. Doveva essere il figlio più piccolo di Augusto, nato da un’altra possibile relazione e ipotizzava che sua madre non fosse italiana.
Quest’uomo non ha freni, pensò, Ha sei figli avuto da tre donne diverse.
<< Ho bisogno di un po’ d’aria >> disse la ragazza più grande superando il padre e avviandosi verso l’uscita d emergenza.
Martina le andò dietro.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 40
*** Essere messi da parte ***


<< Ele, aspettami! >> le urlò Martina tentando di afferrarle un braccio.
L’altra ragazza si scansò e si tastò le tasche del giubbotto alla ricerca del pacchetto di sigarette. Con suo malcontento scoprì che ce n’era una sola all’interno e l’accese quasi con rabbia. Alzò lo sguardo sulla più piccola, che si era fermata davanti a lei, notando immediatamente il suo disappunto ma in quel momento aveva altro per la testa.
<< Puoi provare a calmarti? >>.
<< Ci sto provando ma le sigarette sono terminate >> rispose Eleonora accartocciando il pacchetto vuoto e gettandolo per terra.
Martina le si mise accanto appoggiandosi alla parete e fece un respiro profondo. Non era una bella situazione, soprattutto se Eleonora si fosse chiusa a riccio come di solito faceva.
<< Ne vuoi parlare? >> domandò quando vide la più grande pestare con troppa forza il mozzicone.
<< No >>.
<< Ti farebbe bene >>.
<< Sai cosa mi farebbe davvero bene? >> sbottò l’altra guardandola negli occhi << Vederlo andare via dopo averlo preso a schiaffi e a pungi! >>.
<< Lo odi così tanto perché si è separato da tua madre? >>.
La più grande scoppiò a ridere a quelle parole.
<< Separato da mia madre? Oh, per favore! Quello stronzo se n’è semplicemente andato! Un giorno c’era e quello dopo non più! Avevo dieci anni e l’ho rivisto che ne avevo quattordici e indovina un po’. Aveva avuto un altro figlio nel frattempo! Ancora un altro! Cinque non bastavano? No! Doveva dare sfogo ai suoi istinti sessuali senza mettere un cazzo di preservativo! >>.
Martina non seppe cosa rispondere. Quattro anni era troppi per chiunque, figurarsi per una bambina così piccola. Quell’età poi era particolare, abbastanza grande per sentire la mancanza del genitore ma non troppo per capire i motivi di quella scelta. Immaginò che Eleonora si fosse sentita sola e abbandonata e che probabilmente il ritorno di Augusto con Michael era servito solo a peggiorare le cose.
<< Ti sei sentita messa da parte? >> continuò la ragazza con l’intento di far aprire l’altra.
<< Io non mi sono sentita messa da parte, io sono stata messa da parte! Io, cazzo! Io ero fottutamente perfetta, la figlia che tutti avrebbero voluto! Avevo il massimo in qualunque cosa, ho fatto tutto quello che voleva cazzo! >> sbottò Eleonora con le lacrime che le rigavano gli occhi. Diede un calcio a un cestino prima che Martina riuscisse a fermarla << La prima volta che sono salita su un cavallo avevo una fottuta paura di cadere, eppure non mi sono fermata! Ho continuato finché non sono diventata bravissima! Oh, vaffanculo! >>.
Iniziò a tirare calci contro lo sportello di un’auto parcheggiata nelle vicinanze.
<< No, Ele! >> esclamò Martina vedendola e correndo verso di lei.
Federico, però, l’anticipò arrivando prima. Si trovava sulla soglia dell’entrata e probabilmente aveva visto tutta la scena. Prese la sorella da dietro abbracciandola e tenendola ferma allo stesso tempo.
<< Fermati >> le disse all’orecchio << Così ti fai solo male >>.
La sua presa era ferma, Eleonora non riuscì a sottrarsi e lentamente scivolò verso terra.
<< Respira, Ele >> continuò il ragazzo posandole una mano sulla fronte mentre continuava a stringerla << Fai respiri profondi, calmati >>.
<< Vaffanculo, io lo odio! >> gridò la maggiore << Non voglio che faccia soffrire le mie sorelle! Non voglio! Non come ha fatto con me e con te! >>.
<< Non succederà, calmati >> ripeté Federico << Non accadrà niente del genere >>.
Allentò la presa sentendo la sorella iniziare a rilassarsi e guardò Martina che era rimasta immobile e in silenzio di fronte a quella scena. Il ragazzo comprendeva Eleonora meglio di chiunque altro, molto più della sedicenne che non aveva mai capito a pieno perché fosse sempre stata così riluttante a parlare del padre. Involontariamente pensò alla sua famiglia, così semplice da essere quasi monotona, e a come Eleonora fosse cresciuta nella consapevolezza di non essere stata abbastanza per l’uomo. Aveva sempre eccelso in tutto quello che aveva fatto e si era creata una maschera di perfezione che la distanziava dal resto del mondo per non far vedere in realtà quanto fosse vuota la sua vita. Fece un respiro profondo chinandosi per poterla guardare negli occhi. Per questo aveva scelto un amico come Davide al suo fianco, una persona vuota le cui uniche preoccupazioni erano le apparenze. E il continuo bere. E le canne. Erano tutti modi per evadere da una realtà troppo triste per essere affrontata. Si fissarono per un secondo prima di ritrovarsi l’una nelle braccia dell’altra. Martina la strinse come aveva fatto tante volte in quei giorni e si chiese quando tutta quella sofferenza sarebbe terminata. Entrambe avevano semplicemente bisogno di godersi il loro periodo da adolescenti prima di affacciarsi nel mondo degli adulti anche se Eleonora pareva appartenervi già da tempo.
<< Calmati >> le sussurrò anche lei guardando Federico e temendo di trovare uno sguardo di disapprovazione.
Invece il ragazzo abbozzò un sorriso mentre posava un bacio sulla testa della sorella e si alzava in piedi.
<< Trattamela bene >> le disse infilando le mani nelle tasche del jeans e dondolandosi per un breve istante.
Martina si affrettò ad annuire pensando che era il secondo Domenghi che prendeva bene la loro relazione. C’erano ottime possibilità che anche gli altri membri della famiglia facessero lo stesso.
<< Non preoccuparti >> rispose intrecciando le dita della mano destra con quella di Eleonora.
Federico strizzò l’occhio a entrambe e si voltò per rientrare.
<< Fede >> lo richiamò la maggiore alzando la testa. Abbassò per un attimo gli occhi prima di tornare a guardarlo << Torniamo subito >>.
 
Nei suoi diciassette anni di vita, Federico aveva visto accadere molte cose. Sin da quando era piccolo e con l’aiuto di sua madre, si era abituato alle continue assenze del padre compensate da regali costosi. Letizia gli aveva insegnato cosa fosse la tolleranza e, cosa più importante, che non sempre nella vita si poteva avere ciò che si voleva. Con quelle lezioni, aveva compreso che doveva cercare di prendere dalle persone quello che loro potevano offrire senza chiedere o pretendere niente. Al contrario di Eleonora, lui trasformava l’odio e la rabbia in qualcosa di costruttivo per se stesso affinché non lo avvelenassero come, invece, era accaduto alla sorella. Non aveva mai conosciuto suo nonno e sua nonna si era ammalata piuttosto presto per la sua età, aveva otto anni quando Letizia, con dispiacere, aveva deciso di trasferirla in una struttura adeguata. Ricordava bene le lacrime della madre che si mescolavano alle sue il giorno in cui la accompagnarono alla casa di cura. E poi c’era stata la malattia della donna. Tutto era iniziato con una visita di controllo circa un anno prima; un anno in cui avevano chiesto pareri, cambiato medici, fatto cure senza mai arrendersi finché il tumore aveva vinto. Letizia era stata una guerriera che mai si era lasciata scoraggiare e lui intendeva seguire il suo esempio di fronte all’ennesima difficoltà che gli si era presentata. L’aria calda lo investì mentre tornava da Serena e quella sgradevole sensazione tornò a farsi sentire nonostante la nascondesse sotto un sorriso che rivolgeva a chiunque gli fosse amico. Era quasi arrivato, quando dalla porta del bagno sbucò suo padre che lo chiamò per fermarlo. Federico si voltò verso di lui osservandolo avvicinarsi. Vivendo a Miami, era parecchio abbronzato e gli occhi azzurri come i suoi risaltavano straordinariamente. Indossava un semplice paio di jeans, mocassini ai piedi, camicia viola e maglioncino nero. Augusto si aggiustò il colletto e tornò a tenere per mano Michael.
<< Vieni >> gli disse << Vorrei parlarti >>.
Il ragazzo si limitò ad annuire mentre notava come l’uomo non perdesse mai di vista il bambino nonostante avesse lo sguardo rivolto davanti a sé. Si comportava diversamente con lui, pareva che ci tenesse davvero. Camminarono per il corridoio per qualche secondo in silenzio. Federico lo osservava senza nasconderlo, cercava un qualunque segno che gli indicasse quale fosse l’argomento dell’imminente conversazione ma Augusto era calmo e non si tradiva con gesti improvvisi.
<< Padroneggi bene l’inglese? >> gli domandò infine fermandosi.
Federico non comprese subito il senso di quella richiesta. Alzò gli occhi sull’uomo con aria interrogativa.
<< Te lo sto chiedendo per quando torneremo a Miami >>.
<< Torneremo? >> ripeté il ragazzo sperando d’aver compreso male << Noi? >>.
<< Noi tre >> rispose Augusto indicando anche Michael.
<< Cosa? Stai scherzando? >>.
Augusto incrociò le braccia sul petto.
<< Dovrei? Tu sei mio figlio e sei minorenne. Devi vivere con me per la legge >>.
<< Ma io non… >> iniziò l’altro << …e poi Fulvia mi ha iscritto al liceo! >>.
<< Oh, ti prego Federico. Lei non è niente per te, io sono tuo padre. Credi davvero di poter vivere qui? Questa non è la tua famiglia e Fulvia non sarà mai tua madre. Non ti ha mai accettato appieno come il resto della famiglia >>.
Il ragazzo comprese che si stava riferendo a nonni, zii e parenti vari e dovette convenire che in parte aveva ragione. Suo nonno Ennio, per quanto gli volesse bene, non era mai riuscito a vederlo al pari degli altri nipoti essendo nato da un tradimento. Sarebbe stato molto diverso se fosse stato figlio di Fulvia.
<< Qui ci sono le mie sorelle! >> sbottò infine.
L’uomo scoppiò in una breve risata.
<< Giusto, quasi dimenticavo che tipo disponibile fosse Eleonora nei tuoi confronti >>.
Federico si ritrovò a stringere le mani a pugno nelle tasche dei jeans sentendo per la prima volta di non riuscire a contenere la rabbia. Augusto del rapporto che intercorreva tra lei ed Eleonora non sapeva niente, non doveva nemmeno permettersi di nominare la sorella. Se era cresciuta con tutto quell’odio dentro era solo colpa sua.
<< Non voglio mettermi a litigare >> ribatté dopo un respiro profondo << Ma io non voglio venire a vivere con te >>.
Augusto lo fissò soppesando le sue parole. Suo figlio pareva fermamente convinto.
<< Tu e Michael portate il mio cognome, un giorno avrete dei figli che a loro volta lo trasmetteranno. Questo tuo attaccamento alle tue sorelle a cosa è dovuto? Devo pensare che tu sia gay come Eleonora? >>.
A quelle parole Federico sgranò gli occhi. Cosa aveva appena detto? Come aveva fatto a capirlo? Non si vedevano da quattro anni, e non avevano avuto nessun tipo di rapporto in tutto quel tempo. Era bastata una semplice occhiata? Lui lo aveva capito dopo averle viste arrivare tenendosi per mano e inoltre la sorella aveva disseminato una piccola scia di indizi che lui aveva immediatamente compreso avendo avuto a Taranto un amico gay.
<< Queste non sono cose che ci riguardano >> disse marcando la particella pronominale.
Suo padre agitò una mano.
<< Vivendo a Miami ne ho viste di tutte i colori ed essere omosessuali è davvero la cosa che da meno nell’occhio >>.
<< Sono comunque affari suoi >>.
L’uomo alzò le mani in segno di resa.
<< Hai ragione, stavamo parlando di te >> disse << Michael, non allontanarti >> aggiunse in inglese.
Il bambino si bloccò e tornò sui suoi passi.
<< Per me la conversazione è finita. Non verrò con te e con la tua nuova famiglia. Resterò qui perché è questo il mio posto >>.
 
<< Meglio? >> le chiese Martina vedendo l’altra alzarsi in piedi.
Eleonora annuì e si passò una mano tra i capelli.
<< Scusa, non avrei dovuto reagire in quel modo…è stato inaspettato il suo ritorno >>.
La più piccola le si avvicinò per accarezzarle una guancia e le diede un leggero bacio per tranquillizzarla.
<< Shhh >> rispose << Va tutto bene, Ele >>.
La ragazza cercò la sua mano per intrecciare le loro dita e se le portò alle labbra. Martina ormai era l’unico punto fermo della sua vita, l’unica persona di cui era veramente sicura che non l’avrebbe mai abbandonata. La spinse verso il suo corpo per poter poggiare la fronte sulla sua e fece un respiro profondo mentre ascoltava i propri cuori battere. Quando ci sarebbe stato un momento di pace per loro? Quando sarebbero state finalmente solo loro due e il resto del mondo fuori la porta? La più piccola le era sempre stata accanto, aveva dimostrato di tenere a lei in modo vero, sentiva di doverle un po’ di intimità ma si rendeva anche conto di quanto le sarebbe risultato difficile staccare da tutta quella situazione.
<< Vorrei poterti dare di più >> le rispose infine << Davvero >>.
Martina si alzò sulla punta dei piedi per lasciarle un tenero bacio sulla guancia.
<< Abbiamo tempo per tutto, ora la cosa più importante è che tua sorella guarisca >>.
Eleonora annuì.
<< Rientriamo? >>.
 
