Conteggio:
4010
Pairing:
Larry
Raiting:
rosso
10 inverni.
1.
Harry
Harry
Styles odia l'inverno; non che in Russia a giugno sia meno freddo, ma
detesta il dover aspettare che le strade vengano spalate dalla neve
per poter uscire, o indossare tre maglioni l'uno sopra l'altro, per
non parlare di quegli orrendi stivali di gomma fuori e pelo dentro
che sua madre gli ha comprato senza consultarlo ed ora lo costringe a
mettere. L'unica nota positiva di quella stagione è il camino
costantemente acceso davanti al quale può studiare, o la
cioccolata calda che gli prepara sua nonna.
Non
c'è mai nessuno a fargli compagnia. Vive in un paesino a
qualche chilometro dalla grande capitale, per arrivarci deve prendere
il treno ed i suoi compagni di scuola non si sono mai proposti di
invitarlo a casa loro, né tanto meno raggiungerlo nella sua.
Gli piace definirsi un tipo particolarmente solitario. Sua madre il
primo giorno di scuola, prima di lasciarlo entrare in classe, gli
aveva detto “vedrai ti farai tanti amici tesoro. Fai il bravo,
rispondi in modo educato alle insegnanti e non toglierti il maglione
che poi ti ammali”. Nulla era andato come previsto. Si era
seduto al primo banco, non aveva scambiato una parola neanche con il
ragazzino biondo che sedeva nel posto accanto al suo e la febbre
l'aveva presa comunque: perché nella scuola i riscaldamenti
erano al massimo, il maglione come promesso non lo aveva tolto, ma
all'uscita da scuola il vento freddo di settembre lo aveva colpito ed
era rimasto a casa due settimane con una broncopolmonite acuta.
“Nonna
sono tornato!” urla, dopo aver chiuso la porta di casa ed
essersi lasciato alle spalle l'aria gelida di dicembre.
“Oh
tesoro come è andato l'ultimo giorno di scuola?” le
chiede lei quando la raggiunge in cucina dove si trova seduta al
tavolo con un libro fra le mani. Sua nonna è bella e ancora
giovane. I capelli di un rossiccio ramato corti le incorniciano il
viso pallido e fanno risaltare quei grandi occhi verdi che
assomigliano tanto ai suoi.
“Come
al solito” risponde alzando le spalle.
Lei
annuisce e poi si alza dalla sedia per andare verso il forno ed
aprirlo.
“Aspettavo
proprio te comunque -dice mentre estrae una teglia con dei muffin,
alla banana, presuppone dall'odore- sono arrivati dei nuovi vicini
questa mattina, hanno un figlio e rimarranno per tutto il periodo
natalizio. Mi chiedevo se avessi voglia di portargli questi dolci per
dargli il benvenuto? Potresti fare anche amicizia con quel ragazzo,
l'ho visto solamente dalla finestra ma deve avere più o meno
la tua età”.
Harry
riflette un minuto. In realtà di voglia di uscire di nuovo non
ne ha molta, ma la voce di sua nonna sembrava così speranzosa
mentre glielo chiedeva perciò “si nonna, mi cambio le
scarpe e vado” risponde. Si affretta a salire le scale di legno
che portano fin in camera sua, si toglie gli stivali di gomma, si
infila uno scarponcino più comodo e sicuramente più
guardabile e scende di nuovo al piano di sotto.
Sua
nonna gli porge un cestino coperto da una tovaglietta a quadri rossi
e bianchi, all'ultimo ci poggia sopra un cartoncino che scritto in
bella calligrafia recita “Dobro
pozhalovat'”, poi lo spinge verso la porta.
Attraversa il viale
alberato e pieno di neve che lo separa dal grande cancello, esce e si
dirige verso l'altra grande casa accanto alla sua sebbene sua nonna
non gli abbia esattamente indicato qual è. Non che abbia molta
scelta comunque; nel vicinato ci sono altre sei case in tutto, delle
quali era in vendita solo quella a cui si trova davanti ora.
