Il tuo peggior rivale viene dal passato...

di Siranne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché il riso cucinato dall'uomo che ami è sempre il migliore! ***
Capitolo 2: *** Perché il sonno leggero è la miglior arma contro le fughe! ***
Capitolo 3: *** Perché quando il latte ti va di traverso è sempre un brutto segno! ***
Capitolo 4: *** Perché il passato condiziona il presente e l'amore! ***
Capitolo 5: *** Perché farsi tante domande non serve a niente in amore! ***
Capitolo 6: *** Perché seguire il cuore è sempre la scelta migliore! ***



Capitolo 1
*** Perché il riso cucinato dall'uomo che ami è sempre il migliore! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...

Perché il riso cucinato dall'uomo che ami è sempre il migliore!


Ritsu scese dall’ascensore, più morto che vivo e con le ultime forze che aveva in corpo, infilò una mano nella borsa e, quando sentì qualcosa di freddo, cacciò fuori le chiavi ed entrò in casa.
 
Dire che si sentiva stanco era un eufemismo. Per lo meno quel giorno era riuscito ad evitare di farsi il ritorno insieme a Takano, riuscendo a scampare il pericolo di essere trascinato nella sua stanza per passare la notte.
 
Il suo capo era rimasto a controllare alcuni manoscritti e Ritsu ne aveva approfittato per filarsela.
Con fatica si sfilò le scarpe e appese il cappotto all’appendiabiti, lasciando la borsa per terra vicino al comò.
 
Si diresse in cucina, aprì il frigo e prese un piatto coperto da una pellicola. Sopra, troneggiava un post-it giallo con su scritto “riscaldare in microonde per cinque minuti”.
 
Sospirò lievemente, cercando di ignorare il leggero aumento del battito del suo cuore.
 
Da quando era stato male, il suo capo aveva colto l’occasione per introdursi sempre più nella vita del giovane editore. Lo costringeva a mangiare con lui almeno un pasto al giorno -la cena preferibilmente, così magari poteva restare anche per la colazione- e quando Takano non poteva mangiare con lui, gli preparava il cibo, scrivendogli delle brevi istruzioni sulla cottura.
 
Erano queste le cose che lo facevano vacillare sempre più. Non tanto quando gli saltava addosso come un animale in calore, ma quando ad esempio gli chiedeva di potergli tenere la mano, o quando lo chiamava col suo primo nome, quando gli sussurrava parole dolci all’orecchio, quando gli diceva di volerlo conoscere meglio… attraverso le cose più piccole che faceva per lui poteva percepire chiaramente il suo sincero amore. Ritsu cercava con tutte le sue forze di ignorare queste sensazioni, di non pensare di essere felice per ogni piccolo gesto di quell’uomo. Eppure il suo cuore non ne voleva sapere di smettere di dimenarsi nel suo petto.
 
Aprì il microonde e seguendo le istruzioni aspettò cinque minuti spaparanzato sul divano, cercando di recuperare un minimo di energia.
 
Quando il forno lo avvisò della fine della cottura, si fece forza e prese una tovaglietta all’americana in plastica con su stampato il famoso coniglietto alato della Marukawa. Restò a fissare perplesso il coniglietto con la bacchetta magica puntata in alto.
                                                                                                                         
‘Ah… di questo passo faranno anche un servizio di piatti completo con la mascotte dell’azienda… cosa non si fa per un minimo di pubblicità…’
 
Poggiò la tovaglietta sul tavolo e ci mise sopra il piatto. Prese le bacchette e le affondò nel riso, ne prese un boccone, ma quando stava per portarselo alla bocca il telefono squillò.
 
Maledisse la persona che lo stava chiamando a quell’ora mentre si voltò verso il divano per cercare di scorgere la borsa. Si ricordò di averla lasciata vicino al comò dell’ingresso e si mise a correre per non perdere la chiamata. Per un attimo pensò che solo una persona poteva essere così precisa al punto da riuscire a disturbarlo proprio nei momenti peggiori.
 
Afferrò la borsa e, dopo aver cercato un po’, trovò il cellulare.
«Pronto?» rispose seccato, senza neanche aver guardato il display per vedere chi lo stesse chiamando. Rimase un po’ interdetto quando non sentì la voce calda e profonda di Takano.
 
«Ritsu, ti ricordi di me?» l’editore rimase qualche istante in silenzio, facendosi un elenco mentale di tutte le persone che lo chiamavano con il suo primo nome. Non erano poi così tante, se non contava le persone che aveva conosciuto durante il periodo inglese.*
 
«Prego?»
 
«Sono Leonard, davvero mi hai dimenticato?» si lasciò sfuggire una risatina.
 
Onodera questa volta riuscì a percepire un leggero accento inglese, nonostante il suo interlocutore sembrava sapesse parlare il giapponese fluentemente.
 
‘Leonard… Leonard?... Oh…’
 
«Ah, Leonard quanto tempo!» disse dopo essersi ricordato chi fosse. Poggiò la borsa di nuovo per terra e ritornò in cucina.
 
«Eh, già. E’ parecchio che non ci si sente!» continuò a parlare con un tono allegro.
 
Perché diavolo mi sta chiamando?’
 
«Sì, scusami. Il lavoro mi assorbe completamente, già non sento quasi mai i miei genitori, figurati le altre persone» si misero a ridere entrambi.
 
«Capisco. Sei ancora un editore, giusto?» Ritsu sentiva delle voci di sottofondo provenire dall’altro lato del telefono. Leonard doveva trovarsi in un posto affollato.
 
«Oh sì, più o meno» si sedette di fronte al suo piatto di riso «diciamo che svolgo la stessa professione, ma in un ambito diverso. Ma Leonard dove ti trovi? Sento un sacco di rumore…»
 
«E’ questo il motivo per cui ti ho chiamato»
 
«Eh?» mise le bacchette nel piatto e ne estrasse qualche chicco di riso.
 
«Mi trovo in un aeroporto»
A Ritsu parve che volesse fargli qualche indovinello e che fosse da solo a capire… nemmeno lui sapeva cosa.
 
Si portò le bacchette alla bocca chiedendosi di nuovo cosa volesse da lui.
‘Ma...cavolo, è davvero buono!! Non che non  sapessi che cucina bene… a dire il vero sembra che gli riesca tutto alla perfezione… Eh?... M-ma perché diavolo sto pensando a lui?!’
 
Si maledisse mentalmente, anche per il fatto che ormai solo pensare a lui di sfuggita lo destabilizzava così tanto.
 
«Pronto, Ritsu? Ci sei?» lo richiamò l’altro, dal momento che non parlava più da qualche secondo.
 
«Ah… ehm… s-sì, scu-scusami» gli disse, con la bocca piena e rosso dall’imbarazzo a causa dei pensieri da cui era stato appena risvegliato «dicevi?»
 
«Ti ho disturbato? Stavi mangiando?» disse con una punta di rimorso.
 
«E-ecco, sì. Ma non ti preoccupare, non mi disturbi» si affrettò a dire.
 
«Scusami, allora sarò breve. Sono a Tokio e mi piacerebbe farti visita»
 
«Davvero? Per me va ben-»
 
«Magari mi puoi fare da guida per visitare la città» lo interruppe.
 
«Questo è un po’ più problematico perch-»
 
«La domenica sei libero, giusto?»
 
‘Lasciami finire di parlare almeno una volta!’
 
«S-sì, però…»
 
«Andiamo, non vuoi proprio rivedere un tuo vecchio amico?» gli chiese, leggermente offeso.
 
‘Amico?’ Ritsu ci pensò su qualche secondo.
 
«Ok» sospirò «ci vediamo dopodomani, in che hotel alloggi?»
 
«Grazie mille!» disse soddisfatto «Sono al Teito Hotel, lo conosci?»
 
«Sì, certo. Ci vediamo lì alle dieci dopodomani, d’accordo?»
 