Eleonora era ancora fuori con Martina quando il signor Domenghi salutò tutti e andò via dall’ospedale per dirigersi in albergo. Il fuso orario e le lunghe ore di aereo iniziavano a farsi sentire soprattutto per Michael che si era addormentato su una delle sedie di plastica nel corridoio. Federico si avvicinò a Claudia approfittando del fatto che Tommaso si era recato agli allenamenti di calcio e la prese leggermente in disparte vicino la finestra.
<< Nostro padre sa di Eleonora, lo ha semplicemente capito >> le disse sottovoce per non attirare l’attenzione di Fulvia e Ilaria interamente concentrata su Serena.
La sorella strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
<< Questa cosa non le farà per niente piacere >> commentò sbirciando la porta per vedere se arrivava.
<< Minimo darà di matto quando lo saprà >>.
<< Eleonora non gli perdona di essersene andato >> disse Claudia guardando il letto dove era distesa Serena.
<< Dovrebbe farlo se vuole vivere in pace >> iniziò Federico << Si fa solo male così e non si permette di guardare avanti >>.
<< Martina è il suo guardare avanti >> rispose la ragazza indicando le due figure sulla soglia dell’entrata con un cenno del capo.
Si staccò da Federico per raggiungerle e abbracciò la sorella che subito dopo si diresse da Serena cercando di scacciare il turbamento che aveva negli occhi lasciando Martina, che non se la sentiva di entrare, indietro.
<< Pomeriggio pesante >> affermò Claudia affiancando l’altra ragazza.
Martina annuì brevemente.
<< Sta meglio? >>.
<< Così dice >> fece la sedicenne senza guardarla. Nemmeno lei era convinta di quello che diceva << Abbiamo parlato un po’ prima >>.
<< Saresti la prima con cui lo fa. Con me non ha mai voluto aprirsi, dice sempre che ero troppo piccola allora. Ed ha ragione, avevo sette anni quando papà ci ha lasciate. Ricordo a malapena com’era quando era a casa. Quando…quando è tornato aveva già avuto Michael e da quel momento siamo andate tutti gli anni ad agosto a trovarlo a Miami. Tutte tranne Ele, lei non è mai voluta venire >>.
<< Una volta ho visto una foto di vostro fratello in quella bacheca che ha sopra la scrivania. Sembrava quasi… >>.
<< Nascosta? >> finì la frase per lei Claudia con un mezzo sorriso ironico << Gliela ho data io quando sono tornata l’estate scorsa. Fa finta che non esista ma conserva una sua foto per ricordarsi di lui, un po’ come con Federico >>.
Martina allora si ricordò anche dell’altra foto, quella col padre e il fratello. La quindicenne aveva perfettamente ragione, Eleonora si nascondeva e nascondeva quello che provava per non far vedere o capire quanto in realtà soffrisse nell’avere una famiglia così sparpagliata. La guardò notando che si era rilassata mentre scherzava con Serena e le mostrava i fumetti che le aveva comprato per trascorrere il tempo il più piacevolmente possibile. Abbassò gli occhi sul suo orologio da polso prima di tornare ad alzarli. In quel momento incontrò lo sguardo di Fulvia che la stava osservando. Dalla sua espressione non seppe se era una cosa positiva o negativa ma immediatamente si sentì a disagio. Era una donna dagli occhi scuri e penetranti, lunghi capelli neri e carnagione olivastra, la tipica mediterranea. Subito dopo, e senza dire niente, si voltò verso Ilaria che la stava chiamando e non la guardò più.
 
Fulvia era uscita da poco dalla doccia quando sentì Eleonora agganciare il cellulare e rientrare dal balcone della sua camera. Sbirciò dall’uscio, nonostante fosse ancora in accappatoio, e la vide intenta a mandare un messaggio.
<< Con chi parlavi? >> chiese posando una mano sullo stipite della porta.
Appena fosse stata pronta, sarebbe tornata in ospedale da Serena.
Eleonora a malapena alzò gli occhi dal suo iphone.
<< Nessuno >> rispose.
La donna non si mosse dalla sua posizione costringendo in quel modo la figlia a guardarla.
<< Era Lavinia >> mentì la ragazza sedendosi sul letto << Voleva sapere come stesse Serena >>.
<< E ci voleva tanto a rispondere? >>.
Eleonora si strinse nelle spalle prima di sbottonarsi il jeans e sfilarsi la maglietta.
<< Chi era la ragazza che hai portato in ospedale con te oggi? >>.
<< Hai fatto in bagno? Vorrei fare una doccia anch’io >> ribatté l’altra evitando di rispondere.
<< Eleonora, smettila con questo atteggiamento infantile e comportati da ragazza matura prima che venga lì e ti dia uno schiaffo! >> le urlò la madre.
La ragazza si morse il labbro inferiore mentre inghiottiva ciò che avrebbe voluto gridarle.
<< E’ una mia amica >> perpetuò nel suo mentire << E’ rappresentante di classe, l’ho conosciuta ad una riunione che c’è stata qualche settimana fa >>.
<< E avete stretto così tanto da portarla da tua sorella? >>.
<< Non capisco cos’altro vuoi sapere! Abbiamo cose più serie cui pensare! Il tuo ex marito ha intenzione di fare il test? >>.
<< Non mi piace che ti rivolga a me con questo tono, Eleonora >> replicò Fulvia << Chiaro? Siamo tutti nervosi ma non è una motivazione accettabile per rispondere così >>.
Senza aggiungere altro si allontanò verso la sua stanza per prepararsi lasciando la figlia da sola. Eleonora sbuffò prima di finire di spogliarsi e cercare nei cassetti dell’intimo pulito da indossare. Sua madre non la capiva, non ci era mai riuscita e dirle la verità sia su Martina che su quello che provava in quel momento sarebbe servito solo a farsi sbattere la porta in faccia. E poi c’era suo padre e tutto l’odio e la rabbia nei suoi confronti erano riemersi dal posto in cui li aveva segregati. Non voleva stargli vicino, non voleva nemmeno vederlo ma finché Serena non migliorava, poteva solo sopportare. Si alzò avvicinandosi alla bacheca di sughero che aveva e cercò tra le foto quella che aveva col padre. Ne aveva conservata solo una che li ritraeva insieme, le altre non aveva idea di dove fossero finite; forse era andate perse.
Stavamo bene, pensò guardando i sorrisi dipinti sul suo volto di bambina, su quello di Federico e di Augusto, Ma tu hai dovuto rovinare tutto.
 
 
 

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Capitolo 41
*** Non può piovere per sempre ***


Quando suonarono alla porta la mattina del giorno successivo, Eleonora era in bagno che si fissava le occhiaie. Aveva dormito pochissimo quella notte come anche Claudia e Federico, la notizia che Fulvia non era compatibile aveva scosso tutti. Non ricordava esattamente che ora fosse, sicuramente oltre le due di notte, ma nel scendere in cucina per bere un bicchiere d’acqua, aveva scoperto Federico sveglio intento a versarsi una tisana. Poco dopo li aveva raggiunti anche la sorella. Si sciacquò varie volte il viso e si recò nel salone dove aveva lasciato lo zaino. Guardò l’ora pensando che di solito avrebbe dovuto accompagnare Serena a scuola anche se entrava a seconda ora.
<< Ehi, buongiorno Ele >> la salutò Tommaso sulla soglia della porta.
La ragazza all’inizio rimase sorpresa nel vederlo ma poi abbozzò un sorriso.
<< Ciao Tom >> rispose << Claudia sa che sei qui? >>.
<< Sì, gli ho aperto io! >> fece la sorella dalla cucina << Arrivo >>.
Pochi secondi dopo i due fidanzati salutarono Eleonora e Federico iniziando ad andare a scuola col motorino del ragazzo.
<< Anche tu entri più tardi? >> notò Eleonora allacciandosi le scarpe.
Federico annuì mentre inzuppava un po’ troppo spesso un biscotto nella tazza di latte.
<< Papà vuole che vada a vivere a Miami con lui >> disse infine.
Non lo aveva ancora detto a nessuno, la sorella era la prima con cui si confidava.
L’altra s’irrigidì leggermente a quella frase e serrò la mascella.
<< Oh >> mormorò passandosi una mano tra i capelli << Che c’è, gli manchi improvvisamente? >>.
L’ironia tagliente che esibì fece sorridere appena il fratello che allontanò la tazza da sé senza averla bevuta.
<< Non credo >> disse con sincerità << Penso che voglia rivendicare una sorta di possesso >>.
<< E tu? >> domandò Eleonora << Vuoi farti possedere da quello stronzo? Vuoi far parte della sua nuova famiglia felice stile mulino bianco a Miami? >>.
Federico si alzò in piedi. Nonostante fosse tredici mesi più piccolo di lei, la superava di una ventina di centimetri.
<< No >> rispose << Resterò con te, e con Claudia, e con Ilaria e con Serena. Perché anche se fai la stronza so quanto ci tieni a questa famiglia ed io voglio farne parte >>.
Un lieve rossore si propagò sulle gote della sorella che lo spinse da un lato con fare giocoso. Prese lo zaino e le chiavi di casa pronta per recarsi a scuola. Federico la seguì con un piccolo sorriso compiaciuto e, nell’uscire dal cancello di casa, fu il primo a vedere un ragazzo in moto fermarsi di fronte a entrambi. Eleonora fissò il nuovo arrivato con aria sorpresa mentre l’altro si toglieva il casco.
<< Ciao Diego >> salutò. Aveva capito immediatamente chi fosse, ciò che la stupiva era la ricerca di un possibile motivo per il quale si trovasse di fronte la sua abitazione.
<< Ciao Ele >> contraccambiò il ragazzo guardando poi Federico.
<< Io inizio ad andare >> proclamò allora il diciassettenne << Ci vediamo all’intervallo >>.
Eleonora lo seguì con gli occhi finché poté prima di tornare a concentrarsi su Diego. La prima cosa che involontariamente notò fu che nonostante il casco, i capelli, tenuti fermi dal gel, non si erano affatto rovinati.
<< Come mai sei qui così presto? >> domandò << E’ successo qualcosa? >>.
<< Volevo chiederti un favore >> rispose l’altro << E non mi sembrava il caso di parlartene per telefono. Ho chiamato Davide e mi ha detto che ti avrei trovata qui perché oggi entrate più tardi >>.
<< Un favore? >> ripeté Eleonora alzando il sopracciglio destro.
Davide, pensò subito dopo, Ma i cazzi tuoi mai?
<< Correresti con me domani? >>.
<< Cosa? Una gara? >>.
<< Mi serve una spalla, Ele! >>.
<< E cosa vuoi da me? Hai già Clara! >> ribatté la ragazza riferendosi alla spalla di Diego.
<< E’ a Berlino col fidanzato >>.
<< Non mi interessa! >> esclamò Eleonora facendo un passo indietro << Ascolta Diego, davvero non è un bel periodo. Ho dei problemi… >>.
<< Lo so, me l’ha detto Davide >> la interruppe il ragazzo << Hai problemi in famiglia, chiunque ne ha. Ma mi ha detto anche che ti sarebbe servito per svagarti un po’ >>.
La diciottenne rilasciò l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento. Per pochi secondi aveva temuto che l’amico avesse raccontato con tranquillità la situazione di sua sorella ma, invece, era rimasto sul vago. Guardò Diego e scosse il capo.
<< Non me la sento, Die >> disse infine << Ho la testa da tutt’altra parte, non mi concentrerei per nulla e l’ultima volta che ho fatto questo sbaglio Davide ed io ci siamo fatti male >>.
Si guardarono negli occhi per qualche attimo finché Diego non alzò le mani al cielo in segno di resa.
<< Okay, capisco >> rispose << Mi costringerai a cambiare gara >>.
<< Vuoi correre senza spalla? >>.
<< Guadagnerò di meno, ma è sempre qualcosa >>.
<< In bocca al lupo allora >> disse Eleonora con un leggero sorriso.
<< Crepi sempre, Ele >> la salutò Diego ripartendo.
 
Non aveva ancora parcheggiato il suo motorino quando vide Davide fuori il cancello della scuola. Fino a qualche secondo prima c’era anche Lavinia ma la ragazza era entrata da sola, segno evidente che voleva parlarle da solo. Si tolse il casco mettendolo nel vano del suo sellino e fece un cenno con la mano all’amico che le si avvicinò dopo essersi passato una mano tra i capelli.
<< Ehi >> la salutò poggiandosi leggermente al manubrio << E’ passato Diego? >>.
Eleonora lo guardò con aria di rimprovero.
<< Sì >> rispose infine << E gli ho detto di no >>.
<< Perché? Ho pensato che ti servisse uno svago >>.
<< Uno svago? >> ripeté l’altra incredula di fronte a quelle parole << Credi che una gara mi possa distrarre dalla situazione di Serena? Ma come cazzo ti è venuto in mente? >>.
<< Calmati, Ele! Io pensavo che fosse la cosa giusta! >>.
La ragazza si voltò sentendo il profondo desiderio di dargli un pungo.
<< Beh, non lo è >> sentenziò intenzionata ad entrare nell’edificio scolastico.
<< Aspetta! >> la richiamò l’amico << C’è un’altra cosa che devo dirti >>.
Eleonora si girò sperando che non fosse un’altra delle sue cazzate.
<< Io e Lavinia abbiamo scopato >>.
Per diversi secondi la ragazza fissò Davide per accertarsi d’aver sentito bene.
<< Ho capito bene? >> domandò incerta.
Il ragazzo annuì spostando col piede un ciottolo.
<< Oh >> fece infine abbassando lo sguardo << Come…come è stato? >>.
Era strano chiedergli qualcosa riguardi ai rapporti che aveva avuto con Lavinia, fino a quel momento c’era stata solo lei nella sua vita sessuale.
<< Bello >> commentò Davide stringendosi leggermente nelle spalle.
<< No ti è piaciuto? >>.
<< Certo! >> esclamò il ragazzo guardandola << E’ stato bello >>.
Più o meno di quando l’hai fatto con me?, avrebbe voluto chiedere Eleonora ma si trattenne.
Non sapeva come identificare ciò che stava provando in quel momento e soprattutto perché l’amico avesse fatto una cosa del genere.
<< Sei innamorato? >> domandò buttandosi sulla spiegazione più ovvia.
<< Cosa? Innamorato? No! >>.
Eleonora lo fissò senza capire.
<< E allora…perché hai fatto sesso con lei? >>.
<< Perché mi manchi, cazzo! >> sbottò Davide incapace di trattenersi oltre << Mi manchi un casino, Ele! E non riesco a capire dove tu sia finita! Dov’è la nostra complicità? Dove è finito tutto quello che avevamo? Io… >> si passò entrambe le mani sul viso << …io non ci sto capendo più niente! Hai iniziato a mentirmi, a sparire, a essere sempre più lontana e non voglio che tutto questo finisca! >>.
La ragazza sentì formarsi le lacrime agli angoli degli occhi. Aveva creato solo casini, soprattutto con Davide. Per un attimo ebbe l’impulso di dirgli la verità ma poi rimase in silenzio.
<< Mi dispiace, Davide >> disse infine sbattendo le palpebre per non piangere.
Il ragazzo le accarezzò una ciocca di capelli.
<< Voglio solo che le cose tornino com’erano >>.
Eleonora scosse il capo ancor prima di rendersi conto d’averlo fatto.
<< Perché? >> sbottò lui << Quando tua sorella guarirà, ci lasceremo tutta questa situazione alle spalle! >>.
<< Non possiamo essere quelli di prima! Sono cambiata, Davide! E anche tu lo sei! >>.
Con rabbia afferrò lo zaino che aveva lasciato per terra e si recò in classe lasciando l’amico ancora più confuso di prima.
 