Suona il campanello e
senza che nessuno gli risponda il cancello davanti ai suoi occhi si
apre e lui arriva davanti alla grande porta di casa.
Poi questa viene aperta.
Un ragazzino, non molto
alto, i capelli lisci e gli occhi incredibilmente azzurri è
appoggiato allo stipite di legno con sguardo sia perplesso che
curioso.
“Privièt”
dice Harry e poi “Dobro
pozhalovat'” continua.
Il
ragazzo ancora davanti a lui a quel punto sbarra gli occhi e
affannando come se stesse cercando di ricordarsi qualcosa, agita le
mani “ya-
ya nie ga- gavariu pa rùski” cerca di dire ed Harry
capisce, a stento perché il suo russo non è affatto
corretto e la pronuncia è prettamente inglese, ma sorride.
“Mia nonna non mi aveva detto che non parlavate il russo. Mi
dispiace, io sono Harry e prima ti ho dato il benvenuto”.
L'altro tira un sospiro di sollievo ed allungando una mano verso
quella di Harry “piacere e grazie. Io sono Louis” dice.
Harry si allarga in un sorriso completo di fossette, poi sembra
ricordarsi del cestino che ha nelle mani e “questi li ha fatti
mia nonna per darvi il ben venuto, sono muffin alla banana”
spiega allungando il cestino verso di Louis, che lo guarda sorpreso.
“Ringrazia tua nonna da parte della mia famiglia. Ma comunque
qui fuori è freddo, vuoi entrare?” gli chiede, quasi
speranzoso. Harry piega un attimo la testa, sembra pensarci; si volta
poi un attimo verso il cancello pensando che sua nonna alla fine non
si preoccuperà, poi ritorna a guardare Louis ed annuisce. Il
castano lo fa di rimando e poi si scosta dalla porta e lo fa entrare,
mentre si chiudono la porta alle spalle “perché parli
così bene l'inglese?” gli chiede Louis ed Harry mentre
lo segue verso quella che pensa sia la cucina “mia nonna è
scozzese” gli risponde. L'altro annuisce e poi si volta a
guardarlo sorridendo di nuovo.
Harry
per la prima volta sente di aver trovato qualcuno che non esita a
regalargli sorrisi.
2.
Louis
Gli sembra già una sorta di tradizione eppure è solo la
seconda volta che prende un aereo diretto in Russia.
È passato un anno da quando ci è stato l'ultima volta
eppure sembra un'eternità.
Trova sia questo il bello di seguire degli studi
privati: può partire e tornare quando vuole. Lo scorso anno è
arrivato in Russia a dicembre ed è ripartito a marzo. Non si
può dire che il suo russo sia migliorato, ma Harry ci ha
provato davvero ad imparargli almeno le nozioni base. Harry.
Se si concentra può ricordare
ancora la prima volta che l'ha visto, o il sapore dei muffin alla
banana di sua nonna e perfino i suoi ricci morbidi. Non pensava si
sarebbe fatto degli amici ed è vero, sono stati praticamente
per quattro mesi insieme solo loro due, ma non poteva chiedere di
meglio e pensandoci non vede l'ora di atterrare e sapere se lui è
ancora lì: in quella casa grande, calda ed accogliente, ad
aspettarlo nella camera la cui finestra si affaccia proprio davanti
alla sua.
Si
stanno abbracciando.
Il
viso di Harry è premuto contro la piega del collo di Louis e
semplicemente sembra passata una vita, anche se in realtà sono
solo otto mesi.
“Ti
avevo promesso che sarei tornato ed eccomi qui” gli dice il
castano, mentre iniziano a separarsi. Harry sorride, portando le
fossette a crearsi sulle sue guance e “finalmente, ero così
stanco di stare da solo” gli confessa. Probabilmente sono
ancora entrambi troppo piccoli o troppo ingenui per dare il peso che
quelle parole meritano.
“Festeggerai
il tuo quindicesimo compleanno qui?” gli chiede sempre Harry.
