Per amore tutto può essere

di Leonetta_3
(/viewuser.php?uid=701118)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza dal sorriso puro ***
Capitolo 2: *** Nel "nostro" mondo ***
Capitolo 3: *** Serata a finale inaspettato ***
Capitolo 4: *** Gelosia? ***



Capitolo 1
*** La ragazza dal sorriso puro ***


POV LEON

 Ero distrutto, completamente distrutto. 
Sapevo che se i candidati continuavano così, mi sarei molto probabilmente ammazzato! Magari con un colpo di pistola... Così non sento dolore!
Ma no! Scherzo... Però una bella camomilla mi piacerebbe proprio in questo momento, ma Olga quando mi serve non c'è mai!
Tornando a prima...
Candidati? Si, cercavo un baby-sitter perfetto o almeno adeguato per il mio unico e adorato figlio, Leo Vargas, nome preso dal mio! Insomma, come vi ho fatto capire prima siamo dei VARGAS! V-A-R-G-A-S con la "v" maiuscola! No... Pardon! Con la "V" maiuscola!
Vi stareste chiedendo anche il perché questo bisogno di un baby-sitter... Insomma...
Io e mia moglie ci siamo lasciati! Divorziati! Tutto finito!
Solo al pensiero mi sento le lacrime agli occhi, ma riesco a trattenermi. Beh... Sono un VARGAS! E i Vargas, secondo i miei genitori, devono essere perfetti!
Questa perfezione a volte mi da veramente fastidio! Non riesco mai a esprimere ciò che voglio... Mamma mia! Pare che abbia bisogno IO di un badante che mio figlio! Per di più di uno psicologo, ma è lo stesso!
Sto fermo fermo, buono buono seduto sulla mia sedia girevole rossa e la tentazione di farla roteare è tanta! Ma sono, purtroppo, un Vargas! Perciò mi metto comodamente sbracato sulla scrivania davanti a me e osservo con distrazione le matite davanti a me. HB 2, GIOTTO DI NATURA Rosso Carminio, Bic blu... Che noia! Sbuffo ancora e noto che ho formato una nuvoletta d'aria. Soffio ancora e ancora c'è la nuvola! O che bello! Credo che sia causata dal freddo che si scontra con il mio fiato caldo. Infatti è un po' strano qui a Buenos Aires non nevica quasi mai ma quest'anno si, e anche tanto! Sono così concentrato a sbuffare, da non accorgermi che qualcuno ha bussato alla mia porta, ma me ne accorgo perché questa viene aperta rivelando una ragazza tutta congelata... Una ragazza?!
Io ho chiesto UN baby-sitter! Non una di quelle cretine che fanno il lavoro tanto per fare e quando fanno compagnia ai bambini se ne stanno la a chattare con il cellulare! No no e poi no!
Ora, però che ci penso, è molto graziosa. Ha un visino pallidissimo, escluse le labbra screpolate e le guance arrossate dal vento. Due occhioni color nocciola fanno notare pochissimo un bel nasino posizionati proprio al centro della faccia. Ha lo sguardo dolce, pensieroso e ansioso allo stesso tempo! Indossa una giacca di jeans, da cui sotto si intravede una maglietta nera, ha una gonna rosa e degli stivaloni neri. Un cappello di lana rosa gli copre la testa, coprendo i suoi capelli mossi, lunghi e castani. Inoltre con se ha una borsa di jeans, non tanto grande, dove fa capolino una bella sciarpa bianca. 
Doveva a ver molto freddo con quei vestiti leggeri!
«Piacere! Io sono Vargas, Vargas Leon!» mi presentai.
«Ciao! Io sono Violetta Castijo!» si presentò lei sorridendo. Devo ammettere che ha un bellissimo sorriso.
«Cosa ci fa lei qua?» chiesi cortesemente. Lei fece una faccia stupita, mentre si sedette davanti alla mia scrivania strofinandosi le braccia.
«Sono qui per il ruolo di baby-sitter.» adesso sono io a fare una smorfia contrariata.
«L-Lei? Io ho chiesto esplicitamente un ragazzo per questo lavoro!» le dissi e il suo bel viso si... Cioè e il suo viso si rabbuiò. Si fece più avanti con la sedia e mi guardò dritto negli occhi. Era una lotta di sguardi, di chi resisteva di più. I suoi occhi nocciola perforavano i miei verdi; dopo un poi mi stancai, non so perché ma il suo sguardo mi metteva in soggezione.
«Ma io ho bisogno fortemente di essere assunta! Non mi rimane più niente ormai!»rivelò sussurrando nervosamente. Aveva gli occhi lucidi e si torturava continuamente le mani. 
«Lei... Che cosa le rimane?» chiesi titubante. Povera ragazza...
«Non ho più niente, ho speso tutti i miei soldi per mia zia!» ora diventai io nervoso. Cavolo, ho toccato un tasto dolente! Ma che ero cretino!?
«... Mi faccia vedere il suo curriculum!» esclamai alla fine e lei sorrise trionfante porgendomi i fogli. 
«Violetta Castijo, argentina nata a Buenos a Aires... Bla bla bla... Apprendista nel ruolo di attrice... Veramente?» le chiesi curioso. Violetta a quella domanda esultò come una pasqua battendo le mani eccitata. Si vede che nessuno si interessava tanto a lei.
«Certo! Da piccola mio padre mi regalò un solo libro, che ancora conservo. Era "Romeo e Giulietta" e all'inizio non ci capivo nulla perché avevo solo otto anni, ma tutti quei paroloni e quel romanticismo mi affascinavano. Non lo lessi tutto all'inizio, mi immaginavo come poteva finire la loro storia... Da grande poi lo finii di leggere interamente, e quel finale inaspettato mi ha fatto venir voglia di recitare, poiché in fondo, alle ultime pagine, c'erano i testi dei copioni. Mio padre però non voleva... Ma io conservo ancora questo sogno...» raccontò sorridendo malinconica.
«Alla fine hai avuto un qualcosa per cui lottare, io ho fallito così tante volte che neanche ricordo per cosa mi facevo valere!» cercai di sdrammatizzare e infatti Violetta sorrise, uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto, e cominciò a ridere. Che bella risata che ha! Mi lasciai trascinare anch'io e ci ritrovammo a ridere sbracati sulla mia scrivania.
«Ahah... Allora Violetta, quanti hanno avrà? Venti, ventuno?» chiesi guardandola attentamente. In realtà ne dimostrava molti di meno.
«Diciotto!» sussurrò imbarazzata.
«Wow, è giovane lei!» 
«Anche lei visto che ha ventidue anni!» 
«E lei come lo sa?»
«Bo... Ho tirato ad indovinare Leon! Cioè, signore!» si corresse lei, ma non potevo non ammettere che il mio nome uscito dalle sue labbra aveva un bellissimo suono!
«No, non fa niente diamoci del tu!» proposi e Violetta sorrise.
«Allora Leon, però non mi hai ancora parlato di tuo fig...» non fece in tempo a finire la frase che un urlo spacca timpani risuonò per tutto il corridoio. 
«PAPAAAAAAAAA!!!» urlò una voce di bambino, e la porta si spalancò sbattendo al muro.
«Papà!!! Io voglio una mamma non il tizio che ti mette in punizione!» esclamò il mio bambino entrando nell'ufficio, per poi saltarmi addosso aggrappandosi al mio collo. Io lo guardai severamente, ma lui mi indicò Roberto, il mio fido compagno di lavoro.
«Robbi oggi mi voleva mettere nell'angolino!» si lamentò lui, spostandosi i capelli castani sudati di lato. Aveva otto anni, due guanciotte rosse, una bocca piccolina e gli occhioni verdi. Era proprio uguale a me!
«Leo, Roberto non ha fatto nien... Ehi! Mi ascolti!?» esclamai contrariato, ma vidi che stava osservando Violetta, che stava la seduta a guardare il mio bimbo, sorridendo. A quanto pare anche a Leo piacciono i suoi sorrisi, perché sorrise anche lui.
«Ciao Leo! Io sono Violetta, piacere di conoscerti!» disse la ragazza alzandosi dalla sedia, per poi chinarsi accanto al bambini porgendogli la mano, che lui strinse guardandola con gli occhi sgranati.
«Violetta? A me piace di più Vilu!» esclamò lui contento.
«Va bene tesoro, chiamami Vilu!» sorrise la castana. Le brillavano gli occhi, le piaceva molto Leo!
«Sarai tu la mia mamma vero?» chiese Leo sorridendo.
«Si, sarò io la tua mamma d'ora in poi, e non me ne andrò mai!» esclamò tutta eccitata Violetta.
«Ehi! E chi ti ha detto che verrai assunta?» chiesi sorridendo furbamente.
Sentii subito dopo un vibrare nella mia tasca dei pantaloni. Afferrai il mio cellulare e lessi il messaggio. Che strano... Era di Roberto! Alzai lo sguardo e lo vidi li, dietro alla porta, che mi intimava a leggere ciò che mi aveva inviato.

Da ROBERTO a LEON.
"Ho visto come la guardi Leon!
Assumila e basta!"
Ricevuto alle 11.48

Da LEON a ROBERTO.
"Come la guardo scusa?
Io sono un V-A-R-G-A-S!"
Inviato alle 11.50
(Il messaggio è stato letto dal destinatario)

Da ROBERTO a LEON.
"Si ok, ma almeno datti una mossa
ad assumerla che sennò qui finisce 
che fa sera e sennò Leo ti strozza!"
Ricevuto alle 11.53

Alzai lo sguardo e vidi che mi guardavano tutti ansiosi. 
«Leo, accompagna Violetta a fare il giro della casa e alla fine mostrale la stanza in cui dormirà!» esclamai. Leo esultò contento, e trascinò la ragazza verso l'uscio della porta, ma  lei si girò appena in tempo per mimarmi con le labbra un grazie, per poi scomparire trascinata dal bimbo.
Io sorrisi, involontariamente, ma sorrisi ed ero così preso... Beh... A sorridere, che non notai Roberto entrare nella stanza.
«Leon, hai fatto molto bene ad assumerla!» mi disse, sedendosi sulla sedia davanti a me.
«Mi ricorda tantissimo lei...» sussurrai strofinandomi il viso con le mani.
«Ehh... Lo so Leon, ma io so che ha qualcosa in più...»
«Stai insinuando che la mia ex-moglie non ha un qualcosa che invece ha Violetta!?»
«No no Leon, ma diversamente da lei, Violetta ti ha attratto subito!»
«E con questo?! Forse è solo perché le assomiglia e per questo sono rimasto colpito!»
«Vabbè... Leon non commettere errori, lo sai come finirà!»
«Purtroppo si Norberto... Purtroppo si...» borbottai non facendo caso a quello che dissi.
«SANTO DIO LEON!!! Roberto! Sono Roberto!» urlò il mio assistente, per poi uscire indignato dal mio ufficio. Cavolo, devo segnarmi che quando sclera se ce mette eh!