«Yeees! A domenica, allora! Bye!»
 
«Bye» ricambiò il saluto inglese e riattaccò.
 
Inspirò profondamente e lasciò andare un lungo sospirò.
 
Ma perché si ritrovava sempre a fare cose che non voleva? Era così facile fregarlo?
 
Pensò alla tipografia, che finiva sempre per vincere contro di lui quando si trattava di decidere le scadenze; pensò ai suoi colleghi che gli affibbiavano gli incarichi più ridicoli come comprare un regalo a Isaka-san; e anche a Takano che faceva sempre quello che gli pareva, anche se in questo caso sotto sotto non è che gli dispiacesse poi così tanto.
 
‘Non che non voglia rivederlo… certo dire che siamo amici è un po’ eccessivo, però dopo quella faccenda è stato piuttosto gentile con me, qualsiasi altra persona si sarebbe comportata diversamente…’
 
Sospirò ancora. Rassegnandosi al suo destino, finì il piatto, si fece una doccia e andò a dormire.

 
Note dell’idiota:
Konnichiwa, minna-san! (^O^)
Nonostante abbia già una long su Naruto in corso e la traduzione di una fanfiction su Sekai (angolo della pubblicità occulta: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2636331&i=1  e  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2764245&i=1  ) e nonostante in teoria debba rimettermi a studiare visto che settembre incombe
(╥﹏╥),  eccomi qui con la mia prima personale fic su Sekai, partorita direttamente dalla mia mente perversa (ecco perché mi dò dell’idiota XD).
Adesso dovrei un po’ spiegarvi questa fanfiction, ma non lo faccio visto che voglio tenervi sulle spine XD
Sappiate solo che questo Leonard mi serve solo per dare una  spintarella al nostro Ritsu per farlo cadere definitivamente tra le braccia del caro Takano-san.
Gli aggiornamenti potrebbero essere non velocissimi, dipende dai miei impegni e dalle altre fic di cui mi sto occupando^^
Spero vi piaccia e ricordate di lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate^_^
Ja ne
                                                                                 ()()
da Maki e Twinkle, il coniglietto della Marukawa  =(°;°)=/*
                                                                             (‘ ‘)_(‘ ‘)
 
*Ho messo l’asterisco perché, come già saprete, in Giappone si tende a chiamare le persone per cognome invece che per nome. Però ho pensato che, nel periodo inglese, Ritsu si sia adattato agli usi del posto e che quindi si lasciasse chiamare per nome.

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Capitolo 2
*** Perché il sonno leggero è la miglior arma contro le fughe! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...


Perché il sonno leggero è la miglior arma contro le fughe!


Stava dormendo.
 
‘Bene’           
 
Non lo teneva prigioniero tra le sue braccia così da impedirgli di scappare.
 
‘Strano… ma bene’
 
Ok, ora era tutto nelle sue mani.
 
‘Piano, pianino’
 
Con tutta la leggerezza di cui era capace, strisciò verso il bordo del letto.
 
‘Piano, pianino’
 
Buttò giù una gamba e avvicinando ancora un po’ il bacino al bordo, poggiò per terra anche l’altro piede.
 
‘Piano, pianino’
 
Sollevò il busto lentamente e si mise seduto.
Ora doveva solo alzarsi.
 
‘Piano, piani- MERDA!’
 
Una mano gli si poggiò sul ventre, pericolosamente vicina alla sua zona sensibile.
 
«Dove credi di andare?» gli chiese una voce impastata dal sonno.
 
‘Questo tizio ha il sonno troppo leggero!’
 
«Ta-Takano-san, è già mattina. Lasciami andare”  disse Onodera con tono supplichevole.
 
«Idiota, sono le sette, è presto!»
Takano gli circondò la vita con il braccio e con un rapido movimento lo fece stendere.
 
«Takano-san, per fav… ehi! Che credi di fare?!»
 
«Sbaglio o hai messo su un po’ di grasso?» domandò Takano mentre gli toccava l’addome con un dito, notando che era più morbido del solito.
 
«H-ho messo su un po’ di grasso? E cosa sarei, un maiale?» disse mentre cercava di allontanare la sua mano.
 
«Dev’essere merito mio, dal momento che ti sto facendo mangiare come un essere umano»
 
‘Parla come se fossi un maiale che deve ingrassare per esser portato al macello, questo idiot…’
 
Takano accennò un sorriso, che fece perdere inevitabilmente un battito al povero cuore di Ritsu. Sentì le guance calde e girò il viso da un lato per evitare che il suo capo notasse il rossore sul viso.
 
«No-non avevi detto che era pre-presto? Perché non do-dormi, allora?»
 
«Sì, è vero» si sollevò un po’ per dargli un bacio sulla guancia calda, quasi a volergli far capire che non era daltonico e vedeva benissimo il rosso scarlatto che aveva sul volto.
 
Ritsu istintivamente si voltò verso di lui, ritrovandosi la sua bocca sulle proprie labbra prima che se ne potesse rendere conto.
 
«Però» disse dopo essersi staccato, puntando gli occhi marroni in quelli socchiusi e liquidi dell’altro «devi promettermi di non provare a scappare alla prima occasione»
 
‘Se me lo chiedi così, come posso dirti di no?...’
 
«A-anche se c-ci provassi, t-tu ti sveglieresti s-subito» si sforzò di fare un volto imbronciato.
 
Takano gli diede un bacio a stampo sulla bocca e gli scostò i capelli dalla fronte. Si ristese al suo fianco.
 
«Lo prendo come un “Sì, Takano-san resterò per sempre al tuo fianco”»
 
«Ch-chi diavolo ha mai detto una cosa del genere?!!» urlò con quanta voce avesse in corpo.
 
«Leggo tra le righe» gli rispose noncurante.
 
«Al-almeno per una volta vuoi ascoltare c-ciò che dico senza…» disse ancora più arrabbiato di prima.
 
Takano lo attirò a sé con le braccia. Stavolta lo intrappolò nel suo abbraccio.
 
«Onodera»  Ritsu perse letteralmente qualsiasi forza e dimenticò qualsiasi cosa avesse intenzione di urlargli contro.
 
«C-cosa?» disse il giovane editore con voce tremolante.
 
Takano avvicinò il suo volto ai capelli del ragazzo, per poterne toccare la morbida consistenza  con le labbra.
 
«Ti amo» gli sussurrò .
 
Ritsu affondò ancora di più il suo volto nel petto del compagno a causa dell’imbarazzo e con un filo di voce mugolò: «S-sei stupido?...»
   
**********
 
“Quando ci baciamo non devi tenere chiusa la bocca”
 
Ritsu sgranò gli occhi. Gli era di nuovo tornato in mente. Immediatamente allontanò la ragazza che stava baciando.
 
«Che c’è?»
 
Onodera abbassò lo sguardo. «Scusami»
 
Non era la prima volta che succedeva. Lei fece un piccolo sospiro.
 
«Ritsu, dimmi la verità. Sono la tua prima ragazza?»
 
‘Eh?’
 
«No… ho avuto altre ragazze prima di te»
 
«Allora perché spesso mi allontani?»
 
‘Perché mi ricordo di lui’
 
Cosa doveva risponderle? «Scusa…» gli ripeté ancora «… è che…»
 
«Cosa?» la ragazza piegò il viso da una parte, restando perplessa dalla reazione del giovane.
 
«Haha, credo di imbarazzarmi troppo facilmente!» si mise una mano tra i capelli, ridendo nervosamente «sai com’è, noi giapponesi siamo molto più chiusi di voi inglesi su certe cose»
 
«Oh, quindi è una faccenda culturale?» domandò ancora non proprio convinta dalla sua spiegazione.
 
Ritsu le prese la mano e le scoccò un bacio sulle labbra, sperando che cambiasse argomento.
 
