Anything But Temptation

di guns_and_butter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I figli si affacciano alla vita amando i genitori. ***
Capitolo 2: *** Uno dovrebbe assorbire i colori della vita, senza mai ricordarne i dettagli. ***
Capitolo 3: *** I veri amici ti pugnalano al petto. ***
Capitolo 4: *** Quando gli dei desiderano punirci, essi esaudiscono le nostre preghiere. ***
Capitolo 5: *** Il pubblico è meravigliosamente tollerante. Ti perdona tutto, tranne la genialità. ***
Capitolo 6: *** Troppo spesso la vita vera è quella che non viviamo. ***
Capitolo 7: *** La poca sincerità è pericolosa, ma molta sincerità è fatale. ***
Capitolo 8: *** Se non ci metti troppo, ti aspetterò per tutta la vita. ***



Capitolo 1
*** I figli si affacciano alla vita amando i genitori. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte prima
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Orion Black, Sirius Black 
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: I figli si affacciano alla vita amando i genitori. Dopo, li giudicano. Raramente, se poi davvero succede, li perdonano.




I.


 
Orion Black non è in ritardo.

Un Black non è mai in ritardo. Un Black non si affretta, non è mai di corsa, non si agita mai per l'ora. Un Black è sempre perfettamente in orario.

Orion stesso si trova sempre dove ha intenzione di essere. Al momento, la sua intenzione è quella di stare sulla porta della camera del suo figlio maggiore, a guardare Sirius mentre si prepara, di fronte allo specchio del suo armadio.

Osserva il ragazzo pettinarsi all'indietro i capelli, legandoli morbidamente all'altezza della nuca. Uno degli Elfi Domestici deve averlo aiutato a regolarne la lunghezza. I suoi capelli sono una scocciatura quando sono troppo corti, sostiene Sirius, perché gli scivolano sugli occhi e lo distraggono quando si allena con la spada. Orion sospetta che a suo figlio piaccia semplicemente cambiare, ma questo particolare segno di eccentricità è abbastanza innocuo. E il ragazzo è praticamente devoto alla spada.

Sirius somiglia molto a suo padre. Il suo viso infantile è già modellato dai tratti fini dell'aristocrazia; ha la sua bocca, il suo naso, la sua mascella forte. I suoi occhi sono quelli della madre, grandi e chiari, contornati da ciglia lunghe e scure che sembrano alludere a una qualche fragilità e innocenza. Gli occhi di un bugiardo, pensa Orion, un po' cinico.

Quegli occhi lo hanno individuato dallo specchio. Orion si avvicina, fermandosi dietro di lui, senza mai distogliere lo sguardo dal loro riflesso. "Sei pronto per il torneo?"

Sirius annuisce, gli occhi di un argento vivo che  balzano a cercare i suoi nello specchio. "Sì, Padre."

Di sua iniziativa, una delle mani di Orion si muove per appuntargli dietro l'orecchio una ciocca ribelle, e poi si ferma su una spalla di Sirius. Il ragazzo è ancora molto sottile; Orion può sentire sotto le dita il profilo dell'osso. Avrà ancora uno o due scatti improvvisi della crescita, nel corso degli anni. Suppone che avrà la sua stessa corporatura, muscolosa e ben definita. Un giorno sarà un eccellente Battitore per Serpeverde. Orion quasi sorride solo a pensarci.

"Presto sarai più alto di tua madre," dice, sorprendendosi per primo della sua osservazione. Sirius annuisce di nuovo; può vederlo mentre cerca di processare le sue parole.
Lancia uno sguardo all'equipaggiamento per la scherma, che brilla sul letto, dov'è stato abbandonato, in attesa. Notando le spade che Sirius ha lasciato esposte, corregge il tiro della sua precedente affermazione. "Sempre che tu sopravviva alla collera di tuo fratello, dopo che si sarà accorto che hai rubato il suo spadino migliore."

Il sangue affluisce velocemente al viso di Sirius, tingendo di rosso i suoi zigomi alti.

(Le sue emozioni sono costantemente in mostra sul suo viso, nelle sue espressioni; Orion prende mentalmente nota di rimproverarlo per questo, in futuro.)

Visto che la sua colpevolezza è stata dimostrata, Orion si compiace a vedere che il ragazzo non tenta di accampare scuse per difendersi, né distoglie lo sguardo, tentando di sfuggire alla sua occhiata ferma.

Orion si concede per un breve momento di essere orgoglioso di suo figlio— il suo erede, dai modi impeccabili e dal comportamento deciso e dall'abilità esemplare nella scherma. L'hanno tirato su bene, preparandolo per il ruolo che reciterà per tutta la vita in quanto erede della Casata dei Black. Serpeverde, certo— Battitore e Prefetto, senza dubbio. Magari, anche Capo Scuola.

Sorride, allora, e stringe brevemente la sua spalla, prima di lasciarlo andare. "Andiamo. Non vogliamo certo far attendere i tuoi sfidanti."


 
II.


 
"Tutto questo è folle. Siete tutti matti."

"Matti, dici? Sei tu che non mostri un minimo di rispetto per il tuo stesso sangue! Sul serio, mi viene da vomitare a guardarti mentre te ne vai in giro con quei Mezzosangue— tu e quegli ibridi Traditori del Sangue—"

"Quegli ibridi e Traditori del Sangue sono maghi di gran lunga migliori di quanto la maggior parte dei Purosangue potrà mai sperare di essere!"

Orion sceglie quel momento per palesare la sua presenza.

"Sirius. Regulus."

I suoi figli si voltano di scatto per guardarlo, ridotti all'immediato silenzio dal tono severo con cui ha pronunciato i loro nomi. La vergogna sostituisce immediatamente la rabbia sul viso di Regulus. L'espressione di Sirius, prevedibilmente, è imperscrutabile.

"Che sta succedendo qui?"

I fratelli si scambiano un'occhiata veloce.

"Io e Regulus abbiamo avuto una piccola discussione." Sembra che Sirius abbia voglia di testare i limiti dell'impenitenza.

"Questo lo vedo." Orion inarca un sopracciglio scuro. Nota che questo segno di fastidio fa ancora effetto a entrambi i suoi figli. "Se discuteste più rumorosamente, disturbereste vostra madre e senza dubbio anche mezza Londra."
 
Lo sguardo dei ragazzi sale alle scale, ai bui piani superiori della casa.

Orion reprime il bisogno di sospirare. "Regulus, sei scusato. Sirius, vieni con me."

Sa, senza aver bisogno di guardare, che Sirius si deciderà a seguirlo solo nel momento in cui inizierà a salire le scale. Percorre inconsciamente la strada che lo porta al suo studio, mentre riflette sulla situazione che si è venuta a creare coi suoi figli.

Sirius è diventato ribelle in maniera intollerabile. Ogni sua parola è intrisa di insolenza, ogni sua azione ha il sapore dell'insubordinazione.

Regulus, che un tempo era devoto all'imitazione di ogni suo gesto, è ora il suo più feroce critico. E anche se Orion approva il sentimento che spinge il suo figlio più giovane, i conseguenti litigi stanno diventando insopportabili. Difficilmente passa un giorno in cui non li trovi a bisticciare. Le loro lotte hanno iniziato a oltrepassare i limiti dell'educazione, con insulti sussurrati tra i denti al tavolo da pranzo e ora anche gare di grida all'ingresso.

Una volta nel suo studio, si lascia andare pesantemente sulla poltrona della scrivania, e si prende un momento per rimettersi insieme, prima di confrontarsi col suo erede ribelle.

Sirius non si accomoda davanti a lui, ma si limita a restare sulla porta, in silenzio, in piedi. È cresciuto fin quasi a diventare alto come suo padre, ma è più magro, un profilo sottile contro il cedro scuro e i libri che fanno da sfondo. Il suo viso è più affilato di quanto non fosse quando è tornato da Hogwarts

(perde peso ogni volta che torna a casa— una consapevole dieta a base di disprezzo e risentimento)

e i suoi lineamenti risaltano duramente alla luce della candele. L'ultimo mese ha cancellato anche la leggera traccia di abbronzatura lasciatagli sulla pelle dagli allenamenti di Quidditch, lasciandolo naturalmente pallido.

Orion si rassegna ad avere questa difficile discussione.

"Sirius." Il ragazzo incontra il suo sguardo, silenzioso

(è sempre, sempre uno shock— gli occhi follemente selvaggi di Walburga incavati nel viso di suo figlio)

e Orion gli indica la sedia vuota con un brusco cenno della mano. "Siediti."

Sirius attraversa la stanza e scivola nella sedia. I suoi movimenti sono quelli di un Cacciatore, rapidi e calcolati. Orion lo osserva per un secondo, prima di continuare. "Cos'hai da dire a tua discolpa"?

C'è una lunga pausa. Inizia a credere che il ragazzo lo ignorerà

(una ribellione così violenta, un così insopportabile segno di tradimento nei suoi freddi occhi da Purosangue)

prima che Sirius scrolli le spalle, un gesto sorprendentemente inelegante su quelle ossa ben definite.

"Niente che non abbia già detto altre volte. Io…" Esita, guarda da un'altra parte. Fa nuovamente spallucce. "Non ho niente di cui scusarmi."

Nonostante i buoni propositi, Orion reagisce male di fronte all'impudenza del ragazzo. "Faresti bene a riconsiderare la tua posizione," dice freddamente. "Non tollererò ancora una tale mancanza di rispetto nei confronti di tuo fratello e della tua eredità."

Il disprezzo affiora sul suo viso

(un Black non mostra mai alcuna emozione— non ha mai, mai imparato)

lampante e schiacciante, prima che riesca a indossare di nuovo una studiata maschera di disinteresse. "Dire la verità è una mancanza di rispetto, ora?"