POV VIOLETTA
Avete presente quando chiudete gli occhi e vi immaginate che la scuola chiudesse prima ancora che cominciasse? Beh... Oggi è successo a me! Però la cosa bella è che il mio desiderio si è avverato! 
Ora sto mano nella mano con Leon e stiamo facendo una passeggiata romantica...
No non è vero ahaha! Oh Dio, come mi è uscito questo pensiero adesso?! Comunque sia...
Faccio il replay!
Ora sto mano nella mano con LEO e stiamo facendo una passeggiata PER CASA! 
Volete sapere com'è? Prendete come esempio la villa di Messi e moltiplicatela per tre!
Villa Messi. x 3 = CASTELLO (dei sogni di Violetta)! 
Cavolo, il salone è enorme! Vi si accede da una porta di vetro scorrevole, oppure dalla rampa di scale che porta al piano superiore. Ad un lato c'è un enorme divano in pelle nera, con i bordi ricamati in oro e i cuscini dello stesso colore. Una televisione al plasma di ultima generazione è posata accuratamente su un tavolino di vetro posto davanti al sofà, con sopra anche un portacenere e una piccola pianta grassa contenuta in un altrettanto piccolo vaso. Le pareti sono dorate, e il soffitto è bianco, dal quale pende un bellissimo ed enorme lampadario di cristallo! Ai due lati del divano ci sono due lampade bianche con la base d'oro e posto in un angolo del salone, c'è un bellissimo pianoforte nero a coda! È meraviglioso! Invece, nel lato sinistro della stanza, vi sono un tavolo di legno lucido e con i brodi d'oro e delle bellissime sedie in pelle nera! Mamma mia ragazzi! Voglio abitarci qui! Ah... È vero! Ci abiterò qua evviva! 
Ora Leo mi sta gentilmente mostrando la cucina: tanti lunghi tavoli in legno di ciliegio, posti tutti in fila orizzontale, pieni zeppi di roba da mangiare, bibite, pentole, posate e quant'altro! Inoltre, ai lati della stanza ci sono i forni e i fornelli, lavandino e lavastoviglie... Insomma, tutto il "minimo" indispensabile ahaha! Appese alle pareti ci sono le credenze, che chissà cosa conterranno! Poi a fare da luce ci sono tante piccole lampadine che pendono dal soffitto, dove al centro c'è un bel ventilatore di colore azzurro. Ah, mi ero dimenticata di dirvi che qui ci sono un sacco di cuochi e cameriere, tutti in una divisa azzurra come il ventilatore: cappelli, grembiuli e asciugamani tutti del medesimo colore! 
Leo mentre mi indica tutto ciò che c'è di interessante mi dice anche come si chiamano i collaboratori: un signora, un po' cicciottella, si chiamava Olga, mentre un cuoco con dei stranissimi baffi alla francese si chiamava Milton. Mah... Che nome strano! 
Ora mi fa visitare la "Stanza Lavandaia", dove ci sono tantissimi stendi panni, e altrettante sguattere che gironzolano appendendo abiti, pulendoli, stirandoli o che semplicemente lavavano per terra. Leo mi presentò subito una sua amica di gioco, Lena, che dovrebbe avere solo pochi anni in meno di me. Lei mi sorrise e io feci altrettanto, come erano gentili qui! Ora invece il bambini mi fece salire le rampe di scale, dove ci portarono alle camere da letto e ai bagni personali. Lui mi portò subito alla mia e rimasi a bocca aperta! Era bellissima! C'era un bellissimo letto matrimoniale, con le coperte di lino rosa e decorate con merletti e paillette di colore azzurro. Invece, al di sopra del letto c'era un bellissimo baldacchino a rete anch'esso azzurro, che faceva un'aurea alla stanza... Come dire... Magica! Poi accanto al letto, c'era un bel comodino rifinito dove vi erano posati vari libri che avrei letto subito, uno zaino con gli smile (probabilmente me l'avevano regalato perché sapevano che vado ancora all'università) e una penna bellissima! Era rosa, con delle finte piume azzurre sulla punta e aveva la mina arcobalenata! Incredibile no? Posai la borsa di jeans sul comodino, accanto a una bella abat-jour e appesi la mia sciarpa bianca ad un attaccapanni che era dietro alla porta. 
Sempre guardandomi intorno mi sedetti sul letto, tanto da  non accorgermi che c'era qualcuno con me. Notai anche in bella vista un armadio bianco, posto all'angolo sinistro della stanza, che aveva i cassetti azzurri (mentre le ante bianche) e tutte le maniglie rosa.
Mi alzai velocemente e lo aprii curiosa. Migliaia di vestiti, gonne e chi più ne ha più ne metta mi apparvero davanti! E tutte della mia misura! Wow... Essere ricchi non è solo un svantaggio!
«Vilu, rimarrai con me vero?» mi domandò una vocetta acuta, mi voltai e vidi Leo.
«Oh si, te l'avevo già detto e promesso tesoro!» gli risposi sorridendo, in fondo era pur sempre un bambino e non potevo arrabbiarmi con lui per avermi rotto tutti i bei pensieri sulla mia stanza e sui miei futuri capi da indossare! Mi risedetti sul bordo del mio letto e lo invitai a fare lo stesso.
«No è che tu non parli molto!» balbettò arrossendo, buttandosi accanto a me. Arww che dolce che è!
«Ohh cucciolo non preoccuparti!» 
«Io sono LEO! L-E-O!!!» mi corresse incrociando le braccia facendo quella faccina che facevano tutti i bimbi che volevano ottenere qualcosa a tutti i costi. Insomma... Basta che vi immaginate me alle prese con un venditore ambulante e una bellissima cover che vende e che non posso permettermi hahaha!
«Si LEO, ma parlami un po' di te... Che ti piace fare?» chiesi curiosa.
«Ehm... Io amo tanto ballare e papà vuole mandarmi ad una scuola di danza Hip-Hop ed è sicurissimo che sarò molto bravo!»
«Non ne dubito, io invece canto!» 
«Oh che bello! La mia mamma mi cantava sempre una bellissima ninna nanna!» mi raccontò sorridendo nostalgicamente.
«Ti manca tanto vero?» chiesi stingendogli la sua piccola, ma tuttavia paffuta manina.
«Si... Ma ormai è andata... Però non capisco perché papà non l'ha lasciata subito...»
«Che avrà fatto di così cattivo per farsi odiare da te?» chiesi curiosa. Insomma, un bambino non può odiare la sua stessa madre!
«Ci ha lasciati, mollati...» rispose stingendomi forte la mano. Poverino chissà quanto aveva e soffre ancora! Decisi così di non continuare a insistere su questo argomento.
«Ma almeno era intonata questa mamma?» chiesi cercando di sdrammatizzare.
«Abbastanza, ma dipende tutto da  come canti te!» Leo sorrise furbamente e io comincia ad agitarmi. No e poi no! Non avrei mai cantato davanti a un bambino, per di più di otto anni e che conoscevo a malapena!
«E dai! Chiudo gli occhi se vuoi!» disse tappandosi la visuale con le mani.
Sbuffai e cominciai ad intonare la prima strofa, guardandolo di sottecchi poiché stava sbirciando. 

Inexpresiva o automaticada
Supercreativa o muy apasionada
Hacer todo por saber quien eres
Seguir tu camino
Si asi lo prefieries

Lo vidi sorridere e si tolse le mani completamente dal viso e cominciò a batterle a ritmo della mia voce. Lo guardai e continuai a intonare la strofa.

Se que te gusta ser transparente
Ser diferente entre tanta gente
Seguir un sueño y no detenerse
Tu luz brilla y ya se enciende

Ora cantavo con più sicurezza, in fondo il brano parla di questo no? Unica, super creativa e molto appassionata! Me stessa insomma! Io sono unica, di Violetta Castijo ne esiste una al mondo! Super creativa nell'arte, nell'espressione di se stessi... Di ciò che amo? Si, di ciò che amo! Terzo aggettivo, appassionata! Ragazzi se non sono appassionata io qui nessuno lo è modestamente! Io amo la musica, è la mia passione e la mia vita! Ero e sono una ragazza poco socievole, che mi apro solo a coloro che mi dimostrano fiducia... Ma con la musica...

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot
Hago mi camino y descubro quien soy
Vivo como siento y eso me hace cambiar

No, non siamo zombie ne robot! Siamo chi siamo, come siamo nati e come saremo per sempre! Perché ognuno di noi è perfetto nella sua imperfezione!

Soy diferente, única, única

Con una sola frase, espressi ciò chi siamo e come dobbiamo essere: unci! Unci nel nostro genere!

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot
Hago mi camino y descubro quien soy
Vivo como siento y eso me hace cambiar

E riecco il ritornello, mi azzardo a chiudere gli occhi e il mondo scompare. Non sono vicino a Leo, non sono in una villa ma invece sto in un prato fiorito, con delle amiche che non ho mai avuto e che spero di avere presto. Con la musica mi chiudo nell'ormai famoso "mondo di Violetta"! 

Soy diferente, única, única

Yo no soy un zombi
Yo no soy un robot!

E concludo così alzando un braccio al cielo e posando l'altro su un fianco, mentre sto in piedi con le gambe leggeremo divaricate. Mamma, che euforia! Dovrei farlo più spesso. Apro gli occhi per vedere dov'è Leo, e lo trovo... Oh santo Dio! Sull'uscio della mia stanza ci trovo Leon, che ha in braccio il figlio che batte ripetutamente le mani. Non so come però arrossii, quegli occhi verdi dal più grande dei Vargas mi mettevano soggezione.
«Vilu! Sei stata bravissima! Potresti fare invidia perfino a Ludmilla Ferro!» mi disse Leo, sorridendo come un cretino. No no, che amore che è! La Ferro ora è la cantante del momento, che ha spopolato grazie a una canzone che ha composto lei stessa, ovvero "Destinada a brillar", una canzone a parer mio meravigliosa! Quanto mi piacerebbe conoscerla...
«Violetta!!!» una voce mi riscosse dai miei pensieri.
«S-Si, stavo pensando.» balbettai. 
«Va bene... Violetta ti dovresti andare a studiare in una scuola di canto!» mi disse Leon. A quelle parole feci, anzi, avrei fatto salti mortali, se solo un brutto pensiero non si insinuò nel mia mente. "Non posso pagare la retta"
«Mi piacerebbe tantissimo Leon, ma non posso a meno che non mi danno una borsa di studio!» spiegai, abbassando lo sguardo e torturandomi le mani. Sento che si avvicina, però non mi sposto da come sono, ma due delicate dita mi si posarono sotto il mento e me lo alzarono. Osservai come incantata quei due occhi verde smeraldo, dalla forma e struttura perfetta... Ora fisso attentamente anche le sue labbra, leggermente rosate e con nessuna imperfezione. Chissà di che sapranno! No! Vilu non pensare a niente ora!
«E se ti pagassi io la retta?» mi sussurrò e il suo fiato caldo si infranse sul mio viso. Brividi dappertutto cominciarono a salirmi lungo la spina dorsale.
«Mi renderesti la ragazza più contenta a questo mondo!» rivelai deglutendo. Cavolo solo a me faceva questo effetto?!
«Allora è confermato! Domani pomeriggio ti porto alla tua nuova scuola!» 
«Ahhhhhhh!!! Grazie!!! Ma scusa... Come farai con Leo?» esclamai abbracciandolo, per poi staccarmi subito con le guance infuocate.
«Andrete nella stessa scuola!» mi spiegò Leon sorridendo, mentre si avvia verso la porta. Non so come corro verso di lui e l'abbraccio ancora. Lo sento irrigidirsi e faccio per staccarmi, ma poi lui ricambia quasi subito e mi ritrovo stretta a lui, mentre sorrido pensando al mio nuovo futuro, ma non sarò sola... Ci saranno anche Leon e Leo con me!