«Senti che ne dici se… insomma, mi hai capita» disse lei accennando una risatina e arrossendo.
 
«Veramente non ho capito» le rispose sinceramente confuso.
 
Evelin si portò una mano al volto. Aveva conosciuto Ritsu all’università, frequentava il primo anno come lei ed era rimasta fortemente colpita da quel giapponese con gli occhioni verdi. Anche se spesso le capitava di pensare che fosse un po’ duro di comprendonio su certi argomenti.
 
«Sesso» precisò, secca e decisa.
 
«Ah… vo-vorresti farlo?» 
 
«Tu?» gli chiese, vedendolo titubante.
 
«Io…»  gli passarono per la mente i suoi tentativi con le sue precedenti ragazze. Finiva sempre per allontanarle bruscamente, perché il suo primo amore tornava a tormentarlo nella sua testa.  Praticamente da allora, non ha mai avuto un rapporto sessuale completo. Ormai erano passati ben tre anni.
Aveva giurato a se stesso di  non innamorarsi mai più, ma questo non significava eliminare dalla sua vita la possibilità una relazione. Anzi si era sforzato lui stesso di avere una relazione, l’ultima cosa che voleva era che quel bastardo restasse l’unico ragazzo della sua vita.
Questa volta ce l’avrebbe fatta ad ogni costo, voleva dimostrare a se stesso che il senpai non aveva più alcun significato nella sua vita e che non lo avrebbe condizionato mai più.
 
«Per me va bene» disse determinato «Stasera?»
 
Evelin rimase sorpresa dalla sua decisione. «Ok» rispose sorridendo «vengo da te stasera»
 
La sera giunse presto e Ritsu si concentro il più possibile sul corpo morbido della ragazza. Scacciò qualsiasi possibile paragone col suo passato e lo fecero.
 
Evelin ansimava di piacere. «Facevi co-così il timido è invece… ah!»
 
Onodera nemmeno l’ascoltava impegnato com’era a spingere e a ingaggiare una lotta mentale con se stesso per tenere la mente vuota da ogni pensiero.
 
«Fa-fammi… mettere sopra… vo-voglio muovermi i-io…»
 
«Co-cosa?! No!» le disse sconvolto.
 
«Come no?! Non fare il maschilista!»
 
Il giovane evitò di protestare e passò sotto facendosi cavalcare dalla ragazza. Evelin continuò a muoversi, urlando più di prima.
 
‘Maledizione… stare qui sotto mi ricorda… no, no, no, fatti forza, non pensare a lui!’
 
«Evelin, sto per venire, spostati» disse con voce monotona.
 
«Ok!» si sollevò e si spostò a lato, lasciando che lo sperma le finisse addosso.
 
‘Ce l’ho fatta’ pensò Onodera, più stanco per aver dovuto controllare la sua mente dal fargli brutti scherzi che per il reale sforzo fisico.
 
Evelin si rimise ancora sopra di lui, avvicinando il proprio viso a pochi centimetri da quello del compagno.
 
«Ritsu… ti amo»
 
“Ritsu…”
 
‘Oh no…mi ha chiamato per la prima volta con il mio nome’
 
“…Ti amo”
 
‘Ho sentito bene? Io lo amo veramente… se mi amasse solo un po’ anche lui…morirei felice’
 
No. Quello era troppo. Il suo povero cuore non ne voleva sapere di calmarsi. Ricordare quelle parole, pronunciate dal suo grande amore, in quel momento…
Senza nemmeno pensare si tolse bruscamente di dosso la ragazza.
 
«Ma che fai?! Io ti faccio una dichiarazione d’amore e tu mi allontani!» gli urlò rossa dalla rabbia.
 
«E’ questo il problema! Da dove diavolo ti è uscita questa cosa del “ti amo”?!» gli rispose lui ancora più furioso di quanto non fosse lei. Furioso più con se stesso che con lei, anzi solo con se stesso.
 
«Come da dove diavolo ti è uscita?! Se non vuoi stare come me dimmelo e basta, è inutile stare insieme a uno che ti respinge ogni volta! Altro che timidezza! Cosa credi che io vada a letto con qualcuno verso cui non provo affetto? Se vuoi una ragazza del genere cerca altrove!» aveva parlato tutto d’un fiato e respirava affannosamente.
 
Ritsu la guardava con gli occhi sbarrati. Aveva totalmente frainteso, ma a lui stava bene così.
Il silenzio del ragazzo la fece innervosire ancora di più.
 
«Va al diavolo» disse a denti stretti, rivestendosi e uscendo più veloce che poteva dall’appartamento del ragazzo.

 
Note dell’autrice:
Eccomi col secondo capitolo, sono stata veloce, vero? (Sono tempi fecondi questi XD).
Oggettivamente so che non ci avete capito nulla di questo capitolo XD Non vi preoccupate, capirete nel prossimo capitolo come Onodera e Takano sono finiti a letto. Vi starete chiedendo pure chi cacchio è ‘sta Evelin, anche questo lo spiegherò prima o poi XD
Sappiate solo che quello di Evelin è un flashback che serve per capire meglio il ruolo di Leonard.
Ho sempre immaginato che Ritsu abbia avuto qualche difficoltà ad avere nuove relazioni, soprattutto subito dopo la rottura col senpai. E’ stata la stessa An-chan a dire che le sue relazioni duravano pochissimo perché non era innamorato, quindi ho pensato che almeno all’inizio fosse perseguitato dai ricordi del suo primo amore, anche perché è stato lui ad insegnarli la sessualità quindi è normale richiamare alla mente certe cose in certi momenti :D
Perdonate i titoli idioti che dò ai capitoli, non hanno alcun senso lo so, però piuttosto che perdere ore a dare un titolo coerente o chiamarli “capitolo 1, 2 ecc.” preferisco mettere qualcosa di più simpatico^^
Spero vi piaccia e ricordate di lasciarmi una recensioncina,
a presto :3
Maki

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Capitolo 3
*** Perché quando il latte ti va di traverso è sempre un brutto segno! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...

Perché quando il latte ti va di traverso è sempre un brutto segno!


Ritsu aprì gli occhi, ritrovandosi nella stessa posizione di prima. Alla fine anche lui si era addormentato.
 
‘Ma come fa ad avere una presa così stretta mentre dorme… o forse non sta dormendo?’
 
Guardò il petto del suo capo alzarsi e abbassarsi lentamente. Il respiro era leggero e regolare, stava dormendo. Sollevò un po’ lo sguardo, per guardare la luce che entrava prepotente dalla finestra, segno che era mattina inoltrata.
 
‘Finalmente per una volta c’è  il sole di domenica. Aveva sempre piovuto ultimamente. Sarebbe una giornata perfetta per una passeggiata se questo tizio si decidesse a lasciarmi andare’
 
Domenica, passeggiata… aveva l’impressione di essersi dimenticato di qualcosa. Fare da guida a qualcuno?
Leonard!
Gli era completamente sfuggito di mente che si era messo d’accordo per incontrarsi alle 10 al Teito Hotel.
 
«Takano-san, togliti di dosso per favore!»
 
Cercò di spostare le braccia che lo tenevano imprigionato, senza molto successo.
 
«Ma che stai facendo?» disse seccato il capo-editore, che si svegliò e lo liberò dalla sua morsa.
 
Ritsu non gli rispose, si limitò a scendere dal letto per cercare di ritrovare i suoi vestiti.
 
‘Almeno i boxer!...’ pensò rendendosi conto di essere completamente nudo.
 
Takano si mise a sedere, facendo uno sbadiglio.
«Sei consapevole del fatto che oggi è domenica e non devi andare a lavoro?» gli chiese, osservando divertito la sua disperata ricerca degli indumenti.
 
«Lo so è che…»
‘Finalmente!’
Il boxer era andato a finire sotto il divano, se lo mise in fretta e furia, senza neanche chiedersi come fosse finito lì sotto.
 
