Those strong, powerful stones

di Lucy_susan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Una giornata come le altre ***
Capitolo 2: *** 2. Scoperte Sconvolgenti ***



Capitolo 1
*** 1.Una giornata come le altre ***


Capitolo 1: Una giornata come le altre

Un raggio dorato entra dalla finestra e mi colpisce il viso. Ancora assonnata mi proteggo con il cuscino, ma la luce trova lo specchio appeso al muro sopra di me e riesce ad arrivare ai miei occhi. Arrabbiata scaccio il cuscino e scendo dal letto sussurrando un “Va bene, sono sveglia”. Mi sciacquo la faccia, per svegliarmi, e mi vesto. Indosso una maglia di mia madre con un grande fiore giallo al centro, un paio di jeans, come mio solito, e scarpe comode. Metto il braccialetto azzurro di mamma e la mia inseparabile collana.
Ieri zia Vale è arrivata con un grande scatolone con dentro moltissime cose di mia madre: la maglia e il bracciale che indosso, un paio di orecchini, un portafogli viola scuro con un gattino molto grazioso. Scendo in cucina e trovo zia Vale e i gemelli. Valentina non è mia vera parente, ma era amica intima di mia madre, così quando i miei genitori sono morti, lei ha accettato di prendermi con sé. Questo accadde quando ero appena nata: zia Vale e suo marito Niccolò mi presero e mi accudirono come una figlia e per me diventarono come secondi genitori.
Quando avevo due anni, però, Niccolò dovette partire per la guerra. Un giorno, qualche mese dopo, un uomo vestito di tutto punto si presentò a casa nostra. Aveva in mano un telegramma giallo che annunciava la morte dello zio. Fu un colpo durissimo per tutte e due. Ricordo che zia Vale mi aveva detto di andare in camera mentre accompagnava l’uomo nel salotto. Ovviamente io mi nascosi dietro la porta e rimasi in ascolto. Ero piccola ma mi ricordo come fosse ieri la voce dell’uomo, dolce e rassicurante, che cercava di calmare Valentina. Appena compresi a fondo scappai in camera e piansi tutte le lacrime che avevo. Smisi solo quando sentii la porta aprirsi per far entrare zia Vale. Mi asciugai gli occhi senza farmi vedere e chiesi in tono innocente: “Cosa voleva quell’uomo?”
Anche allora non amavo piangere in pubblico e non volevo che Valentina scoprisse che avevo origliato, così proseguii i miei giorni normalmente. Inoltre non volevo che soffrisse più di quanto già non facesse vedendomi. Solo dopo scoprii che lei era anche incinta. Inizialmente ero felice di avere altri due fratellini, ma crescendo, imparai che non era facile per lei mantenerci tutti.
Prendo una fetta di pane tostato, ci metto la marmellata e scappo fuori di casa, prima che chiunque possa fare domande sul fatto che io esca così presto. Arrivo alla fermata dell’autobus e aspetto.
- Buongiorno bellezza.-
Sorrido, conosco molto bene questa voce così come il viso di chi la usa. Mi abbraccia la vita e mi bacia sul collo. Gli do un piccolo bacetto sulla guancia.
- Davvero? Non mi sembra proprio il tipo di giornata che definirei bella. Ho due verifiche e quasi sicuramente mi interrogherà in inglese.- lo guardo. Conosco a memoria ogni particolare del suo viso, eppure mi sorprendo sempre a perdermi nei suoi occhi color del cielo, tanto simili a quest’ultimo che mi sembra di volare. - Tu sai quanto sono brava in inglese.- dico ironicamente.
Ride. Amo quando ride. In realtà lo amo in ogni sua cosa: ciò che fa, ciò che ha, o che non ha. Rido con lui e saliamo sull’autobus. Il viaggio da casa a scuola è relativamente breve e punteggiato di baci e battutine. Sul porticato della scuola ci separiamo per andare ognuno nella propria classe.
- Come va ‘Innamorati Fortunati’?- dice un’altra voce familiare.
Ci chiama ‘Innamorati Fortunati’ in riferimento ad “Hunger Games”, una saga di grande successo che l’ha rapita e portata via da me come gli alieni.
- Come dovrebbe andare a due ragazzi che sono fidanzati da soli tre giorni.- Dico mimando un’aria seccata. Non riesce molto bene, quindi ci mettiamo a ridere.
Entriamo in classe, che è la più casinara, ma fedele del liceo, e saluto tutti con un ‘buongiorno’, anche se come ho detto prima non è proprio un buon giorno. Di colpo mi tornano in mente le verifiche e la quasi interrogazione. Dico “quasi” perché non è detto che interroghi proprio me, ma vista la simpatia che la prof prova nei miei confronti è alquanto improbabile che io non risulti nei quattro sfortunati che verranno chiamati al primo giro di interrogazioni.
Alla prima e alla seconda ora abbiamo la verifica di algebra e geometria. Due ore di tempo per fare cinque disequazioni e tre problemi. Non è facile per me, che non sono molto veloce a calcolare, ma spero di essere sufficiente.
Alla terza ora abbiamo la verifica di storia. Il nostro prof di italiano e storia non pretende tantissimo, quindi spero nell’otto, che di solito è il mio standard.
Finalmente arriva la ricreazione, tanto agognata. Accompagno Linda e Roberta a prendere la merenda al bar. Io ho le schiacciatine che Vale mi ha messo nello zaino ieri sera… come farei senza di lei? Dopo mi dirigo verso uno spazio tranquillo, dove già mi aspetta Samuele. Appena mi vedono i suoi amici lo salutano e se ne vanno. Mi avvicino e subito mi chiede come sono andate le verifiche.
- Mi preoccupa solo matematica, in storia era difficile andare male. In algebra, invece, ho lasciato indietro solo una disequazione e un problema. Ho fatto i calcoli e dovrebbe essere sufficiente, se ho fatto tutto il resto giusto.-
Finito il monologo, mi guarda e sorride. La cosa che mi piace di più di lui è che sorride in continuazione. Ogni cosa che dica o faccia, lui sorride.
- Ora posso avere la tua bocca tutta per me?-
- Perché, cosa hai avuto finora?- quasi non riesco a finire la frase che lui mi ha già ghermito nel suo bacio alla menta. Le parti s’invertono e mi trovo con le spalle al muro.
Suona la campanella, ma quasi non me ne accorgo perché col suo bacio mi ha portato in un’altra dimensione. Solo quando stacca le labbra e ritorno di colpo su questo pianeta, ricordo che ho ancora ‘quella stramaledetta interrogazione’. Ritorno in fretta in classe e comincio a ripassare, preparandomi alla mia morte. Come da copione sono tra i primi interrogati. Con me c’è una ragazza, che è bravissima in inglese, e uno che non studia quasi mai, ma che se la cava con la pronuncia.
 
