As long as you're mine

di Tris Bradbury
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Heeeeeey! Ciao, mi chiamo Tris, e questa è la mia prima FF nel fandom di Supernatural.
La storia è scritta fino al capitolo 8 (per ora) e... beh, sono già tutti betati. Perciò cercherò di aggiornare ogni volta il più presto possibile.
Shippo Destiel dalla notte dei tempi, e questa AU mi è venuta in mente un po' di tempo fa. Un ringraziamento specialissimo a Emma, la mia beta, e Giorgia, che mi ha contagiata con Supernatural e mi supporta (e sopporta!)... beh, buona lettura!
{Tris}



Dean odiava i musical. L’aveva capito quando il suo adorato fratellino l’aveva portato con sé fino a Broadway per vedere una stupida replica di Wicked.
-Andiamo,si vede che non è davvero verde.-borbottò, e Sam gli fece cenno di star zitto, perché a lui la trama piaceva. E il ragazzone si commosse perfino, sentendo “Defying Gravity” e cantandola a squarciagola, mentre Dean si lamentava del fatto che avrebbe preferito vedere Rock of Ages, che okay, era un musical, ma almeno le canzoni sarebbero state decenti.

Dean non sopportava il fatto che il fratello lo costringesse ad uscire quasi tutte le sere per avere casa libera per le sue conquiste improvvisate.
Così per una volta aveva deciso che si sarebbe divertito anche lui. Montò sull’Impala, l'auto che il padre gli aveva lasciato (“a Sammy la casa,a me una macchina che puzza di vecchio” amava spesso ripetere) e prese a girare per i locali della New York dei bassifondi, quella che frequentava ormai da quando il caro fratellino aveva capito di avere un pene e aveva iniziato a sventolarlo a destra e a manca in qualsiasi locale di stripper in circolazione.
E dire che di solito era lui quello pervertito e… beh, puttaniere. Solo che non lo faceva da una quantità di tempo così spropositata che probabilmente si sarebbe ritrovato le ragnatele nei boxer.
Entrò in un locale squallido, si sedette al bancone ed ordinò una birra. Una GROSSA birra. La bevve tutta, in due sorsi, e ne chiese un’altra. Fece la stessa fine della prima.
-E ora… diamo il via alla nottata karaoke!-esclamò una voce dal piccolo palco in fondo al pub.-Andiamo, abbiamo qualche volontario?-continuò, cercando di convincere le persone.

Dean non sapeva nemmeno perché l’avesse fatto, ma aveva alzato la mano e si era alzato barcollando, dirigendosi verso l’uomo che aveva presentato la serata, che stava salutando la coppia che aveva cantato prima. Complice qualche birra di troppo (ne aveva bevute circa cinque nel frattempo) e l’esasperazione (erano passate cinque Don’t stop believin’ e due A whole new world,le sue orecchie non ne potevano più) aveva trovato le palle per salire su quel maledettissimo palco e prendere in mano il microfono, biascicando il titolo della prima canzone che gli era venuta in mente. E poi di fianco a lui comparve un’altra figura.
Era un uomo, quello era evidente, e a quanto pare era ancora abbastanza sobrio. Forse l’avevano trascinato su con la forza. Prese fra le mani il microfono, tremava. La coscienza ancora non del tutto sbronza di Dean venne attraversata dall’idea di dirgli che era solo uno stupido karaoke, e che tanto quella gente non lo conosceva, né lo avrebbe mai fatto.
E invece la base partì, e il ragazzo si ritrovò a cantare le prime strofe di “Livin’ on a prayer” dei Bon Jovi. Che poi lui, i Bon Jovi, nemmeno li sopportava.
-Tommy used to work on the docks, union’s been on strike, he’s down on his luck, he’s tough … so tough
-Gina works the diner all day … workin’ for her man, she brings home her pay for love … for love … -la voce dell’altro era roca, incerta, zoppicante. Sudava freddo, Dean lo percepiva. Così appoggiò l’avambraccio sulla sua spalla, come se fosse stato amico suo, e riprese a cantare a squarciagola il resto della canzone, fino a metà del ritornello, quando anche l’uomo decise di prendere fiato e di unirsi al ragazzo in quella stranissima ed imbarazzante serata.
-Oh,we’re half way there!
-Oh, livin’ on a prayer!
-Take my hand, and we’ll make it, I swear!
-Oh, livin’ on a prayer,yeah!-e la musica finì, lasciando che le luci si accendessero e facendo in modo che Dean vedesse in faccia con chi aveva condiviso quell’attimo così inusuale. Anche se non era completamente lucido (cinque birre a stomaco vuoto non erano propriamente una passeggiata da smaltire) riusciva a distinguere i tratti dell’uomo. Beh,uomo… ragazzo. Avrà avuto la sua età, forse qualche anno in meno. Scoppiò a ridere, e trascinò giù dal palco quel povero moccioso impaurito.
-Bella interpretazione.- commentò, attaccandosi all’ennesima birra al bar. -Ti offro qualcosa?-domandò poi, notando che il ragazzo sembrava avere qualche problema con la socializzazione. Infatti si limitò ad annuire e a stringersi nel trench color kaki che indossava, e a sistemarsi la cravatta blu notte che portava sopra ad una camicia bianca immacolata.
Dopo due birre, finalmente il ragazzo riuscì a sbottonarsi un po’ di più.
-Quindi fai l’università?- domandò Dean dopo un po’.
L’altro annuì:-Teologia. Ma non sono un fanatico della religione.- spiegò, facendo spallucce. -Tu che fai?
-Uhm… non ho un lavoro fisso da mesi.- spiegò, quasi imbarazzato.-Ora lavoro in un negozio di dischi, e ogni tanto lavoro alla tavola calda di zia Ellen, la Roadhouse.
-Aspetta,quella sulla Quinta? Non ci sono mai stato.-abbassò la testa, grattandosi la nuca.
-Ah no?-ridacchiò Dean,s crollando la testa.-Comunque io sono Dean, Dean Winchester.
-Castiel, Castiel Novak.-e si strinsero la mano.



Beh, se siete arrivate fin qui, grazie! Vuol dire che come scrittrice non faccio così schifo. Ho voluto inserire i musical perché.... beh, li adoro! E mi è sembrato giusto ambientare il tutto a New York, essendoci Broadway.
Al prossimo capitolo!

{Tris}

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Dean tornò a casa che erano le quattro del mattino. Si era intrattenuto con Castiel fino alla chiusura del locale, o meglio quando il proprietario li aveva cacciati via “perché devo pulire e voi siete fra i piedi”.  E si erano salutati così, senza nemmeno scambiarsi un indirizzo o qualcosa del genere. Perché erano stati troppo impegnati a scoccarsi occhiate bollenti e lanciarsi sorrisi assolutamente disarmanti.
E in quel momento Dean si stava dando dell’emerito coglione. Avrebbe dovuto chiedergli almeno un recapito.
Sbatté la porta d’ingresso e si diresse verso la sua stanza, quando la trovò brutalmente occupata dal fratello avvinghiato ad una biondina che a giudicare dai vestiti lasciati qua e là sul pavimento era una stripper del pub a due isolati da lì. Sentì Sam biascicare qualcosa nel sonno, per poi aprire gli occhi e guardare la faccia divertita del fratello, che si congedò con un “ho capito, vado a dormire nell’Impala.”.

Quella macchina era dannatamente fredda. Se non altro era decentemente comoda. Ci aveva portato una ragazza, una volta. Pessima decisione. L’aveva liquidato dopo neanche essersi completamente spogliata.
Si vergognava a farlo in quell’auto. Diceva che era piena di spifferi e che aveva sbattuto la testa tre volte per levarsi la maglietta. Il che era vero.
Però in fondo gli piaceva l’odore di pelle dei sedili, il fatto che ci volessero le cassette per la musica e non i CD, il fatto che lì dentro si dormisse che era una bellezza.

Il negozio era più vuoto del solito. Dean sistemava alcuni vinili in ordine alfabetico. Bee Gees, Black Sabbath… ne avrebbe avuto per ore.
-Scusi!- qualcuno lo chiamò. Si voltò, e il suo cuore saltò un battito.
-Ehi!-Dean era esterrefatto. Non lo credeva possibile.
-Tu lavori qui? Sul serio?-Castiel sorrise, passandosi una mano fra i capelli scuri.
-Beh, te l’avevo detto che lavoravo coi dischi, no?-ridacchiò.-Comunque… di che hai bisogno?
-Uhm… giura che non ti metti a ridere.- disse serio. L’altro mise teatralmente la mano sul cuore e chiuse gli occhi per un attimo, per poi riaprirli.
-Volevo la colonna sonora di “Cats”.-e abbassò la testa, probabilmente arrossendo.
Dean lo guardò stranito:-E cosa sarebbe?-domandò perplesso.
Castiel sgranò gli occhi e rise, rise di gusto. Perché non poteva vivere a New York e non conoscere “Cats”.
 -Un musical.-rispose semplicemente, e Dean storse il naso, ma cercò di non darlo a vedere.
-Ah.- rispose invece, per poi indicare un angolo del locale.-I musical dovrebbero essere lì.- e tornò a mettere in ordine i dischi.
Castiel annuì, e si avviò verso lo scaffale che Dean gli aveva mostrato, per poi tornare indietro in un secondo ed avvicinarsi di nuovo al ragazzo.
-Ho due biglietti per Chicago, ci verresti con me a vederlo?-domandò, mentre l’altro gli dava ancora le spalle.
Dean andò nel panico. Che fare? Lui i musical li odiava con tutto il cuore… ma forse per una volta ne valeva la pena. Così borbottò un “d’accordo” e si girò verso l’amico (amico, no? Erano già amici?), sorridendogli.
Sapeva che se ne sarebbe pentito.
Erano le otto e mezza, e Dean era assolutamente nervoso. Non era un appuntamento. Andiamo, lui nervoso per un appuntamento? Impensabile.
Si sistemò la camicia nera, e si passò una mano fra i capelli, guardandosi allo specchio.
-Dove stai andando?- chiese Sam, sbucando da dietro la porta.
-Affari miei.- presa la giacca infilò il cellulare in tasca e si diresse fino in garage, dove prese l’Impala e partì alla volta di Broadway.


Lo ammetto, scrivo capitoli TROPPO corti. Sto cercando di allungare il più possibile, ma... le idee son sempre quelle, e rischio di diventare davvero pesante.
Alla prossima!