NOTA AUTROE: ragazze eccomi tornata con una nuova storia Leonetta, ma sai che novità ahahah! Allora, vi piace? Spero che piaccia a molti, ma fidatevi che vi appassionerà molto e vi travolgerà in una storia d'amore senza fine! Allora, il nome Leo vi piace? A me tantissimo, specialmente perché assomiglia a quello di Leon! Poi poi poi entreranno in scena molti altri personaggi e godetevj questo capitolo, perché se la continuerò sarà più o meno un mezzo disastro perché non mi metterà l'hatml purtroppo T.T! Ora vado di fretta ahaha, dedico questo capitolo alle pazze del gruppo, spero lo apprezziate!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nel "nostro" mondo ***


POV VIOLETTA
Ora sto in giardino, ah, non ve l'avevo detto che c'era un giardino, o meglio, un parco in questa villa? Bè, ora lo sapete. Sto seduta su una bella coperta bianca in mezzo a un campo di fiori. Vi giuro che se mi abbasso, la quantità di fiori eccessiva che c'è intorno a me mi coprirebbe del tutto, e potrei così non farmi notare da occhi indiscreti. Sembra strani che ci sono fiori in inverno, però qua crescono! Sarà una di quelle cosette che usano i signori ricchi sulle loro piante! Rigiro tra le mie dita la Matita Arcobaleno, (come l'ho chiamata io) e sto pensando in quale occasione usarla. Mm... Potrei utilizzarla per comporre canzoni, oppure per disegnare... No... è ridicolo! Mi sdraio sulla coperta e osservai attentamente il cielo tinto di rosso e di arancio. "Sono due colori caldi, perciò trasmettono calore" mi diceva mia madre, quando da piccola osservavamo, al tramonto, gli stormi di rondini volare nei paesi più caldi, come l'Africa! Io da grande stupida le prendevo la manina e dicevo che un giorno sarei arrivata lassù, con le rondini, e sarei stata la regina dei colori caldi, per riscaldare il cuore a tutti. Però, adesso lo so che non è possibile, e ciò che mi diceva mia madre non era vero! Il calore non lo trasmetteva quel cielo rossiccio, ma la sola presenza di lei. Quanto mi manca... Mi stavo per addormentare, quando sentii qualcuno chiamarmi, mi alzai subito e presi la mia corona di margherite che mi ero fatta. Me la sistemai sul capo e corsi verso la villa, cercando di non calpestare troppi fiori. Arrivai lì col fiatone, niente più corse per me oggi!
«Ehi Vilu! Pare che hai corso una maratona!» mi prese in giro Leon, che è sbucato da non so dove.
«Non è colpa mia se mi perdo in questa reggia!» mi difesi facendogli la linguaccia.
«Uhhhh... Nervosette?» ghignò Vargas. Che cretino! No Vilu, non abbassarti ai suoi livelli!
«Un po'...» dissi mordendomi a sangue il labbro inferiore, solo per non imprecargli contro!
«Bene, allora ti farà bene sfogarti su questo qua!» esclamò tutto contento, e mi porse un quadernino, anzi, un diario segreto. Che bello mio Dio! Il lucchetto si trova all'interno di un fiore viola, posto in un'ala del diario, che quando lo apri puoi spostarla dove vuoi. Ha una striscia di stoffa anch'essa viola a coprire il bordo, e il resto è decorato da disegni astratti di fiori e altro... I colori principali sono il viola e il fucsia, mentre con il nero c'è segnato di che marca è nella parte inferiore. Aspetta... Giuro che se scopro che mi ha fatto innervosire solo per farmi trovare utile questo "coso" lo strozzo!
«Wow... Grazie mille non dovevi scomodarti!» balbettai sorridendo. Anche Leon sorrise e mi prese dalle mani il diario, tirando fuori dalla tasca dei suoi pantaloni una collana. Ma la cosa strana è che il ciondolo era una chiave d'argento, che infilò nel lucchetto e aprì il diario. Me lo porse e vidi alla prima pagina, scritto in arcobaleno "Violetta". Che pensiero gentile che è stato! Tirai fuori la mia matita per scrivere qualcosa sopra, ma poi mi venne in mente che era perfetto! Potevo usare la mia matita sul diario! Il ragazzo poi mi mise in mezzo al diario la collana, sempre con quel sorriso vittorioso in faccia. Che avrà da sorridere dico io!
«Prego, per te io e Leo faremo tutto!» mi disse Leon, toccandomi la punta del naso con l'indice, per poi andarsene via. Sorrisi, ormai avevo capito, forse, com'era! Inutile pensarci, i maschi! Visto che stasera c'era una cena di famiglia, per potermi conoscere meglio e c'erano anche degli altri ospiti, decisi di andarmi a lavare.
Mi diressi in camera mia e mi andai a fare una bella doccia nel mio bagno personale. Usai uno shampoo al cioccolato, un balsamo alla fragola e una saponetta al limone, per poi sciacquarmi tutta. Quando uscii mi avvolsi subito in un accappatoio bianco, e mi sedetti su uno sgabello davanti allo specchio. Quanta roba! E ora che metto? Decisi di farmi la pulizia del viso, per poi mettermi un leggero fard brillantato sulle guance, e un po' di ombretto rosa, mentre sulle labbra mi misi un bellissimo lucida labbra anch'esso rosa e con i brillantini. Un po' di mascara e la matita. Ora che avevo sistemato il viso, mi concentrai sulle mani e sui piedi, mettendomi uno smalto trasparente come base e sulle punte uno bianco. Mi era sempre piaciuta questa combinazione. Quando lo smalto si asciugò mi misi una crema all'aroma di limone, e poi mi pettinai i capelli. Presi un fon e cominciai ad asciugarmeli. Quando furono completamente asciutti, mi passai la piastra per renderli lisci e ci passai un olio sopra che li rendeva più morbidi. Ecco! Ora sono pronta! Andai in camera mia e aprii l'armadio. Cavolo ora che metto? Di sicuro qualcosa intonato al trucco! Optai per un vestito molto semplice: era corto fino a metà cosca, ed era a fascia sul seno. La parte della gonna era di seta, molto semplice e di un rosa pastello. La parte superiore invece era di broccato, bianca e con qualche paillette dorata. In oltre c'era anche un bel nastro in vita dorato, così quando lo misi lo legai in un bel fiocco dietro alla schiena. Devo dire che se mi vesto tutti i giorni così ben presto diventerò la futura regina d'Inghilterra! Per le scarpe misi delle semplici ballerine dorate, e tra i capelli due rose finte bianche e rosa. Ero pronta! Mi rimirai allo specchio più e più volte, cercando di vedere se non c'era alcuna imperfezione, per poi avviarmi verso la porta. Ero molto nervosa, prima di tutto ero in ritardo, e secondo i genitori del Vargas erano molto rigidi e duri. Cavolo che figura orribile che farò! Scesi la rampa di scale attaccandomi al corrimano, per paura di poter cadere dall'ansia o di poter avere all'improvviso un calo di pressione. No devo restare calma , sennò stropiccio tutto il vestito e inciamperò sui miei stessi piedi. Feci un bel respiro e con eleganza scesi dalle scale, sempre però attaccata a qualcosa. Non si sa mai con me! Quando arrivai nella hall, feci un sospiro di sollievo e con un piccolo balzo scesi gli ultimi due scalini. Mi guardai intorno e sentii delle voci provenire dal salone. La porta di vetro era chiusa quindi... A-avrei dovuta aprirla attirando l'attenzione su di me... Caspita, già è tanto che non mi abbiano notato ora! Deglutii, non mi era mai sceso giù essere la protagonista di qualcosa!
Nervosamente bussai, e un "avanti" detto in modo scocciato mi fece intuire di entrare subito e senza lamentarmi. Entrai cercando di nascondere al meglio l'ansia che provavo, chiudendomi la porta alle spalle, e mi feci un passo avanti. Ora, seduti al tavolo, c'erano sei persone, ovvero Leon, Leo, i genitori del primo credo, un tizio in smoking e una bella ragazza dai capelli neri.
«Buonasera!» esclamai sorridendo. Dovevo essere calma punto e basta!
«Buonasera!» mi risposero in coro, tranne Leon che mi disse un "Violetta! Siediti qua!" indicandomi una sedia in mezzo a lui e a quella ragazza che non conoscevo. Mi sedetti li cercando di essere il più elegante possibile, sistemandomi con grazia la gonna per non stropicciarla sedendomici sopra.
Tutti mi guardavano. Forse aspettavano qualcosa...
«Ehm... Salve, io mi chiamo Violetta Castijo e sono la nuova baby-sitter di Leo.» dissi cercando di rompere il ghiaccio, visto che stavano tutti zitti.
«Nessuno gliel'ha chiesto signorina!» sibilò una donna dai capelli biondi e dagli occhi verdi, che indossava un bel vestitino rosso. Probabilmente era la madre di Leon.
«Madre non la tratti così!» mi difese il ragazzo accanto a me. Io invece rimasi zitta, abbassando il capo. Di nuovo silenzio totale.
«Potrei avere l'onore di conoscere invece i vostri nomi?» chiesi sorridendo in modo falso. Già mi ero stancata di loro!
«Oh si certo! Io sono Nata Hernandez e lui è mio padre, Lanfranco Hernandez. Loro invece sono la signora Mara Vargas e Fernando Vargas!» mi rispose ora la ragazza corvina. Le sorrisi in segno di gratitudine e anche lei lo fece. Pff... Almeno qualcuna con cervello!
«Natalia stia zitta!» l'aggredì il padre.
«Subito padre!» sussurrò abbassando lo sguardo sul suo bel vestitino turchese.
Quanto sono maleducati questi qui dell'alta società! Eccetto Nata, Leon e Leo.
«Vilu sei bellissima stasera!» esclamò il bambino, sorridendomi.
«Grazie! Anche t-voi siete bellissimi!» mi corressi subito, non volevo avere un altro rimprovero da quella megera!
«Grazie!» dissero tutti in coro, di nuovo... Che pal-palpebre! Questi qua sembrano statue di cera!
«Allora... Signorina Castijo, mio figlio mi ha parlato che canta sublimemente, può confermarmi ciò che ha detto?» mi chiese in modo gelido Fernando.
«Padre, se ti dico così è così!» intervenne Leon.
«Signorino Vargas, non si abbassi a questi toni da indisciplinato!»
«Scusi padre.»
«No signorino Leon, basta! È sempre stato fuori dai gangheri, bugiardo e se posso, menefreghista! È un disastro se ne rende conto?» chiese con calma il padre. No ora basta!
«La smetta di dire certe cose! Leon ha dei sentimenti e non creda che così non si sia offeso. Anzi! Tutto il contrario! Voleva solo difendermi e lei che fa? L'attacca senza alcuna ragione concreta! E se posso permettermi, lei e sua moglie dovreste ritenervi un disastro, perché se Leon non è cresciuto come volevate voi vuol dire che siete dei genitori pessimi!» ringhiai alzandomi dalla sedia. Non ero più in me! Tutti mi guardarono scioccati.
«Ma lo sa a chi si sta riferendo signorina Castijo?» fu Mara ora ad aprire bocca.
«No! Non mi interessa un bel niente con chi sto parlando signora Vargas! E se osa...» stavo dicendo e avrei continuato a imprecare se i camerieri non irruppero nel salone e ci servirono la cena. Silenzio. Di nuovo. Che noia! Stupidi camerieri! Se non entravate potevo dare una bella lezioncina a quella donna stupida quanto voi! Ma no... Non centrate niente voi! Ma che sto parlando da sola? "Si Violetta parli da sola" stupida voce della coscienza! Non toccai cibo, neanche la torta al cioccolato. Almeno, non ora!