Perfetto, così sembro anche la più impedita!
 
Prendo sette, senza sapere come, ma direi che è più una rivincita sulla prof che altro.
Rimane solo l'ultima ora di fisica. Mi piace il prof, ma fa troppi esempi che secondo me confondono ancora di più. Ci detta alcuni appunti, dopo aver spiegato tre volte la stessa cosa uguale, e finalmente si può tornare a casa, non prima di aver salutato Sam.
A tutti sembra impossibile, e anche a me prima, che qualcuno abbia l’idea fissa del suo fidanzato, ma è così: i primi giorni, quando ancora non eravamo insieme, non c’era verso di staccarmelo dalla testa. Pensavo continuamente a qualche stratagemma per attaccare bottone con un quasi-sconosciuto. Ora che siamo ‘ufficialmente’ fidanzati, almeno non devo più pensare a cosa dirgli, perché le parole mi escono e basta. A volte rimaniamo fermi per delle ore a guardare il cielo, mano nella mano, stesi sull’erba di un prato vicino a casa. Ora che è inverno e c’è la scuola ci vediamo per lo più per fare i compiti e restiamo in camera con i libri aperti mentre gli altri pensano che stiamo studiando... Per fortuna nessuno è mai venuto a disturbarci, altrimenti nella posizione in cui ci troviamo di solito si potrebbe pensare male.
- Oggi posso venire a casa tua a studiare?- chiede Linda. - Sempre che tu non abbia altri impegni.- aggiunge in tono malizioso.
Rido: - Non preoccuparti, oggi sono libera.-
- A dopo, allora.-
- A dopo.- dico.
Mi avvicino a Samuele e lo bacio. Aspettiamo l’autobus insieme. Lui scende prima di me perché oggi è a casa di sua nonna. I suoi genitori sono via a tempo indeterminato, da oggi, per lavoro. La madre è tenente del distretto di polizia di questa città mentre il padre è investigatore. Si sono incontrati anni fa quando la madre ha dovuto risolvere un caso difficile e si è trovata senza nessuna pista, così hanno chiamato l’investigatore Guitti che ha trovato magistralmente la soluzione. Ancora oggi, dopo vent’anni, si vanta con la moglie di aver risolto il caso e lei lo stronca subito dicendo che ormai l’omicida ha scontato la sua pena. Dopo quest’evento hanno acquistato popolarità per il loro acume risolvendo vari altri casi insieme e nel frattempo si sono sposati. Tanto per darvi un’idea, sapevano che Samuele ed io un giorno ci saremmo fidanzati prima ancora che scoprissimo il nostro amore reciproco. In questi giorni sono stati chiamati entrambi per un caso importante che risolveranno sicuramente.
Entro in casa e subito sento le voci di Stefano e Simone che parlano in camera loro al piano di sopra.
- Ragazzi, sono tornata.-
Scendono a salutarmi con il loro solito affetto.
- Hai interrotto una conversazione alquanto importante.- dice subito Simone incrociando le braccia.
Rido: - Sono ‘alquanto’ dispiaciuta.-
- Lui afferma che senza forza di gravità il nostro peso resterebbe immutato! Io credo che il peso cambi, ma la massa resti la stessa.- dice Stefano.
È normale che mi facciano queste domande, capita spesso che mi chiedano  chiarimenti perché io ho fatto tre anni prima quello che loro stanno studiando ora.
- Devo proprio darti ragione: la massa rimane invariata mentre il peso cambia al cambiare della forza di gravità.- gli rispondo. -Ti consiglio di studiare meglio la differenza, Simone. Avete fame? Prepariamo da qualcosa da mangiare?-
Prendo della carne mentre i gemelli apparecchiano. Mangiamo e ci dividiamo per i compiti, ognuno nella propria camera. Alle tre arriva Linda con il suo bagaglio di libri. Non so perché, ma ha sempre tantissimi libri con sé. Dice che li ha perché si deve mettere avanti e vuole usare ogni secondo per farlo.
- Che ne pensi del nuovo prof di scienze?- chiedo mentre cerco un posto per i suoi libri nella mia scrivania, non proprio ordinata.
- Penso che sia molto bravo. Per me spiega bene e io riesco a seguire.- afferma.
Cominciamo a studiare. Partiamo da chimica e fisica: devo spiegarle alcune cose sull’ultimo argomento, ma alla fine soddisfatta riesce a risolvere tutti i problemi. Passiamo ad altro: disegno tecnico, la materia da me più odiata.
Certe volte mi chiedo perché io abbia scelto uno scientifico tecnologico sapendo che c’era tecnica. Comunque devo dire che me la cavo, nonostante i disegni stiano diventando sempre più difficili. Linda, invece, fa molta fatica e impieghiamo circa due ore per finire la tavola. Dopo di che decidiamo di fare una pausa e scendiamo per mangiare un boccone. Valentina non è ancora tornata: la sua borsa non è nell’attaccapanni e nemmeno la giacca. Non mi preoccupo molto, perché non è mai molto puntuale, anzi a volte fa gli straordinari e torna a casa dopo cena.
