.oOo. FullMoon Crush .oOo.

di Shiida the BlackLightning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo ***
Capitolo 2: *** High Emerald School ***
Capitolo 3: *** Lezione di scherma ***
Capitolo 4: *** Amici ***



Capitolo 1
*** Arrivo ***


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FullMoon Crush

 

 

 

 

 

 

Prologo:

 

Il vento soffiava con una forza inaudita facendo tremare tutta la foresta. Gli alberi centenari si piegarono sotto la sua furia distruttiva, e gli animali che abitavano la selva scura cercarono rifugio prima della tempesta. Infatti il cielo terso del pomeriggio si oscurò di colpo diventando plumbeo e carico di nuvole nere. Eppure una folla di uomini e donne sembrava non temere l’imminente temporale e se ne stava immobile davanti ad una specie di grande macigno appuntito. Un grido quasi più simile ad un ruggito che ad un coro di voci umane si levò dalla folla quando un ombra comparve dal fitto della foresta fino alla cima del macigno. Uno uomo dalla carnagione scura, quasi bronzea con due cubetti di ghiaccio al posto degli occhi.

<< fratelli!! >> ruggì l’uomo portando le braccia verso il gruppo d’uomini e donne sotto di lui.

<< I tempi sono maturi, il nostro clan non è mai stato così numeroso e forte prima d’ora, nemmeno nella notte dei tempi in cui i miei antenati hanno messo piede su questa terra disabitata >>

Persino il vento ululava fiero portandosi per la foresta quelle parole.

<< Lo scontro è alle porte, e mentirei se dicessi che sono addolorato… perché il mio spirito mi supplica di combattere per la mia terra!! >>

<< Rafael !!!! >> lo chiamò la folla facendolo sorridere. L’uomo porse i palmi verso i suoi fratelli intanto che il vento arruffava i sui ricchi scuri. La camicia di seta color panna gli si aprì sul petto per via di un colpo di vento impetuoso. Il suo fisico scolpito come quello di una statua fece gemere qualche donna nella folla.

<< Fratelli !!! >> ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo.

<< Questa notte lasciamo in disparte l’uomo o la donna, che sia il lupo a vincere!! >>

Grida e urla si spansero apparentemente confuse per tutta la selva, ma per loro quei latrati terrificanti erano la miglior musica del mondo. Uomini e donne si strapparono le vesti mentre la luna comparve maestosa sopra i loro capi.

<< Rafael >> lo chiamò una voce sottile alle sue spalle. Il moro si girò di scatto irritato per l’interruzione.

<< Cosa vuoi adesso? >> ruggì il capo branco facendo rabbrividire il giovane dietro di lui.

<< Tua moglie, mi dispiace tanto >>

Lo sguardo freddo dell’uomo si accese, i suoi occhi arsero fino a bruciarsi del tutto e a diventare neri come la notte. Mentre il clan si muoveva a velocità sorprendente per la foresta un grido disperato si levò dalla radura prima della battaglia che decise le loro sorti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo primo: Arrivo

 

 

<< Svegliati siamo arrivati >> mormorò una voce alle sue spalle. I suoi occhi erano ancora accecati dal chiarore del mattino per rendersi conto dove fosse di preciso. Si sporse appena sulla destra per vedere fuori dal finestrino e capì.

<< Muoviti Victor! >> lo chiamò bruscamente la medesima voce che l’aveva svegliato. Il ragazzo con il viso ancora contorto dell’irritazione si sollevò con non curanza dallo scomodo sedile dell’aereo e si spostò nello stretto corridoio. Arraffò il suo bagaglio a mano e senza togliersi gli auricolari dalle orecchie seguì la luce che illuminava il veicolo fino alla porta d’uscita.

L’hostess lo salutò con un sorriso, ma lui era troppo infuriato per risponderle con altrettanta cortesia quindi limitò il suo ringraziamento a un rapido e quasi impercettibile movimento del capo. Il suo tutore, un uomo sulla quarantina con i capelli quasi del tutto inesistenti continuava a sbraitare qualcosa, ma a lui non importava più di nulla ormai. Cira un mese fa gli era arrivata la splendida notizia dal suo adorato padre.

" O il militare o una scuola di prestigio a nord, lontano, forse non molto distante dall’ Alaska " aveva sentenziato il generale maggiore senza nemmeno chiedere con gentilezza. Aveva provato in tutti modi a convincere la madre, almeno con lei si poteva parlare. " Fa come dice tuo padre Vik, è per il tuo bene! " aveva detto senza nemmeno rivolgergli lo sguardo: lei, sempre troppo impegnata a rilasciare interviste alla stampa. Un’attrice di fiction, ecco cos’era sua madre, nulla di più. A Victor era rimasta solo la possibilità di scegliere l’opzione meno terribile. La prestigiosissima " High Emerald School ", continuava a rileggere senza sosta sul volantino che ancora stringeva nel pugno destro. Era la scelta meno turbolenta, pensò, visto che per quanto riguardava la massa fisica non era poi quello che si diceva un campione. Aveva una carnagione chiara, ma non troppo, una nella media diceva. I capelli castani tenuti corti e con un ciuffo della mezza frangia ribelle sulla fronte, come molti nella sua vecchia città. Già, oltre tutto aveva dovuto dire addio alla sua casa, alle sue amicizie e a Emily, la sua ragazza. Aveva lottato quasi tre anni solo per entrare nelle sue grazie ed ora che finalmente era diventata sua aveva dovuto dirle addio e rinunciare ai suoi sogni per quel puntino grigio circondato del verde. Era a dir poco infuriato e non riusciva minimamente a calmarsi: odiava questa nuova scuola, odiava suo padre ma soprattutto odiava Green Valley, la sua nuova casa.

<< Victor! >> urlò scocciato Fred, il suo tutore.

<< Vik… >> mormorò lui per l’ennesima volta. Odiava anche il suo nome, un nome antico come i dinosauri. Ancora si chiedeva perché i suoi non gli avessero dato un nome stupido e banale come si fa di solito.

Il sole era sorto da poche ore visto che le nuvole avevano ancora un colore che tendeva al rosa chiaro. Il paesaggio in compenso era del tutto banale: ogni cosa su cui i suoi occhi color nocciola si soffermavano era rivestito di verde. Lui, che non era mai andato in campeggio perché odiava il bosco ora si era ritrovato prigioniero in un posto ricoperto di natura. Per la prima volta da quando aveva saputo la notizia si sentiva veramente in trappola. Il suo istinto continuava a dirgli di scappare, fregarsene di quel tizio tutto muscoli che lo teneva d’occhio giorno e notte e fuggire lontano; anche a nuoto! Tutto gli sembrava meglio di questo, persino essere divorato da uno squalo. Mise con forza il piede giù dalla scala e lo posò sull’erba ancora bagnata. Quasi scivolò da solo ed imprecando mentalmente alzò ancora di più la musica già forte nei suoi orecchi. Fred era quasi irritato quanto lui quando insieme salirono sulla BMW scura lasciata a posta per loro all’uscita dell’aeroporto. Lancio letteralmente tutte le sue valige nel portabagagli e con altrettanta furia salì in macchina e si mise a guidare.

<< Vuoi abbassare quella roba Victor?? >> ordinò prima di accendere la radio. Il ragazzo sbuffò adirato, ma si tolse lo stesso le cuffie.

<< Che c’è Freddy, vuoi fare conversazione? >> lo stuzzicò il giovane ribelle.

<< E falla finita una buona volta, lo vuoi capire che fare le bizze non ti porterà magicamente a casa? >>

<< tentar non nuoce sai? >>

<< Ma a me da sui nervi il tuo continuo silenzio >>

<< benvenuto nel club >> lo apostrofò Victor con quel poco di sarcasmo che gli era rimasto.

<< davvero molto spiritoso ragazzo >> esclamò il tutore cercando di far sintonizzare il satellitare.

<< nemmeno questo coso sembra funzionare in questo dannatissimo posto!! >>

Il ragazzo è li-li per aprire la portiera e gettarsi sulla strada, meglio la morte che le continue lamentele di Fred. Voltò il capo verso il finestrino e si disgustò osservando il paesaggio sempre uguale.

<< Tieni la cartina, renditi utile! >> ordinò burbero il guidatore lanciandogli addosso quella che doveva essere una carta geografica della zona.

<< Credo sia più semplice trovare la città perduta di Atlantide >> mormorava fra se e se cercando di orientarsi in quella che sembrava più una mappa dei pirati che una cartina.

<< Alla prossima a destra credo.. >> sentenziò Victor poco convinto.

<< Allora a sinistra >> ribatté l’uomo seduto al suo fianco.

<< perché? >>

<< Perché la stai tenendo al contrario Victor >>

Maledetta Green Valley, e maledetta cartina. Riusciva sempre a fare la figura dell’imbecille con Fred. Stava sul serio ripensando alla possibilità di fare il militare, quando dal finestrino alla sua destra si materializzò quella che doveva essere la sua nuova scuola.