{Tris}

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Dean  iniziò a guardarsi attorno, sentendosi a disagio in mezzo a tutte quelle persone.
Non riusciva a vedere il trench di Castiel, eppure si erano dati appuntamento lì, a quell’ora.
Cominciava a pensare che gli avesse dato buca. In fondo non era di così buona compagnia, da sobrio.
-Dean!- sentì alle sue spalle, e voltandosi la sua espressione corrucciata si rilassò di colpo.
Castiel, tutto trafelato, con una T-Shirt dall’insolito color salmone, un paio di jeans chiari strappati e il trench che pendeva da un braccio.
-Mi dispiace, ma c’era traffico, e non avevo qualcuno che mi desse un passaggio.- spiegò, sospirando e abbassando la testa, mortificato.
-Un passaggio? Non hai la patente?- si astenne dal ridere. Quanti anni aveva Castiel? Una ventina? Come poteva un ventenne newyorkese non avere un’auto?
-Non ho mai sentito la necessità di guidare, ho sempre preso l’autobus.- alzò le spalle, e sorrise ancora.-Andiamo?-domandò dopo un po’, rendendosi conto che la folla cominciava a scalpitare verso l’ingresso.

A ritmo di “All that jazz” i ballerini entrarono in scena. La cantante cominciò il pezzo, e puntualmente Dean iniziò a russare. L’unico buon motivo per andare a teatro, secondo lui, era per farsi una bella dormita con una qualsiasi canzone mielosa in sottofondo. O almeno, ogni volta che era con Sam questo era quello che succedeva.
Ma  in quel momento era diversa. La musica era diversa, esattamente come la compagnia.
Non era con il suo fratellino, nessuno l’aveva obbligato ad andarci. Si sentiva stranamente a suo agio.
Perfino la trama del musical sembrava avere un senso.

Ad un certo punto sentì una voce profonda sovrapporsi a quella delle attrici sul palco. Si voltò verso Castiel, e notò che stava cantando anche lui, accennando ogni tanto un passo di danza sul posto. Dean scoppiò a ridere, incredulo.
-Quante volte l’hai già visto?- domandò allora, stupito.
-Ho… ho il DVD a casa. –e Dean era quasi sicuro che lui fosse arrossito.
-Ah, beh, questo spiega molte cose.- e gli diede una pacca sulla spalla.

Dean si sgranchì le gambe, allungandole davanti a sé. Lo spettacolo era appena finito. Castiel lo guardò e gli sorrise, per poi seguirlo all’uscita.
-Bella serata, eh?-chiese Dean, per cercare di spezzare il silenzio che si era creato.
-Già…- sospirò l’altro. Sembrava triste. E Dean se ne accorse.
-Tutto okay?- e si fermò davanti a lui, lasciando che l’altro gli sbattesse contro.
-Tu non… tu sei fidanzato, vero?-buttò fuori Castiel.
-Cosa te lo fa pensare?- disse, inarcando un sopracciglio. Infilò il giubbotto, iniziava a far freddo.
-Beh, ieri continuavi a nominare un certo Sam, è il tuo…-deglutì rumorosamente.-…compagno?
Dean sbarrò gli occhi, poi rise, rise di gusto.
-No! Ehm… Sam è mio fratello!- e si mise una mano sulla fronte, dopo aver sgranato gli occhi.
-Dici… dici sul serio?- e Castiel sorrise. A Dean sembrava… sollevato?
-Sì! Cioè, sono single, e di certo non riuscirei a stare con uno come mio fratello nemmeno se fosse il più bello sulla Terra.-ridacchiò.
-Anche io sono single, comunque.- disse l’altro, e appena lo fece Dean serrò le labbra e cercò di non sorridere come un coglione. Si avvicinò a Castiel e gli prese la mano, stringendola mentre continuavano a camminare. La macchina, pensò Dean, era troppo vicina.
Infatti erano già arrivati al parcheggio deserto, fatta eccezione per una coppietta imboscata su una panchina.
Dean e Castiel si guardarono per un secondo, poi il primo aprì la portiera del passeggero.
-La sua carrozza, Cenerentola.- e si mise in seguito al posto di guida.- Dove abiti?-domandò poi.
-Tu guidi, io conduco.- mormorò l’altro, divertito.- Chiamami ancora Cenerentola e ti picchierò con la scarpetta di cristallo.

Una volta arrivati sotto casa di Castiel, Dean iniziò a rattristarsi. Se non altro, appena prima di salutarsi, era riuscito a chiedergli il numero di cellulare. Ed in quel momento era lì, davanti al cancello del condominio, che guardava il ragazzo entrare in casa e salutarlo timidamente con la mano.
E si pentì di averla lasciata andare.


Piccola nota: la canzone del titolo è "As long as you're mine" dal musical Wicked... non so, l'ho trovato molto dolce come brano, e... mi è sembrato giusto usarlo come titolo. 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


-Dean, si può sapere che ti prende?
Dean si destò di colpo dallo stato catatonico nel quale era scivolato appena entrato nella tavola calda di zia Ellen.
-Eh?-e scrollò lievemente la testa, strizzando le palpebre e lanciando l’ennesima occhiata al cellulare.
Castiel non l’aveva ancora richiamato. Ed erano passati tre giorni dall’uscita a teatro.
Ottobre stava finendo, era ormai il trentuno. Halloween. Festa che Dean amava, se festeggiata in compagnia.
-Stai bene?-chiese Ellen, preoccupata. Non era normale che Dean non mangiasse la crostata. Di solito doveva togliergli il piatto per lasciarne un po’ ai clienti. Ma quel giorno stava semplicemente piluccando un boccone ogni tanto.
-…No.-appoggiò rumorosamente il bicchiere che fino ad un momento prima era pieno di succo d’arancia corretto di nascosto con della birra.
-Problemi di cuore, biscottino?-disse con voce mielosa, strizzandogli una guancia. Dean si scostò scrollando le spalle, per poi sospirare,scuotendo la testa.
-Dopo un appuntamento di solito qualcuno dovrebbe chiamare, no?- strinse il pugno attorno al tovagliolo, arrabbiato.
-Perché non lo chiami tu?- nel frattempo fece scivolare un piatto di pancake sul bancone fino in fondo,dove un cliente aspettava la sua ordinazione.- Jo, vedi di muoverti, i tavoli non si servono da soli!- strillò poi, in direzione della figlia, che stava intrattenendo una conversazione con Sam,ricevendo in risposta un grugnito. Poi si voltò di nuovo verso Dean, che se la stava prendendo con un po’ di marmellata della torta, attaccandola con la forchetta, ma senza mangiarla.
-Perché… -ma non fece in tempo a rispondere, perché il suo telefono iniziò a squillare, interrompendo per un minuto il brusio presente nel locale.
Dean andò nel panico. Sam se ne accorse, e avvicinandosi premette il tasto verde del cellulare del fratello.
-Ehi, Dean?-gracchiò l’apparecchio, e Sam mimò un “non c’è di che” con le labbra.
-Ciao Cas, ehm… tutto okay?- gli tremava la voce. Non gli era mai capitato prima.
-Sì, cioè… sì, tutto bene.- balbettò l’altro.- Hai da fare stasera?- chiese dopo un po’, e Dean lo sentì deglutire.
-No, sono… libero. Perché?- Sam gli scoccò un’occhiata maliziosa. Dean avrebbe voluto ucciderlo.
-C’è un party di Halloween dal mio vicino.- mormorò, a bassa voce.-È un coglione, ma fa delle belle feste.
-E tu vuoi che ci venga con te?- domandò retoricamente. Era ovviamente un invito. O almeno sperava.
-Beh, se non hai nulla di meglio da fare…- Dean sapeva con certezza che in quel momento Castiel stava sorridendo.
-A che ora?- il suo cuore prese a battere più forte del normale.
 
-No, Sam, tu con me non ci vieni!
Dean sbuffò, rovistando in mezzo al baule che lui e suo fratello usavano quando erano piccoli per travestirsi. C’era di tutto: cappello e distintivo da sceriffo, divisa da poliziotto, perfino un cerchietto con delle orecchie da gatto.
-E perché no? Hai paura che ti possa soffiare la preda?- scoppiò a ridere, e Dean come risposta gli tirò la pistola giocattolo, centrandolo in pieno sul ginocchio. Sam cadde a terra con un tonfo, e l’altro disse qualcosa come “ho abbattuto King Kong”.
-Potresti anche evitare di travestirti, come stronzo sei perfetto.- commentò poi il minore, massaggiandosi il ginocchio.
-Puttana.- sibilò Dean fra i denti.
-Coglione.- rispose l’altro, e poi sbuffarono all’unisono.
 
Dean suonò il campanello della casa del vicino di Cas, un certo Gabriel. Il costume da Batman cominciava a soffocarlo. O forse era solo l’emozione.
Qualcuno scese ad aprire. Era Castiel, coperto dal solito trench.
-Niente travestimento, Cas?- ridacchiò Dean, mentre cedeva il passo a Sam, vestito da Antico Greco (ma secondo Dean sembrava un salame alto due metri avvolto nella stoffa bianca) per poter stare un po’ con il ragazzo.
Castiel, come risposta, mostrò che sotto la stoffa color kaki nascondeva un costume da supereroe.
-Robin? Sul serio?- Dean sorrise, sotto la maschera dell’uomo pipistrello.
-Ehi, ha un suo fascino.- borbottò, cercando di sembrare offeso. Dean, ancora ridendo, mise un braccio attorno alle spalle di Castiel, ed entrambi entrarono nel condominio.