Dopo un quarto d’ora torniamo in camera, ma si vede che non abbiamo voglia di studiare e cominciamo a divagare dimenticandoci completamente di informatica.
- Allora Stasi, visto che non riusciamo a studiare parliamo d’altro. Per esempio, se potessi avere un potere quale sceglieresti?-
Domanda difficile. Devo pensarci qualche secondo, poi rispondo:- Vorrei poter controllare il fuoco, facendolo danzare tra le mie mani in intrecci stupendi.-
- Io vorrei poter controllare l’acqua in tutte le sue forme.-
- Cosa vuol dire ‘in tutte le sue forme’?- chiedo perplessa.
- Nel senso che vorrei poter controllare l’acqua liquida, solida e il vapore acqueo.-
Annuisco. - Come mai? Insomma, devi ammettere che è bizzarro.-
- Non so, mi piacerebbe poter creare fiocchi di neve o ghiaccio, oppure usare l’acqua di un lago o del mare qui sotto a mio piacimento. Non so ancora per farci cosa.-
- In confronto alla tua, la mia scelta sembra quasi normale. Non so perché ma ho sempre desiderato poter creare fuoco dalle mie mani per fare qualsiasi cosa, per scaldarmi o semplicemente per giocarci o per punire chi mi fa arrabbiare.- dico con un esplicito riferimento ai gemelli.
Andiamo avanti a farci domande del tipo “se potessi vivere in un libro, quale sceglieresti?” o ancora “se avessi tre, e solo tre, desideri quali sceglieresti?” fino a quando Linda non smette di ridere e mi guarda negli occhi.
- Ora rispondimi seriamente Anastasia,- quando mi chiama per nome non è mai per una bella cosa. - dimmi la verità sulla tua relazione con Samuele.-
Scoppio a ridere. E io che pensavo si trattasse di una cosa importante.
- Smettila di ridere! Per me è importantissimo saperlo!-
- Linda, è bellissimo che tu ti preoccupi per me, ma ti assicuro che va tutto nel migliore dei modi.- dico piena di gratitudine. - Pensa a te piuttosto, non sei ancora riuscita a trovare un ragazzo che ti piaccia.-
- Che mi piaccia sì, ma chi ha il coraggio di dirglielo?-
-Potresti sempre chiedergli se ti presta un libro sui draghi! Così, per attaccare discorso.-
Scoppiamo a ridere.
- Non credo ne abbia uno.- dice ancora ridendo.
-Conosci i suoi gusti? Allora devi solo farteli piacere anche a te. Quali sono?-
-Gli piacciono molto le ragazze- ridiamo ancora. - e le moto.-
È bello?-
- Molto, ha gli occhi verdi e i capelli castani, è alto all’incirca quanto me e ovviamente veste sempre bene.-
- In che classe va?-
- Non te lo posso dire.-
- Come no.- dico in tono di supplica.
Lei non demorde e io mi devo rassegnare.
- Ricordati che osserverò attentamente ogni tuo movimento e scoprirò chi è il ragazzo misterioso.-
Finiamo di chiederci le ultime cose di informatica e poi lei torna a casa. Ha una villa stupenda e un giardino immenso curatissimo. Suo padre fa il botanico quindi hanno anche una piccola serra sul retro e tutto intorno alla casa cresce ogni genere di pianta.
Esco dalla camera e trovo Valentina ai fornelli intenta a preparare qualcosa dal profumo sublime. Dopo ore di studio non c'è di meglio di una bella cenetta. Tutte le volte che ho preso un brutto voto o che ho litigato con qualcuno, infatti, Valentina mi prepara sempre qualcosa di buono e subito torno di buon umore. Quando mi vede, mi fa le solite domande, 'come è andata a scuola?', 'cos'hai di importante domani?' e cose così, mentre io apparecchio.
Ricordo improvvisamente che stasera devo fare da babysitter a due bambini che abitano qui vicino. Sarà una lunga serata. Vado a prepararmi e prendo la moto. Arrivo che stanno ancora finendo di mangiare. I due bambini non sono tanto male, e poi sono entrambi maschi. Di solito sono le femmine che mi fanno dannare di più. Questi due bambini si chiamano Giovanni e Pietro e stanno buoni davanti al televisore finché non annuncio che è ora di andare a letto. Dopo un quarto d’ora il più grande, Pietro, si alza e mi dice che non riescono a dormire senza i genitori. Lo riaccompagno in camera e mi siedo sul suo letto tenendogli la mano.
- Vuoi che ti canti una canzone?- chiedo in tono dolce.
Annuisce, così comincio a cantare Ojos de cielo, una canzone che mi aveva insegnato Valentina per scacciare gl’incubi, dopo che Niccolò era morto.
Dopo la seconda strofa dorme già. Spengo la luce e torno a ripassare informatica per la verifica. Quando è quasi l’una e ho rinunciato ad ogni speranza di studiare, tornano i genitori dei bambini e io posso andare a casa a dormire, finalmente.
 