«Pss...» mi girai e vidi Nata sussurarmi qualcosa.
«Sei stata molto coraggiosa! Però ora i signori Vargas di daranno filo da torcere!» mi disse a bassa voce. Io annuì.
«Ma perché sono così freddi?» domandai anche io con il tono più basso che riuscivo a fare.
«Sono sempre stati molto esigenti ma ora odiano il figlio perché ha divorziato con la moglie!»
«Ma era un matrimonio combinato o voluto?»
«Non si sa niente su questo... Alcuni dicono che il giovane Vargas volesse solo usarla per avere degli eredi e nient'altro, ma è una balla! Altri sospettano di un matrimonio combinato e altri ancora credono che l'abbiano deciso insieme!»
«Ma con chi si era sposato?»
«Si era sposato con un ragazza che si chiamava... Ehm... F-Franca? No troppo banale... Ehm... Ludovica? No no è sua cugina... Non me lo ricordo molto bene ma so solamente che lei l'ha ingannato, abbandonato con il figlio, ed è scappata via!» rimasi scioccata dal sue parole.
«Ma sei proprio sicura di non ricordarti il nome?»
«Si chiamava... Si faceva chiamare "Signorina Campanula" ma non chiedermi altro che non so più niente!» sussurrò. Le sorrisi e lei ricambiò. Che gentile che è stata!
«SIGNORINA NATALIA STIA ZITTA!» ringhiò Fernando e Nata si zittì subito e si sedette dritta dritta sulla sedia.
«E anche lei signorina Castijo! Stiamo affrontando un argomento molto importante!» mi rimproverò la signora Vargas. Pff... Ho di meglio a cui pensare!
Senti una qualcuno stringermi la mano, alzai lo sguardo e vidi quello rassicurante di Leon. Ora andava meglio, perché so che ho il suo appoggio! Il ragazzo mi porse anche un biscotto, ma non sapevo se prenderlo... La mia pancia diceva di si, perché stavo morendo di fame, ma la mia mente di no! Cavolo, prenderlo significava spezzare il mio orgoglio, ma io da quando in qua ho questo orgoglio? Mah... Vabbè... Timidamente allungai la mano e presi il biscotto, gli detti un morso e lo riposai subito sul piatto. Vidi Leon scuotere la testa rassegnato, e poi si rimise a parlare con i suoi genitori, sempre però, stringendomi la mano. -Mamma, cosa devo fare ora? Questi qui non mi lasciano stare, parlano male di me sempre- pensai. Quando ero in difficoltà "chiedevo" aiuto sempre a mia madre, che al solo pensiero mi dava una forza e un coraggio indescrivibile. Oh Santo Dio! Datevi una mossa, dite ciò che vi pare ma fate qualcosa madonna! Non so più che fare! Aspetta... Non so più che fare... Forse è perché non mi date del tempo per pensare...
«Vi confesso che non so bene cosa fare... Forse è perché non ho tempo per pensare!» intonai e tutti mi guardarono stupiti. Invece Leon e Leo annuirono estasiati e cominciarono a battere le mani seguendo un loro ritmo. Nata mi sorrise e anche io lo feci.
«I miei dubbi sono tanti...» cantò per me.
«E non posso andare avanti!» continuai per lei.
Ora Leon non mi teneva più la mano, al contrario, mi cingeva la vita con un braccio, sfidando i genitori a lamentarsi.
«Ma ora sono stanca non aspetto più!» questa frase la cantai rivolta ai signori Vargas, che avevano un espressione impassibile ma tuttavia avevano lo sguardo sorpreso.
«Mi sveglio ancora qui nel mio mondo, questa sono IO! Da oggi io vivrò fino in fondo il destino mio! Finalmente lo so: ascolterò tutto ciò che provo, tutto tutto! Finalmente lo so: ascolterò tutti ciò che provo niente mi spaventerà!» mi ero liberata dalla presa di Leon, e ora ero in piedi sulla sedia. Ora basta! Non è il mio mondo questo! Io voglio nella mia vita solamente Leon, Leo e Nata!
«E mi accorgo che quel che sento sta cambiando...» importa è Nata a cantare, che mi ha raggiunta subito. Sorrido ancora, quanto possono essere buone e brave le persone che mi fanno sorridere subito? Bo!
«Tutto intorno a me ad un tratto sta girando!» no, vi prego ditemi che non è lui! Mi giro lentamente e vedo Leon intonare questa frase. Cavolo quanto è bella la sua voce, ma mai quanta la sua bellezza! No no Vilu riprenditi!
«I miei dubbi sono tanti e non posso andare avanti!» ora siamo un po' tutti a cantare, ma che importa? Basta essere uniti! Ora sto prendendo per il braccio Mara, dopo aver scavalcato il tavolo e non chiedetemi come ho fatto!
«Ma ora sono stanca non aspetto più!» adesso vedo Leo attaccarsi alla gamba della nonna. Ahahha che scena divertente!
«Mi sveglio ancora qui nel mio mondo, questa sono IO! Da oggi io vivrò fino in fondo il destino mio!» ora canto solamente io, e abbassai il tono per rendere tutto più coinvolgente. E poi...
«NON RINUNCERÒ...» ora è Leon, mentre ha preso per la collottola il padre.
«HAI SOGNI CHE HO!» dice Nata, salendo sul tavolo e sfidando con lo sguardo anche lei il suo genitore.
«NO NO NO!» canto io facendo il segno di dissenso guardando Leo rubare un biscotto.
«Non rinuncerò...» ripete Leon.
«Hai sogni che ho!» ora fu Nata a cantare.
«NOOOOOO!» ed è stato Leo a urlarlo, vedendo che mi avvicinavo per rimproverarlo.
«Finalmente lo so: ascolterò tutto ciò che provo, tutto tutto! Finalmente lo so: ascolterò tutto ciò che provo niente mi fermerà!» cantammo tutti in coro, sfidando gli adulti. Io terminai con un braccio alzato, mentre l'altro era intorno al collo di Leon, che mi reggeva tenendomi sul suo ginocchio poggiato a terra. Nata terminò su una gamba e un braccio teso con la mano che segnava il segno della vittoria. Vidi i signori Vargas sgranare gli occhi, poi li trascinammo fuori dall'ingresso.
«Padre, madre. Non sapete che bella è stata la vostra visita!» sorrise falsamente Leon.
«Caro andiamocene e non torniamo mai più!» urlò Mara. Che madre da strapazzo! Una rabbia incontrollabile mi riempii il petto di scosse, e fremevo tutta dalla voglia di prenderla a cazzotti!
«Subito cara, signorino Leon lei ha avuto un comportamento disonesto!» ringhiò Ferdinando o come si chiama... Brutto idiota! Avete svegliato la parte cattiva che c'era in me!
«Oh padre parole sagge, parole sagge...» lo prese in giro lui, per poi stingermi a se.
«Adios! Buona vacanza in Messico!» esclamai, ricevendo occhiatacce di fuoco. I genitori salirono su una bella Ferrari rossa e sfrecciarono via, come il padre di Natalia.
«Signorina Hernandez lei può rimanere con noi se lo desidera!» propose un cameriere e Nata sorrise.
«OVVVIO CHE SI!» urlò la corvina per poi entrare nelle cucine salutandomi gentilmente con la mano. È una brava ragazza, infondo se lo merita di essere rispettata al massimo.
«Quanto a te Violetta vieni qui!» ridacchiò Leon, prendendomi in braccio a mo' di sposa e facendomi roteare.
«Ahahaha! No Leon no! Ahaha vomito la cena sennò ahah!»
«Quale cena? Perché hai mangiato?» mi prende in giro lui, continuando a girare per poi fermarsi e posandomi delicatamente a terra.
«Sei stata bravissima Vilu, non so se te ne rendi conto ma hai battuto il tuo più grande ostacolo... I miei!» esclamò sorridendo. No ti prego non sorridere sennò rischio di svenire davanti ai tuoi occhi! Sai che figuraccia!
«G-grazie... Bè spero di non averti offeso... Cioè spero di non averli offeso... No-ma-si-cosa io... I-io... Cavolo smettila di sorridere!» urlai in imbarazzo. Ops... L'ho detto ad alta voce vero? Vi prego rispondetemi di no!
«Uhhh perché non dovrei sorridere Castijo?» chiese Leon, SORRIDENDO ancora.
«Vargas per essere un ventunenne ti comporti come un bambino di cinque anni!» borbottai. Feci per andarmene, orami non avevamo più niente da dirci no? Vabbè... Dicevo? Ah si! Feci per andarmene ma lui mi afferrò per il braccio e mi strattonò (per l'ennesima volta) a se.
«Cosa vuoi? Che sei diventato indipendente eh Vargas?»
«Scherzi? I Vargas non cadono mai in basso!» mi provocò. Cretino, spiegatemelo voi ora: questo vuol dire che dipendere da me sarebbe una cosa umiliante? Ma che mi prende in giro? No signore, non glielo permetterò!
«Che vorresti dire con questo?!» risposi a tono io. Ok, dovrei stare a vedere dov'è Leo perché ormai è un mio dovere ma cavolo certo che è di coccio il qui presente!
«Pff... No, voglio dire che per i Vargas diventare indipendenti sarebbe come tendere la mano al nemico, almeno questo vale per i miei. Per me... Modestamente... Non saresti male se capisci cosa intendo!» disse, sussurrandomi l'ultima frase all'orecchio. Lo scostai subito da me capendo al volo che voleva intendere.
«Brutto pervertito! E pensare che io sto qui solo per tuo figlio!» buttai giù, tanto inutile parlare con lui! Alla parola "figlio" lo vidi sgranare gli occhi. Probabilmente si sarà appena ricordato di avere un figlio, o magari pensava proprio di non avercelo! Lui mi afferra per il braccio e mi trascina dentro la villa, dicendomi di aiutarlo a cercare Leo. Beh... Posso capire che è in ansia, può essergli successo di tutto in questa "Casa di Messi"!
«Deficiente! Ti ricordi solo ora che hai un figlio?» borbottai tra me e me ma mi avrà sentito perché mi lanciò uno sguardo severo.
«Che vuoi? Che ti chieda scusa?» ribatté scocciato.
«Se se! Chi le vuole le tue scuse?» dissi sarcastica.
«Tutti vorrebbero vedere il grande e glorioso Leon Vargas inchinarsi a chiedere perdono!»
«Awww... Peccato che mi sono persa la prima volta che l'hai fatto sennò te l'avrei chiesto pure io!» ironizzai.
«Piantala che non sei divertente!»
«Non era mio intento!»
«Gnè gnè, intento e un cavolo! Senti donna, ho capito dove vuoi arrivare!»
«Finalmenteeee! Alleluia hai capito che c'è bisogno di mettere un ascensore in questa casa perché non ne posso più! Bravo alleuia!» ribattei, aggrappandomi forte al corrimano per non cadere dalla stanchezza. Era la terza volta che facevamo lo scale e solamente perché Leo non si sa dove sia finito! No ma quando lo piglio deve considerare la sua vita finita eh!
«No no! Il tuo intento è quello di riuscire a sottomettermi!»
«Certooooo io sottomettere te? Ma da dove vieni? Arcobalenopoli?»
«Ha parlato quella che non fa altro che scrivere con quella matita multicolore!»
«Beh almeno quella è realtà non è fantasia!»
«Si si sta zitta bimba!»
«Bimba a chi scusa?! Io ho ben diciotto anni e quin...»
«E io ne ho ventuno quindi porta rispetto che sono più grande!»
«No, tu sei più vecchio non più grande!» stava per ribattere ma un urlo (per fortuna) non lo fa continuare, però vidi che trasalii. Anche io ebbi dei brividi improvvisi... Cosa era successo a Leo?

