Why?

di 5sos_and_1D_Hug_Me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Aspettare i risultati di una TAC non è per niente facile. 
Mia mamma è accanto a me e ogni volta che la guardo mi sorride, stringendo sempre più forte la mia mano nella sua. 
Sono Vita e vivo a Sydney. Ho 14 anni e quest'anno dovrò frequantare la prima superiore. 
Sono nata senza una gamba e proprio per questo i miei genitori hanno deciso di chiamarmi Vita. E come se non bastasse, due anni fa, ho cominciato a sentire un dolore fortissimo all'unica gamba che avevo e i dottori -dopo molti esami-, hanno scoperto che si trattava di un cancro.
-Tesoro, vado a prendermi un caffé, tu resta qui d'accordo?- Mi chiede mia mamma per rompere il ghiaccio e io annuisco. Rimango lì, ferma, ad aspettare che mia mamma torni e che i dottori mi chiamano per sapere se il cancro è ritornato o no. 
Dovrei sembrare più agitata ma non lo sono. C'è qualcosa che mi fa stare calma dentro di me. 
Mi attorciglio intorno ad un dito la punta della mia treccia lunga e nera. 
Sento qualcuno sedersi vicino a me e penso sia mia mamma, ma invece, quando alzo la testa, trovo un ragazzo dai capelli biondo platino e mi guarda sorridente quando anche io lo guardo. Ha un pearcing sul sopracciglio destro ed ha gli occhi verdi. Indossa una T-shirt bianca e un paio di jeans neri. 
-Ciao.- Mi dice con un sorriso sulle labbra. 
-Ciao.- Rispondo timida e distolgo lo sguardo dai suoi occhi espressivi. 
-Come mai sei qui da sola?- Mi chide ancora il ragazzo con i capelli strani.
-Sono qui con mia mamma. Intanto che aspettiamo i risultati della mia TAC è andata a prendersi un caffé.- Dico e lui annuisce. -Tu perché sei qui?- Continuo io.
-Tempo fa donai il midollo ad una mia amica che ha la leucemia, e oggi l'hanno operata.- Dice e io annuisco abbassando lo sguardo. -Comunque sono Michael.- Aggiunge porgendomi una mano mentre mi sorride. Gliela stringo timidamente e dico: -Io sono Vita.- E lui annuisce.
-Un nome particolare! Come mai?- Domanda ancora e sta cominciando ad innervosirmi. 
-I miei genitori quando hanno scoperto che sarei nata con una malformazione fisica, hanno deciso di mettermi questo nome.- Dico timidamente e lui abbassa lo sguardo sulle mie gambe ma lo distoglie subito riportandolo al mio.
-Mi dispiace.- Dice e io scrollo le spalle dicendo: -Non fa niente.- 
Noto in lontanaza mia madre che mi sta fissando mentre finisce di bere il suo caffé per poi tornare verso di me. 
Quando vede il ragazzo seduto accanto a me, Michael, gli sorride e si presenta come: -Sono sua madre.- E lui ricambia il sorriso e si presenta come: -Michael.- 
-Vi conoscevate già?- Chiede mia mamma e io squoto la testa.
-Orange.- I dottori chiamano il mio cognome e il cuore comincia a battermi forte per l'ansia. Faccio un lungo respiro prima di cominciare a spingere le ruote della sedia a rotelle.
-In bocca al lupo!- Mi dice Michael e io lo guardo sorridendo timidamente.
-Crepi.- Dico timidamente mentre la mia sedia a rotelle viene spinta da mia mamma.
Appena entriamo nello studio del dottor Revers, lui ci saluta e ci fa accomodare. Mia mamma si siede in una sedia davanti alla cattedra del dottore, mentre io rimango nella mia carrozzina. 
Il dottor Revers ci guarda sorridendo prima di dire: -È rimasto tutto alla normalità.- E mia mamma fa un sospiro e mi abbraccia. Io sorrido. Qualcosa dentro di me si volatilizza e mi sento più leggera. 