 
NdA:
Lascia ogni speranza oh tu che leggi!
Dico sul serio lettore, sei ancora in tempo per cambiare idea e leggere altre storie, ma spero ardentemente che non succeda. La storia è un urban fantasy e capirai che è in parte ispirato a X-man. Prima di continuare devi sapere che non sarò puntuale perché non ho i capitoli già pronti quindi a seconda di come vengono, e soprattutto quando vengono, posterò prima o dopo. Che altro? Ho già scritto tutto quello che potevo nella trama senza spoilerarti troppo. Spero che la scuola non mi occupi tutto il tempo libero e ti giuro che posterò il prima possibile. Rileggendo questo commento direi che non è proprio il massimo, come il capitolo che non mi convince molto, ma io aspetto speranzosa recensioni di tutti i tipi, anche da bandierina rossa.
A presto (spero),
Lu_sue :3

 

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Capitolo 2
*** 2. Scoperte Sconvolgenti ***


Capitolo 2: Scoperte Sconvolgenti

 
La sveglia suona puntuale come sempre. Non ho nessuna voglia di alzarmi quindi mi giro verso il muro e richiudo gli occhi infilando le mani sotto il cuscino. Mancano due settimane all'inizio delle vacanze di Natale, ma i professori non ci hanno risparmiati riempiendoci di verifiche. D'un tratto le mie dita sfiorano qualcosa del tutto diverso dal cuscino o dal materasso, è una busta. La estraggo mentre accendo la luce: è bianca e semplice senza scritte.
La apro, un biglietto accompagna una foto.
 
_So che non ti vorrai svegliare perciò ecco uno stimolo per alzarsi da letto, puoi anche considerarlo un regalo di Natale anticipato._
 