<< però… >> fu l’unica parola di Fred quando anche il suo sguardo si posò sull’immenso castello ad est. Era veramente una cosa enorme, e tutto quasi in perfetto stato, calcolando che doveva avere più di mille anni. Aveva letto su internet che era uno dei castelli più grandi rimasti accessibili in tutto il globo: una vera e propria meraviglia di monumento storico. Eppure nessuno lo conosceva, era rimasto nascosto fino ad oggi agli occhi del mondo, in silenzio; aspettando di essere ammirato come si doveva. Benché la struttura avesse la sua età, ogni cosa aveva sicuramente subito delle restaurazioni. I suoi occhi notarono due o tre parti del castello che avevano un colore più chiaro delle altre; per non parlare dei campi sportivi e della piscina coperta posizionati ad ovest del luogo. L’unica parte che non lo convinceva molto era l’ala a nord-est. Quella parte di castello era quasi stata interamente inghiottita dal bosco scuro che faceva da contorno spettrale alla scuola. La struttura era sicuramente la più antica ma anche la più resistente a parere suo: visto che non era stata minimamente ritoccata. Un brivido glaciale gli percorse la schiena quando per un secondo gli sembrò di notare una alone scuro sopra il confine della selva. Si stropicciò gli occhi chiari e scrutò di nuovo la foresta dal finestrino: ma dove prima sembrava essersi posata un’ombra ora risplendeva la luce del sole del mattino.

<< siamo arrivati, scendi ora >> lo incoraggiò Fred prima di scendere dalla macchina. Era ormai quasi estate eppure lui indossava un maglione invernale. Il caldo estivo che conosceva, in questa landa desolata di terra non esisteva: solo il freddo pungente dei ghiacci regnava come sovrano incontrastato sulla vallata. Si strinse il bagaglio a mano al petto e con il suo solito passo placido si avvicinò al portone d’entrata. Una vistosissima volta ad arco con degli stemmi argentei come decorazione. Una sola scritta risaltava brillante sulla cima dell’arco. L’ " Emerald " doveva essere una scuola davvero costosa visto che la scritta d’entrata era decorata appunto con degli smeraldi. Seguì il suo tutore fino a quella che doveva essere la segreteria principale della scuola. Una donna ormai over cinquanta con il viso allampanato e i capelli di un orrendo color prugna stava scarabocchiando su di un quaderno rilegato. Alzò di scatto lo sguardo, quando sentì le braccia muscolose di Fred posarsi sul bancone davanti a lei. S’irrigidì di scatto e modulo la sua voce al ruolo che ricopriva.

<< Buongiorno, come posso esserle utile? >>

<< Sono, o meglio il signor Thompson è qui come nuovo studente >>

La donna rivolse un’occhiata sfuggente a Victor per poi riportare le sue attenzioni sull’omone muscoloso che le stava di fronte.

<< Certo, il signor Thompson, il nuovo arrivato, il figlio del Generale Maggiore Thompson non è vero? >>

<< In persona >> borbottò ironicamente il ragazzo facendo roteare gli occhi. La segretaria lo fulminò con i suoi occhietti scuri e poi sorridendo ringraziò Fred per averlo accompagnato e lo rassicurò che da li in poi lo avrebbe accompagnato lei di persona. Aveva già capito che quella donnetta lo aveva preso di mira e sperava con tutto il cuore che il suo tutore rifiutasse quella cortesia e decidesse di accompagnarlo lui. Malgrado le sue preghiere mentali ciò non accadde e si ritrovo solo con tre valige in mano più quello zaino mezzo logoro, che era il suo bagaglio a mano, in un ascensore secolare con quella donna là.

<< La tua stanza è la 410, quarto piano in fondo a destra non puoi sbagliare disse mettendogli una chiave direttamente in tasca. Victor si sentì spingere dalle braccia ossute della segretaria fuori dell’ascensore e la vide sogghignare mentre pigiava il bottone per la discesa e scompariva dietro le porte di metallo. Lasciò cadere a terra tutto e diede un poderoso ed iracondo calcio contro lo sportello dell’ascensore sibilando non so quale insulto. Sbuffò e pestò i piedi, ma poi raccolse i suoi bagagli e li trascinò fino alla sua camera.

<< l’ultima ruota del carro, davvero entusiasmante >> disse sarcasticamente notando che la sua camera era effettivamente distante da tutte le altre e si trovava proprio sopra l’ala a nord-est del castello.

Gli ci volle qualche minuto per riuscire soltanto ad aprire la porta della camera; solo dopo uno spintone e un altro insulto lanciato verso il cielo riuscì finalmente ad entrare. La camera era più bella di come avesse pensato, era divisa in quattro zone: una sala comune, due camere ed un bagno molto ampio. Come da lui richiesto aveva avuto una camera singola dove poter restare solo: in fondo a sinistra. Mise due dei suoi bagagli nell’armadio di mogano che si trovava nell’angolo in basso a destra della sua stanza. Sulla parte opposta c’era un’ampia finestra che guardava sul bosco, mentre il letto si trovava sulla parte sinistra. Era molto grande, quasi a due piazze ed era rivestito di una coperta di velluto rosso. Due comodini scuri gli facevano da contorno: uno con sopra una lampada e l’altro libero. Di fianco all’armadio si trovava una scrivania decorata con intagli molto particolari ed una poltrona anch’essa rossa. Si sedette e scoppiò a ridere vedendo che al posto di un barattolo pieno di penne a sfera, sul piano da scrivere c’èra solo un'unica e rinseccolita piuma bianca affogata in un barattolino d’inchiostro nero.

<< davvero molto divertente papà.. >> riuscì a bofonchiare alzandosi dalla poltrona. Aprì la terza valigia sul letto e iniziò a sistemare la sua biancheria in uno dei cassettoni dell’armadio. Svuotò tutto con velocità e mise quello che aveva lasciato in un'unica valigia e la ripose sotto il letto. Infine Victor prese lo zaino e si dedicò al suo svuotamento con più calma e attenzione. Estrasse il suo lettore cd che fungeva anche da stereo, la sua collezione di cdrom illegali scaricati da internet e li posizionò nel primo cassetto del piccolo mobile alla sua destra. Riempì il secondo con un paio dei suoi libri preferiti e con qualche penna trovata sparsa nello zaino. Il terzo cassetto non riuscì ad aprirlo e quindi mise il resto della roba nel mobiletto alla sua sinistra. Prese un beauty da sopra il letto e si diresse verso il bagno, ossia alla stanza di fronte alla sua. A Victor sembrò quasi di sentire un brusio provenire da tale stanza ma non gli diede importanza e spalancò la porta. Una cascata d’acqua lo colpì in pieno bagnandolo da capo a piedi. Fortunatamente riuscì a chiudere la bocca prima che venisse travolto da quella che era una secchiata d’acqua sporca. Una risata grassa risuonò fra quelle quattro mura ma si spense poco dopo.

<< Scusa!! >> esclamò un ragazzo mingherlino avvicinandosi a lui.

<< mi dispiace veramente pensavo fosse un’altra persona!! Tu devi essere Victor vero?? Piacere io sono Michael e scusa ancora per la secchiata >>

disse impacciato il ragazzo davanti a lui portandosi una mano fra i capelli rossi.

<< Vik >> riuscì solo a rispondere prima guardarsi addosso.

<< sono il tuo compagno di stanza, mentre l’altro si chiama Kevin >>

<< Quello a cui sarebbe dovuta toccare la secchiata? >>

<< Esattamente >> rispose sorridendo Michael.

<< Bel modo avete qui a Green Valley di salutare i novizi.. >> si lamentò Vik sentendo l’acqua colare dai sui vestiti zuppi.

<< Oh, e questo è nulla… >> replicò il rossino porgendogli un asciugamano per pulirsi il viso.

<< Grazie, potrei farmi una doccia adesso?? >> chiese gentilmente senza esplicitare al nuovo e simpaticissimo compagno di stanza il fatto che ora come ora lo volesse solo fuori dai piedi.

<< Ma certo!! >> affermò quello uscendo dal bagno e chiudendo la porta alle sue spalle. Davvero un inizio fuori dal comune si ripeteva Victor spogliandosi; e chissà quali altre sorpresa aveva per lui Green Valley.

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Capitolo 2
*** High Emerald School ***


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Capitolo secondo: High Emerald School

 

L’acqua della doccia era un sollievo incredibilmente piacevole. Lo aveva rilassato completamente ed aveva disteso tutti i suoi muscoli, o almeno quei pochi che aveva. Uscì rapidamente dalla doccia e si avvolse la vita con un asciugamano color panna che aveva trovato piegato sul lavandino. Pulì con il palmo della mano lo specchio appannato per il calore e si contemplò. Aveva i capelli bagnati, che ancora gocciolavano ed il suo ciuffo ribelle appiattito sulla fronte, lo portò dietro l’orecchio come faceva sempre ma quello scivolò lentamente di nuovo al suo posto: sulla parte destra della sua fronte poco più su delle sopracciglia. I suoi occhi cambiavano colore, lo aveva notato poco tempo fa. Da cosa dipendesse non lo sapeva ma potevano variare da un timido color ambra ad un nocciola intenso. Una tonalità molto banale per un ragazzo dai capelli chiari come i suoi. Avrebbe di certo preferito avere gli occhi verdi di sua madre che non quel color terra dei suoi. Rilassò le spalle come meglio poteva e si osservò il petto: aveva ormai quasi diciassette anni e per ora nessun pelo era spuntato sul suo addome. Una fortuna sfacciata visto che suo padre era peloso come un orso bruno. Non era certo magrolino ma non vantava di certo un fisico eccezionale. Gli addominali erano per lo che inesistenti e le braccia bhè, ogni tanto li appariva qualche muscolo se messe in tensione. I suoi occhi tornarono di nuovo al suo viso riflesso nello specchio, un volto asciutto ma ben delineato. Cominciavano davvero a comparire quei tratti da uomo tanto sospirati che facevano da contorno alla sua bocca rossa e sottile. Aprì la porta del bagno e trovò piacevolmente dei vestiti a terra con sopra un biglietto.