"Sei completamente ignorante in merito a tutti gli argomenti che sei convinto di conoscere." Si ferma, osserva la tensione rabbiosa della mascella del ragazzo. "Non porterai più avanti le tue convinzioni deviate, non in questa casa. Ci siamo capiti?"

Sirius non risponde. Ha gli occhi chiusi. Con le dita stringe i braccioli intagliati della sedia— stringe e rilascia, stringe e rilascia.

Orion sta perdendo la pazienza. "Ci siamo capiti?" ripete, la voce dura nel pesante silenzio che è calato tra loro.

Il ragazzo apre gli occhi.

"Sì," dice, il volto pallido rabbiuato dal biasimo. "Ho capito."

Per un momento, Orion pensa che sembri un po' fuori di sé

(Walburga che grida nel sonno, e piange, unghie come artigli mentre si sfoga)

vista l'intensità e il fuoco nei suoi occhi. Forse è uno scherzo della luce.


 
III.


 
All'inizio, non la riconosce.

I cassetti della scrivania di suo padre sono sempre stati ordinati e sistematicamente organizzati. Piume, inchiostro, pergamenetutto al suo posto. Orion Black detestava il caos. Sirius suppone che questo sia il motivo per cui non sono mai andati molto d'accordo.

Non sa cosa si aspettasse di trovare, frugando nei cassetti di suo padreprobabilmente manufatti Oscuri, reliquie maledette, magari un Molliccio o un nugolo di Doxy. 

Certamente non una vecchia medaglia di un torneo di scherma, nascosta alla vista da una catasta di documenti del Ministero dimenticati da tempo.

Si sorprende, a trovare qualcosa che lo ricordi al numero 12 di Grimmauld Place. Per quello che ha capito, la famiglia ha eliminato ogni taccia del suo erede disonorato dalla casa.

Se la rigira tra le dita, quasi a sfidarla a mostrare la sua vera natura. Sicuramente suo padre non avrebbe conservato quella stupida, dannata medaglia senza un motivo. Orion era molto lontano dall'essere un uomo sentimentale. Difficilmente avrebbe conservato una medaglia senza valore per ricordare suo figlio.

Eppure, eccola qui.

Sirius scuote la testa, confuso. Probabilmente si è sbagliato. Probabilmente, alla fine, non è neanche la suasarebbe più logico pensare che fosse di Regulus, se non fosse che Regulus è sempre stato una schiappa con la spada e sarebbe stato più probabile vederlo inghiottire la lama intera piuttosto che vincere un torneo.

(Sirius aveva sempre pensato fosse a causa di una scarsa destrezza atletica; ovviamente, questo prima che Regulus entrasse nella squadra di Quidditch di Serpeverde e iniziasse a mostrare un'incredibile abilità nel rompere le ossa di suo fratello con Bolidi ben indirizzati.)

Perché suo padre dovrebbe averla conservata? Sirius si acciglia, tracciando inconsciamente i contorni dell'incisione del metallo. Perché, tra tutte le numerose medaglie che ha vinto, suo padre ha conservato proprio questa? Perché ne ha conservato anche solo una, poi?

Sirius dà una scrollata di spalle, alla fine. Perché suo padre ha fatto quello che ha fatto, alla fine? Quell'uomo era un misteroun enigma matto e Purosangue. Probabilmente stava pianificando di maledirla, a un certo punto, come ogni altro dannato cimelio di famiglia della Nobile e Antichissima Casata dei Black.

In qualche modo, però, questa spiegazione non basta.

"Vecchio pazzo bastardo," mormora, guardando il suo riflesso spezzato nella patina argentata della medaglia. "Perché l'hai fatto?" Ovviamente, non c'è nessuna risposta.
Inarca un sopracciglio per la frustrazione. È un'immagine familiare.
 
 




 
Note della traduttrice: ... asdfghjk, salve a tutti.
Era solo questione di tempo, immagino, prima che mi partisse definitivamente l'embolo e mi decidessi a tradurre proprio tutto quello che guns ha scritto su HP.
Ebbene, quel tempo è arrivato, e quindi eccomi qui, con questa nuova storia. È una raccolta, come detto nell'introduzione, e conterà otto capitoli (di cui ne ho già tradotti sei, se non sbaglio), che toccheranno diverse tematiche e personaggi e prospettive, con Sirius come protagonista assoluto. Mi pare superfluo dirvi che le amo da morire una per una, e che alcune di loro sono una vera e propria sorpresa, per quanto sono intelligentemente costruite e stimolanti dal punto di vista della riflessione.
Questa prima storia, ad esempio, è una di queste sorprese. Il modo in cui è tratteggiato Orion Black, un personaggio che molto spesso viene completamente dimenticato in favore del dualismo Sirius-Walburga, è  strabiliante: è un personaggio acuto, duro nei modi, freddo nelle parole, ma allo stesso tempo è un padre nel senso canonico del termine, un padre che cresce i suoi figli da solo e che vorrebbe costruirli a propria immagine e somiglianza, perché in loro si riconosce più che in uno specchio. E poi il percorso di crescita di Sirius, che è completamente diverso da lui e da suo fratello e dalla sua famiglia in generale, ma che è comunque sangue e carne del suo sangue e della sua carne: una cosa che mi colpisce sempre tantissimo del Sirius di Guns è il modo in cui si rapporta col suo stesso nome. Non è sprezzante e indifferente come nei pochi momenti dei libri in cui parla della sua famiglia: c'è sempre una parte di lui che freme, che si agita scompostamente e "urla", di fronte all'indifferenza e alla crudeltà che si respira nella sua casa, quasi non potesse fisicamente sopportare l'essere rinchiuso in quelle quattro mura senza impazzire. A volte sembra quasi che detesti anche se stesso, perché così simile alla sua famiglia. È un groviglio di sentimenti complesso e intricatissimo, perché si mischiano il disgusto e l'odio e l'insofferenza con il disagio e la sensazione di essere sbagliato nella sua stessa pelle, senza contare il costante rifiuto che percepisce dalle persone che più dovrebbero amarlo: non c'è calma in lui, ecco. Non c'è pace. *piange e lo stringe e non ce la fa*
Oppure ancora gli indizzi riguardo all'instabilità mentale di Walburga, che è un personaggio "quasi" marginale per lo stesso motivo: anche questa è una tematica ricorrente nei lavori dell'autrice, dal momento che è citata in diverse fiction, e si batte sempre molto sul fatto che Sirius abbia i suoi occhi, e abbia ripreso questo temperamento sanguigno proprio da lei.
E poi il ritrovamento di quella vecchia medaglia, conservata con cura dopo tutti quegli anni e dopo tutto quel dolore. Insomma. ;______________________________;!!!!
ASDFGHJNBVBNM mamma mia quanto parlo, scusate. Ma non è colpa mia se è tutto così bello e io sono una fangirl.


Nota tecnica: ho corretto i nomi dei genitori di Sirius, che in originale erano Altair ed Estelle; la storia è stata scritta nel 2005, quindi l'autrice se li è dovuti inventare ;) 
Se trovate qualche errore fatemelo presente, dal momento che (come sempre) non è betata e per quante volte possa averla riletta, è sempre probabile mi sfugga qualcosa XD E se potete, leggete l'originale ♥

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Capitolo 2
*** Uno dovrebbe assorbire i colori della vita, senza mai ricordarne i dettagli. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte seconda
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: James Potter, Sirius Black, Lily Evans. James/Sirius, James/Lily.
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Uno dovrebbe assorbire i colori della vita, senza mai ricordarne i dettagli. I dettagli sono sempre volgari.





rosso
 
 
 
i capelli di Lily al sole, attorcigliati con forza tra le dita, una nuvola di rame libera contro il cuscino
 
scandaloso broncio di labbra gonfie per i troppo baci, occhi grigi scuri per la voglia il bisogno la fame
 
rose il giorno di San Valentino, ore passate a tormentare Peter per saperne di più delle tradizioni Babbane, la ricompensa tanto bella da togliere il fiato del sorriso di Lily
 
sangue caldo e viscido, vischioso tra le sue dita e la pelle di Sirius, Oddio, oh cazzo, oh per favore per favore non lui non ora mi dispiace mi dispiace solo per favore per favore per favore non lui
 
il fluttuare delle divise da Quidditch, vivide contro il cielo blu
 
pelle accaldata, bollente e dura seta sotto le dita, muscoli tesi, un lungo gemito ruvido contro la spalla
 

 
nero
 
 
 
morbidi capelli ondulati contro la punta delle dita, il fragile profilo della nuca di Harry nella sua mano
 
la Foresta Proibita, macchie scure nell'ombra, ululati che riecheggiano tra gli alberi
 
il mare di persone in lutto al funerale dei suo genitori, visi stanchi contratti dalla paura, una mano calda sulla spalla
 
caldo pelo ispido, denti aguzzi, baci bavosi da cucciolo su tutta la faccia
 
corridoi deserti a mezzanotte, fruscio del Mantello dell'Invisibilità, respiri affannati, strette asfissianti, lo scivolare del velluto scottante di quella bocca

 
 
 
verde
 
 
 
gli occhi di Lily, gli occhi di Harry, mentre piangono ridono sono felici
 
erba bagnata di rugiada, umida contro la schiena, baci amari per la nicotina e il firewhiskey al tramonto
 
maledizioni schivate per un pelo, lunghe dita contratte nella sua uniforme da Auror, il sapore acuto dell'adrenalina, cazzo quella era proprio vicina
 
sorsi ansanti di assenzio, bruciore, risate ubriache, lunga vita ai Malandrini!