Allora Louis mentre lo prende per una mano ed inizia a condurlo verso
la sua camera annuisce “sarò qui anche per il tuo
probabilmente, in realtà penso di rimanere fino a marzo come
la volta scorsa” gli spiega, mentre si siedono sul letto. Harry
se possibile sorride ancora di più, per poi gettarglisi
addosso e farlo stendere sul letto mentre si abbracciano.
3.
Harry
“No
Lou, rientriamo fa troppo freddo qui fuori” lo prega Harry,
tirandolo per una mano verso casa.
“Si
hai ragione, volevo solamente sentire per l'ultima volta il vento
freddo prima di ripartire” lo segue quello.
“Sei
proprio sicuro di dover andare?” gli chiede il riccio, la voce
ora più triste.
“Mio
padre è già ripartito da due settimane e mia madre dice
che è bene se torniamo anche noi in Inghilterra a casa nostra”
spiega Louis, mentre si siedono di fronte al grande camino del
salone.
“Anche
questa è casa tua, Lou” gli dice un istante dopo Harry
mentre si volta a guardarlo, con le guance arrossate per lo sbalzo di
temperatura e gli occhi quasi lucidi.
“Lo
so Haz. Ma tornerò, lo faccio sempre.” gli promette,
mentre fissa lo sguardo nel suo e gli stringe una mano.
Harry
gli crede.
4.
Louis
Louis
lo guarda e pensa sia bellissimo.
Sono
distesi nel letto in camera di Harry, è quasi il primo
febbraio e lui sta per compiere quindici anni.
Glielo
ha chiesto la sera prima se gli andasse di passare la notte a casa
sua e lui ha accettato. Ma ora, mentre sono distesi nello stesso
letto non crede più che sia la scelta più giusta che
potesse fare. Sa che non è più come quando si sono
conosciuti la prima volta, a dire la verità non è
neanche come un anno prima. Louis ha capito che prova qualcosa per
Harry. Si è reso conto che le ragazze non gli interessano ma
preferisce le forme mascoline. In realtà lui preferisce Harry.
“3..
2.. 1.. buon compleanno Haz!” gli sussurra, non appena i numeri
della sveglia che il riccio tiene sul comodino cambiano e segnano la
mezzanotte.
“Grazie
Lou” gli risponde quello, mentre voltati su un fianco entrambi
si guardano, ancora, ormai da troppo tempo.
Louis
non sa cosa fare. No, in realtà c'è solo una cosa che
vuole, ma non sa come potrebbe reagire Harry e se dovesse scappare da
lui? È tutto quello che ha, tutto ciò che conta
realmente ora nella sua vita. Non può farselo sfuggire solo
perché lui non sa tenere a freno i suoi istinti.
Si
avvicina, al viso liscio dell'altro, lo accarezza e poi gli lascia un
bacio sulla guancia.
L'altro
sorride.
Si
addormentano abbracciati.
5.
Harry
“pyat,
shest, syem.. DYEH-syat?”
“Oh
andiamo Lou, sono cinque anni che vieni in Russia per te mesi
all'anno e non hai ancora imparato i numeri fino a dieci” lo
ammonisce Harry.
“Non
è colpa mia okay? Semplicemente non è la mia lingua”
gli risponde Louis imbronciato, tornando
a sfogliare senza realmente prestare attenzione un libro che Harry
aveva poggiato sulla scrivania.
“Ah
capisco e quale sarebbe la tua lingua?” gli chiede il riccio,
cercando di non sorridere.
“Il
francese” afferma quello, serio. Chiudendo il libro con forza
come per marcare il concetto.
“Il
francese?” gli chiede allora l'altro scettico alzandosi dalla
sedia accanto alla scrivania e andandogli a togliere il libro dalle
mani.
Louis annuisce
convinto, perciò “okay, dimmi qualcosa in francese
allora” lo sfida Harry, incrociando le braccia al petto
fermandosi a pochi centimetri da lui. Louis lo guarda e “J'aimerais
vous embrasser” gli dice. Coinciso, veloce, senza neanche
rifletterci.
“E
cosa significa?” gli chiede, mentre si volta di spalle per
rimettere a posto il libro.