Dean sorseggiò un po’ di punch che sapeva di avariato, mentre osservava Castiel che chiacchierava con altri due ragazzi più o meno della sua età. Non poteva crederci, che fosse più grande di Cas di ben cinque anni ( il maggiore dei Winchester, infatti, aveva ventisei anni, mentre Castiel solo ventuno).
Dopo qualche minuto gli si avvicinò un uomo sulla trentina, coi capelli spettinati, che girava per la sala a petto nudo con due appariscenti ali d’angelo dorate sulla schiena.
-Bella festa, eh?-domandò allora la nuova comparsa a Dean, notando che il ragazzo se ne stava da solo in un angolo.
-Bah, sono stato a party migliori. E poi le tartine hanno la muffa.-commentò con una punta di acidità, cercando di non perdere d’occhio il suo amico (o qualsiasi cosa fosse per lui, in realtà ancora non l’aveva capito).
-La prossima volta cercherò di comprare del cibo più…fresco, okay?-lo sconosciuto scoppiò a ridere.
-Sei tu il padrone di casa? Sul serio?-Dean era in imbarazzo, aveva fatto una delle sue solite figuracce.
-Mi chiamo Gabriel.- mormorò.-Tu devi essere Dean.-indicò Castiel, probabilmente nel bel mezzo di una complicata conversazione. Aveva una espressione pensosa e corrucciata.-Mi parla spesso di te.-spiegò.
-Sei il suo migliore amico?-chiese ingenuamente l’altro, sperando in una risposta positiva.
-Più o meno, sì.- rispose assente. Poi si zittì di colpo, e spalancò la bocca, per poi richiuderla. Sembrava avesse visto un fantasma.
-Stai bene?-Dean gli mise una mano sulla spalla, ritrovandosi il palmo sporco di brillantini.
-Lui chi è?- Gabriel indicò Sam con un cenno della testa. Era alle prese con una ragazza mora, cercava di parlare, ma la musica in quel punto era davvero forte, così si stava spiegando a gesti. Il quadro generale, visto da lontano, era piuttosto esilarante.
-Mio fratello.- mormorò semplicemente Dean, ridacchiando.
-Bel bocconcino.-si voltò verso il maggiore dei Winchester.-Ti dispiace se uso quella sottospecie di toga che ha addosso per legarlo al letto?- aggiunse, con occhi maliziosi, leccandosi le labbra.
-Tu fallo, e sei morto.-rise l’altro, per poi congedarsi in fretta da quella strana compagnia e raggiungere Castiel.

-Come sta andando?- chiese Dean, dando una pacca sulla spalla all’amico.
-Uhm… avrei preferito stare con te tutta la serata, ma…-indicò con un dito i ragazzi coi quali stava parlando.-… quelli vengono all’università con me, e mi sembrava scortese non salutarli.-concluse, abbassando la testa.
-Tranquillo, non mi sono annoiato. Ho conosciuto il padrone di casa.- Dean alzò le spalle, passandosi una mano fra i capelli biondo scuro.
-Gabe?-Cas scoppiò a ridere.-Ci ha provato, vero?-e si mise una mano davanti alla bocca, senza smettere di sghignazzare.
-No!-Dean sorrise.-Lui… penso sia interessato a Sam.-borbottò poi, serrando le labbra.
-Meglio per lui.- disse l’altro in tono vagamente minaccioso. Dean rimase alquanto perplesso. Era… geloso?
-Vieni con me.-gli prese la mano, lasciando il ragazzo di stucco. Castiel lo trascinò fino in terrazza, dove si aveva una stupenda visuale dello skyline di New York.

-Se io ti baciassi ora ti sentiresti in imbarazzo?- domandò dopo un po’ Dean. Erano ancora lì, appoggiati alla balaustra del terrazzo, mentre da dentro proveniva ancora un accenno di musica. Perfino da lì Dean riusciva a distinguere suo fratello che svettava su tutti gli altri presenti, coi suoi due metri di altezza.
Castiel si voltò verso l’altro con gli occhi sbarrati:- Io…. Ehm… Cioè…- deglutì rumorosamente. Dean gli prese il viso fra le mani, e premette le labbra sulle sue per un attimo, staccandosi subito e fissandolo coi suoi occhi verdi, che risplendevano al buio grazie alla flebile luce che proveniva dall’interno.
Cas prese un respiro, poi un altro.
-Castiel, va tutto…- ma non fece in tempo a finire di parlare che Dean si trovò con la schiena contro al muro appena di fianco alla porta-finestra, e la bocca di Cas contro la sua, ancora e ancora. Socchiuse appena le labbra, le loro lingue si scontrarono, Dean mordicchiava il labbro inferiore di Castiel.
Cas mugolò qualcosa, ma l’altro era troppo occupato per farci caso. Le mani del Winchester, infatti, erano finite sul sedere di Castiel, e di certo non avevano intenzione di smuoversi molto presto da lì.
-Dean…- gemette allora, e cercò di non fare troppo rumore quando i denti di Dean iniziarono a torturare il lobo del suo orecchio sinistro.-Forse… dovremmo tornare dentro, si staranno chiedendo dove siamo finiti…- riuscì a dire con un filo di voce.
-Ti importa così tanto che sappiano dove siamo?- ridacchiò Dean contro il suo collo.
Castiel riuscì a riprendere il controllo, e a staccarsi dal ragazzo.
-Andiamo.-disse serio. E Dean non fece altro che seguirlo.


Evviva la Destiel!
Ringrazio la mia beta, nonché insultatrice personale, Emma, e la mia giudice, nonché demone custode, Giorgia. E.... beh, spero vi piaccia :/

{Tris} 

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Dean si svegliò il giorno dopo che si sentiva più solo che mai. Sam non era tornato a casa, probabilmente aveva rimorchiato qualcuna alla festa e si era fermato da lei a dormire.
E Castiel?
-Non voglio correre troppo.-aveva detto, e Dean lo aveva accettato. Dopo il suo “andiamo” erano saliti fino in casa di Cas e si erano fermati di fronte alla porta d’ingresso. Così il Winchester se n’era andato senza nemmeno dargli il bacio della buonanotte, limitandosi ad un cenno con la testa.
Ma a Dean le labbra di Castiel mancavano. E si era pentito di non averle assaggiate prima di essere tornato a casa ed essersi lasciato scivolare sotto le lenzuola, aspettando che suo fratello rientrasse per raccontargli della serata.
Invece si era ritrovato a parlare da solo. Di fronte al muro dove era appena una foto della sua famiglia adottiva, zio Robert e zia Ellen che abbracciavano un Dean senza i denti davanti alto più o meno quanto la carriola alla quale erano appoggiati e un Sam che non arrivava ad avere due anni, ma già con una notevole chioma di capelli castani lunghi appena sotto le orecchie lievemente a sventola.
Dean amava quella fotografia. Per quello l’aveva voluta nella sua stanza. Per potersi sfogare avendo di fronte un ricordo felice.
-Oh, andiamo!- sbottò dopo un po’, smettendo di colpo di fissare il suo sorriso sdentato di vent’anni prima e alzandosi finalmente dal letto.
Fu allora che la porta sbatté, e Dean sentì il rumore delle chiavi buttate malamente sul tavolo e i classici passi da BigFoot coi capelli di Justin Bieber che contraddistinguevano il suo caro fratellino. Sogghignò, e si avviò verso il bagno, togliendosi i boxer che usava per dormire, e tirando la tenda della doccia dietro di sé.


-Com’è andata ieri?- domandò al fratello, appena dopo essere uscito dalla doccia ed essersi messo addosso qualcosa.
-Bene…- mormorò l’altro, passandosi una mano fra i capelli e sospirando. Solo allora Dean si accorse che sul collo del fratello spiccava violastro un grosso livido.
-Hai fatto a botte con una sanguisuga?- commentò allora il maggiore, ridendo.
-Non sono affari tuoi.- tossicchiò Sam. -E con il tuo Robin com’è andata?- aggiunse, mellifluo.
-Non… non è andata.- e Dean abbassò la testa, grattandosi la nuca.
-Niente terza base?- la fronte di Sam si corrugò.
-Niente terza base.-confermò Dean, e tornò in camera a prendere il cellulare.

Tre chiamate perse di Cas in meno di mezz’ora. La cosa quasi lo fece sorridere.
Decise di farlo lui il primo passo, stavolta. Gli mandò un sms chiedendogli di vedersi.
Prese il borsone da viaggio, lo riempì con le prime cose che trovò nei cassettoni del mobile e salutò il fratello, dicendogli che non sarebbe tornato per qualche giorno.


-Dove andiamo?- domandò Castiel, appena si ritrovò Dean al citofono, che lo aspettava con l’auto accesa.
-I miei genitori hanno lasciato a me e a Sammy una casa a Long Beach. Pensavo fosse una idea carina andarci insieme.-disse semplicemente il ragazzo.
-Chiedi a tutti quelli con cui esci di passare un weekend con te?-sorrise l’altro, ironico.
-Avanti, scendi.- lo esortò.- E ricordati la valigia.

Heeeeeeylà, Jerks! Il capitolo è corto come al solito, spero di far meglio nei prossimi, al momento sto stendendo il nono capitolo, perciò sono ispirata (più o meno). Come al solito, ringrazio la mia beta, Emma, e Giorgia. E anche Elena, che si è aggiunta alla schiera angelica (?) delle mie fans.
Alla prossima!

{Tris}

 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Davvero, non avete idea di quanto ci abbia messo per trovare il coraggio di pubblicare questo capitolo. All'inizio pensavo di dover cambiare il rating, ma non penso di essere stata COSì esplicita. O no?
Comunque, ecco il capitolo sei. Enjoy!

{Tris}




 -No, sul divano ci dormo io!- esclamò Castiel, appoggiando il pesante trolley a terra.
Avevano trascorso le ore di viaggio in auto discutendo su chi avrebbe dormito sul letto, e chi invece sul vecchio divano di pelle marrone del soggiorno. Ovviamente Dean si era offerto, essendo Cas l’ospite, ma quest’ultimo si era fermamente opposto.
-Ci penseremo stasera, okay?- aveva concluso il Winchester, esasperato, mentre si recava in bagno per mettersi il costume e una felpa.
Il bello di quella casa era il suo essere proprio sulla spiaggia. Apparteneva ai Winchester da generazioni. E probabilmente i mobili non li avevano mai cambiati dalla costruzione dell’edificio, come dimostravano gli spessi strati di polvere accumulati sopra la credenza della cucina e sulle varie librerie.
Appena Dean uscì per raggiungere Castiel non riuscì a trattenere una risata.
-E quello dove l’hai preso?- sghignazzò, indicando l’imbarazzante costume dell’altro.-Sicuro di aver preso la taglia giusta?- si leccò le labbra diventate di colpo secche.
-Me lo ricordavo più… largo, ecco.- mugugnò Cas, sorridendo sotto i baffi, per poi infilarsi un maglione bianco.
-Perché metti un maglione?-Dean inarcò un sopracciglio, perplesso.
-è pur sempre Novembre.- tagliò corto l’altro, e si affrettò ad uscire.