" Ciao sono Michael, scusa ancora per il lavaggio inaspettato. Per farmi perdonare ti ho messo i tuoi vestiti fuori dal bagno, io esco ma torno subito spero prima che tu finisca la doccia visto che sono stato incaricato di farti visitare la scuola. Sperò non te la sia presa troppo "     Afferrò il tutto e lo indossò. Jeans chiari con qualche strappo in qua e in la e una felpa color cioccolato. Si passò l’ asciugamento due o tre volte sui capelli e usci dal bagno portandosi dietro ancora una piacevole scia di calore.

<< Victor! >> lo chiamò una voce dalla sala comune.

<< Vik >> lo corresse lui prima che potesse riprendere a parlare. Michael sembrava davvero un chiacchierone e questo dopo tutto non lo infastidiva visto che di solito a lui piaceva molto parlare.

<< Vik, scusa. Allora mi hai perdonato? >>

<< Si >>

<< bene! Allora raccontami come mai un ragazzo di città come te si è trasferito in questo posto dimenticato da Dio? >>

<< Mio padre >>

<< Mmm… Il generale? >>

<< Assurdo, pare che tutti qui mi conoscano! >> esclamò Vik portandosi una mano alla tempia e sedendosi di fianco all’amico sul grande divano rosso della sala.

<< ma certo, tu qui sei una celebrità!! Non si era mai visto un ragazzo venire da grandi città come te fin qui!! >>

<< che meraviglia.. >> fece del sarcasmo.

<< E dai, un po’ di popolarità aiuta sempre con le ragazze.. >>

<< peccato che la mia sia a centinaia di miglia da qui! >>

<< Davvero? Non ti preoccupare, te la scorderei presto dai retta a me.. >> lo informò Michael con un tono alquanto malizioso nella voce.

<< perché? >>

<< Lo capirai quando vedrei con i tuoi occhi ! >>

Victor aveva intuito da come ne parlava il compagno di stanza che in quella scuola ci dovevano essere delle ragazze piuttosto carine, ma a lui non importava. Emily era davvero una tra le più belle ragazze della sua città, una campagnola non sarebbe mai stata al suo eguali.

<< E dimmi Vik, sei mai stato a Green Valley prima d’ora? >> lo interruppe il ragazzo dai capelli rossi che gli stava di fianco.

<< No ovviamente, sono arrivato qui oggi >>

<< Fantastico >>

Quel ragazzo era davvero schizzato; perché mai si esaltava per così poco? Cosa mai poteva avere quella cittadina di tanto emozionate da mostrare?

<< ora andiamo: ti mostro la scuola >>

Victor si alzò con sforzo dal divano e seguì Michael cercando almeno di sorridere per ricambiare almeno un po’ il suo entusiasmo. L’ascensore scese rapidamente dal quarto paino fino al piano terra. Michael stava davanti e lui lo seguiva come fosse la sua ombra. Lo fece girare per quasi tutto il resto della giornata soffermandosi sui posti più belli e saltando il giro completo delle aule.

<< E questa era l’ultima stanza. Quella che usiamo per la lezione di scherma >> lo informo sorridendo il rossino.

<< Fantastico.. >> disse Victor poco convinto.

<< Lo so, ma questa era la parte noiosa dell’ Emerald, ora ti mostro il paese delle meraviglie.. >> Esclamò prima di avvicinarsi a quella che sembrava una porta sbarrata. La aprì con una piccola chiavicina che tirò fuori da una tasca dentro la camicia. La cosa iniziava a farsi interessante: che davvero la scuola nascondesse qualcosa di lontanamente unico? Il corridoio era uno solo e si estendeva per circa quattro metri fino a una seconda porta sbarrata. Un corridoio antico, con un'unica finestra sulla destra.

<< E’ la parte nord-est del castello? >> chiese Vik incuriosito.

<< No, ma è l’unica strada che dal castello porta a quell’ala! Ma è la vista che ci interessa! >>

<< Ci? >> ripeté confuso.

<< Siamo in cinque che conosciamo questo corridoio e che possediamo segretamente una copia della chiave e con te adesso siamo in sei… Vieni guarda! >> strepitò Michael appiccicandosi con il viso alla finestra. Victor lo segui titubante ma quando si affacciò rimase di stucco. Delle ragazze se ne stavano sedute sull’erba fresca del prato con la schiena rivolta verso il bosco. Erano circa cinque in tutto una più bella dell’altra; tutte quante indossavano un costume da bagno a due pezzi rigorosamente nero che metteva in bella luce i loro fisici perfetti. Rimase a bocca aperta per qualche secondo prima che il suo cervello gli ordinasse di chiuderla. Avevano tutte una carnagione scura, di un’abbronzatura invidiabile e se ne stavano sorridenti sdraiate o sedute sul prato.

<< ma ci vedono? >> chiese Vik ritrovando improvvisamente l’uso della parola.

<< E’ questo il bello il vetro dall’altra parte è uno specchio!! Ossia noi vediamo loro ma loro non possono vedere noi! >>

Chi aveva costruito una cosa del genere l’aveva congegnata perfettamente in ogni minimo dettaglio si diceva senza però distogliere lo sguardo da quelle bellezze. Solo due risaltavano più delle altre: una ragazza con i capelli biondi a caschetto, lisci come la seta ed un’altra con i capelli lunghi rossi ma raccolti in un’infinità di trecce piccolissime. Entrambe avevano gli occhi del medesimo colore: nero pece. Era così strano che fossero di quella tonalità visto il colore chiaro dei loro capelli. In effetti tutte le ragazze sul prato avevano gli occhi neri: anche le due more e l’altra bionda seduta sul ciglio di una fontanella.

<< Si chiama Elisabeth, è la mia preferita >> affermò Michael indicando la biondina sul margine della fontana. << Certo, non è al pari di sua sorella Mishelle ma io la trovo irresistibilmente carina >>

La bella bionda doveva essere Mishelle quindi, due sorelle forse gemelle: eppure la bellezza della prima non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella della seconda.

<< e la rossa? >> chiese Vik rivolgendo uno sguardo sfuggente verso il compagno di stanza.

<< Nicole; mentre la mora con i capelli corti è Mary Sue e quella con cui sta parlando è sua cugina Corinnes >>

Davvero dei nomi particolari pensò Victor fra se e se: almeno non si sarebbe sentito l’unico con un nome arcaico nella scuola. Fu un attimo, Mishelle si voltò verso Nicole e le sussurrò qualcosa in un orecchio che la fece sorridere. La rossa si voltò verso lo specchio e si alzo delicatamente. Fu l’istinto a farlo reagire: si abbassò di colpo come un ladro scoperto sul malloppo.

<< Eddai Vik, viene solo a specchiarsi! >> lo rassicurò la voce calma di Michael. Si alzò tentennando ma fu la sorpresa a bloccarlo. La ragazza strava a pochissimi centimetri dal vetro e con le mani si massaggiava il corpo perfetto. Era partita dai capelli: li aveva stropicciati fin dalla cute per poi farli ondeggiare fino alle spalle lasciandoli cadere sul seno. Un seno piccolo ma perfetto in ogni dettaglio, rigorosamente coperto del costume a triangolo nero. Poi le sue mani minute e delicate si erano posate sull’addome morbido ma stranamente tirato come fosse forte e rigido per natura. Per poi finire coi fianchi rotondi ed atletici, coperti solo dal filo finissimo del costume.

<< Mozzafiato… >> riuscì a mormorare Michael come rapito dalla magia di Nicole. Nemmeno lui riusciva a staccarle gli occhi di dosso: era come rimasto stregato dalla sua bellezza ultra terrena. Victor dal canto suo aveva la medesima faccia imbambolata: la bocca aperta, gli occhi fuori dalle orbite e le mani strette al petto. Si sentì improvvisamente mancare il fiato mentre il desiderio di avere un contatto con quella creatura dei boschi cresceva fino a farlo impazzire del tutto.

<< Nicole >> la chiamo improvvisamente una voce fredda ed asciutta. La rossa si voltò sorridendo ma il suo sorriso scomparve in un secondo.

Finalmente la testa di Vik venne liberata da quello che si era rivelato molto più simile ad un sortilegio che ad una infatuazione. Gli occhi ambrati del ragazzo ripresero a guizzare freneticamente e si posarono sulla figura appena comparsa sul prato. Una ragazza incredibilmente bella ma diversa dalle altre cinque sedute sul prato. La sua pelle infatti era del color del latte e i suoi occhi erano freddi e del color del ghiaccio: tutta un’altra cosa rispetto a quelli scuri delle altre. In compenso aveva i capelli corvini e mossi che le scendevano perfetti sulle spalle quasi fino al seno. Le labbra grandi e carnose ma incredibilmente rosee.

<< E’ proibito uscire dalla scuola senza permesso >> dichiarò con voce profonda rivolgendo un’occhiata raggelante verso Nicole che indietreggiò di scatto come spaventata a morte da quella ragazza.

<< pensavo tu fossi da qualche parte nella foresta a trastullarti con i tuoi… amici >> disse ridacchiando Mishelle cercando in qualche modo di prendere in giro la nuova arrivata. Ma quella rimase immobile e la sua espressione non cambiò affatto. Intanto dall’altra parte della scena Elisabeth se ne stava rannicchiata sul bordo della fontana puntando fissa con gli occhi la ragazza misteriosa. Aveva la faccia di chi ha appena visto un fantasma, infatti era del tutto sbiancata e si era portata di colpo le gambe al petto.