NOTA AUTORE: Ehi ehi buongiorno, bonjour, buenos dias, good morning e non arrabbiatevi che sto tirando a indovinare ahahah! Ragazze/i mi sono commossa tantissimo al primo capitolo, ho ricevuto tantissime e bellissime recensioni mamma mia grazieee! Oggi se ci riesco cerco di rispondere, ma intanto parliamo del capitoloooo! (Se si può chiamare così) Allora, vediamo come prima scena Vilu in un campo di fiori (che vi giuro in un prossimo futuro amerete e forse avete capito ma non è quello che pensate... Ok sto derilando! >.<) e bla bla bla... Che tenera che si ricorda della madre vero? Poi riceve in regalo il diario che nella realtà ce l'ha già ma volevo che fosse Leon a darglielo visto che lo trovo più romantico, e per voi? A proposito di Leon, l'ultima parte vi è piaciuta ù.ù? Che bel cretino che è Ahahaha! Poooooi, vi è piaciuta l'idea della canzone "Nel mio mondo"? Io l'ho trovata proprio perfetta per quella scena ma parer mio, parer vostro! Pooooooi, si si Leon caccia via quei brutti cattivi che sottovalutano (la quasi TUA) Vilu! Muahahah, ragazze/i nel prossimo capitolo (sempre se ci sarà) ne vedremo delle belle LOOOOOOOL! Cosa sarà quell'urlo, o meglio di chi? Tatatatam... Tatatatam... E poooooi, sapremo chi era la ex-moglie di Leon? Ah no è vero io lo so muahahahah! No ok sto delirando, ora io la smetto e attendo almeno una sola recensione ragazze/i, e se potete recensite tutti e due i capitoli che ci tengo molto di sapere che ne pensate di entrambi! Grazie ragazze/i siete gentilissime/i e molto probabilmente bellissime/i(?) anche se non vi vedo, ah, e per chi mi vuole seguire legga il seguente elenco e a chi non interessa un bel cavolo (e lo posso capire LOL) può anche passare alla fase successiva ahaha!
INSTAGRAM:
@leonettaparasiempre
@bibi_and_nuty_cast
@nuty_love_you
@fanpagev_lovers_love_love
TWITTER:
Leonetta_3 (come qui)
KIK:
Leonetta3
ORA POTETE LEGGERE A CHI NON INTERESSAVA AHHAHA!
Bene, visto che a quanto pere piace a molte persone questa storia aggiornerò una volta e magari più volte (se vedo che ci sono tante recensioni) a settimana, contenti?
Spero di si è che apprezziate anche questo capitolo! Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Serata a finale inaspettato ***


POV VIOLETTA
Ok. Qualcuno mi spieghi cosa cavolozzi è successo!
Stavo tanto bene in quel bel prato nel giardino? SI!
Stavo tanto male alla cena con i genitori di Leon? SI!
Stavo tanto... Mi sentivo euforica quando ho cantato davanti a tutti? SI!
Stavo discutendo animatamente con Leon? SI!
Non sappiamo dov'è Leo? SI!
Yeeee che felicità! Sento la mano di Leon tapparmi velocemente la bocca, mentre mi fa segno di non ribattere. Perché secondo te quando uno perde il proprio figlio nella propria cosa non dovrei lamentarmi? Beh per lui no, ovvio che no! Lui è un "Vagras" ragazzi non si può mica riprendere eh!
Stavo per andare a vedere chi aveva urlato ma lui non toglie la sua stupida manona dalla mia bocca e allora gliela mordo.
«AHI! Ma sei pazza?!» urla lui, agitando disperatamente la mano dolorante. Pff... Babbeo!
«Senti puffone a me pare che sei tu quello pazzo, prima mi dici di tacere e poi sei tu il primo a urlare!» bisbigliai acidamente. Brutto cafone! Ma chi l'ha detto che i maschi sono impavidi e coraggiosi? Questo qua pare uno di quei vecchietti che costringono i bambini a giocare a scacchi!
«Puffone?!» chiese lui scioccato. Aveva una faccia tra la stranita e la stupita. Beh se lo osservo bene è anche un bel ragazzo anche se è un povero nonnino! I capelli li aveva tirati su col gel in un ciuffo favoloso, gli occhi verdi ora spiccavano tantissimo nella penombra calata nella stanza e le sue labbra rosee erano piegate in una specie di sorriso. Io gli darei dieci! Cioè... Intendo di bruttezza ovvio!
«Si, con questa camicia blu mi ricordi un puffo e...» dissi guardandolo meglio negli occhi. Lui sorrise e non potei non farlo pure io. Mi si avvicinò e mi sentii spalle al muro, brutto cafone ora come faccio ad andarmene?!
«E?» mi chiese curioso, inarcando un sopracciglio con fare sospettoso. Mamma che bambino!
«E visto che tu sei un buffone però, ti chiamerò Puffone! Contento?» sussurrai con un gran sorriso di vittoria sulle labbra. Lui scoppiò a ridermi in faccia e cominciai a ridacchiare anche io! Cavolo non avrei mai immaginato di trovarmi in una certa situazione con LUI, il Puffone!
Vabbè comunque è un po' paurosa questa casa: grande, grossa e buia. Capisco che ci dovrebbe essere un interruttore ma dai... Raga noi stiamo in una nuova società no? Ci sarà un un sistema che appena nota una presenza accende la luce no?
«Leon, perché è tutto spento qui?» chiesi in un fil di voce, non lo avrei ammesso neanche sotto tortura ma stare qui, in un corridoio oscuro e deserto insieme al Puffone non mi sentivo per niente a mio agio!
«Beh perché... Amo il gangam-style! Io io io, amo il gangam-Style!» improvvisò lui e lo guardai storto mentre imitava Psy in quella specie di roba che molti definiscono "Ballo"! Ma l'avete visto quel grassone mentre balla con tutte quelle tro... Ragazze intorno? Mah! La gente d'oggi non si sa proprio regolare!
«Parlo sul serio Leon!» sbottai con freddezza.
«Ehi ehi Vilu perché così acida? Hai bevuto troppa limonata? Ah e vero... Tu non hai mangiato a cena!» ironizzò lui e gli mollai un pugno in stomaco. No ok, ho esagerato lo ammetto m-ma è lui che ha cominciato! Il castano si piega in due dal dolore e geme lamentandosi. Cavolo non pensavo di essere così forte ma sarà stata sicuramente la rabbia e lo stress, e poi insomma sei un uomo!
«Così impari a portarmi rispetto!» gli urlai mentre me ne stavo andando via. Volevo assolutamente trovare Leo, metterlo a letto, farmi una bella camomilla e chiudermi in stanza! Colpa dei maschi, tutti uguali! I-io credevo che lui fosse diverso, che non mi trattasse male e che mi capisse. Ammetto io stessa di averlo trattato male ma... Oh mamma! I-io credo che tra noi c'è qualcosa, (almeno per me) che va oltre l'odio, le frecciatine e le discussioni! Pare strano ma mi sono affezionata a lui e poi anche a Leo, e dai ha solamente otto anni e lui ventuno sono soli e... Time-Out! Cosa!? Se Leo ha otto anni e Leon ne ha... Per mille cannoni! Lui è diventato padre a tredici anni!? No no no! Devo andare immediatamente a chiederglielo non può essere possibile! Mi giro per domandarglielo ma non c'è. Controllo a destra e sinistra: sparito! È una mia impressione o mi sono allontanata troppo velocemente e ora non so più dove sono? No aiuto ho paura!
«LEON!» urlo, ma ciò che ottengo è solo un eco. Mi guardo intorno e noto una parete, ricoperta da un appezzamento di raso, su cui è cucito un albero genealogico. Mi avvicino per vedere meglio e noto tante persone, tutte vestite elegantemente. In cima c'è un signore, poi il figlio probabilmente, un altro figlio, un altro ancora e poi vedo sulla stoffa la scritta "Leon Vargas", ma il ritratto non c'è, o meglio, la stoffa su cui c'era era stata bruciata. Cosa significa questo? Quante cose ancora deve dirmi il Puffone?
«LEON!» riurlo, cercando di farmi trovare. Sento dei passi in lontananza, ma non sono pesanti e veloci come quelli del Vargas, ma prolungati e leggeri, come il ticchettio di un orologio; dopo un po' mi appare davanti una donna: boccoli neri, labbra rosse rosse, paffuta e ha in mano un mestolo e indossa un vestitino giallo con un grembiule celeste. Sicuramente è una cuoca della cucina!
«E tu saresti?» mi chiese guardandomi storto. Io chinai il capo a destra per osservarla meglio, non pareva tanto minacciosa o impaurita.
«Sono Violetta, piacere!» balbettai. Sembra strano ma ora voglio Leon qua, e subito!
«Bene Cipoletta puoi anche smammare! Bye bye!» mi ringhiò contro agitando il cucchiaio in aria. Indietreggio spaventata, certe persone sono pazze!
«M-ma...» balbetto...
«Olga es mi empleado!» esclama qualcuno. Mi sporgo alzandomi sulle punte, a causa della grande tazza della donna davanti a me, e vedo Leon agitare le braccia.
«Señor que no te lo advertí!» esclama Olga puntandogli il mestolo contro.
«Olga me perdone, pero usted tiene mucho que hacer, y luego no ser grosero con violeta, que es la niñera de Leo!» ribatté Leon, indicandomi.
«No creo, señor, usted es demasiado joven!» continuò imperterrita la cuoca ma Leon le fa segno di andarsene, e lei se ne va imprecando in spagnolo. Ma che cosa ho che non va?
«Lasciala stare è fatta così!» mi disse sorridendomi. Io di slancio lo abbraccio, non so perché ma avevo bisogno di affetto, di coccole, di sentirmi dire che andrà tutto bene e finalmente non sarei più sola. Lui all'inizio è impalato a fissare il vuoto e allora lascio la presa al suo collo ma sento le sue mani posarsi sulla mia vita e tirarmi a se. Ora mi sento più sicura, che cosa bella avere qualcuno che ti appoggia sempre...
«Violetta perché mi tratti male?» mi sussurrò all'orecchio. Tremai e dei brividi mi salirono lungo la spina dorsale. E ora cosa rispondo?
«P-perché arriverà il giorno in cui ti dovrò dire addio, e non voglio soffrire, non ho più nessuno e per me sarebbe un colpo al cuore!» balbettai, fissando un punto indefinito della stanza.
«E credi che io ti abbandonerei?»
«Tutti lo fanno!»
«E tutti sono destinati a essere felici!»
«Dai veramente cambiamo argomento...» sussurro mettendomi una mano sulla fronte e con l'altra lo spingo leggermente più in la. Lui scuote la testa, forse non si è ancora accorto che sto per piangere...
«Violetta ormai sei parte della famiglia, devi accettare che ora st... Ehi ma stai piangendo?» mi chiese preoccupato, accarezzandomi la guancia destra che è leggermente umida a causa delle lacrime che mi stanno scendendo sempre più veloci sul volto.
«Io vado Leon...» borbottai, per poi spingerlo lontano da me e correre via. Corsi, corsi e corsi, senza rendermi neanche conto dove andassi, ma la cosa positiva è che vidi le scale, salii a due a due i gradini e mi rinchiusi nella mia stanza. No... Ora ho veramente paura di perdere ciò che per una volta era mio...