-Che facciamo stasera?- domandò Castiel, mano nella mano con Dean, mentre passeggiavano sul bagnasciuga.
-Ho dei DVD in auto, credo. Sono di Sam, però, non ho idea di cosa ci sia là dentro.- scrollò le spalle il biondo, storcendo il naso.
-Beh, probabilmente io e tuo fratello siamo più simili di quanto pensi, ti ricordo che entrambi amiamo i musical.- sorrise appena Cas.- Ma, ti prego… niente Disney.- aggiunse poi, e Dean scoppiò a ridere.
-Come fai ad odiare la Disney? Ti picchiavano col peluche di Pippo per caso?-disse fra le risate. Castiel gli diede uno spintone un po’ troppo forte, e lo fece cadere. Ma Dean riuscì a trascinarlo giù con sé, e gli atterrò addosso.
-Ouch!- ridacchiò il biondo, e Castiel rimase ipnotizzato dagli occhi verdi di Dean colpiti dal sole. Avevano un colore assolutamente… soprannaturale. Si rialzò subito, con il disappunto dell’altro.
-Andiamo dentro?- propose allora, e si passò una mano fra i capelli neri.

-Ti avevo detto niente Disney.-disse Castiel con sarcasmo, appena notò i titoli di testa del film che Dean aveva appena inserito nel lettore DVD.
-Rilassati! È il nuovo acquisto di Samantha, l’hai detto tu che non siete poi così diversi.-ridacchiò, sedendosi di fianco all’ “amico” sul divano e lasciando che lui appoggiasse la testa sulla sua spalla.
-Sì, ma…- e poi riconobbe il film. L’aveva visto un centinaio di volte, da quando era uscito al cinema. Gli piaceva solo perché la doppiatrice di una delle protagoniste era Idina Menzel, grande attrice di Broadway, famosa per essere stata la protagonista di Wicked per parecchi anni.
-Cas?- Dean gli scrollò una spalla, e tornò alla realtà.-Se vuoi posso sempre cambiare film…
-No! No, questo… questo va benissimo!- e riprese a guardare la TV, mentre Dean si sistemava meglio su quella trappola di pelle marrone piena di pulci, sulla quale probabilmente avrebbe passato la notte.

-Let it go… let it go… can’t hold it back anymore…- cantava Castiel, insieme alla regina Elsa, e Dean non riuscì a non sorridere, quando vide il ragazzo alzarsi in piedi e continuare la sua performance, stavolta con più trasporto.
-Hai mai pensato di fare il cantante?- rise, e raggiunse Cas di fronte al televisore.-Let it go, let it go, turn away and slam the door!- continuò poi la strofa, afferrando uno dei soprammobili sul tavolo e fingendo fosse un microfono.
-Here I stand, and here I’ll stay … let the storm rage on!- e il moro allargò le braccia imitando la ragazza nel cartone animato , stonando sulla nota alta e facendo un passo indietro, andando addosso a Dean e facendoli crollare entrambi sul divano.
-Ehi, hai intenzione di cadermi addosso ancora, oggi?- sogghignò il biondo, trovandosi un’altra volta soffocato dal peso di Castiel. Si alzò sulle braccia, trovandosi faccia a faccia con lui.
I suoi occhi blu non sembravano nemmeno reali. Non erano azzurri, no, come se l’azzurro fosse il colore più scontato. Erano blu profondo. Più o meno come il mare in tempesta.
Si fissarono, ancora e ancora, per un tempo che parve interminabile. La tensione sessuale si poteva tranquillamente tagliare con un coltello.
Castiel deglutì, non era certo la prima volta che erano arrivati a quel punto. Ma in quel momento non si sentiva in imbarazzo come quando erano andati fin sulla porta di casa sua. No, non aveva più paura. Si sporse, e sfiorò il mento di Dean con le labbra, graffiandosi con il suo principio di barba. Dean, dal canto suo, non riuscì a trattenersi di più, e si chinò a baciargli la spalla e il collo, sentendosi il cavallo dei pantaloni stretto come mai prima.
-Dean…- sussurrò Cas, il cuore in gola, una improvvisa arsura in bocca. Il Winchester provvide subito ad umettargli le labbra secche, passandoci sopra la lingua con un movimento sensuale, senza interrompere il contatto coi suoi occhi.
Cas lo afferrò per il colletto della camicia e lo baciò, mettendo l’altra mano sulla sua nuca:- Dean, forse dovremmo spostarci…- disse, fra un bacio e l’altro.
Dean lo sollevò fra le sue braccia, impresa alquanto ardua (Castiel era pur sempre alto uno e ottanta, non era certo uno scricciolo) e lo portò fino in camera, dove il ragazzo si fece mettere giù e spinse Dean indietro, finché non ricadde sul materasso.
Dopodiché Castiel si sfilò le scarpe, e prese un altro respiro. Dean si mise a sedere, prendendo Cas per uno dei passanti per la cintura dei suoi jeans, e lo trascinò lì, lasciando che la sua felpa facesse la stessa fine del maglione dell’amante (ormai doveva definirlo così, no?).
-Hai un tatuaggio.- notò il moro, osservando meglio il collo di Dean. Sulla clavicola,infatti, aveva un pentagramma circondato da un sole, un tribale.
-Sigillo anti possessione. O almeno, questo è quello che mi hanno detto quando l’ho fatto.-spiegò semplicemente, mentre lasciava piccoli baci lungo il suo collo, e lasciava che le mani dell’altro vagassero sulla sua schiena nuda.- Tu hai qualche tatuaggio?- domandò poi, già col fiatone.
Castiel lo guardò perplesso:-Credevo l’avessi notato.- diede le spalle a Dean, permettendogli di vedergli la schiena.
-Sono…- corrugò la fronte.-… sono ali?- passò il dito in mezzo all’attaccatura delle due enormi ali tatuate,  facendo inarcare istintivamente il bacino di Cas.
Castiel prese coraggio, era tanto tempo che non lo faceva, e si mise a cavalcioni di Dean, armeggiando con la zip dei suoi pantaloni e sfilandoglieli, per poi passare ai propri, abbandonandoli da qualche parte. Sentì qualcosa infrangersi, probabilmente lanciando i suoi jeans aveva fatto qualche danno. Ma non gliene importava.
L’erezione di Dean era parecchio evidente, seppur ancora nascosta dai boxer neri. Castiel si chinò su di lui e catturò le sue labbra con le proprie, mordendole, facendo gemere lievemente l’altro.
Ma poi toccò a lui, quando il biondo infilò la mano dentro i suoi slip neri e con un gesto li fece finire a terra, lasciandolo nudo e ansimante. Dean si tolse i boxer, e si sporse per prendere il preservativo dalla tasca esterna della borsa (“Se vuoi nascondere qualcosa, mettila in bella mostra” dicevano in un film).
Castiel ne approfittò per abbracciarlo, incrociando le braccia sul suo petto e appoggiando la testa sulla sua spalla. Sospirò, riprendendo fiato. Poi, appena Dean trovò la piccola bustina quadrata, la appoggiò sul comodino il più velocemente possibile, rischiando di perderla, perché Cas gli aveva artigliato i fianchi e aveva affondato il viso nel suo interno coscia, mordendo la carne tenera e sensibile, marchiandola coi denti.
Dean gemette forte, quando Castiel glielo prese in bocca, e succhiava forte, così forte che il Winchester pensava sarebbe venuto all’istante. Si puntellò sui gomiti per cercare di resistere, mentre l’altro gli stuzzicava i testicoli con la lingua e ogni tanto dava una lappata all’asta ormai completamente eretta.
-Cas!- quasi strillò, e deglutì, gli occhi spalancati e lucidi, le pupille dilatate. Cercò di riprendere il controllo, mentre Castiel si tirava su per prendere fiato.-Sdraiati…  sdraiati a pancia sotto.- disse poi, con voce roca, il biondo.
Cas ubbidì, e mentre si sdraiava sentiva la sua erezione pulsare, schiacciata sotto il peso suo e dell’altro.
Dean infilò il preservativo, e riusciva a percepire il respiro affannato di Cas e i battiti del suo cuore che non facevano altro che aumentare di velocità.
-Okay, pronto?- chiese, con voce roca. Come risposta ricevette un mugolio di assenso.
Il Winchester si accorse dopo che non aveva preparato Castiel, e se ne pentì. Ma ormai era troppo tardi. Era già entrato a metà. Cas strinse i denti, affondando la faccia nel cuscino e stringendo le lenzuola con le mani per il dolore.
-Dean…- gemette, e cercò di voltarsi, ma gli fu impossibile. Voleva guardarlo negli occhi. Voleva baciarlo, per esorcizzare le fitte che come spuntoni pungevano nel suo basso ventre.
-Dean!-ripeté, quando finalmente Dean trovò il suo punto sensibile e ci sbatté contro con violenza. Dopo un’altra spinta Dean voltò il compagno, facendolo urlare, e prese la sua erezione in mano, cercando di coordinarsi con il ritmo delle sue spinte. Castiel buttò la testa indietro, in estasi, gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, che venne presto riempita dalla lingua di Dean, chinatosi di nuovo su di lui.
Poi Dean ringhiò, si irrigidì, venne, e Cas si sentì vuoto quando uscì da lui come si strappa un cerotto, tutto d’un colpo.
Il biondo, respirando affannosamente, si sdraiò su un fianco, dopo aver buttato il preservativo nel cestino di fianco Castiel sostituì la mano di Dean con la propria, e finalmente venne anche lui, fra mille sbuffi e sospiri.
Dean si accoccolò sulla schiena dell’amante, abbracciandolo da dietro, lasciandogli qualche bacio sulla nuca e sulle scapole. Ecco la parte che preferiva: le coccole post-sesso. Quando ti era lecito baciare e abbracciare qualcuno senza un secondo fine, perché quel secondo fine lo si era già raggiunto.
-Cas?- bofonchiò Dean, con voce roca. Sentì l’altro muovere appena le spalle, per poi voltarsi verso di lui. Si perse negli occhi di Castiel, ancora più blu dopo aver fatto l’amore.
-Che c’è, Dean?- disse, con voce impastata.
-Vuoi essere il mio angelo?- la domanda gli suonava così stupida, ora che l’aveva pronunciata.
-Credevo non me l’avresti mai chiesto.-ed entrambi si addormentarono, avvinghiati.