“Che
voglio baciarti”
Harry
si irrigidisce. Non sa neanche se Louis lo abbia detto veramente o
stia solo scherzando con lui. Non ha il tempo però di
formulare una risposta perché sente una mano stringersi
attorno al suo polso e Louis che lo tira per farlo voltare.
Poi
non esiste più niente. Niente che non siano le labbra fine di
Louis sulle sue carnose, o gli occhi celesti che ha visto chiudersi
di scatto. Nulla è importante se non le sue mani che si
intrecciano nei capelli lisci ed ora corti del castano o la lingua di
Louis che chiede accesso sua bocca.
Passano
i secondi, i minuti, se fosse per loro farebbero passare anche le ore
ma, purtroppo, non possono ancora essere l'ossigeno l'uno dell'altro.
“Pensavo
non l'avresti mai fatto” gli sussurra Harry, ancora sulle sue
labbra.
Louis
riapre gli occhi e come supernove che collidono incontra lo sguardo
verde e cristallino del riccio.
“Se
sapevo bastasse solo un po' di francese avrei giocato questa carta
molto tempo fa, lo parlo da quando ho quattro anni”
Harry
ride. Ma poi viene interrotto di nuovo dalle labbra di Louis.
6.
Louis
“Sdravsstvutie
Clara”
“Oh Louis caro, ben tornato” gli dice la nonna di Harry
non appena gli apre la porta.
“Sspassìba” risponde Louis, sorridente. Poi guarda
oltre le sue spalle, per vedere se effettivamente colui che cerca è
in casa.
“Lui è di sopra” le dice alla fine lei,
scostandosi di lato per farlo entrare.
Lui annuisce grato e mentre entra in casa fa cenno con la mano verso
le scale che portano in camera di Harry e Clara annuisce.
“Fra
poco saranno pronti i muffin ai mirtilli, scendete se ne avete
voglia” lo invita lei, ma lui già non ha più il
tempo per pensare a qualcosa che non sia HarryHarryHarry.
Bussa alla porta e non appena il riccio apre e si ritrova di fronte
la figura di Louis sorride, e “Lou sei tornato” dice,
quasi sul punto di cominciare a piangere. L'altro annuisce e poi
mentre l'altro gli getta le braccia al collo lui lo solleva
leggermente da terra, per farlo entrare definitivamente dentro la
stanza e chiudere dietro di se' la porta con un piede. “Non sai
quanto mi sei mancato” gli dice, dopo di che fanno in tempo a
guardarsi per una frazione di secondo negli occhi, che si stanno già
baciando.
“Lou mi passi quella pallina argento” gli indica Harry,
dallo scalandrino sul quale è salito.
“Non
capisco perché ti ostini a voler fare l'albero di un colore
diverso ogni anno -dice mentre inizia a frugare fra le scatole- e poi
quale che sono tutte
argento?” esclama stizzito, mentre l'altro comincia a ridere
scuotendo i ricci.
“Smettetela di litigare voi due!” dice Anne, mentre entra
nella stanza con in mano un vassoio con due tazze e qualche biscotto.
“Anne, ti prego, diglielo anche tu che di questo passo ci
ritroveremo a fare l'albero rosa il prossimo anno” dice Louis,
con tono quasi pietoso, dopo che lei ha posato la loro merenda sul
tavolo e gli si è affiancata.
“Oh caro, ti avevamo detto che non avresti fatto un buon affare
diventando amico di Harry” gli risponde lei, per poi regalargli
un bacio sulla guancia ed incamminarsi di nuovo verso la cucina. “Ah
e la punta è storta” aggiunge come ultima cosa prima di
sparire.
“Ecco Lou, te l'avevo detto, ora vieni tu a sistemarla”
esclama Harry imbronciato, cosa che fa alzare gli occhi a Louis, che
tuttavia sale qualche gradino dello scalandrino largo e, guardandosi
prima intorno attento, gli prende le guance fra le mani e lo avvicina
per scoccargli un bacio.
7.