 
 
 
bianco
 
 
 
luna piena, correre e rincorrersi lungo le terre della scuola, lottare nell'erba, ubriachi di libertà
 
l'abito di Lily, eterea nella luce del tramonto, dita dolci strette intorno alle sue, lo voglio lo voglio lo voglio
 
delicata pelle traslucida troppo tesa sull'osso, lacrime calde contro il collo, tu sei tutto quello che ho, cazzo

 
 
 
verde—





Note della traduttrice:
Ed ecco a voi il secondo capitolo! Molto breve, questa volta filtrato dalla prospettiva di James. La più grande difficoltà di questa parte è stata fare a meno della punteggiatura (X'DDD) e rendere le frasi in italiano incisive e scarne esattamente come sono in lingua. Non sono sicura di aver fatto un buon lavoro, in questo senso, perché alcuni pezzi mi sembrano poco fluidi :( Ma al massimo ci ripasserò quando sarò diventata un po' più capace!

Per il resto, asdfghnjv ;_; James ;_; Sei bellissimo e io ti amo molto e quel verde finale mi uccide. Così come anche l'immagine della testolina di Harry, e dei baci al sapore di tabacco, e di Lily il giorno del matrimonio. Completa meraviglia, davvero. Anche se il pezzo che ho preferito è sicuramente quel "tu sei tutto quello che ho, cazzo", che Dio mio, mi ha dilaniata. La mia persona è completamente devota all'adorazione di Sirius, credo. *sospira*

Spero vi siate goduti la lettura :) L'obiettivo è quello di aggiornare ogni due giorni, avendo i capitoli successivi già pronti. Quindi, insomma, a giovedì ♥

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Capitolo 3
*** I veri amici ti pugnalano al petto. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte terza
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter. James/Sirius, sottinteso James/Lily.
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: I veri amici ti pugnalano al petto.






Il mondo si è zittito.
 
Tutti gli hanno sempre detto che mente elastica avesse. La sua famiglia lo aveva preteso, i suoi professori avevano cercato di disciplinarla, e i suoi amici l'avevano usata a loro vantaggio.
I Nati Babbani e i Mezzosangue lo guardano in adorazione. Dicono che sia brillante. Che sia troppo intelligente per il suo bene. Probabilmente hanno ragione, dopo tutto, perché ha incontrato solo una persona capace di capire ogni dannata parola che dice.
 
La sua brillante mente Purosangue ammutolisce mentre tenta di comprendere e fallisce fallisce fallisce.
 
C'è freddo, e c'è silenzio, e lui, semplicemente
 
(mani forti e callose, pelle calda, parole sussurrate contro la sua clavicola)
 
non riesce
 
(capelli rossi e brillanti, dita delicate, morbide dolci curve che lui non avrà mai, mai)
 
a pensare.
 
James lo sta guardando. In attesa. Le sue mani tremano, appena appena, e questo potrebbe essere importante. Tremendamente importante, forse. Potrebbe essere il dettaglio più importante di tutta la sua vita, se solo si desse pena di rifletterci per un momento.
 
E più di ogni altra cosa, vorrebbe trovare una parola per questo— vorrebbe dargli un nome, per sapere come dovrebbe sentirsi.
 
Ma sa solo cosa non è. Non è angoscia. Non è dolore, e non è tristezza. Non è infelicità, né tormento, e neanche disperazione. Non è niente, davvero, ma la parola è muta e molto fredda e lui non riesce a pensare— a parlare— a respirare.
 
Non c'è aria e non c'è suono e non c'è calore, e sente un sapore amaro in bocca, che potrebbe essere follia.
 
Tradimento.
 
Il pensiero arriva all'improvviso. La sua mente si azzera su di lui, lo analizza, ingrandendolo fino al punto che non c'è spazio per nient'altro nella sua testa. Si aggrappa a quella parola— la afferra e se la stringe contro
 
(lunghe membra, coperta di cotone morbido, la rassicurazione del battito di un cuore sotto la mano)
 
e ci pensa ancora e ancora, tradimento tradimento tradimento.
 
Arrivano come in una cascata, a quel punto, odio amore vaffanculo stronzo rotto solo Mercuzio bastardo senza speranza, un torrente di parole senza senso. Affollano la sua mente di pensieri che non riesce a processare, emozioni che non riesce a sentire. Forse è così che si sente sua madre— ma non riesce a pensare neanche a quello.
 
Ed è così stanco di sentirsi inerme, così stanco di non potere, e così fa l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di fare.
 
Se ne va.
 
E la voce di James che non lo chiama è il suono più rumoroso che abbia mai sentito.
 
Ma ma ma— la sua mente incespica. Ma James è morto. Sono morti entrambi. Insieme. Lui li ha uccisi. Forse per vendetta.
 
James è morto, freddo e morto e andato, e da qualche parte c'è un bambino coi capelli neri indomabili e gli occhi verdi.
 
C'è davvero tanto, tanto freddo. Qualcuno sta piangendo.
 
Poggia la testa contro le pietre gelide e deglutisce con forza il sapore dell'abbandono.










Note della traduttrice: Ed ecco qui la terza parte.
Ho un rapporto particolare, con questa qui. C'ho messo un po' a capirla e a metabolizzarla per bene, perché è tanto breve quanto profonda, e vedere James e Sirius così mi fa del male, Dio santo "XD. Però è bellissima in un modo tutto suo, perché c'è tutta quella parte più profonda e nascosta e vulnerabile e instabile di Sirius, che è da sempre un personaggio privo di equilibrio, e io ne sono innamorata in modi che non si possono descrivere a parole. 
Una frase che mi ha colpito tantissimo è questa: "(capelli rossi e brillanti, dita delicate, morbide dolci curve che lui non avrà mai, mai)", perché è devastante vedere fino a che punto si spinga il senso della competizione e il senso di inadeguatezza di Sirius nei confronti di Lily e di se stesso,  così come capire fino in fondo quanto è denso e profondo il bisogno che ha di James. Io boh, mi cvdbcfjhdbvchbdjn ;_; *piange male*
E James. Dio mio, James. Quanto può essere difficile amare una persona come Sirius, e sentirsela dentro come lui se lo sente dentro? Quanto può essere difficile essere scelti da una persona così, per essere il suo tutto, ed essere costantemente all'altezza di questo compito? Io ho questa cosa, per James, che fosse per me lo abbraccerei tutto il tempo. Perché è così evidente che lo ama, sempre sempre sempre, anche quando gli fa male, perché una ferita a Sirius è cento volte più dolorosa che una ferita su di sé. È una cosa straziante ;_; Sono strazianti, ecco. 
Ok, però ora la pianto di blaterare come al solito. Perdonatemi se parlo tanto ;_;♥ Ci sentiamo alla prossima ♥
Ary

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Capitolo 4
*** Quando gli dei desiderano punirci, essi esaudiscono le nostre preghiere. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte quarta
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter. James/Sirius, sottinteso James/Lily.
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Quando gli dei desiderano punirci, essi esaudiscono le nostre preghiere.



La stanza risplende nella luce del sole quando apre gli occhi, sbattendo con forza le palpebre. È troppo, troppo luminoso— non riesce a mantenere lo sguardo fermo. La luce si riflette sui muri, sullo specchio, sulla pallida e lunga distesa della schiena di James, e Sirius chiude gli occhi.
 
L'aria è appesantita dall'odore del sesso. Gli fanno male i muscoli per la stanchezza, e per il bisogno a mala pena sopito— è esausto, ma il suo corpo vuole ancora.
Vorrebbe allungarsi tra le coperte e tirare il corpo di James verso di lui, seppellire il viso nel suo collo, per respirare e respirare e respirare il suo odore. Ma non lo fa. Non lo farà.
 
Il sole è tiepido contro le sue labbra.
 
James. James. Non riesce a riaddormentarsi, non con James nel suo letto. Il suo corpo vuole. James.
 
Non può impedirsi di ascoltare il ritmo leggero e regolare del suo respiro.
 
È un fottuto stronzo, James, e quando si sveglierà, si alzerà dal letto e si rinfilerà i vestiti e tornerà da Lily, come ogni volta. Se ne va sempre, e sempre torna da lui.
 
Ma da chi è che stai veramente tornando, poi?
 
È un bastardo fatto e finito.
 
(Sirius lo sa, lo ha sempre saputo.)
 
È un egoista, infido schifoso cui interessano solo i propri sentimenti. Ed è anche un dannato idiota, e un traditore, e ha il culo dove dovrebbe stare la testa, ma è tutto quello che Sirius ha.
 
Il pezzo di merda è sempre l'uomo
 
(il ragazzo)
 
che non esiterebbe a fare a botte per lui,
 
che era solito trafugare ogni dannata lettera ornata dal blasone dei Black, per bruciarla prima che Sirius potesse leggerla,
 
che lo ha accarezzato e stretto, mormorandogli insensatezze mentre le sue mani ancora tremavano per la maledizione d'addio scagliatagli addosso da sua madre,
 
che lo ha scopato contro il muro di una dozzina di classi vuote, sibilando e singhiozzando il suo nome come se facesse male anche solo pronunciarlo.
 
Sirius ha gli occhi tanto stretti che riesce a osservarsi le ciglia, e cerca di non pensare.
 
Per tutta la vita si è sempre sentito così vecchio— cresciuto troppo in fretta e disilluso dalla Casata dei Black. Ora, a diciannove anni
 
(paralizzato dalla disperazione e dall'incertezza nel suo stesso letto)
 
si sente impossibilmente giovane. Immaturo. Vulnerabile.
 
Vorrebbe essere furioso, vorrebbe colpire qualcosa e urlare e lanciare cose fino a spaccare la finestra e far cascare il soffitto e avere la gola in pezzi. Vorrebbe, ma non lo fa. Non lo farà.
 
Per sette anni, James è stato suo. Il suo amico più intimo, la sua unica famiglia, il suo amore più vero. James era James, il casinista arrogante e bastardo che faceva piani con lui, che si azzuffava con lui, e che lo baciava fino a lasciarlo senza fiato mentre sgobbavano sulla Mappa. James era tutto il suo fottuto mondo.
 
