Pride, Prejudice and Penniman

di elybetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Il Jolly Blue ***
Capitolo 3: *** Di nuovo lui ***
Capitolo 4: *** Un piccolo insignificante particolare ***
Capitolo 5: *** Non ti sopporto ***
Capitolo 6: *** Missione foto ***
Capitolo 7: *** Un lato positivo ***
Capitolo 8: *** Viaggio di lavoro ***
Capitolo 9: *** Una piccola, grande scoperta ***
Capitolo 10: *** La gelosia ***
Capitolo 11: *** La nuova vicina ***
Capitolo 12: *** Terremoto in casa Penniman ***
Capitolo 13: *** Dirty dancing ***
Capitolo 14: *** Babysitter ***
Capitolo 15: *** Una mattina movimentata ***
Capitolo 16: *** Una doccia fredda ***
Capitolo 17: *** Uno strano appuntamento ***
Capitolo 18: *** Karaoke ***
Capitolo 19: *** Cos'è successo? ***
Capitolo 20: *** Al luna park ***
Capitolo 21: *** Piacevolmente bruciata. ***
Capitolo 22: *** Le ragioni del cuore ***
Capitolo 23: *** Il primo appuntamento ***
Capitolo 24: *** Uno strano risveglio ***
Capitolo 25: *** Biscotti e rivelazioni ***
Capitolo 26: *** Non ti lascerò mai più da sola ***
Capitolo 27: *** Un regalo bellissimo ***
Capitolo 28: *** Un momento speciale ***
Capitolo 29: *** Il regalo di natale - Parte 1 ***
Capitolo 30: *** Il regalo di natale - Parte 2 ***
Capitolo 31: *** l'Amore e la Luna ***
Capitolo 32: *** Una piccola poesia ***
Capitolo 33: *** ...Ti Amo... ***
Capitolo 34: *** Per me sei importante ***
Capitolo 35: *** E' venerdì... ***
Capitolo 36: *** AVVISO IMPORTANTE ***
Capitolo 37: *** AVVISO 2 ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una nuova vita ***


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Mi tremano le gambe. Guardo fuori dal finestrino ed osservo la città, i palazzi, le case i negozi e le vie piene di persone, molto diverso dal paesino di mare da dove vengo io, dove non c’è mai nessuno, fino all’inizio della bella stagione. In quei periodi si riempie di persone, famiglie, ragazzi, ma tutti si fermano per poco tempo e finita l’estate ritornano le strade vuote e le spiagge abbandonate e quasi tristi. Ma il mare, il mare mi mancherà tantissimo, anche d’inverno. Vado sempre la quando voglio stare da sola e riflettere, mi siedo sulla sabbia e guardo le onde infrangersi sulla riva e sugli scogli, è un’atmosfera quasi magica, che mi fa stare meglio qualsiasi cosa accada. Ora dove potrò rifugiarmi? E soprattutto con chi potrò sfogarmi? Qui non conosco nessuno! Guardo di fianco a me, la mia migliore amica storica che guida, anche lei ha la faccia da funerale, proprio come la mia. Sono contenta di trasferirmi a Milano, qui potrò tentare di realizzarmi e coltivare le mie ambizioni ma, lasciare tutto, è la cosa più difficile del mondo, ma almeno sono sicura che questo mi farà crescere. Anche se nel mio paese avevo tutto, amici, famiglia, il mare, non ero felice. Lavorare al bar dei miei per tutta la vita? No grazie! Fare la giornalista? Si! Quello era il mio sogno fin da quando ero piccola, scrivere articoli, indagare, magari avere un giornale tutto mio, beh ora forse sto esagerando ma spero comunque di poter arrivare al mio obbiettivo un giorno, e quale città migliore di Milano?
“Guidare qui è un incubo!” quasi urla Francesca distraendomi dai miei pensieri.
“Beh tanto io la macchina non ce l’ho, non avrò di questi problemi” la butto sul ridere io.
“Per adesso non ce l’hai…ma presto diventerai una ricca e snob milanese, magari sposata con un milionario e allora altro che una macchina, ne avrai una per ogni occasione!” mi dice Franci sorridendo, come se stesse sognando per me. Io scoppio a ridere, poi torno a guardare fuori dal finestrino riconoscendo la via dove si trova il mio appartamento.
“Siamo arrivate” dico sentendo un vuoto allo stomaco.
“Lo so” risponde la mia amica parcheggiando. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso la porta preceduta da tre scalini. Restiamo li a fissarla per un po’, poi prendo le chiavi ed apro. Non appena entriamo si sente un forte odore di chiuso. Apro le finestre e guardo la casa dove abiterò da oggi in poi. Il piccolo salotto è unito alla cucina, piccola anche lei, in un angolo una scala a chiocciola rossa, salgo e vi trovo la camera da letto, abbastanza grande rispetto al resto della casa, poi scendo e guardo il bagno, una doccia abbastanza piccola ma carina. In due parole, piccola ma accogliente.
“Basterà qualche modifica qua e la e sarà perfetta!” dice Franci, poi mi abbraccia forte.
“La tua casa!” mi urla poi saltellando. Già, casa mia! Il sorriso mi si apre piano, e l’agitazione cresce in me ancora di più, ci siamo! La mia nuova vita sta per cominciare.
Torniamo alla macchina e scarichiamo i miei tre bagagli più qualche scatolone e un borsone di cibarie riempito da mamma e papà che avevano paura io morissi di fame. Passiamo almeno tre ore a mettere le cose a posto, con la musica ad alto volume, cantando e ballando come due pazze, ma poi arriva il momento che vorrei non arrivasse mai.
“Ok, io vado” dice Franci girando la testa dall’altra parte. Non riesce nemmeno a guardarmi, so che un po’ ce l’ha con me per questa mia scelta, da piccole ci eravamo promesse di stare insieme per sempre, di non lasciarci mai. Ma la vita cambia, quando si cresce si capisce pian piano che bisogna affrontare determinate cose, ma quella parte bambina di noi vorrebbe fosse sempre tutto facile, bello e spensierato, com’era tutto qualche anno fa. Gli corro incontro con già le lacrime che mi rigano il volto l’abbraccio e dopo qualche secondo la sento singhiozzare, ti prego non fare così, per un secondo penso di mandare tutto a fanculo, tornare indietro ed andarmene con lei e gli altri a mangiare una pizza al solito locale sul porto.
“Mi mancherai! Che cosa farò senza di te?” le dico mentre piango sulla sua spalla. Ad un tratto poggia le mani sulle mie spalle e mi guarda negli occhi, che sono gonfi e rossi come i miei.
“Ce la farai! Realizzerai i tuoi sogni, e poi conoscerai qualcuno anche qui! Non sarai sempre da sola, e tutte le vacanze estive ci rivedremo e ci sentiremo sempre!” mi dice per poi riabbracciarmi.
“Vero? Non mi dimenticherai?” mi chiede poi.
“No mai, come potrei dimenticare il mio mirtillo!” dico sorridendo.
“Ed io non dimenticherò mai la mia fragola!” risponde subito lei. Ridiamo ricordando i nostri soprannomi inventati a sei anni. Lei mi chiamava fragola per i miei capelli rossi e le mie lentiggini, io allora iniziai a chiamarla mirtillo per i suoi capelli neri, tagliati a caschetto che formavano quasi un tondo. La guardo salire in macchina e la rincorro fino a quasi la fine della via salutandola con la mano. Non appena vedo la sua macchina sparire dietro l’angolo mi sento sola. Mi guardo intorno, le persone sui balconi mi guardano, ma non mi salutano, ognuno qui si fa gli affari suoi. Rientro in casa e finisco di sistemare le mie cose mentre però continuo a piangere, mi mancherà così tanto. Quando ho finito tutto sono le sette di sera, mangio un panino veloce, sono troppo stanca, e poi faccio una lista con le cose da comprare, come tinture per muri e cose del genere. Da domani comincerò a cercare un lavoro, sono ansiosa, ho già tutti i curriculum pronti da inviare ad ogni giornale o rivista esistente. Speriamo in bene, l’ansia è tanta ma è molta anche l’eccitazione, chissà che mi aspetta d’ora in poi. Vado a letto, nella mia nuova stanza pensando e ripensando ad ogni cosa, menomale che la stanchezza si fa sentire, facendomi appesantire le palpebre e cadere in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciaooooooooo… :)
Eccomi tornata con un’altra LONG. Io sono strafelice di pubblicare di nuovo…spero lo siate anche voi! E spero soprattutto di non deludervi con questa nuova storia.
Mi siete mancate tutte tantissimo! Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni(se mai ce ne saranno) e di rispondervi :)
Allora, lo so che come primo capitolo non è granché, nel senso, non succede niente di eclatante, ma è solo un’introduzione, nel prossimo capitolo ci sarà già più carne al fuoco non preoccupatevi! ;)
Per questa settimana pubblicherò oltre oggi ovviamente anche giovedì e sabato…perché questa storia per ingranare ha bisogno di più tempo e non voglio annoiarvi, poi per settimana prossima vedrò…tanto sapete già che io avviso quasi sempre! XD
Oddio come mi mancava scrivere ste cose! Ahahahaha ok basta! XD
Per i banner ad ogni capitolo ringrazio DemonWithAShotgun...se seguite o siete fan di supernatural cercatela é bravissima
Per oggi vi saluto e spero tanto che questa storia vi piaccia tanto quanto l’altra…io già la amo…non vi dico altro! Ciao ciaooo un bacione gigante a tutte! <3 <3 <3 <3

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Capitolo 2
*** Il Jolly Blue ***


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I piedi mi fanno male, sarà almeno un ora che cammino, mi sono persa per l’ennesima volta! Mannaggia a me e al mio scarso senso di orientamento. E’ già un mese che sono a Milano e non ho ancora trovato nulla! I soldi di papà non basteranno sempre e in più devo pagare l’affitto! Mentre penso a come sia sfigata passo davanti ad un locale con un foglio appeso sul vetro.
“Cercasi ragazza dai 18 ai 30” tutto qui, che strano.
Io sono una ragazza, penso, ed ho 25 anni! Faccio per aprire la porta ma è chiusa e non c’è nemmeno un numero di telefono. Mi guardo un po’ in giro e noto una donna sui quaranta,alta con i capelli corti e rossi fuoco che quasi mi accecano in tutto questo grigiore, sta scaricando delle casse di birra aiutata da un uomo alto e abbastanza muscoloso. Mi avvicino a loro, magari ne sanno qualcosa.
“Scusate, sapete a che ora apre questo locale?” chiedo un po’ intimidita dallo sguardo sicuro di lei.
“Perché t’interessa?” mi chiede la donna.
“Ehm…ho letto che cercano una ragazza…” butto li indicando il foglio, mentre noto la sua maglietta dei black sabbath.
“Io sono la proprietaria, Claudia piacere” mi risponde porgendomi la mano. Stringo anche io la sua maledicendo la mia insicurezza.
“Io mi chiamo Daphne” dico cercando di sembrare un po’ più spigliata, con scarsi, scarsissimi risultati. Anche l’uomo mi saluta sorridendo, cacchio che bel ragazzo penso guardandolo bene.
“Lui è Dean, il mio compagno” mi dice subito lei come a voler specificare che quel gran pezzo di ragazzo è suo e non va toccato. Sorrido ancora facendo un cenno col capo.
“Così vorresti lavorare per me?” mi chiede mentre scarica un’altra cassa.
“Beh, si…cioè si, voglio lavorare” dico guardandola mentre mette in pila due o tre scatoloni che prontamente Dean prende e porta dentro una specie di cortile adiacente al locale.
“Sei maggiorenne? Non voglio guai” mi chiede per prima cosa.
“S-si, ho venticinque anni, se vuoi posso farti vedere la…”
“No, non ce ne bisogno” m’interrompe ridacchiando.
Mi guarda dalla testa ai piedi, esaminandomi attentamente.
“Si, puoi andare, cominci sta sera” mi dice all’improvviso. Il mio cuore si ferma.
“Sta sera?” ripeto ad alta voce senza volerlo.
“Si, vieni vestita come vuoi, ovviamente sei in prova, inizi alle 11.00” mi risponde e poi finalmente mi fa un piccolo sorriso che mi tranquillizza. Io annuisco felice, finalmente ho un lavoro!
“Grazie” dico euforica. Non sarà il lavoro dei miei sogni, ma almeno è un passo avanti!
“Vedremo sta sera se sia il caso di ringraziarmi piccola!” dice mentre si allontana. Ok, forse è una donna un po’ strana, ma chi se ne importa! Ho un lavoro! Saltello come un’idiota per la città ricordandomi improvvisamente come tornare a casa, wow che cervellona. Poi chiamo Francesca e le dico tutto, lei ovviamente è contentissima e vuole che le mandi una foto di Dean! Sempre la solita!
La giornata passa in fretta e l’ansia mi attanaglia. Arrivo con almeno mezz’ora di anticipo davanti al locale che noto con stupore è già aperto e la gente è talmente tanta che è pieno pure fuori. La musica è fortissima e coerente con l’arredamento. E’ tutto molto rock and roll e la cosa mi piace, si insomma non è uno di quei locali da fighetti con la puzza sotto il naso.
Non so nemmeno dove recarmi così mi avvicino al bancone dove due belle ragazze lavorano come matte.
“Scusate, sto cercando Claudia, la proprietaria!” grido ad una di loro cercando di sovrastare la musica.
“Tu chi sei?” mi chiede lei mentre prepara un cocktail senza nemmeno guardare le bottiglie.
“Io sono Daphne, sono qui per il lavoro” dico mentre dei ragazzi mi spintonano da dietro, che casino questo posto, penso spingendoli via.
“Claudiaaaaa, c’è quella nuova!” grida l’altra ragazza guardandomi con uno strano sorriso. Da destra spunta la cresta rossa della donna che mi fa segno di seguirla. La raggiungo e non faccio nemmeno in tempo a salutarla che subito mi mette in mano un grembiulino striminzito.
“Tu servi ai tavoli, le ordinazioni le trovi li, ogni tavolo ha un numero, buon lavoro!” spara a raffica e poi mi spinge fuori. Cosa? Cioè io non ho capito niente! Mi lego il grembiule in vita e vado dietro il bancone, guardandomi in giro spaesata.
“Le ordinazioni?” chiedo alla bionda che me le indica velocemente. Ok, prendo il primo foglietto e lo leggo ad alta voce. La mora arriva con il vassoio già pronto e me lo mette in mano. Ecco che comincia la mia serata, faccio avanti e indietro per quattro ore, fra urla, musica e casino. Il locale è davvero strano, ci sono momenti durante la serata in cui le ragazze al bancone ci salgono sopra e si esibiscono in balletti sexy, ecco perché ci sono più uomini qui. L’alcool scorre a fiumi ed infatti qualche piccola rissa non manca. Diciamo che non è il posto più sicuro di questo mondo, credo proprio che ai miei non racconterò proprio tutto tutto tutto del mio lavoro.
“Brava rossa! Ci sai abbastanza fare per essere la tua prima volta!” mi dice Claudia a fine serata mentre mi allunga un boccale. Lo prendo come un complimento e sorseggio la birra insieme alle altre due ragazze che ora, mi sorridono per fortuna.
“Questi sono tuoi!” mi dice poi dandomi un piccolo gruzzoletto di banconote. Le prendo in mano e faccio per contarle ma lei mi interrompe subito.
“Sono cinquanta euro a sera e lavorerai il giovedì il venerdì ed il sabato per adesso ok?” mi dice. Faccio un veloce calcolo nella mia mente, sarebbero circa seicento euro al mese, non è il massimo ma per adesso mi va bene.
 
 
 
Sono ormai tre settimane che lavoro al “Jolly Blue” e mi trovo abbastanza bene, anche se sono sempre in cerca di un giornale che mi accolga. Ho fatto anche abbastanza amicizia con le mie due colleghe Melissa, la bionda e Sara, la mora. Sono simpatiche ed ogni tanto usciamo anche insieme, almeno non mi sento troppo sola.
Le guardo mentre sorseggiano il loro drink e si guardano intorno, sono così belle ed appariscenti che io fra di loro sparisco.
“Questo locale è bellissimo!” dice Sara sorridente.
“Già, almeno non ci sono ragazzi che si picchiano qui!” continua Melissa, riferendosi al locale dove lavoriamo. Ad un tratto un gruppo abbastanza numeroso di persone si avvicina al nostro tavolo, li guardo e sento già qualcosa che non va nei loro sguardi, soprattutto della ragazza davanti, vestita come se dovesse andare chissà dove che ci sta guardando quasi schifata.
“Scusate, dovete alzarvi!” ci dice avvicinandosi. Io quasi mi strozzo col cocktail! Ma che vuole questa?
“Come scusa?” dico poggiando i gomiti sul tavolo, gli altri del gruppo ridono.
“Hai sentito bene “ mi dice quella scuotendo il capo.
“Scusa tanto…ma tu chi sei” Sara si alza in piedi fronteggiando la ragazza.
“Non t’interessa chi sono, il tavolo è nostro” risponde lei.
“Non mi sembra ci sia scritto il tuo nome qua sopra!” le dico io alzando un po’ la voce, non sopporto queste pagliacciate! Quella stupida oca si mette a ridere per poi ordinarmi di alzarmi, ma come cavolo si permette?
“Io da qua non mi muovo” dico accavallando le gambe e continuando a bere dal mio bicchiere. Ad un tratto un ragazzo molto alto va da lei e le sussurra qualcosa, la tizia sbraita e se ne va verso il bancone. Il ragazzo mi guarda per qualche secondo, poi torna in fondo al gruppetto. Dopo alcuni secondi la stronza torna con un uomo.
“Scusate ragazze, mi dispiace tanto ma dovete alzarvi” ci dice mentre la ragazza ridacchia.
“Lei è?” chiede Meli.
“Il proprietario” risponde serio l’uomo. Io mi alzo in piedi indignata. E’ incredibile quanto un po’ di soldi possano fare.
“Potete spostarvi al tavolo qui affianco” ci indica lui e poi se ne va.
“Avete sentito?” ci dice altezzosa mentre ordina dello champagne alla cameriera. Poggio il cocktail sul tavolo poco distante mentre le mie amiche si siedono.
“Che stronzi!” dico guardando verso di loro, brutti ricconi del cavolo.
“Eeeeh la vita va così da queste parti” dice Sara guardandoli storto.
Esco dal locale per fumarmi una sigaretta e sbollire un po’ la rabbia, mi ci tocca andar da sola, visto che le mie colleghe sono due salutiste convinte! Quasi non riesco ad aprire la porta talmente è pieno di gente, una compagnia di ragazzi che scherzano e sbraitano come non mai, decido di allontanarmi un pochino e di sedermi su di un muretto poco distante. Fa un po’ freddino, l’aria di fine settembre si fa sentire, avrei dovuto mettermi qualcosa di più pesante della sola camicia di jeans. Mi strofino un braccio con una mano maledicendo la mia sbadataggine. Prendo il mio pacchetto di Winston Blue e ne tiro fuori una sigaretta, l’accendo, la porto alla bocca e ne aspiro il sapore rilassandomi immediatamente, dovrei proprio smettere, ma non ho voglia di pensarci adesso.
Dopo qualche secondo si apre di nuovo la porta del locale facendo risuonare più forte la musica che ritorna un suono ovattato non appena la porta si richiude. Ne esce un ragazzo molto alto, viene verso di me e mi si siede quasi vicino. Lo guardo per qualche istante e lo riconosco subito, è uno di quei figli di papà che ci ha fatti cambiare di tavolo. Prende anche lui una sigaretta e se la porta alla bocca tastandosi le tasche dei pantaloni eleganti in cerca dell’accendino. Devo ammettere che è proprio un bel ragazzo, di quelle bellezze rare, genuine e quasi delicate. Osservo per qualche secondo il suo viso, gli occhi grandi ed espressivi, il profilo quasi perfetto e delle belle labbra, il tutto contornato da dei soffici ricci castano chiaro che gli cadono disordinatamente sulla fronte. Posa lo sguardo anche lui su di me, sicuramente mi ha riconosciuta, ne sono sicura, infondo eravamo solo in tre al tavolo e poi lo capisco da come mi ha guardata. Penso sia proprio uno stronzo, potrebbe almeno chiedermi scusa per il comportamento insopportabile che hanno avuto lui e i suoi amichetti.
“Scusa, hai da acendere?” mi chiede con uno strano accento, non deve essere italiano. Frugo nella tasca dei jeans e gli porgo l’accendino senza nemmeno guardarlo. Sento il rumore della rotella che scorre e poi lo sbuffo che emana la sua bocca.
“Grazie” mi dice subito dopo. Giro di nuovo la testa verso di lui, che sta con la mano a mezz’aria aspettando che mi riprenda il mio accendino, io glielo sfilo dalla mano velocemente e me lo rimetto in tasca senza nemmeno rispondere. Se ripenso alla scena di prima giuro gli tirerei uno schiaffo!
“Fa un po’ fredo” dice ancora. Io mi giro e lo guardo male, ma che vuole da me? Vuole attaccare bottone? Dopo che ha trattato me e le mie amiche come feccia!? Incredibile!
“Già” dico fredda abbassando subito lo sguardo e continuando a fumare la mia Winston.
“Perché mi guardi così male?” mi chiede tranquillamente. Io mi giro di scatto verso di lui, ma questo qui ha dei problemi, osa anche chiedermi perché lo guardo male, o mi prende in giro o non lo so che gli passa per la testa. Sarà il periodo che sto passando, sarà la giornata, sarà questa serata ma non resisto più, decido di rispondergli per le rime.
“Perché non sopporto le persone come te!” gli dico secca e forse anche un po’ acida. Lui sbarra un attimo gli occhi, spiazzato dalla mia risposta poi fa una strana faccia alzando un sopracciglio e scuotendo un po’ la testa. Dentro di me sto ridendo soddisfatta della sua reazione.
“Ma tu non mi conosce!” mi dice dopo qualche secondo sbagliando completamente i verbi, dall’accento che ha deve essere inglese, infatti ha proprio l’aria di un damerino o di un Lord.
“Tranquillo, non ho bisogno di conoscerti, ne ho visti a palate di ragazzi come te!” gli dico con sufficienza per poi spegnere la sigaretta sul muretto. Ci guardiamo per qualche secondo, credo di stare emanando fulmini dagli occhi, soprattutto perché lui ora sorride leggermente. Si alza in piedi e mi si piazza davanti, cavoli quanto è alto, ma se pensa di intimorirmi si sbaglia di grosso!
“Alora dimmi, come sono i ragazi come me?” mi chiede sempre con quel sorrisetto ed incrociando le braccia sul petto. Mi alzo in piedi anche io, anche se non cambia poi di molto la situazione visto che gli arrivo giusto al petto.
“Non sono sicura che tu lo voglia sapere!” gli dico alzando la testa per guardarlo negli occhi, dei bellissimi occhi marroni.
“Invece sono curioso” continua lui invogliandomi a parlare.
“Bene! Tu e i tuoi amichetti siete i soliti figli di papà che si credono migliori degli altri solo perché hanno i soldi! Ti senti superiore solo perché hai dei begli abiti firmati e scarpe costose, ma i soldi non possono comprare tutto, nemmeno il rispetto che dovrei avere io per te, trattate gli altri come se fossero feccia, vi credete chissà chi ma alla fine siete solo degli snob di merda!” sparo fuori tutto d’un fiato, tanto che quando finisco ho il respiro leggermente affannato. Lui fa una faccia stupita, sembra quasi ci sia rimasto male, scioglie le braccia e le lascia cadere lungo i fianchi continuando a guardarmi. Il gruppetto di ragazzi all’entrata fa partire una serie di urli da stadio rivolti a me che subito abbasso lo sguardo per l’imbarazzo. Decido che non c’è più nulla da dire e giro i tacchi per tornarmene dentro ma lui mi afferra per un polso.
“Tu sbagli, non siamo tuti così!” mi dice serio.
“Fin’ora non ho mai conosciuto nessuno che mi abbia fatto cambiare idea” rispondo più pacata guardando poi la sua mano che stringe ancora il mio polso.
“Non te la da!” grida molto finemente un ragazzo facendo ridere l’intera compagnia rumorosamente. Sento le guance bruciare, immediatamente mi libero con uno strattone dalla sua presa e corro dentro passando in mezzo ai ragazzi che mi urlano cose ambigue, io faccio finta di non sentirli, apro la porta e mi fiondo nel locale dove la musica mi rimbomba già nelle orecchie.
Mi avvio velocemente verso il mio tavolo e mi siedo. Guardo il tavolo di fianco al mio, spero che lui non racconti questa cosa a tutti, sono davvero tanti, ma in fondo non me ne importa poi più di tanto. Prendo il mio cocktail e continuo a berlo a grandi sorsi.
“Ma, che hai?” mi chiede Melissa.
“Non ci crederete mai, ma ho appena litigato con uno qua fuori” dico avvicinandomi un po’ di più.
“Litigato?” dicono praticamente in coro guardandomi strano.
“Qualcuno ti ha messo le mani addosso?”mi chiede Sara un po’ preoccupata. Faccio segno di no con la testa e subito dopo vedo il mio “nemico” arrivare e sedersi al suo tavolo dopo avermi lanciato un veloce sguardo. Senza farmi vedere lo indico alle mie amiche.
“E’ questo ragazzo che si è appena seduto!” dico sorseggiando ancora dal mio bicchiere. Entrambe si girano immediatamente a guardarlo, anche se avrei preferito facessero più attenzione.
“Ma chi è, quello con il gilet ed il cravattino?” mi chiede Meli.
“Si si proprio lui” rispondo io annuendo con la testa.
“Ammazza che gnocco!” afferma poi agitando una mano su e giù per enfatizzare il concetto.
“Io è tutta la sera che lo guardo, l’ho notato subito!” dice Sara guardando la sua amica e continuando a fare faccette ammiccanti.
“Deve proprio averti fatta incazzare è?” continua poi Meli ridacchiando.
“Forse vi siete dimenticate cos’hanno fatto lui e i suoi amici prima, mi sembravate abbastanza arrabbiate anche voi!” dico innervosita dai loro apprezzamenti e dal loro modo di fare.
“Si è vero, ma con quel faccino gli perdonerei di tutto” dice Sara sfoggiando un sorriso sognante.
“Ok ok ho capito!” dico sbuffando pesantemente e finendo con un solo sorso tutto il mio drink.
“Ma che è successo?” mi chiede poi Melissa, finalmente la smettono di sbavare per qualche secondo e s’interessano di me. Mentre penso a come iniziare a raccontare la storia, mi rendo conto in effetti che non è che mi abbia fatto poi chissà che cosa, a parte essere uno snob e cacciarci dal nostro tavolo, che poi è stata più che altro quella specie di sciacquetta della sua amica, ma di certo lui non si è opposto!
“Beh, voleva attaccare bottone con me, senza nemmeno chiedermi scusa, avendomi sicuramente riconosciuta, e poi mi ha chiesto perché lo guardavo male ed io gli ho detto un bel po’ di cosine…” dico abbassando un po’ lo sguardo.
“Quali cosine?”fa Sara curiosa.
“Ehm, ma niente, che lui si crede chissà chi perché ha i soldi e tratta gli altri come feccia ma che alla fine non vale niente è solo uno snob…” elenco abbassando sempre di più la voce, sono stata davvero così stronza?
“Ma che esagerata!” quasi grida Meli.
“Di merda…” finisco la frase io.
“Che?” mi chiede Sara.
“Di merda! Gli ho detto che è uno snob di merda!” ripeto sta volta più ad alta voce. Le ragazze fanno una faccia scioccata e poi scoppiano a ridere come matte.
“Tu sei completamente scema! Un figo del genere ci prova con te e tu gli dici che è uno snob di merda!” mi dice Sara fra una risata e l’altra. Io rimango un po’ spiazzata.
“Non ci stava provando con me” dico incrociando le braccia sul tavolo.
“Si certo, e allora come mai non appena sei uscita è uscito pure lui? E poi perché cercare di parlarti? Non capisci proprio niente di ragazzi!” mi dice Sara sicura. Nel sentire queste parole mi sento strana, davvero ci voleva provare con me? Porto lo sguardo verso di lui, adesso sta ridendo con i suoi amici, non posso fare a meno di notare che ha una risata ed un sorriso belli e contagiosi.
“Non ti disperare dai! Secondo me dovresti chiedergli scusa e portartelo a casa, sono sicura che non disdegnerebbe!” mi consiglia Meli guardando di nuovo verso di lui.
“Mi vedi per caso disperata? E poi figurati se uno bello e ricco come lui verrebbe con me!” dico sincera.
“Sei proprio una stupida!” mi dice infine Meli arrendendosi.
“Daphne, sei una gran bella ragazza, altrimenti perché Claudia ti avrebbe assunta al “Jolly Blue”, non sai nemmeno spillare una birra come si deve!” continua Sara nella sua opera di convincimento. Io in risposta alzo le spalle.
“Siete voi le bombe sexy che ballano sul tavolo, voi attirate i clienti, io sono quella che pulisce il bancone e serve ai tavoli” dico dopo qualche secondo.
“Stai tranquilla che fra poco Claudia ti prende e ti sbatte sul bancone anche a te, ora ci va piano perché sei una novellina” dice Meli convinta.
“Cosa? Io che ballo? No grazie, non sono proprio adatta, non so fare la sexy” dico ridendo.
“Io non riderei molto, visto che è così che mi guadagno quasi 300 euro a settimana cara!” risponde Meli guardandosi complice con Sara. Io faccio una faccia sconvolta, 300 euro a settimana, questi soldi mi farebbero comodo, dato che non pago l’affitto da quasi due mesi ed il padrone di casa mi cerca per uccidermi.
“Ragazze vi prego, insegnatemi ad essere sexy!” dico dopo un po’ sbattendo una mano sul tavolo. Le mie colleghe scoppiano a ridere come matte per poi darmi un cinque.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao :)
Ed ecco il secondo capitolo, direi che qui c’è già un po’ di azione in più che dite? :)
Il primo incontro fra i due è molto turbolento! XD
Chissà che succederà nel terzo fra questi due matti! Lo scoprirete sabato! :)
A sabato ragazze! <3
ely

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Capitolo 3
*** Di nuovo lui ***


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“Devo per forza metterli?” dico indicando degli shorts che mi ha praticamente costretto ad indossare Claudia. Mi si vede quasi il sedere con questi stramaledetti pantaloni.
“Certo tesoro, è così se vuoi guadagnare di più” risponde schietta come al solito. Mi guardo allo specchio del piccolo spogliatoio, la maglietta striminzita con il nome del locale ed i gaucho ai piedi, non mi sembro nemmeno io, ciò non vuol dire però che mi piaccia.
Sono tre giorni che mi cimento nel fare ciò che fanno le mie colleghe. All’inizio è stato difficile, molto difficile, ma per quanto mi riguarda mi basta liberare la mente e non pensare, tanto so che non farò questo per tutta la vita, ma ora mi servono i soldi, e non voglio chiedere aiuto a nessuno!
“Wow Daphne! Sei una strafiga!” mi dice Meli osservando anche il leggero strato di trucco in più che sempre Claudia mi ha pregato di mettere.
“Con la sua aria innocente attirerà molti clienti!” afferma Claudia dietro di me.
“Tu l’hai sempre saputo non è vero?” dice Sara mentre lava velocemente qualche bicchiere.
“Abbiamo la bionda oca, la mora sexy e la rossa innocentina! Io non faccio niente per caso!” dice Claudia ridendo.
“Mi hai dato dell’oca?” cinguetta Meli mettendosi le mani sui fianchi, è la più giovane, ha soltanto ventun anni, ma lavora qui già da due anni. Mentre Sara è la veterana, anche se non ama questo termine, la fa sembrare vecchia, dice lei.
“Sei veramente una mente diabolica!” dice Sara a Claudia guardandola male.
“Eih, non lamentarti tu, ritieniti fortunata ad avere un capo come me, un’altra ti avrebbe già rimpiazzato con una ragazzina, sei troppo vecchia ormai!” le dice scherzando.
“Quanti anni hai?” le chiedo senza pensare, mentre preparo il fusto della birra.
“Non si chiedono gli anni a una signora! La mamma non te l’ha insegnato?” mi dice dandomi uno scappellotto facendo ridere tutti.
“Già, dopo i trenta non si contano più!” fa Claudia aiutandomi col mio lavoro.
“Trentacinque” mi sussurra poi all’orecchio facendomi l’occhiolino. Io trattengo una risata.
“E’ inutile che mi prendi in giro vecchiaccia!” fa Sara rivolgendosi a Claudia, che avrà almeno dieci anni in più di lei. Le due ridono come pazze.
“Sono dieci anni che la sopporto” mi dice Il capo prima di andare ad aprire il locale. Dieci anni che lavora qui? Wow, penso, sinceramente spero che a quell’età io sia ben diversa e soprattutto fuori da qui, ok è divertente e loro sono anche simpatiche ma, non posso andare avanti a sculettare tutta la vita.
“Sveglia rossa!” mi urla Claudia risvegliandomi dai miei pensieri, quasi mi spavento e subito mi rimetto a lavoro. Stranamente è una serata abbastanza tranquilla, niente risse, ed il ragazzo che si occupa di noi non ha dovuto intervenire nemmeno una volta, alcuni provano a metterci le mani addosso e allora Jack, così si fa chiamare, entra in azione, a me comunque non è mai successo, per ora.
“Quindi sarò vestita sempre così?” chiedo a Meli mentre facciamo una velocissima pausa sigaretta.
“E non hai ancora visto i completi natalizi!” mi dice ridacchiando. Io spalanco la bocca immaginandomi cose oscene, lei scoppia a ridere e mi abbraccia.
“Torniamo a lavoro dai!” mi dice poi scuotendo la testa. Rientro pronta a ricominciare ma noto che Sara mi guarda in modo strano. Dopo alcuni minuti mi si avvicina.
“Eih Daphne ma quel ragazzo laggiù, quello con la maglietta a righe…non è il tizio con cui hai litigato quella sera?” mi dice guardando un punto in fondo al locale. Faccio vagare lo sguardo veloce seguendo l’indicazione di Sara. Oh mio dio! E’ proprio lui, non so perché mi sento così strana, sono quasi felice di rivederlo, ma che mi prende?
“E’ lui non è vero?” dice ridacchiando per poi tornare al suo lavoro. E’ inutile dire che ora non riesco più a fare niente, sono distratta, continuo a guardare verso di lui, sperando che se ne stia al tavolo e non venga qui.
“Daphne, ho bisogno di te!” mi dice Claudia lanciandomi il grembiulino.
Io la guardo interrogativa.
“Servi a un paio di tavoli, manca Jennifer!” mi dice mentre si allontana chissà dove. Questa è veramente sfiga! La rincorro col grembiule in mano come una pazza.
“Non può farlo Meli?” le grido facendola fermare. Lei gira la testa quel tanto che basta per guardarmi e non dice niente, il suo sguardo però mi fa capire tutto. Mi allaccio subito il grembiule e prendo i foglietti delle ordinazioni, dopo due o tre tavoli arriva proprio il suo, ho fatto di tutto per non farmi notare, ma ora dovrò dargli il suo drink al tavolo! Come faccio? Non posso mica mettermi una maschera. Faccio un grosso respiro e vado verso di lui, magari non mi riconosce nemmeno, penso agitatissima mentre poso il vassoio con i bicchieri sul tavolo. Non appena il suo sguardo incontra il mio capisco, mi ha riconosciuta eccome, dapprima è stupito, mi guarda dalla testa ai piedi grattandosi il ciuffo, poi aggrotta le sopracciglia, io non dico niente, solo lo stretto necessario, poi più veloce della luce me ne vado. Finisco qualche altro tavolo ed ogni volta che passo li vicino sento il suo sguardo addosso, vorrei morire. Ad un tratto sbatto contro qualcuno rischiando di far cadere tutti quanti i bicchieri. Che figuraccia! Guardo verso di lui di nuovo e anche lui mi sta guardando, anzi sta ridendo, ridendo di me! Ma che vuole? Insopportabile di un riccone! Ricambio il suo riso con uno sguardo d’odio poi ritorno al bancone. Mi tolgo il grembiule e lo lancio per terra nervosa.
“Eih, com’è andata?” mi chiede Meli curiosa, come se fossi la protagonista di un romanzo rosa, ma non capisce che questo è tutt’altro che un’incontro romantico, diventerà un omicidio molto presto.
“Lascia stare!” le dico. Non capisco perché quel ragazzo mi faccia incazzare così tanto, quella faccia da schiaffi! Certo che però è proprio bello! Penso sorridendo. Ma che cavolo mi prende? Dico quasi ad alta voce, sono forse pazza? Mi rigiro con i bicchieri in mano e mi ritrovo davanti ancora la sua faccia. Per poco non verso tutto quanto. Faccio finta che non esista e provvedo a dare una pulita al bancone, ma lui mi si avvicina appoggiandosi con i gomiti.
“Bei pantaloncini” mi dice. Io alzo lo sguardo per poi riabbassarlo subito. Bastardo, fai finta che non esista fai finta che non esista.
“Sto lavorando!” gli rispondo invece ruggendo come un leone.
“Oh si, bel lavoro, complimenti!” mi dice poi facendo un verso di stizza. Io lo uccido!
“Almeno io non uso i soldini del papi per fare il figo in giro!” gli dico mettendo via lo straccio. Lui serra la mascella nervosamente. Ad un tratto la musica aumenta di volume, oh no, oh no! E’ il momento del balletto. Non so perché mi fermo immobile come un’idiota, a guardare lui che dopo qualche secondo fa una strana smorfia arricciando il naso. Raggruppo tutte le mie forze mentali e fisiche e salgo sul bancone con una fatica immane, cerco di non pensare che quell’odioso sta sotto di me e mi sta guardando, eseguo la mia coreografia seguendo le mie colleghe, dato che non sono ancora sicurissima dei passi, ma è più forte di me, ogni tanto i miei occhi lo cercano, ma vedere la sua faccia mi fa innervosire sempre di più. Finito tutto salto giù e lui è ancora li che mi guarda, ma sta volta ha un sorrisetto stampato in faccia.
“Non usi i soldi del papà ma sculeti su un bancone!” mi dice poco dopo. Mi blocco per qualche secondo, questa specie di damerino ha deciso di portarmi all’esasperazione.
“Senti, tu non sai niente di me! Ti chiedo per favore, di lasciarmi lavorare in pace!” gli dico sporgendomi un po’ sul bancone e avvicinandomi al suo viso.
“Anche tu non sai niente di me, epure mi hai descrito perfettamente l’altra volta, pensando di avere ragione!” mi dice assottigliando gli occhi. Rimango un attimo sorpresa, in effetti non ha tutti i torti. Abbasso lo sguardo un po’ colpevole.
“Ti credi migliore di me, invece sei solo…” mi dice guardandomi male per poi mordersi il labbro.
“Sono solo?...vai avanti!” gli dico col nervoso che sale sempre di più.
“Forse te lo stai imaginando, visto che ti arabbi tanto” mi dice alzando le spalle. Ma come si permette? Brutto idiota! La mia mano si muove da sola sotto il bancone, afferro il tubo collegato alla bottiglia della vodka, glielo punto dritto in faccia e schiaccio decisa facendo partire il getto di liquido appiccicaticcio tutto addosso a lui! Immediatamente sento delle braccia sollevarmi di un po’ per poi allontanarmi di qualche passo, è Jack.
“Che fai? Ti ha fatto qualcosa? Devo buttarlo fuori?” mi chiede. Io lo guardo mentre si asciuga con dei tovagliolini che le porge Melissa, che ora mi guarda scioccata. Tutte le persone intorno ridono come pazzi, ridono di lui che mi lancia fulmini dagli occhi, poi guarda Jack un po’ impaurito. Sono tentata di dirgli che mi ha importunata ma, all’ultimo cambio idea.
“No, lascia perdere, ha avuto quello che si merita!” dico ad alta voce facendo in modo che mi senta. Poi corro nello spogliatoio, non so perché ma mi viene da piangere. Come si permette quello stronzo! Penso mentre mi accorgo di avere gli occhi lucidi, e chissà da quanto.
“Mi vuoi dire perché hai ricoperto un cliente di vodka?” mi grida Claudia arrabbiata.
“Senti puoi anche licenziarmi, ma quello mi ha dato della poco di buono!” rispondo. Lei fa un sospiro e poi si siede accanto a me.
“Tu ti senti una poco di buono?” mi chiede.
“No! Certo che no!” le rispondo sicura.
“Allora impara a fregartene di quello che dice la gente! Se dai retta a tutti quelli che ti vogliono sminuire cara mia, finirai per crederci anche tu” mi dice accarezzandomi i capelli.
“Comunque se le cose stanno così…hai fatto bene!” mi dice facendomi l’occhiolino per poi incamminarsi, all’ultimo si gira verso di me e mi punta il dito.
“Ora torna a lavoro!” mi dice decisa facendomi quasi sussultare. Non appena rientro noto con piacere che l’odioso non c’è più, per fortuna. Ripenso alla scena di poco fa, su una cosa aveva ragione, anche io l’ho giudicato senza conoscerlo, ma comunque ha esagerato.
“Penso che quello non metterà più piede qua dentro!” mi dice Meli con un’espressione triste, come se avessi compiuto un eresia a trattarlo in quel modo.
“Però, quando vuoi lo tiri fuori il caratterino!” mi dice Sara ridendo. Già, soprattutto con lui, chissà come mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ecco l’ennesimo incontro/scontro fra i due! XD
Vi dico già che in questa storia verrà raccontato un Mika molto più “stronzetto”…ovviamente non sto qua a dirvi che è solo l’inizio!
Scusateeeee….dovevo pubblicare ieri ma ho avuto problemi con la connessione!!!
Vi do a tutti un bacio enorme!!!! <3
ely
P.S. scusate per l’inconveniente iniziale!!!! 

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Capitolo 4
*** Un piccolo insignificante particolare ***


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“Si! Non potevo crederci, quando ho letto la mail sono saltata giù dalla sedia come una pazza!” urlo al telefono alla mia migliore amica che continua a fare urletti felici!
“Fragolaaa…sei una giornalista ormai!” mi dice eccitata.
“Eih frena, devo ancora fare il colloquio” rispondo ridendo e cercando di mantenere i piedi per terra.
“Vedrai che andrai benissimo! Mettiti una maglietta scollata!” mi dice scherzando. Io rido scuotendo la testa.
“Eih, ora vado a prepararmi, fammi gli auguri” le dico mentre mi alzo dal divano.
“In bocca al lupo fragolina!”> mi dice dolcemente.
“Crepi il lupo!” metto giù e corro al mio armadio. Che cavolo posso mettermi per un colloquio? Alla fine indosso un vestito sopra al ginocchio, a mezze maniche tutto bianco con delle borchie sulle maniche, calze nere pesanti e stivaletti grigi con delle borchiette che riprendono il vestito, un po’ di matita nera e capelli sciolti.
Metto la giacchetta di pelle grigia ed esco di casa con la mia solita tracolla. Dopo essermi confusa un po’ fra metro e tram arrivo davanti alla sede della rivista “Cool World”. Mi sono informata, è una rivista rivolta ad un pubblico abbastanza giovane, parla di cose interessanti soprattutto di musica, è perfetta! Entro e mi avvio verso una specie di reception, ho il cuore in gola, sento che qualcosa andrà storto, non lo so il perché. Cerco di essere più positiva e mi appoggio al bancone dove un ragazzo tatuatissimo sta parlando al telefono. Mi guardo in giro, osservo l’arredamento supermoderno, i muri colorati con figure geometriche, dietro il bancone il simbolo della rivista, che figata! Il ragazzo mette giù la cornetta e mi guarda aspettando che io parli.
“Salve, sono qua per un colloquio” dico portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, notando alcuni suoi piercing sulla faccia, uno in particolare in mezzo agli occhi.
“Nome?” mi chiede sorridendo il ragazzo.
“Daphne Klonaridis” rispondo prontamente mentre l’ansia aumenta.
“Che nome particolare, non sei italiana” mi dice curioso. Io sorrido.
“Mio papà è greco, ma io sono nata qui, cioè non qui a Milano, vicino Livorno” rispondo alla domanda che nella mia vita mi sarà stata fatta almeno un milione di volte. Lui fa un sorrisone simpatico accompagnato da un “Aaaaah”.
“Comunque vai al secondo piano, esci dall’ascensore, vai a destra e la terza porta è l’ufficio del capo, bussa, oggi ci sei solo tu, ti è andata bene!” mi dice prima di girarsi verso lo schermo del computer. Lo saluto e mi dirigo verso l’ascensore con le gambe tremanti.
“Ah, buona fortuna!” mi urla il ragazzo prima che l’ascensore si chiuda. Arrivo al secondo piano e non appena si aprono le porte vedo un casino di gente fare avanti e indietro. Una vera e propria redazione, finalmente ne vedo una dal vivo. Sbircio le varie postazioni, le persone che corrono qua e la e penso che forse fra poco mi siederò fra di loro. Paura. Vado a destra e proprio come mi ha detto il ragazzo di cui non so nemmeno il nome mi piazzo davanti alla terza porta. La targhetta recita “Massimo Ferri Direttore”. Faccio un lungo, lunghissimo respiro e poi busso. Da dentro sento un vocione gridare “avanti”. Spingo sulla maniglia e timidamente entro nella stanza. Quando mi vede fa una faccia strana. Io lo guardo per qualche secondo senza sapere che dire.
“Ehm, sono Daphne per il colloquio” dico tormentandomi le mani per l’agitazione. Adesso sorride, si è ricordato, fa segno di accomodarmi e poi prende in mano il curriculum che gli avevo mandato tempo fa.
“Allora Daphne, dimmi un po’, come mai vuoi intraprendere questo lavoro?” mi domanda a bruciapelo girando i fogli.
“E’ il mio sogno da sempre, amo scrivere, soprattutto articoli, da bambina quando andavo a vedere uno spettacolo facevo la recensione senza nemmeno sapere che si chiamasse così, insomma, penso sia il mio destino” dico senza pensare troppo, forse ho esagerato. Lui mi guarda alzando un sopracciglio e sorridendo.
“Interessante, laureata con pieni voti, hai partecipato anche al giornale della tua università?” mi chiede assottigliando lo sguardo.
“Oh si! Avevo una rubrica tutta mia dove parlavo dei problemi presenti nella scuola, e alle medie sono stata praticamente la fondatrice del giornalino!” dico euforica, in ricordo di quei tempi in cui mi sentivo capace di cambiare il mondo. Lui fa una piccola risata.
“Mi ricordi molto me quando ero ragazzo, è bello vedere questo entusiasmo” mi dice sorridendo. Wow, già mi piace quest’uomo, sembriamo intendercela!
“Questa è una rivista giovane, fresca…tu mi sembri adatta, davvero” dice quasi più fra se, accarezzandosi il mento e continuando a sfogliare il mio curriculum. Io non riesco a tenere i piedi fermi, non dire però…se dice però sono fuori, lo so, penso chiudendo gli occhi.
“Ovviamente non hai alcuna esperienza ma, direi che affiancata a qualcuno dei miei tu potresti crescere” dice ancora. Vorrei mettermi a gridare che si! Io voglio crescere io voglio imparare questo mestiere, ma forse è meglio che me no sto zitta e al mio posto.
“Ok, Daphne…ehm, per me puoi anche iniziare domani ma prima farai un periodo di prova, in cui sarai affiancata da uno più esperto che ti guiderà” mi dice poi alzando lo sguardo e sorridendomi. Io rimango a bocca aperta, non ho nemmeno le parole davvero, continuo a guardarlo immobile. Lui mi guarda alzando le sopracciglia e sventolandomi una mano davanti alla faccia.
“Ok…grazie davvero, sono felicissima!” dico poi risvegliandomi. Lui ride forte, poi mi tende la mano. Mi allungo sulla scrivania e la stringo forte.
“Che presa!” mi dice ancora ridendo, io invece vorrei urlare e correre come una pazza, è stato così improvviso, pensavo dovesse vedere altra gente oltre me.
“Allora, domani vieni alle nove” mi dice accompagnandomi fuori dal suo ufficio.
“Ok, sarò puntualissima!” dico sorridente. Lui ride e mi saluta, poi all’improvviso mi richiama.
“Aspetta, voglio presentarti il tuo futuro collega, visto che lavorerete insieme già da domani…” mi dice facendomi segno di seguirlo. Wow , chissà con chi lavorerò, magari un giornalista di successo, o ancora meglio unA giornalista di successo! Cammino dietro di lui, entriamo nella stanza in cui ho sbirciato quando sono arrivata, tutti mi guardano curiosi, facendomi sentire alquanto a disagio, io sorrido a qualcuno ma poi guardo davanti a me ignorando tutti. Camminiamo fino in fondo, dove un ragazzo curvo sulla sua scrivania sta scribacchiando qualcosa a mano. Lo osservo curiosa, mi sembra di avere già visto quei riccioli.
“Penniman, ho trovato il nuovo giornalista!” quasi grida il direttore rivolto a lui. Il ragazzo si muove sulla sedia girevole e punta gli occhi nei miei. Quasi urlo dallo stupore, forse essere colpita al cuore da una freccia sarebbe meno doloroso. Anche lui è visibilmente scioccato, ha la bocca mezza aperta e non dice nulla. Il direttore ci guarda entrambi in modo strano, beh, non lo biasimo visto che stiamo qua impalati come due idioti a guardarci senza dire niente.
“Hei ragazzo! Non t’innamorare!” gli dice scherzando il capo dandogli una sberla sulla testa. L’odioso, non ci posso credere, sono completamente fottuta, e poi m’immaginavo qualcuno con più esperienza, ok lui sicuramente è più grande di me, ma avrà più o meno trent’anni. Ci stringiamo la mano insicuri, continuando a guardarci fissi nelle pupille.
“Dai Michael, fai fare alla ragazza un giretto panoramico, da domani lavorerete insieme, poi però torna subito al tuo lavoro!” dice il direttore prima di camminare veloce dalla parte opposta. Chissà per quale motivo il suo modo di fare mi ricorda tanto Claudia. Sto in piedi davanti a lui, senza fare un’accidenti, manco riesco a guardarlo in faccia adesso, mi tornano in mente i nostri battibecchi e quando l’ho inondato di vodka.
“Wow” dice ad un tratto appoggiandosi alla scrivania. Alzo lo sguardo su di lui, che faccia da schiaffi insopportabile! Incrocio le mani sul petto e sbatto il piede per terra nervosa.
“Io e te dovremo lavorare insieme?” dice guardando in alto e scuotendo la testa.
“Guarda che dovrei essere io quella scocciata” gli rispondo subito.
“Per caso io ti ho mai versato qualcosa adosso?” mi chiede ricordando anche lui il nostro ultimo incontro. Sbuffo rumorosamente per poi portarmi le mani sui fianchi.
“Ok, parliamoci chiaro, io non piaccio a te e tu non piaci a me, però questo è il lavoro dei miei sogni per cui ti prego, non rovinare tutto!” gli dico quasi implorandolo. Lui guarda in basso e poi torna a concentrarsi su di me.
“Come mai ogi non sei venuta con gli shorts?” mi dice poi con un mezzo sorrisetto. Adesso gli salto addosso e lo prendo a pugni qua davanti a tutti!
“Guarda che non sei simpatico, per niente!”gli rispondo stizzita. Lui alza le spalle, come se non gliene fregasse nulla.
“Incredibile, tu che vuoi fare la giornalista, alora da qualche parte in quela testa rossa c’è un cervello!”> continua lui con quel suo tono. Giuro che vorrei urlargli in faccia, oppure tirargli uno schiaffo, ma non posso rischiare di compromettermi.
“Se credi che cascherò nella tua rete ti sbagli” gli dico non battendo un ciglio.
“Quale rete?” chiede lui arricciando il naso.
“Tu puoi provocarmi quanto vuoi, cercare di farmi lasciare o che so…beh, sappi che io farò di tutto per avere questo lavoro, tu sei solo un altro piccolo ostacolo sulla mia strada!” dico avvicinandomi e puntandogli un dito sul petto. Lui non si scompone di un millimetro, mantiene la sua posa impertinente ma nello stesso tempo elegante. Ha una camicia a quadretti bianchi e neri, un gilet beige chiaro e dei pantaloni blu elettrico, con delle vecchie sneakers  un abbinamento abbastanza improbabile, ma non so perché a lui invece sta da dio, mi fermo un secondo a contemplare le sue spalle larghe accentuate dalla camicia che cade a perfezione, poi però torno a guardarlo con sfida, non posso lasciarmi distrarre!
“Quanta importanza ti dai” mi dice con sufficienza cominciando a camminare. Io lo seguo tentando di non innervosirmi troppo. Mannaggia alla mia sfiga, con tutta la gente che c’è a Milano proprio lui? Proprio lo snob odioso! Lo ascolto comunque con attenzione quando mi spiega i vari uffici e le varie cose, dopo un po’ mi dimentico persino che è lui, sono così eccitata che non sto nella pelle!
“In questa stanza ci sono tute le copertine di…” manco lo faccio finire.
“Woooow, che bello qui!” quasi urlo guardandomi in giro e togliendomi la giacca, inizio ad avere molto caldo. Sul muro sono impresse anche molte star.
“Ma potrò intervistare anche qualcuno di famoso?” gli chiedo saltellando. Lui mi guarda in modo strano.
“Dipende” mi risponde riprendendo a camminare. Senza farci caso mi appendo alla manica della sua giacca.
“Dipende da cosa?” gli chiedo curiosa, lui si ferma guardando la mia mano che stringe la stoffa della sua giacca. Immediatamente mi rendo conto della situazione e mi allontano come impaurita. Che cavolo mi prende? Io lo odio, eppure mi è sembrato per un attimo di conoscerlo da sempre, ma è stato solo un battito di ciglia, un secondo pressoché irrilevante. Il resto del tempo lo passo quasi in silenzio, mentre lui spiega frettolosamente ogni cosa.
“Ok, il tour è finito, ci vediamo domani” mi dice accompagnandomi fuori. Ci salutiamo velocemente con un gioco fatto solo di sguardi, dopodiché sparisce in ascensore.
“Ci vediamo domani? Allora deduco che sia andata bene?” mi dice il ragazzo tatuato che con cui ho parlato quando sono arrivata. Mi avvicino sorridente e mi appoggio sul bancone.
“Si! E’ andata benissimo, tranne per un piccolo insignificante particolare” dico arricciando le labbra, il pensiero va ancora a lui.
“E quale sarebbe?” mi chiede ridacchiando. Io mi riprendo subito dai miei pensieri.
“Oh, non importa!” dico sventolando una mano.
“Sai una cosa? Non so il tuo nome!” gli dico subito dopo.
“Federico, piacere!” mi dice dandomi la mano e stringendola abbastanza forte. Saluto forse colui che sarà un nuovo amico poi esco in strada e butto fuori tutta l’energia che avevo trattenuto fino ad ora. Cammino diretta a casa e non so se essere felice, cioè, io sono strafelice ma, dovrò lavorare con lui ogni giorno, sarà un incubo! Penso mettendomi le mani in faccia. Ripenso al breve scambio di battute fra noi, se ogni giorno sarà così, non so se riuscirò a resistere per più di due ore con lui…con lui…tutto quanto il giorno, immediatamente mi sento come un piccolo vuoto allo stomaco ed una breve tachicardia mi sorprende. Ok, ok, è un bellissimo ragazzo, tutto qui, bello fuori ma orribile ed insopportabile dentro! Chissà poi perché mi fa innervosire così tanto, è tutto molto strano, ma non mi importa adesso. Ora devo cercare di impegnarmi al massimo nel nuovo lavoro!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Eccoci qui col quarto capitolo! :)
Questi due continuano ad incontrarsi ovunque! Mi sa che con i vari rancori alle spalle non sarà per niente facile ingranare! Ahahah chissà che combineranno! XD
Anche questa settimana pubblicherò tre capitoli, poi dalla prossima mi sa che scalo a due, se no non ci sto dietro! XD
Ringrazio le persone che fin’ora hanno recensito e quelle che leggono, vi adoro! :)
A giovedì! Un bacione :)
ely

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Capitolo 5
*** Non ti sopporto ***


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Schiaccio per l’ennesima volta il tasto COPY della fotocopiatrice bianca di fronte a me, prendo il foglio lo giro, chiudo lo sportello e di nuovo lo stesso passaggio.
Penso proprio che se continuo così mi verranno i capelli bianchi nel giro di poco tempo, anzi li perderò tutti quanti. Con Penniman è una guerra continua, non riusciamo ad andare proprio d’accordo noi due. Io mi dico di lasciarlo perdere, di non cadere nelle sue continue provocazioni ma, non so perché con lui non riesco a tenere la bocca chiusa, tutto ciò porta a una continua serie di scambio di battute che sanno tanto di veleno. Forse non riusciamo a dimenticare i nostri passati rancori, soprattutto lui, quella prima volta in quel locale devo avergli detto qualcosa che deve averlo fatto proprio arrabbiare tanto, il tutto peggiorato poi dal fatto che l’ho annaffiato di vodka, facendolo deridere da tutto il locale. Non immaginavo di certo così il mio primo lavoro nel mondo dei miei sogni. E’ vero che in queste due settimane sto imparando tanto, e scopro sempre di più che mi piace tutto questo ma, con lui, con Penniman un momento è bello, perché mi spiega qualcosa di interessante, ma il momento dopo è una guerra all’ultimo sangue. Lo guardo per qualche secondo, osservando il suo modo a volte eccentrico di vestire, poi noto una macchia sulla camicia, sembra succo di frutta.
“Ti sei sbrodolato come un bambino Penniman!” gli dico acida indicandolo all’altezza del petto. Lui si guarda frettolosamente per poi farfugliare qualcosa che non capisco.
“Adeso guardi anche se sono in ordine?” mi dice poi passandosi una salviettina sulla macchia.
“Senti chi parla, sei tu quello che mi fa sempre osservazioni su come mi vesto” gli rispondo.
“Io non vado in giro nudo sculetando su un bancone!” dice subito lui pungendomi sul vivo! Ancora con questa stupida storia, ma quando la smetterà di criticare il mio lavoro?
“Se ti fa tanto schifo un locale del genere perché ci sei venuto allora?” gli chiedo continuando a fare le fotocopie che lui stesso mi ha ordinato di fare. Lui sembra pensare alla risposta giusta da darmi.
“Sono i miei amici che vogliono andare in questi posti squaladi!” risponde poi. Squaladi? Forse voleva dire squallidi…ma come squallidi? Io non lo sopporto davvero più.
“Ma tu sei squallido!” gli rispondo in un modo un po’ infantile.
“Fai le fotocopie e non parlare!” mi dice poi liquidandomi con un gesto della mano. Adesso prendo la pinzatrice e gliela lancio in testa, lo giuro!
“Non dovrei fare qualcos’altro? Non sono mica la tua segretaria!” gli sbotto contro.
“No ma per adeso devi fare quelo che ti dico io!” mi risponde continuando a scrivere al suo portatile.
“Non è giusto! Ne parlerò col direttore” mi lamento. Lui subito scoppia a ridere di gusto.
“Ti ricordo che io ho iniziato a lavorare qui quando ancora tu andavi a scuola!” mi dice guardandomi con sufficienza.
“Sono sicura che il capo mi darebbe ragione, io devo diventare giornalista non un’esperta di fotocopie!” dico prendendo la grossa pila e sbattendola sulla sua scrivania.
“Io e Massimo siamo anche amici” mi dice poi controllando il lavoro che ho appena fatto.
“Che vuoi dire?”gli chiedo. Lui si alza si mette la giacca e fa per uscire senza nemmeno degnarmi di una risposta.
“Dove vai?” gli chiedo seguendolo.
“Sono le sei” mi risponde quasi ignorandomi e salutando gli ultimi superstiti con un bel sorrisone. Usciamo fuori ed io continuo a stragli dietro correndo per non perderlo.
“Credi di fare quello che vuoi perché sei amico del capo? Sei proprio un lecchino!” gli grido facendolo fermare di colpo, poco dopo essere usciti in strada.
“Mi hai stancato! Ed io dovrei lavorare ogni giorno con te?” mi dice ritornando indietro e parandosi davanti a me.
“Ah certo, tu ti sei stancato? Sono io che devo sopportare uno stupido odioso come te ogni giorno!” gli dico ormai al limite di sopportazione.
“Saprei come farti fuori in un atimo” mi dice assottigliando gli occhi. Ma chi si crede di essere? Mi mordo il labbro cercando di non agitarmi.
“Non mi fai paura Penniman!” gli rispondo guardandolo dritto negli occhi. Lui emette una piccola risata di scherno.
“Fosi in te l’avrei” mi dice per poi infilarsi la mano in tasca. Prende il suo cellulare ed inizia a far tamburellare le dita sopra lo schermo velocemente. Dopo alcuni secondi avvicina il telefono alla mia faccia, quello che vedo è impressionante. Sono io, sono io che ballo sul bancone del Jolly Blue. Sento che dentro di me sta per esplodere una bomba ad orologeria.
“Perché tu hai una mia foto?” chiedo ancora a bocca aperta.
“Non sono afari tuoi” mi risponde secco. Io lo guardo con odio, voglio trasmettergli tutto quello che sto provando adesso.
“Certo che sono affari miei! Sono io quella!” rispondo cercando di prendergli il telefono, ma lui alza il braccio.
“Se questa la vede il capo sei licenziata, lo conosco, non aceterebe mai che una sua giornalista facese questo lavoro, lui non vorebe mai rovinare il nome del giornale” mi dice con quella faccia da stronzo. Immediatamente mi sale l’ansia, licenziata? Rovinare il nome del giornale?
“Non faccio niente di male! Ballo soltanto!” quasi urlo avvicinandomi a lui.
“Prova a dirlo ad un bigoto come lui” sorride scuotendo la testa. Perché fa tutto questo? Quasi faccio fatica a respirare tanto sono infuriata.
“Non mi sono proprio sbagliata sul tuo conto, anzi io ti avevo soltanto reputato uno snob ma tu sei molto peggio, sei una persona orribile, si vede che non hai mai avuto un problema nella vita, avrai sempre avuto tutto pronto e facile su di un piatto d’argento…sei uno stronzo e scommetto che sarai sempre solo come un cane!” mi esce tutto dalla bocca velocemente. La sua espressione cambia radicalmente, serra le mascelle ed una vena sulla fronte si gonfia.
“Ok” dice solo per poi schiacciare un tasto sul telefonino in modo teatrale. Io lo guardo cercando di capire il suo gesto.
“Ho apena mandato in stampa la tua foto nell’uficio del capo, domani mattina non apena ariverà, sarai in bela mostra sula sua scrivania” dice rimettendosi il cellulare in tasca. Sembra che il mondo mi sia caduto addosso.
“N-non è vero, non l’hai fatto davvero!” dico andando verso di lui e cercando di prendergli il telefonino dalla tasca, ma lui si scansa velocemente.
“Si invece” risponde con un tono di voce strano. Resto ferma per qualche secondo, alla fine è andato tutto storto, perderò il lavoro senza nemmeno essere riuscita a dimostrare quello che valgo, e tutto per colpa sua! Sento gli occhi gonfiarsi di lacrime e la rabbia crescere sempre di più. Prendo Penniman per la camicia e lo sbatto contro al muro con tutta la forza che riesco a trovare.
“Ti odio! Hai rovinato tutto!” gli dico con la voce rotta dal pianto che sta inondando i miei occhi. Corro per un bel pezzetto, poi stanca mi fermo ed inizio a camminare più lentamente, non voglio mai più rivedere la sua faccia! Come ha potuto farmi questo? In un secondo ha infranto tutto quanto, penso di non aver mai odiato nessuno come sto odiando lui in questo preciso istante.
Arrivo a casa sbattendo la porta, come se qualcuno potesse sentirmi, ma io sono sola. Mi butto sul divano lanciando le scarpe a casaccio, poi allungo un braccio e prendo il telefono. Non appena Franci sente il mio tono di voce si spaventa.
“Che è successo?” mi chiede subito, mi conosce talmente bene da individuare qualsiasi cosa non vada, anche da un piccolo suono incerto della mia voce.
“Mi licenziano!” dico soltanto, frignando come una bambina.
“Ma che stai dicendo Daphne! Calmati e spiega per favore!” mi dice quasi urlando.
“Sai quell’inglese di cui ti ho parlato? Beh ha una mia foto di quando ballo e l’ha spedita al capo, che a quanto pare lui conosce molto bene, e che non tollera che una dei suoi faccia certe cose” spiego velocemente e singhiozzando ogni tanto. Per qualche secondo non dice niente, sembra non reagire.
“Brutto stronzo!” grida poi rischiando di rompermi un timpano. Ciò che dice poi non lo sento nemmeno, sono così disperata, finalmente avevo ciò che volevo, per una volta nella mia vita.
“Devi fargliela pagare a questo qua, ti giuro che se potessi verrei li io e lo picchierei!” mi dice dopo essersi calmata un pochino.
“Si certo, e cosa faccio, ingaggio un serial killer?” dico ironica cercando di respirare un po’ più regolarmente.
“Dai, sono sicura che domani si sistemerà, mica ti licenzierà in tronco senza permetterti di dare spiegazioni, al massimo puoi dirgli che lasci il lavoro” cerca di tranquillizzarmi lei.
“Già e dopo come farò a vivere?” ribatto io.
“Non c’è via d’uscita!” continuo con un filo di voce.
“No Daphne, non ti arrendere! Vedrai che domani si sistemerà tutto, ne sono sicura!”
Parliamo al telefono per almeno due ore, un po’ mi sono calmata, nel senso che le crisi isteriche sono finite, ma comunque sono distrutta. Questa volta ce l’avevo quasi fatta, ero ad un centimetro dalla meta, ma doveva per forza arrivare quel Penniman a rovinare tutto!
Penso al suo sguardo quando l’ho sbattuto contro il muro, sembrava un po’ sconvolto, ma sai quanto me ne può fregare, si merita di peggio quel meschino!
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Lo so, lo so…Michael è stato proprio stronzissimo! Ma non vi preoccupate…nel prossimo capitolo rimedierà e vi avviso anche che sarà un capitolo moooolto particolare!!! XD
Vedrete che combineranno! XD
A sabato!!! Un bacione! <3
Ringrazio chi mi legge e soprattutto chi recensisce! Vi adoro e mi date quel qualcosa in più che mi spinge a continuare questa storia! :)
ely
 
 

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Capitolo 6
*** Missione foto ***


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Improvvisamente suonano il campanello, mi spavento un pochino, chi sarà mai a quest’ora? È mezzanotte e mezza santo Dio! Mi asciugo velocemente gli occhi, dopo la telefonata non ho smesso di piagnucolare, mi fermo qualche secondo davanti allo specchio per riavviarmi i capelli, non so perché ma lo faccio sempre prima di aprire la porta, sono fissata con i capelli. Non appena apro quasi faccio un salto per lo stupore, è Penniman! L’ultima persona che vorrei vedere al mondo. Sta qui a guardarmi come un cretino, spero non si veda che ho gli occhi gonfi, non voglio farmi vedere così da lui.
“Ehilà!”mi dice dopo un po’ facendo un cenno con la mano, non ricevendo nessun mio saluto. Come cavolo fa a sapere dove abito? Senza pensarci due volte gli chiudo la porta in faccia. Ma dopo nemmeno un secondo lo sento bussare.
“Vattene!” gli grido.
“Ti prego apri, è per il tuo lavoro, se lo vuoi ancora” mi dice avvicinandosi alla porta. Inizialmente sono indecisa, poi riapro di nuovo.
“Che diavolo ci fai tu qui?”gli dico più acida di uno yogurt scaduto da due mesi, e poi perché cavolo non si toglie quel sorrisetto dalla faccia, quel sorrisetto che mi fa sempre innervosire tanto.
“Ho un’idea per riprendere la tua foto!” mi risponde tranquillo. Non capisco, vuole recuperare la foto? Ma se è stato proprio lui a mandarla nell’ufficio del capo. Io lo guardo un po’ confusa.
“Sai, mi sono pentito di quelo che ho fato prima, sono stato uno stronzo, quindi voglio aiutarti” mi dice abbassando un po’ la testa, io sono davvero basita, questo qui ha dei problemi seri! La visione della sua faccia al momento mi fa venir voglia di richiudere la porta e tornarmene sul divano, ma la sua proposta mi incuriosisce.
“C’mon! Non stare li imobile e vieni con me!” mi dice dopo qualche secondo in cui io continuo a guardarlo senza proferir parola.
“Dovrei fidarmi proprio di te?” gli rispondo sospettosa, infondo che ne so io che non è un altro dei suoi scherzi.
“Ti conviene fidarti, visto che sto facendo tuto questo per salvare il tuo culo!” mi risponde alzando un po’ la voce e gesticolando con le mani.
“Dimentichi che sei stato proprio tu a mettere nei guai il mio culo!” rispondo d’istinto rendendomi conto solo dopo della frase ridicola che mi è uscita. Lui mi guarda strano, fortunatamente ha la decenza di non ridere, altrimenti l’avrei ucciso con le mie mani. Chiude gli occhi e fa un sospiro per poi buttare fuori l’aria gonfiando le guance.
“Vuoi riprendere quella cazzo di foto si or not?” mi chiede poi un po’ più tranquillo. Cavoli, questa situazione ha veramente dell’assurdo, ma io ci tengo troppo a questo lavoro e farei di tutto per non farmelo sfuggire, soprattutto se la colpa è sua! Entro in casa senza dire niente, prendo la giacca e me la infilo, prendo la borsa, esco e chiudo a chiave la porta.
“Facciamo in fretta Penniman!” gli dico superandolo. Faccio qualche passo finchè non vedo una Rolls Royce nera lucidissima, dev’essere per forza la sua macchina, nel mio quartiere non se ne vedono di certe cose. Infatti la apre e mi fa cenno di salire, mi siedo ed allaccio subito la cintura, mi fa strano stare seduta nella sua macchina, con lui, soprattutto poi una macchina così lussuosa.
“Che intendi fare?” gli chiedo non appena svolta l’angolo
“Entriamo in redazione e ce la riprendiamo, so dove tiene le chiavi di uficio il capo”
“E come faremo ad entrare? E’ tutto chiuso a quest’ora!” domando un po’ confusa.
“Scavalchiamo il muro di cinta, ed entriamo di nascosto” mi risponde come se non avesse detto niente di illegale.
“Ma sei pazzo? Se ci scoprono siamo fottuti!” gli dico sconvolta.
“Non ci scopiranno!” si limita a rispondere guardando la strada. Faccio finta di non sentire il suo buffo errore, anche perché sto iniziando a tremare. Ma che cavolo sto andando a fare? Però nello stesso tempo sono decisa più che mai, devo riuscire a riappropriarmi di quella dannata foto, anche se continuo a chiedermi e richiedermi perché stia facendo tutto questo per me, ok che è colpa sua, ma rischia di perdere il lavoro anche lui in questo modo. Quando parcheggia in prossimità del palazzo inizio davvero ad avere paura. Guardo lui scendere dalla macchina, ma le mie gambe non ne vogliono sapere di muoversi.
“Vuoi scendere o no cagasotto?” mi dice aprendomi la portiera. Vorrei tirargli un pugno, ma evito, non vorrei fare troppo rumore, è quasi l’una di notte!
Scendo e camminiamo in silenzio per tutta la via, finchè girato l’angolo non ci ritroviamo davanti al palazzo.
“Ok, adeso non dobiamo fare rumore” mi dice a bassa voce portandosi l’indice alle labbra. Ho davvero paura, ma continuo a seguirlo come un barboncino fino al retro, finchè lui non si ferma quasi di scatto.
“Qui va bene, non ci sono molte case, dobiamo scavalcare” sussurra indicandomi il muro. Io guardo la cima e mi rendo conto che non riuscirò mai a scavalcarlo, è completamente liscio e soprattutto alto.
“Non riuscirò mai!” gli rispondo agitandomi. Lui non batte ciglio, come se già se l’aspettasse.
“Ti aiuto io, meti un piede qua” mi dice abbassandosi ed unendo le mani per farmi da scaletta. Io lo guardo un po’ perplessa, non mi sembra molto muscoloso, mi reggerà?
“Dai muoviti, no abiamo tuta la notte!” mi riprende. Metto il piede destro sulle sue mani e cercando di slanciarmi verso il muro alzo le braccia per aggrapparmi, lui subito fa leva sollevandomi e facendomi arrivare in cima. Faccio forza sulle braccia e mi metto a cavalcioni del muro. Sto a guardarlo mentre con un agilità impressionante scavalca come se nulla fosse, poi da seduto fa un salto fino a giù producendo un rumore sordo sull’asfalto sottostante, dopodiché si pulisce velocemente i pantaloni con un gesto della mano e prende a guardarmi dal basso.
“Che aspeti?” mi chiede nervoso. Già, facile per lui che pare un’acrobata cinese di due metri scappato da un circo, ma per me che soffro di vertigini non è proprio una passeggiata! Mi sporgo un po’ in avanti ma non appena faccio per saltare mi blocco. Non ci riesco! Troppo alto!
“Muoviti! O ti vedranno se stai la” mi dice sempre più nervoso.
“N-non ce la faccio, ho paura!” dico con la voce un po’ tremolante. Lui sbuffa rumorosamente mettendosi una mano fra i capelli.
“Oh my God!, non è così alto dai!” cerca di convincermi, ma io sono completamente paralizzata. Tento di nuovo di sporgermi ma subito ritorno sui miei passi. Faccio di no con la testa mentre sento il fiato sempre più corto. Lui mi scruta per qualche attimo poi si avvicina.
“Avanti, ti prendo io, non ti preoccupare” mi dice alzando le braccia verso di me. Lo guardo negli occhi, sembra così dolce in questo momento, non so come ma il suo sguardo mi infonde fiducia. Strizzo gli occhi e mi lascio cadere verso di lui che subito mi avvolge fra le sue braccia, ma qualcosa dev’essere andato storto tanto che ci ritroviamo entrambi per terra. Riapro gli occhi e mi rendo conto che sono proprio sopra di lui che in questo momento si sta lamentando per il dolore.
“Oddio scusami” gli dico, poverino dev’essersi fatto male, almeno io sono atterrata sul “morbido”.
“Lascia perdere” mi risponde soffiandosi via un ricciolo dalla fronte. Sono a pochi centimetri dal suo viso, cavoli, è proprio bello! Osservo i suoi occhi, le iridi marroni con delle pagliuzze verdi che cambiano a seconda dei giorni, le ciglia folte e lunghe e le labbra sempre leggermente socchiuse. Mi rendo conto che tiene ancora le sue braccia strette intorno a me ed il cuore inizia inesorabilmente a battere più forte, ma perché mi deve fare questo effetto? Proprio lui! Proprio Penniman!
“Se vuoi stare così, andiamo a casa mia dopo, ma adesso dobiamo muoverci” mi dice con quella sua faccia da schiaffi. Mi alzo immediatamente liberandomi dalla sua presa, sento le guance bruciare.
“Maniaco del cazzo!” dico mentre mi pulisco distrattamente i pantaloni. Lo sento ridacchiare, che stronzo! Ricominciamo a camminare rasenti ai muri facendo attenzione a qualsiasi cosa. Mi sento come in un film di spionaggio, certo molto più maldestra ed imbranata, ma non importa. i chiedo se ci siano le telecamere qui. Tiro un lembo della giacca di Michael che subito si gira.
“Non è che ci sono le telecamere?” gli chiedo un po’ spaventata. Lui fa cenno di no con la testa.
“Le meteranno fra di un mese” mi risponde sicuro, ma come cavolo fa a sapere tutte queste cose? Mi sembra un’agente della CIA. Siamo quasi arrivati davanti all’entrata principale, basterà girare l’angolo. Ad un tratto Michael mi prende per un braccio e m’inchioda al muro.
“Resta qui” mi dice per poi allontanarsi piano. Lo guardo camminare fino alla fine del muro, sbirciare e poi tornare indietro svelto.
“Oh shit!” impreca dando una leggera manata al muro.
“Che succede?” gli chiedo spaventata.
“C’è il guardiano!” mi risponde guardandomi come se non ci fosse ormai più nulla da fare. Vabbè, ci abbiamo provato almeno, penso fra me e me.
“Ok, torniamocene a casa” dico facendo qualche passo.
“Wait!” esclama dopo pochi secondi, mi giro in attesa di sapere che cosa ha in mente.
“Ho un’idea! La Morani lascia sempre la finestra del suo uficio aperta!” dice tutto sorridente, poi mi prende per mano e mi trascina di nuovo verso il retro, non mi da nemmeno il tempo di pensare.
“Non dirmi che devo scavalcare di nuovo!” gli chiedo mentre camminiamo.
“E’ a primo piano” mi risponde ridacchiando mentre arriviamo davanti alla finestra di questa fantomatica Moriani, di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Spinge con la mano sul vetro e constatiamo entrambi con estrema contentezza che aveva ragione, la finestra è aperta! Sta volta scavalco con molta più facilità e in un attimo sono dentro l’ufficio. Michael mi raggiunge subito e mi fa segno di seguirlo. Ho il cuore che batte a mille, e se ci scoprissero? Camminiamo pianissimo attraversando tutti i corridoi. Tutto quanto è buio e l’unica luce disponibile è quella dei nostri cellulari a cui abbiamo messo prudentemente il silenzioso. Arriviamo fino all’ufficio del capo, Michael mi fa segno di stare ferma. Davanti alla porta dell’ufficio c’è una banalissima pianta a foglie grandi, lui ci infila dentro una mano ed inizia a frugare con energia finchè non ne tira fuori una chiave luccicante. Apre la porta piano, fa entrare prima me poi controlla che non ci sia nessuno in giro, entra e richiude la porta a chiave mettendosi poi le chiavi in tasca. Più lo guardo e più penso che sia una specie di agente segreto! Immediatamente mi viene da ridere, non so perché, sarà l’adrenalina o il fatto che forse ce l’abbiamo fatta senza andare nei casini. Lui subito mi guarda come se fossi pazza facendomi segno di smettere, però trattenendo una risata. Mentre io mi dirigo verso la scrivania per cercare la foto lui sta accanto alla porta per essere sicuri che non arrivi nessuno. Frugo un po’ fra le varie scartoffie facendomi luce col telefono e dopo poco la trovo. Faccio dei piccoli salti di gioia ma Michael mi guarda male, poi spalanca gli occhi e corre in punta di piedi verso di me.
“Ho sentito un rumore” sussurra avvicinandosi al mio viso. Ha la faccia spaventata, e se è spaventato lui allora lo sono anche io! Metto la foto nella mia tracolla e vado verso la porta pronta per uscire ma si sentono dei passi sempre più vicini echeggiare nel corridoio. Immediatamente mi giro verso Michael, ci guardiamo negli occhi completamente terrorizzati.
“Dobiamo nasconderci” dice il riccio mordendosi il labbro.
“Ma dove?” dico io mettendomi le mani fra i capelli. Vorrei mettermi a piangere, siamo fottuti! I passi sono sempre più vicini. Vedo il suo sguardo vagare veloce per la stanza, poi mi prende per un braccio e mi trascina verso un ‘armadio.
“Entra qua!” mi ordina mentre mi spinge all’interno, poi fa per entrare anche lui.
“Ma non ci staremo mai!” gli dico esaminando lo spazio dove mi trovo. Lui non mi risponde neanche, si schiaccia contro il mio corpo cercando di far entrare i suoi lunghi arti in pochi metri quadrati. Sento che già mi manca il respiro.
“Chiudi lo sportello”mi sussurra. Allungo il braccio e con fatica riesco ad afferrarlo con le punte delle dita al che lo tiro verso di me e finalmente riesco a chiuderlo. Ora il buio è ancora più tetro. Sento la paura salire velocemente ed impossessarsi del mio corpo, il cuore è quasi del tutto impazzito. Sento la porta dell’ufficio aprirsi, cazzo, siamo nella merda! Istintivamente stringo forte la maglietta di Michael affondando ancora di più la faccia nel suo petto. Sento il suo cuore battere sempre più forte ad ogni passo che si sente nella stanza. Ad un tratto solleva un braccio passa la mano sulla mia schiena arrivando fin sulle spalle per poi avvolgerle, l’altra mano la intrufola fra i miei capelli stringendoli fra le dita. Il cuore mi si ferma e sento come un forte vuoto allo stomaco. Mi sta abbracciando? Non  lo so, ma questo suo gesto oltre ad agitarmi dentro, mi tranquillizza, mi sento come protetta, tutto ciò mi sembra così strano. Mi gira anche la testa, sarà la paura, saranno le sue braccia, o il suo profumo che mi penetra prepotentemente nelle narici. I nostri respiri sono sincronizzati e le sue dita ogni tanto si muovono piano fra i miei capelli, sto andando completamente in confusione. Mi sembra di stare dentro questo armadio da un’eternità, ma per fortuna sentiamo la porta richiudersi e dei passi allontanarsi, faccio un piccolo sospiro di sollievo, rilassando i muscoli.
“Aspetiamo ad uscire” dice piano Michael, sento il suo respiro sui capelli. Resto immobile ancora avvolta nelle sue braccia, sento il suo cuore battere ancora forte, proprio come il mio. Ma ora davvero non riesco più a respirare bene, fra il suo corpo premuto contro di me e la poca aria che c’è qui dentro sento che fra poco svengo.
“Mi manca l’aria” sussurro quasi senza fiato. Subito mi libera dal suo abbraccio ed esce dall’armadio, io faccio un passo fuori e prendo una grossa boccata d’aria poggiandomi a lui che mi prende le braccia e si abbassa verso di me.
“Stai bene?” mi chiede guardandomi con quegli occhioni grandi, che ora sembrano preoccupati. Che strano, e poi perché prima mi ha abbracciata a quel modo? Faccio di si con la testa cercando di scacciare dalla mia mente quell’immagine. Usciamo dall’ufficio assicurandoci che non ci sia più nessuno. Corriamo come i pazzi, nemmeno ci scambiamo due parole, scavalchiamo la finestra ed il muro con lo stesso metodo con cui siamo entrati, ma sta volta facciamo tutto in fretta e furia essendo spaventati a morte! Ci allontaniamo a passi svelti dal palazzo, ma io sono stanca morta, così mi fermo a sedermi su degli scalini di fronte ad una casa. Cerco di riprendere fiato, ma ho il battito ancora irregolare per tutto quello che è successo.
“L’abiamo scoppiata grossa!” dice lui dopo essersi seduto vicino a me mentre recupera il fiato. Io mi metto immediatamente a ridere.
“Si dice scampata!” lo correggo. Lui ridacchia, poi cala un silenzio imbarazzante. Ma dopo qualche secondo incominciamo a ridere di nuovo, sembriamo due ubriaconi, lo osservo mentre si alza e si appoggia al muro, con le mani sulla pancia mentre ancora ride, cazzo, è una specie di visione, non l’avevo mai visto ridere così e…beh, forse era meglio che non lo vedessi. Immediatamente il riso sparisce dalla mia faccia, continuo a guardare il suo sorriso, ha delle adorabili fossette e i due incisivi davanti molto grandi, a mo di topolino della Disney, tutto ciò lo rende diverso, quasi dolce e tenero, ma Penniman non può essere tenero, ne tantomeno dolce. All’improvviso i miei pensieri vengono interrotti, come dopo una doccia gelata, anzi, proprio da una doccia gelata, una quantità indefinita di acqua che mi s’infrange sulla testa per poi scendere e raggiungere praticamente ogni parte del mio corpo. Mi alzo in piedi di scatto, sputando dalla bocca un piccolo zampillo d’acqua e rabbrividendo, avrei voluto urlare ma la voce mi si spezza in gola. Alzo lo sguardo verso l’alto togliendomi le goccioline dagli occhi.
“Andate a fare i deficienti da qualche altra parte! Qui c’è gente che deve dormire e che domani si alza per andare a lavorare, barboni!” un vecchio sopra di me urla dalla finestra come un pazzo, poi rientra in casa chiudendo la porta. Io sono scioccata, mi ha appena buttato un secchio pieno d’acqua!
“Ma, tu sei pazo!” gli grida Michael, che ovviamente non ha una minima gocciolina addosso. Incrocio lo sguardo con lui per un secondo, viene verso di me con le mani a mezz’aria, e guardandomi in modo strano, che figura di merda! Inizio a camminare con velocità verso la macchina seguita da lui, sono completamente congelata. Ad un tratto sento Michael ridere.
“Non ti azzardare a ridere Penniman!” gli ringhio immediatamente contro. Ma le mie parole evidentemente lo fanno ridere ancora di più. Se prima trovavo la sua risata incredibilmente tenera e melodiosa, ora la trovo irritante e alquanto fastidiosa!
“Portami immediatamente a casa! Sto congelando!” dico isterica mentre cerco di aprire la portiera che però non si apre.
“Mi dispiace ma tu non sali sulla mia Rolls Royce così” mi dice ancora ridendo. Mi blocco quasi in modo esageratamente finto e lo guardo.
“Che cosa? Sono le due di notte! Vuoi che torni a piedi? Sa-saranno almeno 15 chilometri! E poi sono fradicia!” sono sconvolta, non può essere così stronzo.
“Se bagno i sedili si rovinano, questa machina è di mio padre” mi risponde mentre apre il bagagliaio.
“Me ne fotto dei tuoi bei sedili in pelle!” gli grido contro mentre strizzo i miei lunghi capelli formando una piccola pozzanghera sull’asfalto.
“Non gridare, prima che ti tirano un altro sechio d’acqua!” mi dice continuando a ridere. Mi mordo il labbro talmente forte che mi faccio male.
“Togliti i vestiti e mettiti questa adosso” mi dice poi passandomi una grossa coperta di pile pesante.
“Stai scherzando vero?” gli dico tremando. Lui fa di no con la testa e poi si appoggia alla macchina a guardarmi. Quanto è stronzo, ma a quanto ho capito questa è l’unica soluzione per tornarmene a casa. Mi tolgo la giacca, saltellando per il freddo, poi faccio per togliermi anche la maglietta ma noto che lui è ancora li che mi guarda.
“Scusa, ma vorrei un po’ di privacy se non ti dispiace!” gli dico imbarazzata. Lui sbuffa ed entra in macchina. Mi metto dietro il bagagliaio assicurandomi che quella specie di maniaco non mi veda e mi tolgo tutto quanto restando in intimo. Mi avvolgo poi nella grande coperta e vado verso il suo finestrino.
“Dove li metto questi?” gli chiedo riferendomi ai vestiti bagnati.
“Nel bagagliaio c’è una borsa di plastica” mi indica. Solo a guardarlo in faccia mi sale il nervoso. Strizzo i vestiti e li metto nella borsa, poi apro la portiera e mi siedo sul sedile imbronciata più che mai. Vedo con la coda dell’occhio che mi guarda sorridendo, poi mette in moto la macchina e finalmente ci dirigiamo verso casa mia.
“Hai fredo?” mi chiede dopo un po’. Io non lo guardo nemmeno e nemmeno mi degno di rispondergli. Mi chiede se ho freddo? Pft…
Il resto del tragitto lo passiamo in silenzio e dopo alcuni minuti ci fermiamo davanti alla porta di casa mia. Apro la portiera e gli dico ciao senza nemmeno guardarlo, per sta notte ne ho abbastanza di lui.
“Potresti almeno dirmi grazie” mi dice prima che scendessi. Lo guardo qualche secondo per vedere la faccia con cui mi dice una cosa del genere, noto anche con mio stupore che non sta scherzando, mi guarda con quegli occhioni dolci sperando che lo ringrazi per bene! Ah dovrei dirgli grazie? E’ lui che mi ha messo in questa situazione.
“E’ colpa tua se sta sera ho rischiato la galera, e se mi ritrovo mezza nuda e bagnata dalla testa ai piedi, più che ringraziarti dovrei mandarti affanculo Penniman!” dico prima di scendere.
“La coperta, è mia!” mi dice. Cosa?
“M-ma ma…” farfuglio come una cretina. Lui fa segno con la mano di ridargliela subito. Dannato inglese del cavolo! Sento il fumo che mi esce dalle orecchie. Mi tolgo la coperta in un solo gesto, al che lui spalanca un tantino la bocca, facendo vagare i suoi occhi su di me, gliela tiro dentro in macchina con violenza e chiudo la portiera, poi m’incammino verso la porta. Non sento la sua macchina partire, sicuramente mi starà guardando, bastardo, sento le guance andare a fuoco, prima di entrare in casa do un ultimo sguardo e poi chiudo in tutta fretta. Sto qui immobile per qualche secondo appoggiata alla porta, che serata assurda! Ad un tratto sento ancora il campanello suonare. Ancora Penniman, mi ha proprio stancata! Incazzata più che mai apro la porta.
“Che vuoi ancora?” gli dico furiosa.
“La … t-tua roba” mi dice guardando il mio corpo e tenendo in mano la busta di plastica con dentro i miei vestiti e tutto il resto. Mi rendo conto solo ora di essere ancora nuda. Balbetto un grazie e gli strappo di mano il sacchetto per poi chiudere la porta in tutta fretta. Che figura di merda!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ok, la nostra Daphne è salva, ha ancora il suo lavoro, grazie a Penniman che l’ha aiutata, anche se ce l’ha messa lui nei guai ma…va bè…dettagli! XD
Forse d’ora in poi questi due litigheranno un po’ meno….forse! ma decisamente le cose andranno meglio! :)
Alla prossima ragazze! Ringrazio tutte voi che recensite <3 e anche chi legge in silenzio…ah! E chi ha messo la storia fra le preferite o le seguite! <3 :)
ely