Siete vive? Io a malapena.
Volevo ringraziarvi tutte per le recensioni, e spero davvero di non avervi deluse. Soprattutto in questo capitolo così
HHHHHHHOT!
Al prossimo capitolo!

{Tris}

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Uhm... direi che come prima Destiel non vado malissimo, no?
Come al solito ringrazio Emma, la mia beta, e Giorgia, il mio demone custode... in più Elena, la mia "Gamma" (ho una Beta e una Gamma, cosa potrei volere di più?)!
Se vi va, lasciate una recensione, anche per insultarmi pesantemente... non mi offendo, davvero!
Ci vediamo a fine capitolo, Jerks :)

{Tris}







-Perché le ali?- domandò Dean dopo un po’, mentre accarezzava il petto di Castiel in modo ritmico e il più impercettibilmente possibile.
-Mia sorella una volta mi ha detto che sognavo troppo in grande, che volavo troppo in alto con la testa. Credo di averla presa alla lettera.- ridacchiò l’altro, dopo essersi girato verso il Winchester ed avergli scoccato un leggero bacio sulle labbra.
-Beh, sono contento che tu lo abbia fatto.- mormorò allora il biondo, passando una mano fra i capelli scuri del ragazzo, scompigliandoglieli, per poi alzarsi ed  afferrare i pantaloni abbandonati sulla sedia in camera da letto.
Era domenica sera. Erano tornati a letto dopo il pranzo, in cui Castiel aveva sfoderato le sue eccellenti doti culinarie e aveva carbonizzato la carne sul grill. Si erano dovuti accontentare di pane e formaggio.
E Cas sapeva come farsi perdonare.
-Dobbiamo già andare?- il moro si alzò e si stiracchiò, scrocchiando le spalle e il collo. Fare sesso con Dean era peggio che andare in palestra. Ma di gran lunga più piacevole.
-Beh, io domani inizio alle otto in tavola calda, e tu hai una lezione sui Simboli della Cristianità.- disse il maggiore dei Winchester, lanciando a Castiel il maglione candido che indossava fino a poche ore prima ed esortandolo a raccogliere le sue cose per poi metterle in auto. –Possiamo sempre tornarci.- aggiunse, con un sorriso beffardo.

-Dean, c’è una cosa che devo dirti.- cominciò Cas, sul sedile del passeggero, schiarendosi prima la voce.
“Ecco,ora dirà che ha un altro” pensò Dean. O meglio, un’altra.
-Spara.- mormorò con un filo di voce. Aveva paura ad ascoltarlo.
-Io… beh, non è una cosa semplicissima da dire…- esordì, ma non riuscì a fare a meno di deglutire.-C’è un motivo per cui non ti ho fatto entrare in casa, ad Halloween.- continuò poi, cercando di tenere la voce ferma.-Io… io ho un bambino.-e tirò un sospiro, strizzando gli occhi.
-Un… un bambino?- Dean era scioccato. Più che scioccato, esterrefatto. –E con chi l’hai… ehm… -e fece un gesto abbastanza esplicito con una mano, mentre con l’altra teneva stretto il volante.
-Oh, no! Non è… non è mio!- Castiel scoppiò a ridere.- No, non sono io il padre! Sono suo zio!- sorrise.- Mio fratello Michael, quel coglione, ha pensato bene di andare a Las Vegas a vivere, e mi ha mollato il suo tenero pargoletto in custodia. Inutile dire che in due mesi non si è nemmeno fatto vivo.-alzò le spalle, sospirando.
-Beh, bella fregatura. Come si chiama il piccoletto?
-In realtà Mickey non me l'ha mai detto, quindi mi limito a chiamarlo frignone o piccola scimmia urlatrice.
Stavolta fu Dean a ridere a crepapelle. Proprio non ce lo vedeva Castiel a fare il padre.
-Piccola scimmia urlatrice?-aggiunse poi,senza smettere di sorridere.-è davvero così terribile?
-Riesco a dormire solo quando lo lascio da Gabriel. Anche lui è pur sempre suo zio.-sbuffò, scrollando la testa.
-Aspetta… Gabriel è tuo fratello?- l’angelo festaiolo era davvero fratello del suo angelo?-Quanti diavolo siete in famiglia?
-Uhm… quattro maschi e una femmina. Io, Gabe, Mickey, Raphael e… Anna, la mia sorellina.-spiegò, mentre osservava il suo condominio avvicinarsi inesorabilmente dal finestrino davanti.
Si slacciò la cintura e scese, per poi andare ad aprire il baule dell’Impala per prendere il suo borsone. Dean lo seguì fino all’entrata, dove si salutarono con un bacio appassionato, prima che Castiel sparisse dietro il portone.
Dean tornò all’auto, e fece per mettere in moto, quando una figura a lui assai familiare gli comparve davanti agli occhi, esattamente dove aveva lasciato il suo ragazzo.
Era… Sam?
Che diamine ci faceva lì a quell’ora?
Stando per richiamare la sua attenzione, si bloccò in tempo, perché un’altra sagoma apparve di fianco al fratello, ed emise un singulto di sorpresa.
Gabriel si alzò in punta di piedi e posò un bacio leggero sulle labbra del minore dei Winchester.
-Hey, Sammy!- esclamò allora Dean, appena Gabe rientrò in casa.
-Dean?!- Sam deglutì, spaventato.
-Vuoi un passaggio?- domandò, facendo finta di nulla.
-Certo…- e salì in auto, sperando che il suo fratellone non facesse domande. Purtroppo però fu inevitabile, per coprire il silenzio che si era formato, che Dean iniziasse a parlare a ruota libera.
-TU E GABRIEL?! STIAMO SCHERZANDO?!- cominciò. -Non che stia criticando i tuoi gusti sessuali, solo che… GABRIEL!- e batté una mano sul volante. –Sembra… cioè…
-Un po’ sopra le righe?- e Sam rise, buttando la testa indietro e sbattendola contro il sedile. Poi alzò il volume dell’autoradio, e le note degli AC-DC si diffusero nell’abitacolo.



Okay, VIVA LA SABRIEL! 
Sul serio, la shippo QUASI quanto la Destiel, non sono teneri?
Credo che prima di mettere il prossimo capitolo lo rileggerò PARECCHIE volte. Mi sto impegnando per fare capitoli più lunghi.
Peace out, bitches!
(Charlie è il mio personaggio preferito, comunque, oltre a Castiel).


{Tris}

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Capitolo non completamente betato, ma... volevo farvi contente. Questo è l'ultimo capitolo pronto che ho, per gli altri dovrete aspettare che Calliope mi dia l'ispirazione.
Sul serio, ho una crisi mistica dello scrittore. Ho in mente i fatti, ma ho paura di correre troppo.
Chi vivrà vedrà, no?

Ci vediamo a fine capitolo, Bitches!

{Tris}




-Cas? Sei in casa?
Dean entrò nell’appartamento di Castiel dopo aver suonato il citofono tre volte, tanto che Gabriel era dovuto uscire esasperato per aprirgli il cancello, ed aver trovato le chiavi sotto lo zerbino ("Che cliché" aveva pensato).
Era tutto buio, fatta eccezione per una piccola luce in fondo al corridoio a destra che Dean si ritrovò davanti. Si erano dati appuntamento alla tavola calda circa un’ora prima, ma Cas non aveva chiamato, e Dean si era preoccupato. Percorse la distanza che lo separava dalla lucina, e varcò la soglia di quella che sembrava la camera di un bambino. Su una poltroncina, alla sua sinistra, il Winchester trovò Castiel che sonnecchiava placidamente, con in braccio un bambino paffuto e biondo, che si succhiava il pollice e lo fissava con insistenza con i suoi grandi occhi azzurri, simili a quelli del suo ragazzo (ancora doveva abituarsi a quell’insieme di parole, il suo ragazzo).
Il piccolo schiuse le labbra, appena focalizzò Dean, togliendosi il dito dalla bocca, ed allungò le braccia per farsi prendere, ridendo, rischiando di far svegliare Castiel. Così il ragazzo prese in fretta in braccio il bambino, stando attento a non fare rumore, e cominciò titubante a dondolarlo, canticchiando “Sweet child o’ mine” dei Guns’n’Roses. Sembrò funzionare, il piccolino infatti sbatté un paio di volte le ciglia cispose, poi sbadigliò agitando le manine. Dean lo mise nel lettino, per poi prendere una coperta e posarla su Castiel, lasciandogli un bacio sulla fronte.
Stava per andarsene, quando sentì un rumore alle sue spalle. Il bambino mugugnava infastidito, stava certamente per mettersi a piangere. Dean non ci pensò su due volte, tornò indietro e prese di nuovo il piccolo fra le braccia.
-Vuoi stare zitto?- sussurrò, toccandogli il nasino con l’indice.- Zio Castiel sta dormendo, non dobbiamo disturbarlo.- e si spostò in soggiorno, sedendosi sul divano, sistemandosi il pargoletto sulle ginocchia.
Osservò attentamente  il nipotino di Cas. Aveva i capelli biondo chiaro, le guance piene e gli occhi azzurri, ma non come quelli di Castiel, come aveva pensato prima. Avevano anche del verde, ed inspiegabilmente, del marrone, come lo zio Gabriel.
-Te lo troviamo un nome, uh?- il Winchester piegò la testa di lato. –Che ne dici di… Jacob?- ridacchiò. –No, fa troppo Twilight.- si grattò la testa pensieroso. -… no, piccolo, non mi viene in mente nulla, per ora.- gli fece il solletico sul pancino scoperto dalla magliettina blu.

Castiel si svegliò alle sette del mattino, di soprassalto. Trovandosi senza il nipote in braccio andò nel panico, senza nemmeno curarsi di avere una coperta addosso. Stava per chiamare la polizia, quando arrivato in soggiorno per prendere il telefonino trovò Dean sdraiato sul divano, addormentato, con il caro nipotino appoggiato sullo sterno, che sonnecchiava. Rimase quasi commosso da quella visione.
-Dean… svegliati.- lo scrollò appena. Dean socchiuse gli occhi, poi sbatté le palpebre velocemente. Mosse appena le spalle, borbottando. –Che ore sono?- biascicò, piegando la testa di lato, guardando Castiel in pigiama e pensando che fosse perfino più carino.
-Le sette… e un quarto.- guardò sull’orologio appeso al muro. –Che ci fai qui?-domandò poi, corrugando la fronte.
-Tu non rispondevi al cellulare, ero preoccupato … il bambino stava per svegliarti … - borbottò, con la voce ancora impastata dal sonno, dicendo cose sconnesse.
-Ho capito, ti serve il caffè.- rise allora Castiel, e prese delicatamente in braccio il nipote, riportandolo nel lettino per fargli continuare il suo sonnellino. Tornò dopo un po’, e Dean non si era ancora mosso dal divano.