Ora James è un marito, e presto sarà padre, il capo di una vera, rispettabile famiglia. Ora James è un adulto, probabilmente, e Sirius lo diventa a sua volta con questo risveglio, perso e confuso per la fine brusca e brutale della loro era.
 
James non è suo.
 
Quando James se ne andrà, Sirius gli dirà di non tornare. Gli dirà di tornare a casa da sua moglie, la sua fottutamente meravigliosa moglie incinta, e di restare con lei.
Gli dirà di dimenticare ogni bacio, ogni gemito, ogni stretta affannata delle sue dita affamate. Gli dirà di non parlare mai più di quei momenti.
 
Gli dirà, Queste sono le regole, d'ora in poi.
 
Si rifiuterà di ascoltarlo mentre cercherà di farlo ragionare,  di discuterne, o quando lo supplicherà. Lo guarderà andarsene. Si accovaccerà sul lato del letto che James ha lasciato vuoto, e si lascerà andare a un lungo respiro tremante.
 
Pregherà chiunque stia a sentirlo affinché James infranga le regole anche solo un'altra volta.
 
Qualcosa si muove nell'altro lato del letto. Sirius si arrischia ad aprire nuovamente gli occhi, e il suo sguardo si posa sul bagliore castano che si intravede oltre lo sfarfallare di lunghe ciglia scure. Trattiene il fiato; lo fissa
 
(volendolo avendo bisogno di lui odiandolo)
 
per un secondo di troppo, finché i suoi occhi non si riempiono di lacrime per la troppa luce e non deve richiuderli.
 
Il fruscio delle coperte è un suono intimo, come la voce di James che gli sussurra "Buongiorno."
 
Sotto le ciglia, i suoi occhi continuano a inumidirsi. Non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi…
 
Una mano ferma accarezza la spalla di Sirius, tirandolo un po', e quello si sottomette al suo volere, rotolando verso di lui. Non riesce a impedirselo. Il braccio di James, pesante e caldo, lo stringe in vita. Il suo fiato bollente si infrange contro il suo collo.
James è dietro di lui, intorno a lui, tiepido contro la sua schiena, e i loro corpi sono intrecciati in un groviglio di membra troppo calde.
 
Una lacrima, calda e colpevole, gli scivola sulla radice del naso. Il sole è troppo luminoso; non riesce a tenere gli occhi aperti.





Note della traduttrice: Ed è andata anche questa. Che mal di cuore, gente. Che mal di cuore. Li appiccicherei con la colla, pur di smettere di vederli soffrire in questo modo. Ogni volta che penso a com'è finita, un senso di ingiustizia e disperazione mi travolge in modi molto poco piacevoli.
Sirius poi è una cosa che mi fa a brandelli il cuore, Dio mio, come può una persona avere tanto dolore dentro, dopo tutto quello che ha già passato? ;____; *lo stringe* Non è anche questa meravigliosa? ;_; ♥
Oggi sono di fretta, quindi vi lascio subito. Vi avviso che per la settimana prossima potrebbero esserci ritardi, dal momento che non sarò a casa!
Un abbraccio a tutti,
Ary.

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Capitolo 5
*** Il pubblico è meravigliosamente tollerante. Ti perdona tutto, tranne la genialità. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte quinta.
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Minerva McGrannit, Sirius Black, James Potter, Remus Lupin. Accenni a James/Sirius, onesided!Remus/Sirius.
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Il pubblico è meravigliosamente tollerante. Ti perdona tutto, tranne la genialità.





"Mi aspetto che ormai tutti siate a conoscenza della notizia."
 
Albus sembra vecchio, stasera. La sua faccia è contratta, l'espressione appesantita dalla tensione e dalla fatica. Mentre si rivolge al suo corpo docenti, il suo tono è più solenne di quanto Minerva non l'abbia mai sentito— perfino più solenne di quella desolante notte di dodici anni fa. Non può certo biasimarlo. È una cosa pesante, quella di cui sta parlando, un argomento che riporta in superficie ricordi di paura e sospetto e lutto seppelliti ormai da tempo.
 
Albus si ferma, rivolgendo ai professori stretti intorno a lui uno sguardo penetrante. Lei sa che si sta chiedendo se sia o meno il caso di dire a voce alta quelle parole.
Prendendo un respiro profondo, alla fine annuncia, "Sirius Black è scappato da Azkaban."
 
Qualcosa si attorciglia nello stomaco di Minerva, debole e pulsante, e lei distoglie lo sguardo.
 
Si prende un momento per osservare i suoi colleghi. Severus pare accigliato, e non è insolito, ma sembra che questa sera ci sia un certo rancore nella sua espressione.
Le fa accapponare la pelle. Il suo solito malumore è legato a Qualcosa. Qualcosa di oscuro e brutale. Qualcosa che ha il sapore dell'animosità
 
("Trenta punti in meno per Grifondoro! Snape, vada in Infermeria, subito— lo aiuti, Avery—")
 
e della bile
 
("Ve ne pentirete, bastardi— fottuti traditori del sangue, la pagherete—")
 
e di una rivalità ancora viva con un morto e un traditore.
 
Severus, riuscirai mai a perdonare?
 
Minerva distoglie velocemente lo sguardo, disturbata dai suoi stessi pensieri. I suoi occhi si fermano su Remus, che se ne sta seduto di fronte a lei, in silenzio, lo sguardo basso piantato sul proprio grembo.
 
Oh, Remus. Chissà cosa starà pensando, in un momento simile? Dove sarà la sua mente?
 
Con i suoi amici morti, forse, o magari con l'uomo che li ha uccisi. Immersa nel suo passato problematico, o nel suo futuro incerto. Con la luna
 
(ora delicata, ma prossima ad acquistare più forza)
 
e le cicatrici di cui i suoi studenti gli domanderanno. Con l'uomo che amava e che ancora ama, anche se non l'ha mai ammesso.
 
No, questa verità non ha mai superato le sue labbra. Forse lo nega, in un qualche recesso oscuro della sua mente e del suo cuore. Forse spera ancora di dimenticare. Forse ha semplicemente accettato che il suo amore impossibile è destinato all'oblio.
 
Minerva lo sa. È una professoressa sola, una vecchia donna senza famiglia— ma un tempo è stata una giovane innamorata. Sa quale sia il dolore di un cuore spezzato, il sapore amaro del rimpianto, e soffre per il suo vecchio studente.
 
Anche lei sa quanto fosse facile amare Sirius Black.
 
Il suo cuore fa una capriola, e il pensiero dell'uomo così a lungo rinchiuso ad Azkaban
 
(capelli lisci e sporchi, occhi folli, e un lamento acuto mentre i Dissennatori si avvicinano)
 
la fa rabbrividire fin nelle ossa.
 
Ma.
 
Qualunque sia il suo stato attuale
 
(folle, distrutto, ombra in pezzi di un mostro spietato)
 
l'uomo che ha tradito i Potter una volta era Sirius Black, il più grande rubacuori che Hogwarts avesse mai visto.
 
L'assassino senza cuore una volta era un ragazzo brillante, accattivante, bellissimo— stupefacente, nella sua fiducia in se stesso e nel suo fascino per niente costruito.
 
Era Sirius Black, uno dei Golden Boys di Grifondoro— graziato da una mente veloce, un talento naturale per il Quidditch e un sorriso meraviglioso. Era qualcuno da imitare e adorare. Era incantevole, impossibile da odiare. Il suo fascino era costruito sul desiderio, l'infatuazione, l'ossessione. Le ragazze litigavano per lui, i ragazzi lo seguivano come cagnolini.
 
Tutti lo amavano, perché c'era qualcosa in lui che richiedeva niente meno che l'assoluta devozione. Fidati di me, diceva questo qualcosa. Fidati di me, amami— dammi il tuo cuore e promettimi la tua anima. Sono tutto quello che hai sempre desiderato. Sono tutto quello di cui avrai mai bisogno. Amami. Fidati.
 
Ma alla fine, nessuna di queste cose aveva importanza. Tutti volevano Sirius Black, e nessuno poteva averlo. Le sue relazioni erano frequenti, chiacchierate, e brevi. Le ragazze si facevano in quattro per guadagnare una briciola del suo amore, ma nessuna riusciva mai a ottenerlo. Il cuore di Sirius non apparteneva a nessuno.
 
Eccetto, forse—
 
(mani che si sfiorano per un momento di troppo, incurvarsi segreto di labbra dolci, fuggevole brillio misterioso di occhi castani)
 
— ma no. Minerva è decisamente troppo vecchia per dar retta ai pettegolezzi.
 
E se anche fosse... Se anche fosse. Che importanza avrebbe, adesso? Adesso, dopo tutto quello che è successo?
 
(C'è una parte di lei che insiste a dire che invece ha tutta l'importanza del mondo, che forse questo potrebbe rivelare il Perché che lei desidera così disperatamente - fino a star male - capire, il Perché di cui ha bisogno per dare un senso al tutto. Ma alla fine, si rende conto di aver paura della verità.)
 
Sirius Black. Il folle, adorabile, irresistibile Sirius Black.
 
Considerato tutto, non le sarebbe dovuto piacere, e così anche Potter. Entrambi erano simili a tanti altri prima di loro: ricchi, viziati, brillanti senza particolare sforzo e dannatamente arroganti. Sarebbe dovuta essere particolarmente dura con loro, così com'è sempre stata con quel tipo di studenti— determinata a insegnargli il valore di qualcosa di diverso dai soldi e il potere. Non ha mai insegnato a Sirius e James quella lezione.
 
Ma comunque
 
("Era il momento di andarsene, per lui, Professoressa. E quindi se n'è andato. Non è mai stato il suo posto, quello."
 
