Le cronache di Crugot

di marcoleito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


~~Le cronache di Crugot

1 Capitolo
~~La vita di un consigliere era semplice e molto gratificante.
Edgar, capo del consiglio, lo sapeva bene e godeva di tanti vantaggi e favori da parte del popolo. Era in ricognizione nel recinto dei maiali e delle galline per controllare il loro numero e il loro stato di salute.
“Mi sembra che i conti tornino, è tutto apposto.” Edgar sorrise al povero guardiano sconcertato da quella visita inaspettata.
“Che il Grande Dio sia con voi.” L’uomo malaticcio e rugoso, che fungeva da guardiano, si incamminò verso la sua casetta posizionata a pochi passi dal recinto. La sua camminata era insicura e il bastone a quell’età  serviva a poco. Dispiaciuto per il pover uomo, Edgar proseguì le ispezioni per il resto della mattinata e come al solito i conti tornavano tutti. Crugot era una città onesta, popolata da persone giuste che sapevano convivere tra loro in maniera molto pacifica. In ogni città però c’erano delle eccezioni e arrivato all’ultimo recinto, il più piccolo e misero, si trovò davanti il vecchio Riuf pronto a polemizzare ogni questione decisa. Si era dimostrato come sempre ostile al controllo, diceva di essere un uomo libero e che doveva controllare da solo i sui animali e i suoi rifornimenti. La mattinata così trascorse, tra una chiacchierata e l’altra mentre il sole si accingeva a raggiungere la metà del suo percorso giornaliero.
Crugot era una piccola città posta sul monte del Grande Dio, una città immersa nella pace e nell’armonia grazie ai sui Re che l’avevano comandata. A Crugot il sovrano aveva il potere assoluto e ogni sua decisione doveva essere attutata nell’immediato. Il consiglio invece aveva il compito di far eseguire gli ordini e amministrare la città con l’aiuto del misero esercito di cui disponeva. Finite le ispezioni, Edgar rientrò nella città con il compito di segnalare la regolarità dei recinti e assicurarsi che la giornata nella città proseguisse regolarmente. Tutte le mattine infatti, nella strada Maestra si teneva il mercato dove i contadini vendevano la propria merce e dove discussioni, anche accese, erano all’ordine del giorno.
Una volta rientrato nelle mura, si trovò davanti gli immensi giardini che ospitavano la dimora del consiglio,  del sovrano e di tutta la sua famiglia. Il verde risplendeva in tutte le direzioni e alte siepi formavano tante strade intrecciate tra di loro. Ogni consigliere possedeva una grande casa in quell’immenso giardino, e la dimora del capo del consiglio era situata proprio al centro,  dove tutte le strade andavano a confluire. La dimora del sovrano invece, affacciava sulla piazza principale della città dando le spalle al grande giardino. Percorrendo una strada qualsiasi Edgar si trovò di fronte la sua immensa villa di legno, costruita su due piani e con dei bei leoni di pietra accucciati all’ingresso. Nell’entrare sentì subito il profumo di pane fresco e le voci  dei suoi figli. Edgar era padre di due bambini, tutti nati dalla stessa relazione con sua moglie Phalì.
Appena rientrato, i figli si fiondarono sul padre abbracciandogli le gambe mentre la moglie era seduta in cucina a preparare il pranzo.
I due figli, entrambi biondi, iniziarono così a imbandire la tavola mentre Edgar salutava sua moglie con un bacio amorevole.
“Com’è andata la giornata?” chiese Phalì mentre assaggiava il brodo appena cucinato.
“Tutto secondo i programmi. Oggi invece mi toccherà andare dai contadini e non so come reagiranno.” Il tono di Edgar sembrava preoccupato e conoscendo i contadini aveva motivo di esserlo. Non si consideravano parte della città perché non erano all’interno delle mura e non accettavano la politica imposta da essa. Ad ogni controllo minacciavano una rivolta e si riusciva ad ottenere il permesso solo con l’intervento dei soldati.
“Ringraziamo il Grande Dio per aver anche oggi arrestato la furia del Malvagio e di averci concesso un’altra giornata di pace.” Terminata la preghiera si iniziò a mangiare con appetito mentre il suono degli uccelli presenti nel giardino ricopriva il silenzio del pranzo. 