Harry
Ha il cuore in gola mentre suona alla porta di casa di Louis. Sa che
probabilmente non potrà mai più mettere piede in quella
casa e che avrà rovinato tutto una volta fatto quello che deve
fare.
È Jay ad aprirgli. Lo saluta con un abbraccio, lui gli da il
ben tornato e lei gli chiede come stanno sua nonna e sua madre. Poi
vengono interrotti. Vengono interrotti da Louis che si affaccia dal
soppalco del piano di sopra e “Haz!” esclama sorridente,
quello lo guarda dal basso per qualche istante e poi distoglie lo
sguardo. È bellissimo e questo rende tutto più
difficile.
“C'è qualcosa che devi dirmi non è vero?”
gli chiede Louis una volta che si sono seduti entrambi sul letto.
Harry annuisce.
“Mi stai lasciando?”
Harry non risponde.
“Chi è lui? O lei, per quello che vale”
Harry lo guarda, cerca di prendergli una mano ma quello gli sfugge.
Si fa più distante, non solo fisicamente.
“È il miglior amico di Niall, quel mio compagno di
classe. Si chiama Liam. È per metà russo e per met-”
“non mi interessa” lo ferma Louis. Mentre lo guarda
ferito, con le lacrime agli occhi.
“Lou fammi spiegare” prega Harry, anche lui ormai
sull'orlo del pianto.
“E cosa dovresti spiegarmi Harry? Che mi hai rimpiazzato, che
hai trovato qualcuno che ti fa sentire come ti facevo sentire io?”
“Nessuno mi fa sentire come mi fai sentire tu” dice il
riccio a bassa voce.
“Allora cosa? Dimmi Harry perché io non capisco”
urla quasi Louis, ora in piedi dall'altra parte della stanza
Harry si sente morire dentro. Mentre vede Louis che sta per
precipitare in un baratro per colpa sua. Come fa a spiegargli che
nulla è vero. Che lo sta solo lasciando andare. Perché
lui ha già vent'anni e non può rimanere bloccato con un
ragazzino come lui. Non può fargli questo. Non può
tenerlo prigioniero in questa favola invernale e non può
costringerlo a rimanere lontano da casa sua, dagli amici che si
presuppone abbia, per più di tre mesi all'anno solo per lui.
Perciò “ci siamo conosciuti ad una festa, ci siamo
piaciuti, l'ho baciato o forse lui ha baciato me ed è nata
così” risponde.
Louis lo guarda, sconvolto, con le lacrimi a rigargli il volto.
“Lo avete fatto?” gli chiede.
Harry è incerto nel rispondere a quella
domanda. Ha un peso sul cuore eppure pensa se
dico di si sarà ferito a tal punto che non tornerà più
da me, sarà libero; perciò
annuisce.
E
“Fuori di qui!” urla Louis, per poi sbattere la porta
della camera, che fa rimbombare le pareti della casa e la gabbia
toracica di Harry, anche se non è sicuro sia per quello o per
la velocità con cui ha preso a battere il suo cuore.
Lo ha fatto per Louis, se ne convince.
8.
Louis
Louis non torna in Russia quell'anno. Per la prima volta dopo otto
anni saluta i suoi genitori sulla porta di casa e lascia che quelli
si dirigano in aeroporto senza di lui.
Non sente più Harry dal dicembre dell'anno prima.
Senza spiegare il perché si era fatto prenotare un biglietto
dalla segretaria di suo padre ed era ripartito per Londra due giorni
dopo.
Zayn lo torva sotto una coltre di coperte la mattina del diciotto
dicembre, ai piedi del letto un posacenere pieno ed una bottiglia di
vodka vuota. Non lo dirà mai a nessuno ma aveva riso per poi
piangere quando l'aveva trovata nella credenza degli alcolici di suo
padre, per poi svitarla e finirla nel giro di qualche ora.
“Amico alzati, c'è puzza di cadavere in questa stanza”
lo incita quello mentre comincia a tirare via una coperta delle
tante.