«…Oggi devo…»
 
Cosa doveva dirgli? Che doveva passare l’intera mattinata con un altro uomo?
Si ricordò della sua reazione quando lo vide mentre era uscito a bere con Saeki-san o quando era andato a cena con Haitani-san. In entrambi i casi si era piantato davanti alla sua porta ad aspettarlo e poi, appena era arrivato, se l’era trascinato in casa sua.
 
«Devo andare a pranzo dai miei genitori» disse tutto d’un fiato.
 
«Davvero? Oh be’, sono ancora le dieci meno un quarto è…»
 
«S-sai come vanno queste cose, no?  Mia madre insiste sul fatto che non vado mai a trovarla, quindi vorrei…»
 
«Capisco» disse sbadigliando ancora.
 
‘Oh no’
 
Ecco, ora si sentiva in colpa. Gli aveva spudoratamente mentito e forse aveva scelto una delle bugie peggiori.
 
‘Mi chiedo che rapporto abbia Takano-san con i suoi genitori. Forse anche adesso, come dieci anni fa, vorrebbe avere un rapporto migliore con loro?’
 
«Ehm… io vado» disse prendendo la giacca che era finita vicino la finestra.
 
«Non dimenticarti di fare colazione»
 
Onodera arrossì violentemente.
«N-non trattarmi come se fossi un bambino»
 
Vide con la coda dell’occhio Takano che si ristendeva sul letto.
Si infilò le scarpe e uscì di casa.
 

 
Un ragazzo alto, con i capelli rossicci, batteva un piede. 10.30
«Leonard!»
 
Vide un ragazzo dai capelli marroni che correva affannosamente verso la sua direzione.
Non lo incontrava di persona da anni, ma era capitato che si vedessero via webcam.
 
«Ti è preso il sonno?» disse Leonard, sorridendo.
 
«Sì… scusami!» gli rispose facendo numerosi inchini.
 
‘Non è cambiato per niente’ pensò l’inglese ridacchiando tra sé e sé.
 
«Non preoccuparti»
 
«Ehm, ti scoccia se prima passiamo da un bar?» chiese indicando un locale, lì vicino.
 
«Perché?»
 
«Non ho fatto colazione e se lo scopre sono gua-…» Ritsu si maledisse per esserselo lasciato sfuggire, soprattutto quando l’altro gli rivolse un occhiata perplessa.
 
«Oh va bene» disse riacquistando il sorriso «le madri sono sempre fissate coi pasti, eh?»
 
Ringraziò il cielo che avesse frainteso, fece una breve risata e aggiunse :«S-sì, hai proprio ragione…»
 
Entrati nel bar, Leonard si prese un caffè e Ritsu una brioche e una tazza di latte.
 
«Ehm» pensava fosse giusto chiederglielo «come sta tua sorella?»
 
«Evelin? Se la passa alla grande! Ha trovato lavoro in una banca e l’anno prossimo si sposa»
 
«Davvero? Che bella notizia. Se non ci fossimo lasciati in quel modo in passato ti direi di farle i miei più sinceri auguri» disse mentre la cameriera aveva portato le ordinazioni.
 
«Oh non ci pensare» fece Leonard muovendo la mano come a voler dire che non era importante «ormai non prova più rancore per te, sarà felice di ricevere i tuoi auguri»
 
«Mi fa piacere» Ritsu prese la brioche e l’addentò.
 
«E tu?» chiese cautamente Leonard.
 
«Io cosa?»
 
Leonard finì il suo caffè.
 
«Hai qualche relazione?»
 
«R-relazione? N-no, niente affatto» a Leonard non sfuggì il cambiamento d’umore del ragazzo che subito iniziò a bere freneticamente il suo latte.
 
Decise quindi di andare oltre.
«Sei innamorato di qualcuno?» a Ritsu per poco non andò di traverso il latte.
 
«N-n-no, assolutamente! M-ma perché tutte queste d-domande?» gli chiese mentre cercava di scacciare dalla testa l’immagine di un certo capo-editore.
 
«Ritsu… devo dirti la verità. Non sono qui per una vacanza, ma per te» gli disse con tono calmo e deciso, serio in volto.
 
«Eh?» il ragazzo non capiva dove volesse andare a parare.
 
«Ti voglio dire… che sono innamorato di te»
 
Stavolta il latte gli andò di traverso per davvero.

Note dell'autrice:
Salve a tutti! Innanzitutto vi chiedo di ignorare il titoletto del capitolo, questo è davvero penoso, lo so XD Be' finalmente ho chiarito un po' la situazione, Evelin è la sorella di Leonard. E Leonard si è innamorato di Ricchan. Chiedo anche scusa per il capitolo abbastanza breve, mi piaceva l'idea del finale ad effetto (?) Nel prossimo capitolo conosceremo un po' meglio i motivi che hanno spinto Leonard ad innamorarsi di Onodera e la storia avrà una svolta che spero voi troverete inspettata e capirete finalmente chi è questo ''peggior rivale che viene dal passato'' XD
Ringrazio chi legge/recensisce/preferisce/segue/ricorda ^_^
Come al solito vi ricordo di lasciarmi una recensioncina :3
A presto ♥

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Capitolo 4
*** Perché il passato condiziona il presente e l'amore! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...
 

Perché il passato condiziona il presente e l'amore!
 
«Co-co-cosa?!... B-bella questa battuta!» Ritsu rimase sconvolto, sperò con tutte le sue forze che Leonard si stesse prendendo gioco di lui. Iniziò a ridere nervosamente, ma più che una risata sembrava che si stesse strozzando.
 
«Sono serio» rispose secco Leonard.
Il castano sgranò gli occhi.
 
«Volevo dirtelo solo per liberarmi di questo peso» continuò Leonard «sai è difficile accettare di provare amore per un uomo, ma ancora più difficile è accettare di essere innamorato di una persona che è decisa a non provare più amore»
 
‘Il fratello della mia ex… cosa diavolo sta succedendo?!’
 
«E’ praticamente impossibile dire una cosa del genere» proseguì dal momento che Ritsu aveva perso la lingua «è praticamente impossibile pensare di poter essere in grado di non innamorarsi. Tu non t’innamori non perché non vuoi, ma perché non puoi. Pensi ancora alla tua prima ragazza, vero?»
 
‘Ragazza?...’
 
Ritsu arrossì di colpo. Si ricordò che subito dopo la sua rottura con Evelin ebbe una discussione con Leonard. Onodera pensava seriamente che lui volesse ridurlo in poltiglia, invece si dimostrò calmo e comprensivo quando gli spiegò di essersi comportato in quel modo perché i ricordi del suo primo amore lo tormentavano. Ovviamente non entrò nei particolari e cambiò il sesso del senpai, ma anche se era una mezza bugia, Leonard riuscì a cogliere lo stesso il forte amore che lo legava a quella persona.
Era un sentimento così diverso dalle cotte passeggere a cui era abituato.
Senza rendersene conto, iniziò a provare invidia per quella “ragazza”. Come poteva aver spezzato il cuore ad un giovane che l’amava così tanto? Se lo avesse rivolto a lui tutto quell’amore, Leonard si sarebbe comportato in modo diverso.
 
«Ah… io… ecco… »
 
Sembrava un dejà vu questa situazione, aveva vissuto una cosa simile con An-chan.
Cosa doveva fare? Mentire? Scartò quell’idea, era consapevole di avere quell’espressione, quella che faceva ogni volta che pensava a lui e una menzogna detta con quella faccia non se la sarebbe bevuta nessuno.
 
«Sì…» fece con un filo di voce, abbassando la testa per cercare il più possibile di nascondere il suo rossore.
 