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Capitolo 7
*** Un lato positivo ***


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Entro nel palazzo e subito Federico mi saluta allegro.
“Ciao Daphne!” mi dice uscendo da dietro il bancone. Anche io lo saluto con un veloce abbraccio.
“Prendi un caffè con me?” mi chiede sistemandosi il berretto sulla testa a mo di monello.
“Ma si dai, tanto sono un po’ in anticipo” gli rispondo guardando l’orologio. Ci rechiamo alla macchinetta li affianco e chiacchieriamo un po’. Io però sono un po’ distratta, vedere Penniman dopo l’avventura di ieri sera, non so perché ma ho l’ansia, forse perché siamo entrati qui di notte e potevano arrestarci, o forse perché mi ha vista mezza nuda.
“Eih Michael!” fa Federico guardando dietro di me. Ecco, manco a farlo apposta. Michael ride e da la mano al ragazzo in modo molto amichevole, poi guarda me facendo un piccolo cenno della testa, lo stesso faccio io.
“Come va amico?” gli dice Fede appoggiandosi alla macchinetta.
“Tuto bene e tu?” gli risponde Penniman alzando le spalle.
“Si tira avanti, ma non mi posso lamentare” scherza il più piccolo facendomi l’occhiolino, io sorrido.
“Ok io vado, non tardare tropo signorina!” mi dice Penniman tirandomi una ciocca di capelli, poi se ne va ridendo. Fede ride e lo saluta un’ultima volta con la mano.
“E’ un grande quel ragazzo!” dice poi finendo il suo caffè inclinando il bicchiere per poterlo bere fino all’ultima goccia.
“Un grande?” ripeto io guardandolo un po’ storto.
“Ti sta antipatico?” mi chiede abbassando il tono di voce.
“E’ odioso!” rispondo fregandomene del tono di voce. Lui ride per poi prendere il mio bicchierino e buttarlo nel cestino insieme al suo.
“Vorrei essere odioso quanto lui” dice facendo su e giù con la testa.
“Ma che dici?” gli faccio io non capendo.
“Quello stronzo ha un sacco di tipe” dice poi ridendo e dirigendosi di nuovo dietro il suo bancone, al suo PC. Io rimango un attimo alla macchinetta, poi lo raggiungo.
“Ha un sacco di tipe?” chiedo a lui appoggiandomi curiosa.
“Si, qualche volta siamo usciti insieme, cadono ai suoi piedi” mi dice smanettando col mause. Non so perché ma questo argomento mi fa uno strano effetto.
“Sai se è fidanzato?” gli chiedo subito dopo. Lui mi guarda un po’ strano poi torna a guardare il suo computer.
“Non credo, deve essere uno di quei single convinti” mi risponde ridacchiando.
“Ovvero salta da un fiore all’altro!” sparo con un certo tono di disapprovazione. Lui ride facendo di si con la testa.
“Non dirmi che piace anche a te!” mi chiede alzando le sopracciglia. Io subito alzo la testa dal bancone con uno scatto.
“Ma non dirlo nemmeno per scherzo!” quasi grido incrociando le braccia al petto.
“E allora come mai tutte queste domande sulla sua vita sentimentale?” mi domanda scettico.
“Così, tanto per sapere che tipo di persona è, ed in effetti non mi aspettavo altro!” dico cercando di risultare il più disinteressata possibile, non voglio che qualcuno pensi una cosa del genere.
“Ok ok, farò finta di crederti” mi dice sorridendo.
“Eih, è la verità!” lo riprendo io, lui non risponde più, e forse è meglio così.
Saluto e prendo l’ascensore, non sono tranquilla ma almeno l’ho già intravisto. Esco dall’ascensore ed un uomo biondo mi fa l’occhiolino, ma chi è? Penso per poi continuare a camminare. Arrivo alla postazione di Michael e mi siedo di fianco a lui senza dire niente.
“Ciao, sei in ritardo” mi dice.
“Ma che dici? Sono le nove e due minuti!” mi difendo io.
“Sei in ritardo di due minuti” fa lui accompagnando le sue parole con una mano.
“Ogi devi scrivere un articolo su qualsiasi argomento” mi dice senza nemmeno guardarmi.
“Davvero? Finalmente posso scrivere?” dico contentissima.
“Calmati, è solo per me, devo pur vedere le tue capacità” mi dice poi posando gli occhi su di me. Ah, sono un po’ delusa, comunque sta facendo finta che non sia successo niente ieri sera, e ciò mi fa piacere.
“Tieni, questo è tuo” mi dice porgendomi un PC bianco. Io lo prendo in mano confusa.
“Mio?” chiedo. Lui fa sì con la testa.
“Cioè me lo posso tenere?” chiedo ancora per essere sicura di aver capito bene. Lui alza un sopracciglio e poi ride scuotendo la testa impercettibilmente.
“Si te lo puoi tenere carota!” mi dice.
“Come mi hai chiamata?” gli chiedo immediatamente. Lui mi guarda aggrottando le sopracciglia.
“Perché fai quela facia?” mi chiede imitandomi. Faccio un piccolo sospiro chiudendo gli occhi.
“Mi hai chiamata carota?” gli chiedo retoricamente.
“Si e alora?” mi risponde in modo arrogante lui.
“E allora non farlo mai più ok?” gli dico digrignando quasi i denti. Non sopporto questo appellativo, mi chiamavano così alle elementari e alle medie quando mi prendevano in giro per i miei capelli e le mie lentiggini.
“Tu sei tuta scema” mi dice guardandomi storto.
“Non sopporto quando mi chiamano così!” gli dico cercando di giustificare la mia reazione, che può risultare, forse agli occhi di chi non sa, un po’ esagerata.
“Ma tu sembri un po’ una carota” mi dice poi facendo una risatina stupida e dandomi un buffetto sul naso. Io lo uccido con le mie stesse mani.
“Vaffanculo!” gli dico aprendo il mio nuovo PC e cercando di concentrarmi solo su quello.
Allontano di un po’ la sedia da lui e cerco di pensare su quale argomento potrei scrivere, dovrebbe essere qualcosa su cui sono informata. Mi mordicchio le unghie nel tentativo di farmi venire in mente qualcosa.
“Comunque carine le mutandine con i gatini” mi dice Penniman dopo qualche minuto. Il mio cuore perde un battito, ma che cavolo dice? Brutto pervertito. Sento che le guance mi stanno bruciando. Mi alzo in piedi con il mio nuovo computer.
“Sei un cretino!” gli dico prima di andarmene, non posso stare concentrata con un tale deficiente affianco. Vago un po’ per la redazione in cerca di un posto tranquillo, arrivo nella stanza dove sono appese le copertine del giornale, c’è un grande tavolo qui, direi che va bene e poi non ci entra mai nessuno. Mi siedo e cerco di non pensare a Penniman che mi dice quella cosa con quel fare, così irritante. Ci sto dentro per circa due ore, alla fine ho scritto sulla società odierna, sperando che vada bene. Se penso che lo dovrà leggere quello là, pft che nervi. Mi guardo un po’ in giro, ancora non me la sento di tornare da lui. Su di un tavolino vedo una rivista proprio di Cool World, guardo la data ed è proprio l’uscita di questo mese, è uscita ieri ed io manco me n’ero accorta, penso maledicendo la mia sbadataggine. La sfoglio velocemente senza stare attenta ai contenuti quando ad un tratto noto qualcosa di famigliare in una foto. Ritorno indietro a quella pagina e leggo a lettere cubitali IL JOLLY BLUE. Oddio, è un articolo sul locale! Vado subito alla fine del trafiletto e leggo l’autore: Michael Holbrook Penniman Jr. E’ Penniman! Pure il nome ha da ricconi! Guardo le foto ma di me non c’è traccia per fortuna. Leggo velocemente l’articolo ed oltre a constatare che quello snob scrive benissimo non c’è traccia nemmeno del mio nome. Ora capisco cosa ci faceva quella sera nel locale e…aspetta, capisco anche il perché aveva una mia foto. Non so quando abbia scritto questo articolo ma certamente non ieri, quindi aveva già pensato di non menzionarmi nell’articolo per difendermi in un certo senso. Non so perché ma sento come un nodo in gola sciogliersi. Forse non è poi così stronzo come vuole far credere, ma che dico? Ha cercato di farmi licenziare! Penso subito dopo picchiandomi in fronte da sola. Lo raggiungo e sedendomi gli porgo il mio computer.
“Ho fatto” gli dico cercando di rimanere tranquilla, anche se ho una paura folle. Lui quasi si spaventa, poi prende il PC apre il documento e comincia a leggere.
“Lo leggi adesso?” gli chiedo artigliandogli un braccio.
“Certo, non ho tempo da perdere” mi dice senza staccare gli occhi dal monitor.
Io sto a fissarlo mentre legge per captare ogni minima espressione facciale, ma sembra una statua di marmo.
“Smetila di fissarmi” mi dice ad un tratto facendomi sussultare.
“Ok, scusa” rispondo abbassando lo sguardo, ma dopo nemmeno due secondi torno ad osservarlo. Dopo interminabili minuti di angoscia finisce di leggerlo, si gratta la testa e poi mi guarda, senza dire nulla.
“Allora?” gli dico spazientita.
“Alora…non è male, per niente, sei brava” mi dice facendo un piccolo sorriso. Penso che il sorriso mi nasca spontaneo, mi ha detto che sono brava, detto da lui mi fa uno strano effetto, il cuore accelera il battito per qualche secondo per poi tornare normale.
“Grazie!” gli rispondo quasi intimidita.
“Forse è un po’ lungo, devi imparare che in certe cose è meglio non dilangarsi”
“DilUngarsi!” lo corrego subito, senza quasi aspettare che finisse di parlare, esagerando a pronunciare la “U”
“Grazie” mi dice ironico alzando un sopracciglio. Io mi metto a ridere, non so nemmeno perché, è che trovo buffo il fatto che ogni tanto faccia degli strafalcioni del genere.
“Mi prendi per il culo?” mi chiede ridendo anche lui.
“No no” faccio io agitando le mani.
“Come no” dice lui guardando in basso. Questo momento sarebbe da incorniciare, non stiamo litigando, non ci stiamo sfottendo, stiamo solo scherzando come due normali colleghi, forse piano piano ce la faremo a non ucciderci a vicenda, subito mi viene in mente l’articolo letto poco fa.
“Ho letto il tuo articolo sul Jolly Blu” sparo senza pensarci troppo. Lui sgrana un po’ gli occhi e distoglie lo sguardo. Il suo modo di fare spiega tutto, aveva già pensato di non mettere la mia foto per non farmi licenziare, non dico più niente, credo che non servano parole in questi casi. Quindi anche Penniman ha dei lati buoni, mi ritrovo a pensare sulla strada di casa. Vorrei che ogni giorno con lui fosse come quei cinque minuti di pace dopo che ha letto il mio articolo, se fosse sempre così potrei anche innamorarmi di lui. Ma che cavolo mi prende? Non posso pensare a queste cose, no no no no no no no…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ebbene si…piano piano, si scopre che Michael forse non è poi così cattivello! :)
Ogni giorno Daphne ne scopre qualcuna su questo ragazzo misteriosamente sexy! ;)
Alla prossima ragazze….GIOVEDì!  ^___^
Ringrazio come al solito tutti quelli che leggono, che recensiscono, che mettono fra le seguite, prferite ecc… vi amo, è per voi che vado avanti a scrivere…sappia telo! ;)
Un bacione a tutte! <3
ely

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Capitolo 8
*** Viaggio di lavoro ***


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“Non serve a nula descrivere nei detagli un paesaggio, al letore non interesa, non stai scrivendo un romanzo rosa!” mi dice chiudendo gli occhi e gesticolando come un matto.
“Ma mi sembrava carino far capire la bellezza del…”
“No!” m’interrompe bruscamente lui. Butto fuori l’aria mettendo un piccolo broncio.
“Allora, quando capisco che non devo soffermarmi su alcune cose?” gli chiedo poi appoggiando la testa sulla mano.
“Con esperienza, e poi devi capire che bisogna centrare il mesaggio, tuto qui, per tua fortuna hai dele specie di doti naturali” mi dice girando lo sguardo. Io mi raddrizzo sulla sedia.
“Lo pensi davvero?” gli chiedo con gli occhi luccicanti. Lui mi guarda alzando un sopracciglio con la sua solita espressione un filo arrogante ma terribilmente affascinante.
“Si” risponde soltanto, come se gli pesasse dirmelo, ma poi gli sfugge un sorriso che rende il suo volto come quello di un bambino.
“Stronzetta” continua poi scuotendo la testa in modo scherzoso, sto per rispondergli ma il capo arriva alle nostre spalle.
“Ragazzi, vi voglio nel mio ufficio fra cinque minuti” afferma velocemente per poi riprendere a camminare. Io guardo immediatamente il volto di Penniman, per capire se questa può essere una cosa normale, dalla sua faccia sembra di si, ma io sono ansiosa, e se non avessi fatto bene? Se mi volesse cacciare?
“E’ normale?” gli chiedo mentre mette dei fogli in una cartelletta.
“Cosa?” mi chiede tranquillo. A volte non capisco se fa apposta o se è così davvero!
“Il fatto che il capo ci abbia convocati nel suo ufficio così in fretta!” spiego innervosendomi un pochino.
“Non so, fa così se c’è qualcosa di strano o di diverso” dice grattandosi i riccioli. Ecco, non è la risposta che volevo, no no no. Comincio a mangiarmi le unghie, mentre percorro insieme a Penniman la strada per l’ufficio. Penniman bussa un paio di volte poi entra subito senza nemmeno aspettare il permesso. Ma che fa? Penso io mentre lo seguo. Si accomoda sulla poltroncina di fronte alla scrivania in modo scomposto. Io invece mi siedo come se stessi andando a prendere un the dalla regina Elisabetta d’Inghilterra.
“Allora Daphne” dice il capo facendo una piccola pausa. Il mio cuore batte all’impazzata, oh dio ce l’ha con me, ho fatto qualcosa di sbagliato!
“Ho letto quello che hai scritto e devo dire che sei molto brava, complimenti!” dice facendo andare il capo su e giù e sorridendomi. Io non riesco a dire altro che grazie ed a sorridere come un’imbecille. Poi fa una pausa e guarda il mio collega.
“Michael, devi occuparti di una mostra d’arte di giovani promesse che arrivano da ogni parte del mondo, si terrà a Bologna dopodomani, quindi preparati a partire.” Gli dice serio mentre gli porge una specie di depliàn dell’evento. Lui scatta sulla sedia.
“Per quanti giorni?” gli chiede subito, sembra quasi preoccupato.
“Sono solo un giorno e una notte” si affretta a rispondergli il capo. Penniman si rilassa immediatamente sulla sedia, e dopo averci pensato per qualche secondo risponde che si può fare. Che strano, che gli interessa a lui di stare in giro per qualche giorno?
Michael sfoglia le pagine curioso, io invece mi sento un po’ dimenticata da tutti.
“Cosa devo fare? Scrivere le impresioni degli artisti e come si svolge l’evento?” chiede dopo un po’. Il capo annuisce.
“Sei quello giusto per questo articolo, Michael conosce quattro lingue!” dice poi rivolto a me, indicando il ragazzo col pollice. Io lo guardo stupefatta, quattro lingue? Non me l’aspettavo, che invidia, io so a malapena un po’ d’inglese.
“Ah, ovviamente voglio che tu Daphne vada con lui” mi dice subito dopo.
“Che cosa?” diciamo in coro per poi girarsi di scatto l’uno verso l’altro. Il direttore ci guarda perplessi per qualche secondo, io divento subito rossa, vorrei scomparire in questo momento.
“Penniman, che stai combinando?” gli chiede sospettoso Massimo aggrottando le sopraciglia.
“Che vuoi dire?” gli chiede lui con un tono acuto. Il capo assottiglia lo sguardo.
“Non fare cazzate ragazzo!” gli dice puntandogli un dito contro mentre lui si agita sulla sedia. Ma che vuole insinuare? Penniman abbassa lo sguardo per poi riprendere la sua aria sicura di se e guardare il capo convinto.
“Non sto combinando proprio niente” risponde dopo qualche secondo.
“Allora non ci sono problemi a partire insieme!” dice poi.
“Vorrei che vedessi come si svolgono alcune cose al di fuori, capiteranno spesso!”ora guarda me, che sono ancora imbarazzata dalla strana scena di poco fa. Io faccio di si con la testa ma poi mi vengono in mente alcuni dubbi.
“Ma, come farò a partire? Io non credo di potermelo permettere” chiedo vergognandomi un pochino.
“Stai tranquilla, è tutto pagato, viaggio, hotel, pasti, tu non devi sborsare niente” mi dice facendoci cenno poi di andarcene. Ci alziamo dalla sedia, ancora ci guarda storto.
“Mi raccomando voi due!” ci dice con un tono strano.
“Soprattutto tu!” dice a Michael, che alza gli occhi al cielo. Non appena siamo fuori dalla porta inizio ad agitarmi.
“Oddio ma quindi devo fare le valige e…avvisare i miei” blatero in fretta.
“Non stai andando in guera, sono solo un giorno e una note!” mi prende in giro lui.
Io devo fare un viaggio con lui, o dio mio, già m’immagino le litigate e tutto il resto. Però sono anche eccitatissima! Vedrò qualcosa di diverso, anche se sarà Michael a scrivere magari si farà aiutare un pochettino.
 
 
“Ma che hai portato? Tuto l’armadio?” mi sgrida Penniman indicando il mio trolley. Io guardo la sua semplice tracolla un po’ imbarazzata.
“Non sapevo che cosa portarmi!” rispondo mentre lui prende la mia valigia e la mette nel suo bagagliaio. Non riesco a fare a meno di fissarlo come un’imbecille questo pomeriggio. Indossa una T- Shirt a righe ed una giacca scozzese verde e rossa, i capelli superscompligliati con uno strano capellino nero che sembra appena appena appoggiato alla testa. Noto anche una strana collana, con uno strano ciondolo, anche se è impossibile non notarla una cosa del genere, sembra quasi una cosa per bambini, eppure, è bellissimo!
“Voi donne siete imposibili!”mi dice mentre saliamo in macchina.
“Ma perché non abbiamo preso un treno?” gli chiedo dopo alcuni minuti di viaggio.
“Io odio i treni” mi risponde concentrato sulla strada. Mi sembra il puffo brontolone!
“Come mai?” domando curiosa. Lui sbuffa per poi spiegarmi.
“Sono sempre in ritardo, e poi odio stare seduto ore in quei cosi puzolenti!” mi dice quasi schifato. E’ proprio un damerino, penso sorridendo leggermente.
“Ma se devi fare un viaggio lungo?” continuo.
“Se poso evitare…e poi col treno ci metevamo di più” mi risponde sicuro.
“Quanto ci metteremo in macchina?” domando poi.
“Circa due ore e meza” mi risponde ridacchiando.
“Perché ridi?” gli domando divertita.
“Perché mi ricordi…qualcuno di mia conoscenza” mi risponde lui sul vago.
Dopo circa un’ora mi addormento sul sedile, per poi essere svegliata da Penniman in modo molto tenero, ovvero urlandomi nelle orecchie che siamo arrivati.
Alloggiamo nell’hotel dove si tiene la mostra, è pienissimo di gente, tantissimi giovani, alcuni vestiti in modo strambo. Abbiamo le stanze uno accanto all’altra e dopo aver posato i bagagli ed esserci rinfrescati un pochino andiamo nella sala dove vengono esposte le opere.
Penniman è concentratissimo, continua a scribacchiare sul suo squadernino mentre si guarda intorno, parla con tutti, responsabili, organizzatori, io mi limito a seguirlo, cercando di carpire ogni sua mossa o modo in cui si rivolge alle persone. Direi che è molto serio ma anche gioviale, insomma carino e affascinante come al solito! Per lui non dev’essere difficile, io invece sono sempre impacciata e insicura.
“Tieni, fai delle foto” mi dice passandomi una macchina fotografica digitale. Mi aggiro per la mostra scattando un innumerevole quantità di foto, scatto foto a tutti e tutto. Ci sono opere di ogni genere, quadri, sculture, anche cose strane, che la gente definisce “arte moderna” ma che a me non è mai piaciuta molto. Cerco con lo sguardo Penniman e lo vedo parlare con alcuni ragazzi. Mi avvicino quasi correndo, voglio sentire! Quando sono finalmente vicina mi accorgo che non sta parlando in italiano, ma bensì in francese, ed un francese perfetto, per quanto ne possa capire io. Subito dopo si rivolge ad un altro artista, in un inglese impeccabile e dopo ancora parla con uno spagnolo come se nulla fosse, confondendo ogni tanto alcune parole con l’italiano, facendo delle gaffe adorabilmente tenere. Quanto cavolo deve aver studiato per sapere tutte queste lingue? Sono quasi scioccata, non pensavo davvero fosse così. Quando ormai avrà riempito almeno una decina di pagine del suo quaderno ce ne andiamo a cena, lui non è molto di compagnia, dato che sta al suo portatile trascrivendo tutto ciò che si è appuntato oggi e scaricando le foto che ho fatto io.
“Ma quante foto hai scatato?” mi chiede dopo un po’.
“Ah, finalmente mi rivolgi la parola!” gli dico mentre giocherello con l’insalata rimasta nel piatto. La sua faccia spunta da dietro il monitor e mi guarda un po’ dispiaciuto.
“Sto lavorando” mi dice alzando le spalle. Si è vero, ma io mi sto anche un po’ annoiando, non mi ha praticamente calcolata per tutto il giorno, almeno a cena dico io. Mi sento odiosa anche solo nei miei pensieri, alla fine sta lavorando, è vero, mica siamo qua in villeggiatura, mi sento un’idiota!
“Scusa, hai ragione!” dico poi bevendo tutto in un sorso un bicchiere di vino. Non capisco perché vorrei che mi guardasse di più, sto diventando scema forse.
“Com’è che sai tutte queste lingue?” gli chiedo quando mi viene in mente il modo in cui parlava prima.
“Bhe, io sono nato in Libano, mia mamma è libanese e mio papà americano, quando avevo neanche un ano siamo andati a vivere in Francia, perché la c’era la guera, poi a nove anni in Inghilterra, e quasi sei anni fa qui, lo spagnolo l’ho studiato a scuola” mi risponde quasi tutto d’un fiato. Io spalanco la bocca e lui si mette a ridere.
“Lo so, io mi definisco sempre come un cane randagio” mi dice sogghignando.
“Wow, ed io che mi lamentavo perché mi sono trasferita dalla Toscana alla Lombardia!” dico sentendomi una stupida e facendolo ridere. E’ sorprendente, non pensavo avesse avuto una vita tanto movimentata, libanese francese inglese italiano…quante cose è questo ragazzo? Devo dire che sono abbastanza ammirata.
Finiamo di mangiare e nella mia mente sono già nel letto che dormo pacifica.
“Che ne dici di andare al bar del’hotel a bere qualcosa?” mi chiede mentre ci passiamo davanti. Ci penso un attimo su, per poi accettare, anche se mi sembra una cosa strana da fare con lui. Ci sediamo al bancone ed ordiniamo scoprendo che a entrambi piace particolarmente il negroni. Parliamo un po’ di tutto, della giornata, del lavoro, ma anche di cavolate, ridendo ogni tanto come due stupidi, specialmente dopo il secondo drink. E’ davvero simpatico quando vuole, e stranamente non litighiamo nemmeno una volta, è tutto così strano. Mentre parla mi accorgo che ho voglia di baciarlo, quasi sempre, è innegabile il fatto che sia davvero bello, ed io ne sono attratta completamente. Vado in fissa a guardare le sue labbra muoversi ed ammirare quei suoi incisivi sporgenti. Mi mordo il labbro e faccio un sorso più grande degli altri, devo smetterla di pensare a certe cose. Ma se penso certe cose, forse è anche colpa sua, questa sera è stranamente più carino del solito con me, sento che c’è qualcosa di strano, ma forse sono solo io che ho gli ormoni in subbuglio, ed il bicchierino di troppo sta facendo il suo effetto. Vorrei tanto baciarlo, e mettere le mie mani fra quei capelli, chissà se sono morbidi come sembrano alla vista. Mi avvicino un po’ di più a lui reggendomi la testa con una mano e guardandolo dal basso verso l’alto. Lui finisce il discorso che stava facendo, di cui non ho ascoltato seriamente nemmeno una parola, poi mi guarda. Io non so cosa dire, continuo a pensare di volerlo baciare e lui, lui non parla più, mi guarda fisso aprendo un piccolo sorriso che mette in mostra le sue adorabili fossette.
Nella mia testa nasce un’idea strana, perché non rischiare? Per una volta nella vita potrei dare solo retta al mio istinto. Ad un tratto gli squilla il telefono, i suoi occhi si staccano dai miei per guardare lo schermo.
“Abbie amore!” risponde alzandosi dalla sedia ed allontanandosi di un bel pezzo dal tavolo.
Amore? E’ come se qualcuno mi avesse appena sferzato un pugno in faccia! Ok, lascio perdere tutto quello che ho pensato fino ad’ora, anzi devo cancellarlo proprio dalla mia testa. Sicuramente era la sua ragazza, gli si sono illuminati gli occhi quando ha risposto, che stupida! E’ logico che abbia una ragazza, anche se Fede mi ha detto che è single. Mi sento un po’ una merda, e non pensavo seriamente di potermi sentire così, per una volta che mi stavo lasciando andare, ciò mi fa pensare che devo continuare per la mia strada razionale e lasciare perdere certe smancerie. Lo guardo mentre torna al bancone sorridente. Si risiede accanto a me e fa un piccolo sospiro.
“Scusa, prendiamo un’altra cosa?” mi chiede tamburellando con le dita sulla superficie liscia di marmo.
“No, grazie, io vado a dormire, ci vediamo domani!” gli rispondo frettolosa. Lo saluto velocemente e mi alzo dirigendomi verso l’ascensore. Non appena raggiungo la mia camera, apro la porta e mi butto sul letto, mi ritrovo a maledire quella Abbie senza sapere manco chi sia, e ciò mi fa sentire ancora più stupida!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Daphne sta rimanendo sempre più affascinata da Michael…e come dargli torto insomma?
Sabato pubblico il prossimo capitolo in cui ci sarà una sorpresa! ;)
Ringrazio tutte voi che recensite leggete preferite ecc… <3
Un bacione e al prossimo capitolo! ^_^
ely
 
 
 

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Capitolo 9
*** Una piccola, grande scoperta ***


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Torno a casa stanca morta, questo lavoro inizia ad essere pesante, ma è pesante soprattutto stare con Penniman! Non so che aveva oggi ma era insopportabile, più del solito, o forse sono io, che dopo l’altra sera sono insopportabile. Decido di chiamare Francesca, è un po’ che non la sento. Metto la mano nella borsa ma del cellulare nessuna traccia. Ok non agitarti, mi ripeto nella testa mentre penso a dove poso averlo lasciato. Penniman! Ad un tratto mi viene in mente che me l’aveva rubato lui per farmi un dispetto dopo che gli avevo lanciato il cappello per terra, devo essermi dimenticata di riprendermelo e fiugurati se quello me lo ridà. Penso a tutto quello che potrebbe fare col mio cellulare, e penso alle foto imbarazzanti che ho su. Me lo devo riprendere! Esco dalla porta come una furia, senza nemmeno pensare.
Arrivo davanti a casa sua, devo ammettere che me la immaginavo più sfarzosa, sebbene sia molto bella, di certo mille volte meglio del mio appartamento. Suono il campanello impaziente e dopo alcuni secondi sento i suoi passi avvicinarsi, quando apre la porta e mi vede fa una faccia stupita, è ovvio che non si aspettasse il mio arrivo.
“Ciao!” dico nervosa.
“Che, che ci fai tu qui?” mi chiede fra l’imbarazzato e l’infastidito.
“Che ci faccio qui? Me lo chiedi anche? Hai ancora il mio cellulare, guai a te se hai letto i messaggi!” dico cercando di entrare ma lui mi blocca.
“Scusa ma, non è  il momento adato questo…” mi risponde nervoso ed impacciato, parla a voce bassa e si guarda indietro, come se ci fosse qualcun altro in casa. Ah certo, sicuramente è con qualcuna, magari quella Abbie.
“Non m’interessa se sei con una delle tue sgualdrinelle, rivoglio solo il mio cellulare!” dico cercando di nuovo di entrare sbirciando alle sue spalle.
“Cos’è, sei gialosa?” mi chiede sarcastico.
“Prima di tutto si dice gelosa, e poi figurati, proprio di te! Pft” rispondo subito stizzita, sono gelosa? Naaaah…penso scuotendo la testa.
Ad un tratto, da dietro una sua gamba spunta una bambina seguita da un cane, entrambi mi guardano curiosi.
“Chi è papino?” dice guardando prima me poi Michael. Papino? Ho sentito bene? Questa bambina ha chiamato Penniman papino? Lo guardo esterrefatta, anzi, di più, sono praticamente ibernata qua sul posto e non faccio altro che guardare lei e poi lui in continuazione. Lui abbassa la testa e chiude gli occhi.
“Avanti, entra!” mi dice poi rassegnato. Le mie gambe si muovono da sole verso l’interno mentre lui chiude la porta e prende in braccio la bambina. Un bellissimo golden retriver mi salta quasi addosso annusandomi ovunque, accarezzo il suo pelo morbido, è stupendo!
“Melachi sta ferma!” gli grida Penniman, il cane obbedisce e sgambetta veloce da qualche parte allontanandosi da noi.
“Ti presento Abigayle” dice imbarazzato, guardando in basso. La bambina molla il collo di Penniman e punta i suoi grandi occhioni azzurri nei miei. E’ una bambina bellissima, i capelli biondi come il grano, lunghi e liscissimi con una frangia che le arriva fin quasi agli occhi, le incorniciano un visino paffutello tipico delle bimbe della sua età, le guanciotte appena appena rosate ed un nasino all’insù piccolo e rotondo, l’espressione da furba stampata in faccia proprio come quella del ragazzo che la tiene in braccio, sembra uno di quegli angioletti che ci sono negli affreschi delle chiese, o nei quadri.
“Lei è…è t-tua..?” chiedo balbettando.
“Tu che dici?” risponde acido. Beh è naturale, perché se no l’avrebbe chiamato papino? Non assomiglia per niente a lui, tranne forse per la bocca ed il sorriso, la madre deve essere proprio una bella donna. Non posso crederci, Penniman ha una figlia! Mai nella mia vita avrei immaginato una cosa simile!
“Ciao” mi dice un po’ timida mettendosi un ditino tra i piccoli denti bianchi, poi allunga un braccio verso di me e afferra una ciocca dei miei capelli guardandola attentamente.
“Che belli i tuoi capelli!” mi dice per poi rifugiarsi fra il collo e la spalla di Michael, che fa una risatina mentre le accarezza la testolina bionda. Vederlo con lei è la sensazione più strana che abbia mai provato.
“Grazie” rispondo, mi sa che sembro più io la bambina timida fra le due, è che con i bambini non ho alcuna esperienza, soprattutto così piccoli. Michael mette giù la piccola che subito viene verso di me e mi prende la mano.
“Vuoi vedere i miei giochi?” mi chiede mentre comincia a camminare trascinandomi verso la sua cameretta. Io guardo Michael che ha una faccia strana, come pensierosa, io invece sono imbarazzata come mai lo sono stata nella mia vita!
Entriamo nella sua cameretta seguite anche da Michael. Guardo l’adorabile stanzetta rosa piena di bambole, peluches e giocattoli ovunque, mi ricorda un po’ la mia di quand’ero bambina.
“Tu siediti qua!” quasi mi ordina Abigayle indicandomi il grande tappeto variopinto, sento Penniman ridacchiare mentre io a gambe incrociate mi piazzo sul tappeto. La piccola prende una cesta che sembra più grossa di lei e la trascina fino a me, poi si siede di fronte nella mia stessa posizione ed inizia a tirarne fuori alcuni pupazzi.
“Questo è Abbo!” mi dice scuotendo uno strano peluche, una scimmia azzura a stelline blu, con lunghe braccia e gambe. Si alza e viene verso di me con in mano il pupazzetto.
“Guarda, ti abbraccia!” mi dice congiungendo le manine della scimmietta munite di velcro dietro il mio collo. Io sorrido davvero intenerita dalla dolcezza di quest’angioletto biondo.
“Wow, che bello Abbo!” dico abbracciando anche io il peluche. Abigayle si mette a ridere e batte le manine divertita, poi sgambetta non so dove e ritorna con una Barbie di Ariel de “La sirenetta”.
“Tu mi sembri lei!” mi dice mostrandomi la bambola. Io rido mentre mette di fianco al mio viso la faccia della Barbie come se volesse vedere le somiglianze.
“Sei bella come lei!” mi dice poi sorridendo. Io rimango di stucco, non so come una tappetta del genere possa farmi quasi commuovere con un semplice complimento, forse perché sono sicura che sia sincero e genuino.
“Tu sei più bella!” le dico toccandole il nasino e facendola ridere.
“Papino vero che è bella?” chiede innocentemente a Penniman, che subito mi guarda imbarazzato senza rispondere.
“Vero?” continua la bimba insistente. In questo momento vorrei sprofondare nel parquet.
“Abbie…ce-certo amore” le risponde poi mettendosi una mano fra i capelli. L’ha chiamata amore, credo sia la cosa più tenera del mondo questa, per un attimo ci guardiamo dritto negli occhi. Improvvisamente mi viene in mente…Abbie, quindi quella Abbie dell’altra sera, quella che ha chiamato amore era sua figlia! Mi sento un’imbecille di dimensioni gigantesche!
“Lo sai che “La sirenetta” era il mio cartone preferito quando ero piccola come te?” le dico cercando di cambiare discorso, però era proprio così, lo vedevo a ripetizione.
“La mia preferita è Violetta!” mi dice lei risiedendosi. Io rimango un po’ interdetta, chi cavolo è Violetta? Faccio un sorriso e lei subito si alza e va a prendere un libro vicino al letto e mi porta anche quello, scommetto che fra un po’ sarò sommersa da una montagna di giochi. Guardo il libro dove in copertina c’è una ragazzina, sembra un telefilm.
“Wow…” dico non sapendo cosa dire.
“Che cosa sono questi?” mi chiede guardandomi il viso curiosa.
“Questi cosa?” le chiedo non capendo.
“Tutte queste cose che hai in faccia, come il morbillo” mi dice indicando le mie lentiggini.
“Ehm sono lentiggini” rispondo ridacchiando, mi guarda come se fossi un alieno. Poi mi si butta addosso ridendo e non so perché ad un tratto mi tocca un seno con un dito guardandolo incuriosita. Io non so che fare, non mi sta facendo male ma, è una strana situazione.
“Ok, Abbie basta adeso!” dice Michael imbarazzato prima di prenderla in braccio.
“Che ne dici di una ciocolata?” dice poi allegro, la bambina fa un urletto e batte le mani. Io mi alzo e li seguo fino in cucina. Michael fa sedere la bimba su una specie di sgabello molto alto.
“Scusa per prima, non so perché in questo periodo è fisata con le tette! E’ strano, i know” dice ridendo e scuotendo la testa, mentre versa una bustina di cacao in un pentolino con il latte.
“Non preoccuparti, non mi da fastidio!” rispondo cercando di tranquillizzarlo.
“Nemeno se lo facio io?” mi dice sorridendo ed assumendo la sua espressione da furbo. Io gli tiro un pugno sul braccio e lo lascio li dolorante, mentre prendo posto al bancone della cucina. Non capisco perché se ne deve venire fuori con certe frasi da pervertito ogni tanto! Dopo un po’ penso che sono di troppo, chi mi da il diritto di stare qui con padre e figlia…già padre, ancora stento a crederci.
“Penniman, se mi dai il mio telefono io vado a casa” dico alzandomi di scatto dallo sgabello.
“Ok” mi risponde lui alzando le spalle ed abbassando la testa.
“No! Bevi la cioccolata con noi!” strilla la bimba guardandomi imbronciata. Io rimango di stucco.
“Amore lei ora deve andare a casa” le dice Michael.
“No! Io voglio giocare con lei ancora un po’!” fa i capricci la piccola sbattendo le manine sul bancone.
“Abigayle, non fare i capricci!” la rimprovera il papà. Non voglio far piangere la creatura, così decido di restare.
“No ok, posso restare, infondo Abigayle me l’ha chiesto” dico sorridendo. Alla piccola le s’illumina il viso, che strano, devo piacerle proprio tanto. Mi siedo di fianco a lei e dopo alcuni minuti Penniman mette le tre tazze di fronte a noi.
“La mia è quella di Hello Kitty!” dice in una perfetta pronuncia inglese che mi fa spalancare occhi e bocca.
“Abigayle è bilingue, parla inglese e italiano, italiano meglio di me!” dice sorridendo. Wow! Che bambina intelligente, mi sa tanto che ha preso dal padre, penso mentre sorseggio la cioccolata.
“Ma tu come ti chiami?” mi chiede la piccola spaghetti d’oro.
“Daphne” rispondo sorridendole, è davvero carina, non pensavo che Penniman potesse creare una cosa tanto bella.
“Che nome! Non l’avevo mai sentito prima!” ridacchia poi con tutta la bocca sporca di cioccolato. Rido anche io e anche Michael. Lo guardo ed anche lui è sporco fino al naso, immediatamente scoppio a ridere come una matta.
“Ma perché ridi?” mi chiede lui.
“Guardati, sei più sporco di lei” gli dico mentre anche Abbie ride indicandogli la bocca. Lui fa un sorriso poi si lecca via la cioccolata dalle labbra, ok Daphne, non farti strani pensieri, si sta solo pulendo! Distolgo immediatamente lo sguardo e lo rivolgo alla piccola.
“Quanti anni hai Abigayle?” le chiedo. Lei si guarda le dita, ne tira su cinque poi guarda il padre come se cercasse una conferma.
“Cinque!” mi dice fiera.
“Allora sei grande!” le dico osservando le sue faccette buffe.
“Si, adesso sono nei grandi, l’anno scorso ero nei mezzani!” mi spiega riferendosi alla scuola materna.
“Li ha fati il mese scorso” mi dice Michael.
“Il papà mi ha regalato una bambola bellissima, che hai i codini e poi il monopattino!” mi dice allegra la bambina, io sorrido e provo sempre più tenerezza.
“Guarda che mi sono fatta col monopattino!” mi dice poi mostrandomi un ginocchio sbucciato. Io faccio la faccia triste e lei mi imita.
“Ho pianto, però poco” dice poi continuando a bere dalla sua tazza. Che buffa!
Dopo tipo mille domande della bambina alla mia persona finiamo anche di bere la cioccolata.
“Adeso andiamo a leto, piccola, sono le 9!” dice Michael alla bimba.
“Io devo andare in bagno” dice Abbie.
“Certo amore ora andiamo” risponde il papà, è così dolce però.
“No, voglio che mi accompagna lei!” mi indica la piccola. Michael mi guarda stupito.
“Abbie, lei ha da fare ora…” le dice, ma io lo interrompo dicendo che lo faccio volentieri. La prendo per mano ed è lei stessa che mi guida verso il bagno. Diciamo che me la cavo abbastanza bene e dopo aver fatto pipì mi assicuro di farle lavare bene le manine. Non appena usciamo dal bagno mi trascina di nuovo verso la sua cameretta, si arrampica sul suo lettino e da sotto il cuscino tira fuori una piccola camicina da notte azzurra, me la consegna sorridente e sta a guardarmi. Io la apro, stendendola davanti a me per osservarla meglio,è così piccola e carina! Penso di avere gli occhi a cuore in questo momento.
“Me la devi mettere!” mi dice, più che altro me lo ordina. Io faccio quasi un salto, non avevo mica capito.
“Ok” dico stando agli ordini, Michael ci guarda appoggiato allo stipite della porta. Spoglio la bambina che non so perché continua a ridacchiare felice, forse è la novità, ed in un secondo le ho già infilato il pigiama, mi è sembrato quasi come vestire un bambolotto.
“Che bella! Anche io la voglio, ma papà non le sa fare perché è un maschio” mi dice poi accarezzandomi la trecciolina che ho a lato. Ma quanto è tenera?
“Vieni qui” le dico sistemandomela sulle gambe, spazzolo con le dita i capelli cercando di togliere qualche nodo, ma sono talmente morbidi! Poi prendo ad attorcigliarli fra di loro formando una bella trecciolina bionda. Sciolgo la mia velocemente ed uso il mio elastichino per fermare la sua.
“Ecco fatto!” dico poi adagiandola sul letto. Lei tutta sorridente porta una mano dietro la testa per toccare la sua treccia, la sua espressione è irripetibile, è gioia pura!
“Guarda papà!” dice quasi urlando, Michael si avvicina e la mette sotto le coperte.
“E’ belissima, ora dormi però” le dice piano per poi darle il bacio della buona notte. La piccola lo stringe forte, ed è una scena dolcissima, quasi mi commuovo, ma che mi succede? Facciamo per andarcene ma la vocina di lei ci ferma subito.
“Anche tu bacino!” mi dice Abbie. Io mi avvicino l’accarezzo e le lascio un bacio sulla fronte, ma lei subito si alza col busto e mi stringe proprio come aveva fatto poco fa con Michael, mi lascia un bacetto umido sulla guancia e poi mi da la buona notte. Le luci si spengono ed io e Michael ci risediamo in cucina senza dire niente, ad un tratto mi guarda strano assottigliando gli occhi.
“Che c’è?” gli chiedo un po’ imbarazzata.
“Non so perché ma ti ama alla folia” mi dice poi sorridendo e scuotendo la testa.
“E’ la prima volta che fa così con una persona che non conosce, di solito è molto difidente con le persone nuove” continua senza guardare me ma le sue dita. Io non so che rispondere, se ci penso sono ancora scombussolata, Penniman un amorevole papà, chi l’avrebbe mai potuto immaginare? Stiamo in silenzio qualche secondo, non so perché ma vorrei sapere di più su questa storia.
“La, la madre?” chiedo un po’ insicura, magari non ne vuole parlare, alza lo sguardo su di me e poi torna a giocherellare con le dita.
“E’ … morta, due anni fa” mi risponde a testa bassa. Il cuore mi si spezza letteralmente in mille pezzi, non mi aspettavo una storia così triste, vorrei raggiungerlo ed abbracciarlo forte.
“Mi dispiace…” dico quasi a bassa voce, odio ritrovarmi in queste situazioni, non so mai cosa dire e mi sento sempre una stupida!
“Tanto non gliene fregava molto di sua figlia, si, la veniva a trovare ogni tanto ma, non ha mai avuto l’istinto materno, diceva lei, ma la bambina non so come stravedeva per lei” dice triste, sono parole molto dure queste, soprattutto nei confronti di una persona che non c’è più.
“Mio padre mi ha caciato per questa storia, voleva che lavoravo nell’azienda di famiglia, ma io odiavo tuto, il mio sogno era un altro. E poi lei è rimasta incinta e siamo venuti qui, perché anche la sua famiglia non era d’acordo, lei aveva pasato infanzia in Italy” continua sempre tenendo la testa bassa.
“E…poi?” domando, forse sembro un po’ impicciona, ma ora non m’importa.
“Quando è nata Abbie, lei è andata via, non la voleva e…non voleva me, quindi io ho dovuto crescere lei da solo, tuto da solo, lei si presentava solo ai compleani opure in altre rare ocasioni, poi tre anni dopo, ha fato un incidente, con scooter, quando suo padre ha saputo, mi ha ragiunto qui, ed è l’unico che mi sta acanto, aiutandomi con la bambina e con i soldi” finisce la storia. Io non credevo, non potevo immaginare fosse in questa difficile situazione, d’istinto allungo la mano sul bancone e prendo la sua, lui subito alza lo sguardo su di me, ha gli occhi lucidi.
“Abbie ed io eravamo distruti, io l’ho superata, si, le volevo bene ma Abbie, era comunque la sua mamma” dice in un modo talmente struggente che potrei scoppiare come una fontana adesso.
“Sei stato bravissimo, e fai un ottimo lavoro con lei, è stupenda!” dico sorridendo, sperando di avergli tirato un po’ su il morale, o di averlo in qualche modo rassicurato, non lo so. Lui mi guarda fisso negli occhi, odio quando lo fa, perché non riesco a sostenere il suo sguardo.
“Grazie” mi dice semplicemente stringendo la mia mano.
“Io le raconto sempre che era una madre fantastica e che non c’era mai perché viagiava per il mondo, ma non so, forse quando sarà grande scoprirà tuto e alora sarà delusa” dice poi con lo sguardo perso nel vuoto. Povero Michael, davvero vorrei stringerlo forte. Guardo le nostre mani ed immediatamente sento un brivido salire lungo la schiena, è tutto molto strano.
“Secondo me capirà che l’hai fatto per lei” rispondo con la voce un po’ tremolante, tutta questa situazione mi sta distruggendo. Lui mi guarda cercando di capire che cosa sto provando, io abbasso immediatamente gli occhi.
“Il pegio forse è pasato ma…ci sono dei momenti in cui…” si ferma e fa un lungo sospiro. Dio, deve essere proprio difficile per lui, ed io che l’ho sempre giudicato ingiustamente. Stiamo qualche minuto in silenzio, io non so davvero che cosa dire.
“E’ ora che vada” faccio sciogliendo le nostre mani ed alzandomi in piedi. Lui va non so dove e poi torna col mio cellulare in mano.
“Tieni, questo è tuo” mi dice con un mezzo sorriso, io lo prendo e me lo infilo in tasca, poi mi metto la giacca e m’incammino verso la porta seguita da lui.
“A domani Penniman!” gli dico mentre mi apre la porta.
“A domani carota!” mi dice sorridendo, non so perché sta volta non mi da fastidio, forse per il modo in cui l’ha detto, o forse per tutte le cose tristi che mi ha raccontato, penso di nuovo al suo sguardo di poco fa e la voglia di abbracciarlo è sempre più forte, mi slancio verso di lui e circondo il suo busto con le mie braccia appoggiando la testa sul suo petto, già mi rendo conto di aver fatto una grande cazzata, soprattutto perché non sta ricambiando, ma dopo alcuni secondi sento le sue lunghe braccia stringermi. E’ bello sentire il suo calore avvolgermi. Rimaniamo così solamente per alcuni secondi, anche se sembrano un’eternità, poi mi allontano e lo saluto velocemente girando i tacchi e camminando veloce.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ed ecco il colpo di scena! … se così si può chiamare! XD
Io amo alla follia i bambini…e soprattutto questa (anche se in realtà non esiste però fa niente! XD)
Che dire….spero che vi piaccia questa storia, e l’evoluzione che gli sto dando…a martedì, aspetto le vostre recensioni! :)
Un grazie a tutte voi che mi leggete e mi recensite… <3 <3 <3 <3
ely

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Capitolo 10
*** La gelosia ***


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“Si dai vengo anche io, è un po’ che non esco” dico a Melissa  al telefono, ho appena finito di lavorare e un drink non mi farebbe male. Metto giù e Penniman si piazza davanti a me.
“Poso venire anche io?” mi chiede. Oggi è strano, e dopo la scoperta di pochi giorni fa lo vedo in modo così diverso.
“Certo” gli rispondo allegra per poi uscire insieme a lui e con la sua macchina recarci al locale dove oltretutto ci siamo visti la prima volta. Chissà come mai nessuno dei due ne fa parola.
Entriamo nel locale facendoci spazio fra le persone, quasi subito vedo le mie due colleghe al bancone che non appena vedono Penniman spalancano la bocca, quasi quasi gli ci vuole un fazzolettino per asciugare loro la bava, che stupide! In effetti sta sera è anche più carino del solito, indossa dei jeans che gli fasciano le gambe in modo perfetto ed una camicia bianca che lascia pochissimo all’immaginazione, slacciata sul petto, una stravagante giacca a righe blu e bianche e poi il capello spettinato gli dona sempre molto, ciò non vuol dire però che debbano sbavare ai suoi piedi! Nemmeno il tempo di salutarle che subito si fiondano su di lui e si presentano stringendogli la mano, lui non sembra esserne molto colpito, si guarda in giro e poco dopo mi dice che va a prendersi qualcosa da bere. Mi chiedo perché sono venuta qui, loro tutte vestite carine ed io, beh…jeans e magliettina normalissimi, non so che mi prende ma le sto odiando in questo momento.
“Cavolo Daphne, è ancora più figo di quanto mi ricordassi!” dice Sara avvicinandosi. Io non rispondo, mi limito ad alzare le spalle.
“Quanto sei fortunata! Sei venuta qui con lui?” mi chiede invece Melissa sorseggiando il suo cocktail.
“Si, avevamo voglia di bere qualcosa e così ho approfittato, sapendo che c’eravate anche voi due” rispondo pentendomi di avere avuto quest’idea.
“Oh, che carini che siete…c’è sicuramente qualcosa fra voi due!” continua Meli.
“No, no no, non c’è assolutamente niente” mi affretto a rispondere.
“Vuoi dire che non ti piace nemmeno un po’? ahahah ma per favore!” mi schernisce Sara dandomi una piccola spinta.
“Vi ho già detto che io e lui non ci sopportiamo!” rispondo incrociando le braccia.
“Ah si? Allora non ti scoccia se ci provo io sta sera?” fa Sara riavviandosi i capelli neri e lisci. Io rimango un attimo così, insomma, perché dovrebbe darmi fastidio? Lui può fare ciò che vuole! Eppure questa cosa non mi convince.
“Ma figurati! Fai quello che vuoi!” rispondo invece non dando retta ai miei dubbi.
“Ok, non vedo l’ora di baciare quel bel faccino” mi dice sensuale mentre Penniman ignaro di tutto sta arrivando con due cocktail. Si avvicina a me e me ne porge uno.
“Tieni, so che ti piace il negroni” mi dice tranquillo mentre si appoggia al bancone con non-chalance. Wow, non pensavo fosse andato a prendere da bere anche per me, che carino, penso mentre un sorriso mi nasce spontaneo, lui risponde nella stessa maniera sorseggiando dal suo bicchiere.
“Perché non ci troviamo un tavolo?” Ecco che Sara comincia…prende a braccetto Michael e lo porta verso un tavolino vuoto che ha appena adocchiato, io e Meli ci guardiamo per qualche secondo, poi li seguiamo, guarda caso manca una sedia così Sara sfacciata come non mai si siede sulle gambe di Michael che mi sembra un po’ imbarazzato dalla cosa, ma non per molto, subito ritorna alla sua naturale calma e spigliatezza. Io mi siedo il più lontano possibile da loro, anche se siamo solo in quattro, a dire la verità vederla strusciarsi su di lui mi sta facendo sentire peggio di ciò che pensavo, sono gelosa, ma che gelosa, gelosissima, in questo momento vorrei alzarmi e picchiare Sara.
“Eih Michael, che ne dici se andiamo a ballare?” gli chiede accarezzandogli una spalla.
“Ehm, veramente non sono molto bravo…” risponde lui arruffandosi il ciuffo in un modo adorabilmente tenero.
“Ma che t’importa!” squittisce Sara mentre lo tira su di peso e lo trascina in pista. Sento le gambe tremare dalla rabbia. Mi alzo e vado fuori a fumare mentre Meli mi guarda in modo strano. Accendo la sigaretta ed aspiro il fumo velocemente, cazzo, non pensavo di poter provare queste sensazioni per Penniman! Sono davvero messa male, molto male. Finisco di fumare in fretta per il nervoso, ma rimango qui fuori, non voglio vedere altre scene del genere per questa sera.
“Eih Daphne!” la voce di Sara mi fa quasi spaventare tanto ero assorta nei miei pensieri.
“Mi sa che dovrai trovarti un altro passaggio per sta sera, credo proprio che tornerò a casa con lui, quanto è figo, e poi non è affatto antipatico come dici, è così dolce!” dice prima di rientrare saltellando. Voglio urlare, ma forte, tanto forte da far tremare il pavimento di questo stupido locale. Ok sono una stupida, forse sono innamorata di Penniman e lo lascio fra le mani di una bomba sexy divoratrice di uomini. Non so nemmeno come ma sento le lacrime che vogliono uscire dagli occhi, corro dentro il locale e vado in bagno, mi chiudo dentro e mi siedo sulla tavoletta con la testa fra le mani. Piango per qualche minuto buono, poi mi calmo un po’, mi asciugo gli occhi con la carta igienica e maledico questa brutta serata, mi mancano i miei amici, il mio paesino, qui non ho dei veri amici o delle persone che mi vogliono veramente bene, mi appoggio al muro e chiudo gli occhi, ho ancora il respiro un po’ corto. Improvvisamente sento la porta aprirsi, davanti a me c’è Penniman che mi guarda come se fossi pazza! Io caccio un urlo quasi disumano per lo spavento, manca poco che cado dal water.
“Eih eih, relax!” urla un po’ spaventato anche lui dalla mia reazione.
“Che cavolo ci fai nel bagno delle donne!” gli sbraito contro mentre mi alzo e vado verso lo specchio.
“Ti cercavo e la tua amica mi ha deto che eri andata in bagno, ma non uscivi più e mi sono preocupato!” mi dice guardandomi attraverso lo specchio. Io non rispondo, era preoccupato per me? Davvero? Poi mi si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla, io mi giro di scatto evitando il suo tocco.
“Stai bene?” mi chiede scrutando il mio viso. Io rispondo di si velocemente mentre abbasso la testa, non voglio fargli capire i miei sentimenti, la mia gelosia.
“Non è vero, tu hai pianto” mi dice poi avvicinandosi ancora. Non so perché questo suo atteggiamento aumenta il mio magone, è sempre così, quando sei al limite e qualcuno ti dimostra anche un minimo di affetto sbotti come una fontana, odio quando accade, e infatti qualche lacrima esce ancora.
“Scusa, è che ho un po’ di nostalgia di casa, dei miei amici, non li vedo da tantissimo e sento che qui non ho nessuno!” dico strofinandomi un po’ gli occhi, infondo non posso negare di aver pianto, almeno posso dire uno dei motivi, evitando di dire che quello principale è lui. Improvvisamente sento le sue braccia avvolgermi.
“So che cosa provi” dice soltanto per poi staccarsi da me lentamente. Io rimango ferma immobile per un po’, poi cerco di sorridergli continuando ad asciugarmi gli occhi. Una ragazza entra in bagno e non appena vede Penniman fa una faccia stranissima, quasi confusa.
“Ok, io è meglio se esco” dice salutando poi la tipa che mi guarda interrogativa, io faccio una piccola risata e dopo qualche secondo esco anche io dal bagno. Mi dirigo verso il tavolo dove sono di nuovo tutti riuniti, ma sta volta quella senza sedia sono io, mi guardo in giro per vedere se ce n’è qualcuna libera ma non ne vedo alcuna.
“Siediti qui carota!” mi dice Penniman indicando le sue gambe e tirandomi per un braccio, non faccio nemmeno in tempo a pensare che mi ritrovo in braccio a lui.
“Stai meglio?” mi sussurra ad un orecchio, io faccio di si con la testa e penso di essere diventata rossa, menomale che le luci qui confondono un po’ le idee. Meli ci guarda sorridendo come un’idiota, le lancio uno sguardo di puro odio e lei capendo si gira immediatamente dall’altra parte. Sara invece si avvicina con la sua sedia a quella di Michael, non molla proprio la ragazza! Passiamo la serata tutti e quattro insieme a chiacchierare tranquillamente, mi diverto anche, se non fosse per Sara che continua a fare la gatta morta con lui, e anche se mi sto divertendo non riesco ad essere completamente me stessa, la maggior consapevolezza di ciò che provo per lui mi distrae in continuazione e in più stargli in braccio non è facile, ogni tanto avvolge i miei fianchi con un braccio oppure per ridere si appoggia alla mia spalla, ed io in tutto ciò vado completamente fuori di testa ogni volta! Non sono abituata a cose del genere con lui.
“Ascolta Michael, mi accompagneresti a casa?” fa Sara a bassa voce rivolgendosi a lui, ma io la sento benissimo dato che gli sto praticamente addosso, il cuore mi batte all’impazzata, nella mia mente si crea un’immagine di loro due, insieme che fanno…NO!
“Ehm, mi spiace molto ma devo accompagnare Daphne” risponde lui in modo tranquillo.
“Io posso anche prendere i mezzi, non ti preoccupare” dico, cavolo sono proprio una deficiente cronica allora.
“No, io non ti lascio prendere i mezzi a quest’ora” risponde guardandomi serio.
“Guarda che non sono una ragazzina” rispondo girandomi più verso di lui e sistemandomi meglio sulle sue gambe.
“Questo lo dici tu” risponde guardandomi dritto negli occhi, che per la cronaca sono molto vicini ai miei in questo momento. Non so che rispondere dato che ha sei anni in più di me non posso dibattere sull’età. Ci guardiamo per qualche secondo senza dire niente, poi quando sto per dire qualcos’altro lui mi lascia un pizzicotto sul fianco che mi fa cacciare un urlo di dolore.
“Ma sei scemo? Mi hai fatto male!” gli dico guardandolo sconvolta.
“Così impari a controbattere” mi dice sbagliando a parlare, pur essendo chiarissimo, con quel suo sorrisetto. Prendo una sua  ciocca di capelli e la tiro forte tanto da farlo piegare all’indietro, non trattengo una risata quando vedo la sua espressione di dolore.
“Io ti ucido!” mi dice massaggiandosi la testa.
“Siamo pari!” dico subito io cercando di scendere dalle sue gambe ma lui mi ferma. Comincia a farmi il solletico, io non lo sopporto proprio il solletico, comincio a ridere come una pazza pregandolo di smetterla mentre mi agito su di lui che ride come uno scemo. Quando sono ormai senza fiato smette di torturarmi, io mi lascio andare sulla sua spalla ancora scossa dalle risa, poco dopo mi rendo conto della posizione in cui siamo, sono praticamente accasciata su di lui che ora avvolge i miei fianchi, mi metto subito dritta e lo guardo male, non so perché lo faccio. Lui invece sorride come un’idiota per poi farmi un verso tipo bambino dell’asilo.
“Oih oih…” fa Michael appoggiandosi alla mia schiena.
“L’ho ofesa” dice poi rialzandosi. Io faccio di si con la testa e subito lui mi guarda male.
“E’ colpa tua! Non potevi stare zitta?” mi dice poi.
“Ma, io che ne so, non volevo che rinunciassi per accompagnare me!” rispondo un po’ colpevole.
“Non l’avrei mai acompagnata, quela mi voleva violentare!” dice ridacchiando, e scompigliandosi i capelli.
“Da quando ad un uomo non fa piacere essere violentato da una ragazza?” chiedo io.
“Sarebe belissimo, ma la ragazza la decido io” risponde un po’ sbruffone.
“Cos’ha che non va Sara?” gli chiedo, Sara è tanto bella e sexy, mi chiedo allora quante possibilità avrei io con lui, che in confronto a lei non sono praticamente niente. Lui sta un attimo a pensare, poi quando sta per dire qualcosa si blocca.
“Non voglio parlare di queste cose con te!” mi dice quasi schifato per poi buttarmi giù dalle sue gambe facendomi quasi cadere. Io non rispondo, sono un po’ demoralizzata, lui infatti mi guarda meravigliato, mi ha quasi fatta cadere ed io non gli urlo addosso?
“Scusa…” mi dice poi avvicinandosi, io alzo le spalle e cammino avanti a lui decisa ad uscire da questo posto, una volta fuori mi dirigo verso la sua macchina ed aspetto che lui la apra per infilar mici dentro velocemente e chiudere la portiera. Dopo poco mi raggiunge sedendosi al posto del guidatore.
“Stai bene? Hai ancora nostalgia?” mi chiede, è davvero dispiaciuto per me, si vede dai suoi occhi, da come mi guardano, faccio di no con la testa e poi guardo la strada. Arrivata a casa scendo subito dalla macchina, ma nel muovermi sento un dolore al fianco, deve essere stato Michael prima, mi tiro su la maglietta e mi accorgo di avere un bel livido violaceo. Faccio il giro della macchina e vado davanti alla sua portiera, lui abbassa il finestrino chiedendomi che ho.
“Guarda cosa mi hai fatto!” gli dico furiosa mentre mi tiro su la maglietta per fargli vedere il segno.
“Oh, mi spiace, fa vedere meglio?” dice avvicinandosi, mi avvicino anche io e subito la sua mano prende l’altro mio fianco avvicinandomi ancora di più mentre le sue labbra si poggiano umide sul livido lasciando un piccolo bacio, io spalanco gli occhi e rimango a bocca aperta, ma che cavolo sta facendo?
“Che cavolo fai?” gli dico dando voce ai miei pensieri mentre mi scanso come scottata, e soprattutto imbarazzata. Lui alza le spalle e sorride, mordendosi poi il labbro inferiore con quei suoi incisivi molto grandi che io non so per quale motivo trovo adorabili e bellissimi.
“Ti fa male qualcos’altro?” mi dice guardandomi dalla testa ai piedi. Il cuore mi si ferma per qualche secondo, non può, non deve guardarmi in quel modo, si diverte sempre a prendermi in giro con questo fare da maniaco! Scuoto la testa e me ne vado mentre lo sento ridacchiare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciaooo! :)
La gelosiiiiaaa più la scacci e più l’avraaaaiii … come diceva Celentano! Ihihhi e dopo questa rara perla di saggezza vi ringrazio tutte perché leggete la mia storia, perché la recensite, perché la preferite e tutto quello che ci gira intorno! :) e dopo 10 capitoli ho capito come si mettono le immagini non attaccate...ollèèèèè voglio i complimenti mi raccomando! XD
Al prossimo capitolooooo kiss <3
ely

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Capitolo 11
*** La nuova vicina ***


LA NUOVA VICINA

Guardo Penniman mentre guida concentrato, negli ultimi giorni si offre quasi sempre di accompagnarmi a casa, da quando so di sua figlia ci siamo avvicinati molto e ne sono molto contenta, se non fosse che occupa i miei pensieri sempre più spesso, entrando a forza anche nei miei sogni, ma cerco di non fare caso a queste cose, troppo, troppo complicato. Arriviamo a casa mia, ma noto qualcosa di diverso, nella casa di fianco, davanti alla porta ci sono un mucchio di scatoloni, dopo un po’ scorgo una ragazza che ne trasporta ancora un po’. Le sue gambe traballano e continua a sbandare di qua e di la, non le si vede nemmeno la faccia talmente è alta la pila di scatole che sta cercando di portare.
“Chi è quela?” mi chiede Michael mentre si parcheggia e guarda la ragazza ridacchiando.
“Non lo so non l’ho mai vista!” rispondo mentre scendo dalla macchina. La ragazza spaventata dal rumore della portiera fa un sussulto facendo cadere rovinosamente a terra due o tre scatole rovesciandone il contenuto sull’asfalto.
“Penniman diamole una mano!” urlo al ragazzo mentre corro verso di lei.
“Hai bisogno di aiuto?” le dico quando le sono di fronte.
“Beh, direi proprio di si, grazie!” mi dice raccattando i libri che le sono caduti. Michael arriva poco dopo, saluta e in un secondo prende tutte le scatole e le porta all’ingresso.
“Wow, grazie!” dice la ragazza sorridente guardando Penniman sollevare tutto senza fatica. Io faccio una piccola risata poi le tendo la mano.
“Piacere Daphne” le dico sorridendo. Le si pulisce velocemente le mani sui jeans per poi riavviarsi il ciuffo ricciolo e scuro all’indietro.
“Sabrina” mi risponde mostrando la fila di denti bianchi e stendendo le labbra carnose.
“Se vuoi io e Michael possiamo darti una mano a portare tutto in casa” le dico indicando Penniman che ora è davanti a me. Lo guardo male e lui subito si presenta alla ragazza.
“Michael” le dice soltanto sorridendo. Sabrina stringe la sua mano guardando verso l’alto il viso di Penniman.
“Beh, se non è troppo disturbo, io sono appena arrivata, mi trasferisco qui” dice un po’ imbarazzata congiungendo le mani.
“Ma dai! Anche io mi sono trasferita qui da poco, so cosa stai provando!” le dico mettendo le mani sui fianchi, finalmente una vicina che non abbia sessant’anni o cinque bambini!
“Da dove?” mi chiede poi lei più pacata.
“Da Castiglioncello! Un paesino di mare vicino a Livorno!” dico con un pizzico di malinconia.
“Wow! E tu dal mare sei venuta a Milano? Pazza!” mi dice un po’ scherzosa sbarrando i grandi occhi castani.
“Tu vivevi al mare?” mi chiede Michael arricciando il naso. In effetti lui non sapeva nemmeno da dove venissi.
“Si certo…perché?” gli chiedo notando la sua smorfia.
“Sei bianchisima!” mi dice con una lieve nota acuta nella voce, per poi strizzarmi una guancia. Prendo il suo polso fermando la sua mano.
“Lo so, e non mi abbronzo nemmeno se sto due giorni no stop sotto al sole!” gli rispondo ridendo per la sua faccia stupita. Sabrina ride.
“Quanti anni hai?” le chiedo euforica.
“Ventiquattro” mi risponde sorridendo. Io spalanco la bocca e sollevo una mano per aria.
“Io venticinque!” dico come se fosse una coincidenza o qualcosa del genere.
“Ma dai!” mi prende in giro Penniman imitando il mio tono di voce e le mie movenze. Subito gli tiro un pugno sul petto facendo di nuovo ridere Sabrina davanti a noi.
“Voi due state insieme?” ci chiede ad un tratto. Io rimango un secondo a bocca aperta, colpa del cuore che mi si è bloccato. Penniman non risponde, per quale cavolo di motivo non risponde?
“Si insomma…vi frequentate…”
“No, no no” mi affretto a dire quando mi riprendo.
“Non scherzare!” le dice Penniman facendo lo spiritoso. Torno a guardarlo male di nuovo.
“Guarda, neanche se fosse l’ultimo uomo sulla terra!” dico mentendo spudoratamente.
“Si certo…” ribatte lui facendo cadere il discorso, per fortuna. Lei ride ancora, poi cala un silenzio imbarazzante.
“Dai Michael prendi quegli scatoloni e portali dentro!” gli ordino indicando quelli grossi vicino alla porta. Lui arriccia il naso in una delle sue solite smorfie e poi obbedisce. Io e Sabrina lo guardiamo, devo dire che non è un brutto spettacolo, per niente, penso mentre si abbassa. Ma che cacchio sto facendo? Manca solo la bavetta! Penso ricomponendomi immediatamente! Con l’aiuto maschile ci impieghiamo nemmeno un quarto d’ora a portare tutto dentro. Noi ragazze ci limitiamo per lo più a guardarlo mentre lavora, chiacchierando del più e del meno, questa Sabrina è davvero simpatica!
“Se avete finito di schiavizarmi io vado!” dice Penniman riavviandosi i capelli.
“Ok schiavetto!” gli dico ridendo.
“A domani Carota!” mi dice tirandomi i capelli per poi sgattaiolare velocemente in macchina evitando un mio calcio volante.
“Cretino!” dico fra me e me mentre mi massaggio la testa, ma è mai possibile che deve farmi sempre male? Lo guardiamo mentre si allontana strombazzando, manco fosse a un matrimonio. Sabrina ride come una pazza. Io faccio un lieve sospiro.
“Che ci vuoi fare…” le dico scherzando ed indicando la macchina che svolta l’angolo.
“Ti deve piacere molto, non è così?” mi dice la ragazza con un sorriso furbo. Normalmente mi avrebbe dato fastidio se una sconosciuta mi avrebbe fatto una domanda del genere, ma non so perché in questo caso non mi da per niente noia. Abbasso la testa, nascondendomi un po’ dietro i capelli.
“Si vede così tanto?” chiedo un po’ preoccupata. Lei ride ancora.
“No, non tanto, ma ho visto come lo guardavi!” mi dice facendomi l’occhiolino. Rido anche io mettendomi le mani in faccia per la vergogna.
“E’, così, così complicato!” dico poi rattristandomi un po’.
“Perché?” mi chiede incamminandosi verso la sua nuova casa, la seguo e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo sul suo divano. Inizio a raccontarle ogni cosa, da quando ci siamo conosciuti, la sera in cui l’ho bagnato con la vodka e tutto il resto, anche di sua figlia. Non so nemmeno perché l’ho fatto, forse perché mi manca qualcuno con cui sfogarmi, a cui raccontare tutto davanti ad una tazza di caffè, guardando la televisione, forse perché questa ragazza sa ascoltare ed inoltre mi ispira molta fiducia.
“Scusa, direi che ti sto annoiando con tutte queste cavolate” le dico dopo un po’ rendendomi conto di aver parlato tantissimo.
“Ma che dici? E’ una storia bellissima!” mi dice con occhi sognanti. Io la guardo storta, mi sembra Melissa in questo momento.
“Una storia bellissima? Mi tratta sempre da schifo, ha una figlia di cinque anni, non mi calcola ed è un donnaiolo insopportabile, dimmi tu cosa c’è di bello in tutto questo!” le dico mentre mi lascio andare sullo schienale. Lei ride per poi alzare le spalle.
“Che esagerata, se ti piace, qualcosa di buono l’avrà! A parte essere molto carino!” dice lei mentre finisce di bere dalla sua tazza. In realtà non so nemmeno io perché mi piace, ogni volta con lui sento una strana scossa elettrica, come se mi attirasse come una calamita, e poi sa essere talmente dolce alcune volte, per non parlare della sua simpatia e della sua adorabile risata, quando sorride sembra trasportarmi in un altro mondo, dovrebbe sorridere più spesso, ma forse ne ha passate così tante che gli è un po’ più difficile ora.
“Si, ma tanto so che è una storia troppo complicata!” dico pensando a sua figlia, pensando al fatto che passiamo il nostro tempo a litigare, ma soprattutto pensando al fatto che lui non mi vede e non mi vedrà mai in quel senso.
“Sarà, ma al confronto della mia banaluccia storia d’amore…” mi risponde accavallando le gambe.
“Banaluccia?” ripeto ridendo del buffo termine che ha appena utilizzato. Lei ride facendo di si con la testa.
“Ho un ragazzo da tre anni, conosciuto tramite amici” dice soltanto, ma noto nei suoi occhi una strana luce.
“Sarà una storia banale ma ti vedo felice!” le dico invidiandola un pochino, anche io voglio una cosa così banale, conoscere un ragazzo, uscirci qualche volta e via, amore folle!
“Si è vero, con lui sono molto felice!” dice sorridendo un po’ imbarazzata.
“Dai raccontami un po’!” le dico, infondo io le ho raccontato un sacco di cose di me.
“Nulla, abita qua a Milano, io mi sono trasferita da un paese qua vicino, si chiama Marco e fa il cantante” dice tutto di fila.
“Il cantante?” ripeto stupefatta mentre mi tiro su con la schiena dal divano. Lei fa un gesto con la testa, sembra molto orgogliosa di lui.
“Si, sta cercando di sfondare da anni, forse ci si sta avvicinando, ha ventisei anni” mi dice come se fosse già vecchio.
“Beh, ne ha di tempo ancora!” dico io, in fondo ha solo un anno più di me.
“Si, ma nella musica, non so, lui è così bravo, dovresti sentirlo!” mi dice con aria sognante.
“Magari qualche volta me lo fai conoscere!” le dico seriamente interessata. Sabrina tira fuori il cellulare, mi avvicino a lei che mi mostra una sua foto. Un ragazzo davvero bello, capelli scuri, barbettina leggermente incolta, bel viso e due occhioni scuri davvero affascinanti.
“Però, carino!” dico poi tappandomi la bocca, non vorrei si arrabbiasse. Ma lei ride dandomi poi una gomitata.
“Non ti preoccupare, non sono gelosa!” mi dice ancora ridendo.
“Cioè, nei limiti ovviamente!” chiarisce poco dopo guardandomi seria! Io scoppio a ridere come una deficiente, seguita da lei che mi tira un’altra gomitata. Che strano, la conosco da poche ore, ma già mi trovo così bene, come se la conoscessi da anni. Continuiamo a parlare, parlare, parlare, non credo di aver mai parlato così tanto nella mia vita come con lei. Ordiniamo una pizza e ceniamo insieme a casa sua, fra gli scatoloni ancora imballati.
“Ora devo proprio andare” le dico ad una certa guardando l’orologio.
“Tu non hai paura di dormire tutta sola?” mi chiede con la faccia un po’ spaventata.
“Le prime notti si, ma poi ti abitui” le dico cercando di tranquillizzarla, anche se la capisco.
“Io sono un po’ terrorizzata” mi dice facendo un sorriso che di allegro non ha niente.
“Facciamo così, se senti qualche rumore, o hai paura bussa sul mio muro due volte, se invece è tutto ok, una volta sola ed io ti risponderò” dico ispirata, le nostre camere sono praticamente attaccate. Lei sorride felice.
“Ci sto!”mi risponde, non credevo accettasse le mie strambe idee.
La saluto ed entro a casa, mi sento così bene, è stato bello parlare, e conoscere una nuova persona, sento che io e lei diventeremo grandi amiche. Mi torna in mente con un po’ di malinconia Francesca, nemmeno oggi l’ho sentita.
Mi metto a letto, ripensando a tutti i discorsi fatti con Sabrina finché ad un certo punto sento un colpo sul muro. Mi si forma spontaneamente un sorriso, attendo qualche secondo, ma non sento più nulla, sta bene. Busso anche io una sola volta, poi riappoggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi rilassandomi e sentendomi meno sola del solito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! :)
Un capitolo un po’ di passaggio, ma spero vi piaccia comunque.
Pare che Daphne abbia una nuova amica, che bello, almeno sarà più tutta sola a Milano! J
A sabato ragazze! Vi adoro! <3
ely
 
 

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Capitolo 12
*** Terremoto in casa Penniman ***


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Entro a casa di Michael, dobbiamo finire un lavoro, un articolo a cui finalmente potrò prendere parte anche io, è la seconda volta che ci vengo ma mi sento un pochino a disagio. Suono il campanello e dopo nemmeno due secondi sento dei passi veloci avvicinarsi.
“Ciao entra” mi dice Michael aprendo la porta, subito Melachi mi corre incontro annusandomi tutta, l’accarezzo sulla testa e in un attimo mi salta addosso con le zampe anteriori. Giocherello un po’ col cane, finche lei non si stufa e sgambetta dietro Michael che stava a guardarmi. Il padrone di casa fa segno di seguirlo, cammino dietro a lui finchè non arriviamo in un bellissimo studio, con una grande scrivania un divano bianco ed una parete dipinta. Mi guardo in giro un po’ a bocca aperta, osservando gli strani oggetti posti qua e la. Mi fa strano vederlo a casa sua, comodo, a piedi nudi, sexy! Mentre mi maledico per le cavolate che penso mi sento tirare la felpa. Mi giro ed abbasso lo sguardo, i miei occhi vengono colpiti da un visino angelico, furbo, un sorriso che mi ricorda tanto quello di un certo inglese di mia conoscenza.
“Ciao” quasi urla muovendo la manina per poi portarsi le braccia dietro la schiena e dondolare timidamente. Subito questa visione mi mette allegria.
“Ciao Abigayle!” rispondo accarezzandole la testolina bionda.
“Giochiamo?” mi chiede euforica. Io non so che risponderle, ma arriva Penniman in mio aiuto.
“Non è venuta per giocare ma per lavorare, dopo giocate” le dice suo papà mentre si siede scomposto mettendo i piedi su un’altra sedia e guardando il suo PC.
“Uffaaaaaaaa….andiamo Mel!” dice la piccola al cane che prima del suo arrivo aveva deciso di accomodarsi e rilassarsi ai piedi del suo padrone. Per un po’ guardo la bambina giocare col cane quasi incantata, poi mi decido ad andare verso di lui, prendo una sedia ed anche io afferro il mio computer. Iniziamo a lavorare, ma come avrei dovuto immaginare non è facile con una bambina di cinque anni in giro per casa.
Mentre lavoriamo Abbie non fa che portarci giochi, cantarci delle canzoncine, fare casino insomma, così mi sa che non finiremo in poche ore come previsto, ma come si può dire qualcosa a quel visino d’angelo? Michael delle volte la rimprovera ma, si vede che non riesce a dirle di no ed io ogni volta non posso fare a meno di sorridere.
“Papà fa schifo!” dice facendo una faccia irresistibilmente buffa Abbie. Si è presentata con un chupa chupa in mano ed ora lo sventola contro suo papà che alza gli occhi al cielo.
“Vallo a butare se non ti piace” le dice lui. Abbie sta un attimo ferma poi lancia quell’affare appiccicoso addosso a Penniman. Io spalanco la bocca, poi cerco di trattenere una risata ma non ce la faccio e non appena inizio a sghignazzare io fa altrettanto la bambina che poi corre come una saetta in camera sua. Michael chiude gli occhi e fa un grande respiro, poi si stacca dal maglioncino nero il chupa chupa umidiccio, si alza sbuffando, poi torna di nuovo al suo posto.
“Quela peste ha deciso di farmi impazire oggi!” dice mettendosi una mano fra i capelli. Io gli sorrido, ha tantissima pazienza con lei, e non è facile con una bambina così vivace.
“Scusami, la doveva tenere suo nonno, ma non ha potuto, non stava bene” mi dice con aria dispiaciuta.
“Non preoccuparti!” dico agitando le mani, non voglio che si scusi per cose del genere, non è colpa sua.
Dopo nemmeno un quarto d’ora il terremoto è di ritorno.
“Guardate!” urla mentre trascina la povera Melachi dal collare. Non appena vedo ciò che ha combinato scoppio a ridere come una matta. Il pelo di Melachi è cosparso di mollettine rosa e nastri vari, praticamente è addobbata come un albero di natale.
“Ma che hai fato! Povera Mel!” grida Michael andando in contro alla cucciolotta, che a quanto pare si fa fare proprio di tutto, le toglie tutte le cianfrusaglie che ha di dosso e poi si rivolge alla piccola.
“Quante volte ti ho deto che non è un gioco!” la rimprovera, lei subito mette un broncio fantastico.
“Ma io mi annoio! Voglio giocare con te!” grida saltando addosso al padre e circondando le sue gambe con le piccole braccia.
“Amore dobiamo lavorare adeso, per favore gioca tranquilla poi quando finiamo giochiamo insieme ok?” lei fa di si con la testa  e corre in cameretta, ma tanto sappiamo tutti quanti che fra dieci minuti sarà ancora qui. Mi scappa una risatina che fa alzare lo sguardo a Michael dai fogli.
“Non le si scaricano mai le pile” gli dico spiritosa. Lui ride e fa di no con la testa. Infatti dopo alcuni minuti la sentiamo gridare. Ci giriamo e la vediamo uscire dalla sua stanza con indosso un reggiseno fucsia.
“Guardatemi!” grida atteggiandosi da gran donna. Michael quasi s’ingozza con la sua saliva, si alza velocemente e le toglie il reggiseno di dosso.
“Ma, dove l’hai trovato questo?” le chiede a bassa voce.
“Nel tuo letto!” grida Abbie, lui si mette le mani in testa.
“Questo lo tengo io!” dice per poi tornare verso di me imbarazzato come non mai, infatti non mi guarda e mette quell’affare in un cassetto li vicino. Ed io? Non trovo più queste scene molto tenere e divertenti, io vorrei tirargli uno schiaffo ed andarmene, non so nemmeno il perché, lo so che sono affari suoi e che, bello com’è non avrà di certo problemi a portarsi ragazze a casa, anzi fa bene ma, la cosa mi fa una tale rabbia, si, sono gelosa, ecco!
“Non è bello che la bambina trovi queste cose nel tuo letto” mi sfugge, in realtà non sono così bigotta, ma mi sento così male. Lui mi guarda ed alza un sopracciglio, ci pensa qualche secondo poi decide di rispondermi.
“Lo so ma, non è colpa mia se quela l’ha dimenticato da me, la prosima volta mi asicurerò che si vestano completamente prima di andarsene nel bel mezo della notte” mi dice ironico per poi continuare a fare ciò che stava facendo prima. Che si vestano? Plurale? Ma si certo, chissà quante ne cambierà al giorno, di belle ragazze per lui ce ne sarà una fila immensa.
“Ah, ragazze serie come vedo” butto li un po’ sprezzante. Io vorrei smetterla, ma proprio non ci riesco, è più forte di me.
“Scusa se non sono tute santareline come te” mi risponde ridacchiando. Ok adesso lo prendo a sberle! Come si permette di darmi della santarellina?
“Che ne sai tu?” gli dico alzando un pochino il tono di voce. Lui mi guarda per qualche secondo.
“Beh, se vuoi farmelo sapere io sono qua” mi risponde facendo il marpione, mi guarda fisso, con quel suo sguardo sexy, ed io credo di morire per un momento, ma come si permette? Immediatamente dopo si mette a ridere come un pazzo.
“Vedi?“ dice indicando la mia faccia continua poi.
“Preferisco essere così che essere una troietta, come quelle che ti porti a casa tu!” gli dico abbassando la voce, non voglio che la bambina senta. Lui si ferma qualche secondo, forse ho esagerato, guarda in basso e poi guarda me, di nuovo.
“Sarà anche vero quelo che dici tu ma…io ho una bambina di cinque anni, non me la sento di impegnarmi o farle conoscere qualcuno, sarebe….complicato, io preferisco, divertirmi, ecco diciamo così, e poi la magior parte dele ragazze apena sanno che ho una figlia scapano” dice poi abbassando di nuovo lo sguardo. Rimango un po’ colpita dalla sua frase, in effetti lui ha una bambina piccola a cui pensare, magari preferisce aspettare che lei sia più grande senza però privarsi del tutto di alcune cose, infondo è un ragazzo di trentun’anni, oltretutto molto bello, non c’è niente di male se ogni tanto si diverte con qualcuna.
“E’ una cosa un po’ triste…” mi esce di bocca, non avrei voluto dirlo anche se un po’ lo penso. Lui alza di nuovo lo sguardo su di me, sembra esserci rimasto male.
“La vita non va sempre come hai imaginato” mi risponde assumendo un espressione triste e delusa dalle mie parole.
“Papà ho fame!” grida Abbie saltandogli in braccio, lui le sorride poi si alza dalla sedia tenendola fra le braccia ed andando in cucina. Ok, mi sento una stronza, devo imparare che non si giudica una persona senza sapere cosa c’è sotto. Tutta colpa della mia stupida gelosia, io non le penso nemmeno del tutto le cose che gli ho detto. Dopo qualche minuto li raggiungo in cucina, Michael sta spalmando della nutella su una fetta di pane.
“Daphne papà lo sta facendo anche per te!” mi dice sorridente Abbie mentre dondola le gambe giù dal bancone. Mi avvicino a lui e gli metto una mano su un braccio, ma lui non si gira nemmeno.
“Scusa” riesco a dirgli solamente, sperando che capisca che mi dispiace. Lui non mi guarda e continua a spalmare la nutella.
“Io non dovevo intromettermi” continuo io avvicinandomi un po’ di più, cercando di vedere la sua espressione.
“No, non ti preocupare” dice poi passandomi il panino e sporcandomi il naso con una ditata enorme di nutella. La bambina ride come una pazza vedendomi sporca di cioccolata. Penniman si allontana subito da me, sa benissimo che potrei reagire in modo inaspettato, prende in braccio la piccola e scappa di la in salotto. Io rimango un secondo ferma, subito mi viene da sorridere, mi sciacquo la faccia e penso a qualcosa per vendicarmi. Non mi viene in mente niente di particolare, così apro il frigo e riempio un bicchiere con del succo di frutta. Vado di la facendo finta di niente, li trovo entrambi seduti sul divano, tutti e due mi guardano con quell’espressione furba, è incredibile quanto lei sia identica  a lui in questo. Mi siedo di fianco a quello che dovrebbe essere l’adulto facendo finta di niente.
“Scusa, avevo sete e mi sono permessa di prendere un po’ di succo” dico con un tono educato e pacato, mi avvicino il bicchiere alla bocca ma invece di bere, in un gesto repentino svuoto il suo contenuto in faccia a Penniman. Abbie ride ancora più forte di prima nel vedere la scena, io mi alzo di scatto, vedendo la sua faccia, credo di essermi pentita amaramente di ciò che ho appena fatto ma nonostante questo non riesco a non ridere.
Lui non parla, prende un lembo del maglione e si pulisce la faccia, leccandosi le labbra.
“Scapa!” mi dice poi alzando lo sguardo verso di me. Abbie caccia un urlo assordante e corre attraverso il corridoio, non so nemmeno perché ma la seguo, mentre sento i passi di Penniman dietro di me. Non passano nemmeno dieci secondi che mi sento tirare per i fianchi e sollevare, anche Melachi corre, abbaiando come impazzita. Comincio a scalciare ed agitarmi come una pazza finchè non cadiamo per terra, sbatto il sedere sul pavimento.
Lo sento ridere mentre mi blocca i polsi al pavimento sovrastandomi col suo corpo. Ora non so più che fare, certo dovrei fare di tutto per scappare, così dovrebbe essere il gioco ma, i miei muscoli sono come atrofizzati, perciò rimango qua immobile, guardo il suo viso sopra il mio, pensando a mille cose, di cui nemmeno una casta.
“Sei in trapola” quasi sussurra con un sorrisetto che non promette niente di buono, prima di essere travolto da una nanetta bionda.
“Ti difendo io!” urla Abigayle che salta addosso al padre come un giocatore di rugby che effettua un placcaggio in piena regola.
Penniman mi lascia andare per fiondarsi sulla bimba, le riserva un trattamento di solletico davvero senza pietà, finchè non rimane senza fiato anche lei per il troppo ridere. Ora siamo sul pavimento, tutti e tre ansimanti, che ci guardiamo sorridenti.
“Finalmente vi siete decisi a giocare!” urla Abbie facendoci ridere come matti.
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Questa bambina è proprio un terremoto! Ma anche il padre non scherza! Ahahahahah…
Diciamo che ora si capisce un po’ di più la vita di Michael, insomma non è facile per lui avere una relazione…ma Daphne è gelosa e non capisce più niente! XD
Ringrazio tutte, tutte quelle che la leggono e basta tutte quelle che hanno messo la storia fra le preferite e seguite e soprattutto voi che mi recensite, vi amo! <3
A martedì! ^_^
ely