<< E’ meglio che adesso torniate in camera >> le ammonì la ragazza dagli occhi azzurri.

<< tornatene nel bosco cappuccetto rosso, lasciaci in pace… >> la schernì Mary Sue facendo di colpo ridere tutto il gruppo.

<< Giusto, e mi raccomando: ti conviene stare attenta al lupo! >> precisò Mishelle con un vistoso sorriso bianchissimo sulle labbra scure. La ragazza non riuscì a far a meno di mostrare un sorriso sghembo alle altre cinque presuntuose che la deridevano. Fece qualche passo in avanti facendo sobbalzare l’intero gruppo quando fu quasi a un metro dalla bella bionda, ossia quella che doveva essere il capo della combriccola.

<< Credo che in questo caso debba essere il lupo a cercare di non incontrare cappuccetto rosso nel bosco sta sera… >> sibilò senza smettere di mostrare il suo mezzo sorriso. Mishelle rabbrividì all’istante ma il suo contegno riuscì a mascherare perfettamente il suo timore. Si divincolò con una rapidità disumana e seguita dal resto del gruppo tornò all’interno dell’edificio. Victor rimase inesorabilmente colpito dall’espressione fredda di quella misteriosa ragazza quando si voltò verso lo specchio: verso di lui. Era sicuro che l’avesse visto, che i suoi occhi di cielo fossero puntati su di lui prima che la sua figura scomparisse improvvisamente dalla sua visuale. La voce di Michael lo fece sussultare all'istante.

<< Cosa è successo?? Dove sono andate? >> domandò appiccicandosi col viso alla finestra.

<< Chi? >>

<< ma le ragazze!! >>

<< Ma sei scemo?? Non hai visto quello che è successo? >> chiese di colpo Vik turbato.

<< Certo che ho visto!! Un secondo fa c’era Nicole proprio qui davanti a specchiarsi, poi ho sbattuto le palpebre un secondo e puff!! Sono sparite!! >>

<< Ma che cavolo dici?? Non l’hai vista ‘altra ragazza?? >>

<> chiese Michael tornando di buonumore. Era incredibile, anzi, impossibile era il termine più appropriato!! Come era possibile tutto ciò, come aveva fatto Michael a non vedere quello che era successo? Eppure era sicuro che gli occhi del suo amico non si fossero scollati un secondo dalla scena! Anche se, se era rimasto fermo come un salame senza quasi respirare. No, quella a cui il suo cervello era arrivato era un’ipotesi troppo assurda per essere reale.

Streghe

Suggerì spaventato il suo inconscio. Le ragazze dagli ipnotici occhi neri non potevano aver stregato entrambi, o almeno soltanto Michael visto che lui si era svegliato quando.. quando quella ragazza aveva fatto la sua comparsa sul prato. Ricordava perfettamente la sensazione che aveva provato quando la sua voce gli era arrivata come un tuono nelle orecchie. L’aveva svegliato da quello che sembrava davvero uno stato di catalessi irreversibile. Ma allora come faceva a spiegare perché Michael non avesse visto nulla? Che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione? La ragazza, il battibecco e quello sguardo prima di scomparire.

<< Ehy, Vik tutto ok? >> domandò Michael preoccupato.

<< Ehm, cosa? Aah…si certo.. >>

<< Allora stavi dicendo di un’altra ragazza!! >>

<< mmm, scusa mi sono sbagliato credo fosse una di loro.. >>

<< Sei sicuro di sentirti bene amico? >>

Victor annuì ripetutamente e cercò di abbozzare un sorriso. Non voleva di certo impazzire il primo giorno, avrebbe tenuto i pensieri della sua mente malata per se: almeno finché non avrebbe avuto prove concrete. Che cosa stupida, non era mica un detective? Si sentì immensamente cretino soltanto al pensiero di se stesso nei panni di un investigatore che cercava di scoprire i misteri di Green Valley. Streghe; davvero molto divertente Vik, si disse da solo, davvero una bella botta! Dovevano essere state quelle noccioline sull’aereo ad avergli fatto male, non c’erano altre spiegazioni convincenti ma soprattutto normali.

<< Torniamo in camera Mike, devo fare una telefonata >> cambiò discorso e uscì dal corridoio segreto di tutta fretta.

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Capitolo 3
*** Lezione di scherma ***


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Capitolo terzo : Lezione di scherma

 

Si buttò sul letto mentre la porta di camera sua si chiudeva di schianto. Aprì un cassetto e tirò fuori un telefonino scuro della NOKIA, ultimo modello. Selezionò rubrica e schiacciò un pulsante di chiamata. Una voce lo informò che il numero da lui chiamato poteva essere o spento o non raggiungibile facendolo andare di matto. Si portò lo schermo davanti agli occhi e vide sparire l’ultima tacca di linea che aveva sul cellulare.

<< Evviva >> esclamò con finta gioia facendo sprofondare il viso nel cuscino. Non riusciva ancora a togliersi quell’idea balorda dalla testa. Potevano essere davvero delle streghe quelle ragazze?

<< Che assurdità! >> esclamò strizzando gli occhi come a voler rimuovere dall’anticamera del cervello tutto l’accaduto. Delle voci fuori dalla camera lo attirarono fino alla porta.

<< Vik! >> lo chiamò la voce perennemente entusiasta di Michael.

<< Che c’è Mike? >> chiese con voce annoiata. Ma la sua risposta tardò ad arrivare infatti notò con piacere che un altro ragazzo se ne stava seduto sul divano e lo guardava.

<< Tu devi essere Victor >> disse quello.

<< Vik >> precisò lui << Victor sa troppo di vecchio >>

Il moro lo guardò sottecchi e riprese a sorseggiare quella che sembrava una bottiglia d’alcool.

<< E tu sei? >>

<< lui è Kevin >> lo informò Micheal prima che quello potesse parlare.

<< Grazie pel di carota, ma ho anche io l’uso della parola >> lo sfotté il moro. Michael si zittì di colpo e gli si mise a sedere vicino.

<< Lieto di conoscerti >> rispose educatamente Victor cercando di essere gentile, forse quel ragazzo si era solo svegliato dalla parte sbagliata del letto ed era irritabile da tutto il giorno.

<< Sei un figlio di papà? >> chiese Kevin con aria spavalda.

<< Cosa? >>

<< Sei qui perché hai fatto le bizze con papino? >>

<< ma che cavolo dici?!? >>

<< Voglio sapere se dovrò pestarti o no in questi giorni novellino >>

la rabbia di Vik aumentò a dismisura fino quasi a fargli fondere tutti gli ingranaggi del cervello.

<< Se proprio vuoi saperlo sono stato mandato in questo maledettissimo buco dal mio caro papino, contro la mia volontà preciserei; e poi se ci tieni a fare il fico puoi anche cambiare camera! >>

Kevin posò la bottiglia a terra e si alzò in piedi. Non l’aveva notato visto che se ne stava rannicchiato in quell’angolo di divano, ma ora che era in piedi tutto era più chiaro. Era almeno dieci centimetri più alto di lui e con una massa fisica notevole. Doveva essere cresciuto mangiando spinaci e spaccando la testa ai secchioni del suo quartiere. Vik si sentì quasi un idiota e per un secondo fu li-li per tagliare la corda ma le gambe rimasero impuntate sul pavimento come due chiodi arrugginiti.

<< Vuoi che ti pesti ora? >> rincarò la dose il moro passandosi una mano sugli assonnati occhi verdi.

<< fa come vuoi >> riuscì a stento a rispondere.

<< Bella prova novellino, ma ti tengo d’occhio >> borbottò sorridendo.

<< Mike, ci vediamo sta sera e se te lo chiedono io sono in giro per la scuola ok? >>

<< ciao Kevin >> lo salutò con la mano il rossino prima che il vero teppista uscisse dalla camera sbattendo la porta.

Le gambe di Victor cedettero di colpo e si ritrovò seduto a terra e con il respiro corto.

<< Sei stato fortissimo, Vik!! Sai la prima volta che l’ho conosciuto mi ha fatto lo stesso discorsino ed io mi sono beccato un cazzotto amichevole, come dice lui, sulla spalla perché ho fatto scena muta!! >>

<< ma che è, un ex carcerato? >>

<< suo padre, ecco perché odia i figli di papà! Non che tu lo sia certo >>

<< posso chiederti una cosa Mike? >>

<< spara! >>

<< ma è sempre così quello? >>

<< Kevin all’inizio è un po’ uno stronzo ma poi quando prende confidenza è un ragazzo ok, te lo assicuro!! >>

Una cosa era certa: non gli avrebbe più messo i bastoni fra le ruote ed avrebbe evitato di rivolgergli la parola se non in occasioni d’emergenza.

<< ora è meglio se dormiamo, domani c’è scuola >> disse aiutando Victor ad alzarsi.