“Oggi terminano i suoi corsi a scuola. Oggi è il giorno
in cui io arrivavo e facevamo l'albero di Natale. Vorrei sapere di
che colore ha trovato le decorazioni quest'anno. Sai non sono mai
riuscito a vedere quelle dell'anno scorso, non ho idea se fossero
davvero rosa come avevamo detto sarebbero state o se Gemma sia
riuscita a convincerlo a cambiare” dice, vomitando parole su
parole, come un disco rotto.
“Lou, non puoi andare avanti così” gli dice Zayn,
mentre si arrende e dopo essersi tolto le scarpe si infila nel letto
con lui “è passato un anno, devi superare questa storia,
lo devi a te stesso” cerca di convincerlo, mentre prende ad
accarezzargli i capelli.
“Non ce la faccio -prende un bel respiro- Mi ero innamorato di
lui, sono ancora innamorato di lui Z” dice. Mentre una lacrima
gli scende dagli occhi.
Zayn non può far altro che abbracciarlo.
Riprende ad uscire di casa solo per non far preoccupare Zayn. Ma ogni
cosa gli sembra sbagliata. Non c'è neve a Londra, i fiumi non
sono ghiacciati, non c'è una ferrovia che porta a Mosca. Non
c'è Harry. Ha fatto finta di non pensare all'albero di
natale che non hanno fatto insieme, mentre Perrie metteva le palline
sul suo e di Zayn il giorno prima di Natale e lui la osservava in
silenzio seduto sul divano di casa loro, mentre il moro gli
raccontava qualcosa a proposito di Nick e il lavoro in radio. Ha
cercato di non sembrare troppo deluso quando ha visto un prefisso
russo comparire sul suo telefono ma la chiamata arrivava da parte di
sua madre. Ha provato anche a non piangere quando il giorno del suo
compleanno Clara, Anne e Gemma l'hanno chiamato per augurargli buon
compleanno e l'ultima delle tre, prima di chiudere, gli ha sussurrato
un “mi dispiace”. Sua madre una volta ha provato a tirar
fuori l'argomento Harry; aveva cominciato con il dire “cammina
sempre da solo per strada, al massimo con lui c'è un ragazzo
biondino -o “quando mi affaccio dalla finestra della tua camera
lo vedo spesso poggiato alla porta a leggere o sul computer, ma mai
insieme a qualcuno” ma poi lui l'aveva fermata: perché
non voleva sapere perché Harry Styles stesse da solo, cosa
facesse e tanto meno come stesse. In realtà aveva fatto solo
finta, mentendo a se stesso per sentirsi meglio e convincendosi che
entrare nel primo discount e comprare una bottiglia di vodka fosse
meglio che prende il primo volo per Mosca.
9.
Harry
Harry lo guarda tutti i giorni dalla sua finestra ed ancora non ci
crede. È passato un mese, è arrivato gennaio e Louis
Tomlinson è ancora lì, in Russia. Non sa perché
sia tornato, non si aspettava di rivederlo, proprio come l'anno
precedente. Non era preparato nel vederlo scendere dalla Mercedes di
suo padre quel 18 dicembre, con un cappello di lana a coprirgli la
testa ed un borsone in spalla. Non ha avuto il coraggio di parlargli.
Sua nonna e sua madre sono state invitate più volte da Jay a
casa loro, ma mai una volta ha chiesto notizie di Louis. Si vergogna,
si sente tremendamente in colpa ed anche un completo sciocco che ha
lasciato andare la cosa più bella della sua vita. Che non si
dica però che non è una persona altruista.
“Forse è il caso che tu faccia qualcosa” esordisce
sua sorella, mentre entra nella sua stanza senza neanche bussare.
“Le buone maniere Gemma” l'ammonisce, mentre lei si butta
sul suo letto sbuffando.
“È inutile che cambi discorso. Prima o poi dovremo
cambiare le assi del parquet davanti a quella finestra se continuerai
a startene lì senza fare niente” gli dice.
“E cosa dovrei fare Gem? Ho fatto una cosa orribile, l'ho
lasciato dicendogli che mi ero fidanzato con un altro e che me l'ero
pure fatto” spiega arcuando le sopracciglia e voltandosi di
nuovo verso la finestra.