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Capitolo 13
*** Dirty dancing ***


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“Daphne muoviti con quelle birre!” mi urla Sara mentre prepara una quantità di cocktail indescrivibile! Io non rispondo, cerco soltanto di muovere il culo e sbrigarmi, prima che mi sgridi anche Claudia, sta sera c’è un casino di gente.
“Oddio Daphne!” mi urla Melissa avvicinandosi.
“Che è successo ancora? Sto facendo più veloce che posso qui!” dico senza nemmeno guardarla.
“C’è Penniman!” mi grida come un isterica. Mi blocco come una statua e guardo verso il bancone, è impossibile non notarlo, dato che la sua testa sbuca sopra la folla.
“Dai ti do il cambio, io spillo e tu le porti!” mi dice scostandomi con un colpo di fianchi. Non posso nemmeno ribellarmi perché subito mi mette due boccali in mano e mi ordina di passarli a due ragazzi infondo a destra. Un po’ stordita obbedisco, e nemmeno dopo due minuti mi ritrovo Michael davanti, mi chiedo che cosa sia venuto qui a fare, non so se mi faccia piacere o no questa cosa.
“Che ci fai tu qui?” gli chiedo mentre mi blocco con il boccale di birra in mano.
“Non poso venire?” mi dice facendo spallucce, per poi guardare la mia pancia scoperta, e facendo un sorrisino. Sto a guardarlo per un po’, ma che cavolo è venuto a fare? Sicuramente per prendermi in giro!
“Eih la mia birra!” mi urla un ragazzo mezzo ubriaco, cavolo, mi distrarrà e basta! Do la birra al ragazzo che subito dopo mi manda un bacino, io ignoro tutto quanto come al solito per poi tornare a guardare il ricciolo.
“Mi fai una birra?” mi urla Penniman sporgendosi sul bancone, annuisco poco convinta, poi dico a Meli di spillarne un bel boccale sperando che se ne vada, invece rimane li. Ad un tratto si gira e si sbraccia rivolto a due ragazzi che immediatamente lo raggiungono, devono essere dei suoi amici.
“Daphne!” mi chiama poco dopo. Corro da lui come faccio con qualsiasi altro cliente di questo locale, facendo finta che non sia lui, anche se è praticamente impossibile!
“Me ne faresti altre due?” mi dice indicando i due ragazzi, io annuisco di nuovo e non appena ho riempito i bicchieri torno dai tre ragazzi stampandomi un bel sorrisone in faccia proprio come mi ha insegnato Claudia, “sempre sorridenti e disponibili”.
Improvvisamente si alza la musica, ecco, è il momento di ballare, che vergogna con qui Penniman che mi sta a guardare, mi ritorna in mente la seconda volta che l’ho visto, quando mi ha praticamente dato della poco di buono ed io l’ho spruzzato per bene con la vodka. Io e le mie colleghe ci guardiamo complici, Melissa mi fa degli strani gesti ridendo come una pazza, possibile che quella ragazza passi le sue giornate ad immaginare una storia fra noi due? Manco fossimo i protagonisti di una FanFiction o cose del genere!
Saliamo sul bancone facendo i nostri soliti passi, cerco di non guardare in direzione di Michael, perché potrei cadere, o inciampare sui miei stessi piedi, ma ad un tratto mi sento urlare un “Vai rossa” da uno dei suoi amici, Penniman ride e continua a guardarmi con quella faccetta da schiaffi. Alcuni ragazzi salgono sul bancone e si mettono a ballare con le mie colleghe, dovrei farlo anche io, è la prassi, ma per adesso evito, ho troppa vergogna! Guardo ancora i tre ragazzi e noto che quei due stanno spingendo a forza Michael sul bancone, lui inizialmente si rifiuta ma poi ci si mettono in mezzo anche altri che lo tirano su di peso ed ora me lo ritrovo qui di fianco che mi guarda grattandosi la testa.
“Ma che fai?” gli dico fra i denti, lui alza le mani come a dire che non è colpa sua. Mi accorgo dopo qualche secondo che sono ferma sul bancone a guardare quell’idiota di Penniman che mi guarda. Con gli occhi cerco Claudia sperando che non ci sia, invece mi sta guardando malissimo, ha le mani sui fianchi e mi lancia dei fulmini dagli occhi che manco Zeus, devo fare qualcosa o mi farà a pezzettini! Prendo Michael per un braccio e me lo tiro praticamente addosso per poi mettergli le braccia intorno al collo e cominciare a muovermi, non so nemmeno come sto facendo, le gambe mi tremano e non riesco nemmeno a guardarlo in faccia finchè non lo sento blaterare qualcosa.
“Wow!” dice guardandomi stupito, per poi poggiare le sue mani sui miei fianchi accompagnando i miei movimenti. Sentire le sue mani su di me mi sta facendo praticamente impazzire, perché è venuto qui! Io non posso provare certe cose!
“Per poco non mi fai licenziare!” gli dico avvicinandomi al suo viso, sento i suoi amici urlare qualcosa di incomprensibile mentre ci guardano, che cavolo di situazione, lui non risponde nemmeno. Chiudo gli occhi e cerco di mettermi in testa che quello contro cui mi sto strusciando non è Penniman, altrimenti rischio di svenire o non so, fare qualcosa di sconveniente per il mio lavoro. Mi giro e sculetto un po’ verso di lui per poi sbatterlo contro il pilastro di legno e continuare la mia coreografia da “Io degli uomini ne faccio ciò che voglio” lui non fa altro che guardarmi con la bocca mezza aperta, chissà quanto mi prenderà in giro dopo questa sera, maledetto inglese!
Finalmente la musica finisce ed io mi stacco subito da lui e scendo dal bancone più in fretta che mai, lui rimane un attimo immobile come un deficiente poi si passa una mano fra i capelli e scende mentre i suoi amici lo abbracciano e gli saltellano intorno come degli esaltati, che stupidi gli uomini, che avrò mai fatto? Non posso creder di aver ballato con lui in quel modo sexy, con la pancia fuori ed i pantaloncini cortissimi che Claudia praticamente mi obbliga ad indossare, per la prima volta era senza parole anche lui, mi scappa una risatina ricordando la sua faccia stupita, poi però riprendo a lavorare come una matta distribuendo birre a destra e sinistra.
“Che ti è preso rossa? Perché diavolo stavi immobile come una scema?” mi chiede Claudia, non capisco se è un rimprovero o una presa in giro. Non riesco nemmeno a rispondere, apro e chiudo la bocca più volte come uno stupido pesce rosso.
“Basta un bel faccino per mandarti in tilt?” mi dice poi ridendo e dandomi una pacca sulla spalla. Melissa ridacchia felice, batte anche le mani la pazza.
“Wow Daphne, l’hai lasciato senza parole, aveva la lingua fuori!” mi dice tutta contenta. Mi sento subito bruciare.
“Ma che dici?” faccio cercando di apparire calma.
“Eravate stupendi insieme!” mi dice poi con aria sognante.
“Avanti non siamo in un’agenzia matrimoniale, tornate a lavoro!” ci grida Claudia col suo fare gentile come al solito.
Michael e i suoi amici non li vedo più, un po’ mi spiace, forse, almeno riesco a finire tranquillamente il mio turno e me ne esco fuori in fretta non vedo l’ora di tornarmene a casa. Mi appoggio al muro fuori e mi accendo una sigaretta.
“Eih, ma tu sei la rossa!” mi dice un ragazzo biondo mentre ridacchia, subito dietro di lui arriva Penniman e subito ancora l’altro suo amico. Io faccio un cenno con la testa senza dargli troppa importanza, non sopporto queste cose.
“Hai ballato da dio prima, al mio amico qua gli è venuto duro!”mi dice indicando Michael, nel sentire quelle parole mi soffoco con il fumo ed inizio a tossire.
Penniman gli tira un pugno fortissimo sulla spalla e lo insulta pesantemente, dio che imbarazzo, se continuiamo così sta sera muoio.
“Vi conoscete voi due?” mi chiede l’altro.
“Si, è una mia colega imbecilli” risponde Michael ancora risentito per la battuta di prima. Io faccio si con la testa, sperando che le mie guance non siano troppo rosse.
“Ok ragazzi, ora devo andare” dico salutandoli con la mano e buttando la sigaretta a terra schiacciandola poi col piede.
“Vai in giro così?” mi dice Penniman guardandomi.
“Così come?” gli chiedo, in effetti sono vestita da “lavoro” e ho dimenticato il cambio, ma ho comunque la giacca addosso.
“Così svestita” mi risponde quasi indignato.
“E a te che importa?” gli dico un po’ acida, non so perché ma mi sento giudicata.
“A quest’ora è un po’ pericoloso> dice il biondo dandogli ragione.
“Dai ti acompagno” fa infine Penniman venendo verso di me, saluta gli amici con un cinque più stretta di mano e tira fuori le chiavi della macchina.
“Vai bello sei tutti noi!” gli dice il biondo prima di beccarsi un altro pugno da Michael.
“Ciao rossa!” mi grida poi sempre il mattacchione del gruppo, lo saluto con la mano ma non sorrido come dovrei, non lo sopporto molto il suo modo di fare! Dire quella frase e mettermi in imbarazzo a quel modo poi! Saliamo in macchina e ci avviamo verso casa mia.
“Scusali, sono dei deficienti!” mi dice poco dopo.
“Tanto sono abituata a queste cose quando lavoro” dico disincantata, lui mi guarda un po’ storto.
“Come fai a lavorare li?” mi chiede arricciando il naso.
“Mi fa pagare l’affitto questo lavoro, e poi non faccio niente di male, ballo soltanto” rispondo cercando di difendermi, anche se so che non è il lavoro più entusiasmante del mondo.
“Balli con tuti come hai balato con me stasera?” mi chiede qualche secondo più tardi. Non capisco il senso della sua domanda.
“Beh…si” rispondo un po’ titubante.
“Secondo me dovresti smetere” continua poi.
“Ma questi soldi mi servono! Ti ricordo che sono solo una stagista per adesso” gli dico sincera.
“Ma è pericoloso, qualcuno potrebe metterti le mani adosso o importunarti all’uscita…non mi piace”dice scuotendo la testa velocemente. Ma che gli prende? Da quando si preoccupa così per me?
“Non ti preoccupare, so come rimettere tutti al loro posto!” rispondo cercando di sembrare il più sicura possibile. Lui mi guarda scettico.
“Non ci credi?” gli dico con aria minacciosa.
“No” risponde secco.
“Comunque c’è Jack che pensa a noi!” rispondo sicura.
“Si, ok ma…non hai paura?” mi chiede. In effetti non avevo mai pensato a cose del genere, e non ci voglio nemmeno pensare!
“I tuoi lo sano?” continua con le domande. Faccio di no con la testa, in effetti non penso che ne sarebbero fieri.
“Perché me lo chiedi?” gli domando curiosa.
“Perché se Abigayle a venticinque anni venisse a casa dicendomi:“Papà, ho trovato un lavoro, balo mezza nuda sul bancone di un locale” a me verebbe un’ infarto…e poi prenderei a pugni tuti queli che l’hanno guardata” risponde quasi arrabbiato, come se si stesse immaginando veramente la scena. Mi metto a ridere per la sua reazione, a mio avviso esagerata, ma anche tenera in un certo senso. Però mi sento un po’ criticata.
“Mezza nuda! Adesso non esagerare però!” gli dico dandogli una piccola sberla sul braccio.
“Beh, io ho visto un bel po’ di cosine” dice sorridendo e scoprendo i denti. Quando dice queste cose mi mette talmente a disagio.
“Sei un cretino!” gli dico dandogli un pugno sul braccio.
“Non è colpa mia se mi sculetavi davanti!” dice lui dopo aver tirato un piccolo urlo di dolore.
“L’ho fatto solo perché dovevo, non perché mi divertiva!” gli sputo contro.
“A me ha divertito invece!” dice spiritoso mordendosi il labbro inferiore. Lo sapevo che mi avrebbe presa in giro! Stronzo!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
WAahahahaha … che imbarazzo! Io se fossi stata lei sarei morta o finivo per farmi licenziare! Ahahah…e gli amici di Michael…che razza di… XD
Spero vi piaccia il capitolo! E ringrazio tutte voi che leggete e recensite…mi riempite ogni volta di gioia! <3
A giovedìììì XD <3
ely

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Capitolo 14
*** Babysitter ***


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Cammino tranquilla verso la fermata dell’autobus dopo un’ennesima giornata di lavoro, quando mi sento tirare per un braccio.
“Daphne!” mi chiama Penniman tutto affannato, poi poggia le mani sulle ginocchia cercando di riprendere fiato. Perché mi stava rincorrendo?
“Scusa ma…mi serve il tuo aiuto” mi dice con una faccia strana.
“Che succede?” gli chiedo mentre lui prende la mia mano e mi trascina verso il parcheggio. Arriviamo alla sua macchina che quasi non respiro, mi ha fatta correre, inizio anche a preoccuparmi un pochino. Entriamo in macchina e non appena chiudo la portiera parte a tavoletta.
“Penniman mi vuoi spiegare che cazzo sta succedendo?” gli grido mentre mi metto la cintura spaventata un po’ dalla velocità.
“Devi fare da baby sitter ad Abigayle” mi dice frettoloso. Da baby sitter? Io?
“Cosa? Per quanto?” gli chiedo un po’ spaventata, io non ho mai curato un bambino nella mia vita!
“Non lo so” mi risponde.
“Ma, come non lo so?” dico un po’ arrabbiata ma lui non dice più niente, continua a guidare come un pazzo e poi ha una faccia sconvolta, decido di non indagare oltre, anche perché non credo che otterrei risposte sensate. Arriviamo a casa sua e scendiamo velocemente dalla macchina. Apre la porta e corre da qualche parte, poi viene verso di me con la bambina in braccio ela da a me velocemente.
“Amore, papà deve andare, tu divertiti con Daphne ok?” le dice prima di darle un bacio sulle labbra e correre di nuovo in macchina. Resto sulla porta a guardare la macchina che va in tutta velocità.
“Dove è andato papà?” mi chiede la piccola preoccupata. Io la guardo, non so nemmeno che risposta darle perché nemmeno io so dove diavolo è andato guidando come un pazzo. Sono preoccupata, anzi preoccupatissima, non l’avevo mai visto così e in più mi ha lasciata qui tutta sola con la bambina.
“Papà è andato a fare una cosa…” le dico entrando in casa e chiudendo con le chiavi che ha lasciato appese alla porta.
“Che cosa?” continua, immaginavo che una risposta del genere non le sarebbe bastata.
“Un lavoro…un lavoro molto importante” dico dopo averci pensato qualche secondo.
“E quando torna?” ecco una nuova domanda.
“Presto tesoro…presto” dico sperando veramente che torni presto. Passiamo il pomeriggio a giocare, a guardare i cartoni, la piccola sembra spensierata con me e si diverte e devo dire che anche a me piace stare con lei, è così dolce. La preoccupazione per quel cretino di Penniman però non se ne va, ho provato a chiamarlo tre volte e non mi ha mai risposto, e sono le sei ormai, è più di tre ore che non si fa vivo.
“Ma papà quando arriva?” mi chiede a un tratto la bambina con la faccia triste. Già, è quello che mi chiedo anche io.
“Ehm fra poco, fra poco arriva tesoro” rispondo vaga.
“Ma dov’è?” mi dice alzando il tono di voce mentre gli occhi le si fanno lucidi. Oh no!
“E’ a lavoro ma non ti preoccupare arriverà” le dico cercando di tranquillizzarla ma dopo qualche secondo inizia a piangere. La prendo in braccio in preda al panico!
“Fa come il nonno?” mi chiede mentre piange, che significa? Non so che rispondere, mi limito a stringerla forte. Maledetto Penniman! Che cosa faccio adesso? Le accarezzo la testa e cerco di calmarla dicendole che il papà arriverà, dopo qualche minuto si calma un pochino, cerco di distrarla cantando qualche canzoncina come una stupida facendola ridere mentre si asciuga le lacrime, povera piccola, cattivo, cattivo Penniman!
“Anche tu vai via?” mi dice singhiozzando. Giuro che sto per mettermi a piangere anche io
“No, no non vado via” le dico stringendola fortissimo, è una bambina molto, molto sensibile.
Arriva l’ora di cena e di Michael nessuna traccia, preparo qualcosa per entrambe e mangiamo insieme sul grande bancone della cucina, penso e ripenso a dove possa essersi cacciato, e poi potrebbe almeno rispondermi al telefono razza di incosciente che non è altro.
Sono distrutta, dopo aver lavato i piatti e fatto un bagnetto alla bambina le metto il pigiama ma la piccola non ne vuole sapere di andare a dormire.
“Voglio vedere la tele!” mi dice piagnucolando. Mi arrendo e decido di accontentarla, ci sistemiamo sul divano a vedere Peppa Pig, un cartone al quanto stupido, ma alla piccola piace proprio tanto. Sarà che il cartone non mi entusiasma, o sarà la giornata di oggi, fatto sta che sono le nove e mezza e mi cala la palpebra anche a me. Mi sdraio appoggiando la testa sul cuscino e subito Abbie mi salta addosso accomodandosi su di me, appoggiando la testa sul mio seno. L’avvolgo fra le braccia, ha un corpicino talmente piccolo, mi accoccolo meglio e mi rilasso un po’, non appena si addormenterà la porterò nel suo lettino.


 Riapro gli occhi, la luce è spenta ma uno strano bagliore ad intermittenza colpisce il mio viso, mi stropiccio gli occhi e noto che è la TV a fare questo strano gioco di luci, è rimasta accesa. Oh merda! Mi sono addormentata! Mi passo le mani sul petto ma Abigayle non c’è, ecco che il panico s’impossessa di me. Mi metto seduta di scatto e quasi caccio un urlo vedendo Penniman seduto ai miei piedi.
“Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo cretino!” gli dico tirandogli una sberla sul braccio.
“Ma che ho fato?” mi dice massaggiandosi la dove l’ho colpito. Ha una voce strana, ed i capelli arruffati.
“Potevi svegliarmi, ho pensato che la bambina fosse caduta dal divano o che se ne fosse andata chissà dove!” Dico tornando a respirare normalmente. Non mi risponde, lo guardo meglio ed ha un’espressione davvero insolita, poi guardo il display del lettore DVD e leggo che sono le quattro di notte! Oh dio ma come cavolo ho fatto a dormire così tanto? Metto giù le gambe dal divano e vedo sul tavolino di fronte a me una bottiglia di vodka. La prendo in mano e noto che è anche vuota, immediatamente guardo Penniman e capisco tutto! E’ ubriaco, è arrivato da non so dove sia andato e si è scolato un’intera bottiglia di vodka. Sento le mani tremare, ma che cavolo ha combinato? Mi avvicino a lui e lo afferro per le spalle.
“Michael?...Stai bene?” gli dico scuotendolo un pochino. Si gira verso di me e noto che ha pianto, vedere il suo viso rigato di lacrime mi fa più male di quanto potessi immaginare, ma che cazzo è successo? Fa no con la testa e mi guarda fisso negli occhi, le pupille dilatate e due occhiaie spaventose. Mi mordo il labbro fortissimo.
“L’hai bevuta tutta? Ma sei pazzo?” ho paura che possa sentirsi male, cosa potrei fare io? E la bambina? Fa una risatina acuta e poi scuote di nuovo la testa.
“Era metà” mi risponde sorridendo come un cretino. Beh almeno ora so che non se ne è scolato una intera. Ma perché ha fatto questo? Dov’è stato oggi?
“Che cosa è successo?” gli chiedo girandogli la faccia verso di me, ha le guance ancora umide per le lacrime. Lui non risponde, chiude gli occhi e mi si butta addosso poggiando la testa sulla mia spalla. Quasi perdo l’equilibrio sotto al suo peso, poi lo avvolgo con le mie braccia, sostenendolo, non so proprio che fare, sono così preoccupata, ma forse adesso non è in grado di parlare, o di potermi spiegare bene ciò che gli è capitato. Accarezzo le sue spalle un po’ insicura.
“Grazie” mi dice soffiando sul mio collo tanto che mi vengono i  brividi, poi poggia le sue mani sulla mia schiena, accarezzandola, ma che cavolo sta facendo? Il mio cuore inizia a battere forte.
“Ok, adesso vai a dormire” dico mentre mi allontano un po’. Mi alzo in piedi e lo tiro per le braccia, ma lui non si muove di un centimetro. Ci riprovo e sta volta è lui che tira me, facendomi cadere sul divano affianco a lui di nuovo.
“Non fare lo scemo, devi dormire” dico alzando gli occhi al cielo. Lui mi guarda sorridente, è proprio sbronzo il ragazzo, poi viene verso di me e mi abbraccia, stringendo i nostri corpi l’uno all’altra per poi poggiare la fronte sulla mia. Metto le mani sulle sue spalle, dovrei allontanarlo, ma non ce la faccio, sto tremando, ma che cavolo gli prende? Poi fa un po’ di forza spingendomi e facendomi sdraiare sul divano e sistemandosi sopra di me. Non so perché non faccio niente, non reagisco, perché non gli tiro un sonoro e meritato ceffone?
“Che-che fai?” chiedo quasi senza voce, mentre sento il forte odore di alcool uscire dalla sua bocca, tanto, troppo vicina alla mia. Sento tutto il suo peso su di me ed alcune ciocche dei suoi capelli sfiorarmi la fronte.
“Voglio fare l’amore con te” sussurra spostandosi sul mio collo che sfiora con le labbra. Il cuore mi si ferma nel petto, sembra non battere più, poi però riprende la sua corsa, ancora più sfrenata. Lascia alcuni baci umidi vicino al mio orecchio, mentre con la mano mi accarezza una gamba, andando piano piano più su, per poi accarezzarmi un fianco, dopo qualche secondo infila la mano sotto la mia maglietta per stringermi un seno delicatamente. Sento come un vuoto allo stomaco, chiudo gli occhi e le sue labbra mi fanno rabbrividire come non mi era mai capitato. Ma che cacchio sta succedendo? Cerco di ragionare nonostante la situazione in cui mi trovo, non è per niente facile pensare mentre Penniman mi sta addosso, non posso negarlo, riesco a pensare solo alla sua mano su di me, che si muove piano e alle sue labbra che girovagano per il mio collo. Spingo le mie mani sulle sue spalle allontanandolo.
“Michael, ti prego basta, sei ubriaco” dico guardandolo negli occhi, lui si ferma e mi guarda, poi sposta una ciocca di capelli dal mio viso, chiudo gli occhi a quel contatto, sperando che si fermi, perché non so se riuscirò a dirgli di no un’altra volta, anche se so che per lui è solo una voglia primitiva, dettata dal fatto che ha bevuto, mentre per me significherebbe molto, molto di più. Si lascia andare di nuovo su di me per poi spostarsi un po’ di lato, mi spinge facendomi arrivare al bordo del grande divano, con una gamba stringe le mie, poi chiude gli occhi e dopo qualche secondo lo sento già respirare profondamente. Io sono ancora sconvolta, voleva fare l’amore con me? Sento un vuoto allo stomaco che quasi mi fa male. Sicuramente non ragionava, era ubriaco, per quello ha fatto quel che ha fatto, penso mentre mi porto una mano sul collo, dove poco fa ha lasciato qualche bacio. Perché poi ha usato questo termine, amore, al posto di fare sesso, o altri mille modi di dire, fra tutti, ha usato il più dolce. Mannaggia a lui! Non ci si comporta così! Cerco di liberarmi dalla sua morsa, ma la sua mano è ancora sul mio seno, dio, non riesco nemmeno a respirare tanto i battiti del mio cuore sono diventati irregolari, e fra poco penso che sputerò il cuore qui sul divano. Alzo la maglietta e prendo la sua mano più lentamente che posso riuscendo a spostarla dal mio corpo. Non ho mai avuto così tanto caldo nella mia intera vita. Non so se mi ha preso per una specie di orsacchiotto o cosa, ma mi tiene davvero stretta. Nel liberarmi cado dal divano facendo un tonfo, ma lui non si muove di un centimetro, è proprio secco! Mi siedo sulla poltrona di fianco e lo sto a guardare, mi sento quasi una stalker, ma è davvero bello, pure se è stanco e ubriaco il suo viso mantiene sempre un qualcosa di angelico e bambinesco. Sono anche preoccupata per lui, perché piangeva? E dov’è stato oggi di tanto misterioso? Sicuramente le due cose sono collegate.
Mentre penso e ripenso a queste strane situazioni sento il sonno impossessarsi ancora di me, decido che ormai me ne starò qui sta notte, e poi non voglio lasciare Michael da solo in queste condizioni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ok… io sarei morta sul colpo tipo! Ahahahaha
Comunque capitolo abbastanza HOT, triste e misterioso… chissà che sarà successo al povero piccolo Michael, lo scoprirete sabato! XD (mi è uscito tipo pubblicità! XD)
Ringrazio tutte voi che mi leggete, e soprattutto chi mi lascia sempre delle belle recensioni! <3 love you
A sabato … un bacione a tutte! ^_^
ely

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Capitolo 15
*** Una mattina movimentata ***


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La mattina mi sveglio quasi di soprassalto che sono le 7.30, cavoli è un po’ tardi, avrei dovuto mettere la sveglia. Lui dorme ancora nella stessa medesima posizione in cui l’ho lasciato. Mi alzo in piedi e mi stiracchio, sono tutta un dolore, dormire sulla poltrona non è di certo comodissimo. Non appena riapro gli occhi vedo Michael che mi guarda confuso.
“Ah, ben svegliato signorino” gli dico con le mani sui fianchi.
“Ma, che sucede? Perché sono sul divano? Ci dovresti esere tu!” mi dice mettendosi seduto e scompigliandosi i riccioli. Non si ricorda nulla, menomale! Mi ritorna in mente quando mi ha detto “Voglio fare l’amore con te” in quel modo così, così dolce? Oltre che sensuale da morire.
“Non ti ricordi proprio nulla?” gli chiedo cercando di trattenere un po’ di rabbia, infondo stava male.
“Si, io sono arivato a casa e ho trovato te e Abbie sul divano a dormire, poi ho messo la bambina a leto e…” il suo sguardo cade sulla bottiglia vuota.
”Mi dispiace” mi dice poi mettendosi le mani in faccia.
“Io, poi ho bevuto, ma ora non ricordo” continua poi. Non so se è meglio così, che non si ricordi nulla o se mi sarebbe piaciuto che si ricordasse.
“Comunque mi devi delle spiegazioni! Te ne sei stato via tutto il giorno senza dirmi una parola, con tua figlia che mi chiedeva di te e piangeva! Poi…poi torni e ti scoli mezza bottiglia!” alzo un po’ la voce, non so che mi prende, anzi lo so, ho tutto il diritto di essere arrabbiata con lui! Lui mi guarda aggrottando le sopracciglia.
“Non sapevo di avere una moglie” dice poi ironico. Ecco quando fa quella faccia mi verrebbe voglia di picchiarlo! Non capisce che mi ha fatto preoccupare?
“Ah si? Allora la prossima volta chiedi aiuto a qualcun altro!” gli rispondo acida.
“Ok! Se ti ha creato così tanto disturbo…” dice arrabbiato
“Non è così è che…”
“Alora che vuoi?” m’interrompe un po’ aggressivo.
“Perché litigate?” la vocina di Abigayle ci interrompe. E’ in piedi a poca distanza da noi che ci guarda preoccupata, con in mano il suo Abbo e con ancora il pigiamino, dobbiamo averla svegliata poverina.
“No, non stiamo litigando, torna a dormire” le dico dolcemente mentre la raggiungo.
“Ma non vado all’asilo oggi?” mi chiede innocentemente. Oh cacchio.
“A che ora entra?” chiedo a Michael che evidentemente non ci sta ancora con la testa.
“Alle oto e mezza” risponde un po’ stralunato. Prendo la bambina in braccio e la porto in cucina, la adagio sul suo sgabello e guardo in frigo pensando a cosa possa preparare, opto per latte e cacao con i biscotti. Le metto tutto sul tavolo e mi assicuro che mangi, sembra piacergli, ho azzeccato a quanto pare! Intanto ne approfitto anche io, bevendomi un bel caffè e stuzzicando con qualche biscotto.
“Mi porti tu a scuola?” mi chiede la piccola addentando un pan di stelle mezzo sciolto dal latte.
“Si tesoro, oggi ti ci porto io!” dico sorridente.
“La porto io” dice burbero Michael mentre entra in cucina ancora mezzo barcollante a causa dei postumi.
“Non ti preoccupare…”
“La porto io!” dice più forte, ma che gli è preso? E’ forse impazzito?
“Non se ne parla, non ti lascio guidare con la bambina nelle tue condizioni! Sei sbronzo e…arrabbiato!” dico decisa.
“Guarda che sono perfetamente in grado…” dice mentre si siede su uno sgabello e appoggia la testa al bancone, si certo…in grado, penso mentre lo sto guardando.
“Mi fai la treccia?” mi chiede Abbie mentre finisce gli ultimi sorsi di latte.
“Ma certo!” rispondo euforica, la prendo in braccio e mi dirigo verso il bagno e le faccio lavare anche i dentini. Poi vado in cameretta, la metto in piedi sul letto e apro l’armadio in cerca di qualche vestito, prendo la prima gonnellina e il primo maglioncino che mi vengono in mano ed inizio a vestirla.
“Che ha papino?” mi chiede dopo un po’. Io mi blocco un attimo, è piccola ma sicuramente si è accorta che c’è qualcosa che non va.
“Non sta tanto bene, ma non ti devi preoccupare fra pochissimo gli passerà tutto!” le dico facendole il solletico tentando di farla ridere.
“Le calze sono qui” mi dice Michael che non so da dove sia spuntato. Mi porge dei piccoli collant bianchi a pois rossi, che io mi affretto ad infilare ad Abigayle. Non appena finisco di vestirla la porto di nuovo in bagno, prendo la spazzola e le pettino i favolosi capelli biondi, poi come promesso le faccio una bella treccia, lei è contentissima. Mi do una lavata di faccia e una spazzolata anche io, sono un mostro!
“Come farai ad acompagnarla senza macchina?” mi dice ancora Michael che continua a spuntare qua e la come il prezzemolo. In effetti non ci avevo pensato.
“Userò la tua!” esclamo non appena ho l’illuminazione, lui fa una faccia spaventatissima.
“Però io vengo con te!” mi dice buttando fuori l’aria.
“Si papi vieni!” urla Abbie saltando addosso al padre. Guardo per un attimo Michael che stringe Abigayle e la riempie di baci, li guarderei per ore insieme. Faccio di si con la testa, infondo non so nemmeno la strada. Usciamo di casa tutti e tre, Michael sistema la bambina sul seggiolone dietro e poi si siede di fianco a me alla guida.
“Mettiamo la canzone inglese?” urla Abigayle da dietro, Michael schiaccia il tasto play del lettore CD e una strana canzoncina in inglese parte, deve essere un CD di canzoni per bambini. Abbie canta come una pazza per tutto il tragitto, mentre io e Penniman stiamo in silenzio, apre bocca solo per darmi indicazioni. Arriviamo davanti all’asilo e dopo che Michael ha fatto scendere la piccola, scendo anche io dalla macchina.
“La porto io dentro, fidati!” dico al ragazzo che mi sta di fronte. Lui guarda il suo riflesso nei finestrini.
“Ok” mi risponde, poi si mette una mano in tasca e mi passa un foglietto verde.
“Il buono pasto” mi dice prima di risedersi in macchina. Prendo per mano Abbie e  mi incammino velocemente, arrivo all’entrata e mi blocco per un attimo.
“Sai qual è la tua classe?” chiedo alla bambina, lei fa di si con la testa e comincia a camminare, io mi lascio guidare fidandomi. Finalmente arriviamo davanti alla sua classe dove una ragazza molto carina con gli occhi azzurri saluta la bambina con calore, poi guarda me in modo strano.
“Lei è?” mi chiede seria, io per un attimo non so che dire.
“Lei è la fidanzata di mio papà!” dice sicura Abbie sorridente, io rimango di stucco, ma non faccio in tempo a dire niente, che la bambina mi abbraccia mi saluta per poi strapparmi il buono pasto di mano e correre in classe a giocare. La maestra mi liquida invece con un “arrivederci”. Torno in macchina e non appena mi siedo mi lascio andare ad un forte sospiro, ma come diavolo fa Penniman tutti i giorni? Lo guardo e vedo ancora quello sguardo triste. Rimetto in moto e arrivati davanti a casa sua parcheggio davanti al cancelletto, in tutto ciò lui rimane zitto e immobile, con quello sguardo perso.
“Allora io vado a lavoro, dico al capo che non stai bene” dico osservando una sua qualche reazione. Lui si gira di scatto verso di me e spalanca la bocca, poi si blocca e torna a guardare davanti a se.
“Prima mi acompagni all’ospedale?” mi chiede poi con una strana voce. All’ospedale? Quasi salto sul sedile.
“A-all’ospedale? Perché?” chiedo ansiosa di sapere. La sua testa affonda sempre di più fra le spalle, poi strizza gli occhi e una lacrima gli scende sulla guancia. Sta piangendo di nuovo, ed io mi sento del tutto impotente.
“Penniman!” esclamo, mi sento una stupida, mi slaccio la cintura e mi avvicino a lui, gli metto una mano sulla spalla e lui in risposta si copre gli occhi con le mani.
“Si può sapere che sta succedendo?” gli domando scuotendolo un po’, non ce la faccio più a vederlo in questo stato.
“Sta male…” dice fra le lacrime.
“Chi Michael? Chi sta male?” gli domando ormai completamente andata.
“Carlo! Il nonno di Abigayle” dice cercando di asciugarsi le lacrime con i palmi delle mani, sembra un bambino. Gli circondo le spalle con un braccio per cercare di consolarlo, ma non dico niente, non so che dire ed un semplice mi dispiace mi sembra inutile. Improvvisamente si butta letteralmente fra le mie braccia, stringendomi talmente forte che quasi non riesco a respirare, affonda la testa tra il collo e la spalla e piange. Io non so proprio che fare, mi dispiace così tanto per lui, vedere un ragazzo piangere fa sempre effetto, e poi è il mio  Penniman.
“E’ l’unico che mi ha aiutato in tuti questi anni, che mi è stato vicino, a me e a Abigayle…come dico alla bambina che anche lui non c’è più come la mamma?” continua fra un singhiozzo e l’altro, lo stringo più forte che posso.
“Ieri Abbie ha visto tuto, lui che stava male e, l’ambulanza, ed io non c’ero! Lei era da sola!” continua con una voce che, preferirei essere accoltellata all’istante piuttosto che sentirla ancora.
Ora capisco perché Abbie piangeva e si chiedeva se anche io me ne fossi andata, povera bambina.
“Tu eri al lavoro, non è colpa tua ok?” gli dico cercando di assumere un tono deciso. Fa si con la testa, mi sembra un cucciolo indifeso.
“Ma, tu sei sicuro che Carlo …beh…” non riesco a finire nemmeno la frase. Lui fa di no con la testa questa volta.
“No, ma ho paura, è l’unica persona che mi è rimasta ormai” mi dice tirando su la faccia dalla mia spalla e distanziandosi un pochino, ma rimanendo comunque stretto a me. Non lo facevo così fragile, ma d'altronde ne ha passate tante e gli fa bene sfogarsi, forse non mi aspettavo che lo facesse proprio con me, ma ormai ci sono dentro fino al collo. Alza la testa e punta i suoi occhi lucidi nei miei, si è calmato un po’ adesso, senza pensarci gli sposto una ciocca di capelli dalla fronte, e rimango qualche secondo incantata dal suo bel viso. Sento le sue mani accarezzarmi la schiena andando leggermente più in su, mi torna in mente la scena di ieri sera.
“Ma…non hai il regiseno?” mi chiede poi toccando con più foga dove dovrebbero esserci i gancetti. Immediatamente mi sento bruciare, ma che razza di domanda è questa?! In un momento del genere poi! Razza di scemo! Lo spingo via da me più forte che posso facendolo sbattere contro la portiera dal suo lato. Lo sento gemere dal dolore e metto in moto la macchina imprecando. Dopo un po’ lo guardo di nuovo, e di nuovo ha quell’espressione, un po’ mi pento di averlo spinto, infondo lo so com’è fatto, deve sempre fare lo scemo, si asciuga via le lacrime scese poco fa e si riavvia un po’ i capelli.
Dopo poco arriviamo all’ospedale, non parliamo nemmeno, mi limito a seguirlo, mi sa che oggi nessuno dei due andrà al lavoro tanto presto. Prendiamo l’ascensore e ci fermiamo al terzo piano, poi percorriamo un lungo corridoio ed entriamo piano nella stanza numero 126.
“Michael!” esclama felice il signore che sta nel letto sdraiato, ha una flebo attaccata al braccio. Il ragazzo si avvicina subito e lo abbraccia, io sto sulla porta ad osservare, mi sento un tantino di troppo.
“Chi è quella bella ragazza?” gli chiede Carlo a bassa voce, ma io l’ho sentito comunque. Michael gli risponde che sono una sua amica, io pensavo dicesse semplicemente collega.
“Entra…entra signorina” mi invita l’uomo sorridendo. Io avanzo un po’ insicura e gli porgo la mano, ci presentiamo e lui è davvero gentile. Ha dei grandi occhi azzurri, sembra molto alto a vederlo sdraiato, i piedi quasi gli escono dal letto, ed ha una faccia molto austera, anche se poi lui non è affatto così, anzi è molto gioviale. Chiacchieriamo per un po’, Michael deve volergli veramente bene, non l’ho mai visto così affettuoso e anche Carlo lo deve amare tanto, come un figlio. Ad un tratto entra il dottore e Michael si alza subito in piedi e gli va incontro.
“Dotore come sta?” gli chiede impaziente. Il dottore, oltretutto molto carino, gli spiega che Carlo è migliorato, che è fuori pericolo e che d’ora in poi dovrà stare più attento e prendere dei medicinali, lo terranno in osservazione ancora per qualche giorno poi lo manderanno a casa, non ho idea di cos’abbia veramente, ma l’importante è che adesso starà meglio. Michael è contentissimo, gli occhi gli tornano lucidi per la felicità. Anche io non posso fare a meno di sorridere, almeno ora ritornerà come prima! Non voglio vedere più Penniman piangere. Ad un tratto l’espressione di Michael cambia, sta guardando male il dottore? Guardo l’uomo e noto che mi stava fissando, non appena si accorge che anche io lo sto guardando si gira di scatto, saluta e se ne va. Non so perché mi viene da ridere, infatti mi esce un risolino stupido dalla bocca.
“Sei una ruba cuori!” mi dice Carlo ridacchiando, io abbasso lo sguardo imbarazzata, so che non è affatto così, ma infondo è divertente. Si fanno le nove e trenta e noi non ci siamo ancora presentati al lavoro, sono stanchissima, debolissima, ho mal di testa e ogni tanto mi si chiudono gli occhi da quanto ho sonno, ho dormito malissimo questa notte!
“Michael porta a casa questa ragazza, è stanca” dice Carlo riferendosi a me.
“Oh no non si preoccupi!” dico agitando le mani
“In teoria dovremo andare a lavoro” dice Penniman non troppo convinto guardando il suo orologio.
“Già, ci conviene avviarci, il capo sarà furioso” dico alzandomi in piedi a fatica. Michael prende il cellulare dalla tasca e compone un numero per poi portarsi il telefono all’orecchio.
“Salve, si…si lo so, ma io e Daphne ogi non veniamo…” dice per poi mettersi una mano in testa, lo starà uccidendo con le parole. Io lo guardo come se fosse pazzo.
“Abiamo avuto dei grosi problemi, ma ti prometo che domani faciamo anche gli straordinari!” dice quasi implorante. Dopo poco saluta e si rimette il telefono in tasca soddisfatto.
“Ma sei pazzo?” gli dico andandogli incontro.
“Perché tu hai le forze per lavorare ogi? Non mi sembra dalla tua faccia” mi dice osservandomi. Io mi mordo il labbro, non è carino far notare che sono un mostro sta mattina.
“Parla per te! Perché hai detto quelle cose? Perché hai parlato al plurale? Ora chissà che penserà!” dico alzando le mani per poi farle ricadere ai fianchi pesantemente. Lui alza un sopracciglio e mi guarda sorridendo.
“Perché? Cosa dovrebe pensare?” mi chiede. Io non so che rispondere, e poi con suo suocero qui, bastardo! Sa benissimo a cosa mi riferisco. Decido di non dargli corda questa volta.
“Come sei maliziosa!” continua lui facendomi salire i nervi come non mai!
“Ma finiscila, brutto deficiente!” sbotto, ma subito mi ricordo del signore sul letto.
“Mi scusi, ma…” cerco di giustificarmi ma lui si mette a ridere.
“Bisogna cantargliele a questo giovanotto qua!” dice il brizzolato indicandolo con la mano.
“Lei? Non ha speranze di vincere con me” dice lo sbruffone alzando le spalle.
“Questo lo pensi tu!” rispondo incrociando le braccia sul petto.
“No, questa è la realtà!” mi dice avvicinandosi un secondo al mio volto per poi tornare al suo posto.
“Si si, hai ragione!” dico ironica sventolando una mano come per non dargli troppa importanza.
“Vedi? Ho sempre ragione” afferma contento lui.
“La ragione si da ai pazzi! E come sono contenti dopo!” termino indicandolo, lui subito aggrotta le sopracciglia.
“E alora perché ti arrabi tanto, carota?” ancora quell’appellativo che non sopporto.
“Non sono arrabbiata, dentone!” gli rispondo abbassandomi ai suoi livelli. La grossa risata di Carlo c’interrompe, facendoci rendere conto che non siamo soli, stiamo bisticciando come due idioti in una stanza di ospedale, con altra gente oltretutto. Lo guardo imbarazzata ed anche Penniman lo è.
“Quanta passione sprecata per litigare!” dice Carlo sorridendo e scuotendo il capo. Ma che vuole dire? Michael fa un sorrisetto e si passa una mano fra i capelli nervosamente. Forse intendeva che dovremmo sfruttare questa rabbia passionale in altro modo? Immediatamente capisco la battuta e penso di essere diventata rossa. Carlo ride ancora.
“Su andate a riposarvi ragazzi, Michael pensa a lei, io sto bene”
Pensa a lei? Ma io non ho bisogno di nessuno che pensi a me, tantomeno Penniman! Senza volerlo lo guardo un po’ male, ma lui in risposta mi fa un sorrisino ed un occhiolino. Quest’uomo è pazzo.
“Ti vuoi muovere?” la voce di Michael che nel frattempo era già uscito dalla stanza interrompe il mio strano gioco di sguardi con l’uomo. Mi afferra per un braccio e mi trascina fuori fra i miei lamenti mentre sento ancora una volta la risata di Carlo provenire dalla stanza. Ritorniamo alla sua macchina e sta volta guida lui, mi allaccio la cintura e mi allungo sul sedile stendendo un po’ le gambe, stranamente i vari dolori su tutto il corpo non mi sono ancora passati, e il mal di testa è improvvisamente aumentato a dismisura, per forza, stare con Penniman tutto questo tempo! Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi nonostante mi senta davvero a pezzi.
“Dormigliona!” mi dice il guidatore. Io giro appena la testa e gli lancio uno sguardo di odio puro.
“Ti ricordo che ho dormito su una poltrona stanotte!” dico, poi mi rimetto nella stessa posizione.
“Si, ma prima ti sei fatta almeno sete ore di sonno su mio divano!” insiste. In effetti è vero, ho dormito almeno dieci ore e mi sento ancora stanca, di solito ne dormo circa la metà.
“Senti, mi sento stanca, lasciami in pace” voglio veramente che mi lasci in pace, la testa mi sta scoppiando e poi tutti questi dolorini.
“Daphne?” sento la voce di Penniman chiamarmi e poco dopo mi rendo conto che mi sta strattonando, mi sono addormentata in macchina! Apro gli occhi un po’ confusa, siamo arrivati davanti a casa mia.
Mi apre la portiera e mi guarda in modo strano. Io mi slaccio la cintura e metto giù una gamba per scendere, mamma mia, mi sento rincoglionita come non mai. Esco dalla macchina e senza nemmeno accorgermene mi ci appoggio immediatamente sopra con la schiena.
“Ma che ti prende? Stai bene?” mi chiede Penniman che stava rientrando in macchina per tornarsene a casa. Io faccio di si con la testa e continuo a camminare ma mi sembra che mi manchino del tutto le forze, infatti dopo due o tre passi cado sull’asfalto come una pera cotta, ma che diavolo succede alle mie gambe? Sono molli e mille brividi di freddo mi attraversano la spina dorsale.
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ora avete capito che era successo al povero Michael? Per fortuna che si è risolto tutto per il meglio, lo so lo so quei due devono sempre litigare e lui fare lo scemo! Ahahah ma son belli così :)
Mi sa che Daphne ha qualcosa che non va…e anche questo lo saprete nel prossimo capitolo! Ahahah come mi piace tenervi sulle spine! XD <3
A martedì! <3 con un capitolo un po’ sexy! XP
ely

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Capitolo 16
*** Una doccia fredda ***


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 Michael corre verso di me e mi tira su da sotto le braccia, mi aggrappo subito a lui che adesso mi tiene per i fianchi.
“Ti sei fata male?” mi chiede mentre mi osserva preoccupato, in effetti sento male alle ginocchia, guardo in basso e le vedo sanguinare, anche lui allora le guarda e se ne accorge.
“Ti accompagno io in casa!” dice un secondo prima di prendermi in braccio, d’istinto metto un braccio intorno al suo collo. Sale i tre scalini che portano al mio portoncino e a me viene in mente la scena di due sposini, ma che diavolo mi passa per la mente? Mi mette giù e mi dice di prendere le chiavi, faccio come dice, poi lui apre e mi aiuta ad arrivare al divano, io mi ci butto sopra esausta, poi guardo le mie ginocchia e cavolo! Stanno gocciolando sangue. Faccio un piccolo sussulto nel notarle, diciamo che a me il sangue fa abbastanza impressione!
Dove tieni ceroti bende o cose simili?> mi chiede frettoloso. Io faccio per alzarmi ma lui mi blocca.
“Le prendo io! Dimi dove sono” mi riformula la domanda.
“In questo mobiletto, di fianco a te” indico con la voce un po’ tremante, mi sento davvero strana. Lui si abbassa e tira fuori la scatola in cui tengo tutto il materiale necessario. S’inginocchia davanti a me, prima assorbe il sangue con un po’ di carta, poi prende un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante e pulisce le ferite, è delicatissimo, non sento nemmeno tanto male, ad un tratto lo vedo un po’ in difficoltà, sembra che non sappia dove mettere le mani.
“Lascia stare, posso fare anche da sola” gli dico. Lui alza lo sguardo su di me e scuote la testa velocemente ridacchiando, non capisco che gli prende.
“N-no, sono abituato, Abigayle si sbucia le ginocchia molto spesso, è solo che, che queste non sono certo le gambe di Abigayle” dice imbarazzato guardando le mie gambe quasi nude, con la gonna che mi arriva un bel pezzo sopra il ginocchio. Se non fosse che mi sento uno straccio e che mi avesse appena aiutata gli avrei tirato un calcio dritto li, ma oggi non ne sono in vena, certo la cosa imbarazza parecchio anche me, ho come un tuffo al cuore nel vederlo in questo “stato” a causa mia, ma non dico niente, porto indietro la testa e chiudo gli occhi. Dopo due secondi sento che continua il suo lavoro e quando tocca la mia pelle non posso fare a meno di sentire un brivido. Mi mette due bei cerottoni e poi si alza in piedi. Apro gli occhi e lo ringrazio.
“Non è stato male, c’era una bela vista da li” dice sorridendo. Brutto depravato che non è altro, scuoto la testa e chiudo gli occhi in segno di indignazione.
“Cazzo, alora stai proprio male” dice lui abbassandosi verso di me. Mette una sua mano sulla mia fronte e subito sgrana gli occhi.
“Merda! Sei bolente!” esclama.
“Come?” faccio io toccandomi la fronte, è vero, scotto notevolmente.
“Oh no, ho la febbre! Che palle!” dico sbattendo i pugni sul divano e piagnucolando un paio di lamenti.
“Calmati” mi dice un po’ scorbutico.
“Ma io odio ammalarmi!” affermo assomigliando più ad una poppante che ad una ragazza di venticinque anni.
“Non è che il resto di umanità invece lo ama!” mi dice dopo aver riso della mia frase.
“Tieni misurala” mi da in mano il termometro. Io mi tolgo il maglioncino restando in canottiera, una canottiera un po’ striminzita, ma ormai non me ne importa più nulla, sto troppo male per pensare a certe cose. Metto il termometro sotto l’ascella e dopo manco un minuto mi richiama con il suo fastidiosissimo beep!
“Quaranta?” quasi grido guardando il piccolo display, sto praticamente bruciando viva!
Improvvisamente mi prende il panico, e tutti i malesseri mi sembrano raddoppiati.
Penniman mi strappa il termometro dalle mani e guarda anche lui i numerini, poi mi guarda preoccupato.
“Hai la febre a quaranta, cazzo!” dice poi un po’ spaventato. Io mi massaggio le tempie che mi fanno sempre più male, mi sento svenire.
“Michael, sto malissimo!” non so perché l’ho detto, è che sto davvero malissimo e sono un po’ spaventata, non ho mai avuto la febbre così alta. Lui si siede di fianco a me, lo guardo, ho il respiro leggermente affannato. Chiudo gli occhi e dopo qualche secondo sento una sua mano fra i miei capelli, li accarezza piano, per poi toccarmi una guancia col dorso, percorrendone tutto il profilo, non so se i brividi che sento sono per lui o per la febbre, o per tutte e due.
“Dobiamo abassare la temperatura del tuo corpo” mi dice poi.
“E come?” chiedo io muovendo involontariamente la testa verso la sua mano come un gatto. Lo sento sussultare, forse per il mio gesto, ma davvero io non lo faccio apposta, dev’essere la febbre alta.
“De-devi farti una docia freda, gelata!” mi risponde incerto. Io riapro gli occhi e lo guardo con la bocca spalancata.
“Cosa? Ma, ma, sei impazzito? Io ho già freddo così!” dico mettendomi le mani sulle braccia e strofinando.
“Lo so ma, una volta a mia sorella che era picola hano fato così!” mi dice cercando di convincermi.
“No, te lo scordi bello, io ora voglio solo dormire, al calduccio, sotto una coperta” dico appoggiandomi allo schienale e chiudendo gli occhi. Lui non dice niente, poi mi alza un braccio e mi mette di nuovo il termometro, non appena suona mi rialza il braccio e se lo riprende.
“Oh shit!” lo sento dire, ma non me ne curo, mi sento allo stremo delle forze e voglio solo dormire e risvegliarmi senza questo mal di testa, anzi, mal di tutto!
Improvvisamente mi sento sollevare, apro un po’ gli occhi e sono vicinissima al suo viso, che bello, mi porta nel letto a dormire, penso per poi richiudere gli occhi ed appoggiarmi alla sua spalla, ma quando mi rimette giù e mi tiene fortissimo con un braccio ho paura. Apro gli occhi e siamo in bagno, lui allunga un braccio dentro la doccia e apre l’acqua fredda, facendola scorrere un po’ perché sia ancora più fredda. Io cerco di liberarmi ma lui mi tiene incollata a se, e poi non ho molte energie per ribellarmi.
“Michael, lasciami” lo imploro, non può fare ciò che sta per fare! No!
“No” risponde secco, poi allunga di nuovo il braccio per sentire la temperatura dell’acqua.
“Entra!” mi dice spingendomi verso l’interno, ma io mi rigiro nella sua presa affondando la faccia nel suo petto e facendo resistenza. Riesco a spostarlo di un po’ ma lui mi prende in braccio, ora la mia testa è alla stessa altezza della sua, i nostri respiri si infrangono uno sull’altro. Fa qualche passo e poi entra nella doccia, facendoci colpire entrambi dal getto gelido, io caccio immediatamente un urlo sentendo l’acqua fredda cadermi addosso e farmi rabbrividire in ogni centimetro di pelle, anche lui fa un verso strozzato, strizza gli occhi, ma sta qui, resiste. Stringo fortissimo la sua camicia ed incrocio i miei occhi con i suoi.
“Tu sei pazzo!” gli grido in faccia, la mia voce rimbomba fra le mura della doccia. Vedo il suo labbro inferiore tremare, proprio come il mio. Mi lascia scivolare sul suo corpo piano, finché i miei piedi non toccano il tappetino gommoso della doccia, le sue braccia però serrano i miei fianchi, tenendomi stretta al suo corpo. Sento quasi che l’acqua cominci a farmi male sulla pelle, ho freddo, troppo freddo, mi stringo a lui come per cercare calore, ma anche il suo corpo è gelato.
“Ok, do-ovreb-be bastare!” dice dopo un po’ tremando, poi chiude finalmente l’acqua. Il mio corpo si rilassa per qualche secondo lasciandosi andare su di lui, che si sbilancia e si appoggia al muro con la schiena, ma subito dopo i brividi mi scuotono senza alcun ritegno. Alzo la testa verso di lui, dev’essere pazzo, è messo forse peggio di me! Sento che siamo troppo, troppo vicini, ed oltre la febbre il freddo e tutto quanto non riuscirei a sopportare anche un arresto cardiaco. Mi separo dal suo corpo appoggiandomi dalla parte opposta della doccia.
“Che cazzo ha-ai in te-est-ta?” dico in preda a dei brividi assurdi, non riesco a stare ferma. Noto che il suo sguardo finisce più in giù della mia faccia, apre un po’ di più la bocca poi chiude gli occhi e si gira dall’altra parte di scatto tormentandosi un po’ i ricci bagnati, sembra imbarazzato. Guardo giù, e capisco il perché della sua reazione, la canottiera si è appiccicata tutta quanta alla mia pelle, soprattutto al mio seno che, come aveva già notato lui è coperto solo dalla canottiera che per fortuna è blu, praticamente è come se fossi nuda, le mie forme si distinguono perfettamente attraverso la stoffa. In fretta mi copro con le braccia, incrociandole sul petto e tenendole strette, che vergogna, mi sento morire, tanto che non riesco nemmeno ad insultarlo. Restiamo in silenzio per qualche secondo, si sente solo il rumore dei nostri denti che battono fra di loro, poi lui esce dalla doccia gocciolando dappertutto mi prende per un braccio e mi tira fuori. Mi avvolge in un grande asciugamano e mi strofina un po’, cercando di asciugarmi, strofina anche i miei capelli facendomi dondolare.
“Eih…” dico quando quasi perdo l’equilibrio, dovrebbe fare più attenzione, sono completamente senza energie in questo momento!
“Va a vestirti” mi dice ridacchiando.
“E tu?” gli faccio notare che lui non può cambiarsi. Lui si guarda e fa una faccia buffissima, l’idiota non c’aveva nemmeno pensato. Fa spallucce e mi spintona verso la porta. Vado in camera e mi asciugo in fretta, poi mi vesto con una bella tuta comoda. Devo dire che mi sento un pelino meglio, se penso che si è bagnato tutto solo per me, che strano, in questi giorni ci stiamo avvicinando tantissimo, volenti o nolenti siamo entrati l’uno nella vita dell’altra. Torno in bagno, sento già il rumore del phon, non appena apro la porta vedo Penniman a petto nudo che si fona i capelli. Spalanco la bocca come un’imbecille e la richiudo subito per non farmi notare. Il mio sguardo finisce subito sul suo petto, sulle sue spalle larghe e forti, su cui vorrei aggrapparmi, sul suo addome asciutto e ben definito,poi più giù, non poteva indossare dei pantaloni con una vita più alta? Penso mentre i miei occhi non si staccano da lui. E poi i suoi riccioli, che svolazzano mossi dall’aria prodotta dal phon. Dopo questa scena penso che non basterebbe nemmeno un’altra doccia gelata per ripigliarmi, ma nemmeno se mi mandassero in Groellandia o in un iglù con gli esquimesi raffredderei i miei bollenti spiriti. E’ veramente bellissimo, perché mi chiedo, perché deve essere così terribilmente perfetto in tutto.
“Scusa, sto usando un atimo il tuo phon” mi dice non appena mi vede.
“Fa-fai pure” dico con un filo di voce, cercando di riprendermi dallo shock.
“No no, prima fai tu” dice venendo verso di me e passandomi il phon. Io mi siedo sulla vasca ed inizio ad asciugarmeli, ovviamente gli do le spalle, perché altrimenti rischierei di risultare una specie di pervertita.
“Stai meglio?” mi chiede piazzandosi davanti a me, ancora nudo. Ma che cavolo! Io rispondo di si con la testa portando i miei occhi altrove.
“Sei ancora tuta rossa” mi dice guardandomi in viso. Già e se tu non ti rivesti immediatamente divento viola! Penso fra me e me mentre guardo il suo petto, di nuovo!
Finisco prima che posso attuando la strategia di osservare un punto fisso del muro, concentrandomi sul piccolo fiorellino blu dipinto sulla terza piastrella in alto a destra. Esco dal bagno diretta al mio lettuccio, salgo le scale lenta come uno zombie, piena come sono di dolori ovunque, mi ci butto sopra e mi copro per bene. Dio che pazzo! Penso ricordandomi la scena di poco fa, e mi esce un sorriso spontaneo, dopo poco arriva lui, sta volta almeno ha avuto la decenza di mettersi un asciugamano addosso.
“Misura again!” mi dice porgendomi il termometro, sorrido, ogni tanto gli sfugge qualche parola in inglese, è una cosa piuttosto tenera.
“Trentanove!” dico scioccata leggendo.
“Yeah! Ora prendi questa e dormi” mi dice sorridente. Mi porge una tachipirina e un bicchiere d’acqua, bevo la pastiglia e mi ributto sotto le coperte, devo ammettere che essere coccolata in questo modo è bello, che poi, coccolata è un parolone! Mi ha appena buttata a forza sotto l’acqua gelata! Dettagli…
“Ora vado, misurati la febre più volte e se vedi che non si abassa…beh, preoccupati” mi dice.
“Ah, grazie mille per la dritta Penniman!” dico ironica “Ma soprattutto…grazie per avermi curata, anche se a modo tuo!” continuo poi più seria.
“Tu hai aiutato me…” sorride in un modo dolcissimo, poi si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte, preme le sue labbra fresche per alcuni istanti, poi si rialza piano. Sento lo stomaco attorcigliarsi, non riesco a nascondere lo stupore per il suo gesto. Lui si morde un labbro e se ne va con un ciao. Rimango a guardare la porta della camera con gli occhi fissi, sento i suoi passi sulle scale e poi la porta principale chiudersi. Ok, fra ieri e oggi non so cosa delle tante sia stata la più strana o forse dovrei dire, la più bella?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Vi avevo detto che era un capitolo un po’ sexy! Ahahahah beh, vedere Michael così, sfido chiunque a non rimanerci secca!! XD <3
Diciamo allora che questa loro piccola avventura è finita, e li ha resi molto più vicini di prima, chissà che accadrà nei prossimi! :)
Vi ringrazio tutte come al solito, scusate se non ho potuto rispondere questa settimana ma ho avuto dei problemi… pff… ma vi leggo sempre e mi fa un’enorme piacere! Non sapete quanto ^_^
A giovedì ragazze! Un bacione <3
ely

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Capitolo 17
*** Uno strano appuntamento ***


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Sono al mio portatile tranquilla, la febbre è durata solo pochi giorni per fortuna, ed al mio ritorno al giornale mi aspettava una bella sorpresa. Finalmente la prova definitiva, un articolo tutto mio su di un festival che si è tenuto a Milano ieri, ci ho passato le ore ed ho scritto duemila appunti. Provo a buttar giù qualcosa, sono eccitatissima ma nello stesso tempo ho anche paura, sembra che non mi venga in mente niente, strano perché di solito scrivo papiri su qualsiasi cosa senza problemi, una volta sono stata capace di scrivere cinquanta pagine parlando di scatole, chi ci riuscirebbe? Ma questa volta è diverso. Cancello per l’ennesima volta la frase, l’unica che riempiva la pagina bianca, poi sbatto una mano sulla scrivania e mi ci accascio sopra. Perché ho la mente completamente vuota?
“Dai non disperare” una voce mi fa risollevare la testa in fretta. Si siede di fianco a me e mi poggia una mano sulla spalla. Ma chi è questo? Cioè l’ho già visto in redazione ma, non mi ha mai parlato, a parte qualche occhiata ogni tanto. Si sposta il ciuffo biondiccio a lato e continua a guardarmi, ha degli occhi azzurrissimi, non me n’ero mai accorta. Credo di stare arrossendo leggermente così distolgo lo sguardo.
“Scommetto che è il tuo primo articolo” continua lui.
“Beh, si… ma non so proprio cosa scrivere, ed è strano perché io so sempre cosa scrivere, scrivo su ogni casa pagine e pagine…ma ora, zero totale!” dico disperata. Lui fa una piccola risata.
“Tu pensi troppo, non pensare che questo sarà il tuo primo articolo, e che un sacco di persone lo leggeranno, svuota la mente, fai come se stessi scrivendo una cosa banale o per divertimento, come facevi prima che diventasse il tuo lavoro, vedrai che riuscirai benissimo!” mi dice in tono premuroso, poi si alza e mi fa un sorrisone a 32 denti.
“Se hai bisogno di aiuto o di un consiglio io ci sono!” mi dice per poi prendermi la mano e lasciarci un lieve bacio.
“Luca, piacere” continua poi. Io rimango a bocca aperta, nessuno mi aveva mai fatto un baciamano in vita mia, a parte per scherzo.
“Daphne” rispondo sorridendo come un ebete.
“Wow, un bellissimo nome!” mi dice, poi mi fa l’occhiolino e se ne va. Lo guardo allontanarsi nel suo completo casual super cool. Mi stava per caso corteggiando? Mi gratto la testa confusa, ma è molto più grande di me, o almeno così sembra. Mi costringo a non fare questo tipo di ragionamenti proprio ora e ricomincio a scrivere. Penso al consiglio di Luca e tento di svuotare la mente, cerco di far finta di essere a casa mia, quando inizio a scrivere e non la smetto più. Le dita cominciano a schiacciare la tastiera del computer con sempre più frequenza, finché senza quasi accorgermene riempio quattro pagine. Wow, ora non mi resta che ricontrollare tutto e apportare qualche modifica qua e la se necessario, dev’essere perfetto. Guardo l’orologio sullo schermo, sono passate ben due ore. Salvo tutto quanto e decido di andare a ringraziare quel Luca, è stato grazie a lui se mi sono sbloccata. Mi alzo e lo cerco con lo sguardo girando la redazione un po’ disorientata, poi lo vedo uscire dall’ascensore, così lo aspetto. Quando mi vede fa una faccia stupita.
“Eih ciao!” mi dice sorridendo.
“Com’è andata?” mi chiede subito dopo appoggiandosi al muro con una mano.
“Volevo ringraziarti! E’ incredibile ma ho scritto quattro pagine! E neanche me ne sono resa conto!” gli dico euforica. Lui ride e poi avvicina una mano al mio viso, accarezzandomi piano una guancia.
“Sei davvero carina tu” mi dice poi sorridendomi di nuovo. Ok, sono un tantino pietrificata.
“E’ ora di pranzo, che ne diresti di venire con me? Offro io” mi dice poi guardando l’orologio. Io non so che rispondere, è talmente, diretta la cosa.
“Io, non so…” rispondo guardandolo. Sono un’imbranata di proporzioni stellari!
“Posso darti ancora molti consigli!” mi dice ridendo. Decido di dire di si, con un cenno della testa.
“Prendo la mia borsa e ti raggiungo” gli dico prima di correre verso la mia postazione e recuperare le mie cose.
“Eih carotina, andiamo a pranzo?” mi chiede Michael arrivando da non so dove, mentre già mastica voracemente una bella banana matura.
“Ehm, veramente ci sto andando con Luca” gli rispondo mentre infilo in borsa le ultime cose.
“Chi?” risponde lui subito. Io lo guardo male, sa benissimo chi è Luca, lavorano nello stesso posto da anni. Glielo indico.
“Ah quello” risponde con una faccia contrariata.
“Si, mi ha invitata, boh se vuoi venire…” gli chiedo alzando le spalle, in realtà preferirei stare con Michael, ma tanto so che a lui non importa più di tanto quindi, e poi ho accettato l’invito di Luca.
“Neanche per sogno” mi risponde, antipatico.
“Ok, come vuoi, allora ci vediamo dopo” lo saluto, lui mi fa un cenno con la testa solamente.
Raggiungo Luca che non appena mi vede mi circonda le spalle con un braccio. Non sono abituata a cose del genere, cioè, non mi conosce nemmeno e già si lascia andare a certi atteggiamenti, ma stranamente non mi da fastidio. Andiamo in un ristorantino non molto lontano. Ha un modo di fare che mi affascina molto, è così gentile e carino, al contrario di qualcun altro di mia conoscenza, possibile che penso a lui anche in un momento del genere?
Ha trentasei anni, ben undici anni in più di me, la cosa mi spaventa un po’, lo vedo così lontano da me, ma in fondo se ci penso bene non sono poi tantissimi anni, Penniman ne ha sei in più, e a volte mi sembra un ragazzino.
Ridiamo e scherziamo molto, è anche simpatico, si insomma, non è noioso come immaginavo fosse. Ritorniamo in redazione, ci salutiamo ma all’ultimo mi ferma.
“Ascolta, ti andrebbe di uscire insieme sta sera? C’è una serata carina in un locale qua vicino, possiamo andarci dopo il lavoro, e se vuoi puoi portare qualche tuo amico” mi dice vedendo la mia faccia un po’ insicura, non sta andando un po’ di fretta?
“Ok, magari chiamo una mia amica” gli rispondo.
“Bene, se non le scoccia andare in giro con un vecchietto!” mi risponde facendo lo spiritoso.
“Ma no che dici, e poi ha la tua età!” rispondo pensando a Sara.
“Non è che stai cercando di rifilarmi a lei?” mi chiede scherzando. Io rido scuotendo la testa, ci salutiamo tornando ognuno ai propri posti di lavoro. Accendo il PC e torno sul mio lavoro di questa mattina.
“Divertita?” la voce di Penniman mi fa perdere concentrazione. Lo guardo dal basso della mia sedia.
“Mmmm…si, direi di si” rispondo sincera, anche se ancora non sono sicura di ciò che io stia facendo.
“Lo sai che ci sta provando con te?” mi chiede poco dopo. Ma che razza di domanda è?
“Non sono poi così tonta Penniman” rispondo, ma per chi mi ha presa?
“E…?” continua poi. Ma da quando gli interessa tanto ciò che faccio io?
“E…cosa?” gli chiedo guardandolo storto.
“Lui, ti piace?” mi chiede poi sedendosi di fronte a me e guardandomi negli occhi. Rimango un attimo stupita, ma perché mi chiede queste cose? Purtroppo mi piaci tu brutto idiota!
“Non lo so…credo, senti non lo so! Lasciami stare!” lo liquido ritornando a lavorare al mio articolo. Per fortuna non mi fa altre domande del genere per il resto del pomeriggio, in cui io continuo a lavorare al mio misero articoletto, lo rileggo cinquantamila volte e cambio parole ogni secondo, domani lo consegnerò.
Chiamo Sara, fra poco finiamo tutti di lavorare ed io ho un appuntamento con Luca, ma non voglio andarci da sola. Prima di chiamarla mando un SMS a Sabrina, dubito venga, visto che doveva vedersi col suo ragazzo, ma io ci provo.
“Ciao Sara, vorrei chiederti un favore, uno mi ha chiesto di uscire con lui sta sera, non è che verresti anche tu?” le dico frettolosa. Lei fa mille versetti fastidiosi, chiedendomi per filo e per segno come è successo, è insopportabile, ma è l’unica a cui posso chiederlo, Melissa lavora e non conosco nessun altra. Ovviamente risponde di si e di farle sapere il posto.
“Vengo anche io!” Penniman si siede e poggia un gomito sul tavolo sorreggendo la testa con la mano. Mi ha fatto prendere un colpo, lui e il suo vizio di apparire all’improvviso, che diavolo è un ninja?
“Hai ascoltato la mia telefonata?” gli chiedo allontanandomi un po’, averlo così vicino mi scompensa gli ormoni a volte.
“Ero dietro” dice soltanto, come se bastasse questo per giustificarsi.
“Comunque non ti disturbare, ho già chiesto a Sara” gli rispondo anche se immagino che abbia già sentito visto che “era dietro”.
“Vuoi che la tua amica stia li con voi due a legere il moccolo?” mi dice dandomi una piccola spinta.
“Reggere il moccolo” lo correggo mentre ridacchio, quando sbaglia a parlare è così tenero.
“Si, quela roba li> mi risponde lui. Immediatamente capisco, vuole provarci con Sara? Oh no, cosa ho fatto? Non potrei reggere di nuovo alla visione di quei due.
“Allora bellissima, andiamo?” mi dice Luca mettendomi una mano sulla spalla. Mi alzo svelta e lo saluto. Poi c’incamminiamo verso l’uscita.
“Come si chiama il posto? Ho invitato una mia amica” gli chiedo subito.
“Shake” risponde. Sento la tasca della mia tracolla vibrare, prendo il cellulare e leggo il messaggio, è Sabrina:
“CIAO, STA SERA VADO ALLO SHAKE COL MIO RAGAZZO DOPO CENA”
Non ci posso credere, faccio quasi un urlo di gioia e le rispondo che ci vedremo la.
“Che bello, dopo ci saranno anche due miei amici” dico contenta, almeno potrò conoscere Marco finalmente!
“Wow, siamo una compagnia numerosa!” dice ridacchiando Luca, che all’improvviso guarda indietro.
“Viene anche lui?” mi chiede poi indicando Michael che sta dietro di noi, manco me n’ero accorta. Ma che gli prende? Beh se vuole provarci con Sara io non posso farci niente, mi arrendo, tanto se continuo a stare dietro a lui non risolverò niente. Rispondo di si, poi mando un SMS a Sara.
Dopo nemmeno una decina di minuti siamo tutti e tre fuori dal locale ad aspettare Sara. In che diavolo di situazione sono andata a cacciarmi? Incredibile! Ovviamente appena vede Michael le si illuminano gli occhi ed entra in modalità “civetta on” in pochissimi secondi. Si presenta a Luca, saluta me e poi si avvolge tipo piovra a Penniman. Mi sto già pentendo amaramente, molto amaramente!
Ci sediamo ad un tavolo tutti e quattro e mangiamo, nonostante i primi momenti mi sto divertendo con Luca e con gli altri due, che la maggior parte delle volte evito di guardare. La sola vista di lei che se lo spupazza bellamente mi manda al manicomio!
Improvvisamente a Luca squilla il cellulare, si alza dal tavolo e dopo nemmeno due minuti ritorna indietro.
“Scusami tesoro ma devo andare, è un’urgenza” mi dice senza nemmeno sedersi e prendendo la giacca. Io rimango allibita, abbiamo appena finito di mangiare e già se ne va?
“Ti giuro mi dispiace così tanto” mi dice per poi avvicinarsi a me e lasciarmi un bacio sulla guancia, un bacio dolcissimo, che mi fa sussultare. Saluta tutti velocemente e corre via come un fulmine, va alla cassa paga e con un ultimo cenno se ne va. E adesso io che faccio? Rimango qua con questi due?
“Wow che gentiluomo ti ha lasciata qua da sola” dice Penniman con disprezzo.
“E’ evidente che ha avuto un emergenza” rispondo io per difenderlo, anche se ci sono rimasta un po’ male.
“Si, so io che emergenza aveva quelo” dice quasi a bassa voce.
“Ma no dai, scommetto che si farà scusare, è così carino e insieme siete proprio teneri” dice Sara, che ogni volta che la guardo è sempre più appiccicata a Penniman. Per fortuna che ho appena ricevuto un SMS da Sabrina che diceva che fra poco arrivano, altrimenti penso che mi sarei chiusa nel cesso per il resto della serata, passo almeno 10 minuti a guardare infondo al locale, dove c’è l’ingresso e finalmente li vedo. Sabri col suo ragazzo! Per fortuna, sono arrivati in tempo per salvarmi! Mi alzo in piedi e sbraccio verso di loro come una pazza, appena Sabrina mi vede mi corre incontro trascinandosi dietro il povero fidanzato.
“Ciao! Ma dov’è il tuo cavaliere?”mi chiede subito, poi vede Penniman al tavolo e fa una faccia che avrei dovuto fotografare.
“Eih, ciao … Sabrina” le dice Michael, lo saluta anche lei e poi mi lancia uno sguardo stranissimo. L’abbraccio e avvicino il mio viso al suo orecchio.
“Ti spiegherò tutto!” le sussurro velocemente.
“Ti presento Marco, il mio ragazzo” mi dice sorridente. Alzo lo sguardo verso di lui e poi gli stringo la mano, cavoli se è bello!
“Ciao! Ho già sentito parlare di te!”mi dice con un forte accento romano.
“Davvero?” dico guardando Sabri che è diventata un po’ rossa. Trovo bellissimo che abbia parlato al suo ragazzo di me.
Ci sediamo tutti al tavolo, a quanto pare qua fanno il karaoke, ecco perché è venuto Marco, Marco il cantante, che oltretutto è di una simpatia davvero travolgente.
“Non vedo l’ora di sentirti cantare!”gli dico sincera.
“Anche lei canta” dice rivolto alla sua ragazza. Lei subito fa una faccia terrorizzata, che lo fa ridere come un matto.
“Scherzo amore, è stonata come na campana!” dice prendendola in giro. Lei diventa rossa e lo prende a pugni, ma poi lui la bacia dolcemente e lei si rilassa subito, wow, sono proprio belli insieme.
Dopo tre o quattro persone, non del tutto intonate si fa avanti proprio Marco. Sale sul palco sicuro, anche se un po’ è sempre emozionato mi ha detto.
“Che cosa ci canti Marco?” gli chiede quella specie di speacker.
“Kiss, di prince!” tutti si mettono ad urlare come pazzi, ed anche io rimango un attimo a bocca aperta, ma mai come quando inizia a cantare. La sua voce è qualcosa di sensazionale, non ho mai sentito una voce con questi colori, e poi, è anche molto sexy!
“Sabri, sei davvero fortunata!” le dico scherzosa dandole delle piccole gomitate, lei ride e lo guarda come se stesse guardando una grossa fetta di torta al cioccolato! Come darle torto!
Quando torna gli facciamo tutti i complimenti, anche Michael è entusiasta e lo riempie di aggettivi fantastici, Sabri invece gli salta addosso e lo bacia come se non ci fosse un domani.
Vari clienti si offrono per cantare, la maggior parte sono mediocri, lo fanno per divertimento, alcuni sembrano usciti dal Festival di San Remo o che so io. E’ molto divertente ma, penso che a quest’ora avrò il fegato marcio. Vedere Sara che si struscia su di lui in continuazione, oppure guardarli ridere insieme e parlottare fra loro. Menomale che doveva reggere il moccolo, quella sono io adesso, e ne reggo ben due, e giuro che se entro quattro secondi lui non gli toglie gli occhi dalla scollatura esagerata che ha lei, mi alzo e lo prendo a sberle. Un ragazzo, sicuramente sbronzo sta cantando alba chiara in un modo quasi ridicolo, tutti quanti ridono ma a lui non sembra fregare un’accidenti, va avanti e a giudicare dalla sua faccia si sta divertendo come un matto. Mi chiedo con che coraggio è salito su quel palco, ma un po’ lo invidio, anche io vorrei essere così delle volte, fare solo ciò che mi va senza pensare al giudizio degli altri.
“Certo che ci vuole coragio!” dice Penniman ad un tratto.
“E’ quello che stavo pensando anche io!” gli dico alzando lo sguardo su di lui che ora mi sorride.
“Anche io vorrei essere così…” sto per finire la frase ma Sara m’interrompe.
“Si certo, proprio tu? Non avresti mai il coraggio” dice ridendo Sara.
“E tu che ne sai?” le dico seria, anche se so che ha ragione.
“Ma se per convincerti a ballare al Jolly Blue ci abbiamo messo una settimana intera, e alla fine sai perché ha accettato? Per questi” dice a Michael strofinando fra loro il pollice e l’indice. Brutta cretina! Perché ha dovuto dire questa cosa a Michael? Con quel tono poi.
Il ragazzo finisce la sua esibizione e barcollando se ne va al suo tavolo. Sabri mi stringe una mano sotto il tavolo, come per dirmi che mi è vicina e che se la voglio picchiare lei sarà al mio fianco, almeno credo.
“Avanti, chi è il prossimo? Non siate timidi!” urla l’animatore attraverso il microfono. Non so cosa mi prende, ma la mia mano si muove da sola verso l’alto. Improvvisamente una luce m’illumina.
“Abbiamo una volontaria li in fondo!” esclama il tizio, ma che cazzo ho fatto?
“Daphne!” mi dice scioccato Michael guardandomi. Marco ride come un pazzo incitandomi ad andare mentre la mia amica mi guarda esterrefatta, ma con un mezzo sorriso.
“Non fare la stupida, sarebbe un suicidio” mi dice Sara guardandomi male. Mi alzo in piedi decisa, più lei pensa che io non abbia il coraggio, più il coraggio cresce in me. Mi avvio verso il piccolo palco come se stessi andando al patibolo. Ma che cavolo mi prende? Vorrei tornare indietro ma…ormai è troppo tardi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Un capitolo un po’ strano! Chissà se questo Luca porterà un po’ di scompiglio! Vi assicuro che non sparirà tanto facilmente XP
Daphne è completamente impazzita! Adesso dovrà cantare davanti a tutti!  XD
Piuttosto che far vincere quella smorfiosa di Sara che si sbaciucchia Michael farebbe questo ed altro credo! Ahahaha
Ringrazio come al solito tutte quante! Non sapete quanto mi fa piacere che vi piaccia la mia FF e che la seguiate! ^_^…. I love you! <3
A sabato! Un bacione!
ely

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Capitolo 18
*** Karaoke ***


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“Allora come ti chiami?” mi domanda l’animatore con la sua voce squillante.
“Daphne” dico con un filo di voce al microfono mentre mille occhi mi guardano.
“Wow, che nome particolare,e cosa ci canti Daphne?” mi chiede di nuovo avvicinando il microfono alla mia faccia, mi sento un’idiota. Che cavolo ci faccio qui? E che cavolo canto? Ad un tratto mi viene in mente la canzone che cantavo sempre insieme a Francesca, quando facevamo le cretine imitando i passi del video anni sessanta che ci faceva molto ridere.
“These boots are made for walkin’ di Nancy Sinatra” dico  insicura mentre gran parte delle persone applaude.
“Grande scelta!” dice il tizio, che trovo abbastanza irritante, poi mi molla il microfono in mano. Io guardo verso il mio tavolo, Sara ridacchia mentre Michael mi guarda ancora a bocca aperta, Marco ride ancora felice e Sabri cerca di rassicurarmi con lo sguardo. Sto per fare una grande figura di merda! La musica inizia e le parole compaiono sullo schermo davanti a me, intono la prima frase e già le risate si sprecano, la voce non mi esce, è come se fosse bloccata nella gola, esce solo una specie di sibilo orribile, dopo nemmeno trenta secondi la musica si ferma.
“Tesoro, la devono sentire anche gli esseri umani” mi prende in giro l’animatore facendo ridere tutti quanti. Se potessi sprofondare ne sarei grata, ma la musica ricomincia, ed ancora la voce non esce, ma subito sento quella di Michael provenire forte dal nostro tavolo.
“You keep saying you got something for me” canta battendo le mani e facendomi segno di continuare incoraggiandomi. Guardo verso di lui e continuo la canzone, sento la voce più sicura se lui canta insieme a me, e mentre comincio sento anche quella di Marco.
 