La carne di maiale fu gradita da tutta la famiglia e non appena terminato Edgar si incamminò verso le dimore dell’esercito attraversando la strada del Peccato. La differenza tra un settore e l’ altro della città  era molto evidente. Il settore del Re e del consiglio era caratterizzato dai giardini, dai fiori di svariati colori, dagli uccelli che cantavano al passaggio e da ville grandi ed eleganti.
Il settore dell’esercito invece era caratterizzato da terra battuta, da lamenti continui di uomini sofferenti durante gli addestramenti, da recinti per i combattimenti e da grandi strutture fatiscenti dove pernottava l’intero esercito. Appena entrato fu accolto da lamenti e offese per il disprezzo reciproco tra i due settori causate dalle differenze sociali.
Le tre grandi strutture di legno si ergevano imperiose e maestose mentre il capo dell’esercito usciva dalla sua casetta posta all’entrata del settore.
“Non sei gradito in questo posto Edgar.” I due si abbracciarono in segno di un’antica amicizia nata quando erano ancora molto giovani. Gregory si mostrò molto gentile e fece accomodare l’ospite nella sua casa poco accogliente.
“Allora, perché sei qui Edgar?” Gregory prese due grandi calici e vi  versò del vino speziato, uno dei pochi lussi dell’esercito. I due sorseggiarono il vino mentre Gregory si accomodò difronte al suo ospite.
“Oggi è in programma un ispezione a sorpresa per tutti i fuori-porta. Stamane i controlli per gli allevatori si sono conclusi ottimamente ma adesso tocca ai contadini.”
Mandarono giù dell’altro vino mentre Gregory pensava alla risposta.
“Ti serve il supporto dell’esercito?” Era una domanda stupida ma utile ad Edgar per arrivare subito al dunque.
“Esatto.”
Il capo dell’esercito indossava la sua uniforme di cuoio con dei rinforzi di ferro; la sua spada con la fodera di legno era poggiata sul tavolo al centro della stanza. Gregory la impugnò “ Ti accompagno io, ho delle questioni da chiarire.” -Sono un giovanissimo scrittore e così vi chiedi e vi prego di commentare o dare semplicemente una valutazione su ciò che avete letto; mi fareste davvero felici!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Capitolo 2 “Come tu sai, amico mio, il re non ci concede molta libertà. I miei uomini sono impazienti di combattere e di mettersi alla prova ma in questa città non accade mai nulla. Hanno rinunciato ad una famiglia per il loro Re che però, a quanto pare, non ricambia questo affetto.” I due stavano proseguendo per la strada del Peccato per poi uscire dalla città attraverso una delle porte secondarie. “Perché ne parli con me e non con il Re in persona? Si è sempre dimostrato comprensivo con il suo popolo, dovresti fare un tentativo.” Edgar era cresciuto in una famiglia ricca e aveva preso il posto del padre nel consiglio appena compiuto il ventesimo anno di età; aveva sempre potuto soddisfare ogni suo desiderio facendo chiacchierate del genere con il re. “Potresti parlarne tu e vedere che cosa ne pensa.” Gregory era molto convincente così Edgar accettò l’incarico. “Ma cosa vuole il tuo esercito in particolare? Cosa possiamo fare per dare ai tuoi uomini l’adrenalina che cercano?” Ormai stavano sorpassando i recinti e presto si sarebbero trovati davanti il ponte per oltrepassare il fiume che separava gli allevatori dagli agricoltori. “Edgar, mi conosci da quando ero piccolo e sai che sono un uomo curioso che cerca qualcosa in più di una semplice vita ad amministrare questa città. Voglio andare oltre il fiume, oltre i campi e scoprire cosa c’è oltre queste mura. Noi non siamo il mondo, sono certo che lì c’è qualcosa che mi aspetta e io voglio esplorarlo.” Gregory era sicuro di se, e trasmetteva questa sicurezza a chiunque gli stesse vicino ma Edgar era un uomo di grande esperienza e non si fece trasportare da questa corrente. Rimase impassibile a fissare i due uomini a cavallo che li aspettavano sul ponte per scortarli in quei campi così ostili. “Ci parlerò. La tua sembra un’idea molto avventata e spericolata ma vedrò cosa posso fare. Non puoi portare un intero esercito verso il buio perché tu credi che ci sia qualcosa.” Il fiume scorreva impetuoso sotto i loro piedi. Il fiume del Monte non era molto grande ma forniva acqua agli animali e ai