***

Mia mamma ringrazia e saluta il dottore prima di afferrare la mia sedia a rotelle e cominciare a spingere verso l'uscita dell'ospedale.
Non so perché ma prima di uscire dal reparto, cerco con gli occhi il ragazzo che mi ha aiutato a passare il tempo e a non annoirami ma non lo trovo e rimango un po' delusa, volevo almeno salutarlo.
Appena torniamo a casa, mio papà mi aspetta a braccia aperte e quando vede la faccia di mia mamma, comincia a saltare di gioia il che mi fa ridere.
-Domani comincerai la prima superiore.- Mi dice dopo essersi calmato e io annuisco tristemente.
-C'è qualcosa che non va?- Mi chiede mia mamma. 
Il fatto è che non voglio andare a scuola perché ho paura che gli altri ragazzi mi prendono in giro, visto che alle medie mi prendevano tutti in giro. 
-Ho paura dei giudizi negativi degli altri... Poi sono tutti più grandi di me...- Sospiro e mio papà mi guarda facendomi un sorriso. 
-Dai, andrà tutto bene.- E io annuisco, prima di cominciare a far girare le ruote della sedia a rotelle per avviarmi in camera mia.


Ciao a tutti :)
Come avevo detto, ho cominciato a pubblicare la ff su Michael. Questa storia è diversa da tutte le altre. Non c'è il solito Bad boy e la solita nerd che prima si odiano e poi si innamorano. 
Spero che come primo inizio vi piaccia. 
Fatemi sapere se vi piace, attraverso un commentino, grazie :'33 
A presto,
xx