La prima nottata all’ Emerald fu turbolenta e Victor dormì solo per poche ore. Ma il giorno dopo fu quasi peggiore: si svegliò in ritardo e quando uscì dalla camera non trovò nessuno dei suoi due compagni nella stanza. Si vestì più veloce che poteva e si lavò solo i denti. Visto che non aveva visitato tutte le aule si mise a consultare la piantina della scuola che si era rivelata essere una trappola mortale. Fatto sta che trovò l’aula di matematica cinque minuti prima che la lezione terminasse suscitando il riso di tutti i compagni. L’ora dopo non fu di cero migliore: letteratura inglese. Di certo non era la sua materia preferita e l’insegnate, Mrs Growen aveva un non so che di disgustoso nell’alito. Non incontrò ne Mike ne Kevin, per fortuna, fino all’ultima lezione: ossia quella di scherma. Ricordò subito dove si trovava l’aula visto che era quella prima della porta segreta che il giorno prima lo aveva condotto fino al corridoio dell’ala nord-est. Diede una spallata alla porta ed entro con un vistoso sorriso nell’aula. Era pieno di ragazzi e di femmine nemmeno l’ombra. I suoi compagni di lezione erano tutti vestiti con la tuta bianca e la maschera retinata tipica della scherma. Lui fuggì rapido negli spogliatoi e trovò nel suo personale armadietto, con tanto di cognome scritto sopra, una tuta adatta per lui ed un fioretto. Usci traballando e si sedette vicino a Michael che però indossava abiti ordinari.

<< E tu perché non ti vesti? >>

<< Sono esonerato dalla lezione per tutto l’anno visto che ho un polso slogato >>

<< ma dove? Non hai nemmeno un fasciatura?! >> lo rimproverò Vik.

<< Lo so, ma mi fa ancora male! >> rispose Mike mortificato.

<< signor Thompson >> lo chiamò la voce del suo professore.

<< Si signore! >> rispose Victor con tono militare.

<< Cinque minuti di ritardo, se ricapiterà sarò costretto a sospenderla dalla lezione: siamo intesi? >>

<< No signore, cioè volevo dire si >> balbettò rimanendo dritto come un manico di scopa.

<< bene, ci faccia vedere cosa sa fare >> lo incoraggio il professore.

<< James vieni qui per favore >> disse chiamano un ragazzo seduto su di una panca.

<< ma signore vede io non ho mai tirato di spada prima d’ora! Forse è meglio se oggi guardo soltanto? >> domandò supplichevole il ragazzo.

Ma il professore fu irremovibile e malgrado i molteplici tentativi Victor si ritrovò faccia a faccia con il suo avversario. Una ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri. Il tipico super bello della scuola ma anche il super idiota e stronzo immaginò. James Hawk, si chiamava ed era il figlio del più grande proprietario terriero di Green Valley, il perfetto figlio di papà che avrebbe fatto saltare i nervi a Kevin. Il moro infatti lo stava corrodendo con lo sguardo dall’altro lato della sala. Vik pregò per un miracolo che lo salvasse dalla figura meschina che stava per affrontare ma nessun angelo venne in suo soccorso.

<< En Garde !! >> esclamò James abbassandosi la maschera sul viso.

<< Scusa? >> balbettò Victor prima che un colpo di spada non gli mozzò quasi la testa dal collo.

<< ma sei scemo?!? >> urlò abbassandosi subito la maschera sul viso. Ma James non sembrava sentirlo, o forse solo non voleva. Victor si ritrovò a correre per la stanza cercando di evitare i colpi mortali dell’avversario. Le risate dei compagni lo fecero disorientare e cadde a terra come una pera cotta. Si girò di scatto e si ritrovò la cima del fioretto puntata sull’addome.

<< Basta signor Hawk, credo che il nostro signor Thompson sia stato punito abbastanza per il suo ritardo.. >> sentenziò sorridendo il professore.

<< Lei è troppo buono Professor Black, dico davvero.. >> rispose il biondo adulando l’uomo davanti a lui.

<< Ehy novellino >> lo riprese James prima di raggiungere il suo gruppo di amici. Victor alzò il capo senza però staccare il sedere da terra.

<< La prossima volta stattene a casa ok? Di conigli ne abbiamo già abbastanza nel bosco >> lo schernì con superiorità facendo piegare i compagni di classe dalle risate. Victor si sentì sprofondare: avrebbe voluto tanto spaccargli la faccia ma se solo avesse avuto la malsana idea di affrontarlo sarebbe di sicuro finito all’ospedale. Quindi abbassò lo sguardo ed uscì dalla classe con ancora la tuta addosso.

" Merda " continuava a gridare nella sua mente aumentando il passo fino quasi alla corsa. L’erba bagnata del prato gli stava macchiando il vestito bianco ma non gliene fregava nulla. Il ragazzo era infuriato con se stesso ma soprattutto con il destino; che aveva avuto una nota di riguardo poco entusiasmante per lui. Si strappò dalla tesa il casco e lo gettò a terra in uno scatto d’ira e si diresse lontano. Il suo sguardo ambrato e furioso incontrò quelle che dovevano essere delle stalle e vi ci si intrufolò. Voleva stare un po’ da solo e li avrebbe avuto il tempo necessario per calmarsi, almeno in parte. C’erano una ventina di cavalli e qualche asino da un lato. Afferrò saldamente la spada e inizio a sferzare l’aria con rabbia.

<< Vuoi la guerra signor Hawk? >> chiese verso il nulla che ovviamente non gli rispose. Si girò e sferrò un fondente sbilenco verso l’aria.

<< Come? Non ho sentito, hai paura e ti dispiace?? Sai una cosa? chi se ne frega! >> urlò adirato colpendo con un piede un’indifesa balla di fieno.

Si fermò un secondo per riprendere fiato e poi scattò contro un pilastro di legno.

<< lo sai questa dove te la ficco la prossima volta? >> intimò al palo sorridendo.

<< Cosa vorresti fare con quel fioretto?! >> mormorò una voce confusa alle sue spalle. Victor si girò di scatto reprimendo un urlo e puntò istintivamente l’arma davanti a se. Si strofinò due o tre volte gli occhi con la mano libera credendo di avere un miraggio davanti a se, ma poi capì che la ragazza davanti a lui era più che reale.

<< attento novellino, con quell’aggeggio potresti cavarti un occhio >> affermò sorridendo appena la misteriosa ragazza che aveva visto il giorno prima nel prato.

<< che ci fai tu qui? Sei solo frutto della mia immaginazione! >> esclamò continuando a muovere all’impazzata la spada. La ragazza non rispose e riprese a camminare passando di fianco a lui come nulla fosse. Vik sobbalzò e la seguì con la coda dell’occhio. Prese fiato e si fece coraggio avvicinandosi.

<< Sei un fantasma? >> domandò con voce tremante.

<< No >> disse lei scocciata << ma se vuoi puoi sempre infilzarmi con il fioretto e vedere se esce sangue >> la voce della ragazza era incredibilmente fredda ma melodiosa e le sue labbra si dischiudevano appena quando parlava. Adesso teneva i capelli raccolti in una coda di cavallo alta ed un ciuffo sporgeva dall’acconciatura passandogli davanti all’orecchio destro e cadendo morbido sulla fronte nivea. Non riusciva a spostare gli occhi del suo viso mentre se ne stava piegata sulle caviglie a ranocchia e sistemava un paio di attrezzature.

<< Ehy novellino, la pianti di fissarmi? >> sbottò brusca.

<< ehm, si certo, scusami >> mormorò Victor irrigidito.

<< meglio, allora che ci fai nelle scuderie a parlare da solo? >>

E ora? Sai da oggi sono lo zimbello della scuola e cercavo un posto dove sfogare la mia rabbia repressa ma soprattutto dove nascondermi visto che sono un vigliacco. No, quella davvero non era la risposta da dare.

<< Curiosavo >>

<< certo, con tutte le cose da vedere che ci sono proprio le stalle? >>

<< Amo i cavalli >>

La ragazza gli mostro un sorriso bieco e poi convinto.

<< Davvero? Qual’ è la tua razza preferita? >>

<< Di cosa? >>

<< Di cavalli novellino, di cavalli >>

Ma perché esistevano pure le razze? Si chiese improvvisamente Victor preso alla sprovvista. Rimase a bocca socchiusa per un attimo cercando nei suoi ricordi qualcosa da poter dire.

<< Guarda che lo so che non ti piacciono i cavalli >> disse lei alzandosi e proseguendo per la scuderia.

<< L’ho capito subito… e scommetto anche che non ne hai nemmeno mai montato uno in vita tua >>

<< E allora perché hai fatto la finta tonta? >>

<< Volevo vedere come te la cavavi come bugiardo, ma credo che tu non sia proprio un granché >> ridacchiò.

Ecco, un altro due di picche per Vik.

<< Come ti chimi? >> domandò titubante.

<< Di solito prima ci si presenta >> affermò lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

<< giusto, io sono Victor Thompson, ma puoi chiamarmi Vik >>

Il suo sopracciglio sinistro si sollevò un pochetto mentre con la coda dell’occhio lo guardava distrattamente.

<< Ed il tuo nome? >>

<< Ho detto che ci si presenta ma non ho detto che l’avrei fatto >> rispose lei sempre distaccata. Che fosse anche lei una snob come le altre? Una che si sente troppo bella e superiore per mischiarsi con un novellino come lui.

<< E’ da maleducati >> borbottò lui.

<< Anche minacciare la gente con un fioretto sai? >> gli rispose per le rime la mora.

<< io non minacciavo nessuno! >>

<< No, fortunatamente non spaventeresti nemmeno una mosca, ma quello che stavi facendo sembrava davvero un ridicolo tentativo di fare scherma >>

Sentì la rabbia ribollire e senza nemmeno accorgersene alzò la voce.