-Ezekiel.- disse dopo un po’ Dean, con la bocca piena dei pancake che Castiel gli aveva preparato.
-Che?- l’altro lo fissò perplesso, alzando gli occhi dal giornale.
-Tuo nipote. Potresti chiamarlo Ezekiel.-spiegò, dopo aver preso una forchettata di uova dal piatto.
-Quando ti è venuta in mente questa brillante idea?- ridacchiò, mentre toglieva la posata dalle dita del ragazzo e prendeva un boccone anche lui di colazione.
-Stanotte, mentre cercavo di far appisolare la creaturina.- si massaggiò distrattamente il braccio. –Quel divano è la cosa più scomoda sulla quale abbia mai dormito.- si lamentò dopo un po’, scrocchiando il collo.
-Avresti potuto usare il letto.- gli fece notare il padrone di casa, tirando via il piatto ormai vuoto da sotto gli occhi di Dean per metterlo nel lavello. Il Winchester si alzò e abbracciò Castiel da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla.
-Non sarei mai riuscito ad addormentarmi, sapendoti nella stanza accanto.- gli sussurrò all’orecchio, e Castiel, sentendo il suo alito caldo sul collo, percepì una morsa allo stomaco, oltre alla sua crescente eccitazione.
-Sei sempre così dolce e tenero al mattino?- domandò Cas, voltandosi e prendendosi il primo vero bacio della giornata, soffermandosi qualche secondo sulle sue labbra, per poi avventarsi sul suo collo, lasciando piccoli segni rossi al suo passaggio.
Dean ansimò rumorosamente, per poi bloccarsi, pensando per un attimo che Sam avrebbe potuto sentirli. Ma ricordandosi che non era a casa sua, ma in quella di Cas, si rilassò, mentre si lasciava sfilare la maglietta nera dei Black Sabbath che si era messo la sera prima, e tirando su il ragazzo sul bancone della cucina, facendolo sedere.
-Ieri sera mi sono preoccupato così tanto…- mormorò Dean all’orecchio del suo ragazzo, mentre infilava le mani all’interno della sua casacca del pigiama azzurro a righe, sentendo la sua bocca mordergli il lobo, intrecciandogli le braccia intorno al collo.
-Dovrei addormentarmi più spesso per mettere a letto Zeke, allora…- Castiel si lasciò scappare un gemito, non appena Dean cominciò a disegnare ghirigori con le dita sulla sua schiena tatuata.
Un tonfo proveniente dal piano di sotto fece sobbalzare il Winchester, seguito da altri, più o meno della stessa intensità.
-Cos’è stato?- domandò, e Castiel chiuse gli occhi, serrando le labbra. Dopodiché scoppiò in una fragorosa risata, probabilmente non riuscendo più a trattenersi.
-Non di nuovo!- Cas si affrettò ad infilare le terrificanti ciabatte che aveva di fianco alla porta d’ingresso e ad uscire, imboccando le scale che portavano al piano inferiore. Dean si limitò ad inseguirlo, fortunatamente aveva ancora addosso le scarpe.

Arrivato di fronte all’appartamento di fronte a quello di Gabriel, Castiel bussò alla porta, per poi entrare come se nulla fosse. Il Winchester si limitò a restare sull’uscio, sbirciando all’interno, mentre Cas vagava tranquillamente in boxer e parte superiore del pigiama aperta.
-Balthe! Puoi evitare di fare tutto questo maledettissimo rumore quando fai sesso?- disse, battendo con forza su quella che Dean riteneva fosse la porta della camera da letto. Castiel, dopo essersi sistemato il colletto del pigiama con un gesto fluido,chiuse la porta d’ingresso, afferrò la mano del fidanzato e lo trascinò di nuovo in casa sua per continuare da dove si erano interrotti.



Eccomi! Spero vi sia piaciuto, sebbene non ne sia completamente soddisfatta. Non penso ci sia molto da dire su questo capitolo. Quindi... uhm, speriamo nel ponte del primo Novembre.

{Tris}

 

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


-Voglio farti conoscere la mia famiglia.-esclamò improvvisamente Castiel. Dean sonnecchiava placidamente sul cuscino opposto, dandogli le spalle. Era da un po’ che restava da Cas per la notte. La sua amata Impala aveva il posto fisso di fronte al palazzo, e non doveva nemmeno andare a cercare suo fratello per i quartieri della città, ormai sapeva che era a neanche un piano di distanza. A far cosa, non ci teneva a saperlo.
-Mh?- mugugnò, destatosi, avendo sentito la voce del suo ragazzo. Si mise seduto, sfregandosi gli occhi con le mani e sbadigliando rumorosamente. –Non so se l’hai notato, ma io conosco più o meno tutti i tuoi fratelli. Gabriel si sbatte mio fratello, Michael è il padre che tutti vorrebbero, Raphael… beh, non mi hai mai parlato di lui, e Anna… beh, è quella che ti ha più o meno convinto a farti un enorme tatuaggio sulla schiena, quindi credo sia una tipa a posto. So tutto della tua famiglia.- e gli diede un buffetto sulla guancia.
-Intendevo mia madre.- sospirò. –Verrà in città settimana prossima, per Natale, e… mi piacerebbe che tu la conoscessi.- abbassò la testa, quasi imbarazzato.
-Ohw, vuoi renderlo davvero ufficiale. Che carino.- ridacchiò, passando il braccio dietro alle sue spalle e stringendolo.
-Che cosa?- domandò ingenuamente, inarcando un sopracciglio e fissandolo coi suoi occhioni blu.
-Che stiamo insieme, no? Credo che tu al mattino non connetta molto col cervello.- lo schernì, per poi alzarsi dal letto e cercare i boxer finiti chissà dove la sera prima. –Vado a vedere se il mostriciattolo è sveglio, okay?- si avviò in corridoio.
Castiel non poteva crederci.
In neanche due mesi la sua vita era cambiata totalmente.
Prima non faceva altro che pensare alla scuola, niente interessi a parte i musical. Da quando Dean era entrato nella sua vita… beh, sapeva che  tutto era diventato migliore.
Si era creata una specie di routine ormai. Quando Dean restava a dormire da lui di solito si alzavano alle nove, per poi dar da mangiare a Zeke e fare colazione insieme. In seguito si recavano o al negozio di dischi o all’università e lasciavano il bambino a Gabriel, che tanto si manteneva scrivendo gialli, lavorando in casa.
La domenica, poi, era il loro giorno preferito. Non solo perché entrambi erano a casa, ma anche perché era la giornata musical, e a turno Sam e Castiel sceglievano uno spettacolo da vedere in DVD. I poveri Dean e Gabriel dovevano tacere e guardare,altrimenti niente sesso dopo cena.
Sam tornava raramente nel vecchio appartamento, poi da quando c’era stata l’emergenza topi e l’allagamento del piano sopra il loro si era trasferito definitivamente da Gabriel, così come aveva fatto Dean con Castiel.
Ezekiel era parte integrante del quadretto. Dean e Cas se ne occupavano come se fossero stati i suoi genitori. Il maggiore dei Winchester aveva imparato a cambiare un pannolino in un tempo record, e di solito era lui ad alzarsi nel cuore della notte per  dargli da mangiare. L’esempio della famiglia felice.

Castiel e Dean erano andati a prendere Lucy Novak alla Central Station la settimana dopo, la vigilia di Natale. La signora sulla cinquantina indossava una sottospecie di cappotto nero di pelliccia, i capelli biondi raccolti in un elegante chignon alto, le scarpe nere col tacco a spillo. Era nel complesso una figura molto inquietante ed autoritaria, pensò il Winchester.
-Mamma!- esclamò Castiel, correndole incontro ed abbracciandola pacatamente. –Fatto buon viaggio?-chiese, prendendole la pesante valigia griffata e porgendola a Dean, che la sollevò senza alcun problema.
-Oh, sì tesoro.- sorrise quasi forzatamente. –Mi scoccia solo aver viaggiato in economica. Sai com’è tuo padre, tirchio come al solito…- sbuffò. Dean pensò che quella era la donna più bella e più fredda che lui avesse mai visto. Cominciava a capire del perché Castiel fosse così… bisognoso di affetto.
-Mamma, hai già un posto dove stare? Se vuoi puoi dormire da noi…- esordì il figlio, e Dean gli scoccò una occhiataccia.
-Tranquillo, ho già una prenotazione a nome Novak in un hotel in centro. E poi, non vorrei assolutamente turbare la vostra quiete famigliare. Come sta il mio nipotino?- domandò dopo un po’.
-Ezekiel? Benone. Ora è a casa con Gabriel e Sam.- Castiel sorrise. –Sam sarebbe… la nuova fiamma di Gabe.-spiegò poi, imbarazzato.
-Sam è mio fratello.- specificò Dean, ritrovandosi la gola improvvisamente secca. Tossicchiò.
-Insomma, tutto in famiglia, no?- disse allora la donna, e il Winchester non capì se quella fosse stata una battuta di spirito o solo un commento acido.



Più che un capitolo è stato un parto. Blocco dello scrittore del cavolo. In più settimana prossima ho sia interrogazioni che verifiche... odio il Classico.
La madre di Cas, credo l'abbiate capito, è... beh, Lucifer... donna. Andiamo, non sarebbe un bel bocconcino? (Sì,Tris,sogna.)...
Spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile.