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Tesoro dobbiamo andare a scuola!- La mamma mi sveglia e quando apro gli occhi, la vedo sullo stipite della porta e io mugolo prima di girarmi dall'altra parte.
-Dai forza, è il tuo primo giorno di scuola alle superiori, sarà emozionante!- Continua a convincermi mia madre ma io non mi arrendo. Voglio restare nel mio bel lettino caldo.
-Woah! È già un mese che è iniziata la scuola e ormai tutte quelle in classe mia si conosceranno già e io resterò fuori dai gruppettini e senza amiche.- Faccio una pausa per poi aggiungere subito dopo: -Come al solito.- Sospirando. La mamma mi guarda con sguardo triste e preoccupato prima di dire in maniera confortante: -Dai su, quest'anno ti farai delle amiche e magari ti troverai un fidanzato.- Dice e alle ultime parole mi manda un'occhiata perversa e io alzo un sopracciglio.
-Un fidanzato? Bleah! Non ho tempo di pensare a queste cose. Adesso prendimi la carrozzina perfavore.- Si mette a ridere per la mia frase 'non ho tempo di pensare a queste cose' e in effetti mi sembra stupido. 
Ho troppe cose a cui pensare e sinceramente, nessun ragazzo mi verrà mai dietro. Ai ragazzi interessano quelle belle, con due gambe, con molte curve e con dei bei capelli.
Io sono tutto il contrario. Sono brutta, non ho le gambe, non ho curve e ho dei capelli bruttissimi. 
D'improvviso ricompare mia madre davanti ai miei occhi e non mi ero nemmeno accorta che fosse uscita dalla stanza per andare a prendere la carrozzina. Dietro mia madre, vedo comparire anche mio papà, che mi prende in braccio e mi posiziona sulla sedia a rotelle per poi portarmi in bagno a lavarmi e a vestirmi. 
Una volta pronta, esco dal bagno e mi diro verso la cucina per prendere delle uova al becon e mangiarle in due minuti.
-Siamo pronti, signorina?- Mi chiede mia mamma subito dopo essermi pulita la bocca con il tovagliolino di carta ed io annuisco angosciata. 
So già che non andrà bene quest'anno, perché in classe mia saranno già tutte amiche e io sono un caso perso. Nessuno vorrà un'amica come me. 
Io vorrei solo poter essere come ogni singola ragazza normale. Con due gambe, con due braccia. 
Vorrei essere una ragazza sana e normale ma non posso esserlo. Io non potrò mai avere una vita facile e felice come tutte le ragazze normali sulla terra. 
Alle volte mi trovo a pensare troppo al fatto del perché non mi accetto così come sono. 
È semplice. Non mi accetto perché tutte le ragazze normali hanno le amiche, si divertano a fare shopping, vanno in discoteca, hanno un ragazzo... Io non ho niente di queste cose, e fino a ieri non andavo nemmeno a scuola. 
Perché non ci andavo? 
Beh, perché agli inizi di settembre, ho cominciato ad avere dei dolori vicino l'anca, e appena l'ho detto ai miei, hanno cominciato subito a dare i numeri. Si preoccupavano, ma non facevano nulla, fino a quando non venne il giorno in cui svenni. 
Caddi dalla sedia a rotelle e sbattei la testa sul pavimento, provocandomi un trauma cranico. Fortunatamente non mi sono fatta nient'altro, apparte quel piccolo trauma.
Mi hanno tenuto in ospedale tre settimane per vedere se quello svenimento era causato dal dolore all'anca e per controllare il mio trauma. Dopo le tre settimane di ospedale, mi hanno rimandato a casa, dandomi appuntamento per un'altra TAC la settimana dopo, cioè ieri. 
La TAC era per vedere i risultati del trauma cranico e se c'erano ombre di cancro ma si è rivelata negativa. Per fortuna era andato tutto bene.
-Siamo arrivati tesoro.- Mi dice mia mamma appena ferma l'auto. Scende dalla macchina e prende la sedia a rotelle, prima di aprire il mio sportello e prendermi in braccio per posizionarmi sulla sedia a rotelle.
-Ti accompagno fino all'entrata, dopodiché, dovrai andare con le custodi. Chiaro?- Mi sussurra mia mamma all'orecchio mentre continua a spingere la sedia e io annuisco sospirando. 
Appena varchiamo la soglia del cancello della scuola, sento tutti gli occhi dei ragazzi, puntati su di me e abbasso lo sguardo per non incontrare quello di nessuno. Sento le voci borbottare qualcosa come: -Oddio, quella è senza gambe.- -Ma chi è questa disabile?- -Ma da quando abbiamo disabili a scuola?- -Non l'ho mai vista.- E cose così. 
Mi sento ancora di più, un'intrusa in quella scuola e non solo perché mi mancano le gambe. 