Leonard sospirò.
«Hai la stessa faccia di quando mi raccontasti di lei… mi aspettavo questa risposta»
 
«M-mi spiace»
 
«Be’, visto che sono qui, tanto vale visitare la città» disse con un tono di voce apparentemente allegro «non c’è bisogno che mi accompagni, posso orientarmi con la mappa del cellulare»
 
«N-no, per me non è un probl-…»
 
«No, davvero. Ti metterei solo a disagio e anch’io lo sarei»
 
Ritsu annuì con la testa e si alzò per andare a pagare il conto. Leonard lo seguì.
 
«Ma è normale che qui la gente ti fissi?» domandò Leonard cercando di allentare la tensione.
 
«Ah, credo perché tu sei straniero»
 
«Sì, capisco, ma quel tizio con i capelli neri ci fissa da una decina di minuti senza staccarci gli occhi di dosso»
 
‘Capelli neri…’
 
Un brivido corse lungo la spina dorsale di Onodera.
 
«D-dimmi, ha gli occhiali?»
 
«Sì…»
 
«E’ alto?»
 
«Non saprei, è seduto… pensi di conoscerlo? Perché non ti volti a vederlo?»
 
‘Non ci penso nemmeno!’
 
«Sono 138 yen»* disse la commessa.
 
Ritsu si ricordò di doversi girare per forza se voleva uscire dal bar. Prese tremante il portafogli e pagò.
 
«Stai bene? Ti vedo un po’… teso»
 
«S-sto benissimo!» disse con un sorriso forzato.
 
Costrinse i suoi muscoli a farlo girare e ciò che vide non fu bello.
Una folata di vento gelido, proveniente dall’uomo che lo fissava, gli gelò il sangue.
 
‘Cosa diavolo ci fa qui?!’
 
Takano sembrava circondato da un’aurea oscura e malefica.
Restò fermo a fissarlo per qualche secondo, poi decise di muoversi verso la sua direzione.
 
«Puoi restare un attimo qui?... Devo andare a salutare quella persona…» disse con il tono di chi sapeva che stava andando incontro alla sua fine.
 
«Sì, fai pure» Leonard rimase decisamente perplesso  sia da quell’uomo, che pareva più un delinquente che altro, sia dalla reazione di Ritsu.
 
A passo svelto si fiondò verso Takano.
 
«Ta-Takano-san, come mai da queste p-parti?»
 
«Ti potrei fare la stessa domanda…» disse lui freddo come un blocco di ghiaccio.
 
«E-ecco io ero entrato qui per fare colazione e…»
 
«Che razza di storia sarebbe questa? Non dovevi andare da tua madre?»
 
«Ah, e-ecco…»
 
«Soprattutto… chi è quel tizio?» gli chiese indicando Leonard.
Ritsu si voltò istintivamente e notò che li guardava con un espressione interrogativa. E non solo lui, molti clienti del locale li stavano fissando.
 
«Perché non usciamo fuori?» l’ultima cosa che voleva era dare spettacolo.
 
«Perché diavolo non rispondi alla mia domanda?!» fece lui alzando la voce.
 
«Per favore Takano-san…» per poco non si mise a piagnucolare. Vedendo che Takano non aveva intenzione di muoversi, gli prese il braccio e se lo trascinò letteralmente via.
 
Takano, non oppose alcuna resistenza. Si stupì parecchio del fatto che lo avesse toccato di sua iniziativa, dal momento che di solito evitava qualsiasi contatto fisico.
 
«Allora?» gli chiese ancora, molto più calmo rispetto a prima.
Era inutile, non sarebbe mai riuscito ad essere arrabbiato con quel ragazzo per più di cinque minuti. Non riuscì ad odiarlo quando pensava che lui l’avesse piantato perché non considerava seria la loro relazione, figuriamoci ora.
 
«I-io» iniziò stringendo il suo braccio che teneva ancora involontariamente in mano «non avevo nessun pranzo da mia madre. Dovevo mostrare Tokyo a quel ragazzo…»
 
«Da quando in qua lavori come guida turistica?»
 
«N-no, è un amico inglese che è venuto qui in vacanza»
 
Takano sospirò dall’esasperazione.
«E non potevi dirmi tutto fin dall’inizio?»
 
«Ah… ehm… ecco i-io pensavo che…»
 
«Pensavi che sarei venuto con te o che non ti avrei permesso  di andare per gelosia?»
 
Ritsu si ricordò di avere il sua braccio ancora in mano e glielo lasciò subito.
 
«Ah… scusa» si scusò, non sapeva se per aver mentito o se per aver pensato male di lui o se per avergli tenuto il braccio tutto il tempo.
 
«Se vuoi che ti perdoni devi darmi un bacio» disse con naturalezza.
 
«Co-cosa?!» alzò lo sguardo verso il suo capo arrossendo fino alle orecchie.
 
Takano sospirò per la seconda volta, lo prese per la maglietta e lo trascinò verso le sue labbra.
 
«Pace fatta» disse appena si allontanò.
 
«M-ma sei stupido?! Non fare certe c-cose in un luogo pubblico!»
 
«Ora che ci penso» parlò incurante di Onodera che gli sbraitava contro «oggi non ho niente da fare, una bella passeggiata non mi farebbe male. Quasi quasi vengo con voi…»
Onodera aprì la bocca per protestare, ma fu preceduto.
 
«La gita è stata annullata» si intromise Leonard, sbucando dalle spalle di Masamune.
 
‘Oh no!...c-c-c-c-ci ha visti?!’
 
«Davvero?» disse Takano squadrando da capo a piedi l’inglese.
 
«Sì, come ho già detto a Ritsu» il sopracciglio di Takano traballò quando sentì pronunciare il suo primo nome «non ero venuto qui per una vacanza, ma per amore»
 
‘Che diavolo sta dicendo?!’
 
«Andiamo Leonard… a Takano-san non interessano i m-motivi per cui sei qui»
 
«Invece sì» lo contraddisse secco.
 
«Mi sono dichiarato a Ritsu e lui mi ha rifiutato. Quindi è inutile che tu gli stia così addosso, dal momento che rifiuterà anche te» Takano sgranò lievemente gli occhi «perché  Ritsu non riuscirà mai ad amare nessuno come la persona  che gli ha spezzato il cuore dieci anni fa» concluse Leonard, senza staccare gli occhi dal moro.
 
‘Che diavolo ha detto?!’
 
Ritsu pregava il cielo che si aprisse una voragine che lo risucchiasse nel profondo degli inferi.
 
«Dove vorresti arrivare dicendo una cosa del genere?» gli chiese Takano.
 
«Oh, da nessuna parte.  Mi era parso che tu gli stessi troppo addosso  e lui non mi sembra propriamente felice di questo»
 
Ritsu ormai era entrato in uno stato comatoso, incapace di riuscire a sopportare l’imbarazzo che provava in quel momento.
 
«Bene» Leonard superò Takano e si avvicinò a Ritsu dandogli una pacca sulla spalla «io vedo di andare a farmi un giro per Tokyo poi tornerò in Inghilterra. Mi raccomando, vieni a trovarci qualche volta»
 
«Ce-certo» riuscì a dire Ritsu, ancora sconvolto.
 
Tolse la mano dalla spalla di Onodera e con quella fece un cenno di saluto a Takano.
 
«L’amore è così: un po’ si vince e un po’ si perde»
 
Takano nemmeno gli rispose, preferendo fissare con odio puro quella mano che si era poggiata sul suo Ritsu.
 
Leonard se ne andò dirigendosi verso il Teito hotel.
Onodera non sapeva né cosa dire né cosa fare. E la reazione di Takano lo metteva ancora più a disagio.
 
Si sarebbe aspettato che se lo fosse trascinato a casa, felice di sapere che quel tizio se ne tornava in Inghilterra e che l’aveva rifiutato a causa sua.
Takano invece se ne stava immobile, con lo sguardo al suolo.
 