Nella foto una ragazza dai capelli color del cioccolato guarda così dolcemente un ragazzo biondo poco più alto di lei che mi fanno salire la glicemia (*). Non posso credere di essere così sdolcinata quando sono con Samuele, è sicuramente stata truccata.
Comunque questa sorpresa ha esattamente l'effetto contrario e cioè di farmi rimanere a letto a contemplare l'immagine.
_toc toc toc_
-Anastasia sei sveglia? Alzati o farai tardi.- urla Valentina.
- Sto arrivando.- mento io.
Mi alzo in fretta, mi vesto e vado a scuola normalmente. È una bellissima giornata di sole e tutto sembra normale, ma arrivata sotto il portico non vedo Linda ad aspettarmi. Durante tutta la mattina non si fa vedere e comincio a preoccuparmi. Decido così di chiamarla il prima possibile.
Torno a casa che piove a dirotto e mi chiudo in camera.
Nel pomeriggio mentre sto facendo i compiti, suona il telefono. Rispondo. Sento Linda dire frasi sconnesse, senza senso a proposito di poteri strani, ma le parole che mi arrivano alle orecchie forti e chiare sono:
- Ti prego, ho bisogno di te, vieni subito.-
Riattacco immediatamente metto gli stivali, prendo le chiavi e corro ad accendere il motorino.
Il vento gelato sferza il mio viso e le gocce ghiacciate mi bagnano fino alle ossa. Dopo pochissimi minuti arrivo davanti a casa sua. Noto che è più tetra del solito.
_sarà la luce_ penso, ma un cupo presentimento si fa strada nel mio cuore mentre avanzo tra cespugli di gardenie e di rose.
La porta è aperta, così entro e chiamo:
- Linda, sono Anastasia, dove sei?-
- Sono qui.- sento rispondere da lontano da una vocina sottile che non sembra quasi la sua.
Salgo le scale a chiocciola alla mia sinistra, illuminate da lampade alla parete e mi trovo davanti ad un corridoio lungo circa dieci metri con porte su entrambi i lati. In fondo davanti ad una grande vetrata una figura aspetta in piedi, con la testa reclinata in avanti. Qualcosa nella sua mano riflette la luce della lampada sopra di lei, un coltello da cucina probabilmente. Mi blocco all'istante, i muscoli sono tutti tesi e non accennano a muoversi, il respiro mi si blocca e la voce rimane incastrata in gola. Dopo molti interminabili secondi riesco a chiedere:
- Chi sei?- con una voce talmente acuta da rompere i vetri.
La figura alza la testa e un tuono illumina a giorno la stanza così io riconosco i riccioli dorati, i suoi occhi azzurri e la sua piccola bocca trasformata in un ghigno.
Fuori le gocce cadono incessanti contro il vetro della finestra producendo un sottofondo monotono e proiettando sul pavimento di legno ombre strane, mentre io sono impietrita davanti alla figura della mia migliore amica con un coltello in mano che mi guarda con gli occhi rossi con il chiaro intento di saltarmi addosso. Sono così spaventata e sbigottita che non riesco nemmeno ad urlare quando vedo il suo polso segnato e sanguinante. La mia gola è secca come il Sahara e quasi soffoco a quella visione.
Si avvicina lentamente con il coltello ben saldo in mano e io indietreggio impaurita fino alla scala. Arrivata lì, inciampo nel primo gradino ruzzolando fino al piano di sotto. Lei mi corre dietro e mentre mi alzo prova a colpirmi con la lama. Io paro il colpo, ma non mi accorgo che con la sinistra mi sta per dare un pugno. Mollo la presa sul braccio e lei prova nuovamente a colpirmi con la lama questa volta centrando l'obiettivo. Urlo di dolore mentre porto il braccio offeso vicino alla pancia e mi piego su di esso. 
- Linda, ma che fai? Sono la tua migliore amica, non ricordi?- dico come ultima speranza.
In risposta lei sfodera un sorriso se possibile ancora più cattivo, le sue pupille si allargano fino a che gli occhi sembrano due grandi pozzi senza fondo dove la mia voce non può arrivare se non come un eco lontano.
Riesco a sgusciare fuori dalla sua presa senza evitare però un altro colpo di coltello che mi segna la schiena e mi rompe la maglia. Quando arrivo alla porta, noto con stupore e terrore che è chiusa e non si apre. Quando mi volto, lei mi butta per terra e una scarica elettrica mi attraversa tutta la ferita sul dorso. Col braccio sano provo a bloccare il suo con la lama che mi arriva ad un centimetro dal naso. Ci ritroviamo, così, poco lontane e riesco a riconoscere solo un briciolo della vera Linda in colei che mi sta davanti. La ragazza sopra di me non ha gli occhi azzurri pieni di meraviglia e gioia della mia Linda, non ha la bocca piccola sempre inarcata a formare un sorriso come lei. Rannicchio le gambe e con i piedi la spingo via. Mi rialzo più in fretta che posso. Lei sembra molto arrabbiata. Non riesco proprio a capire per quale motivo dovrebbe farmi questo. Prova a tirarmi il coltello, ma riesco a schivarlo accovacciandomi. Velocemente lo afferro e lo tengo puntato verso di lei. Mi avvicino al telefono e compongo il numero della centrale di polizia senza staccarle gli occhi di dosso. Come un animale impaurito davanti ad un fucile lei rimane al suo posto fino a che, quando appoggio il telefono, mi salta addosso come una tigre farebbe con un'antilope. Il coltello le si pianta nello stomaco e perde i sensi.
Io rimango sconvolta a guardarla immersa in un bagno di sangue, con le lacrime che mi offuscano la vista finché arriva la polizia che mi porta via. L'ultima cosa che ricordo è un uomo che mi chiede di tenere gli occhi aperti, poi il buio.
 