"E tu credi di sapere qual è il suo posto?"
 
"Sì, io lo so.")
 
è convinta che probabilmente l'abbiano imparata ugualmente.
 
Sì, non le sarebbero dovuti piacere— e invece li ha adorati, dal giorno in cui è diventata il loro Capocasa
 
(spalle dritte mentre lei solleva il cappello, occhi grigi come l'acciaio che non lasciano trasparire niente, dita fredde che sfiorano le sue)
 
fino a quando hanno lasciato Hogwarts, e poi oltre. Fino
 
("I Potter— James e Lily— sono—")
 
fino
 
("È stato lui, Minerva— non lo capisci? È stato lui. È stato Sirius.")
 
fino.
 
Cosa ti è successo, Sirius? Davvero era tutta una bugia, per tutto quel tempo?
 
Si ripete che non erano poi così speciali, alla fine. I Serpeverde sono altrettanto ambiziosi, e i Corvonero ugualmente intelligenti. I Tassorosso sicuramente leali allo stesso modo, e tutti i Grifondoro sfoggiano la stessa insensata spacconeria. James Potter e Sirius Black erano semplicemente due brillanti, talentuosi purosangue, come tanti altri.
 
Non erano niente più di due ragazzi avventurosi, mitizzati al limite del leggendario
 
("Sono sicuro che voglia conservare quella firma, Professoressa— sa, per quando sarò famoso.")
 
e ora uno è morto, e l'altro è impazzito, e la loro leggenda è defunta.

È finita. È finita.
 
Ma quando cammina per i corridoi della scuola, si sorprende ancora a ricercare la familiare andatura dei suoi studenti preferiti.
 
(A volte, sogna che sia innocente. Che sia stato tutto un malinteso. Che non sia stato Sirius— mai, mai stato lui. Ha sempre saputo che non avrebbe potuto tradire James in quel modo. Nel suo sogno, è disperato e afflitto, col cuore spezzato, un fantasma del ragazzo a cui ha voluto bene. Sembra quasi un bambino smarrito, e lei lo prende tra le braccia e lo stringe dolcemente, in un modo in cui sua madre non l'ha mai stretto. Lui è fragile e sottilissimo sotto le sue mani, e trema come se dovesse cadere in pezzi da un momento all'altro, e piange e piange nella sua gonna di tartan.)
 
Si passa le mani sulle cosce per farle smettere di tremare, e si maledice per aver mai avuto fiducia in Sirius Black.
 


Note della traduttrice: Di corsissima perché devo uscire e sono in ritardo, posto solo perché non aggiornavo da troppo e ho pensato che a qualche lettore avrebbe fatto piacere trovarla :) Questa volta a parlare è la McGrannit, che ripercorre con un tono sorprendentemente materno quella che è stata la vita dei Malandrini fino al giorno in cui Sirius scappa da Azkaban. Ho adorato questa storia, il suo sapore dolce amaro, perché ha un gusto e una prospettiva squisitamente femminile e matura, un qualcosa che non è per niente tipico di questo genere di storie (e per "questo genere di storie" intendo sì le slash in generale, ma anche e soprattutto le storie su Sirius in particolare: voglio dire, chi nella sua vita potrebbe parlare di lui in quel modo?) :) Spero gradirete il ritorno ;) 
Un grazie speciale a malandrina4ever, per la sua bellissima recensione allo scorso capitolo, cui risponderò il prima possibile <3
Un bacio a tutti, 
Ary.

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Capitolo 6
*** Troppo spesso la vita vera è quella che non viviamo. ***


 Titolo: Anything But Temptation, parte sesta.
Autore: [info]guns_and_butter
Traduttore: [info]ary_true
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter, Lily Potter, Harry Potter. James/Sirius, riferimenti a James/Lily.
Rating: PG13
Warnings: angst, what if
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Troppo spesso la vita vera è quella che non viviamo.





I.

 

 

 

Sirius arriverà da un momento all'altro.

 

I rapporti tra loro tre sono ancora tesi— ma, lentamente, le cose stanno iniziando a cambiare. Dopo tutto, è un periodo di morti improvvise e di affetti mancanti. Di questi tempi, non c'è spazio per il risentimento.

 

Sì, Sirius arriverà presto. Giocherà un po' con suo figlioccio; il bambino è pazzo di lui, proprio come tutti. Poi Lily porterà Harry a letto, e loro tre si siederanno a chiacchierare.

 

Sirius aggiornerà James e Lily su quanto accade nel mondo al di fuori delle loro mura domestiche. Gli darà informazioni sulla guerra, e condividerà con loro le nuove notizie dell'Ordine. Forse, se il suo umore sarà particolarmente buono, gli racconterà qualche pettegolezzo su Remus e Peter e gli altri vecchi compagni di scuola.

 

Lily farà il tè. Sirius sorriderà e accetterà la tazza che lei gli offre, poi la poggerà sul tavolo e la lascerà lì, intatta.

 

Sirius gli lancerà delle occhiate

 

(veloci ferite rassegnate)

 

durante il pomeriggio, e James le ignorerà. Lily lo prenderà per mano, e stringerà le sue dita con troppa forza.

 

Ci sarà una pausa lunga, strana, alla fine della serata

 

("Sai che non potrà mai essere come quello che abbiamo noi. È questo che vuoi?")

 

fino a quando, alla fine, Sirius si alzerà in piedi, tossendo leggermente e sostenendo di essere stanco morto.

 

È sempre la stessa storia, ogni volta.

 

Solo che, questa volta, Sirius non viene.

 

*

 

James resta in piedi per la maggior parte della notte, e ignora le suppliche di Lily affinché vada a dormire.

 

Fissa il fuoco, osserva le fiamme farsi sempre meno intense. Pensa che probabilmente dovrebbe aggiungere un ramo o due.

 

Remus gli ha insegnato come fare un vero fuoco, una volta. Era inverno; erano sgattaiolati fuori, nel tentativo di passare la notte nella Foresta Proibita. James ricorda che, in quel momento, gli era sembrata un'idea brillante. C'era anche un freddo fottuto, però. Remus li aveva istruiti per una buona mezz'ora sui ramoscelli e la legna asciutta e il dover formare "una specie di piramide", fino a quando Sirius non aveva buttato da una parte i propri bastoncini umidi e dichiarato che non si sarebbe ghiacciato il culo per una stupida tradizione Babbana. Avevano acceso il fuoco abbastanza in fretta, dopo. Tutti e quattro si erano stretti attorno al calore, spalla contro spalla, e James aveva stretto le mani congelate di Sirius nelle sue, finché queste non si erano scaldate un minimo.

 

Dov'è Sirius?

 

Magari è solo un gioco di potere. Magari Sirius sta cercando di dimostrargli che è ancora lui, in qualche modo, ad avere il controllo della situazione. Magari sta solo essendo geloso

 

("Non sono una cazzo di troia di seconda scelta che puoi scoparti quando non hai niente di meglio da fare, James!")

 

e infantile, nel tentativo di dimostrare che è lui ad aver ragione.

 

Ma, no. Sirius potrà essere una testa calda, ma non sarebbe mai così sconsiderato. Non in questi giorni bui.

 

Qualche tempo dopo, le braci si raffreddano nel camino. James non se ne accorge.

 

*

 

Lily lo trova così, la mattina: esausto e consumato dall'ansia. Lo costringe ad alzarsi dalla sedia e lo trascina in cucina, spingendolo ad accomodarsi al tavolo e dicendogli che non gli consentirà di lasciare la stanza se prima non avrà mangiato qualcosa.

 

Mentre prepara la colazione canticchia tra sé, rivolgendosi occasionalmente anche a Harry, che gorgoglia felicemente in risposta. James osserva la sua schiena, le onde rosse e libere dei suoi capelli che gli scivolano di fronte.

 

"Sta bene, James," dice, versando l'acqua nella teiera. "Probabilmente sarà nel letto di qualche ragazza, a smaltire il peggior dopo sbornia che abbia mai avuto. Lo sai, lo conosci." Lei gli sorride da sopra la spalla. I suoi occhi sono scuri e colmi di paura.

 

*

 

Pads,

 

dove cazzo sei?

 

Prongs

 

*

 

Le sue mani sono lodevolmente ferme mentre lega la pergamena al suo gufo. Apre la finestra, accogliendo la brezza di Novembre, e guarda l'uccello volare in direzione dell'appartamento di Sirius.

 

Ritorna solo ore dopo, e il messaggio è ancora stretto attorno alla sua zampa.

 

*

 

La risposta di Silente arriva nel giro di qualche ora.

 

Vieni immediatamente a Hogwarts. Usa la Metropolvere e passa per il mio ufficio. Ti aspetterò qui.

 

*

 

Silente sembra terribilmente, terribilmente stanco.

 

"Mi dispiace, James."

 

*

 

Il mondo si annulla. Pensieri attraversano la sua mente, pungenti nel mezzo della confusione.

 

Pensa, Ma io lo amo.

 

Pensa, Spero che sia morto.

 

Pensa, Sirius.

 

Questo è tutto quello che riesce a mettere insieme, prima che qualcosa all'altezza dello stomaco si strappi, e il mondo finisca.

 

 

 

II.

 

 

 

James non riesce ad alzarsi dal letto, oggi.

 

("Prongs. Oi, Prongs, lo so che sei sveglio, razza di stronzo. Ora alzati e preparami la colazione.")

 

(Lily li chiama i suoi Giorni Stanchi, per il bene di Harry. "Papà sta avendo uno dei suoi Giorni Stanchi, tesoro," dice, guidando loro figlio nel corridoio. "Dovremmo lasciare che riposi."