{Tris}

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il Natale l’avrebbero passato a casa di Gabriel. Sfruttando l’altezza di Sam erano riusciti a decorare l’albero fino alla cima, e Lucy aveva apprezzato la cosa. In realtà si notava che la suocera preferisse il minore dei Winchester, con la sua laurea in legge e la sua pacatezza, piuttosto che Dean e i suoi modi rudi e volgari.
-Figlio di puttana!-Castiel si voltò di scatto. Dean aveva in mano un martello e stava soffiando sul pollice dell’altra. Probabilmente si era colpito il dito appendendo l’ennesima ghirlanda al caminetto.
-Dean, potresti cercare di… contenerti, almeno per un altro paio di giorni?-sospirò Cas, abbracciando Dean e appoggiando la testa sulla sua spalla. –Sai che mia madre non approva il tuo linguaggio scurrile.
-Linguaggio scurrile? Cas, non ho insultato nessuno, ho solo…- sospirò.
-Hai solo imprecato, Dean.- gli scompigliò i capelli biondi, per poi recarsi in cucina e prendere un pacchetto avvolto dalla carta da regalo verde, quella che il maggiore dei Winchester aveva visto in giro per casa per quasi un mese. –Avrei voluto rispettare la tradizione dello scambio dei regali la mattina di Natale, ma…-alzò le spalle. –Penso ti ci voglia un incentivo per comportarti bene.
Dean prese il pacchetto e lo scartò in fretta e furia, rivelando una scatola nera. Al suo interno, il Winchester trovò una catenina di metallo, con un piccolo ciondolo a forma di ala d’angelo. –Ho pensato volessi… come dire… tenere sempre con te una parte di me.- sorrise appena.
L’altro si affrettò ad allacciarsela al collo, rabbrividendo poi sentendo il freddo del materiale della collana. Diede un veloce bacio a Cas, per poi scoppiare a ridere. –Sai, è divertente…- esordì.
-Cosa, Dean?
-Il fatto che anche io abbia pensato la stessa cosa.- e prese dalla tasca una scatoletta azzurrina. –Non l’ho incartato perché… -abbassò la testa.-…beh, perché non sono in grado di impacchettare nulla!
Castiel rise, rise di gusto, e poi aprì la scatola.
E rimase senza fiato.
-Cosa… tu… -fissò Dean a metà fra il terrorizzato e il sorpreso.
-Lo so, avrei dovuto farlo in ginocchio, in un ristorante costoso, con tanta gente attorno e…- non riuscì a smettere di parlare che Castiel si fiondò sulla sua bocca, ricoprendogli di baci le labbra e le guance, facendolo finire contro la credenza. Dean soffocò l’ennesima imprecazione, troppo occupato ad abbracciare il suo angelo e a ridacchiare per tutti i suoni eccitati e da ragazza che il fidanzato stava emettendo.
-Non hai risposto!- gli fece notare, e Castiel alzò la testa, guardando Dean negli occhi.
-Sì, Dean Winchester. Voglio sposarti.

La sera di Natale, durante la cena, Castiel e Dean diedero l’annuncio a tutti i parenti (più Balthazar e sua moglie Anna, che all’ultimo si erano aggregati). Inutile dire che sulla tavola calò il silenzio.
Gabriel fece per dire qualcosa, per fare una battuta, ma venne fermato da un’occhiata parecchio eloquente di Sam. Balthazar e Anna, con un cenno, si congedarono, congratulandosi con un filo di voce.
Dean per un attimo pensò che a Lucy Novak sarebbe venuto un infarto. Era diventata tutta rossa in viso, e aveva stretto in pugno le posate che stava usando per tagliare il tacchino.
-Voi…- mormorò con voce strozzata. –Voi… avete intenzione di sposarvi? Come… come potete… poter anche solo pensare… di poter insozzare un sacramento così sacro…- lasciò andare l’argenteria e si alzò in piedi di scatto. -…con questa farsa?
Castiel impallidì. Non ricordava sua madre così arrabbiata da quando Michael aveva detto di avere un figlio e che aveva intenzione di darlo in adozione.-Mamma, ma…- tentò di dire, ma Lucy lo zittì con uno sguardo.
-Michael è in Europa, a fare non so cosa a Montecarlo. Anna fa tatuaggi a Los Angeles. Gabriel…- guardò il figlio maggiore con astio, come se non ci fosse stato bisogno di dire altro. Speravo che tu, il mio figlio maschio più piccolo, potessi essere di esempio per tutti, e invece… e invece mi fai questo.-abbassò di colpo la voce, ricordandosi della presenza del piccolo Ezeckiel.
-Dillo, mamma. Vorresti che fossi come Raphael. Che lo fossimo tutti. Il figlio perfetto, senza macchia.-alzò di scatto la testa verso la madre, battendo un pugno sul tavolo. –Il martire che si è fatto ammazzare dal marito dell’amante di papà!-ringhiò.
Dean si rese conto del motivo per cui Castiel non parlava mai di Raphael. Guardò Gabriel che diventava pallido come un lenzuolo e Sam portarlo fuori dall’appartamento, nel pianerottolo. Giurò di aver visto una lacrima sul viso del cognato.
-E tu!- Lucy puntò l’indice verso il Winchester. –Ti auguro di soffrire, di soffrire tanto, e poi di finire all’Inferno.- sibilò, per poi prendere cappotto e borsetta ed uscire dall’appartamento.

Un parto. Anzi, peggio. Sapevo cosa scrivere, ma non sapevo come. Spero vi sia piaciuto, anche se scommetto di avervi un pochino rattristate con questo finale.
Ma tranquille: dal prossimo capitolo in poi sarà anche peggio.
Baci,
{Tris}

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


E da lì iniziò il crollo.
Castiel passò la notte di Natale abbracciato a Dean, con il viso infossato nel suo petto e le lacrime che bagnavano la T-Shirt del fidanzato. Aveva sopportato fin troppo a lungo quella situazione in casa, dopo la morte di Raphael. La pressione su di lui era costante, e non era mai riuscito a difendersi, a trovare il coraggio di ribellarsi.
E quella sera aveva fatto tutto in un colpo solo.

Passarono due settimane in cui Castiel transitò dal piangere al vagare per la casa in silenzio. La reazione della madre l’aveva scioccato e deluso.
Come se non fosse bastato tutto quello, si era aggiunto anche Michael.
“Non lascerò mio figlio in mano a dei froci, oh no, non lo farò.” aveva detto, dopo essere piombato in casa di Cas come una furia reclamando la sua patria potestà. Preso Ezeckiel se ne era andato così come era venuto, e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Probabilmente Lucy per vendicarsi aveva detto di Dean e Castiel al figlio, che non aveva perso tempo e aveva preso il primo volo da Montecarlo.
Così Castiel Novak si era trasformato in un fantasma. Di notte Dean lo sentiva sussultare contro il suo petto, singhiozzare, e non poteva fare altro che stringerlo e consolarlo.
Al mattino entrambi uscivano di casa, chi per andare all’università, chi per andare al lavoro, consapevoli che alla sera, una volta tornati a casa, stanchi, esausti, si sarebbero trovati e sarebbe ripartita la routine.

Un giorno però non accadde.

Dean tornò a casa dal negozio di dischi con un CD per Cas, che aveva trovato in fondo ad un vecchio scatolone. Era una vecchia edizione della colonna sonora di “Rent”, sapeva che l’avrebbe apprezzato.
Le luci erano spente. Appena le accese si accorse che mancavano alcune cose, come le scarpe di Cas vicino alla porta, o il trench appeso all’attaccapanni.
Sospirò, pensò che forse aveva fatto tardi in università. Toltosi la giacca e abbandonatola sul divano salì fino in camera, desideroso di farsi una doccia.
Fu in quel momento che la vide. Campeggiava sul copriletto blu tirato perfettamente sopra le lenzuola. Una busta bianca, senza scritte. Dean la aprì, e lette poche righe si sedette sul letto, stringendo i denti.

“Caro Dean,

Mi dispiace di non essere in casa. Ho detto a Gabriel che per un po’ ci saresti stato solo tu. Ha capito.
Potrei scriverti mille bugie. Che non siamo fatti l’uno per l’altro, che non è scattata nessuna scintilla, che non ti ho mai amato.
Ma la verità è un’altra.
La verità è che ho deluso tutti, e prima o poi deluderò anche te.
Non so cosa scrivere, sul serio. Sai che non sono mai stato bravo con le parole.
Ti prego, non cercarmi. Non chiedere a Gabriel di me, non sa nulla.
Può darsi che non ci rincontreremo di nuovo in questa vita,
perciò lasciami dire prima di separarci… che gran parte di me è formata da ciò che ho imparato da te.
Sarai sempre con me come un'impronta nel mio cuore.
E ora, comunque finiscano le nostre storie… so che hai riscritto la mia.
Addio, Dean.
Ci vediamo.

Castiel”

Scusate,ho dovuto farlo. 
E... no, le ultime righe della lettera non sono (purtroppo) farina del mio sacco. Sono... beh, la traduzione di una canzone dal musical "Wicked", "For Good".
Volevo ringraziarvi tutte di cuore per le recensioni che (spero) continuerete a fare. Davvero, mi date tantissima gioia.
Ora vado... a presto, con il probabile ultimo capitolo!
{Tris}

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-Capisci, Sammy? Un biglietto! Mi ha lasciato… un biglietto!- Dean prese un sorso di birra per bagnarsi le labbra secche.
-Citando Wicked, per di più.- fece notare il fratello minore. –Amico, sono passate tre settimane, non hai capito che devi andare avanti?- Sam si passò una mano fra i capelli lunghi e guardò distrattamente il cellulare, rispondendo velocemente ad un sms.
-Sì, ma… non è semplice! Sai, ci ho messo tutto me stesso in quella storia, e…- lo guardò in cagnesco. –… mi stai ascoltando?- domandò, osservando l’altro digitare sullo schermo dello smartphone.
-Eh?- alzò di scatto lo sguardo. –Ovvio, tutto te stesso…
Dean gli prese il telefono e leggendo ciò che stava scrivendo avvampò e tossicchiò nervosamente. –Se proprio devi scrivere cose erotiche, potresti evitare di farlo mentre stiamo parlando?!
Sam scoppiò a ridere. –Scusa, Dean, ma… diciamo che io e Gabe non facciamo più sesso da un po’.-spiegò, e il fratello sputacchiò un po’ della birra che stava sorseggiando. –Troppe informazioni.- cercò di non strozzarsi.
-Il nuovo inquilino dell’appartamento di fianco al nostro è parecchio… - gesticolò per cercare di spiegarsi.
-Bigotto?- Dean rise. –Non è che siete tu e Gabriel ad essere troppo rumorosi?
Sam arrossì abbassando lo sguardo. –Forse.- tagliò corto.