Mi sveglio in una stanza che non è la mia. È molto luminosa grazie alla grande vetrata e alle pareti bianche. Su un comodino affianco al letto è appoggiato un vassoio con del cibo. Lo prendo e mi accorgo di avere un braccio bucato da un ago che mi collega ad una flebo e l'altro fasciato da una benda morbida e candida. Non sento più tanto dolore alla schiena anch'essa fasciata, ma d'un tratto mi sento stanchissima. Abbandono le braccia sul letto e fisso il cielo fuori dalla finestra rimanendo sdraiata sul fianco.
Audaci granelli di polvere fluttuano a pochi millimetri dal mio naso illuminati dal sole sfidando la forza di gravità. Un silenzio mortale invade la stanza interrotto solo dai bip regolari che avvisano me e gli infermieri che il mio cuore batte ancora.
In un colpo secco la porta si spalanca. Entra una Valentina molto preoccupata.
- Anastasia! Sei viva e stai bene, per fortuna.-
Mi corre incontro e mi abbraccia stritolandomi.
- Ahi, Vale, la schiena!-
- Scusami, scusa. È che sono così felice di vederti sveglia che non mi sono trattenuta. Anche i gemelli sono stati in pensiero per te tutto il giorno.-
Sorrido contenta di sapere che ci sono delle persone che mi vogliono ancora così bene.
- Come ti senti?- chiede premurosa.
Annuisco senza rispondere. Sa che non sto bene, ma non voglio darlo a vedere.
- Mangia, questo è per te.- dice porgendomi il vassoio.
Lentamente mi metto seduta e appoggio la schiena al cuscino, metto il vassoio sulle gambe e comincio a mangiare mentre Valentina mi racconta cosa è successo dopo che mi hanno trovato a casa di Linda.
- Ci hanno chiamato dalla centrale e siamo corsi in ospedale. Linda è in terapia intensiva, le hai fatto proprio un bel buco nello stomaco a quanto pare. Comunque ci hanno tranquillizzato subito dicendoci che, nonostante avesse perso molto sangue, ce l'avrebbe fatta. Per quanto ti riguarda, non ti è successo nulla di grave, probabilmente sei svenuta a causa dello shock procurato forse dalla vista di tanto sangue.-
_ o della mia migliore amica mezza morta dopo aver tentato di uccidermi_ concludo col pensiero.
- Quasi dimenticavo, sembra che Simone abbia trovato la fidanzata e a proposito del tuo- dice in tono malizioso - mi ha avvertito dicendomi che verrà a trovarti oggi pomeriggio o domani.-
Sorrido perché ricordo che ieri a scuola non ci eravamo visti che di sfuggita.
Vale guarda l'orologio ed esclama:
- È tardissimo, devo scappare. Tra poco arriveranno i gemelli. Ciao- e mi lascia un bacio sulla fronte. Rimango nuovamente sola con queste pareti e col solito bip cecando di non revocare ricordi spiacevoli. Passano pochi minuti ed entra un'infermiera, grassoccia e bionda, a cambiarmi la benda. Comincia subito a parlare e non smette nemmeno quando sta lavorando. Non guardo mentre scopre la ferita e lei mi prende in giro, ma io non sono mai stata molto familiare col sangue. Non ho molta voglia di parlare e rispondo alle sue domande a monologhi. Alla fine del lavoro so più io di lei che lei di me, che sono la sua paziente. Quando sta per andarsene, entrano Stefano e Simone felicissimi di vedermi sveglia. Stefano è agitatissimo e dice che ha una cosa da farmi vedere. Dopo che l'infermiere se n'è andata esclama:
- A casa di Linda ho trovato una pietra, era sul tavolo vicino a dove eravate voi.- la prende dalla tasca. È ovale di un verde brillante con un buco dentro cui passa un filo nero.
- Non immagini neanche cosa posso fare con questa.- dice mentre si avvicina alla finestra.
- Lo sai che albero c'è lì fuori?- faccio segno di no con la testa. - Ora osserva bene le foglie e i rami, sono sicuro che lo riconoscerai.-
Guardo attentamente fuori, ma, visto che non posso scendere dal letto, non riesco a vedere niente. Lentamente scorgo alcune piccole foglioline, poi nuovi boccioli nascere e sbocciare. Continua così come se la pianta stesse crescendo molto più velocemente di come farebbe normalmente. Dopo pochi secondi riesco a vedere perfettamente le foglie, ma sono troppo scioccata perché pensi al nome dell'albero.
- È un faggio, non lo hai riconosciuto?-
- S-Stefano, ma come fai?-
- Non lo so nemmeno io, ma sono sicuro che questa pietra me lo permette.-
La porta vicino a me e la osservo attentamente: tra i riflessi della luce e le pieghe della pietra mi sembra di scorgere qualcosa. La avvicino ancora di più. La metto in controluce e ora sono sicura di quello che ho visto: una foglia di quercia molto molto piccola.
- C'è una foglia qui dentro!- esclamo.
- Hai visto, stavolta avevo ragione io.- dice Stefano rivolto al fratello.
Si riprende la collana e se la mette al collo. Guardo Simone.
- Sei così silenzioso, qualcosa non va?- chiedo. Scuote la testa.
- È solo che questa storia mi piace pochissimo. Secondo me la pietra c'entra con ciò che è successo a Linda.-
- Cosa vuoi dire?-
- Niente, solo che vedi, una reazione così esagerata fa pensare che sia successo qualcosa di grave.-
- Che cosa secondo te?-
- Non ne ho idea, ma qualcosa che l'ha spaventata tanto da farla impazzire. Inizialmente ho pensato che, avendo visto i poteri della pietra, si fosse spaventata perché non riusciva a controllarli. Io ho provato ad usare la pietra, ma con me non funziona quindi non capisco cosa possa essere successo.-
Ripenso a quello che è successo sforzandomi di non piangere e subito un'immagine chiara mi appare nella mente. La collana che portava al collo non era la solita, era formata da una pietra romboidale gialla come il topazio e una catenella d'argento.
- La catenina, non era la sua. Non gliel'ho mai vista al collo. Cosa credi che sia?- esclamo dopo un momento di silenzio.
Simone scuote la testa confuso:
- Di cosa stai parlando?-
-Della collana che aveva quando sono andata da lei. Non era la sua oppure non me la aveva mai fatta vedere .-
- Potrebbe c'entrare, ma non so dirti di più.-
- Facciamo così: appena arrivo a casa cerco su Internet e poi vi dico.- propone Stefano.
Annuiamo, tutti d'accordo. I gemelli mi lasciano dopo qualche ora, durante le quali non facciamo più riferimento a quel pomeriggio fatale.
 