Non aveva rivolto la parola a nessuno mentre era in classe e, quando era suonata la campanella dell’intervallo, si era recata sul tetto della scuola intenzionata a rimanere ancora sola. Quando però sentì dei passi alle sue spalle, comprese che Martina doveva averla raggiunta. Abbozzò un sorriso senza muoversi e senza smettere di osservare il piccolo squarcio di mare che s’intravedeva da quell’altezza. La più piccola scivolò dietro di lei abbracciandola e posando il mento sulla sua spalla. Aveva ormai imparato a non interrompere quei momenti di silenzio e pace che viveva Eleonora preferendo farne parte piuttosto che restare esclusa.
<< Ti ho vista discutere con Davide >> fece a distanza di diversi minuti << Avete alzato il tono della voce >>.
L’altra ragazza annuì.
<< Lui mi ha confessato che spera che tra noi torni tutto come prima >>.
<< Ah >> mormorò Martina. Fece un respiro profondo prima di continuare << E tu? >>.
<< Non gli ho ancora detto di me e di te >> rispose la più grande.
Martina le diede un bacio sulla guancia.
<< Riuscirai a dirglielo >> la confortò << Vedrai >>.
In quel momento Eleonora si voltò per poterla guardare negli occhi e la baciò. La più piccola nutriva un’estrema fiducia in lei e non voleva deluderla. Raccontare a Davide la verità, però, dopo il loro trascorso, non era facile.
<< Domani pomeriggio vieni da me? >>.
La ragazza dai capelli chiari si strinse nelle spalle a quella domanda.
<< Volevo montare Agamennone >>.
Martina scoppiò in una breve risata a quelle parole e si guadagnò un’occhiata interrogativa da parte di Eleonora.
<< Ele, domani è otto dicembre. Non credo che il maneggio sia aperto. Vieni a fare l’albero da me, che ne dici? Poi possiamo andare in ospedale da Serena >>.
Alla maggiore piacque il verbo usato al plurale, non la faceva sentire sola. Senza risponderle le mise una mano dietro la nuca e la baciò nuovamente.
<< Lo prendo per un sì >> disse Martina con un sorriso dolcissimo << Oggi pomeriggio cerca di non arrabbiarti con tuo padre >> aggiunse riferendosi al fatto che molto probabilmente lo avrebbe rivisto.
Sugli occhi di Eleonora passò un lampo di rabbia mentre si irrigidiva.
<< Non voglio parlare di lui >> rispose alzandosi in piedi.
<< Ele, per favore >> continuò l’altra imitandola << Avvelenarti in questo modo non servirà a niente, lo capisci? Non si può tornare indietro. Pensa solo a Serena mentre sarai lì >>.
<< Io ci penso >> affermò la più grande con tono duro << Non faccio che pensare a lei! >>.
<< E allora lascialo stare, ignoralo! >>.
<< Lui non dovrebbe nemmeno essere qui! >> urlò Eleonora incapace di trattenersi << Si vuole portare via Federico! >>.
Le diede le spalle stringendo i pugni per la rabbia. Martina allora la abbracciò comprendendo che l’altra aveva paura non solo di perdere Serena ma anche il fratello appena ritrovato. Le lasciò un bacio sul collo.
<< Andrà tutto bene >> mormorò vicino al suo orecchio.
Aveva perso il conto di quante volte, ormai glielo aveva detto. Sentì Eleonora fare un respiro profondo tra le sue braccia prima di sciogliersi dalla presa. La campanella suonò in quel momento. La più grande guardò l’altra mentre si ricordava di Diego e della gara che le aveva proposto. Avrebbe voluto parlargliene ma non le sembrava davvero il momento opportuno. Sicuramente l’avrebbe obbligata a smettere immediatamente e lei non poteva mollare Davide all’improvviso.
<< Dobbiamo andare >> fece Martina prendendole delicatamente la mano.
Eleonora annuì intrecciando le loro dita.
<< Sarà dura stare in classe senza di te >> le disse cingendole i fianchi << Che cosa mi hai fatto? >>. 
Nonostante tutto, quella ragazza riusciva a trasmetterle un senso di pace che la faceva sentire protetta. Martina la baciò con trasporto felice per quelle parole.
<< Ti ho fatta innamorare >>.
 
In quelle due ore scolastiche Davide avrebbe pagato oro per poter leggere nella mente di Eleonora. Nell’osservarla, aveva compreso che non sarebbe più stato come un tempo. A farglielo capire non erano state le parole di quella mattina ma il modo di comportarsi nei suoi confronti. Era così fredda e distante. Si chiese come fossero riusciti a passare da un rapporto simbiotico come il loro al niente più totale. La ragazza a malapena lo guardava mentre lui non le avrebbe staccato gli occhi di dosso non solo per il suo aspetto fisico ma perché non aveva mai immaginato la sua vita senza di lei. Quel pensiero gli fece male, più di quanto si aspettasse.
Torna cazzo, avrebbe voluto dirle, Torna da me.
Quella notte aveva sognato di possederla con forza, quasi con violenza quasi a volerle far scontare tutto quel periodo di astinenza. Il sesso che aveva fatto con Lavinia non era servito a calmarlo, pareva anzi che avesse peggiorato la situazione. Il suo pensiero fisso era tornare a sentire il calore dell’intimità di Eleonora. Il piacere che aveva tratto dall’amica era sempre stato superiore a quello che aveva ricevuto dall’altra. Lo rivoleva ma per quanto si sforzasse, la ragazza dai lunghi capelli chiari non voleva tornare a essere una cosa sola con lui. Alzò gli occhi nel sentire l’assegno della professoressa di matematica e incontrò quelli di Lavinia che stava preparando lo zaino. La ragazza gli sorrise; durante l’intervallo erano stati insieme leggermente in disparte dagli altri e avevano chiacchierato a lungo di quello che stava accadendo tra loro. Davide avrebbe tanto voluto buttarsi in quella specie di storia che stava nascendo, dimenticare Eleonora e le sensazioni che gli provocava ed essere finalmente libero di godersi a pieno Lavinia ma non ci riusciva. L’amica era una costante ombra presente che non faceva altro che ricordargli quello che aveva perso e che,  a quanto pareva, era stato importante solo per lui.
<< Ti aspetto fuori >> gli disse la ragazza strizzandogli l’occhio.
Davide si alzò in piedi riponendo velocemente l’astuccio e il quaderno ad anelli nello zaino. Si fermò un solo attimo non sapendo se aspettare o meno l’amica.
<< Inizio a scendere >> fece per tirarsi fuori dall’impaccio che stava avvertendo.
Eleonora annuì prima di passarsi una mano tra i capelli e finire di riordinare le sue cose. Col trascorrere dei minuti e delle ore, l’idea che Davide e Lavinia facessero sesso non le procurava nessun fastidio. Sarebbe stata contenta per l’amico se le avesse comunicato di essersi innamorato come era accaduto a lei ma alla fine andava bene lo stesso. Il ragazzo aveva bisogno di staccarsi da quel rapporto morboso che avevano sempre avuto, la ragazza dagli occhi azzurri poteva essere un valido motivo per farlo. Osservò l’amico allontanarsi, probabilmente preceduto da Lavinia e ripensando alle parole di quella mattina si sentì in colpa per non avergli detto la verità su Martina. Promise a se stessa che l’avrebbe fatto non appena avesse avuto un attimo di sollievo da tutto quello che stava succedendo. In fondo avevano sempre condiviso tutto, quanto poteva essere terribile la notizia di essersi innamorata? Vero era che era una ragazza come lei ma a Davide quanto poteva importare? Sarebbe dovuto essere solo felice per quello che le era capitato. E poi lui aveva Lavinia adesso. Si mise lo zaino sulle spalle e s’incamminò verso l’uscita scoprendo che i due erano già andati via.
<< Ehi, Ele >> disse Paolo avvicinandosi << Ma c’è qualcosa tra Davide e Lavinia per caso? >>.
La ragazza si strinse nelle spalle.
<< Sarebbe carino se così fosse, non trovi? >>.
L’amico emise un lungo fischio.
<< Cavolo Ele, Lavinia è figa assurda! Me la scoperei volentieri anch’io >>.
Anche avrebbe dovuto evitare, Eleonora scoppiò a ridere a quelle parole e lo spintonò amichevolmente.
<< Metti la testa a posto, altrimenti non ti vorrà mai nessuna! >>.
Paolo la guardò sorridendo.
<< Anche tu sei una gran gnocca, sia chiaro >> aggiunse alzando le braccia << Che palle, tutte amiche così belle mi dovevano capitare e mai nessuna strafiga che mi venga dietro! >>.
<< Lo prendo per un complimento >> fece l’altra avvicinandosi al suo motorino e prendendo in mano il casco.
<< Ci vediamo domani, Ele >>.
Eleonora alzò la mano in segno di saluto e, non appena il ragazzo si fu allontanato, le si avvicinò Martina.
<< Ciao straniera >> disse la più grande lanciandole l’altro casco che si portava sempre dietro.
La ragazza dai capelli rossi rise leggermente.
<< Straniera? >> ripeté salendo sul motorino e abbracciandola.
<< Beh, non si può certo dire che tu sia del posto! >>.
Arrivarono sotto casa di Martina.
<< Dirò a Davide di noi >> proclamò Eleonora una volta che furono ferme.
L’altra ragazza la baciò senza dire niente. Non occorrevano le parole per farle capire quanto fosse felice di sentirglielo dire.
<< Lo farò, te lo prometto >> riprese non appena poté riprendere a parlare << Appena... >>.
<< Appena le cose miglioreranno >> concluse al suo posto Martina con un sorriso << Miglioreranno davvero, Ele. Non può piovere per sempre >>.
 
Aveva sperato fino all’ultimo di non incontrare Augusto in ospedale ma quello non era un periodo destinato a non essere accontentata. Era arrivata con Federico lasciando il motorino nel parcheggio dopo aver pranzato dalla nonna paterna. Claudia quel pomeriggio doveva studiare per una interrogazione di latino mentre Ilaria aveva il compito scritto di storia subito dopo la festività santa. Sarebbero stati quindi solo loro due e ovviamente Fulvia. Nel vedere l’uomo fuori la stanza della ragazza che parlava al telefono in inglese, Eleonora si irrigidì di colpo.
<< Ele, lascialo perdere >> mormorò Federico che era al suo fianco << Siamo qui per Serena >>.
La sorella annuì una sola volta prima di riprendere a camminare. Intuì che stesse parlando con Victoria, la madre di Michael mentre gli passava accanto. Augusto agganciò velocemente per poter richiamare l’attenzione del ragazzo.
<< Ho esposto a Victoria la tua situazione, Federico >> esordì senza nemmeno salutare << Puoi venire a stare da noi a Miami. Per lei non ci sono problemi >>.
Suo figlio lo fissò per qualche istante come se lo vedesse per la prima volta. Possibile che stesse ancora insistendo? Gli pareva di essere stato molto chiaro. Aprì la bocca per rispondere ma Eleonora lo precedette.
<< Lui non è una tua fottuta proprietà >> disse << Non vuole venire a vivere con te, ti è così difficile da capire? >>.
Le labbra di augusto si piegarono a un leggero sorriso.
<< E’ strano vederti difenderlo a spada tratta, quando eravate bambini non facevi altro che incolparlo per qualunque cosa >>.
<< Sono cresciuta >> rispose a denti stretti la ragazza << E tu non eri di certo qui per vedermi farlo. C’era nonno >>.
Questa volta l’uomo si lasciò andare a una breve risata.
<< Mio padre >> affermò << La persona più quadrata che abbia mai conosciuto >>.
<< Non azzardarti a parlare male di lui! Per me c’è sempre stato al contrario tuo! >>.
<< E credi che tuo nonno avrebbe approvato la tua relazione omosessuale, Eleonora? Lui? Così rigido e chiuso nella sua moralità? >>.
<< Sta’ zitto! >> urlò la figlia colpita dalle sue parole e diventando rossa << Nonno mi voleva bene! Tu gli hai sempre dato dispiaceri! Non sei venuto nemmeno al suo funerale nonostante nonna ti avesse chiamato! Lui sarebbe stato contento di vedermi felice! >>.
Federico le bloccò il braccio che involontariamente aveva alzato la sorella come se volesse colpire il padre in pieno viso. Vide Augusto fare un passo indietro colpito da quell’azione improvvisa. Sapeva perfettamente che la ragazza era stata cresciuta da Ennio e proprio per questo non lo vedeva come la persona che in realtà era. Suo padre era stato l’uomo che aveva provato a ingabbiarlo negli schemi che la società imponeva, per questo era andato via. E lontano dalla sua famiglia, era rinato. Stava per esporre il suo punto di vista alla ragazza quando arrivò il caporeparto ed entrambi compresero che quella conversazione era solo stata rimandata.
 

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Capitolo 42
*** È peccato ***


Si era svegliata sentendo sua madre rientrare dopo aver fatto la notte in ospedale. Fulvia si era diretta in bagno per farsi una doccia e cambiarsi ma, nel notare Eleonora in piedi, optò per preparare il caffè. Mentre la caffettiera era sul fuoco, arrivarono anche Federico e Claudia.
<< Potevate dormire un altro po' >> disse mettendo sul tavolo tre tazzine e un tazza più grande per Eleonora che preferiva il tè. 
Claudia scosse il capo guardando il calendario appeso in cucina e storse il naso ricordando che quella mattina di solito era dedicata ad abbellire la casa con le tipiche decorazioni natalizie.
<< Studio ancora per domani e poi vado da Serena >> affermò sedendosi e iniziando a mangiare una fetta biscottata senza niente sopra.
<< C’è lui con Serena? >> chiese Eleonora poggiando la schiena al frigorifero cercando di non far cadere le calamite.
Le dava tremendamente fastidio che avesse compreso che tipo di rapporto intercorresse tra le due ragazze ma era una cosa che avrebbe affrontato non appena sua sorella fosse stata meglio.
Sto rimandando troppe cose, pensò guardando tutti i presenti.
Fulvia annuì sorseggiando il suo caffè.
<< So che non ti piace questa cosa >> aggiunse subito dopo << Non piace nemmeno a me ma è pur sempre vostro padre e domani avremo i risultati del test di compatibilità. Quest’incubo potrebbe finire presto >>.
La ragazza si strinse nelle spalle senza aggiungere altro.
<< Come è andata la notte? >> domandò Claudia.
<< È passata >> rispose semplicemente Fulvia abbassando lo sguardo.
Tutti compresero da quella breve frase che le cose non stavano andando nel migliore dei modi. Già il giorno prima Eleonora e Federico avevano notato che la sorella aveva iniziato ad accusare i primi malori a causa della cura che aveva iniziato. Non aveva voluto mangiare se non sotto insistenza dei due fratelli per poi avere un conato di vomito subito dopo. Eleonora immaginò che durante la notte la situazione fosse solo potuta peggiorare. Strinse una mano a pugno per l’impotenza di poter solo aspettare e ricacciò le lacrime che si stavano formando. 
<< Incrociamo le dita >> disse Federico passando un braccio intorno alle spalle della sorella << Funzionerà. Altrimenti ci siamo anche noi >>.
Eleonora posò il capo sui pettorali dell’altro e si limitò ad annuire. 