“ …something you call love 
but confess 
you've been a 'messin' 
where you shouldn't 've 
been a 'messin' 
and now someone else 
is getting all your best 

these boots are made for walking 
and that's just what they'll do 
one of these days these boots 
are gonna walk all over you “
 
Ormai canto senza più un ritegno, immaginando di essere nella mia stanzetta con Franci. Parte un forte applauso ed alcuni si alzano in piedi urlandomi qualcosa. Finisco la canzone senza più paure, anzi mi diverto tantissimo e le persone cantano e ballano insieme a me. E’ una figata, ho sempre sognato di fare una cosa del genere ma mi sono sempre vergognata.
“Wow! Che voce ragazzi!” grida l’animatore mentre mi stringe con un braccio la vita. Sgattaiolo via cercando di tornare al mio tavolo, alcuni mi si parano davanti stringendomi la mano e facendomi i complimenti. Ma che ho fatto? Ho soltanto cantato, penso mentre mi avvicino sempre di più al mio tavolo, già da qua riesco a vedere lo sguardo antipatico di Sara, mentre Marco e Sabrina saltellano come dei grilli e mi fanno dei gesti strani, oltre ad urlare, ma noto che Michael non è al loro fianco. All’improvviso me lo trovo davanti, mi prende in braccio e mi fa girare come una trottola, spaventata mi aggrappo alle sue spalle, poi comincio a ridere come una pazza.
“Sei stata fantastica!” mi urla tutto agitato dopo che mi ha messa giù, ma che gli prende?
“Da quando sai cantare?” mi chiede allargando le braccia.
“Io non so cantare!” rispondo ridendo ancora come una scema, mentre arriviamo al tavolo.
“Infatti, hai ragione” dice Sara. Io alzo il dito medio verso di lei che fa una faccia buffissima. Michael ride e poi mi da un cinque.
“Te l’ha fata!” dice a Sara mentre si siede, io mi siedo di fianco a lui.
“E’ soltanto un karaoke” fa spalluce lei.
“Canta di bruto la ragazina!” le dice indicandomi per poi guardarmi ancora ridendo.
“Wow sei stata una figa! Io propongo un duetto insieme la prossima volta!” mi dice Marco abbracciandomi seguito da Sabrina.
“Gliel’hai fatta pagare a quella stronza!” mi dice la mia amica nell’orecchio. Sono sovrastata da tutti questi complimenti e abbracci, quasi non ci capisco più niente!
“Tu sei paza!” mi dice poi Michael con quel suo sorriso meraviglioso. Rido ancora, poi lo guardo anche io. Perché mi sta fissando? Ti prego smettila o potrei morire qui all’istante, penso mentre il mio sguardo non resiste e si sposta altrove.
“Vabè, io vado, è tardi, buona serata e complimenti alla cantante” dice Sara alzandosi, saluta con la mano velocemente e poi se ne va, che scena patetica, penso.
“Wow, l’hai ucisa” mi dice Michael dandomi una piccola gomitata.
“Non la segui?” gli chiedo, è venuto qua solo per lei ed ora la lascia andare così?
“Perché dovrei?” mi chiede mettendosi più comodo.
“Pensavo ti piacesse” gli dico sperando che risponda che gli fa schifo.
“Ne abiamo già parlato” mi risponde scocciato.
“E allora perché continuavi a fissarle le tette? Ti ho visto sai!” sputo fuori, forse non avrei dovuto ma tanto lo so che con lui non riesco a stare zitta. Sento Marco ridere forte, fermato poi dalla sua ragazza che le da un pugno! Penniman fa una faccia buffissima come un bambino che viene scoperto con le mani sporche di marmellata.
“M-ma non è colpa mia se mi mette davanti agli ochi due…” fa un segno con le mani sul suo petto e poi ride. Io scuoto la testa indispettita.
“Che ci poso fare…” continua alzando le braccia, mentre cerca appoggio in Marco.
“Eih, non me mettere in mezzo te prego!” gli dice lui mentre la ricciola lo guarda male.
Michael mi sembra Pierino in questo momento, non so perché ma la sua espressione furbetta mi fa ridere.
Mi offre da bere dicendomi per l’ennesima volta che sono stata incredibile, io accetto, e accetto, e accetto ancora. Mi rendo conto di essere alquanto sbronza, mi gira anche la testa, ma non la smetto di ridere, insieme a Penniman che non è messo benissimo nemmeno lui. Sembriamo veramente due idioti, soprattutto siamo rimasti solo io e lui, Marco e Sabri se ne sono andati almeno un’ora fa.
“Adeso canto anche io!” dice facendo per alzarsi, ma io lo fermo per un braccio e lo tiro giù facendolo sedere di nuovo.
“Ma che dici? Non fanno più cantare nessuno!” gli dico ridacchiando, ride anche lui appoggiandosi allo schienale e chiudendo gli occhi.
“La prosima volta i wanna sing!” dice mischiando l’italiano e l’inglese. Io rido come una cretina, ormai rido per ogni cosa, anche se arrivasse un uragano e ci spazzerebbe via tutti io morirei ridendo, ne sono certa!
“Ma che cavolo stai dicendo?” gli dico guardandolo mentre ride.
“Ho bevuto tropo” dice poi infilandosi una mano fra i capelli scompigliandoli. Quanto cavolo è sexy, penso fissandolo senza alcun ritegno, come vorrei saltargli addosso in questo momento e baciare quelle sue bellissime labbra, chissà se si scanserebbe oppure...
“A cosa pensi?” mi chiede poi guardandomi. Io scuoto la testa velocemente, è meglio che non sappia a cosa sto pensando.
“Nulla” rispondo appoggiandomi anche io allo schienale della sedia, è meglio non guardarlo. Ma stando in questa posizione mi gira ancora di più la testa così mi alzo di colpo, tutto quanto gira vorticosamente.
“Michael, forse è meglio se mi accompagni a casa” gli dico buttandomi sul suo petto e facendolo quasi spaventare. Lui solleva un po’ la schiena poi mi abbraccia, lo faccio anche io, strofinando la faccia sul suo petto, d'altronde non aspettavo altro, anche se non c’è un motivo valido per farlo.
“Sei proprio andata!” dice ridendo, poi si alza in piedi tirando su anche me.
“Andiamo alcolizata!” mi dice trascinandomi per un braccio.
“Eih fai piano” gli urlo, cavoli vedo quasi doppio ormai e non capisco niente. Entriamo in macchina ed io subito mi sistemo sul sedile sdraiandomi. Guardo fuori dal finestrino e le luci si mischiano tutte formando delle scie colorate, gialle, rosse, blu.
Non riesco nemmeno a parlare, sento l’alcool salire sempre di più, era da tempo che non mi sentivo così, l’ultima volta ero con i miei amici in spiaggia, quanto è stato divertente fare il bagno di notte e ridere tutti insieme per poi addormentarsi sulla spiaggia.
“Daphne siamo arivati” mi dice Michael. Mi giro verso di lui lentamente, ma quanto è stupendo? Penso sorridendo.
“Ok, mi sa che ti devo acompagnare io dentro” dice ridacchiando.
“Mi manca il mare” sputo fuori continuando a dar retta ai miei ricordi. Mi sollevo con la schiena e mi appoggio al cruscotto coprendomi la faccia con le mani.
“Voglio la spiaggia e le onde, voglio andare al mare a pensare” continuo senza nemmeno accorgermi di stare dicendo delle stupidate senza senso. Sento la portiera aprirsi e le braccia di Michael portarmi giù dalla macchina a forza.
Con una mano alza il mio viso e mi guarda, credo di avere gli occhi lucidi, mi manca davvero casa, a volte da star male.
“Vuoi andare al mare carotina?” mi chiede, lo sento come se fosse lontano. Faccio di si con la testa per poi buttarmi ancora addosso a lui, non ne posso fare a meno sta sera.
“Un giorno ti ci porto” mi sembra di sentirlo dire, mentre cominciamo a camminare.
“Dai ora andiamo a casa” mi dice poi, sento la sua voce come ovattata, sto male ma, sentirlo così vicino a me mi fa stare bene nello stesso tempo. Non so come arriviamo nella mia camera, ogni tanto mi perdo dei pezzi, se non ci fosse stato lui non so come sarei tornata a casa, probabilmente mi sarei accasciata sugli scalini all’ingresso e avrei dormito li, la mattina mi avrebbero trovata o la polizia o Sabrina. Mi aggrappo al suo collo e appoggio la testa al suo petto, vorrei che non mi lasciasse mai.
“Daphne staccati” mi chiede lui con una strana voce, forse lo sto strozzando, mi metto a ridere come una scema e poi lo trascino con me sul letto facendomelo finire addosso. I nostri visi sono vicinissimi, vorrei tanto baciarlo ma non voglio essere respinta, perché lui, si mi respingerebbe sicuramente.
“C-che stai facendo?” mi chiede un po’ stranito. Mi torna in mente quando era lui ubriaco, e sempre lui ci aveva portati in questa posizione, quella frase mi rimbomba in testa prepotentemente.
“E’ vero che vuoi fare l’amore con me?” dico enfatizzando particolarmente la parola amore, mi esce spontaneo come se i pensieri uscissero direttamente dalla mia bocca. Lui fa una faccia indecifrabile, rimane immobile per qualche secondo, fa per alzarsi ma io lo tengo ancora attaccato a me.
“Per favore Daphne, smetila” mi dice prendendomi una mano e staccandola dal suo collo. Io rido, non so nemmeno perché, ormai mi fa ridere tutto e sento le forze scemare piano piano.
“Me l’hai detto proprio tu, ma non te lo ricordi” dico cercando di mettermi seduta, ma non riesco e mi ributto di nuovo sul letto.
“Cosa? M-ma che dici?” mi chiede avvicinandosi un po’ a me.
Mi scuote prendendomi per una spalla.
“Daphne” mi chiama alzando un pochino il tono di voce.
“Tu me l’hai detto Penniman, ma eri come me adesso!” dico ancora farfugliando, poi più nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao!” :)
Daphne ha cantato ed è stata una bomba! Ahahahah l’ha fatta pagare un bel po’ a quella smorfiosa! XD
E Michael ne sembra molto colpito! XD
Ecco che Daphne svela una cosina a Penniman, che succederà il giorno dopo quando i due si vedranno? E Luca? Non credete che si tiri indietro quello! XD Vedrete martedì! ^_^
Ringrazio come al solito tutte voi che mi seguite e che mi recensite! Vi amo! <3
Al prossimooooooo <3
ely
Questo è il link se volete sentire la canzone che ha cantato Daphne! :)
https://www.youtube.com/watch?v=SbyAZQ45uww


 

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Capitolo 19
*** Cos'è successo? ***


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Mi sveglio con un mal di testa impressionante. Scosto le coperte e scendo dal letto quando mi rendo conto di essere vestita. Perché cavolo ho dormito vestita? Spremo le meningi ed improvvisamente ricordo tutto: Luca, il karaoke, la serata con Michael. Oddio che vergogna ero talmente ubriaca da non ricordarmi nulla, mi tornano in mente solo alcune scene di noi che ridiamo e di lui che mi accompagna a casa, poi il vuoto totale. E’ tardissimo, faccio colazione in fretta mi cambio ed esco di casa correndo. Quasi mi sento male sui mezzi,mi scoppia la testa, qualsiasi rumore anche minimo m’infastidisce, e poi ho una nausea!
Arrivo a lavoro che mi sento già uno schifo.
“Eih ciao Daphne!” mi saluta Fede abbracciandomi da dietro e lasciandomi un bacio sulla guancia prima di andare dietro il suo bancone. Io rispondo con un semplice cenno del capo.
“Ma che hai fatto? Hai una faccia sbattutissima!” mi dice senza mezzi termini.
“Ehm, non ho dormito bene” rispondo mentre mi allunga il suo caffè.
“Tieni bevilo tu!” mi dice premuroso.
“Hai fatto seratona ieri?” fa poi ridacchiando.
“Già, lasciamo perdere, sto una merda!” dico sincera facendolo ridere di gusto.
“Sei sempre bella!” mi dice sorridendo mentre prende il telefono in mano per rispondere.
Finisco il caffè tutto in un sorso e dopo aver salutato Fede con la mano salgo in ascensore. Ho un’ansia mostruosa che mi attanaglia le viscere, chissà che cavolo avrò fatto ieri, con Michael, spero di non aver fatto figuracce, il bello è che non riesco a ricordare proprio nulla! Esco dall’ascensore e senza nemmeno volerlo me lo trovo praticamente davanti. Per un attimo ci guardiamo senza dire niente, fermi immobili come due imbecilli, io riesco solo a dire un ciao debole ed insicuro, lui mi guarda strano ma poi mi saluta anche lui. Perché tutto questo imbarazzo? Che cavolo è successo ieri?
“Daphne…io…ti devo dire una cosa…” fa Penniman mordicchiandosi il labbro inferiore per poi guardarsi le scarpe. Ti prego dimmi che non ho detto o fatto qualcosa d’imbarazzante!
“Cosa?” mi faccio un po’ più avanti, ho paura di ciò che deve dirmi, ha un’espressione così strana, ma sono anche curiosa, perché così non l’avevo mai visto. Improvvisamente sento due braccia che mi stringono.
“Daphne! Scusami tanto per ieri!” mi dice Luca schioccandomi un bacio sulla guancia. Rimango un po’ stordita e lo saluto anche io. Guardo Michael, forse era meglio stare da soli, ma lui non mi guarda, guarda solo Luca, i due si salutano velocemente con dei gesti rapidi.
“Tesoro ma, perché hai quel faccino?” mi chiede il biondo prendendomi il mento fra le dita delicatamente e sollevandomi il viso.
“Non ho dormito bene” rispondo un po’ imbarazzata io. Lui mi sposta una ciocca di capelli dal viso e poi mi lascia andare. Questo suo fare così dolce mi spiazza sempre.
“Sicura di star bene?” mi chiede ancora. Io faccio si col capo e guardo Michael, che appena incontra il mio sguardo abbassa un po’ la testa.
“Volevo solo chiederti una cosa…domani ti andrebbe di uscire con me? Niente di serio dai, voglio solo portarti in un posto” mi dice appoggiandosi al muro. Io non so che dire, non sono molto sicura di questa cosa, lui è così grande, poi penso alle parole di Sabrina, alla sua storia banale, e mi dico che se non mi butto e rifiuto tutti, non andrò mai avanti!
“Ok” dico solo sorridendo leggermente.
“Fantastico!” esclama lui dandomi l’ennesimo abbraccio.
“Ora tolgo il disturbo, a dopo bellissima!” mi dice prima di girare i tacchi e tornarsene a lavoro. Resto un attimo a guardarlo, pensando se ho fatto una scelta giusta, poi però mi torna in mente Michael. Mi giro verso di lui ma non c’è più, si è già incamminato verso la sua scrivania. Letteralmente gli corro dietro, lo chiamo ma lui non si gira. Poi gli prendo un braccio e lo fermo.
“Cosa dovevi dirmi?” gli chiedo un po’ impaurita. Lui ha uno sguardo serio.
“Non importa” mi risponde scuotendo la testa, poi riprende a camminare. Ma che gli prende? Mi siedo di fianco a lui.
“Perché non vuoi dirmelo? Ti prego dimmi che non ho fatto niente d’imbarazzante!” gli dico speranzosa coprendomi la faccia. Lui mi guarda storto.
“Non ti ricordi niente?” mi chiede dopo qualche secondo. Io faccio di no con la testa, lui abbassa lo sguardo mettendo su uno strano ghigno, si porta una mano al viso per poi riavviarsi i capelli, perché si comporta così? Non lo capisco.
“Ti giuro che non ricordo nulla, solo che tu mi hai riaccompagnata a casa, e probabilmente a letto dato lo stato in cui ero” gli dico sperando di non aver fatto niente di male. Lui mi guarda, poi quel sorriso strano sparisce.
“Daphne, io non vorei dirtelo ma…” poi si blocca.
“Ma?” gli chiedo io impaziente.
“L’abiamo fatto…tuta la note” mi dice serio. Il mio cuore perde qualche battito, che cosa? Credo che la mia faccia assomigli ad un peperone adesso. Non può essere! Io non ci credo! Improvvisamente scoppia a ridere come un pazzo.
“Sei un deficiente Penniman!” gli dico furiosa cercando di non urlare troppo in mezzo a tutti quanti.
“La tua facia!” mi dice mentre continua a deridermi. Ma come fa a dire certe cose? Lo odio quando fa così!
“Non ti preoccupare, ti ho acompagnata e ti ho mesa a dormire, dormivi come un angioletto” mi dice poi mentre io cerco di riprendermi.
“E poi se l’avesimo fatto, te lo ricorderesti, fidati” mi dice più piano, con la voce leggermente più bassa e quella faccetta li da…quanti schiaffi vorrei dargli? In questo momento vorrei un ventaglio di tipo sette metri per sventolarmi.
“Sei un cretino!” gli dico sferrandogli un pugno sul braccio, poi mi alzo e vado verso la mia scrivania, che poi è praticamente di fianco alla sua. Faccio finta che non esiste per un po’ anche se sono già abbastanza distratta dal fortissimo mal di testa e dalla nausea, direi proprio che non sto alla grande.
“Sei verde!” la voce di Penniman mi fa spaventare, ma perché deve sempre apparire dal nulla dico io??! Mi sposto i capelli dalla faccia e lo guardo male.
“Grazie per avermi fatto notare che sono un mostro!” gli dico coprendomi poi la faccia con le mani.
“Tu non stai bene” dice poi.
“Ma dai? Sto cercando di smaltire una sbornia di dimensioni colossali” dico un po’ nervosa. Perché lui invece è figo e fresco come una rosa?
“Tu che hai fatto? Perché stai una favola? Hai bevuto quanto me!” gli dico invidiosa della sua forma. Lui sorride leggermente.
“Io lo rego l’alcool, piccoletta!” mi dice dandomi una leggera pacca sulla spalla. il suo tocco mi fa rabbrividire, forse per le parole che mi ha detto prima. Non ho nemmeno la forza di ribattere, perché un senso di nausea più forte degli altri prende il sopravvento, chiudo gli occhi, cerco di rilassarmi, poi appoggio la testa al tavolo.
“Daphne?” mi chiama lui scuotendomi per una spalla.
“Lasciami morire in pace!” gli dico senza nemmeno guardarlo. Lo sento ridacchiare.
Mi tira per un braccio e quasi rischio di cadere.
“Che cavolo fai?” gli chiedo mentre mi trascina verso l’ascensore. Mi ci butta dentro e schiaccia il tasto del pian terreno. Io mi appoggio al muro, ormai mi sono arresa. Mi prende di nuovo per il braccio e salutando Fede mi porta alla macchinetta.
“Bevi un the caldo” mi dice mentre infila alcune monetine.
“Che vuoi che mi faccia un the?” gli chiedo sarcastica io mentre mi siedo su di una delle poltroncine.
“Ti fa bene alo stomaco” mi dice porgendomi il bicchierino di plastica. Lo prendo in mano scottandomi quasi le dita, lo avvicino alla bocca piano per poi prendere un piccolo sorso.
“Qua c’è qualcuno che ha tazzato* di brutto ieri sera!” grida Fede scherzoso per poi sedersi di fianco a me. La sua voce alta mi penetra nel cervello creando una fitta fastidiosa.
“Ti prego non urlare!” gli dico mentre mi massaggio una tempia con la mano libera, lui non fa altro che ridere insieme a Michael, odiosi!
“Non rege qualche bicchierino!” mi prende in giro Penniman insieme al suo amico.
“L’hai fatta ubriacare? Ma dai, sei uno squallido!” gli dice Fede scherzando, lui ride come un cretino, mentre io lo guardo malissimo.
“Non mi sembra che tu eri messo tanto meglio!” gli dico facendo a fatica un altro sorso di thè. Fede fa un urlo verso di lui che abbassa la testa sorridendo.
“Fidati che ero meso meglio, ti ho dovuta acompagnare io nel letto!” dice. Cavoli ma perché non sto zitta? Il tatuato adesso mi guarda come per dire Uuuuuh che avete fatto? Continuando a fare versi scemi!
“Fede smettila di urlare o ti uccido!” gli faccio un po’ aggressiva.
“Cazzo, che caratterino!” dice un po’ stupito.
“Alora non lo tiri fuori solo con me…buono a sapersi!” continua Penniman.
“Basta lasciatemi in pace!” dico sconsolata mentre mi accascio sulla sedia. I due amiconi ridono ancora, mentre io vorrei soltanto dormire, o vomitare, o vomitare dormendo, qualsiasi cosa ma non stare qui.
“Poverina” dice Michael, mentre Fede se ne torna a lavoro. Si siede di fianco a me, poi toglie il mio braccio dalla mia faccia e mi guarda.
“Cosa vuoi?” gli dico, sono stufa di essere presa in giro, anche perché non ho le forze di affrontare nessuno in questo momento.
“Sei sempre più palida” dice serio “Forse dovresti mangiare qualcosa”
“Non voglio niente, grazie” rispondo un po’ più calma di prima.
“Vuoi andare a casa?” mi chiede poi. In realtà vorrei andare, ma preferisco non perdere un giorno. Faccio di no con la testa.
“Senti, dico al capo che vieni con me ogi, e invece ti porto a casa” mi dice come se avesse avuto un idea geniale!
“Ma sei scemo?” gli rispondo, anche se mi piacerebbe molto! Lui alza le spalle.
“Non lo verebe a sapere” dice alzando le sopracciglia. Io sorrido, mi viene in mente quella volta che siamo entrati qui dalla finestra, anche se non è passato tantissimo tempo il nostro rapporto è decisamente cambiato da allora.  
“Ok, portami a casa!” dico alzandomi e barcollando appena. Ormai una cosa la so, anche se forse non potrò mai averlo come fidanzato, e anche se bisticciamo sempre come due idioti, so che di lui infondo posso fidarmi e la cosa mi fa felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Daphne non si ricorda niente di ciò che ha detto e fatto…proprio come Michael la scorsa volta, lo so lo so, sti due sono proprio dei cretinetti! XD
E forse Penniman voleva dirle qualcosa d’importante ma…aimè è arrivato Luca, che ha chiesto di uscire alla fanciulla e lei ha accettato, perciò lui si è tirato un po’ indietro? Chissà, non ne combinano una oh! XD
E il bello è che mi lamento anche se le ho scritte io ste cose! O_O vabbè dai…vi saluto e vi ringrazio ancora per la vostra fedeltàXD e per le vostre bellissime recensioni!
Vi dico che il prossimo capitolo a parer mio sarà molto carino e divertente, poi magari a voi farà cagare, ma a me piace! XD
A giovedì ragazzuole mie loooove youuu <3
ely
*Tazzato = voce del verbo tazzare, deriva da tazza, penso, dato che in essa ci sta molto liquido! Dalle mie parti si usa per dire che hai bevuto tanto, ma tanto, io abito in provincia di Milano…ahahahah mi sono sentita in dovere di spiegarlo prima di sembrare una pazza a chi magari vive in altre zone o non usa sti termini giovanili, fuck yeah…bella storia!(cit. Morgan) XD
lo so oggi sono pirla! (altro termine milanese)
Ciaooo! <3
 

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Capitolo 20
*** Al luna park ***


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“Ti piace?” mi chiede quando vede i miei occhi brillare. Si lo so, a volte mi sento una bambina ma, il luna park mi mette sempre allegria e mi ricorda quando ero piccola. Le persone qui sembrano tutte felici, i problemi sembrano non arrivare in questo mondo incantato. Annuso l’aria che sa di dolciumi e zucchero filato a pieni polmoni.
“Si tanto!” gli dico dirigendomi verso i cavalli, guardo la giostra girare come incantata, mille colori che danzano, i bambini sorridenti. E’ strano questo appuntamento con Luca, non so cosa provo di preciso per lui, diciamo che mi pace molto la sua dolcezza ed è carino. Il fatto che abbia scelto un luna park però è un punto a suo favore.
Mi sento avvolgere da dietro, le sue braccia mi stringono, non so se sono a mio agio con lui, però mi fa stare bene l’affetto di una persona, anche se so, nel profondo, che è un’altra la persona che vorrei mi stringesse così, ma cerco di non pensarci. Restiamo in questa posizione per un po’ poi giriamo il parco in lungo e in largo, anche se non sono riuscita a convincerlo a salire da nessuna parte mi sono divertita. Mi sento ancora più infantile quando ho tra le mani una nuvola rosa e soffice di zucchero filato, lo prendo con le dita appiccicandomi tutta, lo adoro!
“Sei sporca” mi dice Luca ad un tratto passandomi una mano sulle labbra con un gesto lento e calcolato, io rimango a guardarlo un po’ stupita, mentre lui sorride e si abbassa verso di me, si avvicina al mio viso lentamente, credo proprio che voglia baciarmi. Ma io voglio baciare lui? Lo guardo mentre chiude gli occhi, una sua mano si posa sul mio fianco attirandomi un po’ più a lui, ormai le sue labbra sono ad un millimetro dalle mie.
Non credo di essere ancora pronta, giro la testa un po’ di lato ed inizio a camminare verso un chioschetto colorato, facendo finta di nulla, il cuore mi batte un pochino più forte. Voleva baciarmi, ci ha proprio provato!
“Che fanno qua?” mi chiede dietro di me Luca. Non mi giro nemmeno a guardarlo dato che sono un tantino imbarazzata. Guardo dentro curiosa e vedo un mucchio di bambini con i genitori. M’incanto per qualche secondo sui sorrisi dei piccoli che si divertono ma poco dopo qualcosa mi distrae.
“Daphneeee!” urla una vocina, la riconosco subito, è Abbie. Faccio vagare lo sguardo veloce nella zona, quando poi la vedo correre verso di me, immediatamente mollo lo zucchero filato a Luca e la prendo in braccio, lei come un koala si aggrappa a me, attorcigliando le sue gambe intorno alla mia vita. Alzo lo sguardo, se c’è la bambina deve esserci anche il padre da qualche parte, ho una cazzo di tachicardia che mi toglie quasi il fiato. Lo vedo spuntare poi dietro un clown che lo infastidisce con degli stupidi giochetti. Penniman lo guarda con odio, tanto che il tizio si scansa quasi impaurito, poi vede me e la piccola e fa un sospiro di sollievo. Dev’essersi spaventato, trattengo una piccola risata. Viene verso di noi ed io vorrei sprofondare. Lo saluto. I due uomini si guardano seri, per poi fare un cenno con la testa, osservo la bambina e noto che ha la faccia impiastricciata. Io e Penniman ci guardiamo per qualche secondo, che strano vederlo qui, mentre sono con Luca, è alquanto imbarazzante!
“Che hai fatto al viso?” chiedo poi alla bambina, curiosa.
“Papà mi ha truccata da principessa!” mi dice vantandosi. Io guardo Penniman con un sopracciglio alzato, ma che ha fatto? Sembra più un panda malato, poverina, lui alza le mani in segno di impotenza. Guardo meglio e noto che il chiosco è una sottospecie di laboratorio per bambini, dove si possono fare varie attività divertenti.
“S-sei molto carina” dico cercando di essere convincente.
“Io voglio vedermi! Dammi uno specchio!” mi dice appendendosi al mio braccio.
“Non ce ne bisogno sei bellissima davvero” le dico, non voglio che veda cosa le ha combinato suo padre.
“Daglielo pure…” dice Penniman. Non capisco perché mi sta guardando così male. Cerco nella borsetta e dopo alcuni secondi pesco lo specchietto, lo apro facendo specchiare Abbie che appena si vede fa una faccia schifata per poi cacciare un urlo che fa girare addirittura le persone vicino.
“Papà mi ha truccata da zombie!” dice abbracciandomi e nascondendo il viso fra le mie gambe.
“Amore, non fare così…” dice Michael imbarazzato, cercando di prendere la bambina che invece lo evita attaccandosi ancora di più a me, io trattengo una risata nel vedere la sua faccia, poverino, lo capisco, che ne sa lui di trucchi da principesse! Luca invece scoppia a ridere sguaiatamente, io gli tiro un pugno sul petto guardandolo male. Prendo in braccio Abbie, la faccio sedere sul muretto di fianco, poi prendo una salviettina struccante e la passo sul suo faccino tondo e imbronciato.
“Vedi? E’ tutto apposto, non hai più tutta quella roba brutta” dico guardando di sbieco Michael che mi fa una linguaccia allargando le mani per lasciarle poi sui fianchi pesantemente, mi lascio sfuggire una piccola risata.
“Però io volevo il trucco da principessa” dice incrociando le braccia sul petto.
“Un’altra volta tesoro” fa Michael. Ma la piccola non ne vuole sapere, si lamenta, e guarda gli altri bambini truccati.
“Uffi…” fa Abbie, il musino all’ingiù ed un aria sconsolata. Io non posso resistere ad una cosa del genere!
“Andiamo allora, io me ne intendo a perfezione di principesse!” le dico, le si illuminano gli occhi. La faccio scendere e poi la prendo per mano entrando nel chiosco affianco a noi, non mi curo nemmeno di Michael, o di Luca, la mia missione del momento è far sorridere la piccola e farla sembrare una principessa cazzutissima, meglio di tutte le altre bimbette qua intorno! Mi siedo ad un tavolo dove ci sono vari trucchi per bambini, ci sono altre mamme qui con le loro piccole. Mi vien da ridere a pensare alla scena di Penniman, seduto qua a parlare di trucchi, però mi fa anche molta tenerezza e dolcezza.
“Il tuo ragazzo se n’è andato! Mi sa che gli piace scappare” mi dice ad un tratto Michael dietro di me. Oh cavolo! Luca, dev’essersi offeso, in effetti l’ho mollato li da solo, non è molto carino da parte mia, soprattutto dopo aver rifiutato un suo bacio con molta non-chalance!
Mi alzo in piedi per raggiungerlo ma la voce della bambina mi ferma.
“Dove vai?” mi chiede triste, non posso andarmene dopo avere promesso ad una bimba di cinque anni una cosa, mi fermo subito pensando che chiarirò domani la situazione con lui.
Mi risiedo e comincio a truccare Abigayle, stendendo un po’ di ombretto viola sopra le sue piccole palpebre, lei chiude gli occhi divertita.
“Ti ha portata al luna park?” mi dice Michael con uno strano tono nella voce.
“Si, e allora?” rispondo continuando il mio “lavoro”.
“Bela roba” risponde sorridendo poi alla bambina facendo finta di niente. Io mi fermo un secondo e lo guardo contrariata, non dargli corda Daphne, non dargli corda, lo fa solo per provocarti.
“Che vuoi dire?” gli domando… come non detto!
“Voglio dire che non ci sa fare con le donne, sempre se era un apuntamento” dice poi guardandomi in attesa di una risposta.
“Beh, si, lo era… a me piace tanto il luna park invece, non capisco cosa c’è di male a portarci una ragazza” dico mentre faccio due belle guance rosa alla piccola principessa di fronte a me.
“Ho almeno tre motivi buoni” dice con un mezzo sorriso sghembo.
“Avanti, quali sarebbero?” gli chiedo senza guardarlo.
“Primo, lui ha undici anni in più di te, questo luogo acentua soltanto la grande diferenza di età! Cazzo, sembrava lo zieto che porta a spasso la nipotina… bleah” dice tirando fuori la lingua e scuotendo le spalle. La mascella quasi mi cade per terra. Ma che razza di esagerato, sto per dirglielo ma lui continua con i suoi “buoni” motivi.
“Secondo… trope distrazioni!” dice con l’aria da saputello, alzando un dito ad ogni punto. Torno a guardarlo in attesa del terzo motivo, ma lui non parla.
“E terzo?” gli chiedo fermando la mia mano e mettendo giù il pennello sul piccolo tavolo bianco. Lui si avvicina di più a me.
“Certe cose non si posono fare, tropi bambini intorno” mi sussurra all’orecchio per poi appoggiare il gomito sul tavolo e sorreggersi la testa con la mano, tutto tranquillo, come se non avesse detto niente di estremamente sexy! Sento il sangue ribollire nelle vene.
“Daphne, hai finito?” mi chiede la bambina risvegliandomi dai miei strani pensieri.
“Qua-quasi” dico alla piccola mentre completo il trucco con un mare di glitter. Non capisco che cavolo gli prende delle volte!
“Va bene, ha parlato l’esperto di appuntamenti!” dico sfottendolo un po’.
“La prosima volta dopo averti comprato lo zuchero filato potrebbe intrecciare i tuoi capelli, e magari poi prendere un thè coi biscoti, sono sicuro che ti conquisterà!” dice sarcastico facendo dei gesti femminili con le mani e con una vocina idiota. Cerco a tutti i costi di non ridere, girandomi dall’altra parte ed occupandomi di Abbie. Prendo lo specchietto e lascio che si specchi curiosa. Il suo faccino si accende di gioia non appena si vede, fa un piccolo urletto e poi mi salta addosso.
“Grazie, ti voglio bene!” mi dice stringendomi. Io rimango un attimo sorpresa, provo come una strana sensazione, anche io le voglio tanto bene.
“Anche io te ne voglio!” le dico con la voce un po’ tremante stringendola ancora di più.
“Vieni con me sui cavalli?” mi chiede subito dopo saltellando come una pazza. Rispondo di sì, ormai potrebbe farmi fare qualunque cosa, con quegli occhietti e quel sorriso simpatico. Mi salta in braccio ed io mi dirigo verso la giostra che sta poco distante, un’altra volta non calcolo nemmeno che ha un padre, e che il padre è qua con noi. Mi giro verso di lui, che subito mi fa un sorriso dolcissimo, in quel sorriso ci leggo tutto l’amore che ha dentro per la sua bambina, si vede che è felice quando anche lei è felice. Facciamo qualche minuto di fila e poi finalmente possiamo cavalcare uno di questi meravigliosi cavalli, ne scelgo uno rosa correndo per aggiudicarmelo, peggio di una bambina. Faccio accomodare prima Abbie e poi io mi siedo dietro di lei.
“Tieniti forte!” le grido un secondo prima che la giostra parta. La musichetta tipica di questi luoghi accompagna le nostre risa, Michael ci guarda da fuori salutandoci ogni volta che la giostra compie un giro ed il nostro cavallo gli passa davanti facendo su e giù. Appena mettiamo giù i piedi la bimba corre incontro al suo papà.
“Voglio fare i gonfiabili!” dice Abigayle indicando la struttura che c’è poco distante. Ed eccomi qui, ero uscita con Luca e mi ritrovo con Penniman e sua figlia.
“Che ne dici di fare la casa del’horror mentre Abbie gioca?” mi chiede Michael mentre toglie le scarpe alla bambina che subito sfreccia verso lo scivolo.
“Ma Abbie?” chiedo un po’ insicura.
“Ho pagato un quarto d’ora! E poi ci sono le ragaze che controllano” mi risponde, sembra mi stia pregando come faceva Abbie con lui.
“Non so…” dico mordendomi il labbro, in realtà è che ho un po’ timore di queste cose.
“Ma dai! Vieni fifona!” mi grida trascinandomi per mano verso la piccola biglietteria. Dopo una breve guerra per chi deve pagare i biglietti, vinta da lui, arriviamo all’ingresso di questa giostra in cui si entra due alla volta. Mentre aspettiamo sento le grida di alcune ragazze provenire da dentro, mi mangio le unghie nervosa.
“Hai paura?” mi chiede Penniman prendendomi in giro.
“No! Per niente” mento io, mettendomi sulla difensiva. Lui scoppia a ridere, è evidente che non mi crede. Dopo alcuni minuti tocca a noi. I miei piedi fanno fatica a mettersi uno dopo l’altro, è tutto buio, buissimo, non si vede nulla e sento che tutto può capitare da un momento all’altro. Porto le mani avanti per evitare di andare a sbattere finchè non tocco qualcosa.
“M-Michael s-sei tu?” chiedo tremando. All’improvviso si accendono delle luci rosse e uno zombie orribile mi prende per le spalle e mi urla addosso. Credo di avere un infarto in corso, caccio un urlo disumano che quasi mi raschia la gola e mi allontano da quell’essere che ancora tremo dalla testa ai piedi. Subito dopo sento le risa di Michael, corro verso di lui e mi aggrappo alla sua giacca affondando la faccia nel suo petto.
“Perché mi hai lasciato da sola bastardo!” gli urlo dopo aver ripreso fiato mentre lo prendo a pugni sul torace. Lui ride ancora un po’.
“Mica non avevi paura?” mi dice poi deridendomi.
“Fanculo!” gli dico a denti stretti mentre riprendiamo a camminare, mi aggrappo al suo braccio fortissimo appoggiandomi anche con la testa, ho ancora il battito irregolare per lo spavento di prima e non faccio altro che guardarmi indietro ansiosa.
“Sento dei passi!” esclamo mentre continuo a controllare alle mie spalle.
“Ma va non c’è nesuno!” mi risponde trattenendosi dal ridere
Arriviamo davanti ad una porta che si apre da sola cigolando in modo sinistro e fastidioso, entriamo e nella stanza c’è un grosso letto, con sopra una ragazza che dorme, sembra la bambina dell’esorcista. I peli mi si rizzano fin sopra il collo.
“Michael no!” dico mentre punto i piedi decisa a non entrare, Michael mi trascina di forza dentro. La porta si chiude sbattendo forte ed ecco il secondo urlo ed il secondo infarto. L’inglese ride di nuovo.
“Michael ho paura!” dico saltellando sul posto mentre guardo la ragazzina che dorme, tutta quanta sfigurata, so già che finirà male, lo so lo so.
“Ma dai, pensa che è tuto finto!” mi dice per cercare di tranquillizzarmi, anche se lui sembra divertirsi a vedermi in questo stato. Stiamo qui fermi per dei secondi che sembrano anni, poi la ragazza nel letto si alza lentamente e gira la testa verso di noi. Io giuro che non ho mai avuto così paura nella mia vita. Mi attacco ancora a lui stringendo forte la stoffa della sua giacca, mentre chiudo gli occhi. La tizia sul letto inizia ad urlare come una disgraziata cose che non capisco, ma la voce, la voce è la cosa che più mi fa rabbrividire.
“Oddio! Penniman ti odio!” grido mentre quella si alza dal letto e viene verso di noi. Ci spostiamo dall’altra parte della stanza ma la ragazza continua a venirci incontro.
“Andate viaaaaa, morireteeee!” ci urla con quella voce strozzata.
“Oh merda!” dice Michael quando trova la porta chiusa e l’essere mostruoso ci sta praticamente addosso. Lo stringo ancora più forte e finalmente la porta si apre e possiamo abbandonare quella stanza maledetta.
Ora siamo in uno strano posto, sembra una sala operatoria, ovunque ci sono braccia e gambe mozzate ed i muri colano di sangue, lo so che è tutto finto ma, cazzo è impressionante com’è fatto bene tutto quanto.
“Oh dio! Ho paurissima, ho purissima” ripeto non staccandomi da lui, che sta volta mi circonda le spalle con un braccio. Neanche il tempo di rilassarmi fra le sue braccia che un folle vestito da chirurgo imbrattato di sangue ed armato di motosega ci viene addosso facendo finta di volerci spappolare. Comincio ad urlare come una pazza e più urlo più quello mi viene addosso, per fortuna Michael si mette davanti a me. Riusciamo finalmente ad uscire anche da quella stanza e ci ritroviamo di nuovo nel buio, come all’inizio.
“Per favore fa che sia finito! Non ce la faccio più!” dico accucciandomi per qualche attimo a terra, quando mi tiro su non sento però la presenza di Penniman.
“Michael dove sei?” domando ansiosa mentre inizio a ciondolare nel buio come una pazza. Lo sento ridere di nuovo e mi sale un nervoso tale che potrei diventare peggio dell’indemoniata di poco fa.
“Vieni qui!” mi dice, seguo il suono della sua voce e lo trovo.
“Non lasciarmi da sola in questa gabbia di matti!” gli dico ancora spaventata. All’improvviso mi prende per un braccio e mi attira a se. Finisco contro di lui che a sua volta sta appoggiato ad una parete. Mi abbraccia, mi tiene stretta per i fianchi, poi una mano va sulla mia testa spingendola piano contro il suo petto. Il cuore mi sta battendo un milione di volte più forte di ogni volta che mi sono spaventata qua dentro, e forse ho ancora più paura, paura dei miei sentimenti per lui che, mi accorgo, s’intensificano ogni momento. Ad un tratto si apre una porta, che fa entrare la luce del giorno da fuori.
“Piccioncini dovete uscire!” ci dice ridacchiando il giostraio. Alzo lo sguardo verso di lui che mi guarda sorridente.
“Faciamo un altro giro?” mi chiede. Io mi stacco bruscamente.
“Mai più!” dico uscendo velocemente. La luce mi acceca ma poco dopo i miei occhi si riabituano. Sento che mi abbraccia da dietro ed io subito mi pietrifico.
“Sei una fifona!” mi dice ridendo, poi mi lascia andare.
“Ammetti che quel posto era spaventoso! Soprattutto quella pazza indemoniata!” dico ancora agitata, al solo pensiero mi salgono dei brividi pazzeschi lungo la schiena.
“A me è piaciuto!” dice lui sorridendo. Lo guardo mentre camminiamo verso i gonfiabili dove sta giocando Abigayle, mi chiedo il perché dell’ultimo abbraccio, ed oltre a dei dubbi sento delle morse allo stomaco che mi fanno quasi piegare in due. Mannaggia a te Penniman!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Che bell’appuntamento che ha avuto Luca! Ahahaha poverino! Alla fine Penniman senza volerlo lo ha praticamente sabotato…beh, meglio così XD
Merito anche della piccolina, perché se non c’era lei, io non lo so che succedeva!
Questo capitolo mi piace molto, spero anche a voi!
Vi ringrazio come al solito tutte per le vostre recensioni o anche solo per il fatto che mi leggiate! ^_^ <3
Un bacione e… vi dico solo che il prossimo capitolo… beh succederà qualcosa di speciale!
A sabatooooo <3 <3 <3
ely

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Capitolo 21
*** Piacevolmente bruciata. ***





Arrivo in ufficio e come prima cosa cerco Luca, voglio scusarmi per ieri, spero non sia tanto arrabbiato. Metto le cose sulla mia scrivania e raggiungo la sua postazione, sta già scrivendo qualcosa, non perde mai tempo. Picchiettando un dito sulla sua spalla richiamo la sua attenzione, ha uno sguardo strano, non capisco se è arrabbiato, o se non gliene frega niente.
“Ehm, ciao…scusa per ieri, non mi sono comportata bene ma, avevo promesso alla bambina di truccarla, sai quando la vedo non capisco più niente, è così dolce…” dico un po’ insicura. Lui rimane serio, poi fa un piccolo sorriso chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
“Ok, mi scuso anche io per essermene andato, sono uno stupido” mi dice finalmente più rilassato. Gli sorrido, poi lui mi prende una mano.
“Mi piaci Daphne, non posso farci niente, quando vedo il tuo bellissimo viso non ci capisco più un accidente” mi dice guardandomi fisso negli occhi. Deglutisco, ok, sono alquanto imbarazzata, però sono belle parole, e molto dolci, non posso nascondere che mi facciano piacere. Non rispondo, mi limito a sorridere.
“Se non ti dispiace vorrei continuare a vederti, questa volta senza fughe da parte di nessuno dei due” mi dice poli attendendo una mia risposta.
“Perché no” rispondo io alzando le spalle, poi lo saluto e col PC in mano vado nella sala fotocopie. Mi rifugio qua dentro, chissà se ho fatto bene a dirgli di vederci, quando sto con lui non sento quello che sento con un certo inglese, però in fondo spero che possa nascere qualcosa, mi sembra che si interessi davvero di me, ed è molto dolce!
L’entrata di Penniman mi fa quasi spaventare, lo saluto ma lui non mi risponde, ha una strana espressione.
"Quel Luca, quella specie di sfigato, non dirmi che ti piace davero!" esordisce l’inglese senza nemmeno dirmi “ciao” o “buongiorno” ma così, entrando ed attaccandomi in questo modo assurdo ed inaspettato. Io rimango spiazzata, insomma sono appena arrivata a lavoro e già mi tocca discutere con lui? Almeno fammi prendere un bel caffè prima.
"Ma che stai blaterando?" chiedo un po’ ironica esternando il mio stupore nel sentirlo parlare così.
"Se se, fai finta di non capire, picola ingenua!" dice quasi a bassa voce mentre prende un po’ di fogli. Ok, adesso però mi sto innervosendo!
"Chi e chi non frequento non sono affari tuoi!" rispondo subito sulla difensiva.
"No no, ma sei proprio una stupida" mi dice senza guardarmi e continuando ad esaminare la piccola pila di fogli che ha in mano.
"Una stupida? Senti, lasciami in pace Penniman" gli rispondo cercando di non approfondire un concetto che tanto finirebbe in uno dei nostri siparietti.
"Tu pensi che quelo ti ama o che ti vuole come ragaza, ma io so che vuole solo portarti a letto, e tu ci stai cascando" mi dice sta volta guardandomi, vorrei che non l’avesse fatto. Io rimango un attimo perplessa, ma poi come al solito il nervoso mi sale ed i pensieri escono dalla mia bocca come un fiume in piena.
"Ma come ti permetti? E soprattutto che ne sai tu di quello che pensa Luca?" gli dico appoggiando il portatile sulla fotocopiatrice in modo un po’ più forte del normale.
"Perché sono un uomo, e capisco certe cose, so bene come si può ragirare una più giovane" risponde indicandomi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Io non sono stupida, e comunque guarda che non sono tutti come te!" gli dico avvicinandomi un po’ di più a lui, in modo che capisca bene quello che ho da dire. Questa frase deve davvero avergli dato fastidio, perché ha cambiato espressione.
"Io non sono così, e poi ti stavo solo dando un consiglio!" mi risponde stringendo i pugni.
"Io non ti ho chiesto nessun consiglio ok? Non voglio consigli da te!" gli dico scandendo bene le ultime parole. Fa dei passi veloci verso di me.
"Alora fa come vuoi, fati trattare di merda da quelo stronzo, poi però non piangere con me, idiota!" mi dice alzando la voce. Le sue parole mi fanno male, perché deve fare di tutto per denigrare una cosa che al momento mi sta facendo almeno un po’ felice? Perché deve farmi vedere di cattivo occhio una persona che sembra tenerci a me in questa maledetta città di sconosciuti, mentre lui sembra solo capace di insultarmi.
"Tu sei completamente pazzo!" gli dico guardandolo dritto negli occhi e scuotendo la testa.
"Si, sei tu che mi fai uscire di testa! Sei la persona che mi fa più incazare al mondo!" mi dice mordendosi il labbro.
"Guarda che la cosa è reciproca!" gli dico facendo un finto sorriso per poi guardarlo storto. Adesso sta li immobile a guardarmi in uno strano modo.
"E non guardarmi con quella faccia!" gli dico puntando un dito.
"Quale faccia?" mi domanda senza cambiare espressione ma con il solito tono furioso.
"Quella con cui mi stai guardando!" sto quasi gridando adesso, e mi sento anche stupida, perché non me ne vado invece di stare qui a battibeccare con lui?
"E’ la unica faccia che ho, carota!" mi dice alzando di nuovo i toni. Lo sa che quel nomignolo non lo sopporto, mi ha chiamata così apposta per farmi arrabbiare.
"Io, io non ti sopporto" dico quasi digrignando i denti, poi gli appoggio le mani sul petto e gli do una spinta, ma lui prontamente mi afferra i polsi e li stringe, forse finiremo per pestarci oggi, e temo che quello che ne uscirà vincitore non sia di certo io.
"Che fai mi meti le mani adosso?" mi dice accigliandosi. Io cerco di liberarmi ma lui non mi lascia, mi agito un po’ e non so come mi ritrovo praticamente appiccicata a lui che ancora mi tiene stretta dai polsi, continuando a guardarmi in un modo ancora più strano di prima. Ma che stiamo facendo? Ci guardiamo per degli attimi che sembrano infiniti, vorrei picchiarlo, prenderlo a schiaffi, ma, nello stesso tempo sento una strana vibrazione nell’aria, perché dev’essere così bello poi!? Penso mentre guardo il suo viso. Improvvisamente mi sbatte letteralmente contro il muro, bloccandomi le mani ad esso, ma che vuole fare? E perché io non faccio niente per impedirglielo? Percepisco qualcosa quando sto vicino a lui, qualcosa a cui non so ancora dare un nome, so solo che brucia dentro di me ed è pericoloso come il fuoco. Si abbassa verso il mio viso e poggia le sue labbra sulle mie premendo con forza. Io rimango immobile, sento il cuore cominciare a correre ed è come se stessi cadendo velocemente in un pozzo senza fondo. Dopo pochi millesimi di secondo sento la sua lingua sfiorarmi le labbra, chiudo gli occhi ed è come se la mia mente se ne va, mi sento leggera come non mai. Lo so che giocare col fuoco è pericoloso, potrei rimanerne scottata, potrebbe bruciare tutto ciò che ho intorno, lasciando solo il nulla, la desolazione, il mio cuore incenerito, ma adesso sento che è come una fiamma che arde nel buio e che devo raggiungere a tutti i costi per riscaldarmi. Dischiudo le labbra e lo lascio esplorare la mia bocca, ed io faccio lo stesso con lui. In un attimo dimentico tutto, il suo pessimo carattere, la sua voce nervosa, sbollisco la rabbia così, con la mia bocca contro la sua, mi lascio avvolgere dalle fiamme senza alcun timore. Con un gesto veloce porta le mie mani dietro il suo collo avvicinando ancora di più i nostri corpi, poi sposta le sue sui miei fianchi, mi stringe possessivo, come se volesse inglobarmi dentro di lui, alzo una mano e accarezzo i suoi capelli, scoprendo finalmente che sono morbidi proprio come avevo sempre immaginato, faccio scorrere le mie dita fra i riccioli, stringendoli di tanto in tanto. Le mie lebbra e le sue sembrano incastrarsi perfettamente in una danza frenetica. Il bacio si fa sempre più passionale e profondo, ormai il mio cervello non connette più, sento solo la sua bocca, le sue mani che mi accarezzano i fianchi e il rumore dei nostri respiri e dei nostri baci risuonare nella stanza silenziosa.
Non ho quasi più fiato, ma non voglio separarmi da lui, non voglio far finire questo momento così strano, così bello, e caldo, ma la mancanza di ossigeno comincia a farmi bruciare i polmoni, ci separiamo, entrambi ansimanti, ci guardiamo fissi negli occhi, i nasi distanti solo pochi centimetri, i nostri respiri si mischiano infrangendosi uno sulla bocca dell’altra e se possibile il cuore mi batte ancora più forte. Nei nostri sguardi un’espressione di strano stupore per quello che è appena successo.
"Michael!" il capo lo chiama dall’ufficio qui affianco, cavoli ci siamo baciati a pochi metri dal capo, se ci avesse visti sarebbe stata la fine per noi. Non appena sentiamo la sua voce ci distacchiamo, io rimango lo stesso attaccata al muro, e credo che non mi muoverò da qui per un bel po’, lui invece mi da un ultimo sguardo e se ne va, lo sento parlare, rispondere alle domande del capo. Oh mio dio! Che cavolo è appena successo? Mi passo una mano fra i capelli, ho ancora il suo sapore sulle labbra ed il suo profumo addosso, e in più ho dei crampi fortissimi allo stomaco. Adesso ho freddo, un freddo gelido che quasi mi fa rabbrividire. Chiudo gli occhi appoggiando la testa al muro, e subito mi rivedo davanti la scena di poco fa, immediatamente scuoto la testa. Non so perché mi viene da sorridere come una sciocca, sto impazzendo! Adesso che succederà? Riuscirò a guardarlo ancora in faccia?
Dopo qualche minuto nel mondo dei sogni mi ritorna in mente che forse devo lavorare, recupero il mio PC ed esco dalla stanza nonostante senta ancora le gambe molli. Non appena esco dalla porta però, vado a sbattere contro qualcuno, alzo la testa e vedo di nuovo la sua faccia, Michael.
"Scu-scusa" dico balbettando come un’idiota, mi sento così strana, senza nemmeno pensare troppo cammino veloce verso la mia postazione, via da lui. Mi siedo alla scrivania ma davvero non riesco a pensare ad altro, dannato Penniman! Perché cavolo mi ha baciata? Soprattutto dopo avermi detto che non mi sopporta, bhe non che io mi sia tirata indietro nonostante le belle paroline che gli ho riservato. Cerco di combinare qualcosa ma, come cavolo faccio a lavorare così? Ogni tanto mi passa di fianco, o davanti, io non riesco a guardarlo, ma con la coda dell’occhio noto che invece lui cerca un mio sguardo, che situazione! Decido di andare a casa, tanto qui non riuscirò a fare proprio niente! Metto via tutto velocemente e passo dal capo, gli dico che non sto molto bene e lui mi manda a casa senza problemi, tanto con tutte le volte che mi sono dovuta trattenere qui più del dovuto non avrebbe proprio nulla da rimproverarmi. Metto la giacca velocemente ed esco quasi di corsa dal palazzo, una volta fuori mi sento già meglio. Sono così confusa e continuo a ripensare a quel bacio, quel bellissimo, passionale, improvviso bacio. Non appena arrivo a casa suono al campanello di Sabrina.
“Eih, dammi il tempo di…ma che hai?” mi chiede quando vede la mia faccia.
“Mi ha baciata!” dico come una pazza mentre entro in casa sua.
“Che?” mi domanda chiudendo la porta e guardandomi storto.
“Penniman, m-mi ha baciata, cioè, ha in-iniziato lui e poi io…eh!” metto le mani in faccia e cammino avanti indietro per la stanza.
“Oh mio dio! Ma è fantastico! Raccontami!” mi dice cercando di fermarmi, ma io non riesco a stare ferma, non riesco quasi a respirare a dire il vero.
“Calmati Daphne!” mi dice ridendo, poi mi prende e con la forza mi fa sedere sul divano.
“Com’è successo?” mi chiede.
“Non lo so, stavamo litigando, come al solito, ha iniziato con Luca, poi non so come siamo finiti ad urlarci in faccia! Ad un tratto, mi ha letteralmente sbattuta al muro e…e mi ha baciata” dico sconclusionata, stento a crederci pure io.
“T-ti ha sbattuta al muro?” mi chiede Sabri. Io faccio si con la testa e mi lascio andare sullo schienale.
“Wow…” dice sospirando “e…com’è stato, dai cazzo hai baciato Michael, spiega!” continua riprendendosi da una specie di shock!
“E’ stato, fantastico, un bacio quasi violento e passionale e…boh, bellissimo” dico non riuscendo a smettere di sorridere.
“E poi?” continua con le domande la mia amica.
“E poi, io sono uscita prima, è stato così strano, non riuscivo più a guardarlo in faccia!” dico agitandomi di nuovo. La mora sospira picchiando una mano sulla sua gamba.
“Domani dovrai affrontarlo per forza, e poi dopo un bacio del genere avrà qualche cosa da dirti!” mi dice sorridendo.
“Non è così scontato! Che ne sai tu che l’ha fatto tanto per fare? Tanto per farmi un dispetto o per prendermi in giro come fa di solito?” mi sta salendo il panico.
“Smettila, dovresti essere contenta” mi dice più pacatamente. Già, ma se per lui non fosse stato nulla?





ANGOLO DELL'AUTRICE

Ciao! :)Finalmente questi due si sono baciati! Ahahah era ora direte voi!Beh...credo siate contente! XDChissà che combineranno il giorno dopo! XDAllora...dopo una bella notizia...ne ho una una un po' meno bella...L'altro giorno il mio computer é andato letteralmente a puttane! Scusate la finezza...non si accende più,é completamente andato!Questo capitolo lo sta pubblicando per me una mia amica che ringrazio e AMO...perché per culo le avevo passato i cap. prima!Allora...mercoledì verrà il tecnico, speriamo che sia una cosa veloce...comunque penso e spero che più di una settimana non ci metta a riportarmelo! Ma soprattutto spero che si possa salvare tutto il mio lavoro! T_T sono disperataaaaa! Purtroppo dato le ultime fortune, pubblicherò penso mercoledì e basta per la prossima settimana...dato che non posso stressare la mia amica...e nemmeno andare avanti a scrivere.Mi spiace tantissimo! ci sentiamo per le novità! Vi ringrazio come al solito tutte per amare e seguire, e anche e soprattutto recensire la mia storia! A mercoledì belle!
Un bacio <3
ely

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Capitolo 22
*** Le ragioni del cuore ***


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Sto davanti alla porta della redazione come un'imbecille. Fisso i vetri delle porte d'entrata pensando e ripensando a quel bacio, al modo in cui mi guardava.
"Sei viva?" la voce di Federico mi strappa violentemente dai miei pensieri vietati ai minori. faccio un piccolo saltino sul posto sul posto per poi visualizzare il suo viso sorridente.
"Entri o no?" mi chiede poi tenendomi la porta. entro un po' imbarazzata, devo essere sembrata proprio stupida.
"Ma che avevi? Hai visto gli gnomi?" mi dice ridendo e prendendomi in giro. sforzo una piccola risata e gli tiro un sonoro schiaffo sull'avambraccio coperto da mille disegni multicolore.
Lo saluto, per un secondo mi ha fatta dimenticare di Penniman e delle sue labbra, ma solo per un secondo.
Eccomi qua...tutta la notte non ho fatto altro che pensare a come avrei affrontato Michael oggi, a ora che sono qui non me la sento nemmeno di parlargli, sono una stupida!
Mi dirigo subito verso la mia postazione, mentre con lo sguardo non posso fare a meno di cercarlo.
"Eih bellissima!" mi dice Luca non appena mi vede. Io gli faccio un bel sorriso guardando i suoi occhi azzurri. Mi prende una mano e mi lascia un bacio all’angolo della bocca, sfiorandomi appena le labbra. Immediatamente mi sento le guance calde, ma che cavolo succede? Ho per caso una maglietta con su scritto “baciatemi”? D’istinto metto una mano sulla guancia e lo guardo un po’ imbarazzata, sono sicura che lo ha fatto apposta anche se fa finta di niente. Giro un attimo lo sguardo e vedo Michael che ci sta guardando, il mio cuore ha come un arresto, ma nello stesso tempo non riesco a togliergli gli occhi di dosso.
"Ieri sei scappata subito, avrei voluto tanto accompagnarti a casa" mi dice Luca, a quel punto sposto lo sguardo su di lui che,noto solo ora, continua a tenermi la mano accarezzandola. La ritraggo subito passandomela fra i capelli, non so nemmeno poi perché lo faccio, è capitato altre volte che mi tenesse la mano, forse non voglio che Michael pensi male, sto proprio impazzendo!
Scappo anche da lui, mentre mi sta dicendo qualcosa che non ascolto e vado nella sala fotocopie a nascondermi! Credo proprio che oggi impazzirò, c’è un tale imbarazzo fra me e lui, vorrei chiedergli il motivo per cui mi ha baciata. Sento il cuore battere ancora fortissimo se ci penso. Non doveva proprio farmela questa, e poi vorrei sapere cosa frulla in quella testa riccia, ma tanto so che per adesso il coraggio di chiedergli spiegazioni non lo troverò mai. Esco dalla stanza e davanti a me c’è proprio Michael!
"Che fai qui?" mi chiede serio, sembra imbarazzato anche lui, però mi parla come se non fosse successo nulla.
"N-niente" rispondo, stiamo a guardarci ancora in silenzio, sento qualche strana vibrazione fra di noi, come al solito. Ad un tratto sento delle voci provenire dall’ufficio accanto, sembra sia Luca. La porta è accostata e mi sembra di aver sentito pronunciare il mio nome, guardo un secondo Michael e dalla sua faccia capisco che non mi sono sbagliata, mi avvicino per sentire meglio seguita anche da lui.
"Allora’ come va la tua conquista? Te la sei già scopata?" dice l’uomo con cui sta parlando Luca. Stringo forte la borsa fra le mie mani, vorrei andarmene e non sentire parlare di me in questi termini, ma ormai la curiosità è troppa.
"Non ancora, ma mi manca poco, è una ragazzina, te la cavi con niente, magari poi te la lascio" dice quel bastardo mentre ride, non sembra manco lui mentre dice queste cose. Penniman aveva ragione, faceva il carino solo per arrivare al suo scopo, ma come aveva fatto a capirlo lui e non io? In questo momento mi sento una stupida, e sentire gli occhi che si gonfiano di lacrime mi fa stare ancora peggio. Sento la mano di Michael poggiarsi sulla mia spalla, che figura che ho fatto! Mi giro di scatto e corro dentro la stanza delle fotocopie, di nuovo, ormai è diventata un rifugio. Mi siedo e affondo la testa nelle braccia che incrocio sulla scrivania, che stronzo, vorrei prenderlo a schiaffi, mi sento una povera imbecille che si è fatta abbindolare da un deficiente.
"Eih" la voce di Michael quasi mi spaventa, ma non voglio guardarlo, mi vergogno troppo, sia per il bacio sia per le parole dette da Luca.
"Si avevi ragione Penniman, sono una scema! Ora lasciami in pace!" gli dico con la voce rotta dal pianto, mi sento ferita, più che altro per come ha parlato di me, come se fossi una troietta qualunque.
"St-stai piangendo?" mi chiede lui sedendosi affianco a me. Non rispondo, vorrei soltanto che mi lasciasse sola, e poi che razza di domanda è?
Ad un tratto sento la sedia spostarsi all’indietro, rischio quasi di cadere, poi lui si siede di fronte a me e mi prende le braccia. 
"Che cavolo fai?" gli dico, adesso non ho proprio voglia di litigare con lui.
"Non devi stare male per quelo stronzo, capito?" mi dice guardandomi negli occhi e bloccando le mie mani che vorrebbero coprire la faccia. Rimango un attimo spiazzata, mi aspettavo una frase del tipo “te l’avevo detto scema!”.
"Io non sto male per lui, io, mi sento presa in giro e la cosa che mi fa stare peggio è che mi sono fidata di una persona che pensavo avesse delle attenzioni sincere verso di me e invece voleva soltanto…" non finisco nemmeno la frase, mi fa troppo disgusto.
"Mi, mi dispiace, ma almeno ora sai che persona è" mi dice allentando la presa.
"Avevi ragione, sono proprio una scema" dico abbassando la testa. 
"No! tu non sei scema, forse un po’ ingenua" mi dice, e subito dopo cala di nuovo quello strano silenzio.
"Perché mi hai baciata?" mi esce così, senza che quasi me ne accorga, tanto ormai le figure di merda si sprecano, e poi voglio sapere. Lui rimane stupito dalla mia domanda, evidentemente non se l’aspettava.
"Pe-perché...mi andava..." mi risponde. Ma che razza di risposta è questa? Lo guardo, sbattendo le ciglia più volte, usando, ma questo non è di certo il momento adatto. Non sono la scema dello studio, disposta ad essere usata da tutti.
"Beh se le tue intenzioni sono come quelle di Luca scordatelo!" gli dico nervosa. Mi alzo dalla sedia e faccio per andarmene ma lui mi blocca stringendomi il polso, poi si alza in piedi anche lui.
"Non mi sembra che ti sia dispiaciuto baciarmi" mi dice serio. Ok. L’imbarazzo ora è salito a mille. Giro la testa dall’altra parte, non so che rispondere, ma se crede che mi possa usare anche lui si sbaglia.
"Tranquillo non rifarò mai più quell’errore!" gli rispondo, mentre cerco di liberare il mio polso dalla sua mano, ma lui non mi lascia andare.
"Perché tu sei sempre così…testona!?" mi dice, poi mi spinge ancora contro il muro, sta volta più delicatamente.
"Io devo sempre intrapolarti per non farti scapare" mi dice poi più dolcemente facendo un piccolo sorriso. Io non ci sto capendo più niente, in effetti mi sento un po’ come un coniglietto preso in trappola dalla volpe, ma invece di averne solo paura ne sono incredibilmente attratta, sono la sua preda, una preda contentissima di essere cacciata da lui. Passa una mano sulla mia guancia asciugando le lacrime di prima, poi mi sposta all’indietro alcune ciocche dei miei lunghi capelli. Manca poco che stramazzi al suolo, vederlo così…così dolce mi scompensa sul serio.
"E tu perché non hai risposto alla mia domanda?" dico dopo qualche secondo, ritornando un attimo sul piede di guerra. Lui guarda in alto e poi si allontana leggermente, sta per dire qualcosa ma Luca entra nella stanza facendoci sussultare entrambi.
"Eih Daphne, ti cercavo" mi dice sorridente senza nemmeno calcolare Michael, viene verso di me e mi circonda le spalle con il braccio.
"Ehm, posso parlarti da solo?" mi chiede, io sono ancora un po’ scombussolata da ciò che è successo fin’ora, e non riesco a rispondere subito, ma di certo l’ultima cosa che voglio è parlare da sola con questo bastardo.
"No, non puoi" dice Michael prima che io aprissi bocca. Luca finalmente lo guarda, poi però si mette a ridere.
"Ok, chi è? Il tuo bodyguard?" mi dice poi passandomi una mano sul braccio e accarezzandola, io faccio per scansarmi un po’ ma lui mi stringe ancora ridacchiando.
"Leva quel braccio!" gli intima poi Michael guardandolo con odio. Io lo guardo stupita, mi sta difendendo? Luca lo guarda di nuovo, e sta volta non ride.
"Ma che cazzo vuoi?" gli dice più aggressivo.
"Che togli quele mani da lei" gli dice Michael avvicinandosi a lui. Oddio ho paura che qui finisce male. Mi libero subito dall’abbraccio e mi fiondo sul riccio posandogli le mani sul petto e bloccando la sua falcata.
"Michael, lascia perdere" gli dico guardandolo negli occhi. Lui si ferma.
"Ecco, lasciala perdere, Daphne vieni con me" continua il bastardo. Questo qui non deve aver capito proprio nulla, si crede tanto figo e tanto bello. Mi giro verso di lui, sempre però restando davanti a Michael, con lui accanto mi sento più sicura.
"Scordati che io dia ancora retta ad uno schifoso e stronzo come te! D’ora in poi non rivolgermi più la parola" dico aggressiva guardandolo dritto negli occhi. Lui ci rimane davvero male, ma poi sorride.
"Ah ho capito, ti fai scopare da questo inglese, brava" dice con quell’aria da bastardo. Nel sentire quelle parole mi sale un tale nervoso, perché alcuni uomini ragionano soltanto in certi termini? Che schifo! Immediatamente l’istinto mi porta ad avvicinarmi a lui. Alzo il braccio e gli tiro uno schiaffo bello forte, non l’avevo mai fatto nella mia vita, infatti me ne pento subito dopo, anche se se lo meritava davvero. Lui mi afferra il polso facendomi male e si avvicina al mio viso, sta per dirmi qualcosa ma Michael stringe il suo braccio in modo tale che liberi il mio e poi lo spinge contro il muro.
"Vattene!" gli dice poi mentre mi prende la mano. Io rimango un po’ stupita da questo suo gesto, ma poco dopo stringo anche io la sua mano ed i nostri sguardi s’incrociano, ci guardiamo per degli attimi che sembrano infiniti ma ad un tratto Luca si avvicina a lui e gli tira un pugno dritto sulla guancia, Michael cade a terra e il bastardo se ne va correndo, brutto codardo! Mi abbasso subito verso di lui e prendo il suo viso fra le mani guardando il piccolo taglio sul labbro che gli sanguina.
"Ti fa tanto male?" gli domando mentre appoggia la schiena al muro, io faccio lo stesso sedendomi affianco a lui. Lui si passa la lingua sulla ferita facendo delle smorfie di dolore.
"Tuta colpa tua, mi hai distrato!" mi dice riavviandosi i riccioli. Io abbasso lo sguardo, m’imbarazza questo suo difendermi, gli manca soltanto l’armatura scintillante con lo scudo e tanto di spada, in effetti mai nessuno l’aveva fatto prima. Mi sporgo verso di lui e circondo il suo collo con le mie braccia appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Grazie, nessuno mi aveva mai difesa così" gli dico sincera mentre sento il cuore battere sempre più forte. Lo sento muoversi verso di me e le sue braccia stringere i miei fianchi, ma che sta succedendo? E’ strano vederlo così, che sia stato geloso di Luca per tutto il tempo?
"Prometimi che non ti farai più baciare da nesuno che non sono io" mi sussurra all’orecchio. Dire che sono pietrificata è dire poco, non so nemmeno che rispondere, ci sta praticamente provando con me! Penniman!? Mi separo leggermente da lui, quel tanto che basta per guardarlo negli occhi.
"M-ma che dici?" gli chiedo balbettando un pochino.
Lui alza le spalle e stringe ancora più forte i miei fianchi. Di nuovo mi lascia senza parole. Per l’ennesima volta stiamo a fissarci senza dire niente, scrutando l’uno gli occhi dell’altra 
"Avanti alziamoci" gli dico liberandomi dal suo abbraccio ed aiutandolo a rimettersi in piedi. Non appena siamo alzati mi attira a se di nuovo e di nuovo mi ritrovo fra le sue braccia, cavolo, non sono abituata a questi suoi comportamenti, e poi sembra che sia successo tutto in fretta, e in effetti è stato così, non avrei mai immaginato che lui provasse qualcosa per me, e che me lo dimostrasse da un giorno all’altro, ma in effetti stiamo parlando di Penniman, con lui niente è normale!
"Andiamo a metterti del ghiaccio sul labbro" gli dico staccandomi di nuovo. Ci dirigiamo in infermeria praticamente in silenzio, lui si siede ed io prendo del disinfettante e del cotone. Imbevo il batuffolo e glielo passo sulla piccola ferita, lui si lascia fare senza dirmi niente, mi osserva solamente e devo dire che le mani mi tremano, mi torna in mente quando era lui a prendersi cura di me, delle mie ginocchia quando caddi in preda alla febbre alta. Prendo poi il ghiaccio e glielo metto sul labbro ma Michael si lamenta togliendomi la mano.
"Non fare il bambino!" dico mentre gli tengo ferma la mano e gli metto ancora il ghiaccio.
"Ma fa male!" continua lui facendomi sorridere leggermente.
"Lo so ma almeno così non si gonfierà" spiego mentre tengo premuto.
"Ok ok, infermierina" mi dice facendomi un sorriso sornione, che cavolo, ma la vuole finire? Forse non sa che può stendere una persona con quel sorriso, o forse lo sa, anzi, lo sa benissimo.
"Tu sei pazzo" gli dico d’istinto, non so nemmeno perché, è che mi sembra tutto così strano, cosa devo avergli fatto per cambiare da un giorno all’altro? Lui aggrotta le sopracciglia non capendo.
"Che cosa è successo?" dico sedendomi di fianco a lui continuando a tenere la borsa del ghiaccio.
La mia domanda non necessita nemmeno di una risposta, è una domanda un po’ volante, che potrebbe disperdersi nell’aria. Mi prende la mano e la sposta dalla sua faccia, togliendosi il ghiaccio e poi mi guarda, con quegli occhi così belli e profondi che faccio una fatica immensa a sostenere.
"Tu mi piaci, dala prima volta che ti ho vista, con i capelli rossi e le tue adorabili ehm …freckles" mi dice indicando la mia faccia, vicino al naso dove si trovano le mie odiate lentiggini, che a quanto pare a lui invece piacciono tanto.
"Io ci stavo provando di bruto con te quela sera ma tu, beh tu mi hai insultato, e sinceramente non mi era mai capitato di esere rifiutato" mi dice imbarazzato come non l’ho mai visto, ed io sono anche peggio, il cuore mi sta praticamente uscendo dalla gola, Penniman mi sta facendo una specie di dichiarazione? Cose dell’altro mondo, non pensavo fosse mai successo, pensavo non mi sopportasse, o che mi vedesse soltanto come amica. Sono un po’ confusa, anche se molto felice, ed il mio corpo è completamente rigido. Lui tiene la testa bassa ma poi alza lo sguardo su di me.
"Per questo poi ho tentato di vendicarmi, facendotela pagare un po’, ma nelo steso tempo mi inc-incuriosavi? Anche se sei davero insopportabile! Ma comunque l’interese per te c’era e…quando ho visto di Luca io ero tropo geloso" dice scuotendo la testa. Ma quanto è tenero? Mi chiedo come sarebbe andata a finire se io non l’avessi insultato quella prima volta in discoteca. Io ovviamente in tutto ciò non dico nulla, sono troppo scioccata, soprattutto ora che mi guarda fisso, come se attendesse una risposta o una frase o qualsiasi cosa che abbia un senso credo, ma nulla di tutto ciò esce dalla mia stupida bocca. Lui fa un piccolo sospiro alzando le spalle, poi sorride leggermente.
"Io avrei voluto dirtelo o... fare qualcosa ma...penso sempre ad Abbie, ho molta paura, non vorrei si affezionasse a una persona e poi..."
Non finisce, chissà quante insicurezze ci sono dietro a questa questione.
"E poi avevo paura mi rifiutassi di nuovo." mi gurda, leggermente imbarazzato.
"Però, ho provato a baciarti, non ce la facevo più a resistere, e tu, tu hai baciato me…anche" mi dice, sperando che io continuassi, che gli dicessi che anche a me piace tanto e da sempre, ma non so perché non ce la faccio, sono troppo imbarazzata. Mi avvicino di più a lui con la sedia e gli rimetto il ghiaccio sul labbro.
"Ok" gli dico, l’unica cosa che mi esce dalla bocca, forse la cosa più stupida e senza senso che potessi dire in un momento del genere, fatto sta che ormai l’ho detta, non posso tornare indietro e se potessi tornare indietro scommetto che ne direi una ancora più stupida perciò va bene così. Lui arriccia il naso in un espressione buffa.
"Ok" dice poco dopo togliendo di nuovo la mia mano. 
"Si, ok" rispondo nervosa, guardando tutto in quella stanza tranne lui.
"Va bene, capisco, mi stai rifiutando ancora" dice rassegnato prima di alzarsi dalla sedia, io lo fermo immediatamente facendolo risedere.
"Non ti sto rifiutando scemo! E’ che, è la prima volta che qualcuno mi fa una, bhe una dichiarazione del genere, e la cosa peggiora se sei proprio tu a farmela" dico vergognandomi come non mai, lui fa una piccola risatina delle sue, ma che fa mi prende in giro?
"Sei imbarazata?" mi chiede poi mostrando i suoi dentoni. Io non rispondo nemmeno, ma faccio il broncio insistendo con la borsa del ghiaccio sulla sua faccia, anche in momenti come questi deve prendermi in giro.
"I like!" dice facendo un cenno deciso con la testa e continuando a sorridere. Poi poggia la sua mano sulla mia, quella col ghiaccio, penso che se continui così, questo ghiaccio si scioglierà fra le mie dita in meno di tre secondi.
"Forse dovremmo tornare a lavorare, o il capo ci ucciderà entrambi" dico quando mi ritorna in mente dove siamo e da quanto ci stiamo.
"Tu pensi al lavoro in un momento come questo?" mi dice scuotendo un po’ la testa.
"Perché tu a cosa pensi?" dico mentre tolgo il ghiaccio dalla sua faccia, ed esamino un po’ meglio la ferita. Lui fa un sorrisino, poi guarda in basso.
"E’ meglio che non dico" fa mettendosi una mano fra i capelli, scompigliando i morbidi ricci. Ok, forse ha deciso che vuole uccidermi all’istante. Sento le guance bruciare, adesso sta esagerando però, mi alzo in piedi e metto via la borsa del ghiaccio, poi apro la porta e mi giro verso di lui, che sta ancora li seduto a guardarmi.
"Andiamo?" gli chiedo tesa come una corda di violino. 
"Ok" risponde lui come rassegnato. Percorriamo la strada uno di fianco all’altra senza dire nemmeno una parola, ho le gambe molli come gelatine,e non faccio altro che pensare alle sue parole, gli piaccio da sempre? Mi chiedo perché ha aspettato tutto questo tempo, forse perché c’è anche una bambina piccola di mezzo? Oddio che strano, lo guardo con la coda dell’occhio, non mi sembra nemmeno vero che forse, potremmo diventare qualcosa di bello noi due, mi viene da ridere senza nemmeno un motivo.
"Dove diavolo vi eravate cacciati voi due!?" il capo ci sta guardando praticamente furioso. Io non so che rispondere ed istintivamente guardo Michael. Lui fa un sorrisetto sicuro.
"Dove vuoi che eravamo? A lavorare vecchio" gli risponde lui sempre sfacciato dandogli una pacca sulla spalla, hanno uno strano rapporto questi due, sono molto in confidenza nonostante il rapporto di lavoro, non so, quasi come un padre e un figlio, o uno zio e un nipote.
"Con voi due c’è sempre qualche problema! Ma un giorno o l’altro vi separo! E soprattutto lo dico a te, novellina, non farmi perdere la pazienza più del dovuto!" mi sgrida puntandomi un dito contro, io sono quasi terrorizzata e mi limito a fare si con la testa velocemente. Il suo sguardo ora si fa più dolce, si mette le mani sui fianchi e ci guarda scuotendo il capo.
"Ora vai, le notizie non si scrivono da sole!" mi dice più tranquillo dandomi un buffetto sulla testa, io corro alla mia postazione e mi metto subito a lavoro.
"E tu spilungone muoviti!" grida invece a Michael dandogli uno scappellotto sulla nuca, trattengo a stento una risata, mentre gli altri guardano verso di noi e bisbigliano, chissà che pensano tutti, ma infondo non me ne importa poi molto. Lavoro come una pazza tutto il giorno, Michael quasi non lo vedo, il capo lo ha sommerso di lavoro, forse come punizione per aver passato praticamente un’ora in giro per i fatti nostri. Consegno la bozza del mio articolo, ormai niente mi può fermare, sono migliorata molto ultimamante. Non oso chiedere del mio compagno di sventura, sono sicura che mi beccherei un’occhiataccia, così esco e lo aspetto fuori seduta su di una panchina poco distante. Aspetto per almeno una mezz’ora buona, ma di lui niente, finchè un clacson non mi fa saltare.
"Vieni, ti acompagno a casa!" mi dice sorridente dalla sua macchina. Mi alzo ed attraverso la strada velocemente per poi infilarmi in macchina ed allacciarmi la cintura.
"Il capo ti ha dato molto più lavoro?" gli chiedo per rompere lo strano silenzio che si è creato.
"Si, me l’ha fata pagare per il “vechio”" dice ridacchiando con tanto di arricciamento di naso. Rido anche io in risposta e poi mi fermo a guardare il suo labbro, è leggermente più gonfio di come l’avevo lasciato.
"Ti fa male?" gli chiedo passandogli un dito sul piccolo taglio, al mio tocco lui ha un piccolo sussulto, sposto velocemente la mano sentendomi la causa di quel dolore.
"Non tanto" risponde alzando le spalle. Senza nemmeno rendermene conto siamo arrivati davanti a casa mia. Mi slaccio la cintura e resto ferma sul sedile, non so perché non voglio scendere da questa dannata macchina.
"Daphne…" mi chiama poco dopo, io mi giro di scatto verso di lui, voglio che dica qualcosa, qualsiasi cosa riguardi tutto ciò che è successo in questi giorni, perché io non ci capisco molto.
"Ehm, ti va se domani sera…usciamo io e te…soli?" mi chiede mentre si tormenta i riccioli, sembra imbarazzato, molto imbarazzato e la cosa mi fa venire voglia di strizzarlo come un limone, se non fosse che io sono più imbarazzata di lui.
"Mi stai chiedendo di uscire? Un appuntamento?" gli chiedo per essere sicura, sembrerò scema ma, che ci posso fare se non mi sembra ancora vero?
"Certo stupida!" mi dice dandomi un colpetto sul naso, quanto è fastidioso!! Gli rispondo dandogli un pugno bello forte sul petto poi scendo dalla macchina e chiudo la portiera.
"Non mi hai risposto" mi urla mentre cammino, io prima di entrare mi fermo e mi giro verso la strada dove c’è ancora la sua macchina.
"E’ un si… stupido!" gli grido prima di chiudere la porta. Penso che fra noi due sarà sempre una guerra!
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Alleluyah...alleluyaaaaaah...*angeli che cantano in coro in un fascio di luce*
Finalmente quei due inizieranno una qualche specie di relazione! Anche se si azzuffano come animali ogni tre secondi! ahahahah ma loro sono così! XD
Ora avete anche capito un po' le ragioni di Michael, insomma il perchè c'ha messo così tanto a farsi avanti.
Avete visto Luca? Aveva ragione Penniman! E' un bastardo! >_<
Ritornando al mio computer...oggi viene il tecnico...speriamooooooooo...
Ci vediamo mercoledì prossimo, se invece va tutto bene, vi troverete una sorpresa ^_^
Ringrazio tutte <3 alla prossima! un bacio
ely

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Capitolo 23
*** Il primo appuntamento ***