campi che si trovavano ai suoi argini. Grazie poi a dei piccoli canali per l’acqua, era possibile portare la fonte di ogni vita anche al campo più lontano e questa tecnica aveva permesso di ampliare lo spazio dedicato alla coltivazione. Ormai la discussione era terminata e Gregory passeggiava tranquillamente alle spalle di Edgar mentre entravano nel primo cancello. Gregory aveva mobilitato anche altri 15 uomini che sarebbero arrivati a breve. Nel primo campo trovarono i cereali ma anche un robusto contadino giovane e atletico a sbarrargli la strada, i primi problemi. Edgar aveva tra le mani il suo foglio di papiro dove trascrivere tutti i risultati del controllo, ma al suo fianco portava un pugnale coperto dalla sua tunica da consigliere. “Cosa cazzo volete?” Il contadino si dimostrò molto innervosito e Gregory lo invitò subito a moderare i toni. Edgar invece lo fissava senza aprire bocca. Il contadino urlò parole senza senso verso la casa posta alle sue spalle dove uscirono tre uomini armati di spade artigianali molto scadenti. Alla vista dei nuovi arrivati i soldati scesero dai cavalli, sguainarono la spada e si posizionarono davanti a Edgar. “Non fate un altro passo.” Li intimò Gregory che nel frattempo aveva affiancato il consigliere e teneva la sua spada tra le mani. Edgar, impaurito ma anche elettrizzato dalla vicenda prese il suo pugnale e con sguardo fisso inquadrò i contadini. Tutto rimase fermo, immobile. Uno dei contadini ruppe il silenzio e con un urlo atroce si lanciò sulle guardie poste proprio dinanzi a lui. Partì con la spada alta pronto a sfoderare un fendete quando però la lama di uno dei due soldati si era già infilzata nel suo stomaco. Gli altri rimasero scioccati e si lanciarono anch’essi sui soldati che li uccisero uno ad uno, fendente dopo fendente. Dalle urla strazianti dei contadini furono richiamati i vicini e tutte le famiglie presenti nel raggio di 200 metri. Si stava formando una folla immensa così Gregory decise di battere in ritirata quando una massa di contadini partì all’attacco, strepitando e urlando parole di rabbia e vendetta. I tre soldati fecero muro per il consigliere mentre i contadini continuavano ad avvicinarsi. Erano almeno dieci e il loro numero continuava a salire, richiamando altri uomini dalle retrovie. Erano arretrati fino al ponte che permetteva il passaggio di massimo due persone alla volta, così il loro numero divenne un dettaglio superfluo. I primi contadini si scontrarono contro lo scudo dei due soldati che fecero arretrare l’intera folla. E proprio mentre i due soldati sembravano stanchi e pronti a cedere arrivarono i rinforzi, 14 soldati pronti al combattimento. Ci fu qualche secondo di tira e molla tra la folla e i soldati ma poi tutti i contadini corsero in ritirata. Alcuni caddero per l’eccessiva forza e furono arrestati mentre altri ancora morirono sotto i fendenti dei soldati. I contadini in prima fila, che avevano cercato di invadere la città erano rimasti uccisi dalle spade dell’esercito e i morti contati al termine della rivolta furono 21, con dodici feriti e quattro arrestati. Era la prima rivolta nella storia della città; il primo scontro tra cittadini ed esercito; il primo ma probabilmente non l’ultimo. Così Edgar rientrò a casa, con una nuova esperienza sulle spalle. Non aveva mai visto delle persone uccidere altre persone, non aveva mai visto il sangue zampillare fuori dal corpo come fosse acqua. Appena rientrato a casa, si recò nella stanza dei suoi bambini e li baciò entrambi sulla fronte, iniziando a piangere dall’atrocità dei gesti appena visti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