Era stato strano passare da casa sua a quella di Martina che traspariva aria natalizia da tutti i pori. La ragazza dai capelli rossi le era andata ad aprire col tipico cappello di Babbo Natale sulla testa e un enorme sorriso sul viso.
<< Ciao amore >> la salutò dandole un lieve bacio sulle labbra. 
Eleonora sentì un piacevole calore alla bocca dello stomaco a quell’appellativo che la fece sorridere.
<< Sei carina con questo cappello >> le disse sfiorandole una ciocca di capelli.
Martina si toccò la punta dell’indumento arrossendo leggermente prima di farla entrare. Chiuse la porta conducendola nel salone dove era riunita tutta la famiglia Capasti. Alice rideva mentre abbelliva l’abete e sia lei che Sofia indossavano lo stesso cappello della ragazza più grande. Nel vedere quella scena, ad Eleonora vennero in mente Ilaria e Serena, all’incirca della stessa età di Alice. 
<< Ciao Ele >> disse allegramente la bambina.
<< Ciao Eleonora >> fece la donna consegnandole una pallina << Ci dai una mano? >>.
Le strizzò l’occhio prima di tornare a concentrarsi sulla grande scatola contenente le varie decorazioni. 
<< Volentieri >> rispose la diciottenne togliendo la borsa che aveva a tracolla e posando per terra il casco. 
Non decorarono solo l’abete. Una volta terminato l’albero e aver controllato che tutte le luci si accendessero, Eleonora scoprì che la signora Capasti aveva anche un servizio da tè natalizio che usarono, una palla di vetro di quelle che se agitate fanno cadere della finta neve su un gruppo di bambini intenti a giocare con gli slittini e un Babbo Natale che, appena inserita la presa della corrente, cantava e si muoveva. Martina scoppiò a ridere quando suo padre porse ad Eleonora un pesce orrendo e viscido che, appena toccò le mani della ragazza iniziò a muoversi come se fosse vivo. 
<< Tranquilla, è il suo giochetto preferito. Lo fa con tutti >> affermò dopo che la più grande si fu scusata per averlo scaraventato per terra a causa dello spavento << Vogliamo andare adesso? >>.
L’altra ragazza controllò l’ora e annuì. Suo fratello probabilmente era già lì e non voleva che passasse troppo tempo da solo con Augusto. 
<< Grazie per avermi fatto venire >> le disse guardando l’albero << Sono stata bene >>.
Martina la baciò approfittando di un momento in cui nessuno le stava guardando.
<< Ne sono contenta >> rispose << Mamma, noi andiamo! Ci vediamo per cena >>.
<< Aspetta un attimo, Marty! >> urlò Sofia dalla cucina.
Quando le raggiunse, tra le mani stringeva una piccola busta di carta.
<< Porta questo a tua sorella, Ele >> continuò.
Eleonora afferrò la busta con aria interrogativa e, dopo aver controllato, gli occhi le si velarono di un misto tra malinconia e imbarazzo. Dentro c’erano un altro cappello rosso e una decorazione natalizia di legno a forma di pupazzo di neve.
<< Non dovevi, Sofia >> disse per poi voltarsi verso Martina.
<< È solo un pensiero, Ele >> ribatté l’altra << E poi è stata mamma che ha insisto >>.
<< Ho semplicemente pensato che avrebbe portato un po’ di allegria >> disse la donna accarezzandole la guancia << E il pupazzo di neve è di legno perché il vetro è troppo delicato >>.
<< Grazie, a Serena piaceranno entrambi >> mormorò la ragazza più grande. Inaspettatamente fu abbracciata da Sofia che cercò di trasmetterle il suo calore << Anche per questo >> aggiunse sciogliendosi. 
Prese il casco da terra e salutò aspettando che Martina facesse lo stesso.

<< Conta fino a dieci prima di dire qualunque cosa>> proclamò Federico non appena vide la sorella.
Eleonora si passò un mano tra i capelli.
<< È con Serena? >> chiese << O c’è mamma? >>.
<< È fuori la stanza >> rispose il ragazzo salutando anche Martina << Qualunque cosa dica, tu non dargli corda. Starai solo una merda dopo >>.
La sorella si limitò ad annuire mentre entrava in reparto. Voleva consegnare i regali di Sofia a Serena e voleva farlo senza inframmezzare l’azione da urla e cattiverie. Federico aveva ragione, la calma era la prima cosa cui doveva appellarsi. Strinse la mano della più piccola avvicinandosi alla camera e la lasciò nel preciso momento in cui Fulvia ne uscì per andare in bagno. La donna salutò entrambe le ragazze soffermandosi ad osservare un po' più a lungo Martina prima di allontanarsi e in quell’attimo anche Augusto terminò la chiamata che stava facendo. Fece per muovere qualche passo verso di loro ma si bloccò quando Eleonora s’infilò velocemente in stanza trovandovi sia Ilaria che Michael. Si domandò quanto comprendesse quel bambino di tutta quella situazione visto soprattutto che non parlava italiano. La tredicenne si rivolgeva al fratello in inglese coinvolgendo anche Serena che, però, aveva poca voglia di fare conversazione e la più grande dovette ammettere che Ilaria aveva un’ottima pronuncia. 
<< Ehi >> salutò Eleonora posando una mano sul ginocchio della bambina << Come stai Sery? >>.
Serena non rispose limitandosi a guardarla con occhi stanchi. La flebo che aveva attaccata al braccio le aveva prodotto un livido che doveva dolerle.
<< Forza, piccola >> continuò << Guarda cosa ti ho portato, è un regalo da parte dei genitori di Martina >> disse estraedolo dalla busta e porgendoglielo.
La sorella prese entrambe gli oggetti rivolgendo ad entrambe le ragazze un sorriso.
<< Grazie >> disse sporgendosi per abbracciare sia Eleonora che Martina per tornare subito dopo sdraiata.
La ragazza dai capelli rossi sorrise alla bambina prima di notare Augusto appoggiato allo stipite della porta che osservava la scena. Entrò invece Federico che, dopo aver dato alla sorella un bacio sulla fronte, salutò tutti i presenti promettendo che sarebbe tornato tra qualche ora, il tempo di andare a casa a studiare filosofia per il giorno seguente. Insieme a lui uscì anche Eleonora desiderosa di fumare e di stare lontano dal padre ora che sarebbe rimasta, in un certo senso, sola. Con un cenno della mano salutò il fratello che si allontanò verso l’uscita principale mentre lei si voltò verso quella di emergenza. Martina le andò dietro vedendola appoggiarsi alla parete e fare un respiro profondo. Si guardarono mentre le loro dita s’intrecciavano.
<< Tua sorella migliorerà, vedrai >>.
Eleonora annuì osservandola. Aveva lasciato i capelli sciolti che, col casco e il vento, ora erano leggermente spettinati. Ne prese una ciocca e si accorse che Augusto le stava osservando. 
<< Cosa ne pensi di tornartene dentro? >> domandò rivolta all’uomo.
<< Mi incolpi di essere finalmente felice, Eleonora? >> chiese a sua volta suo padre.
<< Io ti incolpo d’aver costruito la tua felicità sulla nostra infelicità! >> esclamò la ragazza staccandosi dal muro << Ci hai abbandonate! Così, all’improvviso! Mi hai lasciata da sola! >>.
Nel parlare le sue guance si erano imporporate.
<< L’ho fatto perché non avevo altra scelta >> rispose Augusto << Tuo nonno mi aveva ingabbiato e io non riuscivo più a reggere >>.
<< Smetti di incolpare nonno! >> urlò Eleonora che non sopportava che suo padre parlasse così di Ennio << Questi sono i tuoi errori non i suoi. Lo diceva sempre che eri la mela marcia della famiglia! >>.
Gli occhi dell’uomo si assottigliarono.
<< Diceva questo? È solo colpa sua se sono arrivato a tanto, come fai a non capirlo? Voleva che fossi una persona che non ero e non volevo nemmeno essere! Tutto quello che ho fatto, sposarmi e creare una famiglia, l’ho fatto perché era lui che me l’aveva imposto! Dopo che tua madre... >>.
<< Perché è stato così difficile per te volermi bene? Eppure io ero perfetta, cazzo! Facevo qualunque cosa per compiacervi! >>. 
<< Perché non ti volevo, Eleonora! Non ti ho mai voluta! Non ho mai voluto essere padre quando Fulvia rimase incinta! >>.
A quelle parole calò il silenzio tra i tre. Martina si portò una mano sulla bocca sconvolta da quella rivelazione mentre l’altra era una statua di pietra.
<< Io e tua madre ci frequentavamo da otto mesi quando scoprì di aspettarti. Solo otto cavolo di mesi. L’avevo conosciuto ad una festa di amici in comune, mi era piaciuta, iniziai a parlarci. Così cominciammo a uscire insieme, lei aveva ventotto anni e io ventinove all’epoca. Lavoravo già all’estero ma ero stato rimandato a casa per seguire dei corsi di aggiornamento e non avevo nessuna intenzione di sposarmi. Fulvia era una gradevole compagnia, bella e intelligente, si stava preparando per un concorso a Bruxelles come interprete di lingua francese >> continuò Augusto deciso a raccontare tutto alla figlia nonostante l’espressione indecifrabile del viso << Ricordo ancora la chiamata che mi fece per comunicarmelo e il mio sconforto. La prima cosa cui pensai? L’aborto. Non ero ancora pronto a fare il padre, mi sentivo ancora un ragazzo! Ma tua madre... >> scosse il capo << Tua madre mi rispose che non avrebbe commesso nessun peccato mortale, che era contraria ad una simile cosa perché Dio tutto vede e tutto ascolta. E poi, figurati. Ho fatto l’errore di parlarne con tuo nonno per cercare un consiglio. Mi impose di sposarmi prima che la pancia di Fulvia fosse troppo evidente, prima che tutto il paese avesse avuto modo di parlare di un figlio illegittimo che sarebbe nato, di mettere la testa a posto e di prendermi le mie responsabilità. Figurati, eri la prima nipote col suo cognome, ti voleva molto più di me. Mi sono sentito con le spalle al muro e... >>.
<< Per favore >> lo interruppe improvvisamente Martina che non smetteva di cercare gli occhi di Eleonora << Basta >>.
Augusto posò il suo sguardo su di lei e scosse il capo prima di tornare a guardare la figlia rimasta immobile.
<< No >> disse << Voglio che mi ascolti attentamente, Eleonora. Perché il mondo non è bianco o nero come ti ha insegnato mio padre, non è tondo o quadrato. Siamo tutti diversi e allo stesso tempo uguali. Mi sono sposato. E, quando ho detto  il fatidico sì, avevo quasi creduto che avrebbe potuto funzionare, che avrei potuto trovare la serenità che fino a quel momento mi era mancata ma mi sbagliavo. Come si sono sbagliati tutti quanti. La conferma che non ero pronto la ebbi il giorno della tua nascita. Mentre tutti erano in sala d’attesa in febbricitante eccitazione, io sentivo quella gabbia d’oro che mio padre mi aveva costruito intorno serrarmi fino a farmi mancare l’aria. Non sarei mai stato un buon padre e un buon marito, non mi ero mai soffermato a pensare nemmeno al tuo nome! Mai una volta pensai a come avresti potuto chiamarti. Tredici mesi dopo nacque Federico. Credevo che un tradimento Fulvia non l’avrebbe mai accettato, che mi avrebbe lasciato ed io sarei stato finalmente libero di smettere di fingere di essere felice. Stava per essere così, sai? Tua madre all’inizio chiese la separazione, ma poi si mise in mezzo tuo nonno che la convinse a non farlo, a perdonarmi, a non gettare il nostro matrimonio in mano agli avvocati per te che eri ancora così piccola >>.
<< Sarebbe tutta colpa mia quindi? >> domandò semplicemente Eleonora con un filo di voce.
<< No! >> esclamò Martina prendendole il viso e costringendola a guardarla << Non è colpa tua, chiaro? Tu non c’entri niente >>.
<< Sono stato per dieci anni infelice e costretto in una vita che non volevo. Tu crescevi in maniera splendida e ricevevo complimenti da ogni dove. Ma più tu tendevi alla perfezione, come ti aveva insegnato tuo nonno, e più io mi sentivo inadeguato a farti da padre. Come con le tue sorelle. Così ho fatto l’unica cosa che mi restava da fare: sono andato semplicemente via. Avevo bisogno di ricominciare la mia vita di nuovo, lontano da tutti quelli che volevano mettermi in uno di quegli schemi che la società imponeva. E l’ho fatto. E mi dispiace aver creato la mia felicità sui vostri dispiaceri ma non sapevo come altro fare. Nessuno mi poteva aiutare e non c’era un modo migliore. Ne avevo bisogno come l’aria che respiriamo. Sono stato due anni in giro per il mondo, spostandomi continuamente sia per lavoro che per piacere. Ho conosciuto tante persone e visto tante cose finché un giorno ho capito che dovevo fermarmi perché avevo incontrato lei, Victoria, la madre di Michael. Improvvisamente mi sono sentito completo, appagato, felice come non lo ero mai stato. Nessuno mi costringeva a starci, lo volevo davvero, esattamente come ho desiderato con ogni fibra del mio essere che mi desse un figlio che fosse mio e suo, nostro. E la mattina mi sveglio contento accanto a lei. Ora sono un buon padre e un buon marito perché è la cosa che più desidero al mondo >>.
Per pochi secondi non si sentì nulla, nessuno parlò o emise alcun suono. Poi si sentì un singhiozzo che non apparteneva né a Martina né ad Augusto. Eleonora si voltò per non farsi vedere e si coprì la bocca per non far sentire che stava gemendo. Chiuse gli occhi e le lacrime iniziarono a fuoriuscire senza che potesse fermarle. Sapeva che era la verità quella appena ascoltata, era semplicemente la rude realtà dei fatti. Fece qualche passo verso l’entrata dell’ospedale ma la ragazza dai capelli rossi le si parò davanti.
<< Ele... >> riuscì solo a mormorare prima che l’altra alzasse una mano per allontanarla.
Entrò in ospedale diretta verso l’uscita principale. Ad ogni passo che faceva sentiva l’aria mancarle e aveva bisogno di restare sola. Sola con le parole che le aveva rivolto suo padre, sola con l’idea che si era costruita di suo nonno e dell’uomo che l’aveva creata. Mai come in quel momento si sentiva rifiutata da suo padre e da sua madre mentre dell’anziano signore pensava che l’avesse voluta per senso del dovere. Non era stata desiderata da nessuno, nessuno le aveva voluto bene per quello che rappresentava nonostante tutto quello in cui era riuscita. Suo nonno l’aveva resa quello che era adesso e la sensazione di vuoto la invadeva in modo opprimente. Non si accorse di stare correndo e solo quando si scontrò con Claudia, si rese conto che fosse la sorella. Si guardò intorno senza smettere di piangere e tremò nel sentire la mano dell’altra sfiorarle il viso.
<< Ele...ma cosa... >> mormorò in modo incerto.
<< Ele! >> esclamò Martina raggiungendole << Non devi credergli! >>.
Claudia scostò gli occhi dalla più grande alla ragazza che era appena arrivata.
<< A chi? >> chiese preoccupata << A papà? Che ti ha detto? >>.
Invece di rispondere Eleonora alzò lo sguardo su Tommaso che era rimasto in silenzio.
<< Puoi accompagnarla a casa per favore? >> domandò riferendosi a Martina.
Il ragazzo si limitò ad annuire senza fare domande vedendo in che stato fosse.
<< Certo, ci pensa Tom >> intervenne la sorella << Ma Ele, adesso non... >>.
Non fece in tempo a finire la frase che Eleonora si era già defilata. Martina non riuscì a fermarla, la vide salire sul suo motorino senza nemmeno indossare il casco e partire. Si voltò verso Claudia sospirando e sbatté con violenza la mano sulla porta a vetri fremendo subito dopo per il dolore.
<< Spero che qualcuno adesso mi spieghi >> affermò la quindicenne incrociando le braccia sul petto e guardando la ragazza che si massaggiava le dita.