«Ehm» si decise a parlare il castano «s-stai bene, Takano-san?»
 
«E’ vero quello che ha detto?»
 
«Ah…ehm… a grandi linee, s-sì»
 
«L’hai rifiutato perché sei innamorato ancora di lui»
 
‘Lui?… Parla di se stesso come se fosse un’altra persona?’
 
«Non pensavo che sarebbe finita così…»
 
‘Finita? Come?’
 
«Non avrei mai pensato che il più grande ostacolo alla nostra relazione fosse il me del passato»
 
«Takano-san, ma cosa stai dicendo?» chiese confuso Ritsu. Cosa stava succedendo? Soffriva di un improvvisa crisi d’identità o di qualche strana forma di doppia personalità?
 
«Ritsu, ami più me o il ragazzo che ero un tempo?»

Note dell'autrice:

Ciao a tutti, finalmente sono riuscita ad aggiornare chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola è una brutta bestia :(
A questo punto credo di aver chiarito un po' la situazione e di avervi fatto capire dove voglio andare a parare con questa fanfiction XD Il personaggio di Leonard mi è servito per arrivare a capire chi è il vero rivale per la coppia OnoderaxTakano cioè Takano stesso, o per meglio dire Saga-senpai XD
So cosa state pensando, no, non sono una stupida che mette come rivale ad una relazione uno dei protagonisti stessi XD
Mi ha colpito molto leggere nel manga alcune vignette che mi hanno fatto riflettere: ad esempio quella in cui An chiede a Ritsu se ama il ragazzo di dieci anni fa e lui risponde di sì, ma poi si rfiuta di ammettere di amare Takano. Be' è un po' una contraddizione XD Poi anche dopo in altri capitoli Ritsu ad esempio sogna il senpai ecc. e Takano gli dice di non sognare del vecchio se stesso ma di come è lui adesso. Così come Takano ha detto a Ritsu di amare ciò che è nel presente e non il ricordo dei tempi andati. Ecco da questo mi è venuta in mente questa storia, credo che finchè Ritsu non si staccherà dal ricordo del senpai, finché non amerà Takano come amava il senpai non riuscirà mai ad accettare i sentimenti di Masamune.
Ok è un'idea un po' particolare e forse confusa, ma mi piaceva e ho deciso di scriverci qualcosa su XD
Il titoletto che ho scelto questa volta mi piace, ha un che di filosofico (???) XD
Per il prossimo aggiornamento non so quanto ci vorrà, vorrei occuparmi delle mie altre fanfiction (ricoperte di polvere e tele di ragno XD) prima di aggiornare questa, comunque non so magari aggiorno prima questa dipende da come mi viene XD
Bene, spero vi piaccia, ringrazio chi recensisce/preferisce/segue/ricorda/legge
 E ricordate di lasciarmi una recensioncina ;)
Alla prossima :D
*non so quanto valgano gli yen, quindi ho sparato una cifra a caso XD

 

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Capitolo 5
*** Perché farsi tante domande non serve a niente in amore! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...

Perché farsi tante domande non serve a niente in amore!


‘Oh no’
 
Ritsu non sapeva cosa rispondere.
Non capiva nemmeno il senso di quella domanda.
 
«Ehm… questa d-domanda… cosa vorresti dire?»
 
«Da allora sono cambiato molto, anche se dici di ricordare poco di quello che è successo dieci anni fa, sono sicuro che l’hai notato. Come ti ho già detto, non mi sono avvicinato a te perché sei il ragazzino di cui mi ero innamorato, ma perché amo ciò che sei adesso. Quello che voglio sapere, è se accetti le mie attenzioni solo perché ero il ragazzo che stava sempre in biblioteca fino a tardi o perché sei innamorato di come sono ora»
 
Ritsu abbassò lo sguardo. Che razza di domanda è? Che gli è preso tutto ad un tratto?
 
«Pensaci» gli disse, appena si accorse della sua confusione, andandosene e lasciandolo lì.
 
Onodera rimase a guardare la sua schiena allontanarsi.
Rientrò nel bar e chiese un bicchiere d’acqua.
 
‘Troppe cose’
 
Erano successe troppe cose,  non erano nemmeno passate tre ore da quando era uscito di casa che un uomo gli si era confessato e Takano si era messo a parlare di non capiva bene cosa.
 
Sì, se ne era accorto che l’adolescente apatico che sedeva sempre nello stesso angolo della biblioteca era scomparso.
Quando gli capitava di pensarci, sentiva una fitta al centro dello stomaco.
 
‘Forse… se Takano-san somigliasse di più al senpai allora… lo amerei più facilmente?’
 
Il discorso di Takano poteva avere senso.
 
‘Adesso è un testardo, dittatore, rompiscatole, pervertito, stalker che mi fa incazzare a bestia ogni volta che mi tratta come un pivellino… cioè quasi sempre’
 
Non poteva negare di provare qualcosa per il suo capo, eppure non poteva ignorare la malinconia che provava quando ripensava ai tempi del liceo.
 
Anche lui era molto cambiato, forse era meglio dire peggiorato.
Il ragazzo adorabile, gentile e sincero aveva lasciato il posto ad un testardo, ribelle che non è più in grado di esprimere i propri sentimenti.
Aveva un carattere orribile, lo sapeva. Spesso glielo diceva anche Takano.
Eppure… perché diceva di amarlo così tanto?
 
Gli scappò un sorriso.
Prima era Saga-senpai a chiedergli perché lo amasse, adesso sembrava che i ruoli si fossero invertiti.
Non era più lui ad inseguire e a dire “ti amo” ogni volta che apriva bocca, ma Takano.
Sembrava quasi volesse riparare gli errori del passato, quando non si sforzava di far capire a Ritsu che lo ricambiava.
 
Finì di bere il suo bicchiere d’acqua e pagò. Uscì dal bar indeciso sul da farsi. Poteva tornare a casa, ma aveva paura di incontrarlo dal momento che non aveva idea di cosa dirgli.
 
‘Ammesso che gli dicessi che non mi sono avvicinato a lui a causa del passato… be’ innanzitutto sarebbe una bugia… lo amavo così tanto ai tempi della scuola e ho continuato ad amarlo… fino ad ora… però… non ne sono sicuro… se Takano-san ritornasse come ai tempi della scuola, a me andrebbe bene?’
 
Prese a camminare, decise di tornare a casa, ma non andò in metropolitana, decise di tornare a piedi altrimenti avrebbe corso il rischio d’incontrarlo sul treno.
 
«No!» disse scuotendo vigorosamente la testa.
 
Un passante si voltò verso la sua direzione.
«Ehm s-sta bene?» gli chiese un po’ timoroso.
 
«Oh, no mi scusi. Ero sovrappensiero» Onodera si mise a ridere nervosamente.
Il passante si allontanò velocemente, pentito di avergli rivolto la parola.
 
‘Se ritornasse com’era un tempo vorrebbe dire che ritornerebbe il ragazzo solo e infelice che soffriva per la separazione dei genitori… e io non voglio… non ho mai voluto che soffrisse. Quindi mi va bene che ora sia cambiato?... Sì, ora è molto più sereno di come fosse un tempo’
 
Continuò a camminare verso casa. Il sole picchiava bello forte, dal momento che era luglio.* Si ritrovò a sospirare, a causa del suo ragionamento complicato. Non sapeva di preciso nemmeno lui per quale motivo si stesse perdendo in tutte quelle domande. È aveva decisamente paura di scoprire la conclusione a cui l’avrebbero portato.
 
‘Sto dicendo che lo amo, nonostante il tempo, i cambiamenti, le delusioni… lo amo?’
 
Era la prima volta che pensava a Saga e a Takano in quella maniera. Sospirò per l’ennesima volta. Sentiva tutte quelle stupide sensazioni amorose che provava al liceo ritornare prepotentemente nel suo cuore.
 