David, il re di Crugot, aveva radunato l’intero esercito per la prima missione militare della storia della città. David aveva pianto per molto tempo prima di prendere quest’amara decisione; non riusciva a capacitarsi dell’uso di tanta violenza. Quattrocento uomini avevano aggirato la città circondando la zona interessata. Il ponte fu distrutto dopo il passaggio dei soldati e i contadini furono circondati senza via di fuga. Molte donne con i figli si arresero subito e furono arrestati. Con le mogli però pochi mariti, il resto degli uomini era radunato in un ranch al centro della zona. Edgar era lì, dietro i soldati armati di spade e scudi, mentre cercavano di far arrendere i contadini, armati con bastoni e spade arrugginite. I soldati avanzavano stringendo la morsa letale e ispezionando casa per casa. Il re David aveva deciso di non prendere parte all’azione militare e si era ritirato nella sua villa con le lacrime agli occhi. Edgar invece, consapevole della crudeltà di quegli uomini, li guardava con viso duro e rassegnato. Tutte le case furono perquisite, i controlli per cui era venuto Edgar furono effettuati e non furono riscontrate anomalie; non avevano motivo per combattere. “Posate le armi e non vi sarà fatto alcun male.” La voce di Gregory ruppe il silenzio tra le due parti in lotta. I vecchi, le donne e i bambini furono portati in città per decretare i motivi della rivolta e a seconda delle motivazioni il consiglio avrebbe preso una decisione. “Vogliamo essere liberi e indipendenti; non vogliamo sottostare alle vostre fottutissime regole.” Era stato un vecchio agricoltore con una picca tra le mani a parlare, mentre dal gruppo si sentirono voci di assenso. “Volete la libertà o la morte? Se combattete saremo costretti a uccidervi e noi non vogliamo questo.” Le parole di Gregory risuonarono come una sfida; aveva appena detto: siete troppo deboli per batterci, la vostra unica scelta è arrendervi subito o morirete. Aveva appena offeso il loro orgoglio e Edgar lo aveva capito guardando i visi induriti degli uomini, le loro nocche diventare bianche dalla tensione. “Noi non ci arrendiamo. Abbiamo preso la nostra scelta e non torniamo indietro.” Gli agricoltori si misero in posizione da combattimento pronti a sfidare la morte tra centinai di spade. Avevano formato un cerchio, unito e compatto. ‘Moriranno fianco a fianco.’ Gregory alzò le spalle in segno di rassegnazione, come se il tutto fosse un gioco di strategia. “Stringete la morsa!” Urlò con decisione il capo dell’esercito. I soldati posizionarono i loro scudi e le loro spade come era stato loro insegnato. Si misero fianco a fianco, uno dietro l’altro pronti a sacrificarsi per il vicino. Rumorosamente il cerchio iniziò a stringersi e negli occhi degli agricoltori si iniziò ad intravedere paura, rimpianto e risentimento. Il panico si scatenò tra i pochi uomini che iniziarono a scagliarsi contro il muro di scudi e furono catapultati per terra per poi essere trafitti da decine di spade. I più intelligenti rimasero uniti, ma quando la morsa fu troppo stretta le spade iniziarono a colpirli e loro, impotenti, continuavano a colpire il ferro degli scudi. Fu un’immagine atroce per Edgar che vide per la prima volta il compimento di un azione militare. I soldati sembravano divertiti e contenti per la riuscita della missione e iniziarono a festeggiare cantando. Edgar era l’unico fermo, impassibile sulla sponda del fiume che correva alle sue spalle. Il sudore iniziò a colargli dal viso, il dolore iniziò a riempire il suo cuore, ma in fondo era contento che quegli uomini fossero morti. L’acqua fredda solcava il suo viso imperioso e duro mentre osservava i primi peli bianchi nella sua barba non curata. Lo specchio rifletteva il suo corpo e guardandosi dentro a quel malvagio riquadro provava odio per l’uomo e per ciò che aveva creato. Il ricordo di quei visi impotenti, stretti in quella morsa letale mentre aspettavano la morte. Quelle scene avevano raccapricciato l’intera città e il re aveva proclamato il lutto cittadino. Edgar era rientrato a casa, dalla sua famiglia, mentre le mogli di quei contadini adesso piangevano le loro perdite. Le madri avevano perso i loro bambini tanto adorati; li avevano tenuti in grembo, li avevano cresciuti e adesso toccava loro vederli morire. ‘Nessun padre deve assistere al funerale del figlio ’ così la pensava Edgar. In quei momenti, mentre lui era dinanzi lo specchio a immaginare la sua morte, i corpi inermi degli ‘uomini della rivolta’ venivano raccolti per la sepoltura. Il Sacerdote si era recato sul luogo dell’accaduto e aveva avvisato il popolo. “Questo è un segno del Malvagio, lui diventa sempre più forte e il Grande Dio non riesce più a proteggerci. La malvagità che pervade i nostri cuori è infinita e questo disseta il Malvagio concedendogli forza. Crediamo ormai, che oltre questa montagna ci sia un mondo creato dagli uomini per gli uomini; dove però domina la malvagità. Questo deve essere fermato, altrimenti la nostra fine avverrà presto.” Il Sacerdote, quasi tutte le volte che parlava in pubblico, avvisava il popolo che il giorno della morte era vicino e che l’uomo era capace solo di atti mostruosi e atroci. ‘La morte è soltanto il continuo della vita, e la vita è soltanto l’inizio della morte.’ L’acqua continuò a colare sul collo, sulle spalle e poi lungo la schiena. Si vestì in tutta fretta e insieme alla sua famiglia si recò nella settore del Grande Dio. Questo settore si differenziava dagli altri per la lucentezza emanata da centinaia di candele sempre accese. I palazzi erano ricoperti di ferro che rifletteva la luce creando una magnifica atmosfera di fiamme e riflessi. All’ingresso del settore bisognava donare parte del proprio sangue contribuendo così a rafforzare il Grande Dio, in continua lotta con il Malvagio. Edgar e sua moglie dovettero fare un taglio sul palmo della mano destra e far colare il sangue in una ciotola di ferro lucido. Appena il sangue finiva di colare un sacerdote ricordava loro la motivazione di quel gesto: “è per il Grande Dio.” Così entrarono nel settore più sfarzoso e si recarono verso il grande monastero. La strada era larga e composta da piccole pietre bianche che rendevano il settore ancora più luminoso. La notte fu accesa dalle candele che brillavano al lato della strada indicando la giusta direzione. ‘Il cammino verso il nulla, verso il Grande Dio che ci aspetta per prelevare le vittime di una nostra guerra.’ I bambini camminavano a testa bassa e in silenzio. La loro prima volta nel settore del Grande Dio. Non lo dimostravano ma erano eccitati all’idea di entrare nel grande monastero che ospitava tutti i defunti. “Bambini” si fermò Edgar inginocchiandosi ai piedi dei suoi due figli. “Quello che vedrete non è adatto a ragazzini della vostra età ma il nostro credo ci impone di portarvi. In quel monastero succederanno cose che non vi aspetterete e che non avrete mai visto, vi prego di rimanere in silenzio e di chiudere gli occhi se non volete guardare; non siete costretti a vedere.” Il monastero si ergeva alle loro spalle, imperioso e luccicante. I piccoli guardarono il padre spaventati da quelle parole ma annuirono in maniera convinta. Non era consueto usare queste parole con i propri figli prima di partecipare ad un rito religioso, perché tutto quello che veniva fatto serviva per purificare il copro prima di consegnarlo al Grande Dio ma Edgar stava cambiando; non aveva più voglia di seguire quelle regole.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Siamo qui riuniti per purificare le anime dei nostri cari e dei nostri concittadini che oggi hanno perso la vita per un ideale sbagliato e infimo.” Le parole del Sacerdote risuonarono nel monastero decise mentre un continuo lamento proveniva dalle prime fila. L’intera città era raccolta nel monastero, chi seduto e chi in piedi, per assistere alla cerimonia di purificazione. Le pareti del monastero brillavano di una luce soffusa e dolce con un’atmosfera calda e accogliente. ‘La morte di queste persone è l’inizio. I loro corpi adesso giacciono in quelle casse di legno ma i loro ideali rimarranno nella memoria di tutti noi. Volevano la libertà e ne hanno ricavato la morte, ma la libertà presto verrà richiesta da altre persone e così ancora altre fino al raggiungimento del loro scopo.’ Edgar iniziava a pensare in maniera tragica al futuro, quello in cui sarebbero vissuti i suoi figli. “Adesso inizia la purificazione delle anime, in modo che i loro spiriti possano aiutare il Grande Dio a vincere le battaglie che verranno.” Il primo corpo, di un vecchio ed esile agricoltore vestito con pochi stracci, fu issato dalla cassa e posto sul grande tavolo di marmo al centro del monastero, da dove parlava il Sacerdote. Edgar fissò il viso di quel povero vecchio e i ricordi si susseguirono. Quel vecchio poggiato su quel tavolo era colui che aveva colloquiato con Gregory prima della strage, quello che aveva proclamato la fermezza dei loro pensieri e la loro volontà di inseguire i propri ideali. Le rughe solcavano quel volto raggrinzito, la cui espressione