<< ma che cavolo te ne frega a te? Non ti conosco e adesso non ci tengo più tanto, quindi fatti gli affari tuoi bella! >>

La ragazza scoppiò in una risata calda; assolutamente in contrasto con i suoi modi di prima.

<< Sam >> sibilò sorridendo.

<> domandò lui ormai sciolto dai suoi occhi luminosi.

<< mi chiamo Sam, e grazie per il " bella " di prima >> dichiarò prima di uscire dalla stalla.

<< aspetta! >> implorò quasi assuefatto dalla sua voce seguendola nel cortile ma Sam era come svanita nel nulla, di nuovo. Rimase di sasso prima di rendersi conto dell’ora che si era fatta e rientro di colpo in camera. Evitò la domande di Micheal e sfrecciò in camera stanco morto e senza nemmeno accorgersene si addormentò con i vestiti ancora addosso. Sognò casa sua completamente rivestita di foglie e muschio: e davanti al portone lo aspettava una ragazza bellissima vestita di bianco con i capelli raccolti in una crocchia e gli occhi color del cielo.

 

 

 

 

 

*** Ciao a tutti!!!!! Spero veramente che questa storia piaccia anche se la mia grammatica e la mia sintassi non sono proprio il massimo.... In pratica scrivo un po' con i piedi.... eheheh

Preciso che amo alla follia chi continua a resistere e quindi a leggere questa storia!!!

kiss kiss a tutti!!!!! al prossimo capitolo!!

Ps: lasciate un commentino, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, si esso positivo o negativo: anche le critiche sono costruttive a volte!!!

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Capitolo 4
*** Amici ***


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Capitolo quarto: Amici

 

 

 

Fu la voce squillante di Michael a svegliarlo dal modo dei sogni. Si tirò in piedi come un pezzo di cartone secco, scricchiolando. Si massaggio la tempia, afferrò un paio di mutande dal cassetto e andò in bagno.

<< Buongiorno Vik! >> esclamò solare il ragazzo dai capelli rossi.

<< Si… ‘giorno Mike >> biascicò mentre i suoi occhi color nocciola si dischiudevano. Entrò nel bagno e vi ci si rifugiò. Fece una doccia calda, rapidamente però: non voleva di certo far tardi! Si infilò gli slip e uscì a torso nudo dalla doccia. Spalancò la finestra per far arieggiare la stanza e la vide. Sul tetto del corridoio segreto che portava all’ala nord-est della scuola c’era un’ombra scura. All’inizio pensò ad un gatto visto la posizione accucciata che aveva i guardando meglio vide che era la ragazza dagli occhi azzurri. Se ne stava acquattata in un angolo trafficando con delle tegole poco distanti. Sorrise come un bambino quando vede le caramelle mentre l’impulso gli disse di chiamarla. Ma scartò l’idea e rimase zitto contemplando qualsiasi cosa facesse. Aveva una specie di impermeabile di pelle nera che le arrivava fino ai piedi ma soltanto dietro la schiena; infatti sul davanti era corto e stretto e le terminava perfettamente sotto il petto. Era allacciato grazie a due grossi bottoni bronzei ed aveva un ampia scollatura che lasciava intravedere parte del seno rotondo e perfetto. Sotto l’impermeabile spuntava una timida maglietta color grigio perla morbida fino ali fianchi dove spuntava una cintura nera che sorreggeva un paio di pantaloni attillati di cuoio rosso. Pantaloni a tubino, non molto di moda, ma a parere sua erano come fatti a apposta per lei: le stavano d’incanto. I pantaloni si chiudevano strettissimi alle caviglie coprendo gli stivaletti scuri ma lucenti con tacco alto. Come fosse riuscita a salire li sopra con quelle calzature senza una scala ne aiuto era davvero un mistero ma la sua mente non riusciva a formulare ipotesi troppo complicate visto che era rimasto come rapito da quella giovane creatura.

<< Sam!!>> la chiamò con un sorriso a trentadue denti agitando le mani. La ragazza scattò in piedi e si girò verso di lui. I suoi occhi erano incandescenti come due tizzoni benché fossero allo stesso tempo freddi come il ghiaccio. Si sentì morire quando vide le sue labbra rosee arricciate in una luna storta carica d’odio. Indietreggiò allontanandosi dalla finestra e si appoggiò al lavandino per non svenire a terra. La gola gli bruciava e non riusciva ne a respirare ne a tenersi in piedi iniziò a rantolare cercando disperatamente ossigeno. Gli ci vollero un paio di minuti per riprendersi e come prima cosa si affacciò nuovamente alla finestra vedendo che il tetto del corridoio sotto di lui adesso era completamente deserto. Victor rabbrividì di colpo mentre si guardava le mani: stavano ancora tremando. Strega gracchiò il suo cervello disorientato. Stupidaggini lo corresse prontamente prima di uscire traballando dal bagno.

<< Ehy Vik, pensavo ci fossi morto nel bagno! >> disse Michael con brio.

<< anche io >> bisbigliò Vik prima tornare a vestirsi. Si infilò la divisa della scuola e seguì Micheal e un silenziosissimo Kevin per la scuola fino alla sua aula. Ora di storia, decisamente poco interessante me Michael sembrava come rapito delle parole della professoressa che quasi lo fece vomitare. Victor non era mai stato un sostenitore accanito dello studio, ma vedere un’attenzione così forte in un suo pari lo faceva a dir poco sorprendere. Si mise a guardare fuori dalla finestra sperando che un meteorite la distruggesse e colpisse in pieno la prof facendo concludere la lezione. I suoi occhi caddero poi su una ragazza seduta nel banco davanti a lui. Capelli corti fino alle spalle, lisci e con un cerchietto sulla sommità della testa. Non aveva nessun compagno di banco, proprio come lui. Senza farsi beccare dalla prof radunò tutti i suoi oggetti e con un passo strisciato comparve seduto di fianco alla ragazza facendola spaventare.

<< Scusa, non volevo >> esclamò cortesemente mostrando un sorriso impacciato. La ragazza rimase sulle sue per qualche minuto poi ritrovo la calma e gli rispose.

<< e solo che mi hai proprio ,ehm, spaventato… >>

<< Colpa mia >> bisbigliò Victor << mi chiamo Vik e tu? >>

<< Amelia >> disse lei porgendogli la mano destra, il ragazzo gliela strinse con gentilezza e sorrise.

<< Tu sei quello che sta nella camera con mio fratello? >> domandò timidamente.

<< sei la sorella di Mike? >> esclamò lui non trovando in lei nessun particolare che li facesse essere almeno simili. La mora sorrise e le sue guance si colorarono di rosso.

<< no, sono la sorella Kevin >> disse tutto d’un fiato.

<< casa?! >> quasi urlò Victor facendo voltare la professoressa che lo rimproverò.

<< davvero voi due siete parenti? >> mormorò cercando di non farsi sentire.

<< Certo!! Ti ho appena detto che è mio fratello >>

<< incredibile! >>

<< che cosa? >> domandò Amelia ancora ridendo.

<< Non gli somigli per niente, a parte i capelli certo! Ma lui è uno bhè, tu sei più gentile e simpatica ecco ! >>

La ragazza arrossì vistosamente e si portò una mano sul viso.

<< Grazie >>

<< e di che? >> ricambiò il sorriso.

<< E che di solito nessuno mi fa dei complimenti, sai qui ci sono delle ragazze bellissime ed io.. >>

<< sei nella norma >> affermò Vik alzando il viso e facendo finta di seguire la lezione.

<< Si >> confermò lei tristemente.

<< No, cioè non che tu non sia carina certo.. >>

<< ma loro sono un’altra categoria, lo so non ti preoccupare >> lo rassicurò la mora sorridendo lievemente. Victor si rese conto di non essere stato poi così carino e cercò di cambiare immediatamente argomento. Parlarono per tutta l’ora e per quella successiva e per quella ancora. Scoprì che avevano quasi tutte le lezioni insieme tranne un paio. Amelia gli raccontò che era nata a Green Valley e che avrebbe passato la sua vita fra i boschi: voleva fare al guardiacaccia. Amava ogni animale e voleva rendere il loro habitat naturale perfetto e privo di sgradevoli sorprese. Raccontò lui che da quelle parti c’erano dei bracconieri che uccidevano gli animali molto spesso e che a volte lasciavano anche le bestie massacrate nella foresta. Disse che all’inizio si pensava fosse un orso bruno o altri animali grossi e feroci ma avevano trovato anche questi ultimi dilaniati per la foresta e quindi tutto ciò doveva essere colpa dell’uomo. Victor si fece raccontare della sua casa e soprattutto della sua città.

<< Questo sabato c’è una festa alla discoteca, ti va se ci andiamo?? Sarà sicuramente più divertente delle mie storielle sui bracconieri! >> disse scherzando.