POV LEON
Mi guardai intorno confuso, dove cavolo è andata sta pazza?!
No poverina non è proprio pazza, ma ha bisogno di qualcuno che la protegga... Se state guardando me vi dico già un "NO" eh! Io a quella bimba non bado neanche se mi pagano, anche perché non ho bisogno di soldi modestamente.
Beh... Ora che ci penso non è una brutta ragazza, anzi è molto bella, e poi è molto gentile ed è una che si fa valere... Però cavolo mi fa ancora male lo stomaco per quel pugno che mi ha dato!
Sbadigliai mettendomi una mano davanti alla bocca e mi diressi in camera mia. Stavo per aprire la porta quando sentii di nuovo l'urlo... Oh Dio è vero c'è Leo! Vilu ha ragione quando mi dice deficiente, cafone, stupido... No ora stiamo esagerando eh!
Mi voltai e entrai nella stanza di Leo, tutto preoccupato. Non feci neanche in tempo a vedere chi c'era che mi arrivò una padellata dietro il collo.
«Ahi! Violetta ti giuro che se sei tu i... Oh ciao Leo!» esclamai sorridendo come un cretino. Per fortuna mi ero voltato sennò avrei continuato a imprecare se non avessi visto mio figlio!
«Bappo stavo giocando con la Lego, però il cattivo vince sempre e allora mi arrabbio!» mi spiega lui dando un calcio a un pupazzetto. Beh, ora si spiegano gli urli!
«Leo ora devi andare a nanna!» gli dissi prendendolo in braccio e posandolo sul suo letto. Lui tuttavia si mette a saltare sopra il materasso e si lamenta.
«No voglio che Vilu mi legga la favola della buonanotte!»
«Stella di papà ora Vilu è stanca! Te la legge domani va bene?» domandai incerto, mentre lottavo per farlo mettere sdraiato.
«Va bene Bappo!» sorrisi e gli lasciai un bacio sulla fronte, rimboccandogli le coperte.
«Notte stella mia, fai sogni d'oro!» esclamai, per poi spegnere la luce.
«Bappo!» mi fermò Leo e mi voltai per guardarlo in viso: aveva un sorrisetto furbo stampato in faccia e questo non porta nulla di buono!
«Ma a te piace Vilu!» esclama dopo avermi fissato per un po'. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva e mi dovetti appoggiare alla maniglia della porta, che però si aprii e caddi a terra come un salame. Leo scoppiò a ridere rotolandosi nel letto e mi indicava come se fossi la cosa più buffa del mondo. Mah siamo sicuri che è mio figlio?
In quel momento passò Violetta e appena mi vide per terra corse da me spaventata.
«Leon cosa stai combinando?!» sbraitò lei, prendendomi per la collottola della camicia e alzandomi con uno strattone. Wow un giorno la sfiderò a braccio di ferro! Quando fui in piedi mi misi a fissarla intensamente: indossava una camicia da notte rosa, con la parte superiore in raso nero, che formava fantasie floreali e poi ai piedi aveva delle ciabatte pelosette nere. Poi osservai il suo viso, non era più truccata e quasi quasi sta realmente meglio senza trucco! Ero così preso ad osservarla che quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla sobbalzai dalla paura. Mi girai e vidi Lena, una ragazza molto gentile che faceva parte della "Stanza Lavandaia"!
«Porca miseria Lena mi sono preso un colpo!» esclamai, posandomi una mano all'altezza del cuore! Ok, sembro cretino lo ammetto!
«Io l'ho sempre detto che sei un tonto!» borbottò Violetta ridendo a braccia conserte, mentre osservava me e la ragazza.
«Zitta Bimba!» ghignai.
«Ok ok, mi arrendo!» sta al gioco lei. Io ridacchiai e poi mi voltai finalmente verso Lena, che ci stava guardando sorridendo furbamente. È una mia impressione o devo avere paura?
«P-perché ci guardi così?» chiese Violetta, strofinandosi la braccia poiché stava solo con una camicetta. Mi tolsi la mia felpa del Manchester e gliela porsi.
«Non serve grazie!» sorrise lei. Mm... Non mi ha urlato contro bene! Già un avanti!
«No tieni!» gliela posai delicatamente sulle spalle e lei mi sussurrò un debole "grazie" e io le feci cenno col capo a voler dire "prego". Poi le cinsi la vita con un braccio sorridendo e lei mi osservò con quei occhioni nocciola che si ritrovava. Quanto era tenera! No ok, la pianto!
«Ehm... Violetta vieni ti mostro come funziona qui!» disse Lena con una strana luce negli occhi... Oh Dio neanche mi ero accorto che c'era pure lei!
«D-di sera?» chiese la mora, per poi girarsi a guardandomi confusa.
«Vai tranquilla Vilu, io metto a letto Leo!» bisbigliai, vedendolo già rannicchiato tra le coperte e il pollice in bocca. Che cucciolo che è! Mi girai e Violetta stava annuendo compiaciuta, e poi se ne andò dietro Lena. Sospirai e poi misi mio figlio sotto i vari lenzuoli e mi sedetti accanto a lui.
Stranamente avevo solo una cosa in testa: Violetta!
Il suo sorriso non mi si levava dalla mente e non facevo altro che pensare a lei! Alla prima volta che l'ho vista entrare, a quando l'ho sentita cantare, a quando abbiamo discusso, a quando abbiamo cantato insieme... No no questa cosa porta solo guai devo smetterla di girare intorno a certe cose! Sono adulto e devo pensare solo al mio obbiettivo!
Mi passai una mano tra i capelli e sbuffando scesi le scale e arrivai in salone. Violetta ha ragione! Ci vuole proprio un ascensore qua sennò svengo se rifaccio quella maledetta scalinata! Vidi la mia nuova dipendente e mi sedetti accanto a lei sul divano.
«Ehi Vilu! Che guardi?» domandai sorridendo. Perché? Bo! La Tv trasmetteva un programma sui lupi: di un ragazzo e un ragazza che erano dei licantropi e poi bo... Davano l'impressione che si piacevano! Lei lo ha difeso contro un orso ma poi lui è saltato contro quest'ultimo e ok non ci capisco niente!
«Ti piace questo genere di roba?» chiesi sempre osservando lo schermo. Pare strano ma è molto interessante anche se è una di quelle tante cavolate!
«Ehi Violetta vuoi rispon...» stavo dicendo stufato ma poi mi girai e vidi che stava dormendo tranquillamente rannicchiata su un bracciolo del sofà. Sorrisi, strano no? Ma capitemi, vedete una piccola bimba(?) indifesa dormire come un angelo sul divano di casa vostra voi non vi intenerireste?
Le accarezzai il collo, per poi salire lentamente sulla guancia e infine sulla capo, dove delicatamente le spostai una ciocca di capelli caduti sulla sua fronte. La scossi leggermente per svegliarla, non volevo che dormisse al freddo nel salone! Lei non si mosse... Cavolo questo vuol dire che devo portarla in camera sua! Imbarazzato misi una mano sotto la sua vita e un altra dietro le spalle, la sollevai e rimasi stupito dal suo peso: era leggerissima! Salii le scale e stranamente non sono morto, buffo ma la sola presenza di Violetta mi mette forza! Forze è la sua forza, la sua grinta... Anche se ribadisco è molto (ma molto) acida! Arrivai davanti alla porta di camera sua e abbassai la maniglia: la porta non si scostò di un millimetro.
«Cavolo ha chiuso a chiave e mo' dove l'avrà lasciata?» ringhiai agitato fra me e me, sempre attento a non far cadere la ragazza. Ok, non lamentatevi ma sbuffai ancora! E ora dove la mettevo? Da Leo? No neanche morto e poi se mio figlio la Fede credo che potrebbe gioire così tanto da lasciarci svegli l'intera nottata! Nelle stanze delle servitrici? No non c'era più posto! Stanza degli ospiti? No c'era già Natalia! Mi grattai nervosamente il capo, per poi giungere tristemente alla conclusione: doveva dormire con me.
Evviva! Non vedete? Sto sprizzando gioia da tutti i pori! Io questa pazza non la metto nella mia camera! Uno perché ci dormivo già io anche se c'era un letto abbastanza grande per noi due. Due perché questa quando si alzerà la mattina mi prenderà per un pervertito e terzo, ma non meno importante, rovinerei la mia reputazione!
Ok lo ammetto non ho nessuna reputazione da difendere ma sono dettagli; scoraggiato entrai in camera mia ancora con Violetta in braccio e la posai delicatamente sul letto. Le tolsi la mia felpa, che ancora indossava e la posai sulla scrivania, per poi toglierle anche le pantofole. La misi sotto le coperte, spostai una sedia a caso e mi sedetti accanto a lei. Dormiva tranquilla, senza che si accorgesse di nulla... Ora che ci penso meglio non è acida, è orgogliosa! E forse forse è per questo che la "odio",nessuno può essere più orgoglioso di me! Nessuno!
Ridacchiai al mio sciocco pensiero e chiusi gli occhi e senza accorgermi mi addormentai seduto sulla sedia ma con il capo posato sopra il petto di Violetta, con una mano che ancora le stingeva la vita e l'altra poggiata sul capo. Ma forse me lo sono immaginato e è tutto vero, ma prima di abbandonarmi nelle braccia di Morfeo avevo sentito una mano posarsi sul mio braccio e afferrarlo con dolcezza, come se non volesse che lo levassi da quella posizione... Mi addormentai li, incosciente di sapere che quella notte sarebbe stata l'inizio di una nuova vita.