‘Anche se lo amassi, cosa succederebbe? Siamo due uomini, maledizione. Se si venisse a sapere in giro potremmo avere seri problemi, forse potremmo addirittura restare disoccupati. Ma a cosa pensavo quando mi ero innamorato di lui? Quando abbiamo iniziato a frequentarci, ho mai pensato alle conseguenze?’
 

 
Ritsu si stese sul letto, aveva appena finito di mangiare, ma non riusciva a prendere sonno. Il suo vicino non si era fatto sentire in alcun modo. Da un lato si sentiva sollevato, dall’altro no. Evidentemente stava aspettando che fosse lui a prendere l’iniziativa per una volta.
 
Forse gli poteva esprimere i suoi dubbi, ma lui non avrebbe fatto altro che spingerlo a scegliere lui. Doveva decidere da solo e guardare lucidamente alla faccenda.
Poteva mandare al diavolo la sua vita per una persona?
Si portò una mano ai capelli.
 
E se fosse finita? Cosa avrebbe fatto? La sua vita sarebbe finita a pezzi.
Si ricordò di come già allora il suo mondo finì con quella risata. Aveva passato dieci anni penosi senza di lui e certamente non voleva rivivere quell’esperienza.
 
‘La cosa migliore è che lui non entri nella mia vita… ma lui ormai non fa già parte della mia vita?’
 

 
Takano si asciugò le mani. Aveva appena finito di lavare le stoviglie che aveva lasciato sporche l’altra sera.
Forse aveva sbagliato a fargli quella domanda, era stato troppo precipitoso? Aspettare un anno perché lui capisse di amarlo era precipitoso? Se gli dicesse di non voler stare con lui, cosa farebbe?
Non può nemmeno sopportare di immaginarlo. Eppure non poteva di certo costringerlo ad amarlo.
L’ultima cosa che voleva era che l’odiasse.
 
Mise a posto i piatti e notò di avere la dispensa vuota.
 
«Questa sera dovrò fare la spesa» disse a se stesso.
 

 
Note dell’autrice:
Eccomi qui, alla fine ho deciso di occuparmi di questa storia e di portarla al termine prima di andare a spolverare e a togliere le ragnatele alle altre fic XD
Be’ che dire di questo capitolo? E’ un capitolo che potrei definire introspettivo, pieno di domande e povero d’azione quindi non so quanto vi possa piacere.
Però io mi sono divertita a scriverlo, mi sono messa nei panni dei personaggi e ho immaginato quello che avrei pensato al loro posto XD
Il prossimo credo proprio che sarà l’ultimo capitolo :)
Ringrazio chi recensisce/preferisce/segue/ricorda/legge :D
Ricordate di lasciarmi una recensioncina,
a presto :3
*Luglio: mi sono fatta quattro calcoli, il compleanno di Ritsu è a fine marzo e mancavano 130 giorni al completo innamoramento, quindi ho ipotizzato che il giorno in cui dirà ‘ti amo’ sarà più o meno a luglio^^

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Capitolo 6
*** Perché seguire il cuore è sempre la scelta migliore! ***


Il tuo peggior rivale viene dal passato...

Perché seguire il cuore è sempre la scelta migliore!

Ritsu uscì deciso. Si voltò e vide Takano che lo fissava con delle buste in mano.
«T-Takano-san!» esclamò spalancando gli occhi per lo stupore.
 
«Stai uscendo?» gli chiese inserendo la chiave nella toppa.
 
«Ah… eh… n-no»
 
Takano lo guardò con un sopracciglio alzato, come a volergli chiedere cosa ci facesse fuori dalla porta.
Ritsu abbassò lo sguardo, mentre Takano fece per entrare a casa. Stava per chiudersi la porta alle spalle, ma Onodera lo fermò.
 
«I-io… vorrei parlarti»
 
Takano poggiò le borse dalla spesa. «Ti ascolto»
 
«Ah, riguardo quello che hai detto questa mattina… un po’ hai ragione»
 
Onodera continuava a fissarsi le scarpe, incapace di sollevare lo sguardo verso Masamune.
 
«Insomma… mi sembra normale che sapere che tu sei il ragazzo che a-amavo mi abbia confuso. Sei diverso da quello che conoscevo… e mi ha spiazzato. Anch’io sono cambiato, infondo… »
 
«Dove vuoi arrivare?» gli chiese, sinceramente confuso dalle parole del ragazzo.
 
«Quello che voglio dire è che sono felice che tu sia cambiato… perché non hai quell’alone di malinconia che avevi addosso»
 
Takano sgranò lievemente gli occhi.
 
«Mi accetti per quello che sono?»
 
Ritsu alzò il volto un po’ offeso per la domanda.
 
«Non ho mai pensato che tu dovessi ritornare come un eri tempo»
 
Takano gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla guancia calda a causa del rossore. Ritsu abbassò gli occhi non riuscendo a sopportare i suoi intensi occhi color oro.
 
«Onodera, sai che ti amo. E ti amerò sempre, anche se cambierai, anche se non mi vorrai, anche se il mondo cadesse a pezzi. Quello che non so è quello che provi tu»
 
«I-io» quanto gli costava dire “ti amo”? «non… ho il coraggio…»
 
Takano si allontanò di qualche centimetro.
 
«Per cosa non hai il coraggio?»
 
«D-di rischiare di perdere tutto… per te. N-non ho la forza…»
 
«Stai dicendo che mi stai rifiutando?»
 
Ritsu rimase in silenzio, lottando mentalmente con se stesso. Cosa doveva dirgli?
 
«Ho capito…» continuò, riprendendo le buste che aveva poggiato a terra.
«Ti dovrei dire che d’ora in poi avremo un rapporto capo-dipendente, ma mentirei. Se non mi vuoi me ne farò una ragione, ma ti prego non mi escludere di nuovo dalla tua vita»
 
Si sfilò le scarpe, dal momento che erano ancora nel genkan e fece per andare a lasciare la spesa.
 
«I-io sono un codardo» Takano si stupì di sentirlo ancora parlare «h-ho paura… ho paura di innamorarmi, perché ho paura di soffrire come allora… »
 
«Onodera, ho capito. Non c’è bisogno che ti sforzi per spie-»
 
«P-però… i-io… a-anche se ho paura…» Ritsu strinse i pungi e prese un ampio respiro «io ti am-»
 
Ring! Ring! Ring!
 
«Oh, il telefono. Aspettavo una chiamata da Ichinose-sensei»
 
«Ah, p-prego è per lavoro, rispondi pure!»
 
‘Di nuovo sono stato bloccato… forse è destino… sarei stato uno stupido se gli avessi detto quella cosa…’
 
Takano si voltò per andare verso il soggiorno a rispondere.
 
‘Ma… io non voglio che si allontani da me… perché… non c’è cosa di cui abbia più paura che stare senza di te… io…’
 
«… ti amo…» disse con un filo di voce, praticamente sicuro che non l’avesse sentito.
 
Il telefono continuò a squillare per altri secondi prima di fermarsi.
 
Takano si voltò lentamente indietro, per guardare il viso di Onodera che quel giorno doveva trovare particolarmente interessante fissarsi le scarpe.
 
Rimase un attimo indeciso, se chiederglielo o meno. Forse lo aveva solo sognato, poco prima lo stava respingendo, no?
 
«Cosa hai detto?» si decise a chiedergli a bassa voce, quasi a non volere illudersi.
 
«I-io ho paura ad averti accanto, ma ho ancora più paura di non averti accanto»
 
Takano sgranò gli occhi. Aveva capito bene o le parole confuse di Onodera lo stavano ingannando?
 
Onodera con uno sforzo immane si costrinse a guardare Takano. L’espressione del suo volto lo rassicurò in qualche modo.
Poteva vedere che quell’espressione imperturbabile che indossava ogni giorno, aveva lasciato spazio  ad un misto tra lo sconvolto, lo stupito e il confuso.
Per lo meno non era l’unico nervoso ed emozionato.
 