 

Se lei volesse essere particolarmente precisa, li chiamerebbe i suoi Giorni Stanchi e Luttuosi e Singhiozzanti e Strazianti e Pieni di Sensi di Colpa. Ma è probabile che Harry ancora non sia esattamente pronto per quel genere di informazione.)

 

Non pensa alla sua famiglia— non alla sua paziente, dolcissima moglie, o al suo brillante, giovane figlio. Non pensa ai suoi amici— a Remus, che si consuma di fronte all'incalzante luna piena. Non pensa all'Ordine, o ai suoi genitori morti, o a se stesso.

 

Sono passati cinque anni da quando Sirius è sparito, e oggi James non riesce a vivere con questa consapevolezza.

 

Remus non gli dirà mai

 

(non ci riesce)

 

cos'ha trovato quella notte.

 

(Dice solo che aveva intenzione di passare da Sirius per controllare come stesse, dal momento che quello si era lagnato, dicendo che era annoiato e solo. James si pone delle domande. Sa che Sirius non si fidava di Remus, e sa che non gli ha mai detto il suo nuovo indirizzo. Sa, ma non chiede, e si pone delle domande.)

 

La maggior parte delle persone dirà che Sirius ha lottato.

 

Remus non parlerà mai delle macerie e del devasto che deve aver trovato— i muri graffiati da venature di sangue, i vetri spaccati, il legno scheggiato.

 

James l'ha vista tante volte, la devastazione che i Mangiamorte si lasciano alle spalle

 

(l'aria appesantita dal potere che ancora permane e dalla ferocia disperata)

 

e ha degli incubi su quello che Remus non dice.

 

Ci sono giorni in cui si pente di non aver mai visto l'appartamento di persona— ma per la maggior parte del tempo, è grato di non averlo visto, e se ne vergogna. Sirius è morto

 

(per favore, per favore)

 

e il minimo che si merita è che James impazzisca dal dolore per la sua perdita.

 

Quello di cui si pente davvero è di non aver avuto l'occasione di uccidere Peter. Peter, il fottuto topo traditore, che ha scoperto che Sirius era il Custode Segreto e non ha esitato un secondo prima di dirlo a Voldemort.

 

(A James viene la nausea solo a pensarci— per così tanto tempo, loro non hanno sospettato niente. Per anni, l'assassino ha imprecato e pianto e sofferto con loro. I Malandrini avevano vissuto il lutto insieme, per tre anni, prima che la verità venisse a galla.)

 

Alla fine, è stato Snape a rivelare come Peter fosse il traditore. Snape, senza dubbio fresco di visita a Voldemort, con il sangue di persone innocenti ancora fresco tra le dita— è stato colui che ha detto a Silente cosa Peter avesse fatto, il prezzo che aveva pagato per il favore di Voldemort.

 

Sono due anni ormai che Snape è diventato la spia dell'Ordine, e James ancora si fida di lui giusto quel tanto che gli impedisce di lanciargli addosso una maledizione. L'uomo aveva ragione su Peter. Non può che pregare affinché sia ugualmente onesto in merito anche ad altri argomenti.

 

("È morto. È passato molto tempo. Noi— loro lo hanno distrutto, ma non sono riusciti a farlo parlare. Il Signore Oscuro alla fine si è stancato di lui. Era inutile cercare di cavargli fuori delle informazioni, a quel punto. Alla fine, non diceva più una parola sensata.")

 

Snape. Peter. Sirius.

 

James resta sdraiato, fermo, e cerca disperatamente di non pensare. Una vita normale sembra una meta impossibile da raggiungere, distante e impensabile.

È scosso dalla sola idea di uscire dal letto, di vestirsi

(tendersi invitante di denim su pelle soda, jeans consunti pericolosamente bassi su fianchi stretti)

 

e di scendere al piano di sotto, per sorridere alla sua amorevole famiglia in attesa.

 

Li ama, Lily e Harry— fieramente e senza riserve. Lily è tutto ciò che ha sempre sognato in una moglie, e anche più; e loro figlio è la luce dei suoi occhi.

 

Ma non ha bisogno di domandarsi se lo scambio sia stato equo o meno— il suo migliore amico

 

("Non c'è nessuno che regga il tuo confronto…")

 

per la sua famiglia. Conosce già la risposta.

 

James non riesce ad alzarsi dal letto, oggi.

 

 

 

III.

 

 

 

È solo un cane.

 

James se lo ripete di continuo, è solo un cane è solo un cane è solo un cane no no no, ma non riesce a smettere di fissare il corpo ricurvo, disteso sul marciapiedi.

 

È solo un cane, sporco e scheletrico— un profilo nero e ossuto contro le mattonelle. Da questa distanza, non riesce neanche a capire se respiri ancora. Probabilmente è morto. Merlino solo sa da dove sia sbucato, o come sia finito là.

 

("Mi dispiace. Cazzo. Sono un casino. Non volevo— cazzo, mi dispiace, mi dispiace. Vuoi che vada via?")

 

È solo un cane— ma se invece non fosse così? Se invece fosse vivo? Se invece avesse bisogno di aiuto? Se invece fosse— ma, no. Non lo è.

 

Ma se invece lo fosse?

 

Qualcosa di potente gli squassa il petto, implacabile e angoscioso e pieno di speranza, e si appoggia al vano della porta, cercando di respirare.

 

("Signora Potter— Proprio il viso che speravo di vedere! Splendida come sempre, ovviamente. Sì, verrei dentro molto volentieri, grazie. James è terribile nel fare gli onori di casa, sa, ma è suo figlio, quindi presumo ci sia ancora speranza, per lui.")

 

E poi c'è una mano sulla sua spalla, e una voce. Harry. "Papà? È tutto a posto?" Il ragazzo sembra preoccupato.

 

È tutto a posto, Harry, cerca di dire, ma ha la gola secca. Avanti, torniamo dentro casa.

 

È solo un cane, prova a dirlo, ma non gli vengono le parole.

 

"Papà? Hai bisogno che ti chiami la mamma?"

 

Scuote la testa. No. Non Lily. Non ora.

 

Perché esita? Sta aspettando qualcosa— che il cane si muova, che si sollevi, che cambi

 

(pelo nero e arruffato che si scioglie in una carne bianca come ossa, lunghi arti fragili, profilo aguzzo di un osso coperto di pelle trasparente)

 

o che sparisca. Ma il cane è solo un cane, probabilmente pure morto. Tutta l'attesa del mondo non cambierà questo fatto.

 

E se invece lo facesse?

 

Che ne sarebbe della sua famiglia? Che ne sarebbe della sua vita? Non è questo il caso, ma se lo fosse— cosa ne sarebbe di tutto, a quel punto?

Cambierebbe ogni cosa. Potrebbe rinunciare a tutto— e per cosa?

 

(scheletro rotto di un amante perso da tempo)

 

(torturato fantasma di un uomo rovinato)

 

(eco vuoto di una vita abbandonata da troppo)

 

Certamente non è disposto a pagare quel prezzo.

 

"Papà?"

 

Certamente.

 

Il cane trema, all'improvviso— uno scuotersi del pelo scuro, a malapena visibile da questa distanza. Il minimo movimento della testa arruffata, un tonfo pesante contro il marciapiedi. Un suono leggero, quasi inudibile, a metà strada tra un guaito e un piagnucolio.

 

La voce di Harry che lo richiama è più forte, ora, ma James non la sente. Sta già correndo.






Note della traduttrice: ASDFGHJKL, scusate tutti se non ho postato per mesi. Diciamo che ho avuto altre cose (meno piacevoli) per la testa.

Sarò brevissima: questa storia è il motivo essenziale che mi ha spinto a tradurre l'intera raccolta. La considero la mia preferita, e, a mani basse, anche la più ragionata e intensa tra tutte. Voglio dire, è incredibile quanto sia capace di trasmettere in così pochi momenti, no? Mi viene da piangere ogni volta, e non so bene neanche commentarla, perché è sinceramente troppo. James è splendido, splendido di uno splendore che è tutto imperfezioni e vulnerabilità e dolore, ed è così tremendamente umano che non si può far altro che soffrire con lui per la sua angoscia e i suoi giorni stanchi e tutto, e infine quella sua corsa finale può essere tranquillamente annoverata tra una delle cose più belle che mi sia mai capitato di leggere, in assoluto. Una conclusione tanto bella da spezzarti il cuore ;_; *sclera intimamente e piange nuovamente tutte le sue lacrime*
Spero che voi possiate apprezzarla quanto la apprezzo io.
Un abbraccio,
Ary.

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Capitolo 7
*** La poca sincerità è pericolosa, ma molta sincerità è fatale. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte settima
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter. James/Sirius
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: "Non possono permettersi di farsi beccare, stasera". I ragazzi sono bagnati fradici e in fuga. Questo genere di cose capita.




“Cazzo—”

“Porca—”

“Corri!”

Le loro scarpe scricchiolano mentre scattano a nascondersi dietro l’angolo, e l’espressione di James si contrae in una smorfia. Non possono davvero permettersi di farsi beccare, stasera: Filch di recente si è dimostrato particolarmente sospettoso, per cui, se mai dovesse beccarli, li scorticherebbe vivi.

“Vieni qui,” soffia, “muoviti, la statua—” e in un turbinio di spinte, tirate e parolacce soffocate, lui e Sirius riescono a infilarsi dietro la statua di Salazar Slytherin.

“Oof,” grugnisce Sirius, cercando di recuperare fiato. “Era una vita che non ci nascondevamo qui dentro. Non mi sembra che si stia comodi come un tempo, eh.”

“Va bene così,” sussurra James in risposta. Occhieggia con sospetto il corridoio, aspettando che il loro inseguitore li raggiunga.

I due restano immobili dietro la statua, bagnati fradici, mentre i battiti del loro cuore tornano gradualmente alla normalità.