Eleonora era uscita dalla doccia e si stava tamponando i capelli bagnati con un asciugamano pulito mentre camminava a piedi nudi verso la sua stanza. Prese l’iphone lasciato sul letto e cancellò le nove chiamate di Martina e i due messaggi in segreteria senza ascoltarli. Guardò l’ora sforzandosi di non sentire costantemente la voce del padre nella sua testa. Era rimasta a lungo sola e aveva pianto pensando che le si sarebbero consumati gli occhi con tutte quelle lacrime versate e poi si era diretta verso casa sapendo che ancora non c’era nessuno. Ciò che le aveva insegnato suo nonno, a essere sempre la migliore e a brillare in qualunque cosa facesse, si era dimostrato insufficiente per essere apprezzata davvero. E la cosa che più le faceva male era che l’uomo aveva perfettamente ragione. Se fosse stato vivo, Ennio mai avrebbe approvato che un suo nipote avesse una relazione omosessuale. Aveva stretto Augusto in una morsa e, per tornare a respirare, suo padre era scappato il più lontano possibile. E ora era felice. Lontano da tutti e da tutto, dalla sua vecchia vita, lui era felice. Perché a nessuno era importato di cosa lo rendesse contento e l’uomo si era preso quello che gli spettava con la forza, facendo soffrire altre persone, i suoi stessi figli poiché nessuno gli aveva insegnato come fare. Un po' come lei ora. Tremando, si era ritrovata a paragonarsi ad Augusto e a pensare se mai sarebbe stata costretta ad abbandonare la sua famiglia per stare con Martina. Di fronte a quella possibilità si sentì persa.
<< Ah, sei qui >> disse improvvisamente Fulvia salendo le scale del secondo piano e vedendo la figlia << Ho provato a chiamarti due volte >>.
<< Avevo il cellulare scarico >> rispose Eleonora mentre indossava l’intimo.
<< Dove sei stata? Sei scomparsa da un momento all’altro mentre eravamo in ospedale >>.
<< Volevo restare sola >>.
<< Hai portato di nuovo quella ragazza >>.
<< Si chiama Martina, mamma >> precisò la ragazza sbattendo un po' troppo forte l’anta del suo armadio.
<< Già, Martina >> ripeté Fulvia << Serena mi ha mostrato i regali che le hanno fatto i suoi genitori >>.
Un lieve sorriso increspò le labbra della figlia pensando a Sofia. Indossò un vecchio pantalone da ginnastica e una maglietta scambiata.
<< Sono stati gentili, non trovi? >>.
<< Che tipo di rapporto hai con questa ragazza? >> domandò in modo diretto la donna preferendo evitare di girarci troppo intorno.
Il volto di Eleonora prese letteralmente fuoco nel sentire quella richiesta.
<< Che cavolo di domanda è? >> sbottò passandosi una mano sulla fronte << Ti ho già detto che l’ho conosciuta a... >>.
<< Ricordo perfettamente quello che mi hai detto, Eleonora. Ma la mia domanda è un’altra. Ed esigo una risposta! Dio non voglia che sia quello che penso! >>.
<< E cosa pensi, mamma? >> incalzò Eleonora con rabbia.
Non era bastato suo padre quel pomeriggio, adesso ci si metteva anche Fulvia.
<< Dimmelo tu, Eleonora! Non ci starai mica insieme, vero? >> rispose la donna. Poi notò l’esitazione nel rispondere dell’altra << Oh, cazzo Eleonora! >> aggiunse urlando << Ma che cazzo ti passa per la mente? Siete due ragazze, è peccato! Dio non accetta gli omosessuali, andrai all’inferno! >>.
<< Peccato? >> esclamò sua figlia non riuscendosi più a trattenere << Inferno? È lo stesso motivo per il quale non hai abortito? Perché saresti andata all’inferno? >>.
Non le pareva di parlare con la madre ma con una bambina appena tornata dalla sua prima giornata di catechismo. Fulvia la fissò mentre si irrigidiva.
<< Non si uccide, Eleonora >> rispose fermamente radicata nelle sue convinzioni << E non si commettono atti impuri! Sono due dei dieci comandamenti! Non ti avrei mai tolto la vita >>.
<< Ma non mi hai nemmeno voluto! >>.
<< No che non ti volevo! Non in quel momento almeno, mi stavo preparando per un concorso da interprete quando ho scoperto di essere incinta ed era tutto quello che volevo dalla vita! Era il mio sogno, Eleonora! Però poi mi sono presa le mie responsabilità e mi sono sposata per te! E la cosa assurda è che ci ho creduto davvero in quel matrimonio, nell’amore tra me e tuo padre ma lui... >>.
<< Lui non era felice! E nemmeno tu lo eri! Non avreste dovuto sposarvi! Se non mi volevate, dovevi abortire! E invece mi hai fatto crescere con nonno! >>.
 << Ma che stai dicendo? Dio non perdona gli assassini. E la Bibbia dice anche: “Se due uomini soggiacciono nello stesso letto siano messi a morte entrambi”. È una cosa impura quella che stai facendo, devi smettere subito! >>.
<< Dio? Stai nominando davvero Dio? E dov’era Dio quando Serena si è ammalata? Dove, cazzo? Perché sta facendo soffrire così una bambina di undici anni? Dammi una cazzo di risposta! E non voglio smettere, mamma! Io sto bene con Martina! Sono felice, cazzo! Perché è così difficile da capire? Stai basando le tue convinzioni su un testo che dice anche che la donna non ha diritto di parola in nessun contesto e che dovrebbe solo stare a casa sfornare figli! Mi sembra che ci siamo evoluti, dannazione! E Gesù ha predicato l’amore per il prossimo, non la guerra perché siamo tutti fratelli! Tu e mio padre avreste dovuto semplicemente provare ad essere felici nel modo che più volevate e forse lo sarei stata anch’io. Invece no, hai cercato di salvare le apparenze e hai avuto altri figli nell’inutile tentativo di tenerti stretto un uomo solo perché lo avevi sposato! Che senso ha avuto tutto questo? Guardaci mamma, guardami! Io sono il risultato di tutte queste scelte sbagliate che avete fatto! Perché io non sono perfetta come tutti credono, ho imparato presto a fare come voi. Salvo le apparenze col risultato di perdere me stessa. E mi sono ritrovata grazie a Martina. È vero, se non avessi affrontato l’argomento così direttamente te lo avrei ancora tenuto nascosto ma ho imparato da te che non hai mai avuto il coraggio di dirci che frequentavi un altro uomo! >>.
Fulvia inghiottì un groppo di saliva mentre le tremavano le mani e il labbro inferiore. Si era sposata il prima possibile dopo la scoperta di aspettare un bambino perché non voleva che tutto il paese sparlasse di lei e del futuro nascituro ma non era servito a farle essere una buona madre con la figlia. Per questo aveva iniziato ad appoggiarsi ad Ennio, credendo di essere ancora in tempo per salvare la sua carriera lavorativa. Era stato frustrante dover rinunciare per qualcosa che non si era nemmeno voluto. Era la prima volta che Eleonora le parlava in quel modo, così apertamente e con una rabbia che le aveva sempre celato. Sospirò una sola volta prima di abbassare gli occhi. 
<< Andrai all’inferno, lo sai? Stai peccando gravemente >>.
Non aggiunse altro e la ragazza comprese che sua madre non avrebbe mai accettato la sua relazione con una persona del suo stesso sesso. Non l’amava abbastanza da superare la rigida educazione che aveva ricevuto e che stava trasmettendo alle sue figlie. La diversità non era una cosa che andava premiata. Eleonora la vide allontanarsi in silenzio senza osare guardarla o fare altre domande. Aveva già deciso che ciò che stava facendo la figlia era sbagliato e non avrebbe cambiato idea. La ragazza strinse i pugni cercando di reprimere le lacrime che forzavano a uscire accorgendosi di essersi ferita i palmi con le unghie. Si domandò cosa ci facesse lì, in un posto dove non sarebbe mai stata accettata e dove tutti l’avrebbero disprezzata. E improvvisamente ebbe repulsione per se stessa, per quello che era, per quello che aveva fatto fino a quel momento nell’assurdo tentativo di far finta che andasse tutto bene. Scese al piano inferiore afferrando le chiavi del motorino lasciate sul tavolino basso e spalancò la porta di casa. Sua madre la vide ma non disse nulla per fermarla quando la chiuse alle sue spalle.

Martina e la sua famiglia avevano appena terminato di mangiare quando la ragazza si accorse che Eleonora era sotto casa, seduta sulla sua festa parcheggiata sul marciapiede, da chissà quanto tempo. Aveva provato a chiamarla diverse volte ma, non ricevendo risposta, aveva preferito lasciar perdere aspettando che fosse lei a farsi viva quando ne avesse sentito il bisogno. Ma i suoi pensieri era sempre stati rivolti a lei e alle parole che le aveva rivolto Augusto. In un quarto d’ora le aveva completamente stravolto l’immagine che aveva del nonno, mostrandole ciò che aveva tentato di fare col figlio. Per questo, non appena comprese che era lei, si affrettò a scendere. Notò che indossava semplicemente una maglietta e un pantalone da ginnastica non più nuovo e si chiese perché il suo sguardo fosse così vuoto.
<< Ele >> disse accarezzandole il viso freddo << Da quanto tempo sei qui? Sei congelata >>.
Eleonora la guardò rendendosi conto che era stato il suo cuore a portarla fin lì e non la testa.
<< Non lo so >> rispose con un filo di voce.
<< Vieni dentro >> fece Martina << Hai mangiato almeno qualcosa? >>.
L’altra scosse il capo ma non si mosse.
<< Nessuno mi ha mai voluto >> affermò come se stesse parlando da sola << Nemmeno mio nonno. Era solo senso del dovere quello che provava, non voleva che mia madre abortisse perché sarebbe stato sconveniente >>.
<< Non dire così, lui ti voleva bene >> tentò di confortarla la più piccola << Ti ha voluto bene per quello che eri e te ne avrebbe voluto ancora di più adesso >>.
<< Non è vero! Mi avrebbe guardata con orrore sapendo di te! Esattamente come ha fatto mia madre! Non mi accetterà mai! Nessuno di loro lo farà! Non mi vorranno più nella loro famiglia >>.
Martina le prese il viso con entrambe le mani e la baciò con forza per cercare di zittire tutte le sue paure. Eleonora aveva le labbra fredde e screpolate e le sue guance erano umide di lacrime.
<< Io ti voglio, Eleonora >> le disse quando si staccò << E ti vorrò sempre. Non è vero che nessuno ti vuole, io voglio solo te. Voglio stare con te, voglio svegliarmi con te, voglio ridere con te, voglio vivere con te ogni giorno della mia vita! A me basta che ci sia tu per essere felice >>.
La baciò ancora, ancora e ancora; finché non la sentì sciogliersi lentamente. La ragazza posò la sua fronte su quella dell’altra e sospirò lasciandosi andare. 
<< Ciò che ci circonda non è importante >> incalzò Martina sommessamente << Nessuno probabilmente ci capirà fino in fondo e ci sarà sempre qualcuno che lo considera immorale. Ma ci importa davvero del giudizio degli altri? >>.
A quelle parole Eleonora la spinse contro di sé per baciarla ancora una volta tenendola per il bacino.
<< No >> rispose sentendo ogni incertezza scivolarle di dosso << Non ci importa per niente >>.

Era rimasta a dormire da Martina ben consapevole che nessuno l’avrebbe cercata per quella notte. La ragazza più piccola si era limitata a prenderla per mano e a farla salire fino in camera sua. Eleonora aveva visto entrambi i suoi genitori sorriderle bonariamente ma non aveva saputo contraccambiare esattamente come non era riuscita a dire nemmeno una parola. Si era accoccolata sul letto di Martina mentre l’altra le accarezzava i capelli e solo molto tardi, quando lei già dormiva, aveva preso sonno. 
A svegliarla fu la vibrazione continua del suo cellulare che Martina aveva lasciato sulla scrivania. All’inizio aveva lasciato che squillasse a vuoto ma, vedendo che non accennava a fermarsi, era stata costretta ad alzarsi dopo aver scostato il braccio della più piccola dalla sua pancia. Si soffermò ancora qualche secondo a contemplare il viso addormentato di Martina con un leggero sorriso che le increspava le labbra. L’aveva coccolata finché la stanchezza non l’aveva vinta, era davvero una ragazza speciale. In punta di piedi, per non svegliare nessuno, si diresse in salone e finalmente guardò il display. Davide. Subito dopo controllò l’ora, erano appena le sei e un quarto.
<< Davide >> disse cercando di parlare a bassa voce << Cosa… >>.
Sperò che avesse una buona motivazione per chiamare così presto e soprattutto dopo tutto quello che le era successo.
<< Scusa Ele >> rispose il ragazzo con voce tremante << Non volevo…ma… >>.
<< Cos’è successo? >>.
<< Diego è morto >>.

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Capitolo 43
*** La prima volta ***




 
Diego è morto.
Non riusciva a togliersi quelle tre parole dalla testa. Dopo che Davide le aveva comunicato la notizia, si era rannicchiata in un angolo dietro il salone e aveva iniziato a piangere. Diego era un suo caro amico, che studiava all’università e che stava preparando la tesi; non poteva credere che non ci fosse più. Nel sentire poi la sveglia di Stefano, aveva deciso di defilarsi. Aveva scritto un post-it a Martina con una sola parola ed era andata via.
Mentre sferzava velocemente le strade del paese ancora immerso nel sonno, la sua vespa si fermò. Solo guardando la levetta che segnava il livello del carburante, Eleonora si accorse d’aver terminato la benzina. Così, imprecando, la parcheggiò al primo posto libero che trovò e proseguì a piedi.
Vaffanculo!, pensò dando un calcio a una lattina di coca-cola vuota e accartocciata, Perché sta succedendo tutto questo? Perché?, alzò gli occhi verso il cielo, Se esisti davvero, dammi una fottuta spiegazione!
<< Ti sei preso il mio amico, un ragazzo di soli ventidue anni e ti stai prendendo Serena! Sei uno stronzo! Mi hai sentita? Fulminami in questo momento, avanti! >>.
Ma non si vide nessun fulmine scagliato contro di lei. Un gatto randagio sbucò da un cestino e si allontanò con qualcosa in bocca passandole davanti. Eleonora si asciugò le lacrime e provò a smettere di pensare parolacce. Fece un paio di respiri profondi cercando di far regolarizzare il cuore e si infilò le mani in tasca. Era la prima volta che perdeva un amico, il dolore era diverso da quello sentito per la morte del nonno ma non meno straziante. Si ricordò quando un sabato, fuori il suo appartamento sfitto, le aveva confidato di voler smettere presto per chiudere anche con quel giro di bugie che aveva creato con la sua ragazza. Ora avrebbe saputo la verità. E cosa avrebbe pensato di lui, di loro, di tutte le persone coinvolte? Non sarebbe più riuscita a guardarla in faccia una volta che avesse saputo tutto. Riprese a camminare senza una meta e lentamente i primi negozi iniziarono ad aprire, le mamme a piedi portavano i bambini a scuola, signori in giacca e cravatta si affrettavano ad entrare in banca. La giornata iniziava come al solito, con la sua frenesia, gli impegni da rispettare, gli orari da seguire. Ad Eleonora parve che qualcuno ogni tanto mormorasse qualche frase sull’incidente avvenuto il giorno precedente con chi gli era accanto, gli anziani fuori il bar erano sempre i più informati. Entrò nella prima edicola che trovò e comprò il quotidiano locale. Lo sfogliò velocemente per arrivare alla cronaca e all’articolo che le interessava. Iniziò a leggere comprendendo che non si faceva alcuna menzione di un giro di gare clandestine. C’erano poche e coincise parole riguardo un ragazzo che la scorsa notte era morto mentre era in moto. Le dinamiche erano ancora da accertarsi ma era solo e andava ad una forte velocità. Molto probabilmente aveva perso il controllo del mezzo usato. La ragazza rimase per alcuni secondi immobile cercando un qualunque dettaglio in più ma non trovò nulla e solo quando il suo iPhone iniziò a vibrarle in tasca, si decise a staccare gli occhi da quelle parole.
<< Davide >> disse semplicemente attivando la conversazione.
<< Ele finalmente, cazzo! >> esclamò il ragazzo << Stiamo andando tutti a casa di Mirko, ci vediamo lì >>.
Eleonora agganciò senza dire niente e meccanicamente si diresse verso casa dell’amico.
 