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Sono pronta da tipo mezz’ora, ho messo il vestito più carino che ho, un abitino verde smeraldo smanicato tutto di pizzo, stretto in vita con la gonna leggermente ampia che arriva un bel pezzo sopra il ginocchio. Mi sono anche truccata un po’, mentre i capelli li ho lasciati al naturale, non so nemmeno dove mi porta e non vorrei sembrare esagerata. Sono agitata come non mai, aspetto una sua telefonata, e sono già le otto e mezza, ho il terrore che mi dia buca, conoscendo la mia sfiga. Mentre penso di cambiare vestito l’ennesima volta, suona il campanello. Non appena lo sento il primo istinto è quello di correre, ma a metà strada mi blocco e prendo a camminare normalmente. Apro la porta e davanti a me ovviamente c’è Michael, è veramente bello da morire, indossa un completo blu scuro che gli sta da dio. 
"Cia-ciao" mi dice balbettando mentre mi guarda con stupore, io abbasso immediatamente lo sguardo, rispondendo al suo ciao con un altro ciao altrettanto traballante. Mi fa segno di seguirlo e saliamo in macchina. Non so che gli prende, è presissimo col cellulare ed ogni tanto impreca, non so nemmeno se chiedergli cosa stia succedendo, mi fa quasi paura. Mi accorgo dopo un po’ che stiamo facendo la strada per casa sua, ed infatti ci fermiamo proprio di fronte al suo vialetto.
Scende dalla macchina senza dirmi niente, io rimango un attimo seduta, poi lo seguo. Certo che come primo appuntamento è strano, potrebbe almeno rivolgermi la parola! Entra in casa e chiama a gran voce Abbie, che subito arriva sgambettando, ecco perché correva tanto, l’ha lasciata a casa da sola per venire da me.
"Papà Maria ha chiamato e mi ha detto di dirti che non può" ripete a mo di canzoncina la piccola che quando mi vede mi corre incontro felicissima. La prendo in braccio e la stringo fortissimo assaporando il suo dolce odore di bimba. Michael prende di nuovo il cellulare.
"Come non puoi?...ma mi avevi deto che…si ma…si si…certo…ciao" sembra arrabbiato infatti quando mette giù manda leggermente a quel paese la persona con cui stava parlando. Finalmente mi guarda, si avvicina a me con una faccia che sembra un funerale.
"Mi dispiace tanto ma, sta sera non posiamo uscire, Carlo è partito ed io non sono riuscito a trovare nesuna babysitter" mi dice arricciando la bocca. Metto giù la bambina, cavolo, mi dispiace così tanto, chissà che cosa aveva organizzato.
"Sono uno stupido scusa…" dice mettendosi una mano fra i capelli castani, ma io lo interrompo subito. Non dovrebbe preoccuparsi tanto, io sono una ragazza semplice, non pretendo niente.
"No, non ti devi preoccupare! Non è mica colpa tua, è evidente che devi pensare ad Abigayle" rispondo sorridendo. La sua faccia un po' delusa muta, ora mi sorride, un sorriso dolce. Ecco, in questo momento vedendo il suo bellissimo sorriso rivolto solo a me, in questo momento vorrei davvero che mi portasse via, stare da sola con lui e farmi fare tanti bei sorrisi simili a questo. Ma la realtà é un altra, lui e la piccola creatura bionda davanti a me che mi tira la gonna e canticchia qualcosa di incomprensibile ai più. Direi che la realtà mi piace comunque.
"Vediamo un film! Voglio vedere “La Bella e la Bestia” con te!" mi grida la bambina saltellando e sollevandomi un po' la gonna per gioco. Metto le mani sulle gambe cercando di non rovinare il suo gioco ma nemmeno rimanere nuda davanti a Penniman.
"V-va bene…" rispondo mentre mi trascina tirandomi per una mano. Michael si toglie la giacca la lancia non so dove e poggia una mano sulla mia spalla.
"Oh no, non sei obligata a rimanere solo per acontentare lei…" mi dice trafelato.
"Ma che dici? Mi fa piacere" rispondo mentre Abbie mi spinge sul divano facendomi rimbalzare col sedere. Il padre la riprende chiedendole di non essere così manesca, ed io sorrido perché vederlo fare il papà maturo a volte mi fa ancora strano. In men che non si dica la piccola ha già messo il DVD e schiacciato play, tutta da sola per giunta, io c'ho messo un'ora per capire come andava il mio! Si piazza in mezzo a noi due e sembra la bambina più felice del mondo, non smette di dondolare le piccole gambe penzoloni e guardare me e Penniman in continuazione. Guardiamo tutti e tre il film, è da tanto che non vedevo questo cartone e poi mi diverto a canticchiare le canzoni insieme ad Abigayle, ridendo di tanto in tanto della faccia un po' annoiata di Penniman che non appena viene scoperto dalla piccola si costringe ad animarsi e canticchiare canzoncine amorose!
Ad un tratto Michael mi prende la mano, dietro la schiena di Abbie che è attenta a guardare il film, mi giro verso di lui un po’ stupita, ancora non sono abituata all’idea di noi, anche se ne sono felice. Lui non mi guarda però, continua a guardare il film. Mi stringe un po’ di più e cercando di liberare la mente dai pensieri stringo anche io la sua, allora si gira e mi guarda, mi sorride ed inizia a giocherellare con le mie dita, accarezzandole, quanto vorrei poterlo anche solo abbracciare, sono completamente incantata dai suoi occhi. Ad un tratto però una risatina mi distrae. Abbie ci sta guardando, entrambi rimaniamo fermi immobili come due cretini, con le mani ancora intrecciate. La piccola sta un attimo a guardarci ancora poi si risiede al suo posto e torna a guardare il film tranquilla. Vorrei avere una macchina fotografica per poter immortalare la faccia di Michael, ancora guarda Abbie sconvolto, ha molta paura di come possa reagire lei ma, a lei non sembra interessare molto, ora mi guarda di nuovo, gli faccio un sorriso e lui mi risponde con uno dei suoi che, potrebbero resuscitare un morto.
Guardiamo il film così, in tranquillità, con le mani intrecciate, finché il narratore dice le ultime frasi con il disegno di una finestra circondata di rose rosse. La bimba salta giù e Michael lascia la mia mano.
"Bellissimo! Io voglio essere come lei!" dice per poi imitare i gesti di Belle, ballando con un compagno immaginario, poi guarda dove prima stavano le nostre mani e fa una faccia buffissima coprendosi la bocca con le manine! Ritorna in mezzo a noi due e ci guarda, io mi sento talmente a disagio che non riesco nemmeno a parlare. Ad un tratto Abbie prende la mano di Michael e la mette sulla mia, io e lui ci guardiamo, é incredibile quanto sia sveglia ed intelligente. Io e Penniman invece sembriamo due beoti. Chiudo le mie dita sulla sua mano e la stringo e dopo qualche secondo anche lui si lascia andare, la bambina ride come una matta, questa situazione deve divertirla molto! Fa qualche saltello e continua ad osservarci. Michael ride e scuote la testa, divertito dal comportamento di sua figlia.
"Datevi un bacio!" urla poi indicandoci. Ok adesso si sta un tantino esagerando.
"Abigayle, adeso andiamo a dormire" dice Michael lasciando la mia mano e prendendola in braccio.
"Un bacio!" urla come una pazza il piccolo terremoto, Michael si ferma e con sguardo rassegnato si abbassa verso di me, si avvicina al mio viso e mi lascia un bacio sulla guancia. Ma la biondina non sembra d'accordo.
"No, no no…nella bocca!" urla di nuovo la bambina allungando le labbra e picchiettandosele con un dito, con quell’aria furbina che la contraddistingue! Io intanto sono sconvolta, ha solo cinque anni! Forse è influenzata dal film che abbiamo appena visto. Michael mi guarda, come se aspettasse un qualche permesso da me, ma io veramente sono in fibrillazione anche solo per un bacetto sulla guancia, non so perché Penniman mi fa quest’effetto esagerato. Lui sorride, poi si avvicina di nuovo al mio viso, poggia piano le sue labbra sulle mie, dolcemente, con gli occhi chiusi, resta solo qualche secondo poi si rialza, faccio appena in tempo a sentirne il calore, la vocina squillante di Abbie mi fa riaprire gli occhi di scatto.
"Contenta? Adeso dormi!" le dice Michael, poi sempre tenedola fra le braccia l'avvicina a me. Le do un bacino augurandole la buona notte, poi guardo Michael allontanarsi verso la sua cameretta. Io rimango sul divano, penso alle sue labbra sulle mie, anche se solo per poco, e poi ripenso al nostro primo bacio, così inaspettato, passionale e quasi violento, questo invece, anche se era solo un bacio a stampo è stato così dolce e delicato, mi chiedo quale sia il suo vero modo di fare, ma a che cavolo vado pensando? Mi dico dopo un po’ picchiandomi in testa col palmo della mano.
"Ma che stai facendo?" mi chiede Michael che nel frattempo è arrivato. Io quasi urlo dallo spavento, faccio una risatina imbarazzata mentre lui si siede sul divano vicino, molto vicino a me.
"Pensavo" rispondo, guardandomi i piedi.
"A cosa pensavi?" mi chiede avvicinandosi ancora di più, mi giro verso di lui, ha il viso vicino al mio e mi guarda serio, mi viene in mente quella volta che ubriaco mi disse che voleva fare l’amore con me, aveva quasi la stessa espressione.
"Non te lo dico" rispondo, non mi veniva in mente nessuna risposta sexy o che ne so, intrigante, ma neanche voglio dirgli a cosa penso perciò resto sul vago. Lui fa una risatina arricciando lievemente il naso, poi si allontana un pochino appoggiandosi allo schienale, ma sempre rivolto verso di me.
"Mi dispiace se non abiamo potuto uscire e siamo stati qui, sul divano a vedere uno stupido cartone, sono un disastro" dice mettendosi una mano in faccia.
"No no no, a me è piaciuto lo stesso!" dico subito agitando le mani, non voglio che si senta in difficoltà, lui ha una figlia e deve pensare prima a lei.
"Ma è il primo apuntamento e tu…sei così bella!" dice guardandomi dalla testa ai piedi. Io stringo un po’ le spalle, forse è la prima volta che mi fa un complimento, sussurro un grazie un po’ imbarazzato che lo fa sorridere.
"Non ti preoccupare, a me piace tantissimo La Bella e la Bestia!" dico poi per cambiare discorso, mi mettono a disagio i complimenti, da sempre, se poi me li fa lui, con quella faccia!
"E’ vero che sei bella" mi dice ignorando completamente il mio tentativo di sviare.
"Ok, ho capito" rispondo un po’ in difficoltà, mi sta fissando, ed io sento di poter morire se continua così.
"Non ti piace se qualcuno te lo dice" afferma sorridendo.
"No, soprattutto perché so che non è vero" rispondo schietta, è così che la penso. Lui fa una strana faccia per poi staccare la schiena dal divano e guardarmi storto.
"Tu sei scema! Non ti guardi alo specchio?" mi dice quasi arrabbiato. Ma che vuole? Dobbiamo parlare per forza di questo ora? E poi perché deve usare quel tono arrogante e odioso?
"Certo che mi guardo allo specchio idiota!" ecco che l’atmosfera dolce svanisce immediatamente per lasciare posto ai nostri piccoli battibecchi, come al solito.
"Alora sei cieca, o complettamente cretina!" continua scuotendo la testa e continuando a guardarmi.
"Ma che cavolo vuoi?" dico stanca di questa discussione.
"Voglio che tu la smeta di pensare che non sei bella, perché sei belissima cazzo!" mi dice riprendendo la posizione di prima e tornando a guardarmi. Immediatamente mi calmo, l’ha detto in un modo strano, ma mi ha detto che sono bellissima, e ne sembra così tanto convinto che anche se secondo me non è la verità mi basta che lo sia per lui.
"Ok, anche se sei l’unico che lo pensa…" mi blocco, non voglio continuare dicendo che a me basta così.
"L’unico? Poso fare il nome di almeno una decina di uomini che conosco che lo pensano" risponde sicuro, io lo guardo scettica alzando un sopracciglio.
"Quel cavolo di dotore? giuro che lo avrei uciso quela volta che ti ha guardata a quel modo" dice stringendo i pugni, sta sera mi sta sconvolgendo sempre di più, ha appena confessato di essere stato geloso già allora.
"Quale modo?" chiedo curiosa, lui mi guarda come se fossi stupida.
"Come se ti stese spogliando con gli ochi" risponde serio, io scoppio a ridere tappandomi la bocca con una mano.
"Ma smettila, che scemo che sei…" rispondo ridacchiando.
"Sei proprio ingenua" dice avvicinandosi un po’ di più.
"Non ti acorgi di quelo che provochi…" continua con la voce un po’ più rauca, che mi fa venire brividi in ogni dove, ma che vuole dire? Sta sera mi sembra impazzito, quasi non mi sembra lui, mi guarda in questo modo, così…così, non so come dire, forse mi sento più a mio agio quando litighiamo!
"Cosa provoco?" chiedo quasi con un filo di voce mentre vedo il suo viso sempre più vicino, lui fa un sorrisino, poi accarezza i miei capelli portando una mano dietro la mia nuca, ci siamo, sto per baciarlo di nuovo, ma questa volta è una cosa più ragionata, meno impulsiva. Sento il suo respiro sfiorare il mio viso, chiudo gli occhi e stringo la sua maglietta all’altezza della spalla, lascio fare tutto a lui, che subito fa toccare le nostre labbra, dapprima delicatamente, poi preme di più giocando un po’ col mio labbro inferiore, è maledettamente bravo a farmi impazzire con i suoi giochetti, sono già persa in partenza con lui. Lecca le mie labbra per poi toccare la mia lingua con la sua, tutto sempre molto lentamente come se volesse assaporare ogni secondo ogni singola sensazione. Le sue mani passano sui miei fianchi e con un gesto veloce fa combaciare i nostri corpi, spingendomi verso di lui. Accarezzo il suo petto andando sempre più su, una sua mano sale accarezzandomi la schiena lentamente, non so quanti brividi sto sentendo ad ogni suo tocco in questo momento, poi va ad intrufolarsi di nuovo nei miei capelli spingendo leggermente sulla nuca per approfondire ancora di più il bacio. Non so per quanto stiamo avvinghiati a quel modo, riprendendo fiato e ricominciando tutto da capo più e più volte. E’ bello sentire di nuovo il dolce sapore delle sue labbra, che sono così calde e morbide che potrei baciarle all’infinito senza mai stancarmi. 
"Non so come ho fato a resistere senza tuto questo fino ad ora, sono proprio uno stupido" mi dice a un tratto ad un millimetro dal mio viso, mentre i suoi occhi sembrano luccicare nella leggera penombra. Sorrido, accarezzo il suo viso così bello, ne osservo ogni millimetro, dalla piccola cicatrice sopra l’occhio sinistro alle labbra carnose che sfioro con un dito fermandomi sul piccolo taglietto che proprio ieri gli ho curato mentre mi confessava i suoi sentimenti in un modo così tenero che non me lo sarei mai aspettata. Io invece non gli ho detto proprio niente, mi sono limitata ad ascoltarlo e ad accettare le sue avances.
"Michael" dico piano mentre mi lascia qualche leggero bacio sul collo, risponde con un mugugno intento a continuare quello che sta facendo. Gli prendo il viso fra le mani in modo tale che mi guardi.
"Anche tu mi piaci da sempre, anche la prima sera quando ti ho insultato, ecco…me ne sono pentita immediatamente"gli confesso. Lui sorride, scoprendo i suoi meravigliosi dentoni, poi riprende possesso delle mie labbra.
"Alora siamo due stupidi!" dice ridacchiando appena e facendo ridere anche me. Accarezza i miei capelli, giocherellandoci con le dita, poi si abbassa ancora verso di me e riprendiamo a baciarci. Entrambi facciamo scivolare le mani sul corpo dell'altro, accarezzandolo. Poco dopo sentiamo un lamento provenire dalla cameretta di Abigayle, Michael sgrana gli occhi e in un secondo è in piedi che corre verso la stanza, lo seguo anche io dopo essermi tolta le scarpe. Entro nella stanza e vedo Michael seduto sul letto della piccola, non so se avvicinarmi o meno, mi sento un po’ di troppo a volte.
"Daphne!" mi chiama la bambina non appena mi vede. Cammino svelta fino al letto e poi mi abbasso su di lei, ha gli occhietti pieni di lacrime, allunga una manina verso di me mentre piagnucola. Istintivamente la prendo in braccio e subito lei mi stringe forte, circondandomi il collo con le braccia ed avvinghiandosi con le gambe ai miei fianchi. Guardo Michael preoccupata, non capisco cosa possa averla fatta piangere così.
"Ha fato un incubo" mi spiega lui e subito mi tranquillizzo e mi siedo accanto a lui sul lettino.
"Che cosa hai sognato?" chiedo alla bambina che ancora singhiozza sulla mia spalla. La piccola mi guarda, il labbrino inferiore che trema facendomi una tenerezza immensa.
"Ho sognato che papà moriva" dice stringendo gli occhi che fanno scendere ancora qualche lacrima sul piccolo viso tutto arrossato. Un brivido tremendo mi attraversa tutta la schiena, è una cosa terribile.
"Amore, io sono qua ok? E starò con te per sempre! Non ti lascerò mai!" le dice Michael, la bambina fa di si con la testa poi gli salta addosso e lo stringe ancora più forte. Michael ha una faccia che non avrei mai voluto vedere, accarezza i lisci capelli biondi della bambina e la tempesta di baci cercando di tranquillizzarla, cullandola appena.
"Lo sogna spesso" mi dice mentre dondola la bambina che piano piano riprende a respirare regolarmente. Sicuramente la piccola ha paura di perdere anche il suo papà, per questo motivo fa dei sogni del genere, è una cosa così triste, e vedere Michael che ne soffre mi intristisce ancora di più. Passo una mano sulla sua schiena, è così rigido, mi avvicino e lo abbraccio, accarezzandogli un po’ i capelli.
"Adeso torna a dormire" le dice asciugandole le lacrime. Abbie fa di no con la testa, è ancora spaventata.
"Io voglio dormire con te!" dice la bambina. Lui l’accarezza dolcemente, quasi mi commuovo nel vedere questa scena, lui con lei.
"E va bene" risponde poi Michael alzandosi in piedi. Io non so che fare, rimango seduta sul letto, un po’ triste, vedere queste cose, scoprire quanto la vita di Michael può essere difficile a volte, mi lascia l’amaro in bocca.
"Vieni..." mi dice Penniman, ma io non so...
"Daphne, anche tu!" mi dice Abbie guardandomi oltre la spalla del suo papà.
"Ma…io…" sono terribilmente imbarazzata, poi Michael mi guarda e afferra una mia mano trascinandomi con loro verso la camera da letto. Li guardo mentre si accomodano sul letto sotto le coperte.
"Vieni"mi dice ancora la bambina. Dopo alcuni secondi di esitazione mi decido ed entro nel letto anche io, non appena mi sdraio Abigayle mi abbraccia stringendosi a me e anche Michael si avvicina avvolgendo sia me che la bambina fra le sue braccia. Mi sento così strana, stranamente felice, sento come un calore partire dallo stomaco ed irradiarsi per tutto il corpo. Questo è decisamente l’appuntamento più strano della mia vita!









Ciao! :)
Ecco qui un altro capitolo! Pensavate che questi due potessero fare un normalissimo appuntamento? Ma nooooo... Però dai son stati carini lo stesso! XD <3
Allora giusto per aggiornarvi sulle avventure del mio PC... vi informo che quello stronzo del tecnico non si é presentato, ed io comincio ad avere dei forti istinti omicidi! Ora...dovrebbe venire domani e tenerselo un paio di giorni, stiamo a vedere! Intanto scareneró la mia ira contro di lui!
Cosa buona, mia mamma mi ha regalato un tablet per natale... l'ho aperto prima del tempo(ieri) e da qui riesco bene o male a pubblicare e anche a scrivere... quindi, ora cerco di recuperare qualcosa scarabocchiato su dei fogli di carta e ricopiarlo, magari per domenica riesco a pubblicare il capitolo 24, ma non prometto nulla... :(
Vi ringrazio sempre per il vostro affetto, e spero non mi abbandoniate in questi momenti difficili! Ahahahahaahhaha che esagerata! XD
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e scusate per i vari errori ortografici nell'altro, ma ho fatto in frettissima a casa della mia amica, e quindi con un computer e programmi diversi mi sono un po' confusa e soprattutto non ho avuto tempo di rileggere!
Se non riesco a farmi viva prima ci leggiamo mercoledì, ma credo che per settimana prossima io abbia tutto!
Vi bacio tutte quanteeeeeeee <3
ely

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Capitolo 24
*** Uno strano risveglio ***


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Sento la faccia bagnata e una risata cristallina arrivarmi dritta dritta nelle orecchie. Apro gli occhi e davanti a me c’è il musetto vispo di Melachi con la lingua che penzola fuori. Passo una mano sulla guancia umida capendo solo dopo qualche secondo che era proprio lei a leccarmi.
“Che schifo!” dico mettendomi seduta ed asciugandomi alla bell’e meglio con la mano e sul vestito. Improvvisamente qualcuno molto piccolo mi salta addosso spargendo le sue risate per la stanza.
“Papà, si è svegliataaaaaa…” urla Abbie mentre mi abbraccia, anzi mi stritola stordendomi con la sua vocina acuta.
“Ti avevo deto di lasciarla stare!” urla Michael mentre sento i suoi passi veloci avvicinarsi. Non appena mi vede fa un bel sorriso luminoso, io però mi sento un tantino in imbarazzo.
“Ma è stata Mel a svegliarla!” cerca di difendersi la bambina. Mi stropiccio gli occhi mentre la piccola afferra i miei capelli attorcigliandoseli fra le piccole dita. Michael si siede sul letto affianco a noi
“Buongiorno” mi dice Michael. Gli sorrido, ma mi sento un po’ strana, forse lui se ne accorge.
“Scusa…” dice abbassando la testa, poi guarda Abbie che saltella su di me ridendo.
“Amore, non saltarle adosso!” le dice. La prende in braccio e la stringe a se. Li guardo mentre si sbaciucchiano e scherzano insieme, sono così belli.
“Mel vieni!” urla la bambina mentre salta giù dal letto ed inizia a correre come una mina impazzita, la cagnolina la segue scodinzolando. Ora siamo solo io e lui sul letto.
“Mi spiace, tu magari volevi dormire” mi dice giocherellando con le dita. Improvvisamente mi accorgo di essere stata scontrosa ed antipatica.
“No! Scusami tu! Sono un po’ rimbambita ancora, e non sono abituata a questo tipo di risvegli!” dico spiritosa. Lui finalmente mi guarda e sorride.
“Intendi dire con cani che ti leccano e bambini che ti saltano adosso?” dice ridendo, forse lui ne sa meglio di me. Rido anche io poi m’incanto sul suo viso. Quanto cavolo è bello, penso. Ogni volta che lo guardo vorrei baciarlo. Mi slancio verso di lui e gli salto in groppa proprio come aveva fatto prima Abbie con me. Mentre lo abbraccio affondando la testa nel suo collo mi rendo conto della posizione. Quando sto con lui faccio le cose senza pensarci. Lo guardo e lui guarda me. Sembra stupito e forse un po’ imbarazzato.
“E-ehi… wow” dice, mettendo le mani sui miei fianchi e guardando il mio corpo. Mi accarezza la schiena facendomi rabbrividire, poi, un po’ insicuro, scende più giù accarezzando il mio sedere. Sento un forte vuoto allo stomaco e la pelle bruciare. Istintivamente lo guardo. Si morde il labbro, e fa un sorrisino furbo, d’altronde l’ho provocato. Si avvicina al mio viso facendo strofinare il suo naso con il mio chiudendo gli occhi. Apro le labbra e le richiudo sulle sue, lo bacio di nuovo, mi sembra ancora così strano, ma ogni volta è ancora più bella di quella precedente. Mi stringo a lui ed infilo le mani fra i suoi capelli, mentre le sue mani vagano su e giù per la mia schiena e i miei fianchi. Ad un tratto le sento ancora sui miei glutei, questa volta li stringe leggermente, muove il bacino verso di me ed un piccolo gemito mi sfugge interrompendo il bacio. Sono sorpresa, anzi, sbalordita dal suo gesto, ma ciò che sto sentendo mi impedisce quasi di pensare razionalmente. Lo sento sorridere appena, per poi baciarmi il collo, continuando con i suoi movimenti verso di me.
“Papà!” sentiamo gridare dall’altra stanza. Immediatamente si ferma, mentre io ancora non capisco nemmeno dove sono.
“Cazzo, m-mi fai dimenticare anche dove sono” dice accarezzandomi i capelli e baciando di nuovo le mie labbra. Ci guardiamo fissi per qualche secondo, poi infila una mano nella tasca del pigiama. Ne tira fuori una foto, sembra una polaroid. La guardo bene e… sono io, io che dormo, con una faccia oscena!
“Ma perché mi hai fatto una foto?” urlo scandalizzata. Faccio per prenderla ma lui alza il braccio allontanandola da me.

“Eri carina!” dice con quella faccia furbetta.
“Dai dammela!” urlo già decisa a strapparla in mille pezzi! Mi lancia letteralmente sul materasso. Ridacchia, poi si alza e va incontro alla bambina che stava quasi per entrare in camera. Mi lascia qui, come una povera imbecille. Sedotta e abbandonata. Ho ancora il cuore in gola per poco fa, sono quasi del tutto sicura che se non ci fosse stata la bambina, beh, lui avrebbe provato a… mi costringo a non pensare a queste cose e vado di là anche io. Facciamo colazione tutti e tre insieme, anzi, tutti e quattro, dato che Melachi elemosina qualsiasi cosa ci sia sul tavolo.
“Sei l’unico uomo” penso mentre addento una brioches alla marmellata. Lui mi guarda ed alza un sopracciglio, poi prende un sorso di caffe dalla sua tazza, che noto solo adesso è di Bianca Neve, la cosa mi fa sorridere. Questa casa urla Abigayle a gran voce!
“E’ vero!” grida la piccola, indicando il padre e ridendo. Lui alza le spalle divertito.
“A me piace stare in mezzo ale femmine!” dice rivolgendomi un’espressione delle sue che mi fa quasi ingozzare con il caffèlatte.
“Papà, oggi che facciamo?” chiede Abbie. Michael ci pensa un po’ su, poi mi guarda.
“Non lo so amore” risponde lui.
“Io voglio andare a fare un giretto!” afferma decisa lei. Michael le sorride, e fa sì con la testa, la bambina sembra contenta, poi torna di nuovo a guardare me.
“Carlo torna domani, se vuoi ti porto a casa, non sei costreta a stare con…”
“Smettila Penniman!” lo interrompo lanciandogli contro un biscotto, lo prendo dritto in fronte. Abbie ride come una matta facendo ridere anche me.
“Mi piace stare con te… e… con la bambina” faccio un po’ imbarazzata, lui sorride. Si alza dalla sedia di scatto e viene verso di me. Si posiziona dietro, poi si abbassa e mi circonda con le sue lunghe braccia, stringendomi appena. Mi schiocca un bacio sulla guancia, un dolce bacio. Forse è abituato a risposte diverse, ma a me non importa nulla se c’è la bambina, a me interessa stare con lui.
“Papà andiamo al parco?” domanda la piccola mettendosi in piedi sulla sedia. Michael si stacca da me e prende in braccio la biondina.
“Ok” risponde allegro.
Ed eccoci tutti in macchina diretti non so dove, ho dovuto cambiarmi in fretta e furia a casa dato che ho dormito col vestitino. Michael sorride e Abbie canticchia ininterrottamente con in mano il suo inseparabile Abbo. Guardo alla mia sinistra, osservo il suo viso, è bello vederlo così sorridente, sembra proprio felice, e dopo ieri sera, quando la bambina fece quell’incubo orribile, è fantastico vederli così. Appoggio la mia mano sulla sua che sta sul cambio. Si gira verso di me ma io sto già guardando fuori dal finestrino, so che m’imbarazzerebbe troppo il suo sguardo penetrante. La macchina si ferma dopo qualche minuto.
“Siamo arrivatiiiiiiii” urla la piccola.
Scendiamo, e cominciamo a passeggiare nelle viette del parco, con i mattoncini rosa e gli steccati di legno ai lati. Abbie corre qua e là davanti a noi, stupendosi di ogni piccolo particolare. Un uccellino posato su un ramo, una coccinella che le si appoggia su una mano. La osservo e penso a quanto sia adorabile e anche a quanto sia bella.
“Li scegli tu i vestiti per Abbie?” chiedo a Michael mentre camminiamo, lui mi guarda in modo strano.
“Beh, è ovio… perché questa domanda?” mi chiede un po’ confuso mentre giocherella con una foglia strappata da una pianta. Torno a guardare la bambina, che sgambetta energica affianco a Melachi. Indossa un pellicciotto colorato di varie sfumature di rosa, degli stivaletti rosa chiaro con delle calze fucsia a fiorellini ed un berretto di lana delle stesse tonalità del cappottino, con un pom pom in cima e due che oscillano ai lati ad ogni suo movimento. Sorrido e faccio spallucce.
“E’ strano che un ragazzo abbia un gusto così… raffinato” dico ridacchiando. In realtà ce lo vedo proprio che sceglie i vestitini per lei pensando ai vari e possibili abbinamenti. In fondo basta vedere con che cura e stravaganza calcolata si veste lui, si vede che ci tiene a queste cose. Mi guarda male adesso, aggrottando le sopracciglia.
“Che vuoi dire? Mi stai prendendo in giro?” mi chiede dopo qualche secondo. Mi sfugge una risata, mi fa ridere la sua reazione.
“No no, sei molto bravo, col rosa intendo” continuo decisa ormai a prenderlo in giro, divertendomi ad osservare il suo comportamento tipicamente maschile. Improvvisamente mi tira uno spintone che mi fa perdere l’equilibrio, manca poco che finisco col sedere per terra.
“Ehi!” gli urlo sferrandogli un pugno sul braccio, ma lui non fa una piega, anzi ride. Faccio un salto e con una mano do un colpo secco al suo cappello, facendolo cadere per terra un po’ lontano, fra le foglie secche. Si blocca immediatamente, non so perché ma va fuori di testa se qualcuno gli fa cadere i cappelli, dev’essere fissato o non so cosa. Faccio qualche passo più avanti intuendo già dalla sua faccia le sue intenzioni. Dopo aver recuperato il cappello comincia a rincorrermi, dopo poco riesce ad acciuffarmi per il cappuccio del mio giubbotto. Mi tira verso di lui, poi mi prende in braccio appoggiandomi sulla sua spalla. Comincio ad urlare e scalciare mentre lui s’incammina verso degli alberi. Abigayle ride e ci saltella intorno, incitando per giunta il padre.
“Lasciami!” urlo un po’ impaurita, mentre le altre persone nel parco ci guardano curiose, dio che imbarazzo!
“Zitta!” mi dice ridendo e mollandomi una sonora sberla sul sedere che mi fa sussultare. Fa qualche passo ancora e poi mi butta su di una montagna di foglie secche, non contento ne prende ancora con le mani e me le butta addosso, come se volesse sotterrarmi, ed ovviamente la bambina fa lo stesso. Dopo qualche secondo sono completamente sommersa.
“Ok basta!” grido mentre scalcio come un cavallo impazzito. Prende le mie mani e mi tira su. Una miriade di foglie cadono dal mio corpo, ce le ho praticamente ovunque!
“Tu sei scemo!” gli dico con un po’ di fiatone.
“Così impari a tocare il mio cappello!” mi dice divertito. Mi tira verso di lui, facendo avvicinare i nostri corpi. Mi guarda sorridente notando la mia faccia ancora imbronciata. Accarezza il mio viso, poi toglie qualche foglia incastrata fra i miei capelli.
“Hai gli stesi colori di questo parco” dice dolcemente, poi si abbassa verso di me e mi bacia, infilando una mano fra le mie ciocche e spingendo la mia testa verso di lui. E’ incredibile quanto sia dolce, un minuto prima sembrava volesse uccidermi ed ora mi bacia come se non ci fosse un domani. Mi estraneo da tutto per un po’, poi sento la voce di Abbie.
“Ciao maestra Elena!” urla la bambina. Io e Michael ci separiamo in fretta l’uno dall’altra e vediamo Abbie correre verso una ragazza mora. La ragazza saluta la piccola affettuosamente poi ci guarda stranita.
Ci avviciniamo, la riconosco quasi subito, l’ho visa quando ho accompagnato Abbie all’asilo il giorno che Michael stava male.
“Ciao Michael!” fa lei andandogli in contro ed abbracciandolo. Ok, si conoscono, sono solo amici, è la maestra di sua figlia in fondo, non fare conclusioni affrettate penso, ma poi lei gli dà un bacio sulla guancia che di amicizia non ha proprio un bel niente! Lui la saluta, per fortuna meno calorosamente di lei. Io sto un pochino indietro, come una povera stupida. Michael si gira e mi prende per una mano strascinandomi per i due tre passi che mi dividono da loro.
“Elena ti presento Daphne” fa lui rivolto alla morettina, che ha due occhi blu da fare invidia a chiunque.
“Piacere” dico stringendole la mano.
“Ah, mi ricordo di te, hai accompagnato Abbie a scuola una volta, mi ha detto di essere la tua ragazza” dice guardando Michael. Cazzo! Che figuraccia, era stata la bambina a dirlo ed io non ho nemmeno avuto il tempo di chiarire dato che la tizia in questione mi ha liquidato in una manciata di secondi. Michael fa una faccia stupita, e poi mi guarda con uno strano sorriso. Distolgo lo sguardo mentre Abbie viene verso di me e prende la mia mano.
“Loro si baciano!” dice dondolandosi contenta. Michael ride, io muoio e la tipa fa una risatina che mi sa tanto di risata isterica.
“Si, noi stiamo insieme” dice lui mettendosi le mani in tasca. Lei annuisce sorridendo. Poi blatera qualcosa sulla scuola ed infine dice che deve andare.
“Ciao Michael, allora cancello il tuo numero!” fa prima di girare i tacchi e camminare. Sento che sta per uscirmi il fumo dalle orecchie. Mi prende per mano, come se nulla fosse e ricominciamo a camminare. Aspetto che la bambina sia un po’ distante e poi parto.
“Chi era quella?” chiedo tranquillamente. Lui risponde subito che è la maestra di Abbie. No caro non è quello che intendevo.
“Sembravate molto in confidenza!” dico più decisa. Lui ora mi guarda, poi sorride.
“Dai non fare la gelosa” dice stringendomi. Io mi scanso.
“Dimmi la verità!” esclamo, non sopporto che mi si nascondano le cose. Fa un sospiro per poi guardare in alto.
“Ok, abiamo avuto una picola storia, una cavolata, per me non ha significato niente!” risponde un po’ nervoso riprendendo la mia mano e stringendola più forte. Lo sapevo, mi dico nella mente.
“Ti sei messo con la maestra di tua figlia?” esclamo un po’ stupita. Lui fa spallucce.
“Ti ripeto che è stata una cosa da nula… non è colpa mia se lei pensava ancora a me” continua. Ok, ha avuto una storia di una notte con quella morettina dagli occhi azzurri, fa un bel respiro e cerca di sperare di non dover accompagnare più Abbie a scuola. Non dico più niente, anche se a volte mi fa paura questo suo passato da playboy. Ad un tratto fa una piccola risata.
“Alora, da quando tu sei la mia ragazza?” dice ironico, riferendosi alla scena di poco fa. Oddio me n’ero scordata! Mi sento ribollire.
“Guarda che era stata la bambina a dirlo, non io!” mi difendo subito, come una bimbetta. Lui ride.
“Ma non hai deto che non era la verità!” continua prendendomi in giro. Mi arrendo, tanto qualsiasi cosa dicessi l’avrebbe sempre vinta lui! Si siede su una panchina gridando ad Abbie di fermarsi e di non allontanarsi, poi mi fa sedere in braccio a lui girandomi le gambe di lato.
“Era solo gelosa, perché ha visto che tu sei più bella” mi dice stringendo i miei fianchi. 
“Certo ora fai il leccaculo!” dico anche se mi ha fatto piacere ciò che mi ha detto. Lui sbuffa e poi ride. Prende il mio viso con una mano e poi mi bacia, circondo il suo collo con le braccia e noto che quando mi bacia mi dimentico di ogni cosa, non so se sia un buon segno questo.
“E comunque ora puoi dirlo a tuti che sei la MIA ragazza!” dice dopo un po’. Lo abbraccio forte e penso che non potrei essere in un posto migliore, con la persona migliore. La giornata passa così, fra baci, dispetti e foto, quando mi riaccompagna a casa mi sento quasi vuota, già mi mancano i suoi baci e le risate di Abigayle. Vado a dormire pensando che li rivedrò domani e mi addormento con un sorriso.





Ciao! :)
Ecco un nuovo capitolo finalmente. In questi giorni ho ponderato, cercato di riprendere le fila della storia e adesso cercherò di continuare al meglio, continuando a scrivere! :)
Ringrazio tutte per il vostro appoggio, davvero siete state carinissime e mi avete riservato davvero delle belle parole! Vi amo! <3
Spero vi piaccia questo capitolo, dai sono agli inizi e sono carini carini! *-*
Ci sentiamo presto, per ora non mi sento di dirvi quando aggiornerò. Mo vedo come vanno avanti le cose! Ihihihih.
Alla prossima, un bacione gigante a tutte! <3
ely

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Capitolo 25
*** Biscotti e rivelazioni ***


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“Ti prometo che non apena torna Carlo io e te staremo soli” mi dice mentre prende le chiavi di casa per uscire. Sorrido, appena prima di essere afferrata per un polso. Sbatto praticamente la faccia sul suo petto, poi le sue braccia mi stringono forte. Aspiro il suo buonissimo profumo, e mi torna in mente quella volta che siamo stati nell’armadio stretti stretti. All’ora non avrei mai pensato di finire così con lui. Mi alzo sulle punte e lo bacio, mentre Melachi non so perché sgambetta fra le nostre gambe facendoci perdere l’equilibrio di tanto in tanto.
“Comunque non mi dà fastidio, la tengo volentieri Abbie!” gli dico quando ci separiamo. Lui sorride, mette una mano fra i miei capelli portandomeli dietro l’orecchio.
“Lo so, io lo dico per me!” fa poi strizzando l’occhio. Lo spintono mentre rido della sua affermazione.
“Vai, vai scemo!” gli dico mentre esce di casa chiudendo la porta. Rimango qui davanti come una cretina, vorrei che già fosse tornato. Forse sto diventando ossessiva, ma non riesco a stargli lontana nemmeno un minuto. E sono solo pochi giorni che ci frequentiamo, anche se devo dire che sono stata più qui che a casa mia. Ad un tratto la mia mano viene sfiorata da un’altra, una mano molto piccola e morbida. Istintivamente la stringo nella mia e guardo all’ingiù. La piccola bionda mi guarda mentre fa un grande sbadiglio e si stropiccia l’occhietto, reduce da un insolito sonnellino pomeridiano.
“Ben svegliata topolina!” dico intenerita dal suo aspetto addormentato, i capelli stranamente scomposti dato la loro natura liscia perfetta.
“Dov’è papà?” mi chiede grattandosi la testa.
“E’ dovuto uscire, ma torna subito” le rispondo prendendola in braccio. Immediatamente circonda il mio collo con le sue braccia. Ora aspiro il suo di profumo, un profumo dolce, un profumo di bambina, mi ricorda una bambola che avevo quand’ero piccola. Non so perché ma averla vicino mi mette sempre il buon umore.
“Che facciamo oggi?” mi chiede mentre con un dito percorre delle linee sul mio volto. Già, che facciamo? Mi guardo intorno, vorrei fare qualcosa di diverso dal solito giocare o guardare un cartone. Poi penso a cosa mi piaceva fare da bambina con la mia mamma.
“Ti piacerebbe fare dei biscotti?” le chiedo più eccitata di lei. Inizialmente fa una faccia strana non sembra convintissima, poi non so per quale motivo caccia un urlo.
“Si! Facciamolo!” dice battendo le mani e agitandosi fra le mie braccia. Da questo momento parte il gioco preferito di un bambino: chiedere perché. Mi fa ottocentomila domande sui biscotti, su come si fanno, sul perché si fa una cosa piuttosto che un’altra, perché si aggiunge prima o dopo un ingrediente, perché si mettono le uova.
“E perché adesso stai mettendo tutta la farina così?” l’ennesima domandina.
“Perché così l’impasto non si appiccica, vedi?” le dico facendole toccare la pasta. Le tiro su le maniche e comincio a farla giocare. La farina va dappertutto, però vederla sorridere mi piace da matti.
“Guarda Daphne, ho fatto un fiore!” mi dice contenta indicandomi il suo biscotto, un biscotto gigante ed informe!
“Ma è bellissimo!” dico mentre premo delle formine a cuore, formandone numerosi pezzi ed appoggiandoli sulla teglia.
“Poi questo glielo do a papà!” dice fra se e se. Io sorrido immaginando la faccia di Penniman nel vedere quella cosa e doversela mangiare.
“Io non li avevo mai fatti i biscotti! Con te faccio sempre cose che non ho mai fatto!” dice dopo qualche secondo facendo una risatina tenera. Questa bambina è l’amore penso. Le prendo il visino e le stampo un bacio sulla guancia. Poi la guardo e noto che l’ho sporcata tutta di farina. Scoppio a ridere e lei subito si pulisce intuendo il perché.
“Brutta!” mi grida, poi prende una manciata di farina e me la lancia addosso. Da imbronciata che era comincia a ridere come una pazza. Menomale che ho indosso il grembiule.
“Ok ora basta non cominciamo una guerra!” dico mentre scuoto un po’ la stoffa del grembiule rosso.
“Guerraaaaaa!” urla all’improvviso la piccola. Prende altra farina e me la lancia in faccia mettendosi in piedi sulla sedia. Non vedo più un’accidenti, la sento solo ridere. Mi pulisco il viso e la vedo saltare giù dalla sedia e correre verso Mel. Oh no! Con la manina colma di altra farina le va incontro e le imbratta tutto il pelo. Mio dio, credo che il gioco mi sia sfuggito di mano. Corro da lei e la prendo in braccio. Lei si agita e ride.
“Abbiee” dico, ma non riesco a non ridere per la scena. La butto sul divano e comincio a farle il solletico. Quasi mi stordisce con i suoi urletti e le sue risate. Quando vedo che è esausta fermo le mie mani e la osservo mentre riprende fiato scossa ancora dalle risa.
“Non vale!” dice portandosi indietro la lunga frangetta.
“Si che vale, le regole le faccio io!” dico scherzosa facendola arrabbiare.
“Nooo, non è vero!” fa per poi saltarmi addosso. Il suono del campanello ci distrae dai nostri giochi.
“E’ papà?” mi chiede lei. Io mi alzo in piedi tenendola in braccio e vado ad aprire. Ma quello che vedo non è decisamente Michael.
“Nonnooooooo!” urla la bambina saltando giù dalle mie braccia per sostituirle con quelle ben più salde e più forti dell’uomo che ho davanti. Ci guardiamo tutti e due imbarazzati, mentre il cane gli fa le feste saltandogli addosso. Chissà che pensa, sono un disastro infarinato, con un grembiule addosso a casa di suo genero e da sola con sua nipote.
“Ciao, ma… tu sei la ragazza che era venuta all’ospedale!” dice poi riconoscendomi.
“No, lei è Daphne e si bacia sempre con papà” fa Abbie spontanea, come se avesse detto che il cielo è blu ed il sole è giallo. Vorrei correre via per l’imbarazzo. Ma deve per forza dire a tutti questa cosa, e come ride, forse dovrei farle un discorsetto. Carlo fa una faccia a dir poco stupita.
“Oh, grazie per avermi informato piccola spiona” dice ridendo. Mi rendo conto che non l’ho nemmeno fatto entrare e non ho nemmeno spiccicato una parola.
“Scusi, ehm entri pure” dico non sapendo come comportarmi, entri pure? Mica sono la padrona di casa! Ma che cazzo di figure sto facendo? Lui mi fa un gran sorriso poi entra e chiude la porta.
“Non darmi del lei per favore, so che avrò almeno il doppio dei tuoi anni, ma che ci posso fare se mi sento ancora un ragazzino!” fa ironico. Annuisco, rendendomi conto dell’ennesima figura!
“Nonno, abbiamo fatto i biscotti!” dice Abbie tirando Carlo per la mano. Lui si guarda in giro, guarda tutto il casino che abbiamo fatto.
“Sì sì, vedo!” dice, poi mi guarda e mi sorride. Sono così impacciata.
“Michael?” chiede poi.
“E’ andato via per lavoro, e poi doveva fare la spesa, così io sono rimasta con lei ma… ora vado, non sapevo che lei, cioè che tu tornassi ora.” Rispondo frettolosamente.
“Ma no, non ti preoccupare, sono tornato prima, nemmeno Michael lo sapeva. Comunque non devi andartene, io prendo la bambina e vado da me, tu aspettalo pure qui” mi dice mentre la piccola gli salta in braccio.
“N-no, io non…”
“Non ti preoccupare, sono sicuro che a Michael faccia molto piacere, anzi potrebbe arrabbiarsi con me se ti lasciassi andar via!” fa ridendo, poi guarda la bambina.
“Tu invece fai un bel salto nella vasca da bagno” si rivolge a Abbie. Prende il cappottino della bambina e glielo infila, lei non fa una piega, anzi sembra molto felice di andare dal nonno. Poi mi saluta, guardandomi sempre con quello strano sorriso enigmatico. Mel lo segue senza problemi, scodinzolando con una bella striscia di farina sul suo pelo color miele. Wow, certo che dobbiamo sempre incontrarci in situazioni strane. Torno in cucina ancora con la sensazione di imbarazzo incollata addosso. Abbiamo fatto un bel macello io ed Abbie. Decido di finire l’impasto, sarebbe un peccato buttarne via metà, poi pulirò tutto quanto.
Dopo due o tre infornate sento la porta aprirsi, spero sia Penniman.
“Wow, che profumino!” urla mentre chiude la porta, si è lui! Gli vado incontro e comincio a sfogarmi.
“Lo sai che è arrivato Carlo? Oddio non sai che figura che ho fatto! Potevi dirmelo che arrivava pomeriggio!” dico anche se so che lui non lo sapeva. Ma devo pur prendermela con qualcuno!
Lui non mi risponde, si guarda attorno un po’ stupito e sconcertato, poi guarda me, anzi mi fissa. Io torno dietro al bancone per finire ciò che avevo iniziato.
“Che stai facendo?” mi chiede guardandomi in un modo strano.
“Io ed Abbie stavamo facendo i biscotti, poi è venuto Carlo a prenderla, sto facendo l’ultima infornata” gli rispondo mentre premo la formina sulla pasta stesa. Lui non risponde, ancora mi guarda fisso, ma che gli prende? Lascia cadere le buste che ha in mano per terra e si avvicina a me a passi lenti continuando a guardarmi.
“Michael…” gli dico osservando delle mele rotolare via dalla borsa che ha abbandonato malamente sul pavimento. A lui sembra non importare niente della spesa lasciata per terra. E non dice nulla sul fatto che il nonno della bambina sia tornato. Si piazza dietro di me e mi abbraccia stretto, facendo combaciare quasi perfettamente le curve dei nostri corpi. Penso in effetti di non averlo salutato bene, anzi… così mi giro nel suo abbraccio, prendo il suo viso fra le mani e gli lascio un piccolo bacio sulle labbra poi mi rigiro e continuo il mio lavoro, anche se non è facile con lui addosso.
“Come mai Carlo è venuto a prendersi Abbie?” mi chiede spostandomi i capelli dall’orecchio e abbassandosi verso di me, ma perché fa così?
“Non lo so, è venuto a trovarti essendo appena arrivato e invece ha trovato solo me, poi ha detto che si occupava lui della bambina oggi, io mi sono fidata” rispondo mentre prendo un po’ di farina e la spargo sul pianale.
“E quando la riporta?” continua con le domande lui mentre struscia il viso contro i miei capelli.
“Ha detto sta sera… per caso gli avevi già parlato di me?” gli chiedo un po’ insicura prendendo il mattarello e cercando di stendere un po’ l’ultimo pezzetto d’impasto, ma Michael si piega ancora di più verso di me ed io non riesco proprio a muovermi in questo modo.
“No, non sa nulla” risponde velocemente passando una mano sul mio fianco accarezzandomi. Ah ecco perché era sorpreso, anche se l’ultima frase mi aveva lasciato intendere che sapesse qualcosa.
“Michael, non riesco a fare niente se tu…” finirei la frase se non fosse che ha appena iniziato a lasciarmi baci sul collo e vicino all’orecchio, deglutisco abbastanza rumorosamente, come se la saliva si fosse trasformata in un pesante sasso spigoloso, mentre lui, lui non parla, continua a baciare il mio collo su e giù, tracciando una scia umida di baci che mi sembrano bruciare la pelle, mentre fa vagare le mani sui miei fianchi, stringendo di tanto in tanto la stoffa del mio vestito. Ok, che faccio? Non riesco nemmeno a muovermi, mi sento come una statua di gesso in questo momento. Mi gira con prepotenza verso di lui e si avventa sulle mie labbra, io rispondo prontamente al bacio appendendomi al suo collo e stringendolo forte a me, è come se le sue labbra mi abbiano risvegliata dallo stato di trans in cui ero finita. Le sue mani abbandonano i miei fianchi e vanno ad accarezzare le cosce per poi risalire piano ed intrufolarsi sotto al mio vestito. Il cuore prende a battere sempre più veloce, troppo veloce, senza quasi che me ne accorga mi ritrovo seduta sul bancone dopo che lui con una mano ha buttato a terra farina e strumenti vari che prima stavano sul ripiano, mi alza il vestito fin sopra il bacino e si sistema fra le mie gambe affondando il viso fra spalla e collo, poi prende la lampo dietro e comincia a tirarla giù lentamente. Non eravamo mai arrivati ad un punto del genere, e se volesse farlo proprio qui? In cucina? Gli arti cominciano a tremarmi impercettibilmente e faccio fatica quasi a respirare per l’ansia, il tutto misto ad una frenesia, una strana voglia di scoprire. Mi separo un secondo dalle sue labbra, oh dio, io non avrei nulla in contrario se non fosse che…prima dovrei confessargli una piccola cosa.
“Michael…Michael ti prego fermati” dico un po’ tremante mentre spingo leggermente sul suo petto. Lui, sembra non sentire nemmeno la mia voce, non si ferma ma aggredisce il mio collo, andando sempre più giù, lascia un piccolo morso sulla base per poi cominciare a leccare piano. Lo tiro per i capelli senza fargli male e lo costringo a guardarmi, ha gli occhi quasi lucidi e mi guarda in un modo in cui forse non mi aveva mai guardata, ed io rovinerò tutto, come al solito.
“Michael ti-ti devo dire…” dico balbettando.
“Che hai?” mi chiede quasi a bassa voce mentre continua a lasciarmi dolci baci sulle labbra.
“Io…” mi vergogno come mai nella mia vita, non ho idea di come possa reagire, abituato ad avere sempre ragazze pronte a tutto per lui. Adesso mi guarda un po’ preoccupato.
“Eih…che sucede?” mi chiede quasi triste, poverino, si starà pentendo di essersi scelto una come me, o almeno, se ne pentirà.
“Io non…non l’ho mai fatto prima” dico senza nemmeno respirare fra una parola e l’altra. Guardo in basso per qualche secondo, chiudendo gli occhi, poi mi faccio un po’ di coraggio e cerco di nuovo il suo sguardo. Lui rimane qualche attimo a bocca aperta, resta fermo immobile, l’espressione indecifrabile. Poi come se risvegliato da non so che cosa si stacca bruscamente da me.
“Io, scusami, sono un’animale” mi dice passandosi le mani fra i capelli per poi mettersele in faccia. Io rimango sbalordita dalla sua reazione, sembra quasi che si senta in colpa. Mi sporgo verso di lui e gli prendo un braccio per attirarlo verso di me, ma lui fa resistenza.
“Non è vero, non-non devi scusarti” gli dico ancora molto imbarazzata, non mi aspettavo una reazione del genere da parte sua. Finalmente mi guarda, dopo un lungo sospiro, i suoi occhi cadono sulle mie gambe completamente scoperte dopo che lui mi ha tirato su il vestito, immediatamente mi ricopre tirando giù la gonna e riportandola nella sua posizione originale, il tutto chiudendo gli occhi, mi fa quasi ridere la sua reazione.
“Cosa fai?” gli chiedo seriamente stupita. Lui non risponde poi mi avvolge fra le sue braccia e mi fa scendere dal bancone. Non mi lascia una volta giù, anzi mi stringe ancora più forte ed io stringo lui, anche se non capisco del tutto.
“Scusami carotina” mi dice di nuovo.
“Ma, tu non ti devi scusare…”
“Si invece” mi dice continuando a stringermi accarezzandomi la schiena.
“Che stai dicendo? Tu non lo potevi sapere” gli dico passandogli una mano sul petto. Anzi, come poteva immaginarselo, non sono certo una liceale o una ragazzina.
“Non importa, sapevo che non sei come tute le altre e quindi da non tratare come le altre” mi dice poi guardandomi con un sorriso così tenero che mi fa sciogliere e che mi fa quasi pentire di essermi fermata. Aggancio le mani dietro il suo collo e lo bacio con una foga che non avrei mai pensato di avere.
“Io voglio farlo con te” gli dico ad un millimetro dalle sue labbra, mordendomi poi il labbro inferiore come per fermare ciò che ormai è uscito dalla mia bocca, non so nemmeno come mi sia venuto il coraggio di dire una frase del genere, tutto merito suo credo. Lui deglutisce rumorosamente per poi chiudere gli occhi.
“O-ok, non dirmi queste cose … per favore” mi dice serio per poi fare un mezzo sorrisetto imbarazzato, non posso credere ai miei occhi, Penniman è arrossito, e di brutto!
“Perché?” gli chiedo accarezzandogli una guancia e sorridendo per la sua reazione. Lui si morde il labbro e poi mi guarda.
“Perché potrei non riuscire a fermarmi” mi dice piano, guardandomi fisso negli occhi. Quel suo sguardo mi fa tremare, dentro fuori, nel cervello, nel cuore.
“Ok” gli dico un po’ maliziosa toccando di nuovo le sue labbra con le mie, ormai sono partita completamente, potrebbe farmi tutto ciò che vuole adesso. Lui mi stringe forte, accarezza i miei fianchi, poi però si ferma quasi improvvisamente, lasciandomi col fiato sospeso.
“No, non così…” dice per poi separarsi da me del tutto, subito mi sento come svuotata, lo rivoglio qui, addosso a me, che mi guarda in quel meraviglioso modo in cui mi guardava prima. Non capisco ciò che abbia voluto dire ma, forse è meglio così. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, sento ancora le sue mani su di me, forse non riuscirò più a pensare ad altro ora.
“Ok, vado a farmi una doccia freddisima e arivo” dice prima di dileguarsi facendomi ridere, che stupido. Guardo il pavimento, ed è un disastro, ha buttato tutto a terra preso com’era. Wow, non so se sentirmi stupida, cretina, imbecille o cos’altro, avere Penniman fra le mie mani e lasciarlo scappare in questo modo, ma comunque avrei dovuto dirglielo prima o poi…e anche se ora mi sento spavalda, è solo perché so che non è arrivato il momento giusto, ma in realtà ho una paura fottuta, soprattutto lui ha tantissime esperienze, io invece praticamente nessuna, penso, mentre raccolgo tutto quanto da terra. Pulisco tutto e metto in ordine il casino che avevo combinato con Abbie, dopo un quarto d’ora circa vedo arrivare Michael con i capelli ancora bagnati. Bene, l’imbarazzo è abbastanza palpabile, mi mangio le dita facendomi quasi male. Si appoggia al bancone e mi guarda per poi emettere una piccola risata.
“Perché ridi?” gli chiedo non molto divertita, temo rida di me, per prima, non so, magari l’ho deluso, magari pensa che sia una povera sfigata.
“Sei tuta sporca di farina, anche nei capelli!” mi risponde ancora ridacchiando. Ma certo, come al solito si diverte a prendermi in giro, mi metto una mano in testa e mi guardo, si in effetti sono conciata un po’ male.
“Questa è tutta colpa tua!” dico lanciandogli uno straccio. Lui in risposta alza le spalle e apre le braccia come ad invitarmici in mezzo, ed io non me lo faccio ripetere due volte, mi ci tuffo senza tante cerimonie.
“Perché non ti fai una doccia anche tu?” mi dice qualche secondo dopo.
“Ma non ho nulla da mettermi” gli dico alzando lo sguardo verso di lui.
“Ti presto i miei vestiti” mi dice tranquillo. Annuisco con entusiasmo, avrei proprio bisogno di una bella doccia, vado in bagno e mi spoglio in fretta, entro nella vasca/doccia bella ampia di Michael e subito noto una specie di granchio attaccato con delle ventose sulle chele alla parete di piastrelle verde acqua in cui all’interno ci sono tanti giochini gommosi, subito mi nasce un sorriso pensando alla bambina. Mi faccio scorrere l’acqua addosso per almeno cinque minuti abbondanti poi mi lavo velocemente facendo particolare attenzione ai capelli. Scavalco la vasca e mi avvolgo nel primo accappatoio che trovo, è ampio e molto lungo, deve essere di Michael. Dopo alcuni secondi mi rendo conto della cosa, cioè sto indossando ciò che avvolge il suo corpo nudo e bagnato ogni qual volta esca dalla doccia, mi sento un po’ perversa a pensare certe cose ma, è colpa sua, ha creato un mostro! Respiro a pieni polmoni il suo profumo impresso nel tessuto spesso e spugnoso e mi ci avvolgo facendomi coccolare dalla sua morbidezza.
“Daphne ci sei?” mi chiama il padrone di casa da oltre la porta bussando un paio di volte. Apro e la sua espressione è qualcosa di indescrivibile.
“Ho preso il tuo, no-non sapevo con cos’altro…” dico un po’ imbarazzata gesticolando come una cretina.
“No non ti preocupare, ma…credo che non laverò mai più questo acapatoio!” dice appoggiandosi allo stipite della porta e guardandomi con aria sognante girando la testa un po’ di lato. Ok, non sono l’unica pervertita qua. Faccio spallucce coprendomi più che posso all’interno dell’indumento.
“Tieni, provati questi, ti aspeto di là!” mi dice tirandosi una sberla da solo, quanto è cretino!
Finisco di asciugarmi rimetto l’intimo e poi mi asciugo i capelli spazzolandoli bene ciocca per ciocca. Infilo la sua felpa ed i suoi pantaloni. Ogni cosa mi sta lunga, lunghissima, sembrerò un clown conciata così. Stringo l’elastico dei pantaloni più che posso e faccio dei grandi risvolti sul fondo. Poi esco dal bagno e vado verso il salotto dove c’è Michael che mi aspetta stravaccato sul divano. Non appena mi vede scoppia a ridere come un deficiente.
“Che cavolo ridi?” gli dico sapendo benissimo il motivo.
“Sei buffisima!” mi dice agitando un po’ i piedi.
“Non è colpa mia se hai le gambe lunghe sei metri!” gli rispondo mettendo le mani sui fianchi.
“Forse hai un po’ caldo con quela” mi dice quando smette di deridermi. Si alza e torna con una T-Shirt, me la lancia e poi sta a guardarmi.
“Prova questa” mi dice poi. Io sto un attimo qui impalata, dovrei cambiarmela qui davanti a lui? So che è abbastanza stupido vergognarsi dopo le cose che sono successe manco un’ora fa ma, sono un tantino in difficoltà. Dopo alcuni secondi però decido di fregarmene, così mi tolgo la felpa la lancio sul divano e più in fretta che posso m’infilo la maglietta, ovviamente sotto il suo sguardo, figuriamoci se si faceva sfuggire uno spettacolo del genere.
“Ihihih…sei carina” mi dice mentre mi siedo sul divano raggruppando le gambe al busto, dai pantaloni mi escono solo le dita dei piedi.
“Ma se mi hai presa per il culo fino a adesso!” gli rispondo imbronciata. Lui ride ancora più forte poi mi attira a se schiacciandomi contro il suo petto. Lo prendo un po’ a pugni poi però circondo la sua vita con le mie braccia accoccolandomi su di lui.
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ce l’ho fatta a pubblicare!!! Ahahahaha
Daphne ha la sua dose di figure di merda quotidiana, Abbie è la solita peste e rincaratrice di dose di figure di merda quotidiana di Daphne, e Michael si arrapa vedendola in veste di cuoca! XD
Allora, credo sia un capitolo molto importante e soprattutto con una rivelazione!
Ho deciso di trattare questo argomento che non credo di avere mai letto in questo fandom, e poi soprattutto questa è la FF dove si dice che non si giudica un libro dalla copertina, e quindi una ragazza bella e che fa la ballerina in un bar non significa necessariamente sia una ragazza facile o “esperta” XD
Spero vi piaccia il capitolo, vi ringrazio tutte quante per le vostre recensioni, o anche semplicemente chi segue la storia e basta, via amo tutte quante! <3
Un bacio Mikoso!!!! <3 Alla prossima! <3
ely

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Capitolo 26
*** Non ti lascerò mai più da sola ***


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"Ti lascio qui" mi dice dopo aver parcheggiato qualche metro distante dal palazzo, io mi guardo intorno un po’ confusa, poi guardo lui con la stessa espressione.
“Così non ci vedono arrivare insieme. Mi risponde come se fossi stupida io a non capire.
"Addirittura? Guarda che siamo già venuti a lavoro insieme" rispondo un po' scocciata. Lui scuote la testa.
"Si ma ora è diverso" dice aspettando che io scenda. Continuo a non capire.
"Dobiamo comportarci come se non fose sucesso niente, se qualcuno lo scopre e lo dice al capo siamo fregati, tu specialmente" mi spiega serio. Non so perché ma mi sembra un discorso un tantino esagerato, basterà non baciarsi o cose simili, poi per il resto siamo sempre stati sempre insieme, non vedo perché ora dovremmo ignorarci.
"OK, non sarà poi così difficile" dico cercando di sdrammatizzare. Lui alza un sopracciglio, poi mi guarda contrariato.
"Ah certo, guarda che anche io riesco benisimo a resisterti" fa aggiustandosi i capelli. Credo che abbia frainteso le mie parole. Ah certo lui riuscirebbe a resistere a chiunque, che presuntuoso.
"Ah sì? OK!" rispondo. Scendo dalla macchina e comincio ad incamminarmi sperando che mi chieda scusa, invece la sua macchina parte lasciandomi indietro. Che stronzo! Arrivo all'interno del palazzo comunque abbastanza in anticipo. Entro e lui sta conversando allegramente con Federico, vorrei picchiarlo.
"Ciao rossa!" mi grida il tatuato. Sorrido e saluto con un semplice “ciao” anche Penniman, che mi fa un cenno col capo, che attore!
"Dai ti offro un caffè, anche se dovresti offrirmelo tu!" mi dice Fede mentre infila la moneta nell'apposito buchino della macchinetta.
"Perché dovrei offrirtelo io?" chiedo curiosa, mentre guardo Michael di sbieco.
"Perché oggi è il mio compleanno!" mi informa dondolandosi timidamente. Che tenero!
"Oh... allora auguri!!" gli urlo, poi lo abbraccio e gli stampo un bacino sulla guancia.
"E quanti anni?" gli chiedo anche se più o meno posso immaginare.
"Venticinque! Sono un vecchio ormai!" risponde scherzoso. Io rido.
"Allora siamo vecchi insieme!" gli dico avendo la sua stessa identica età. Fede ride, poi guarda Michael che nel frattempo sta in silenzio a bere il suo caffè.
"Oh scusa Michael, non era per farti sentire ancora più vecchio!" fa poi ridendo come un pazzo. Rido anche io mentre sorseggio il mio di caffè. Lui sorride, non molto convinto, non gli piace quando lo prendono in giro sull’età, che poi è così giovane!
"Andate a fanculo ragazzini!" dice dopo aver buttato il suo bicchiere, poi ruba il cappellino a Federico mettendoselo in testa lui. Ora i due si picchiano e sghignazzano come due bambini, ed io non posso fare a meno di guardare Penniman e sorridere come una scema perché dopotutto è così dolce! Mannaggia!
"Comunque stasera festeggio, mi farebbe piacere se veniste!" dice il più piccolo quando ha recuperato il suo berretto. Istintivamente guardo Michael.
"OK, io vengo" risponde lui prendendo un bigliettino da visita dalla mano del ragazzo.
"Anche io!" dico strappandoiene uno di mano, sembra una discoteca qui a Milano. Penniman mi guarda male, ma che vuole? Se ci va lui allora anche io ci andrò! Il ragazzo sembra felice
"Wow, allora ci vediamo stasera!" dice dando la mano a Michael, si scambiano il loro solito saluto da bronx, poi Fede viene verso di me e mi abbraccia ringraziandomi.
"Ora andiamo a lavoro!" fa poi Penniman afferrandomi per la tracolla e trascinandomi via! Per poco non mi schianto a terra mentre mi spinge dentro l’ascensore.
"Ma sei scemo? Stavo quasi per cadere!" gli grido quando si chiudono le porte. Non lo sopporto quando fa così! Sua figlia è più matura di lui!
"Almeno la smeti di fare la smor-smorsiosa!" dice incespicandosi e sbagliando a parlare!
“Smorfiosa!” lo correggo io.
“Si vabè, quela cosa li!” risponde stizzito lui. Mi rendo conto solo dopo qualche secondo di quello che mi ha detto.
"Io?" squittisco offesa!
"Auguri... smack... sei vechio come me!" fa imitando i miei gesti e la mia voce. Lo spingo facendolo andare contro al muro, mentre trattengo una risata per la sua imitazione.
"Non è vero!" faccio poi. Le porte si aprono ed io esco sparata come un proiettile!
Quanto è antipatico...non capisco perché lui può andare alle feste ed io no! E che modi.
La giornata passa abbastanza velocemente, io e lui non ci calcoliamo per niente, sinceramente non so se è per il lavoro o per il battibecco di questa mattina. Io esco in orario mentre Penniman è costretto a rimanere per una riunione. Decido di non aspettarlo, dato che non dobbiamo farci notare, e scendo giù.
"Ehi, stasera alle 10! Se vuoi ti vengo a prendere, so che tu non hai la macchina!" mi dice Fede quando mi vede. Rimango qualche secondo perplessa, non so davvero che rispondere, Penniman potrebbe arrabbiarsi, oppure, se venisse lui a prendermi?
"Ti faccio sapere più tardi OK?" gli dico salutandolo.
Torno a casa e trovo Sabrina seduta sugli scalini del mio appartamento.
"Ciao sconosciuta!" mi saluta alzandosi in piedi non appena mi vede arrivare! Ci abbracciamo, poi prendo le chiavi e le inserisco nella toppa.
"Sei praticamente sparita in questi giorni, sparita nel tuo nido d'amore con Michael!" fa scherzosa mentre mi tira una gomitata. Subito sorrido ripensando ai bei momenti che ho passato con lui in questi giorni e poi improvvisamente mi torna in mente la situazione odierna. Uffa, perché dobbiamo sempre litigare come due mocciosi, eppure non so, con lui non riesco proprio a trattenermi! Mi fa venire un nervoso…
"Che stronzo!" dico ad alta voce, mi spoglio buttando tutto in giro e poi mi siedo pesantemente sul divano. Sabrina si siede accanto a me guardandomi perplessa.
"È successo qualcosa?" mi chiede con aria preoccupata. Faccio un grande respiro e comincio.
"Mi ha detto che dobbiamo stare attenti a lavoro, e poi fa "Io sono capace a resisterti!" e mi ha lasciata a piedi! Poi Fede ci ha invitati alla sua festa di compleanno e lui ha accettato, così ho accettato anche io, ma ora non so... in teoria per Federico io e lui non siamo insieme. Quindi credo che andrò da sola" dico tutto d'un fiato. Sabri ride, io la guardo stranita, non mi sembra il momento adatto per deridermi!
"Wow che casino!" dice dopo qualche secondo, sventolando la mano.
"Mi prendi per il culo o sei seria?" le chiedo non capendo il suo tono. Ride di nuovo.
"Trovo carini i primi battibecchi da innamorati!" fa con gli occhi dolci. La guardo male.
"Mi ha dato della smorfiosa!" dico incrociando le braccia. Lei sbuffa, dandomi una sberla sulla gamba.
"Aspetta un paio d'anni e poi vieni a lamentarti" fa lei col tono da donna vissuta. In effetti lei ha una relazione da tre anni, io solo da tre giorni. Chiacchieriamo come al solito, poi lei va a casa, deve prepararsi: cenetta romantica con Marco. Io invece sono sempre più incazzata, non si è degnato nemmeno di chiamarmi. Passo il tempo a guardare il cellulare, arrivano le nove e ancora nulla. Decido di chiamare Fede, non posso mica andare a piedi! Chiamato il mio amico salto dentro in doccia e comincio a prepararmi per la serata. Indosso un vestito nero un bel pezzo sopra il ginocchio, aderente con le maniche a tre quarti in pizzo, i capelli li lascio sciolti e mi metto la solita matita ed il solito gloss. Non appena sono pronta corro fuori dal mio amico che mi aspetta in macchina.
"Scusa se ti ho fatto aspettare!" gli dico non appena sono dentro. Lui sorride poi mi si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia.
"Non preoccuparti, so come siete fatte voi donne!" fa poi scuotendo la testa. Faccio spallucce, tralasciando il banale luogo comune sulle donne. Arriviamo al locale in poco tempo. Parcheggiamo e ci avviamo all'ingresso dove due grossi tizi fanno da bodyguard.
"Lista Federico!" fa il ragazzo, subito i due lo lasciano passare e all'entrata si dirige spedito al bancone. Parla con le tizie, poi torna verso di me.
"Tieni, questo è il tuo free drink!" mi dice porgendomi un piccolo fogliettino giallo. La musica si sente piano ma mano a mano che andiamo avanti diventa più alta, finché non siamo dentro la sala. Qualcuno c'è già, e anche Penniman. Il cuore mi batte forte, come se fosse la prima volta che lo vedo, ma insieme sono arrabbiata. È venuto davvero da solo, senza farmi nemmeno una chiamata, bastardo!
"Togli pure il cappotto, tanto ho prenotato io, nessuno ti toccherà nulla!" mi dice il tatuato. Mi spoglio e appoggio il giubbotto su di un divanetto dove ci sono altre giacche. Noto che Federico mi sta guardando in modo strano, sventolo una mia mano davanti alla sua faccia un po' imbarazzata. Lui ora ride e torna a guardarmi negli occhi.
"Oh, scusa, m' hai sgamato in pieno! È che... sei davvero bella..." mi dice grattandosi i capelli tirati su col gel per l'occasione. Abbasso lo sguardo vergognandomi tantissimo, come ogni volta che qualcuno mi fa un complimento. Farfuglio un grazie e poi raggiungiamo gli altri. Saluto con un "ciao" generale compreso Michael che, dannato, è così bello, ha un pantalone ed un gilet blu scuro, con tanto di cravattino. Su di lui questo genere di vestiti sembrano bellissimi, si insomma, non danno la sensazione di una persona seriosa, ma piuttosto di una persona misteriosa ed affascinante. Vorrei stargli accanto come sempre, vivermelo, baciarlo... oggi mi è mancato così tanto. Cerco di non guardarlo, chiacchierando con una ragazza a caso che sta qui di fianco. Le persone piano piano arrivano e la sala si riempie. Bevo qualcosa con questa ragazza appena conosciuta e il suo fidanzato, poi mi siedo in un angolo ad osservare le persone che ballano. Non so perché ma non me la sento di buttarmi lì in mezzo. Non conosco nessuno e poi questa situazione con Michael mi rende triste, così sto qui ad annoiarmi a morte.
"Ciao" una voce mi distrae. Alzo lo sguardo dalle scarpe e vedo un ragazzo davanti a me.
"Cia-ciao" rispondo un po' impacciata, chi cavolo è questo? Sfoggia un sorriso da copertina poi mi prende una mano sollevandomi di peso.
"Ehi! Che fai?" gli chiedo facendo resistenza mentre mi trascina verso la pista.
"Voglio ballare con la ragazza più bella del locale!" dice continuando a camminare. Se crede di incantarmi con queste scemenze ha sbagliato persona!
"Ma io non so nemmeno chi sei!" urlo per sovrastare la musica mentre pianto i piedi a terra, ma con i tacchi è già tanto se riesco a stare in equilibrio su me stessa!
"Piacere Claudio" dice scuotendo la mano che mi stringe.
"E tu?" continua. Intanto siamo arrivati fra la folla, sbatto contro chiunque e forse schiaccio anche qualche piede.
"Io sono Daphne" rispondo, ma al tizio non sembra fregargliene molto. Improvvisamente si gira verso di me, cinge i miei fianchi e comincia a muoversi a tempo di musica. Non so che fare, sinceramente io non ci voglio ballare con questo qui. Mi guardo intorno un po' agitata ma io non conosco nessuno, per cui è abbastanza inutile. Questo Claudio è sempre più audace e mi stringe sempre più forte facendo appiccicare i nostri corpi.
"Scusa, puoi lasciarmi andare?" gli chiedo mentre lo spingo cercando di allontanarlo da me.
"Mai" mi sussurra, poi una sua mano si muove verso il basso e va a sfiorarmi il sedere. Questo è troppo!
"Senti, lasciami!" comincio ad agitarmi, ma lui non mi lascia, anzi sembra divertito!
"Cla! Lascia stare la mia amica!" la voce di Fede mi fa tirare un sospiro di sollievo. Il ragazzo allenta la presa.
"Ma stiamo solo ballando" dice questo agitando una mano.
"Vabbé tu balla con le mani in tasca cretino" dice dandogli una pacca sulla spalla. Il tizio mi lascia andare ed io mi butto addosso a Federico abbracciandolo. Ho avuto un po’ paura.
"Grazie! Quello non mi lasciava più stare!" gli dico ora più tranquilla.
"Sei pazza! non puoi startene da sola, vieni con me, o stai con Michael, meglio ci sia sempre un ragazzo con te, qua c'è gente peggio degli avvoltoi!" dice mentre mi tira fuori dalla folla.
"Vieni, ti offro qualcosa" continua. Prendiamo un Negroni sbagliato e dopo qualche minuto arriva Michael con altri ragazzi. Subito ci guardiamo, poi io distolgo lo sguardo, non so nemmeno perché, ma non riesco a guardarlo, vorrei solo facessimo pace. Il gruppo comincia a parlare animatamente mentre io me ne sto in disparte a sorseggiare il mio drink.
"Ehi bella..." ancora quel rompipalle di prima. Mi scosto attaccandomi al bancone ma lui mi si avvicina di nuovo.
"Scusami per prima, magari mi potresti dare un'altra chance" mi dice mettendomi una mano sul fianco. Prendo la sua mano e la sposto.
"Lasciami in pace!" dico veramente scocciata, perché non si attacca a qualcun'altra? Ad un tratto vedo Penniman spuntare dal nulla, come è solito fare.
"Lasciala stare" gli dice guardandolo malissimo. Gli altri se ne sono già andati, tranne Federico che ci raggiunge.
"Cla... ancora? Mollala adesso su!" gli fa lui. Il ragazzo se ne va ridacchiando, per fortuna.
"Ancora?" chiede Penniman curioso, guardando prima me poi Fede.
"Si, prima quello scemo le ha toccato il culo, per fortuna che c'ero io" risponde. Michael spalanca un po' gli occhi.
"Che cosa?" fa alzando la voce, poi si guarda indietro come per cercare quel deficiente.
“Si è spaventata, per fortuna gli ho fatto cambiare aria! Odio quelli che costringono le tipe a ballare e che usano la forza! Ma non preoccuparti, ora lo faccio cacciare a quel pirla” racconta il più piccolo. Michael ora mi guarda in modo strano, mentre io sto zitta, come un’imbecille.
"Ma… io lo ucido quelo!" fa poi stringendo un pugno.
"Perché non me l'hai deto?" mi chiede mettendosi una mano fra i capelli. Io non so davvero che rispondere, cosa avrei dovuto dirgli?
"Io, io ero da sola non c'era nessuno!" rispondo incrociando le braccia. Federico ora ci guarda in modo strano. Penniman fa un sospiro.
"OK basta! Fede, io e Daphne stiamo insieme, non dirlo a nesuno!" dice, poi afferra una mia mano e mi tira verso di lui. Mi abbraccia, ed io mi sento già meglio, come se non lo abbracciassi da anni.
"Scusa" mi dice poi accarezzandomi i capelli, io sorrido, ora va tutto bene, ora che sono di nuovo fra le sue braccia. Il tatuato è quasi scioccato, mi sa che sembriamo proprio due pazzi!
"O-ok... potete fidarvi di me, ora vi lascio soli" dice Fede salutandoci poi con un gesto della mano e una faccia sconvolta.
"O mi baci entro due secondi o muoio" mi dice avvicinandosi al mio viso. Il cuore batte forte, lo bacio, stringo i suoi capelli e lo spingo verso di me. Le persone ci vengono contro, qualcuno ci grida qualcosa del tipo "cercatevi una stanza", ma io faccio finta di non sentirlo e continuo a baciarlo ed accarezzarlo, non vorrei staccarmi mai più, ma dopo un po' il fiato manca ad entrambi. Il suo sorriso è bellissimo ed è solo ad un centimetro dal mio viso. Ci guardiamo intorno, e ci rendiamo conto che stiamo dando spettacolo.
"OK, forse è meglio spostarsi" mi dice ridendo. Camminiamo un po' tenendoci per mano, finchè non arriviamo ad una grande colonna, Michael ci si appoggia trascinandomi con sé.
"Questo vestito ti sta benisimo, sei... sei stupenda" mi dice prendendo le mie mani e baciandone una. Brucio, ci vorrebbero i vigili del fuoco!
"Davvero?" chiedo. Lui scuote la testa ed alza gli occhi al cielo.
"Sei sempre la solita tu!" mi dice, poi fa scorrere le mani sulla mia schiena. Ad un tratto fa una faccia strana.
"Che c'è?" gli chiedo. Lui mi stringe ancora più forte.
"C'è quelo stronzo di prima" mi dice. Ma quanto è geloso? Mi viene da ridere.
"Cosa ridi tu!?" mi dice guardandomi storto. Cerco di trattenermi ma davvero mi fa troppo ridere.
"Dai... è solo uno stupido" poggio una mano sulla sua guancia costringendolo a guardarmi.
"Se penso che ti ha tocata..." dice mordendosi il labbro.
"Dai non esagerare" gli dico lasciandogli un bacio sulle labbra. Lui sta per ribattere ma lo zittisco con la mia bocca sulla sua, e devo dire che funziona alla grande.
"Oh piccioncini, quando vi staccate venite che taglio la torta" la voce di Federico ci interrompe. Mi rifugio nel petto di Michael mentre li sento ridere.
"Andiamo" mi dice tenendomi la mano.
"Non ti lascerò mai più da sola"





Ciaoooo! :)
Ecco un altro capitolo! Questi due litigheranno sempre! ahahah ma l'importante è che facciano pace dai!
Vi ringrazio tutte come al solito, siete delle ragazze fantastiche! Come farei senza di voi?? Vi adoro... davvero!!!
GRAZIE per le recensioni e tutto il resto! ^_^
Non so quando pubblicherò il prossimo, ma avendo già in mente che fare sono sicura che sarà in settimana, forse mercoledì, vediamo!
Vi mando un mucchio di baci! <3 <3 <3 <3 
Alla prossima!
ely

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Capitolo 27
*** Un regalo bellissimo ***


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Aspetto Michael alla mia scrivania facendo finta di lavorare, non voglio tornare a casa da sola, voglio stare con lui. Dopo la litigata dell’altro giorno siamo ancora più legati, almeno credo. Qualche collega se ne va a casa salutandomi e guardando storto lo schermo del mio computer: si! Sto giocando a solitario, fatevi gli affaracci vostri! Penso mentre chiudo la finestra imbarazzata. Sono le quattro meno un quarto, mi aveva detto che oggi avrebbe finito alle quattro, per cui non dovrò aspettare ancora molto. Spero non ci siano contrattempi dato che domani sera lavoro al locale e non ci vedremo molto probabilmente. Mentre penso al fatto che devo mettere a lavare i miei stupidi shorts sento una mano toccarmi una spalla e quasi salto sulla sedia. Alzo lo sguardo ed è Michael... Finalmente!
"Daphne, devo parlare un atimo con Massimo di una cosa, aspetami nel parcheggio, ci metto cinque minuti" mi dice frettoloso, non mi dà nemmeno il tempo di ribattere che se la fila verso l'ufficio del capo. Raccatto le mie cose ed eseguo gli ordini. Saluto Federico, quattro chiacchiere amichevoli come ogni giorno e vado nel parcheggio vicino alla sua auto. Mi chiedo come mai proprio qui, cosa cambiava se lo aspettavo in ufficio? Mi chiedo mentre decido di accendermi una sigaretta nell'attesa. Ad un tratto sento dei passi, sto per girarmi ma delle mani mi coprono gli occhi.
"Chi è?" chiedo subito agitata. L’ultima cosa che voglio è essere stuprata in un parcheggio!
"Sono io" la voce di Michael risuona nel mio orecchio, mi rilasso e dopo aver buttato a terra la Winston appena iniziata metto le mie mani sulle sue.
"Sei pazzo? Mi hai fatto venire un colpo!" dico ridendo. Ride anche lui.
"Scusa" dice poi e toglie le mani dal mio viso.
"Non girarti" mi dice mentre faccio per voltarmi. Mi fermo subito, però poi mi chiedo anche il perché.
"Michael che cacchio stai combinando?" chiedo fra il divertito e l'ansioso. Subito dopo sento un fruscio come di stoffa e poi qualcosa copre ancora i miei occhi. Ho un sussulto.
"Oddio ma...che fai?" urlo mentre lo sento fare un nodo che mi stringe la nuca. Mi ha appena bendata! Non mi risponde nemmeno, anzi mi spinge.
"Ma sei scemo?" strillo mentre mi spinge dentro la macchina e chiude la portiera.
"È una sorpresa!" mi dice euforico. Una sorpresa? Wow, di solito non amo molto le sorprese ma, è Penniman che me la sta facendo per cui è diversa la questione.
"Che cosa?" chiedo come una bambina. Mette in moto e ride.
"Se ti dico cos'è mi spieghi che raza di sorpresa è?" mi risponde, in effetti ha ragione, ma non m’importa.
"Almeno dammi un indizioooo" continuo. Sbuffa ma dopo qualche secondo decide di accontentarmi
"Voglio portarti in un posto" dice soltanto. Vorrei insistere ancora un pochino ma mi trattengo.
"Devo tenere la benda tutto il tempo?" chiedo preoccupata, ce l'ho su da cinque minuti e già mi dà fastidio! Secondo sbuffo.
"Si!" dice secco. Odio non poterlo guardare. Allungo una mano in cerca di lui, trovo la sua gamba e mi ci stabilizzo. Dopo qualche secondo la sua mano raggiunge la mia per stringerla.
“Vuoi tenere quel culo fermo?” fa scherzoso. In effetti sarà almeno mezz’ora che continuo a muovermi, cambio musica, CD facendo un casino enorme dato che non ci vedo. Ha addirittura consentito che poggiassi i piedi sul cruscotto pur di farmi stare calma. Il viaggio sembra non finire mai e la mia curiosità anche, mentre la pazienza dura ben poco.
"Michael, quanto manca? Questa benda mi dà un fastidio!" mi lamento.
"Ehm...manca ancora un po'" risponde. Ormai sarà almeno un’ora che siamo in macchina, vorrei urlare! Però chissà che cavolo ha architettato, trovo così bello quello che sta facendo che subito mi calmo. Mi metto più comoda sul sedile, immaginando mille e mille possibilità, facendomi degli strani e super romantici film nella mente.
La musica un po' più alta mi fa spaventare, mi sveglio di soprassalto, il primo istinto è quello di togliermi la benda, ma poi improvvisamente mi ricordo tutto, mi sono addormentata.
"Ma che ore sono?" faccio ad alta voce mentre mi stiracchio.
"Ah ti sei svegliata?" la sua voce mi fa sorridere.
"Sono le sei e trenta" risponde sbadigliando. Poverino, sarà stanco di guidare, sono passate più di due ore!
"Ma dove stiamo andando?" dico stupefatta dal tempo passato, per fortuna che mi sono addormentata, almeno il tempo è passato più velocemente.
"Qui" risponde. Qui? Ma che dice? La macchina si ferma, poi lui scende, sento la portiera sbattere. Chiamo il suo nome ma ovviamente non mi risponde. Apre la portiera dal mio lato e l'aria fresca mi colpisce scompigliandomi i capelli. Mi slaccia la cintura e afferra la mia mano.
"Siamo arrivati?" chiedo felice finalmente di scendere dalla macchina, mentre non riesco a smettere di sorridere.
"Vieni" mi dice prendendomi le mani e guidandomi. L'aria che respiro mi sembra diversa, ma nello stesso tempo familiare. Si ferma e si sposta alle mie spalle, lo sento slacciare la stoffa che ricopre i miei occhi ed il cuore comincia a battere più veloce. La benda scivola via dal mio viso, apro gli occhi ma la luce mi fa male, li richiudo immediatamente poi li stropiccio con le dita per mettere meglio a fuoco. Li riapro, l'immagine è sfocata, ma piano piano il mio occhio si abitua ed il panorama prende forma. Azzurro, il colore che prevale, il colore del cielo che si riflette sull'acqua. Sono al mare. Porto le mani al viso mentre faccio un grosso respiro per la sorpresa. Mi soffermo a guardare la spiaggia leggermente in lontananza e le persone che passeggiano. Non riesco nemmeno a parlare, l'emozione mi serra la gola.
"Daphne..." la voce di Michael mi risveglia. Mi giro verso di lui ed annaspo, non posso credere che si sia fatto due ore e passa di viaggio solo per farmi vedere il mare. Lui sorride e cerca di capire che sto provando. Le lacrime formano un velo davanti ai miei occhi, nessuno aveva mai fatto una cosa così bella per me.
"Ehi..." fa lui abbassando il suo viso verso di me. Gli salto praticamente addosso facendolo arretrare di qualche passo.
"Tu sei scemo!" gli grido mentre lo stringo più forte che posso.
"Oh, thanks" risponde ridacchiando. Mi stacco quanto basta per arrivare al suo viso e lo bacio, le sue labbra prima stese in un sorriso si richiudono sulle mie, sono fresche e morbide.
"Grazie!" gli dico quando mi separo dalla sua bocca. Mi rivolgo di nuovo verso il mare poi stringo la sua mano.
"Ma, non piangere" dice scherzoso. Gli sferro un bel pugno. Lui mi imprigiona fra le sue braccia e mi stringe, appoggio la testa sul suo petto.
"Nessuno mi aveva mai fatto una sorpresa così bella!" gli dico alzando la testa. Lui mi fa un altro dei suoi sorrisi luminosi, per me un suo sorriso potrebbe benissimo sostituire il sole, che oggi è leggermente coperto dalle nuvole. Mi bacia, e ancora rimaniamo avvinghiati per non so quanto fregandocene della gente intorno.
"E... e ora?" gli chiedo saltellando come un grillo. Lui fa spallucce.
"Quelo che vuoi tu" risponde, sembra il mio compleanno! Lo prendo per mano e comincio a camminare, voglio arrivare alla spiaggia. Dopo qualche metro ci ritroviamo proprio sulla strada giusta, sull'asfalto c'è già della sabbia e riesco a scorgere il mare e a sentirne il rumore delle onde. Comincio a correre trascinandomi dietro Penniman. Corre anche lui e in poco tempo i miei stivali sprofondano nella sabbia. La prima cosa che faccio è abbassarmi e raccoglierne un pugno. Apro poi la mano lasciando che il vento la trasporti via nell'aria circostante.
"Dove siamo?" chiedo poi a Michael.
"La Spezia, Liguria" risponde mentre guarda il mare, i suoi capelli mossi dal vento lo rendono ancora più affascinante. Mi mordo il labbro forte, è talmente bello che i miei pensieri vagano, e vanno in luoghi che mi fanno accaldare anche troppo. Cammino verso la riva e quando arrivo al limite dal bagnarmi i piedi apro la mano e sfioro l'acqua fredda. Vorrei quasi tuffarmi, se non fosse che morirei congelata. Dopo poco mi raggiunge anche lui imitando il mio gesto.
"Che bello qui, senti l'odore del mare" dico chiudendo gli occhi. Quando li riapro vedo che i suoi sono fissi di me.
"Tu sei più bella" mi dice facendo un piccolo sorriso dolce. È incredibile! Mi fa sentire così bene, come se fossi importante.
"Bastaaaaa..." urlo mentre mi slancio verso di lui, mi tuffo fra le sue braccia di nuovo.
"OK, alora sei bruta, fai cagare!" mi dice, prima di scoppiare a ridere quando lo guardo scandalizzata. Faccio per tirargli un calcio ma lui scappa iniziando a correre. Lo inseguo, ma corre troppo veloce per me, e manco si sta impegnando, anzi mi provoca fermandosi, aspettandomi e ripartendo prima che lo acchiappi. Sono stanca, raccolgo un po' di sabbia con la mano e non appena gli sono vicino gliela lancio addosso. Complice forse il venticello lo prendo in faccia. Sputacchia qualche granello che gli è finito in bocca e poi mi riserva uno sguardo da serial killer. Non mi dà nemmeno il tempo di scappare, velocemente mi prende, mi fa uno sgambetto ma non mi lascia cadere di peso, mi adagia sulla sabbia per poi saltarmi addosso! Prende la sabbia minacciando di farmela cadere addosso, sul viso.
"No Michael!" lo imploro, già m'immagino i miei capelli come saranno ridotti visto che ho la testa nella sabbia.
"Oh yes!" fa lui con la sua espressione da stronzo, che nonostante tutto mi piace. Scuoto la testa e chiudo gli occhi convinta che lo farà, ma poco dopo sento le sue labbra sulle mie. Rispondo al bacio pensando che siamo sdraiati sulla sabbia in questa posizione ambigua, con le persone che passano, e forse l'ha pensato anche lui dato che subito si alza per poi afferrarmi per le mani e rimettermi in piedi.
"Aiuto sono piena di sabbia" faccio lamentandomi mentre lui ride. Mi innervosisce questo suo prendermi in giro!
"Aiutami al posto di ridere!" gli urlo. Con delle leggere botte sulla schiena mi aiuta a pulirmi, ma poi si sofferma sul mio sedere un po' più del dovuto finché non stringe una mia natica nella sua mano.
"Dai scemo!" gli dico girandomi, lui ride di nuovo.
"Va che ne hai ancora" dice sfiorando di nuovo quel punto. Non riesco a trattenere una risata vedendo la sua espressione da maniaco.
"Smettila!!" gli urlo spintonandolo. Ci picchiamo come due ragazzini di 12 anni, finché sono esausta per il troppo ridere.
''Mi hai strapato i capelli, pazza furiosa!" mi dice lui mentre si massaggia la testa, io continuo a ridere guardando la sua espressione. Mi avvicino ma lui si scansa pensando che voglia continuare a giocare.
"Dai...voglio solo baciarti!" gli dico tirandolo verso di me per un braccio. Subito cambia espressione e si avventa su di me cingendo i miei fianchi e prendendosi le mie labbra.
Riprendiamo a camminare e decidiamo di andare a mangiare qualcosa. Ci fermiamo nel primo ristorante che ci ispira, sul mare, con le pareti in vetro così da poter guardare il panorama. Non credo di essere mai stata così felice, penso mentre lo guardo mangiare il gelato sporcandosi il muso come un bambino, ha pure dei granelli di sabbia in testa, rido di nascosto e guardo il panorama. Mentre guardo fuori ad un tratto si accendono mille luci, sono luminarie natalizie, non le avevo notate da spente.
"Wow" faccio meravigliata! In effetti siamo a dicembre, è normale, però vederle qui fa tutto un altro effetto. Anche Michael spalanca un poco gli occhi.
"Che spettacolo!" dice. Ci affrettiamo a finire ed usciamo percorrendo le strade del paese. Passeggiamo chiacchierando, semplicemente chiacchierando di tutto, tanto che ci ritroviamo sul lungo mare senza nemmeno rendercene conto.
"Hai la mano congelata" dice strofinandola. Fa freddo, ma non voglio tornare a casa ancora.
"Dai andiamo" dice infatti lui.
"No! Non voglio tornare!" faccio come una bambina piagnona.
"Dobiamo dormire, domani abiamo la sveglia alle sei" continua prendendo una via traversa. Lo guardo confusa.
"Dove vai?" gli chiedo dato che la macchina non è parcheggiata dove siamo diretti.
"In albergo" risponde tranquillo. Il mio cuore perde un battito.
"Dormiremo qui?" chiedo tutta contenta. Lui sorride facendo di sì con la testa. Wow non ci credo! Vorrei saltellare per la strada come Heidi fra le caprette.
Non facciamo molta strada e ci ritroviamo davanti ad un albergo molto grande. Sembra che ci stiamo dirigendo proprio qui, penso. Leggo l’insegna: La Spezia Hotel 4 stelle. Rimango a bocca aperta per qualche secondo. Entriamo e dalla hall sembra un albergo molto bello. Oddio ma quanto avrà speso? Mi sento un po’ a disagio.
“Che c’è?” mi chiede lui accorgendosi della mia faccia.
“Ti sarà costato tantissimo” faccio dispiaciuta. Il suo sguardo fa quasi paura.
“Non fare la stupida! non me ne frega nula dei soldi!” mi guarda fisso negli occhi, è davvero dispiaciuto che io abbia pensato questo, si vede dalla sua faccia.
“Non pensare che è tropo per te! Anzi, è anche poco!” mi dice severo. Decido di dargli retta e smetterla di pensare a queste stupidaggini.
“Ok” dico convinta prima di baciarlo l’ennesima volta oggi.
“Ascolta, tu vai in stanza, io prendo le valige” mi dice dandomi le chiavi che gli hanno appena consegnato. Ma io non ho nulla con me.
“Che bagagli?” gli chiedo mentre stringo fra le mani le chiavi, che poi non sono chiavi ma una tessera.
“I nostri scema!” mi risponde dandomi un buffetto in fronte. Ok, come fa ad avere i nostri bagagli? Lui ride, si diverte a vedere la mia faccia da ebete.
“Ma come? ...” dico io non capendoci nulla.
“Non preocuparti, ho pensato io a questo, ora vai ti ragiungo fra pochissimo!” dice per poi lasciarmi un veloce bacio sulle labbra. Lo guardo allontanarsi immobile chiedendomi ancora come abbia fatto. In ascensore continuo a pensare finché arrivo ad una conclusione, di sicuro c’entra Sabrina, per forza! Quando risolvo con la mia grande arguzia il caso bagagli misteriosi arrivo al piano. Cerco la stanza ripetendomi nella mente il numero finché non lo ritrovo sulla porta. Inserisco la tessera e la porta si apre. Non appena entro e vedo la stanza esce un sospiro dalla mia bocca. C’è un grande letto matrimoniale in centro, tutto è bianco o comunque di qualche colore tenue. Mi tolgo la giacca e la butto sul letto così come la sciarpa e la borsa. Davanti al letto c’è una grossa porta scorrevole ed al di là della porta un salottino, con tanto di finestre giganti ed un piccolo balcone. La vista è stupenda! Non posso credere che Michael abbia preso questa stanza, è pazzo! Rido da sola, talmente sono contenta. Senza pensarci esco fuori sul balcone beandomi del meraviglioso panorama.
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Evvaiiii, ce l’ho fatta ad aggiornare oggi!
Si lo so che sono le 11 passate ma ehi, meglio tardi che mai no? Eheeheh
Spero che questo capitolo vi piaccia, si insomma spero di essere riuscita a trasmettere l’atmosfera e tutto ciò che volevo dare con questo capitolo.
Il prossimo vi piacerà tanto…coff coff, niente spoiler! ><
Ringrazio tutte quante, non mi stancherò mai di farlo!!!
Ci sentiamo presto, davvero non dovrete aspettare molto! :)
Un bacio amoroso a tutte!
ely