Non compare nessuno.

Alla fine, James si sporge oltre il bordo della statua, gettando uno sguardo circospetto verso il corridoio, per poi tornare a nascondersi. “Non vedo nulla. Forse siamo riusciti a seminarla.”

“Dannatamente probabile,” mormora sarcasticamente Sirius. Si muove con fastidio, come al solito incapace di star fermo troppo a lungo. “Se quella stupida gatta ci fa beccare un’altra volta, alla prossima le tiro il collo.”

“Poi potremmo sempre far ricadere la colpa sugli Slytherins,” suggerisce James, anche se sta velocemente perdendo di vista il punto della conversazione. Sirius si contorce nuovamente, e James sta diventando dolorosamente consapevole della solidità del suo corpo contro il proprio.

Concentrati, James.

Sirius si stringe nelle spalle. “Non avremmo alternative. Non possiamo certo beccarci una punizione adesso, con la partita questa domenica.”

La partita. James impreca tra i denti. Se Filch li acchiappasse—

Sirius sogghigna. “Sarebbe tremendamente irresponsabile da parte tua farti mettere in panchina durante Gryffindor contro Slytherin, sai. Seriamente, come capitano, dovresti saperla più lunga.”
James gli lancia un’occhiataccia, ma senza successo. “Dovrei saperla più lunga del tenere te in squadra. Comunque, non ci beccherà. Questo sempre che tu riesca a tenerti i tuoi stupidi commenti per cinque minuti.”

“Farò del mio meglio, mon capitaine.

Per quanto Sirius possa essere irritante, quel suo perfetto accento francese

(rimanente strascico di un’infanzia da Black)

è seducente come al solito. James si prende un momento per decidere se colpirlo o saltargli addosso e baciarlo fino a perdere i sensi. Alla fine opta per entrambe le cose, ma dopo.

Cala il silenzio. James tende attentamente l’orecchio nel tentativo di cogliere un qualsiasi segno di pericolo, ma non sente nulla— non il familiare strisciare dei passi del custode, né lo schioccare furtivo delle zampe del gatto. Forse sono veramente riusciti a non farsi notare. Ancora un minuto, forse due, e poi potranno tentare la fuga verso la Torre. Avrei dovuto prendere la Mappa, sospira. Avrei dovuto prendere il Mantello.

“Ugh.” Sirius si dimena ancora e poi finalmente si rilassa, spalmandosi tra il muro e James.
Sono premuti l’uno contro l’altro, anca contro anca, fianco contro fianco, spalla contro spalla— appiccicati in un mucchio indistinto di muscoli e vestiti bagnati. Sono ancora fradici e gli spifferi di aria fredda nel corridoio sono come venti gelidi contro la sua pelle umida. Almeno dall’unione dei loro corpi deriva un po’ di benvenuto calore.

James si avvicina, premendosi con più forza contro di lui, e inspira con forza. Non dovrebbe pensare che Sirius profumi. Dovrebbe pensare che Sirius puzzi tremendamente— e, in realtà, è proprio così. Puzza di pesce e dell’acqua del lago e di cane bagnato. Eppure, nonostante questo, al di sotto di tutto permane un suo caratteristico odore: speziato, caldo, sensuale.

James lo vuole. È troppo stanco e infreddolito per analizzare il pensiero, per esplorare tutti i complicatissimi strati di amicizia e possesso e fame che sente. Sa solo che Sirius è lì, duro e morbido insieme e molto più seducente di quanto non abbia il diritto di apparire, considerate le circostanze— e James lo desidera, probabilmente molto più di quanto non abbia mai desiderato nient’altro

(scope, avventure, la Coppa, il sorriso di Lily)

in tutta la sua vita.

Prima di realizzare che la sua bocca si sta muovendo, si ritrova a dire, “Penso che potrei essere innamorato di te.”

Oh.
Sirius lo ucciderà. No—no, Sirius lo prenderà per il culo per il resto della sua vita. Una volta che Moony e Wormtail sentiranno questa storia, James non potrà più mettere piede a Hogwarts. Si spargerà la voce che il grande James Potter ha perso la testa per il suo migliore amico e tutti rideranno di lui nelle classi, nelle stanze comuni e negli spogliatoi. La sua vita è finita.

James considera l’idea di cercare Filch e di pregarlo per qualcosa come un anno di punizioni. Pulire trofei, svuotare vasi da notte— qualsiasi cosa, pur di sfuggire a Sirius e alle sue prese in giro—

“James.”

Accidenti.

“James, guardami.”

L’espressione di Sirius è scura e indistinguibile. Non sta ridendo. Non sta neanche sorridendo.

Merlino, mi ucciderà sul serio.

“James,” ripete rigidamente, “mi sto nascondendo da una gatta nel bel mezzo della notte.”

I suoi brillanti occhi argentati studiano il viso di James per assicurarsi che abbia capito di che sta parlando.

“Ricapitolando, stanotte sono quasi annegato, morto di freddo e a malapena riuscito a sfuggire allo strangolamento di una piovra gigante, e tutto perché pensavi che un bel bagno di mezzanotte al lago sarebbe stato un’avventura meravigliosa.” Fa una pausa, come sempre incline al melodramma. “Al momento, pare che io sia bloccato in una posizione compromettente tra te, il muro e la statua di Slytherin, tra tutti i fottuti maghi. Siamo entrambi bagnati fradici e, parlando per me, mi sto sinceramente ghiacciando le palle.”

Sirius si ferma di nuovo, questa volta per prendere fiato. La sua faccia sta iniziando ad arrossarsi per il fervore, segno che il suo discorso si sta facendo sempre più accalorato.

“In più, dovresti sapere che sembri veramente un idiota. Hai gli occhiali tutti appannati, e i tuoi stupidi capelli sono sparati in tutte le direzioni, e se non mi baci entro i prossimi dieci secondi ti ammazzo, cazzo.”

James lo fissa, sbigottito, incerto se essere terrificato o eccitato.

Sirius sposta una ciocca di capelli umidi da davanti ai suoi occhi, e sospira. Il suo tono di voce è deliberatamente noncurante. “Se questo non è amore, allora sono uscito completamente fuori di testa.”

C’è una pausa lunga e densa di significato— e poi James scoppia a ridere, un grandioso soffio di sollievo e sorpresa e desiderio trattenuto a stento. C’è un bagliore di denti nell’oscurità quando Sirius finalmente sorride, decisamente troppo compiaciuto per i gusti di James.

Dimenandosi nello spazio angusto, James si allunga e cattura la faccia di Sirius; la sua pelle liscia è fredda e umidiccia sotto le sue mani, le labbra gelide incurvate in un ghigno soddisfatto. Le sue dita s’intrecciano con fredde, umide ciocche di capelli neri e le tirano con gentilezza, mentre rivoli d’acqua scivolano lungo il suo palmo e la bocca di Sirius si apre sotto la sua.

James Potter non è noto per la sua pazienza, ma la situazione richiede una diligente attenzione ai particolari. Qualsiasi cosa meno della completa accuratezza sarebbe un’indecenza, e quindi morde, lecca e succhia il sorrisetto dalle labbra di Siius finché quello non geme e si inarca contro di lui.

Finisce che non tornano alla Torre.








Note della traduttrice: uhm. Non so bene che dire, per cui spiegherò la situazione per quella che è, in maniera concisa: per me ottobre è un mese profondamente legato a Harry Potter, e quindi mi capita spesso di trovarmi a leggere di questo fandom in questo determinato periodo dell'anno.
Quest'anno mi sono ritrovata a cercare questa storia, e mi sono resa conto che non avevo mai postato gli ultimi due capitoli della raccolta, pur avendoli già tradotti. Il degrado generico della mia persona potete quindi solo immaginarlo.
Ecco qui quindi il penultimo capitolo, con dei toni decisamente più leggeri e spensierati rispetto ai precedenti. Spero che chi ancora legge, o chi si affaccerà alla lettura per la prima volta, apprezzi come apprezzo io :)
Il prossimo capitolo verrà postato nei prossimi giorni!
Grazie come sempre a chi legge e commenta ♥
PS: Harry Potter è quel genere di fandom che non è un fandom ma è una casa, e ogni volta che mi trovo a leggere e a tornare su questi personaggi la stretta al cuore che sento non ha pari. È meraviglioso amare dei personaggi con questa intensità. :°) ♥

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Capitolo 8
*** Se non ci metti troppo, ti aspetterò per tutta la vita. ***


Titolo: Anything But Temptation, parte ottava
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter. James/Sirius
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Don't make it bad (Non peggiorare la situazione).





i.


“Take a sad song and make it better…”

Sirius pensa che i suoi genitori probabilmente morirebbero se lo vedessero adesso— brillo per il troppo firewhiskey

(roba pessima, Orion l’ha sempre detto— economica e scadente)

e mezzo nudo, sdraiato scompostamente nel letto di un altro ragazzo. È ubriaco e disinteressato, rilassato, conscio solo della mano di James nei suoi capelli e della dolce canzone babbana che quello sta cantando. Difficilmente si potrebbe definire il comportamento da mantenere per un figlio della Casa dei Black. Il pensiero lo fa sorridere.

Il firewhiskey lo ha insonnolito, per cui chiude gli occhi, contento di stare disteso con la testa sullo stomaco di James e di ascoltare il suono basso e piacevole della sua voce.

Don’t be afraid…

(James è incappato nella musica babbana per caso, durante il quinto anno, l’ennesimo evento da ricordare nel fino ad allora fallimentare corteggiamento di Lily Evans. Sirius pensa che la maggior parte della musica faccia schifo, ma lo tiene per sé, dal momento che James sembra genuinamente appassionato. Alcune canzoni non sono così male, poi. Sirius ha imparato a tollerare i Beatles, anche se continua a non capire l’adorazione che James nutre nei loro confronti.)