Passano pochi giorni e io sono di nuovo a casa, mentre Linda rimane in ospedale sotto sorveglianza in terapia intensiva. Si sta rimettendo, ma sembra che non voglia svegliarsi e la capisco, i ricordi possono fare molto male. I suoi genitori mi hanno detto che appena starà meglio si trasferiranno e i medici non mi hanno permesso di vederla, hanno paura che non possa reggere lo shock e pensano che io ormai sia associata ad un ricordo negativo quindi non sanno prevedere la sua reazione.
In compenso Stefano ha trovato molte informazioni sulla pietra: abbiamo scoperto che si chiama Tormalina e in passato si credeva che venisse dallo spazio perché dava poteri sovrannaturali, ma solo a chi aveva il gene degli alieni che l'avevano portata sulla Terra. Abbiamo inoltre scoperto che ne esistono otto tipi e sembra che ognuna di queste pietre abbia un potere specifico: nera controlla gli animali; verde le piante, come quella di Stefano; rossa il fuoco; marrone la terra e le rocce; blu l'acqua; grigia i metalli; gialla il tempo meteorologico. Abbiamo dedotto che Linda avesse trovato la pietra gialla e questo spiegherebbe anche il cambiamento di tempo durante la mattinata. Sembra che sia stata trovata una collana avente tutte le pietre e di conseguenza tutti i poteri. Solo il successore del capo supremo degli alieni è in grado di usarla e sembra che questa stirpe si sia estinta pochi anni fa. Non sappiamo ancora perché gli alieni abbiano portato questa pietra proprio qui, ma risponderemo a queste e altre domane molto presto.
Il braccio è quasi guarito ma la schiena da ancora qualche fastidio.
Le vacanze sono iniziate e spero di vedere più spesso Samuele. Durante il mio soggiorno in ospedale non è potuto venire molto spesso. Ho attaccato la foto di Simone su una lavagna di sughero sopra la mia scrivania e molto spesso mi capita di perdermi ad osservarla. Per fortuna ormai in casa tutti sanno che stiamo insieme e finalmente non dobbiamo tenerlo nascosto. I gemelli vengono sempre a stuzzicarci quando siamo in camera da soli, ma se non da fastidio a Samuele perché dovrebbe darne a me. Continuo il mio lavoro di babysitter anche durante le vacanze perché, purtroppo, sembra che la ditta dove lavora zia Vale debba chiudere da un giorno all'altro. Per il momento non abbiamo trovato nessun nuovo lavoro e se non lo facciamo presto saremmo costretti a trasferirci. Il mio cuore è diviso in due parti discordi: una vorrebbe restare e spera che Valentina trovi al più presto un lavoro perché sa che sentirei la mancanza di tutti i miei amici; mentre l'altra ha voglia di viaggiare anzi spera di cambiare paese per imparare sempre cose nuove.
 
 
Passa una settimana e il lavoro è sempre più precario. Vedo spesso Valentina piangere per paura di non riuscire a sostenere le spese. Noi aiutiamo come possiamo e abbiamo anche il sostegno dei parenti e degli amici. Ieri sera Valentina è tornata a casa molto tardi, aveva addosso una puzza di alcool insopportabile, camminava un po' zigzagando e parlava masticando le parole. È entrata in camera e non si è vista fino a stamattina. Oggi, infatti, abbiamo scoperto che alla fine del turno giornaliero il capo dello stabile ha mandato a casa i lavoratori e dopo aver chiuso definitivamente i cancelli sembra si sia suicidato. In una lettera scriveva di non poter sopportare di aver mandato in malora tante persone. 
Così ora ci troviamo davanti al camino a riflettere sul da farsi.
- Io dico America.- esclama d'un tratto Stefano.
Non so perché ma l'America mi sembrava troppo scontata, io volevo andare in una nazione di cui non si parlava quasi mai.
- Io preferisco il Canada.- dico molto convinta.
- Che ne dite del Brasile?- dice Simone. -Abbiamo uno zio là, potrebbe esserci d'aiuto.-
- Perché non un posto più vicino come la Spagna o la Francia?- propone Stefano.
- I posti sono tanti ma abbiamo bisogno di lavoro subito quindi credo che andremo in Brasile.- conclude Valentina con amarezza. - Contatterò Filippo.- così dicendo si alza e si dirige in camera con passo strascicato.
- Che allegria.- commenta Stefano dopo aver sentito lo scatto della porta.
- Che cosa dirai a Samuele?- mi chiede Simone sottovoce ignorando il fratello.
- Cosa vuoi che gli dica, gli spiegherò quello che è successo e chiuderò la nostra storia.- rispondo fingendomi disinteressata.
- Mi dispiace.- dice Stefano.
Noto che anche Simone mi guarda con aria dispiaciuta.
- Andiamo ragazzi, non è colpa vostra. E comunque non credo che sarebbe durata a lungo, quindi meglio così.-
Li guardo di sfuggita per vedere la loro reazione: sono completamente sbalorditi, sicuramente non possono credere che la stessa Anastasia che prendevano in giro perché ogni volta che si diceva il nome di Samuele arrossiva abbia potuto dire queste cose come se non le importasse più niente di lui. Mi alzo, simulo uno sbadiglio (**) e annuncio la buonanotte.
Appena chiudo la camera scoppio in un pianto liberatorio. Mi impongo di far prevalere la parte di me che vuole partire e così riesco a dirigermi verso il letto. Sprofondo nel cuscino e mi addormento dopo poco.
 