“Mi sarei risparmiata i dettagli grazie -dice disgustata- in
ogni caso non penso sia tornato per nulla, se avesse voluto sarebbe
rimasto in Inghilterra come l'anno scorso ed invece è proprio
qui e credo tanto si aspetti che tu faccia qualcosa” conclude,
alzandosi poi di nuovo dal letto ed uscendo dalla stanza.
Harry riflette qualche minuto sulle parole di sua sorella e poi
“nonna -urla per farsi sentire- preparami una teglia di muffin
alla banana” .
“Andiamo Lou più veloce” ride Harry, mentre si
volta a guardare quello dietro di lui.
“Vogliamo forse ricordare chi ti ha imparato a cavalcare
Harold?” risponde Louis, facendo trottare il cavallo a fianco
di quello nero del riccio.
“Un conto è cavalcare per le campagne inglesi, un conto
è la neve russa e tu hai perso l'allenamento” dice,
mentre imbocca il sentiero che sa che porta al lago ghiacciato.
Louis ride dietro di lui mentre lo segue e tutto ciò a cui
pensa Harry è quanto gli sia mancata la sua risata
cristallina, o i suoi occhi celesti che lo diventano ancora di più
quando si riflettono su di essi i raggi del sole ed il bianco candido
della neve.
Non sa ancora perché Louis sia tornato o se lo abbia
perdonato. Ma è febbraio, ha compiuto vent'anni da tredici
giorni e la sera del suo compleanno Louis l'ha baciato dopo quasi due
anni che non lo faceva ed è stata la sensazione migliore del
mondo.
“Perché mi hai mentito?” gli chiede Louis, mentre
sono seduti sotto il tetto di una casupola accanto al lago.
“Come?” chiede Harry, mentre si irrigidisce.
“So che non è vero tutto quello che mi hai detto due
anni fa. Ci avevo già pensato quando mia madre mi raccontava
di vederti sempre camminare da solo o con Niall e poi tua sorella me
l'ha confermato” spiega Louis, mentre beve un sorso di tè
caldo dal thermos che stringe fra le mani per riscaldarsi.
“Gemma?” fa Harry stupito.
L'altro annuisce solamente, spronandolo poi a continuare senza
soffermarsi su quel particolare.
“Volevo
lasciarti andare. Tu avevi già vent'anni ed io ero solamente
un ragazzino” Louis prova ad interromperlo ma l'altro lo ferma
“lascia che ti spieghi. Ero convinto che questa fosse solo una
bella favola invernale russa. Come quella di Anastasia sai. Avevo
paura di averti intrappolato per sempre in una gabbia fatta di
ghiaccio. Volevo solamente che tu ti rendessi conto che questo non
era davvero quello che volevi. Pensavo che il mio amore non fosse
abbastanza, convintomi io che tutto sarebbe stato più facile
per te se mi avessi lasciato indietro, non è stato difficile
inventarsi una scusa credibile per farti pensare che, nonostante
fossimo cresciuti insieme, non conoscevi più la persona con
cui stavi condividendo tutto. Perciò perdonami, ma al tempo
credevo fosse la cosa più giusta da fare. Ma poi tu te ne sei
andato ed i mesi hanno ricominciato a trascorrere piatti come prima
che tu mettessi piede qui. Non trovavo più divertente fare
l'albero di Natale senza che tu mi dicessi che era stupido cambiargli
colore, o mangiare i muffin alla banana di nonna senza pensare che
erano i tuoi preferiti. Lo scorso anno camminavo da solo perché
faceva tanto freddo che nessuno si offriva di uscire con me, ma a me
piaceva sentire il vento freddo sulla pelle e pensare che fossi tu a
dirmi di resistere, perché dopotutto era una bella sensazione.
Come è bello risentire il tuo calore adesso e sapere che sei
qui e sei tornato” termina Harry, dopo aver parlato per minuti
interi, senza che l'altro facesse una mossa, che lo guardasse e
basta.