NOTA AUTORE: Ehi ehi Nutelline (vi chiamerò così si dai ù.ù)! Ok ok la pianto LOOOOOOOL! Vi è piaciuto questo capitolo?
Cicale: Cri cri cri...
Va bene, hahaha il messaggio è stato chiaro -.-"
Allora visto che è l'ora del riposino per me (non comment) ho un po' di tempo da dedicarvi e commentare questo intruglio che è uscito fuori ahahha! Allora... Discussione con accenni Leonetta eh? *------* Ok io li straamo! Esiste questo termine? Booo non lo so sto stupido Pc me lo da sbagliato! Ma avete letto ciò che ha detto Leo!?!?!? "Ma a te piace Vilu!" Adjskndiejsjdie! E era anche un'affermazione! Leo sei grande! E poi Leo come nome mi ricorda quello di uno dei cartoni giapponesi... Eh, ... Ok non interessa a nessuno perciò continuiamo... PRIMO ABBRACCIO DA SCLERI E ARGOMENTO MOLTO TOCCANTE... CHE TEN... Ehi perché scrivo tutto stampatello? Cretino di un computer! Vabbè come avete capito ho vari problemi io pero viSAluTO!? Nooooooo stupido è "Perciò vi saluto!" Ok ok basta mi arrendo, ora vado a chiamare questo dell'agenzia e gliene dico quattro, intanto voi fatemi sapere che ne pensate, mi piacerebbe che arrivassi almeno a tre commenti sarei felicissima! Ah e fatemi sapere cosa ne pensate dell'ultimo blocco che vi giuro che se non lo commentate mi offendo ù.ù! No scherzo ahahah, ma ditemi che ne pensate per favore! Ok la pianto che vi ho dato già abbastanza fastidio LOL! Dedico questo capitolo a tutto (TUTTO eh!) il gruppo di WhatsApp (se ho sbagliato a scriverlo arrabbiatevi con il Pc non con me XD) che mi ha molto sostenuto e ho copiato che apprezzano questa mia "storia"(?)! Bacioni a tutti, siete proprio tutti gentilissimi e non so cosa farei senza di voi! Buona giorno/notte, dipende dal tempo e se è sera sognate i Leonetta mi raccomando *-* <3!
Ps. Ah avete notato che ho l'html? Evviva! Brava me XD Ah scusate se è corto ma qualcuno/a/e mi ha/hanno messo fretta 8-)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Gelosia? ***


POV VIOLETTA
Sentii qualcosa stringermi. Non so cosa sia ma mi pare una mano... La tocco e confermo la mia ipotesi. Faccio per stringerla ma poi mi rendo conto di quello che sta succedendo: cosa ci fa una mano che non è mia qua!?!? Aprii gli occhi di scatto e mi misi seduta, mi guardai intorno e vedo... Leon... Oh no cazzo perché proprio lui!? Perché!? Non fraintendetemi, mi piace svegliarmi con qualcuno a fianco... Ma l-lui no! Cercai di alzarmi ma la sua stretta sulla vita me lo impedì, mi dimenai e cercai di spostarlo ma invano, lui continua a ronfare. Ma che cavolo ha mangiato a cena? Patate? Chiusi gli occhi esasperata, cercando di calmarmi, ma ad un tratto mi ritrovai spiaccicata a terra sotto a un corpo, alzo lo sguardo e vedo quello di Leon.
«AHHHHHHHHHHHHHHH!!!» urlai spaventata, non da lui ma dalla caduta.
Il ragazzo allora mi tappò la bocca con una mano e imprecò con parole non del tutto molto educate.
«Per fortuna che il buongiorno si vede dal mattino...» borbottò, prendendomi in braccio e posandomi di nuovo sul letto. Io lo guardo, rimanendo muta e allora lui comincia a parlare...
«Senti bimba prima che tu cominci a gridarmi in faccia lascia...» mi disse guardandomi negli occhi ma non lo lasciai finire che gli detti uno schiaffo sul braccio.
«Tu brutto zozzone di...» urlai infuriata ma lui mi fece tacere di nuovo coprendomi la bocca con la mano.
«Violetta ti ho portato qui perché la tua stanza era chiusa a chiave e te ti eri addormentata!» mi spiegò, sembrava nervoso e quanto darei per poter sapere che cosa pensa. Ma una cosa... Veramente mi sono addormentata?
«Ok... Ma davvero?» chiesi incerta, in fondo lui era il Puffone quindi non si sa mai...
«Davvero.» annuisce come a voler dire di fidarmi. Scossi il capo non ancora convinta.
«Davvero davvero?»
«Davvero davvero.»
«Davvero davvero dav...»
«Si Violetta davvero davvero davvero! Va a cambiarti che ti porto allo Studio!» mi disse sorridendo trionfante nel vedere che sgrano gli occhi. Cazzo è vero andrò per la prima volta in una vera e propria scuola! Salterei di gioia se lui non fosse sopra di me ma ok... Posso accettarlo...
«Leon? Posso dirti una cosa?» domandai incerta.
«Che sono il più bello di tutto il pianeta? Nahh non serve grazie lo sapevo già!» ghignò.
«ALZATI IMMEDIATAMENTE DA SOPRA DI MEEEE!!!»
«Ok ok calmati!» bisbigliò preoccupato, scendendo alla velocità della luce dal letto.
«Grazie... Vedi? Con le buone capiscono tutti!» lo sfottei io, facendo per uscire ma mi scontrai con qualcuno, che era Leo.
«Viluuuuu! Perché hai urlato?» mi chiese curioso, stropicciandosi gli occhi e stringendo a se il suo orsacchiotto. Sorrisi e lo presi in braccio, per poi farlo sedere dove prima ero sdraiata io.
«Ah è così? Fai sedere lui e non me?» domandò scettico Leon, incrociando le braccia nel classico modo da offeso. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
«Non voglio farti sedere sei stato cattivo, Leo non prendere esempio da papà che è cattivo lui!» dissi rivolgendomi al bambino, che ci fissava la seduto con un sorriso sornione. Chissà che starà pensando adesso...
«Ehilà buonanotte! Leo non darle ascolto, vieni qua che andiamo a fare colazione...» ribatté il Puffone e ora gli salterei addosso solo per poterlo strozzare ben benino!
«Piantala! Ahahah, Leo rimani lì!» esclamai subito con tono ironico, mettendo il bambino sul letto.
«Ahh ma vedi che io sono l'unico che non ci può salire?» domandò avvicinandosi a me. Io ridendo negai col capo.
«Puffone non puoi andarci punto e basta!»
« Perché? Hai paura di non resistere neanche un minuto accanto a una bellezza come me?»
«COSA!? No no no, ma che vai a pensare?!»
«Secondo me a te piacerebbe far...»
«Fare cosa cretino!? No che non mi piacerebbe!»
«Uhuh... Stai mentendo!»
«No che non sto mentendo e poi non lo farei neanche morta con te!»
«Io scommetto di si!»
«E io scommetto di no!»
«No no, sai meglio di me che lo faresti anche in questo istante!»
«Istante istante... Pff... Lo sai che farei ora?»
«No cosa?»
«Ti darei un pugno in pancia come l'altra volta, ma mooooolto più forte!»
«Come molto più forte? Impossibile!»
«Impossibile? Vuoi provare?»
«Eheh no cara stai deviando il discorso principale!»
«Di farlo con te? Mah per me se muori all'improvviso non sarà un caso!»
«Spiritosa ahah!»
«Mica volevo esserlo.»
«PIANTATELAAAAAAAAA!!!» urlò qualcuno, ci girammo e vedemmo Leo in piedi ad agitare le braccia come nei manga giapponesi. Gli andai accanto e lo presi per mano, portandolo in salone per fare colazione. Prima di uscire dalla stanza il mio sguardo si incrociò con quello di Leon... Era imbarazzato, molto imbarazzato, cucciolo che è! Aveva il viso in fiamme e delle fossette gli si erano formate sulle guance rendendolo ancora più tenero... Scossi il capo per scacciare quegli assurdi pensieri e scesi le scale portandomi sempre Leo dietro e arrivati nel salone lo feci sedere su una sedia e io mi sedetti affianco a lui.