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Capitolo 28
*** Un momento speciale ***


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Guardo il panorama, ho freddo, rabbrividisco beandomi però dell’aria del mare che mi scompiglia i capelli, ne inspiro l’odore di salsedine, il sapore frizzantino condito dal fruscio delle onde che s’infrangono sulla riva. Quanto mi mancava tutto questo. Mi appoggio alla ringhiera e chiudo gli occhi respirando a pieni polmoni, poi sento le sue braccia avvolgermi da dietro, istintivamente mi spingo verso di lui come per assorbire un po’ del suo calore corporeo.
“Vieni dentro, fa fredo” mi dice premurosamente mentre le sue braccia mi stringono ancora e le sue labbra si appoggiano sul mio collo. Piego la testa lasciandogli spazio e chiudendo gli occhi, credo di essere in paradiso in questo momento.
“Ancora un attimo” dico come una bambina che non vuole svegliarsi per andare a scuola, lui sorride contro la mia pelle, poi appoggia la sua testa sulla mia. Restiamo in silenzio per un po’, mi concentro sul suo respiro, sul suo torace che si alza e si abbassa lentamente, non posso credere che ha fatto tutto questo per me. Mi rigiro dentro al suo abbraccio e lo guardo sorridente, mi sembra un sogno, è talmente bello, i riccioli mossi dal vento, quegli occhi stupendi che mi guardano dietro quelle ciglia da cerbiatto, alzo le mani verso il suo viso, lo accarezzo piano sentendo una leggera sensazione di ruvido data dalla barba che comincia a crescere, lo porto verso di me per poi catturare le sue labbra, è come bere un sorso di acqua fresca dopo un ‘anno di siccità, una sensazione rigenerante e del tutto restauratrice, il suo sapore è un qualcosa di delizioso, che ti lascia un retrogusto dolce infondo alla bocca. Le mie labbra si schiudono e si richiudono sulle sue ad un ritmo perfetto, il suo respiro si mischia col mio. Passo le mie mani fra i suoi morbidi riccioli, è incredibile il modo perfetto con cui si attorcigliano alle mie dita, amo giocherellarci, li stringo fra le mie mani, li tiro e li ingarbuglio a mio piacimento. Le sue mani sfiorano i miei fianchi passando poi per la schiena, mi spinge ancora più verso di lui facendo incollare i nostri corpi.
Lascia le mie labbra con un piccolo sospiro che mi fa stringere lo stomaco, percorre la mia mandibola fino ad arrivare all’orecchio, mordicchia e lecca il lobo facendomi respirare un po’ più rumorosamente. Le mie mani scendono, oltrepassano la sua nuca e si vanno a posare sulle sue spalle, stringo un po’ la sua camicia, trattenendo qualche gemito, ogni suo gesto, anche il più insignificante mi fa rabbrividire. Michael indietreggia verso la porta finestra, trascinandomi con lui all’interno della stanza, io mi lascio guidare completamente presa da lui, come se fosse un’onda di quelle che guardavo poco fa dal balcone, come se mi portasse completamente alla deriva. Con una mano chiude la maniglia poi si lascia andare sul vetro sbattendo le scapole, mi tira verso di lui e di nuovo prende a baciarmi, accarezzo il suo petto attraverso la stoffa leggera della camicia che indossa, tocco i bottoni con la punta delle dita, vorrei slacciarglieli ma le mie mani tremano un po’ al pensiero, invece le sue di mani, calde e sicure che mi stringono i fianchi mi infondono immediatamente coraggio. Comincio col primo, poi il secondo ed il terzo, scoprendo piano piano un lembo della sua pelle. Si separa dalle mie labbra e mi guarda stupito, guarda le mie mani che un po’ insicure arrivano a slacciare fino all’ultimo bottoncino bianco.
“Daphne…” pronuncia il mio nome in un lieve sussurro. Apro un poco la camicia, poi lascio vagare le mie mani al di sotto di essa, sentendolo rabbrividire appena sotto i miei tocchi, ed è la sensazione più bella che abbia mai provato. Le sue mani lasciano il mio corpo e raggiungono le mie fermandomi.
“Sto seriamente perdendo il controlo…” mi dice appoggiando la fronte sulla mia, fa un piccolo sospiro che s’infrange sul mio volto. Potrei sciogliermi, mentre mi accarezza le mani con i pollici e sorride quasi imbarazzato, aspetta solo me, un mio segnale. Non si muove anche se è evidente il suo desiderio. Lo guardo negli occhi, mi ci perdo in quelle pozze marroni verdognole, che adesso mi guardano, so che sta cercando di leggermi dentro, di capire ciò che voglio fare, ed io voglio stare con lui.
“Non devi controllarti” gli dico cercando di sembrare il più decisa e sicura possibile, chiudo gli occhi ed alzandomi sulle punte lo bacio di nuovo, mordo il suo labbro inferiore, per poi riprendere il ritmo di poco fa. Dopo qualche secondo le sue mani lasciano le mie e vanno sotto il mio maglioncino, riesco a capire che non aspettava altro dai suoi tocchi impazienti, con un braccio avvolge la mia vita, stringendomi al lui mentre con l’altra mano accarezza il mio seno attraverso la stoffa che lo ricopre. Sussulto contro la sua bocca e chiudo gli occhi un attimo, concentrandomi sulle sue mani che sfiorano la mia pelle. Vorrei fare io qualcosa ma, non riesco più a muovermi da quando le sue mani esperte mi stanno toccando al di sotto del maglione, e sinceramente non so nemmeno che fare. Lascio che l’istinto mi faccia ritornare ad accarezzare il suo petto andando su e giù, passando poi per la schiena. Ci separiamo ansanti, privi ormai di fiato, non ho nemmeno il tempo di pensare, che lui mi ha già sfilato il maglione buttandolo per terra, rimango un secondo interdetta, ma subito mi ritrovo fra le sue braccia e la sua bocca sulla mia clavicola mi rispedisce dov’ero prima, ad un metro da terra. Stringo di nuovo i suoi capelli, mentre lui abbassato verso di me lascia dei baci umidi sulla mia pelle. Improvvisamente mi torna in mente che lui è ancora vestito, più o meno, così faccio per togliergli la camicia, lui si separa da me giusto il tempo di lasciarsela sfilare, poi torna ad avvolgermi a se. Fa combaciare i nostri corpi in un abbraccio che mi trasmette tutto, tutta la voglia che abbiamo entrambi, lo stomaco mi fa sempre più male forse per l’eccitazione che sta crescendo, ma anche per il timore.
Mi spinge verso il letto adagiandomi sopra di esso e portandosi sopra di me. In momenti come questi la paura supera le altre cose, chiudo gli occhi e cerco di non pensare al mare di paranoie che si creano nella mia mente. Si abbassa verso di me e comincia a lasciare una scia di baci sul mio corpo, si ferma poi sul mio seno, facendomi respirare a fatica, stringo i suoi capelli e dopo poco sento le sue braccia sollevarmi, mi aggrappo a lui, sono totalmente affidata alle sue mani, che ora slacciano i gancetti del reggiseno, per poi sfilarmelo velocemente. Rimango nuda, istintivamente richiudo un po’ le braccia, attaccandomi al suo petto. Mi rendo conto di essere ridicola, ma mai nessun ragazzo mi ha vista nuda prima d’ora, il pensiero di lui che mi guarda mi rende insicura, con tutte le ragazze che ha visto, sicuramente più belle di me, potrei non piacergli, potrebbe rimanere deluso.
Mentre io mi faccio mille paranoie stando attaccata a lui, lui accarezza la mia schiena facendomi sussultare ad ogni singolo tocco, poi si pesa su di me, ritornando alla posizione iniziale, prende le mie mani e le porta ai lati della mia testa. Faccio una leggera resistenza all’inizio, anche se la mia testa mi dice di lasciarmi andare, i miei muscoli sono un tantino rigidi. Ora sono completamente esposta e potrei morire vedendo il suo sguardo su di me, fa un sorriso per poi abbassarsi e baciarmi ancora, ecco, quando mi bacia non riesco a pensare ad altro che alle sue labbra.
Non appena lascia andare le mie mani, prendo ad accarezzargli la schiena, percorrendo la spina dorsale su e giù, sentendolo rabbrividire appena. Si separa dalle mie labbra, passando per il collo. La sua mano destra scivola piano verso il mio seno, lo stringe appena, mi mordo un labbro e chiudo gli occhi, perché vederlo mentre mi guarda a quel modo potrebbe farmi cedere. Lascio vagare le sue mani sopra di me, ma quando comincia a stuzzicare un mio capezzolo con la lingua, spalanco gli occhi e prendo aria dalla bocca, non riesco quasi a respirare e lui non si ferma, continua con la lingua e con le mani su di me, mentre io ormai non capisco più niente, non so nemmeno dove sono. Torna di nuovo sulla mia bocca, ed io torno a scompigliare i suoi capelli, se penso che è proprio lui che mi sta facendo tutto questo divento pazza davvero. Mi guarda, fa un piccolo sorriso, poi si avvicina al mio orecchio.
“Sei bellissima” mi dice con la voce arrochita, che mi fa dedurre sia messo più o meno come me in questo momento. Se di solito i complimenti mi mettono a disagio e mi fanno arrossire appena le guance, ora mi sento la faccia bruciare, sento addirittura le fiamme poi quando mi guarda con i suoi occhi stupendi. Fa una piccola risatina vedendo la mia faccia da “non mi piacciono i complimenti” che sicuramente ha riconosciuto, possibile che anche in momenti come questi deve prendermi in giro? Metto su un broncio contrariato che lo fa ridere ancora di più, vorrei prenderlo a schiaffi davvero. Non mi sembra proprio il momento di ridere questo!
“Quanto mi piaci!” mi dice sorridendo e scuotendo un po’ la testa, poi si abbassa su di me e scioglie il mio broncio con le sue labbra, muovendole piano sulle mie. In un attimo l’atmosfera cambia, i suoi tocchi mi fanno fremere, ed i suoi modi diventano un po’ meno delicati e più impazienti.
Mentre sta sopra ad un tratto sento la sua erezione premere contro di me. Mi sento morire, non avevo mai sentito una cosa del genere prima, e pensare che in qualche modo sono io che l'ho provocata mi fa sentire strana, positivamente strana. Il cervello va completamente in pappa, senza quasi rendermene conto muovo il mio bacino verso di lui, mi piace sentirlo. Geme nel mio orecchio e credo sia la cosa più bella che io abbia mai udito nella mia vita. Già sento il bisogno di sentirlo ancora, potrei volerlo ascoltare per ore. Con i miei movimenti verso di lui è come se l'avessi accesso.
Ora va più giù e slaccia il bottone dei miei jeans per poi tirare giù la zip. Lo guardo mentre mi sfila i pantaloni e li butta a terra distrattamente. Torna su di me e riprende a giocare con la mia bocca, ma la sua mano destra accarezza il mio interno coscia facendomi salire i brividi. Ora s'intrufola nelle mie mutandine ed il mio cuore comincia a battere talmente forte che per un attimo mi manca il fiato e faccio fatica a respirare. Le sue dita mi fanno quasi girare la testa, non avevo mai provato una sensazione del genere. Interrompo il nostro bacio più e più volte non riuscendo a trattenere gli ansiti di piacere che escono dalle mie labbra. Michael lascia dei piccoli morsi alternati a baci sul mio collo per poi scendere di nuovo sui miei seni. Stringo i suoi capelli fra le dita con forza, scaricando su di essi tutto il mio piacere. Tutto d'un tratto non lo sento più, apro gli occhi e lo vedo slacciarsi i pantaloni. Io rimango imbambolata a guardare la sua erezione gonfiare i boxer bianchi aderenti. Mi metto seduta ed una mia mano raggiunge quel rigonfiamento. Non so nemmeno io dove trovo il coraggio, forse la curiosità e la voglia di lui. Lo sfioro e subito il suo corpo reagisce. Alzo lo sguardo e noto che ha gli occhi lucidi e languidi. Così i suoi occhi sono ancora più belli. Mi faccio ancora più avanti infilando la mano nei boxer. Ora posso toccarlo ed è una sensazione totalmente nuova ed eccitante, la mano mi trema mentre la muovo su e giù lentamente, un po' insicura di quello che sto facendo. Alzo lo sguardo sul suo viso e lo stomaco fa un giro su se stesso. La sua espressione...la sua espressione è qualcosa di destabilizzante per il mio cuore: le labbra semiaperte, gli occhi chiusi e la testa leggermente reclinata all'indietro. Ha il respiro affannato ed ogni tanto esce qualche piccolo gemito strozzato dalla sua bocca. È bellissimo! La mia mano si fa sempre più sicura, con l'altra accarezzo il suo petto asciutto, lo osservo ora bene per la prima volta e noto che ha un corpo davvero stupendo, percorro le linee degli addominali appena accennati disegnando vie immaginarie, il suo petto si alza e abbassa velocemente. Improvvisamente ferma le mie mani e le stringe fra le sue, ritorna alla posizione di prima e posiziona le mani ai lati della mia testa. Mi bacia con foga, muovendosi piano su di me. Subito dopo finisce di spogliare entrambi ed ecco che l'ansia prende di nuovo posto, ma non ho paura, voglio unirmi a lui più di qualunque altra cosa al mondo.
Non so come, ma ci capiamo con un solo e semplice sguardo.
Entra in me, piano, mentre lascia baci sparsi per il mio corpo. È la sensazione più strana che abbia mai provato e fa male, molto male, prendo aria e cerco di non far trasparire le mie emozioni, ma credo che la mia espressione dica tutto. Si ferma, prende le mie mani e le stringe forte, poi mi bacia. Ogni tanto si spinge più un po' più in là, stringo gli occhi e scuoto la testa, mi sembra di non potercela fare, stringo le sue spalle aggrappandomi a lui, ho il respiro corto e mordo il labbro per cercare di non lamentarmi. Prende il mio viso fra le sue mani e mi osserva, ha un'espressione preoccupata, accarezza le mie guance in un modo così dolce che mi fa dimenticare tutto, guardo i suoi occhi e mi rilasso, le mie mani non stritolano più le sue spalle ed il respiro torna regolare. Piano piano comincio ad abituarmi alla sua presenza, spingo verso di lui che comincia a muoversi lentamente. Noto che fa fatica a stare ai miei ritmi, sta pensando solo a me ora. Prendo il suo viso fra le mani e mordicchio il suo labbro inferiore per poi introdurre la lingua che va a scontrarsi subito con la sua. Il dolore sparisce lasciando spazio solo a delle emozioni incredibili, stringo le mie gambe intorno al suo bacino e lascio che le mie mani vaghino su e giù per la sua schiena. Lo sento ansimare mentre aumenta la velocità, ed io credo di stare per morire, è così bello, ed è proprio il fatto che sia Michael che mi fa sentire così felice. Perdo del tutto la cognizione del tempo e dello spazio, sento che siamo solo io e lui. Stringo le mie unghie sulle sue spalle presa da una sensazione più forte delle altre che mi lascia quasi senza forze. Il cuore pulsa fortissimo, dopo qualche altra spinta anche lui si ferma, per poi accoccolarsi su di me, subito accarezzo i suoi capelli, ma nemmeno dopo due secondi si solleva sulle braccia e mi guarda. Ha il viso leggermente arrossato e i capelli scompigliati. Mi sorride e poi riprende a baciare le mie labbra, ed io lo lascio fare volentieri, penso che d'ora in poi non potrò più fare a meno di lui, e spero che per lui sia lo stesso. Si sdraia al mio fianco e mi rinchiude in un abbraccio stritolante.
"Wow" dice qualche secondo dopo. Ma a che cavolo pensa? Lo guardo con aria interrogativa. Emette una piccola risata, poi avvicina la fronte alla mia.
"Non sai da quanto desideravo questo" mi dice strofinando il suo naso contro il mio. Il mio cuore perde un battito. Non so che rispondere perché la salivazione è praticamente a zero. Mi limito a sorridergli e a stringerlo più forte per poi baciarlo l'ennesima volta.
"Hai fatto tutto questo solo per me" affermo poi ricordandomi la meravigliosa giornata insieme, finita poi in bellezza.
"Certo, volevo che la tua prima volta fose speciale" mi risponde. Credo di essermi sciolta in un brodo di giuggiole! Ma poi mi balena un pensiero...
"Come sapevi che ci sarebbe stata questa prima volta?" gli chiedo poi mettendo su un’espressione sospettosa. Rimane a bocca aperta per qualche secondo, poi ridacchiando affonda la testa nel cuscino. Gli tiro un pizzicotto sul braccio che lo fa scattare fra le lenzuola.
"Dai scema non lo sapevo...però lo speravo tanto" dice poi prendendo la mia mano e posandole sopra un bacio, poi di nuovo torna ad abbracciarmi.
"E se io non avessi voluto?" chiedo ancora in fase di indagine. Lui fa un sospiro.
"Ti avrei lasciata qua, pft...che domande" mi risponde alzando un sopracciglio. Mi agito nel suo abbraccio cercando di liberarmi. Lui scoppia a ridere come un pazzo e cerca di impedirmi di muovermi aumentando la presa su di me!
"Sto scherzandoooo" mi dice fra le risate. Possibile che non ci sia un momento in cui non debba scherzare?
"Sei un coglione!" gli dico, poi però mi sfugge una risata. Lui sorride, contento che non sia arrabbiata davvero.
"Tanto so che sicuramente sarà piaciuto più ma me che a te" fa poi chiudendo gli occhi. Ma che intende? E poi perché deve dire queste cose?
"Perché?" chiedo un po' stranita dall'argomento.
"Imagino di averti solo fato male" dice stringendomi ancora di più e schioccandomi dei piccoli baci sulle guance.
"Non è vero" dico ma lui mi guarda scettico.
"OK, mi ha fatto male, ma non per tutto il tempo" ammetto. Lui sorride.
"Mh...quelo l'ho notato" sussurra avvicinando i nostri visi. Mi sento bruciare.
"Scemo!" faccio schiaffeggiandolo mentre come al solito ride delle mie reazioni. Non riesce ad essere serio nemmeno su queste cose delicate!
"Eri così bella carotina" si fa più serio, si posiziona di nuovo sopra di me, facendo poi toccare le nostre labbra, poi ribalta le posizioni portandomi sopra di lui. Io gli lascio fare qualunque cosa, stregata dal suo sguardo.
“Vorei non andarmene più, stare qui con te su questo letto per sempre” mi dice a un certo punto. Ecco che in un nanosecondo si fa perdonare tutte le stupidate dette. Lo bacio, di nuovo, poi mi rilasso sul suo corpo e chiudo gli occhi.
“Anche io”












Ciao! :) Ecco finalmente è arrivato il momento tanto attesoooo! XD
Spero di non aver deluse le vostre aspettative! XD
Vi ringrazio tutte come al solito, siete grandi! <3
Un bacio e alla prossima! <3 <3
Ely

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Capitolo 29
*** Il regalo di natale - Parte 1 ***


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La sto ad osservare mentre si guarda intorno meravigliandosi di ogni cosa, i suoi occhi brillano mentre guarda le vetrine addobbate, le luci colorate e le persone che schizzano in giro piene di pacchetti natalizi ricchi di regali. Arriviamo in piazza Duomo e quasi fa un urlo nel vedere il grande albero di natale.
"Guarda Michael!" mi fa lei prendendomi per la mano e trascinandomi
"Si, l'ho visto mile volte!" dico un po' scorbutico. Il natale mi fa venire in mente solo brutti ricordi. Mio padre ubriaco che mi costringe a cantare davanti ad un plotone di parenti a cui non fregava nulla di me, i natali passati da solo con la bambina piccola, senza nessuno a cui far gli auguri, ogni anno mi sforzo soltanto per Abbie, non voglio che la bambina cresca come me, voglio che sia serena e allegra, com'è giusto che sia una bambina di cinque anni a natale. Lei mi guarda imbronciata.
"Mi scusi, Mr. Grinch!" mi dice poi mollando la mia mano. Dopo qualche secondo si sente una musichetta e delle persone che cantano.
"Un coro!" urla per poi mettersi a correre verso le persone che si accalcano intorno al piccolo coretto. Mi fa sorridere il suo essere così allegra e solare, ha l'entusiasmo di un bambino. E poi quanto è carina, con quel cappello con le orecchie ed i pom pom che sballonzolano a destra e sinistra. I suoi capelli rossi spiccano luminosi nel grigiore della città. La raggiungo e la circondo con le mie braccia, poi le lascio un bacio sulla guancia fredda. Lei si gira sorridente, le labbra rosse, si alza sulle punte e mi bacia.
"Scusa per prima, è che il natale, mi fa triste a volte" le dico sincero. Lei mi guarda un po' preoccupata, poi sorride di nuovo.
"Allora d'ora in poi farò in modo che tu non sia triste!" mi dice prendendomi la mano e continuando a camminare. Mentre vengo trascinato da questa specie di fatina del natale, il cuore mi si scioglie nel petto. Penso che davvero con lei potrei essere felice anche durante quella rottura di palle del natale. Ora riesco anche a guardare le vetrine con più allegria.
"Guarda Michael!" quasi urla ad un tratto, schiacciandosi contro il vetro.
"Quell'orsacchiotto, è bellissimo!" continua poi puntando un dito sulla superficie trasparente. Non mi dà nemmeno il tempo di guardare che è già entrata nel negozio come una scheggia. La seguo e la scopro ammirare il giocattolo con gli occhi sognanti. É un grande orso di peluche, marrone con un grosso fiocco rosso sul davanti, fermato da un campanellino tintinnante. Ha il muso molto tenero e gli occhi dolci, sembra quasi abbia un'espressione reale.
"Ho trovato il regalo per Abbie!" fa contenta quando le sono accanto. Mi sorride euforica e poi guarda il prezzo. Guardo con lei l'etichetta.
"Sesanta euro?" faccio io scioccato. Anche lei c'è rimasta un po' male ma, dopo qualche secondo sorride facendo suonare quel campanello con le dita.
"Non m'importa! È suo!" dice poi stringendo la palla di pelo fra le braccia.
"Sei pazza? È tropo! Prendi qualcosa che costa meno" dico contrariato, ancora non l'hanno assunta al giornale e non voglio che spenda troppo. Prendo l'orso e lo rimetto sullo scaffale. Lei mi guarda storta.
"Senti fatti gli affaracci tuoi! Io voglio regalarglielo!" dice mentre lo riprende e se lo porta dietro la schiena.
"Daphne, non è importante quelo che le dai, conta il pensiero, non voglio che tu spenda tropo" dico cercando di convincerla.
"Non è troppo! Voglio che l'abbia lei, sarebbe felicissima" dice euforica e con aria sognante. Il mio cuore perde un battito. Vederla parlare così di mia figlia, metterci tutto questo amore anche solo per uno stupido regalo mi fa sentire strano, è come se avessi un formicolio allo stomaco, è una sensazione bella ma, mi sento come indebolito e mi sembra di volerle ancora più bene, non so se sia una cosa sensata ma è così. Non riesco nemmeno a ribattere, la lascio vincere e basta. Va alla cassa e paga facendolo incartare per bene. Prende la mia mano e mi trascina fuori guardando il pacchetto rosso tutta orgogliosa.
"Ti piace così tanto spendere soldi?" le dico scherzoso. Scuote la testa.
"Io amo fare i regali, a casa ho già il tuo bello impacchettato!" dice allegra. Cazzo, io non ho nemmeno pensato a farle un regalo. Non so perchè ma io odio fare i regali, sono negato per queste cose. Non appena mi capita di pensare di fare un regalo ad una persona il cervello va in pappa. Forse il problema è che non so scegliere, prendo in considerazione più opzioni e poi divento pazzo, non riesco a scartarne nessuna! Ogni volta che ho fatto un regalo a qualcuno ho fatto sempre una grande figura di merda. Con lei non voglio fare una brutta figura, vorrei farla felice. Nella mia famiglia babbo natale non portava i regali, ma gli zii erano i veri benefattori, ero sempre pieno di giocattoli, i più costosi, ne ero sommerso ma non li apprezzavo veramente, avrei preferito di gran lunga un abbraccio caloroso dai miei, per questo non sono uno che ama questo tipo di cose. Ci sediamo su una panchina, tutti intorno sono allegri, o almeno così sembrano, ed è questo che odio di più, forse fingono solamente.
"Che hai Michael?" mi chiede lei spostandomi una ciocca di capelli che esce dal cappello. Non rispondo, mi limito ad accendere una sigaretta ed aspirarne il fumo.
"Mi vuoi dire perchè sei così triste? È natale!" fa sbattendo i piedi.
"Io odio il natale lo vuoi capire?" sbotto aggressivo, un po' stanco di tutto! Non vedo l'ora che passi, così almeno riesco a non pensare a certe cose.
"Sc-scusami" mi dice lei con una vocina triste. Ecco, sono uno stronzo! Lei non c'entra nulla, non faccio altro che allontanare le persone. La tiro fra le mie braccia e la stringo forte.
"No, ti prego scusami tu, sono uno stronzo" le dico disseminando di baci il suo viso.
"È tutto il giorno che sei nervoso, mi spieghi che cosa ti prende?" mi chiede un po' imbronciata. Sbuffo, non amo parlare troppo di me, anche se con lei mi viene più semplice.
"Ti ho deto, non ho dei bei ricordi di natale" rispondo gettando la sigaretta in un tombino centrando perfettamente il buco.
"Ricordi del passato?" mi chiede ancora. Faccio sì con la testa.
"Cerca di pensare al presente allora, non è detto che se per te il natale sia sempre stato un incubo debba restare così per sempre!" mi dice seria. Forse ha ragione, adesso ho una nuova vita e devo crearmi dei ricordi nuovi tutti miei. Non ci avevo mai pensato, ci voleva lei ad aprirmi gli occhi? La guardo, è talmente bella che mi toglie il fiato. Prendo una ciocca rossa fra le dita giocherellandoci un po'.
"Hai ragione" dico portando quella ciocca dietro il suo orecchio coperto dal cappellino di lana. Metto la mano dietro la sua nuca e la spingo verso di me per poi baciare le sue labbra fredde e carnose. Quando riapro gli occhi noto che un signore anziano si è seduto di fianco a lei. Mi sfugge una piccola risata, lei mi guarda con aria interrogativa, poi si gira ed il vecchietto le fa un sorriso un po' ambiguo. Si stringe più a me ed io rido ancora più forte.
"Almeno adesso sorridi!" mi dice guardandomi un po' storto. Faccio spallucce.
"Stavo meglio tre giorni fa" dico pensando a quando eravamo al mare io e lei soltanto. Sorride, so che lo pensa anche lei.
"Ma anche adesso è bello" dice lei appoggiandosi al mio petto.
"Si bè... ora siamo a Milano, fa fredo e siamo su una panchina con un vechio guardone, la eravamo al mare a fare l'amore, non è proprio la stesa cosa!" faccio schietto. Lei mi guarda con una faccia imbarazzata.
"Sei scemo? Non urlare!" mi dice dandomi uno sberlone sul braccio. L'adoro quando s'imbarazza per queste piccole cose.
"Ho detto solo che abiamo fatto l'amore che c'è di male?" dico alzando la voce. Il vecchietto affianco a lei ora la guarda malizioso e le persone che passano si girano a guardarci.
"Basta Michael, ci guardano tutti!" dice quasi arrabbiata, e quando ha quell'espressione non so perchè ma mi fa impazzire. Rido di gusto poi l'abbraccio mentre si agita contro di me.
"Tornerei volentieri indietro a quel momento" le dico in un orecchio. E davvero lo farei, è stato così speciale.
"Anche io" dice piano mordendosi il labbro inferiore. Forse non doveva dire questa cosa. La stringo per i fianchi e la bacio, fregandomene se qualcuno ci guarda. Giuro che se potessi la porterei a casa e sarebbe mia di nuovo, sul mio letto.
"È bello essere giovani! Anche io avevo sempre delle belle ragazze!" fa ad un tratto quel vecchietto rompiballe. Guarda Daphne e le fa l'occhiolino, lei si alza e si siede sulle mie gambe, che sciocca! Anche se a me fa soltanto piacere averla addosso.
"Questo mi fa paura" mi dice con la faccia preoccupata.
"Daphne, ha otanta anni! Poverino!" le dico ridendo della sua reazione.
"Si ma, il suo sguardo mi turba!" dice mentre quello le fa un altro sorriso, al che lei affonda la testa nel mio collo. La sua tenerezza mi fa sciogliere, sempre. La bacio ancora, non potrei più farne a meno ormai, non so che mi succede e sono anche spaventato, ma non voglio pensare adesso, voglio solo pensare alle sue dolci labbra sulle mie.
                                                                                        ***
"Papà, voglio mettere questo!" mi dice la piccola mostrandomi il suo costume da fatina.
"Amore, ti ho comprato questo vestito aposta per oggi, guarda com'è bello!" dico cercando di convincerla. Lei lo guarda, sembra indecisa, forse ce l'ho fatta.
"Ma quello non ha le ali!" dice poi incrociando le braccia. Mmhh... ottimo motivo, penso mentre rido. Alla fine troviamo un giusto compromesso e riesco a vestirmi anche io. Il campanello suona, corro ad aprire e Carlo entra augurando buon natale come un pazzo. Ha in mano non so quante buste di plastica con dentro del cibo, sì perchè io non so cucinare e quindi cucina sempre lui in queste occasioni.
"Michael metti questi in cucina così prepariamo la tavola" mi ordina lui dopo nemmeno due secondi. Io obbedisco mentre Abbie corre in contro a suo nonno.
"Sei bellissima!" le dice, e lei subito si atteggia muovendo la gonna. È così vanitosa, non oso immaginare fra qualche anno, ci sarà davvero da ridere con lei. Mentre la bambina gioca con tutti i regali scartati questa mattina presto io e Carlo prepariamo la tavola. Prendo delle belle candele rosse comprate per l'occasione e le sistemo sul tavolo, poi metto il centrotavola di fiori preso questa mattina. Mentre accendo le candele sento Carlo ridere.
"Cosa c'è?" gli chiedo mentre osservo che la tavola sia venuta bene.
"Non ti ho mai visto così... ti deve proprio piacere quella ragazza" mi dice e per poco non mi ustiono un dito. Mantengo la calma e alzo le spalle.
"Si, non mi dispiace" rispondo riavviandomi i capelli. Lui in risposta ride come un pazzo. Mi sta prendendo in giro?
"Cosa ridi adesso?" faccio scocciato. Lui mi guarda scuotendo la testa.
"Quando una cosa "non ti dispiace" vuol dire che ne vai pazzo!" fa lui dandomi una pacca sulla spalla. Ma che sta dicendo? Penso mentre lo guardo giocare con Abbie. In effetti sto facendo tutto questo solo per lei. Lo stomaco si stringe. Il regalo, alla fine non le ho preso nulla. Ho girato per giorni in tutta Milano, ma non sono riuscito a trovare nulla, nulla che secondo me poteva andare bene, così ci ho rinunciato, le spiegherò e sono sicuro che capirà. Il campanello suona, è lei. Corro alla porta ansioso di abbracciarla, anche se l'ho vista ieri.
"Ciao!" fa un po' imbarazzata, sa che c'è Carlo e si vergogna tantissimo.
"Daphneeeeeee!" urla Abbie che subito le salta addosso facendole cadere la borsa con dentro il pacchetto che ha portato per lei.
"Ciao! Wow ma sei stupenda!" le dice quando la guarda.
"Che belle le tue ali, le vorrei anche io!" dice accarezzandole i capelli. La bambina ride e saltella.
"No queste sono mie!" dice poi ridacchiando. Finalmente rivolge le sue attenzioni a me, la prendo per i fianchi e mi abbasso su di lei per salutarla come si deve. Appoggio le mie labbra sulle sue e le muovo lente, lei afferra le mie spalle alzandosi un poco con la punta dei piedi.
"Si baciano sempre!" fa Abbie. Ci separiamo e noto che Carlo ci sta guardando sorridente. Daphne sorride grattandosi la testa attraverso il cappello.
"Ciao Daphne buon natale" le dice Carlo per poi stringerle la mano. Lei risponde allo stesso modo, è imbarazzatissima.
"Daphne togliti la giacca, vado a meterla di là" le dico cercando di tirarla fuori dalla situazione. Si toglie cappello, sciarpa e giubbotto ed io rimango senza fiato. Indossa un maglioncino che le fa da vestito, rosso con dei disegni tipici natalizi sul fondo. Ha dei calzettoni di lana che le arrivano fin sopra il ginocchio, il resto delle gambe sono scoperte e, cazzo questo vestito è bello corto. M'incanto a guardarla come un'imbecille, i capelli ondulati e le sue labbra carnose colorate di rosso, dio quanto è bella!
"Michael! Svegliati!" mi dice Carlo, sfottendomi allegramente. Merda che figura, corro in camera e butto sul letto la sua roba. Ritorno di là e di nuovo i miei occhi cadono sulle sue forme, ma doveva per forza vestirsi in quel modo?
Ci sediamo a tavola e mangiamo, devo dire che se la sta cavando benissimo, finalmente l'imbarazzo è svanito e riusciamo a parlare tranquillamente tutti e tre, anzi, quattro con la bambina.
"Abbie, stai seduta" le dico più severo. Fa i capricci per mangiare, ora come ora pensa solo ai giocattoli nuovi e mi sta facendo disperare.
"Ma io mi sono rotta!" grida sbattendo le mani sul tavolo.
"Non parlare così!" la sgrido prendendola per il braccio quando si alza e riportandola sulla sedia.
"Cattivo!" mi dice imbronciata.
"Abbie, se mangi tutto poi ti do una bella cosa lo sai?" le dice Daphne attirando subito la sua attenzione.
"Che cosa?" chiede la bambina curiosa.
"Se farai la brava e chiederai scusa al papà lo scoprirai" le dice seria. Abbie mi guarda storto, poi mi sorride, si alza e si butta fra le mie braccia.
"Scusa papà, adesso faccio la brava" dice mordendosi un ditino. Sono scioccato, non so che strano potere ha Daphne su mia figlia, ma quando c'è lei Abbie sembra più serena.
"Guarda Daphne sto mangiando" le dice poco dopo mettendosi in bocca un bel pezzo di carne.
"Bravissima!" le risponde dolcemente lei per poi guardarmi e regalarmi un sorriso che mi fa venire un vuoto allo stomaco.
"Grazie" le dico, poi prendo la sua mano sotto il tavolo e stringo le sue dita con le mie.
Finiamo di mangiare e Daphne corre in camera a prendere la sua borsa.
"Abbie, questo è per te" porge il pacchetto rosso alla piccola che lo guarda con gli occhi scintillanti. Lo scarta aiutata da lei e quando vede il peluche fa una faccia che avrei dovuto fotografare. Non dice niente, è la prima volta che vedo la mia bambina senza parole.
"Ti piace?" le chiede la rossa, e dopo due secondi la piccola le salta addosso.
"È bellissimo!" urla per poi saltar giù e abbracciare l'orso che è grosso quasi quanto lei. Come faceva a sapere, a sentire che quello era il regalo giusto per lei? La invidio. Ed io non le ho preso nulla, sono un coglione, ora rimpiango di non averle comprato quella collana col ciondolo a cuore che avevo visto pochi giorni fa in un negozio. Tira fuori un altro pacchetto e lo dà a Carlo.
"Per me?" fa sorpreso per poi iniziare a scartarlo.
"Si, è solo un pensiero" fa scostandosi il ciuffo dalla fronte.
"Non dovevi" dice lui scoprendo la scatola di un profumo, le dà un bacio sulla guancia che lei ricambia contenta. Ora viene verso di me ed io mi sento male, malissimo. Non me lo merito, sono un disastro.
"Per te Michael" è così dolce. Prendo il pacchetto e me lo rigiro fra le mani per qualche secondo.
"Gr-grazie" dico, non ho nemmeno il coraggio di scartarlo. Mi decido, strappo la carta verde e la accartoccio nella mia mano. Il respiro mi si mozza in gola. È una cornice, dentro c'è una foto mia e di Abbie quando era più piccola.
"Do-dove l'hai trovata?" le chiedo, non mi ricordavo più di questa foto.
"L'ho trovata tutta spiegazzata nel tuo portafoglio... È così bella e dolce... almeno così ti rimarrà sempre invece di rovinarsi nel taschino del portafoglio" spiega gesticolando. Credo sia il regalo più bello e significativo che mi abbiano mai fatto. Mi ricordo il momento esatto in cui è stata scattata questa foto. Era il terzo compleanno di Abbie, il giorno in cui Carlo è venuto qua da Londra, la mamma di Abbie era morta da poco. Il giorno in cui non mi sono sentito più solo.
"Papà fa vedere" la bambina mi ruba la foto di mano e quando la guarda sorride contenta.
"Siamo io e te!" dice indicandomi col ditino, poi corre a farla vedere a Carlo. Il suo sguardo dice tutto. Sicuramente starà pensando a quel giorno, quando ha bussato alla mia porta ed ha trovato un ragazzino spaventato ricoperto da pannolini, pappe e tanti problemi. Mi ricordo che mi aveva trascinato al supermercato a comprare una torta per la piccola, tre candeline e avevamo festeggiato, io non avevo nemmeno la voglia, da quel giorno non se n'è più andato. Mi guarda e fa un sorriso. Gli occhi mi bruciano ed il magone sale sempre più veloce finché le lacrime non affiorano dagli occhi.
"Michael!" fa Daphne poi prende il mio viso fra le mani e mi guarda preoccupata.
"Ho-ho fatto qualcosa di male?" mi domanda agitata. Carlo mi raggiunge e mi scompiglia i capelli, poi mi abbraccia dandomi delle pacche sulle spalle. Gli voglio così bene, è il padre che non ho mai avuto, perchè il mio vero padre non è degno di chiamarsi tale. Daphne prende la mia mano ed io la stringo per poi asciugarmi gli occhi in fretta.
"Papà" Abbie mi guarda preoccupata. La prendo in braccio e la tranquillizzo facendole un sorriso.
"Perchè piangi?" mi chiede passando la manina sulle mie guance bagnate, come per togliere i segni del mio pianto.
"Papà si è commosso, non sono triste" le dico riempiendola di baci. Poi guardo Daphne, è spaesata e mi guarda con un grosso punto interrogativo stampato in faccia.
"Michael io, io non capisco, pensavo fosse carino..."
"È il regalo più bello che mi abiano mai fatto" le dico non lasciandola nemmeno finire, l'attiro a me e l'abbraccio passando le mani sulla sua schiena per poi infilarne una nella sua chioma rossa. Le lascio un leggero bacio sulle labbra e penso a quanto io sia uno stronzo, ed ora lo saprà anche lei.
"I-io, io non ti ho preso nula" dico tormentandomi le mani. Non mi sono mai sentito più stupido di così. Lei non risponde, fa spallucce e sorride.
"Non sono riuscito a trovare niente che..."
"Michael, non importa... va bene così" fa interrompendo le mie stupide scuse. Sorride e prendendo il mio viso fra le mani schiocca un piccolo bacio sulla mia bocca. Si vede che in fondo c'è rimasta male, ma ovviamente non me lo dirà mai.
"Daphne giochiamo?" Abbie la prende per mano e la trascina con se sommergendola di giocattoli. Prendo la cornice e la metto sul caminetto accarezzandone la superficie. Una mano tocca la mia spalla, è Carlo.
"Come va?" mi chiede a bassa voce.
"Sto bene, è solo che... sai..." dico un po' sconclusionato. Accarezza i miei capelli facendomi sorridere.
"Quella ragazza è davvero speciale" mi dice dopo qualche secondo. Forse so dove vuole arrivare.
"Lo so" rispondo continuando a guardare quella foto.
"Mi spieghi per quale motivo non le hai comprato un regalo brutto idiota?" mi dice dandomi un pugno sul braccio.
"Ahi!" faccio colpevole. Non rispondo nemmeno, ha talmente ragione.
"Ora pensa a come rimediare, e subito" mi sgrida come se fossi un ragazzino. Ha ragione, ma ormai cosa posso fare? È natale! Mi siedo e la guardo giocare con la mia bambina, devo trovare un modo per farmi perdonare.
 
…CONTINUA…
 
 
 






Ciao! :)
Io vi chiedo umilmente perdono!!! Lo so che è passata un’infinità dall’ultima volta che ho aggiornato ma non avevo la testa per continuare.
Oltretutto avrete notato che sto scrivendo due long: questa e la Mikorgan (Contro me stesso) a cui tengo tantissimo! e non è facile da gestire la cosa, ma comunque vi prometto che mi rimetterò in carreggiata.
La seconda parte la sto già scrivendo e la Mikorgan ormai è giunta quasi alla fine, così potrò dedicarmi interamente a questa. Scusate scusate scusate!!!
Comunque spero sarete contente di questo capitolo natalizio! ^_^ mi stava venendo un po’ lunghino così ho deciso di dividerlo :)
Ho fatto il pov di Michael, giusto per far conoscere un po’ di più il suo personaggio che, come avete letto è alquanto complesso e dal passato non facile :( Sarà l’unica volta con il suo pov, a parte un’altra scena che non sto qui a dirvi e spoilerare… XD
Ringrazio tutte e vi adoro…anche se voi mi odierete ma, mi farò perdonare! XD
Al prossimo capitolo che sarà presto! ^_^
Bacioni <3
ely

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Capitolo 30
*** Il regalo di natale - Parte 2 ***


Michael è così strano, non capisco se è per la foto o se è per il fatto che è natale. Deve proprio odiare questa festa, non mi ha nemmeno fatto il regalo. Non che me ne importi seriamente ma, pensavo che per me s'impegnasse un pochino di più, in fondo a me sarebbe bastato anche solo un pensiero. Ora se ne sta su quella stramaledetta poltrona da un'ora con una faccia da funerale. Mannaggia a me, sarebbe stato meglio se gli avessi regalato una cosa stupida... almeno non l'avrei intristito.
"Daphne vesti la mia Barbie?" la piccola mi distrae dai miei pensieri. Prendo il piccolo gonnellino tipicamente rosa e lo faccio indossare alla bambola più famosa del mondo. Guardo il sorriso smagliante della bambina... che mentre gioca alle Barbie stringe l'orsacchiotto che le ho regalato. Ora prende una piccola spazzola rosa e comincia a pettinarlo.
"Che fai?" le domando ridacchiando.
"Spazzolo il pelo del mio Brownie!" risponde come se fosse una cosa ovvia.
"Brownie? È il suo nome?" chiedo estremamente divertita. Fa si con la testa e poi lascia un piccolo bacio sul nasino di plastica.
"Perchè sembra di cioccolato!" fa poi ridacchiando. Non so come ma ho un raptus di tenerezza violenta. Prendo la bambina e la siedo fra le mie gambe per poi cominciare a sbaciucchiarla selvaggiamente. Lei ride divertita agitando le gambe, poi afferra due ciocche dei miei lunghi capelli, le tira verso il suo viso e mi schiocca due o tre baci sulle guance. La stringo forte fra le mie braccia, le voglio bene, tanto. A volte durante il giorno mi manca addirittura.
"Scusate, io devo uscire un atimo" dice Michael con già la giacca addosso. 
"Dove vai?" gli chiedo frettolosamente, vorrei alzarmi e seguirlo, vorrei sapere perchè piangeva, cosa lo turba così tanto, vorrei si confidasse con me.
"Ma papà dove vai?" domanda anche Abbie, ovviamente ridendo, per fortuna che lei ancora non può capire certe cose.
"Non ti preocupare, arivo presto" risponde vago per poi chiudersi la porta alle spalle. Mi viene da piangere, mi sento stupida ma è così! Volevo soltanto passare un bel natale con lui, speravo mi stesse vicino, è il primo natale che passo lontano da casa e dalla famiglia. Invece ha questa nube nera attorno in cui non riesco ad entrare. L'entusiasmo per giocare con la bambina è del tutto andato, e forse se n'è accorta pure lei, dato che dopo un po' è assorta completamente nei suoi giochi e non calcola più nessuno. Anche Melachi sembra spenta, se ne sta ai piedi della poltrona a sonnecchiare tranquilla, si, tranquilla finché Abbie non la disturba con le sue idee e fantasie. Prendo il cellulare e mando un messaggio a Michael, poteva almeno dirmi dove andava. 
"Eih, ragazzina, non fare così dai" mi dice Carlo, non mi ero accorta che mi stava guardando. Abbasso la testa imbarazzata non sapendo cosa dire.
"Michael è un ragazzo un po' complicato, con quella foto lo hai proprio steso" dice sorridendo.
"Io non l'ho fatto apposta, pensavo fosse una cosa carina" dico sedendomi accanto a lui sul divano per lasciare la bambina giocare tranquilla.
"Quella foto, significa molto per lui, è stata scattata in un momento molto difficile, sia della mia che della sua vita" dice serio, gli occhi che guardano un punto fisso assorti nei pensieri. All'improvviso capisco, la madre di Abbie era sua figlia, dev'essere per forza questo il dolore che li accomuna. Povero Michael, a volte dimentico alcuni tratti della sua vita. Ora è anche uscito di casa e io sono preoccupata. Vorrei raggiungerlo e consolarlo, stringerlo fra le mie braccia, ma non posso, e poi non so nemmeno dove sia.
"Ma ora dov'è andato?" gli chiedo sperando che lui sappia qualcosa. Sorride, poi scuote la testa.
"Non ne sono sicuro ma penso abbia qualcosa in mente" risponde ridacchiando, poi si alza va da Abbie. Non capisco, cosa vuol dire? Quest'uomo è pazzo proprio come il genero.
Le ore passano, guardiamo un film, giochiamo con Abbie, ma di lui nessuna traccia. L'ho chiamato mille volte e non mi ha risposto. Bel natale del cavolo!
"Ma papà dov'è?" chiede la bambina mentre mangia una fetta di pandoro più grande di lei. Mi guarda con quegli occhioni azzurri ed il musino tutto bianco di zucchero a velo. Carlo non so dove sia, sta parlando al telefono, mi hanno lasciata da sola con la piccola. La prendo in braccio e le do un bacio sulla guancia morbida e soffice.
"Sei tutta sporca di zucchero!" mi dice ridendo come una matta. 
"Colpa tua piccoletta!" le dico scherzosa poi mi sporgo verso la sua fetta e ne addento un pezzo.
"Nooo... è mia!" dice imbronciata facendomi ridere.
"Come? Nemmeno un pezzettino mi dai?" faccio fingendo di essere offesa. Lei subito mi da un bacio imbrattandomi con le manine appiccicose.
"No tieni" dice poi staccandone un pezzo. Che tenera canaglia penso mentre mi gusto il pandoro insieme a lei.
"Daphne vieni, ti accompagno a casa" mi dice Carlo dopo qualche minuto. Come a casa?
"Ma, Michael?" chiedo mentre la bambina si lamenta.
"Nooooo lei sta qua!" grida Abbie stringendomi forte. Io non so nemmeno che dire, voglio sentire Michael prima, credevo di passare la serata con lui, sono le sette solamente.
"Abbie se vuoi puoi venire con noi, ma Daphne ora va a casa" fa severo. 
"Uffa!" grida mentre salta giù dalle mie gambe e corre via. 
"Carlo, io vorrei sentire Michael, non risponde e sono preoccupata..." 
"Vai a casa Daphne, fidati di me" mi dice serio prendendomi per le spalle. Vorrei gridargli di lasciarmi in pace, ma non voglio litigare con lui. Annuisco senza fare questioni, non appena arriverò a casa uscirò a cercarlo e lo chiamerò a ripetizione. 
"Daphne mi metti il giubbotto?" mi chiede la piccola che è andata a prenderlo proprio per accompagnarmi. Mi occupo di lei e poi mi vesto, prendo la sua manina nella mia ed usciamo. In macchina mi siedo dietro per tenerla in braccio, piagniucola dicendo che non vuole che me ne vada.
"Domani ci rivediamo, vengo ancora a trovarti e giocheremo come oggi" cerco di consolarla, si è attaccata così tanto a me, e io a lei.
"Ma io voglio stare con te adesso!" fa i capricci lei.
"Allora, tu fai un bel disegno dove ci siamo io e te che giochiamo insieme, così ti sembrerà vero, almeno un po' e poi domani me lo fai vedere? OK?" non so se la cosa che ho detto ha un senso o servirà a qualcosa ma almeno cerco di distrarla. Mi guarda, sembra che io l'abbia convinta.
"Va bene, e poi tu ne fai un'altro anche per me!" dice sorridente. Sbaciucchio il suo faccino, non resisto alla tenerezza del suo sguardo e del suo musino. Scendo dalla macchina salutando con la mano e mi avvio verso gli scalini. Mentre sento la macchina ripartire giro la chiave nella toppa. Apro la porta e qualcosa di leggero colpisce il mio viso. Caccio un urlo per lo spavento e con la mano cerco l'interruttore. Non appena accendo la luce una miriade di colori scintillanti colpiscono i miei occhi. Palloncini, palloncini dappertutto, si vedono solo quelli e sono ovunque! Mi spoglio e butto tutto a terra, anche perchè non saprei dove altro metterli. Mio dio, qua c'è lo zampino di un certo inglese mi sa! Rido da sola, sentendomi un tantino scema. È bellissimo...e chissà quanto ci avrà messo, sono tutti bloccati al pavimento e si stagliano verso l'alto, alcuni hanno il filo corto alcuni lunghissimo, il tutto fatto a regola d'arte per non vederci nulla attraverso. Mi ricordo di quella volta che gli avevo detto che questa era una delle mie strane fantasie fin da quando ero bambina, non pensavo ascoltasse tutte le cavolate che dico. Pazza dalla gioia comincio a girare su me stessa come una trottola per poi fare un passo in mezzo a tutti questi colori e perdermi nel mio mondo.
"Carotinaaa..." la sua voce mi fa sobbalzare, soprattutto fa sobbalzare il mio cuore, che comincia a battere più forte.
"Michael dove sei?" faccio divertita guardando in giro.
"Catch me!" dice ridacchiando. OK Penniman. Mi faccio strada fra le forme colorate che mi rimbalzano addosso confondendomi le idee. Comincio a ridere senza un motivo, quando lui mi spunta davanti e poi sparisce di nuovo fra i colori. Corro come una pazza per il salotto, ho il fiatone ma Michael non si lascia acciuffare. Non so per quanto facciamo questo gioco, mi sto divertendo come una bambina al parco giochi, ma dopo un po' ho il fiatone peggio di una vecchietta. Mi fermo per respirare ma intanto sento dei rumori, non so perchè ma ho un po' paura.
"Michael dai vieni fuori!" dico riavviando le lunghe ciocche dei mie capelli. Non risponde, cretino, vuole spaventarmi lo so già.
"Michael non fare lo scemo!" dico un po' intimorita, potrebbe uscire da un momento all'altro e i palloncini sembrano oscillare da ogni parte. Mi giro di scatto verso ogni direzione come una pazza, ma come fa? È un ninja...ormai ne sono convinta da quella volta in cui siamo entrati nell'ufficio del capo a riprendere la mia foto!
"Ti ho presa!" urla alle mie spalle per poi afferrarmi da dietro e sollevarmi da terra. Dire che ho il cuore in gola è dire poco.
"Dio che spavento!" grido agitandomi fra le sue braccia, lui ride come un'idiota.
"No! Penniman lasciami!" urlo fra le risa. Mi adagia su una sua spalla mentre io cerco di tirare giù il mio vestito e non rimanere col sedere di fuori! Lui ovviamente ride di nuovo. Comincia a camminare fino alla camera e quando mi lascia andare mi gira verso l'interno. 
"Michael!" faccio tappandomi la bocca. Ha allestito un tavolo bellissimo. Candele, petali di rosa e due piatti con sopra tantissimi dolci al cioccolato. Lui sa quanto io ami il cioccolato. Mi giro verso di lui e gli salto praticamente in braccio. Le mie labbra cercano le sue e mentre lo bacio lo sento mugolare appena. Ma come gli vengono in mente certe idee? 
"Volevo farmi perdonare per non averti fato un regalo di natale" mi dice fra un piccolo bacio e un'altro. Che dolce, ha la scorza dura e spessa, ma quando lascia entrare qualcuno attraverso fuoriesce tutto il suo lato più bello.
"Mmmmmh... non lo so se ti ho perdonato" dico facendo la sostenuta. Cammino davanti a lui ancheggiando appena poi ammiro le prelibatezze che ha preso non so dove. Dopo pochi secondi circonda i miei fianchi con le sue braccia e lascia dei baci sul mio collo appiccicando il suo corpo al mio. Mi fa venire i brividi cavolo.
"Dai non fare la cativa" sussurra al mio orecchio spostandomi i capelli. Il mio istinto mi dice di cedere immediatamente al suo fascino ma cerco di resistere. Mi libero dal suo abbraccio e lo spingo appena, godendomi la sua faccia delusa.
"Mi hai lasciata due ore da sola!" dico un po' aggressiva, anche se ormai non me ne importa più nulla. Lui apre e chiude la bocca più volte senza riuscire a dire niente.
"Era per... era per fare questo" dice indicando il tavolo. Amore, non riesco a resistere ancora un secondo di più. Gli vado incontro e lo tiro verso di me tenendolo per il colletto della camicia.
"Cretino!" gli dico per poi baciarlo. Il suo sorriso si allarga sulle mie labbra e le sue mani raggiungono i miei fianchi possessive.
"Il regalo che mi hai fatto tu ogi... tu non sai quanto è bello" mi dice pettinando i miei capelli all'indietro. Sorrido, vorrei che mi dicesse il perchè.
"Ti sei commosso" affermo guardando i suoi occhi. Lui abassa lo sguardo.
"Si, quella foto..." dice per poi tornare a guardarmi. Forza Michael, confidati con me, penso mentre non stacco i miei occhi dai suoi.
"L'ha scatata Carlo il giorno che è arivato, e... era il terzo compleanno di Abigayle, ma io non avevo nemeno voglia di festegiare perchè, stavo male, ero solo e... la sua mamma era morta da poco" dice a fatica, guarda giù per poi fare un grande respiro. Io non riesco a dire nulla, ho il magone.
"Mi ha convinto lui, abiamo pianto insieme per non so quanto, e poi ha fatto quella foto, mi ha aiutato tanto in questi due anni" continua a bassa voce, poi torna a guardarmi.
"Daphne no..." dice quando vede i miei occhi lucidi. Scuoto la testa in fretta.
"Scusami" dico con la voce leggermente rotta. È che vedere la sua espressione mentre dice queste cose mi uccide. Mi stringe al suo petto talmente forte che non respiro.
"Guarda che se non la smetti mi mangio tuto il chocolate!" dice ridacchiando. Rido anche io adorando il suo accento.
"No bello!" esclamo separandomi da lui e sedendomi al tavolo. Prendo un bignè e gli do un bel morso, il ripieno straborda da tutte le parti sporcandomi la bocca, poi un gocciolone mi cade sul vestito.
"Oh no!" faccio leccandomi le labbra e le punte delle dita.
"Sei peggio di Abigayle!" fa Michael guardandomi divertito.
"No! Il vestito nuovo, il cioccolato non va via! Merda!" strillo. Questo vestito mi piace tantissimo, non voglio che si rovini! Senza pensare mi alzo in piedi e me lo sfilo, poi prendo un fazzolettino e l'acqua frizzante sul tavolo e cerco di ripulire la macchia. Dopo aver strofinato noto che la mia tecnica ha funzionato, esulto come una povera pazza e guardo Penniman, ma lui non guarda il mio viso, ma il mio corpo. Il mio corpo coperto solo dall'intimo rosso natalizio e dai calzettoni. Mi rendo conto solo ora di ciò che ho fatto, ma dove ho la testa? I suoi occhi sembrano liquidi, lascia cadere dalla mano una fetta di crostata, poi alza lo sguardo su di me. Sto per dire qualcosa, qualsiasi cosa mi tolga da questa situazione in cui nessuno dei due si muove ma lui mi afferra per un polso e mi tira verso di lui. I suoi occhi accarezzano il mio corpo dalla testa ai piedi, ed io ancora non riesco a parlare. Passa le mani sui miei fianchi e poi posa le sue labbra sulla mia pancia lasciando baci intorno all'ombelico, per poi salire più su al centro dei miei seni. Ok, il respiro è già corto e anche se sono mezza nuda inizio ad avere caldo. Ora mi guarda, dal basso all'alto mentre le sue mani scendono sul mio sedere, mi spinge verso di lui facendomi posizionare a calvalcioni sulle sue gambe. Circondo il suo collo con le braccia e subito incollo le mie labbra alle sue.
"Non avresti dovuto farlo" mi dice fra un bacio e l'altro, mentre mi stringe al suo corpo in modo possessivo, la sua voce leggermente arrochita mi fa perdere un battito. Sorrido leggerme infilando la mano fra i suoi morbidi ricci attorcigliandomeli fra le dita. Le sue dita trafficano con i gancetti del reggiseno ed in poco tempo l'indumento finisce sul pavimento. I miei seni finiscono fra le sue grandi mani, stringo forte il suo maglioncino mentre racchiude un capezzolo fra le labbra facendomi sospirare. La sua bocca mi sta facendo impazzire e lui lo sa bene, ogni suo piccolo gesto, ogni suo movimento sembra studiato alla perfezione, sono completamente abbandonata a lui. Sa bene quello che fa, al contrario di me che ancora brancolo nel buio, mi odio per questa cosa, vorrei avere più esperienza e farlo sentire come lui fa sentire me. Lascio scivolare le mani sul suo petto e le porto sul bottone dei suoi pantaloni. Lo slaccio ed abbasso la zip per poi infilare la mano nei suoi boxer. Lui si ferma non appena la mia mano entra a contatto con la sua intimità. Chiude gli occhi e stringe i miei fianchi, mi godo la vista del suo viso bellissimo, lo accarezzo, accarezzo le sue guance e i suoi capelli, poi mi chino e lo bacio piano, mordicchio il suo labbro inferiore e muovo la mia mano più velocemente facendolo gemere appena. Ad un tratto ferma la mia mano, prende entrambi i miei polsi e li porta dietro il suo collo, dopo di ché porta le sue mani sotto le mie cosce e mi solleva. Ci ritroviamo sul letto, lui sopra di me che mi guarda con quegli occhi stupendi. Gli tolgo il maglione e lui si lascia fare per poi togliersi anche i pantaloni e gettarli lontano. Guarda il mio viso e poi emette una piccola risata. Io non capisco che ci sia da ridere in un momento del genere. 
"Sei sporca di cioccolato!" dice continuando a sghignazzare. Porto una mano alla bocca maledicendo la mia sbadataggine e pensando che sia strano che mentre sono praticamente nuda sotto di lui, lui pensi a queste cose. La sua mano impugna il mio polso impedendomi di pulirmi.
"Facio io" dice più serio per poi leccare le mie labbra. Quando fa così mi sento come un mollusco, i miei arti diventano molli ed il mio cervello parte per dei posti molto lontani.
"Sei una bambina" mi dice dopo staccandosi dalle mie labbra. Perchè cavolo deve sempre prendermi in giro!?
"Ah si?" dico spingendolo via e mettendomi sopra di lui scambiando le posizioni. Noto che deglutisce guardando il mio corpo. Dio mi sento morire, mi guarda in un modo che fa venire i brividi. Le sue mani vanno sui miei fianchi. li accarezza andando su e giù fino alla schiena per poi spingermi verso di lui e baciarmi.
"Questa non la passi liscia" dico dopo qualche secondo. Lui alza un sopracciglio e mi guarda scettico. Tutto ciò mi spinge ancora di più a fare cose che non ho mai fatto. Comincio a lasciare baci sul suo petto, scendendo sempre più giù lentamente. Prendo l'elastico dei suoi boxer e lo tiro giù lasciandolo completamente nudo. È talmente bello che rimango imbambolata a guardarlo per un attimo, o forse più.
"Cosa intendi fare, stare a fisarmi tutto il tempo?" dice ridendo mentre alza il busto e circonda il mio corpo con le braccia. Comincia a lasciare baci sul mio collo, facendomi dimenticare per un attimo le mie intenzioni, ma solo per un attimo! Prendo i suoi capelli con le dita e li tiro facendogli portare la testa all'indietro.
"Aih!" dice dolorante. 
"Ma che hai oggi?" fa fra lo spaventato e il divertito. 
"Chiudi il becco!" dico non molto convinta. Lui fa una faccia strana, poi non so nemmeno come ribalta di nuovo le posizioni.
"Stai molto atenta" sussurra, dopo avermi preso le mani e averle bloccate ai lati della mia testa. Eccolo che ricomincia a baciare ogni parte del mio corpo, finché non mi sfila le mutandine. Ora il cuore lo sento in gola, non sono ancora abituata a questo tipo di emozioni, e forse con lui non lo sarò mai! Sfila anche i miei calzettoni con una lentezza estrema.
"È da quando ti ho vista entrare in casa oggi che avrei voluto toglierteli" mi dice accarezzando le mie cosce. Ecco che tutta la mia spavalderia svanisce, lasciando spazio alla voglia di lasciarmi andare alle sue carezze. Passa la sua bocca sulle mie gambe avvicinandosi sempre più all'inguine, io respiro a fatica non riuscendo a staccare gli occhi da lui. La sua lingua ora si muove su di me, istintivamente muovo il bacino verso la sua bocca, ogni secondo che passa ne voglio sempre di più e mi sembra di perdermi.
"Michael..." mi ritrovo a chiamare il suo nome senza nemmeno accorgermene, mentre stringo i suoi capelli fra le mani. Non so cosa abbia scatenato questo in lui ma ora i suoi movimenti sono più veloci e più violenti. I miei gemiti corrono liberi per la stanza e le mie mani stringono le lenzuola con forza finché non raggiungo il limite. 
"Non puoi vincere contro di me!" soffia sul mio viso mentre riprendo fiato. Bastardo.
"Invece si" dico facendo la linguaccia come una bambina di due anni. Ovviamente lui ride. Mi aggrappo alle sue spalle e lo bacio con foga facendolo sdraiare sul mio corpo.
"Oh my god" fa dopo qualche secondo sorridendo. Lo guardo pensierosa, sto per chiedergli che diavolo gli prende ma lui riprende a baciare le mie labbra.
"Credo che questo sia il miglior natale della mia vita" soffia sul mio viso. Il mio cuore perde un battito.
"Non fare lo scemo!" gli dico facendo partire il mio solito stupido meccanismo di difesa.
"Dico davero" afferma subito. Il suo sguardo è talmente serio che mi viene da sorridere, ma soprattutto è sincero. Ogni giorno che passiamo insieme scopro il suo lato tenero, che forse poche persone hanno il privilegio di vedere, ed il fatto che lui riservi solo a me certi aspetti del suo carattere mi fa sentire talmente bene che quasi non mi sembra vero.
"A questo punto dovresti dire: si Michael anche per me è lo steso!" dice imitando la mia voce rendendo la sua molto stridula. Io scoppio a ridere di gusto, ma quanto è idiota? Mi appendo al suo collo e gli lascio un piccolo bacio per poi passare di nuovo sulle sue labbra.
"Non me lo dici?" fa mentre le nostre bocche si muovono una sull'altra
"No" rispondo spiritosa facendolo sorridere.
"Però...un po' mi piaci quando fai la stronza, credo di essere un maco-masochi...Macos...oh fuck!" impreca non riuscendo a pronunciare correttamente la parola.
"Dai, fai silenzio" dico dopo aver riso come una cretina. Lui mi guarda storto.
"Ora stai esagerando però" fa quasi offeso. Rido ancora, poi lo attiro a me per baciarlo ma lu si scansa. 
"Eih!" mi ribello ma lui si separa da me, si mette seduto e indossa le mutande che gli ho tolto poco fa.
"Ma dove vai?" chiedo mettendomi seduta. Prende il suo maglione da terra e si risiede sul letto. Poi si avvicina e prende il mio polso destro. Ma che cavolo sta facendo? Accosta il mio polso alla testata del letto e lo tiene premuto contro le sbarre, in un secondo mi ritrovo legata.
"Ma sei pazzo?" strillo guardandolo sconcertata. Lui non risponde e mentre io cerco di slegarmi con l'altra mano, lui prende i suoi pantaloni e poi afferra anche l'altro mio polso, cerco di ribellarmi ma sono completamente nuda e poi lui è troppo forte per me!
Ora ho entrambe le mani legate al letto. 
"Tu sei scemo! Liberami subito!" urlo come una pazza mentre avvicino le ginocchia al mio busto rannicchiandomi. Fa no con la testa guardandomi divertito.
"No, questa è la tua punizione" mi dice sedendosi al tavolo. Questo ragazzo è un depravato!
"Non è divertente Michael!" continuo guardandolo mentre mangia la crostata che ha lasciato poco fa.
"Per me è divertentisimo!" dice con quella faccia da stronzo. Cerco di liberarmi ma mi ha legato davvero stretta. Inizio ad avere anche freddo.
"Sei un pervertito!" dico mentre mi agito nel letto. Lui ride ancora di più facendo spallucce.
"Ti avevo detto di stare atenta!" mi dice guardandomi fisso. Decido di arrendermi, tanto l'ha sempre vinta lui.
"Michael per favore...ho freddo" dico implorandolo. Lui mi guarda per qualche secondo poi ritorna sul letto mordendosi il labbro.
"Se vuoi ti poso riscaldare io carotina" dice avvolgendomi con le sue lunghe braccia e lasciando baci umidi sul mio collo. Non riesco a fare a meno di sospirare un po' più forte.
"Così non vale però" piagnucolo mentre lui fa vagare le sue mani sui miei fianchi.
"Lo so, a me piace giocare sporco" sussurra al mio orecchio per poi leccarne il lobo. Questo suo modo di fare mi destabilizza, sento le gambe tremare, per mia fortuna mi trovo sul letto altrimenti sono fermamente convinta che avrei perso l'equilibrio.
"Se avessi l'uso delle mani ti schiaffeggerei!" dico aggressiva per poi mordermi il labbro e cercare di non gemere sotto il suo tocco. Non voglio dargliela vinta! Lui ride piano, poi strofina il suo viso contro il mio come un felino, e difatti in questo momento assomiglia 
in tutto e per tutto ad un gatto sinuoso e ammaliatore.
"Sei teribilmente divertente..." mi dice ancora lievemente scosso dalle risa. Punta i suoi occhi castani nei miei e non so come ma certamente con molta fatica riesco a sostenere il suo sguardo.
"Mi vuoi?" mi domanda ad un centimetro dal mio viso e dalle mie labbra. Nella mia mente si formano mille risposte, tutte di ugual significato, ma la mia bocca non riesce a pronunciare nemmeno una sillaba.
"Perchè io ti voglio, adeso..." continua, infilando una mano fra i miei capelli. Credo che il cuore stia faticando non poco per poter battere senza esplodere. Mi chiedo se veramente pensi che io possa non volerlo o se lo fa solo per farmi impazzire.
"Si" riesco a malapena a dire con un filo di voce. Il suo sorriso mi fa quasi infartare, ma la sua bocca sulla mia mi regala un po' di ossigeno in più. Percorre il mio collo con le labbra calde e umide fino ad arrivare ai miei seni. La mia testa dimentica tutto, in questo momento non ricorderei nemmeno come mi chiamo se me lo chiedessero. Apre le mie gambe sistemandocisi in mezzo, poi alza le braccia e slega i miei polsi. Non appena le mie mani sono libere vanno a poggiarsi sulle sue spalle, mentre accompagna il mio corpo a stendersi meglio sul materasso.Ritorna su di me senza nemmeno lasciarmi il tempo di pensare prende a torturare il mio collo. Dopo molti interminabili momenti di tenerezza, entra in me con i suoi soliti modi dolci e delicati, comincia a muoversi piano stringendomi per i fianchi poi si stende sul mio corpo e stringe le mie mani portandole sopra la mia testa. I suoi occhi non si staccano dai miei, e potrei giurare di averli visti scintillare. Le nostre labbra si congiungono muovendosi ad un ritmo perfetto, e le sue mani lasciano le mie per vagare sul mio corpo, ed io faccio lo stesso con lui accompagnando i suoi movimenti che passano da lenti e calcolati a dei movimenti più convulsi e violenti. Stringo le sue braccia con tutta la mia forza in preda alle sensazioni esplosive che provo quando sto con lui e ancora una volta mi ritrovo ad ansimare più forte finché i miei sensi non si amplificano fino a farmi cedere buttando la testa indietro sul cuscino. Dopo qualche momento m'incanto a guardare il suo viso contorcersi per il piacere, poi il suo corpo si ferma ed i suoi occhi tornano a guardare i miei, si stende al mio fianco e subito stringe il mio corpo appiccicandolo al suo. Mi rigiro nel suo abbraccio e faccio unire i nostri nasi allacciando le mie braccia intorno al suo collo. Lui passa una mano fra i miei capelli e mi bacia di nuovo, il contatto con le sue labbra ormai mi sembra linfa vitale, non potrei più vivere senza, e la cosa mi spaventa anche un pochino. 
"Michael..." lo chiamo piano.
"Si?" fa sorridendo.
"È il miglior natale della mia vita" dico decisa. Lui ride per poi abbracciarmi così forte che quasi faccio fatica a respirare. Mi guarda in modo strano ora, non riesco a decifrare i suoi pensieri e sembra quasi che voglia dirmi qualcosa ma...dopo qualche secondo mi bacia mordicchiando il mio labbro inferiore.
"Dai andiamo a mangiarci tutto!" dice con un'espressione da bambino goloso. Lo osservo mentre si infila i jeans senza nemmeno rimettersi i boxer, e poi sedersi di nuovo al tavolo, resta a petto nudo mentre addenta con voracità qualsiasi cosa, è sexy da morire pure mentre mastica. Rimetto l'intimo ed indosso il suo maglione, come ho visto fare mille volte nei film. Sto per andare a sedermi ma lui mi strattona per un braccio e mi tira a se facendomi sedere sulle sue gambe.
"Che c'è? Vuoi ricominciare?" dico scherzosa. 
"Non sfidarmi" risponde prontamente lui stringendomi per i fianchi. Scuoto la testa e infilo una mano fra i suoi capelli.
"Sei tropo bella" mi dice accarezzando le mie gambe nude. Ecco la solita sensazione che provo quando mi fa un complimento, lo stomaco mi si stringe talmente tanto che mi fa male, lo guardo, lui sì che è davvero bellissimo, e più lo guardo più ne rimango stupita ogni volta.
"E tu sei bellissimo" rispondo sincera guardando quei suoi occhioni. Lui non dice nulla ma prende un bignè e lo spazzola via in un paio di morsi.
"Sei un maiale Michael" gli dico notando che si è sporcato anche lui. Passo il dito sul suo collo, dove è caduta una goccia di cioccolato e poi lo metto in bocca assaporandone la dolcezza.
"Scusa, fare l'amore mi mete fame" risponde con la bocca piena. Che tipo, penso mentre comincio a darci dentro pure io con la cioccolata. Questo è davvero il natale migliore di sempre!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Rieccomi qua...finalmente la seconda parte...spero vi piaccia, dopo tanto attendere e soprattutto dopo tutti i casini...uff...che palle! XD peggio di Beautiful...
Non chiedetemi perchè ho scritto queste scene...ahahahah sarà che con tutto questo scartavetrarci i maroni con 50 sfumature di grigio mi è venuta voglia di fare...anzi...scrivere cose strane! ahahah XD
Vi ringrazio di nuovo tutte...siete meravigliose e la prossoma volta facciamo una strage!XD Scusate ma non so perchè non mi fa mettere l'immagine...io vado su tinypic e tutto metto il link e al posto della mia imm mi mette una bambina che prega con le scritte in arabo O___O boh...sarà il computer posseduto! aahahah
A presto! 
Un bacio <3
ely

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Capitolo 31
*** l'Amore e la Luna ***