Dean lanciò la giacca a terra e buttò le chiavi dell’Impala nel cestino sul tavolino del salotto, dove ancora stavano alcuni libri dell’università di Castiel. Si fece una doccia, uscendo poco dopo dal bagno e dirigendosi al buio in camera. Prese dei vestiti alla cieca e tornò in salotto.
Non accendeva più la luce di quella stanza da quando Cas era andato via. La prima notte che aveva trascorso da solo in quel letto l’aveva passata a piangere come un bambino, come se si fosse trattenuto per troppo tempo. Perciò dormiva sul divano, e si vestiva con improponibili accostamenti di colori.
Si sedette sulla poltrona e diede l’ennesima occhiata in giro, soffermando lo sguardo su alcuni punti ben precisi: l’angolo di fianco alla TV dove c’era il cofanetto di Game of Thrones di Castiel (in realtà c’era ancora, in casa, era in camera, ma mancava la seconda stagione), il cuscino del divano dove una volta Cas l’aveva beccato a sbavare nel sonno, una notte che avevano litigato. Quella sera gli sembrava un piacevole ricordo a confronto con quello che stava passando.
Dean si convinse di non buttare via nulla delle cose dell’ex fidanzato. Era ancora convinto che sarebbe tornato a vivere con lui, in quella casa, che si sarebbero sposati e avrebbero avuto il loro lieto fine, famiglia di Cas o meno.

Castiel bussò arrabbiato alla porta di Gabriel e Sam.
-Avete finito di fare baccano?!-gridò, ma non troppo forte, in modo da non farsi notare dagli inquilini del piano di sopra, in particolare da Dean.
Gabriel andò ad aprire alla porta coi boxer al contrario e i capelli scompigliati, il petto ricoperto da segni rossi e graffi. –Ti dispiace? Staremmo cercando di ripristinare la nostra vita sessuale.- borbottò, cercando di sistemarsi.
-Io starei cercando di dormire!- sbottò l’altro. –Domani ho l’esame sulle religioni orientali, e non rendo da stanco!- sospirò poi, sconsolato.
-Sai bene dove potresti andare.- Gabe lo guardò di sbieco. –Ti sta ancora aspettando, Sammy dice che non fa altro che guardare quella foto che ti ha scattato mentre eravate alla casa al mare, a Novembre.
Castiel ricordava bene quella foto. Dean gliel’aveva scattata mentre ancora dormiva, il mattino dopo Frozen e… beh, il resto. Gliel’aveva mostrata appena sveglio, e gli sembrava un’altra persona quella ritratta. Di certo, aveva pensato, non poteva essere lui quel ragazzo mezzo nudo, coperto dalle lenzuola fino alla cintola, a pancia in giù con il tatuaggio delle ali in bella mostra, l’espressione serena in viso, i capelli scompigliati, le labbra socchiuse, gli occhi blu ancora serrati.
-E tu sai bene che non posso! Non dopo…- deglutì rumorosamente. -…non dopo il modo in cui l’ho lasciato.
-Almeno digli che sei a neanche un piano di differenza!- strillò. –Ora, se non ti dispiace, vorrei tornare dal mio ragazzo, perciò da ora in poi usa dei tappi per le orecchie!- chiuse la porta in faccia al fratello, esasperato.

Cas chiuse la porta del suo nuovo appartamento, e spogliatosi si infilò direttamente a letto, sotto le coperte, cercando di seppellirsi. Dean gli mancava da morire. Soprattutto sapeva della fobia del suo ex di restare solo, e puntualmente l’aveva abbandonato.
Infilò una mano sotto il cuscino, e le sue dita sfiorarono qualcosa di metallico e freddo. Strinse nel pugno l’anello di fidanzamento, come se fosse stata l’unica cosa in grado di tenerlo coi piedi per terra, e si addormentò.

Heylà! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, e non so se sia un bene o un male.
Spero solo di... beh, di non avervi deluse :)

A presto!
Ah, beh, ovviamente ringrazio tutte quelle che recensiscono, so di non rispondere quasi mai, ma dal telefono mi è alquanto difficile, ed entro sul PC solo per pubblicare :/
Ciao!
{Tris}

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


-Scordatelo, Sammy. Non verrò a vedere Wicked con te di nuovo. Non potevi chiederlo al tuo fidanzato?- sbottò Dean, osservando poi i biglietti che il fratello teneva in mano.
-Ha altro da fare, razza di imbecille, credi che tu fossi la mia prima scelta?-rise forte l’altro. –Ascolta, ci tengo a questa replica, ci sarà quasi tutto il cast originale, è un’occasione più unica che rara, e… non puoi mancare!
-Sam, ti stai trasformando ancora in Samantha.- commentò il fratello maggiore. –Tieni a freno i tuoi ormoni.- sbuffò poi.
-Dean…- ma l’altro lo zittì con un’occhiata eloquente.
-D’accordo, verrò con te.- assentì alla fine, sbuffando. –Ma se ti azzardi anche solo a cantare una singola nota di Defying Gravity come l’ultima volta ti strapperò le corde vocali e le userò come chitarra.- lo minacciò, e Sam non poté fare a meno di ridere.

A Dean venne quasi un colpo al cuore, nel varcare la soglia del teatro. In fondo, l’ultima volta che ci era stato era con Castiel, mesi prima, durante il loro “primo appuntamento”. Si sentì improvvisamente invadere da un’onda di tristezza, che per poco non gli fece dire “scusa Sammy, troppi ricordi”. Fece però un respiro profondo, e si sedette di fianco al fratello, prendendo in mano il foglio con i nomi degli attori e dei personaggi.
-Scusa Dean.- disse Sam, dopo essersi guardato attorno per un po’. –Devo... andare in bagno.- tossicchiò, e si avviò verso i bagni, seguito da un’altra figura, mentre le luci calavano sul teatro.

Sam si ritrovò contro la parete del bagno degli uomini appena chiusa la porta dietro di sé.
-Deficiente.-disse, dopo che Gabriel gli ebbe strappato un bacio.
-Avevi un’idea migliore, zuccherino?- ridacchiò l’altro, alzandosi in punta di piedi per far cozzare di nuovo le loro labbra in modo passionale.
-Avrei voluto davvero vedere lo spettacolo, Gabe.- gli puntualizzò, ma l’altro gli mise l’indice sulla bocca e fece strusciare il bacino contro il suo.
-Ho altri progetti.- si limitò a dire Gabriel, guardandosi attorno e poi spingendo il Winchester nel primo bagno vuoto.
-Vuoi farlo qui?- squittì con disappunto. –Okay che per colpa di Cas non facciamo più nulla da parecchio ma… è sporco, e… potrebbero vederci!- continuò, sempre più scioccato.
-Allora diamo spettacolo, baby.- si avventò sul suo collo.

Dean fissò con lo sguardo vuoto lo spettacolo di fronte a lui, quasi piangendo ascoltando “For Good”, la canzone che Cas aveva citato nel suo biglietto di addio. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento, e serrò le labbra per non far scorrere le lacrime. Distogliendo lo sguardo dal palco, però, si accorse che c’era qualcuno fra il pubblico alla sua destra che lo stava fissando con un misto di stupore e tristezza.
Era Castiel.
Il Winchester si alzò di scatto in piedi, così fece l’altro, si corsero quasi incontro.
-Cosa ci fai qui?- chiese Cas, con voce tremante e gli occhi lucidi. Non gli sembrava vero di avere di fronte a sé Dean. Gli era mancato così tanto. Allungò una mano per toccargli il braccio, per assicurarsi che fosse reale, non uno dei suoi tanti sogni. Sentendo la stoffa della camicia a quadri sotto le sue dita capì che era vero, era tutto vero, e aveva davanti il suo Dean Winchester.
-Ho… ho accompagnato Sam qui e… -deglutì, senza distogliere lo sguardo dall’altro e dai suoi magnifici occhi blu che quasi rilucevano nella fioca luce della sala.
-Io ho portato qui Gabriel… anzi, mi ha proposto lui di… di venire qui…- balbettò, poi riprese a fissare in silenzio Dean, senza sapere cosa dire.
-Dove sei stato in queste settimane?- domandò dopo un po’. In realtà voleva solo sentire ancora la sua voce.
-Nell’appartamento di fianco a quello di Gabe e Sam.- spiegò brevemente.
-Allora è colpa tua se mio fratello è sessualmente represso…- non poté fare a meno di trattenersi dal ridere. Castiel annuì, sorridendo appena. –Non hai idea di quanto mi dispiaccia, di… di averti lasciato così… ma in quel momento mi sembrava l’unico modo possibi…
Dean lo zittì, prendendogli il viso fra le mani e baciandolo forte, mentre in sottofondo attaccavano con un’altra canzone. Castiel rispose al bacio, e lasciò che le lacrime scorressero sulle sue guance.
-Forse… forse dovremmo pensarci un po’… prima… prima di sposarci…- disse Dean dopo un po’. –Sono… sono stato affrettato, forse è stato anche quello a farti scappare…- Castiel lo abbracciò stretto, fin quasi a soffocarlo, aveva bisogno di sentirlo lì, vicino, di sentire il battito del suo cuore. –No…- sussurrò dopo un po’, con l’orecchio appoggiato al suo sterno. –Sono… sono state tante cose, tutte insieme e…- sospirò, non riuscendo a parlare oltre.
Dean si zittì, lasciando che solo le voci dei cantanti risuonassero.
-Ti amo.- mormorò Castiel, infine.
-Lo so.- il Winchester gli accarezzò i capelli corvini, e lo cullò appena a ritmo di musica.
-Posso tornare a casa?- Cas alzò gli occhi verso il viso dell’altro ragazzo.
-Sei già a casa.- gli sussurrò, per poi baciargli la fronte.
 

 Just for this moment
As long as you're mine
Come be how you want to
And see how bright we shine
Borrow the moonlight
Until it is through
And know I'll be here
Holding you
As long as you're mine



Ebbene, siamo giunti alla fine di questa FF. Ringrazio la mia Beta, Emma, che mi ha sopportata per questi tredici travagliati capitoli. Ringrazio Giorgia, la mia demone custode, la mia Sweetling. Ringrazio tutte quelle che hanno recensito, giuro che prima o poi risponderò a tutte.
E ringrazio te, lettore/lettrice, che sei arrivato/a fino alla fine.
See you then,
{Tris}

 

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