Era consapevole di stare parlando senza alcuna coerenza logica, stava cercando di essere sincero e di esporgli i suoi dubbi e i suoi sentimenti.
 
«Quindi, io non rigetto i tuoi s-sentimenti e nemmeno i miei p-perché…»
 
Ritsu di portò una mano alla bocca, pregando il cielo che le sue gambe non cedettero per il troppo imbarazzo.
 
«… ti amo» l’aveva detto, per una seconda volta in una manciata di minuti.
 
Takano restò paralizzato, le mani persero involontariamente la presa sulle buste, facendole cadere per terra con un tonfo rumoroso.
 
Si fissarono per alcuni secondi, senza dirsi una parola, senza quasi respirare per paura di rompere quel silenzio.
 
«Takano-san… »
 
Lo richiamò Ritsu. Ancora una volta la sua reazione lo aveva spiazzato. Si aspettava che gli si gettasse addosso a peso morto. Era evidente che non lo conoscesse poi così bene.
 
«… anch’io… » aveva mormorato, quasi come se stesse lentamente riprendendo vita.
 
«Come?»
 
«Volevo dirti queste parole fin da quando ti ho rivisto…» Takano si avvicinò, fin quando non lo raggiunse.
Mise una mano dietro la nuca del castano e lo avvicinò fino a far toccare le loro fronti.
 
«Anch’io… ti amo» disse con il sorriso più dolce che Ritsu abbia mai visto in vita sua.
 
Onodera si sciolse come neve al sole. Aveva mai avuto dubbi su quest’uomo? Be’ se ne aveva mai avuti, era stato un perfetto idiota.
 
Takano sfiorò le labbra di Ritsu con le proprie, il bacio si approfondì appena i due schiusero la bocca. Le loro lingue si intrecciarono, si toccarono, si gustarono per un tempo che non riuscirono a quantificare. Pochi secondi, oppure minuti, ore, eternità…
 
La paura che Ritsu scappasse da un momento all’altro era scomparsa, la fretta di dover cogliere i suoi attimi di debolezza aveva lasciato spazio… all’amore, semplicemente.
Non più solitudine, non più lacrime, non più cuori spezzati, non più fughe, solo amore.
 
Takano fu il primo a staccarsi, per riprendere aria. Lo prese per le spalle e se lo portò al petto. Lo strinse forte, sperando che non fosse un sogno.
 
«Ritsu…» mormorò tra i capelli castani.
 
Ancora maggiore fu la felicità, quando sentì le mani tremolanti del più giovane sulla sua schiena, indecise se stringere a loro volta o se stare semplicemente lì, poggiate.
 
Sapeva che non poteva aspettarsi, che lui ricominciasse a dirgli “ti amo” ogni volta che apriva bocca, ma non gli importava. Non gli importava più nulla dal momento che Ritsu era lì.
Lo prese per mano e lo condusse in camera da letto.
 
Takano iniziò a baciargli il collo e a spogliarlo.
 
«T-Takano-san, la mangaka…»
 
«Può aspettare»
 
«Ma…»
 
«Ancora protesti?» disse prendendolo in giro «Smettila di pensare a questi dettagli»
 
‘Dettagli?! Da quando in qua, il lavoro è un dettaglio per lo zelante capo editore dell’Emerald?’
 
Si arrese, lasciandosi andare tra le braccia del suo primo amore.
 

 
Ormai era giunta la sera e Ritsu passava il tempo a farsi viaggi mentali. Masamune era sdraiato accanto a lui, dormiva beatamente e, nonostante ci fosse a malapena il lieve chiarore della luna a fare un po’ di luce, poteva giurare di vedere un sorriso sul suo volto.
 
Forte era l’impulso di scappare via nel suo appartamento, al riparo da quei sentimenti così  travolgenti e così dannatamente complicati.
 
Ancora più forte però era la voglia di rimanere, di stare accanto a lui e di affogare completamente nell’amore.
 
Voltò lo sguardo alla finestra. Qualcosa, trasportato dal vento, entrò in camera, attirando l’attenzione di Ritsu. Rimase qualche secondo in aria, prima di scendere e cadere per terra. Si alzò, incuriosito, per vedere cosa fosse.
 
‘Una foglia? No… un petalo di ciliegio’
 
«Cosa stai facendo per terra?» gli chiese Takano, che si era appena svegliato, accendendo l’abat-jour e facendo quasi venire un infarto a Ritsu.
 
«Posso farti una domanda? Come fai ad avere il sonno così leggero?!»
 
«Ma chi diavolo ti ha insegnato l’educazione? Non sai che è scortese rispondere con una domanda?»
 
«Parli tu che ne hai appena fatte due…»
 
Takano decise di far da sé, dal momento che Ritsu non sembrava in vena di rispondere. Si inginocchiò accanto al ragazzo, fissando per qualche secondo il petalo.
 
«Tutto questo mistero per un petalo?» chiese Takano in tono canzonatorio.
 
«Non è troppo tardi, per i fiori di ciliegio intendo? Inoltre qui vicino non crescono alberi di ciliegio»
 
Masamune spostò lo sguardo dal petalo a Ritsu. Gli prese una mano e gli baciò il dorso.
 
«Non importa quanto tempo ci metta per fiorire o quanto lontano sia vissuto, l’importante è che abbia raggiunto questo posto»
 
Ritsu fissava confuso e imbarazzato l’uomo. Lui voleva davvero sapere come quel petalo avesse raggiunto il loro condominio, dal momento che quelli più vicini crescevano a parecchi isolati di distanza ed erano già sfioriti da tempo.
 
Takano prese il petalo in mano.
«Questo sarà il simbolo del nostro amore»
 
«Eh?»
 
«Infondo i fiori di ciliegio erano già il simbolo del nostro amore, no?»

‘Un momento… ma quando mai i fiori di ciliegio sono stati il simbolo del nostro amore?...’
 
Onodera si domandava come quell’uomo, grande e grosso, potesse uscirsene con quelle idiozie che si leggevano negli shoujo manga.
 
Si chiese, anche, come poteva solo immaginare di avere una relazione con un uomo del genere. Dopo quello che gli aveva detto poche ore prima, per il giovane editore era davvero troppo tardi per tornare indietro. Non che volesse tornare indietro, alla fine.

«Torniamo a letto, domani dobbiamo lavorare» disse dopo aver poggiato il petalo sul comodino.

Timidamente il castano si ridistese accanto al moro e sprofondò in un sonno pesante nell'abbraccio di Masamune.
 


 
Note dell’autrice:
Konnichiwa, minna-san! Eccomi giunta alla fine di questa fanfiction :) (wow è la prima long che porto a termine XD)  
Finalmente Ritsu ha ammesso il suo amore sia a Takano che a se stesso. Be’ spero che vi sia piaciuto il modo in cui ho descritto la scena, sinceramente non ho idea di come potrebbe reagire Takano ad una dichiarazione di Ritsu. Non mi pare il tipo di personaggio che piange o che sviene dall’emozione XD
Ho qualche dubbio sull’ultimissima parte, ho lasciato una specie di finale aperto, questo perché in un futuro lontano potrebbe venirmi in mente di scrivere un sequel, qualche ideuzza ce l’ho, ma per adesso niente di sicuro XD
Ringrazio chi ha recensito/preferito/seguito/ricordato/letto, grazie per avermi accompagnata in questo breve viaggio di 6 capitoli :D
La prossima fic che ho intenzione di aggiornare è “Fear is the heart of love” http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2764245&i=1, ovvero la traduzione di una fanfiction del fandom di Sekai, se siete in vena di storie tristi e malinconiche vi consiglio di leggerla XD
Bene, detto questo, vi saluto :)
Alla prossima :3

 

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