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Mi sveglio di soprassalto dopo uno strano sogno, mi stropiccio gli occhi, mi riavvio i capelli un po' annodati e scendo dal letto, oggi è l'ultimo giorno di ferie, al mio rientro dovrei sapere se faccio parte o no del team e sono più nervosa che mai. Mi reco in cucina e mi verso una bella tazza di caffè mentre mando un messaggino di buongiorno a Michael. Pensando a lui ho già il sorriso sulle labbra. Mentre la mia testa è persa nell'immagine di lui, uno strano verso mi distrae. Tengo le orecchie ben tese per capire se sono pazza o effettivamente ho sentito ciò che ho sentito. Dopo qualche secondo di nuovo avverto quel verso. Sembra un gattino. Mi alzo di scatto e corro ad aprire la porta. Metto il naso fuori ma non mi sembra di vedere niente. Comincio a chiamare l'ipotetico micio facendo combaciare le labbra e producendo il tipico verso usato per richiamare i felini, che poi non ho mai capito perchè si fa. Dopo qualche richiamo un musino bianco, vispo e guardingo spunta da un geranio. Quasi urlo non appena lo vedo, ma so bene che i gatti si spaventano facilmente per cui mi trattengo, seppur con fatica. Mi avvicino di qualche passo fregandomene sia del freddo sia del fatto che io sia fuori da casa in pigiama e pantofole. Il piccolo pelosino non appena capisce che mi sto avvicinando ritrae il faccino rintanandosi di nuovo fra le piante. Corro in casa e cerco in fretta una scatoletta di tonno. La trovo e la apro senza pietà per poi svuotarla in un piattino. Torno fuori al gelo e lascio il cibo per il gatto sul primo scalino poi chiudo la porta. Mi precipito alla finestra e spostando la tenda spio ciò che accade fuori. Il gattino si guarda in giro e dopo qualche secondo annusando l'aria circostante si fionda sul pesce mangiando con voracità. Vado di nuovo alla porta e la apro trovandomi il micino davanti, quando mi vede si ferma, ma non volendo rinunciare al cibo continua a mangiare goloso. Credo di avere gli occhi a cuoricino, questo cucciolo è bellissimo! È tutto bianco, di un bianco candido, con una macchiolina nera sulla testa, vicino agli occhi e la punta della codina anch'essa nera, è paffuto, tondo, ed ha le zampette tutte sporche di fango. Mi accovaccio a terra e molto piano passo una mano sulla sua schiena, è morbidissimo, sembra un piccolo pelusche. A lui non sembra importare molto, anzi poco dopo aver svuotato il piatto ed essersi leccato i baffi viene verso di me strusciandosi sulle mie gambe.
"Adesso avrai sete, vero?" gli chiedo come se potesse rispondermi. Il cucciolo mi guarda, sembra quasi abbia capito. Senza pensarci due volte lo prendo in braccio e lo porto in casa. Tenerlo fra le braccia è una sensazione bellissima. Immediatamente comincia a fare delle fusa rumorose, credo che non desiderasse altro che amore. Riempito un piccolo recipiente di acqua lo osservo mentre si disseta facendo muovere la lingua velocemente.
"Vediamo se sei maschietto o femminuccia" dico prendendolo in braccio e guardando sotto la coda.
"Ma sei una bimba!" esclamo non notando nessuna sporgenza che mi avrebbe fatto intuire il contrario. Non riesco a smettere di sbaciucchiarla e coccolarla tenendola sulla mia pancia mentre me ne sto comodamente spaparanzata sul divano. Decido di tenerla con me, già le voglio bene come se l'avessi da sempre. Devo darle un nome però, penso mentre si lecca la zampina e la passa sul muso. La guardo, è bianca e rotonda, mi fa pensare ad una luna.
"Luna!" la chiamo, lei mi guarda per qualche secondo poi torna alla sua igiene. Il campanello suona, con grande rammarico adagio sul divano Luna e vado ad aprire. È Michael, che non appena mi vede mi guarda in modo strano per poi sorridere.
"Sei ancora in pigiama? Dormigliona!" dice facendo per entrare, lo fermo posandogli una mano sul petto.
"Fai piano" gli dico prendendogli la mano e portandolo dentro.
"Che hai?" chiede stranito  per poi chiudere la porta. Corro verso il divano e prendo il cucciolo in braccio per poi mostrarlo a Michael.
"Ti presento Luna" gli dico immaginando già la sua reazione. Non appena la vede spalanca un pochino gli occhi, fa un sorriso, il sorriso più tenero del mondo. Non me l'aspettavo.
"Dove l'hai preso?" mi domanda allungando una mano verso la bestiolina che però si ritrae.
"È una femmina! L'ho trovata qua fuori, diciamo che mi ha chiamata lei!" dico tutta contenta. Lui tenta ancora di accarezzarla ma lei si agita fra le mie braccia per poi saltar giù.
"Le sto antipatico" dice triste mentre comincia a spogliarsi. Io rido di gusto e corro di nuovo da Luna per coccolarla.
"Sapessi quanto è morbidaaaa" dico stringendola a me. Michael mi guarda strano per poi sbuffare.
"Sono geloso" diece guardandomi come se fosse una povera vittima. Io rido per poi raggiungerlo sul divano.
"Sei geloso anche di un gatto?" faccio spiritosa. Lui mi scruta con la coda dell'occhio per poi sbuffare.
"Beh, non mi hai dato neanche un bacio" fa offeso incrociando le braccia sul petto. Trattengo una risata, anche se sembra così tenero in questo momento, e poi ha ragione, non l'ho salutato. Lascio la gatta sul pavimento e mi butto su di lui circondando il suo collo con le mie braccia.
"Scusami!" faccio prima di poggiare le mie labbra sulle sue. Inizialmente oppone resistenza ma, il tutto dura al massimo quattro secondi, perchè poi le sue mani stringono i miei fianchi e la sua bocca si schiude sulla mia per poi racchiudere le mie labbra.
"Così va molto meglio" dice accarezzando i miei capelli. Ed ha proprio ragione, sto per riprendere da dove ho lasciato ma un miagolio di Luna mi distrae.
"Michael, mi accompagni al supermercato? Devo comprare le cose per Luna" dico alzandomi dal divano ed dirigendomi in camera mia per vestirmi, senza nemmeno preoccuparmi di una sua risposta. Mi privo del pigiamone rosa e comincio a rovistare nell'armadio. Dopo qualche secondo Michael mi raggiunge, cinge la mia vita abbracciandomi da dietro accarezzando la mia pancia nuda, poi mi tira verso di lui, cammina all'indietro fino a sedersi sul letto e poi mi fa sedere sulle sue gambe.
"Dai Michael" faccio io mentre lui lascia baci sul mio collo spostando i miei capelli e passando le mani sulle mie gambe.
"È inutile che fai così" dico constatando la sua non intenzione di fermarsi. La sua mano destra percorre l'interno coscia salendo fino a raggiungere la mia intimità. Faccio un salto e poi con un gesto secco riesco a divincolarmi da lui.
"Ho detto non ora!" esclamo per poi deglutire. Sbuffa scocciato, poi si arrende sfoggiando un faccino deluso. Lo guardo per qualche secondo e quasi cedo, ma poi decido di resistergli pensando alla nuova arrivata.
"Aspettami di là" ordino al mio ragazzo che continua a guardare il mio corpo seminudo.
"Sei perfida" mi dice prima di uscire dalla mia stanza non dimenticandosi di dare un'ultimo sguardo. Rido fra me e me mentre prendo i jeans dal mio armadio e l'indosso in fretta, penso proprio che quando torneremo gli farò cambiare idea. Finisco di vestirmi e corro in salotto. Michael è adagiato sul divano con già il cappotto indosso e intanto si spupazza teneramente Luna che fa le fusa e si striscia sinuosa sul suo petto.
"Vedi? Andate già molto d'accordo" dico distraendolo. Lui fa spallucce e poi da un bacino sul capo alla cucciola.
"Devo pur consolarmi dato che tu mi lasci a secco!" fa spiritoso per poi alzarsi e andare alla porta. Mi infilo la giacca e poi gli tiro un pugno sul braccio che sembra non scalfirlo per niente, anzi ride come un deficiente, tanto per cambiare, quando si tratta di prendermi in giro è sempre il migliore!
"Hai chiuso tutte le finestre?" gli chiedo, sto per andare a controllare ma lui mi spinge fuori assicurandomi di aver fatto tutto.
Al supermercato corro avanti e indietro come una pazza esaminando cucce, giochini e quant'altro accorgendomi soltanto dopo che Michael è rimasto indietro chissà dove. Do un'occhiata fra dei collarini col campanellino tenerissimi quando mi squilla il cellulare. Guardo il display e leggo il nome: Francesca. Sorrido allegra, è da tanto che non la sento. Rispondo in fretta cominciando a camminare fra gli scaffali.
"Ciao Mirtillo!" faccio scherzosa mentre giocherello con una ciocca dei miei capelli.
"Ciao" dice solamente, il suo tono sembra freddo ed immediatamente mi preoccupo.
"Eih, che hai? È successo qualcosa?" chiedo fermandomi in mezzo ad una corsia bloccando una signora anziana che borbottando mi spintona col carrello per indurmi a farla passare.
"Si, una cosa è successa" dice sempre con lo stesso tono, sembra un robot. Mi sposto di lato cercando un angolo dove possa parlare in pace.
"Non farmi preoccupare! Parla ti prego!" dico ormai sull'orlo di una crisi di nervi. La sento fare un respiro profondo che mi fa salire ancor di più l'ansia.
"Io e te non siamo più amiche" dice secca. Il mio cuore subisce un colpo fortissimo, cerco di elaborare la sua frase ma il risultato è sempre peggiore.
"M-ma, ma che stai dicendo?" faccio incredula, come può dirmi una cosa del genere? In questo modo assurdo.
"Non fingere che te ne importi qualcosa" controbatte lei, sempre la stessa dannata inflessione vuota nella sua voce.
"Ma sei impazzita? Perchè fai così? Certo che me ne importa" dico confusa dal suo atteggiamento.
"Sei una bugiarda!" dice più violenta alzando appena la voce. Comincio ad innervosirmi e in più non ci sto capendo nulla.
"Mi spieghi perchè ti stai comportando così?" adesso sto quasi urlando e la voglia di piangere si fa sentire.
"No, spiegami tu invece...spiegami perchè non ti fai più sentire, spiegami perchè non te ne frega più un cazzo di me, della tua migliore amica! Passo le giornate ad aspettare una tua chiamata, un tuo messaggio ma ogni giorno è sempre meno...ho capito che ormai hai un'altra vita, un ragazzo, e quindi non hai più tempo per i vecchi amici, ed io non voglio più star male per colpa tua, quindi dimenticati di me Daphne, tanto so di farti un favore! Ciao!" termina il suo discorso e poi mi attacca il telefono in faccia. Rimango immobile come una statua di pietra per non so quanto tempo, penso e ripenso alle sue parole. Forse ha ragione, ultimamente non l'ho chiamata, troppo presa dal lavoro e da Michael. Faccio il suo numero e subito mi risponde, il problema è che non mi lascia parlare.
"Ho detto dimenticami e non chiamarmi!" urla mettendo di nuovo fine alla conversazione. Le mani mi tremano mentre ancora faccio il suo numero, ancora e ancora senza mai ottenere una risposta. Sto male, sembra quasi che il mondo mi sia crollato addosso e mi abbia schiacciata sotto di esso. La cosa peggiore è che non ci posso fare niente, non posso uscire di casa attraversare due isolati e bussare alla sua porta, non posso prenderla per la collottola e guardarla dritto in faccia, posso solo chiamarla senza ottenere una risposta. Metto le mani fra i capelli convulsamente, come ha potuto parlarmi in quel modo? Vorrei gridare in mezzo a questo fottuto supermercato. Non mi sembra neanche vero.
"Eih che ci fai qui nell'angolino?" la voce di Michael mi fa trasalire. Ho perso la mia migliore amica, la mia migliore amica.
"Andiamo via!" dico cominciando a camminare verso l'uscita. Sento i passi di Michael seguirmi finché non mi afferra per un polso.
"Eih, che è sucesso?" mi chiede preoccupato. Io continuo a camminare trascinandomelo dietro senza rispondere. Arriviamo fuori ed il cielo sembra oscurarsi e coprirsi di nuvoloni scuri, il tempo sembra seguire esattamente il mio umore.
"Daphne cos'hai?" mi chiede questa volta quasi urlando, mi prende per le spalle e mi scuote leggermente. Non ho voglia di parlarne, non ho voglia nemmeno di aprire bocca. Le sue parole, la sua voce, non sembrava nemmeno lei.
"Portami a casa ti prego" dico soltanto trattenendo le lacrime. Salgo in macchina e rivolgo lo sguardo fuori. Penso a tutti i momenti con lei, a quanto mi è stata accanto, da quando eravamo solo due bambine. Era uno dei pochi punti sicuri e rassicuranti della mia vita, ed ora tutto era andato a farsi benedire. È stata tutta colpa mia, l'ho trascurata così tanto, forse l'ho data per scontata e intanto lei stava male per colpa mia. Mordo forte il labbro, tanto da farmi male. La mano di Michael prende la mia sulla mia gamba e la stringe. Lo lascio fare ma non lo guardo, non voglio crollare, voglio solo andare a casa. Quando arriviamo mi fiondo oltre la porta notando che qualche gocciolina sta cominciando a scendere dal cielo bagnandomi.
"Luna?" chiamo subito, stringere e coccolarla ora sarebbe un bel modo per consolarmi, anche se niente può farmi stare meglio. Tolgo la giacca e chiamo ancora il suo nome, ma non vedo nessun batuffolo bianco farsi avanti.
"Daphne, stai bene?" mi chiede Michael mentre io cerco la gatta ovunque. Non rispondo e vado in bagno preoccupata quando noto che la finestra è aperta. Immediatamente capisco, la piccola è uscita proprio da qui. Esplodo, tutto ciò che ho tenuto dentro fino ad ora schizza fuori dal mio corpo. Mi precipito in salotto e non appena vedo Michael tremo dalla rabbia.
"È colpa tua! Ti avevo detto di chiudere le finestre!" grido contro Michael spingendolo all'indietro.
"Daphne? Si può sapere che sucede?" mi chiede alzando la voce ma io non lo ascolto, corro fuori e comincio a correre sperando di poterla trovare qui nelle vicinanze. La chiamo a gran voce mentre sento i passi veloci di Michael dietro di me, mi accorgo solo ora che sta piovendo a dirotto. Le lacrime cominciano a scendere sulle mie guancie, a volte mi chiedo che diavolo io ci faccia qui, mi sembra di aver perso tutto, ed ora anche la mia migliore amica, mia sorella!
"Sei pazza? Torna dentro fa freddo!" Michael mi afferra per il cappuccio della felpa facendomi quasi cadere.
"Lasciami! È colpa tua!" gli dico cercando di divincolarmi dalla sua presa.
"Adesso smetila, andiamo dentro!" mi sgrida come se fossi una bambina. Comincio a piangere più forte e con uno strattone più violento riesco a liberarmi e corro, corro di nuovo, sento le scarpe inzuppate fare rumore sull'asfalto ed il cuore mi batte così forte che sembra esplodere. Le sue braccia di nuovo mi fermano e questa volta mi incatena a lui con forza.
"Io...scusa, ti giuro che la cerchiamo ma, per favore almeno prendiamo un'ombrelo e il tuo giubotto...sei fredissima cazzo!" esclama toccandomi le mani. Mi accorgo solo ora di non aver messo la giacca.
"Lasciami! Sto perdendo tutti! E per colpa tua!" grido ancora dimenandomi fra le sue braccia.
"Ma...cosa dici?" fa lui un po' deluso dalle mie parole, mi lascia andare ed il suo sguardo sembra triste.
"Ho perso la mia migliore amica, l'ho trascurata perchè troppo occupata a pensare a te!" dico guardandolo dritto negli occhi, dopo nemmeno due secondi mi rendo conto di aver detto una grossa stronzata, ma ormai è troppo tardi e adesso litigherò anche con lui. Penso di nuovo alla telefonata, a quanto mi ha fatto male sentire quelle parole al veleno dette proprio da lei. Lui guarda in basso, stringe i pugni e poi torna a guardarmi serio. Non riesco a decifrare del tutto i suoi sentimenti. Dovrei chiedergli scusa io, ma non riesco a pensare ad altro che a quella dannata telefonata!
"Mi ha detto che non vuole più sentirmi, che non è più mia amica e aveva quella strana voce! Adesso cosa faccio? Non faccio altro che perdere tutti! Io...io mi sento sola" sputo tutto quanto, le parole escono fuori dalle mie labbra da sole, un vomito di parole che passano dal mio cervello direttamente alla bocca, senza filtri. Mi copro la faccia con il braccio, proprio come fanno i bambini piccoli, è solo che sono distrutta e nello stesso tempo mi vergogno, mi vergogno di aver detto quelle cose assurde a lui, mi vergogno di come sto piangendo. Poco dopo la sua mano grande imprigiona il mio polso, scosta il braccio dal mio viso e mi guarda ed io sono ancora scossa dai forti singhiozzi. La sua espressione però non è dura e adirata, piuttosto sembra preoccupata. Mi tira contro il suo corpo e mi stringe forte, una mano s'infila fra i miei capelli ed io sento il suo cuore battere contro la mia tempia. Mi aggrappo a lui, come se fosse l'unico appiglio stabile in questo momento, e forse lo è. Stringo a sua volta il suo corpo fradicio come il mio e tutto ad un tratto mi sento al sicuro, come mai mi ero sentita.
"Calmati" dice soltanto, poi si toglie la giacca e la poggia sulla mia schiena coprendomi completamente. Lo guardo stupita dal suo gesto, avrebbe dovuto arrabbiarsi, mi sono comportata malissimo con lui, e soprattutto in modo immaturo e stupido. Mi abbraccia di nuovo ed io mi aggrappo al suo maglione con tutte le mie forze e sfogando le mie lacrime.
"Se lei ti vuole veramente bene ed è davero tua amica sono sicuro che acceterà le tue scuse e farete pace, e poi non sei sola!" mi dice prendendo il mio viso fra le mani e spostando qualche ciocca dei miei capelli dalla fronte.
"Ci sono io con te!" fa in un modo talmente dolce che non sento più nulla per qualche secondo, ne il freddo, ne la pioggia e nemmeno la rabbia. Avvicina il suo bellissimo viso al mio ed io m'incanto ad osservarne i lineamenti perfetti soffermandomi sulle sue labbra morbide. In un secondo annulla la piccola distanza e mi bacia. Assaporo le sue labbra bagnate e sento la pioggia farsi ancora più forte mischiarsi con le mie lacrime e scorrere inesorabile fra i nostri visi appiccicati. Mi sembra di sognare, un passante ci urla qualcosa che non riesco a capire ma che lo fa sorridere, ed è subito sole! Perchè il suo sorriso è proprio come il sole, ti riscalda, ti da vita e soprattutto ti illumina.
"Scusami!" grido rituffandomi addosso a lui. L'ho trattato di merda e non se lo meritava.
"Non penso seriamente sia colpa tua, ero arrab..."
"Shhh..." fa scuotendo la testa ed interrompendo le mie parole.
"Lo so scema...non fa niente, andiamo a casa ora" dice cominciando a camminare. È incredibile, sono bastate poche e semplici parole dette da lui a calmarmi. All'improvviso un pensiero mi attraversa la mente come un fulmine. Credo proprio di amarlo. Lo stomaco mi fa male, malissimo e quasi stento a reggermi in piedi ora che improvvisamente ne sono consapevole, si lo amo, ne sono sicura, anche se nella mia vita non ho mai amato nessuno, quello che sento ora non può essere altro che amore. Mi viene da ridere, e mi viene da piangere perchè ora ho paura di questo sentimento. Lo guardo dal basso, il viso concentrato, i riccioli bagnati che gocciolano sulla mia testa. Abbassa lo sguardo e mi sorride, ed io credo di essere arrossita, come la prima volta che lo ha fatto, come se non avessimo passato tutte le cose che abbiamo passato.
"Guarda Daphne...quela è Luna" quasi grida, poi si mette a correre e la prende in braccio portandola dentro casa. Io non so perchè rimango qualche secondo ancora sotto la pioggia, poi con qualche passo veloce entro e chiudo la porta. Me la porge ed io subito la stringo a me, anche lei ha preso la pioggia ed ha il pelo tutto bagnato. Poi la lascio andare e lei corre come una matta giocherellando con un filo trovato a terra.
"Sei gelata! Ma si può sapere che ti è saltato in testa?" dice togliendomi la giacca e strofinandomi le braccia. Io continuo a guardarlo e a pensare che lo amo, la mia testa non dice altro che quella parola, sembro un disco rotto: "Tiamotiamotiamotiamotiamotiamo..."
"Togliamoci questi vestiti" esclama sfilandosi il maglione e rimanendo a petto nudo. Rabbrividisce per il freddo e poi mi guarda. Io non so per quale motivo non riesco a far niente. Ho mille pensieri che mi frullano per la testa ed una confusione tale da farmi male le tempie. Si avvicina e mi toglie la felpa e poi la canottiera buttandole a terra, un'altro piccolo singhiozzo scuote i miei arti. Lui si blocca e mi guarda.
"Per favore basta, ti prego non piangere più, io non lo soporto" dice abbracciandomi. La sua voce, sembra davvero che quasi non sopporti di vedermi così, ed io torno a pensare da disco rotto, ma mi prende anche una strana sensazione. Poggio le mie mani sulla sua schiena accarezzando la sua pelle umida poi lascio alcuni baci sul suo petto imprigionando un capezzolo fra le mie labbra.
"Daphne" sussurra lui, io lo guardo, sembra stupito dal mio gesto ma io lo voglio, lo voglio ora, e credo sia la prima volta che sento un' istinto così forte da impedire alla mia solita paura e dose massiccia di razionalità di fermarmi. Passo le mani sul suo petto, scendendo sempre più in basso osservando i suoi occhi che seguono i miei gesti quasi incantati. Slaccio i suoi pantaloni con foga per poi spingerlo sul divano, mi tolgo le scarpe e sfilo i jeans bagnati, lui sembra un'attento spettatore, e non fa altro che mordersi il labbro inferiore guardando il mio corpo. Mi posiziono a cavalcioni delle sue gambe facendo toccare i nostri punti più sensibili fra di loro.
"Oh god" sputa fuori in un gemito ed io credo di impazzire per la voglia. Non so nemmeno bene cosa sto facendo, so solo che è il mio corpo e solo quello a decidere oggi e mi viene tutto talmente naturale che mi stupisco di me stessa. Forse è il fatto di essermi resa conto di amarlo che me lo fa desiderare così ardentemente, il tutto mischiato alla rabbia e alla frustrazione di prima, ma ancora di più alle sue parole dolci. Lo bacio e comincio a muovermi su di lui facendolo mugolare come non l'avevo mai sentito, mi slaccio il reggiseno e lascio i miei seni scoperti davanti al suo viso. Subito la sua bocca li raggiunge e la sua lingua calda scivola su di me facendomi letteralmente impazzire. Ora anche lui è impaziente, me lo dicono le sue mani, che si muovono veloci su di me fino ad arrivare al sedere. Infilo una mano nei suoi boxer e lo massaggio in modo quasi violento, lui geme forte, facendomi rabbrividire. Dopo non so nemmeno io quanto, fra gemiti ed effusioni,  la sua mano ferma la mia, poi sposta le mie mutande di lato ormai completamente preso dal momento. Lo assecondo sollevandomi appena pesandomi sulle sue spalle, poi mi abbasso su di lui ed in un secondo siamo uniti. Entrambi emettiamo un verso di piacere e poco dopo le sue mani sui miei glutei dettano un ritmo incalzante, stringo fra le mie dita le ciocche bagnate dei suoi capelli e prendo a lasciare baci un po' ovunque sul suo collo, passando per l'orecchio e per la mandibola. Ogni secondo che passa sento il cuore battere sempre più forte e sto bene, sto talmente bene che non mi sembra nemmeno di essere sulla terra, ma più su...sulle nuvole. Mentre i suoi movimenti si fanno più veloci e violenti, perdo praticamente le forze fra le sue braccia e mi sorprende un orgasmo quasi violento, seguito subito dopo dal suo. Mi stringe a se mentre respira forte, poi prende i miei fianchi e mi solleva scivolando via dal mio corpo ed io mi sento quasi persa, poi mi adagia sul divano posizionandosi sopra di me.
"Stai bene?" mi chiede col fiato corto prendendo il mio viso fra le mani ed osservando i miei occhi. Forse si sta chiedendo del  perchè ho voluto fare l'amore proprio in questo momento e in questo modo così irruento, che in effetti non è da me, ma con lui scopro ogni giorno qualcosa di nuovo.
"Non potrei stare meglio!" dico sorridendo di un sorriso spontaneo. Lui risponde con uno dei suoi e poi mi bacia nel modo più dolce  in cui un ragazzo possa baciare una ragazza.
"Io...tu sei...sei, sei perfetta!" mi dice in modo un po' confuso. Ecco che il mio cuore finisce di battere, per poi correre come un matto dentro al mio petto. Non riesco nemmeno a rispondere, rimango soltanto a bocca aperta. Mi appendo al suo collo e lo bacio, sperando che capisca ciò che riesce a farmi provare. Dopo qualche minuto fatto di silenzi e baci e carezze, ci alziamo ed andiamo in bagno ad asciugarci. Improvvisamente mi sento privata delle mie forze, come se le avessi donate tutte a lui prima. Mi butto sul letto a peso morto e sento le palpebre farsi pesanti. Michael mi raggiunge e di nuovo mi tiene stretta a sé.
"Grazie per prima" gli dico sincera mentre passo una mano fra i suoi capelli. Lui scuote la testa e mi guarda sbadigliare.
"Dormi" mi dice ridacchiando e lasciando un bacio leggero sulle mie labbra. Chiudo gli occhi e mi rilasso fra le sue braccia pensando a quanto è stato carino e dolce con me, sto quasi per dirlo: "Ti amo" ma la mia bocca rimane chiusa.

                                                                  *  *  *
Apro gli occhi praticamente di scatto, svegliata da una risata acuta, una risata di bambina. Abbie? Penso tirandomi su e scendendo dal letto. Mentre percorro il piccolo tratto che separa la camera dal salotto sento arrivare anche un'altra voce femminile. Mi affaccio alla porta e rimango a dir poco sbalordita.
"Carotina! Sei sveglia!" esordisce Michael venendomi in contro ed abbracciandomi.
"Stai meglio?" mi chiede a bassa voce, ma io non rispondo distratta da tutto ciò che vedo. Il pavimento è cosparso di cose per gatti: una cuccia, delle ciotole, dei giochini e addirittura un tiragraffi bellissimo!
"Daphne hai visto? Adesso Luna non scappa più!" mi urla la bambina che non appena mi vede smette di giocare con la gattina e mi viene incontro.
"Sabri? Che ci fai qua?" chiedo alla ragazza seduta sul mio divano che mi saluta con la mano.
"Ero passata a trovarti e Michael mi ha detto che dormivi, ma ho voluto aspettarti" mi dice sorridente. Accarezzo i capelli biondi di Abbie per poi prenderla in braccio. Lei mi stringe le braccia intorno al collo ed io già mi sento meglio. Questa bambina ha un profumo buonissimo.
"Hai visto? Non sei sola" sussurra Michael al mio orecchio facendomi battere il cuore. Mi incanto a guardare quei suoi occhioni striati di verde e mi sembra di sognare, di nuovo.
"Adesso vi baciate?" squittisce la bambina facendoci ridere tutti quanti.
"In efetti si, quindi sparisci picola peste" fa scherzoso lui togliendola dalle mie braccia e lasciandola atterrare sul pavimento. Mi prende per i fianchi e avvicina il suo viso al mio.
"Grazie" soffio sulle sue labbra, per l'ennesima volta ha fatto una cosa bellissima solo per me.
"Shhhh...baciami adesso" dice appena prima di posare le sue dolci labbra sulle mie. Non me lo faccio certo ripetere due volte e muovo la mia bocca sulla sua come se non ci fosse un domani, dimemticamdomi di avere degli spettatori davanti a me.
"Eih! Andate in camera a fare certe cose, ci sono dei minori qui!" scherza Sabrina facendomi distaccare da Michael in modo brusco interrompendo il movimento delle sue labbra, cosa che a lui non deve essere piaciuta a quanto posso capire dalla sua faccia.
"Fatti gli afari tuoi ricciola!" sputa lui tenendomi stretta. Sabri gli fa una linguaccia insolente al che lui subito s'infiamma.
"Alora dovresti alzarti da quel divano visto che l'abiamo fato proprio li prima!" esclama. La ragazza si alza di scatto scandalizzata, ma mai quanto me.
"Penniman!" urlo indignata tirandogli un pugno bello forte sullo sterno. Il ragazzo caccia un urlo di dolore piegandosi in avanti.
"You're crazy!?" impreca ed io mi ritrovo a sorridere. È così tenero, e sexy da morire quando gli sfuggono certe frasi in lingua. O dio, sto diventando una pervertita, e tutto a causa sua!
"Sabri, non è assolutamente ve..."
"Si invece!" m'interrompe Michael con un sorrisino pestifero. Brutto bastardo.
"Ok ok, voi due siete dei maniaci sessuali" scherza la ricciolina mettendosi a ridere, poi prende una sedia e ci si accomoda.
"Non puoi sederti nemeno lì" fa Michael sconvolgendo la mia amica.
"Michael smettila! Questa volta ti giuro che non è vero!" dico imbarazzata a Sabrina, lo fa apposta perchè sa benissimo che queste cose m'imbarazzano. La ragazza ride portandosi le mani alla faccia.
"No beh, bravi...che altro posso dirvi?" risponde lei divertita. Michael ride e viene verso di me poi mi stringe per i fianchi.
"Lei è bravissima" dice malizioso prima di baciarmi senza nemmeno lasciarmi il tempo di controbattere. Quando ritorno a ragionare gli mollo un pizzicotto sul fianco facendolo saltare all'indietro.
"But...perchè?" si chiede pure.
"Tieni quella boccaccia chiusa!" faccio aggressiva facendo ridere come una pazza la mia nuova amica. Dopo qualche secondo scoppio a ridere anche io, solo Abbie ci guarda in modo strano senza capire, per fortuna, di cosa stiamo parlando.
"Stupida, non ti meriti questi complimenti!" fa lui fintamente offeso, per poi sedersi affianco a Sabrina. Eccolo ritornato il solito Penniman, e a me in fondo piace così, ora so che la sua vera natura è dolce, soprattutto con me. Ancora lo stomaco mi si stringe. Lo amo lo amo lo amo, e irrimediabilmente penso se per caso anche lui potrebbe provare lo stesso per me.
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Ecco un altro capitolo…e bello lunghetto! XD
Ebbene sì, Daphne ha scoperto di amare Michael, ciccina…è la prima volta per lei!!! E come vedete lui tira fuori sempre più il suo lato dolce e protettivo!
Poi beh…Luna…io AMO alla pazzia i gatti! Ne ho uno che si chiama Milo e ha sette anni…il mio amore *-*
Spero vi piaccia questo capitolo, e sto già scrivendo l’altro…piano piano riprenderò il ritmo…lo so! :D e spero comunque che non vi stufiate mai della mia storia! XD
Alla prossima ragazze…vi ringrazio tutte quante siete favolose! <3
Un bacione
ely

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Capitolo 32
*** Una piccola poesia ***


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Una sua mano accarezza il mio braccio facendo su e giù dolcemente, rabbrividisco appena stringendo le spalle e rintanandomi ancora di più sotto le coperte. La sua mano va più giù sui miei fianchi, ed io sorrido facendo finta di dormire. Lunedì finalmente mi hanno assunta al giornale, ora faccio ufficialmente parte della squadra, anche se, ho ancora molto da imparare, sempre da Michael ovviamente, ed averlo al mio fianco anche sul lavoro non mi dispiace affatto. Ieri finito il turno siamo andati a festeggiare in un locale con Fede, Sabri e Marco. Ho bevuto tantissimo, e pure Michael, ridevamo come due cretini.
 
"I wanna swiiiim frooom the chandeliiieeer..." urla Michael a squarcia gola, è stonato come una campana e mi fa talmente ridere che mi sento male!
"Michael smettila, sono le due di notte!" dico ridacchiando e saltando su di lui per cercare di tappargli la bocca. Lui comincia a ridere e poi prende a baciare la mia mano. 
"I want you" dice poi abbassandosi su di me, ma la mia testa gira troppo veloce per ragionare anche in inglese.
"Cos'hai detto?" faccio io con una nota acuta e buffa nella voce che lo fa ridere, di nuovo.
"Sei ubriaca" fa indicandomi mentre saliamo i pochi scalini che precedono il portoncino di casa sua. 
"Senti chi parla!" rispondo io ridendo, non faccio altro che ridere, anche quando perdo l'equilibrio ed inciampo come una povera cretina. Michael mi aiuta ad alzarmi tirandomi per le braccia. Mi aggrappo a lui che mi stringe al suo corpo e mi tiene per i fianchi.
"You're ok?" blatera fra le risa.
"Michael per favore vuoi parlare in italiano?" faccio quasi isterica scuotendolo.
"Ho deto, stai bene?" ripete mezzo barcollante infilando una mano fra i miei capelli. Mi sporgo verso di lui alzandomi sulle punte e lo bacio, non lo so il perchè, ho solo voglia delle sue labbra.
"Eih, adeso dobbiamo entrare, e cerca di esere più normale posibile!" mi dice quando mi separo da lui. È vero, c'è Carlo in casa, ha tenuto la bambina mentre noi eravamo fuori.
"Ok" rispondo. Lui scuote la testa e fa un grosso respiro, poi infila a fatica la chiave nella toppa e fa due giri. Entriamo e subito ci troviamo davanti Carlo che ci guarda serio a braccia conserte.
"Bentornati" ci dice continuando a guardarci.
"Cia-ciao, noi siamo tornati...ehm, grazie" dice Michael prima di prendermi per mano.
"Si, si vi ho sentito benissimo, Michael sei proprio un bravo cantante, e tu, Daphne...stai facendo bene la normale" dice tutto in un colpo, poi prende la giacca e la la indossa. Dio mio che figuraccia! Dopo alcuni secondi scoppia a ridere scuotendo la testa velocemente.
"La bambina dorme, ci vediamo domani" dice prima di aprire la porta e andarsene.

 
 
Che figura di merda, penso di nuovo. Michael si avvicina e bacia la mia spalla, salendo fino al collo. Non si arrende proprio, la sua mano sfiora la mia pancia e poi va più su stringendo un mio seno nudo. Faccio un piccolo saltino sul letto ed un sospiro esce dalla mia bocca.
"Lo sapevo che non stavi dormendo" sussurra nel mio orecchio. Mi arrendo, e mi giro verso di lui che subito mi illumina col suo sorriso.
"Certo, mi hai svegliata" dico facendo l'indifferente.
"Taci ubriacona" mi dice per poi ridere. Rido anche io ma poi gli sferro un bel pugno sul braccio. 
"Aia! Stronzetta!" fa per poi mordermi un fianco scostando di scatto le coperte. Caccio un piccolo urlo che lui soffoca con le sue labbra premute sulle mie. Lo spingo via e mi metto seduta.
"Tu sei pazzo!" dico contrariata mentre esamino il segno che mi ha lasciato, ci passo sopra un dito e sento dolore. Dovrebbe imparare a dosare la sua forza con me, lui è un uomo ed io sono una ragazza. Smette di ridere e mi guarda.
"Ti ho fato male?" poi mi chiede improvvisamente serio.
"Si, mi hai fatto male, sei uno scemo!" gli dico un po' arrabbiata. Lui si alza e si mette nella mia stessa posizione. Si avvicina a me ma io mi scanso, e così per un paio di volte finché non sbuffa rumorosamente.
"Let me see!" dice prima di afferrare i miei polsi e bloccarli con una sola mano. Ci passa sopra un dito proprio come avevo fatto io prima e non so perchè mi sale un brivido non appena la sua mano sfiora il mio corpo. Lui se ne accorge e fa un piccolo sorriso per poi mordersi i labbro.
"Scusami carotina" dice poi alzando lo sguardo su di me, ma in pochi secondi i suoi occhi cadono sui miei seni.
"N-non vo-volevo farti male" dice balbettando come un'idiota. Trattengo una risata, poi tiro su le coperte ricoprendo le mie nudità. Mi sdraio di nuovo e subito lui mi segue avvolgendomi con le sue braccia. Restiamo in silenzio per un po' ed io mentre giocherello con un suo piccolo boccolo penso a Francesca.
"Cos'hai?" mi chiede dopo qualche secondo. Possibile che riesca sempre a decifrare le mie espressioni?
"Stavo pensando a Francesca, non mi risponde al telefono. Comincio a pensare di arrendermi ormai" dico sconsolata, non riesco a credere che si stia comportando così con me. Lui accarezza una mia guancia per poi avvicinare le nostre fronti.
"Scrivile una letera" dice all'improvviso. 
"Una lettera? Michael non siamo mica nel medioevo" rispondo spiritosa.
"Ma secondo me è una buona idea! Così dovrebe legerla per forza!" dice tutto sorridente. Sorrido anche io, s'impegna così tanto per una cosa in cui non c'entra nulla. Mi avvicino un po'di più e lo bacio spingendo la sua testa verso di me.
"Potrebbe buttarla via!" dico praticamente sulle sue labbra. Lui sembra pensarci su.
"Per me no... Io sarei tropo curioso, chi scriverebbe mai una letera?" dice dopo facendomi riflettere. In effetti, forse è l'unico modo. Lo stringo fortissimo, poi porto una gamba intorno al suo bacino.
"Mi fai vedere una cosa?" mi chiede dopo qualche secondo.
"Cosa?" gli chiedo un po' confusa. La sua mano prende la coperta e la tira giù scoprendomi fino ai fianchi. I suoi occhi sembrano scintillare.
"Shit!" esclama mentre continua a guardare tutto di me, eccetto il mio viso.
"Michael tu sei un maniaco" dico un po' imbarazzata mentre cerco di tirare su la coperta, ma lui ovviamente me lo impedisce.
"Si è vero" risponde soltanto per poi posizionarsi sopra il mio corpo. Si abbassa su di me e mi bacia con foga lasciandomi completamente senza fiato. La sua bocca scende più giù sul mio seno, ed io comincio a sospirare più forte perchè lui è capace di farmi impazzire in così pochi secondi. Si schiaccia contro il mio corpo, sento che è eccitato e la mia testa va a farsi fottere.
"Michael..." senza nemmeno accorgermene sospiro il suo nome e lui in risposta comincia a muoversi sopra di me facendo sfiorare i nostri bacini coperti solo dall'intimo. Passa le sue labbra sul mio collo, si muove sinuoso e le sue mani vagano un po' dappertutto. Allaccio le gambe dietro la sua schiena e decido di lasciarmi andare alle sue carezze, come se poi avessi avuto altra scelta, non potrei mai averne abbastanza di lui, mai.
"Papà!" la voce di Abbie mi fa quasi venire un'infarto. Spingo via Penniman e mi fiondo sotto le coperte alla velocità della luce e lo stesso fa Michael. O Dio!
"A-amore sei sveglia?" dice Michael a fatica mentre io mi copro anche la testa.
"Si! Non avevo più sonno" risponde allegra, sento i suoi passi leggeri avvicinarsi, che situazione del cavolo, mi sento morire.
"Perchè Daphne si è nascosta?" domanda ingenua la piccola. Sento Michael ridacchiare, ma che cosa ride? 
"Ehm...non si sta nascondendo, è che, ha molto fredo" spiega Michael, mentre io faccio spuntare la mia faccia fino al naso.
"Era per quello che stavi su di lei prima?" ecco un'altra domanda, una più imbarazzante dell'altra. Michael si strozza con la sua stessa saliva e comincia a tossire.
"No, n-noi sta-stavamo solo giocando" s'inventa lui. La piccola ride e poco dopo salta sul letto. Michael l'afferra al volo tenendola stretta a se, prima che scopra anche il fatto che io sia mezza nuda.
"Anche io voglio giocare!" urla agitandosi come una matta, poi mi vede e mi guarda in modo strano.
"Ciao Daphne!" fa la bambina guardandomi sorridente. Mi sforzo al massimo per sorriderle, poi faccio sbucare una mano da sotto e la sventolo per salutarla, i suoi grandi occhi azzurri mi fissano, ed io vorrei che queste lenzuola fossero molto più spesse.
"Hai proprio tanto freddo tu" dice pensierosa, io mi limito ad annuire imbarazzata come mai, se potessi mi sotterrerei a cento metri.
"Ok, ora tu vai di la, noi arriviamo" le ordina Michael mettendola giù dal letto.
"Ma io volevo giocare con voi!" si lamenta la piccola, fra poco esplodo e comincio a urlare come una pazza.
"Se ci aspetti di la, domani ti compro una cosa bella!" fa Michael esasperato. Lei risponde affermativamente e corre di là. Finalmente è andata via, mio dio che imbarazzo!
"Oh cazzo" dice Michael mettendosi le mani in faccia. 
"Dio Michael!" esclamo mettendomi seduta. Lui mi guarda poi ride.
"Dai calmati" dice prendendomi fra le sue braccia.
"Calmati? Ti rendi conto che ci ha visti? Nudi e, e in quella posizione con te che..." mi fermo facendo un verso stridulo e coprendomi la faccia sul suo petto. 
"Si lo so, e mi piaceva fare quello che ti stavo facendo" dice tranquillo e un po' malizioso. Lo guardo esterrefatta e nello stesso tempo turbata dal suo modo di fare.
"Ma, tu non capisci? Ci ha visti..."
"Ha solo cinque anni, non può capire certe cose" m'interrompe passando le mani sulla mia schiena e arrivando al sedere, mi guarda languido e fa per baciarmi. Ma è impazzito per caso?
"Metti a posto quelle mani!" dico per poi divincolarmi dalle sue braccia, non è colpa sua ma, la bambina ci ha visti! Dio che situazione, e lui bello tranquillo, ma come fa? Mi alzo e mi infilo una sua maglietta, poi i pantaloni. Lui sbuffa, si alza e si riveste. Lo osservo e noto che cerca di abbassare la t-shirt bianca tirandola all'estremità.
"Ma che stai facendo?" gli chiedo. Lui s'infila una mano fra i capelli un po' imbarazzato.
"Cerco di nascondere l'efetto che mi fai tu!" dice tutto ad un fiato. Guardo in basso e capisco la sua situazione, mi copro gli occhi con le mani e scuoto la testa, in efetti anche io mi sento abbastanza frustrata, con la differenza che io posso nasconderlo facilmente, ma lui...beh... 
Non riesco a non ridere come una pazza, ha una faccia così buffa, e poi mi fa tenerezza! Gli corro incontro e lo abbraccio come se fosse un'orsacchiotto, ma lui mi respinge quasi subito. 
"Così non mi aiuti" dice secco per poi fare un grosso respiro, guardando ancora in basso e scuotendo la testa.
"Dai, non esagerare" dico io cominciando a camminare e non riuscendo a trattenere le risa. Lui sbuffa rumorosamente.
"Che ne sai tu! Tu non puoi capire!" esclama infastidito. Io non faccio altro che ridere, anche se molto probabilmente ha ragione. Arrivo in soggiorno e trovo Abigayle seduta a gambe incrociate sul pavimento che gioca con dei mattoncini LEGO.
"Daphne hai ancora freddo?" mi chiede Abbie non appena mi vede. Io arrossisco violentemente, lo so perchè sento le guance andare a fuoco.
"Il papà ti riscalda se vuoi" continua imperterrita lei.
"È quello che avrei voluto fare prima, guasta feste" fa Michael prima di buttarsi sul divano, poi afferra un cuscino e se lo mette in grembo per coprire il suo piccolo problemino. Io vorrei fuggire, troppo, troppo imbarazzante tutto ciò. La bambina lo raggiunge e lui subito la sbaciucchia dolcemente e le scompiglia i capelli.
"Perchè guasta feste?" chiede poi la bimba al suo papá.
"Perchè se non venivi a disturbare, io l'avrei scaldata per bene" fa spiritoso.
"Michael!" lo riprendo io mettendomi le mani in faccia. Ma gli sembrano cose da dire ad una bambina piccola? Vado verso di loro e la prendo in braccio.
"Andiamo a far colazione, e non ascoltare quello che ti dice tuo padre!" dico alla bambina che mi guarda perplessa.
 
 
[Pov Michael]
Entro a scuola quasi correndo, superando banchi di mezzi metri urlanti che schizzano di qua e di la fra le mie gambe, sono un po' in ritardo. Mi affaccio all'interno della classe ormai vuota, con solo tre bimbi fra cui la mia.
"Ciao Michael, ti posso parlare?" mi dice la morettina davanti a me, sbattendo i suoi occhi azzurri come un cerbiatto, se crede ancora che possa sedurmi è proprio un'illusa.
"Di cosa?" chiedo un po' arrogante. Non so perchè non la sopporto, forse perchè mi ricorda il tipo che ero poco tempo fa, quando la adulavo soltanto per una squallida scopata.
"Di Abigayle" risponde un tantino stizzita. Di Abbie? Immediatamente mi preoccupo, dimenticando tutto quanto.
"Cosa è successo?" chiedo in fretta mentre la guardo giocare con una bambola.
"No, non preoccuparti, lei sta benissimo" mi tranquillizza avvicinandosi ancora di più.
"In questi giorni, abbiamo studiato la famiglia e...la mamma, così abbiamo fatto una piccola filastrocca da imparare a memoria" comincia il discorso lei. Vorrei urlare, ogni anno la stessa storia, ma non è ancora la dannata festa della mamma. Da quando è tornata a casa piangendo ho chiesto di non fargliela fare la solita stupida poesia da recitare, perchè farla soffrire inutilmente? Per un attimo mi si stringe lo stomaco, sto già per incazzarmi ma la voce della maestra mi ferma.
"Il fatto è che lei non ha fatto i soliti capricci, anzi, ha voluto fare anche lei quello che facevano gli altri bambini" mi dice poi sorridendo.
"Davvero?" faccio spontaneo.
"Forse sta superando la cosa piano piano, è un bel progresso" continua accarezzando il mio braccio. Sono contento, la guardo sorridere ed il mio cuore si scioglie. La sua mano va sempre più su arrivando sulla mia spalla per poi scendere sulla schiena. So bene che sta cercando di fare. Mi scanso gentilmente, distogliendo lo sguardo da quegli occhi ammaliatori. Lei sembra stupita dal mio comportamento, e come biasimarla se fino a pochi mesi fa bastava un suo cenno, o di qualsiasi altra ragazza di mio piacimento per avere la mia totale attenzione.
"Sei sexy oggi, con i capelli così" dice sorridendo e guardandomi dal basso all'alto percorrendo tutta la mia figura. Rido, non so nemmeno perchè.
"Si, grazie...se abiamo finito io andrei" dico deciso senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
"Volevo chiederti una cosa, vedi ancora quella buffa ragazza con le lentiggini?" mi chiede, non arrendendosi dopo qualche secondo. Il suo modo di fare mi ha proprio stancato!
"La ragazza buffa con le lentiggini, come la chiami tu, è la mia ragazza, si chiama Daphne e si, la vedo ancora e ho intenzione di vederla ancora per molto" rispondo nervoso, non so perchè ma quando qualcuno parla di lei in un modo che non ritengo giusto divento pazzo, potrei uccidere qualcuno. La sua espressione cambia, è disorientata, ma dopo qualche secondo torna a sorridere.
"E ti fa divertire come facevo io?" dice sensuale avvicinandosi lentamente. Una volta il mio ego avrebbe adorato questa situazione, probabilmente me le sarei fatte entrambi, ma ora, non provo più questi sentimenti, penso sempre e solo a lei in ogni momento, mi basta la sua vicinanza per stare bene, non sento il bisogno di altro, e poi con lei mi diverto molto di più che in una notte passata con una qualsiasi troietta. 
"No..." rispondo, lei sorride e sinuosa comincia a spruzzare i suoi ferormoni.
"Lei mi fa divertire mooolto di più" continuo poi godendo della sua faccia delusa. Oltretutto è vero, quando faccio l'amore con lei è speciale, sento il cuore esplodere ed ogni volta è sempre meglio, penso prima a lei che a me. A dire la verità questi sentimenti mi spaventano, mi sento indebolito e vulnerabile, e l'ultima volta che mi sono sentito così tutto è andato storto. Cerco di non pensare a queste cose e vado a prendere Abbie, lasciandomi alle spalle la sua maestrina.
 
 
[Pov Daphne]
Rido, rido come una forsennata nel guardare il mio Penniman.
"Very funny! Isn't it?" fa nervoso senza nemmeno guardarmi, ed io ADORO quando parla in inglese, con quel suo accento così particolare.
"Yes Daddy, it's great fun!" fa la piccolina lasciandomi sbalordita ancora una volta per la sua capacità di parlare due lingue come se nulla fosse. La guardo, cercando di trattenere le risa, mentre spazzola i riccioli di Michael e gli applica l'ennesima mollettina rosa glitterata.
"Amore mio, non credi sia abbastanza?" fa lui con un tono dolce ma allo stesso tempo stufo di quello che gli sta combinando la bambina.
"No! Adesso ti trucchiamo!" esclama lei ed io rido ancora più forte.
"What?" fa Penniman sgranando gli occhi, ed io devo tenermi la pancia per i crampi!
"Daphne mi aiuti?" mi chiede Abbie con alla mano una piccola truss delle principesse Disney.
"Non ci provare!" mi minaccia Michael.
"Ma certo!" rispondo io divertita come non mai. Mi avvicino a lei e prendo un piccolo pennellino, lo strofino sul colore rosa shocking e mi sporgo verso il viso del mio ragazzo, che in questo momento sembra più una drag queen!
"Chiudi gli occhi" gli ordino. Lui dopo uno sguardo leggermente omicida obbedisce.
"Questa me la paghi!" fa mentre stendo l'ombretto sulla sua palpebra.
"Shhhh..." lo zittisco io facendolo ancora più innervosire. Si morde il labbro poi salta su se stesso quando Abbie mette alle sue orecchie degli orecchini con le clip. Io scoppio di nuovo, è la cosa più ridicola che io abbia mai visto nella mia vita lo potrei giurare! Gli faccio due bei pomelli rosa e poi recupero uno specchio.
"Abbie, direi che adesso è perfetto che ne dici?" chiedo alla piccola. Lei lo guarda ed annuisce.
"Guardati papà!" gli dice la piccola peste, lui prende lo specchio in mano. La sua faccia è qualcosa di indescrivibile!
"Oh my god!" fa disperato portandosi una mano alla tempia. Noi femmine ridiamo entrambe come matte, quanto lo amo. È così tenero, farebbe di tutto per far sorridere sua figlia. Mi butto fra le sue braccia e lo bacio.
"Sei una stronza" mi sussurra all'orecchio mentre restituisce il mio affetto.
"Sei bellissimo" lo prendo in giro di nuovo. Lui assesta una piccola sberla sul mio sedere.
"Sembro un trans" afferma ridacchiando e facendomi ridere, di nuovo.
"Ma io ti bacio lo stesso, vedi come sono brava?" dico ironica stampandogli un'altro piccolo bacio sulle labbra.
"Ho fame" dice la piccola biondina accanto a me, interrompendo il nostro scambio di battute. In effetti anche io ho molta fame.
"Anche io ho fame" fa Michael guardandomi con due occhi grandi, peggio di sua figlia.
"E va bene, preparo qualcosa" dico rassegnata. Vado in cucina e faccio semplicemente pane e nutella per tutti, alla bambina piace da matti e anche a me, ma a chi non piace la nutella? Mentre taglio il pane a metà ed immergo il coltello in questa specie di oro nero sento la voce di Abbie dire qualcosa. Raddrizzo per bene le orecchie ma non riesco a capire bene. Sembra una specie di cantilena che si ripete, che strano. Prendo del succo e metto tutto su un vassoio, poi, cercando di non fare cadere nulla mi dirigo verso i due affamati. Michael si è tolto quasi tutte le mollettine  ed ora si sta passando una salviettina sulla faccia. Porto tutto al tavolo e mi siedo, non vedo l'ora di spazzolare questo bel panino.
"Buona la nutellaaaa!" urla Abbie sedendosi a tavola ed addentando il panino come se non ci fosse un domani. La sua bocca ora è tutta sporca di cioccolato ma, poco gliene importa. Mangiamo tutti insieme poi Carlo viene a prendere la bimba per portarla a fare un giretto.
"Ho mangiato tropa nutella" fa Michael alzandosi la maglietta e massaggiandosi l'addome.
"Infatti ti sta venendo la panza" dico per scherzare io, godendomi la sua faccia scandalizzata.
"Ma vaffanculo!" dice facendomi ridere di gusto, mamma mia quanto è vanitoso, io mi strafogo senza problemi e lui sta attento alla linea! All'improvviso mi torna in mente una cosa.
"Ma cosa canticchiava Abbie prima?" gli chiedo curiosa avvicinando la sedia alla sua e stendendo una gamba sulle sue. Lui prende ad accarezzarla pensieroso.
"Prima quando?" fa poi vago. Credo che stia facendo finta di non capire.
"Mentre io ero in cucina a preparare la merenda, sembrava recitasse qualcosa" specifico e lui fa un piccolo sospiro.
"Ah...si, era una poesia sula mamma, gliel'hanno data all'asilo" risponde, e la sua faccia si fa un po' triste, ed io quasi mi pento di aver fatto questa domanda, odio vedere quell'espressione sul suo viso. Istintivamente lo abbraccio, e lui si lascia fare, senza però restituire il gesto.
"L'anno scorso è tornata a casa disperata, piangeva perchè lei non aveva nessuna mamma a cui recitare la poesia alla festa della mamma. Così io ho chiesto alle maestre a scuola di evitare la prosima volta. Ma l'altro giorno mi han deto che stanno studiando la famiglia e hanno fato questa poesia, e lei ha voluto studiarla anche lei a tuti i costi, proprio come tuti gli altri bambini, e devi vedere come si impegna" dice alla fine sorridendo. Quando si confida con me, mi sento felicissima, mi piace che mi renda partecipe della sua vita. Però nello stesso tempo questi racconti mi rendono triste.
"Beh, è una cosa positiva" dico cercando di tirargli su il morale. Finalmente mi sorride, poi passa una mano sulla mia guancia accarezzandomi dolcemente.
"Si, spero solo che non stia male" dice poi buttandosi fra le mie braccia, come un bambino. Accarezzo i suoi capelli cercando di tranquillizzarlo.
"Non preoccuparti Michael" dico poi prendendo il suo viso fra le mani. 
"No, io...sto bene" dice sorridendo, per poi posare un piccolo bacio sulle mie labbra.
Passo la serata da lui, e poco dopo la cena Michael decide di mettere a letto Abigayle.
"Andiamo a dormire signorina?" le dice sorridendo le amorevolmente, ed io statei ore ed ore ad ammirarli.
"Aspetta papà, prima devo fare una cosa per Daphne! Una sorpresa!" dice allegra, poi corre verso camera sua. Io guardo Michael sospettosa ma lui ride e fa spallucce.
"Non ne sapevo niente" mi dice mentre la bambina è di ritorno. Mi porge una coroncina di carta e poi me la fa indossare.
"Per te" dice subito dopo. Non faccio nemmeno in tempo a dire nulla che mi ferma, si schiarisce la voce e si sistema la frangetta spostandosela dagli occhi. Poi comincia a dondolare a destra e sinistra mentre recita una piccola filastrocca.
"Con le mie mani seppur piccoline, tantissime cose io posso fare. Le posso battere..." col sorriso sulle labbra prende a battere le manine giocosa.
"...le posso guardare, delle dolci carezze io posso dare" si avvicina e passa il suo piccolo palmo sulla mia guancia. 
"E oggi le mie manine ti voglio donare, così le porto al mio cuore, per dimostrarti il mio grande amore" continua a recitare appoggiando le sue mani sul petto.
"E con le mani ti mando un bacino" schiocca le labbra sul palmo e poi soffia verso di me.
"Mamma, stringimi forte e stammi vicino!" quasi urla per poi tuffarmisi addosso e stringermi con le sue piccole braccia. Il mio cuore batte all'impazzata. Questa è la cosa più dolce e tenera che mi sia mai successa nella vita. Avvolgo il suo corpicino e sento le lacrime scendermi sulle guance. Mi giro verso Michael e...lui sembra pietrificato, ci guarda entrambe con una strana espressione persa. Abbie si stacca da me e mi guarda preoccupata.
"Perchè piangi?" mi chiede inarcando le sopracciglia e facendo sporgere il labbro inferiore. Cerco di ricompormi in fretta ma, mi ha chiamata mamma? Io ho capito bene? 
"Non l'ho detta bene?" mi chiede ed io subito scuoto la testa.
"Sei stata bravissima!" strillo euforica battendo le mani, e lei subito sorride di nuovo dondolandosi a destra e sinistra con un ditino fra i denti. Mi sento talmente strana, non riesco a dire nulla, nemmeno a pensare, nella testa mi frulla in mente la sua dolce vocina che mi dice: "Mamma, stringimi forte e stammi vicino" ...quasi vorrei essere davvero la sua mamma, ma io non sono nessuno per lei, ma sento di volergli così tanto bene da stare male, e solo ora me ne rendo così conto.
"Amore adeso andiamo a dormire" Michael ha una voce strana, alzo lo sguardo su di lui ma lui non mi guarda, sembra turbato. La piccola mi da un bacio e poi segue il papà. Oh Dio, io non so cosa pensare, questa cosa mi fa sentire così strana, mi fa piacere, mi fa piacere che mi abbia detto quella poesia e che mi abbia chiamata mamma? Io mi devo essere proprio rimbecillita del tutto. Abbie ha già una mamma, e poi, si insomma, io non sono nessuno, amo Michael, ma stiamo insieme da pochi mesi, e se avessi creato confusione nella sua testa? E se Michael si spaventasse di questa cosa e mi lasciasse? Metto le mani in faccia e cerco di riordinare i pensieri, ma non c riesco, sono così confusa, tutte queste emozioni insieme sono troppe per me. Un tonfo di fianco a me sul divano mi fa spaventare, è Michael e l'ansia si fa ancora più forte. Non mi guarda, guarda un punto nel vuoto, ed io se non dice qualcosa entro due secondi sto male lo giuro!
"Michael" lo chiamo piano, accarezzando il suo braccio e finalmente mi guarda, ma non parla, mi guarda fisso senza dire nulla.
"Io, non so che dire...forse è confusa o...non so, forse è meglio che io non la veda più così spesso, per non crearle problemi" dico sconclusionata, esternando non quello che penso realmente, ma ciò che ho paura pensi lui, come se questo servisse ad esorcizzare la cosa.
"No, che dici? Lei non lo soporterebbe..." dice tranquillo, sembra pensieroso, e non capire cosa pensa mi sta facendo impazzire!
"Ma, ma io non sono sua madre, io..." mi prende il panico e quando mi prende il panico  comincio a gesticolare come una povera scema. Lui mi osserva, poi ferma le mie mani e sorride, ed immediatamente mi calmo, almeno un po'.
"Non devi aver paura" mi dice, poi mi abbraccia. Che vuole dire? Io non capisco! Paura? Non credo sia paura, o almeno spero.
"Non ti chiedo di farle da mamma, non sentirti costretta in qualcosa..."
"No Michael, il fatto è che ciò che ha appena fatto tua figlia mi ha fatta sentir bene, anche troppo bene ma, non voglio che lei stia male o, che sia confusa...le voglio così bene..." non finisco nemmeno la frase, lui prende il mio viso fra le mani e mi bacia, mi bacia con disperazione. Ora mi guarda, dritto negli occhi ed io sono completamente incatenata a lui.
"Io non ho mai visto la mia bambina così serena, tu...tu sei proorio ciò di cui avevamo bisogno" fa lui portando la mia testa sul suo petto. Sembra quasi l'abbia scoperto in questo momento, nello stesso istante in cui l'ha detto. Il mio cuore sembra esplodere e le parole si formano nella mia testa, ma non riesco a fare uscire nulla dalla mia bocca. Sto quasi per dire qualcosa, ma le sue labbra racchiudono le mie prima che io potessi parlare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Eccomi quaaaa....dai c'ho messo un po' di meno questa volta vero? E poi mi escono capitoli lunghissimi!!! Meglio dai...
Come potete vedere il loro rapporto cresce sempre di più, anche il legame con la bambina ed entrambi i personaggi stanno cambiando in meglio...
Spero non vi abbia deluso con il capitolo, e comunque non pensate che andrà sempre così bene è, no giusto per farvi capire che non mancheranno le grane! Non so a volte ho paura che la storia annoi....vabbè ma io sono una paranoica perfezionista (per esempio, avrei dovuto pubblicare almeno 4 GG fa, ma rileggendo il cap. Non mi convinceva, così ho migliorato e aggiunto parti fino a 10 min fa, ma vi assicuro che così è molto più bello!!!) per cui la smetto!!! XD
Ovviamente vi ringrazio tutte, TUTTE, non so come spiegarci o farvi capire quanto vi amo, ma davvero ogni volta che leggo le recensioni e che chiacchiero con voi bho...diciamolo...se non era per voi avrei certamente abbandonato la storia, ed era un gran peccato!!!! <3 <3
Ok dopo la sviolinata vi saluto e vi bacio...
Alla prossimaaaa...
ely
PS perdonate se c'è qualche errore di ortografia ma ho caricato il cap in frettissima che sono in ritardo per uscireee

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Capitolo 33
*** ...Ti Amo... ***


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"Maledetta stampante!" strillo nervosa dando una manata all'aggeggio infernale che ho di fronte. Mi chiedo perchè non la fanno aggiustare o non ne comprano una nuova! Appoggio la testa teatralmente su di essa e sbuffo senza pietà. Una mano sfiora la mia spalla ed io mi tiro su talmente in fretta che quasi mi gira la testa.
"Hai bisogno di aiuto?" mi chiede un'uomo biondo e con gli occhi più azzurri del cielo. Io non so cosa rispondere, in realtà ho un disperato bisogno di aiuto ma, non so se lo voglio da lui.
"No Luca, grazie lo stesso" rispondo guardando in basso. Non pensavo mi rivolgesse mai più la parola, e nemmeno mi manca parlare con lui, anche se l'atmosfera fra di noi è orribile, fatta di sguardi dati di traverso e imbarazzo. Faccio per andarmene ma lui mi afferra un polso e mi trattiene. Ho quasi paura, mi giro di scatto e lo guardo, ma la sua faccia non sembra adirata, sembra quasi dispiaciuto.
"Daphne, non mi parlerai mai più?" mi chiede lasciandomi andare. Non so cosa rispondere, questo suo tono di voce così calmo e pacato mi lascia totalmente spiazzata. Sto qua ferma a fissarlo come un idiota senza dire nulla. Lui ad un tratto sorride.
"Sei così dolce" fa, per poi passarsi una mano fra i capelli.
"Io vorrei scusarmi con te, io, ti giuro che non sono così...stavo solo facendo lo spaccone con un amico e, quando ti ho vista con quello mi sono riscoperto geloso" dice un po' imbarazzato, ed io credo di avere la mascella per terra. Lo osservo sospettosa, sembra così diverso da quella volta ma, mi ha offesa, e ha tirato un pugno a Michael.
"Senti, io non voglio creare problemi fra te e quel l'inglese..." dice come se quasi mi leggesse nel pensiero. Oddio, non pensavo lo sapesse, che stupida, era alquanto palese!
"Non preoccuparti, non ho intenzione di dirlo a nessuno" continua vedendo la mia faccia. 
"Grazie.." dico sorpresa, forse non è poi cosi cattivo.
"Sono lo stesso gelosissimo di lui ma, in fondo me lo merito quindi..." sorride facendo spallucce. Io rido, ma perchè cazzo rido? Mi ricompongo immediatamente e dopo poco lui si avvicina.
"Vorrei solo un rapporto civile, salutarci come due normali colleghi" mi chiede, sembra veramente dispiaciuto del fatto che non gli rivolgo la parola. A me non interessa continuare in questo modo, anzi, piacerebbe anche a me un rapporto civile, come lo chiama lui.
"Ok Luca, anche per me sarebbe giusto, si, insomma lavorare con questo clima non è del tutto piacevole" rispondo sincera causando in lui un sorrisone gigante.
"Bene, allora posso aiutarti con questa maledetta stampante?" mi chiede spiritoso, ed io mi lascio andare ad una piccola risata.
"Si grazie, salvami la giornata" dico mettendomi una mano in faccia scherzosa. Lui mi fa spostare, smanetta qualche minuto con questa cosa ed in un batti baleno la stampante stampa.
"Oh...grazie" strillo come una scema. Lui ride e mi consegna i fogli.
"Ah, congratulazioni per la tua assunzione" mi dice allegro io lo ringrazio e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo fra le sue braccia. Ok, questo è strano, è strano e...fuori luogo?
"Che cazzo fai?" la voce di Michael mi fa spaventare. Afferra la mia mano e mi allontana da lui.
"Eih, calmati" fa Luca mettendosi le mani in tasca.
"Tu non la devi toccare" ringhia Michael, per poi trascinarmi via.
"Andiamo a casa" dice prendendo la mia giacca e continuando a camminare verso l'ascensore.
"Michael calmati un secondo non..." cerco di dire ma lui non mi lascia nemmeno parlare.
"Non mi calmo!" sbraita entrando nell'ascensore. Ok, è arrabbiato.
"Non fare così, lasciami almeno spiegare" dico appoggiandomi alla parete a specchio.
"Si infati! Spiegami...che cazzo ci facevi attacata a quello stronzo?!" non urla, ma il suo tono mi ferisce. Mi mordo il labbro nervosa pensando che non mi piacciono queste scenate assurde.
"Ti spiego se la smetti di trattarmi in questo modo!" punto i piedi io, e mentre le porte si aprono io sguscio via ed in un secondo mi ritrovo nel parcheggio seguita da lui.
"Come dovrei tratarti, dirti brava che ti strusci contro quell'infame?" sputa aggressivo trattenendomi. Mi giro di scatto e lo fulmino con gli occhi.
"Mi stavo strusciando? Tu sei completamente scemo! Hai già tratto le tue conclusioni senza nemmeno farmi parlare!" grido, sono delusa, va bene essere geloso ma non può trattarmi così.
"Ti sei dimenticata come ti ha tratata? Quello è uno stronzo" continua mentre camminiamo. 
"Mi ha chiesto scusa e..." dico mentre saliamo in macchina. Lui ride senza farmi finire la frase.
"Aaaah allora...lo vuoi capire che quelo vuole solo scoparti!" dice mettendo in moto la macchina. Che schifo!
"Fammi scendere!" dico decisa.
"Cosa?" mi chiede lui stupito. Io non permetto a nessuno di parlarmi così.
"Fammi scendere, voglio scendere!" ripeto.
"Dai, smetila..."
"Fammi scendere da questa cazzo di macchina!" urlo e lui si ferma immediatamente.
"Come vuoi" dice immobile tenendo gli occhi sulla strada senza nemmeno girarsi. Io lo guardo scandalizzata, pensavo mi chiedesse scusa, e m'impedisse di scendere, io non ho fatto niente! Scendo e sbatto la portiera con forza. Sono ancora più incazzata adesso. Lui mette in moto e va via lasciandomi a piedi.
"Non me ne frega niente!" dico ad alta voce tirando un calcio ad un sassolino sull'asfalto. Mentre cammino sento gli occhi inumidirsi, la gola sembra stringersi ed un singhiozzo esce prepotente dalla mia bocca. L'aria fredda di fine gennaio congela le lacrime sulle guance facendole pizzicare appena. Ci passo sopra il polsino della mia giacca di pelle per asciugarle mentre tiro su col naso. Arrivo alla fermata del tram, mi appoggio alla parete della pensilina guardando la strada e cercando di smetterla di piangere come una sciocca. Non posso crederci che mi abbia trattata così, come fa a passare dall'essere il ragazzo più dolce del mondo  ad essere un tale stronzo? Un clacson mi fa girare di scatto.
"Daphne? Che succede?" mi urla Luca dalla macchina dopo aver abbassato il finestrino. Mi asciugo le lacrime in fretta e mi avvicino.
"Niente, sto aspettando il tram!" dico cercando di sorridere. Lui mi guarda serio.
"Tu hai pianto" mi dice con un tono più basso. Abbasso lo sguardo imbarazzata, non volevo se ne accorgesse.
"Dai sali, ti do un passaggio" mi dice gentilmente. Mi guardo in giro, non sono molto convinta ma, alla fine salgo in macchina, non vedo l'ora di essere a casa mia.
"Grazie" rispondo allacciandomi la cintura.
"Hai litigato con Penniman?" mi chiede guardando la strada. 
"Si" rispondo secca tormentando una ciocca di capelli.
"Colpa mia?" mi domanda con lo stesso tono. Lo guardo, sembra davvero dispiaciuto.
"Si, in un certo senso" dico sincera sbuffando rumorosamente.
"Dovresti mandarlo a quel paese, come si fa a lasciare la propria ragazza a piedi?!" dice quasi schifato scuotendo la testa. Mi tornano in mente le parole di Michael, già una volta aveva avuto ragione su di lui.
"Era arrabbiato, ed io ero nervosa" dico anche se sono ancora delusa dal suo comportamento.
"È uno stronzo" fa poi ed io rimango a bocca aperta. Non mi piace che si parli così di lui, solo io posso dargli dello stronzo.
"Si fa sfuggire una ragazza come te, io non lo farei" dice per poi passare una mano sulla mia coscia. Non ci posso credere, è proprio come aveva detto Michael! Prendo la sua mano e la sposto subito.
"Non fraintendere, io davvero ti tratterei come un principessa piccola Daphne" dice sorridendo mi e dandomi un buffetto sulla guancia ancora umidiccia delle mie lacrime.
"Portami a casa e basta" faccio secca. Nel mio cuore c'è spazio solo per Michael, per cui queste frasi non mi fanno alcun effetto, e poi non voglio creare ulteriori equivoci, non posso permettermi di perdere l'uomo che amo.
"Come vuoi" risponde in modo gentile, al contrario di come gli ho risposto io. In fondo credo che non sia cattivo, ma quello che prova per me non è amore. Arriviamo davanti a casa ed io lo saluto cercando di non risultare troppo fredda.
"Con me staresti benissimo, non ti lascerei mai in mezzo ad una strada facendoti piangere" mi dice prima di scendere dalla macchina.
"Sto bene come sto" rispondo salutandolo. Lui alza le spalle e poi fa un piccolo sorriso.
"Ok, ci vediamo domani Daphne" mi saluta cordiale per poi mettere in moto e andarsene. Vaffanculo! Penso mentre entro in casa e corro a buttarmi sul letto. Piango, stringendo il cuscino e penso a tutto quello che è successo. Perchè deve avere quel caratteraccio, e perchè ha dovuto reagire in quel modo spregievole? Prendo il cellulare e guardo il display, nulla, nemmeno un messaggio per sapere se sono arrivata a casa. Ecco un altro di quei momenti in cui mi sento sola. Dopo qualche minuto il telefono squilla, è lui sicuramente, rispondo senza nemmeno guardare.
"Michael ascolta..."
"Daphne, sono io" fa Francesca un po' insicura interrompendomi. Il mio cuore salta dalla gioia, per qualche secondo faccio fatica a respirare ma poi caccio un urlo di stupore e felicità che sicuramente l'avrà stordita.
"Franci!" grido poi tirandomi su di scatto. Di nuovo comincio a piangere. La mia amica, la mia migliore amica, non c'era momento migliore per ritornare a sentirla vicino.
"Eih! Cosa..." dice lei un po' perplessa.
"Scusami, è che, avevo proprio bisogno di una voce amica!" piagnucolo. Sono così contenta che mi abbia chiamato, quasi non mi sembra vero.
"È successo qualcosa?" mi chiede e sentire la preoccupazione nella sua voce mi fa star meglio, mi fa capire che ancora mi vuole bene, che ancora posso contare su di lei.
"Ho litigato con Michael" spiego tirando su col naso. Lei non dice nulla, non parla di noi o del fatto che abbiamo litigato, ascolta solo il mio sfogo per non so quanto, finché non mi calmo e mi rilasso sdraiata sul letto. Mi sento esausta, come se avessi corso per chilometri e chilometri.
"Secondo me quel Luca l'ha fatto a posta!" dice dopo tutti i miei lamenti conditi da pianti e singhiozzi.
"Ma no, non credo" dico sincera ripensando alle parole che mi ha detto in macchina. Dallo sguardo che mi riservava sembravano vere, anche se il suo lo trovo un sentimento mosso più che altro dalla ripicca, per come sono andate le cose fra noi, più che da una vera passione. Ha tentato di sedurmi fino all'ultimo, ma non credo che fosse tutto architettato fin dall'inizio per mettere zizzagna fra me e Michael, mi sembra alquanto esagerato!
"Tu sei troppo ingenua! Cerchi di trovare del buono in tutti, sempre. Ma devi imparare che a volte non c'è nulla di buono!" mi sgrida e mi sembra di essere tornate come prima di litigare. Sorrido, pensando che infondo se mi sono innamorata di Michael è anche per questo mio lato del carattere che ha appena descritto Francesca per cui non mi sento di colpevolizzarlo.
"Mi mancavi" dico tutto ad un tratto. Lei fa un grosso sospiro.
"Anche tu, e scusa per come mi sono comportata" dice poco dopo.
"E tu scusami per averti trascurata, sono una stupida" ammetto ridacchiando appena. Un po' è vero che l'ho trascurata...me ne pento e me ne vergogno molto.
"No, tu stai vivendo tutte queste esperienze, ovviamente sei un po' occupata, lo sarei anche io!" risponde ridendo. Già, e la più bella esperienza è Michael, Michael che ora ce l'ha con me, con cui ho litigato e con cui invece vorrei essere adesso. Tutto insieme ritorna la tristezza, tutta all'improvviso, ripenso alle sue parole, alle mie, a tutto ciò che è successo oggi.
"Io, lo amo" dico sospirando. È come se mi stessi confessando, come se non vedessi l'ora di dirlo a lei...la mia sorella di anima. In realtà vorrei dirlo a tutti, fare dei manifesti e attaccarli per tutta Milano.
"Wow Daphne...è...sono felice per te" dice la mia amica un po' commossa. Sorrido, quanto mi mancava una persona a cui interessasse veramente di me, che si commuovesse a queste mie parole, tutto questo è grazie a Michael che mi ha suggerito di scriverle, un'altra volta aveva ragione lui.
"Hai letto la mia lettera?" chiedo cambiando discorso, ma seguendo la linea contorta dei miei pensieri.
"Si" dice soltanto, ma a me basta, non c'è bisogno di troppe parole fra me e lei. Da questo suo semplice si ho capito che mi ha perdonato, che le ha fatto piacere leggere quelle parole, che mi vuole ancora bene. Luna striscia fra le mie braccia e le mie gambe facendo le fusa, sorrido passando la mano sul suo pelo soffice e morbido. Le racconto di lei, del lavoro, e per un po' mi sento leggera, mi sento bene, mi fa bene parlare con lei, mi ha sempre fatto bene. Il discorso dopo qualche minuto però finisce inevitabilmente su Michael, della sua sorpresa di natale e di tutte le sue cose belle. Mi stupisco di quanto riempia la mia vita, lui e tutto ciò che gli gira intorno.
"Senti Daphne, vai da lui" mi dice improvvisamente interrompendo le mie chiacchiere.
"Che? No no, non voglio litigare" faccio decisa. In realtà non desidero altro che andare da lui come ha detto lei, ma ho paura, paura delle sue reazioni, espressioni, parole...
"Se lo ami, metti da parte l'orgoglio e la fifa che c'hai e vagli a spiegare tutto, invece di startene lì sul letto come una scema!" mi riprende severa.
"Come fai a sapere che sono sul letto!?" chiedo stupita, non le avevo detto dov'ero.
"Ti conosco scema!" fa ridendo per poi gridarmi di nuovo di andare. Già, chi mi conosce più del mio mirtillo? Ci penso un po' su, vorrei solo fargli capire che deve fidarsi di me, che non faccio altro che pensare a lui, e poi non voglio e non mi piace restare senza di lui.
"Ok, grazie...ti voglio bene" dico scendendo dal letto, ormai decisa a rimediare a questa stupida situazione!
"Anche io ti voglio bene, fammi sapere poi!" dice dolcemente. Per fortuna che mi ha chiamata, senza il suo supporto non mi sarei mai alzata da questo letto.
"Certo!" affermo per poi salutarla e chiudere la chiamata. Mi lavo la faccia e cerco di ricomporre un po'i pezzi in cui mi sono sgretolata litigando con lui, poi metto la giacca ed esco. Mentre sono sulla metro continuo a pensare a cosa dire, mi faccio dei veri e propri discorsi muovendo addirittura le labbra prendendomi sguardi straniti dai passeggeri. Ma quando arrivo davanti alla sua porta non ho più parole, zero, nada, nisba, encefalogramma piatto. Non so quanto sto qua immobile maledicendo la mia stupidaggine, poi mi decido e spingo il dito sul campanello. Dopo qualche secondo sento i suoi passi e finalmente apre la porta.
"Ciao..." faccio un po' impaurita, la sua faccia è ancora arrabbiata e mi guarda in un modo che mi fa sentire piccola, non solo più piccola di lui fisicamente e anagraficamente come effettivamente è, ma piccola proprio come persona. Abbasso gli occhi e lo osservo, è bello come un dio, ma perchè? Deglutisco rumorosamente incantandomi sui suoi pantaloni. Ha indosso una tuta a vita bassa ed una t-shirt bianca leggera, che accentua il suo fisico, ed io mi stupisco di pensare a certe cose in un momento del genere, devo essere pazza.
"Che vuoi?" fa aggressivo. Alzo la testa di scatto ed il mio cuore si spezza, ha uno sguardo così duro, ed io ho paura di perderlo. Metto da parte la rabbia e faccio finta che  non mi abbia risposto così.
"Volevo spiegarti di oggi, Luca mi ha solo detto di voler tornare ad un rapporto civile fra colleghi, poi è stato lui ad abbracciarmi, ma ti assicuro che non me ne frega niente di lui" dico tutto d'un fiato, non era proprio così il discorso che mi ero preparata prima, sembro una stupida ragazzina: "...è stato lui ad abbracciarmi..." ma dove cazzo siamo all'asilo?" penso mordendomi il labbro ed odiando la mia goffaggine.
"E oggi ho reagito così perche tu non mi ascolti Michael, trai subito le tue conclusioni e mi tratti da schifo ed io non me lo merito!" continuo sentendomi un poco più sicura e convincente  vedendo che lui non parla, ma lui continua a guardarmi con gli occhi fissi e irrimediabilmente arrabbiati.
"Ah certo, per quelo poi sei andata in macchina con lui" dice stringendo i pugni. Il mio stomaco si attorciglia su se stesso, e mi sembra di cadere. Come fa a saperlo? Apro la bocca ma da questa stupida non esce nulla. Lui fa un sorriso amaro, anzi un ghigno.
"Ti ho seguita perchè non mi piaceva che tornassi da sola, e tu vai con quelo stronzo!" dice facendomi sentire una merda.
"Io..."
"Tu cosa? Io non le vedo nemeno le altre...io non ho nemeno permesso di farmi tocare da Monica perchè penso a te come uno stupido e tu invece..." fa poi abbassando lo sguardo. Ma di che cosa sta parlando? Monica? La maestra di Abbie? Sento le lacrime uscire, cazzo, io non ho fatto nulla, eppure sento di averlo deluso, e tutto per colpa di quello stronzo di Luca, che alla fine ha le stesse intenzioni di sempre. Mi fa male vederlo così nei miei confronti, perchè non vuole sentire le mie ragioni? Io lo amo, non me ne frega un cazzo degli altri! Mi giro dall'altra parte e comincio a camminare, non so perchè ma non riesco ad affrontarlo in questo modo. Non ho le forze di sopportare quel tono e quegli occhi. Sento le lacrime scendere ancora e poi una mano mi afferra per la giacca fermando i miei lunghi passi.
"Dove vai?" ancora quel tono odioso. Mi mordo forte il labbro e poi mi giro di scatto verso di lui liberandomi dalla sua presa con uno strattone.
"Basta! Io non ho fatto niente ok? E sono stufa di questo tuo modo di fare, sono venuta fin qua per fare pace e stare con te! Ma se tu vuoi continuare a fare lo stronzo me ne vado!" ringhio mentre cerco inutilmente di asciugarmi le lacrime. 
"Non piangere" mi dice subito dopo. Non lo guardo, cerco solo di calmare gli spasmi.
"Non sto piangendo" non so nemmeno perchè lo dico, ho il cervello completamente fottuto.
"Non lo soporto" continua avvicinandosi appena.
"Michael io davvero...anche io non li vedo gli altri, ed il fatto che tu pensi il contrario mi fa male!" dico cercando di calmarmi almeno un pochino. Il suo sguardo cambia, si addolcisce e un piccolo sbuffo esce dalle sue labbra.
"Scusami" dice dopo qualche secondo, e in un attimo mi ritrovo avvolta dalle sue lunghe braccia. Ecco che tutto cambia colore, da grigio a rosso, giallo viola blu.
"Scusa, scusa scusa" ripete prendendo il mio viso fra le mani e asciugando le mie lacrime.
"Mi dispiace di essere salita in macchina con lui" dico aggrappandomi alla sua maglietta.
"Io non dovevo lasciarti a piedi" dice accarezzando la mia schiena.
"Io non so cosa mi fai carotina, non poso pensare a quelo schifoso che ti guarda o che solo ti pensa, divento pazzo" dice stringendomi più forte. Mi alzo in punta di piedi e attorciglio le braccia intorno al suo collo avvicinandomi di più al suo viso. Carotina, quando mi chiama in questo modo mi sciolgo, e pensare che all'inizio lo odiavo.
"Vorei che fossi solo mia" dice ridacchiando in modo strano, come se quasi si vergognasse a dire questa cosa. Eccolo il MIO Michael.
"Michael, tu sei il mio primo e...l'unico. Io SONO solo tua!" dico scuotendolo appena e rimarcando la parola sono, è stato il primo che mi abbia mai toccata, il primo vero amore e non m'interessa avere altro. Lui si fa serio, mi osserva, sembra che questa mia frase gli abbia tolto le parole. All'improvviso mette le mani sotto le mie cosce e mi solleva da terra. Faccio un urlo aggrappandomi bene a lui, che inizia a camminare veloce fino ad arrivare in casa.
"Michael?!" dico ridendo mentre tenta di chiudere la porta con un calcio. Com'è possibile che l'atmosfera sia cambiata in così pochi istanti? Mi basta così poco per essere felice? Forse mi basta lui.
"Che stai facendo?" domando divertita guardando la sua faccia.
"Non puoi dire certe cose e pensare di pasarla liscia!" dice sistemandosi meglio addosso il mio corpo.
"Ma..."
"Zitta!" dice facendomi ridere ancora più forte. Con una mano cerca di girare la chiave, ma è difficile con me addosso. È così buffo! Decido di rendergli la cosa ancora più ardua e poggio le labbra sul suo collo e comincio a lasciare piccoli baci delicati, salendo verso l'orecchio, so quanto lo fanno uscire di testa queste cose e la sua reazione mi da la conferma.
"Daphne..." sospira facendomi rabbrividire, infilo una mano fra i suoi capelli spingendolo di più contro le mie labbra. Michael si lascia andare contro la porta mugolando, sento le sue braccia cedere appena sotto il mio peso.
"Fanculo la porta" dice dopo qualche secondo cominciando a camminare e a baciare le mie labbra con foga. Miseriaccia quanto è sexy! Quando arriviamo in camera mi fa cadere sul letto, mi chiedo dove sia Abbie, ma solo per qualche secondo, perchè la mia mente poi ritorna subito a lui.
"Tu sei pazzo!" dico fra le risa mentre lo guardo togliersi le scarpe e i calzini.
"E tu sei una stronza" fa scuotendo la testa per poi buttarmisi addosso.
"Eih ma...perchè?" domando io, che non so se ridere o arrabbiarmi. Prende le mie mani e le porta ai lati della mia testa.
"Perchè mi hai trasformato in una pippamolla!" dice ridacchiando. Pippamolla? Inizio a ridere come una vera cretina, mentre lui mi guarda contrariato.
"Cos'hai detto?" gli chiedo con un filo di voce fra una risata e l'altra. Lui alza un sopracciglio poi si morde il labbro.
"Che cazzo ridi?" fa offeso non capendo il motivo per cui ormai non riesco più a respirare!
"N-non si dice...ahahah non si dice pIppamolla...ahahaahhaa...ma pAppa molla!" dico prendendolo in giro. Non so nemmeno perchè rido così tanto, forse perchè sto scaricando tutta la tensione di oggi, fatto sta che non riesco a smettere.
"Ho solo confuso una I con la A" dice lui guardandomi in modo strano, mentre io continuo ad agitarmi come una povera idiota.
"Ma cosa hai fumato?" fa spiritoso lui dopo qualche secondo per poi sdraiarsi accanto a me.
"Sei una cogliona" dice poi imbronciato incrociando le braccia sul petto. Finalmente riesco a calmarmi e subito gli salto addosso. Forse ho rovinato un momento ma, è più forte di me.
"Scusami ma, pippa mi ha uccisa davvero!" dico baciandolo e scompigliandogli i capelli.
"Ma che c'è tanto da ridere?" mi chiede alzando le mani. Rido ancora, quanto è tenero in questo momento.
"Michael...pippa!" dico non sapendo come altro dirglielo. Lui mi guarda confuso.
"Non sai che cosa vuol dire?" gli chiedo rimanendo a bocca aperta. Michael fa no con la testa ed io irrimediabilmente comincio a ridere di nuovo.
"Cosa vuol dire?!" mi chiede alzando la mia testa che è appoggiata sul suo petto per cercare di soffocare le mie risa. Sono un tantino imbarazzata, non posso credere che non lo sappia!
"Dai dimelo!" fa scuotendomi, sta perdendo la pazienza e ciò mi fa sbellicare! Lo guardo, ancora scossa da qualche piccola risata. E adesso?
"Oddio...ehm" non so come trovare le parole. Lui mi fissa aspettando una risposta. Improvvisamente provo una tenerezza infinita, che si tramuta in una voglia matta di lui, forse sono pazza, o forse è l'argomento. O forse è semplicemente lui, lui che amo così tanto. 
"Vuoi proprio saperlo Penniman?" dico mordendomi il labbro inferiore.
"Si dai, smetila!" dice aumentando la strana sensazione che sento.
"Ok" dico facendo scorrere la mia mano sul suo petto, andando sempre più giù. Lui mi guarda strano, aprendo piano piano la bocca quando arrivo a slacciare il bottone dei suoi jeans.
"Da-daphne che fai?" mi chiede stupito mentre io abbasso anche la zip.
"Ti spiego" dico soltanto per poi infilare una mano nei suoi boxer e massaggiarlo piano. Lui fa un sospiro emettendo poi un piccolo gemito strozzato. Sta per dire qualcosa ma gli tappo immediatamente la bocca premendo le mie labbra sulle sue. Quando mi separo da lui ormai priva di ossigeno lui fa un piccolo sorriso.
"Dovrei sbagliare più spesso" bofonchia prima di portare la testa all'indietro e muovere il bacino contro la mia mano. Lo sapevo che alla fine doveva dirne una delle sue! Prendo l'orlo della sua maglietta e lo tiro su scoprendo la sua pelle liscia, prendo a baciarla piano mentre lo sento respirare più forte. Dopo qualche secondo non so come mi ritrovo con la bocca sulla sua eccitazione, non l'avevo mai fatto prima, ma non so perchè mi è venuto così naturale. 
"Oh my god" dice per poi tirarsi un po' su col busto. Non se l'aspettava e la cosa mi eccita, infila una mano fra i miei capelli e li stringe fra le mani ansimando di tanto in tanto ed accompagnando i miei movimenti. La sensazione di fare qualcosa che gli dia piacere e sentirlo ansimare in questo modo è una delle cose più belle che si possano provare quando ami davvero una persona. Improvvisamente però le sue mani afferrano le mie braccia ed in un secondo sono sotto di lui, schiacciata dal suo corpo steso sul mio. Adesso che sono obbligata a scontrarmi con la realtà ho un po' vergogna a guardarlo negli occhi, ma perchè sono così? Sempre con i miei soliti dubbi o paure. Lo sento ridacchiare appena prima di prendere il mio viso fra le mani e costringermi a guardarlo.
"Dio, eri così...mancava poco e avrei ceduto" mi dice spontaneo. Ok, credo di stare per morire, ma perchè deve dire certe cose? Mi mette così a disagio, quasi vorrei scappare, se non fosse che per me lui è come una calamita.
"Quando arrossisci in questo modo mi fai impazire" dice con la voce arrochita unendo la sua fronte alla mia. Io sorrido appena anche se mi sembra di stare tremando impercettibilmente.
"Ti prego non smetere mai di farlo" continua poi sfiorando le mie labbra con la lingua per poi prendere a baciarmi nel suo modo perfetto. Il cuore mi batte così forte che lo sento rimbombare fin dentro le orecchie. Non so quanto tempo passiamo in questo letto, ma potrei non stancarmi mai di unirmi a lui, mai. Ogni volta è migliore, è speciale, è un momento magico.
"Michael" lo chiamo accarezzando i suoi capelli, lui mugola qualcosa di incomprensibile in risposta mentre affonda la testa fra i miei seni nudi accoccolandosi come un bimbo.
"Io...ti amo..." lo dico così a bruciapelo senza pensare a niente, ho soltanto sentito il bisogno di farglielo sapere, e in qualche modo mi sento già più leggera.
 