era quella di terrore che aveva preceduto la sua morte. Il Sacerdote impugnò un grande coltello con cui aprì il corpo del vecchio con un unico taglio preciso. Una volta aperto il corpo, il Sacerdote scavò tra il sangue e gli organi per poi estrarre con aria soddisfatta il cuore del vecchio contadino. I figli di Edgar rimasero impressionati ma allo stesso tempo ipnotizzati da quello che stavano vedendo e continuarono a fissare il rito. “Perdona questo essere umano che durante la vita si è macchiato di tanti crimini, purificalo e accettalo nel tuo corpo.” Dopo l’enunciazione di queste parole il Sacerdote trafisse il cuore con il pugnale e il sangue che scorse fu raccolto in un calice d’oro. Così, al termine del rito, il corpo dilaniato del vecchio fu riposto nella cassa per poi essere chiusa per andare avanti con un altro corpo. Solitamente i corpi da purificare erano uno o al massimo due ma questa volta erano ventuno e la cerimonia si preannunciava lunga. Toccò ad un ragazzo di circa venti anni con un fisico possente e un viso cattivo e terrificante. Anche questo però fu dilaniato dal pugnale e il suo sangue raccolto in un altro calice. Così, via via i corpi furono purificati e chiusi in casse di legno nero. Al termine, le casse furono portate all’esterno del monastero mentre il popolo rimaneva al suo interno per l’ultimo atto della purificazione. I genitori, i figli e i parenti delle vittime si avvicinarono ai rispettivi calici riempiti con il sangue del defunto. Erano tutti con le lacrime agli occhi, disperati per la perdita del padre, o del figlio o del marito. Il popolo in questi atti finali rimaneva in piedi con la testa chinata verso il basso mentre i parenti si abbeveravano del sangue del morto. “Possano continuare a vivere in voi e proteggervi, perché loro adesso compongono il Grande Dio.” Al termine di questa frase il monastero iniziò a svuotarsi e il popolo si recò verso la grande piazza per assistere al discorso del Sacerdote. Questa volta il popolo si aspettava qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di straordinario come l’evento accaduto. Edgar e la sua famiglia si alzarono soltanto quando il monastero fu vuoto per poi incamminarsi verso la loro villa. “Perché non partecipiamo al discorso del Sacerdote?” Edgar udì uno dei figli alle sue spalle fargli questa domanda ma non riuscì a distinguere chi fosse. “Perché il sacerdote non ha niente da rivelarci. Il Grande Dio diventa sempre più debole e il Malvagio sempre più forte, questo è quello che dirà.” La moglie sembrò non gradire questa scelta ma lo seguì nella loro villa rimanendo in silenzio per tutto il tragitto. Arrivati a casa i figli andarono a dormire e anche Edgar si sdraiò nel grande letto matrimoniale. “Ultimamente ti comporti in modo diverso, cosa ti prende?” La moglie si sdraiò al suo fianco poggiando il capo sul suo petto. ‘Il mondo sta cambiando, presto qualcosa di enorme ci investirà.’ “Il nostro re è troppo debole, non è più in grado di proteggerci. Non ha assistito alla purificazione dei suoi contadini e questa è una cosa inaccettabile.” Phalì sembrò perplessa per le parole del marito che aveva appena criticato il sovrano e lo aveva definito un debole. “E cosa avresti intenzione di fare?” Chiese la moglie spaventata dal viso pensoso del marito e dal suo sguardo perso. “Per adesso non ho intenzione di fare nulla, rimarrò ad osservare fino al momento propizio.” Phalì sembrava spaventata da queste parole così si sdraiò augurando una buona notte a suo marito. ‘La vita delle persone si spegne troppo in fretta senza concedere all’uomo di essere soddisfatto del proprio lavoro che è la sua stessa vita. Appena si inizia a lavorare per qualcosa in cui si crede realmente, in qualcosa in cui si è convinti, la vita ti scivola sotto i piedi lasciandoti a piedi nudi sui carboni ardenti della morte. Le nostre opere non saranno mai abbastanza grandi per esserne soddisfatti e sul punto di morte i rimpianti si rifaranno vivi, più dolorosi che mai. Il rimpianto di un amore lasciato ad appassire, il rimpianto di un figlio lasciato a morire, il rimpianto di non aver vissuto una vita piena o il rimpianto di non essere stato nessuno.’

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