<< Certo, perché no >> acconsentì lui facendo illuminare gli occhi chiari della ragazza. Victor per la prima volta da quando era arrivato a Green Valley si sentì un ragazzo normale in una normale scuola di suoi pari. Si rilassò e sorrise di cuore mentre Amelia arrossiva vedendolo spavaldo e sereno. Peccato che la sedia messa sbilenca si piegò su se stessa e si ruppe facendolo atterrare bruscamente sul pavimento. Le risate del resto della classe rimbombarono in tutta l’aula e fecero infuriare la professoressa che come castigo gli diede una ricerca ulteriore da fare rispetto a quella che aveva dato al resto della classe ovvio. Lesse e rilesse l’elenco quasi supplicando che la lezione di scherma sparisse dal foglio come per magia. Ma nulla cambiò e la scritta nera rimase li secca e acida sul pezzo di carta bianca. Entrò a testa china cercando di coprire il suo viso con il ciuffo ribelle che si era rivelato avere degli utilizzi molto positivi. Non servì a nulla e Victor venne subito riconosciuto dei compagni che cominciarono a ridere fra di loro e a soprannominarlo coniglio. James se ne stava seduto da una parte circondato dal suo gruppo di amici che sembrava lo stessero supplicando per chi sa quale nuova burla. Il biondo si alzò sorridendo e raggiunse Vik prima che potesse rifugiarsi negli spogliatoi.

<< che fa novellino? Non li saluti i tuoi amici? >> chiese sfottendolo.

Victor rimase in religioso silenzio cercando di evitare lo sguardo del nemico.

<< non dirmi che sei ancora arrabbiato con me per quello scherzetto di ieri? Suvvia non fare il bambino >>

<< vaffanculo >> riuscì a balbettare alzando il viso. Il sorriso spavaldo di James si contorse in un ghigno rabbioso. Lo afferrò per le spalle e lo alzò di terre facendolo sbattere contro il muro.

<< Ripeti quello che hai detto se hai il coraggio >>

Victor si sentì quasi svenire dalla paura di prenderle veramente che sbarrò gli occhi aspettando un pugno che però non arrivò. La presa sulle sue spalle si dissolse in un attimo e scivolò a terra aprendo gli occhi. Un ragazzo sulla ventina aveva afferrato James per la maglia e lo aveva staccato da lui. Aveva i capelli mossi neri raccolti in una coda morbida. Dalle tempie scivolavano due ciuffi lunghi e riccioli, ancora troppo corti per essere raccolti con resto dei capelli. I suoi occhi di tenebra rilucevano come diamanti mentre fissavano severi James.

<< Che ci fai tu qui? >> chiese lo studente aggiustandosi la giacca.

<< Il professor Black è malato e quindi da oggi fino a nuovo avviso la lezione di scherma verrà sostituita con quella di equitazione >> disse con una voce profonda senza però smettere di fissare il ragazzo di fronte a lui.

<< Tsk, un guardiacaccia che fa da professore… Siamo caduti davvero in basso.. >> commentò il biondo andando a spogliarsi. Il resto della classe lo seguì e Michael preferì iniziare ad uscire dall’aula. Così Vik si ritrovò tutto solo con quell’individuo. Il guardiacaccia si voltò di scatto e lo squadrò da capo a piedi. Lo studente si lasciò esaminare senza fiatare: dopo tutto lui era il suo salvatore.

<< tutto apposto? >> chiese con una freddezza a lui nota. Victor annuì e si alzò vacillando da terra.

<< Come ti chiami novellino? >> domandò il moro.

<< Vik >> rispose l’interpellato.

<< Andiamo, gli altri ci seguiranno più tardi >>

non gli sembrava vero, allora i miracoli esistevano sul serio!! Era riuscito a saltare la lezione di scherma e a non essere massacrato di botte da James e adesso si stava dirigendo in compagnia di questo tipo un po’ losco verso le stalle dove forse avrebbe potuto incontrare Sam. Si sentì di colpo elettrizzato a quel pensiero ed aumentò il passo. Varco l’entrata della scuderia con un salto e si ritrovò davanti la ragazza dagli occhi azzurri.

<< Ciao Sam >>la salutò con un sorriso vivacissimo ma la ragazza si limito a guardarlo sottecchi e ad andarsene.

<< va con lei ti aiuterà a montare a cavallo >> lo informò il guardiacaccia. Victor dopo essersi ripreso dallo shock si mise all’inseguimento di Sam.

<< ti ricordi di me? Sono Vik quello di ieri >> ripeté con un enfasi molto simile a quella di Michael. La giovane gli rivolse un’occhiataccia ed entrò nella stalla senza rispondergli. Prese un cavallo dal manto maculato; bianco con una spruzzata di lentiggini ogni tanto. Lo fece fermare proprio davanti a lui e rimase in attesa.

<< Sali >> ordinò secca.

Victor si vergogno troppo nel chiederle aiuto e decise di arrangiarsi da solo. Mise un piede nella staffa con molta fatica e poi provò a salire aiutandosi con le mani. Nessun risultato positivo: non riusciva nemmeno a sollevare l’altra gamba da terra ma il suo orgoglio di uomo gli impediva di domandare aiuto. Cambiò piede e si aggrappò con una mano alla criniera del cavallo che nitrì di scatto facendolo impaurire e cadere a terra. Sam scoppiò a ridere portandosi entrambe le mani sulla bocca provando di coprire i suoi denti bianchissimi. Il ragazzo si rimise in piedi con un broncio colossale.

<< ti aiuto io? >> propose lei sorridendo.

<< No >> strillò lui << faccio da solo >>

Sam continuava ridere sotto i baffi anche se Victor aveva capito che non era contenta di ridere di lui.

<< scusami, sono stata scortese: dico davvero! Lascia che ti dia una mano >> insisté la mora mentre i suoi occhi di cielo diventavano luminosi e vivaci. Vik si sciolse come un ghiacciolo al sole e la sua collera svanì di botto.

<< Grazie >> riuscì a mormorare come assuefatto del suo sorriso. La ragazza montò a cavallo e si sistemò dietro la sella e gli pose la mano destra, quella senza guanto. Victor la afferrò e si sentì cuocere il viso mente lei, una donna, lo tirava quasi di peso sul cavallo. Gli mise le briglie in mano e spiegò velocemente come dare i vari comandi all’animale.

<< Fammi vedere prima tu >> chiese in un sussurro. Sam acconsentì felice e non so com’egli sgattaiolò davanti. Adesso erano entrambi sulla sella vicinissimi. La schiena di lei era schiacciata contro il suo petto che aveva preso a sudare. Sentiva la gola fondere e le mani farsi sudate ma non tolse le mani dalle briglie. La mora mise le sue poco più in alto e fece partire il cavallo. Quando arrivarono sul prato il resto della classe li stava aspettando. Tutti i ragazzi repressero un urlo di disappunto vedendo Sam seduta fra le gambe di Victor. James diventò quasi nero come il suo cavallo per la rabbia. La ragazza mostrando agli studenti un sorriso accennato dei suoi prese le mani di Vik e ci si cinse la vita. Da paonazzo il giovane divenne quasi viola per l’imbarazzo me cercò di sorridere verso i suoi compagni. Michael da terra gli alzava i pollici entusiasta della sua conquista. Fecero un giro largo, una passeggiata calma come prima lezione. Al calar della sera tornarono nella stalle e come lezione diedero da mangiare alle loro cavalcature. Victor fece cadere l’acqua del suo cavallo più volte e fece un disastro con il fieno, ma non riusciva a smettere di sorridere. Diede una pacca molto timorosa al destriero prima di chiudere la stalla e andare a cercare Sam. La bellissima mora se ne stava da una parte a parlare con il guardiacaccia, ma la loro più che una chiacchierata sembrava un discussione molto accesa. Si accucciò in un angolo come solo una vera spia sa fare o come un lombrico e si mise in ascolto.

<< ascoltami Sam >> esclamò il giovane uomo afferrandola per un braccio ma la ragazza lo ritrasse fulminandolo con i suoi occhi di ghiaccio.

<< Falla finita Gabriel, so badare a me stessa! >>

<< lo so perfettamente, ma ti ripeto non è una buona idea quella che ti frulla nella testa >>

<< che fai leggi anche i pensieri adesso? >> sbottò lei adirata.

<< Solo se necessario >>

<< e quindi sempre visto che per te io sono in costante pericolo >>

<< Sam.. >> la chiamò lui cercando di essere dolce e comprensivo.

<< No, non puoi impedirmi di parlare con qualunque persona ci sia in questa scuola!! >>

<< potrei sempre tagliarti la lingua >> scherzò il moro mentre il suo viso acquistava un aria bonaria e simpatica.

<< Provaci >> lo intimò Sam con voce collerica. Lo sguardo pacato del guardiacaccia svanì in un soffio e torno duro e inflessibile.

<< ascoltami Sam, te lo chiedo con le buone: smettila di parlare con quel novellino o sarò costretto a legarti con delle catene in camera tua e non è una metafora >>

<< ascoltami tu Gabriel, ti rispondo con le buone: smettila di dirmi cosa devo fare e preoccupati di te stesso che io bado magnificamente alla mia persona! >>

Gli occhi scuri di Gabriel si acceso d’ira.

<< Samantha Van Kraulen, sei stata avvertita >> la minacciò tempestivamente prima che la mora girasse i tacchi e con un gestaccio della mano lo salutasse. Victor ce la fece a scomparire dal suo nascondiglio, fortunatamente senza inciampare o farsi male.

<< Sam >> la chiamò con fare tranquillo, la ragazza si voltò e lo raggiunse cercando di sorridere.

<< Allora ehm… ti è piaciuta la cavalcata? >> domandò facendogli segno di seguirla fuori delle scuderie.

<< meglio del previsto. Non sono caduto e non ho nemmeno vomitato >> scherzò burlandosi di se stesso e centrando in pieno il bersaglio visto che Sam rise di gusto.

<< Un’ottima giornata per te quindi? >>

<< la migliore da quando sono qui >>

<< però… >>

<< posso farti una domanda? >> chiese lui raggiante.