POV NARRATORE
Leon fissava il vuoto, con gli occhi sgranati e lo sguardo vacuo. Era seduto sul davanzale della finestra, con in mano un accendino e nell'altra un pacchetto, dove una sua mano vi entrava e usciva nervosamente, quasi in modo meccanico, indeciso se afferrare una sigaretta e portarsela alle labbra o a dar fuoco a quella stupida scatola e lanciarla via. Era nervoso, tanto nervoso e lo si poteva notare dalla gamba a penzoloni dal davanzale che ciondolava continuamente e anche dal fatto che si mordeva esasperato le labbra, facendole diventare ancora più rosse di quanto non lo siano già.
«Maledetta!» ringhiò tra i denti, afferrando alla fine una sigaretta e accendendola, per poi portarsela alle labbra inspirando quel odore nauseabondo. Non gli era mai piaciuto fumare, e ancora adesso lo odiava, ma ormai come a tutti capita gli era diventato una droga, un ossessione per cacciare via i brutti pensieri.
Fissò il territorio sotto di lui e sbuffò, non ricordandosi però che stava fumando e allora la cicca gli cadde giù, cadendo sull'erba del giardino.
«Cazzo!» imprecò tra se e se il ragazzo, per poi girare il busto verso l'interno della camera e lanciare il pacchetto di sigarette sul comodino, facendo cadere delle penne e svolazzare via dei fogli. Sbuffò ancora e si passò nervosamente una mano tra i capelli.
La colpa del suo stato d'animo lui l'attribuiva alla nuova ragazza, che gli era entrata nella vita come un uragano... Non aveva bussato alla porta, l'aveva direttamente sfondata come nei thriller e ora era come un angelo/demone. Violetta. Violetta era il nome dell'inizio dei suoi problemi. Dove c'era sole c'era lei, dove c'era ombra anche li c'era lei. Insomma era come uno ombra, che gli stava accanto nei momenti belli ma anche quelli meno opportuni; era una ragazza introversa, astuta e intelligente, fin troppo per lui. Era in grado di rigirare la manica dalla sua parte, era in grado di farti tacere con poche parole, era in grado di sottometterti con solamente un sorriso, era in grado anche di scioglierti con un solo "Ti voglio bene" ma Leon non la vedeva così, no, la vedeva come una maledizione, che lo perseguitava giorno e notte senza neanche lasciarti il tempo di respirare. Ti giravi e te la ritrovavi la a darti testa e magari poi ricorre anche alle mani per farti tacere, e questo Leon lo sa, e la teme. La teme come non ha mai temuto nessuno in vita sua, teme che un giorno possa diventare importante per lui, che non possa più farne a meno e allora li si che peggiorerebbe la situazione.
Qualcuno bussò alla porta aperta della stanza e io ragazzo, sempre guardando fuori dalla finestra, fece segno con la mano di entrare. Sicuramente era Roberto, che veniva lì a rompergli e a dirgli che tra lui e Violetta c'era qualcosa, che doveva essere più gentile, che doveva rispettarla di più...
«Leon? Io e Leo siamo pronti.» balbettò Violetta, e il ragazzo si irrigidì. Ecco, era in questi casi che avrebbe preferito di gran lunga trovarsi un mostro davanti. Avrebbe anche preparato il tè a Roberto e lo avrebbe atteso sull'uscio della porta a braccia aperte, pronto a subirsi tutti i suoi lunghi rimproveri anziché di dover sentire quella voce, la SUA voce... Il messicano si voltò, rimanendo quasi abbagliato dalla semplicità e bellezza della ragazza, fissandola nella sua gonna a palloncino fucsia e nella sua cintura bianca, nella sua canottiera bianca a fiori e nelle sue ballerine anch'esse fucsia. Tra i capelli portava in oltre due rose del medesimo colore e Leon non poté fare altro che ammirarla impalato, indeciso se annuire e portarli alla scuola o rimanere li fermo a fissare la ragazza. Comunque sia doveva reagire, non poteva farsi comandare a bacchetta da una donna, lui era il capo ed è lui a decidere!
«Andiamo.» sibilò freddamente, quasi come fosse un ordine, cercando di non fissarla negli occhi e stava per uscire dalla stanza ma la castana lo afferrò per il braccio facendolo girare verso di lei.
«Leon perdonami! Io vera...» cercò di scusarsi la ragazza ma lui abbassò gli occhi e strinse i denti. Non voleva ascoltarla, di sicuro avrebbe ceduto e poi se ne sarebbe pentito a vita. Dall'altra parte invece Violetta voleva chiarire le cose, non sopportava essere la causa di un problema e detestava tantissimo non poter parlargli in modo umano. Ogni volta che intavolavano un argomento finiva sempre che si urlavano contro e discutevano sempre. Lui diceva "A" e lei "Z", insomma non si parlavano, si insultavano tra loro. E questo Violetta non poteva accettarlo. Voleva un bene immenso a lui e anche a Leo, e non voleva rovinare il loro rapporto solo perché loro due erano così diversi. Ammetteva a se stessa di aver sbagliato comportamento, ma era disposta a ricominciare da zero, a dimenticarsi tutto e a poter ripartire con un altro piede.
«Violetta andiamo e basta.» ringhiò Leon, no, non doveva cedere, non ora che si era fatto una lavata di cervello fino a consumarlo quasi del tutto.
«Sei un cretino!» urlò lei di rimando, mollando la presa sul suo braccio e spingendolo via, per poi correre giù in lacrime. Leon d'altro canto la fissò in cima alla rampa di scale: la fissò mentre i suoi occhi si inumidivano, la fissò mentre si passava la mano sul viso, la fissò mentre stava per inciampare sull'ultimo gradino e la fissò mentre dava un bacio veloce a Leo, per poi uscire dalla porta principale.
«Cazzo ora dove va!?» si chiese il ragazzo, dando un pugno alla porta facendola sbattere alla parete, mentre alla velocità della luce scese accanto al figlio. Non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura ma era preoccupato per lei, e non poco.
«Papà dove va Violetta? Perché piange? È successo qualcosa?» domandò a raffica Leo, aggrappandosi alla giacca di pelle del padre e cominciando a preoccuparsi.
«No stellina mia, sta bene ora andiamo a scuola.» mentì il padre con sguardo finto rassicurante, in fondo non voleva farlo preoccupare era ancora un bimbo ma non poteva negare che era impaurito anche lui. Ma dai, non doveva allarmarsi, era maggiorenne se la poteva cavare benissimo da sola. Leo annuì incerto, sempre però attaccato a lui.
«Andiamo, presa la merenda?» cambiò discorso Leon, e il figlio annuì ridendo. Il padre sorrise, lo prese in braccio e insieme uscirono fuori di casa, salirono sull'auto e cominciarono a dirigersi verso la scuola. Un silenzio straziante cadde nella macchina, uno che stava pensando ai nuovi episodi di Dragon Ball, mentre un altro pensava a dove possa essere finita Violetta.
«Leo, ti ricordi quando hai detto che secondo te mi piaceva Vilu?» domandò come se nulla fosse il padre. A quella domanda Leo scattò ritto in piedi sul sedile a sulla sua faccia si stampò un enorme sorriso.
«Allora? Ti piace?» ribatté schiettamente il bimbo, guardandolo attentamente e in mente si preparò ad urlare nel caso ci fosse stata una risposta negativa.
«Potrebbe Leo...» balbettò Leon, fissando con fin troppa attenzione la strada e ignorando lo sguardo del figlio.
«Per me si babbo!» esclamò tutto contento l'altro, appoggiando la testa sul finestrino e osservando il padre mentre si torturava il labbro inferiore.
«Siamo arrivati buona giornata stella!» lo informò il padre, dando un bacio al figlio e lasciando che lui scendesse e andasse all'ingresso della scuola. Quando lo vide entrare nell'edificio tirò un sospiro di sollievo e posò con poca grazia i piedi sul cruscotto, accese la radio e cercò la stazione "M2O", era l'unica che gli piaceva.

"Como quieras que te quiera
Si te quiero y tu
No quieres que te quiera
como yo quiero quererte
Como quieras que te quiera
Si te quiero y tu
No quieres que te quiera
como yo quiero quererte"

Il ritornello di una delle canzoni più amate gli risuonò nelle orecchie e non poté che canticchiare pure lui, muovendo a ritmo i piedi. Rendendosi conto poi di quello che faceva abbasso subito le gambe e afferrò un fazzoletto, per poi strofinarlo sul cruscotto della sua amata macchina.
«Cazzo perché sono così stronzo!?» mormorò tra se e se. Quando finì gettò il fazzoletto nei sedili posteriori e alzò lo sguardo, cosa che non avrebbe mai voluto fare! Davanti a lui, appoggiata a un bel taxi, c'era Violetta, che rideva e scherzava con un tizio di cui vedeva solo le spalle.
Spalle e un corno! Lui ben presto gli avrebbe staccato le (s)"palle" se non la piantava immediatamente di parlare con lei... Cioè se non la smetteva di prendersi gioco di lui... Digrignò i denti e scese dall'auto sbattendo con forza la portiera, facendo voltare i due verso di lui, ma Vargas non ci fece caso e afferrò per un braccio la ragazza, trascinandola via. Se avesse avuto davanti uno specchio non avrebbe visto il suo normale aspetto, ma un Leon completamente diverso! Aveva il volto rosso, ma così rosso da dare invidia a un pomodoro, la mano libera aveva le nocche bianche da quanto stringeva i pugni.
«Ahi! Leon che cazzo fai!?» urlò impaurita la castana, aggrappandosi ad una panchina la affianco, facendo si che il moro si dovette fermare.
«Cosa faccio!? Ti porto via, ci verrai domani a scuola!» ringhiò lui di rimando, non sopportava nessuno in quel periodo, e chissà di chi è la colpa!
«Vargas? Già me fai il geloso?» domandò una voce loro spalle, si girarono e il ragazzo sgranò gli occhi. Era lui o era una sua allucinazione.
«Diegoooo!!!» urlò stupito il messicano, nel vedere il suo migliore amico di infanzia. Lui allargò le braccia in segno di saluto...

NOTA AUTORE: Holaaaaaaa! Eccomi spero di aver aggiornato in tempo! Ora vi voglio dire tre cosette per poi lasciarci finalmente libere ahahha!
Ringrazio vivamente il gruppo di WhatsApp, che se volete aggiungervi anche voi ne sono rimasti pochi posti dovete contattare Giordi99. Poi voglio dire che scriverò i capitoli in terza persona mi piace di più e non si perché ma lasciatemi stare che sono pazza XD.
Dove ero rimasta? Ah la dedico a tuuuuuuuuutti quello che stanno leggendo (poverini loro) spero che lo apprezziate. Scusate se ho detto che avrei fatto Leon geloso, anche a e qui un po' di è stato ma nel prossimo muahahahah! Preparatevi succederanno un sacco di cose spero che lo leggerete che sarà (spero) bellissimoooo!!! Ciauuuuu a tutte spero che recensite in tante!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2884284