Arrivò per ultima, quasi nessuno avesse avuto impegni precedenti. Era passata prima da casa senza incontrare i suoi familiari e si era cambiata. Mirko abitava in un villino in periferia, arrivarci a piedi sarebbe dovuto essere stancante invece Eleonora si sentiva semplicemente vuota. Il ragazzo le aprì la porta di casa abbracciandola subito dopo e la condusse in salone dove erano presenti, seduti chi sul divano e chi sulle sedie, Monica, Carlo, Davide e Giorgio. Di loro, solo il suo amico stringeva in mano una bottiglia di birra mezza vuota.
<< Ehi, ragazzi >> disse semplicemente avanzando.
Sussultò una sola volta prima di mettersi seduta.
<< Sapete quando… >> chiese Giorgio guardando Mirko.
<< Domani mattina alle nove >> rispose Monica stringendosi ancor di più al ragazzo.
<< Ha sofferto? >> domandò Eleonora senza guardare nessuno.
Mirko scosse il capo.
<< Lui…stava correndo. Come faceva sempre. Ve lo ricordate? Invidiavo da morire la sua moto >>.
Monica gli sorrise baciandogli la mano.
<< Mi mancherà >> mormorò Carlo che tra tutti era quello che lo conosceva da più tempo.
Nessuno si lasciò andare a grandi discorsi. Per lo più ognuno disse qualche frase su Diego o parlò di un momento particolare con lui. Sorrisero con nostalgia, piansero, si asciugarono le lacrime, cercarono di farsi forza l’un l’altro per superare la tragedia.
<< E Nicole? >> chiese ad un certo punto la diciottenne dopo essersi soffiata il naso << Pensavo venisse anche lei >>.
<< L’ho chiamata cinque volte e non ha mai risposto >> fece Monica << Penso che voglia stare un po’ per i fatti suoi. Erano parecchi anni che stavano insieme >>.
<< Una volta mi ha parlato di matrimonio >> disse Carlo ricominciando a perdersi tra i ricordi.
<< Che cosa sa lei? >> insistette Eleonora.
Mirko si strinse nelle spalle.
<< Quello che sanno tutti, è stato un incidente stradale dovuto alla forte velocità >>.
<< Mi stai dicendo che non le avete detto la verità? >>.
<< Ovvio che no! >> esclamò Davide alzandosi in piedi << A che pro farlo? Diego è morto! >>.
<< Perché lei era la sua ragazza! Dovrebbe sapere ciò che è successo davvero! >>.
<< Ma sei impazzita? >> riprese l’amico << L’ha sempre tenuta all’oscuro di tutto, non distruggeremo l’idea che ha del suo ragazzo! È l’unica cosa che le è rimasta di lui! >>.
<< Ragazzi, non litigate per favore >> fece Monica nel tentativo di calmare le acque << Siamo tutti scossi per quello che è successo ma... >>.
<< Ma il cazzo! >> sbottò Eleonora incapace di comprendere come si potesse essere d’accordo su una cosa del genere << Voi...voi siete d’accordo con Davide? >>.
Nessuno dei presenti rispose limitandosi a guardarsi l’un l’altro di sottecchi.
<< È assurdo, cazzo! Ve ne rendete almeno conto? Era nostro amico e lo è anche Nicole! Le dobbiamo la verità! Io vorrei saperla se fossi in lei. E poi… >> sgranò gli occhi per i pensieri che stava facendo.
Mirko questa volta si alzò in piedi per fronteggiarla e le impedì di proseguire.
<< Proprio perché siamo suoi amici, non le diremo niente. Tutti noi le vogliamo bene e sicuramente Diego non avrebbe voluto che lo facessimo >>.
Eleonora si guardò intorno e improvvisamente sentì l’aria mancarle. Perché era l’unica a pensarla in maniera diversa? Perché nessuno comprendeva quello che stava cercando di dire? Fece un respiro profondo cercando di reprimere le lacrime.
<< Chi ha chiamato i soccorsi? >>.
<< Io >> rispose Carlo alzando leggermente la mano << Ho fatto andare via tutti e ho chiamato il 118 >>.
<< Hai aspettato che gli altri andassero via prima di aiutare Diego? Ma come cazzo…e se…oh Cristo, non posso crederci! Ti sei preoccupato di farlo passare come incidente piuttosto che aiutarlo subito?! >>.
<< Ho fatto la cosa giusta! >> si difese il ragazzo spostando il peso del suo corpo da un cuscino all’altro del divano.
<< Poteva essere ancora vivo! E tu l’hai lasciato morire! >>.
<< Non era vivo, non poteva esserlo! Non dopo il volo che ha fatto! >>.
<< Ma che cazzo ne sai, non sei un fottuto medico! >>.
<< Smettila, Eleonora! >> esclamò Mirko afferrandola per un braccio.
<< Ma che amici siamo? Facciamo schifo, è questa la verità! >> affermò risolutamente Eleonora << Così facendo non proteggiamo il ricordo di Diego ma solo noi stessi! Siete degli ipocriti e io non voglio far parte di tutto questo! >>.
Senza aspettare risposta, corse fuori da quella stanza, fuori da quella casa dove tutto le parlava di falsità.
 
Quando suonò la campanella dell’intervallo, Martina scattò in piedi come una molla. Qualche ora prima, nel svegliarsi nel suo letto, aveva scoperto che Eleonora non era più con lei e una strana angoscia si era impossessata di lei. Alle numerose chiamate che le aveva fatto, le aveva sempre risposto la segreteria telefonica e alla fine sua madre le aveva consigliato di lasciarla da sola per metabolizzare tutte le notizie ricevute. Non potendo fare altro, si era recata a scuola dove la notizia della morte di un ex alunno del liceo aveva già fatto il giro dell’istituto. La sua professoressa di filosofia a prima ora si era lasciata andare a un lungo ricordo riguardo questo Diego Vagnato di ventidue anni. A scuola erano in molti a conoscerlo e altrettanti erano scioccati dalla notizia. Simona non aveva saputo dirle qualcosa in più, si era trasferita l’anno scorso e questo ragazzo aveva già preso la maturità.
<< Claudia! >> esclamò alzando la mano vedendo la sorella di Eleonora in compagnia di Federico.
<< Marty! >> fece la ragazza andandole incontro << Ti stavamo cercando! Dov’è Eleonora? >>.
A quella domanda, la sedicenne sgranò gli occhi dalla sorpresa.
<< Stamattina non l’avete vista? >> chiese.
<< Cavolo, no! >> rispose Federico leggermente preoccupato << Pensavamo fosse con te! Non la vediamo da ieri >>.
<< E lo era! Fino a stamattina almeno >> disse Martina allarmata << Credevo che fosse tornata a casa >>.
<< Deve essere sconvolta per Diego >> mormorò Claudia.
<< Lo conosceva? >> domandò la sedicenne.
<< Certo, erano amici >>.
<< E’ passato un paio di mattine fa da casa >> commentò Federico grattandosi la nuca. Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero della sorella per l’ennesima volta << Spento >> aggiunse chiudendo la chiamata.
<< Perché non mi ha detto niente? >> chiese la ragazza dai capelli rossi << Ero lì, avrebbe potuto parlare con me! >>.
<< Perché ha una testaccia dura, ecco perché! Quando la vedo le spacco la faccio, giuro! >> rispose Claudia cercando l’abbraccio confortante del fratello.
<< Andrà tutto bene >> le disse Federico << Quando usciamo, andremo a cercarla >>.
 
Martina non credeva che l’avrebbe trovata sotto casa e si stupì non poco di vederla seduta sulla soglia del portone con la testa bassa. Si guardò intorno ma non c’era traccia del suo motorino. Notò che indossava degli abiti diversi quindi aveva almeno avuto la forza di andare a casa a cambiarsi. Le si avvicinò con calma, anche se avrebbe voluto saltarle addosso e urlarle di non farla più spaventare in questo modo, per timore di terrorizzarla ancor di più. Si sistemò lo zaino su una sola spalla e finse un colpo di tosse per provare a ridestarla dai suoi pensieri. Ma Eleonora era chiusa nelle sue riflessioni e alzò il capo solo quando vide l’ombra dell’altra ragazza ormai a pochi centimetri da sé.
<< Ehi >> la salutò Martina chinandosi per sfiorarle la guancia col naso << Sei tornata >>.
<< Scusa >> mormorò Eleonora rendendosi conto di essere stata una maleducata non solo nei confronti della più piccola ma dell’intera famiglia Capasti << Non volevo ma stamattina… >>.
<< Lo so >> rispose la ragazza dai capelli rossi sedendosi al suo fianco << E’ morto quel ragazzo, Diego >>.
A quelle parole la più grande scattò in piedi come una molla e per poco non inciampò in una mattonella sconnessa. Imprecò nuovamente e prese la testa con entrambe le mani ricordando la discussione avuta con i suoi amici a casa di Mirko.
<< Era mio amico >> riuscì solo a dire alla fine.
<< Lo so >> fece Martina afferrandole entrambe le mani << E’ stato un incidente, nessuno ne ha colpa >>.
Eleonora la guardò con occhi colmi di tristezza e una lacrima le scivolò lungo la guancia mentre singhiozzava.
<< Un incidente >> ripeté distogliendo lo sguardo dal suo viso e provando a divincolarsi dalla sua presa.
Si sedette sul bordo del marciapiede e fece un respiro profondo. Martina la fissò per qualche istante in silenzio prima di sedersi sul gradino del suo portone. Voleva lasciarle il suo spazio e non opprimerla. Si guardarono per diversi secondi senza parlare, semplicemente osservando i movimenti che l’altra faceva e ascoltando il martellare incessante dei loro pensieri. Fu Eleonora la prima a muoversi e ad avvicinarsi alla più piccola. Spalla a spalla, con le dita che si sfioravano appena, iniziò a parlare. E il suo dolore prese voce, un fiume di parole che non poteva più essere fermato. Raccontò tutto dall’inizio, dalla prima volta che aveva conosciuto Diego, delle gare clandestine, delle moto, di come lei e Davide vi appartenessero. Era la prima volta che ne parlava ad alta voce, che dava un senso concreto a quello che le era successo. Alcune volta si fermava, altre i singhiozzi la costringevano a fermarsi ma proseguì fino alla fine. Martina rimase per tutto il tempo silenziosa, sbigottita da quel monologo che Eleonora stava avendo con se stessa e comprese che quello era l’ultimo tassello della sua vita, quello che ancora non conosceva. Si alzò in piedi quando il suono della sua voce si spense e si passò una mano tra i capelli sconvolta.
<< Tu…tu devi smettere >> disse in un sussurro << Immediatamente >>.
Avrebbe voluto urlarle che non doveva azzardarsi mai più a compiere un atto cosi scellerato perché sarebbe potuta essere al posto di Diego e allora lei cosa avrebbe fatto senza di Eleonora? Cosa? Non ne aveva la minima idea. Si ritrovò a serrare le mani a pugno e a trattenere le lacrime. Era assurdo morire in quel modo e a quell’età lasciando coloro cui si voleva bene senza una ragione valida. Poteva solo lontanamente immaginare cosa stesse provando la ragazza di questo Diego dopo tutti gli anni condivisi con lui. La più grande la imitò serrando la mascella. Le aveva appena confidato una parte della sua vita di cui non andava molto fiera, era sconvolta per la morte del suo amico e tutto quello che Martina aveva da dirle era che doveva smettere? Tutto qui? Nemmeno una parola di conforto?
<< Me ne vado >> proclamò voltandosi verso la strada << Ho sbagliato a venire qui >>.
L’altra le afferrò prontamente il polso per fermarla.
<< Dove vuoi andare? Sei sconvolta, resta qui! >>.
Eleonora si divincolò bruscamente dalla sua presa.
<< Non voglio restare qui! Lasciami! Tu non… >>.
<< Io cosa? >> la interruppe Martina alzando di una tonalità la voce << Ti rendi conto che se ti fosse successo qualcosa nessuno mi avrebbe raccontato la verità? E io come avrei continuato la mia vita senza di te? >>.
<< Mi dispiace, okay? Io non ci ho mai pensato! Non ho mai pensato che uno di noi potesse… >>.
Le mancò la forza di pronunciare l’ultima parola.
<< Devi lasciar perdere le corse e questo gruppo! Ti potevano portare alla morte! >>.
<< Lo so, lo so! >> esclamò Eleonora camminandole intorno. Si prese la testa tra le mani chinandosi leggermente in avanti << Non so che devo fare! >>.
<< Devi far quel che ti sto dicendo! >> sbottò Martina esasperata.
Ancor prima di riuscire ad aggiungere qualcosa, Eleonora si allontanò da lei correndo per impedirle di raggiungerla.
Cazzo, pensò guardandola attraversare la strada e sparire dietro l’angolo.
In quel momento sua madre si mise a chiamarla dal balcone per intimarle di sbrigarsi a salire.
 