Una gelida brezza mi punge le guance ancora bagnate. Apro gli occhi e un cielo blu punteggiato di stelle fa capolino dalla finestra. Mi alzo lentamente, accendo la luce per evitare di inciampare e vedo sulla scrivania una piccola scatola con un biglietto. Mi fermo perplessa a guardare questo piccolo miracolo, ma la mia curiosità si fa presto sentire e apro il biglietto. Sono certa che la calligrafia è di Samuele. Scrive così:
 
 Auguri di buon anno Stasi
Io parto per le Dolomiti con i miei domani mattina presto, ti manderò una cartolina.
Visto che a Natale non ho potuto portarti il regalo te lo porto stasera.
Non è molto fine, ma mi ha attratto dal primo momento in cui l'ho visto,
E non ho potuto fare a meno di prendertela.
Auguri dolcezza, ti bacerei ma dormi così beatamente che non voglio svegliarti. Buonanotte
 
Una lacrima si stacca dalla guancia e con lentezza incredibile arriva a bagnare il cartoncino su cui sono scritte queste brevi righe. Bacio il biglietto come se potesse portarmi indietro Sam mentre altre lacrime sgorgano irrefrenabili. Mi accascio sulla sedia e nascondo la faccia nelle braccia.
 
- Stasi, sei sveglia? Vogliamo aprire i regali, oggi è il giorno della Befana te ne sei dimenticata?- sento la voce di Stefano che mi arriva ovattata alle orecchie e mi fa svegliare. Saremo ben strani noi che apriamo i regali il giorno della Befana invece che a Natale, ma abbiamo sempre fatto così.
- Arrivo subito.- cerco di dire con la bocca ancora impastata dal sonno.
In camera fa un freddo polare. La finestra è rimasta aperta tutta notte e io ho dormito sulla scrivania senza coperta. Spero di non essermi presa il raffreddore. La scatolina contenente il regalo di Samuele è ancora intatta sul comodino.
Apriamo i regali tutti insieme e per lo più sono caramelle, ma io non smetto di pensare al pacchetto chiuso in camera mia, è diventata come un'ossessione. Passiamo la giornata con i parenti e io ancora non sono riuscita a stare da sola. Ho sempre in testa il famoso regalo tanto che spesso perdo il filo del discorso.
Finalmente siamo a casa, e io mi rifugio subito in camera. Ora che è arrivato il momento, sono molto emozionata. Mi siedo alla scrivania, ogni movimento mi sembra rallentato, prendo la scatolina bianca e marrone e la apro lentamente. Contiene una collana di pietre colorate. È vero, non è fine ma nemmeno io lo sono. La indosso ed è come se il cuore perdesse un colpo. Cado a terra col respiro affannoso. Cosa mi è successo?
 
 
 
 
(*) dedicato a Lola_99 ;)
(**) non vi è venuto anche a voi da sbadigliare? A me sì
 
 
 
 
Tadaaaaaan,
vi è piaciuto questo capitolo? Lo so, si è fatto aspettare non poco e mi scuso tantissimo con tutti per il ritardo, ma ho avuto qualche problemino col mandare avanti il filo della storia. Il primo capitolo non era un granché forse, ma spero che questo sia stato più soddisfacente. Certo non è la cosa migliore cominciare una storia con un capitolo mediocre e poi farsi aspettare per mesi per leggere il secondo capitolo. Io vi avevo avvertito e ve lo ridico: NON SARÒ PUNTUALE. Spero comunque di aggiornare presto il prossimo.
So che sarà inutile dire che accetto anche critiche negative perché scrivere una recensione non è proprio divertente, comunque sono bene accetti tutti i consigli che potete darmi.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e letto il capitolo primo e spero che non mi abbandoneranno proprio adesso.
A presto (spero),
Lucy_Susan
 
 
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