Nostalgia

Seduta alla sua tavola, sola, osservò il paesaggio fuori dalla finestra. Nuvole scure sovrastavano la vista fino alla linea dell’orizzonte. Accarezzò il vetro freddo con le dita gelide. Faceva freddo in quella casa ormai consumata dal tempo. Il caminetto stava per spegnersi, il fuoco si affievoliva sempre di più. Anche lei sentiva che si sarebbe spenta pian piano.
Una strana nostalgia la colse quasi di sorpresa. Vedeva il suo passato come se stesse passando davanti ai suoi occhi. Gli anni scivolavano via veloci, con tristezze e gioie, trattenendola in una specie di estasi.
Una lacrima le scese sulla guancia destra.
La lasciò cadere.

Il cielo è limpido, gli uccelli cinguettano, un ragazzo e una ragazza passeggiano sulla ghiaia in un pomeriggio di primavera. Sembrano essere gli unici a esistere in questo momento.
I loro occhi si incontrano.
All’improvviso una scintilla, lo scoccare di una freccia, la passione travolgente si insinua nelle membra dei due giovani, quasi volesse possederli e farli vivere al suo posto. Le mani di uno afferrano il viso dell’altra e con vogliosità le labbra si cercano, trovandosi, fondendosi in un unico bacio, caldo e rassicurante come il Sole che brilla sopra le loro teste.
Lei sorrise: aveva trovato il suo Amore.

Una ragazzina pallida, distesa sul letto. Parla a fatica, ma la madre paziente la ascolta. La sua voce è più volte coperta dal rumore dei tuoni all’esterno.
La donna si avvicina alla finestra per chiuderla. Osserva i chicchi di grandine misti alla pioggia schiantarsi sul davanzale. Lampi vicini e lontani illuminano la tarda serata autunnale. Quelle luci spaventano la bambina malata. La madre le toglie dalla sua vista e torna al suo lettino.
Sente che anche lei sta per abbandonarla. Le stringe la mano già fredda e le posa un lieve bacio sulla fronte.
Ormai il suo cuore non batte più.
E il temporale si quieta.

Guardò di nuovo fuori dalla finestra: pioggia.
Decise di uscire, i piedi nudi sull’erba bagnata, lasciando che l’acqua scivolasse sul suo corpo, lieve come rugiada e fredda come ghiaccio. Scendeva sulla schiena, nella più piacevole delle sensazioni.
La sentiva, la gustava, la godeva.
Cominciò a venire giù sempre più forte, le gocce si poggiavano sulla sua testa, sui suoi capelli candidi. Allargò le braccia e alzò gli occhi al cielo, lasciando che la pioggia le lavasse il viso solcato da profonde rughe.
Si lasciò cadere sul prato morbido, le iridi azzurre aperte alle nuvole scure.
Il suo cuore emise l’ultimo, flebile battito.