L’intero pomeriggio era trascorso senza alcuna traccia di Eleonora. Il suo cellulare risultava spento e non aveva mai risposto ai suoi messaggi. Martina pensò di essere stata troppo dura con l’altra, di non averle dato improvvisamente lo spazio di cui aveva bisogno nonostante ci avesse provato all’inizio. Quella sua reazione aveva fatto scattare la più grande come una molla spingendola ad allontanarsi da lei, l’unica persona con cui si era confidata. Immaginò che si fosse sentita delusa e tradita e che si fosse rifugiata da qualche parte. Quando, però, scoccarono le sette del pomeriggio e in lontananza una nuvola tuonò, decide di spedire un messaggio a Claudia su Facebook. Aveva bisogno semplicemente di sapere che Eleonora stesse con qualcuno, la sorella era la persona migliore che le fosse venuta in mente. La più piccola le rispose immediatamente e dopo un breve scambio di battute si scambiarono i numeri di cellulare.
<< Sappiamo dove si trova >> proclamò Claudia non appena Martina attivò la conversazione << Ma non vuole aprire a nessuno >>.
<< Dove? >>.
<< Abbiamo trovato il suo motorino sotto l’appartamento che di solito… >>.
<< Ah, ho capito. Ci vado subito >> la bloccò Martina comprendendo a che luogo si riferisse.
<< Marty, noi ci abbiamo provato ma è stato tutto inutile. Spero che tu abbia più fortuna >>.
Si salutarono con poche parole e subito dopo la ragazza dai capelli rossi si rese conto di non aver domandato nulla sul test di compatibilità di Serena ma dall’umore di Claudia non dovevano esserci stati ancora significativi risvolti. Mentre infilava il giubbotto e il cappello di lane urlò a sua madre che non sarebbe tornata per cena. Doveva stare con Eleonora.
Impiegò più tempo del previsto ad arrivare, l’appartamento era distante dal centro del paese ma anche se si fosse trovato in un’altra città, Martina era determinata ad arrivarci. Riconobbe immediatamente il motorino della ragazza parcheggiato fuori il portone e il cuore le si strinse non vedendo nessuna luce accesa. Suonò al citofono varie volte ma non ricevette risposta e così dovette attendere che qualcuno che stava uscendo aprisse permettendole di entrare. Arrivata al piano giusto, si attaccò al campanello incurante che agli altri condomini potesse dare fastidio.
<< Eleonora, aprimi >> disse la più piccola iniziando a battere il palmo della mano sulla porta di legno << Per favore! Fammi stare con te! Lo so che ci sei e non ho intenzione di andarmene! Mi hai sentita? Io resto qui! >>.
Urlò ancora per diversi minuti e alla fine si sedette per terra prendendosi le ginocchia con entrambe le braccia. Erano passate almeno due ore prima che la porta si aprisse cigolando. Martina si alzò in piedi sentendo un leggero fastidio alle ginocchia per la posizione e si avvicinò a quel viso che spuntava dalla penombra. In silenzio la più grande la fece entrare e prima che potesse anche solo pronunciare parole di scuse rivolte all’altra, Martina la baciò con forza dopo averle afferrato entrambi i polsi. Eleonora si sciolse tra le sue braccia. L’umido delle lacrime tornò a farsi sentire ma lei era lì proprio per farlo sparire completamente.
<< Ti prego, non lasciami >> mormorò appena la ragazza dai lunghi capelli biondi quando si staccarono << Non andartene anche tu >>.
Martina la abbracciò baciandola nuovamente.
<< Non ho intenzione di farlo >> le rispose accarezzandole una guancia << Ho perso letteralmente la testa per te ormai. È troppo tardi anche solo per pensarlo di farlo >>.
Le sorrise mentre Eleonora la guardava negli occhi. Si baciarono ancora, ancora e ancora. E a ogni bacio la più grande indietreggiava verso la camera da letto. Cadde sul letto senza smettere di fissare Martina che salì a cavalcioni sul suo corpo. Entrambe avevano il respiro affannoso e le gote arrossate. Con un dito, la più piccola le accarezzò le labbra scendendo lungo il collo fino alla pancia. Rabbrividì cercando di fare appello al suo autocontrollo. Eleonora si sollevò sui gomiti baciandola e gemette quando l’altra le morse il labbro inferiore.
<< Ele, io non so se… >>.
<< Non voglio che ti fermi >> rispose fermamente la più grande baciandole la mano.
A quelle parole, tutti i freni che si era precedentemente imposta Martina, sparirono e si concentrò unicamente su un unico pensiero. Stava per fare l’amore con Eleonora. Intrecciò le sue dita a quelle dell’altra mentre le portava entrambe le braccia sopra la testa. Le baciò il collo con foga, quasi temendo che potesse cambiare idea all’improvviso e poi si fermò per fissarla negli occhi a pochi centimetri.
<< Sei sicura di volerlo? >> le chiese inghiottendo un groppo di saliva.
Eleonora allora liberò una mano dalla sua presa e le scostò una ciocca di capelli dal viso prima di annuire. Si baciarono per l’ennesima volta e fu come immergersi in un unico desiderio. Chiusero gli occhi sentendo l’odore e il sapore dell’altra mischiarsi al proprio. Entrambi i loro cuori battevano all’impazzata, con così tanta forza da temere che scoppiassero. Eppure non volevano fermarsi. Martina sfilò la maglia di Eleonora rimanendo senza fiato nel contemplarla in reggiseno. Finalmente, dopo tutti quei mesi, stava per farla sua. Scese sul suo corpo per baciarlo mentre con un dito fece scivolare la spallina destra dell’indumento. Le morse una spalla senza farle male sentendola sussultare sotto il suo corpo e le venne da sorridere nell’avvertire le mani dell’altra insinuarsi sotto la sua maglietta per accarezzarle la schiena. Per Eleonora era tutto nuovo e al tempo stesso tutto meraviglioso. Si accorse di non avere paura di quello che stava per accadere perché lo aveva desiderato da tempo. E adesso stava per avverarsi. Lei e Martina. Davide ormai era una figura in ombra, lontana dalla strada principale della sua vita e riusciva finalmente a vederlo per quello che era: un amico. Un amico molto importante ma pur sempre tale. Tutti i sentimenti d’amore che provava erano unicamente rivolti a Martina. Aprì la bocca per dire qualcosa però ciò che riuscì a pronunciare fu un gemito. La più piccola lentamente le sfilò il reggiseno e rimase qualche secondo ad ammirare quel seno finalmente scoperto che tanto aveva desiderato. Ingoiò un groppo di saliva sentendo il cuore martellarle nelle orecchie per intensità del momento. Si chinò per baciarglielo e alzò leggermente gli occhi per incontrare quelli di Eleonora. Erano vitrei di piacere, meravigliosi.
<< Ti amo >> le disse prima di morderle un capezzolo.
La più grande sussultò non solo per il gesto ma anche per le parole e provò ad alzarsi per baciarla. L’attimo dopo le tolse la maglietta. Voleva vederla nuda, desiderava che facessero l’amore insieme. Titubante, avvicinò le sue mani al corpo di Martina slacciandole anche il reggiseno e fremette per l’ondata di eccitazione che la travolse. Si baciarono di nuovo mentre la più piccola la spinse di nuovo in posizione supina. Le sue labbra sfiorarono appena il collo della ragazza prima di concentrarsi sul seno. Chiuse gli occhi assaporando ogni attimo e sentendo i capezzoli diventare turgidi in pochi secondi. Se ne compiacque per un momento e le sorrise risalendo velocemente verso il suo viso prima di slacciarle il primo bottone del jeans con la mano destra. Eleonora aveva il fiato corto e le gote arrossate, Martina la trovava bellissima. Sentì la presa sulla mano sinistra aumentare improvvisamente e comprese che aveva bisogno di essere rassicurata. Le accarezzò il padiglione auricolare col naso rabbrividendo.
<< Va tutto bene >> le sussurrò trattenendo il respiro << Andrà tutto bene >>.
La più grande annuì baciandola.
<< Non lasciarmi >> le ripeté come se fosse il suo timore più grande.
<< Sono qui >> rispose Martina senza lasciarle la mano intrecciata e riprendendo a scendere.
Le baciò il ventre e con i denti le abbassò la zip rivelando un lembo del suo slip ricamato e abbinato al reggiseno. Eleonora inarcò la schiena per facilitarle i movimenti e in pochi secondi il jeans andò a fare compagnia agli altri indumenti.
<< Martina, io… >> provò a dire la più grande ma l’altra la bloccò baciandola.
Lentamente iniziò a massaggiarle il basso ventre con quell’unico pezzo di stoffa a farle da filtro. Eleonora gemette forte e involontariamente allargò di più le gambe. Martina sorrise leccandosi le labbra e si mise per un attimo seduta per slacciare il pantalone. Rabbrividì nel sentire le mani della maggiore accarezzarle il fondo schiena e lambire l’elastico del suo slip con desiderio crescente. L’eccitazione le stava montando dentro come un uragano, una forza che mai aveva provato. La più piccola aveva ragione, stavano facendo l’amore. Non era solo del semplice sesso, sentiva distintamente la differenza. Sospirò sotto le continue carezze di Martina e fu quasi una liberazione quando le sfilò finalmente lo slip. Si guardarono negli occhi ed Eleonora divenne improvvisamente rossa per l’imbarazzo. L’altra la stava contemplando completamente nuda e un senso d vergogna l’assalì. Fece per chiudere le gambe ma Martina le posò una mano sul ginocchio sinistro accarezzandolo.
<< Sei bellissima >> le bisbigliò baciandoglielo << Non avere paura di me >>.
<< Non ho paura di te >> fece Eleonora alzandosi sui gomiti per arrivare a pochi centimetri dal suo viso << Io ti voglio >> aggiunse togliendo il suo ultimo indumento.
Martina sorrise a quelle parole e la baciò mentre la mano risaliva lentamente verso la sua intimità. La più grande le morse il labbro inferiore quando la sentì giungere alla meta tanto ambita. Era tutto teso a quel momento, come se fino a quel momento non ci fosse stato niente di più importante.
<< Mi dispiace >> disse improvvisamente Eleonora con le lacrime agli occhi.
L’altra si fermò temendo d’aver fatto qualcosa di sbagliato.
<< Mi dispiace tanto >> continuò la ragazza dai capelli biondi piangendo << Io vorrei… >>.
<< Rilassati >> le rispose Martina << Va tutto bene >>.
<< Vorrei essere vergine >> concluse finalmente Eleonora << Vorrei che non ci fosse stato nessun altro prima di te >>.
Il cuore della più piccola ebbe un sobbalzo nel sentire quella frase.
<< Non dire nient’altro, va tutto bene >> affermò nuovamente baciandole il collo << Questa è la nostra prima volta e non importa chi c’era prima. Ora siamo solo tu ed io >>.
Si baciarono nel momento in cui Martina decise di osare. E fu meraviglioso. I gemiti di Eleonora aumentarono assecondando ciò che lei le stava dando, senza smettere di guardarsi, senza smettere di essere una cosa sola.
<< Ti amo, Martina >> mormorò la più grande l’attimo prima che l’ondata dell’orgasmo la travolgesse.
Alla più piccola bastarono quelle poche parole per raggiungere l’apice del piacere. Glielo aveva detto, le aveva detto che l’amava. Si lasciò andare, stremata e sfinita, sul corpo di Eleonora che lentamente stava smettendo di tremare. I loro cuori tornarono a battere normalmente insieme mentre si abbracciarono. Eleonora diede un bacio sulla tempia di Martina e per la prima volta dopo giorni le sorrise sinceramente.
<< Anch’io ti amo >> disse Martina accoccolandosi contro il suo corpo << E’ stato bellissimo >>.
<< Per la prima volta mi sono sentita in pace col mondo >>.

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Capitolo 44
*** Fine ***


Lavinia amava svegliarsi presto per prepararsi con calma, molto presto rispetto all’orario scolastico. Quando uscì dalla doccia, avvolta da un asciugamano bianco, trovò due chiamate da parte di Davide. Si guardò allo specchio sciogliendo i capelli dal mollettone e pensò a ciò che avrebbe dovuto indossare quella mattina in chiesa. Davide la sera precedente le aveva chiesto di accompagnarlo nonostante lei non avesse mai conosciuto Diego. Provò a richiamare l’amico mentre faceva colazione e i suoi genitori uscivano per andare a lavoro ma non ottenne risposta. Pochi secondi dopo, qualcuno citofonò. Per istinto sapeva già chi fosse ma il ragazzo non volle salire a casa. Di corsa allora s’infilò le scarpe e scese portandosi dietro le chiavi di casa.
<< Ehi >> lo salutò non appena si fu chiuso alle sue spalle il portone dell’appartamento << Come stai? Sei riuscito a dormire? >>.
Davide scosse il capo e chiuse una mano a pugno avvicinandosi. Lavinia lo abbracciò accarezzandogli i capelli e gli lasciò un bacio sul collo. Per quell’occasione indossava una camicia nera su un jeans grigio, scarpe Hogan nere e un montgomery lasciato aperto. In mano aveva i soliti guanti scuri.
<< Ho pensato a Diego tutta la notte >>.
<< E’ normale, Da >> rispose la ragazza << Era tuo amico >>.
<< Eleonora, invece, se ne frega! Pare che non le importi nulla >>.
A quelle parole Lavinia s’irrigidì pensando che non ne poteva davvero più di vivere all’ombra dell’altra ragazza.
<< Davide >> fece << Lascia perdere Eleonora, per favore! >>.
<< Senti, abbiamo perso un amico in comune. È normale che cerchi di capire cosa le passi per la testa! Pensavo che ci saremmo riavvicinati! >>.
<< Ma come fai a pensare una cosa del genere? >> esclamò Lavinia all’apice dell’esasperazione << Sta con un’altra persona! Una ragazza! >>.
Davide si allontanò bruscamente da lei sgranando gli occhi.
<< Ma che cazzo stai dicendo? >>.
<< Le ho viste io a scuola! La devi smettere di pensare a lei! >>.
<< Non è possibile, sono solo cazzate! Sono tre anni che scopa con me, non possono piacerle le ragazze! >>.
Lavinia lo fissò con aria addolorata. Eleonora non era solo la sua amica, la ragazza con la quale aveva scopato. Davide ne era innamorato, era così palese che si domandò come avesse fatto a non capirlo prima. Non avrebbe avuto, altrimenti, quella reazione.
<< No, cazzo >> disse prima di salire sul suo motorino e andarsene.
 
Martina guardava Eleonora per la prima volta dormire placidamente. Le accarezzò il viso e le baciò una guancia prima che si svegliasse.
<< Buongiorno >> le sussurrò sorridendole.
L’altra contraccambiò abbracciandola.
<< Che ore sono? >>.
<< Abbiamo il tempo di fare una doccia prima di andare in chiesa >>.
Eleonora annuì alzandosi mentre si passava una mano tra i capelli; poi ci ripensò e tornò da Martina per baciarla.
<< E’ stato bellissimo >> disse subito dopo.
<< Anche per me >>.
Si lavarono e vestirono in silenzio, semplicemente lanciandosi occhiate e sorrisi. Nelle loro menti era ancora vivo ciò che avevano condiviso la sera precedente, non serviva parlarne. Quando terminarono, Martina la abbracciò con calore, senza alcun intento malizioso.
<< Sono sempre con te, ricordalo >>.
<< Lo so >> rispose Eleonora. Prese il cellulare accendendolo dopo un intero giorno e rimase stupita nel notare alcune chiamate dell’amico di quella mattina << Mi ha chiamato Davide >> aggiunse cancellandole dall’elenco.
<< Ti ha lasciato anche qualche messaggio? >>.
L’altra scosse il capo infilando l’iphone nella tasca del jeans.
<< Ti accompagno a casa? >>.
Martina la guardò, quasi temendo di doversi dividere da lei, e subito dopo si fissò la punta delle scarpe. Eleonora allora le sollevò il mento con due dita e la baciò per calmare i suoi dubbi.
<< Quando usciremo da qui >> iniziò << Non cambierà nulla. Io ti amo >>.
Per la prima volta da diversi giorni, fu lei a consolare la più piccola e a rassicurarla sui suoi sentimenti. L’altra l’abbracciò felice prima di uscire. Avevano appena varcato la soglia del portone quando videro Davide seduto sul suo motorino che fumava nervosamente una sigaretta. Eleonora sentì il fiato mancarle nell’incontrare i suoi occhi e la presa sulla mano di Martina aumentò. Il ragazzo si avvicinò alle due gettando lontano da sé il mozzicone e infilò le mani in tasca.
<< E così, è vero >> disse guardando le loro dita intrecciate.
<< Davide… >>.
<< No, cazzo! Stammi a sentire, sei solo una fottuta stronza! Porca puttana, mi hai riempito di stronzate e bugie! Ti odio, stronza! Lavinia aveva ragione! >>.
Eleonora e Martina si scambiarono una breve occhiata interrogativa.
<< La…Lavinia? >> chiese incerta la ragazza dai capelli biondi << Lei sa di me e… >>.
<< Non hai fatto altro che mentirmi! >> continuò Davide incapace di fermarsi ad ascoltarla << E per chi poi? Un’altra ragazza! Un’altra fottuta ragazza! Te la sei scopata? Merda, non posso crederci che tu l’abbia fatto davvero! Hai sempre scopato con me, cazzo! Me! Ed io sono un maschio, con tutti gli attributi! Come ti è passato per la testa? Perché stai facendo questo? >>.
<< Perché mi sono innamorata! >> sbottò Eleonora con rabbia << Io e te abbiamo sempre e solo scopato, Davide! Non c’è mai stato amore! Questo invece è diverso! Come fai a non capirlo? Tu hai fatto sesso con Lavinia, perché non posso fare le mie fottutissime scelte? >>.
<< Perché io credo di essere innamorato di te! >>.
Fu una frase che uscì così velocemente da bloccare perfino Davide che si era portato una mano sulla bocca. Era sorpreso anche lui d’averlo detto veramente. Martina trattenne il fiato a quella rivelazione mentre cadeva un pesante silenzio. Guardò Eleonora le cui guance si erano improvvisamente colorite e la vide muovere un passo verso il ragazzo. Le lasciò la mano e per un solo attimo il cuore le si fermò.
<< Davide… >> ripeté Eleonora << Mi… >>.
Ma l’altro si ritrasse dal suo tocco indietreggiando.
<< Non mi toccare! >> esclamò senza guardarla << Mi fai schifo! Ci sono sempre stato solo io e adesso…vaffanculo! >>.
La ragazza si bloccò, colpita da quelle parole e si rese conto d’averle provocate lei con le sue continue bugie e i suoi misteri. Chinò il capo colpevole. Se fosse stata meno ambigua, se avesse detto la verità fin dall’inizio, quella situazione si sarebbe potuta evitare.
<< Hai mandato tutto a rotoli per… per quella! >> continuò il ragazzo indicando Martina che era rimasta in silenzio.
<< Ehi, non provare a insultarla! >> gridò Eleonora punta dal modo in cui Davide si rivolgeva alla più piccola.
<< Ma vaffanculo! >> ripeté l’altro montando in sella al suo scooter e mettendo in moto.
 