<< Dipende >>

<< Di solito si risponde si o no >>

<< si ma io sono fuori dal comune >>

<< l’avevo notato >> bisbigliò Victor arrossendo un poco.

<< Scusa? >>

<< niente! Ehm allora la domanda, posso? >>

<< Spara >> esclamò lei rivolgendogli il suo sguardo incredibilmente ipnotico.

<< Quanti anni hai? >>

<< Mmm… quasi diciannove >>

Il cielo cascò sulla testa di Vik all’improvviso. Più di due lunghi anni li separavano. Si sentì irrimediabilmente piccolo e stupido per una come lei. Si era davvero illuso di poter piacere ad una ragazza più grande?

<< Aaah… >>

<< E tu? >>

<< Diciassette >> mentì di qualche mese.

<< penultimo anno quindi? >>

<< Esatto! E tu lavori qui? >>

<< Non si vede? >> chiese sarcasticamente indicando i vestiti e facendogli notare che non indossava nessun tipo di uniforme scolastica.

<< si certo, scusa >>

<< tu ti scusi troppo novellino >> lo riprese Sam prima di sedersi a gambe incrociate sul prato proprio davanti alla finestra/specchio del corridoio che portava all’ala nord-est del castello.

<< Scusa >>

<< Ecco, visto? >>

Ma era diventato improvvisamente deficiente? Il cervello gli si era ristretto nell’istante in cui aveva aperto bocca? Sveglia Victor, gli urlò la solita vocina nella testa, di qualcosa! sembri scemo se stai davanti a lei con la bocca spalancata!! E vedi di non pronunciare la parola scusa per almeno, ehm diciamo dieci anni?

<< fa piacere sentirselo dire però >>

<< Non lo metto in dubbio, ma pochissimi ricambiano la cortesia >>

<< Tu l’hai fatto >> disse il ragazzo trovando finalmente la forza dentro di se per sedersi di fianco alla mora. Gli occhi fieri di Sam si sciolsero lievemente e il suo viso serio si colorò di un accennato color rosa pallido.

<< Sei strano novellino >>

<< Chiamami Vik >> mormorò lui cercando di non farla arrabbiare.

<< Vik, ok… Di solito qui la maggior parte delle persone se ne frega degli altri. Gli studenti per esempio, pensano solo a loro stessi e sfruttano gli altri che non considerano loro eguali come spazzatura! >> disse lei con filo di rabbia nella voce.

<< l’ho notato, ma vedi anche da dove vengo io succede.. Soltanto che io ero nel gruppo degli strafottenti ed ora nei…. novellini >>

<< Sarà ma io non ti ci vedo nei panni di James Hawk a sfottere gli altri >>

Victor per un secondo ebbe la visione di se stesso con l’aria da figo che prendeva a cazzotti James mentre Sam lo adulava per le sue gesta. L’immagine sparì di colpo quando la ragazza gli posò il palmo aperto a pochissimi centimetri dalla sua mano facendolo saltare sul posto. Era così chiara e perfetta: nessun taglio, abrasione o callo sul palmo o sul dorso. Non sembrava nemmeno lavorasse con dei cavalli.

<< posso farti io una domanda ora? >>

<< certo! >>

<< perché sei venuto qui all’ Emerald? >>

<< A dir la verità sono qui contro la mia volontà, mio padre mi ha dato un ultimatum: o la scuola militare o questo >>

Sam sorrise divertita.

<< ti ci vedo come militare, preso di mira da tutti i compagni e costretto a lavorare in cucina perché inservibile in battaglia >> scherzò lei senza curarsi di poterlo offendere o meno. Victor non pensò lontanamente a quelle parole come un insulto; lo avrebbe potuto anche mandare a quel paese e lui sarebbe rimasto li a sorriderle come un idiota e ad annuire di continuo. La sua mente viaggiò e si fermò nel paese dei sogni e là vide come sarebbero potuti essere i giorni successivi. Avrebbe passato tutto il tempo libero a parlare insieme a Sam, a cavallo forse, ma soprattutto a parlare. Sarebbero usciti e lei si sarebbe innamorata di lui che magari sarebbe diventato più popolare frequentando una ragazza così bella. Pensò alla festa di fine anno e si vide ballare insieme a lei.. Poi ebbe l’illuminazione.

<< Sabato! >> urlò facendo irrigidire di colpo la mora.

<< Cosa c’è sabato?? La fine del mondo? >>

<< No, c’è una festa credo… In una discoteca a Green Valley: in città suppongo >>

La ragazza dagli occhi di ghiaccio sospirò una a per almeno dieci secondi e poi con un sorriso storto riprese a parlare.

<< La festa di mezzanotte al Blue Absinthe >> parlò sommessamente lei.

<< la conosci? >>

<< Si, ma a dirla tutta non ci sono mai andata; mio fratello dice sempre qualcosa a riguardo… Ah! Ecco: Se vuoi tornare a casa sulle tue gambe non dovresti andarci, i ragazzi impazziscono quella sera e non riescono a controllarsi soprattutto se una ragazza come te se ne sta tutta sola in un angolo >>

<< Davvero un bel posto.. >> sibilò Victor sorridendo.

<< No, non credere… Mio fratello ha sempre le scarpe strette quando si parla della mia incolumità fisica e morale >> scherzò Sam.

<< Allora potremmo andarci insieme se ti va? >> propose mentre sentiva il cuore battergli all’impazzata.

<< Venerdì >> affermò lei alzandosi in piedi.

<< che cosa? >>

<< Ti darò la conferma venerdì, prima voglio informare la famiglia e chiedere ecco… il permesso diciamo >>

<< ok, allora a venerdì >>

<< Guarda che non scappo mica, possiamo vederci anche domani se non hai nulla di meglio da fare… >>

A Vik venne quasi un collasso per la troppa felicità.

<< allora a domani >>

<< Stessa ora stesso posto? >> domandò lei con aria maliziosa inclinando il capo e lasciando che il ciuffo di ricci fuori dalla pettinatura le coprisse l’occhio destro.

<< Ehm.. Si ok >> farfugliò prima di controllare l’ora sul suo orologio da polso.

<< Alle sette quindi? >> ripeté ma Sam sembrava essersi già volatilizzata nel nulla come era di routine ormai. Micheal lo aspettava sull’uscio della camera con l’aria di uno che ha appena vinto alla lotteria. Il ragazzo dagli arruffati capelli rossi e le mille lentiggini sul volto lo tempesto di domande a cui Victor cercò di sottrarsi ma che poi fu costretto a rispondere visto l’insistenza dell’amico.

<< Allora sabato uscite insieme?? >> esclamò quasi più eccitato di lui per l’evento.

<< non è proprio un uscita.. >> sviò mentre le guance gli si coloravano di rosso.

<< Mi sono solo offerto di accompagnarla >>

<< ricapitoliamo: tu la vai a prendere, insieme andate al Blue Absinthe. Passate la serata a parlare, ballare e magari a bere e poi magari te la porti in camera… >>

Un colpo di tosse molto poderoso da parte di Kevin che se ne stava nel suo solito angolo di poltrona li interruppe. Il moro stava sorseggiando della birra e sembrava aver sentito il loro discorsetto privato.

<< Quindi è così che sarà organizzata la tua serata? >> domandò rivolgendogli uno sguardo inquisitore.

<< non esattamente >> precisò Victor.

<< Con Sam ci troveremo alla discoteca visto che io vado fin là con Amelia, poi staremo tutti e tre insieme.. >>

<< Cosa hai detto? >> chiese Micheal stupito.

<< Che ci vado con Amelia >>

<< Amelia, Amelia?? >> domandò sconcertato il rossino.

<< Mia sorella? >> ripeté Kevin alzando un sopracciglio.

<< Si, sempre se posso.. sai te lo volevo anche chiedere ma.. >>

La faccia dura del moro si raddolcì all’istante e un sorriso vivace si disegnò sulle sue labbra.

<< certo! Certo, va benissimo anzi spero ti diverta >>

disse con entusiasmo prima di venirgli incontro e dargli un’energica pacca sulla schiena come segno d’approvazione.

<< io vado a letto, ci vediamo domani mattina Vik >> salutò con la mano e andò tutto contento nella stanza di fianco a quella di Victor che rimase di sasso.

<< Ma sta bene vero? >> chiese spaventato.

<< hai fatto colpo amico, sei una volpe!! >>

<< Io non ho fatto nulla!?! >>

<< ma si, sei appena entrato nelle grazie di Kevin! Sai Amelia non ha nessuna amica nella scuola e di amici bhè, ci siamo io e suo fratello. E prima d’ora lei non si erma mai avvicinata a nessun’altro. Diventi amico di Amelia e Kevin in un colpo solo ed esci con Sam, sei davvero fortunato Vik!! Non sai quanto t’invidio! >> strepitò Mike agitando le mani. Victor d aperte sua stentava anche a credere che tutto ciò fosse reale. Per tutta la giornata non era stato ne picchiato ne deriso troppo e soprattutto ora aveva una nuova amica ed un amico muscoloso che lo difendesse e non lo uccidesse. Ma soprattutto aveva potuto parlare con Sam, e questo lo rendeva incredibilmente felice. Andò a letto e si dimenticò persino di dare uno sguardo al cellulare nel disperato tentativo di vedere un messaggio di chiamata persa da parte dei suoi vecchi amici.

 

 

*** Spero che la storia piaccia!!! lasciate un commentino please!! ***

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