-D'accordo, adesso io vado tesoro. Devo andare a lavoro. Tu resta qui e appena suona la campanella entri e ti fai accompagnare dalle bidelle nella tua classe d'accordo?- Dice gentilmente mia mamma e io annuisco. Mi lascia un bacio sulla guancia e mi saluta mentre si allontana da me e mi lascia davanti a quella scuola dove tutti ancora mi fissano. Mi fanno sentire a disagio.
D'improvviso noto una testa color biondo platino e il ricordo del giorno passato, all'ospedale, mi balena in mente. Non può essere Michael, il ragazzo di ieri. Sta parlando con tre ragazzi e sembrano che su per giù, abbiano la stessa età. Com'è possibile che lui non mi abbia notata quando sono entrata? Tutti mi stavano fissando e lui non mi ha vista... O forse mi stava guardando ma non è il ragazzo che ho conosciuto ieri all'ospedale. Magari è solo una piccola conincidenza di capelli...?
Squoto la testa per scacciare i pensieri e ritorno ad osservare il mio zaino che adesso sta poggiato sulle mie cosce. 
Le mie orecchie vengono perforate da un rumore acuto e quando realizzo, capisco che si tratta della campanella che è appena suonata. Vedo tutti i ragazzi precipitarsi verso di me e verso l'entrata. 
D'improvviso sento che la mia carrozzina comincia ad essere spinta e mi prende un colpo. Quando mi giro per vedere chi è però, mi tranquillizzo. Il ragazzo che avevo visto prima era lui. Michael. Il ragazzo dell'ospedale.
-Tu che ci fai qui?- Domando al ragazzo biondo platino e lui mi sorride prima di rispondere: -Dovrei essere io a chiedertelo.- Ridacchia e io sorrido imbarazzata.
-Sono al primo anno. Ho cominciato tardi la scuola per vari motivi e questo è il mio primo giorno.- Dico facendo una pausa per riprendere fiato ma poi continuo: -Sai per caso dove è la 1°A?- Domando e lui annuisce. 
-Sei in prima?- Mi domanda facendo una smorfia alzando il sopracciglio bucato dal pearcing. 
-Mh... sì, perché?- Domando dubbiosa e continuo a guardarlo. 
-Sembri più grande, tipo del secondo o terzo anno.- Risponde scrollando le spalle e io sbuffo una risata.
-Davvero?- Chiedo facendo la sua stessa smorfia e lui ride quando capisce che l'ho appena imitato. Annuisce divertito e io sospiro prima di girarmi e tornando a guardare i corridoi delle scuole. Tutti i ragazzi che ci sono nei corridoi, ci fissano e mi sento a disagio.
-Mi mette a disagio quando la gente ti fissa senza un motivo logico.- Dice sbuffando Michael e io sospiro prima di dire: -Stanno fissando me con un motivo logico.- Rispondo indicandomi le gambe amputate fino al ginocchio e lui sospira.
-Non è un motivo. Non tutti siamo perfetti.- Non so perché ma a quelle parole sorrido. 
-Questa è la tua classe.- Annuncia prima di salutarmi con un: -Adesso devo andare in classe mia altrimenti faccio in ritardo. Possiamo vederci in mensa d'accordo?- E senza aspettare una risposta, si gira e se ne va. Sorrido quando lo guardo mentre se ne va e faccio un sospiro prima di entrare in classe.
Appena apro la porta, gli occhi degli alunni, si puntano su di me e faccio di tutto per ignorarli. Per distrarmi osservo le pareti spoglie della classe, sono verniciate di un azzurrino chiaro, quasi grigio e per un secondo mi ricordano quelle dell'ospedale. Un senso di nausea mi pervade al ricordo dell'ospedale e di tutto quello che ho passato lì dentro ma cerco di scacciarlo in fretta.
-Tu devi essere Vita Orange vero?- Mi domanda la professoressa sorridente e io annuisco. Sì, beh, sono una persona di poche parole. Quando ho voglia di parlare parlo, altrimenti, faccio finta di essere muta. Tanto un problema in più o un problema in meno, non mi cambia la vita. 
-Puoi sederti vicino a quella ragazza.- Continua la professoressa sorridente e io faccio di tutto per non incastrarmi fra i banchi. Nessuno mi da una mano a posizionarmi al mio banco e devo fare tutta da sola. La prof mi guarda senza aiutarmi e appena mi sono sistemata (in un modo o nell'altro), comincia a fare l'appello. 
La ragazza accanto a me mi guarda come se avessi il colera e si allontana un po' prima riprendere a fissarmi, ma questa volta, il suo sguardo si posiziona sulle mie gambe. 
Sono i primi 10 minuti che sono a scuola e già mi viene da piangere per come mi trattano. 
Non resisterò fino alla fine dell'anno. 
Mi sento a disagio in quella scuola di perfettini. 
Ho paura.


Ciao a tutti :)    
Questo è il primo capitolo di questa storia, spero vi piaccia. 
Fatemi sapere attraverso un commentino, visto che il prologo, non l'ha considerato quasi nessuno...
Ditemi se vi piace la storia, ve ne sarei grata. 
Detto questo, un bacio a tutte :*
Alla prossima,
xx

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