La chiesa era gremita di gente ma era piuttosto normale che fosse così. Diego aveva ventidue anni e in un piccolo paese come il loro era naturale che tutti si conoscessero almeno un po’, soprattutto i ragazzi. Eleonora salutò molti ragazzi, più di quanti Martina si sarebbe aspettata e le indicò chi fosse Nicole, i genitori del defunto e molte altre persone. Prima che iniziasse la funzione, si fermarono a conversare fuori con i compagni di classe della maggiore. Martina per lo più rimase in silenzio tranne per qualche monosillabo. Nessuno parve meravigliarsi eccessivamente della sua presenza, erano completamente presi da quello che era successo. Poi arrivò Davide che teneva per mano Lavinia e per poco la ragazza dai capelli rossi non gli urlò contro. Nemmeno mezz’ora prima aveva rivelato ad Eleonora di essere innamorato di lei e ora si recava in chiesa con un’altra ragazza. Il ragazzo salutò tutti gli amici e i conoscenti senza degnare di una sola occhiata la coppia. Paolo fece per dire qualcosa notando lo strano comportamento ma Ramona glielo impedì con una sola occhiata. Davide e Lavinia superarono l’amica e Martina per entrare in chiesa e furono seguiti dagli altri. Le due ragazze, invece, scelsero un posto piuttosto appartato, lontano da occhi indiscreti mentre il gruppo si spostò su un banco della navata centrale. Nonostante tutti gli occhi fossero puntati su quella bara di fronte all’altare, la figura che più inteneriva i presenti fu quella di Nicole, stretta nel suo abito nero, il capo chino, tra i suoi due fratelli maggiori Roberto e Michele che parevano quasi le sue rocce in quel momento. Mai fu vista versare una lacrima anche se era chiaro quanto stesse soffrendo. Martina la ammirò molto durante la funzione; così contenuta e allo stesso tempo così fragile nel suo dolore. Alzò gli occhi su Eleonora che invece stava fissando la mano di Lavinia posata sulla spalla di Davide. Le sfiorò il palmo col suo e le sorrise quando la guardò. Lei si passò le dita dell’altra mano tra i capelli e tornò ad ascoltare il prete. Quando la messa terminò e tutti si mossero verso i genitori di Diego, nella chiesa esplose il pianto della signora Civita Vagnato che si accasciò contro il marito prima di perdere i sensi. Fu chiamata un’ambulanza tra il panico e l’apprensione generale ma poco prima che arrivasse, la donna rinsavì riprendendo a piangere. Eleonora fu colpita da quell’esternazione del dolore, in netto contrasto con Nicole e le fece tenerezza. Diego era figlio unico, avuto dopo parecchi anni di matrimonio. In quel momento le fu chiaro che Civita non si sarebbe mai ripresa dalla perdita del ragazzo. Quella costatazione fu come un pungo in pieno stomaco e voltò la testa quasi di scatto verso la più piccola. Cosa avrebbe fatto lei, se fosse successo qualcosa a Martina? Le aveva detto che l’amava e non riusciva adesso a concepire la sua vita senza quella cascata di boccoli rossi. Fece un respiro profondo cingendole la vita mentre si incamminavano all’esterno.
<< Ele! Marty! >> esclamò Claudia correndo verso di loro non appena le vide uscire.
Eleonora si girò verso la sorella e lasciò l’altra per abbracciare la quindicenne. Insieme a lei c’erano Federico e Tommaso.
<< Ci hai fatto preoccupare tantissimo, stronza! >> continuò la più piccola del gruppo.
<< Scusami >> rispose la maggiore << Non volevo >>.
<< Come stai? >> domandò il fratello poggiando una mano su quella di Eleonora che ancora stringeva Claudia.
La sorella stava per rispondere quando la bara fece il suo ingresso in spalla non solo agli addetti delle pompe funebri ma anche a Roberto e Michele. Subito dopo seguivano i coniugi Vagnato. Eleonora chinò il capo e una lacrima le scivolò sulla guancia destra.
<< Addio Diego >> disse in un sussurro appena percettibile.
Martina la abbracciò asciugandole il viso.
<< Ciao Davide >> salutò Claudia vedendolo apparire sulla soglia della chiesa e agitando una mano.
Il ragazzo sollevò lo sguardo verso il gruppo e si limitò a un breve cenno del capo prima di raggiungere Carlo e Giorgio lasciando momentaneamente sola Lavinia. Claudia si voltò per un attimo verso Federico che si strinse nelle spalle e subito dopo verso Eleonora ma non disse nulla su quello strano comportamento.
<< Andrai al cimitero? >>.
Eleonora guardò Martina per un attimo smarrita e subito dopo scosse la testa.
<< Non me la sento >>.
<< Allora vieni con noi in ospedale? Dovrebbero uscire i risultati a breve >>.
La più grande emise un’esclamazione di sorpresa nel ricordarsi del test di compatibilità di Serena e Augusto.
<< Oh cazzo, dovevano uscire ieri! >> disse subito dopo.
<< C’è stato un problema al laboratorio analisi ieri e solo stamattina avrebbero consegnato l’esito >> spiegò Federico << Noi andiamo adesso >>.
<< E veniamo anche noi! >> rispose prontamente la sorella includendo anche l’altra ragazza << Scusate un attimo >> aggiunse notando che Paolo stesse cercando di richiamare la sua attenzione.
Si avvicinò al gruppo, che si stava accingendo a recarsi al cimitero, e ascoltò qualche frammento di conversazione.
<< Hai un posto sul motorino? >> le chiese Ramona indicando con la testa Marco.
Eleonora scosse il capo.
<< Non vengo al cimitero, devo correre in ospedale adesso >>.
Salutò tutti prima di staccarsi e tornare da Claudia nonostante Paolo volesse aggiungere qualcosa. Gli fece un cenno del capo pensando che avrebbe dovuto parlare con loro in modo serio e senza girare troppo intorno alla questione. Basta bugie, non ne poteva più. Passò il casco a Martina prima di mettere in moto e venti minuti dopo parcheggiò fuori l’ospedale. Col cuore che le martellava nelle orecchie, si accinse a salire le scale seguita da tutto il gruppo. Federico la affiancò mentre si aprivano le porte automatiche del reparto e per i primi minuti non si vide nessuno per i corridoi. Poi Fulvia uscì dalla stanza di Serena e si fermò per osservarli. Eleonora sentì distintamente Claudia sobbalzare dietro di lei ma, nel vedere le labbra della donna incresparsi in un sorriso, fu la prima a correre per abbracciarla. E Fulvia si sciolse nel suo abbraccio esalando un respiro profondo e iniziando a piangere. La maggiore non l’aveva mai vista piangere in quel modo, era sollevata e il suo cuore si riscaldò al pensiero che stesse tutto per finire. Suo fratello la abbracciò ancora prima che lei potesse dire o fare qualcosa e lo sguardo di Martina le fece dimenticare qualunque sensazione di tristezza. In quel momento perfino sua madre parve dimenticarsi della ragazza o della loro passata chiacchierata. Si guardarono negli occhi e fu come fissare lo stesso conforto. Lentamente Eleonora annuì superandola per entrare in stanza. Augusto, Serena e Michael stavano ridendo e la risata della sorella fu liberatoria. Da quanto tempo non rideva in quel modo? Le pareva una vita che non la sentiva.
<< Ele! >> esclamò la bambina mettendosi in piedi sul letto non appena la più grande fece la sua comparsa.
Augusto la aiutò affinché non facesse cadere la flebo e il secondo successivo era tra le braccia della sorella che la strinse contro di sé incurante del resto. Martina osservò la scena con un misto di dolcezza e felicità negli occhi avvicinandosi al letto e salutando i presenti. L’uomo la guardò a lungo prima di spostare lo sguardo sulla figlia e limitarsi ad annuire.
 
Due mesi dopo…
Il sabato era il giorno preferito dai ragazzi. Si poteva fare tardi la sera senza preoccuparsi della scuola, il pomeriggio poteva essere dedicato a qualcosa che non avesse a che vedere con i compiti e si poteva rincasare anche senza voce. Eleonora trovò parcheggio vicino al bar che un paio di persone che conosceva stavano inaugurando e aspettò che Martina le desse il casco per riporli entrambi nell’apposito vano. Infilò le chiavi in borsa e controllò il cellulare. Anche Claudia e Tommaso si sarebbero presentati all’inaugurazione, più per curiosità che altro, ma al momento non erano ancora arrivati. Federico era rimasto a casa per insegnare il burraco a Serena e Ilaria e Fulvia erano in giro a fare compere. Suo padre con il bambino erano tornati a Miami non appena gli fu possibile, il che risaliva ormai a tre settimane prima, quando cioè i medici aveva dichiarato che l’operazione di Serena era perfettamente riuscita. Definirla fuori pericolo era ancora troppo presto ma tutti erano ottimisti a riguardo e la bambina reagiva bene alle cure. L’avevano dimessa con la raccomandazione di non saltare mai i controlli e di non stancarsi e tutti a casa facevano il possibile per evitare che Serena si sforzasse. Federico era arrivato addirittura a portarla sulle spalle dalla sua camera alla cucina per permetterle di fare colazione e, nonostante quella non fosse una cosa che Fulvia avrebbe condiviso, per il momento acconsentiva.
<< Ehi >> fece Martina per richiamare la sua attenzione << Vogliamo entrare? >>.
Le sfiorò le labbra con un breve bacio che fece sorridere Eleonora.
<< Certo >> rispose passandosi una mano tra i capelli << A che ora abbiamo il cinema? >> domandò alludendo a ciò che avrebbero fatto dopo.
L’altra guardò il suo orologio da polso.
<< Tra un paio d’ore, abbiamo anche il tempo di mangiare un pezzo d pizza se ti va >>.
Eleonora si limitò ad annuire e in quel momento davanti a entrambe sfrecciò la macchina di Davide. La ragazza s’immobilizzò nel notare che stava parcheggiando e involontariamente serrò la mascella. Martina le strinse la mano ben sapendo che quella era una ferita che ancora le bruciava. Il ragazzo uscì dall’automobile e attese che Lavinia facesse lo stesso prima di far scattare l’allarme; poi si presero per mano e camminarono verso il bar. Nell’incontrare lo sguardo di Eleonora, il ragazzo voltò il capo per non guardarla mentre Lavinia mormorava un breve saluto a entrambe.
<< Davide… >> mormorò la ragazza dai capelli chiari senza sapere bene cosa dirgli.
Era dal giorno del funerale che Davide non le rivolgeva la parola. In classe aveva perfino cambiato posto e lentamente la stava escludendo dal gruppo. Se lei c’era, allora lui cambiava programmi trascinandosi sempre con sé l’altra con cui ormai faceva coppia fissa. Martina sapeva bene quanto quella situazione logorasse Eleonora dentro anche se faceva finta di non darvi peso. Lo vedeva dal suo sguardo dispiaciuto, da come si mordeva le unghie, dal tono della voce subito dopo. Le dispiaceva non poter fare niente ma Davide aveva eretto un muro tra loro e non pareva intenzionato ad abbatterlo. Non le perdonava di stare con lei e soprattutto tutte le bugie che gli aveva rivolto prima di scoprire la verità. Era una situazione che pareva non risolversi positivamente. Fece un respiro profondo sfiorandole il dorso della mano con le dita e la sentì sussultare leggermente. C’era un altro contesto oltre a quello che per il momento sembrava non avere soluzione: il suo rapporto con Fulvia. Da quando la donna aveva scoperto che tipo di legame le univa, fu come se la figlia maggiore avesse smesso di esistere. Tollerava la sua presenza in casa perché non poteva farne a meno ma  evitava accuratamente di rivolgerle la parola se non era strettamente necessario. Non riusciva ad accettare che Eleonora fosse omosessuale, che il suo rapporto con Martina diventasse sempre più duraturo e non semplicemente una sbandata dovuta alla curiosità. Rifiutava la verità e di conseguenza anche la figlia. E anche se non voleva ammetterlo, Eleonora soffriva costantemente per quel rigetto che aveva nei suoi confronti, per quelle occhiate prive d’amore che le rivolgeva, per ciò che pensava sul suo conto. Di fronte a quella scoperta, nemmeno i meriti scolastici erano valsi a farle cambiare idea. Fu come se improvvisamente quello che era stata e che aveva ottenuto non contasse più niente. Come se non fosse mai esistito. Per fortuna, però, aveva accanto persone che sostenevano le sue scelte e la supportavano sempre come Federico e Claudia e probabilmente, quando avrebbero saputo la verità, anche Ilaria e Serena. Martina vedeva come le due sorelle più piccole erano molto attaccate alla maggiore e l’ammiravano in tutto cercando di eguagliarla. Per lei, non avrebbero avuto problemi nello scoprire chi amava Eleonora. Ma i tempi non erano ancora maturi per quella rivelazione e l’unica cosa che si poteva fare era attendere. Anche con Davide. La più piccola sperava davvero con tutto il cuore che il ragazzo tornasse sui suoi passi nel comprendere di starsi a comportare egoisticamente e che le cose tra loro si potessero aggiustare. In fondo, avevano tutta la vita per rimediare ai propri errori, per riavvicinarsi e stringere un nuovo tipo di rapporto.
<< Ti va se andiamo da un’altra parte? >> chiese sapendo quanto Eleonora si sentisse a disagio in quel momento.
L’altra ragazza annuì senza guardarla. Ormai era un libro aperto per Martina, non poteva nasconderle niente. La comprendeva semplicemente da un’occhiata e interpretava perfettamente i suoi sentimenti. Si domandò quando era diventata così semplice, forse da quando aveva abbattuto tutti i muri che separavano se stessa dalla realtà. Si passò una mano tra i capelli prima che Martina gliela afferrasse. Insieme tornarono al motorino parcheggiato e si allontanarono.
 
 
 
 
 
 
Finalmente siamo arrivati alla fine.
Volevo ringraziare tutte le persone che per ben un anno e otto mesi mi hanno seguito e recensito apprezzando ciò che definisco un passatempo. È stata un arco di tempo molto lungo; fatto di pause, momenti frenetici, ansia per gli esami e la tesi ma anche di gioia e sofferenza. In un anno e otto mesi sono successe parecchie cose come a chiunque quindi ancora grazie per la pazienza che tutti avete dimostrato. Mi scuso con coloro che hanno lasciato una recensione e non hanno mai ricevuto una risposta, con coloro che hanno aspettato giorni per averla, con coloro che hanno espresso un parere negativo. Non me ne vogliate, sono fatta così. Spero, se dovessi pubblicare ancora qualcosa, che abbiate ancora la bontà di seguirmi.
A presto
F
 
 
 
 
            

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