James giocherella pigramente coi capelli di Sirius mentre canta— specialmente con le lunghe ciocche che gli ricadono sul viso — e lo gratta senza particolare attenzione dietro le orecchie. Sirius sente un formicolio risalirgli lungo la nuca, e riflette sulla possibilità di fare le fusa.

Don’t carry the world upon your shoulders…

La mano di James scivola lungo il suo collo per poi scorrere, calda e ferma, sulla sua pelle, le dita che si allargano tra le scapole. Sirius mugugna bassamente, un verso di gola, e lo stomaco di James trema per le risate sotto la sua testa.

Sirius si concede di pensare, proprio mentre scivola nell’incoscienza, che non si è mai sentito così felice.


ii.


Anche nel momento in cui apre la porta, Sirius finge di non sapere chi si trovi dall’altro lato.

James sembra insolitamente serio, stasera— in una qualche maniera, sopraffatto. Non gli offre alcuna scusa, alcun pretesto, neanche il suo solito sorriso malizioso e arrogante. Se ne sta semplicemente lì, a fissarlo. Sirius lo fissa a sua volta.

“Lennon è morto, sai.”

Sirius annuisce, “Lo so.”

Si guardano ancora per un momento

(for well you know that it’s a fool)

prima che Sirius finalmente si decida a protendersi verso di lui e a tirarlo dentro l’appartamento.

Più tardi, raggomitolato nel suo letto, col braccio pesante di James attorno ai fianchi, Sirius piange— per John, per i Beatles e per la stupida musica babbana che non gli è neanche mai piaciuta. James striscia sul suo corpo e gli si preme addosso, vicinissimo sotto le coperte sottili, mentre gli ricopre il viso di baci leggeri.

James è caldo e solido contro di lui. La sua bocca è umida e salata sulla sua, e Sirius piange per il genio, per l’amore rovinato, per la leggenda che si è spenta troppo presto.

James canta mentre strofina le sue labbra contro il mento di Sirius

let it out and let it in

contro la sua mascella

waiting for someone to perform with

contro le sue ciglia

and don’t you know that it’s just you

ed in qualche modo la ninnananna si è trasformata in un requiem, e Sirius piange finché non resta più nulla.


iii.


Le notti sono il momento peggiore.

Di solito si trova a sognare Azkaban. È terribile e spaventoso e brutale— ma è anche familiare. Conosce bene la tenera pietà dei Dissennatori. Soffre per causa loro

(geme piange va in frantumi, sente una morsa gelata nel suo petto svuotato)

ma è infinitamente peggio svegliarsi nell’oscurità incalzante di Grimmauld Place.

(“Ti ammazzarei piuttosto che farti tornare laggiù”)

La camera da letto si profila scura e imponente; è una gabbia, che lo intrappola nelle ombre dei suoi ricordi. La tappezzeria e i ritratti non sono più attaccati alle pareti, ma il loro spirito è ancora lì. La casa è piena di fantasmi— Regulus, e Orion, e Araminta, cugini e zii e antenati deceduti da tempo, elfi domestici privi di testa che ancora si contorcono nelle pozze del loro stesso sangue. L’aria è pesante e opprimente per il loro fiato gelido, e lo torturano— lo tormentano con incubi dell’infanzia

(dita scheletriche che si chiudono con forza sulla sua carne, occhi grigi impazziti, gelida pietra contro la sua schiena)

e rimpianti

(“Razza di idiota— ma non ti rendi conto che sei dalla fottuta parte sbagliata?”)

e agitazione.

Sogna.

Si trova sul pavimento, trema e si dimena, perso nel dolore. Non riesce a pensare, a respirare, ma Regulus lo sta toccando, e soffia il suo nome. Regulus impreca e grugnisce mentre lo solleva con malagrazia, dobbiamo andarcene da qui, e stanno correndo.

Barcolla per i corridoi scuri, il braccio di suo fratello che lo stringe alla vita, ma il dolore è troppo forte, e inciampa. Sta cadendo— Regulus se n’è andato, e lui cade per terra, cercando disperatamente un appiglio tra le pietre.

Dolore. Freddo. Ombre.

Non ho paura, insiste, e una mano indurita dal Quidditch gli accarezza i capelli e glieli sposta da davanti agli occhi, per poi continuare a toccarlo, le dita che scorrono lungo il profilo della sua guancia con il tremolio leggero delle ali di una farfalla.

“You were made to go out and get her…”

“Spero che tu stia marcendo all’inferno,” dice, cercandolo a tentoni nel buio. “Non ti azzardare a lasciarmi di nuovo, razza di bastardo.”

Sogna occhi color nocciola, musica sussurrata dolcemente contro il suo orecchio, dita calde che scivolano via dalla sua presa, e si sveglia soffocando.


iv.


Le mattine sono strane.

Mesi di litigate e di spazi condivisi sono sfociati in un difficile rapporto di compagnia reciproca. Molly non manca mai di augurargli il buon giorno e di offrirgli la colazione, ma il suo sorriso è tirato e cauto, come se una parte di lei si aspettasse di vederlo reagire in maniera scomposta.

Sirius non tenta di alleviare le sue preoccupazioni. Solitamente risponde con un grugnito e con un gesto secco rifiuta la sua offerta di una tazza di tè. Si prepara invece un caffè, sbattendo le ante degli stipetti e aggiungendo con discrezione, quando Molly gli volta le spalle, qualche goccio d’alcool proveniente da bottiglie nascoste. Il caffè è forte, e lui lo beve caldo e bollente, ansimando quando gli brucia la gola col sapore dolceamaro del firewhiskey.

Dopo il loro patetico rituale mattutino, Sirius e Molly fanno del loro meglio per ignorarsi mentre ognuno va a riordinare la propria parte degli oscuri misteri di Casa Black. Molly è efficiente e votata al suo compito: solo raramente richiede il suo aiuto, generalmente quando si imbatte in una maledizione particolarmente brutta o complicata strategicamente piazzata da uno dei suoi antenati più creativi. Da parte sua, Sirius fa poco per avvicinarla. D’altro canto, non ha dimenticato cosa gli abbia detto.

Non è James, Sirius!

Sa che l’ha fatto con buone intenzioni. Probabilmente pensa sinceramente di proteggere Harry— di proteggere entrambi, forse. Non è cieco. Sa bene che si preoccupa per Harry come fosse figlio suo. Col tempo, potrebbe perdonarla per questo.

Ma non può perdonarle quelle parole.

Non è James, Sirius!

Con quel tono così esasperato, così condiscendente— come se stesse parlando con un bambino. Come se Sirius avesse bisogno di qualcuno che gli spiegasse la situazione. Come se da solo non fosse in grado di capire che Harry non è suo padre.

James è morto, avrebbe potuto tranquillamente dire. Morto e andato. L’hai perso per sempre, povero bastardo, e non lo riavrai mai, qualsiasi cosa tu faccia.

Come se non lo sapesse.


v.


scarlatto cremisi sangue vino abbagliante

tratti affilati da purosangue contorti dalla follia trionfo colmo d’odio

rumore d’aria che si sposta nelle orecchie

il viso di Harry sconvolto sotto i capelli neri arruffati

Remus Moony sottile sfregiato dalle cicatrici solo

pressione martellante e pulsante nel petto

cadere volare privo di peso disfatto

tepore

mani che stringono calore bollente attorno alla vita

non farmi cadere

fluttuare ultimo del velo davanti ai suoi occhi

e


“Di questi tempi la maggior parte delle persone muore per una sorta di dilagante buon senso e scopre quando ormai è troppo tardi che le cose che uno non rimpiange sono i suoi errori”. — Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde, drammaturgo irlandese.






PS: I versi in inglese, per chi non lo sapesse, sono le parole di Hey Jude dei Beatles. Testo e traduzione qui :)





Note della traduttrice: E così siamo infine arrivati all'ultima storia della raccolta. Ci sono voluti anni, vero, ma almeno possiamo finalmente dire che è finita.
Due parole in croce sul capitolo nello specifico: cosa può esistere di più bello di James e Sirius che ascoltano i Beatles distesi a letto. Vi prego, ditemelo, esiste qualcosa di più bello e cosmicamente giusto di questo? Perché io non penso. E poi le lacrime di Sirius per John e per l'incertezza, la fragilità delle loro vite in quel momento. E gli incubi, quel tocco che gli sfugge dalle dita e lo soffoca. E quel ti ammazzarei piuttosto che farti tornare laggiù, che ti spezza il cuore perché ha la profondità e la violenza di una coltellata in una manciata di parole.
Ugh, il mio cuore.
Che dire, a questo punto. È stata una bellissima esperienza, e ho amato ogni singola parola di quest'autrice meravigliosa.
È incredibile come questi "bozzetti" catturino una realtà così ampia e complessa, rendendola tridimensionale e grondante di vita con così poche parole e immagini. È incredibile il filo emotivo che si viene a creare coi personaggi, che con tutti i loro spigoli e le loro verità sono tutt'altro che perfetti, ma sono veri e sono bellissimi e questo basta per dare un senso a ogni errore, a ogni sofferenza e a ogni singola gioia. È incredibile come negli anni i sentimenti che mi scatena dentro non siano cambiati di una virgola.
Grazie a chiunque abbia letto, commentato, anche semplicemente apprezzato questa storia. Di cuore. È stato un piacere condividerla e renderla accessibile a chi non legge l'inglese, perché è quel genere di storia che merita di essere ascoltata da chiunque abbia voglia di prestargli orecchio, e mi riempie il cuore l'idea di averla "aiutata" a raggiungere quante più persone possibile.
E ora basta, che se no mi commuovo pure e non mi pare il caso.
Un abbraccio a chiunque passi di qui, anche in futuro.
Arianna.

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