...CONTINUA...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutte! :)
Ovviamente il capitolo non finisce così è ahahaha...volevo lasciare un po' di suspance.
Ed ecco che è riapparso il tanto atteso Luca, siete contente? Ho intenzione di farlo tornare? Non lo so...ma comunque spero di non aver deluso le aspettative...XD
In questo capitolo succedono tantissime cose, è molto ricco di avvenimenti ma, tutto ciò non cambia il loro rapporto, forse lo rinforza.
Daphne ha trovato il coraggio di dire Ti amo, che cosa risponderà Michael? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Ahahah quanto mi piace scrivere ste cazzate! Ahahah vabbè basta qualcuno mi fermi! XD
Ringrazio come al solito tutte voi che mi recensite e che mi seguite, siete grandi...spero che il fatto che io abbia ricevuto meno recensioni non voglia dire che la storia stia stufando... Si lo so che sono una rompicoglioni ma io ci tengo troppo...vabbè dai vi saluto e vi mando tanti baci! 
Alla prossima <3
ely

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Capitolo 34
*** Per me sei importante ***


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...Ti amo...
Immediatamente il mio cuore perde un battito, ho la gola secca. Per un attimo credo di aver sognato, o solo immaginato, e invece no, mi ha proprio detto "ti amo"! Quanto tempo era che non sentivo queste due parole? Anni, e forse non pensavo nemmeno più di sentirle, solitamente queste parole mi ricordano solo cose tristi. Alzo la testa di scatto e la guardo negli occhi. È così bella che ogni volta rimango senza parole, e mi ama, mi ha appena detto che mi ama ed io ne sono stranamente felice, non voglio scappare urlando, e filarmela senza lasciare tracce, ma, perchè non riesco a dirglielo a mia volta allora? È come se qualcosa dentro di me mi blocca, rifiuta completamente queste parole. Lei mi guarda, aspetta che io le dia una risposta ma io, io non riesco, non so cosa mi succede.
"Daphne..." sussurro e mi sorprendono da solo quando mi sento emozionato, il cuore mi batte forte e ho quasi lo stomaco chiuso. Non posso, sono due parole troppo importanti, non le voglio buttare così con lei.
"Lo so che tu non provi lo stesso" dice dopo qualche secondo mordendosi il labbro e distogliendo gli occhi dai miei. Oh no, no no no! Cazzo perchè?
"No, io...ti prego non pensare questo" dico accarezzandole i capelli. Lei fa un piccolo sorriso, poi scuote la testa e fa spallucce.
"Non, non importa...non posso certo obbligarti ad amarmi" fa con voce tremante, ed io mi odio. È delusa, ha detto ti amo per la prima volta nella sua vita e si trova davanti uno come me, che non è in grado nemmeno forse di pensarle quelle stupide parole. Era tutto perfetto fino a un momento fa ed ora vedo il suo sguardo deluso e mi sento morire, mi fa male.
"Tu non mi devi obligare, io..." faccio un respiro profondo, poi cerco di riordinare la confusione che ho in testa. Il passato mi ha portato ad odiare queste due parole, mi hanno fatto soffrire troppo, ne ho paura.
"Io purtropo ho dificoltà nel dire queste parole a qualcuno...no-non riesco..." e non riesco nemmeno a finire la frase, mi sento uno stupido. Cala uno strano e pesante silenzio, non so esprimere per bene ciò che sento, sono troppe le cose che ho in mente, disordinate e forse nemmeno io so bene cosa provo.
"Perchè?" mi chiede, e la sua espressione è già meno triste, forse ha capito che sono in difficoltà e sicuramente vorrebbe capire il perchè. Mi sdraio affianco a lei e faccio un respiro profondo. Non mi piace parlare di queste cose, lo odio, solitamente sono un tipo abbastanza riservato, ma quando giro la testa ed incontro i suoi occhi la mia bocca comincia a muoversi da sola.
"Perché sono rimasto ferito, almeno credo sia per questo" dico ripensando a tutta la storia con Nicole, a quanto la amavo, e a quanto mi ha fatto soffrire. In pratica è come se associassi queste parole allo stare male, e non posso farci niente!
"Parli della madre di Abbie?" mi chiede lei appoggiandosi al mio petto con le braccia. Mi osserva curiosa, ed io sono imbarazzato, parlare di me mi mette a disagio, e parlare di me e di Nicole mi fa soffrire, due emozioni non molto comode direi.
"Si" dico soltanto, tutto mi torna alla mente inesorabile, era un amore strano ultimamente, quasi malato, molto diverso dal rapporto puro e dolce che ho con Daphne.
"E?" continua lei scrutando il mio viso, come se ci volesse capire qualcosa, il problema è che neppure io ci capisco molto. So solo che non mi piace riportare alla mente certe cose, non me la sento, non voglio parlarne.
"Non mi va di parlarne" rispondo secco. Evito il suo sguardo, sento solo che si stacca da me e che si accuccia dall'altra parte del letto, ha ragione, ha ragione ad arrabbiarsi...ha il diritto di sapere perchè non le ho risposto nel modo in cui una persona innamorata si aspetterebbe dal proprio ragazzo. Il mio corpo è come paralizzato, vorrei fare qualcosa per rimediare, ma adesso mi sembra tutto inutile, mi lascio sprofondare nelle solite paure, quelle che mi bloccano, credevo di essere diventato impassibile a tutto ormai, ma il solo pensiero di ferire lei mi affligge. E se per questo la perdessi? Immediatamente il cuore si ferma! Non voglio che si allontani da me, lei è la cosa più bella che mi sia capitato ultimamente. Ti amo, due parole così stupide, eppure non mi viene proprio di dirle. Mi addormento divorato da questi pensieri, ma è un sonno agitato, e alla fine dei brutti sogni mi fanno svegliare di soprassalto nel bel mezzo della notte. Mi metto seduto, passo le mani fra i capelli annodati e guardo al mio fianco. Lei sembra dormire serena, mi sporgo per guardare meglio il suo viso e mi ritrovo a sorridere da solo. Quella faccia imbronciata, con quelle adorabili lentiggini che le donano un aspetto così tenero, mi ha colpito dal primo giorno che l'ho vista, con quel suo caratteraccio che mi fa sempre arrabbiare ma non so come mi attira maggiormente verso di lei, e poi la sua immensa tenerezza e dolcezza, è così solare e simpatica, non so come farei senza di lei adesso. Diventa ogni giorno più importante ed ‘ora ho paura di averla allontanata da me, di averla persa. Vorrei poter farle capire che è importante, ma non so come fare, dopo ieri sera mi sembra che qualsiasi cosa sia nulla in confronto al suo "Ti amo"
Guardo l'orologio, è l'una e mezza, pensavo fosse più tardi, ormai non credo che riuscirò più a dormire. Mi appoggio alla testiera del letto e ripenso a tutto, a come ho conosciuto Nicole, la casa di mio nonno, quanto mi manca, penso a praticamente tutta la mia giovinezza. Poi improvvisamente mi viene una strana idea, arriva come un fulmine a colpirmi in pieno. È pazza e assurda, ma lo è a tal punto da risultare l'unica cosa che possa smuovermi al momento, e l'adrenalina mi prende al massimo. Poggio una mano sul suo fianco e la scuoto leggermente per svegliarla. Fa qualche verso poi si gira verso di me ed apre piano gli occhi.
"Daphne svegliati" gli dico accarezzandole una guancia. Lei mi guarda stranita, per poi guardare l'ora, quando realizza tutto i suoi occhi sembrano lanciare fiamme contro di me.
"Ma sei pazzo? È l'una di notte Michael! Lasciami dormire in pace" sbiascica girandosi dall'altra parte in modo scortese. Rimango fermo per qualche attimo colpito dalla sua risposta, poi rido piano, è buffa da morire.
"Dai vestiti, ti voglio far vedere una cosa!" alzo un po' la voce, ma lei mugola qualcosa di incomprensibile in risposta continuando a dormire.
"Daphneeee..." la chiamo di nuovo, ma lei sbuffa rumorosamente.
"Fanculo!" fa poi con un filo di voce. Scoppio a ridere come un pazzo, decidendo di passare alle maniere forti. Afferro l'estremità della coperta che combacia col suo viso per poi tirarla violentemente verso il basso scoprendola tutta. Non appena il suo corpo rimane nudo e sprovvisto di coperte rabbrividisce, accucciandosi su se stessa come un feto.
"Ma sei scemo?" sbotta cercando di recuperare la stoffa che io butto sul pavimento per evitare che finisca fra le sue grinfie. Ormai è fatta, è sveglia. Mi alzo, raccatto i suoi vestiti da terra e glieli butto addosso, poi comincio a vestirmi.
"Dai vestiti!" le ordino mentre m'infilo le mutande e poi i pantaloni. Lei mi guarda imbronciata e perplessa, è comprensibile, ma poi comincia a vestirsi anche lei ed io rimango un tantino sorpreso, pensavo si ribellasse molto di più. Quando sono completamente vestito rimango a guardare lei, è lenta come una lumaca, ma non le metto fretta, temo che mi morda altrimenti.
"Tu non sei normale" borbotta mentre si allaccia le Converse All Star rosse.
"Si me l'hanno già detto!" rispondo spiritoso. Lei sbuffa e non mi guarda.
"E io te lo ripeto!" dice scocciata. È arrabbiata con me, per prima, per quello stupido ti amo che altrettanto stupidamente io non riesco a dire, per non averle confidato il motivo, ma io non mi arrendo. Gli passo la giacca e lei mi regala l'ennesimo sguardo interrogativo.
"Ma...usciamo?" mi chiede mentre osserva me, che tranquillo mi vesto.
"Si, indovinato!" rispondo aprendo la porta. Mi guarda insicura, per poi indossare la giacca e uscire fuori nella notte insieme a me. Saliamo in macchina ed immediatamente mi ricordo di quella volta che siamo andati a rubare la sua foto al giornale, quella notte c'è stata una vera svolta, quando me la sono trovata appiccicata a me in quell'armadio, non ho potuto resistere ad abbracciarla, a proteggerla. Non mi ero mai sentito così in colpa nella mia vita, quando l’ho vista piangere e correre via per quello che avevo fatto, per la foto, ho pensato subito che quella ragazza mi aveva fatto qualcosa di strano, stavo male, dovevo far qualcosa assolutamente, più o meno la stessa cosa che sento in questo momento, con la differenza che il solo pensiero di perderla ora mi uccide davvero.
"Ma dove andiamo?" mi domanda dopo almeno 10 minuti buoni di silenzio soffocante.
"Voglio farti vedere una cosa" rispondo vago mentre lei sbadiglia rumorosamente.
"E dovevi farlo per forza di notte?" continua stropicciandosi gli occhi. Ridacchio divertito dal suo modo di fare.
"Si" dico mantenendo il mistero. Lei si gira di scatto verso di me.
"Michael, che cosa vuoi fare?" fa sospettosa e quasi spaventata. Io non rispondo ma continuo a guidare tranquillo.
"Non dirmi che devo scavalcare qualche muro!" fa incrociando le braccia sul petto e guardandomi imbronciata. Rido di gusto, anche a lei è venuta in mente quella volta!
"Ehm...forse" rispondo facendole aprire la bocca per la sorpresa.
"Michael che cos'hai in mente?" mi domanda e scorgo sulla sua faccia un piccolo sorriso, il cuore incomincia a battere più forte.
"Vedrai" dico sentendomi più leggero dopo averla vista sorridere. Dopo altri quindici minuti arriviamo a destinazione. La invito a scendere e dopo qualche passo lei afferra la mia mano guardandosi in giro un po' preoccupata. La stingo forte nella mia e tutto insieme mi sento felice, mi piace che si affidi a me, mi piace farla sentire al sicuro.
"Cosa vuoi fare? Perché ci siamo fermati qui?" mi domanda a bassa voce quando arriviamo davanti ad una vecchia villa.
"Entriamo" dico guardandola con un piccolo sorriso.
"Tu vuoi davvero scavalcare ed entrare qui!? Ma è un vizio il tuo? “ mi rimprovera mettendosi le mani fra i capelli.
"Dai" la incito mettendomi in posizione "scaletta" in modo tale da poterla aiutare.
"No, io ho paura...se...se ci vede qualcuno?" dice tremando appena. Faccio finta di niente e la prendo in braccio tenendola dalle gambe, lei si ribella un pochino ma non potendo strillare come suo solito si arrende in fretta. Alza le braccia e si aggrappa al muro, le do lo slancio ed in un secondo la vedo sparire oltre il muro di mattoni.
"Tutto ok?" le chiedo mentre con un salto e facendomi forza sulle braccia raggiungo la cima.
"Si, non è molto alto" sussurra poco prima che io salti giù raggiungendola. Non appena vedo l'interno mi prende una sensazione di malinconia. Daphne si attacca subito al mio braccio.
"Perchè siamo qui? Ci sentiranno!" mi dice.
"Non ti preocupare, è abandonata" rispondo stringendola più forte aspettandomi la sua reazione.
"Cosa? Oh mio dio Michael!" fa impaurita tappandosi la bocca e agitandosi appena fra le mie braccia.
"Stai calma" ridacchio abbassandomi su di lei per baciarla, ma lei si scansa ed è come se mi si spezzasse il cuore.
"Perché?" mi chiede poi, ora è seria, mi ha seguito fin qui più o meno senza domande, ed ora vuole capire davvero cosa io stia cercando di fare.
"Qua abitava mio nonno" dico facendo qualche passo nel grande giardino. Gli alberi sono più grandi, ma nulla è cambiato in fondo. Con la coda dell'occhio noto il suo sguardo stupito, lo riesco a vedere nonostante il buio tanto è accentuato. Come immaginavo fa male rivedere questo posto, mi manca così tanto mio nonno, l'unico della famiglia a cui importava di me.
"Vieni" dico prendendole la mano e guidandola attraverso il giardino, l'erba è alta e dobbiamo alzare un bel po' le ginocchia per camminare. Tutto intorno fa riaffiorare i miei ricordi, era da anni che volevo tornare qua, ma non ne ho mai avuto il "coraggio". In effetti il magone è forte, ma nello stesso tempo è una sensazione bellissima rivedere questa casa. Raggiungiamo la vecchia panchina di pietra e mi siedo, lei si siede affianco a me ma io la faccio sedere sulle mie gambe. Non riesco a stare distante da lei, mi piace averla addosso ed ora voglio sentirla vicino.
"Quando ero picolo i miei mi mandavano qui d'estate, giusto per non avermi in mezzo ai piedi mentre loro se la spassavano chisà dove. Mio nonno era speciale, e mi voleva bene, mi ha trasmeso lui la passione per il giornalismo, mi ha insegnato tuto quelo che so. Mi piaceva venire qui, ma a volte era dificile...sai...la lingua, e gli altri bambini all'inizio non volevano giocare con me e stavo sempre solo. È così che ho conosciuto Nicole, la madre di Abbie." racconto guardando un punto impreciso davanti a me. Lei ascolta in silenzio, poi la guardo ed i suoi occhi, di solito espressivi, ora sono fissi nei miei, e non riesco a capire ciò che pensano. Poi la sua mano sfiora i miei capelli e li accarezza piano, e allora sono già più tranquillo.
"Vi siete conosciuti da bambini?" mi domanda dopo qualche secondo. Annuisco e ripenso alla prima volta che ho visto Nicole, voglio raccontare a Daphne un po' della mia vita, so che questo le farebbe piacere e forse riuscirei a farle capire quanto lei sia importante per me, dato che lei lo sa, che non mi piace parlare di me, e che non l'ho mai fatto con nessuno, è una cosa che sto riservando a lei.
"Anche lei veniva qui qualche volta, nella casa afianco. Un pomeriggio la palla è andata a finire dall'altra parte del muro, cercavo di scavalcare ma non riuscivo, alora mi sono arampicato sull'albero per vedere dov'era il mio pallone, e l'ho vista.

 
"Eih! The...the ball...it's mine!" grido adocchiando una ragazzina bionda che sta allegramente giocando col mio pallone. Lei alza lo sguardo e dopo qualche secondo mi vede, sembra stupita.
"La, la pala...è...è mia!" ripeto a fatica in italiano vergognandomi come un ladro, ma per la mia palla farei di tutto!
"Tu, tu parli inglese?" mi chiede in lingua, un accento talmente perfetto che per un attimo mi sembra di essere tornato a Londra!
"Si! Io sono di Londra" rispondo sorridendo, finalmente qualcuno che non mi prende in giro per come parlo!
"Anche io!" urla facendomi storcere il naso per lo strillo fastidioso che fanno sempre le femmine. Wow, sono senza parole, qualcuno che abita dove abito io sia qui che in Inghilterra! Che cosa strana! Anche lei sorride come me e sta a guardarmi senza fare nulla.
"Ora mi ridai la mia palla?" gli dico io visto che lei continua a tenersela.
"No facciamo che tu vieni da me e ci giochiamo insieme" mi propone tenendosi una delle sue buffe treccine bionde. Andare da lei? In fondo dovrei solo attraversare la strada, però ho un po' paura, e poi come faccio a giocare a calcio con una femmina? Beh, almeno non me ne starò qui da solo tutto il pomeriggio, e poi rivoglio la mia palla!
"Ok!" dico mentre scendo dall'albero graffiandomi appena le ginocchia.
"Ti vengo ad aprire!" la sento urlare mentre salto giù. Corro verso il cancello poi esco e in un attimo raggiungo il suo di cancello. La ragazzina mi aspetta fuori. Quando le sono di fronte per un attimo mi sento strano, è bella per essere una femmina. Ha gli occhi azzurri e una faccia carina, con un sorriso carino.
"Ciao!" mi dice saltellando, poi mi prende per mano e mi trascina dentro il suo giardino. Ma che fa? Penso io un po' imbarazzato, se lo sapessero i miei compagni di classe sarei spacciato!
"Come ti chiami?" mi chiede.
"Michael" rispondo grattandomi i capelli.
"Io Nicole e quanti anni hai?" continua con le domande.
"Undici" dico cercando con lo sguardo la mia palla fra l'erbetta tutta tagliata alla perfezione.
"Io dieci" dice ridacchiando. Annuisco e guardo com'è vestita, non è vestita da ragazza ma da maschio e ha le ginocchia conciate peggio delle mie.
"I tuoi capelli sono buffi!" fa dopo un po' indicando la mia testa.
"Hai visto le tue treccioline stupide!?" rispondo sghignazzante. Ok che non mi taglio i capelli da un po' ma non sono buffi, sono solo un po' lunghi, e i ricci li ho da sempre, non è colpa mia!
"Le mie trecce non sono stupide! Tu sei stupido e dovresti chiedermi scusa!" dice imbronciata incrociando le braccia sul petto. Ma che cavolo dice?
"Io non chiedo scusa a nessuno!" rispondo a tono. Lei apre la bocca, poi sorride in modo strano.
"Chiedimi scusa o non ti ridò più il pallone!" dice spostando le mani dal petto ai fianchi. Ma chi si crede di essere questa?
"Allora io me lo riprendo!" dico facendo qualche passo nel giardino. Nicole comincia a correre e lo prende prima di me.
"Ridammelo!" urlo arrabbiato.
"Chiedimi scusa" fa tranquilla nascondendolo dietro la schiena. Che palle!
"Ok scusa!" dico esasperato. Lei sorride contenta poi mi porge la palla come promesso.
"Ora giochiamo!" grida ridacchiando. Non so perchè ma rido anche io! Di nuovo penso ai miei compagni e a quello che penserebbero, ma loro qua non ci sono! Colpisco il pallone con un calcio passandolo a lei che in un gesto istintivo lo ripassa a me. Forse ho trovato una nuova amica! Penso contento mentre corro nel grande giardino seguito da lei.

 

"Da quel giorno siamo diventati amici, ci scrivevamo e ci vedevamo anche a Londra" ripenso a quei giorni in cui tutto era semplice e genuino.
"Quindi lei è stata il tuo primo amore?" mi chiede Daphne. Annuisco per poi guardare in basso.
"Si, a quattordici anni ci siamo fidanzati, e poi abiamo fatto tutto insieme, eravamo due ribelli, io sempre in lotta con la mia famiglia, facevo di tutto per atirare la loro attenzione e lei lo steso" dico sorridendo, anche se lo facevo perchè in realtà stavo male in quella casa.
"E poi?" fa Daphne curiosa, sembra così interessata, il suo viso sembra quello di Abbie quando le racconto una favola, di lei mi piace anche quell'aria innocente. Faccio un grosso respiro e continuo.
"Lei dopo la scuola è cambiata, non so perchè di preciso, sicuramente le amicizie sbagliate, faceva cose che andavano ben al di là dell'esere ribelle. Io però ero inamorato, cercavo sempre di salvarla, di aiutarla, e non vedevo che mi usava soltanto ormai. Ho passato degli anni orribili per stare dietro a lei che continuava a molarmi e poi a riprendermi a suo piacimento. Poi un giorno mi sono deciso e l'ho lasciata, avevo capito che ormai non era più la bambina con cui giocavo a palla, di quela bambina non ne era rimasto niente, faceva uso di droghe, pensava solo a sballarsi la sera. Ma poi mi disse che era incinta e, beh, il resto lo sai" faccio frettoloso, mi fa ancora male pensare a quel periodo, pensare a lei che adesso non c'è più, anche se non era più la stessa persona, mi manca soltanto la ragazza che era prima di cambiare. Le sue braccia avvolgono il mio collo e le sue labbra si poggiano sulla mia tempia. Il mio cuore riprende a battere più forte, possibile che solo un suo piccolo gesto mi faccia sentire così bene? Stringo i suoi fianchi e cerco le sue labbra, questa volta non si scansa, ma si lascia baciare ed io mi sento sempre più pieno di energia, è questo l'effetto che mi fanno i suoi baci. Mentre muovo le mie labbra sulle sue mi torna in mente una cosa, la cosa per cui sono venuto fin qui veramente! Mi alzo e la trascino con me verso il retro della villa.
"Michael dove andiamo?" mi chiede lei. Io non rispondo, continuo soltanto a camminare finché non arriviamo di fronte ad un vecchio capanno per gli attrezzi.

 
"Michael, tu mi ami?" mi chiede Nicole mentre strappa i fili d'erba intorno a lei lasciandoli poi cadere dalle mani come fossero coriandoli. Apro gli occhi e mi tiro su guardandola meglio.
"Si! Certo che ti amo" rispondo sicuro cogliendo una piccola margherita che attirava la mia attenzione da un po' per poi porgergliela facendola sorridere. La prende e la infila dietro l'orecchio scostando i capelli biondi.
"E mi amerai sempre?" continua stendendo le gambe seminude sul prato.
"Si" rispondo senza nemmeno pensare, per chiedermi poi il perchè di tutte queste domande. Le sorrido, poi mi sporgo verso di lei e le do un bacio. Ad un tratto prende le chiavi del mio motorino dalla tasca e stacca il mio piccolo pupazzetto a forma di tartaruga.
"Che fai?" le domando confuso. Lei si alza e mi fa cenno di seguirla. Faccio come dico e la seguo finché non arriviamo al capanno degli attrezzi di mio nonno. Lo esamina con cura, poi sposta un mattoncino alla base e c'infila il pupazzetto.
"Se fra...vent'anni mi amerai ancora verrai a prenderlo e me lo ridarai" dice buttandosi fra le mie braccia. Io rido forte.
"Ma è una stupidata! E se fra vent'anni non ci sarà più questa casa?" dico scettico prendendola un po' in giro.

"Beh, affari tuoi ragazzino, dovrai risolvere la cosa da solo" mi dice sorridendo con la sua espressione birichina.
 

Mi chino, ricordando esattamente il punto dove l'aveva nascosto, chissà se c'è ancora. Mi faccio luce col telefono e sposto il mattoncino proprio come aveva fatto lei. La mia mano tocca qualcosa di morbido, è lui. Lo tiro fuori, è tutto impolverato, ma è ancora integro, non sono passati ancora vent'anni ma, non ne mancavano poi molti.
"Incredibile!" esclamo sbattendolo appena sulle gambe per togliere la terra.
"Ma cos'è?" mi chiede giustamente Daphne allungando il collo curiosa.
"Dovevo prenderlo fra qualche anno. Nicole mi aveva detto di darlo a lei se ancora l'amavo" le racconto mentre cerco di pulirlo più che posso. La guardo un po' impaurito, magari può pensare male.
"Oh Michael, che cosa romantica, da quanti anni è lì dentro?" mi domanda curiosa. È fantastica, qualsiasi altra ragazza sarebbe stata gelosa, o magari arrabbiata. Ma lei no, lei mi capisce, e mi sta accanto, nonostante io non sia poi il massimo.
"Circa, ehm...quindici anni! Sono quindici anni" dico rendendomi conto di quanto il tempo passi veloce.
"Wow! Ne avevi solo sedici!" dice sorpresa. Annuisco un po' distratto dal suo bel viso.
"Questo lo voglio dare a te adesso" dico deciso chiudendolo nella sua mano. Il suo sguardo è di nuovo indecifrabile.
"Voglio farti capire che per me sei importante!" dico sperando che capisca davvero quello che è per me, ma lei ancora non parla, continua a guardare il pupazzetto nella sua mano senza nemmeno muoversi.
"Lo so che forse, devo fare ancora qualche passo, forse devo superare ancora dele cose ma tu ora sei la persona che io voglio!" dico quasi tremando, non so quello che mi succede, ho paura, forse per la prima volta di essere rifiutato. In fondo, lei l'ha fatto già una volta lasciandomi spiazzato, facendo crollare tutte le mie sicurezze da play boy.
"Michael io...io sono...sono senza parole" dice scuotendo la testa. Istintivamente faccio un sospiro, ma poi subito ho di nuovo i soliti dubbi.
"In positivo o...o in negativo?" chiedo prendendo il suo viso fra le mani costringendola a guardarmi. Ride, e subito mi alleggerisco, cazzo, sono arrivato alla mia età per perdere tutte quante le mie sicurezze con lei? Pensavo ormai di sapere i miei limiti. Mi chiedo che cosa mi abbia mai fatto questa ragazza.
"In positivo scemo!" esclama per poi alzarsi sulle punte e aggrapparsi alle mie spalle. Mi prendo le sue labbra, le sue bellissime labbra e mentre la bacio mi sento felice e spensierato, era da tanto che non mi sentivo così! Mi sembra di essere tornato a sedici anni!
"Grazie" dice quando ci separiamo.
"Grazie a te" faccio io e mi accorgo che la sto guardando adorante. Ma dove diavolo andrò a finire di questo passo? Gira e rigira la tartaruga fra le mani, poi guarda dietro di me sorridente.
"La tua palla era finita in quella casa?" mi domanda dopo qualche secondo. Mi giro e annuisco.
"Si, proprio li" rispondo pensando che sua mamma viene ancora qua qualche volta, quando deve svolgere i suoi vari affari italiani. In questo periodo però non dovrebbe essere presente. Lo so per certo, uno perchè ha più o meno le stesse abitudini di vent'anni fa, e due perchè Carlo nonostante non sia più in buoni rapporti sa tutto di lei, anche per il lavoro, che ancora portano avanti insieme...più o meno. Improvvisamente ho un'altra idea! Cazzo ma sono un genio!
"Andiamo, ho un'idea!" quasi grido trascinandomela appresso l'ennesima volta.
"Michael! Che cavolo hai in mente?" fa terrorizzata, forse è troppo per sta notte, ma non me ne curo più di tanto. La prendo in braccio di nuovo per farla scavalcare nell'altra casa.
"Ma sei scemo!?" fa agitandosi come una matta.
"Fidati!" le dico ridendo piano per la sua espressione.
"Ma che problemi hai?" dice sarcastica prima di scavalcare un altro muro, proprio come prima. Non ho mai scavalcato così tanti muri nella mia vita come con lei! Non appena la raggiungo afferro la sua mano e riprendo a camminare.
"Vuoi girarti tutte le case del paese?" continua a prendermi in giro lei. Ignoro le sue provocazioni e vado avanti alla ricerca del mio obbiettivo.
"Ci arresteranno, io me lo sento" squittisce fastidiosamente. Il suo sarcasmo mi irrita, eppure mi fa impazzire allo stesso tempo!
"Si, preparati per la foto segnaletica" dico e poco dopo la vedo. La piscina.
"Molto spiritoso, e abbassa quella cavolo di voce!" ha sempre la risposta pronta.
"Non c'è nesuno, sono sicurisimo fifona! e adeso, spogliati" le dico provocandola. Guardandola mi mordo il labbro, già, perchè solo immaginare il suo corpo nudo mi fa uscire di testa. I suoi occhi si aprono di più, insieme alla bocca.
"Adesso stai esagerando Penniman" fa incrociando le braccia sul petto. Diavolo, quando mi chiama così suscita in me un qualcosa di, di incontenibile, da sempre! Mi avvicino a lei e le cingo i fianchi portandola a toccare il mio corpo con il suo.
"Dai, faciamo un tuffo in piscina" le propongo allegro ed eccitato come un bambino, i miei piedi non riescono a restare fermi.
“Tu sei fuori! Fa freddo e…”
“La piscina è interna” le faccio notare indicandole le vetrate. Lei ne osserva il perimetro per qualche secondo, poi scuote la testa.
“Ma quando crescerai Michael?” forse si sta arrendendo, si morde il labbro e ridacchia divertita.
“Non voglio crescere, voglio fare il ragazino, con te” le dico sincero facendola ridere un po’ più forte. Sembra ci stia pensando, è combattuta.
“Non c’è freta di crescere sai? Fidati” le confesso. Ho sei anni più di lei e so che dovrebbe godersi ogni attimo senza pensare a queste stupide stronzate.
“O-ok, facciamolo!” esclama finalmente convinta. La prendo per mano e comincio a correre verso la piscina mentre la sento ridere. Apro la porta a vetro scorrevole e poi la richiudo dietro di me dopo aver fatto entrare Daphne all’interno. Mi tolgo la giacca e la butto in un angolo, poi comincio a slacciare i bottoni della mia camicia. Mentre mi spoglio noto che lei se ne sta ferma a guardarmi senza fare nulla.
“Dai!” la incito e allora lei come risvegliata prende a togliersi gli indumenti uno a uno. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso, ho la salivazione a mille mentre guardo il suo corpo praticamente nudo, la pelle chiarissima che sembra luccicare leggermente nel buio e i capelli lunghi che le ricadono sul seno coperto solo dall’intimo.
“Su, butiamoci dai!” faccio dopo qualche secondo di contemplazione sfregandomi le mani. Lei scuote la testa, poi porta le braccia al petto incrociandole come se volesse abbracciarsi da sola.
“Ho freddo” dice facendo qualche passo indietro. Le vado incontro e l’abbraccio da dietro abbassandomi su di lei, pelle contro pelle.
“Ti riscaldo” le dico piano mentre la spingo sempre più avanti.
“Non so…” fa insicura. Ok, ho capito che è la solita fifona! La prendo in braccio e con una piccola corsetta raggiungo il bordo, e mentre lei urla, con un balzo faccio finire entrambi nell’acqua azzurra di cloro. Quando riemergo ho di fronte la sua faccia coperta quasi completamente dai capelli rossi. Fa un grosso respiro e poi porta la testa all’indietro leggermente sotto il livello dell’acqua, poi si passa le mani nei capelli per portarli all’indietro e scoprire il viso. La guardo e penso sia troppo bella, mi viene in mente quando Abbie la prima volta che la vide la paragonò ad Ariel, confrontandola con la sua Barbie, ecco, adesso sembra proprio una sirena. Senza nemmeno rendermene conto me la ritrovo appiccicata. Si aggrappa alle mie spalle e attorciglia le gambe dietro la mia schiena, come se fossi una boa a cui aggrapparsi. Io comincio a nuotare, trasportandola da un lato all’altro della grande vasca senza mai smettere di guardarla.
“Io e te abbiamo uno strano rapporto con l’acqua” constata dopo qualche lungo secondo di silenzio, la faccia pensierosa, con le labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate. Immediatamente rido ripensando a quella volta che l’ho trascinata nella doccia, o la volta che le hanno tirato una secchiata d'acqua, e subito dopo a quando abbiamo litigato sotto la pioggia, tutti momenti speciali, come questo.
“Hai ragione!” faccio ridendo, la prendo per i fianchi e la sollevo, poi la lancio letteralmente più in là, facendola immergere completamente in acqua. Quando riemerge la sua faccia è imbronciata. Nuota verso di me e pesandosi sulla mia testa tenta di affogarmi, e per poco non ci riesce.
“Cretina!” dico tossicchiando mentre lei ride, per poi prendere a nuotare allontanandosi in fretta da me. In un attimo la raggiungo chiudendola all’angolo formato dal perimetro dei bordi della piscina.
“Adeso ti anego!” la minaccio prendendola per le spalle e prima che la spinga verso il basso la vedo gonfiare le guance per prendere fiato. Nemmeno dopo un secondo la tiro su per poi avvinghiarmi al suo corpo nella stessa posizione dell’inizio. Le nostre risate rimbombano ed echeggiano nell’ambiente chiuso e la sua pelle resa scivolosa dall’acqua si strofina contro la mia. La mia bocca sta all'altezza del suo collo che comincio a baciare lentamente, andando sempre più su diretto verso le sue labbra carnose. Quando le raggiungo le faccio combaciare con le mie, tastandone la morbidezza, le sue mani artigliano i miei capelli stringendoli forte fra le dita, amo quando lo fa. Schiude la bocca e le nostre lingue entrano a contatto, muovo la testa di lato approfondendo il bacio, poi afferro il bordo della piscina e premo maggiormente il mio corpo contro il suo, sentendo le sue forme strusciarsi su di me tramite il movimento ondulatorio dell'acqua. Il mio sguardo finisce sul suo seno, la stoffa bianca dell'intimo è ormai trasparente, rivelando praticamente tutto quanto, ed io mi ritrovo a deglutire forte, completamente rapito da lei, e non in modo sporco o volgare, ma quasi adorante.
"Ma sei vera?" gli chiedo facendole storcere il naso.
"Che?" fa scuotendo la testa divertita.
"Sei la più bella del mondo!" dico rendendomi conto solo dopo della frase un po' infantile che mi è uscita. Lei arrossisce appena, e poi sorride. Queste sue espressioni mi spappolano il cervello!
"Questa l'ha già detta Raf in una sua canzone un po' di anni fa Michael" risponde ironica dandomi un buffetto sul naso. Nemmeno mi ricordavo di quella canzone, beh le si addice. Rido sentendomi un completo coglione.
"Si? Non l'ho mai sentita" fingo io cercando di salvarmi fino all'ultimo. Lei alza un sopracciglio guardandomi scettica.
"Non dire cazzate" dice poi giocando con una mia ciocca di capelli che mi ricade sulla fronte.
"Io l'ho penso davero, non c'è nesuna bella come te" dico aggredendo il suo collo con le labbra, questa volta scendendo verso il basso sulle clavicole. Passo una mano sulla sua schiena fino ad arrivare al sedere che stringo per poi spingerlo verso di me muovendo il bacino contro di lei.
"Michael..." dice in un sussurro. Ha già capito le mie intenzioni, ma non posso farci niente se mi fa questo effetto incontrollabile.
"Che c'è?" le chiedo mentre le slaccio il reggiseno e la guardo malizioso. Tiro giù le spalline piano, anche se sono alquanto impaziente di toglierglielo. Lei non risponde, si lascia fare ed io non potevo desiderare altro. Finalmente lo tolgo per poi lanciarlo sulle piastrelle verde acqua della piscina. La sollevo appena ergendomi meglio sulle gambe uscendo un po' di più dall'acqua e guardando i suoi seni che, bagnati sono ancora più belli. Alzo lo sguardo sui suoi occhi, mi rendo conto che non farei nulla se lei non volesse, penso prima a lei che a me. I suoi occhi parlano da soli, sento che lo stesso che sto provando io lo sta provando anche lei, siamo in simbiosi. Da qui in poi non capisco più niente, ci siamo solo io e lei e i nostri corpi che si muovono all'unisono. La guardo mentre raggiunge il limite, è ancora più bella quando perde il controllo delle sue emozioni in questo modo, non resisto ancora per molto ed anche io mi lascio andare alle sensazioni bellissime che provo quando sto con lei. Non so il perchè ma dopo qualche secondo ridiamo entrambi, forse presi dall'euforia del momento, non lo so ma sono felice e basta. Giochiamo come bambini nell'acqua per non so quanto, tanto che le nostre dita sembrano prugne rinsecchite ormai. Ma non riesco a stare staccato da lei per molto e così ci ritroviamo avvinghiati di nuovo.
"Sono contenta che tu mi abbia raccontato tutte quelle cose del tuo passato" mi dice sorridendo. Sono felice, lo sapevo che questo l'avrebbe fatta sentire meglio, ma l'ho fatto per far sentire meglio anche me, non potevo perderla. Appoggio la fronte sulla sua e mi limito ad annuire, poco dopo la sento rabbrividire per il freddo, e decido di tornarcene a casa. In macchina si addormenta avvolta dalla mia coperta, è stupenda ed io mi ritrovo a pensare che un giorno dovrò dirle tutta la verità, quello che ancora non ho avuto il coraggio di confessarle, ma per ora va bene così.






 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao... :)
Ehm, ok...forse mi conviene nascondermi dietro un muro per schivare i colpi!
Vi chiedo sinceramente scusa per tutto il tempo che avete dovuto aspettare per questo capitolo!
Ho avuto un po' di problemi, diciamo poca ispirazione...avevo anche scritto il capitolo molti giorni e settimane fa per non farvi aspettare troppo, ma era uno schifo, e ho pensato che ci tengo troppo a questa storia per rovinarla così e quindi ho cancellato tutto e riscritto da capo.
Vi confesso che non sono convintissima nemmeno di questo... Non so il perchè, spero che a voi piaccia e di non deludervi dopo tutto questo aspettare. Purtroppo l'ispirazione non è una cosa che si può comandare, dunque spero che mi capirete e che continuerete a seguirmi nonostante le mie varie difficoltà! :)
Ok passiamo al capitolo, molto complesso, è anche per quello che c'ho messo un po' a tirarne fuori l'essenza che spero di avervi trasmesso.
Intanto è tutto con il POV di Michael, e credo che ciò vi faccia piacere :)
Ho voluto svelare un po' della sua vita e del suo modo di essere e di pensare. Non è riuscito a dirle ti amo, e non si sa se e quando riuscirà a lasciarsi andare del tutto, ma per lui Daphne è qualcosa di speciale e lo ha dimostrato, credo... XD
Che dire, intanto visto che qualcuno lo ha pensato, non sognatevi nemmeno che io abbandoni o lasci incompleta questa Fan Fiction...sicuramente avrò altre difficoltà, momenti più difficili e momenti più rosei...ma ne sono talmente affezionata che mai potrei farle e farvi questo! Ok, volevo solo ribadirvelo!
E poi voglio ringraziarvi tutti dal profondo del cuore... GRAZIE...sì perché ho visto che "Pride, Prejudice and Penniman" è la seconda nelle storie più popolari, subito dopo l'altra mia long "Step with me"! Io boh...sono stupefatta...vedere che in tanti amate e preferite ad altro quello che scrivo io mi fa sentire strana! Ahahah ma in modo bello è! Non me l'aspettavo proprio! Davvero! Boh...vi amo! ♥♥♥
Ora vi lascio in pace! E spero che mi farete sapere cosa ne pensate di questo capitolo perchè ci tengo molto...più di altri a sapere le vostre opinioni sincere.
Bacioni a tutti e al prossimo capitolo! ♥
ely

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Capitolo 35
*** E' venerdì... ***


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"Oddio sto impazzendo!" quasi grido mentre do una pulita al bancone. Un ragazzo ha appena fatto cadere la sua birra spargendola dappertutto.
"Stasera ci vogliono morte!" mi dà ragione Sara per poi allontanarsi imprecando qualcosa che non capisco.
"Rossa vieni qui!" mi chiama Claudia non appena finisco. È venerdì, è venerdì, è venerdì, penso insistentemente mentre raggiungo il mio boss.
"Tieni, cambialo!" mi dice consegnandomi un fusto di birra. Non appena lo prendo fra le braccia mi sembra di morire.
"Ma è pesante! Io non ce la faccio!" dico lamentandomi.
"Su dai, ti farai un po' di muscoli in quelle braccine!" risponde mentre corre non so dove. Ah, perfetto! Metto per terra il fusto e comincio a trascinarlo sul pavimento. È venerdì, è venerdì, è venerdì.
"Daphne!" mi chiama trafelata Meli.
"Che c'è adesso?" rispondo scocciata, sono stanca, nervosa e non ho voglia di sentire altri problemi o cose da risolvere.
C'è Mr. Figo da paura in arrivo!" squittisce Meli mentre cerco di cambiare il fusto della birra.
"Chi?" chiedo collegando il fusto ed alzandomi in piedi poggiando le mani sulla schiena, cavoli, questo lavoro dovrebbe farlo un uomo e non io!
"Il tuo ragazzo scema!" fa Sara, che ultimamente è simpatica quanto una scheggia in un occhio. Il mio ragazzo? Mi giro di scatto e cosa vedo? O meglio, chi vedo? Michael e Federico appoggiati al bancone! Ma che ci fanno qui? E perchè ha portato anche Fede? Non riesco a non sorridere guardando i dolci occhioni di Michael, e il sorriso simpatico del mio amico, ma poi mi rendo conto che potrebbero mettermi nei guai, e stasera ci mancano solo quelli!
"Cazzo Daphne" fa il tatuato dopo un fischio di ammirazione mentre mi guarda dalla testa ai piedi, ammirando la mia tenuta da lavoro. Io vorrei sotterrarmi, e in più sento le guance bruciare!
"Fai poco il cazzone!" gli dice Michael incattivito mentre tira una gomitata al suo amico che dopo una smorfia e un verso di dolore scoppia a ridere divertito.
"Oh scusami gelosone!" lo prende in giro causando nel più grande un ghigno non troppo divertito.
"Ma che cavolo ci fate voi due qua?" chiedo agitata avvicinandomi a loro.
"Avevo voglia di vederti" risponde Michael facendomi sorridere.
"Ed io di bere un po'" fa divertito Fede mentre balla come uno stupido a ritmo di musica.
"Carotina, quei shorts sono sempre stati così corti?" mi chiede Michael mentre mi guarda quasi piangendo e grattandosi i riccioli scombinati. Cerco di tirarli un po' giù con le mani ma non ho ancora la capacità di allungare la stoffa di jeans, per cui non cambia assolutamente nulla.
"Michael cazzo, per favore sto lavorando, se Claudia mi becca a chiacchierare allegramente con voi due mi fa un culo così!" dico guardandomi intorno preoccupata.
"La tua ragazza è una vera miss" mi prende in giro Fede rivolgendosi al suo amico, che sorride.
"Si, mi ha sempre atratto la sua classe e finezza nel parlare" dice il mio ragazzo ridacchiando. Quando si mettono insieme contro di me sono capaci solo di prendermi in giro!
"Ma che simpaticoni!" dico appoggiandomi al bancone. Prendo due boccali grandi e li riempio di birra, poi li passo ai due ragazzi.
"Tenete, offre la casa!" esclamo facendo l'occhiolino ad entrambi.
"Oh grazie Daphne!" fa il più piccolo cominciando a bere a grandi sorsi. Michael invece non sembra convinto, ma poi sorride.
"Ok, ti ripagherò in natura carotina" dice facendo ridere l'altro e facendo diventare bordeaux me!
"Dai smettila scemo! E ora andate prima che perda il lavoro!" faccio imbarazzata mentre li caccio via facendo dei gesti esagerati con le mani, come una vecchia nonnina coi suoi nipotini.
"Non mi dai nemmeno un bacio?" mi chiede Michael facendo un labbruccio così tenero che lo stomaco mi si contorce. Non posso farlo, Claudia non vuole che eventuali fidanzati vengano a trovarci al locale, ha visto fin troppe scenate di gelosia, mi ha detto una volta.
"Daphne, fai una pausa dai...ti copro io!" si offre Melissa togliendomi il grembiule.
"Ma no Meli io..." cerco di dire ma lei mi spinge al di là del bancone, passando dallo sportellino.
"Non rompere!" fa aggressiva mentre Michael mi ha già raggiunta. Quando mi giro verso di lui mi ritrovo fra le sue braccia e dopo qualche secondo le mie labbra e le sue sono già unite in un bacio. Dietro di me degli urletti compiaciuti di Melissa, mi fanno intuire che siamo osservati.
"Abiamo una fan" sorride Michael sulle mie labbra. Mi giro divertita verso Melissa che ci guarda felice, con gli occhi a cuoricino. In effetti lei ha sempre pensato a noi due in quel senso, anche quando io e Michael ci "odiavamo". Abbiamo legato molto negli ultimi mesi, si è rivelata una ragazza stupenda e soprattutto un'amica, al contrario di Sara, che da quando ha saputo di me e lui non fa che tenere il muso, come una stupida ragazzina vendicativa, e pensare che ha trentacinque anni.
Ci avviamo verso l'uscita e mentre camminiamo Michael mi abbraccia stretto da dietro, talmente mi sta addosso che faccio fatica anche a camminare.
"Michael per l'amor di dio staccati un attimo, manca poco che ti porti in spalla!" gli dico cercando di sovrastare la musica alta.
"Sto cercando di coprire il tuo corpo, tropi sguardi atiri tu con questo look!" dice serio facendomi ridere, le sue mani vanno a coprire la mia pancia scoperta. Quando arriviamo fuori Federico si avvicina a me.
"Chi era quella biondina?" mi chiede con la faccia furbetta. Michael ridacchia mentre si toglie la giacca e la fa indossare a me.
"Intendi Melissa? La mia collega?" gli chiedo avvinghiandomi all' adorabile spilungone che in tutti i modi cerca di ripararmi sia dal freddo che dagli sguardi. Fede assume una specie di espressione da pesce lesso che mi fa sorridere, per poi annuire.
"Ti prego presentamela!" fa poi congiungendo le mani come se mi stesse pregando realmente. Ci penso un po' su, e non credo ci sia niente di male, si insomma Fede è un bravo ragazzo, e simpatico.
"Ok, se vuoi dopo te la presento, stasera stacchiamo a mezzanotte" nemmeno il tempo di finire la frase che Fede saltella come un matto per poi prendere a sorseggiare la sua birra come se non ci fosse un domani.
"Ma sei pazzo?" urla Michael ridendo. Il pazzo si ferma e comincia a ridacchiare, poi sorride e scuote la testa.
"È bellissimaaa..." canticchia dopo aver fatto un lungo sospiro. Che strano vederlo così, non l'ho mai visto così, è completamente rincitrullito!
"Tu sei cotto!" lo prende in giro Michael ed io lo seguo dandogli ragione. Il ragazzo si gira il cappellino della NY al contrario e poi ci manda allegramente a quel paese.
"Parlano gli sposini!" fa dopo qualche secondo indicandoci. Io alzo lo sguardo verso Michael che ancora mi tiene stretta dietro di me. Lui mi sorride, poi scuote la testa facendo una strana smorfia.
"Io sono troppo giovane per sposarmi!" dico sventolando una mano in faccia a Federico.
"Eih! Intendi dire che io sono vechio?" mi domanda Michael alzandomi il viso con due dita costringendomi a guardarlo. So che questo argomento lo infastidisce, così rincaro la dose.
"Beh...si..." dico incassando la testa fra le scapole e mordendomi il labbro, sapendo che sicuramente non sarà contento della mia risposta. La sua faccia è un qualcosa di esilarante, e il tutto è incrementato dalle risa del nostro amico.
"Ah ah ah" fa Michael mimando una finta risata sarcastica.
"Alora, vai, lasciami, e va a cercarti un ragazino dai" mi dice poi spingendomi lontano da lui, facendomi finire addosso a Fede che mi prende praticamente al volo. Senza un briciolo di dignità mi ributto addosso a Michael avvolgendo le braccia intorno al suo busto.
"Dai, scherzo scemo!" dico stringendolo e saltellando come una marmocchia. Lui non mi guarda, anzi, preme una mano sulla mia testa e cerca di spingermi via. Quando alla fine ce la fa io sbuffo, arrendendomi del tutto, ma nemmeno dopo cinque secondi mi afferra per una mano e mi attira contro il suo corpo stringendomi fra le braccia con possessione. Faccio un grande sospiro, felice che non si sia arrabbiato davvero, poi mi alzo sulle punte e porto le mie braccia intorno al suo collo per raggiungere le sue labbra.
"Col cavolo che ti lascio andar via!" dice a bassa voce appena prima di baciarmi. Ed io col cavolo che me ne vado, penso mentre mi lascio trasportare da lui. Da quando siamo stati a casa di suo nonno, dal mio ti amo, mi sento di vivere in paradiso, ho passato un periodo bellissimo, quasi surreale e lui è sempre più vitale per me!
"Ok adesso basta limonare voi due! Un po' di rispetto per chi non può farlo!" grida Fede mentre mi tira per la giacca di Michael e mi allontana da lui. Ridiamo tutti e tre come stupidi, poi Michael si accende una sigaretta e la passa a me.
"Non posso stare ancora per molto" dico guardando le mie colleghe correre avanti e indietro come pazze.
"Dai, stai ancora un pochino" mi dice Michael. Perchè fa così? Ancora sono incollata a lui che dopo qualche secondo mi ruba la sigaretta e fa un lungo tiro sbuffando il fumo verso l'alto. Quanto è sexy quando fuma!
"Rossa! Cosa fai qua fuori?! Torna subito a lavoro!" la voce di Claudia mi fa quasi venire un infarto! Mi sfilo la giacca e corro dentro senza nemmeno salutare gli altri due.
"Scusa Claudia! Ho fatto una pausa di cinque minuti!" mi scuso mentre le corro dietro diretta al bancone.
"Chi ti ha dato il permesso di andare a sbaciucchiarti col tuo ragazzo?" mi dice con le mani sui fianchi mentre io mi rimetto il piccolo grembiule nero con il logo del locale. Io non so cosa rispondere.
"Ehm...nessuno..." dico soltanto, poi comincio immediatamente a lavare i bicchieri. Claudia scuote la testa poi va non so dove ed io posso ricominciare a respirare.
"Scusa Daphne, ti giuro non so come ha fatto a scoprirti!" piagnucola Melissa dispiaciuta.
"No, non ti preoccupare..." le dico mentre Sara mi passa davanti con uno strano sguardo compiaciuto.
"Forse ho capito come ha fatto" continuo poi guardando la mora malissimo. Sono sicura che è stata lei a spifferare tutto, dicendole anche che Michael è il mio ragazzo, se no non mi spiego le parole di Claudia. La serata continua frenetica, ed io ce l'ho a morte con quella smorfiosa, non riesco nemmeno a guardarla in faccia, sta diventando odiosa!
"Si hai ragione Daphne, dev'essere stata proprio lei! Che stronza" mi dice Meli mentre ci cambiamo nello spogliatoio\stanzino del locale. Io alzo le spalle e prendo a spazzolare i capelli.
"Chi se ne frega! Non riuscirà nel suo intento di farmi impazzire o star male!" dico decisa, poi all'improvviso mi torna in mente la richiesta di Federico.
"Ehi, Meli, che ne pensi del mio amico, quello tutto tatuato?" le chiedo a bruciapelo. Lei mi guarda perplessa, poi sorride appena.
"Quello che stava con Michael?" fa mentre si sistema il trucco. Annuisco e aspetto curiosa una sua risposta.
"Non è male, anzi è carino, mi piacciono i tatuati, perché?" fa poi guardandomi come se in realtà già sapesse il motivo, è così bella, chissà quante volte le capita.
"Vuole conoscerti, sembra sia rimasto folgorato da te!" dico sincera facendola ridere appena.
"Davvero? Folgorato? Va bene, conosciamolo!" dice emettendo un gridolino stupido. Non appena vedo i due ragazzi in lontananza, noto che Fede è agitato, continua a ciondolare come un cretino, Michael invece ha il suo solito aplomb inglese.
"Ciao! Federico lei è Melissa, Melissa, Federico" faccio le presentazioni come ho visto fare nei film, sentendomi alquanto importante, chissà poi perchè. I due si stringono la mano e vedo Federico arrossire appena, incredibile!
"Io e Daphne andiamo a vedere una cosa, arriviamo" fa Michael per poi prendermi per mano e trascinarmi non so dove.
"Che dobbiamo vedere?" chiedo quando siamo abbastanza lontani dai due piccioncini.
"Non dobiamo vedere niente stupida, era per lasciarli soli" dice andando verso la sua macchina. Wow, Michael è sempre più avanti, perchè io non ci arrivo mai a queste cose? Sono così tonta! Saliamo in macchina e ce ne stiamo fermi ad aspettare. Michael mi attira a lui e rimaniamo semplicemente abbracciati. Ad un tratto sento bussare forte al finestrino, mi spavento a tal punto che faccio un urlo, tanto che anche Fede che aveva bussato fa un salto all'indietro.
"Ma sei impazzito?" urlo al ragazzo aprendo la portiera.
"No tu sei pazza! Mi hai fatto infartare!" fa lui guardandomi storto.
"Siete due scemi, tuti e due!" incalza Michael tenendosi una mano sul petto. Tutti e tre cerchiamo di riprendere fiato
"Ok, Melissa mi ha chiesto se andiamo con lei ad una festa qua vicino, vi prego andiamo! Mi piace troppo!" dice frettoloso guardandosi indietro.
"Si" dico subito.
"No" dice Michael allo stesso tempo. Ci giriamo di scatto l'uno verso l'altro.
"Non voglio andare a una festa piena di mociosi!" sbuffa scocciato.
"Mocciosi?" faccio io, cioè io Federico e Melissa saremmo mocciosi allora?
"Dai zio, fallo per me! E poi dev'essere una bella festa!" lo prega il tatuato togliendosi il berretto. Michael ci pensa qualche secondo, poi annuisce.
"E va bene, dille di venire, ma non chiamarmi zio! Lo sai che mi fa incazare!" risponde dopo qualche secondo alzando le mani. Fede comincia a saltellare e subito dopo corre verso la portiera di Michael, la apre e poi lo abbraccia!
"Grazie! Fatti baciare!" dice arricciando le labbra e avvicinandole a quelle di Michael.
"Oh fuck Off!" grida lui spingendolo via. Io rido come una matta standoli a guardare, mi mancano solo i popcorn!
"Che schifo!" continua Michael mentre Fede va a prendere la mia amica.
"Baciami subito! Adeso!" esclama dopo nemmeno un secondo prendendomi per le spalle e avvicinandomi a lui. In un attimo le nostre labbra sono unite, mentre però non riesco a non ridere per le sue reazioni esagerate!
"Che scemo che sei!" gli dico non appena mi lascia andare. Lui ridacchia divertito, per poi baciarmi seriamente.
"Mocciosi...è?" gli dico riferendomi a prima. Lui alza le spalle sorridendo.
"E io sono vechio, giusto?" mi dice poi fregandomi all'ultimo. Io rido, per poi buttarmici addosso con un balzo dal sedile.
"Lo sai che non sei vecchio!" gli dico mentre rido e lo stritolo peggio di un boa constrictor!
"Lo so, ma tu sei una mociosa lo steso!" fa lui dandomi un alquanto fastidioso buffetto sul naso.
"Fanculo!" gli dico facendolo ridere. Sta per ribattere ma arrivano Meli e Fede, così stoppiamo la nostra piccola guerra. Ora siamo tutti in macchina diretti a questa festa in discoteca, di cui non sappiamo niente, nemmeno la strada!
"Guarda che dovevi girare a destra!" avvisa Fede facendo sbuffare il guidatore.
"Senti, seguo il navigatore, non tu!" dice scocciato facendomi ridacchiare per i suoi piccoli adorabili errorini.
"Se...non tu!" imita il suo accento, prendendolo in giro, indicandolo con una mano.
"Vai affanculo!" risponde molto garbatamente Michael ridendo però della sua piccola imitazione.
"Ah questo lo sai dire benissimo!" fa l'altro appoggiandosi al sedile e scuotendo la testa, il tutto in un clima allegro. Io alzo la musica nel sentire "Heroes" di Bowie e comincio a cantare come una pazza, seguita poi da Michael.
"Vai Daphne!" fa Meli, che a quanto pare si sta divertendo come non mai! Quando la canzone, purtroppo già iniziata finisce Michael si sporge verso di me, mi tira per la giacchetta di pelle e mi bacia.
"Non vorrei schiantarmi!" urla Federico. Noi ridiamo, anche se lui sembrava spaventato davvero.
"Siamo arrivati ragazzi! Il locale è questo!" grida battendo le mani Melissa, mentre Michael parcheggia fra due motorini. Scendiamo tutti dalla macchina e ci avviamo verso le luci forti e la musica. La gente è varia, non sembra seguire uno standard nel vestire come nella maggior parte dei locali. Facciamo qualche minuto di fila e intanto noto che i due miei amici parlano fitto fitto, ah, che bello, mi sento come cupido in questo momento.
"Signorina i documenti" mi dice serio il buttafuori. Cosa? Michael scoppia a ridere insieme agli altri.
"Ma io ho venticinque anni!" dico scioccata al simpatico energumeno di colore che mi fissa impassibile. Niente da fare, prendo la borsa e tiro fuori la carta d'identità per mostrarla al miscredente qua di fronte. Quando legge la mia data di nascita, mi fa un cenno quasi impercettibile per poi lasciarmi passare. Non appena siamo dentro tutti ridono, ridono di me.
"Ti ha preso per una ragazzina!" fa Fede spintonandomi, come se fossi un suo amicone, il problema è che io rischio di cadere, addosso a Michael che mi circonda con le braccia e poi tira un calcio nel culo a Fede che scappa più in la ridacchiando.
"È un buon segno Daphne, vuol dire che quando avrai quarant'anni ne dimostrerai tipo trentaquattro!" mi dice Melissa per consolarmi. Annuisco rassegnata mentre Penniman mi trascina tra la folla.
"Non lasciarmi mai la mano" mi raccomanda prima di continuare a camminare. In effetti c'è talmente tanta gente che potrei non trovarlo più se lo perdessi di vista. Raggiungiamo il bancone e dopo aver ordinato fra spintoni e gente molesta raggiungiamo un posto un po' più tranquillo. Faccio un sorso del mio drink e la gola comincia a bruciare, ma che diavolo è questa roba?
"Cazzo Michael! Ma cosa hai ordinato?" fa Fede dopo aver assaggiato anche lui, pure Melissa assume una smorfia schifata.
"Ho deto un Negroni forte! Ma non pensavo lo facese così forte" risponde ridendo come un idiota.
"Questo intruglio è peggio della benzina!" dico facendo un altro sorso.
"Ok, temo che sarà una serata movimentata!" urla Meli incitandoci a brindare. Sbattiamo i quattro bicchieri insieme e penso anche io che questa notte sarà una notte pazza.
Appena finito di bere ci fiondiamo in pista che già ridiamo senza motivo, o almeno, io e Meli sicuramente. Ci posizioniamo in cerchio e cominciamo a muoverci, le persone ci vengono contro ma non importa continuiamo a ballare come pazzi nella ressa della pista da ballo.
"Vieni qui tu!" mi dice Michael tirandomi per un braccio e avvolgendomi fra le sue braccia per poi stringere forte. Mentre ci muoviamo a tempo attaccati l'uno all'altra mi torna in mente quella volta che ho ballato con lui sul bancone, a quante cose sono cambiate. Vorrei dirgli che lo amo adesso, ma non posso, non voglio di nuovo rischiare di rovinare tutto. Mi alzo sulle punte e lo bacio, lui non si tira indietro e in un secondo prendiamo un ritmo perfetto, tutto è perfetto insieme a lui. Quando separiamo le nostre labbra guardo il suo viso, è così bello, ancora di più con tutte queste luci che lo illuminano. Ad un tratto lui mi fa un cenno, indicando dietro di me. Mi giro e vedo Melissa e Fede che ballano vicini come due piccioncini.
"Oh che belli!" dico euforica saltellando fra le braccia di Michael. Lui ride poi lascia un bacio veloce sulle mie labbra.
"Siamo più belli noi!" dice appena prima di baciarmi di nuovo, ed io gli do pienamente ragione, nessuno è più bello di noi due!
 
"Oh mio dio Michael" sono praticamente spalmata sul mio ragazzo, che a sua volta è spalmato sul divanetto del locale con me addosso.
"Daphne, leva quel ginochio da lì o fra poco divento donna!" fa Michael spingendomi via e facendomi rotolare per un pezzetto sul divano. Rido come una pazza, anche se sento tutto girare come una trottola.
"Bastardo!" lo insulto per avermi spinta, dopo di che prendo un cuscino e glielo lancio in faccia.
"Il mio naso!" urla facendomi ridere di nuovo!
"Eheeiiiii..." le urla di Federico mi stordiscono. Il ragazzo si lancia sul divano affianco a me, schiacciandomi quasi completamente.
 
"Ahia!" urlo mentre vedo arrivare anche Melissa a passo di lumaca. Michael si alza e tirandomi di peso per le mani fa alzare anche me. Poi si siede al mio posto e mi fa sedere sulle sue gambe.
"Scusa Daphne" fa Fede per poi stamparmi un bacio sulle labbra. Ma che cosa? È completamente ubriaco! Michael prende il suo cappellino e lo lancia lontanissimo in mezzo alla folla che lo calpesta senza pietà.
"Noooooo...ma perchè? Mi piaceva quel cappello!" si lamenta lui. Non ha nemmeno le forze di andare a riprenderselo.
"La prosima volta che ci provi ancora a baciarla sarai tu a volare" dice ridacchiando, poi però diventa serio.
"Non scherzo" dice al ragazzo che evidentemente non si rende nemmeno conto di dove si trova.
"Questi tacchi mi stanno uccidendo!" esclama Melissa che finalmente riesce a raggiungerci, ed io ora capisco perchè camminava così lentamente.
"Ragazzi, siamo conciati davvero male!" fa Fede alzandosi ed andandosi a sedere vicino a Meli, che adesso è sofferente per i suoi poveri piedi e non lo calcola nemmeno.
"Parlate per voi" dice Michael facendo il superiore come al solito. Guardo la sua faccia e mi viene da ridere.
"Che ridi?" mi chiede mettendosi le mani fra i capelli. Non rispondo nemmeno, mi ci butto letteralmente addosso per poi baciarlo.
"Scusatemi tanto se vi disturbo, ma Daphne, devo andare in bagno!" piagnucola la bionda strattonandomi per una spalla. Mi alzo, e non appena sono in piedi mi sento barcollare.
"Chissà perchè voi donne dovete andare in bagno sempre in coppia!" sento blaterare Federico prima di incamminarmi verso il bagno delle signore. Mi guardo allo specchio e per poco non urlo, sono un mostro! Poggio la borsa sul lavandino e cerco di rimettere a posto il trucco mentre Melissa fa pipì. Una ragazza entra all'improvviso ballando e canticchiando, sembra una fattona di prima categoria!
"Ciao" urla quando mi vede, poi si appoggia al muro barcollando peggio di me.
"Ciao" rispondo ridacchiando.
"Ma con chi parli?" mi chiede Meli quando esce dal bagno. Fa per lavarsi le mani quando quella ragazza si avvicina a noi.
"Ragazze scusate, non è che potete offrirmi una sigaretta?" ci chiede facendo un gesto con le dita sulla bocca.
"Ok" rispondo frugando nella mia pochette. Mi ringrazia e poi entra nel bagno dove prima c'era Meli. Intanto un altro gruppo di ragazze entra sghignazzando allegramente.
"Ciao belle grazie!" saluta la strana tizia, per poi incamminarsi verso la porta del bagno. La osservo, notando i suoi strani leggins arcobaleno e la canotta leopardata, che razza di abbinamento penso, per poi osservare il mio viso allo specchio!
"Quanto odio queste stupide lentiggini!" esclamo. La luce forte dello specchio sembra risaltare la mia carnagione pallida, e le lentiggini sembrano più evidenti del solito.
"Guarda i miei capelli, sono un disastro!" fa Meli ignorando i miei lamenti per dare sfogo ai suoi, poi si pettina con le dita tentando di sistemare il disastro che io comunque non vedo.
"Sono fuorissimo!" scherzo ridacchiando e facendo ridere anche lei. Penso a Fede, chissà se fra loro due possa nascere qualcosa, sarebbe bello.
"Allora come va con Fede?" le chiedo mentre mi passa un rossetto rosso che si è appena finita di mettere lei. Io lo guardo e decido di metterlo, anche se di solito non uso truccare le mie labbra.
"Mi piace tantissimo Daphne!" saltella per poi spruzzarsi del profumo e spruzzarlo anche a me.
"È simpatico, è dolce...e bacia benissimo!" fa poi rimettendo rossetto e profumo in tasca.
"Ba-bacia? Vi siete già baciati?!" le chiedo fra lo stupito e il contento. Lei annuisce, poi il suo sguardo vaga in giro. Mi chiedo quando l'hanno fatto, e perchè io non li ho visti. Meli fa una faccia stranissima, poi rientra nel bagno correndo e spingendo via in malo modo una ragazza che voleva entrare.
"Ma che ti succede?" dico guardando la scena divertita. Lei esce dal bagno e sembra sconvolta.
"La mia borsa! Daphne la borsa!" sbraita mettendosi le mani nei capelli.
"Che?" faccio io avvicinandomi a lei per calmarla.
"No-non c'è più! Me l'hanno rubata!" grida scuotendomi. O mio dio! Il panico prende il sopravvento, ma subito mi costringo a restare calma, per lei, per lei che vedo sta andando fuori di testa.
"Ok ok ok, stiamo calme, eravamo solo noi due e quella tipa strana coi pantaloni arcobaleno! Sì dev'essere stata lei!" deduco immediatamente.
"Oddio Daphne! Avevo tutti i soldi li dentro! E ora che cosa faccio?!" Meli comincia a piangere, ed io non devo cedere.
"Adesso la trovo io quella stronza!" grido ormai furiosa, poi corro fuori dal bagno peggio di un fulmine. Supero alcune persone ma poi finisco contro qualcuno che mi prende per le braccia.
"Daphne!" mi chiama Michael guardandomi preoccupato. Per fortuna che c'è lui!
"Michael, hanno rubato la borsa a Meli! A-aveva i soldi e adesso quella stronza è scappata, non so..."
"Stop stop! Che cosa? Stai calma" fa lui prendendo il mio viso fra le mani costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Che succede?" arriva anche Federico, che nota Meli dietro di me che piange.
"Mi hanno rubato la borsa! Avevo tutto li dentro!" piagnucola rifugiandosi fra le braccia del ragazzo che sembra scioccato.
"Daphne hai deto che è scapata? Chi?" mi domanda Michael deciso, mantenendo una calma impressionante. Si certo! Quella ragazza!
"Era una ragazza strana, ha i leggins colorati e una canottiera leopardata, ehm...bionda, coi ricci!" cerco di ricordare mentre la testa mi gira per l'alcool.
"Ok, io vado a vedere se è fuori, tu e Meli cercatela qua dentro!" dice serio rivolto agli altri due, sembra quasi un generale o qualcosa del genere.
"Tu vieni con me!" fa infine prendendomi per mano. Mentre corriamo fra la gente mi guardo in giro ma di quella ragazza non c'è traccia! Arriviamo finalmente fuori e Michael senza dire niente corre dai buttafuori a informarli della situazione. È incredibile, io sarei ancora dentro a schizzare da una parte all'altra del locale in cerca di quella, per di più furiosa e impanicata. Lui invece è rimasto calmo, calmissimo. Viene verso di me a passo svelto ed io lo guardo praticamente adorante.
"Ho deto a loro, ma a quanto pare non è andata via, se proverà a uscire la blocheranno" m'informa prendendo la mia mano e trascinandomi verso l'interno, di nuovo. Mi appendo al suo braccio e penso che con lui non devo avere paura di niente, mi sento talmente al sicuro e protetta. Il cuore mi batte forte, ma ora non è il momento di pensare ai miei sentimenti. Michael prende il cellulare e chiama Federico, io lo guardo parlare, mentre però presto attenzione sempre alle persone intorno a me.
"Non l'hano trovata nemeno loro, cazzo!" dice sconsolato. Dopo pochi minuti ci ritroviamo tutti e quattro, ed io corro subito ad abbracciare Meli.
"Mi spieghi come faccio io adesso? Avevo tutti i soldi del mese! Se la trovo quella la uccido!" ha ancora le lacrime, ma adesso è anche arrabbiata.
"Tranquilla, se non è uscita prima o poi la troviamo" fa Fede agguerrito strofinandosi le mani.
"Sembrava mezza fatta, non può essere andata tanto lontano!" esclamo ripensando a com'era messa, a come barcollava e a come parlava.
"Infatti non è lontana no!" dice Michael appena prima di scattare come un pazzo. Tutti ci giriamo e vediamo la ragazza in questione con in mano la borsa di Meli.
"È lei!" grida Fede prima di correre dietro a Michael.
"Michael!" chiamo, poi sento la mano di Meli stringere la mia, ed entrambe corriamo dietro ai ragazzi, con la felicità di aver risolto la situazione, ma non appena raggiungiamo il luogo del misfatto il mio entusiasmo scema. Un gruppo di ragazzi sta circondando Michael.
"Questi sono pazzi!" mi dice Fede spaventato.
"Cosa, cosa vogliono fare a Michael!?" urlo cercando di raggiungerlo ma il mio amico mi ferma.
"Ci penso io, tu stai qui!" mi dice, ma io non so come riesco a spingerlo via ed in un secondo mi ritrovo  a prendere a spintoni uno di questi bastardi.
"Lasciatelo!" grido mentre sento Meli chiamarmi.
"Daphne!" anche Michael chiama il mio nome. Sento delle risate intorno a me poi i miei occhi si posano sulla ragazza che ha creato tutto questo casino. Mi fiondo su di lei ma qualcuno mi ferma per un polso.
"Che cazzo vuoi fare tu?" dice ironico un ragazzo alto e biondo per poi spingermi forte più in là facendomi perdere l'equilibrio. Mi ritrovo col sedere per terra incredula.
"Non la toccare" entra in azione Michael che senza nemmeno pensare sferra un pugno in faccia al ragazzo facendolo finire a terra. In un secondo mi ritrovo in mezzo ad una rissa, mi rialzo velocemente cercando di richiamare il mio ragazzo, ma conoscendolo credo proprio che non gliela lasci passare liscia. Scorgo anche Fede lì in mezzo e sento le mani tremare. È tutta colpa mia! Rimango immobile qualche secondo, sento le lacrime uscire mentre guardo Michael cercare di difendersi. E se gli facessero male davvero!? Decido di andare a chiamare aiuto, il mio obbiettivo sono i due buttafuori all'entrata. Dopo qualche passo veloce verso l'uscita però mi sento afferrare la mano.
"Corri!" mi grida Michael trascinandomi fra la gente che si scansa infastidita. Ma che cazzo sta succedendo? Mi chiedo mentre corro più veloce che posso. Quando arriviamo fuori noto con sollievo che con noi ci sono anche Fede e Melissa.
"Cazzo, cazzo apri la macchina" grida il mio amico mentre si attacca alla maniglia impaziente. Subito ci fiondiamo tutti e quattro in macchina e Michael mette in moto sfrecciando fuori dal parcheggio.
"Ma che è successo!? State bene?" chiedo agitata mentre asciugo veloce le lacrime e cerco di guardare il viso di Michael. Lui si gira e noto che del sangue gli scende dalla tempia. Porto le mani alla bocca, è tutta colpa mia.
"Sto bene" dice prendendo la mia mano e baciandola veloce, per poi riportarla sul volante.
"No, non stai bene..."
"Quei bastardi, erano in troppi, e si sono tenuti la borsa coi soldi" Federico non mi fa nemmeno parlare, mi giro verso di lui e anche lui non è messo meglio, ha il labbro rotto.
"Vi sbagliate!" se ne viene fuori Meli alzando trionfante la sua borsa. Tutti rimaniamo sbalorditi, ma poi Michael comincia a ridere trionfante.
"Ma come hai fatto?" chiede invece Federico abbracciandola e ridendo come un pazzo. Ma solo io sono sconvolta?
"Mentre voi vi picchiavate quella stronza ha tentato di scappare, ma io l'ho bloccata e sono riuscita a prendere la mia borsa un secondo prima che iniziassimo a correre fuori!" dice gasata. Che fortuna, dopo qualche secondo rido anche io, scatenando tutta l'adrenalina.
"Guarda se c'è tutto!" fa Fede mettendo anche lui le mani nella borsa finendo per beccarsi uno schiaffo sulla mano da Melissa. Tutti stiamo attenti all'interminabile elenco di oggetti, ci sono tutti, compresi i soldi.
"Aspetta..." dice poi, sembra perplessa. Nervosa comincia a contare i soldi.
"Oddio te ne hanno presi un po' non è così?" faccio sconsolata, ma lei mi zittisce continuando a contare. La sua faccia, una volta finito spalanca gli occhi per poi sorridere.
"Che c'è? Sono tutti?" le domanda Fede impaziente come tutti noi.
"Ragazzi, non ci posso credere!" urla lei impazzita. Ma che cavolo le prende?
"Cosa?!" sbraita il tatuato, ormai sull'orlo di una crisi, come me d'altronde.
"Sono di più! Ho mille euro in più qui nella mia borsa!" fa incredula per poi buttarsi con la schiena sui sedili pesantemente!
"Che cosa?" Michael urla, Fede mette le mani davanti alla bocca per poi cominciare a gridare come un matto.
"Ma che ci fanno mille euro nella tua borsa!?" faccio io per poi ridere quasi istericamente, questa cosa è pazzesca.
"E io che ne so!" risponde Meli che poi comincia a battere le mani.
"Quei bastardi dovevano avere dei giri strani là dentro" ipotizza Michael scuotendo la testa.
"Che culo che hai!" dice Fede per poi abbracciare la mia amica.
"Che culo che abbiamo vorrai dire! È merito vostro se ho recuperato la mia borsa, perciò, intendo dividerli con voi ragazzi!" dice decisa. Io sono senza parole! Per tutto! Per tutta la serata.
"No, Meli, usali tu..."
"Nemmeno per sogno! Io li divido con voi punto!" m'interrompe poi prende 250€ e me li porge, ma io non riesco a prenderli.
"Ho un'idea!" esordisce Michael, poi si parcheggia accanto ad una casa. Tutti stiamo a guardarlo, aspettando la sua idea.
"È venerdì! Perchè non ce ne andiamo da qualche parte? Ovunque..." dice con un sorriso da bimbo che mi alleggerisce il cuore. Ma quanto è bello?
"Intendi una specie di viaggio?" chiede conferma Fede, che a giudicare dall'espressione che ha, la sua valigia è già pronta. Michael annuisce in fretta mentre Melissa urla come una matta in preda ad una crisi.
"Sì andiamo!" articola poi abbracciando Federico, che come un polipo avvolge il suo corpo sorridente più che mai.
"Ma dove!?" domando io eccitata quanto loro, ma ancora un po' confusa da tutto quello che è successo.
"Al mare" dice Michael prendendo la mia mano e stringendola. I miei occhi si tuffano nei suoi, proprio come farei buttandomi da uno scoglio diretta nell'acqua cristallina. Anche lui mi guarda, so cosa sta pensando. Noi due, quella volta al mare, la giornata bellissima e la prima volta che abbiamo fatto l'amore. Sono passati quasi cinque mesi, ma sembrano cinque giorni.
"Sì dai! Al mare al mare!" squittisce Melissa tutta allegra, mentre io non riesco a staccarmi dai suoi occhi. Mi slancio verso di lui e lo stringo forte, fortissimo, per poi baciarlo con passione, fregandomene di quei due scemi dietro di noi che ci prendono in giro. Mi rimetto al mio posto mandando allegramente a quel paese i miei amici.
"Ok, si parte, so io dove andare!" dice Michael per poi rimettere in moto. Ed eccoci qua quattro pazzi, dentro ad una macchina che cantano, due di loro hanno il viso ancora sporco di sangue, ma se ne fregano altamente.
 
 
"Sta fermo!" dico a Michael mentre ripulisco la sua ferita sulla tempia e la disinfetto. Ci siamo fermati in una farmacia apposta per i due malcapitati.
"Cazzo brucia!" si lamenta come un poppante.
"Così impari a giocare al fight club!" dico io rimproverandolo. Lui mi guarda storto.
"Ma se sei stata tu la prima che è scatata...e poi era per difenderti" si giustifica lui facendomi sentire un po' in colpa. Gli do un bacino e poi continuo ad esaminare la piccola ferita. Ad un tratto lo sento ridacchiare.
"Perchè ridi Rocky Balboa dei poveri?" lo prendo in giro io.
"Perchè è la seconda volta che tu devi curare una mia ferita. E sempre per un cazzotto, e sempre per difenderti" dice abbassando un po' lo sguardo, per poi osservarmi. Il mio cuore si scioglie al pensiero di quel giorno. Ma che cosa succede oggi? Sembra il giorno dei ricordi. Di nuovo gli salto addosso e di nuovo lo bacio.
"Se non ci fosero quei due rompicoglioni ti farei di tuto!" fa quando ci separiamo stringendo i miei fianchi e mordendosi il labbro inferiore. Sento di andare a fuoco, dannato Penniman!
"Si, vorrei farti notare che i due rompicoglioni ti possono sentire, siamo solo fuori dalla macchina! Non hai un muro che ti circonda" c'interrompe Fede facendoci ridere forte. Usciamo anche noi dalla macchina e l'aria del mare mi colpisce di nuovo.
"È fantastico!" esclamo prendendo la mano di Michael e guardando la spiaggia davanti a me.
Il mio sguardo poi finisce sugli altri due miei compagni di avventura e noto che anche loro si stanno tenendo per mano. Sono felice, fino a poco tempo fa mi sentivo così sola, ed ora invece so che ho tante persone intorno a me.
"Chi arriva ultimo in riva è una merda!" grido iniziando a correre come una forsennata verso l'acqua azzurra illuminata dal sole mattutino. Gli altri mi seguono insultandomi ed io non faccio altro che ridere. Improvvisamente sento le braccia di Michael avvolgere la mia vita, per poi sollevarmi, mi agito talmente tanto che finiamo a terra, sulla sabbia, mentre Fede spinge Meli anche lei per terra solo per arrivare primo.
"Sono primo! Ah ah!" grida per poi ballare come un'idiota. Tutti ridiamo, ed io mi rendo conto ancora di più di amare alla follia il ragazzo che adesso sta ripulendo la mia schiena dalla sabbia premurosamente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao! :)
Sì, lo so lo so...era tanto che non pubblicavo. Sarete stanchi di sentire le mie scuse, ma io giuro che ho delle motivazioni! XD
Prima cosa, sto studiando per la patente. Sì sono un po' in ritardo XD ma prima non mi serviva, mentre adesso per lavoro futuro mi serve avere la macchina quindi sto facendo duecento quiz al giorno e sto cercando di studiare sul libro. In più vado alle lezioni quasi tutti i giorni e anche a fare i quiz la mattina, per cui ho molto meno tempo! E mi sto anche cagando addosso perchè fra circa un paio di mesi ho l'esame e faccio ancora la media di 8 errori! Ahahah
Tralasciando i miei affari personali sorge un altro problemino. Dovete sapere che io so già come finire questa storia, diciamo che ho bene in mente una cosa (che non posso dirvi) da far succedere fra un pochino, ma mi mancano appunto i cap. che stanno fra l'ultimo, e quello che voglio fare accadere. Insomma a volte devo star bene a pensare a cosa fare, cosa scrivere e non è facilissimo... E poi cerco di stare attenta a tutto perchè ci tengo che questa storia venga "perfetta"...fra virgolette perchè penso che nulla al mondo sia perfetto...però non voglio buttarla via.
Passiamo al capitolo in questione. È un capitolo molto divertente, spero XD. Volevo far vedere un po' di quotidianità fra amici. Ho messo a posto anche Federico! Ahaha che volete di più? È un capitolo un po' di passaggio, e forse ce ne saranno un altro paio del genere...
Spero vi sia piaciuto leggere di questi quattro idioti! XD e spero di leggere ancora le vostre recensioni nonostante la mia assenza! :)
Vi ringrazio come al solito tutti e al prossimo capitolo! ;)
Baci ♥
PS: Non so perchè quel rompicavolo di TinyPic non mi fa mettere l'immagine! che nerviiiiii è un ora che ci provo e mi mette un'immagine di Naruto! ma perchè?!?!!?!?! Mi spiace...l'aggiungerò più avanti...che devo fare?
ely

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Capitolo 36
*** AVVISO IMPORTANTE ***


Ciao a tutti! :)
Avrete notato che è un bel po’ che non pubblico…innanzitutto volevo tranquillizzarvi…non sono morta XD, non ho problemi di alcun genere e soprattutto non voglio abbandonare questa Fan Fiction!
Anzi, dato che ci tengo tantissimo, più di ogni altra storia che ho scritto me ne prendo maggiormente cura, e forse mi faccio molti più problemi del solito. Nel senso che se ciò che sto scrivendo non mi convince del tutto, se non mi sembra perfetto io non pubblico. Questa storia è troppo importante e non voglio buttare via capitoli alla cavolo solo per aggiornare, non è una scusa…davvero…voglio fare le cose fatte bene!
Diciamo che sono arrivata ad un punto cruciale della storia, e sono un po’ in difficoltà, sia per l’ispirazione, sia perché devo scrivere dei capitoli e decidere bene cosa far succedere prima di una certa cosa. L’ansia di pubblicare mi dà dei problemi, giuro ho l’ansia ahahah e quindi mi piglia a male e non riesco a scrivere.
 
“Ma dove vuole arrivare?” Vi starete chiedendo…
 
Vi scrivo per dirvi che ho deciso una cosa, così una volta per tutte forse riesco a riprendere il ritmo…
Annuncio una piccola pausa…fate finta che sia una pausa estiva XD in cui io mi metto a scrivere con calma almeno un tre/quattro capitoli, così da poter aggiornare per bene. Sono proprio i quattro capitoli più o meno in cui ho difficoltà e in cui devo impegnarmi al massimo, non voglio rovinare la storia!
Non abbiate paura che la pausa non durerà tantissimo! XD ma almeno senza l’ansia dell’aggiornare, col fatto che voi sapete che sono in “pausa” e tutto il resto mi sento più tranquilla e libera di pasticciare, rifare, riscrivere, riprendere una scena ecc…e far venire fuori una cosa decente…perché volendo un capitolo pronto ce l’ho ma mi fa cagare…detto palese palese e morirei se dovessi rovinare tutto. C’ho messo molto impegno per fare questa storia e c’ho anche sclerato dietro parecchio per cui voglio essere convinta…
 
Lo so che ho perso un mucchio di lettrici, l’ho notato anche dal numero di recensioni e la cosa mi dispiace tantissimo T_T però io devo continuare a scrivere facendo un buon lavoro, se seguissi solo queste cose pubblicherei capitoli brutti e rovinerei tutto. Spero che qualcuno ancora mi voglia seguire, anche se mi odia a morte…perdonatemi!
Lo so che penserete: “Ma dice che non ha ispirazione e sta scrivendo un mucchio di Mikorgan! Allora è una stronza!”
Può sembrare così in effetti ma quelle che sto scrivendo sono One Shot…per cui non devo preoccuparmi di nulla, seconda cosa mi vengono fuori con uno schiocco di dita…parte l’ispirazione ed in un paio di ore le scrivo. Sono senza impegni e più semplici da scrivere…davvero non sto tralasciando questa storia per un’altra…è solo che ho dei problemi con questa long!
 
Credo di aver detto tutto…boh, fatemi sapere che ne pensate, se vi sto sul cazzo, se avete consigli per riprendere l’ispirazione, se non ve ne frega niente, insomma, fatemi sapere se ci siete ancora! Ne ho bisogno, e so che vi sarete rotte i coglioni di ste cose ma…su, dai, un piccolo sforzo ancora XD
A presto ragazze/i…vi voglio bene!
ely
 
PS: Lo so che ste cose non si possono pubblicare e che sono contro il regolamento del sito, ma chiudete un occhio XD cancellerò tutto a tempo debito!

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Capitolo 37
*** AVVISO 2 ***


Ciao ragazze\i!
Volevo soltanto dirvi che nn sono morta...ahaha ma che la pausa per quanto riguarda questa FF la pausa sta volgendo piano piano al termine! :)
Allora, l'esame di teoria della patente l'ho finalmente fatto e superato! Non sapete la mia felicità, quindi niente più studio e quiz! Sono mooolto più libera! :D
Ora sto organizzando uno spettacolo per il palio del mio paese, e quindi sono occuoatissima fino a fine settembre...ma finito il palio ciao a tutti! Posso dedicarmi di nuovo alla mia adorata creatura! :)
Quindi...stay tuned per Ottobre! ♥♥
ely

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