Louis non dice nulla, sovrastato da tutte quelle parole non riesce a
trovarne altre che non siano già state usate. In fondo sa di
averlo perdonato, lo sa sin da quando lo ha visto sulla porta quel
giorno di gennaio con un cestino di muffin alla banana. Fa l'unica
cosa che non è stata fatta dunque: posa il thermos a terra, si
sfila guanti e poggia le mani sulle guance di Harry, lo accarezza
per qualche minuto, si avvicina e lo bacia.
10.
Louis
Louis si spinge dentro di Harry lento e calibrato, come fosse la
prima volta. Mentre il più piccolo è disteso sotto di
lui bellissimo come sempre, prende le loro mani e le porta ad
intrecciarsi sopra le loro teste. Lo ammira, sembra un angelo ed è
solo suo, lo è sempre stato. Ama toccare la sua pelle candida,
ammirare come migliaia di goccioline gli imperlano il collo, poi
subito le spalle ed il petto. Le due rondini che ha tatuate
assomigliano in un certo qual modo a loro e mentre lo penetra
un'altra volta scende a baciare la gabbia che ha tatuata sul costato.
Gli uccellini di quella ce li ha lui sul polso ormai liberi.
Harry geme, perché probabilmente ha appena colpito la sua
prostata. Lo fa con quelle labbra aperte che hanno preso il colore
delle ciliege mentre le sue guance si sono tinte di una tonalità
cremisi, probabilmente per lo sforzo di resiste all'orgasmo. Sanno
entrambi che non dureranno ancora per molto, tuttavia vorrebbero che
quella notte fosse eterna. Ma il fuoco davanti a loro si sta per
spegnere, la luce non è più brillante e non sprigiona
più calore; Clara ed Anne torneranno entro mezz'ora e loro non
possono farsi trovare così. L'erezione di Harry costretta fra
il suo stomaco e quello di Louis ha già cominciato ha lasciare
scie di liquido pre-seminale e la pelle intorno al suo inguine è
tesa fino alla spasmo.
“Lou--” sussurra il più piccolo all'orecchio di
Louis e lui capisce; così si stacca dal collo che aveva
cominciato a mordere e dopo avergli lasciato un bacio bagnato sulle
labbra velocizza le spinte. Non lascia la presa sulle sue mani, gli
dice solo “voglio che vieni senza toccarti” e quello
immediatamente dopo lo fa, inarcando la schiena ed aprendo la bocca
in un urlo osceno che però porta anche Louis al limite e si
riversa dentro di lui, lasciando che il suo seme cominci a scendere
anche fra le sue cosce aperte.
“Ti amo” gli dice, dopo esser uscito da lui.
“Ti direi che non vale, ma sappiamo entrambi che non è
un orgasmo a fare la differenza” risponde Harry sorridendo,
mentre Louis ancora sudato comincia a ridere.
Il
riccio lo interrompe baciandolo, stringendo ancora una volta i suoi
capelli e premendo il loro corpi insieme. Quando si sono entrambi
ripresi Louis si alza e gli porge una mano per aiutarlo. Harry si
lascia guidare fino in camera sua e quando sono entrambi sotto le
coperte di quel grande letto matrimoniale “ti amo veramente
Haz” gli confessa Louis sulle labbra. Harry sorride e dopo
averlo baciato “lo so Lou, ti amo anche io”. E si
addormentano.
Hanno
tutti gli inverni che il tempo concederà loro per amarsi.
~
Giusto
per specificare:
la storia inizia
un 18 dicembre perciò Harry ha ancora 11 anni, nel febbraio
sempre del primo inverno ne compie 12, Louis ne fa invece 14 alla
vigilia di Natale.
quando Harry
lascia Louis nel settimo inverno non è ancora il nuovo anno
perciò non ne ha ancora 18, mentre Louis ne ha compiuti 20.
nell'ultimo
inverno descritto è ancora dicembre perciò hanno 23
anni Louis e 20 Harry.
Spero
vi sia piaciuta. Fatemi sapere se volete.
Mi
trovate anche qui.
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